Il lusinghiero accoglimento, che ottennero le parti precedenti
di questo Manuale Blumenbachiano della Storia Naturale, da
me volgarizzato, e condotto, come il seppi, a condizioni tali
che il ponessero, per noi, al livello delle scoperte fattesi nella
scienza, anche dopo della II.a edizione originale dell’ Handbuch
del Blumenbach, che avea servito di fondamento al mio, quale
ch’ esso siasi, lavoro, come ulteriore ad ogni mia aspettazio-
ne, non potea, se non essermi sprone a far tutto quel meglio
ch’ io mi sapessi nella parte minerale od inorganica di tale
opera; e chi ha di me qualche pratica, di certo non temeva
ch’ io, in simili circostanze, fossi per transigere co' miei princi-
pii, a danno degli Associati, o degli altri Leggitori piglianti in-
teresse al mio lavoro. Il fatto mostrerà ora, se sia stata mai
mia intenzione di tradire, nè gli Editori, che di certo nol me-
ritavano in conto alcuno, nè molto meno poi gl’ Italiani ama-
tori delle Naturali Discipline. Farò che mi basti il notare, che
83 sole pagine del Testo tedesco originale hannomi fornito,
dirò così, il lievito del ben grosso V.° Volume, che vede in
oggi la luce, e non pertanto io vivomi nella fiducia, che ben
poche cose, se pure alcuna, verrà fatto di rinvenirvi per en-
tro, da giudicarsi con ragione superflua, e non mirante a qual-
che vantaggio per noi Italiani, al maggiore possibile conten-
tamento de’ quali mi sono solertemente adoperato, concilian-
do, come occorreva, l’abbondanza delle cose, colla possibile
concisione ad un tempo, e colla chiarezza d’esposizione; e ciò
senz’ ommettere di farmi carico delle nostralità, ad ogni volta
che siamene venuto il destro; circostanza questa, che dovreb-
be, ove almeno io siavi in parte riuscito, essermi tanto più
[Seite II] valutata a merito d’aver avuto di mira, in quanto che sgrazia-
tamente non è gran fatto raro il caso, che i nostri possessori
di Musei o di Collezioni mineralogiche facciano pompa di sa-
pere, che una determinata sostanza orittognostica, e molto più
ancora geognostica, rinvengasi in America, alla Nuova Zelanda,
alla China, al Kamtschatka, e non sappiano poi, ch’ essa tro-
vasi eziandio poche miglia lunge dal loro rispettivo stabile do-
micilio. Le frequenti mie escursioni studiose in più parti del-
l’ Italia nostra settentrionale, e le comunicazioni meco gen-
tilmente praticate dagli amici e corrispondenti, i quali si
dilettarono di percorrerne diligentemente l’altre parti, che non
mi fu concesso ancora di esaminare in persona, in aggiunta
a’ pochi libri in tale proposito fra di noi pubblicatisi, hannomi
posto in grado di compiere, ora un po’ meglio, il giustissimo
voto degli Amatori, di quello che non abbia potuto farlo,
come pure il desiderava, anni sono, ne’ Rudimenti della Sto-
ria Naturale, considerata dal canto della utilità o della no-
cevolezza de’ singoli oggetti, che elaborai d’ordine della Supe-
riorità, e che furono pubblicati da questa Tipografia Imperia-
le, in tre volumi, negli anni 1820, 1821 e 1822
Pochissimi saranno coloro che vogliano fare un diligente con-
fronto, fra il Testo originale tedesco, che mi servì di guida, e
la versione che ne instituii; ma que’ pochissimi avranno motivo
di scorgere, come io non siami mostrato schivo d’assumermi
arbitrj molto considerevoli, ogniqualvolta potè incitarmivi la
voglia di giovare maggiormente a chi intenda d’adoprare il
presente nostro Manuale, per istudiarvi le prime parti della Mi-
neralogia orittognostica, vale a dire quelle parti che ne ri-
guardano le Pietre e i Fossili terrosi, esclusone anche le Roc-
cie, che, comunque dall’ Autor nostro intruse qui di seguito,
a compimento della Sezione XII del di lui Handbuch, la quale
riempie il presente nostro Vol. V, m’è pure paruta meritare
d’ essere trattata a parte alquanto più diffusamente, soprat-
tutto dopo, che i singolari risultamenti d’alcune indagini, solo
testè praticate a poche miglia di distanza da noi, qualificano
ricchi, i terreni a noi vicini, di roccie degne d’essere meglio e
più universalmente conosciute, che finora nol fossero, così ri-
[Seite III] guardo alle loro relatività, come in riguardo fors’ anco agli
speciosi effetti grandiosissimi, che possono avere una volta eser-
citato in località che ci stanno poco meno che a contatto*.
Ed ecco il perchè, veggendo soverchiamente ingigantito og-
gimai il presente Volume, giudicai conveniente di chiuderlo
col Genere IX, contenente i Sali a base di Barite, stralcian-
done il trattatello de' Minerali composti, petrosi o terrosi, o
delle Roccie le più rimarchevoli, con cui comincierà il se-
guente VI Volume, che sarà decisamente l’ultimo; meno sol-
tanto l’imprescindibile indice alfabetico ragionato di tutta
l’Opera, che stamperassi a parte; Volume questo VI ed ul-
timo, in cui darannosi eziandio le rimanenti Sezioni:
XIII de’ Sali Minerali, o de’ Minerali salini,
XIV de’ Minerali infiammabili,
XV de’ Minerali metallici, o de’ Metalli, e
XVI delle Petrificazioni, o de’ Fossili propriamente detti.
Quanto poi alle mie Note e all’ altre Aggiunte, colle quali
mi sono andato ingegnando d’arricchire, o di dilucidar me-
glio il Testo all’ occasione, lascierò volontieri, che gl’ intelli-
genti giudichino la misura del pregio in che si possano tene-
re; di ciò pago, che non saranno trovate sempre buttate giù,
senza criterio, ed unicamente per occupar luogo; tanto più che
alcune di esse, poni, per esempio, quella sulle Tetraclasiti,
quella sui Feldspati, ed altre non poche, rendeansi imprescin-
dibili, nello stato attuale della scienza, ed era per avventura
difficile assai il tenerle più concise, di quello che ho potuto
tenerle io.
Non è quindi se non naturalissimo, che, cangiato il tenore
del lavoro assuntomi da prima, il quale non è più da calco-
larsi come una semplice traduzione, e cresciutane a dismisura
la materia, il tempo di elaborarla e digerirla convenientemente
abbia dovuto crescere anch’ esso, e il numero de’ Volumi ab-
bia dovuto aumentarsi più che non si supponesse; ma giova
[Seite IV] sperare, che tutto ciò, contemplatone a dovere i motivi’, non
sia per trascinar seco alcun disgusto, per parte degli aspiranti
al proseguimento ed al fine sollecito di quest’ Opera; tanto
più che a questi, l’impazienza de' quali non lascia di farmi
anche molto più onore ch’ io in fatto non meriti, mi sarebbe
facil cosa l’addurre in iscusa lunghe e penosissime malattie so-
stenute, lavori diversi ordinatimi, e pure di qualche entità, dai
quali, nella mia posizione, non avrei saputo sottrarmi, senza
mancare al preciso mio dovere, alcune escursioni studiose, e
via discorrendo, senza consentire che abbia da alcuno ad es-
serne inferita molestia agli Editori, i quali non mancarono di
incalzarmi bene spesso decentemente all’ adempimento degli
impegni da me seco loro contratti, ed a piena salvezza ed in-
columità de’ quali prego istantemente gl’ interessati a far che
valga la presente spontanea mia dichiarazione.
Debbo infine avvertire che per maggior comodità comune,
ho creduto bene di tutte far porre in fine del volume, le ben
molte tabelle, onde son venuto arricchendolo.
Si sogliono comprendere, come accennammo
di già a’ precedenti §§ 2 (pag. 5), e 4 (pag. 8)
del I. Volume della presente nostra Edizione
italiana, sotto la denominazione di Minerali, o
anche talora di Fossili, in generale tutti quanti
i Corpi naturali inorganici, vale a dire tutti in-
distintamente que’ corpi che, in forza di semplici
leggi di ragion fisica o di ragion chimica, si sono
formati, o si vanno formando anche tuttavia, così
nelle viscere del Globo terracqueo che abitiamo,
come sulla superficie di esso.
Eccettone soltanto alcuni pochissimi che, come
il Mercurio regolino o metallico, e la Nafta o
[Seite 6] il Petrolio, occorrono sempre nello stato di fluidi
liquidi, tutti i rimanenti corpi minerali sono sem-
pre attualmente più o meno solidi, sebbene ra-
gion voglia, che un tempo abbiasi a ritenere che
siansi anch’ essi trovati in uno stato di fluidità.
Di fatto non è difficil troppo il provare, come
per lo meno la crosta rupestre, o la roccia che
forma la superficie più esterna, attualmente so-
lida, del nostro Pianeta, in tutta quanta la pro-
fondità che ce ne può essere conosciuta, vale a
dire a stento per una seimillesima parte del se-
midiametro terrestre, debbe da bel principio es-
sere stata fluida1.
È anzi più assai che semplicemente verosimile,
che un tal quale fluido primordiale sia stato una
volta, quasi chi dicesse, il Menstruo generale, o il
Dissolvente universale, in cui si contenne disciolta
[Seite 7] la materia di tutte quante le sostanze fossili, o
de’ corpi minerali, che poscia nel tratto successivo
mano a mano si precipitarono.
Debb’ esser dunque pel mezzo di precipita-
zioni successive e d’altri processi di ragion chi-
mica, successivamente effettuatisi in quel medesimo
fluido primordiale, che s’andarono formando le
diverse maniere di terreni, o sia di letti, strati,
banchi o depositi di roccie e di terre; strati,
letti, banchi o depositi che, considerandoli in
genere sotto un rapporto cronologico, possono
ritenersi in ultimo risultato distribuibili nelle due
seguenti divisioni principali; vale a dire:
A. in terreni primitivi o primordiali, o forma-
tisi prima della Creazione organica, o prima
che esistesse alcun corpo organizzato, e
B. in terreni secondarj o decisamente stratifi-
cati, e non aventi cominciato a formarsi, se
non dopo l’epoca in cui aveano già cominciato
ad esistere gli animali e le piante, o in una
parola i corpi organizzati.
Cadauna poi di queste divisioni principali con-
sente d’esser ulteriormente suddivisa in due di-
stinte Classi, che sono:
b) il terreno a filoni, od anche la formazione
di transizione.
E quanto a’ terreni secondarj o stratificati,
c) il terreno stratificato propriamente detto, e
d) il terreno alluvionale, o il terreno di trasporto
o d’alluvione.
Ciò premesso, diremo qui ora alcun che in
particolare di cadauna di queste quattro così fatte
Classi di terreni.
La prima, ed anzi la più grande delle generali
deposizioni avvenute, e propriamente quella di cui
ci rimangono pur tuttavia tracce decisamente inop-
pugnabili, e vestigia manifestissime, si è quella,
alla quale va debitore di sua origine il vero Gra-
nito, o quello che usiamo contraddistinguere col
nome di Granito nobile, che credesi costituire la
scorza solida sostanziale e primigenia del nostro
Pianeta, e che sembra servire come di letto o
di fondamento a’ terreni di formazione posteriore,
siansi poi dessi in massa, in banchi, in letti od
in istrati, tra i quali accade talora di vederlo
qua e là spuntare e sorger fuora, segnatamente
nelle maggiori e più elevate catene di montagne.
Egli è appunto perciò, che i terreni granitici
vengono bene spesso chiamati da’ Geologisti e
da’ Geognosti anche co’ nomi appunto di terreni
primitivi, di terreni primordiali o di terreni fon-
damentali, e, come si suol dire eziandio all’ oc-
casione, con quelli di catene di montagne primi-
[Seite 9] tive, o di montagne di formazione primitiva ec.,
considerandoli in complesso.
Le ben molte maniere di terreni o di roccie se-
paratesi in prossimità di tale già prima avvenuta
deposizione, dovettero, a norma delle alterazioni
accadute circa alle proporzioni del miscuglio in
quel medesimo fluido primordiale, che menzio-
nammo già qui poco sopra ne’ precedenti §§ 224
e 225, mercè delle singole precipitazioni pregres-
se, essere risultate differenti, tanto in riguardo al
Granito de’ terreni primitivi, quant’ anche tra esse
stesse, qualunque esse siansi. Queste maniere poi
di roccie o di terreni spettanti alla seconda delle
Classi da noi mentovate, riescono, il più delle
volte, di compage schistosa, schistoidea, o come
chi dicesse quasi sfogliosa, a quel modo che il
sogliono essere in fatto, per cagion d’esempio,
il Gneiss, lo Schisto micaceo o il Micaschisto,
il Thonschiefer o lo Schisto argilloso, ed altre
roccie così fatte, le quali sono poi anche strati-
ficate o disposte in letti, banchi o strati più o
meno potenti, secondo che si suol dire, o più
o meno massicci e vistosi, ulteriormente contrad-
distinti da una tal quale giacenza in direzione
molto declive od obbliquamente inclinata, talora
contorta o quasi arrovesciata, e loro propria.
In questi medesimi banchi, strati o depositi,
[Seite 10] giacenti, quasi chi dicesse, appoggiati a’ terreni
primitivi, accade spesso di scorgere certi crepacci,
o certe screpolature o fenditure antiche, che ven-
nero poi mano a mano, col tratto successivo, dal
più al meno, di bel nuovo riempiute di sostanza
minerale o petrosa, eterogenea a quella, onde con-
stano essi stessi, formatasi in un’ epoca certamente
posteriore, e depositatavisi per entro a poco a
poco1. Ed è poi precisamente nelle materie che
concorsero a riempire, in un’ epoca da noi al-
quanto meno lontana o men rimota, tali antiche
fenditure, o, secondo che si vuol dire, tali filoni
(fr. les Filons: ted. die Gänge: ing. the Veins),
che venne a prodursi la massima parte delle mi-
niere propriamente dette; e quindi è, che ben a
ragione costituiscono desse l’oggetto potissimo, e
in fatto il più d’ogni altro importante, delle arti
mineralurgica e metallurgica, o sia dello scava-
mento regolare, e dell’ esercizio pratico o tecnico
delle miniere.
Ed è appunto in grazia di questa speciale cir-
costanza, che tali terreni, costituenti, come accen-
nammo qui sopra, la nostra Classe b, o la Clas-
se II, ottennero anche il nome di terreni a fi-
loni (fr. les Terrains à filons – les montagnes
[Seite 11] à filons: ted. die Gäng-gebirge), vale a dire
perchè in essi, tutto che non senza qualche ec-
cezione, certo più frequentemente che in qual-
sivoglia altro terreno, incontransi i più de’ filoni
mineriferi, o le vene metallifere le più produttive.
Sembra cosa probabilissima, per quanto al-
meno taluni ne opinano, che appunto de’ terreni,
o delle roccie in massa, attenenti a tali due Classi,
fosse essenzialmente formata la scorza esteriore
o la crosta esterna del nostro Globo, innanzi
che venisse, come il fu poscia successivamente,
in certo tal qual modo vivificata dalla Creazione
vegetabile, e quasi direbbesi anche animata dalla
Creazione animale; mentre effettivamente ne’ ter-
reni di quelle due Classi medesime non succede
mai che si rinvenga tampoco una traccia di corpi
petrefatti, che mostrino d'avere una volta appar-
tenuto immediatamente a qualsivoglia essere or-
ganizzato.
Ma la faccenda procede poi in modo affatto di-
verso, a riguardo delle rimanenti due Classi, che
comprendono, come accennammo, i terreni se-
condarj o stratificati, e i terreni così detti ter-
ziarj od alluvionali, o depositati dall’ acque, che
seco commisti li trascinavano in epoche di gran
lunga meno dalla presente nostra lontane.
I terreni, che diconsi propriamente secondarj,
o che sono disposti a strati (fr. les Terrains à
couches – les montagnes à couches: ted. die
Flözgebirge), sogliono, a dir vero, essere il più
delle volte appunto stratificati, ma d’ordinario
i letti o depositi ne riescono più piani ed oriz-
zontali, di quello che nol siano, generalmente
parlando, ne’ terreni a filoni o ne’ terreni di
transizione, e ne sono eziandio di gran lunga
più svariati i principii componenti. Questi stessi
terreni inoltre non sogliono comunemente1 for-
mare, se non i monti i meno elevati, come a di-
re, il piè di monte o la falda inferiore, così del-
l’ Alpi, come d’altre Catene di montagne (fr. le
Talus – le pied d’une chaine de montagnes: ted.
[Seite 13] das Vorgebirge). In questo, per altro, distinguonsi
dessi soprattutto da’ terreni primordiali racchiusi
nelle prime due classi, che l’impasto degli stra-
tificati o secondarj abbonda anche il più delle
volte, ed anzi formicola quasi, di rimasugli pe-
trefatti, per l’ordinario, di que’ corpi, già un
tempo organizzati, che riguardansi come per noi
sconosciuti od incogniti (Petrefacta incognita),
in forza segnatamente del non trovarsene più mai
gli analoghi, o gli originali viventi, nella presente
nostra Creazione organizzata. Appunto di tal fatta
sono le così dette Belemniti, e circa dugento dif-
ferenti specie di Ammoniti, con altri parecchj
corpi, organizzati una volta, ma ora non più, che
rinvengonsi petrificati nella massa stessa di tali
terreni. Tutte quante le più ragionevoli analogie
coincidono poi nello spingerci a credere, che que-
sti corpi organizzati, di specie, per noi da più o
meno lungo tempo perdute, fossero, generalmente
parlando, creature animali marine; ed effetti-
vamente rinvengonsi dessi sempre, o almeno il
più delle volte, anche al presente in que’ terreni
che servono loro di letto, disposti in modo com-
provante, che la loro deposizione in quelli av-
venne affatto tranquillamente, e senza alcuna vio-
lenta perturbazione, o senza sconvolgimento;
vale a dire che, per esempio, le Conchilioliti
scorgonsi collocate nel masso, a quel modo che
le Ostriche stanno in mare ne' così detti loro ban-
[Seite 14] chi d’Ostriche, o sia come appunto sogliono tro-
varsi sempre le Conchiglie viventi: che le Co-
rallioliti rinvengonsi costantemente disposte nella
forma medesima, che hanno gli scogli attuali di
Corallo (fr. les Rescifs de Corail – les réscifs de
Corail: ted. die Corallenriefe), e così via discor-
rendo; così che è forza arguire da tali premes-
se, che la presente nostra Terraferma abbia nel
Mondo primitivo, o, per dir meglio, nella sua
precedente Creazione, servito di fondo al letto
del mare, e che sia dessa poscia emersa dal-
l’ acque in secco, mercè di qualche subitanea ri-
voluzione, o mercè d’un qualche violento cata-
clisma.
I giacimenti variabilissimi, o le giaciture rela-
tive sommamente svariate, di tali masse in que-
sti così fatti terreni, sono conosciute da’ Geognosti
e da’ Montanistici sotto i diversi nomi di strati,
letti o banchi (ted. die Flöze: fr. les Couches
les Lits – les Bancs); e quindi è poi che le
masse loro medesime, del pari che i terreni a
questa nostra Classe spettanti, ne assumono il no-
me di Masse stratificate, di Roccie stratificate, o
di Terreni stratificati (ted. die Flözgebirgsar-
ten: fr. les Roches stratiformes – les Masses
stratifiées – les Terrains stratiformes).
Ma, oltre alle precedenti tre principali Classi
distinte di terreni, che tutte quante in complesso
possono giudicarsi, e sono in fatto da molti giu-
dicate derivanti e formatesi tutte, comunque in
epoche affatto diverse, mercè di una precipita-
zione dall’ acqua, che teneane disciolte o mec-
canicamente sospese le sostanze, che ne costitui-
scono la materia prima, e che, prese insieme, for-
mano attualmente la corteccia solida del nostro
Pianeta, vengono da considerarsi a parte, in una
quarta Classe distinta, eziandio i così detti terreni
d’ alluvione, o banchi mobili, o veramente ter-
reni di trasporto (ted. die aufgeschwemmten Erd-
lager: fr. les Terrains d’alluvion – les Terrains
de transport – les Couches meubles), che in-
contransi sparsi qua e là, per lo più in luoghi
poco elevati, ma pur talora in banchi possenti, o
in letti massicci, e cuoprenti ampie striscie o va-
ste estensioni di terreno. A questi terreni allu-
vionali appartengono, per esempio, i così detti
terreni di lavacro (ted. die Seifenbänke: fr. les
Terrains de lavage), gl' interramenti, ossiano ter-
reni di macerie (ted. die Schuttgebirge: fr. les
Enterrissemens – les Terrains de décombres),
i depositi di sabbia, arena o ghiaja (ted. die
Lager von Sand: fr. les Lits de sable – les Dé-
pots de gravier), il Ferro litoideo de’ luoghi er-
[Seite 16] bosi, de’ prati, delle paludi e simili (ted. das
Raseneisenstein: fr. le Fer limonneux), l’argilla
plastica, o l’argilla ghiajosa figulina (ted. der
Lehm: fr. la Glaise – l’argile plastique), il
Toffo margaceo, o Tufo marnoso (ted. der Mer-
geltuff: fr. le Tuf marneux), e tante altre così
fatte naturali produzioni, spettanti pur sempre
tutte quante a tali terreni alluvionali, negli ul-
timi fra’ quali, da noi qui sopra nominati, assai
di frequente rinvengonsi pur anco Testacei, o Con-
chiglie di mare, ora calcinate e ridotte in fram-
menti, ed ora belle ed intiere, e conservate a ma-
raviglia; ed anzi in certe determinate località
rinvengonsene tante, che possono dirsi innume-
revoli e decisamente inesauribili1.
Oltre a queste quattro differenti Classi princi-
pali di terreni, o di depositi minerali, che pos-
sono tutti quanti considerarsi come derivanti da
altrettante precipitazioni fattesi nell’ acque, o se-
condo che si suol dire, risultati per la via umi-
da, veggionsi ancora qua e là in più luoghi del
Globo nostro terracqueo, quando montagne in-
tiere, e quando plaghe quasi al tutto piane,
che, formatesi da prima per quella medesima
via umida, ebbero a subir poscia più o meno
violente alterazioni, come si suol dire, per via
secca, in forza degli effetti, che esercitaronvi so-
pra i fuochi sotterranei de’ Vulcani, o altre cause
così fatte, alte a scombussolarle, e a contribuir
loro l’abito esterno particolare, o l’aspetto che
offronci presentemente. Or queste speciali località,
modificate od alterate in causa dell’ azione dei
fuochi sotterranei, dicendosi comunemente ap-
punto Vulcani, come ognuno sa, quando sono in
forma di montagne, i terreni, che ne dipen-
dono, e che formano una quinta Classe di ter-
reni, assai ben distinta dalle precedenti, perciò
stesso vengono qualificati colla denominazione
appropriata di terreni vulcanici (ted. die Vul-
kanischen Gebirge: fr. les Terrains volcaniques);
mentre alle plaghe quasi al tutto piane, suppo-
ste di natura analoga a quella di tali Vulcani,
[Seite 18] riserbarono alcuni la denominazione peculiare ed
apposita di terreni scorificati da fuochi sotterra-
nei (ted. das durch Erdbrände verschlackte
Land: fr. les Terrains scorifiés par l’effet des
feux souterrains); quasi a quel modo medesimo
che le sostanze fossili o minerali appartenentivi
ne pigliano, per comune consentimento, il nome
di produzioni pseudo-vulcaniche (ted. die pseudo-
vulkanische Producte: fr. les Productions pseudo-
volcaniques), per differenziarle così più agevol-
mente dalle produzioni vulcaniche propriamente
dette, o dalle produzioni essenzialmente vulca-
niche (ted. die vulkanischen Producte: fr. les
Productions volcaniques), le quali importano di
dover essere decisamente state eruttate da un
Vulcano attualmente ignivomo od in azione1.
Comunque però si riesca assai facilmente a di-
stinguere colla occorrente chiarezza ed evidenza,
l’una dall’ altra le preaccennate cinque Classi
[Seite 20] precipue di terreni, sia che rinvengansi dessi pur
tuttavia anche presentemente nel luogo loro ori-
ginario, o nel luogo ove fino dalla prima eransi
formati, o sia che il luogo di loro successiva de-
posizione, o il luogo, ove ora rinvengonsi accu-
mulati e deposti, non si trovi esser più quello
stesso, ove giacquero nel primo loro formarsi1, è
[Seite 21] troppo ovvio l’immaginare tosto di per sè, an-
che ponendo mente al poco che s’è detto qui
sopra circa a’ modi di loro rispettiva formazione,
che ne’ luoghi di confine, tra l’uno e l’altro
terreno, o ne’ punti di vicendevole loro contatto,
possono aver luogo, e l’hanno infatto bene spes-
so, tali graduate, vogliansi dire, misture o tran-
sizioni, amalgami o passaggi dall’ uno all’ altro,
da riuscir poi a sommo stento discernibili; co-
sichè le naturali loro divisioni, o secondo che
si suol dire, i punti di loro demarcazione non
ne siano più così marcatamente decisivi e salienti,
come converrebbe che fossero, per volerne tenere
esattissimo conto1.
Risulta però chiaro a bastanza e manifesto di
per sè, principalmente se si tenga bene a calcolo
il carattere genetico, o il carattere originario (ted.
[Seite 23] der genetische Character) del modo di formarsi
de’ Corpi inorganici o non organizzati, o de’ mi-
nerali (ted. die Fossilien), facendone confronti
[Seite 24] co’ Corpi organici propagantisi per la via della
generazione, che, ove se ne eccettuino a pena
alcuni pochi minerali de’ più semplici, quali sa-
rebbono, a cagion d’esempio, il diamante, lo
solfo, i metalli nativi o regolini, e pochissimi
altri, ne’ rimanenti mai ci accade di rinvenire
così salienti ed esattamente determinate le note
caratteristiche, atte a contraddistinguerne l’una dal-
l’ altre le specie (Species1) senza tema d’abbagli,
come le riscontriamo appunto ne’ Corpi organiz-
zati; con questo poi anche di più, che, tanto
[Seite 25] nella distribuzione de’ minerali ne’ rispettivi loro
generi (Genera), quanto nel ripartirli in Classi
(Classes), ha luogo spesso alcun che di assai più
arbitrario, di quello che non succeda mai in ri-
guardo a’ Corpi organizzati; di modo che, a ca-
gion d’esempio, la Clorite (ted. die Chlorit),
la Rubrica, o il così detto Lapis rosso, o la Ema-
tite rossa (ted. der Röthel), per non dire di
molte altre sostanze minerali, che stanno, colle
due qui ora citate, in parità di condizioni, sono,
sotto questo speciale rispetto, da parecchj mine-
ralogisti rapportate tra’ minerali metallici, men-
tre ad altri è piaciuto meglio d’ascriverle alle so-
stanze litoidee, o, secondo che suol dirsi, alle
pietre o a’ minerali petrosi.
Dacchè, per altro, in forza già, tanto della
originaria dosatura o proporzione de’ loro diversi
principj, quanto del modo particolare di loro
combinazione, o d’altre circostanze ancora, ben
molti minerali, che d’altronde rassomigliereb-
bonsi l’uno all’ altro assai da vicino, sono sog-
getti a presentarcisi in un indeterminabile nu-
mero di varietà; perciò hannosene poi altret-
tante quasi innumerevoli degradazioni, passaggi,
secondo che si suol dire, o transizioni, così leg-
giere, da un saggio, da un pezzo, da un esem-
plare all’ altro, che, comunque offrano a pena tra
[Seite 26] essi alcune differenzuccie quasi al tutto indiscer-
nibili, allorchè se ne considerano disposti in serie
progressiva i singoli pezzi intermediarj, che di leg-
gieri potrebbono qualche volta riguardarsi come
identici; se non che poi, pigliandoli alle due op-
poste estremità della serie medesima, con somma
facilità risultan dessi ragguardevolissimamente di-
versi, nè più oltre confondibili gli uni cogli altri,
come se altro non fossero, se non pur sempre l’i-
stessa pietra; sta non di meno che, tra que’ pezzi
vicini ed intermediarj della serie, soprattutto se
guardinsi isolati, mai per certo non accada di
scorgervi, nemmeno da lontanissimo, quelle note,
differenze o marche caratteristiche generiche, spe-
cifiche od individuali, o in somma quelle linee
salienti e manifeste di demarcazione dagli uni agli
altri, che sempre riscontransi tra i varj corpi or-
ganizzati. Tale si è particolarmente il caso de’ me-
talli mineralizzati, come lo è pur quello di molte
pietre, o sostanze litoidee complesse, o risultanti
composte di diversi principj.
Concorrono d’altronde anche la decomposi-
zione e la dissoluzione di molti minerali, che da
prima erano a tutto dovere costituiti, composti
o conformati, a moltiplicare in modo maraviglioso
il numero di queste modificazioni, di questi così
fatti passaggi graduati, o transizioni, che vo-
[Seite 27] gliansi dire; alteso che sonovi in fatto alcune
qualità di pietre, che, perdendo a poco a poco
la loro acqua di cristallizzazione, e certi minerali
metallici, i quali, per l’effetto che vanno mano
mano esercitandovi sopra gli acidi liberi, o risul-
tanti appunto da altre decomposizioni, venutine
a contatto, o in forza anche d’altre cause spe-
ciali eventualmente emergenti, subiscono una con-
tinua e progressiva alterazione. Così succede, a ca-
gion d’esempio, che alcuni Feldspati, e certe
Petroselci si vanno a poco a poco cangiando nel
così detto Kaolin, o in Terra da porcellana: che
la Pirite cuprea si trasforma coll’ andar del tempo
in rame terroso nero, o in minerale nero terroso
di rame, e così via discorrendo1.
Dalle premesse cose non potrà se non risul-
tare manifestissima la convenienza somma, quando
non pure l’assoluta necessità, che ne consegue,
stante lo scopo nostro di metterci in situazione
di poter riconoscere come occorre, descrivere e
classificare plausibilmente e con ottimi fondamenti,
i diversi minerali, o le diverse sostanze non or-
ganizzate, che ci si offriranno in esame, e di com-
binare, per quanto almeno ci riuscirà fattibile,
la determinazione precisa ed esatta de’ rispettivi
loro caratteri esterni o sensibili, colle indagini
atte a farcene conoscere la natura e le propor-
zioni de’ loro principj costitutivi, o de’ loro ele-
menti chimici, i quali sogliono d’altronde, per
buona sorte, serbare una certa costante relazione,
o un certo metodico rapporto, appunto con quei
caratteri medesimi1; indagini che eseguisconsi
procedendone alla analisi chimica2.
Tra i caratteri esterni delle sostanze minerali1,
sono da considerarsi come i più costanti e sicuri,
e quindi come i più importanti di tutti gli altri,
onde fondarne la diagnosi di que’ corpi medesi-
mi o de’ minerali, quelli che ci faremo qui ora
ad enumerare: vale a dire, il peso specifico, o
la gravità loro specifica2, la durezza loro ri-
[Seite 30] spettiva, e talora, quando almeno succede che
essa abbiavi luogo, la loro cristallizzazione1,
o sia quella tale forma regolare, che cadauno
di essi suole ostentare costantemente, derivante
da un certo determinato numero di piani o di
faccette, ed anche da un certo determinato modo
di combinazione o di vicendevole colleganza di
queste faccette medesime2; giuntovi pur quello,
[Seite 31] che i Francesi esprimono col semplice loro vo-
cabolo le Clivage (ted. der Durchgang der Blät-
ter), e che importa la considerazione della dire-
zione speciale, che possono avere ne’ diversi mi-
nerali le commissure, le congiunture, o le suture
naturali de’ piani o delle faccie delle loro parti
[Seite 32] cristalline integranti; direzione, che in molte maniere
di cristallizzazioni suole avere un rapporto du-
plice, immediato e determinabile, tanto coll’ an-
damento de’ piani o delle faccie naturali esterne
del cristallo, quanto eziandio col nucleo, o col
nocciuolo cristallino, o colla forma primitiva ed
originaria di quel cristallo medesimo (Forma
primitiva – Nucleus: fr. la Forme primitive
– le Noyau: ted. der Grundgestalt – Kern1).
Di gran lunga meno universalmente costanti, e
quindi meno sicuri e positivi, riescono al contra-
rio, in confronto co’ precedenti, i caratteri che
traggonsi dal vario colore de’ minerali, dal grado
diverso di lor trasparenza, e di loro lucentezza, o
nitore, dalla maniera, nella quale si spezzano, e
dall’ aspetto vario, che ne dimostrano la spezzatu-
ra, i frammenti, gli sfregj o le scalfiture, e la pol-
vere, che talvolta ne risulta, appunto scalfendoli,
sfregiandoli o raschiandoli con una punta me-
[Seite 33] tallica, o con altro corpo duro qualunque, come
pur quelli che traggonsi finalmente dallo strofi-
narli, limarli ec., ora a freddo, ora a caldo,
e così via via discorrendo.
Riesce poi anche di grandissimo soccorso, onde
guidarci alla determinazione di ben molte sostanze
minerali, l’esame accurato de’ così detti loro ca-
ratteri fisici, vale a dire di que’ loro caratteri,
che cadono immediatamente sotto a’ nostri sensi,
a pena che imprendiamo di praticarvi sopra le oc-
correnti indagini fisiche; come sarebbono, per esem-
pio, oltre alla loro assoluta infusibilità, o varia fusibi-
lità, esponendoli all’ azione del fuoco, ed al grado di
loro rispettiva solubilità nell’ acqua, la fosforescen-
za, l’elettricismo, il modo loro di comportarsi
in riguardo all’ ago magnetizzato ed altri varj così
fatti, e, quanto a’ pellucidi, il modo, che possono
tenere diverso, di rifrangere, ora semplicemente,
ed ora raddoppiatamente, il fascicolo di raggi di
luce che li attraversa, notando in questo secondo
caso, per conseguenza necessaria, l’immagine
raddoppiata dell’ oggetto, che guardiamo a tra-
verso di quelli. – Riescono però utili eziandio,
almeno a prima giunta, i così detti caratteri em-
pirici delle sostanze minerali; caratteri che de-
sumonsi, o da’ minerali oggimai riconosciuti, che
possono esservi dispersi e disseminati per entro,
[Seite 34] o dalla particolare località, onde quelle tali so-
stanze minerali derivano1.
Quanto all’ indagine chimica de’ così detti ele-
menti costitutivi delle varie sostanze minerali, o
de’ principj diversi, che possono simultaneamente
concorrere nella rispettiva loro composizione, in
sostituzione all’ analisi chimica, che sarebbe da
instituirsene, come accennammo già in sul finire
del precedente § 237, alla pag. 28 del presente
Vol. V di questo nostro Manuale, può talora,
almeno in qualche parte, servire con sufficiente
buon successo, la esplorazione del modo loro di
comportarsi, secondo che suol dirsi, per via sec-
ca, o sia esponendole a temperature sempre di
più in più elevate, o a fuochi di mano in mano
più intensi o più spinti; lo chè, da chi sa giovar-
sene bene, e n’ ha acquistato la pratica occorrente,
può farsi assai comodamente mercè del così detto
[Seite 35] Tubo feruminatorio, o Cannello da smaltatori1.
È per altro fuor di dubbio che, onde compiere
nel più plausibil modo che sia da desiderarsi una
così fatta chimica indagine sovra un minerale
qualunque, nulla è mai che possa tornare più
in acconcio, sotto quale vogliasi riguardo, del-
l’ analisi chimica tentatane col mezzo de’ Criterj,
de’ Reattivi o de’ Reagenti chimici, o praticata,
come usiamo dire, per via umida2.
Annotazione. Lo scorgersi, come pur troppo suc-
cede bene spesso, che diversissimi riescano i risul-
tati delle analisi fatte da diversi Chimici, di un mi-
nerale, che nel fondo è pur sempre lo stesso, altro
in fine non significa, se non che bisogna aver cura
d’ usare ogni possibile diligenza e precauzione nel
praticare, e soprattutto poi non istancarsi di ripetere,
[Seite 36] le indagini, onde sottrarsi alle illusioni che possono
aver luogo, ed agli errori ne’ quali è facile l’in-
ciampare analizzando i Corpi chimicamente.
Non è per altro da dimenticarsi mai, in riguardo
anche alle analisi chimiche le più accurate ed esatte,
e quelle per fino che non si potrebbono augurare mi-
gliori, che esse altro non possono assolutamente in-
dicare, se non la natura, e la copia o la proporzione,
o sia la qualità e la quantità de’ principj, o degli
elementi chimici, ne’ quali i singoli Corpi minerali
possono per la via dell’ analisi risolversi; ma nulla
contano poi affatto, rispetto a ciò che costituisce pre-
cisamente il vero carattere proprio d’un grandissimo
numero di così fatti corpi; vale a dire rispetto alla
arcana e mirabile composizione, o al recondito modo
specifico della loro combinazione simultanea; così che
nulla può assolutamente sapersi circa al perchè, per
esempio, quella medesima Allumina, che sappiamo
essere atta a trasformarsi in uno Zaffiro, quando tro-
vasi riunita o combinata in una certa tal quale ma-
niera con due altri principj o sostanze non meno
comuni e triviali, di quello ch’ essa è, sia talora su-
scettibile di trasformarsi in Tormallina, nè circa al
perchè sia facoltativo alla Natura il produrre, mercè
della Silice combinata colla Allumina, l’Agalmatolite,
la Pagodite, o la Pietra di lardo della China
(fr. l’Agalmatolithe – la Pagodite – la Pierre
de lord de la Chine: ted. der Bildstein), ed altre
volte, mercè pur sempre della medesima Silice com-
binata colla Magnesia, possa dessa produrre in vece la
Steatite, o la Pietra di lardo comune (fr. la Pierre
[Seite 37] de lard commune – la Stéatite: ted. der Speck-
stein), la quale somiglia pure cotanto alla preaccen-
nata Agalmatolite, e così via via discorrendo; su di
che potrà a piacere consultare, chi il voglia, tanto
i Lichtenberg’s vermischte Schriften, Vol. V, a
pag. 161, e segg., quanto eziandio l’analogo Scritto
di De Luc, che trovasi nel Fascicolo IX. del Voigt's
Magazine, a pag. 74, e segg., quanto finalmente
ciò che ne spone Klaproth ne’ suoi Beyträge ec., a
pag. 89, e segg. del I. Volume.
I minerali, quanti mai siano dessi per essere,
possono ripartirsi, pigliandoli complessivamente,
giusta la seguente antica distribuzione generale,
usata, a quanto mi risulta, da Avicenna pel pri-
mo, nelle seguenti quattro principalissime Classi,
di cadauna delle quali avremo cura d’indicare,
in sul bel principio delle singole quattro seguenti
nostre Sezioni, le differenze e le proprietà carat-
teristiche, che possono tornare in acconcio, onde
demarcarla decisamente dalle rimanenti. – Tali
quattro Classi racchiudono:
Classe I. Le Pietre propriamente dette o i Mi-
nerali litoidei, e le Terre o i Minerali ter-
rosi (fr. les Pierres, et les Minéraux terreux:
ted. die Steine, und erdigen Fossilien).
Classe II. I Sali, o le Sostanze minerali saline
(fr. les Sels – les Substances minérales Sa-
lines: ted. die Salze).
Classe III. I Bitumi, o le Sostanze minerali
combustibili propriamente dette (fr. les Bitu-
mes – les Substances minérales combustibles:
ted. die eigentlich so genannt brennlichen Mi-
neralien).
Classe IV. I Metalli, o le Sostanze minerali
metalliche (fr. les Métaux – les Substances
minérales métalliques: ted. die Metalle).
E queste, oltre ad una selva d’altre Opere, Dis-
sertazioni, Articoli e Memorie, spettanti alla Geolo-
gia o alla Geognosia, che per brevità ommettiamo
di citare.
Siccome nello studio della Mineralogia l’autopsia
rendesi ancora di gran lunga più indispensabile e ne-
cessaria, di quello ch' essa nol sia nello studio della
Zoologia, ed in quello della Botanica, ne’ quali le
buone figure o i fedeli disegni possono, con qualche
vantaggio, sostituirsi, e in mille casi non si può as-
solutamente prescindere dal sostituire, a’ corpi veri,
agli enti o agli individui, che intendesi di descri-
vere, e siccome, d’altronde, arduo troppo e difficile
riuscirebbe, se non pure bene spesso affatto impos-
[Seite 45] sibile, pel maggior numero de’ principianti, il farsi
ciascuno di per sè una Collezione di sua speciale pro-
prietà; perciò non si può, se non plaudire somma-
mente all’ alleviamento, e all’ utile soccorso, procurato
loro, tanto dagli Emporii mineralogici di Freyberg,
di Hanau e di Heidelberg, quanto da questo signor
Geisler negoziante di minerali, qui in Gottinga, dal
signor Apel meccanico di questa nostra Università
Annoverese, e da tanti altri negozianti di tal fatta,
stabilitisi in altre località, come, per esempio, in
Milano il signor Sennoner, presso de’ quali può, chi
il voglia, fare acquisto a prezzi, più o meno discreti,
della occorrentegli Collezioncina mineralogica di studio.
Sotto i nomi di Pietre propriamente dette o
di Minerali litoidei, e di Terre minerali o di Mi-
nerali terrosi, comprendonsi in generale tutti quei
minerali secchi od asciutti, che, quando sono
puri, di per sè soli1, non si sciolgono nell’ a-
cqua, a quel modo che fanno i sali, nè nell’ olio,
come fanno i Bitumi propriamente detti: che non
[Seite 47] si consumano in breve tempo, come il fanno ap-
punto questi ultimi, tenendoli semplicemente espo-
sti in sulle bragie ad una temperatura rovente o
ad un fuoco d’incandescenza, e che non riescono
duttili e malleabili, o suscettibili di distendersi
sotto i colpi replicati di un martello1, come il
sono i metalli. Soprattutto però sono dessi, gene-
ralmente parlando, tutti, qual più qual meno,
fissi o refrattarj al fuoco o difficilmente fusibili,
e quando accade che vi si fondano, diventano, fon-
dendosi, più o meno diafani o almeno translucidi.
Finalmente il peso specifico di queste tali sostanze
minerali, supera tutt’ al più di quattro o cinque
volte quello dell’ acqua distillata, in parità di
volumi.
Attualmente conosconsi e sono, in generale am-
messe, nove diverse Terre primitive e fondamen-
tali o, secondo che si suol dire, elementari, dal
nome rispettivo di cadauna delle quali traesi, come
qui tosto sotto, il nome de’ singoli nove Generi,
ne’ quali i minerali, insieme coadunati in complesso
in questa Classe, consideransi distribuiti:
Genere | 1.° Siliceo o Selcioso, o a base di Silice; |
2.° Circoniano o Giargoniano, o a base | |
di Circone; | |
[Seite 48] | |
3.° Gadoliniano od Ittriano, o a base | |
d’Ittria; | |
4.° Gluciniano, o a base di Glucina; | |
5.° Alluminiano od Argilloso, o a base | |
d’Allumina; | |
6.° Magnesiaco o Magnesiano o Talcoso, | |
o a base di Magnesia; | |
7.° Calcareo, o a base di Calce; | |
8.° Strontianico, Strontianiaco o Stron- | |
tianiano, o a base di Strontiana; | |
9.° Baritico o Baritiano, o a base di | |
Barita. |
Minerali a base di Silice (Silicea: fr. Substan-
ces siliceuses: ted. Kieselgeschlecht: ing. sili-
ceous Substances).
La Silice, o la terra selciosa (Terra silicea:
fr. la Silice: ted. die Kieselerde: ing. the sili-
ceous Earth), da cui questo nostro primo genere
di sostanze minerali trae il suo nome, di per sè
sola riesce affatto infusibile, sotto l’azione del fuoco
ordinario anche il più intenso, e rimane costante-
mente inalterabile dalle influenze atmosferiche, co-
me a dire, dell’ aria, dell’ acqua e delle intemperie
meteorologiche avvicendantisi; dessa non riesce at-
taccabile da qualunque vogliasi acido, tranne sol-
tanto il fluorico; ma diviene poi a bastanza fa-
cilmente fusibile in vetro, ogniqualvolta venga trat-
tata, per via secca e a fuoco conveniente, insieme
con quanto occorra dell’ uno o dell’ altro de’ così
detti Alcali fissi, Soda o Potassa; onde fu poi,
che piacque a taluno in addietro di contraddistin-
guerla dall’ altre terre, anche col nome di terra
vetrificabile o di terra vitrescibile; che anzi, a
caldo è dessa attaccabile eziandio da’ rispettivi
liscivj di questi due Alcali, co’ quali forma poi i
due così detti Liquori delle selci.
SPECIE I Quarzo (Quartzum: fr. le Quarz:
ted. der Quarz: ing. the Quartz). – Quando il
Quarzo ci si presenta cristallizzato, suol desso es-
serlo propriamente in forma di doppia piramide a
sei faccie, con un prisma interpostovi, esaedro an-
ch’ esso, ora più ora meno lungo, e le faccie del
quale il più delle volte sono minutamente, ma
pure visibilmente striate o rigate in traverso. Del
resto il Quarzo è ritenuto tra le sostanze mine-
rali dure, e spesse volte accade che, fregandone
un cotal poco aspramente o ruvidamente insieme
due pezzi, tramandino essi una tal quale luce d’in-
dole, a quanto pare, fosforica, o almeno fosfo-
reggiante, visibile assai bene nelle tenebre.
Distinguonsi generalmente due sorta principali
di Quarzo, che sono: 1.°) il Quarzo nobile, e
2.°) il Quarzo comune.
1.°) Il Quarzo nobile, detto anche Cristallo di
rocca, e talora Cristallo di monte (Quartzum
nobile – Crystallus montana: fr. le Quarz hya-
lin – le Crystal de rôche: ted. der edle Quarz
– Bergkrystall: ing. the hyaline Quartz –
crystallised Quartz). È questo propriamente pel-
lucido, e il più delle volte decolore o scolorato;
la lucentezza, o il nitore ne riesce vetroso; la spezza-
tura ne è concoidea ad infossature ampie, evasate,
aperte ed appianate; i cristalli ne soglion essere in-
nati od impiantati naturalmente, con una delle loro
estremità, nella massa Quarzosa, che serve loro
[Seite 51] come di matrice, e in tal caso possono que’ cristalli
ostentare talora, cadauno, una mole corrispondente
al peso anche d’un quintale, come succede segna-
tamente in quelli, che ci derivano dalla Svizzera
e dal Madagascar; ma però non è nè meno gran
fatto infrequente, che rinvengansi isolati, staccati
e dispersi, e spesso allora limpidissimi e perfettis-
simamente cristallizzati, vale a dire muniti ad
ambo l’estremità della rispettiva loro piramide
terminale a sei faccette triangolari. Tra’ cristalli
di Quarzo di quest’ ultima maniera, riescono mi-
rabili, e ricercansi segnatamente que’ più o meno
piccoli, ma per lo più nitidissimi; scolorati af-
fatto e jalini, o limpidi, quanto può esserlo mai
l’acqua la più pura e chiara, che, mancandovi
il solito prisma intermediario fra le due piramidi
terminali, ostentano in complesso, ben più che
altro, la forma di altrettanti dodecaedri a faccette
triangolari isosceli, e che scambia talora il volgo
ignaro per Diamanti comuni. Tali sono quelli, per
esempio, che rinvengonsi nel Palatinato, o nel
Circolo di Marmarosch in Ungheria1. Finalmente
[Seite 52] il Quarzo nobile presentasi pure qualche volta, e
anzi bene spesso, qua e là in forma di ciottoli, di
frammenti arrotondatisi, o di pezzi, come si suol
dire, rotolati, facenti pompa talora d’una maravi-
gliosa limpidezza, combinata con una durezza e
con una compattezza somme; e di tal fatta sono ap-
punto i così detti Keys o Ciottoli del Ceylan, detti
anche, in via però di mero abuso, da taluni,
Ciottoli del Nilo (fr. les Cailloux du Ceylan –
les Cailloux du Nil: ted. die Ceylanischen Keys
– ceylanischen Kiesel). – Del resto il peso
specifico di questo Quarzo nobile, o del Cristallo
di rocca, ragguagliasi ordinariamente = 2653,
in confronto coll’ acqua stillata che, sotto il vo-
lume medesimo, viene calcolata = 1000; e la
composizione ne risulta, secondo l’analisi fattane
– Non di rado racchiude esso accidentalmente
qualche minerale estraneo, come a dire, per esem-
[Seite 53] pio, ora la Clorite terrosa (ted. Chloriterde),
ora l’Asbesto (ted. Asbest), ora l’Epidoto o
l’Actinoto (ted. Strahlstein), ora la Mica (ted.
Glimmer), ora il Manganese grigio metalloideo
(ted. Graubraunsteinerz – grau Manganerz),
ora il Titanio ossidato (ted. Titanschörl), ora
l’Anataso, la Sagenite, e via discorrendo; come
talora contengonvisi racchiuse ermeticamente per
entro alcune goccie d’acqua che, non riempendo
affatto il vano o la cavità in cui trovansi, veg-
gionsi cangiar posizione a norma del modo di-
verso, nel quale venga a bella posta collocato il
cristallo. Qualche altra volta poi, sebbene ciò
non succeda troppo comunemente, alcuno di
questi Cristalli avviene che scorgasi qua e là at-
traversato da alcuni tubi o canaletti vuoti, dritti
affatto ed anche lunghetti, che sembrano prove-
nire da qualche sostanza cristallizzata, che da prima
li riempisse, e che sia poscia sparita, stante che
sogliono esser dessi sempre, dal principio al fine,
o exaedri od anche quadrilateri. Di tale fenome-
no, per verità a bastanza singolare, hannosi esempi
soprattutto al San Gottardo.
Tra le varietà colorate le più rimarchevoli del
Quarzo nobile, meritano d’essere particolarmente
qui ora rammentate le seguenti:
a) il Quarzo citrino, detto anche talora falso
Topazzo (fr. le Quarz hyalin jaunâtre – la
fausse Topaze – e da taluno, ma troppo male
[Seite 54] a proposito, la Topaze occidentale: ted. der Ci-
trin – Citrinquarz: ing. the topazine Quartz),
che riesce il più delle volte del colore proprio del
Vino bianco; ma è rado poi che rinvengasi cri-
stallizzato. – Qui sono d’ascriversi la più parte
delle volte que’ pretesi Topazzi lavorati grandi,
o quasi direbbesi, colossali, e fuor di misura, o
straordinariamente pesanti, che come tali, fannosi
correre intorno, per ingolosire i gonzi, o colla mole
del pezzo, o con illusorie facilitazioni nel prezzo.
b) il Quarzo affumicato, detto anche talora
impropriamente Topazzo fumato (fr. le Quarz
hyalin enfumé: ted. der Rauchkrystall, – e
più volgarmente poi Rauchtopas), il quale suol
essere appunto affumicato, o come annebbiato
internamente da una tal quale tinta più o meno
carica di colore bruno, quasi come da un fumo,
e suscettibile di variare indefinitamente, quanto
al grado o alla intensità, senza perciò distrug-
gere affatto la pellucidità del cristallo, fuorché
quando riescane in fatto troppo calcata la dose;
nel qual caso questo Cristallo di Quarzo, affumi-
cato al segno di non essere più trasparente, prende
in tutte le lingue, per effetto d’universale conven-
zione, il nome proprio di Morione (Morio: fr. Mo-
rion, e così pure in ted., in ing. ec.1).
c) il Quarzo Ametistino, o anche l’Ametista
comune (fr. le Quarz hyalin améthiste – l’Amé-
thiste vulgaire: ted. der Amethyst – Ame-
thystquarz: ing. the Amethyst – amethystine
Quartz), il colore del quale suol essere sempre
in pieno violaceo, con atti però, o tendenze sva-
riate molto, e suscettibile di vistosissime gradazioni,
ed offre in oltre alle volte una interna compage
o un tessuto ora fibroso or bacillare, compattissimo,
a parti insieme strettamente coadunate, mentre ta-
lora rompesi in pezzi o frammenti che, quanto alla
disposizione de’ colori e al disegno, in un certo
senso, ostentano quasi le forme proprie della
pianta d’una qualche fortificazione. I meglio co-
lorati di tutti questi Quarzi ametistini sono co-
stantemente quelli che ci provengono, o dall’ Indie
Orientali, o della Persia.
2). Il Quarzo comune (Quartzum vulgare –
– Quartzum ignobile: fr. le Quarz commun:
ted. der gemeine Quarz: ing. the common Quartz).
È questo da ritenersi, senza contrasto, ad un
tempo, come una delle più antiche sostanze mi-
[Seite 56] nerali primeve o primordiali, e delle più univer-
salmente sparse e diffuse. Il più delle volte riesce
desso di color bianco latte; ma però rinviensi an-
che molto diversamente colorato; suole poi esser
desso eziandio, dal più al meno, translucido. D’or-
dinario la lucentezza, o il nitore, ne tiene assai
del vetroso, sebbene partecipi talora un poco del-
l’unto o del grasso. Generalmente esso non os-
tenta tendenza alcuna alla forma cristallina re-
golare, nè in complesso, nè nelle sue parti o nei
singoli frammenti; ma pure talvolta rinviensi anche
cristallizzato, o, se non altro, e ben più spesso,
in falsi cristalli, come accennammo già, a pa-
gina 29 del presente nostro quinto Volume, nella
Nota 1 posta appiè del § 238; e se ne riscontrano
ora qua ora là alcuni esemplari dimostranti all’ e-
sterno forme o figure strane affatto o non comuni,
come a dire, frastagliate, intercise, cellulari e si-
mili. La spezzatura suol esserne generalmente con-
coidea, ma volgente alcuna volta alla scheggiosa
o squamosa, alla granulare o granulata, e via
discorrendo. Spesse fiate per entro alla massa o
all’ impasto di questo Quarzo comune, rinvengonsi
disseminate, ed intimamente frammistevi, ora più
ora meno copiose e frequenti, certe risplendenti
laminette di Mica argentina o dorata, o vera-
mente la compage stessa, o il collocamento rispet-
tivo delle scagliose parti prossime integranti di
questa sorta di Quarzo, ne risulta disposto a spec-
[Seite 57] chietti lucenti, obbliqui e curvilinei, metalloidei,
dorati od argentei, e conterminati da certe pro-
prie loro suture o commessure; in modo tale da
contribuire in pieno alla massa minerale un’ ap-
parenza qua e là lucicante tutta particolare, che
dicesi propriamente avventurinata, analoga molto
a quella pasta vetrosa artificiale, opaca o a pena
translucida che, lucicante di laminette d’oro mo-
saico, impastatevi per entro ad una sostanza ve-
trosa bruniccia, fabbricavasi a Venezia, ed anche
altrove, e vendeasi per l’addietro, appunto sotto
il nome medesimo di Venturina, o sotto quello
di Avventurina. – Tra queste vere Avventurine
naturali poi, o tra questi Quarzi avventurinati,
dimostranti, in sulla superficie e per entro alla
loro sostanza, allorchè sono tagliati e puliti a lu-
cido, molte scheggie, squame o scagliuzze dorate,
in una massa quarzosa quasi di un colore ana-
logo al bruno della Cannella, suole primeggiare,
come il più universalmente conosciuto, quello che
i venditori di minerali ci forniscono sotto il nome
d’Avventurina di Spagna, e che rinviensi, più
spesso che non altrove, al Cabo de Gates1.
Degne d’essere menzionate distintamente a parte,
tra le varietà principalissime del Quarzo comune,
stimo che siano le due seguenti, in riguardo so-
prattutto al loro bel colore:
a) il Quarzo roseo (fr. le Quarz rose: ted.
der Rosenquarz: ing. the Rose-quartz), che ot-
tenne questo nome appunto dal bel colore rosso
pallido o rosato, che suole avere, e che gli
deriva da una mistura particolare d’ossido di
manganese; mistura, la proporzione della quale,
se da una parte aggiugne tono alla vivacità di
questo color roseo, dall’ altra lo degrada poi fino
al segno, che, perdutasi quasi ogni traccia di
rosso, più non ne rimanga nel Quarzo medesimo,
che un colore bianco grigio, volgente alquanto al
perlino, che allora ne commuta il nome di Quarzo
roseo, in quello di Quarzo latteo (fr. le Quarz
laiteux: ted. der Milchquarz: ing. the Milch-
quartz), il quale, vista segnatamente la decisa iden-
[Seite 59] tità de’ due pezzi di tinta diversa, è preso bene
spesso come sinonimo del primo. Del resto poi
questo Quarzo spezzasi in generale in frammenti
irregolarissimi e di forma indeterminabile, e solo
talora accade di osservare, che gli esemplari ap-
prontatine, i frammenti, i ritagli o le scheggie,
ne tendano, in certo tal qual modo, alla forma te-
stacea o concoidea. Rinviensi desso in masse piut-
tosto vistose, o in possenti parziali banchi o de-
positi, così nella Baviera, come nella Catena del-
l’Altai, e come anche altrove.
b) il Prasio, o Quarzo prasio (fr. le Prase –
le Quarz-praze: ted. der Prasem – Prasemquarz:
ing. the Prasium – Prasem quartz), il quale
è esso pure stato così nominato da quel colore
suo proprio abituale, effettivamente prassino, o
verde porraceo, che debb’ essergli contribuito da
una mistura intimissima di Epidoto, o di Stra-
lite vitrea, o fors’ anche d’Amfibolo actinoto (fr.
la Stralite – l’Epidote – l’Amphibole actinote:
ted. der Strahlstein: ing. the Strahlit – Acty-
nolith). Suol essere pur questo per l’ordinario
amorfo, e rinviensi, frall’ altre sue località, presso
a Breitenbrunn nell’ Erzgebirge1.
SPECIE 2. Toffo siliceo, o Tufo selcioso, o
Stalactite quarzosa, o anche Quarzo stalagmitico,
o Quarzo incrostante (Tofus siliceus – Tophus
thermalis: fr. le Quarz stalactitique – le Silex
stalagmitique – le Silex incrustant – la Sta-
lactite siliceuse: ted. der Kieselsinter – Quarz-
sinter – Perlsinter – Fiorit – Kieseltuff: ing. the
stalagmitical Quartz). – Questo non è precisa-
mente altra cosa, fuorchè Silice, che trovavasi già
da prima disciolta nelle acque di certe sorgenti
termali, in forza della stessa loro elevata tempe-
ratura, e cooperandovi eziandio, com’ è assai pro-
babile, con somma efficacia, la presenza della
Soda carbonata, in riguardo alla quale vedi ciò
che accennammo di già a pag. 46 di questo Vo-
lume medesimo, nella Nota 1 apposta a piè di pa-
gina al precedente § 242, e che va poscia mano
mano deponendosi da quell’ acque, o sul fondo,
o lunghesso i margini della fonte, o sovra i
corpi circonvicini e che ne stanno a contatto, in
forma appunto d’incrostazioni, che riescono il
più delle volte bianchiccie, non però senza volgere
talora al bianco azzurrognolo proprio del latte, o
al gialliccio della cera, o ad altri colori di consi-
mile tempra, e che non sogliono riuscire mai se
non a pena a pena alquanto translucide. Del ri-
manente poi questo Tufo siliceo è suscettibile di
presentarcisi sotto apparenze variabilissime, e ta-
lora anche strane, e d’ostentare aspetti diversi
[Seite 61] nella spezzatura, quasi a quel modo medesimo
che accade di scorgere nelle Stalactiti, nelle Sta-
lagmiti, e ne’ Tufi calcarei, offerendocisi, ap-
punto come questi ultimi, ora in forma di goc-
cie o, come si suol dire, di lagrime, ora in forma
di straterelli sedimentarj, superficialmente incre-
spati, ondosi, grappolosi o botrioidei, papillosi,
mammillari, e via via discorrendo; quasi come
se la materia silicea, onde sono intieramente for-
mati, fosse colata fluida sovr’ altri corpi ad incro-
starli; la compage poi o il tessuto ne suol essere
per lo più internamente bucherato, poroso, caver-
noso o mal sodo, o poco compatto e stipato;
comunque talora mostrisi anche lamelloso, o ba-
cillare o spugnoso, e così via via. – Il peso spe-
cifico mezzano ne viene ragguagliato in comples-
so = 1917; e la composizione ne risulta, die-
tro all’ analisi da Klaproth instituita sul Tufo si-
liceo d’Islanda, conosciuto più universalmente
ancora sotto il nome di Calcedonia stalactitica del
Geyser, =
questo Tufo siliceo in una quantità straordinaria-
mente vistosa, e sotto forme variabili quasi al-
l’infinito, soprattutto nelle sorgenti naturali cal-
dissime che esistono, così nell’ Islanda, come al
[Seite 62] Kamtschatka, e pare che vi appartengano ezian-
dio, la così detta Fiorite di Santa Fiora in To-
scana, ed altre produzioni analoghe che talora,
sebben di rado, pretendesi forniscano anche gli
Euganei.
SPECIE 3. Ialite, Gummipietra, Opala ve-
trosa, Vetro di Müller o Quarzo jalino con-
crezionato incrostante (fr. la Hyalite – le
Quarz hyalin concrétionné: ted. der Gummistein
– Hyalith – Glasopal – das Müllerische
Glas: ing. the Hyalith). – È questa una so-
stanza generalmente bianchiccia, ma soggetta a
volger poi, con diverse gradazioni d’intensità, an-
che a qualche altro colore, più o meno translu-
cida, risplendente d’un nitore vetroso, e spal-
mante la superficie di qualche roccia, come sa-
rebbe a dire, il così detto Trass, il Tufo volcanico,
la Wacke amigdalare, il Basalte, e altre simili,
su cui apparisce quasi essere stata sopravversata
in istato di fluidità, per rappigliarvisi poi sopra,
ora in goccie o in lagrime, ora in papilluzze ar-
rotondate e mammillari, ora in botrioidi o per
grappoli, ora in grumi, ora in granellini e via
discorrendo. Somiglia dessa talora moltissimo, e
a segno perfino d’illuderci a prima giunta, non
meno rispetto al colore, che per la forma sotto
la quale ci si offre all’ occhio, ad una vera spal-
matura di qualche Gomma o di qualche Resina
vegetabile, preparata, prima di darla su, in un
[Seite 63] denso materiale da vernice. – Bucholz, me-
diante l’analisi praticatane, la riconobbe compo-
sta precisamente di Silice pura
92 e | |
d’Acqua | 6,33, compresovi |
qualche traccia d’Allumina, e con perdita di |
1,67 |
–––––––– | |
Totale | 100,00. – Rinviensi |
particolarmente questa Ialite, trall’ altre sue loca-
lità, ne’ dintorni di Francoforte sul Meno, come
anche a Hohentwil presso Schiaffusa nella Sviz-
zera, ed altrove.
SPECIE 4. Calcedonia , od anche Calcedonio
(fr. la Calcédoine – le Quarz-agathe calcé-
doine – le Silex calcédoine: ted. der Chalze-
don – Chalcedon: ing. the Chalcedon). – Com-
prendiamo in questa specie, insieme colla Cal-
cedonia propriamente detta, ad un tempo l’Oni-
ce, la Corniola, l’Eliotropio, il Crisoprasio, e
l’Agata, tanto più volontieri, e con tanto mi-
glior fondamento di ragione, in quanto che le
prime quattro di queste sostanze minerali si può
dire, che non differiscano essenzialmente dalla vera
Calcedonia comune, se non a motivo del diverso
loro colore, e l’Agata poi non è in sè in fatto
altra cosa, se non appunto una mistura di parec-
chie a un tratto di tali cinque sostanze minerali,
giuntovene talora anche qualche altra qui non ci-
tata ancora.
a) La Calcedonia comune (fr. la Calcédoine
commune: ted. der gemeine Chalcedon: ing. the
common Chalcedon), la quale è per lo più di
color bianco latte, volgente però, non meno al
perlaceo, e quindi all’ azzurrognolo ed al celeste,
di quello che al giallo di miele, ed al rosso della
Corniola, e di quello che eziandio talora al bruno
affumicato dell’ Onice, e così via discorrendo;
spesso riesce essa fettucciata, o veramente qua e
là annebbiata, o sparsa d’interne nuvolette e si-
mili. In alcuni luoghi è frequentissimo il rinve-
nirne esemplari, come si suol dire, dendritici,
o disegnati per modo, che vengono a rappresen-
tarci alla mente quelle che chiamiamo arboriz-
zazioni, come arboscelli più o meno frondosi,
erbe, muschi e simili, e tali appunto sono quelle
che vengonci tratto tratto alle mani sotto a’ nomi,
ora di Agate muscose (fr. la Calcédoine mous-
seuse: ted. der Moosachat), ora di Calcedonie
dendritiche1, o d’Agate erborizzate (fr. le Quarz
agathe dendritique: ted. der Dendrachat), ed
[Seite 65] ora di Pietre di Moka (fr. la Pierre de Moka:
ted. der Mochhastein), ec. Del resto la Calce-
donia non suol essere mai, se non soltanto dal più
al meno translucida, con una lucentezza, o con
un nitore, che inclina sempre sensibilmente all’ un-
tuoso e al grasso; la spezzatura ne è il più delle
volte piana ed equabile, od omogenea; le masse,
che qua e là se ne rinvengono, offrono poi in
complesso, nell’ aspetto loro naturale, forme che
tengono alcun che dello strano; mentre per lo
più sono stalactitiche, o veramente presentancisi
in forma d’arnioncini, di mandorle, di sferoidi
o di pallottole più o meno vistose. Quest’ ultime,
di forma prossimamente globulari, e trall’ altre
in particolare quelle de’ Monti Berici, e de’ Colli
della Bergonza nel Vicentino, contengono talora
internamente un vano, o una cavità chiusa da per
tutto al di fuori, ed occupata in parte da poca
acqua, e pel rimanente da alquanta aria comune
atmosferica; son desse conosciute generalmente
sotto il nome affatto incompetente di Opale enidre
del Vicentino, e meglio assai direbbonsi Idrocal-
cedonie, o Calcedonie aero-enidre (fr. la Cal-
cédoine enhydre – le Quarz-agathe calcédoine
aëro-enhydre: ted. der Hydrochlalcedon). Da
qualche altra località hannosi anche Calcedonie
frastagliate, tramezzate, cellulari e simili; ve
n’ ha eziandio di quelle, che ostentano le impronte
di cristallizzazioni proprie di sostanze ad esse af-
[Seite 66] fatto straniere, come il mostra abbastanza la Cal-
cedonia azzurrina di Kapnick in Transilvania o,
secondo che altri dicono, d’Ungheria, mostrante
il rovescio di una massa cristallina di Spato fluore
cubico; se bene d’altra parte sia pure da rite-
nersi che qualche volta possa la Calcedonia ve-
stire essa stessa una forma cristallina sua pro-
pria, ora, ed anzi per lo più, a quanto sembra,
cubica, com’ è quella di Tresztya in Transil-
vania, ed ora forse analoga alla prismato-pira-
midale propria generalmente de’ Quarzi. – Il
peso specifico suole ragguagliarsene = 2615. –
Come accennammo di già succedere d’alcune al-
tre sostanze silicee, e in specieltà poi de’ Quarzi,
anche le Calcedonie, fregate l’una coll’ altra,
emettono qualche volta quella maniera di luce spri-
gionata, non visibile se non soltanto allo scuro,
e che si suole attribuire ad una tal quale fosfo-
rescenza. Giusta l’analisi instituita da Bergmann
di una Calcedonia derivante dalle Isole Feröer,
risultò questa composta –
– I passaggi, o le transizioni più ovvie della Calce-
donia, sono al Quarzo, al Petroselce corneo (ted.
der Hornstein), e all’ Opala. – Finalmente riesce
frequentissima la Corniola ne’ così detti Trappi,
o nelle Wacke (Saxum trapezium – Corneus
[Seite 67] trapezius: fr. le Trapp – la Cornéenne trapp
– l’Aphanite – la Xérasite: ted. der Trapp
– die Wacke: ing. the Whinstone).
2). Onice (Onyx: fr. le Quarz-agathe onyx
– l’Onyx: ted. der Onyx: ing. the Onyx);
riesce questa generalmente di un colore bruno,
in certo tal qual modo affumicato, e volgente ta-
lora al turchiniccio nero, o al coppa di moro, e
suol essere bene spesso compaginata di strati, più
o meno sottili ed alternanti, della sostanza bruna
qui sopra descritta, e d’una vera Calcedonia co-
mune translucida e di un colore bianco di latte,
volgente alquanto all’ azzurrognolo, o piuttosto al
perlino; nel qual caso piglia poi quest’ Onice in
lingua italiana il nome proprio usuale di Nicolo,
di cui si valgono gl’ intagliatori di pietre dure e
gemmarie, e quale si è appunto la da altri così
detta Sardonica d’Arabia, o la Sardonica cieca.
– La principale applicazione, fatta già anche da-
gli antichi Romani, dell’ Onice, agli usi sociali,
consisteva e consiste pur tuttavia nel giovarsene
come di materia prima per scolpirne, od inta-
gliarne Sigilli, Cammei, ec.
3). Corniola (Sarda: fr. le Quarz-agathe
cornaline – la Cornaline: ted. die Carneol –
Corneol: ing. the Cornalin); è dessa di colore
rosso carneo, volgente per gradi, da un lato, al
color giallo della cera, fino alla così detta Cor-
niola cotognina, ed anche al bruno corneo, men-
[Seite 68] tre poi dall’ altro lato volge essa gradatamente
fino al più intenso rosso cupo di Granata. A que-
st’ ultima varietà di Corniola sogliono ascrivere
in generale i Lapidarj, o per dir meglio i Giojel-
lieri quella Corniola antica, e in oggi sempre
molto preziosa, che contraddistinguesi in com-
mercio co’ nomi di Corniola gemmaria, di Cor-
niola nobile, o di Corniola di roccia antica
(fr. la Cornaline de la vieille roche), avente la
proprietà singolare di riuscire di color rosso nero
a chi la guardi allorchè la luce diurna vi cade
sopra direttamente, e d’apparire invece, ogni qual
volta la luce vi cada sopra in traverso, affatto
sanguigna, o d’un colore rosso cruento, quanto
possa esserlo mai il più bel Piropo o il così
detto Granato di Boemia, al quale somiglia dessa
moltissimo, anche in riguardo alla trasparenza.
Questa non si sa più d’onde gli antichi la traes-
sero, ma è certo che i Capi d’opera de’ più va-
lenti intagliatori, incisori o scultori antichi di
pietre gemmarie o di sigilli, così greci, come
etruschi, sogliono essere, il più delle volte, fatti
appunto sovra questa pregiatissima varietà di
Corniola1.
Quanto alla Sardonica indiana, che servì di
materia prima al lavoro de’ più pregiati Cammei
antichi, per l’ordinario si trova, che dovette es-
sere una Corniola, nel fondo di color bruno cor-
neo, ma alternante per straterelli più o meno sot-
tili colla Calcedonia comune più o meno bianca.
4). Elitropia, od Eliotropio, od anche più
volgarmente, per gli Italiani, Diaspro sanguigno
(fr. l’Hélitrope – le Jaspe sanguin: ted. der
Heliotrop); è questa nel fondo di un colore ver-
de-porro più o meno scuro od intenso, con spar-
sivi qua e là per entro, a bastanza frequentemente,
alcuni punti o alcune macchiettine di color rosso
sanguigno; riesce dessa per lo meno translucida
in sugli spigoli, allorchè è tagliata in lastra sot-
tile; il nitore, o la lucentezza, quando è polita,
[Seite 70] ne partecipa alquanto dell’ untuoso o del grasso,
e la spezzatura ne riesce concoidea; essa è sem-
pre amorfa o non cristallizzata, e i frammenti
non ne sogliono ostentar mai alcuna tendenza a
qual si voglia forma regolare. Il peso specifico se
ne ragguaglia in generale = 2633. – La princi-
pale località, d’onde ci deriva la più apprezzata
Elitropia, si è l’Egitto, e tale è appunto quella
che per lo più incontrasi qua e là nobilitata d’in-
tagli di mano antica; se ne rinviene però attual-
mente, tutto che più ignobile, che non sia l’an-
tica gemmaria, anche nella Valle di Fassa in Ti-
rolo, come in qualche altra parte.
È probabile che a questa medesima specie ab-
bia da riferirsi eziandio il così detto Plasma di
smeraldo gemmario degl’ Italiani, o sia il Prasio
smaragdino, od anche semplicemente il Plasma
(fr. la Prîme d’éméraude – le Plasme: ted. das
Plasma – der Smaragd-praser), il quale è pur
desso translucido, e nel fondo di un colore verde
di porro chiaro, ma poi sparso o tempestato di
più o meno frequenti piccole macchie, or bian-
che, ed ora gialliccie, disseminatevi per entro,
e che, essendone finora affatto sconosciuta la vera
provegnenza, viene generalmente supposto Egizio,
quando pure non Orientale. Gli antichi intaglia-
tori romani soleano far uso frequentissimo di que-
sto Plasma, per trarne pietre da sigilli, ed altre
così fatte pietre per monili, armille od amuleti,
[Seite 71] servibili ad ornamento della persona1; e pare anzi
che appunto in Plasmi si risolvessero, per la più
parte, tutte quelle pietre gemmarie lavorate, alle
quali attribuirono gli antichi il nome di Sme-
raldi, a meno forse d’alcune poche, più tra-
sparenti e più dure dell’ altre, il materiale delle
quali potea benissimo essere tratto da qualche va-
rietà verde del Diamante indiano, o da qualche
Corindone jalino verde orientale, o finalmente da
qualche Tormallina verde del Ceylan2.
5). Crisoprasio (Chrysoprasium: fr. le Chry-
soprase – le Quarz-agathe chrysoprase: ted. der
Chrysopras: ing. the Chrysopras); riesce questo
di un color verde di pomo, o verde di mela,
volgente talora alquanto all’ azzurrognolo; colore
assai bello, ma dissipabile mediante l’azione del
fuoco, e che gli proviene da un ossido di Nickel;
è desso molto translucido, e sempre naturalmente
amorfo anch’ esso. L’analisi del Crisoprasio di
Slesia, lo dimostrò composto =
di Silice pura | 96,16, | e |
d’ossido di Nickel | 1,00, | |
colla perdita di | 2,84, | in causa d’acqua o di qualche dissipato- sene fluido elastico |
–––––– | ||
Totale | 100,00. | – La località prin- |
cipale ne suol essere presentemente Kosemütz ap-
punto nella Slesia.
Sotto il nome poi di Agata (Achates: fr. Aga-
the: ted. Achat), suole generalmente compren-
dersi, come già si disse, qualunque siasi mistura
[Seite 73] delle varie sorta qui sopra descritte di Calcedo-
nie, giuntovi pure talora alcun poco di Quarzo,
e soprattutto del così detto Amatista occidentale,
o del Quarzo ametistino, o veramente di Dia-
spro, a più insieme per volta; di modo che viene
a risultarne una serie interminabile di varietà di-
pendenti, non meno dalla diversità della com-
posizione prossima od immediata, che da quella
de’ colori e del disegno; onde n’emergon poi
le tante denominazioni usitate: di Agatonice (ted.
Achatonyx), di Diaspacate (ted. Iaspachat), di
Agata fettucciata (ted. Bandachat), d’Agata zo-
nata, o d’Agata a cerchj (ted. Kreisachat), di
Agata punzecchiata (ted. Punctachat), d’Agata
dalle fortificazioni (ted. Festungsachat), e via
discorrendo; a quel modo che d’altra parte di-
consi ancora: Agata brecciosa, Agata brecciata
od Agata frammentaria (ted. Trummerachat),
quella che apparisce composta di pezzetti delle
sorta qui sopra enumerate, e collegate mercè di
un cemento siliceo esso pure, o di natura quar-
zosa, ed Agata iridoidea o Agata dall’ iride
(ted. Regenbogenachat), quella che, guardata
contro alla luce, scherza, per dir così, o mostra
nel suo interno un giuoco di più colori, ram-
mentante appunto, più che altra cosa, quel feno-
meno meteorologico che contraddistinguiamo col
nome d’Iride. Queste così dette Agate rinven-
gonsi, il più delle volte, in forma di palle, di
[Seite 74] globi, di sferoidi, di nuclei, d’arnioni ec., vuoti
per di dentro, o piuttosto aventi una cavità cen-
trale. – In Germania hassene una quantità pro-
digiosa segnatamente nel così detto Palatinato del
Reno, presso ad Oberstein, ove lavoransi o trag-
gonsi a polimento lucido in ogni maniera di for-
me. – Il Tirolo, e soprattutto la Valle di Fassa,
ne fornisce moltissime; ma la località più famosa
dell’ Italia nostra, n’è la Sicilia.
SPECIE 5. Opalo, od anche Opala (fr. l’Opale
– le Quarz résinite: ted. der Opal). – Il co-
lore di questo minerale ne diversifica sensibil-
mente nelle varie sottospecie, sorta o varietà, che
siamo per accennarne qui in progresso, le quali
sono tutte quante dal più al meno translucide,
ed ostentano un nitore untuoso, o una lucentezza
che partecipa del grasso o dell’ oleoso, ora vivace
a bastanza, ed ora alquanto appannata, sparuta
o fosca; la spezzatura poi ne riesce concoidea.
Desse non sogliono rinvenirsi che soltanto in pic-
cole masse amorfe, e il più delle volte non sono
che appena durette, mezzo-dure, o secondo che
s’ usa ora d’esprimersi tecnicamente, semidure. –
Due ne sono le sorta principali ammessene, vale
a dire: 1.° l’Opala propriamente detta, e 2.° la
Semiopala, o la Mezz’ opala.
1). L’Opala propriamente detta comprende le
seguenti sottospecie:
a) L’Opala nobile (Opalus nobilis: fr. l’Opale:
[Seite 75] ted. der edle Opal: ing. the Opal – true Opal)
che, guardata in traverso contro alla luce, riesce
il più delle volte di color giallo, mentre in vece,
guardandola allorchè la luce vi cade sopra diret-
tamente, il colore ne suol essere piuttosto bian-
co latte, od azzurrognolo nel fondo, con entrovi
talora, secondo che suol dirsi, una più o meno
splendida iridescenza, o sia un giuoco vivacissimo
di colori diversi, rammentante appunto, in certo
tal qual modo, i colori dell’ Iride. Il peso spe-
cifico se ne ragguaglia = 2114, e per l’analisi
chimica, fattane da Klaproth, constatò risultarne la
composizione esattamente
La località, onde ci sogliono derivare presente-
mente le Opale più pregiate, si è l’Alta Un-
gheria.
b) L’Opala comune (Opalus nobilis: fr. l’O-
pale noble: ted. der gemeine Opal: ing. the com-
mon Opal), la quale riesce alquanto meno tran-
slucida di quello che nol sia l’Opala nobile, e
non ne ha quella maniera di iridescenza, o di
giuoco di più colori a un tratto, che, come accen-
nammo, è sempre caratteristico della precedente.
Havvene una varietà di un colore analogo a quello
del fior di latte, che, con nome Mongolo o Mo-
golese, denominiamo abitualmente noi pure Cacho-
[Seite 76] long, equivalente di bella pietra. – L’analisi
chimica, instituita da Klaproth di quella di Cose-
mutz in Islesia, la dimostrò composta =
poi ne sono l’Erzgebirge Sassone, appunto, come
s’ è detto, la Slesia, le Isole Färoer, la Persia,
la Tartaria, ec. – ed i passaggi i più naturali,
o le transizioni le più comuni, ne soglion essere
alla Calcedonia, al Crisoprasio e simili.
c) L’Idrofano, o anche l’Idrofana (Oculus
mundi – Lapis mutabilis: fr. le Hydrophane
– le Quarz résinite hydrophane: ted. der Hy-
drophan – Weltauge: ing. the Hydrophan),
che generalmente suole riuscire appunto anche
essa di un colore analogo a quello del così detto
fior di latte, può, per avventura, non avere ori-
gine, se non dalla parziale decomposizione spon-
tanea della varietà d’Opala pure testè qui sopra
da noi rammentata; tanto più che le località ne
sono d’ordinario le medesime, e che presso a
poco identica suole riuscirne anche l’analisi; nè
passa tra esse altra rilevante diversità, oltre ad
una tal quale minore durezza nell’ Idrofana, la
quale allappa poi anche, come tecnicamente suol
dirsi, alla lingua, ed è permeabile dall’ acqua, in
[Seite 77] cui immergasi, fino al segno di diventarne quasi
affatto pellucida, o di rendervisi anche alcun poco
iridescente, tutto che sempre di gran lunga meno
di quello che il siano costantemente le più belle
Opale nobili1.
2) La Semiopala poi, o la Mezz’ opala non
racchiude se non le seguenti due sottospecie.
a) L’Opala picea, o anche la Telkobaniolite
(fr. le Quarz résinite commun: ted. der Pecho-
pal – Wachsopal – Telkebanyerstein: ing. the
common Opal), che riesce il più delle volte di
un color giallo, analogo a quello che suol ave-
re la cera vergine o la cera gialla propriamente
detta; nel qual caso è appunto che i Tedeschi
la contraddistinguono col nome di Wachsopal,
equivalente in italiano ad Opala cerea, o ad
Opala di cera; alcune altre volte però hanno-
sene esemplari, ora di color rosso bruno, ora
di color verde d’oliva, e così via discorrendo;
essa è poi sempre dal più al meno translucida;
il nitore o la lucentezza n’ è talora vetrosa, e
talora grassa od untuosa, e la spezzatura n’ è
per l’ordinario concoidea. I passaggi, secondo
che suol dirsi, o le transizioni le più comuni del-
[Seite 78] l’altre, ne sono alla Calcedonia gialla o cotogni-
na, alla Pietra picea, propriamente detta da’ Te-
deschi Pechstein, ed anche al Piromaco o alla
Pietra focaja; e quanto alle varie sue località,
rinviensi dessa soprattutto in grandissima copia,
e sotto quasi ogni sua possibile maniera di varietà,
ne’ dintorni di Telkobanya nell’ Alta Ungheria.
Klaproth, che compiè l’analisi d’una appunto
di queste Opale picee di Telkobanya, ebbe a ri-
conoscere ch’ essa conteneva =
b) L’Opala legnosa, o anche l’Opala xiloi-
dea (fr. le Quarz résinite xyloïde: ted. der Holz-
opal: ing. the Pitch-opal), la quale debb’ essere
sempre il legno d’una pianta, come si suol dire,
conifera, ragiosa o a fronde aciculari, trasformata
in una Opala picea di colore ora giallognolo,
ora bruniccio, e via discorrendo. In quest’ Opala
la spezzatura, nel senso della lunghezza del pezzo,
mostrasi pur tuttavia fibrosa, e la spezzatura in
traverso ne manifesta talora nelle scheggie perfino
le vestigia di quelle zone concentriche, che si so-
gliono ritenere quali indizii degli anni che una de-
terminata pianta arborea abbia d’età. La località
[Seite 79] principale, onde traggonsi in copia gli esemplari
di questa sorte d’Opala, è ne’ dintorni di Schem-
nitz in Ungheria.
SPECIE 6. Occhio di gatto (fr. le Quarz
agathe chatoyant – l’Oeil de chat: ted. das
Katzenauge – der Schillerquarz: ing. the Cat’s
eye). – Questa specie di Quarzo è per lo più
di colore giallognolo, o veramente verdiccio, ma
volgente in parte al grigio di fumo, e rifrange
poi o riflette la luce in un modo suo proprio
particolare, che è quello appunto che gli fe’ dare
il nome triviale d’Occhio di gatto. È desso sem-
pre per lo meno translucido, ed il nitore o la
lucentezza ne ha alquanto dell’ untuoso o del
grasso. Rinviensi il più delle volte in forma di
ciottoli, tanto all’ isola Ceylan, come lungo la Co-
sta del Malabar, d’onde generalmente ci pro-
viene già bello e polito, lavorato in pezzi di certa
forma arrotondata, detta da’ Francesi en cabochon,
o en goutte de suif, e corrispondentemente an-
che da’ Tedeschi in Talgtropfen, de’ quali pezzi
facciamo uso, montandogli in anelli, in spille da
petto, o simili; ma trovasi poi anche in forma
d’arnioncini in qualche filone, così dell’ Harz,
presso a Treseburg, come del paese di Bayreuth,
presso ad Hof, ov’ è misturato col Quarzo in una
Diorite (ted. Grünstein); sebbene in tali località,
meno da noi lontane, riesca desso sempre di qua-
lità scadente, a confronto coll’ Occhio di gatto
[Seite 80] orientale. Il peso specifico suole ragguagliarsene
= 2657. – Klaproth, che imprese ad analiz-
zare quello del Ceylan, lo trovò composto =
di Silice pura | 95 |
d’Allumina | 1,75 |
di Calce | 1,50 |
d’Ossido di ferro | 0,25 |
con perdita di | 1,50 |
–––––– | |
Totale | 100,00. |
SPECIE 7. Retinite , od anche Pietra Picea,
o Petroselce resinite (fr. le Pétrosilex résinite
– la Pierre de poix – la Rétinite: ted. der
Pechstein: ing. the Pitchstone – hemihyalish
Quartz). – Riesce questa, or dell’ uno ed ora d’un
altro colore, però sempre con una marcata tendenza
al bruno; il più delle volte è dessa almeno alcun
poco translucida; la lucentezza o il nitore ne ha
costantemente alquanto del grasso o dell’ untuoso;
la spezzatura ne suol essere concoidea; il più delle
volte essa presentasi in massa compatta ed amor-
fa, e talora in arnioncini o grumi, riuscendo co-
stantemente semidura. Il peso specifico se ne rag-
guaglia per l’ordinario = 2314. – Klaproth,
che ne sottomise all’ analisi chimica, frall’ altre,
una del Messico, la riconobbe composta =
di Silice pura | 73,00 |
d’Allumina | 14,50 |
di Calce | 1,00 |
d’Ossido di ferro | 1,00 |
[Seite 81] d’Ossido di manganese | 0,10 |
di Soda | 1,75 |
d’Acqua | 8,65 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – I pas- |
saggi o le transizioni le più comuni ed ovvie, ne
sono segnatamente a quell’ Opala picea o cerea,
che i Tedeschi contraddistinguono, dall’ altre, ap-
punto col nome di Wachsopal, e talora sonovi
disseminati per entro, sotto forma di grani o di
parti minute, che possono anche essere cristal-
lizzate, o il Feldspato o il Quarzo; ed in tal caso
poi la Pietra picea o la Retinite, che ne forma
la pasta o il cemento generale, prende l’epiteto
di porfiritica, ed anzi vien detta da’ Tedeschi, con
apposito nome, Pechsteinporphyr, ch’ equivale in
Italia a Porfido avente per base la Pietra picea;
quale si è quello nero, che rinviensi a Grantola
nella Valle Gana, tra Varese e il Ponte della Tresa1.
SPECIE 8. Menilite, od anche Opala epatica
[Seite 82] (fr. la Ménilite – le Quarz résinite subluisant
– le Pechstein de Ménil-le-montant: ted. der
Leberopal – Menilit – Knollenstein: ing. the
Menilith). – Questa specie ha per solito interna-
mente un colore bruno marrone, o bruno di ca-
pelli, o anche biondo, o grigio giallastro, ma per
di fuori poi riesce il più delle volte turchiniccia, e
talora perfino biancastra; la lucentezza od il nitore
ne è sempre alquanto grasso od untuoso; non
suole essere translucida, che a mala pena talora
nel lembo delle scheggie, o a traverso degli spi-
goli più sottili; la spezzatura ne volge, dalla con-
coidea a fossette appianate, alla grossolanamente
squamosa o scheggiosa, ed è dura abbastanza da
sfregiare l’Apatite, ed anche il vetro. – Il peso
specifico se ne ragguaglia = 2180. – Klaproth,
analizzando propriamente quella di Ménil-le-mon-
tant in Francia, la riconobbe composta =
di Silice pura | 85,50 | |
d’Allumina | 1,00 | |
di Calce | 0,50 | |
d’Ossido di ferro | 0,50 | |
d’Acqua | 11,00, | compresovi una so- stanza carbonosa, |
e con perdita di | 1,50 | |
–––––– | ||
Totale | 100,00. | – Essa suole essere |
conformata in arnioncini, o in grumi irregolar-
mente arrotondati o goffamente sferoidali, e rin-
[Seite 83] viensi, più frequente che non altrove, nello Schisto
allappante, o nello Schisto tripolitano appunto
di Ménil-le-montant presso a Parigi, come an-
che a S. Ouen, ec. ec.
SPECIE 9. Schisto allappante, od anche Schi-
sto tripolitano, o Schisto politorio (fr. le Schi-
ste happant – le Schiste à polir – le Schiste
tripolitain – la Thermantide tripoléenne: ted.
der Polierschiefer – Klebschiefer – Saugkiesel:
ing. the happing Slate?). – Questa specie, che
sembra potrebbe collocarsi altrove assai meglio
che non qui, è il più delle volte di un colore
bianco giallognolo, volgente parzialmente al bru-
niccio; è spesso striata; sporca alcun poco le
dita toccandola o maneggiandola; mostra una
compage sempre dal più al meno schistosa, ma
risultante dall’ aggregazione di particelle terrose
di grana fina; riesce magra, e non mai morbida
nè untuosa al tatto; è molto assorbente, e quindi è
che allappa con molta forza alla lingua, e che rie-
sce poi, ad un tempo, tenera molto e leggerissima.
– Klaproth, che la sottomise all’ analisi chimica,
la trovò composta =
di Silice pura | 66,50 |
d’Allumina | 7,00 |
di Magnesia | 1,50 |
di Calce | 1,25 |
d’Ossido di ferro | 2,50 |
d’Acqua | 19,00 |
con perdita di | 2,25 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – |
La principale località, onde ci proviene, si è
Ménil-le-montant presso Parigi, come si disse.
SPECIE 10. Tripoli, o Quarzo alluminifero
tripolitano (fr. le Tripoli – le Quarz alumi-
nifère tripoléen: ted. der Tripel: ing. The Tre-
poly). – Questa specie è per l’ordinario di un
colore grigio che inclina al nerastro; riesce più
che altro terrosa, magra al tatto, ed assai tene-
ra, o facilmente friabile. – Haase, che lo sotto-
mise all’ analisi chimica, riconobbe la composi-
zione del Tripolo risultante =
sue località, la principale delle quali, come ne
importa il nome, si è la Costa settentrionale del-
l’Affrica ne’ dintorni di Tripoli, una n’è pure
Ronneburg in Sassonia, come altra n’è l’Isola
di Corfù, ed altra ancora il Derbyshire nell’ Isole
Britanniche1.
SPECIE 11. Quarzo nectico, o anche Quarzo
galleggiante (fr. le Lévisilex – le Quarz necti-
que – la Pierre légère: ted. der Schwimmstein:
[Seite 85] ing. the decomposed Flint – swimming Stone).
– Questa specie è, per l’ordinario, o bianca-
stra, o di colore grigio giallognolo, più o meno
sporco; l’aspetto n’ è smontato, non mai nitido,
nè rilucente, e non mai trasparente; la spezzatura
n’ è pur essa smontata, e grossolanamente terro-
sa; riesce dessa sempre tenera molto, e fragile, e di
compage delicata a segno che, con pochissima forza,
si disunisce, o quasi si sfarina. Questo Quarzo gal-
leggia generalmente sull’ acqua, come già lo in-
dicano alcuni de’ suoi nomi, a motivo che il peso
specifico se ne ragguaglia, secondo taluni = 0,440,
mentre altri lo spingono fino ad 0,800. – Vau-
quelin, che analizzò quello de’ dintorni di Parigi,
lo riconobbe composto =
Rinviensi in grumi, in arnioni, in sferoidi o in
masse globulari, senza mai alcun canto vivo, segna-
tamente appunto ne’ dintorni di Parigi, ed altrove
in più luoghi, come a Sulz sul fiume Neckar, in
forma d’incrostazione sulle Focaje o su’ Piro-
machi giacenti nella Calcarea secondaria o stra-
tificata.
SPECIE 12. Pomice, o Pietra pomice (Porus
igneus: fr. la Ponce – la Pierre ponce – la
Lave vitreuse pumicée: ted. der Bimstein – he-
mihyalischer Quarz: ing. the Pumice – Pumice-
[Seite 86] stone). – Questa specie, che potrebbe, per av-
ventura, trovare altrove un posto di gran lunga
migliore che qui nol sia, suol essere, il più delle
volte, di un colore grigio bianchiccio, ostentando
un nitore che rammenta, meglio d’ogni altra
cosa, la splendida lucentezza della seta, ed è
translucida almeno a traverso degli spigoli; riesce
dessa, dal più al meno, sempre di compage ad un
tempo spugnosa, e bene spesso fibrosa a fibre cur-
vilinee; fragilissima poi, e assai leggiera, e spe-
cialmente quando è spezzata in traverso all’ an-
damento delle fibre, ond’ è compaginata, la grana
ne risulta aspra, pungente, ruvidissima, rodente,
e quindi lisciante il legno, i marmi ed altre so-
stanze ancora. – Il peso specifico, in generale
scadente sempre da quello dell’ Acqua, se ne rag-
guaglia = 0,370, e, secondo altri, fin’ anche
a 0,910. – Klaproth, sottomettendo all’ analisi
quella che ci proviene da Lipari, la trovò com-
posta =
di Silice pura | 77,50 |
d’Allumina | 17,50 |
d’Ossido di ferro | 1,75 |
con perdita di | 3,25 |
–––––– | |
Totale | 100.00. – E dessa |
frequentissima nella maggior parte delle località
attualmente vulcaniche1, come a dire, nelle isole
[Seite 87] di Lipari, di Santorini, di Teneriffa, a Vera-
cruz nel Messico, in sull’ Etna, in sull’ Eckla,
ed altrove, senza che ciò nulla tolga alla possi-
bilità di rinvenirla anche in altre località, che deb-
bono altre volte essere state esse pure vulcaniche.
SPECIE 13. Diaspro porcellana, od anche Ter-
mantide porcellanite (fr. la Jaspoïde – la Ther-
mantide porcellanite – la Thermantide jaspoïde:
ted. der Porcellan-jaspis: ing. the Porcellaine-
jasper). – Questa specie, avente per lo più un
colore, che passa dal grigio della perla, ora al-
l’azzurro del fiore di Lavanda, ora al pagliari-
no o al giallo di paglia, ora al color rosso lat-
terizio o al rosso di mattoni, di tegole e via di-
scorrendo, riesce piena di screpolature; la lucen-
tezza o il nitore ne ha pur sempre alquanto del-
l’untuoso o del grasso, e la spezzatura ne riesce
concoidea. È dessa, a quanto pare, costantemente
una produzione, come si suol dire, pseudo-vul-
canica, che credesi o conghietturasi derivare da
un tal quale grado di cottura dell’ Argilla schi-
stosa (ted. Schieferthon), la quale, siccome in
progresso vedrassi, è ben tutt’ altra cosa dallo Schi-
sto argilloso (ted. Thonschiefer). – Il peso spe-
cifico suole ragguagliarsene prossimamente = 2,400.
[Seite 88] – Rose, avendo analizzato questa pretesa spe-
cie orittognostica di Quarzo diaspro, o questo,
da molti così denominato, Diaspro porcellana, lo
trovò constare =
di Silice pura | 60,75 |
d’Allumina | 27,25 |
di Magnesia | 3,00 |
d’Ossido di ferro | 2,50 |
di Potassa | 3,66 |
con perdita di | 2,84 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – Rin- |
viensi desso in ben molte e disparate località,
e frall’ altre, in Boemia presso a Stracke, e
nelle vicinanze di Carlsbad, di Toeplitz, presso a
Saarbruck, ec.; in Sassonia presso a Zwickau;
ad Ebterode appiè del Meissner, e via via di-
scorrendo.
SPECIE 14. Obsidiana, od anche Ossidiana,
o Vetro vulcanico, ed ora poi meglio assai, se-
condo Cordier, Gallinace, o Pietra gallinacea
(Lapis obsidianus – Achates islandicus: fr. l’Ob-
sidienne – l’Obsidienne vitreuse – la Lave vi-
treuse obsidienne – le Verre des volcans – la
Pierre de Gallinace: ted. der Obsidian – Islän-
discher Glas – Isländischer Achat – Lavaglas
– Opsian – Tockaye Lux-saphir: ing. the
Obsidian: e per gli Spagnuoli Piedra del galli-
nazo). – Questa specie, forse non troppo plau-
sibilmente collocata qui, neppur essa, al seguito
[Seite 89] de’ Quarzi, tra le Pietre silicee, è suscettibile di
que’ colori, che stanno fra il grigio di fumo, e il
nero proprio del carbone; riesce sempre dal più
al meno translucida, e se non altro, lo è poi
sempre in sugli spigoli, o in traverso alle scheg-
gie sottili che se ne ottengono rompendola, come
si scorge particolarmente succedere nelle Obsidiane
di colore grigio nerastro volgente al verde di
porro, anticamente lavorate, le quali doveano
derivare dalla Cala di Sarbo, situata lungo la
Costa occidentale del Mar Rosso1; è poi dessa
dotata di una lucentezza, o di un nitore vitreo
decisamente, amorfa sempre, e dimostrantesi con-
coidea nella spezzatura, e dura a un dipresso
quanto appunto il vetro comune. – Il peso spe-
cifico se ne ragguaglia = 2,340, ma può giu-
gnere finanche a 2,390. – Vauquelin, che ana-
lizzò quella nitidissima di Cerro de las Navajas
nel Messico, la riconobbe composta =
di Silice pura | 78,00 |
d’Allumina | 10,00 |
d’Ossido di ferro | 2,00 |
di Potassa | 6,00 |
di Calce | 1,00 |
d’Ossido di manganese | 1,16 |
con perdita di | 1,84 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – Con- |
tiene dessa inoltre talora, per entro alla sua pa-
sta, disseminati alcuni grani di Quarzo o anche
di Feldspato, i quali possono essere anche cri-
stallizzati; ed in tal caso ne risulta poi il così
detto Porfido a base d’Obsidiana, o l’Obsidiana
porfiritica (ted. der Obsidian porphyr). – Le
località principali ne sono appunto presso a’ vul-
cani anche attualmente ignivomi, e trall’ altre, ci
terremo qui paghi di citarne, l’Eckla in Islanda,
l’Etna in Sicilia, l’isola di Lipari nel Mediter-
raneo, l’isola dell’ Ascensione nell’ Oceano At-
lantico, il Katmschatka nella estrema Russia Asia-
tica orientale settentrionale, come pure moltis-
sime località dell’ America e del Messico segna-
tamente, parecchie isole del Levante, alcune del
mare del Sud, e via via discorrendo.
SPECIE 15. Piromaco, o anche la Focaja, o
la Pietra focajasidiana (Pyromachus: fr. le Pyromaque
– le Quarz pyromaque – la Pierre à feu –
la Pierre à fusil: ted. der Feuerstein – Kreide-
kiesel: ing. the Flint). – Questa specie riesce il
più delle volte di color grigio, volgente talora
al nerastro, al rossiccio o al giallognolo e si-
mili; è sempre alcun poco translucida; la spez-
zatura ne suol essere ad un tempo concoidea,
e a spigoli acuti e taglienti; generalmente rin-
[Seite 91] viensi in grumi, sferoidi, arnioni o palle, che
qualche volta sono cave o internamente vuote,
siccome accade de’ così detti Meloni del Monte
Carmelo (ted. die Melonen von Berge Carmel);
e riesce dura almeno quanto possa esserlo il
Quarzo propriamente detto; fregandone con forza
due pezzi insieme, od anche percuotendolo vigo-
rosamente, il Piromaco emette o tramanda un
odore suo proprio particolare. – Il peso speci-
fico se ne ragguaglia = 2595. – Klaproth, che,
tra gli altri, ne fece l’analisi chimica, lo rico-
nobbe composto =
di Silice pura | 98,00 |
di Calce | 0,50 |
d’Allumina | 0,29 |
d’Ossido di ferro | 0,25 |
con perdita di | 0,96 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – La tran- |
sizione, secondo che si suol dire, o il passaggio,
il più comune del Piromaco, si è al così detto
Petroselce corneo (ted. der Hornstein), o vera-
mente alla Semiopala1, o a qualche altra spe-
cie analoga. – Rinviensi desso frequentissimo nei
banchi di Creta, e racchiude spesse volte petri-
ficazioni, segnatamente di Ecchini (fr. les Our-
[Seite 92] sins), ed eziandio di que’ Coralli molli, teneri
o dilicati che comprendonsi attualmente sotto la
denominazione caratteristica di Cellularie; ed in-
contrasi pure in forma di ciottoli (ted. Gerölle),
ora sciolti ed isolati, ed ora eziandio involti in
apposito cemento petroso, nella Puddinga del-
l’Hertfordshire nell’ isole Britanniche. – Suole
desso finalmente servire oggimai quasi per tutto,
come materia prima per farne le Pietre da ac-
ciarino, le Pietre da schioppo, da fucile, da pi-
stola, o insomma le Pietre da batter fuoco1.
SPECIE 16. Petroselce corneo, o la Neope-
tra, od anche il Quarzo agata grossolano, o
veramente la Ceratite (Neopetra – Corneus:
fr. le Petrosilex – la Pierre de corne infusi-
ble – le Silex corné – la Kératite – le Nèo-
pètre: ted. der Hornstein – Hornfels? – Fels-
kiesel: ing. the Chert – Hornstone). – È
questo generalmente di color grigio, ma suscet-
tibile di volgere ad ogni maniera d’altri colori,
sempre però poco decisi, e non molto vivaci. Quel-
lo che ci proviene dall’ Altai, e che alcuni mine-
ralogisti tedeschi contraddistinguono col nome di
weisser Jaspis, equivalente in italiano a Diaspro
bianco, suol essere, nel fondo, di color bianco
[Seite 93] latte, con sopravi varj eleganti e ben marcati di-
segni dendritici. Per l’ordinario poi il Petroselce
di questa fatta, o il Petroselce corneo, del quale
qui ora positivamente ragioniamo (da che un al-
tro ve n’ha, come vedremo, che appartiene ai
Feldspati, e non già alle sostanze silicee), non
è che tutt’ al più translucido alquanto su i canti
vivi assottigliati, o in su gli estremi lembi taglienti
degli spigoli; la spezzatura ne è il più delle volte
scheggiosa. Desso suole inoltre essere sempre
amorfo, ove se ne eccettuino i bellissimi falsi
cristalli (ted. Afterkrystalle), modellati sullo
Spato calcareo, ne’ quali, come accennammo già
a pag. 31 di questo stesso nostro V. Volume,
nella terza Nota appiè di pagina apposta al § 238,
ci si offre talvolta quello segnatamente di Schnee-
berg, e finalmente riesce sempre alquanto meno
duro, che non soglia esserlo il Quarzo. – Il peso
specifico se ne ragguaglia prossimamente = 2708.
– Kirwan, che lo ha analizzato, ne trasse =
o, secondo che si suol dire, i passaggi i più co-
muni, ed i più naturali, ne sono al Piromaco
o alla Focaja, alla Calcedonia, al Diaspro e via
discorrendo. – Rinviensi in moltissimi luoghi, e
[Seite 94] fra gli altri, ne’ Colli Euganei; talvolta presentasi
in forma d’arnioni, o d’informi grumi, o di sfe-
roidi, nella pietra calcarea stratificata o seconda-
ria, come succede ad Haunstadt ne’ dintorni di
Ingolstadt, e costituisce frequentemente la così
detta pasta, o il cemento d’alcuni Porfidi, che
perciò appunto i Tedeschi sogliono denominare
Hornporphyre, od anche Hornsteinporphyre,
de’ quali possono ritenersi esemplari spettanti al-
l’Italia, i Porfidi rosseggianti di Bissone in riva
al Lago di Lugano, della Valle Gana presso a
Varese, quello che sostenta il Colosso, detto il
S. Carlone, presso ad Arona sul Lago Maggiore,
oltre a qualche altro ancora.
Il Sinope, o il Diaspro sinope (Ferrum jaspi-
deum di De Born: fr. le Sinople – le Quarz
ferrugineux rouge: ted. der Sinople: ing. the
Sinople), non è in sè finalmente altra cosa, se
non appunto anch’ esso un Petroselce corneo, di
color rosso bruno, più o meno carico a propor-
zione del Ferro perossidato, che contiene sem-
pre in molta copia, misturato intimamente nella
stessa sua pasta. A Schemnitz costituisce desso
in certo tal qual modo una specie di filon mi-
nerale principale1.
Il Litoxilon poi, o il Legno silicificato, od
anche il Petroselce legnoso (Lythoxylon: fr. le
Quarz agathe xyloïde – le Bois silicifié: ted.
der Holzstein – Kieselholz: ing. the Lytho-
xylon – Wood-stone?), è anch’ esso precisa-
mente un legno petrificatosi in un Petroselce cor-
neo; varia desso assai sensibilmente nel colorito,
mentre, tra gli altri, hannosene, da un lato, esem-
plari perfino del color rosso dello scarlatto o rosso
di cocciniglia, e dall’ altro, sebbene più di rado,
di color verde pomo. Rinviensi questo il più delle
volte ne’ terreni alluvionali; ma però se n’ha
qualche esempio anche ne’ terreni stratificati se-
condarj, com’ a dire, in quell’ Arenaria rossa
antica non minerifera, che i Tedeschi usano de-
nominare das rothe todte Liegendes1.
SPECIE 17. Schisto Siliceo, od anche alla
tedesca il Kieselschiefer, o veramente la Fta-
nite, o ancora talora la Basanite (fr. le Kiesel-
schiefer – la Phtanite – la Basanite – la
[Seite 97] Pierre Lydienne – la Pierre cornéenne Ly-
dienne – le Schiste siliceux – le Jaspe schi-
steux – le Quarz agathe schistoïde: ted. der
Kieselschiefer – Hornschiefer – Phtanit – Ba-
sanit – schwarzer Jaspis: ing. the Flinty-slate –
Kieselschiefer – Lydian Stone – Phtanite). –
Questa specie è sempre, o del tutto nera, o di
un colore grigio di fumo, e se accade che mo-
stri talora qualche altro colore, questo riesce al-
meno costantemente smontato e ben poco vivace;
non è translucida, che soltanto in sul margine ta-
gliente degli spigoli, o tutt’ al più in su i canti vivi
più sottili; la lucentezza, o sia il nitore n’è ad
un tempo grasso od untuoso, e luccicante bensì,
ma smontato; la spezzatura n’è, parlando così in
generale, grossolanamente scheggiosa, ma però in
qualche parte, talora, a squamette fine a bastanza;
[Seite 98] la compage n’è in complesso schistosa; è dessa
sempre amorfa o non cristallizzata, dura assai be-
ne, e spesse volte attraversata da venazze di Quar-
zo. – Il passaggio il più naturale ed il più comune
di questa pietra, si è allo Schisto argilloso, o
al Thonschiefer, come usano dire i Tedeschi.
– Il Kieselschiefer rinviensi quasi da per tutto,
ora per masse, tanto ne’ terreni primitivi e di
transizione, quanto ne’ secondarj e stratificati, e
perfino tra mezzo a’ Litantraci, ove i Tedeschi
usano dargli il nome proprio di Schwuhl, quanto
ancora finalmente in forma di ciotoli, e, come
si suol dire, di trovanti1.
La Basanite, od anche lo Schisto siliceo nobile,
o la Pietra Lidia, o come qui sopra di già ac-
cennammo, la vera Ftanite de’ moderni minera-
logisti (Lapis Lydius: fr. la Phtanite propria-
mente detta – la Basanite – la Pierre Ly-
dienne: ted. der Lydischer Kieselschiefer – Ba-
sanit – Phtanit: ing. the Phtanite – Lydian
Stone), non è altra cosa precisamente, che uno
[Seite 99] Schisto siliceo diasprino, o forse un vero Diaspro,
ora nero affatto quanto un carbone, ed ora grigio
nerastro, di compage schistoidea, cui Werner
volle dare il nome proprio di Lydischer Stein,
il quale riesce di gran lunga più equabile nella
spezzatura, che non il precedente, e che rinviensi
non gran fatto infrequente in forma, come si suol
dire, di trovanti o di ciotoli, in diverse località
e terreni.
SPECIE 18. Quarzo rubiginoso, o meglio ancora
il Selce rubiginoso, o talora il Quarzo ematoideo
(fr. le Quarz hyalin hématoïde – le Quarz
rubigineux: ted. der Eisenkiesel: ing. the Iron-
flint). – Questo è comunemente di quel color
bruno, che usiamo dire epatico o bruno di fe-
gato, volgente or più or meno al giallo deciso,
o al rossastro, e perfino al rosso cruoroso del
Sinope; non suol essere mai trasparente, ma tut-
t’ al più alcun poco translucido in su i lembi più
sottili de’ suoi frammenti; il nitore o la lucentezza
n’è in generale grassa alquanto od untuosa. Per
lo più è desso amorfo, sebbene incontrisi pure
alcuna volta cristallizzato in prismi a sei lati ter-
minanti in una piramide, ora a sei faccie, ed ora
a tre faccie sole, ed è poi duro a un dipresso
quanto lo suol essere il Quarzo, o poco meno.
– Il Peso specifico se ne ragguaglia = 2621.
– Bucholz, che ne instituì l’analisi chimica,
ne trovò la varietà epatica composta =
di Silice pura | 92,00 |
d’Ossido di ferro | 5,75 |
d’Ossido di manganese | 1,00 |
e di principj fugaci | 1,25 |
–––––– | |
Totale | 100,00; mentre |
nella varietà rossa rinvenne molto meno di Si-
lice, e quasi quattro volte più di perossido di
Ferro. – Incontrasi frequentissimo questo Selce
ferrifero, trall’ altre ben molte sue località, so-
prattutto nelle miniere ferrifere del così detto
Erzgebirge tanto Sassone, quanto Boemo, della
Siberia, dell’ Isola d’Elba, ec.
SPECIE 19. Diaspro (Jaspis: fr. le Jaspe –
le Quarz-jaspe: ted. der Jaspis: ing. the Jasper).
– Questa specie è suscettibile naturalmente di
ostentare ogni maniera di colori, e quasi direb-
besi anche, ogni maniera di disegno, o di distri-
buzione de’ suoi colori medesimi, talvolta bella-
mente svariati; onde fu poi, che derivaronle i
nomi usuali di Diaspro fettucciato (ted. Band-
jaspis), di Diaspro marmorizzato (ted. Marmo-
rirter Jaspis), di Diaspro brecciato (ted. Trum-
merjaspis), ed altri così fatti. Il vero Diaspro
non è mai trasparente; la spezzatura ne suol es-
sere, ad un tempo concoidea, ma smontata o
non lucente, non nitida e, quasi direbbesi, ter-
rosa, e non pare che offracisi mai cristallizzato,
ma amorfo sempre; se non che poi talvolta ac-
[Seite 101] cade, come vedremo, di rinvenirlo in forma co-
stante di globi, non però mai regolarissimi, di
palle sferoidali, d’arnioni, di grumi e simili, che
sembrano essere così foggiati naturalmente fino
dalla prima loro origine; e la durezza ne suol es-
sere prossimamente quella stessa del Quarzo, o di
ben poco riesce almeno scadente al confronto. –
Il peso specifico se ne ragguaglia = 2691. – Kir-
wan, che lo sottopose all’ analisi chimica, ne
ottenne =
passaggi, o le transizioni le più naturali e le più
comuni del Diaspro, sono al Petroselce corneo,
o all’ Hornstein de’ Tedeschi, al Quarzo rubigi-
noso, o all’ Eisenkiesel de’ Tedeschi, al Sinope,
alla Focaja, e via via discorrendo.
Una varietà assai rimarchevole del Diaspro
(se pure fra’ Diaspri è dessa effettivamente da
connumerarsi; chè molti non la pensano così)
è costituita dal così detto Ciotolo d’Egitto, o
Selce d’Egitto (Silex Niloticus – Jaspis Aegyp-
tiaeus: fr. le Caillou d’Égypte: ted. der Aegyp-
ten-kiesel – Aegyptischer Jaspis: ing. the Egypt-
pebble), il quale suol essere bruno, ma d’ogni
maniera di colori bruni possibili, meno soltanto
i più gaj e vivaci, riuscendone ora disegnato a
[Seite 102] fascie o a zone concentriche varie, ora venato,
ora pezzato, quasi a mò d’una breccia, ora mac-
chiato a tacche tondeggianti, e simili; offre esso ta-
lora alcuni disegni dendritici, o d’altra foggia, ed
è duro a bastanza per ricever la più bella poli-
tura de’ Diaspri. Il peso specifico n’è = 2564;
ci proviene dall’ Alto Egitto, ove sembra non
essere già stato rotolato, ma avere ricevuto ab
origine la forma, che ha quasi di ciotoli.
SPECIE 20. Arendalite, o la Pistaccite, o
anche l’Epidoto (fr. l’Arendalite – l’Èpidote
– la Pistazite – la Thallite – l’Akantikone
– la Delphinite – le Schorl vert du Dauphiné:
ted. der Arendalit – Pistazit – Thallit –
Akantikone – glasiger Strahlstein: ing. the Aren-
dalit – Pistazit – Thallit – Epidote). – Questa
specie orittognostica è il più delle volte di un co-
lore verde porro assai carico; non suole essere
mai trasparente; presentasi, quando in massa
amorfa, e quando cristallizzata, ed allora in ampi
e ben grandi prismi exaedri, terminanti in pira-
midi aventi or due, ed ora quattro faccette af-
filate o taglienti, od anche aguzze. I cristalli ne
sono dotati di un nitore o d’una lucentezza ve-
trosa, e la spezzatura ne dimostra in vece un ni-
tore, che ha alcun poco del grasso o dell’ untuoso;
del resto poi, mentre la spezzatura longitudinale
ne riesce lamellosa, la traversale ne riesce invece
concoidea. – Il peso specifico se ne ragguaglia
[Seite 103] = 3640. – Vauquelin, che ne analizzò preci-
samente quella d’Arendal in Norvegia, d’onde
la Specie trasse il primo de’ nomi qui ora attri-
buitile, la trovò composta =
di Silice pura | 37,00 |
d’Allumina | 21,00 |
di Calce | 15,00 |
d’Ossido di ferro | 24,00 |
d’Ossido di manganese | 1,50 |
con perdita di | 1,50 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – Rin- |
viensi dessa particolarmente in certe miniere fer-
rifere d’Arendal in Norvegia.
Siccome l’Epidoto, o sia la Thallite, od an-
che il così detto Scorlo verde del Delfinato, è
affatto analogo alla Arendalite, perciò Werner
volle riunire ben a ragione insieme tali minerali,
facendone una specie sola, sotto il nome da lui
propostone di Pistacite (ted. Pistazit1).
SPECIE 21. Axinite, od anche lo Scorlo vio-
letto del Delfinato (fr. l’Axinite – la Thu-
mite – le Schorl violet et transparent du Dau-
phiné – le Schorl lenticulaire – la Ianolithe
– la Pierre de Thum: ted. der Axinit –
Thumerstein – Thumit – Glasstein – Glas-
schoerl – Afterschoerl: ing. the Axinite –
Thumerstone). – Questa specie suol essere, dal
più al meno, di colore violetto, volgente ora al
bruno di Garofano, ed ora al grigio, e ben di
rado poi al verdiccio, al giallo pagliarino chiaro,
od anche al bianchiccio; è translucida, e qualche
volta perfino transparente, almeno in sugli spigoli
più sottili; la lucentezza, o il nitore ne è ve-
troso; la spezzatura ne è concoidea a fossette
minute, ma più spesso ancora di grana fina ed
ineguale, volgente alcun poco allo scheggioso. Dessa
rinviensi, non meno frequentemente amorfa, che
cristallizzata in rombi appianati. – Il peso spe-
cifico se ne ragguaglia = 3166. – Klaproth,
che sottopose all’ analisi chimica quella che ci
proviene dal Delfinato, la trovò composta =
di Silice pura | 50,50 |
[Seite 105] d’Allumina | 16,00 |
di Calce | 17,00 |
d’Ossido di ferro | 9,50 |
d’Ossido di manganese | 5,25 |
di Potassa | 0,25 |
con perdita di | 1,50 |
–––––– | |
Totale | 100,00 – Dessa |
rinviensi cristallizzata specialmente in Francia, nel
Delfinato, ed amorfa poi od in massa a Thum
nell’ Erzgebirge; ma hassene anche da’ Pirenei,
dall’ Ercinia o dall’ Harz, dalla Svezia, dalla Nor-
vegia, dall’ Ungheria, dalla Spagna, dall’ Affrica,
e finalmente dal S. Gottardo, e dalla Valle di
Chamouny in Savoja.
SPECIE 22. Armotomo, o la Pietra crucifor-
me, od anche l’Andreolite, l’Andreasbergolite
(fr. le Harmotome – la Pierre cruciforme –
la Hyacinthe blanche cruciforme – l’Ercinite
– l’Andrèolithe – l’Andrèasbergolithe: ted.
der Kreutzstein – Kreutzkrystall – Schaum-
spath – Kouphonspath – Ercinit – Andreas-
bergolith: ing. the Harmotome – Cross-stone).
– Questa specie è per l’ordinario d’un colore
bianco latte, e non suole riescir mai che a pena
translucida, rarissimo essendo il caso d’abbatterci
in qualche cristallo che siane affatto limpido; la
spezzatura longitudinale ne è lamellosa, mentre
concoidea ne risulta la trasversale. L’Armotomo è
[Seite 106] sempre cristallizzato1, ed anzi sembra, che fino
in origine trovisi già in Tavole esili, o in Pri-
smetti a bastanza densi e compatti, sebbene pic-
ciolissimi, quadrilateri e rettangolari, o formanti an-
goli retti, molto taglienti, affilati od anche acuminati
alle loro estremità, ma poi quasi sempre agge-
mellati a due per due, in modo tale, che, qua-
si direbbesi, si tagliano l’un l’altro a vicenda
in traverso, giusta la loro lunghezza, in due parti
uguali; onde ne viene che, considerati insieme sotto
questo loro tagliarsi in traverso, vengono a rap-
presentarci una foggia di croce. – Il peso spe-
cifico se ne ragguaglia = 2355. – Klaproth,
analizzando quello che ci proviene da’ dintorni
d’Andreasberg nell’ Harz o sia nella Selva Er-
cinia, vi riconobbe =
di Silice pura | 49,00 |
di Barite | 18,00 |
d’Allumina | 16,00 |
d’Acqua | 15,00 |
con perdita di | 2,00 |
–––––– | |
Totale | 100,00. |
– Le località principali ne sono, oltre ad An-
dreasberg, come di già avvertimmo, Strontian
[Seite 107] nell’ Argyleshire Contea della Gran Brettagna, ed
Oberstein in Germania1.
SPECIE 23. Ictioftalmite, od anche l’Apo-
fillite (fr. l’Apophyllite – l’Albine? – l’Ich-
thyophtalme – l’Ichthyophtalmite: ted. der
[Seite 109] Ichthyophtalmit – Fischaugenstein – Albin?
– pyramidaler Kuphonspath; ing. the Apophyl-
lite – axifrangible Zeolithe – Fish-eye-stone
– Ichthyophtalmite). – Questa specie ostenta
per l’ordinario un colore bianco tendente al gri-
gio, ed è per lo meno translucida, sebbene talora
sia anche affatto trasparente, e cristallizza in pri-
smi quadrati diritti od eretti, terminanti talora
in piramidi quadrilatere troncate alla lora som-
mità; la spezzatura ne riesce lamellosa, e scor-
[Seite 110] gonsi in quella, manifesti, tre diversi andamenti
rettangolari delle suture o commissure naturali
delle sue parti; è dessa dura a bastanza per scal-
fire alcun poco più lo Spato fluore, che non il
Vetro, ma sfregia poi fortemente la Spato calca-
reo. – Il peso specifico se ne ragguaglia = 2467.
– Stromeyer, che sottomise all’ analisi chimica
l’Apofillite di Uton, o d’Utoen in Isvezia, la rico-
nobbe composta =
di Silice pura | 51,80 |
di Calce | 25,10 |
di Potassa | 5,10 |
d’Acqua | 16,00 |
con perdita di | 2,00 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – Le |
principali località, d’onde ci provengono esem-
plari d’Apofillite, sono appunto Utoen presso Ro-
slagen in Isvezia, la Norvegia, le così dette Isole
degli Orsi ec. – Una varietà molto più fragile, in
grandi Tavole, o in lastre cristalline quasi opache,
di colore per lo più bianco, volgente alquanto al
rosato od all’ incarnato, ne abbiamo dalla Valle
di Fassa in Tirolo.
SPECIE 24. Prenite, o la Prehnite (fr. la
Prehnite – la Koupholithe – la Zéolithe ra-
diée jaunâtre: ted. der Prehnit – Koupholit –
Halbzeolith – axentheiler Triphanspath: ing.
the Prehnite – Koupholite). – Questa Specie
orittognostica è per lo più di color verde pomo,
[Seite 111] tutt’ al più translucida o semitrasparente, spesso
amorfa, ma pure non gran fatto di rado cristal-
lizzata in Prismi corti tetraedri romboidali insie-
me aggruppati o coadunati in varie fogge; la spez-
zatura ne riesce di grana minuta ed ineguale, ed
il nitore o la lucentezza ne ha sempre molto del
grasso o dell’ untuoso, quasi com’ è la cera, non
però senza alcun che di perlaceo, o di rammen-
tante la Madreperla, e quanto alla durezza, cede
essa sempre al Quarzo, ma sfregia assai bene
l’Apatite – Il peso specifico se ne ragguaglia
= 2942. – Klaproth, che, frall’ altre, sotto-
pose all’ analisi la Prehnite provenutaci per la
prima dal Capo di Buona Speranza, vi rico-
nobbe =
di Silice pura | 43,83 |
d’Allumina | 30,33 |
di Calce | 18,33 |
di Ferro ossidato | 5,66 |
d’Acqua | 1,85 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – Le princi- |
pali località, onde le moltiplici varietà di Preh-
nite ci derivano, sono soprattutto il Capo di
Buona Speranza, onde recolla in Europa il Co-
lonnello Prehn, che le lasciò il suo nome, poi l’Oi-
sans nel Delfinato, l’Harz in Germania, e se-
gnatamente Goslar, ove rinviensi cristallizzata,
come lo è anche spesso quella della Valle di
Fassa in Tirolo, poi il Salisburghese, la Svezia, la
[Seite 112] Norvegia, la Savoja, il Piemonte, i dintorni di
Livorno in Toscana, e così via discorrendo1.
SPECIE 25. Zeolite (fr. la Zéolithe: ted. der
Zeolith: ing. the Zeolite). – Questa Specie (che
presentemente ne racchiude a un tratto parecchie,
tra di loro assai bene distinte), ebbe il suo no-
me, d’origine greca, e corrispondente in Ita-
liano a pietra che bolle, o a pietra che fer-
menta (in ted. Brausestein), dalla principale e
più rimarchevole delle sue proprietà, che ritiensi
essere quella di rigonfiarsi emettendo propaggini
o rami lateralmente, o facendo talora, secondo
che si suol dire, le corna, quando viene trat-
tata sovra un carbone colla fiamma del cannello,
o del tubo feruminatorio, senza perciò dare così
tosto, nè molto agevolmente, una perla di vetro,
o di smalto fuso.
È dessa di color bianco, in diversissime gra-
dazioni, ma però talora anche di colore rosso
laterizio o rosso di mattoni, ed alcuna volta
verdiccia; quand’ è cavata di recente, è dessa
[Seite 113] dal più al meno translucida, ma talora è anche
quasi affatto pellucida; ben di spesso è marga-
ritacea o perlacea, o è dotata d’uno splendore
analogo a quello della Madreperla; e così è per
lo meno quasi sempre quella, che contraddistin-
guesi col nome di Stilbite, la quale invece, al-
lorchè è alquanto alterata o parzialmente decom-
posta, riesce non più trasparente, ma d’appa-
renza terrosa bianchiccia e quindi quasi farinacea.
La compage n’è spesse volte radiata, a raggi di-
vergenti da centri comuni; in altre circostanze è
dessa lamellosa; talora è amorfa, da quando a
quando arnioniforme, e spessissimo poi cristalliz-
zata, ed in tal caso, o in Tavole o Prismi a sei
facce, o veramente, sebbene assai più di rado,
in Cubi che le fanno prendere i nomi di Zeolite
cubica, di Cubicite o di Analcimo, o in Prismi
romboidali, onde le ne viene il nome di Caba-
sia, ec., o in aghi cristallini più o meno vistosi,
più o meno translucidi, più o meno discreti, e
più o meno divergenti da centri comuni, onde
assume poi dessa i nomi di Zeolite aciculare (ted.
Nadelstein), e quando è diafana, come succede
piuttosto di rado in quella d’Islanda, ed anche
in alcune del Vicentino e dell’ Alvernia, l’al-
tro nome di Zeolite vetrosa o di Mesotipo ve-
troso (ted. Glaszeolith), o in fibre cristalline,
che le fanno prendere il nome di Zeolite fibro-
sa o di Mesotipo capillare (ted. Faserzeolith –
[Seite 114] Haarzeolith), o finalmente in cristalli lamellosi,
e come già dicemmo, margaritacei, che le con-
tribuiscono i nomi di Stilbite o di Zeolite la-
mellosa (ted. Blatterzeolith – Stilbit); comun-
que però essa sia, la Zeolite non riesce mai al-
tro che soltanto semidura. – Il peso specifico
se ne ragguaglia = 2134, più o meno. – Smith-
son, che sottopose all’ analisi chimica una Zeo-
lite, dura, compatta e cristallizzata dell’ Isola
Feroer, la riconobbe composta =
lità principali, onde ci si forniscono le varie
foggie, o le varie sorta di Zeoliti, sono, tral-
l’altre moltissime, soprattutto l’Islanda, e l’Isole
Feroer, ove rinvengonsi in un Trappo. Moltissi-
me ne offrono però, e queste svariatissime, la
Valle di Fassa nel Tirolo, la Provincia di Vi-
cenza, a Montecchio Maggiore, ad Altavilla, ai
Tretti ed altrove, ora nella Wacke amigdalare,
ora nel Basalte ed ora nel Grünstein basaltifor-
me, l’Auvergne in Francia, il Piemonte, il Ve-
suvio, e via discorrendo.
Tra le Zeoliti fibrose debbe annoverarsi anche
la così detta Natrolite, che trovasi nella Fonolite
[Seite 115] o nel Porphyrschiefer, ora più ora meno de-
composto di Hohentwyl nel Wirtemberghese, la
quale a quando a quando è di colore isabella,
o giallo chiaro, ma talora di color giallo ran-
cio, arnioniforme e mammillare, dimostrante
nella sua spezzatura verticale costantemente una
compage fibrosa radiata, a fibre o a raggi stipati
molto e divergenti da varj centri comuni, ed
avente le sue protuberanze mammillari superficial-
mente coperte bene spesso dall’ Albina, e da una
maniera di Apofillite bianca, di forma che affette-
rebbe di avvicinarsi apparentemente al Cubo1.
SPECIE 26. Marecanite, od anche l’Obsidiana
Nobile, o il Luchs-zaffiro di Tockay, o il Gal-
linace di Tockay (fr. la Marèkanite – l’Obsi-
[Seite 117] dienne noble – l’Obsidienne de Marékan –
l’Obsidienne de Tockay – le Lux-saphyr de
Tockay: ted. die Marekanit – der Tockaye
[Seite 118] Luchs-saphyr – edler Obsidian: ing. the Ma-
rekanite – granular Pearlstone of Marekanka
– Obsidian of Tockay – noblest Obsidian).
[Seite 119] – Questa sostanza (considerata qui, non si sa
bene il perchè, come formante una specie di-
stinta, sebbene in fatto non sembri essere altra
[Seite 120] cosa, fuor che una semplice varietà o modifica-
zione della Obsidiana, Specie 14, della presente
Sezione, già descritta alla pag. 88, e segg. di questo
Volume medesimo), è per l’ordinario di un co-
lore grigio di fumo, qualche volta nuvolosa, o
sparsa per entro di nubecole, è sempre dal più
al meno translucida, e ben di rado poi limpida
affatto od acquea, nitida o, secondo che si suol dire,
jalina; la lucentezza o il nitore n’è decisamente
vetroso; la spezzatura ne riesce concoidea. Suole
dessa rinvenirsi in forma di globetti imperfetti,
d’arnioncini o di grani costantemente arrotondati
e senz’ alcuno spigolo, grossi quanto un pisello,
quanto una nocciuola, o poco più. – Il peso spe-
cifico se ne ragguaglia = 2365. – Klaproth, che
ne instituì l’analisi chimica, riconobbe la vera
[Seite 121] Marekanite composta =
di Silice pura | 81,00 |
d’Allumina | 9,50 |
di Calce | 0,33 |
d’Ossido di ferro | 0,60 |
di Soda | 4,50 |
di Potassa | 2,70 |
d’Acqua | 0,50 |
con perdita di | 87 |
––––––– | |
Totale | 100,00. |
(Analisi questa, che milita a comprovare anche
essa viemmaggiormente, se non l’assoluta iden-
tità, almeno la decisa analogia, che passa tra
questa pretesa specie, e la già precedentemente
descritta nostra Obsidiana, al pari della quale
sfregia essa l’Apatite, venendo sfregiata dal To-
pazzo; mentre poi, trattata al cannello, suole com-
portarvisi come alcune delle così dette Zeoliti,
e fondesi, talora però non senza qualche diffi-
coltà, quando è grigia, in una massa vetrosa sem-
plicemente schiumosa, e quando è bruna, in una
perla di vetro bianco non ischiumoso e non gonfio,
dopo però d’essersene da principio rivestito il fram-
mento, che si stava tentando, d’una crosticina su-
perficiale bianchiccia). – La località principale della
Marekanite si è quella dello sbocco del fiumicello
Marekanka nel mare di Ockotsk, onde le ne
derivò un così fatto nome; ma rinviensi dessa
eziandio ne’ dintorni di Tockay in Ungheria, ed an-
[Seite 122] che altrove. – I grani di questa sostanza sogliono
essere, o disseminati, come in un cemento o in
una pasta, in una massa di Perlite (fr. l’Obsi-
dienne perlée – la Lave vitreuse perlée: ted. der
Perlstein: ing. the Pearlstone), o veramente sono
rivestiti d’una camicia, o d’una crosticina di tale
sostanza, di compage sempre più o meno lamello-
sa, la quale si comporta essa pure al cannello
a quel modo che vi si comportano alcune delle
così dette Zeoliti.
SPECIE 27. Perlite, o anche la Pietra per-
lina, o l' Obsidiana perlata (fr. l’Obsidienne
perlée – la Perlité – le Perlstein – la Lave
vitreuse perlée: ted. der Perlstein – zeoliti-
scher Pechstein – vulkanischer Zeolith: ing.
the common Pearlstone). – Questa sostanza (che
in altro alla perfine non risolvesi anch’ essa, come
accennammo già della precedente Marekanite, che
in una semplice modificazione o varietà d’Obsidia-
na), riesce al solito d’un colore grigio di cenere, ma
pure alcuna volta di un rosso laterizio o del colore
proprio de’ mattoni o delle tegole, variabili così
l’uno, come l’altro, in quasi ogni maniera di vol-
genze o di modificazioni; è dessa sempre poco tran-
slucida; ostenta talora un nitore analogo a quello
che sogliono, avere certe stoffe di seta, ora quello
che usiamo dire madreporino o perlaceo, perchè
analogo a quello che ci offre la madreperla po-
lita; sfregia l’Apatite, venendo sfregiata dal To-
[Seite 123] pazzo; fondesi al cannello in una tal quale, come
si suol dire, fritta schiumosa od anche spugnosa,
ed è sempre o in massa amorfa, o compaginata
come di grani distinti, o di laminette curve e
concentriche, quasi chi dicesse, di fogliette separa-
tamente costituite, e poscia insieme con ben poca
coerenza ammassate o congregate; di modo che
la massa che ne risulta, riesce poi molto fria-
bile o riducibile in bricioli con somma facilità;
e di tal fatta sono appunto le fogliette o le lami-
nette costituenti l’inviluppo, la crosta o la ca-
micia, onde dicemmo che sogliono essere bene
spesso rivestiti i grani o gli arnioncini della vera
Marekanite. – Il peso specifico se ne ragguaglia
= 2250, ma può giugnere fino a 2380. – Kla-
proth, che ne sottomise all’ analisi chimica quella
di Telkebanya in Ungheria, ebbe a riconoscerla
composta =
di Silice pura | 75,25 |
d’Allumina | 12,00 |
di Calce | 0,50 |
di Potassa | 4,50 |
d’Ossido di ferro | 1,60 |
d’Acqua | 4,50 |
con perdita di | 1,65 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – Tra le |
molte località, onde ci perviene la Perlite, fa-
remo, che ci basti il citare qui ora quelle di Gie-
shübel, di Tockay e di Telkebanya in Unghe-
[Seite 124] ria, di Marekanka nella estrema Russia nord-
orientale, il Cabo de Gates in Ispagna, il Messico
in America, l’Islanda, l’Irlanda, e più presso a
noi, i Colli Euganei nel Padovano, Marostica nel
Vicentino, e via discorrendo1.
SPECIE 28. Lazzulite orientale, o il Lapis
armeno, o anche il Lapis lazzoli, o il Lapis
lazuli, o la Zeolite turchina (Lapis lazuli
– Sapphirus regulus degli Antichi: fr. la La-
zulite – la Lazulite de Klaproth – la Lazulite
outremer – la Pierre d’azur – la Lazulite
d’Arménie – la Lazulite orientale – la Lazu-
lite de Perse – la Zéolithe bleue: ted. der
Lasurstein – Lazulith von Morgenland – Kla-
prothscher Lazulith – Armenischer Stein: ing.
the Azure-stone). – Questa specie orittogno-
stica, generalmente amorfa, granulare e dimo-
strante, a quanto pare, una tal quale non ben
manifesta tendenza alla forma dodecaedra trapezoi-
[Seite 125] dale, trasse il più comune de’ suoi nomi, quello cioè
di Lapis lazuli o di Pietra azzurra, da’ Persiani,
presso a’ quali è indigena, a motivo del superbo
suo colore azzurro durevolissimo e resistentissimo;
dessa non è mai tampoco translucida; l’aspetto
della spezzatura n’è costantemente smontato, e
di grana terrosa, e racchiude bene spesso alcuni
punti, od alcune macchie o tacche gialle dorate
piritose; sfregia dessa l’Apatite, ma viene sfre-
giata dal Quarzo; i frammenti riscaldatine fosfo-
reggiano d’una luce sparuta o non gran fatto vi-
vace; ma trattandola al cannello, s’imbianca, ed a
lungo andare risolvesi in una perla vetrosa, densa,
stipata e compattissima; perde negli acidi il suo
colore, e quando v’è posta dentro calcinata da
prima, forma seco loro una gelatina. – Il peso
specifico se ne ragguaglia = 2760, ma però
può anche giugnere a 2940, a norma tanto di sua
purità, che di sua diversa compattezza – Kla-
proth, che la sottopose all’ analisi, la trovò con-
tenere =
di Silice pura | 46,00 |
d’Allumina | 14,50 |
di Calce carbonata | 28,00 |
di Calce solfata | 6,50 |
d’Ossido di ferro | 3,00 |
d’Acqua | 2,00 |
––––––– | |
Totale | 100,00.1 – |
Del resto poi le località, onde ci deriva il vero
e il più pregiato Lapis lazuli, quello cioè, che
s’adopera per farne moltissimi oggetti d’orna-
[Seite 127] mento, tanto della persona, quanto delle mobi-
glie di lusso, e che serve esclusivamente alla pre-
parazione di quel bellissimo e splendido colore
[Seite 128] azzurro che i dipintori chiamano Oltremare, sono
parecchie, tra le quali citeremo qui le sponde del
Lago Baikal in Siberia, ove rinvengosene massi
di tutta bellezza, la piccola Buccaria, il Thibet,
la China ed il Chilì. Oltre che però la così detta
Haüyna o la Lazialite, di cui si farà menzione
qui tosto dopo, sembra per ben molti riguardi
essere probabilmente da ritenersi, come in sommo
grado analoga al Lapis lazuli orientale, v’ha di
più, che qualche traccia di quest’ ultimo si è pure
rinvenuta per entro alle roccie vulcanizzate della
Bassa Italia, e perfino in alcune Lave incontra-
stabilmente eruttate dal Vesuvio1.
SPECIE 29. Hauyna, o anche la Lazialite.
(fr. la Haüyne – la Latialite1: ted. der Hauyn
– Latialith: ing. the Hauyne – Latialite). – Que-
[Seite 130] sta sostanza, che rinviensi, tanto amorfa ed in
[Seite 131] massa granulare, quanto cristallizzata in più o
meno piccoli dodecaedri romboidali, e talora in
grani cristallini d’apparenza, più che altro, cu-
bica, aggruppati od insieme ammucchiati, ha per
l’ordinario un colore analogo a quello del vero
Lapis lazuli, ma volgente anche al colore pro-
prio del verderame, come pure a qualche altro
colore, al gialliccio, per esempio, al bruno e
perfino al nerastro; riesce quasi sempre alquanto
translucida, sfoggia un nitore quasi al tutto ve-
troso; è dura a segno di sfregiare sempre od al-
meno scalfire l’Apatite, come alcuna volta scal-
fisce anche il Feldspato, sfregiabile essa stessa
dal Quarzo, che ne trae una polvere bianchiccia;
la polvere poi ne fa gelatina cogli acidi; trattan-
dola finalmente al cannello, fondesi in uno smalto,
o piuttosto in una fritta bianca schiumosa. – Il peso
specifico se ne ragguaglia = 2680, ma può giu-
gnere, quando è cristallizzata, fino a 3333. –
Gmelin, che analizzò quella di S. Marino, la trovò
composta =
di Silice pura | 35,48 |
d’Allumina | 18,87 |
di Calce | 12,00 |
d’Acido solforico | 12,39 |
di Potassa | 15,45 |
d’Ossido di ferro | 1,16 |
d’Acqua | 1,20 |
con perdita di | 3,45 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – Dopo la |
scoperta che ne fece, pel primo, non sono molti
anni, Gismondi, in sulle spiaggie del Lago di
Nemi nell’ Italia meridionale, questa sostanza è
stata riconosciuta in più luoghi, come a dire,
presso ad Albano, a Marino, presso a Roma, ed
al Vesuvio, pur sempre in Italia, presso ad An-
dernach, a Niedermennich, e lunghesso le sponde
del Lago di Laach in Germania, nel Mont d’or,
ed a Falgoux nel Cantal in Francia, e via di-
scorrendo.
SPECIE 30. Augite, o il Pirosseno (fr. le Py-
roxéne – l’Augite: ted. der Augit – Pyroxen:
ing. the Augit – Pyroxene). – Questa assai
ben ricca specie orittognostica è suscettibile di vol-
gere con ogni maniera di gradazioni, dal colore
verde di porro cupo, e dal colore bruno della
colofonia, fino al nero il più deciso da una parte,
e dall’ altra poi fino al verde porro il più deli-
cato; ma ve n’ha però anche qualche varietà
giallognola, grigia e via discorrendo; generalmente
non suol essere che soltanto translucida; è quasi
sempre dotata di sommo nitore, o d’una lucen-
tezza assai vivace; la spezzatura ne riesce, per lo
lungo, lamellosa, ed in traverso poi, concoidea;
alcune volte rinviensi in massa amorfa od anche
in grani, come chi dicesse, coagmentati, o in istan-
ghette cilindroidee lunghe molto ed appianate
(come accade della Mussite), o finalmente cri-
stallizzata in più fogge, pel solito derivanti tutte
[Seite 133] quante da un prisma obbliquo romboidale, ed il
più spesso appunto in corti prismetti a sei lati
piani od appianati, e terminanti in una acumi-
natura a quattro facce. Sfregia dessa lo Spato
fluore, ma viene poi sfregiata dal Feldspato; i
frammenti ne fosforeggiano a bastanza vivacemente
ove siano riscaldati; al cannello fondesi, non però
senza qualche difficoltà, ora in vetro nero, verdic-
cio, bianco od altro colore, ed ora, come si suol
dire, in fritta. – Il peso specifico di questa Au-
gite o di questo Pirosseno si ragguaglia per lo
meno = 3230, ma può giugner ben anche fino
a 3570. – E le analisi ne diversificano in ra-
gione delle varietà, per modo che si è giudicato
opportuno d’indicare colla seguente Tabella:
Ond’ è da inferirsi, che Diopside (e seco Alalite, Mussite,
Pirosseno cilindroideo, Pirosseno compresso, Pirosseno
fibro-granulare), Malacolite (e seco Salite, Salaïte, Pyr-
gom, Fassaïte, Baikalite, Pirosseno laminare, Pirosseno
grano-lamellare), Augite (e seco Augite comune, Augite
concoidea, Augite scoriacea, Augite granulare o granosa,
Basaltina, Vulcanite, Blenda dell’ Olivina, Scorlo nero
de’ vulcani, Pirosseno resinite, Roccia augitica, Augitfels
o Augite in massa, e Lherzolite), e finalmente Coccolite
od Augite granuliforme, o Pirosseno granuliforme, altro
non sono che sinonimi, quanto alla Specie mineralogica
a cui mirano sempre, ed indicano tutt’ al più diverse
Sottospecie o varietà di Augite o di Pirosseno.
Generalmente l’Augite rinviensi disseminata per
entro alla massa del Basalte, della Dolerite, del
Tuffa o della Wacke, di qualche Trachite, e di al-
tre roccie ancora, ma soprattutto poi per entro alle
Lave de’ vulcani, come del Vesuvio, dell’ Etna
e via discorrendo. – La così detta Coccolite
(fr. la Coccolithe: ted. der Coccolith – Kokko-
lith), varietà, come si sa, granuliforme, verde-
porro, verde d’olio od anche verde nerastra del-
l’Augite o del Pirosseno, raramente cristallizzata
e spessissimo poi amorfa e composta di granellini
angolosi poco tra di loro coerenti, rinviensi par-
ticolarmente ad Arendal in Norvegia1.
SPECIE 31. Vesuviano, o l’Idocraso, o an-
che l’Idocrasia (fr. l’Idocrase – la Vésuvienne
– la Hyacinthe volcanique – la Chrysolithe
[Seite 137] des volcans – le Schorl vert des volcans –
le Péridot-idocrase: ted. der Vesuvian – Ido-
kras – Egeran – Wilouit – Frugardit: ing.
the Vesuvian – Idocrase). – Questa specie è per
lo più di un colore bruno di resina, analogo a
quello che suol avere la così detta Pece greca dei
suonatori di violino, o piuttosto la Colofonia; ma
volge o passa, come si suol dire, anche ad altri
colori, ed in particolare al verde d’oliva più o
meno carico, o al giallognolo, e talora al bruno
rossiccio, al turchiniccio, al nerastro ec.; suol
esser dessa in generale, o translucida, o poco tra-
sparente; quando è cristallizzata, la lucentezza, o il
nitore esterno ne partecipa molto del grasso o
dell’ untuoso, mentre il nitore interno, risultante
dalla spezzatura imperfettamente concoidea a fos-
sette minute, ed alquanto diseguale, ne è sempre
decisamente vetroso; rinviensi anche in massa
amorfa, o in pasta; ma però hassi assai più fre-
quentemente cristallizzata in prismi eretti quadri-
[Seite 138] lateri brevi, talora nitidissimi, aventi smussati i
loro canti vivi, e terminanti in una acuminatura
o in una piramidetta terminale ottusissima; col
mezzo dell’ attrito, dà essa indizio d’elettricità
positiva, e i lati de’ cristalli ne sono striati nel
senso della loro lunghezza. Sfregia dessa il Feld-
spato, essendo sfregiabile dal Topazzo, e trattata al
cannello, vi si fonde in un vetro, ora giallo ed
ora bruniccio. Il peso specifico se ne ragguaglia
per lo meno = 3080, ma può giugnere fin’an-
che a 3400 – Klaproth, che ne sottomise all’ ana-
lisi quella del Vesuvio, la trovò composta =
di Silice pura | 35,50 |
d’Allumina | 33,00 |
di Calce | 22,25 |
d’Ossido di ferro | 7,50 |
d’Ossido di manganese | 0,25 |
con perdita di | 1,50 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – analisi |
questa, che ammette qualche variazione sensibile, raf-
frontandola con quella dataci pure da Klaproth della
Vilouite o dell’ Idocraso di Siberia, con quella dataci da
Nordenskiöld della Frugardite o dell’ Idocraso di Frugard
in Finlandia, e con quelle dateci da Dunin-Borkowsky
e da Ficinus dell’ Egeran o dell’ Idocraso di Eger in
Boemia. – Agg. del T.
Tra le tante località, ove rinviensi questo Ve-
suviano o questo Idocraso, diremo che, come lo
indica già di per sè lo stesso primo di tali suoi
[Seite 139] nomi, il Vesuvio ce ne ha fornito i primi esem-
plari, e moltissimi ce ne fornisce pur tuttavia,
come di sostanza orittognostica primordiale, e
nulla avente che fare col fuoco vulcanico, che ne
rode le viscere e che ne va elaborando alcuni al-
tri materiali. Belli però soprattutto sono i cristalli
perfetti e nitidissimi, grossi talora quanto un buon
pollice, che ce ne provengono dalla Siberia Asiatica,
e precisamente dallo sbocco del fiumicello Achta-
ragda nel Viloui1.
La Loboite (fr. la Loboïte: ted. der Loboit),
così denominata da Berzelius in onore del Conte
Lobo da Oriola2, cui andiamo debitori delle pri-
me esatte notizie che la riguardano, diversifica
essenzialmente dal Vesuviano o dall’ Idocraso, al
quale d’altronde, quanto a’ caratteri esterni, so-
miglierebbe pure moltissimo, soprattutto a motivo
del modo suo di comportarsi trattandola al can-
[Seite 140] nello, a motivo del suo non riuscire mai elet-
trica in alcun caso, e a motivo della riflessibile
quantità di Magnesia (= 0,252) che contiene.
Rinviensi dessa a Gökum nella Uplandia, a po-
nente e non gran fatto lunge dalle miniere Fer-
rifere di Dannemora1.
SPECIE 32. Leucite, od anche l’Amfigeno, o
il Granato bianco (fr. l’Amphigéne – le Gré-
nat blanc – le Grénat blanc du vésuve – la
[Seite 142] Léucolithe? – la Leucite: ted. der Leuzit –
Leucit – weisser Granat – vulkanischer Granat
– granatförmiger Schörl – trapezoidaler Ku-
phonspath – Amphigen: ing. the Leucite –
– white Garnet). – Questa specie orittognostica
è, o bianca affatto, o di color bianco-latte; è sem-
pre più o meno translucida, ma il più delle volte
riesce poi torbida o nuvolosa, a motivo del mag-
giore o minor numero di screpolature, onde i cri-
stalli qualche volta ne sono tutti quanti segnati;
per di fuori, è dessa rozza, aspra, ruvida o, come
chi dicesse, grezza, mentre l’interno ne appari-
sce dotato sempre d’un nitore decisamente vetro-
so; nella spezzatura vi si scorge una compage
[Seite 143] quasi concentrica; d'ordinario suol dessa essere
cristallizzata in doppie piramidi, cadauna delle
quali mostrerebbe di dover avere otto faccie, ed
ogni singolo cristallo ne mostra per tal modo quat-
tro faccette, componenti cadauna delle acuminatu-
re, o piramidelle terminali, con cui offresi all' oc-
chio dell' osservatore; la forma fondamentale ne
è però sempre il Cubo. Questa specie è sempre
fragile assai, e trattata al cannello di per sè sola,
vi è affatto infusibile. – Il peso specifico se ne rag-
guaglia = 2468, o poco più – Klaproth, che
sottopose all' analisi quella di Albano, vi rico-
nobbe =
di Silice pura | 54,00 |
d'Allumina | 23,00 |
di Potassa | 22,00 |
con perdita di | 1,00 |
–––––– | |
Totale | 100,00 – e simile quasi |
affatto riuscì a lui pure la composizione di quella
del Vesuvio. – Le località principali della Leu-
cite o dell' Amfigeno ne stanno nella parte più
meridionale d'Italia, come a dire al Vesuvio, ne'
dintorni di Roma, all' Isola di Lipari, e simili;
ma però se ne rinvennero esemplari anche ne' din-
torni del lago di Laach, nella Prussia Renana,
in Brisgovia, ed anche altrove.
SPECIE 33. Piropo, o il Granato di Boemia,
od anche l'Almandino, il Carbonchio, il Gra-
nato orientale, il Granato della Slria, il
[Seite 144] Granato Siriaco, o il Granato nobile; sebbene tutti
questi altri nomi convengano forse assai meglio al
Granato rosso della Specie qui tosto susseguente
(Granatus – Amethystus: fr. le Grénat pyrope
– le Pyrope – le Grénat de Bohéme – l'Escarbou-
cle? – le Grénat rouge-violet, le Grénat rouge de
feu? – le Grénat syrien? – le Grénat oriental? –
le Grénat noble: ted. der Pyrop – Boehmischer
Granat – Karfunkel? – Almandin? – orien-
talischer Granat? – edler Granat? – syri-
scher Granat? – Grönlandit: ing. the Pyrop
– precious Garnet? – oriental Garnet? –
syrian Garnet? – Almandine). – Questa gem-
ma, che pare potrebbe forse star meglio pigliandola
come semplice Sottospecie del Granato, che qui
gli succede immediatamente, è di un colore rosso
a un di presso quanto può esserlo quello rosso
cupo del sangue venoso, del coagulo ossia del
cruore separatosi dalla linfa, sebbene riesca poi
ciò non ostante sempre più o meno trasparente, ed è
dotata d'un nitore decisamente vetroso; mostrasi
dessa concoidea nella spezzatura, e non rinviensi
mai in forma di cristalli perfetti e determinabili,
ma piuttosto in grani arrotondati, sparsi e dissemi-
nati, od anche concresciuti, per esempio, nel Ser-
pentino o in altre roccie analoghe. – Il peso
specifico se ne ragguaglia = 3941. – Klaproth,
che la analizzò, la trovò composta =
di Silice pura | 40,00 |
d'Allumina | 28,50 |
di Magnesia | 10,00 |
di Calce | 3,50 |
d'Ossido di ferro | 16,50 |
d'Ossido di cromo | 1,00 |
d'Ossido di manganese | 0,25 |
con perdita di | 0,25 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – Le prin- |
cipali località ne stanno nel così detto Erzgebirge,
tanto dalla parte che ne appartiene alla Boemia,
quanto anche da quella che ne spetta alla Sas-
sonia1.
SPECIE 34. Granato, od anche il Carbonchio
(Carbunculus: fr. le Grénat – l'Escarboucle:
ted. der Granat – Karfunkel: ing. the Garnet)
– Questa specie, che dal violetto paonazzo il più
carico (ted. colombinroth), e dal rosso cremisi,
passando pel bruno di colofonia, è suscettibile
di variar fino al verde d'oliva, varia poi non
meno anche in riguardo alla trasparenza, che ta-
lora se ne può dire perfetta, ed altre volte ne può
[Seite 146] essere maggiore o minore; generalmente è dessa
dotata di un nitore decisamente vetroso; dimo-
strasi concoidea nella spezzatura, e rinviensi ora
in massa amorfa ed ora cristallizzata, ed in tale
ultimo caso in cristalli di forme diverse, ma però
il più delle volte in dodecaedri a faccette romboi-
dali, e talora anche nella forma che indicammo
esser propria della Leucite o dell' Amfigeno.
In riguardo particolarmente al loro colore, i
Granati ripartisconsi per lo meno nelle tre se-
guenti sotto-specie, la sola prima delle quali pre-
sentaci il vero Granato nobile, mentre l'altre due
dovrebbero comprendere tutti i rimanenti Granati
che diconsi ignobili o non preziosi.
1.) Granato rosso, o il Granato Siriaco ve-
ro, il vero Granato orientale, il Granato rosso
gemmario, il Granato rosso infocato, il vero
Almandino: (fr. le Grénat rouge-orangé – le
Grénat rouge de feu – l'Escarboucle – le Gré-
nat noble – le Grénat oriental – le Grénat
de Syrie: ted. der rothe Granat – Almandin
– eigentlich edler Granat – Syriascher Gra-
nat – orientalischer Granat: ing. the proper
Almandine – Syrian Garnet – oriental Garnet
– noblest red Garnet). – Questo suol essere
costantemente d'un color rosso, splendido e viva-
cissimo, e quand' è polito, riesce sempre nitidissi-
mo: pesa desso specificamente 4188; quello de-
rivanteci dal Pegù, analizzato da Klaproth, risultò
[Seite 147] composto =
di Silice | 35,75 |
d'Allumina | 27,25 |
d'Ossido di ferro | 36,00 |
d'Ossido di manganese | 0,25 |
con perdita di | 0,75 |
–––––– | |
Totale | 100,00 |
– Tra le principalissime località, onde ci pro-
viene questo Granato, ch' è più pregiato ed ef-
fettivamente più bello di tutti gli altri, citeremo
appunto quello del Pegù nell' Indie Orientali, che
i nostri giojellieri usano di polire in pezzi arro-
tondati, od offerenti una superficie convessa, a
quel modo che i Francesi sogliono indicare colla
espressione taillé en cabochon, ed i Tedeschi col-
l' altra als Zweckenkopf geschliffen; altri esem-
plari però non meno belli, sia a riguardo del
colore e della nitidezza, o sia a riguardo della per-
fettissima loro cristallizzazione, ma di rado aventi
una vistosa mole, ce ne offre Ala, nella valle di
Lanzo, come pure la vicina valle di Brozzo in Pie-
monte, in compagnia di que' bellissimi Pirosseni
diopsidi; ed altri ancora ce ne provengono dal Ti-
rolo, dall' Ungheria, dal Cabo de Gates in Ispa-
gna, da' Pirenei in Francia, dalla Norvegia, dalla
Groenlandia, dall' Inghilterra e via discorrendo.
2.) Il Granato bruno, o anche il Granato
ferrifero, il Granato comune del colore del mie-
le: (fr. le Grénat brun – le Grénat ferrifère
[Seite 148] rougeâtre – le Grénat résinite commun – le
Grénat couleur de poix: ted. der braune Gra-
nat – Pech-granat – Zirkon-granat – Titan-
granat – Rothoffit – Romanzowit – Kolopho-
nit – Rutilit: ing. the common brown Garnet
– Iron-garnet). – Questo suol essere di un
color bruno analogo a quello di qualche resina,
come a dire, a quello che ha la colofonia o la
pece greca, od anche analogo a quello del mie-
le, ma è suscettibile di passar poi, o di volgere, al
colore della cannella, al rossastro, al giallastro,
al bruno epatico od anche al nerastro.
I cristalli ne sono per l'ordinario a pena a pena al-
cun poco translucidi in sugli spigoli; la forma delle fac-
cette ne inclina quasi sempre alla figura romboidale, ed
i canti vivi ne sono generalmente, non solo smussati, ma
vi suol essere sostituita una faccetta cristallina diritta,
bislunga e talora, quasi direbbesi, lineare. Le analisi di
tali Granati, ne' quali la dose di Calce abbonda gene-
ralmente più che non osservisi ne' Granati preziosi, va-
riano moltissimo, a norma delle diverse località, onde
provengono, come ne variano sommamente anche le ri-
spettive gravità specifiche. Bellissimi, e qualche volta as-
sai vistosi esemplari di questi Granati comuni color di
miele, ci derivano dal S. Gottardo, ove i cristalli iso-
lati rinvengonsi pel solito inviluppati in uno Schisto tal-
coso bianco argentino tenerissimo; altri saggi ne abbia-
mo dal Vesuvio, tanto in massa amorfa, o come si suol
dire, in forma di Pasta di granato, quant' anche in
cristalli che vi accompagnano bene spesso il Vesuviano
o l'Idocraso cristallizzato esso pure. Del resto, oltre ai
saggi che ce ne derivano da Auerbach nel Badese, e
[Seite 149] da molte altre località della Germania, della Norvegia,
della Svezia, della Moscovia, dell' Inghilterra e della
Francia, altri ce ne porgono, così in bei cristalli, come
in pasta di Granati, Sterzing in Tirolo, Salvagnengo in
Piemonte, il Monte Rosa, il Sempione, ed altri pure
ce ne fornisce la località di Campo, in Valle Saviore, ol-
tre a qualche altra ancora, nella Provincia di Bergamo.
3.) Il Granato verde, o anche l'Aplomo,
l'Allocroite, la Grossularia (fr. l'Aplome –
l'Allochroïte – la Grossulaire – le Grénat vert
– le Grénat verdâtre: ted. der Aplom – Gros-
sular – Allochroït – grüner Granat: ing.
the Aplome – Allochroït – green Garnet). –
Questo suol essere nel fondo di un colore or verde
oliva, or verde porro, or verde d'asparago ed ora,
come si suol dire, verde di montagna o verde az-
zurrognolo chiaro assai; ma può volgere benis-
simo anche, da un lato più o meno al grigio, e
dall' altro al bruniccio; i cristalli per l'ordinario
non ne riescono puri e nitidi, e spesso accade
che i canti vivi e le faccette, in su' loro lembi, ne
riescano più intensamente colorate di quello che
noi siano nel mezzo. Il peso specifico n' è pros-
simamente di 3754; Wiegleb, che intraprese d'a-
nalizzarne uno, senza che si sappia bene quale,
lo riconobbe composto =
Tra le varie località, ove rinviensi questo Granato
verde, ci terremo paghi di citare qui ora quello
che, sotto il nome compartitogli da' mineralogia
sti tedeschi, di Grossular, corrispondente a
Grossularia in italiano, più puro degli altri, e
cristallizzato precisamente nelle forme proprie
dell' Amfigeno o della Leucite, accompagna fre-
quentemente il bello Idocraso, o il bel Vesuviano
del Viloui nella Siberia Asiatica; non senz' ac-
cennare però che le varietà più comuni ce ne
sono fornite a bastanza di spesso dalla Turingia,
dalla Misnia in più luoghi, dalla Valle di Fassa
nel Tirolo, dal Piemonte, ov'è anche in massa; e
quanto alla varietà, che ne volge più manifesta-
mente al bruno, o che accompagna quest' ultimo,
dallo Spitzenberg nell' Harz, o nella Selva Er-
cinia1.
SPECIE 35. Eudialite1, od anche il Silicato
alluminoso di Soda e di Circone (fr. l'Éudyali-
te: ted. der Eudyalith: ing. the Eudyalite). –
[Seite 152] Questa novella specie orittognostica, rassomi-
gliante assai da vicino, almeno per l'apparenza
esteriore, alla Sodalite, con cui fu anche trovata
[Seite 153] in Groenlandia accompagnante il Feldspato e
l'Anfibolo, è una sostanza quasi affatto opaca, o
non translucida che a pena ne' lembi delle scheg-
[Seite 154] gie, o ne' canti vivi i più sottili, ha un colore che
può variare, dal rosso di rosa pallido, al rosso di
[Seite 155] giacinto, mentre il nitore o la lucentezza, sempre
smontata, ne riesce piuttosto grassa od untuosa; la
spezzatura a grana fina e disuguale, ne sta tra la
concoidea e la squamosa; in generale è dessa
amorfa, o in massicine a pena inclinanti alla cri-
stallizzazione; ma pure se n'hanno talora esemplari,
ove mostrasi quella evidentemente cristallizzata in
dodecaedri a faccette lozangate o romboidali; in
riguardo alla durezza, sta essa tra l'Apatite ed il
Feldspato; al cannello riducesi in una scoria di
color verde porro, mostrando tendenza alla fu-
sione fino dal primo esporla alla fiamma d'una
lampada alimentata dal solo spirito di vino, e
finalmente, mettendola in polvere negli acidi, vi
fa una gelatina che poi si scioglie in parte, bollen-
dola, nell'acqua. – Il peso specifico se ne rag-
guaglia = 2903. – Stromeyer, che ne ha insti-
tuito per ben due volte l'analisi chimica, la ri-
conobbe da prima composta =
di Silice pura | 54,39 |
di Circone | 11,30 |
di Calce | 9,50 |
d'Ossido di ferro | 6,71 |
d'Ossido di manganese | 1,51 |
con perdita di | 16,59 |
–––––– | |
Totale | 100,00; mentre, |
e forse più esattamente, un' altra volta trovolla
[Seite 156] constare di =
Silice pura | 52,47 |
di Circone | 10,89 |
di Calce | 10,14 |
di Soda | 13,92 |
d'Ossido di ferro | 6,85 |
d'Ossido di manganese | 2,57 |
d'Acido Muriatico | 1,03 |
con perdita di | 2,13 |
–––––– | |
Totale | 100,00; |
sebbene resti in questo proposito da notare ulte-
riormente che, per l'analisi della Eudialite poscia
ritentata da Pfaff, ne risulterebbe ridotta a soli 27,20
la dose della Silice pura qui ora indicata nella
seconda Tabella analitica dello Stromeyer, ed in-
vece vi si riscontrerebbero poi altri 26,90 d'una
sostanza al tutto diversa, nella quale credette egli
di ravvisar quasi fuor di dubbio un ossido di
Tantalio. – Non rinvennesi infino ad ora, al-
meno che sappiasi, l'Eudialite, se non soltanto
a Kangerdluarsuk lungo la costa occidentale, come
già s'è detto, della Groenlandia.
SPECIE 36. Staurolite, od anche la Stauro-
tide, ia Granatite, o finalmente la Pietra dalla
Croce (fr. la Staurotide – la Croisette –
Schorl cruciforme – la Pierre de croix – la-
Grénatite: ted. der. Staurolith – Granatit –
Basler Taufstein – prismatoïdischer Granat:
ing. the Staurotide – prismatic Garnet – Gre-
[Seite 157] natite). – Questa specie rinviensi sempre cri-
stallizzata in prismi eretti romboidali, per lo più
appianati ed a sei facce, ma poi bene spesso in
cristalli aggemellati, tagliantisi od incrociantisi ta-
lora in traverso ad angoli retti, ed altre volte ob-
bliquamente, in modo da rappresentare una così
detta Croce di S. Andrea, come n'è appunto il
caso in quelle Staurotidi, alle quali i Lapidarj te-
deschi sogliono dare volgarmente, ed in via di
convenzione, il nome di Basler Taufstein1 quasi
chi dicesse tra di noi Pietra Battesimale di Ba-
silea; sebbene sotto questa stessa denominazione
trovisi talora confusa anche una tal qual foggia
di Tormallina. Del resto questa Staurolite, o Stau-
rotide che voglia chiamarsi, ostenta per l'ordi-
nario un colore più o meno bruno scuro, che dal
bruno rosso può arrivar fino al bruno nerastro,
volgente però talora un poco al giallo, al gri-
gio ec.: la spezzatura ne suol essere a grana mi-
nuta e disuguale, non senza qualche marcata ten-
denza alla concoidea; non è mai trasparente, ma
pur talora riesce alquanto translucida; la lucen-
tezza od il nitore ne è, dal più al meno, ad un
tempo vetroso, e grasso od untuoso; con questo
anche di più, che, mentre le facce laterali dei
[Seite 158] cristalli ne riescono da quando a quando risplen-
dentissime, le faccette loro terminali non risplen-
dono se non di gran lunga meno. Sfregia poi dessa
il Quarzo, ma riesce sfregiabile dal Topazzo e dal-
l' altre gemme ancora più dure; trattandola al
cannello, il colore da prima se ne fa più scuro,
e quindi poi risolvesi dessa, quasi chi dicesse,
in una fritta, perdendovi alquanto del suo peso.
– Il peso specifico se ne ragguaglia = da 3200
a 3900. – La diversità poi delle analisi chimi-
che, istituitene da Vauquelin e da Collet-Descotils
su quella che ne proviene dalla Brettagna, e da
Klaproth un tratto sulla Staurotide bruno-rossiccia
del San Gottardo, e quindi sull' altra bruno-ne-
rastra di quella medesima località, c'induce ad
offerirne qui il seguente quadruplice quadro ana-
litico, onde se ne avrebbe la composizione risul-
tante come segue:
– Le principali località, onde le Staurotidi ci
pervengono, sono appunto, com' è qui sopra
accennato, il Monte S. Gottardo nella Svizzera,
e la Brettagna; sebbene si possa citarne moltis-
sime altre ancora, quali sarebbono il Vallese in
Isvizzera, i Pirenei e il Dipartimento del Varo
nella Francia, con altre poi della Spagna, della
Gran Brettagna, della Germania, della Siberia,
della Groenlandia, e d'amendue le Americhe,
ove rinvengonsi generalmente impiantate in alcune
roccie primordiali, o per lo meno d'antichissima
formazione, come a dire nel Micaschisto, nello
Steaschisto, nello Gneiss, e talora perfino nel Gra-
nito, accompagnate da' Granati, dalle Tormalline,
e al S. Gottardo segnatamente dalla Cianite cri-
stallizzata.
SPECIE 37. Cianite, od anche il Disteno, lo
Scorlo ceruleo, il Sapparo, e talora la Retizi-
te, ec. (fr. le Disthéne – la Cyanite – le
Sappare – le Schorl bleu – la Rhétizite: ted.
der Cyanit – Kyanit – Rhätizit – der Di-
sthen – Sappare – Saphirspath – Riemen-
stein – Riementalk – blauer Schörl – blauer
Talk – blätteriger Beryll: ing. the Disthen –
Sappare – Cyanite) – Questa specie, spesso
amorfa, ma pure alle volte in massa d'apparenza
cristallina, od anche cristallizzata in prismi exae-
dri romboidali obbliqui ed appianati, talora emi-
tropii, rigati ora per lo lungo ed ora pel tra-
[Seite 160] verso, suole ostentar colori, che dal turchino più
o meno carico, passano pel celeste ora al grigio,
al bianco o all' argentino, ora al verdiccio, ed
ora anche al giallognolo, riesce per lo meno tran-
slucida, ma bene spesso quasi affatto diafana o
pellucida, ed allora con manifesta rifrazione sem-
plice della luce; il nitore ne tiene molto del per-
laceo o del madreporino; la compage ne parte-
cipa del lamellare e del radiato, tanto a raggi
larghi od ampii, quanto a raggi sottili, e spesso
anzi riesce, come chi dicesse, frondosa o stellare,
essendone la spezzatura aspra in complesso o di-
suguale. La durezza n'è tale da poter con essa
sfregiare, non solo lo Spato fluore, ma ben an-
che il Quarzo, ove almeno si faccia uso a tale
effetto degli spigoli della sua spezzatura traversa-
le, la quale può dare scintille all'acciarino, men-
tre la spezzatura longitudinale n'e scalfibile age-
volmente con una punta, con un ago o simili.
– Gli acidi non vi esercitano sopra azione alcu-
na; il cannello non la fonde assolutamente, seb-
bene ne alteri bene spesso il colore e ne sot-
tragga talora alcun che del peso; i frammenti
però, quando ne siano convenientemente riscal-
dati, sogliono fosforeggiare d'una luce azzurro-
gnola. – Il peso specifico se ne ragguaglia = da
3510, a 3690. – Klaproth, che analizzolla, ebbe
a riconoscerla composta =
di Silice pura | 43,00 |
d'Allumina | 55,50 |
d'Ossido di ferro cia di Potassa, |
0,50, compresovi una trac- |
colla perdita di | 1,00 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – Le principali lo- |
calità ne sono: in Isvizzera, il monte S. Gottardo,
ove rinviensi associata alla Staurotide, alla Tor-
malina, al Granato, all' Amfibolo e ad altre so-
stanze di tal fatta, in certe roccie micacee o tal-
cose, come nella Clorite schistosa ec.; in Carinzia,
il Saualpe, ove rinviensi la così detta Retizite,
tinta parzialmente dalla Grafite1, e nel Salisbur-
ghese, lo Zillerthal; sebbene numerosissimi siano
gli altri luoghi de' due Continenti, d'onde ce ne
vanno pervenendo esemplari per le nostre colle-
zioni, tra'quali faremo che ci basti accennare ora
qui la Pensilvania negli Stati Uniti dell' America
settentrionale, ove se ne trovarono cristalli della
lunghezza d'un piede all' incirca.
Minerali a base di Circone, o di Terra giargo-
niana (Circonea: fr. substances Circonnien-
nes, o à base de Circone: ted. Zircongeschlecht:
ing. Circonian substances).
La Circone, o Circonia, terra semplice, e
affatto particolare, che Klaproth scuoprì, non sono
ancora molt' anni, per la prima volta nel così
detto Giargone, e dal quale s'è poi tratto il no-
me con cui contraddistinguere da tutti gli al-
tri i minerali che comprendonsi nel presente Ge-
nere, ha per proprietà caratteristiche essenziali
di sciogliersi benissimo, tanto nell' acido solfori-
co, quanto nell' acido acetico concentratissimo,
ma di non sciogliersi poi menomamente ne' liscivj
Alcalini, come ha pur quella di dare, trattan-
dola insieme col Borace al cannello, una perla
affatto limpida. Entra dessa per principio chimico
necessario, se pure non in qualche altra anco-
ra, in due di quelle pietre più o meno prezio-
se, che usiamo chiamare usualmente Gemme;
vale a dire nel Giargone e nel Giacinto1; e ap-
punto di queste due faremci qui ora a ragionare.
SPECIE 1. Giacinto o lo Zircone giacinto
(probabilmente il Δγνχουριον di Teofrasto – o il
Lyncurium di Plinio e d'altri; ma però di
certo non mai il Hyacinthus degli Antichi: fr.
la Hyacinthe – le Zircon-hyacinthe – le Zir-
con orangé brunâtre – le Zircon brun – la
Zirconite: ted. der Hyacinth – Zirkon – blât-
tricher Zircon; – Zirkonit: ing. the Hyacinth
– Zircon-hyacinth – Zirconite). – Questa
gemma ostenta un colore proprio giallo rancio
vivacissimo, che, quasi direbbesi, infuocato; è poco
meno che decisamente pellucida e lucentissima,
ed è dotata d'una forte rifrazione doppia; per lo
più ci si offre dessa nettamente o perfettamente
cristallizzata in grani angolosi, ossia in prismi a
quattro faccie exaedre, terminate in su i canti da
una punta od acuminatura costituita da quattro
faccette romboidali, o veramente in piramidi te-
traedro, o in ottaedri quasi riquadrati a faccette
triangolari isoscele; la compage n'è lamellare;
il nitore ad un tempo vetroso, e grasso alquanto
od untuoso, e la spezzatura trasversale, ondosa
bensì, ma nitidissima. Sfregia dessa il Quarzo,
venendo sfregiata essa stessa dal Topazzo, ed è
affatto inattaccabile dagli acidi, com' è infusibile
[Seite 164] al cannello, che non fa se non diminuirne al-
cun poco l'intensità del colore. – Il peso spe-
cifico se ne ragguaglia = da 4480 fino a 4700.
– Klaproth, che analizzò quella che ci proviene
d'all' Isola Ceylan1, la riconobbe composta =
di Circone pura | 70,00 |
di Silice | 25,00 |
d'Ossido di ferro | 0,50 |
con perdita di principio colorante? |
4,50, compresovi forse il |
–––––– | |
Totale | 100,00 |
Le principali località, onde ci proviene questa non gran
fatto preziosa gemma giallo-rancia, analoga, pressochè in
tutto a quella, che seguirà immediatamente qui sotto, ove
se ne eccettui soltanto il colore, sono, oltre alla già ac-
cennatane dell' Isola Ceylan, e ad altre dell' Indie orien-
tali, principalmente la Norvegia, ove, sotto il nome più
comune di Circonite, rinviensi frequentissima in quella
così detta Sienite di transizione di Friederichswaern, di
Laurwig, di Stavern ec., la Sassonia nel territorio di
Meissen, ossia nella Misnia, la Boemia, la Groenlandia,
[Seite 165] l'Egitto, ed altre parti dell' Affrica, l'Isole della Gran
Brettagna, gli Stati Uniti d'America; sebbene poi radi
e piccoli esemplari abbiansene sparsi in certe sabbie an-
che in Francia ad Orgues, e a Riou-pezzouliou presso
ad Expailly nell' Alta Loira, in Italia a Brendola nel Vi-
centino, ed al Monte Somma nel Regno di Napoli, come
altri se n' ha di disseminati per entro a certi Trovanti, e
particolarmente per entro a quella Sienite, la quale forma
il Trovante di maggior mole che abbiano le alture della
Lombardia, come a dire le montagne di Calcarea alpina
del Lago di Como e simili, e che i lapidarj dell' Alta
Italia conoscono sotto il nome di Ghiandone, come altri
ancora ve n'ha disseminati nella Zoysite, o sia nell' Epi-
doto grigio lucente del Saualpe in Carinzia – Agg. del T.
SPECIE 2. Giargone, o il Circone, o lo Zir-
cone (fr. le Zircon-jargon – le Jargon – la
Zirconite: ted. der Zircon – Zirkon – Sar-
gon – Zirkonit: ing. the Zircon-jargon – Jar-
gon – Zirconite) – Quest' altra gemma, ana-
loghissima, come dicemmo, alla precedente, dalla
quale a pena differisce per ragion del colore, che
ne suol essere grigio, volgente ora al bianco,
ora al verdognolo ed ora al bruniccio, e più
di rado poi al giallognolo, al turchiniccio ed al
rossastro e via discorrendo, è generalmente dia-
fana, ed è poi dotata di un nitore o d'una lu-
centezza adamantina sua propria, che ha, quasi
direbbesi, ad un tempo alcun che di metalloi-
deo, e di grasso od unto; rinviensi dessa cristal-
lizzata, a un dipresso come il Giacinto, se non
che le faccette delle piramidi tetraedre, termi-
[Seite 166] nanti qui il prisma quadrilatero, sogliono essere
impiantate sovra i lati del prisma stesso, e non
già sovra i canti vivi del prisma, come avviene
il più delle volte ne' Giacinti. Del resto il Giar-
gone riesce forse un cotal poco più duro, e an-
che più pesante del Giacinto, da chè il peso spe-
cifico ragguagliasene = 4475, ed alcuni ve n'ha
che risentono a bastanza vivamente la forza at-
traente che esercita in fatto sovr' essi la calami-
ta. = Klaproth, che ne eseguì l'analisi chimi-
ca, trovò che il Giargone del Ceylan consta =
di Circone pura | 69,00 |
di Silice | 26,50 |
d'Ossido di ferro | 0,50 |
con perdita di | 4,00 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – Le prin- |
cipali località, d'onde provengonci i Giargoni,
sono, oltre ad altre parecchie, appunto l'Isola
Ceylan, e la Norvegia, soprattutto a Friedrich-
swaern, ove trovansi impiantati in quel Pseudo-
granito, o in quella roccia granitica ad elementi
cristallizzati, e composta principalmente di Feld-
spato laminare opalizzante e d'Anfibolo o d'Or-
niblenda, che rammentammo già non molto ad-
dietro, sotto il nome, ora da molti attribuitole, die-
tro a von Buch e ad Hausmann, di Sienite di
transizione (ted. uebergangs Syenit) della Nor-
vegia.
Minerale a base d'Ittria, o di terra Gadoli-
niana (Yttriaca – Gadolinea: fr. Substances
Yttriennes, Gadoliniennes, o à base d'Yt-
tria: ted. Gadolingeschlecht: ing. Yttrian Sub-
stances).
La Ittria, cui, traendolo da quello del Pro-
fessore Gadolin, che la scoprì da pochi anni ap-
pena, amano taluni di conservare pur tuttavia il
nome da prima applicatole di terra del Gadolin,
o di terra Gadoliniana, è anch' essa, come la Cir-
cone, una terra semplice sui generis, e diversa
affatto, non meno dalle altre tutte, che dalla
Glucina, e dall' Allumina, colle quali, attese
certe proprietà che hanno seco comuni, meno
difficile sarebbe il confonderla, che non colle ri-
manenti; mentre dalle due qui ora mentovate
distinguesi mercè di varii caratteri, ma soprat-
tutto poi in grazia della assoluta sua insolubilità
ne' liscivj alcalini caustici, e dal precipitarsi che
fa costantemente dalla sua soluzione nell' acido
muriatico, o dal suo Idroclorato, al primo ag-
giugnervi, tanto d'un qualche Prussiato neutro,
quant' anche del così detto Concino o del Tan-
nino.
SPECIE 1. ed anzi Unica – Gadolinite, od
[Seite 168] anche la Itterite, o la Itterbite, e talora, seb-
bene troppo male a proposito, la Zeolite nera
(fr. la Gadolinite – la Ytterite – la Ytterbi-
te: ted. der Gadolinit – Ytterit – Yttrit –
Ytterbit – schwarzer Zeolith: ing. the Gado-
linite – Ytterbite). – Questo minerale, assai
raro finora, quando non è coperto da una crosta
d'Ossido di ferro, suol essere esteriormente sempre
di color nero, o nero verdastro, ma nell' interno è
talora bruniccio, o veramente, comunque assai
di rado, volgente alcun poco al rosso di Gia-
cinto; in generale è desso opaco affatto, o tut-
t' al più alquanto translucido a pena in traverso
degli spigoli o de' lembi delle scheggie più sot-
tili; è desso sempre amorfo, se non che talora
rinviensi in grani, in grumi, in arnioni, o in
forma di sferoidi più o meno irregolari; il nitore
o la lucentezza n'è vetrosa, non però senza una
manifesta tendenza al grasso o all' untuoso; la
spezzatura poi ne riesce concoidea a fossette mi-
nule, e talora disuguale; non suol essere che
soltanto semiduro, sfregiando l'Apatite, ed es-
sendo sfregiato sempre dal Quarzo, che ne scal-
fisce una rastiatura polverosa e verdiccia, se bene
qualche volta dia scintille battendolo coll' acciari-
no; esercita desso costantemente un' azione mar-
catissima sull' ago magnetico e, ridotto in pol-
vere, che, come s' è detto, ne assume una tinta
verdastra, fa poi una gelatina scolorata coll' acido
[Seite 169] nitrico, mentre sciogliesi poi tosto perfettamente,
e con isvolgimento di calorico, nell' Acqua regia. Al
cannello fondesi essa in vetro grigiastro. – Il peso
specifico se ne ragguaglia = 4040, e tal' altra volta
fin anche a 4300. – Ekeberg, che ne ha pra-
ticato l'analisi chimica, trovò la Gadolinite di
Fahlun composta =
d'Ittria pura | 55,50 |
di Silice | 23,00 |
di Glucina | 4,50 |
d'Ossido di ferro | 16,50 |
con perdita di | 0,50 |
–––––– | |
Totale | 100,00 |
Le località principali, onde ci pervengono saggi
orittognostici di Gadolinite, sono in Isvezia, oltre
a quella già sopra accennata delle vicinanze di
Fahlun, anche l'altra di Ytterby; se n'hanno
però eziandio dalla Finlandia, da Bornholm e per-
fino dalla Groenlandia.
Minerali a base di Glucina (Gluciniana: fr. Sub-
stances Gluciniennes, o à base de Glucine:
ted. Glucingeschlecht: ing. Glucinian Sub-
stances).
La Glucina (nome di greca etimologia, espri-
mente dolciume), altra terra novella e sui gene-
ris, scoperta da Vauquelin la prima volta nel
Berillo detto Acquamarina, contraddistinguesi
particolarmente dalla Allumina, con cui più fa-
cile sarebbe il confonderla, che non con qualun-
que altra infra le terre conosciute, atteso le va-
rie proprietà che amendue hanno insieme comu-
ni, in grazia soprattutto di ciò, che la prima
non è atta a fornirci il così detto Allume, com-
binandosi coll' Acido solforico, come fa sempre
l'Allumina, ove almeno sopraggiungavi la, tenue
sì, ma pure imprescindibile dose, di Potassa. Essa
Glucina poi trasse questo suo nome precisamente
dalla prerogativa, che le è propria e particolare,
di formar quasi sempre, cogli Acidi, sali che
combinano, con una leggiera astringenza, un tal
quale a bastanza marcato sapore dolcigno.
SPECIE 1. Berillo, o l'Acqua marina (fr. le
Beryll – le Beryll aiguemarine – l'Aiguema-
rine: ted. der Beryll – Pseudo-Smaragd – ge-
[Seite 171] streifter Smaragd – rhomboëdrischer Schmaragd
– rhomboëdrischer Beryll – Agustit? – Aqua-
marin: ing. the Beryll – Beril). – Questa
specie di gemma, (che a stento ci sembra me-
ritare d'essere considerata come specificamente
distinguibile dallo Smeraldo, che le terrà dietro),
suole ostentar sempre un colore appunto, come
suol dirsi, verde mare, o a un dipresso quel co-
lore verde chiaro e misto d'azzurrognolo, che mo-
strano qualche volta in massa, e guardandole ad
una conveniente distanza, le acque del mare; se
non che poi questo colore medesimo ne volge
con varie gradazioni, talvolta a pena sensibili,
da un lato all' azzurro chiaro o al celeste, e dal-
l' altro lato al giallo di miele o al colore ordina-
rio del Topazzo; è dessa sempre più o meno dia-
fana, o almeno molto translucida, e più o meno
nitida, o rilucente di un nitore più che altro ve-
troso, con una mezzana attitudine a rifrangere
doppiamente la luce; la spezzatura longitudinale
ne riesce concoidea, mentre la trasversale n' è
piuttosto laminosa, e rinviensi cristallizzata in
colonnette, in bastoncini o in prismi esagoni ri-
gati o striati nel senso della loro lunghezza, ed
ammettenti fra essi ben molte varietà. Sfregia il
Quarzo, essendo scalfibile essa medesima dal To-
pazzo, e fondesi, non però senza difficoltà, al can-
nello. – Il peso specifico se ne ragguaglia =
2683. – Vauquelin, che ne praticò l'analisi
[Seite 172] chimica, la rinvenne composta =
di Glucina pura | 16 00 |
di Silice | 69,00 |
d'Allumina | 13,00 |
di Calce | 0,50 |
d'Ossido di ferro | 1,00 |
con perdita di | 0,50 |
–––––– | |
Totale | 100,00 – Le lo- |
calità principali ne sono Mursinsk, poi Miask,
Beresoff, e Odontschelon tra Nertschinsk ed il
Lago Baikal nella Siberia Asiatica, Finbo e
Broddbo presso Fahlun in Isvezia, la Isola d'Elba
in Italia, la valle di Gastein nel Salisburghese,
il Saualpe in Carinzia, Nantes e Chanteloube
presso Limoges in Francia, ove hassene, quasi
triviale, una varietà grigio-verdiccia in prismi co-
lossali, a mala pena talora alcun poco e anche
soltanto parzialmente, translucidi; trasandandone
così altre località moltissime, qua e là sparse
nella Sassonia, in Ispagna, in Irlanda ed in
amendue le Americhe.
SPECIE 2. Smeraldo, o anche lo Smeraldo no-
biliore (fr. l'Éméraude – le Beryll èmèrau-
de: ted. der Smaragd = edler Schmaragd –
rhomboëdrischer Smaragd: ing. the Emerald).
– Questa gemma, (come già dicemmo, analoga
troppo, per ben molti riguardi, alla precedente,
per averne da fare due specie distinte), ha un
[Seite 173] colore verde gradevolissimo e suo proprio, che
suole servir di confronto anche pei altri oggetti,
i quali diconsi essere d'un colore verde di Sme-
raldo, quando gli somigliano nel colorito, e cri-
stallizza essa pure in prismi a sei lati, come il
Berillo. – Il peso specifico se ne ragguaglia =
2775. – Vauquelin, che analizzolla al pari del
Berillo, non vi rinvenne altra differenza essen-
ziale, fuorchè nella materia colorante dello Sme-
raldo, che è l'Ossido di cromo, in sostituzione al-
l'Ossido di ferro, che colora sempre il primo,
e trovò composto lo Smeraldo del Perù =
di Glucina pura | 13,00 |
di Silice | 64,50 |
d'Allumina | 16,00 |
di Calce | 1,60 |
d'Ossido di cromo | 3,50 |
d'Acqua | 1,40 |
–––––– | |
Totale | 100,00 |
La località principale, d'onde attualmente ci perveniva il
vero Smeraldo nobile, era in addietro Porto-vejo, ed è
ora la Valle di Tunka, non lunge da Nova-Cartagena
nel Perù. Sembra che gli antichi traessero il loro Sme-
raldo vero, che doveano conoscere benissimo, dall' Alto
Egitto, lunghesso la sponda occidentale del Mar Rosso,
e segnatamente a due giornate di distanza da Cosseïr, a
Bacara ed a Saccheto, ove se n' hanno traccie anche ai
giorni nostri; come ne abbiamo eziandio qualche saggio dal
Salisburghese. Non per questo ci faremmo per altro a so-
[Seite 174] stenere che fossero quelli precisamente sempre veri Sme-
raldi, giusta l'accettazione presente d'un così fatto nome
nell' arti e nella orittognosia; mentre non ignoriamo a quali
e quante sostanze, diversissime di natura, e talora for-
s' anche artificiali, ma però sempre d'un bel color verde
grato, usassero dessi compartire il nome di Smeraldi, e
mentre ritenghiamo assai probabile che il più stimato de-
gli Smeraldi, onde gli antichi si giovassero come d'una
gemma rara e di grandissimo valore, debba essere stata,
piuttosto che altra cosa, un Corindone jalino verde, pro-
vegnente dall' Indie orientali – Agg. del T.
SPECIE 3. Euclasia, o la Euclasite (fr. l'Eu-
clase – l'Euclasite: ted. der Euklas – Eukla-
sit – prismatischer Smaragd: ing. the Euclase –
prismatical Emerald). – Questa fragilissima gem-
ma, scoperta a'dì nostri, suol essere sempre cri-
stallizzata in prismi eretti rettangolari, ora rigati
o striati, ed ora no, dotati d'un nitore decisa-
mente vetroso in sommo grado, e refringenti dop-
piamente la luce; limpidissima poi e d'un co-
lore verde grigiastro, verde bianchiccio, volgente
talora al verde di montagna chiaro o al ver-
zellino, e talora perfino al cilestro carico o al
turchiniccio, con una qualche tendenza alla iri-
descenza, quando la compage ed il colorito il com-
portano; la spezzatura in traverso ne riesce con-
coidea, mentre la spezzatura longitudinale ne è la-
minosa, a laminette dirigentisi in due sensi di-
versi; il che rende l'Euclasia facile troppo a
fendersi appunto in tali sensi; per altro è dessa
[Seite 175] dura a bastanza da sfregiare il Quarzo, ma scalfibile
essa stessa dal Topazzo; gli acidi non esercitano
sovr' essa azione alcuna, ed il cannello comincia
dallo scemarne il colore, finiendo col fonderla
in una fritta bianca. – Il peso specifico se ne
ragguaglia = 2940, potendo però giugnerne fino
a 3200. – Berzelius, che n'effettuò l'analisi
chimica, ebbe a riconoscerla composta =
di Glucina pura | 21,78 |
di Silice | 43,22 |
d'Allumina | 30,56 |
di Ossido di ferro | 2,22 |
di Ossido di stagno | 0,70 |
con perdita di | 1,52 |
–––––– | |
Totale | 100,00 – Le sole |
località, che di questa gemma infino ad ora co-
noscansi, sono in America il Perù, e Capao di
Villarica, presso a Minasgeraes nel Brasile, ove
trovasi nello Schisto-clorite; ma sembra che qual-
che esemplare se n'abbia avuto anche nella Bai-
kalite, e perfino nella Calce carbonata della Si-
beria Asiatica.
Minerali o base d'Allumina (Alluminea: fr.Sub-
stances Alumineuses, o à base d'Alumine: ted.
Thongeschlecht: ing. Aluminous Substances).
L'Allumina (Terra Alluminosa: fr. l'Alumi-
ne: ted. die Alaunerde: ing. the Alumine) non
è precisamente altra cosa che quella terra mede-
sima, ove dessa sia pura, che chiamavasi in ad-
dietro Argilla (Terra argillosa: fr. l'Argile: ted.
die Thonerde – der Thon: ing. the pure Clay),
la quale, per effetto d'universal convenzione,
ebbe al presente un così fatto nome novello, al-
quanto più significativo, che quell' altro non fos-
se, e ciò in causa della proprietà, che ha dessa
caratteristica, di formare quel Sale, che viene detto
usualmente Allume, ed ora poi scientificamente
Solfato d'Allumina con potassa, allorchè, nel-
l' atto di combinarsi in certe determinate propor-
zioni coll' acido solforico, le sopravviene in aggiunta
anche una, tenue sì, ma pur sempre imprescindibile,
dosatura di Potassa ossia d'Alcali vegetabile, ana-
logo a quello che traesi dalle ceneri de' nostri vege-
tabili terrestri. Questa terra medesima può poi anche
combinarsi assai facilmente in Sali distinti, con
diversi altri acidi, e fra gli altri, cogli acidi Ni-
trico e Muriatico, da' quali la Potassa la separa
[Seite 177] sempre, precipitandonela. Di per sè sola l'Allu-
mina riesce affatto infusibile a qualunque de' no-
stri fuochi comuni, però essa vi si indura, ed
anzi, fino ad un certo segno, a proporzione della
maggiore intensità del fuoco, cui sottopongasi, va
dessa sempre più ristringendosi, in modo da occu-
pare costantemente uno spazio minore. – Moltissimi
de' minerali, che ne sono formati, o nella com-
posizione de' quali entra dessa in copia sufficien-
te, fiatandovi sopra, dimostrano d'aver comune
con essa la proprietà di tramandare un certo tal
quale odor terroso, che dicesi propriamente odore
argilloso, o anche odor d'argilla, e quando sono
dotati di poca coerenza, sia che questo dipenda
dall' Allumina, o pure da una alquanto sensibile
dosatura di Magnesia, e in altri casi poi di Cal-
ce (come sembra assai più probabile), posseg-
gono dessi anche l'altra proprietà d'allappare
alla lingua, come alcuni pochi ve n' ha che ca-
ratterizzansi quali assorbenti, a motivo dell' as-
sorbire che fanno avidamente l'acqua, riducen-
dosi così con essa molli e pastosi.
A questo Genere appartengono, prima di tutto,
comunque a prima giunta possa apparire strana
molto la cosa, diverse Gemme, o pietre prezio-
se, segnatamente colorate, che perciò vengono
opportunamente da taluno denominate Gemme
argillose, od anche Argillo-gemme (fr. les Ar-
gilo-gemmes), alcune delle quali risultarono, dalle
[Seite 178] più accurate analisi chimiche praticatene, compo-
ste quasi intieramente di sola Allumina che, sema
che se ne possa immaginare il come, pervenne
a restringere e ad avvicinare cotanto le sue mo-
lecole, fra esse, da formar poi vere Gemme, ad
un tempo dure in grado sorprendente, e diafane
o pellucidissime, e brillantissime, o come si suol
dire, piene di fuoco; fenomeno questo mirabile
assai, e del quale femmo quella menzione, che
pareaci meritare a buon diritto, nella Annota-
zione al precedente § 240, e precisamente alla
pag. 36 di questo nostro Vol. V.
SPECIE 1. Crisoberillo, o il Cimofano, od
anche talora il Crisopalo, o il Crisolito orien-
tale (Beryllus degli antichi: fr. le Chrysoberyll
– la Chrysolite orientale – le Chrysopale –
le Cymophane: ted. der Chrysoberyll – Chry-
sopal – Cymophan – orientalischer Chryso-
lith – prismatischer Korund: ing. the Chrysobe-
ryll – Chrysopal – Cymophane). – Questa
Gemma sfregiante il Topazzo, ma sfregiabile dallo
Zaffiro, suol essere d'un colore che sta tra il
giallo proprio del vino bianco, ed il verde d'a-
sparago, non senza volgere talora o al verde
d'oliva, o al bianco verdiccio, od anche al gri-
gio; in generale scherza dessa sensibilmente in
sull' azzurrognolo, soprattutto quando è tagliata
in modo che presenti una superficie convessa, o
quando è tagliata, come i Francesi dicono, en ca-
[Seite 179] bochon; ed è appunto da tale sua prerogativa,
che Haüy ne trasse il novello nome applicatole
di Cimofano; è dessa sempre più o meno deci-
samente pellucida, e refringe doppiamente la lu-
ce; il nitore o la lucentezza vetrosa, ond' è dota-
ta, ne partecipa talora alquanto anche dell' un-
tuoso o del grasso, e la spezzatura ne riesce per-
fettamente concoidea; rinviensi frequentemente in
grani amorfi o arrotondati, sparsi o disseminati
nelle sabbie; ma pure hassi anche cristallizzata
in prismi eretti rettangolari, o in prismi ottae-
dri. È dessa infusibile al cannello, ed affatto
inattacabile dagli acidi. – Il peso specifico se ne
ragguaglia = da 3700 fino a 3800 – Klaproth,
che analizzolla, ebbe a trovarla composta =
d'Allumina pura | 71,50 |
di Silice | 18,00 |
di Calce | 6,00 |
d'Ossido di ferro | 1,50 |
con perdita di | 3,00 |
–––––– | |
Totale | 100,00 |
Tra le varie Note ed aggiunte stese di mano del celebre
Hausmann, e fattemi dall' illustre Autor nostro pervenire
con sua lettera de' 26 marzo 1826, una ne trovo che debbe
aver qui il suo luogo, e dalla quale risulta, come una
recente analisi del Crisoberillo, fatta da N. Seybert, e
leggibile nelle Transactions of the American Philos.
Society per l'anno 1824, venga a rettificare assai rifles-
sibilmente quella di Klaproth, che n' è stata qui sopra ri-
[Seite 180] ferita, portando che il Crisoberillo del Brasile nel fatto
poi consti in vece =
di Allumina pura | 68,666 |
di Glucina | 16,000 |
di Silice | 5,999 |
di Ferro ossidulato | 4,733 |
di Titanio ossidato | 2,666 |
d'Acqua | 0,666 |
con perdita di | 1,270 |
––––––– | |
Totale | 100,000 – Le |
principali località del Crisoberillo sono: il Brasile, ove
rinviensi talora, insieme col Diamante, in una Arenaria
sfacentesi od incoerente; Nadham, se pur non fosse piut-
tosto Haddam, non molto lunge dalla Nuova-York nel
Connecticut, Stati Uniti dell' America settentrionale, ove
trovasi in una maniera di Granito in compagnia del Gra-
nato ec., e quindi poi il Ceylan, il Pegù, e simili altre
località, ove incontrasi, com' anche al Brasile, in grani
disseminati nella rena de' fiumi o de' ruscelli, unitamente
alla Tormallina, allo Spinello, al Rubino, allo Zaffiro, al
Topazzo, al Berillo e ad altre così fatte Gemme, del paro
ridotte anch' esse in grani cristallini più o meno arro-
tondati dalla rotolazione e dall' attrito vicendevole.
Una sostanza cui diessi il nome di Forsterite, novella-
mente scoperta da Levy in sul Vesuvio, in piccoli cri-
stalli prismatici scolorati, translucidi, nitidi molto o ri-
splendenti, e duri abbastanza da sfregiar bene il Quarzo,
ivi accompagnanti il Pleonaste, ed il Pirosseno di color
verde d'olivo, sembrerebbe al Professore Haidinger, già
da me altre volte citato, mostrar qualche affinità col Cri-
soberillo, in riguardo ad alcuni de' suoi caratteri cristal-
lografici che ha con esso comuni; resterà però da vede-
re, se a praticare una così fatta riunione, od un tale
ravvicinamento, si troveranno a suo tempo abilitati gli Orit-
[Seite 181] tognosti anche da una tal quale coincidenza de' rispettivi
caratteri chimici; lo che infino ad ora non apparisce
chiaro a bastanza dalla incompleta analisi tentatane da
Children, che non vi riconobbe, se non soltanto la Silice
e la Magnesia, senz' impacciarsi a determinarne le pro-
porzioni. – Agg. del T.
SPECIE 2. Topazzo, o anche il Topazzio, o
il Topazio (Topazius in parte degli antichi Na-
turalisti: fr. la Topase – la Silice fluatée alu-
mineuse: ted. der Topas – Topaz: ing. the To-
paz). – Questa specie dividesi a bastanza na-
turalmente nelle seguenti due Sezioni, o come
suol dirsi, Sotto-specie.
a.) Il Topazzo nobile (fr. la Topase noble:
ted. der edler Topas – Phengit – Brasilian:
ing. the common Topaz), che suol essere in
complesso giallo sempre o quasi sempre, ma pure
con volgenze più o meno marcate anche a qual-
che altro colore, mentre di fatto da un lato
scorgesi desso volgere al rosso di rosa, e dall' al-
tro poi volge ora al verde-mare, ora all' azzur-
rognolo e così via discorrendo; è desso sempre
dal più al meno diafano e nitido, con doppia
rifrazione, e di un nitore quasi affatto vetroso; la
spezzatura longitudinale ne riesce concoidea, ma
la trasversale n' è sempre lamellosa, ed anzi nel
senso di queste lamine trasversali, il Topazzo può
quasi dirsi fragile; spessissimo accade di rinve-
nirlo cristallizzato in una selva di forme, il fon-
damento delle quali mostra d'esser sempre l'ot-
[Seite 182] taedro rettangolare; il più delle volte è però in prismi
di quattro o di otto lati, terminati, po' Topazzi
del Brasile, da piramidi aventi, ora quattro, ora
sei, e talora anche otto, faccette, mentre quelli
della Sassonia, generalmente parlando, sono tronchi
o terminati da una faccia piana circoscritta da sei
lati tutti ben distinti. Questa gemma, che diviene
elettrica in modo diverso per isfregamento, e per
riscaldamento, sfregia sempre il Quarzo, ed è
poi sfregiabile dallo Zaffiro. Gli acidi non vi eser-
citano sopra azione alcuna, come poca è l'azione
che vi esercita sopra la fiamma del cannello, ove
almeno non sia fortissima, che allora può fon-
derlo almeno superficialmente, mentre dessa non
suole se non farne saltar via alcune scheggie, ed
arrossar poi quelli del Brasile, scolorandone quasi
al tutto quelli che ci vengono dalla Sassonia. –
Il peso specifico se ne ragguaglia = da 3400
a 3600. – Vauquelin, che ne eseguì l'analisi
comparativa, ebbe a riconoscere il Topazzo di
Sassonia composto =
d'Allumina pura | 49,00 |
di Silice | 29,00 |
d'Acido fluorico | 20,00 |
con perdita di | 3,00 |
–––––– | |
Totale | 100,00; |
composizione che trovò egli analoghissima a quella ch' èp ro-
pria del Topazzo Brasiliano, ove, togliendo una semplice
unità alle 20 centesime parti qui sopra attribuite all' A-
cido fluorico, che così rimarranno 19, aggiungasi questa
[Seite 183] semplicemente alle 49 parti d'Allumina, che per tal modo
diventeranno 50, mentre la dosatura della Silice resterà
sempre la medesima pe' Topazzi d'amendue tali prove-
nienze. – Le principali località, che ci forniscono, tanto
i Topazzi che poi riduconsi, siccome fassi anche dell' al-
tre pietre preziose, in Gemme lavorate o, come suol dirsi,
in giojelli più o meno apprezzati, quant' anche quelli
che andiamo raccozzando come esemplari, ond' ornarne
sempre meglio le nostre collezioni orittognostiche, sono,
nella nostra Europa, Geyer ed Ehrenfriedersdorf nel-
l' Erzgebirge Sassone, oltre ad Altenberg, ove rinvengonsi
in bei cristalli impiantati in una roccia particolare, ed
anzi unica, che si conosca finora, epperciò denominata
Roccia topazzia, (ted. Topasfels), Schönfeld in Boe-
mia, Hollengraben nel Salisburghese, Hirschberg nella
Slesia, Sainte Agnès, Saint Michael e Trevaunance in
Cornovaglia, Mar e Cairngorm nell' Aberdeenshire in
Inghilterra, il Vesuvio nella Italia meridionale, i dintorni
di Lonedo ne' Colli Vicentini nell' Italia settentrionale; in
Asia, Mukla nella Natolia, le sponde del fiume Poyk nella
Catena del Caucaso, Mursinsk, e Miask in Siberia, le sponde
del fiume Tom nella Catena dell' Altai, Odontschelon in
quella dell' Ural, ed il Kamtschatka; nell' America, Fa-
zenda de Lopes, Ilha pescaria, Saramenha e Capoa
presso Villa ricca al Brasile, e finalmente nella Oceania,
al di là delle Montagne azzurre (ing. Bluemountains),
nella regione detta ora di Balhurst all' occidente di Syd-
neicowe e di Botany-bay nella Nuova Olanda.
b.) Il Topazzo comune, il Topazzo triviale,
la Leucolite, e lo Scorlo bacillare, o anche il
Berillo scorlaceo, la Pirofisalite, la Fisalite, la
Picnite (fr. la Topase comune – la Léucolithe
[Seite 184] – le Beryll scorlacé – la Pyrophysalite –
la Physalite – la Pyknite: ted. der gemeiner
Topas – Leucolith – Stangenstein – weisser
Stangenschörl – schörlartiger Beryll – Py-
rophysalith – Pyknit: ing. the Pyrophysalite
– Pyknite – common Topaz – Leucolite –
scorlaceous Beryll?);'Sotto-specie di Topazzo
che suol essere giallognola, o di colore bianco
verdiccio, volgente talora parzialmente al rossiccio,
e che è in generale a pena alcun poco translucida;
la spezzatura ne riesce laminare in traverso e
quanto alla forma, si può dire che presentisi, più
che altro, in prismetti lunghi bacillari, o in istan-
ghette cristalline insieme aggruppate, tra le quali
però scorgonsi da quando a quando alcuni cri-
stalli prismatici exaedri. – Il peso specifico se
ne ragguaglia = 2530. – Klaproth, che ne ha
fatto l'analisi, la trovò essere composta =
d'Allumina pura | 49,50 |
di Silice | 43,00 |
d'Acido fluorico | 4,00 |
d'Ossido di ferro | 1,00 |
d'Acqua | 1,00 |
con perdita di | 1,50 |
–––––– | |
Totale | 100,00 – La lo- |
calità principale di questo triviale Topazzo ba-
cillare si è Altenberg nell' Erzgebirge Sassone,
ove rinviensi in una matrice costituita principal-
[Seite 185] mente di Mica e di Quarzo, detta Graisen dai
Tedeschi, e Hyalomicte da' più moderni Geo-
gnosti francesi, la quale viene considerata come
la matrice ordinaria della miniera di Stagno cri-
stallizzata1.
SPECIE 3. Rubino, o anche lo Spinello (fr.
le Rubis – le Spinelle – le Rubis-spinelle –
le Rubis-balais – la Rubicelle: ted. der Spinell
[Seite 187] – Rubin – Rubin-spinell – Ballas-rubin –
Rubicell – dodecaëdrischer Korund – e talora
anche der Almandin: ing. the Ruby – Spinel
– Spinel-ruby). – Questa Gemma, generalmente
di colore nel fondo rossa, è soggetta a volgere
con varie gradazioni anche ad altri colori, e quindi
[Seite 188] è che gliene derivano poi i differenti nomi, coi
quali intenderebbesi d'indicarne le diversità che
ne riguardano unicamente il colore; e così è che
dicesi propriamente Spinello quel Rubino, che ha
un color rosso intenso vivissimo, quasi chi dices-
se, infuocato, o come s'esprimono i Francesi,
[Seite 189] ponceau, come viene da molti denominato Bala-
scio, Ballascio, o Balasso (fr. Balais), il Rubino
d'un colore rosso pallido rammentante il color
di rosa, e come altri chiamano poi Rubicello, o
anche Rubacello, quell' altro Rubino che nel co-
lore avvicinasi al color rosso proprio del Giacin-
to, e così via discorrendo; ve n'hanno però al-
tri ancora, che volgono più o meno manifesta-
mente al turchiniccio (Spinello bleu – Spinello
azzurro – Spinello celeste – Spinello turchi-
no), al bianchiccio (Spinello bianco – Spinello
jalino), al nerastro (Spinello nero – Pleonasto
– Ceilanite), e così via via. – Variabilissime rie-
scono eziandio le forme cristalline, sotto le quali,
spesso rotolati, presentarcisi naturalmente i Rubi-
ni, derivanti tutte quante dall' ottaedro regola-
re; il più delle volte però ostentano dessi a ba-
stanza precisamente la forma di una doppia pi-
ramide a quattro faccie, o veramente quella d'un
prisma o d'una tavola avente sei lati, e ciò non
senza moltissime variazioni; i cristalli ne sono poi
sempre nitidi ed anzi brillantissimi d'un nitore
[Seite 190] uffatto vetroso. Il Rubino sfregia sempre il Quar-
zo, essendo esso sfregiabile dallo Zaffiro; gli acidi
non l'attaccano per nulla, come a pena si può
dire che valga ad alterarne talvolta il colore, l'a-
zione applicatavi della fiamma del cannello. – Il
peso specifico può ragguagliarsene = da 3480 fino
a 3760. – Klaproth, che analizzollo, lo trovò
composto =
di Allumina pura | 74,50 |
di Silice | 15,50 |
di Magnesia | 8,25 |
di Calce | 0,75 |
d'Ossido di ferro | 1,00 |
–––––– | |
Totale | 100,00; – ma me- |
rita bene d'essere, a quest' analisi Klaprothiana
dello Spinello, raffrontata quella troppo diversa
che ne è risultata a Vauquelin, il quale ebbe
invece a riscontrarvi =
d'Allumina pura | 82,47 |
di Magnesia | 8,78 |
d'Ossido di cromo | 6,18 |
con perdita di | 2,57 |
–––––– | |
Totale | 100,00 |
– Le principali località d'onde suole provenirci
questa Gemma, sono l'Iisola Ceylan, ove trova-
si, o sparsa tra le sabbie de' fiumi e de' ruscelli
di montagna, o disseminata nelle Argille alluvio-
nali, insieme con frammenti di Zaffiri, di Gra-
nati, di Tormalline, di Giargoni, di Corindoni ec.,
[Seite 191] od anche impiantata, ora nell' Adularia, ora nella
Pietra lunare propriamente detta, ed ora in una
Calce carbonata spatica subordinata al Gneiss,
ed accompagnantevi l'Apatite, la Mica, la Pirite
magnetica ec.; il Pegu, e Cananor nel Misore.
Sono qui d'aggiugnersi, perchè non rammentati altrove:
a.) Lo Spinello nero, detto anche talora il Rubino ne-
ro, o meglio il Pleonasto, o la Ceilanite (fr. le Pléonaste
– la Ceylanite – le Rubis noir – le Spinelle noir:
ted. der Pleonast – Ceylanit – Zeylanit – schwarzer
Spinell: ing. the Pleonaste – black Spinell – Ceylanite –
black Ruby), il quale cristallizza il più delle volte in ot-
taedri, e viene sfregiato sempre dal Rubino o dallo Spinello
rosso; non è che a pena qualche volta alcun poco translu-
cido in sugli spigoli più sottili, o in su i lembi delle scheg-
gie, e riesce sempre d'un colore nero più o meno inten-
so, e non volgente mai, se non pochissimo, al bruniccio
o al verdastro, polito però sempre e splendente d'un
nitore vetroso vivacissimo. – Il peso specifico suole es-
serne = 3790. – Descotils, che analizzollo, lo trovò
composto =
d'Allumina pura | 68,00 |
di Silice | 2,00 |
di Magnesia | 12,00 |
d'Ossido di ferro | 16,00 |
con perdita di | 2,00 |
–––––– | |
Totale | 100,00 – Le principali |
località, ove rinviensi il Pleonasto, sono l'Isola Ceylan,
il Lago di Laach in sul Reno, i dintorni di Montpellier
in Francia, e finalmente in Italia il Vesuvio, il Monte
Somma, e i dintorni di Lonedo nel Vicentino, ora im-
piantatovi in Roccie vulcaniche, ed ora disseminato tra
mezzo alle sabbie.
b) Lo Spinello azzurro, od anche lo Spinello bleu, il
Rubino turchino – il Rubino bleu (fr. la Spinelle bleu
ted. der blaue Spineti: ing. the blue Ruby – blue Spi-
nel), cristallizzato pur esso per lo più in ottaedri rego-
lari, talora accumulati in altri ottaedri maggiori, che rie-
sce translucido, poco risplendente d'un nitore vetroso,
partecipante alcun poco del grasso o dell' untuoso, e di
un colore azzurro volgente al grigio e qualche rara volta
al rossastro sporco; la spezzatura ne suol essere imper-
fettamente concoidea inclinante alla diseguale – Il peso
specifico se ne ragguaglia = 3680. – Berzelius, che ana-
lizzollo, lo trovò constare =
d'Allumina pura | 72,25 |
di Silice | 3,48 |
di Magnesia | 14,63 |
d'Ossido di ferro | 4,26 |
con perdita e residuo di | 5,38 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – L'unica |
località, che infino ad ora conoscasi di questa varietà az-
zurra dello Spinello o del Rubino, si è Akers nel Su-
dermanland in Isvezia, ove rinviensi impiantata in una
Calcarea granulare primitiva, ov' è accompagnata quasi uni-
camente dalla Mica – Agg. del T.
SPECIE 4. Gahnite, od anche l'Automolite,
o lo Spinello zincifero (fr. l'Automolite –
Gahnite – le Spinelle zincifère – e per taluni
le Corindon zincifère – le Zinc Gahnite: ted.
der Gahnit – Automolith – oktaëdrischer Ko-
rund: ing. the Automolite – Gahnite?) –
Questa Specie, se pure può meritare d'essere
considerata per tale, suole riuscir d'un colore
[Seite 193] verde cupo inclinante, più che altro, al nerastro, ma
pure talora all' azzurrognolo, raramente rinviensi
di color verde di prato; non è dessa che a pena
translucida in su' lembi più attenuati delle scheg-
gie, o lungo gli spigoli più sottili; il nitore vetroso
ne partecipa alcun poco del grasso o dell' untuo-
so, e la spezzatura ne è concoidea; spaccasi dessa,
di gran lunga più facilmente che noi faccia mai lo
Spinello, a seconda delle sue suture naturali, e
quanto alla forma di cristallizzazione, la più comu-
ne ne è appunto, come anche per gli Spinelli o
pe' Rubini, l'ottaedra, o quella di due piramidi
a quattro facce riunite per le loro basi; essa
non isfregia il Quarzo se non debolmente, e viene
sfregiata dallo Spinello; gli acidi non la intacca-
no affatto e di per sè sola è infusibile al can-
nello, tutto che vi si fonda poi col borace in un glo-
betto vitreo limpidissimo. – Il peso specifico se
ne ragguaglia = 4260, sebbene possa giugnere
fin anche a 4690. – Ekeberg, che analizzolla,
la riconobbe composta =
d'Allumina pura | 60,00 |
di Silice | 4,75 |
d'Ossido di zinco | 24,25 |
d'Ossido di ferro | 9,25 |
con perdita, oltre a qualche trac- cia di Calce, e d'Ossido di Manganese, di |
1,75 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – Le lo- |
calità principali della Gahnite sono, non lunge
da Fahlun in Isvezia, la miniera Eric-matts, ov'è
dessa impiantata in uno Schisto talcoso o in uno
Steaschisto accompagnantevi la Galena, Broddbo,
ov'è nel Quarzo in compagnia della Gadolinite e
di qualche Granato, ed Oestra-Silvferberg nel Da-
larne, ove rinviensi compatta, amorfa o granu-
lare parimente nel Quarzo.
SPECIE 5. Zaffiro, o anche la Telesia, e
meglio ancona il Corindone jalino celeste, lo
Zaffiro orientale, il Rubin-zaffiro (Astrios
probabilmente degli antichi naturalisti e lapidari?:
fr. le Saphir – le Saphir oriental – la Télé-
sie – le Corindon hyalin bleu: ted. der Sa-
phir – Telesie – Corund-saphirs; ing. the Sa-
phir – blue hyaline Corundum). – Questa
preziosa e durissima Gemma (attualmente con-
siderata quasi da tutti, piuttosto che come Spe-
cie affatto indipendente e che stia da sè sola,
quale semplice Sotto-specie del Corindone) suol
essere, in generale, nel fondo, di colore azzurro-
gnolo, turchiniccio, bianco o celeste, non però
senza volgere sensibilmente, e sotto diversissime
gradazioni, anche a diversi altri colori; circostanza
questa che presso a' Giojellieri ne fa poi variare
la denominazione usuale; così è, a cagion d'e-
sempio, che dassi il nome di Zaffiro d'acqua,
o anche di Zaffiro di luce, o finalmente di Lux-
zaffiro nobile (fr. le Luchsaphir noble: ted. der
[Seite 195] ächte Luxsaphir), a quello che, volgendo al
bianco, apparisce ad un tempo limpido a un di-
presso come l'acqua, nitidissimo e pieno di fuo-
co; così chiamasi Topazio orientale1, o Topazzo
dell' Indie orientali, quello che volge al color giallo
del vino bianco; così dicesi talora Rubino orientale,
quello che ne volge al rosso proprio dello Spi-
nello o del Rubino propriamente detto; così pure
dassi il nome d'Ametista orientale, a quello che
ne volge al color rosso violaceo del vino comu-
ne, e così forse chiamossi un tempo Smeraldo orien-
tale, quello che ne volgeva ad un bel color verde
grato, e via discorrendo. – Desso è propria-
mente sempre diafano o pellucido, ed è allora
dotato di doppia rifrazione; alle volte però non
può dirsi che sia più che translucido, ed è ap-
punto in tal caso che, tagliandolo con certo de-
terminato artificio, come dicono i Francesi, en
cabochon, ossia in pietre da giojelli convesso-
convesse, sotto una luce viva a bastanza, vi cor-
risponde desso talora con un tal quale giuoco in-
terno di luce, che rappresenta quasi una stella
avente sei raggi distinti; quindi è poi che così fatte
[Seite 196] Gemme contraddistinguonsi allora dall' altre col
nome d'Asterie, o coll'epiteto di stellari; come
a dire Zaffiro-asteria, Zaffiro stellare, Rubino-
asteria, Rubino stellare, e via discorrendo;
hannovi eziandio alcuni Zaffiri, che per così dire
opalizzano alcun poco. La forma cristallina fon-
damentale ne è sempre, come per gli altri Co-
rindoni, il Romboedro, da cui deriva anche la
forma sua la più comune di mostrarsi cristalliz-
zato in piramidi a sei facce, ora semplici, ed ora
raddoppiate; nel quale ultimo caso ne risulta un
dodecaedro; spesso però i cristalli, o i frammenti
cristallini, che se ne rinvengono rotolati nelle sab-
bie o in altri terreni alluvionali, mostrano le faccie
loro smussate, come chi dicesse, arrotondate, li-
mate, consunte, fratturate ed irregolari, e la spez-
zatura ne è concoidea, piuttosto disuguale, ma di
grana fina. Lo Zaffiro sfregia tutte quante le pie-
tre anche le più dure, eccettuatone soltanto il
Diamante, e tra gli Zaffiri poi, come anche tra
i Corindoni, più duro d'ogni altro riesce sem-
pre lo Zaffiro limpido di colore ceruleo. Gli acidi
non esercitano azione alcuna sovra questa Gem-
ma, che riesce anche assolutamente infusibile al
cannello, sotto l'azione del quale solo si può
dire che i frammenti di Zaffiro offrono una vi-
vacissima fosforescenza. Il peso specifico se ne
ragguaglia = 3730, ma può giugnere sino a
4300. – Klaproth che analizzò, fra gli altri, lo
[Seite 197] Zaffiro orientale azzurro o celeste, lo trovò com-
posto =
Le principali località, onde suole desso provenirci, sono
l'Isola Ceylan, ove, com' anche altrove, rinviensi sparso
nella ghiaja de' ruscelli o rigagnoli montani, in compa-
gnia di molti altri frammenti cristallini di Granati, Giar-
goni, Tormalline, Corindoni rossi, Rubini ec; la pro-
vincia Yunnan nella China, il Siam, Kambodja, il paese
de' Birmanni, il Pegù, il Thibet e la Persia, oltre forse
a qualche altra ubicazione in Levante; mentre meno lun-
ge da noi se n' hanno poi eziandio altri esemplari pro-
vegnenti da Meroniz, da Podsedliz e da Trzibliz in Boe-
mia, da Hohenstein in Sassonia, da' dintorni di Puy-du
Dôme e da Expailly in Francia, da' dintorni di Lisbona in
Portogallo, da Brendola nel Vicentino, e da Campo
lungo presso a Dazio Grande, località del Monte S. Got-
tardo in Isvizzera, ove rinviensi cristallizzato ed accom-
pagnante, tra l'altre sostanze diverse, il Corindone ar-
mofano translucido celeste, rosso e misto, bellissime Tor-
malline verdi, molte Piriti, epigenie, e molto superbe rose
di Ferro speculare, o di Ferro oligisto e di Ferro os-
sidulato, tempestate di cristalli di Titanio rosso ferrifero,
o sia di Rutilo, in una Dolomia granulare antica, dispo-
stavi per banchi, abbondante di Grammatite e di Talco
laminare verde chiaro, e contenente da quando a quando
belli esemplari di Realgar o d'Arsenico solforato rosso,
talora cristallizzato esso pure. – Nè credo di dover om-
metter qui d'accennare, come pochi anni or sono, oc-
corresse ad un Naturalista, che stava traversando il famoso
[Seite 198] Ghiacciajo conosciuto sotto il nome francese di la Mer
de glace tra la Savoja e la Svizzera, d'incontrarsi ivi
in un non molto vistoso macigno granitoideo, a pena
staccato e non per anche rotolato, per entro al quale
avendo egli scorto impiantati molti cristalli d'una so-
stanza gemmaria turchiniccia, pensò bene di farsene por-
tar dietro buona porzione a Ginevra, ove quella sostanza
turchiniccia, esaminata colla debita diligenza, si trovò es-
sere tutta quanta appunto Telesia, Zaffiro o Corindone
jalino; per lo che poi, spezzato il predetto macigno,
venne tutto in poco d'ora distribuito a diversi possessori
di Musei o di Collezioni mineralogiche, e un Saggio n'e-
siste anche in Milano nel magnifico Museo, ch' era un
tempo del fu celeberrimo geologo Scipione Breislack, ora
di proprietà del signor Conte Vitaliano Borromeo-Arese,
esimio ed esemplar cultore, non meno della Mineralogia,
che di tutte quante le discipline tendenti direttamente alla
pubblica utilità. – Agg. del T.
SPECIE 6. Corindone1, e Spato adamantino
(fr. le Corindon harmophane translucide et opa-
que – le Spath adamantin: ted. der Demant-
spath – Corund – Korund: ing. the Corundum
– adamantine Spar). – Chiamano i Tedeschi
di preferenza Demantspath, o Spato adamantino
la specie orittognostica che qui ora si sta defi-
niendo, quando è di color grigio di fumo, e ri-
serbano per tal modo il nome loro di Corund,
o Korund, e per noi di Corindone, onde con-
[Seite 199] traddistinguerne quella che ostenti un colore per
lo più, come suol dirsi, verde-pomo, e ben più
di rado bruno di capegli; amendue però rie-
scono a mala pena qualche volta translucidi, ma
il nitore n'è, secondo che si suol dire, adaman-
tino, o analogo in certo tal qual modo a quello
che è proprio del Diamante, come la compage
n'è sempre laminare o spatiforme; la forma fon-
damentale della cristallizzazione, ne è, come per
lo Zaffiro, il romboedro, onde ne deriva anche
la forma, che ne è quasi abituale, di prismi exae-
dri corti od accorciati, avvicinantisi talora alcun
poco al conico. Questa specie è capace di sfregiar
tutti quanti i minerali, anche i più duri, non
venendo in generale sfregiata che dal solo Dia-
mante; gli acidi non possono alterarla in conto
alcuno, come non è atta a fonderla mai, nè ad
intaccarla menomamente, nè anche la attivissima
fiamma del cannello o del tubo feruminato-
rio. – Il peso specifico mezzano se ne raggua-
glia = 3911, tanto per quello della China,
quant' eziandio per quello che ci viene dall' Indo-
stan. – Klaproth che, oltre ad altri Corindoni,
ha analizzato lo Spato adamantino del Bengala,
lo trovò composto –
d'Allumina pura | 98,50 |
di Silice | 5,50 |
d'Ossido di ferro | 1,25 |
con perdita di | 4,75 |
–––––– | |
Totale | 100,00. |
– Le principali località, onde i Corindoni e lo
Spato adamantino ci provengono, sogliono essere
il Coromandel, ossia la Costa Ciòlamandola, e
la China, ove, com' anche tra di noi, se ne fa
uso per giovarsene a tagliare, sfaccettare, brillan-
tare e polire l'altre Gemme o Pietre preziose, ed
anche l'Acciajo1. Sotto il nome poi di Corin-
doni nobili potrebbono, volendo, comprendersi
le varietà più pregievoli di questa Specie mede-
sima, in riguardo particolarmente alla nitidezza,
alla compattezza, e alla bellezza, vivacità ed omo-
geneità del colore, che può esserne, tanto il più
bel rosso di Rubino, quanto il più bell' azzurro
di Zaffiro o di Telesia celeste, quanto qualche altro
colore diverso; varietà che rinvengonsi del pari
qua e là nell' Indie Orientali e all' Isola Ceylan,
e delle quali la prima qui da noi citata, ossia il
Corindone rosso di rubino, viene ora contrad-
distinta dagli esperti Giojellieri, come Gemma,
col nome di Pietra di Salem (ted. Salamstein)
o con quello di Rubino di Salem (ted. Salam-
rubin); mentre la seconda, ossia il Corindone
azzurro di zaffiro, o il Corindone-telesia, con-
traddistinguesi presentemente, quando almeno è
lavorato e preparato nel modo che più gli con-
viene, vale a dire allorchè sia stato tagliato a
[Seite 201] faccette convesse in sulla estremità del prisma,
col nome d'Asteria o di Zaffiro stellare (ted.
Stern-saphir), in grazia di quella apparenza di
stella a sei raggi, con cui allora appunto corrispon-
de, o suol corrispondere, all' occhio che lo mira
nel momento, in cui la luce del sole, od anche una
vivida luce di candela, venga a battervi sopra diret-
tamente1.
APPENDICE
alla specie sesta corindone e spato adamantino.
La così detta Andalusite, o il Feldspato apiro
(fr. l'Andalousite – le Feldspath apyre – le
Feldspath du Forez – le Spath adamantin rouge
violet: ted. der Andalusit – Micaphyllit –
Stanzaït – prismatischer Andalusit: ing. the
Andalousite – Micaphyllite?) è una sostanza
che può ritenersi come molto affine allo Spato
adamantino, di cui parlammo qui sopra. Il più
delle volte è dessa di un colore rammentante, più
che altro, il rosso proprio de'fiori di persico, e
bene spesso suole, soprattutto quella che pro-
viene dal Tirolo, mostrarcisi cristallizzata in pri-
smi quadrilateri, terminanti alla estremità in una
troncatura più o meno regolarmente quadrata.
L'abituale sua giacitura è, o nello Gneiss, o nel
Micaschisto1.
SPECIE 7. Smeriglio, o anche il Corindone
[Seite 205] granulare (Smiris degli antichi: fr. l'Éméril –
– le Corindon granulaire – le Fer oxidé quar-
zifére – le Fer oxidé corindonifére?: ted. der
[Seite 206] Smirgel – körniger Korund?: ing. the Emery)
– Questa sostanza, qui calcolata come Specie
da sè, quantunque al presente gli Orittognosti
[Seite 207] non usino di considerarla, che tut' al più come
una semplice Soto-specie fra i Corindoni, suol
essere di colore grigio nerastro, sempre cupo o
[Seite 208] scuro, anche allora che volge, come spesso suc-
cede, o al grigio azzurrognolo, o decisamente al
turchino d'Indaco; non è translucida che soltanto
in sugli spigoli, o a traverso delle sue scheggie
sottili; il nitore, che non n'è mai vivacissimo, e
che suole aver pur sempre alcun che di grasso
od untuoso, n' è spesso scintillante e in qualche
sua parte quasi affatto metallico; la spezzatura
ne riesce granulare di grana più o meno fina, e
disuguale, ma inclina talvolta alla scheggiosa o
squamosa; la durezza n' è grande assai, e può
dessa, sotto questo speciale riguardo, pareggiarsi
[Seite 209] quasi a'più duri Corindoni armofani, o agli Spati
adamantini, co' quali tagliansi e sfaccettansi tutte
l'altre gemme o pietre preziose, compresovi ta-
lora lo stesso Diamante. – Il peso specifico suole
ragguagliarsene = 3433, ma perviene qualche
volta finanche a 4000. – Lo Smeriglio è su-
scettibile di variare moltissimo, anche dal canto
della sua chimica composizione, a norma delle
circostanze diverse di sua località e del suo gia-
cimento. Tennant però, analizzando quello di
Naxos, ebbe a riconoscerlo generalmente compo-
sto =
d'Allumina pura | 86,00 |
di Silice | 3,00 |
d'Ossido di ferro | 4,00 |
con perdita di | 7,00 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – Le prin- |
cipali località d'onde traesi lo Smeriglio vero o
propriamente detto1, sono, per trasandarne qui
[Seite 210] ora molte altre, appunto l'Isola di Nasso o Na-
xos nell' Arcipelago Greco, la Estremadura in Ispa-
gna, ed Eibenstock, com' anche Ochsenkopf, presso
Schwarzenberg nell' Erzgebirge Sassone.
SPECIE 8. Turchese, o anche la Callaite, la
Johnite, e l'Agafite (fr. la Turquoise – la
Callaïte – l'Agaphite – la Johnite: ted. der
[Seite 211] Türkis – Kalaït – Agaphit – Johnit – dichter
Thonhydrat – dichter Hydrargillit: ing. the Tur-
quoise – Callaïte.) – Questa Specie ha un co-
lore suo proprio, partecipante ad un tempo più o
meno del verde, dell' azzurro chiaro e del gri-
gio, e suscettibile per conseguenza di volgere, ora
al colore del così detto Smaltino o della Zaffe-
ra, ed ora al celeste: ed è allora più dell' altre
apprezzata: ora al verde porro, al verde di pi-
stacchio, al verderame o al verde di montagna:
nel quale ultimo caso è la Turchese da riguar-
darsi come oggimai in parte alterata in forza delle
influenze esteriori dell' atmosfera o d'altre; è
sempre tutt' al più translucida alquanto su' lembi
delle sottili sue scheggie, il nitore o la lucen-
tezza ne rammenta, per lo più anche interna-
mente, quella ch' è propria della cera; la spez-
zatura ne riesce concoidea a fossette piane e poco
profonde, e ne dimostra una compage di grana
piuttosto grossolana; sfregia dessa lo Spato fluo-
re, ma viene sfregiata dal Quarzo, e la scal-
fitura fattane con questo, o con altri corpi du-
ri, ne trae una polvere bianchiccia; le forme sue
più comuni sono quelle di arnioncini, rognoni
o piccoli reni, di goccie, di lagrime, o insomma
di corpicciuoli irregolarmente globulari, sferoida-
li, arrotondati, o non aventi mai spigoli sensibili
o canti vivi, ove almeno non siano stati dessi spez-
zati. L'acido muriatico (idroclorico) nou eser-
[Seite 212] cita sulla Turchese azione alcuna decomponente.
– Il peso specifico se ne ragguaglia = 2860,
ma può giugnere talora fin anche a 3000. –
John, che analizzolla, la trovò composta =
d'Allumina pura | 73,00 |
d'Ossido di rame | 4,50 |
d'Ossido di ferro | 4,00 |
d'Acqua | 18,00 |
con perdita di sovi una qualche traccia anche d'Ossido di piombo. |
0,50, compre- |
–––––– | |
Totale | 100,00. – La |
principale località, d'onde questa foggia di Gemma
ci proviene, si è Nischabur o Nichabour nel
Chorasan, Provincia della Persia orientale, dove
rinviensi, tanto in forma di Trovanti ne' terreni
alluvionali, quant' anche in posto, come voglion
taluni, per entro ad uno Schisto che gli serve
di matrice (ted. Gangschiefer), in certi banchi
d'Argilla (ted. Thonlager), o come voglion al-
tri, in una matrice di Ferro ossidato argillifero
(ted. im Thoneisenstein), e più di rado poi sovra
alcuni frammenti formanti parte d'una arenaria
o d'una roccia tutta quanta costituita appunto di
frammenti o rottami di Quarzo e di Schisto sili-
ceo (ted. Kieselschiefer), cui v' ha pure chi altri
ne aggiugne di Petroselce (ted. Hornstein) e per
fino di Porfido. – Dessa fu presa talora in ad-
dietro, dalle persone non bene informate, ma
[Seite 213] però sempre fuori affato di proposito, per una
mera petrificazìone, ed i singoli saggi naturali ri-
tenevansene, più che per altro, per denti di Pe-
sce petrificati in modo particolare1.
SPECIE 9. Sciorlo, Sorlo, o Scorlo, e Tor-
mallina (fr. le Schorl, et la Tourmaline: ted.
der Schörl, und der Turmalin – rhomboëdri-
scher Turmalin – Aschenzieher, – e talora
anche elektrischer Schörl: ing. the Schorl, und
Turmaline o the Tourmaline) – Queste sostanze,
messe qui come formanti una Specie sola, ma
suscettibili d'essere, con buonissime ragioni, ri-
partite in varie Specie tra loro a bastanza di-
stinte, ammettono, come avrassi occasion di ve-
dere, frall' altre molte differenze, una assai grande
varietà di colori; alcune ve n'ha che risplendono
d'un nitore decisamente vetroso, mentre altre ri-
splendono d'un nitore che partecipa or più ora
meno dell' untuoso o del grasso; la spezzatura ne
suol essere generalmente concoidea; sfregian desse
per lo più il Quarzo, ma il Topazzo le sfregia tutte
quante. Al cannello esse fondonsi tutte in vetro
or bianco ed ora grigio. Il peso specifico ne sta
= da 3000 fino a 3300. – Rinvengonsi desse talvolta
in ciotoli o in frammenti rotolati, ma ben più spesso
poi cristallizzate in forma di prismi provegnenti da
un nocciuolo primitivo romboedro, ed aventi tre,
sei o nove lati striati sempre più o meno ma-
nifestamente per lo lungo, e terminanti poi d'or-
dinario in una piramidetta accorciata e piana, per
lo più di tre facce sole. – In generale esse sono
dotate d'una doppia rifrazione, almeno se siano
ridotte in sottili lastricine; mentre in pezzi di
[Seite 215] maggior mole non dimostrano di possedere se non
una rifrazione semplice. Alcune delle seguenti Sot-
tospecie loro manifestano, quale mercè dello sfre-
gamento, e quali esponendole ad una certa de-
terminabile elevatezza di temperatura, una tal quale
elettricità, in forza di cui ora attraggono ed ora
rispingono da sè le ceneri ed altri corpi o so-
stanze leggeri; e queste sono precisamente quelle
che contraddistinguonsi dall' altre col nome di
Tormalline. – Una ve n'ha provegnente dal Ti-
rolo, i prismi della quale, guardati in traverso,
sono bruni e translucidi, mentre riescono opachi
guardandoli nella direzione dell' asse loro; ma, ri-
dotti che siano in lamine sottili, monstransi an-
che in quest' ultimo senso translucidi e di co-
lor verde1.
Distribuiremo qui per ora tali sostanze come
segue:
a) Lo Scorlo comune nero, e la Tormallina co-
mune nera, od anche per taluni l'Afrizitie, la Pi-
cotite ec. (fr. le Schorl commun noir, e la Tour-
[Seite 216] maline noire cornmune – l'Aphrizite – la Pi-
cotite – o le Schorl noir des Pyrenées, etc.: ted.
schwarzer gemeiner Schörl und Turmalin –
– schwarzer Turmalin – schwarzer Schörl
– Stangenschörl – Graupenschörl – Aphri-
zit – Picotit: ing. the common black Schorl, and
the common black Tourmaline), che suol essere per
l'ordinario d'un colore decisamente nero quanto
il carbone, o quanto le piume del corvo, ed opaco
sempre quasi affatto, a meno de' lembi delle scheg-
gie le più sottili, che guardati in traverso contro
la luce, appariscono qualchevolta brunicci o ver-
dastri. Presentasi questa sostanza, ora in forma
di prismi lunghi o di stanghette cristalline, ed
è allora lo Stangenschörl de' Tedeschi, ora in
cristalletti aghiformi (Nadelschörl), ed altre volte
poi in grossi grani, o in prismi brevi e grossi
molto (Graupenschörl.)
Quanto all' analisi chimica di questa sostanza, com' an-
che a quella delle altre quattro successive, vedile ripor-
tate tutte quante nella Tabella generale analitica degli
Sciorli e delle Tormaliine, che fa parte della Nota com-
plessiva, con cui il Traduttore italiano ha creduto di do-
vere illustrare alquanto più acconciamente questa Specie 9,
di quello che nol fosse prima nel Testo che avea egli per
mano. – Agg. del T.
Rinvengonsi questi Sciorli neri, e queste Tor-
malline nere comuni, tanto disseminati per entro
a certe roccie granitiche, quant' anche in al-
cune roccie di transizione, o a filoni (ted. Gangge-
[Seite 217] birgsarten), come a dire nel Granito schistoideo
di grana minuta ed equabile (ted. Gneiss), in
qualche roccia schistoso-talcosa, cloritica o steati-
tosa (ted. Schneidestein), nella roccia Topazzia
(ted. Topasfels) e simili, poco meno che da per
tutto, o in tutte le parti del Globo nostro, e par-
ticolarmente poi nel Tirolo, nella Svizzera, nella
Groenlandia, al Madagascar, e così via via di-
scorrendo.
b) Tormallina bruna, o anche lo Scorlo
elettrico (fr. la Tourmaline brune – le Schorl
électrique – le Schorl brun de Madagascar –
e talora l'Aimant de Ceylan: ted. der brauner
Turmalin – elektrischer Schörl – brauner
Schörl: ing. the brown Tourmaline – brown
Schorl – electrical Schorl?), che suol essere
sempre alquanto più translucida della precedente,
ed anzi talora quasi trasparente, e d'un colore,
come si suol dire, epatico, bruno, giallognolo
o bruno rossastro; con questo poi di più, che ge-
neralmente, mentre dessa, mirata sotto una luce
che vi cada sopra nella direzione medesima in
cui se la guarda, apparisce di color bruno ne-
ro, guardata poi in traverso, e contro alla luce,
mostrasi invece d'un color bruno di colofonia,
bruno di resina o bruno di capegli. – Rin-
viensi anch' essa, come s' è detto qui poco sopra
dello Scorlo nero, ora in prismi allungati o in
istanghette cristalline, e così appunto succede,
[Seite 218] frall' altre località, ne' Pirenei, ed ora in forma
di grossi grani cristallini, o in prismi grossi e
corti (ted. Graupenschörl), come accade segna-
tamente nell' Isola Ceylan.
Per l'analisi di questa Tormallina vedi la Tabella ana-
litica generale, com' è detto qui poco sopra pel prece-
dente Scorlo comune nero. – Agg. del T.
c) Scorlo rosso, o anche la Tormallina rossa,
la Tormallina apira, la Siberite, la Daurite,
la Rubellite, l'Apirite ec. (fr. la Tourmaline
apyre – le Schorl rouge – la Rubellite – la
Sibérite – l'Apyrite – la Daourite – la Lé-
pidolithe cristallisée ec.; ted. der rother Schörl
– Siberit – Sibirit – Daürit – Daourit –
Rubellit – Apyrit – rother Stangenstein –
krystallisirter Lepidolith; ing. the red Tour-
maline – Rubellite – Apyrite – Daourite),
che suol essere sempre più o meno translucido o
semitrasparente, e di un color rosso, analogo per
lo più a quello che è proprio de' fiori di persi-
co, ma suscettibile di volgere, tanto al rosso ro-
seo, quanto anche al cremisino, al rosso di ru-
bino, al rosso di giacinto, e perfino al violetto
ed al purpureo, non senza mostrare una certa
tendenza eziandio al verdiccio, sebbene molto di
rado, e solo in via di mero accidente, in qual-
che cristallo. Hannovene pure alcuni, che appa-
riscono rossi dappertutto, fuorchè nella direzione
dell' asse loro, ove mostrano una decisa tendenza
[Seite 219] all' azzurro o al turchiniccio. – Questo Scorlo
d'ordinario ci si offre in prismi allungati, o in
istanghette cristalline, striate per lo lungo ed
impiantate, era nel Quarzo, ed ora nella Lepi-
dolite rosea o persichina. Fra le moltissime Tor-
malline rosse, che presentemente si conoscono,
derivanti da località diversissime, una n' è pure
quella che distribuivasi in addietro sotto il nome
affatto incompetente, per essa, di Lepidolite cri-
stallizzata di Rozena nella Moravia.
Per l'analisi anche di questa Tormallina, vedi la Ta-
bella analitica generale, com' è detto per le due prece-
denti Sotto-specie a), e b) – Agg. del T.
d) Scorlo turchino, od anche l'Indicolite
(fr. le Schorl bleu – la Tourmaline bleue –
l'Indicolithe: ted. der blauer Schörl – Indi-
colith – Indikolith: ing. the blue Tourmaline
– blue Schorl – Indicolite), che suol essere
translucido, per lo meno, guardandolo contro la
luce a traverso degli spigoli o de' lembi delle
scheggie più sottili, e di colore turchino or più
or meno intenso; mentre, sebbene il più delle volte
sia desso d'un bel turchino carico, rammentante
il colore dell' indaco, pure se n'hanno saggi che
s'approssimano piuttosto nel colore all' azzurro
di Berlino e al bleu di Prussia, com' altri ve
n' ha che rammenterebbono l'Oltremare, il La-
pislazzoli e via discorrendo; il nitore n' è però
sempre vetroso affatto, non senza talora una certa
[Seite 220] quale a bastanza marcata tendenza al metalloideo;
riesce desso, generalmente parlando, un po' più
duro che noi siano gli altri Scorli e l'altre Tor-
malline. – Presentasi anch' esso, come la prece-
dente Sottospecie c), in prismetti o in istanghette
bislunghe e sottili, o piuttosto in aghi cristallini
striati a seconda della loro lunghezza, ed affa-
stellati, insieme o collegati parallelamente quasi in
fascicoli, e rinviensi più che non altrove, ad
Utön nello Sudermanland in Isvezia.
Per l'analisi di questa Sotto-specie, vedi, come sopra,
la aggiunta Tabella generale analitica – Agg. del T.
e) Tormallina verde, od anche lo Scorlo
verde, lo Scorlo verde di Madagascar, la Tor-
mallina verde del Ceylan, la Tormallina verde
del s. Gottardo, la Tormallina verde di Cam-
polungo, e talora, sebbene incompetentemente,
lo Smeraldo del Brasile, o anche il Peridoto del
Brasile (fr. la Tourmaline verte – le Schorl
vert du Madagascar – la Tourmaline verte de
Ceylan – la Tourmaline verte du Saint-Got-
tard – ed anche talora le Basalte transparent
– l'Èmèraude du Brésil – le Pèridot du Bré-
sil: ted. der grüner Turmalin – Brasiliani-
scher Peridot – durchsichtiger Basalt: ing. the
green Tourmaline), che suol essere assai bene
cristallizzata, e quasi affatto trasparente, o per lo
meno poi molto translucida, e di color verde
più o meno carico, essendovene esemplari ben
[Seite 221] molti di color verde porro, altri d'un verde
prato, altri d'un verde d'oliva, altri d'un verde
di pistacchio, e così via discorrendo, come al-
cuni pochi ve n' ha, che mostrano nel loro co-
lore, pur sempre verde nel fondo, una tal quale
tendenza anche a quel turchiniccio od azzurro-
gnolo, ch' è proprio dell' acciajo (ted. ins Stahl-
blaue). I cristalli di questa Sotto-specie sogliono
talora essere striati, rigati, o piuttosto molto
profondamente solcati, nel senso della loro lun-
ghezza; così almeno sono per lo più quelli che
ci vengono dal Brasile, appunto sotto i precitati,
e troppo male appropriati nomi triviali di Sme-
raldi del Brasile, o di Peridoti del Brasile.
In riguardo all' analisi anche di questa Sotto-specie,
vedi pur sempre la solita Tabella generale analitica ag-
giunta dal Traduttore nella seguente di lui Nota1.
SPECIE 10. Dicroite, o anche la Cordierite,
la Iolite, il Peliom, lo Zaffiro femmina, o il
falso Zaffiro (fr. la Dichroïte – la Iolithe –
[Seite 223] le Pèliom – le Saphir d'eau – le faux Saphir
– le Saphir femelle – le Saphir de Lynx –
le Lèuco-saphir: ted. der Dichroït – Iolith –
[Seite 224] Peliom – Cordierit – Spanischer Lazulith –
prismato-rhomboedrischer Quarz – Luchssaphir –
Wasser-saphir – Steinheilit?: ing. the Iolite –
[Seite 225] Cordierite – Dichroite – Peliom?) – Questa
Specie (quando pure tutti questi nomi corrispon-
dano effettivamente sempre ad una Specie sola;
[Seite 226] lo che non è per anche troppo ben dimostrato),
suscettibile di presentarsi talora in prismi exae-
dri, per l'ordinario grezzi al di fuori e smon-
tati o, quanto al vetroso loro nitore, sparuti,
o in grani o ciottoletti cristallini, suole aver que-
sto di particolare, che, translucida com'è, al-
meno in sugli spigoli sottili, mentre, guardata nel
senso dell' asse, ostenta in complesso un colore
turchiniccio, volgente, ora al violetto, ed ora al-
l'indaco, ora al grigio, ed ora anche al nericcio,
guardandola invece in una direzione, che faccia
angolo retto coll' asse de' cristalli, apparisce piut-
tosto giallo-bruniccia; la durezza n'è tale, da
sfregiar bene l'Apatite, ma difficilmente il Quar-
zo; la spezzatura ne riesce concoidea e di grana
disuguale; è dessa poi dotata d'una debole dop-
pia rifrazione; gli acidi non l'attaccano per nien-
te, ed al cannello fondesi, non però senza dif-
[Seite 227] ficoltà, in uno smalto grigio verdiccio piuttosto
balioso. – Il peso specifico suole ragguagliarsene
= 2580, ma può giugner fin anche a 2700. –
Sul dubbio che effettivamente tutte quante le sostanze,
qui ora, colla rispettiva loro sinonimia comprese nella
presente Specie 10, abbiano poi ad appartenere tutte,
senz' eccezione, alle Dicroiti, si è creduto di far cosa
grata agli studiosi, porgendo loro, non solo nell' aggiunta
apposita Tabella per gli opportuni confronti, le analisi che
d'alcune di quelle hannosi in pronto oggimai, ma ben
anche di soggiugnere alcun chè di più che prima non
aveasi, circa alle rispettive loro località, e a' loro giaci-
menti. – Eccone pertanto la Tabella analitica comparativa:
Prima a scoprirsi di queste fu, sotto il nome di Ioli-
te, al quale vennero nel seguito sostituiti quello di Cor-
dierite, e l'altro di Dicroite, quella di Granatillo, presso
a Nijar in Ispagna, che giace in una roccia granitoidea o
a parti cristalline, la quale sembra, più che altro, un Tufo
trappico (ted. Trapptuff); in progresso poi scoprironsi, il
Peliom a Bodenmais in Baviera, dispersovi per entro alla
Pirite magnetica o anche ad altre Piriti: il Zaffiro d'a-
cqua o il Luchssaphir ad Arendal in Norvegia, ov' è
nella Mica, ad Abo in Finlandia, ov' è in un minerale
di Rame, presso a Rio Janeiro nel Brasile, in Siberia,
nella Macedonia e al Ceylan, com' anche a Simiutak,
ad Ujordlersuk ed a Kassigingoet in Groenlandia, ove
rinviensi in Trovanti talora molto vistosi, e altre volte
in ciottoletti o in frammenti rotolati, e finalmente, almeno
a quanto pare, anche in qualche località delle sponde del
Lago di Laach: la Fahlunite tenera nelle grandi miniere
cupree di Fahlun in Norvegia, ov'è sparsa, ora nella Pi-
rite cuprea, ed ora nella Galena: la Fahlunite dura ad
Eric-mats-grube, parimenti non lunge da Fahlun, e per
ultimo la Steinheilite, ancora più recentemente scoperta,
da Gadolin ad Orijervi presso ad Abo – Agg. del T.
SPECIE 11. Orniblenda, o anche l'Anfibolo
(fr. l'Amphibole – le Schorl cristallisé – l'Am-
phibole schorlique – la Hornblende – la Ro-
che de corne – l'Amphibolite: ted. die Horn
blende – Schörlblende – der hemiprismatischer
Augitspath – Hornblendeschiefer – blättri-
cher Augit – Keratophyllit – Keraphyllit –
Pargasit – Karinthin: ing. the Hornblend –
Hornblende – Hornblende-slate – Amphibole).
– Questa Specie è o nera o verde, e può vol-
[Seite 230] gere dall' uno all' altro di questi due colori,
com' anche a qualche altro, mercè di moltissime
più o meno sensibili gradazioni; non è mai tra-
sparente, ma solo talora, e anche di rado, rie-
sce alcun poco translucida; la compage ne ap-
parisce il più delle volte lamellare, tutto che sian-
vene anche esemplari, ne' quali mostrasi dessa
fibrosa alquanto e perfino radiata, e talora aci-
culare od aghiforme; la spezzatura n'è disuguale,
inclinante un cotal poco all' aspetto concoideo, ed
è di grana dal più al meno piuttosto grosso-
lana; i cristalli, ne' quali essa ci si offre di forma
esteriore svariata, ma derivabile pur sempre da
un prisma primitivo romboidale obbliquo, sogliono
risplenderne d'un nitore quasi vetroso, e sono ta-
lora striati parallelamente all' asse loro. Sfregia
dessa lo Spato fluore, essendo sempre sfregiar-
le con traccia o scalfittura grigio verdiccia, dal
Quarzo; gli acidi non la intaccano per nulla, ed
il cannello, cagionandovi da prima una tal quale
bullizione con rigonfiamento, la fonde poi a ba-
stanza facilmente in un vetro or nero, or bruno
verdastro, ed ora d'un colore bianco grigio im-
puro o, quasi chi dicesse, sporco. Fiatando so-
pra ad una massa qualunque d'Orniblenda la-
mellare, ne risulta costantemente quell' odore par-
ticolare che suol dirsi, in riguardo alle diverse
pietre, odore argilloso. – Il peso specifico se ne
ragguaglia, compresovi però tutto ciò cui diessi
[Seite 231] il nome di Orniblenda, = 2800; misura che può
esserne per gradi portata, procedendo di varietà
in varietà, quando pure non fosse meglio detto,
di specie in specie, finanche a 3900.
Ritengo che meritino d'essere considerate, come
le sorta o le varietà più rimarchevoli della vera
Orniblenda, o di quella sostanza minerale, cui i Te-
deschi attribuiscono di preferenza il nome di Horn-
blende, quasi chi dicesse, per noi, Blenda cor-
nea (nome questo d'origine Svezzese, e col quale
appunto in Isvezia usasi contraddistinguere in vece
la Stralite comune, che chiamasi colà precisa-
mente Hornblenda), le tre seguenti:
a) l'Orniblenda comune (fr. l'Hornblende com-
mune – l'Amphibole lamellaire noir – l'Am-
phibole schorlique – le Schorl opaque rhomboï-
dal – la Roche de come striée: ted. die gemeine
Hornblende: ing. the common Hornblende –
Amphibole), la quale riesce ora radiata, ora in fu-
scelli, in fascicoli e simili, e che dall' analisi fat-
tane da Klaproth, risulta composta: di 42 di
Silice, 12 d'Allumina, 11 di Calce, 2,25 di
Magnesia, 30 di Ossido di ferro, e di 0,25 d'Os-
sido di manganese. – Costituisce dessa uno dei
principalissimi, de' più antichi e de' più diffusi
principii componenti od ingredienti minerali del
nostro Pianeta, mentre forma uno de' più comuni
elementi prossimi di molte tra quelle roccie cristal-
lizzate, granitiche o granitoidee, che potrebbero
[Seite 232] denominarsi opportunamente assai volontieri Pseu-
do-graniti dagli Italiani, come i Tedeschi le chia-
mano After-granite.
b) l'Orniblenda schistosa, o lo Schisto or-
niblendico, o anche lo Schisto anfibolico, l'An-
fibolo schistoso, e per taluni l'Anfibolite (fr.
la Hornblende schisteuse – l'Amphibole schi-
steux – l'Amphibolite: ted. der Hornblende-
schiefer: ing. the Hornblende-slate – Amphibo-
lite), che ci si offre internamente compaginata
tutta quanta di fibre cristalline aciculari od aghi-
formi, corte ed incrocicchiantisi confusamente quasi
in ogni senso, che incontrasi qua e là in più luo-
ghi, in forma, come si suol dire, di Trovanti,
di ciottoli, di scheggie o di frammenti rotolati più
o meno vistosi1.
c) L'Orniblenda basaltina, o lo Scorlo cri-
stallizzato nero romboidale opaco (fr. la Horn-
blende basaltique – le Schorl cristallisé opaque
rhomboïdal – l'Amphibole schorlique noir opa-
que: ted. die edle Hornblende – basaltische
Hornblende – Schörlblende – der Keratit? –
– Keratophyllit? – Pargasit? – Karinthin?:
ing. the basaltic Hornblende), che presentasi per
lo più in prismetti corti, aventi sei od anche otto
lati, talora quasi in forma di tavole, e terminanti
effettivamente in sommità, ora diedre, ed ora trie-
dre. Questi così fatti cristalli ne sono, per l'or-
dinario, impiantati per entro alla massa d'alcuni
Basalti, o d'altre roccie consimili, come sarebbe
ne' Tufi, secondo che si suol dire, vulcanici, e
non già in quegli altri Tufi calcarei, che deno-
minatisi Toffi molto più acconciamente, oppure
nelle Vacchie, ne' Trass e via discorrendo, e
[Seite 234] spesso rinvengonsi anche disseminati per entro
alla sostanza delle Lave più propriamente dette,
e fuor d'ogni dubbio vulcaniche.
d) L'Orniblenda del Labrador, od anche l'Ipersteno,
o la Paulite (fr. l'Hypersténe – la Hornblende du La-
brador – la Paulite – la Hornblende du Feldspath
de Labrador: ted. die Labradorische Hornblende –
der Hypersten – prismatoïdischer Schillerspath – Pau-
lit: ing. the Hyperstene – Labrador-hornblende), che
trovasi d'ordinario in forma di masse cristalline, deri-
vabili da un prisma eretto romboidale, impiantate, a ca-
gion d'esempio, per entro al Feldspato opalino, detto La-
brador, o pietra di Labrador: che non riesce mai tra-
sparente, ed è invece lucentissima, d'un nitore quasi me-
talloideo, e d'un colore nel fondo atro o nero cupo, o
nero grigio – ma volgente più o meno al bruno od al ros-
siccio, od anche, sebbene assai più di rado, al turchinic-
cio o al pavonazzo, e dimostrante anzi una marcata
tendenza, ora al rosso di rame, ora al giallo dell' oro,
ed ora al bruno di tombacco: che sfregia bene l'Apa-
tite, ma viene poi scalfitta, con scalfittura grigio-verdiccia,
dal Quarzo o dall' Acciaro, alle percosse del quale corri-
sponde emettendo di rado qualche scintilla: che non rie-
sce attaccabile dagli acidi, e che non fondesi al fuoco
del cannello, sebbene vi perda alquanto del suo nitore,
e facciavisi di colore sensibilmente più cupo o più ten-
dente al nero. – Il peso specifico di questa sostanza rag-
guagliasi = 3350, ma può giugnere fin anche a 3430. –
Le principali località, d'onde sonoci finora pervenuti e-
semplari di questa sostanza, sono: la Groenlandia, la Sco-
zia, l'Isola Sky, tra l'Ebridi, e Portsoy, ove sembra gia-
cere, ora per entro a roccie granitoidee, rammentanti ap-
punto il Granito, il Gneiss e lo Schisto micaceo, ed ora
[Seite 235] per entro a taluna di quelle tali roccie che alcuni deno-
minano presentemente roccie trappiche (ted. die trappar-
tigen Felsarten), e la così detta Costa di Labrador, ma
soprattutto poi l'Isola di S. Paolo, com' anche il paese
di Nain, ove rinviensi disseminata, come s'è detto poco
fa, per entro ad alcune masse di Feldspato opalino, fa-
cente parte d'una Sienite, che in que' luoghi è in posto
formantevi una catena speciale, e che incontrasi anche
a foggia di Trovanti appunto in que' dintorni.
Fatto però riflesso, che i Leggitori di questo nostro Ma-
nuale possano per avventura augurarsi di trovare, al-
meno il più delle volte, nella descrizione delle singole
Specie e Sotto-specie orittognostiche, notizie sufficienti,
onde all' evenienza essere in grado di distinguerle di per
sè l'una dall' ultra, mi volli ingeguare d'aggingnere da
quando a quando, o in via di qualche Nota appiè di
pagina, o in via d'alcuna mia Aggiunta, visibile e qua-
lificata, al Testo Blumenbachiano, o anche talora, quando
trattavasi di poca cosa e che pur pareami necessaria, in-
castrandola anche così, senza più, per entro al corpo
stesso del Testo, siccome vedrassi aver io praticato, a
cagion d'esempio, nella seguente Specie 12, concer-
nente i Diallagi, che è qui riformata quasi per intiero;
volli ingegnarmi, io diceva, d'aggiugnere in uno di que-
sti modi, al Testo que' tali più importanti caratteri loro
rispettivi, che pareami peccato il dovere scorgervi om-
messi, e tra gli altri, le analisi chimiche, che pure han-
nosene bene spesso in pronto oggidì; e questo mio ope-
rare, spero che, come effetto di buona volontà, possa
non solo essermi menato buono dal benemerito e rispetta-
bilissimo Autore dell' Opera tedesca originale, ma abbia da
tornar anche gradito e profittevole agli studiosi più appas-
sionati delle naturali discipline. – Qui peraltro, oltre ad
occorrenze appunto di tal fatta, a riparo delle quali
[Seite 236] stavami io pur sempre nella intenzione d'adoperarmi,
come meglio il sappia, un altro dubbio m'emerse, rife-
rentesi alla lontanissima, e forse non al tutto e per tutti
plausibile, separazione, che nel Testo rimarcasi fatta di
due maniere di sostanze orittognostiche, effettivamente
tra esse, sotto ben molti riguardi, affini troppo, per essere
quindi innanzi lasciate così distanti l'una dall'altra, ri-
spetto alla classificazione. Intendo dire delle Orniblende
sulle quali versò qui finora il Testo, calcolandole formanti
la Specie 11 del presente Genere V, ove racchiudonsi
le sostanze a base d'Allumina, e delle Straliti, che tro-
veremo ben più oltre considerate come formanti la Spe-
cie 13 del Genere VI, ove racchiudonsi le sostanze a
base di Magnesia. È certo intanto che, nè la grande ana-
logia de' caratteri esterni, ed anche de' giacimenti abi-
tuali di tali due sostanze, nè la somma coincidenza dei
principii chimici, onde amendue sogliono esser sempre
composte, e quasi perfino delle proporzioni di tali loro
principii, appariscono affarsi ad una tanta separazione,
che in fatti osservasi in oggi tolta di mezzo da' più mo-
derni Orittognosti, i quali anzi quasi non le riguardano
più presentemente, se non come formanti Sotto-specie a
bustanza distinte d'una medesima Specie unica, che di
preferenza collocano poi tra le sostanze a base di Ma-
gnesia, in quanto che appunto la Magnesia sembra ser-
barvi una proporzione più costantemente simile, di quel
che non faccia la Silice, e soprattutto di quel che non
facciavi l'Allumina, la quale perciò può forse giudicar-
sene, meglio ancora della Silice, come elemento, ingre-
diente o principio, piuttosto incidentale, che non decisa-
mente essenziale. – Allo scopo pertanto d'intrudere, a
quel modo che può essermi dato, anche in questa parte
del nostro Testo, tutto quel di più, che per avventura si
giudicasse occorrerne a compimento, per l'uso nostro, ho
[Seite 237] divisato di cominciare dall' aggiugnere qui ora, fra le
Orniblende, come Sotto-specie d) la Storia naturale della
Orniblenda del Labrador, che non veggio in esso Testo
descritta altrove, e di riserbarmi poi, all' epoca, in cui
contemplerassi in quello la Specie Stralite, di surrogare
al troppo poco che ivi n'è detto, in apposita altra mia
Nota appiè di pagina, quello che emergerammi ulterior-
mente conveniente o necessario, tanto in proposito delle
varie altre Orniblende principali, quant' anche in pro-
posito delle varie Straliti ammesse e conosciute finora, e
d'offerire poi in quella medesima circostanza, una Tabella
generale analitica e comparativa delle diverse sostanze
mineralogicamente considerate sotto i nomi appunto di
Orniblenda, di Stratile, d'Amfibolo, di Grammatite,
d'Actinoto e simili, compresovi pur anco la qui sopra
Orniblenda di Labrador, o sia l'Ipersteno, il Dial-
lagio, la Bronzite, l'Antofillite lamellare, e l'Anto-
fillite prismatica, che racchiudonsi, o dovrebbonsi rac-
chiuder tutte, meno soltanto la prima, nella qui tosto
seguente Specie 12 del nostro Testo; Tabella questa, alla
quale sarà da ricorrere, qualora vogliasi conoscere la
composizione d'alcuna di tali sostanze. – Agg. del T.
SPECIE 12. Diallagio, od anche talora lo
Spato scintillante, la Lotatalite, e in qual-
che special caso poi, ora la Smaragdite, la Sme-
raldina, o il Verde di Corsica duro, e via di-
scorrendo, quando è d'un bel color verde, ora
la Karstina, o l'Otrelite, quando, essendone la
compage decisamente laminosa, ed il colore di
fondo bruno, ostenta desso un non so che d'ar-
genteo, quanto al nitore, ed ora finalmente la Bron-
zite, quando la compage n'è fibroso-laminare, il
[Seite 238] colore bruno giallastro, ed il nitore bronzato, ec.
(fr. le Diallage – la Smaragdite – l'Émérau-
dite – la Lotatalite – le Spath chatoyant – la
Karstine – l'Anthophyllite laminaire, etc.: ted.
der Diallagon – Diallag – Smaragdit – Om-
phazit – Schillerspath – axentheiler Schiller-
spath – Schillerstein – Karstin – Otrelit –
Bronzit – blätteriger Anthophyllit, etc.: ing. the
Diallage – Smaragdite – granular Strahlite –
Schillerstone – Bronzit, etc.)1 – Questa Spe-
cie, di cui la forma cristallografica originaria ri-
sulta essere sempre quella d'un prisma romboi-
dale obbliquo, non suole presentarcisi mai, se
non in masse cristalline, or più or meno vistose,
o veramente in laminette disperse per entro alla
massa di certe determinate roccie; la spezzatura
n'è scheggiosa, inclinante alla concoidea, alla fibro-
sa, alla fibro-lamellare, e così via via discorren-
do; del resto poi il Diallagio non è mai pellu-
cido, nè riesce translucido in sugli spigoli più
sottili, che soltanto molto raramente; sfregia desso
assai bene lo Spato fluore, e talvolta anche l'Apati-
te, ma il Quarzo lo scalfisce costantemente, gli
[Seite 239] acidi non riescono ad attaccarlo mai, ed al can-
nello per lo più fondesi in una fritta grigia o ver-
diccia, a meno della precisamente detta Bron-
zite od Antofillite lamellare, ossia del Diallagio
metalloideo fibro-laminare bronzato, che vi rie-
sce affatto infusibile di per sè solo; il nitore ne
suol stare tra il vetroso e il grasso untuoso, non
però senza tendere talora al perlaceo, e più spesso
ancora al metalloideo, come a dire al bruno di
tombacco, al giallo d'ottone, al dorato, all' ar-
gentino e simili, ed i colori possono esserne il
verde più o meno carico, o più o meno vario,
volgenti ora al grigio, ora al bruno ed ora final-
mente al giallastro. – Il peso specifico se ne rag-
guaglia = 2800 per lo meno, ma giugne ben
anche fino a 3300. – Pare che, per lo meglio
che sappiasi fare circa questa Specie, abbiasi da am-
metterne, come a bastanza ben distinte l'una dal-
l' altre, le tre seguenti Sotto-specie, o almeno va-
rietà principalissime:
a) La Smaragdite, o il Diallagio verde, la
Lotatalite, l'Omfacite, la Stralite granula-
re, e più trivialmente poi, presso de' Lapidarj Ita-
liani, il Verde duro di Corsica, il Verde duro
di Figline, di Prato ec., che suole dimostrare
una compage lamellare, inclinante però alquanto
alla fibroso-radiata, un nitore, più che altro,
perlaceo, rammentante in certo tal qual modo
quello ch' è proprio della così detta Madreperla, e
[Seite 240] volgente talora più o meno sensibilmente al grasso
untuoso, ed un colore or verde d'erba, or verde
prato, ed ora verde pomo, volgente sempre alcun
poco al grigio. – Località principalissime di que-
sta maniera di Diallagio, sono appunto la Corsi-
ca, l'Isola d'Elba, il Genovesato, la Toscana,
ne' suoi così detti Granitoni, ed il Piemonte in più
luoghi, com' a dire, al Mussinetto, nella Valle
di Viù, presso a Susa, ne'dintorni di Nizza, al
Monte Rosa, a Chamouny, ec., poi i dintorni del
Lemano, o del Lago di Ginevra, ove incontrasi
in certi grossi Trovanti, che perciò diconsi di Leh-
manite, quindi la Stiria, il Tirolo, l'Harz, il paese
di Bayreuth, le Ardenne, ed anche la Valle di
Servières presso a Briançon in Francia, le Isole
Britanniche, la Norvegia, la Groenlandia, la Rus-
sia, la Costa di Labrador, l'Isola di Cuba, le
Indie Orientali, e via discorrendo.
Oltre che non infrequente riesce qui pure tra di noi
questo Diallagio verdastro, lamellare ad un tempo e fi-
broso radiato, così in certi Trovanti colossali di Eufo-
tide, che incontransi segnatamente su pe' monti di Calca-
rea alpina, che formano in parte le sponde del Lario o
del Lago di Como, come anche per entro a' molti ciot-
toli di Serpentino verde scuro, che fanno parte del no-
stro rizzo, o del Selciato di Milano, piacemi d'addurne
ulteriormente due località nostrali, ov'è desso in posto,
e condizionato da circostanze speciali, che possono meri-
tare d'essere conosciute alquanto più universalmente che
finora nol siano state. Una ne è Collio nella Valle Trom-
pia Bresciana, a pena fuori del paese, lungo le sponde
[Seite 241] e nel letto stesso del fiume Mella, ove ergesi una rupe
colossale, dura a segno che se ne veggono talora saggi
nelle Collezioni etichettati col nome di Diaspro verde di
Collio; or questa rupe o scoglio, che voglia dirsi, al-
tro in fatto non è, se non una Eufotide compattissima, o
un impasto stipatissimo di Giada tenace grigia translucida, e
di finissimo Diallagio verde o di Smaragdite, di cui la com-
page fibro-lamellosa non può rilevarsi, se non a pena
coll' ajuto d'una buona lente; l'altra località poi ne è
l'altura così detta della SS. Trinità, precisamente al di
dietro del notissimo Trass Celestinifero e Zeolitifero di
Montecchio Maggiore nel Vicentino, ove in forma di grumi
o d'arnioni, talora a bastanza vistosi, rinviensi un cu-
rioso Diallagio fibro-lamellare grigio verdastro, o anche
verde bruniccio, quasi direbbesi, intessuto, o sia a parti
insieme intrecciate, tra le quali scorgonsi, oltre ad un po'
di Talco biancastro, moltissimi grani nero-bruni, sempre
rotondeggianti, o almeno non mai angolosi, e lucenti di
un nitore decisamente vetroso, che dubito non siano di
Titanio ossidato ferrifero, o di Ferro ossidato titanifero.
b) La Karstina, o il Diallagio metalloideo, il Dialla-
gio talcoideo, l'Otrelite, l'Orniblenda fulgida, lo Spato
occhieggiante, e più trivialmente poi talora anche la Pie-
tra rilucente, la Pietra nitente, la Pietra micante ec.,
che dimostra una compage laminare talcoidea nitidissima,
e d'un nitore in pieno decisamente metallico, od incli-
nante tutt' al più alquanto al perlaceo o al madreporino,
sempre però con qualche specchietto argentino, più o
meno vivace, trasparentevi, per entro, all' occhio che la sta
mirando; il colore poi n' è pur sempre nel fondo un
verde vario ed impuro, o come sporcato più o meno da
un bruno vario anch' esso, e volgente quindi, ora al bruno
di gherofano, ora al bruno di tombacco e via discor-
rendo. – Molte delle località addotte già come fornien-
[Seite 242] tici la Smaragdite, fornisconci anche la presente Karsti-
na; ma citeremo qui, come le più note per quest' ultima,
i dintorni di Sciaffusa, Arendal in Norvegia, Baste nel-
l' Harz, Bolokowsky nel Governo d'Orenburgo in Rus-
sia, la Moravia, la Toscana, l'Isola d'Elba, il Genovesa-
to, ed il Piemonte, soprattutto nel letto del torrente Vraita,
ove se n' incontrano massi molto voluminosi, racchiudenti
lastre di questo Diallagio bruno di qualche pollice d'am-
piezza in ogni senso, e via discorrendo.
c) La Bronzite, o il Diallagio metalloideo fibro-lami-
nare, il Diallagio bronzato, l'Antofillite laminare, e si-
mili, che ostenta una compage, laminare ad un tempo, ed
alquanto fibrosa, con un nitore quasi decisamente metal-
lico, ed è poi sempre d'un colore nel fondo bruno gial-
lognolo o bruno di tombacco, volgente talora più o
meno al giallo dell' ottone, od anche a varie tinte ver-
dastre. – Alcune delle località già da noi indicate per
la Smaragdite, fornisconci eziandio la Bronzite; ma, vo-
lendo pur indicarne alcune distintamente, come più pro-
prie ancora dell' altre per quest' ultima, citeremo Krau-
bat e Teinach nella Stiria, Hradisko in Moravia, il Kup-
ferberg nel paese di Bayreuth, e Guanabacoa nell' Isola
di Cuba; accontentandoci di soggiugner poi, che la Bronzite
sembra prediligere, per suo speciale giacimento, ad ogni
altra roccia, il Serpentino e, tutto che ben più di rado,
qualche così detta roccia trappica, o qualche Grünstein
omogeneo e di grana fina, assomigliabile molto da presso
ad un Serpentino. Esemplari a bastanza frequenti d'una
Bronzite di colore dorato, o del colore dell' ottone,
in lamine o in piccoli dischi sottili, porgonci i ciottoli
neri o verde-scuri serpentinosi del nostro rizzo o sel-
ciato di Milano, come assai belli esemplari d'una Bron-
zite occhieggiante, in laminette minute e risplendentissime,
quasi del nitore e del colore proprio dell' acciaro il più
[Seite 243] bello, disseminate senz' alcuna marcata regolarità per en-
tro ad una roccia nero-turchiniccia dell' altra qualità so-
vraccennata, diemmi la rottura d'alcuni Trovanti da me
rinvenuti nella Vallicella che, da Baveno sul Lago Mag-
giore, conduce ad una bella e buona miniera piritosa di
Rame ivi presso, già da più anni, non senza profitto,
esercita da' signori Franzosini di Intra.
In riguardo alle analisi chimiche, che hannosi in pron-
to, di tutte quante le sostanze orittognostiche da noi qui
fino ad ora contemplate, cominciando dalla Specie 11 Or-
niblenda, il Leggitore ne troverà quella copia, che potrà
forse bastare a soddisfarne il giusto desiderio, nella Ta-
bella generale analitica e comparativa, destinata a far
parte essenziale della Nota da porsi appiè di pag. in fine
alla Storia Naturale della Stralite, Specie 13 del seguente
Genere VI, nel quale racchiuderannosi le sostanze mine-
rali a base di Magnesia. – Agg. del T.
SPECIE 13. Mica (fr. le Mica: ted. der Glim-
mer – rhomboëdrischer Talkglimmer – das Kat-
zensilber – Katzengold – Russisches Frauenglas:
ing. the Mica). – Questa Specie, ch' è per lo
più d'un colore grigio fumo, è suscettibile di
grandissime variazioni, così in riguardo al colore,
quanto in riguardo al nitore o alla lucentezza,
e al grado di pellucidità o di trasparenza; di modo
che hannosi esemplari di Mica bianco-grigia ar-
gentina, ora trasparente ed ora soltanto tran-
slucida, come se n' hanno di Mica quasi affatto
nera ed opaca, di Mica dorata o giallastra, ri-
splendente a un dipresso come l'ottone e a pena
a pena translucida, di Mica bruna e lucente,
[Seite 244] quasi come il tombacco, di Mica verdiccia, e
via discorrendo; la compage ne è per lo più la-
minosa a lamine piane o dritte distese, ma pure
qualche volta le lamine ne riescono curvilinee
od incurvate più o meno, come succede in quella
che Linneo volle denominare Mica hemisphaerica,
formante il Greisen de' Tedeschi, o il Hyalomycte
de' Francesi; roccia stannifera, nella quale sono
frequenti il Topazzo, la Picnite e qualche altra
sostanza. Hannosi della prima, o sia della Mica
piana, lamine sottili e grandi talora quanto possa
esserlo un foglio di carta, e così appunto è, per
esempio, quella Mica che vien detta in Italia Ve-
tro di Moscovia, o Vetro di Russia, o veramente
Mica da invetriate, Mica da finestre, Talco da
finestre, o finalmente Mica o Talco di Mileto,
come i Tedeschi chiamanla das Russische Frauen-
glas – der Frauenglimmer, come diconla gl' In-
glesi Isinglas, e come usano i Russi denomi-
narla Sliuda1. I fogli o le lamine ne sono sem-
pre cedenti bensì assai facilmente ad uno sforzo,
con cui tendasi a piegarle o ad incurvarle, ma
[Seite 245] elastiche in modo da ripigliare poi tosto la situa-
zione di prima, quando a pena quello sforzo sia
cessato; si può realmente dire, che queste lamine
o questi foglietti di Mica sono più tosto lacera-
bili, che non spezzabili, e ciò per effetto d'una
certa loro tal quale tenacità, che ne supera di
molto la durezza; da che la Mica non isfregia
che soltanto il Gesso, e viene sfregiata dallo Spato
calcareo. La Mica è il più delle volte amorfa, ma
pure talvolta è cristallizzata, e allora la forma
sua più comune suol essere in tavole exaedre, de-
rivami da una forma primitiva, che n'è sempre
il prisma eretto romboidale. Gli acidi in gene-
rale non esercitanvi sopra alcuna azione marca-
ta; ma colla fiamma del cannello si riesce il più
delle volte a fonderla in ismalti di vario colore, a
norma del colore che avea dessa da prima. – Il
peso specifico se ne ragguaglia prossimamente =
2934. – Klaproth, ch' ebbe ad analizzarne una
in grandi lamine derivante dalla Siberia, la rico-
nobbe composta =
di Allumina pura | 34,25 |
di Silice | 48,00 |
di Potassa | 8,75 |
d'Ossido di ferro | 4,50 |
di Magnesia | 0,50 |
con perdita di | 4,00 |
compresovi una traccia di Magnesia | –––––– |
Totale | 100,001 |
– La Mica forma anch'essa, come notammo già
della Orniblenda, uno de' principalissimi mate-
riali primigenii, o uno de' principii prossimi i
più antichi e i più universalmente diffusi, della
porzion solida del nosfro Pianeta, e rinviensi
sparsa più o meno abbondantemente in tutte e tre
le Classi principali, nelle quali considerammo di-
stribuiti i terreni dal precedente § 227, fino al
§ 280, a pag. 8 e segg. del presente V.°, Vo-
lume di questo nostro Manuale.
SPECIE 14. Lepidolite, od anche la Lillalite,
ed ora poi, in qualche special caso, la Margarite (fr.
la Lépïdolithe – la Lillalite – le Mica grénu:
ted. der Lepidolith – Lillalit – körniger Glim-
mer – Margarit: ing. the Lepidolite – Lilla-
lite) – Questa sostanza ostenta per lo più un
colore rossiccio, detto propriamente lilla da' Fran-
[Seite 247] cesi, onde le ne derivò poi presso quelli il nome
di Lillalite, analogo al persichino o al colore de' fiori
di persico, e volgente talora al grigio, all' azzurro-
gnolo, al bruniccio ed anche al verde chiaro, come
ne è appunto il caso nella di recente così detta
Margarite dell' Isola d'Elba, del Tirolo ec., riesce
dessa translucida almeno in sugli spigoli, o a tra-
verso delle sue scheggie sottili, ed è micante, co-
me si suol dire, o più o meno rilucente qua e
là per squamicine rammentanti in certo tal qual
modo un nitore quasi metallico; la spezzatura ne
riesce disuguale, scheggiosa a scheggie fine, e di
apparenza quasi affatto micacea, nè è mai se non
tutto al più semidura, mentre d'ordinario si può
scalfirla coll' unghia; fondesi dessa a bastanza facil-
mente al cannello in una massa, da prima rigonfia
e spugnosa, che poi risolvesi in una perla vetrosa
bianca. – Klaproth, che analizzò quella di Ro-
zena in Moravia, ebbe a riconoscerla composta =
d'Allumina pura | 38,25 |
di Silice | 54,50 |
di Potassa | 4,00 |
d'Ossido di manganese e di ferro | 0,75 |
d'Acqua e perdita | 2,50 |
–––––– | |
Totale | 100,00 – |
Vauquelin però riconobbevi inoltre la presenza di 0,04
di Calce fosfata, come poi Wenz quella di 0,03,592 di
Litina. – Le principali località, d'onde hannosi saggi
[Seite 248] di Lepidolite, inchiusavi pure la Margarite, sono, oltre alla
montagna Hradisko presso a Rosèna, o Rozèna, o an-
che Roezèna in Moravia, ed oltre all' Isola d'Elba pre-
citate, il Riesengebirge nella Slesia, Chanteloube nel Li-
mosino in Francia, la Corsica nel Mediterraneo, Utön
nella Svezia, Katherinenburgo in Siberia, il Tirolo e la
Scozia in più luoghi. – Agg. del T.
SPECIE 15. Criolite, o anche la Pietra-ghiac-
cio, o l'Allumina fluata alcalina (fr. la Crioli-
the – la Cryolite – l'Allumine fluatée alka-
line: ted. der Kryolith – flusssaurer Thon –
das pyramidale Eis-haloïd – Kryon-haloïd –
Eisstein: ing. the Cryolite – alkalino-fluate Alu-
mine). – Questa specie orittognostica, curiosa a
bastanza, e scopertasi non sono ancora molt' an-
ni, rinviensi in masse che hanno un aspetto cri-
stallino, derivante da una tal quale tendenza delle
sue parti integranti alla forma primitiva d'un ot-
taedro quadrato, suol essere d'un colore general-
mente bianco nel fondo, volgente però, ora al
bianco latte, ora al candido o al bianco niveo,
e talora eziandio più o meno al grigio, al gial-
lastro, al bruniccio, al rancio od al rossiccio; riesce
dessa sempre alquanto translucida anche in mas-
sa; il nitore ne è debolmente perlaceo o, come
si suol dire, madreporino, inclinante più o meno
al decisamente vetroso; la compage ne apparisce
lamellare a parti vistose, e mostra di tender quasi
alla scaccata o tessulare, in causa del triplice an-
damento, che osservasi manifesto nella direzione
[Seite 249] delle sue suture o giunture naturali; lo che espri-
mono assai concisamente i Francesi, dicendo par
son triple clivage, e la spezzatura ne riesce in
traverso disuguale. Sfregia dessa assai bene il
Gesso laminare o la Calce solfata, ma si lascia
scalfire dallo Spato fluore o dalla Calce fluata;
non isciogliesi nè nell' acqua, nè negli acidi, ma,
posta in polvere, nella prima ne acquista tosto
una maggiore trasparenza, e finisce per pigliarvi
la forma quasi d'una gelatina, e trattata coll' a-
cido solforico concentratissimo, fa seco una tal
quale effervescenza, con isvolgimento d'acido fluo-
rico. Esponendola semplicemente alla fiamma di
una candela, vi subisce dessa ben presto una se-
mifusione, ma col cannello vi si riduce tosto in
una perla vetrosa, chiara e jalina che, prose-
guendo a soffiare con forza, fassi poi sempre più
opaca. – Il peso specifico se ne ragguaglia =
2940, ma può giugner fin anche a 30000. –
Klaproth e Vauquelin, che ce fornirono ottime
analisi, riconobbero composta la Criolite =
Klaproth | Vauquelin | |
d'Allumina pura | 24,00 | 21,00 |
di Soda | 36,00 | 32,00 |
d'Acido idrofluorico | 40,00 | 47,00 |
–––––– | –––––– | |
Totali | 100,00 | 100,00 – L'u- |
nica località che infino ad ora se ne conosca, si
è Ivikaet nella Groenlandia più occidentale, ove
[Seite 250] rinviensi in banchi della potenza d'un piede, e
fin anche di due piedi e mezzo, nel Gneiss, cir-
coscrittavi da salbande di Mica, ed accompa-
gnata poi dal Ferro bruno ocraceo, dal Ferro
spatico cristallizzato, da qualche pirite ora mar-
ziale ed ora cuprea, o anche da un po' di Ga-
lena, sparse anche o disseminatevi per entro, e
più raramente poi da qualche cristallo di Quarzo
o dal Feldspato.
SPECIE 16. Tetraclasite; Scapolite con Ver-
nerite, Eleolite o Pinguite, e Sodalite ec.
(fr. la Tetraclasite; Scapolithe avec Wernerite
ou Pierre grasse, et Sodalite ec. – Paranthine:
ted. Tetraklasit; Skapolith mit Wernerit oder
Fettstein, und Sodalit und dergleichen: ing. Te-
traclasite; Scapolite with Wernerite or Fett-
stein, and Sodalite – Paranthine – Elaeolith
– Sodaït – Lythrodes ec). – Le varie so-
stanze, che qui ora comprendonsi in questa unica
Specie sotto il complessivo nome di Tetraclasite,
sogliono essere generalmente di un colore grigio
verdiccio, volgente ora al grigio giallognolo, ora
al verde porro, ed ora anche ad altri colori di-
versi, e sono il più delle volte translucide, e piut-
tosto dure, o amorfe e semplicemente compatte,
o veramente cristallizzate per l'ordinario, a quanto
ne apparisce, in prismi aventi quattro lati. –
Quella, che tra essi vien detta più particolarmente
Scapolite, sottomessa da Iohn all' analisi chimi-
[Seite 251] ca, ne fu trovata composta =
d'Allumina pura | 30,00 |
di Silice | 50,25 |
di Calce | 10,45 |
d'Ossido di ferro | 3,00 |
d'Ossido di manganese | 1,45 |
di Potassa | 2,00 |
d'Acqua con altre perdite | 2,85 |
–––––– | |
Totale | 100,00 – Le |
più di esse rinvengonsi per entro ad una matrice
di Gneiss o in Svezia, o in Norvegia, e quella
poi, che contraddistinguesi dall' altre tutte col no-
me di Sodalite, non è stata trovata finora che
nella Groenlandia, e soltanto ultimamente anche
al Vesuvio.
Del nome specifico di Tetraclasite, adottato già dall'a-
mico e collega suo Professore e Consigliere Hausmann,
onde, nella di lui famiglia de' Feldspati, formare quello
della da lui proposta Specie destinata a racchiudere, oltre
forse qualche altra sostanza orittognostica, da prima non
per anche collocata sistematicamente a dovere, almeno le
a bastanza numerose varietà, nelle quali mostransi qua e
là bene spesso le tante sostanze, che occorrono sotto i
ben molti nomi stati qui, in parte a pena piccolissima,
riferiti nella sinonimia del Testo, ma che sono assai più,
stimò di potersi valere il nostro Blumenbach, per darci
a un tratto un' idea, invero alquanto più compendiosa
di quello che in fatto poi il bisogno non richiedesse, di
tutte quante. Non vuo' per altro nascondere che reputo
impossibile affatto l'avvalerci pur con qualche utile
[Seite 252] risultamento del pochissimo ch'egli ce ne spone, nel caso
che cí capiti alle mani alcuna di tali sostanze, coll' impe-
gno a noi d'averla da classificare, ossia da descrivere e
definire; tanto più che possono desse pervenirci sotto una
faraggine di nomi differentissimi e troppo rade volte signi-
ficativi, quali sono, a cagion d'esempio, oltre a' già ri-
portati nel Testo, quelli francesi di Paranthine, di Ra-
pidolithe, di Pierre grasse, di Micarelle, di Fuscite ec.,
e gli altri tedeschi di Micarellit, di Fuszit, di Elaeolit, di
Sodaït, di Arktitizit, di Eckebergit, di Bergmanit, di Ga-
bronit, di pyramidaler Feldspath, di Spreustein? ec.,
quello greco di Lythodes, e via discorrendo. Gli è perciò
che m'è paruto dovere di soggiugnere io qui ora, in tale
proposito, almeno quel tanto, che gli studiosi della Storia
naturale orittognostica possono per avventura augurarsi a
diradamento delle tenebre, nelle quali sovra questo par-
ticolare rimarrebbero dessi pur sempre immersi, ove fosse
loro forza accontentarsi del solo Testo. – Dirò pertanto
che il prelodato Hausmann definisce la sua Tetraclasite
quale specie orittognostica, di cui la chimica composi-
zione importa sempre essenzialmente da 0,25–0,60 di Si-
lice pura, con da 0,25–0,50 d'Allumina, giuntovi inol-
tre alquanto di Potassa o di Soda, soggiugnendo che il
nocciuolo cristallino fondamentale ne suol essere costan-
temente il prisma eretto quadrilatero e rettangolare, men-
tre le forme cristalline apparenti, da quello derivabili, ol-
tre alla primitiva, frequentissima, possono esserne, medianti
certe troncature sovra due soli, o sovra tutti e quattro i
canti vivi, o un prisma a sei, o anche un prisma ad otto
lati, colle sommità terminanti in una bassa piramiduccia,
o in una debole acuminatura appianatissima a quattro
facce, e notando infino che il peso specifico ne sta tra
2300, e 3700, e che, trattata al cannello, vi si fonde
con bastante facilità. – Divide egli poscia questa sua
Specie in 1.a Scapolite, e 2.a Wernerite.
1. La Scapolite (Wernerite d'Andrada – Rapidolite
– Parantina), sfregiabile a bastanza bene dal Feldspato,
e sfregiante l'Apatite, fusibile con ischiuma al cannello,
e pesante specificamente da 2600 a 3700, e che può es-
sere ripartita: in
a) Scapolite vetrosa, compatta ed amorfa, o vera-
mente cristalloidea, bacillare, ed anche aciculare od aghi-
forme, quale si è quella di cui, appunto sotto un così
fatto nome, abbiamo l'analisi di Laugier, ed in tal caso
è dessa, per lo meno, translucida o semitrasparente, la com-
page ne è lamellosa, inclinante talora, sebbene di rado, alla
radiata, la spezzatura ne riesce concoidea, tendente alla
disuguale, il nitore ne è sempre decisamente vetroso, per
lo meno, all'esterno, i colori ne sogliono essere più o
meno leggiere modificazioni del grigio, del verde o del
giallo, e la località principale n'è Arendal in Norvegia.
b) Scapolite comune, lamellosa, e compatta o bacillare,
od anche cristalloidea radiata (Scapolite pinitiforme, o ra-
diata – Wernerite bianca, grigia, verdiccia – Arktizite di
varj Autori), quale si è quella di cui, sotto il nome di
Wernerite verdiccia cristallizzata di Arendal, abbiamo l'a-
nalisi di Iohn, ed in tal caso non è dessa che a pena al-
cun poco translucida, la compage n' è appunto ora la-
mellosa, or bacillare ed ora radiata, la spezzatura n' è
in certo tal qual modo vetrosa, ma imperfettamente con-
coidea e tendente alla scheggiosa, il nitore ne riesce in
complesso ora smorto o sparuto, ed ora quasi sericeo, e
parzialmente poi, soprattutto lungo le faccie delle sue
giunture o commissure naturali, ora perlaceo, ora mican-
te, luccicante e talora, quasi chi dicesse, bircio o can-
giante, mentre i colori possono esserne le varie, ed anzi
molteplici, modificazioni del bianco, del giallo, del verde
ed anche del turchino; le principali località ne sono Aren-
dal in Norvegia, e Malsiö nella Svezia.
c) Scapolite stipata o compatta (Wernerite verde di
porro – Scapolite carnicina, o pinitiforme – Fuscite –
Fuszit), d'un saggio rosso bruno della quale abbiamo
l'analisi di Berzelius, ed in tal caso riesce dessa a mala
pena translucida alquanto in traverso degli spigoli, o de'
lembi più sottili delle sue squamicine, la spezzatura n'è
smontata e scheggiosa a scaglie fine, inclinante ora alla
uguale ed uniforme, ed ora alla disuguale, e qualche volta
in vece ne è occultamente lamellosa, il nitore esterno ne
può essere sparuto o micante, ma rammenta sempre
quello ch' è proprio della cera, mentre i colori ne pos-
sono essere il verde azzurrognolo (fr. le vert-céladon),
il carnicino e l'incarnato, o il rosso proprio delle car-
ni, il rosso laterizio, il rosso di cerasa, e rarissimamente
poi il cilestro; talvolta per altro i colori non ne sono, se
non certi indecisi verdastri o giallastri; le principali lo-
calità ne sono al solito Arendal in Norvegia, e la Su-
dermannia in Isvezia.
In forma d'Appendice a queste Scapoliti, una ne ag-
giugne ancora Hausmann sotto il nome propriamente di
Scapolite talcosa, talcoidea o micacea, corrispondente
alla Micarella (Micarellit – glimmriger Scapolith –
Paranthine blanc-métalloïde di diversi Autori), che rin-
viensi cristallizzata pure ad Arendal in Norvegia, quale si
è quella di cui, sotto il nome di Scapolite pinitiforme,
abbiamo un'analisi di Simon, e che Hausmann stesso re-
puta una semplice mistura di Scapolite comune, e di una
Mica analoga, in certo tal qual modo, al Talco, che colle
sue fogliuzze o laminette, or grigie, ora verdastre, ora bru-
niccie e spesso nitenti d'una risplendenza metalloidea,
intruse tra le parti della sostanza Scapolitica, ne altera
più o meno l'apparenza, e ne sminuisce sensibilmente,
tanto la durezza, quant' anche la fusibilità al cannello.
2. La Wernerite propriamente detta, dura a un di-
[Seite 255] presso quanto possa esserlo il Feldspato, sfregiabile però
dal Quarzo, fusibile al cannello senza ribollimento e senza
far schiuma, e pesante specificamente da 2300, fino a
2700, la quale può ripartirsi: in
a) Wernerite fibrosa (Bergmannite di Schumacher e
d' altri), amorfa, massiccia e compatta, non oltrepassante
per lo più in peso specifico il 2300, leggermente tran-
slucida in sugli spigoli, dimostrante una compage incom-
pletamente fibroso-radiata, a raggi disposti parzialmente
per stellette, e del resto poi confusi ed incrocicchiantisi
in ogni direzione, con una spezzatura a grana fina e disu-
guale, ora scheggiosa ed ora fibrosa, od anche aciculare,
con un nitore interno ad un tempo vetroso, e grasso alquanto
od unto, e a parti micanti, talora con alcun che di per-
laceo o di analogo alla madreperla polita, e qualche volta
anche smorto o sparuto affatto, e finalmente con colori,
il fondo de' quali suol essere il rosso carnicino, varia-
mente misturato di grigio, e quindi volgenti sempre più
o meno al grigio di fumo, al bianco grigiastro, al bianco
giallognolo ed al bianco rossiccio; la località principale
ne è Friederichswären o Fk. Schwerin in Norvegia.
b) Wernerite scheggiosa (Wernerite squamosa d'alcuni
– Lythrodes di Karsten), amorfa e compatta, od anche
disseminata per piccole masse, d'ordinario, in una Sieni-
te, quale si è quella, di cui appunto, sotto il nome di Berg-
mannite o di Lythrodes, abbiamo l'analisi di Iohn (Ta-
bella 1.), alcun poco translucida, soltanto però in sugli spi-
goli, d'una compage occultamente lamellosa, dimostrantesi
scheggiosa e smontata nella spezzatura, mentre riesce
micante d'un nitore, che partecipa alcun poco del grasso
o dell'untuoso, lungo le faccie di contatto, o lungo l'in-
terno delle sue giunture o commissure naturali, e pesante
per lo più specificamente 2510; il colore il più proprio ne
è poi quello splendido bruno rossiccio, che i Francesi di-
[Seite 256] cono mordorè, volgente ora al rosso bruniccio, ora al
carnicino ed ora al giallognolo, non senza ammettere
talvolta, e soltanto localmente, qualche tacca o macchia
verdiccia od anche di color giallo isabella; le località
ne sono Friederichswären e Laurwig nella Norvegia me-
ridionale.
A questa medesima varietà di Wernerite, giudica poi lo
stesso Consigliere Hausmann sullodato, che possa ascri-
versi eziandio la così detta Gabronite o Gabbronite di
Schumacher, della quale abbiamo l'analisi pur sempre di
Iohn (Tabella 1.), translucida anch'essa in sugli estremi
spigoli, ostentante nella sua spezzatura uniforme o presso
che uguale, poco lucente o quasi affatto smontata, una
compage scheggiosa, con colori per lo più grigio-azzur-
rognoli, variamente volgenti ora al verde di porro, ed ora
al cosi detto verde di montagna, e pesante specifica-
mente per l'ordinario 2600, la quale rinviensi in massa
compatta, o disseminata per parti più o meno vistose, nella
così detta Sienite di transizione, tanto di Arendal, quanto
di Friederichswären, quando amorfa, e quando cristalliz-
zata in prismi a quattro lati rettangolari, terminanti in
una piramidella a quattro facce bassa o depressa, quale
si è quella di cui, sotto i nomi d'Eleolite o di Pietra
grassa di Laurwig, abbiamo le analisi di Vauquelin (Ta-
bella 1.) e di Klaproth (Tabella 2.)
c) Wernerite concoidea (Wernerite compatta d'alcu-
ni – Elaeolith – Fettstein – la Pierre grasse – l'E-
léolite per altri), debolmente translucida, dimostrante
spesso nelle sue screpolature una compage più o meno oc-
cultamente lamellosa, con una spezzatura che, del resto,
apparisce alquanto imperfettamente concoidea, inclinante
alla scheggiosa e disuguale, ma risplendente d'un nito-
re, che ha un cotal poco del grasso o dell'untuoso, tal-
volta anche alquanto micante, e che suole ostentare, misto
[Seite 257] sempre più o meno di grigio di fumo, o di quel tal quale
color verde azzurrognolo pallido, che i Francesi contrad-
distinguono col nome proprio di vert célailon, nel fondo
un colore carnicino impuro o sudicio, con un peso spe-
cifico, che può arrivar fino a 2661; la località principale
n'è appunto infino ad ora Laurwig in Norvegia.
d) Wernerite lamellosa, o lamellare (Sodaït di Ecke-
berg, e non mai Sodalit, ch' è tutt' altra cosa, sebbene
Thomson sembri avercela voluta accennare appunto sotto
un nome cotanto ad essa incompetente), sempre in massa
compatta ed amorfa, quale si è quella di cui, col nome
di Sodaïte del Nerike, abbiamo l'analisi del prelodato
Eckeberg (Tabella 2), come sotto quello improprissimo
di Sodalite aciculare di Hesselkulla, abbiamo anche l'al-
tra datacene dallo stesso Thomson (Tabella 2.), riesce
più translucida delle precedenti, micante talora, ed anzi
qua e là cangiante, di compage lamellosa, a suture na-
turali rettangolari, vale a dire disposte in due sensi diver-
si, l'andamento delle quali s' incrocia, formando angoli
ora retti, ed ora indeterminati, ne' punti d'intersecamen-
to; succede però da quando a quando, che le laminette
ne riescano curvilinee; le faccie di contatto delle giun-
ture naturali ne hanno un nitore, che sta tra il vetroso ed
il perlaceo o madreporino, mentre la spezzatura concoi-
dea a fossette minute, o veramente scheggiosa, non ne rie-
sce se non micante qua e là; finalmente i colori ne de-
rivano il più delle volte da un verde azzurrognolo pal-
lido, misturato di molto grigio, e volgente non gran fatto
di rado al verde d'olio; è questa sempre compatta ed
amorfa, e non mai cristallizzata; il peso specifico ne suol
essere di 2756, e le località le più cognite ne sono finora
Hesselkulla nel Nerike, e la miniera denominata Berbo
ad Athwidaberg nella Svezia.
Leonhard considerò poi ultimamente tutte queste so-
[Seite 258] stanze come ripartibili comodamente in due distinte specie,
che sono per lui: 1. la Wernerite propriamente detta, com-
prendente l'Arktizit, la Parantina, la Skapolit, la Berg-
mannit, la Eckebergit, la Gabronit, la Fuszit, la Mi-
carelle, la Mikarellit, la Rapidolith, il Feldspato pi-
ramidale, il Dipiro o lo Schmelzstein, e fors'anche lo
Spreustein de' diversi Autori, e che risolvesi sempre in
ciò che diremmo volontieri una Wernerite fibroso-radia-
ta, ostentante il più delle volte forme derivabili dal pri-
sma eretto quadrato, sfregiante l'Apatite, e sfregiabile
essa stessa dal Feldspato, e qualche volta perfino dallo
Spato fluore, fosforeggiante quando viene gettata in pol-
vere sulle bragie ardenti, fusibile al cannello in una fritta
bianca e lucente, senza sobbollimene, e pesante specifi-
camente da 2500 a 2740.
2. La Eleolite, o Pietra grassa, comprendente la Elaeo-
lit, il Fettstein, la Sodaïte, la Natrolite di Hoffmann
ed il Lythrodes de'varj Autori, la quale risolvesi in un'altra
Wernerite, compatta a spezzatura concoidea, colle fossette
evasate tendenti alla scheggiosa, che presentasi sempre
amorfa, sfregiante l'Apatite, ma non sfregiabile se non
soltanto dal Quarzo, e quindi alquanto più dura, che non
riesca pel solito la precedente, e dante sempre scintille,
allorchè viene percossa coll' acciarino, formante gelati-
na cogli acidi, quando vi è gettata dentro in polvere, e
fusibile poi anch' essa in una fritta bianca, senza troppa
difficoltà, trattandola al cannello; il peso specifico ne
sta d'ordinario tra 2540, e 2790.
Ciò premesso, ond' abbiasi una tal quale maggiore il-
lustrazione, che il Testo non forniscaci, circa queste di-
verse Tetraclasiti, resta che io m' ingegni di farne conoscere
le analisi, che infino ad ora se n'hanno in pronto; e
poichè sono desse parecchie, perciò adoprerommivi, affine
di schivare possibilmente ogni più dannosa confusione,
[Seite 259] mercè delle tosto qui di seguito unite 1. e 2. Tabelle
generali analitiche e comparative appunto delle Tetra-
clasiti del Testo, aggiugnendovi anche alcune altre so-
stanze, a quelle più o meno analoghe, delle quali in esso
Testo, o non è parlato affatto, o non ci è data la composi-
zione, o finalmente non erancene offerte le analisi, che più
di recente ne sono da Chimici valentissimi state instituite.
Di tal fatta trovo essere precisamente le sostanze se-
guenti, che indicherò quindi qui ora, senz'impegno, in via
d' Appendice, per regola d'alfabetto, e colla maggiore
concisione che si possa augurarne. Son desse:
1. L'Allofano di Gräfenthal, nel paese di Saalfed, di
cui abbiamo l'analisi di Stromeyer (Tabella 2.), pesante
specificamente = 1880, sfregiante il Gesso laminare, e
sfregiabile dallo Spato fluore, formante gelatina cogli
acidi, ne' quali riesce poi anche quasi compiutamente so-
lubile, rigonfiatesi per riprese al cannello, di cui, senza
però fondervisi, inverdisce sensibilmente la fiamma. È
questo, o in massa compatta ed amorfa, o tempestato o
disseminato in forma di goccie, d'arnioncini o anche di
grappoli o di botriti in una Calcarea accompagnante al-
cuni minerali cupriferi; è desso translucido; la spezza-
tura ne è concoidea a fossette appianate, tendente alla
piana ed uguale; il nitore vetroso ne inclina alquauto al
grasso della cera, e finalmente il colore n' è cilestro,
volgente, ora al verde del così detto Verderame, ed ora
al bruno.
2. L'Ambligonite di Chursdorf in Sassonia, presa
finora per una Wernerite, e di cui abbiamo l'analisi
ancora incompleta di Berzelius (Tabella 2.), pesante
specificamente = da 3000 a 3040, sfregiante l'Apatite,
e non sfregiable se non dal Quarzo, come il Feldspato,
fondentesi agevolmente in fritta bianca al cannello, con
fosforescenza rossa o giallastra, e con rigonfiamento
[Seite 260] bulloso alterno. È questa la sostanza la più ricca di Li-
tina che si conosca, e rinviensi in piccole massicine cri-
stalline, od anche in prismi romboidali grezzi al di fuori,
ed impiantati in una roccia granitodea; è dessa transluci-
da; la compage n' è lamellosa, la spezzatura disugua-
le, il nitore decisamente vetroso, e finalmente il colore
verdiccio, volgente però, ora al verde di montagna, ed
ora al verd' azzurro.
3. La Biotina del Vesuvio, di cui mancaci pur tutta-
via l'analisi, pesante specificamente = 3110, sfregiante
il vetro, infusibile al cannello, cristallizzata in forme de-
rivabili da un prisma romboidale ottuso, dotata d'un ni-
tore decisamente vetroso, translucidissima poi, e anzi spesso
pellucida affatto, e allora refringente doppiamente la luce;
la spezzatura ne riesce concoidea, ed il colore, quando
non è dessa decisamente jalina, ne suol essere bianchic-
cio, o a pena leggermente grigiastro. Rinviensi in cristal-
letti lucenti, disseminati per entro al Pirosseno in massa,
o tempestati in sulle screpolature d'alcune roccie calcaree
già da qualche tempo eruttate o rigettate dal Vesuvio.
4. Il Bouteillenstein, o la Pietra di Bottiglia, o anche
il Pseudo-crisolito di Thein in Boemia, di cui abbiamo
l'analisi di Klaproth (Tabella 2.), pesante specificamente
= 2290, sfregiante l'Apatite, e sfregiabile dal Quarzo
jalino, inalterabile affatto al cannello, così in riguardo
alla forma, come in riguardo alla trasparenza o pellucidità
sua poco meno che decisa, al nitore vetroso, e al co-
lore verde d'asparago, o verde d'oliva o anche verde
di porro, che sogliono esserne proprii; la spezzatura nè
riesce concoidea a fossette larghe e quasi piane. Rinviensi
dessa in Trovantelli o ciottoletti esternamente grezzi od
impressionati di certe piccole prominenze tondeggianti,
quasi chi dicesse, mammillari, coperte da quando a quando
d'una crosticina terrosa tenera, in fra i campi, ne' bur-
[Seite 261] roni o ne' rigagnoli intermontani, segnatamente, come
già accetmossi, presso a Thein in sulla Moldava (Mol-
dathein) in Boemia.
5. La Cavolinite del Vesuvio, di cui abbiamo l'analisi,
fin qui troppo ancora incompleta, di Carpi (Tabella 2.),
pesante specificamente = 2150, sfregiante anch'essa il Ve-
tro, fusibile al cannello in uno smalto bianco, formante
gelatina cogli acidi, cristallizzata in forme derivabili da un
prisma exaedro regolare più grosso che non alto, bianca
poi e quasi opaca, ma dotata d'un nitore, ad un tempo
sericeo, e perlaceo o rammentante la così detta Madre-
perla; la compage ne è fibroso-lamellare, e la spezza-
tura ne riesce ruvida, aspra o disuguale. Trovasi dessa
in cristalletti tappezzanti, unitamente all' Amfibolo ec.,
nel loro interno, alcune Geode calcaree già da qualche
tempo eruttate o rigettate dal Vesuvio.
6. La Couzeranite di Couzeran ne' Pirenei in Francia,
di cui stassi pure ancora desiderando l'analisi, e di cui non
fu per anche determinato a dovere il peso specifico, ma sfre-
giante però l'Apatite, e sfregiabile dal Quarzo jalino, come
anche da una punta d'acciaro, la quale ne trae una pol-
vere grigia di scalfittura, che riesce al tatto magra assai;
è poi dessa infusibile affatto di per sè sola al cannello,
ed a pena attaccabile dagli acidi, in riguardo alle po-
che sue particelle calcaree, che a quelli cede, perchè forse
non appartenentile se non soltanto in via di mistione
meccanica. Rinviensi questa in cristalli derivabili da un
prisma eretto rettangolare, impiantati o concresciuti in una
Calcarea grigia, che venne riguardata come primordiale o
primitiva; la compage ne riesce lamellosa; il nitore ne è
decisamente vetroso, almeno nell' interno o nella spezza-
tura; è dessa opaca, o tutt'al più translucida alquanto in
sugli spigoli più sottili, ed i colori ne sono, ora il nero
grigiastro, ed ora il turchino dell' indaco.
7. La Cristianite del Vesuvio, di cui mancaci pur tut-
tavia l'analisi, pesante specificamente = 2772, sfregia-
bile dal Quarzo jalino, infusibile al cannello, formante
gelatina coll' acido solforico, ora quasi affatto opaca,
ora translucida ed ora decisamente pellucida, ed in tal
caso dotata di doppia rifrazione, cristallizzata in forme
derivabili, a quanto pare, da un prisma rettangolare ob-
bliquo; la compage ne riesce lamellosa, ed il nitore, ve-
troso sì, ma inclinante più o meno al grasso o all' un-
tuoso; la spezzatura poi ne è concoidea e vetrosa sem-
pre, mentre i coiori ne sono il grigio, il giallo ed il
rossiccio. Rinviensi dessa accompagnata, ora dal Pirosseno
in massa, ed ora dalla Mica, nelle roccie Pirosseniche state
già da qualche tempo eruttate o rigettate dal Vesuvio.
8. La Cronstedtite di Przizbram in Boemia, di cui ab-
biamo l'analisi di Steinmann (Tabella 2.), pesante spe-
cificamente = 3348, infusibile al cannello, ma rigonfian-
tevisi, formante in polvere una gelatina giallognola col-
l'Acido muriatico, sfregiante il Gesso, e sfregiabile dalla
Calce carbonata spatosa, con una polvere di scalfittura, che
ostenta un color verde di porro carico, cristallizzata poi in
forme derivabili da un prisma exaedro; con questo anche
di più, che i cristalli ne riescono striati in senso opposto al-
l' andamento dell' asse loro; sebbene trovisi dessa talora
eziandio, ora in grumi od arnioncini, ed ora amorfa e in
massa compatta, ma sfacibile quasi sempre in istanghette,
e disseminata o sparsa, quando nello Spato calcareo, e
quando nel Ferro spatico, accompagnante il Ferro bru-
no, la Pirite radiata o simili. La compage ne è lamello-
sa, inclinante alcun poco alla fibrosa; ma se ne stac-
cano bene spesso alcune laminette, che riescono pieghe-
voli ad un tempo ed elastiche, a quel modo a un di presso
che veggiamo succedere della Mica; è dessa opaca sem-
pre; il nitore ne riesce costantemente vivace e talora an-
[Seite 263] che vivacissimo, ora vetroso affatto, e talora sericeo, ed
il colore ne suol essere il nero intenso lucente, o come
si suol dire, un nero analogo a quello che è proprio delle
piume del Corvo. – La Sideroschistalite, recentemente
scopertasi al Brasile, tutto che specificamente non pesi che
= 3000, sembraci analoga molto a questa Cronstedtite.
9. La Davyna del Vesuvio, di cui abbiamo l'analisi
di Carpi (Tabella 1.), pesante specificamente = da 2250
fino a 2300, a pena translucida, sfregiante lo Spato fluore
comune, e sfregiabile dal Feldspato, fusibile al cannello
in uno smalto bianco ed opaco, atta a far gelatina cogli
acidi, cristallizza in exaedri, o in forme derivabili da
un prisma exaedro bislungo, o più alto che non ne cor-
risponda all' ampiezza della base, ed ha un nitore per-
laceo, che non di rado inclina più o meno al resinoi-
deo, ed un colore per lo più bianco grigio, tanto ester-
namente, quant' anche in sulla spezzatura, che ne riesce
disuguale, ed aspra o grezza. Rinviensi dessa, accompa-
gnata dal Pirosseno, dalla Zurlite, e qualche volta dallo
Spato calcareo, in certe roccie state già da buona pezza
in addietro eruttate o rigettate dal Vesuvio.
10. Il Diasporo, di località infino ad ora assolutamente
sconosciuta, e del quale abbiamo l'analisi di Vauquelin
(Tabella 1.), pesante specificamente = 3430, sfregiante
l'Apatite e sfregiabile dal Quarzo, decrepitante al can-
nello sotto forma di scintille, translucido talvolta anche
soltanto in sugli spigoli, o a traverso delle scheggie più
sottili, è dotato d'un nitore debolmente perlaceo o di Ma-
dreperla, ed una compage laminare a laminette curvilinee,
e disuguale poi nella spezzatura. Non fu questo rinvenuto
che una sola volta, senza che siasi saputo mai d'onde
precisamente derivasse, confuso con molte altre pietre am-
monticchiate, in piccole massicine distinte o, come si suol
dire, in grani cristallini dimostranti forme, che sembrano
[Seite 264] derivabili da un prisma romboidale, e di un debole co-
lore grigio verdiccio, disseminati od impiantati per en-
tro ad una roccia argillosa compenetrata di ocra ferru-
ginosa.
11. Il Dipiro (fr. le Dipyre – la Léucolithe de Mau-
léon.: ted. der Dipyr – Schmelzstein: ing. the Dipyre),
appunto di Mauléon ne' Pirenei in Francia, già da noi ram-
mentato altrove, e di cui abbiamo l'analisi di Vauquelin
(Tabella 1.), riguardato da taluno in addietro come Spe-
cie distinta e stante di per sè, ma che è da ritenersi ora
come una semplice varietà della Specie Wernerite di Leon-
hard, o della Scapolite comune di Hausmann, pesante
specificamente = 2630, sfregiante il Vetro, fusibile al
cannello con un tal quale rigonfiamento, che rammenta una
maniera di bollitura, avente la spezzatura lamellosa in
un senso, e concoidea nel senso opposto, fosforeggiante
all' oscuro, quand' è gettato in polvere sovra le brage,
riesce di colore ora bianchiccio ed ora piuttosto ros-
siccio. Rinviensi questo cristallizzato per lo più in aghetti
prismatici esagoni, derivabili da un prisma quadrilatero
rettangolare originario, ed accompagnante la Pirite mar-
ziale, la Mica e l'Orniblenda, in una roccia Argillosa,
che sembra essere, più che altro, uno Schisto argilloso, ma
che rammenterebbe quasi una Steatite; ma rinviensi però
talora anche in una Calce carbonata compatta, che ap-
parisce subordinata a quella roccia medesima.
12. L'Erlan, vegnente, a quanto pare, da qualche lo-
calità della Boemia, e descrittoci non ha guari da Breit-
haupt, quale si è quello di cui abbiamo ora l'analisi di
Gmelin (Tabella 2.), pesante specificamente = da 3000
a 3100, sfregiante l'Apatite e sfregiabile poi dal Feld-
spato; è desso amorfo, in massa compatta di color ver-
de, o anche di color grigio, e la spezzatura ne riesce
granulare, e di un nitore, più tosto grasso od untuoso, che
[Seite 265] altro. Per la composizione sembra desso accostarsi molto
al Crisolito; ma infino ad ora non se ne sa più che tanto.
13. La Eckebergite, a quanto sembra, vegnente dalla
Svezia, e nota già da qualche tempo sotto il nome affatto
incompetente di Natrolite di Hesselkulla, o anche di Na-
trolite della Svezia, e di cui abbiamo l'analisi di Bran-
des (Tabella 2.), pesante specificamente 2740; tutto
chè abbia questa non pochi argomenti di rassomiglianza
colla Wernerite, e fors' anche colla Prenite, v' ha chi la
reputa come una semplice modificazione o varietà della
Eleolite; ma i caratteri non ce ne sono dati tutti alla di-
stesa, e solo si sa che scoprilla Eckeberg, onde se ne
trasse interinalmente il nome.
14. La Folerite, o Pholerite, rinvenuta non ha guari in
Francia, a Fins nel Dipartimento de l'Allier, in un ter-
reno litantracifero da certo Guillemin, e della quale ab-
biamo l'analisi (Tabella 1.), senza pur sapere da chi
fatta, ma che la qualifica per un pretto e mero Idrosilicato
d' Allumina, è quasi direbbesi, contessuta di Squame,
onde ne è derivato il nome applicatole; nè altra più pre-
cisa notizia ce ne è infino ad ora pervenuta, se non chè
a primo aspetto piglierebbesi per una Steatite o per una
Litomarga. – Dessa parrebbemi piuttosto una Roccia
novella, che non una nuova Specie orittognostica.
15. La Gieseckite di Akulliarasiarsuk nella Groenlan-
dia, di cui abbiamo l'analisi di Stromeyer (Tabella 2.),
pesante specificamente, da 2780 a 2820, sfregiante lo
Spato calcareo, ma sfregiabile dal Feldspato, cristalliz-
zata in forme, che sembrano derivabili da un prisma ob-
bliquo romboidale, e per lo più poi in prismi exaedri
regolari, co' canti vivi o cogli spigoli smussati o arro-
tondati, or nitidi ed ora grezzi esternamente, non mai
pellucidi, ma bensì translucidissimi in sugli spigoli più
sottili, o in traverso a' lembi più attenuati delle sue scheg-
[Seite 266] gie, avente una spezzatura disuguale, che inclina alquanto
alla scheggiosa, riesce dotata d'un nitore rammentante de-
bolmente l'untuoso o il grasso; i colori ne sogliono es-
sere generalmente grigio-verdicci, volgenti con diversi
gradi d'intensità al verde d'oliva impuro o succido. Que-
sti cosi fatti cristalli rinvengonsi impiantati o dispersi per
entro alla massa d'un Hornsteinporphyr di grana finissima.
16. La Herschellite della Sicilia, di cui abbiamo una
analisi, troppo ancora incompleta, di Wollaston (Tabella
2.); sostanza nuova, e non per anche descritta, accom-
pagnante ad un tempo la Phillipsite, non descritta a do-
vere neppur essa, e l'Olivina appunto in Sicilia, e ci-
tata da Levy, come di là recentemente recata.
17. La Hisingerite della Sudermania, di cui abbiamo
in pronto l'analisi datacene come fatta da Berzelius (Ta-
bella 2.), ma che ho dubbio non sia piuttosto fatta dallo
stesso Hisinger, che ne fu lo scopritore, e dal nome del
quale prese poi dessa il suo nome, pesante specificamente
3140, è una sostanza compatta, amorfa, nera e d'un nitore
smontato affatto, di compage lamellosa, piuttosto tenera e
anzi morbida al tatto, riducibile al cannello in una scoria
nera e magnetica; la spezzatura ne riesce al tutto terrosa;
ma pure vi si scorge manifesto un andamento solo e costante
delle suture, giunture o commissure naturali delle lami-
nette, ond' è compaginata.
18. La Humboldilite, o più italianamente la Umboldilite
del Vesuvio, di cui abbiamo l'analisi datacene da Carpi
(Tabella 1.), pesante specificamente 3104, dura a ba-
stanza da sfregiare lo Spato fluore, ed anche il Vetro, ma
sfregiabile di certo dal Topazzo, cristallizzante in forme
derivabili da un prisma eretto o dritto a basi quadrate;
è dessa translucida in complesso, ma le laminette, ond'è
compaginata, riescono quasi affatto diafane; la spezza-
tura ne è concoidea d'aspetto vetroso, come vetroso n' è
[Seite 267] eziandio il nitore; al cannello fondesi dessa agevolmente
in una perla vetrosa più che altro; riducendola da prima
in polvere, e quindi gettandola nell'acido nitrico, forma
dessa seco quasi al momento una maniera di gelatina, e
quindi mostra che potrebbe per avventura essere, meglio
che non altrove, collocata infra le così dette Zeoliti più
dure, e forse opportunissimamente tra gli Amfigeni, ai
quali la avvicina moltissimo in fatto anche la stessa sua
chimica composizione. Rinviensi questa, unitamente alla
Zurlite, in certe roccie Augitiche o Pirosseniche eruttate
o rigettate dal Vesuvio ne' tempi addietro. – Si noti che
non è da confondere la Humboldilite qui ora descritta
colle Humbolditi, che sono due; vale a dire l'Humbol-
dite di Levy, la quale risolvesi in una Datholite alquanto
più ricca di Calce, che noi sia per l'ordinario quella di
Norvegia, e l'Humboldtite di Sever, che non è altra cosa,
se non un Ferro ossalato, o un Ossalato nativo di ferro.
19. La Humite, o se così vogliasi, la Umite, del monte
Somma, ove la raccolse non ha gran tempo il Conte di
Bournon, e della quale mancaci pur tuttavia una analisi
esatta, onde non sapremmo ancora, se possa essere dessa,
più tosto analoga alla Mehlite, cui somiglia alquanto pei
suoi caratteri esteriori, che non al Topazzo, unitamente
al quale, conformatovi in grani, e talora anche in cri-
stalli determinabili, incontrasi dessa in una roccia micacea
appunto di quella medesima località, è sempre cristal-
lizzata in forme indeterminabili, a motivo tanto della pic-
colezza de' cristalli, e delle frequenti e forti loro stria-
ture, quanto eziandio del grandissimo numero di faccette
sostituite a' loro spigoli e canti vivi troncati, ma però
derivabili in qualche modo, secondo alcuni, da un pri-
sma romboidale, e secondo altri, da un Ottaedro; questi
cristalli poi translucidi, nitidissimi e di colore bruno
rossiccio, o anche di color bruno rossiccio oscuro, sfre-
giano a pena a pena il Quarzo, ed anche con molta difficoltà.
20. La Indianite del Carpatico, di cui abbiamo in pronto
l' analisi di Chenevix (Tabella 2.), pesante specifica-
mente 2740, e cristallizzata sempre in grani, che sem-
brano derivabili da un romboedro, ed aventi un anda-
mento metodico di suture naturali, discernibili guardan-
doli in traverso contro il lume d'una candela, sfregia il
Vetro ed è sfregiabile dal Feldspato, riesce infusibile af-
fatto di per sè sola al cannello, non è attaccabile imme-
diatamente dagli acidi, se non quando trovisi oggimai in
uno stato di decomposizione; ma, tenutavi in digestione
per lungo tempo, vi divien tenera, e forma con essi una
vera gelatina; è dessa per lo più almeno translucida,
ma se n'hanno esemplari nitidissimi e limpidi, a uo di-
presso quanto possa esserlo mai l'acqua pura; mentre
il colore ne suol essere il bianco volgente alcun poco al
grigio chiaro. Rinviensi disseminata per entro al Feldspato,
insieme coll' Orniblenda, con qualche Granato, col Co-
rindone e talora coll' Epidoto. Non solo assomigliasi dessa
assai a' Feldspati sotto ben molti riguardi; ma non sia-
mo soli nell' avviso, che appunto fra quelli abbia essa
ad essere connumerata.
21. La Killinite, detta da taluno anche Lenite, e pro-
vegnente da Killarney in Irlanda, della quale abbiamo
due diverse analisi, l'una di Wollaston, e l'altra d'in-
certo chimico (Tabella 1. amendue), pesante specifica-
mente 2700, è lamellosa nella sua compage, è dotata
d' un nitore molto vivace, e suol esser sempre d'un co-
lore verde chiaro, o tutt' al più giallo bruniccio. Del re-
sto mostrasi dessa analoga allo Spodumeno o Trifano,
segnatamente pel complesso de' suoi rimanenti caratteri
esterni, e appunto con quello rinviensi associata in una
roccia granitica o piuttosto granitoidea, nella preaccen-
natane località in Irlanda.
22. La Leelite di Svezia, descritta succintamente da
[Seite 269] Clarke, di cui ne abbiamo anche l'analisi (Tabella 1.),
della quale altro di più non sappiamo infiuo ad ora, se
non che riesce di color rosso, e che, se non contenesse
circa un 2 1/2 per 0/0 di Magnesia, e se non mancasse
di Litina, s'accosterebbe dessa assaissimo, almeno dal
cento della sua composizione chimica, alla Petalite.
23. La Lenzinite, o anche Lenzina di Steinheim presso
ad Hanau, e di qualche altra località, quale si è quella
descritta da Iohn, di cui ne abbiamo pure l'analisi (Ta-
bella 1.), pesante specificamente 2100; sostanza per lo
più terrosa, ma però qualche volta compatta, bianca,
debolmente translucida, d'un' apparenza opalina, e fra-
gilissima sempre, della quale si potrebbe per avventura
dire, che sia dessa una tal quale più o meno compiuta
scomposizione del Semiopalo (ted. Halbopal), a quel
modo che la così detta Razoumowskina viene ora gene-
ralmente riguardata come una decomposizione del Cri-
soprasio di Kosemütz.
24. La Ligurite descrittaci dal Genovese naturalista
Professore Viviani, che la rinvenne ne' monti della Li-
guria, e che incontrasi assai frequentemente anche in
Piemonte, e segnatamente a Mocchie, nella Valle di Su-
sa, in una roccia serpentinosa o talcosa di color verde,
e della quale abbiamo in pronto una analisi fattane dal-
l'altro Genovese Professore Mojon (Tabella 1.), pesante
specificamente 3490, sfregiante l'Apatite, e dante per
scalfittura una polvere bianco-grigia, sebbeue colore pro-
prio ne sia, quando è intiera, il verde pomo; cri-
stallizza dessa in forme derivabili, a quanto pare, da
un prisma romboidale obbliquo, ed i cristalli, di rado per-
fettamente conformati, ne sogliono essere impiantati ad
uno ad uno nella roccia; la spezzatura ne riesce aspra,
o disuguale, d'un nitore vetroso, che ha sempre alcun che
del grasso o dell' untuoso; è rado assai che i cristalli ne
[Seite 270] siano pellucidi, nel qual caso ci si danno per dotati di dop-
pia rifrazione; d'ordinario però sono translucidi, ma in-
ternamente riescono bene spesso macchiati o nuvolosi. Vi
fu chi riguardò questa sostanza come analoga molto al
Crisolito orientale; ma i più ritengonla presentemente, non
so bene se in ciò fondati sovra qualche nuova analisi fat-
tane, per un pretto Titanio siliceo-calcareo, o per uno
Sfeno, come sembrerebbe anche indicarlo già il ben molto
vistoso indicatone peso specifico.
25. La Mejonite, di cui abbiamo due analisi molto tra
esse differenti, l'una d'Arfwedson (Tabella 1.), e l'al-
tra di Gmelin (Tabella 2.), pesante specificamente da
2000 finanche a 2650, sfregiante costantemente l'Apatite,
e talora anche il Feldspato, e sfregiabile poi sempre dal
Quarzo, ma qualche volta anche dall' Adularia, infusibile al
cannello e, ridotta in polvere, formante gelatina cogli acidi;
cristallizzata, o in prismi eretti quadrati terminanti in
troncature quadrilatere, o in ottagoni terminanti in som-
mità piane, aventi esse pure otto lati, come i prismi che
terminano; sebbene rinvengasi poi eziandio in masse cri-
stalline, granulari, non mai molto voluminose, ma bensì
tutte quante segnate da numerosissime strie o piuttosto
da vere fenditure a labbra riunite, quantunque penetranti
addentro. Questi cristalli poi sono di rado pellucidi, nitidi e
puri, mentre il più delle volte sono incrostati d'una so-
stanza bianca ed opaca, effervescente cogli acidi, o ve-
ramente, anche senza avere una così fatta crosta, non
riescono che soltanto più o meno translucidi; la spezza-
tura ne è concoidea, e d'un nitore decisamente vetroso,
essendone bianco affatto o bianco grigio il colore. Rin-
viensi d'ordinario la Mejonite impiantata, ora in cristalli iso-
lati, ora in cristalli insieme aggregati, ed ora finalmente
in masse cristalline, accompagnante la Nefelina, il Pleo-
nasto, il Pirossseno, la Mica, i Granati, lo Spato calca-
[Seite 271] reo ec., in una Calcarea granulare grigia, al Vesuvio e
al monte Somma, eruttatavi in addietro da quel Vulca-
no, e fu pure rinvenuta non ha guari nelle roccie vul-
canizzate delle sponde del Lago di Laach. – Vi fu chi
volle associare le Mejoniti a' Feldspati, ma sembra che,
con qualche maggiore ragionevolezza, possa esser lecito,
sotto ben molti riguardi, l'avvicinarle più tosto, come
facciamo qui noi, alle Scapoliti. – Il rilievo, che femmo
testè, della grande differenza che passa tra le due pro-
poste analisi di questa sostanza, raccolta sempre al Ve-
suvio, non può a meno di dar luogo ad un troppo ra-
gionevole sospetto sulla imperfezione dell' una di tali due
analisi, in confronto coll' altra, quando però, ciò che è
forse più probabile ancora, sotto lo stesso nome di Me-
jonite, non ci si spediscano abitualmente di là due so-
stanze essenzialmente diverse, e che meriterebbono al-
meno d'essere contraddistinte con un nome diverso.
26. La Melilite, e anche la Mellilite del Capo di Bo-
ve, della quale abbiamo in pronto una analisi datacene
da Carpi (Tabella 1.), sfregiante l'Apatite, ma pure
capace di dar scintille battendola coll' acciarino: fusibile
di per sè sola al cannello, senza gonfiarsi, in un vetro
translucido verdognolo: formante, ridotta che sia in pol-
vere, gelatina cogli acidi, e cristallizzata in forme deriva-
bili sempre, a quel che pare, da un Ottaedro rettango-
lare; i cristalli opachi e di color giallo pallido, giallo
sporeo, giallo rancio, o d'un giallo insomma che volge
talora alcun poco al rosso, e vestiti spesso d'una cro-
sticina rosso-bruna, sogliono esserne impiantati in quella
roccia vulcanica o vulcanizzata, che ne'dintorni di Roma
vien detta generalmente Selce romano, e scorgesi nelle
fenditure o nelle spaccature di quella, insieme eolia Ne-
felina, colla Pseudo-nefelina, colla Haiiyna, e con diverse
altre sostanze, fra le quali una ve n'ha capillare bruno-
[Seite 272] rossiccia (Breislakite?), che non è stata per anche stu-
diata come conviene. – Rammenteremo qui infine il dub-
bio insorto in taluno, che la Humite, già da noi descritta
poco stante, altro possa non essere, che una modificazione
di questa Melilite.
27. La Nacrite, detta anche talora Margarite, Talcite,
Clorite bianca, Talco granulare perlaceo, Talco scheggioso
Perlglimmer ec., e più recentemente ancora Lepidolite bian-
chiccia, o Lepidolite verdognola, e così forse con miglior
fondamento, attesa la grande già rammentata sua rassomi-
glianza, salvone il colore sempre diverso, appunto colla Le-
pidolite descritta nel Testo, alla Specie 14 del presente
genere V. racchiudente i Minerali alluminosi, e di cui
manca ancora, almeno ch' io mi sappia, una buona ana-
lisi, mostrasi compaginata, ad un tempo di squame o sca-
glie, per lo più curvilinee, nitide e lucenti, e di grani, in-
sieme coagmentati in un tutto bianchiccio o verdiccio,
avente un nitore micante più o meno vivace e perlaceo,
o simile a quello della Madreperla, ed inclinante sensi-
bilmente allo splendore metallico; fondesi dessa al can-
nello con facilità in uno smalto grigio. Le squame stac-
cate coll' unghia da questa Nacrite, riescono al tatto grasse
od untuose, lasciano traccia di sè sulle dita, ed appari-
scono friabili. Rinviensi poi dessa, non gran fatto infre-
quente, in certe fenditure delle rocce micacee o talcose
dell' Alpi Tirolesi, Salisburghesi e simili; ma a Freyberg
in Sassonia esiste, com'anche, per quanto sembrami, al-
l' Isola d'Elba, in filoni per entro alle miniere, cosi di
Ferro, come di Piombo.
28. La Nefelina, detta anche Sommite, Scorlo bianco
del Vesuvio, o Feldspato romboedro, e talora eziandio
Smeraldo bianco, tutto chè affatto fuor di proposito,
della quale, spesso a torto confusa, come almeno ci sem-
bra, da molti colla Pseudo-nefelina, abbiamo tre diverse
[Seite 273] analisi, una di Vauquelin ed una d'Arwedson (Tabella 1.),
con una poi di Gmelin (Tabella 2.), pesante specifica-
mente 3274, e sfregiante appena l'Apatite, e più difficilmente
ancora il Vetro, è di rado diafana, ma generalmente
translucida; cristallizza in prismi exaedri bianchi, nitidi a
bastanza, ma nuvolosi, o in forme derivabili appunto da
un così fatto prisma; sebbene rinvengasi più spesso an-
cora in masse cristalline granulari bianchiccie, zeppe di
piccole fenditure, procedenti secondo quattro differenti di-
rezioni quasi regolari, e tali da rammentare nelle singole
sue parti la medesima sua prediletta forma originaria di
cristallizzazione; si fa dessa elettrica positivamente sol-
tanto col mezzo dello sfregamento; la spezzatura ne rie-
sce concoidea, e di un nitore decisamente vetroso e ta-
lora perfino scintillante; le scheggie più translucide di
questa sostanza perdono quasi affatto ogni loro traspa-
renza, tenendole immerse per qualche tempo anche a freddo
nell' acido nitrico; a caldo poi, e soprattutto se sia dap-
prima slata ridotta in polvere, fa dessa gelatina cogli aci-
di; al cannello fondesi, non però senza molta difficoltà, in un
vetro bulloso e scolorato; nel che fare cominciano sem-
pre dall' arrotondarsene gli spigoli, intanto che la massa,
divenendo più torbida che prima non fosse, riducesi in
una perla, la quale poscia, insistendo nel soffiarvi sopra
la fiamma, finisce col divenire vetrosa. Hannosi esem-
plari rarissimi di vera Nefelina jalina affatto, come altri
se n'hanno, ora bianco-candidi quanto può esserlo la ne-
ve, ora bianco-grigi, e talora anche bianco-verdognoli.
– Questa curiosa sostanza che alcuni Sistematici vollero,
non senza ragione, connumerare fra i Feldspati, siccome
vedrassi che il fecero già della Ortite, della Pirortite e
d' altre sostanze recentemente scopertesi, potrebbe, quasi
ad uguale buon dritto, essere approssimata al Lapislaz-
zoli o alla Lazzulite orientale, descritta nel Testo alla
[Seite 274] pag. 124 e seguenti di questo medesimo volume V del
nostro Manuale, quando non vi si opponesse, più che al-
tro, la costantissima diversità del colore; ma meglio poi
che a qualsivoglia altra sostanza orittognostica, pensiamo
che, ponderatone convenientemente la somma de' carat-
teri e delle circostanze, si potrebbe associarla alla So-
dalite, già da noi mentovata e descritta nella nostra Nota
appiè delle pag. 119 e 120 del presente volume. – Rin-
viensi la Nefelina, tanto in massa, quanto cristallizzata,
incrostante internamente alcune geodi di Calcarea gra-
nulare, ne' tempi addietro eruttatavi da quel Vulcano,
al Vesuvio, ed al monte Somma, accompagnante la Mejo-
nite, la Pseudo-nefelina, la Mica cristallizzata, i Gra-
nati, l'Idocraso, il Pirosseno e talora il Pleonaste, oltre
a qualche altra sostanza ancora, come rinviensi nelle fen-
diture di una roccia Pirossenica, d'origine probabilmente
vulcanica, e quindi di una Lava più o meno compatta,
al Capo di Bove presso Roma, associatavi appunto col
Pirosseno, e come rinviensi in un giacimento consimile
all' ultimo qui ora citato, insieme colla Mejonite, lungo
le sponde del Lago di Laach presso ad Andernach; ma
però hanuosene anche esemplari in una Lava decisa pro-
vegnente dall' Isola di Borbone, in una Argilla ferrifera
litoidea derivante dal Lüzelberg presso a Sasbach nel
paese di Baden, ov' è spesso associata ad una Stilbite;
e finalmente il celebre Leonhard di Heidelberga ce ne ha
fatto conoscere nel 1822, una pure allora scopertasi, in
giacimento di Dolerite in sul Kazzenbukkel, o vogliasi
dire Winterbukkel, presso a Kaiserstuhl, e non gran
fatto lunge da Heidelberga, che è appunto la Nefelina
di cui abbiamo, (Tabella 2.) l'analisi di Gmelin.
29. La Petalite, detta anche Berzelite, o Spato Peta-
lino, o finalmente il Silicato alluminoso di Litina, della
quale abbiamo oggimai in pronto tre analisi diverse, l'una
[Seite 275] di Arfwedson (Tabella 1.), una di Gmelin, ed una
terza di Clarke ed Holme (Tabella 2.), pesante speci-
ficamente da 2420, fino a 2550, mostrantesi sempre in
massicine laminose compatte ed amorfe, nelle quali però
scorgesi una manifesta tendenza a cristallizzare in forme
derivabili sempre da un prisma eretto romboidale, con
due distinti andamenti di suture naturali parallele a due
de' lati d'un cosi fatto prisma; di modo chè ogni singolo
pezzetto staccatone riesce nitidissimo, e quasi direbbesi
anzi scintillante, sovra due de' lati fra loro opposti, men-
tre sugli altri due apparisce smorto o sparuto affatto; è
dessa dura a un dipresso quanto il Feldspato, dando
scintille coll'acciarino, e sfregiando assai bene l'Apatite
e il Vetro, mentre viene sfregiata essa stessa, tanto dal
Quarzo, quanto da una punta d'Acciaro, che ne trag-
gono costantemente una polvere di scalfittura candida o
bianca, quanto può esserlo la neve, comunque il pezzo di
Petalite si fosse, siccome suol essere, o bianco di lat-
te, rosaceo o carnicino, od anche verde di prato, lo chè
succede però assai di rado, e forse allora in causa di
qualche po' di Clorite verde frammistavi. È dessa tran-
slucida, e talora semitrasparente in sugli spigoli, o al-
meno guardandola a traverso delle più sottili sue scheg-
gie; non possiede mai una doppia rifrazione; il nitore
ne suol essere, più che altro, vetroso, ma non è rado
che abbia anche una tal quale tendenza al perlaceo, o
al nitore proprio della Madreperla polita; la spezzatura
ne è concoidea a fossette minute, ed inclina molto alla
scheggiosa o squamosa; non è suscettibile d'elettrizzarsi
mai; bollendola negli acidi, vi si scioglie dessa parzial-
mente; i pezzetti riscaldatine fosforeggiano d'una luce
cerulea vivacissima, e trattandola poi col cannello, il
frammento di prova comincia dal farsi bianchiccio, ma,
insistendo, risolvesi alla perfine in un vetro limpido e
[Seite 276] scolorato affatto, internamente bulloso. Non fu rinvenuta
finora la Petalite, che soltanto nell' Isola Utön in Suder-
mania, a quanto pare, in certi grossi Trovanti, ove
suol essere accompagnata dal Feldspato, dal Quarzo,
dalla Mica, dalla Lepidolite, dal Trifano, dalla Tor-
mallina, dallo Spato calcareo, dall' Asbesto, e da qual-
che altra sostanza ancora, unitamente a qualche mine-
rale d'Argento, di Ferro e d'Arsenico. A prima giunta
piglierebbesi dessa agevolmente da' meno periti, in gra-
zia dell' apparenza che offre all' esterno, per uno di que'
Quarzi bianchi o rosacei, che presentano un nitore su-
perficiale vivacissimo o risplendentissimo. – Questa so-
stanza, debbe, per nostro avviso, come pure per quello
d'altri, aggregarsi alla Famiglia o al Genere de' Feldspati.
30. La Periklina, che può dirsi anche scientificamente
un Silicato alluminoso di Soda e di Potassa, e della quale
ci troviamo avere già l'analisi di Gmelin (Tabella 2.),
senza che ne sappiamo ancora bene la vera provegnen-
za, non ci è nota per autopsia, e quindi non siamo tam-
poco in grado di farne conoscere, nè il peso specifico,
nè la durezza, nè altro che la riguardi, e solo sappia-
mo, che rinviensi dessa, confusa co' Feldspati, tanto al
Saualpe, quanto al S. Gottardo.
31. La Phillipsite della Sicilia, e della quale, rinve-
nuta colà non ha guari da certo Inglese sig. Herschell,
unitamente a quell' altra sostanza, che menzionammo già
in addietro sotto il nome applicatole appunto di Herscel-
lite, abbiamo una analisi affatto ancora incompleta di
Wollaston (Tabella 2.), non ci è nota a bastanza, per-
chè possiamo qui ora descriverla convenientemente; men-
tre altro d'assentato non ne sappiamo, se non che è dessa
pure un Silicato alluminoso di Potassa e di Calce, e che
fu rinvenuta in un giacimento di Olivina o di Peridoto,
come la precitata Herschellite.
32. La Pinite. – Tutto che appiè della pag. 206 e se-
guente del presente V nostro volume abbiamo descritto,
per quanto ci pare, a sufficienza questa Specie, non ci-
tata in alcun luogo da Blumenbach nel suo Testo, e posta
da Hausmann, in guisa d'Appendice, tra le Andalusi-
ti, e tutto che nella Tabella appiè della precedente pa-
gina 204, abbiamo riportato l'analisi dataci da Klaproth
di quella di Pinistollen in Sassonia, che apprestolle il
nome; pure non pensiamo di far male, aggiugnendo qui,
ora che ne abbiamo il destro, anche l'analisi fatta da
Drappier di quella dell' Auvergne in Francia (Tabella 1.).
33. La Pirallolite di Pargas, della quale ci troviamo
avere in pronto l'analisi datane da Nordenskiöld (Ta-
bella 1.), e pesante specificamente 2570, suol essere te-
nera molto, è tutt' al più poi così poco dura, da poterla
sempre scalfire con un coltello comune; la compage ne
è lamellosa, e la spezzatura terrosa affatto; è talora cri-
stallizzata in minutissimi cristalli imperfetti, e derivabili
da un prisma obbliquo romboidale; più spesso però pre-
sentasi in piccole masse cristalline, od anche in massa
compatta ed amorfa; non riesce mai trasparente, e solo
diventa alcun poco translucida, guardandola a traverso
de' lembi delle più sottili sue scheggie; esternamente è
dessa al tutto smontata o priva d'ogni nitore, ma il di
dentro ne dimostra spesse volte un nitore grasso od un-
tuoso; è dessa d'un color bianco, che volge più o meno
sensibilmente al verdiccio; con questo eziandio di più, che
i suoi cristalli, anche i più intensamente verdi, stando espo-
sti quanto occorre all'azione della luce solare, vi diven-
tano quasi bianchi affatto, persino addentro di tutta quanta
la loro massa; gettandola in polvere sovra un ferro rovente,
essa fosforeggia d'un bel chiarore azzurrognolo, e que-
sta polvere medesima, fusa che sia insieme con un sale
di Cobalto, risolvesi con esso in un bellissimo vetro az-
[Seite 278] zurro, analogo alla Zaffera, o al così detto Smaltino;
trattandola poi sola al cannello, da prima si fa nera, ma
poscia, insistendo, torna bianca, sobbolle e si rigonfia,
e finisce per incrostarsi lungo gli spigoli, o lungo i suoi
canti vivi, d'una maniera di fritta, o d'un biscotto bian-
chiccio. Non fu rinvenuta, ch' io mi sappia, in fino ad
ora questa Pirallolite, se non soltanto in una cava di pie-
tra calcarea a Storgard presso a Pargas in Finlandia,
unitamente allo Spato calcareo, al Feldspato, al Piros-
seno, alla Wernerite, all' Apatite e alla Titanite.
34. La Pseudo-nefelina, detta talora anche Pseudo-
sommite, o Scorlo bianco esagonale del Vesuvio, e della
quale abbiamo una analisi di Carpi (Tabella 1.), fu a torto
confusa anche presentemente quasi da tutti i Sistematici
colla vera Nefelina, che descrivemmo non ha guari; a
malgrado che tanto pure ne diversifichino tra loro le com-
posizioni rispettive, e che ne siano diverse anche la du-
rezza, che in questa riesce sensibilmente maggiore, ed il
peso specifico, che per la presente Pseudo-nefelina non
suole superar mai 2183. Del resto cristallizza essa pure,
come la vera Nefelina, in forme derivabili da un prisma
exaedro regolare, e scorgonvisi del pari quattro anda-
menti costanti e regolari delle suture naturali; ma i cri-
stalli ne sono più perfetti, più sottili, più lunghi e più
limpidi, ch' esserlo non sogliano in generale quelli della
Nefelina; a caldo coll'acido nitrico trasformasi essa in gela-
tina; si fonde assai difficilmente alla fiamma del cannel-
lo, e quanto al colore, hannosene saggi quasi affatto ja-
lini e nitidi, mentre altri se n' hanno, ora bianchicci, ora
bianco-grigi, ora bianco-giallognoli e talora finalmente,
sebbene assai più di rado, bianco-verdicci. Non mi ri-
sulta che siasi questa infino ad ora rinvenuta mai altrove
che al Capo di Bove presso Roma, al monte Somma ed
in sul Vesuvio, associatavi alla vera Nefelina, colle di-
[Seite 279] verse sostanze, e ne' giacimenti che accennammo esserle
ivi proprii.
35. Il Rubellano, o fors' anche la Rubellana, che
scientificamente, e alla maniera di Berzelius, può rite-
nersi per un Silicato alluminoso di Ferro, di Magnesia,
di Soda e di Potassa, e della quale, senza però cono-
scerne bene, nè la vera località, che ne è in Boemia, nè
il preciso giacimento, abbiamo in pronto almeno l'analisi
eseguitane da Gmelin (Tabella 2.), è una sostanza te-
nera molto, a segno d'essere talora scalfibile coll'unghia,
di un colore bruno volgente più o meno al rossastro, e
presentantesi cristallizzata in piramidi exaedre, o in forme
da quella agevolmente derivabili. Sembra analoga, più che
altro, alla susseguente Sordawallite.
36. La Scolezite, ritenibile scientificamente per un
Idrosilicato alluminoso di Calce, analoga molto alla Na-
trolite, ond' è fatta parola nel Testo a pag. 114, e al
Mesotipo, di cui vedi la descrizione e l'analisi nella mia
Nota appiè della pag. 116 di questo volume medesimo,
e della quale, raccolta sovra un Basalte a Staffa, una
dell' Isole Ebridi, abbiamo l'analisi datacene da Gehlen
e Fuchs (Tabella 2); analisi questa ch' è sempre sog-
getta a variare moltissimo, in riguardo segnatamente alla
proporzione ancora maggiore, in cui può esservi conte-
nuta l'acqua; rinviensi per lo più in forma d'incrosta-
zione mammillare sopra la roccia, ma compaginata di
prismetti quadrati, terminanti in sommità tetraedre, e può
dimostrarsi anche, ora bacillare, ora fibrosa, ora fibroso-
radiata, e qualche volta perfino d'aspetto decisamente
terroso; cogli acidi fa dessa tosto gelatina anche a fred-
do; il peso specifico non suole esserne mai gran fatto
maggiore di 2080; la durezza ne è tale da non isfregiare,
se non di rado e a sommo stento, l'Apatite, e la fusibi-
lità al cannello ne riesce agevolissima in fritta spugno-
sa, facendovi prima una molto vistosa fosforescenza.
37. La Sodaïte, detta poi anche Wernerite lamellare
da alcuni, mentre altri la ritengono più volontieri per
una semplice modificazione della Eleolite o Pietra grassa,
e che portò a torto per qualche tempo anche il nome di
Natrolite di Hesselkulla, o quello di Natrolite del Neri-
ke, e della quale, per ogni verso differentissima dalla
Sodalite della Groenlandia e del Vesuvio, abbiamo l'a-
nalisi di Eckeberg (Tabella 2.), viene da noi pure ri-
putata come una semplice modificazione della Eleolite de-
scritta nella presente nostra Aggiunta alle Tetraclasiti del
Testo, e fu rinvenuta appunto nel Nerike, e precisamente
ad Athvidaberg e ad Hesselkulla in Isvezia; la compage
ne è decisamente lamellare; il colore ne suol essere un
bel verde azzurro misturato alquanto di grigio, ed il peso
specifico è rado che ne oltrepassi 2746.
38. La Sodalite, detta anche la Gieseckite. – Tutto che
questa sostanza sia giù stata da noi, come meglio po-
temmo, descritta a pag. 119 e 120 del presente volume
nella Nota alla Zoolite, Specie 25 di questo stesso Ge-
nere nel Testo, ove, parendoci dessa meglio collocata
che non altrove, ne diemmo anche l'analisi di Ecke-
berg, pure, fattoci carico dell' avere il benemeritissimo
Autore nostro richiamata qui la Sodalite, quasi come un
sinonimo, o almeno come una pertinenza della di lui
Specie 16, Tetraclasite, abbiamo stimato che potesse non
isconvenire il riportarne qui pure l'analisi stessa della vera
Groenlandese fatta da Eckeberg (Tabella 2.), a scanso di
confusioni colla Sodaïte, di cui esibimmo poco stante, ap-
punto presso a quella, l'analisi del medesimo Chimico,
e l'aggiugnervi (vedi pur sempre la stessa Tabella 2.)
anche l'altre, che ci troviamo averne in pronto, della So-
dalite aciculare, detta da taluno Wernerite lamellosa di
Hesselkulla, eseguitane da Thomson, della propriamente
detta Gieseckite o Sodalite di Groenlandia, fatta da Stro-
[Seite 281] meyer, e della Sodatile vera del Vesuvio praticata da
Borkowsky. Ve n'ha di cristallizzata, di compatta e mas-
siccia, di limpida e di bianchiccia.
39. La Sordawallite, o Sordawalite di Sordawala nel
Governo Russo di Viburgo, ove fu trovata non ha guari
in un Ferro argilloso litoideo, preso da taluni per un
cosi detto Trappo, già da noi precedentemente citata come
affine, forse più che non ad altro, al Rubellano testè
descritto, e della quale abbiamo l'analisi di Nordeu
skiöld (Tabella 1.), pesante specificamente 2580, sfre-
gia lo Spato fluoro ed anche l'Apatite, ma riesce sfregia-
bile sempre essa stessa dal Quarzo, con una polvere di
scalfittura sempre di color grigio, a malgrado che il colore
suo proprio naturale sia un nero di pece, di rado vol-
gente al grigio o al verdiccio, nè mai facciasi rossastra,
se non in forza delle più o meno diuturne vicissitudini
atmosferiche sostenute. Del resto è dessa sempre in massa
compatta, amorfa ed opaca affatto; dimostra un nitore
decisamente vetroso, e la spezzatura ne apparisce concoidea;
digerita a caldo nell' Acido nitrico, vi si scioglie in par-
te, e trattata al cannello, non però senza molta difficol-
tà, di per sè sola riducesi in una perletta nera, dotata
da quando a quando d'uno splendore quasi decisamente
metallico, mentre colla Soda risolvesi in un globicino
verde cupo o nerastro, e col Borace invece in un bel ve-
tro verde.
40. Lo Spodumeno, detto anche Trifano; Specie non
citata in alcun luogo del nostro Testo Blumenbachiano,
quantunque scoperta già da una buona mano d'anni, e
della quale abbiamo in pronto le diverse analisi di Ber-
zelius e d'Arfwedson (Tabella 1.), di Hisinger e di
Vogel (Tabella 2.), pesante specificamente da 3110 fin
anche a 3190, è sempre in masse cristalline, derivabili,
secondo alcuni, da un ditetraedro rettangolare, e secondo
[Seite 282] altri, da un prisma eretto romboidale, colle suture o com-
missure naturali parallele appunto a' lati di un prisma
così fatto; queste masse cristalline poi riescono translu-
cide segnatamente a traverso degli spigoli, o in su i
lembi delle loro scheggie; la spezzatura ne è aspra o
disuguale, ma di grana fina, e ne inclina sempre più o
meno alla scheggiosa; il nitore n' è debolmente vetroso
in sulle faccette corrispondenti alle varie giunture natu-
rali, ma in complesso ne riesce micante, o a particelle
scintillanti, e del resto poi, per così dire, perlaceo o
analogo in qualche modo a quello della Madreperla, in
sulla spezzatura, partecipante alcun poco del grasso o del-
l'unto, ed i colori ne sogliono essere, o il bianco ver-
diccio, o il verde di montagna, o il verde pomo, e via
discorrendo, e qualche rarissima volta, violetto. Sfregia
desso benissimo l'Apatite ed il Vetro, ma viene sfre-
giato sempre dal Quarzo, e dà scintille al battifuoco; gli
acidi non vi esercitano sopra, se non una debolissima
azione; i frammenti ne fosforeggiano, riscaldandoli, d'una
luce sparuta molto, e trattandoli al cannello, da princi-
pio si rigonfiano e sfannosi superficialmente in una pol-
vere d'un colore grigio, rammentante quello ch' è pro-
prio delle ceneri, ma, insistendo, riduconsi in una perletta
vetrosa bianca, scolorata affatto o debolmente verdiccia.
Che se poi si riscaldi un pezzo di Trifano rinchiuso in
un palloncino di vetro, esso dividesi in foglietti o in la-
minette giallognole, che poscia fannosi d'un grigio di ce-
nere, senza che, durante tutto questo tempo, occorra mai
di scorgere che, in causa d'una tale calcinazione in vasi
chiusi, se ne svolga, nè acqua, nè vapore, in quantità che
riesca sensibile; fu questa la prima sostanza minerale in
cui siasi scoperto entrare, come principio costituente es-
senziale, il nuovo alcali denominato Lythion o Litina.
Rinviensi dessa, sempre per entro a roccie cristallizzate
[Seite 283] granitiche o granitoidee, all' Isola Utön in Sudermannia,
a Sterzing nel Tirolo, ne' dintorni di Dublino nell' Ir-
landa ed a Peterhead in Iscozia, e nel 1822 m' è acca-
duto d'imbattermi, alla Candoglia in sulla Toce, loca-
lità ove scavasi la Calcarea grano-lamellosa saccaroidea
rosea (Marmo salino), servente alle costruzioni di questo
Duomo di Milano, in un Trovante appunto granitoideo
di qualche libbra di peso, che fornimmene parecchj sag-
gi, uno, o due de'quali esistono nel vistosissimo Museo
Mineralogico del già da me in precedenza debitamente
lodato sig. Conte Vitaliano Borromeo Arese. Ho già in-
dicato altrove come ritengasi affine molto al Trifano la
sostanza minerale più di recente fattaci conoscere da Tay-
lor sotto il nome di Killinite, rinvenutasi a Killarney nel-
l' Irlanda.
41. La Steinheilite d'Orjiavi, o piuttosto d'Orijervi
presso Abo in Finlandia, di cui abbiamo in pronto una
analisi, non so bene di qual Chimico (Tabella 1.), non
sembra essere altra cosa, che una Dicroite o Cordierite, e
a quella precisamente deve riferirsi. Vedi nel Testo a
pag. 217 del presente volume.
42. Il Tafelspato, (Tafelspath – Schaalstein –
Grammit: ing. Schalstone – tabular Spar), detto an-
che più italianamente Spato in tavole, e che potrebbe
dirsi molto opportunamente un Silicato calcareo, analoghis-
simo, se pure non identico affatto, come supponghiamo
che sia effettivamente, colla susseguente Wollastonite del
Vesuvio, e del quale ci troviamo avere in pronto due
analisi, l'una di Klaproth del Tafelspath di Orawicza
nel Bannato, e l'altra di Bornsdorf di quello di Pargas
nella Finlandia, oltre a quella pure, ben di poco va-
riante dalle precedenti, lasciataci dal fu valentissimo no-
stro Brocchi del Tafelspath del Vesuvio o anche di
Capo di Bove presso a Roma, detto poscia, come sopra,
[Seite 284] Wollastonite (Tabella 2. tutt' e tre), pesante specifica-
mente da 2760, fino a 2900; di rado cristallizzato in pri-
smi exaedri o dodecaedri, ma più spesso conformato in
masse cristalline più o meno piccole e grano-lamellose, la
forma delle quali è derivabile agevolmente, secondo al-
cuni, da un prisma romboidale, che può essere dritto od
obbliquo, e secondo altri, soprattutto ove trattisi pro-
priamente della così detta Wollastonite del Vesuvio o
del Lazio, da un ottaedro rettangolare, sfregia assai bene
lo Spato fluore, e da quando a quando anche l'Apatite,
sfregiabile però sempre esso stesso dal Feldspato; fosfo-
reggia allo scuro, in causa del semplice sfregamento
praticatovi coll' acciajo, e fosforeggia poi d'una luce vi-
vace, ma giallognola, mercè del riscaldamento; è sempre
più o meno translucido, almeno a traverso degli spigo-
li, ed ostenta un nitore, che può stare tra il vetroso ed
il perlaceo o margaritaceo, analogo cioè a quello della
così detta Madreperla; è bianco nel fondo, ma però
soggetto a volgere, ora al giallognolo, ora al perlino ed
ora al grigio proprio della cenere; la spezzatura in fine
ne riesce scheggiosa, mentre la compage n' è per lo più
imperfettamente lamellosa, inclinante talvolta alcun poco
anche alla fibrosa. Trattandolo al cannello, comincia esso
dal gonfiarsi e sobbollire, e finisce per trasformarsi, senza
troppa fatica, quando in una perla vetrosa bianca, e
quando in uno smalto bianco pieno zeppo di bollicine,
e ponendolo a digerire nell' Acido nitrico, non suol farvi
da principio, a meno che non sia già passato in un vero
stato di deeomposizione, se non poca effervescenza, senza
mostrare di cedere a quello una porzione molto ragguar-
devole di sè; ma è però certo che, nell'intervallo di po-
che ore, vi perde affatto la sua translucidità, e molto
anche della propria coerenza, tutto che non faccia mai
con esso una vera gelatina, se non allora quando siavi
[Seite 285] stato messo dentro in polvere. – Sebbene la prima sco-
perta di questa sostanza orittognostica, a Dognatzka, non
dati che da pochi anni, pure, comprendendovi anche la
Wollastonite, parecchie ne sono oggimai le località, e
varj i giacimenti; ed appunto in tali riguardi, è bene il
sapere, che hannosi esemplari di vero Tafelspath deri-
vanti da Dognatzka nel Bannato di Temisvar, e da Ora-
wicza nell'Ungheria, in una roccia calcarea, disposta per
letti o banchi, ove suol essere accompagnato dallo Spato
calcareo, dal Granato, da qualche minerale di rame e
di ferro, dalla Tremolite o Grammatite e da altre Stra-
liti, ec., dall' Isola Ceylan, ove accompagna od inlarda,
per così dire, la Essonite o il Kaneelstein in un Gneiss,
dall' America settentrionale, ove è anche associato a quel
Granato resinoideo, che porta comunemente il nome di
Colofonite, da Tavastland nella Permia, da Pargas in
Finlandia, e da' dintorni di Dannemora in Isvezia, e la
vera Wollastonite, spesso assai bene cristallizzata, dal
Monte Somma e dal Vesuvio, ov' è in una Calcarea gra-
nulare grigia, impastata d'Anfibolo verdiccio, eruttata nei
tempi addietro da quel Vulcano, insieme colla Mejonite,
coll' Idocraso ec., e da Capo di Bove nel Lazio, ove rin-
viensi in una vera Lava basaltina, accompagnatavi dal
Pirosseno, dall' Amfigeno, dalla Melilite, dall' Haüyna,
dallo Spato calcareo, e via discorrendo.
43. La Thomsonite, od Idrosolicato alluminoso di cal-
ce; sostanza che ci sembra analoga molto, per ogni ver-
so, così alla Scapolite o alla Wernerite, com' anche alla
Mejonite, unitamente alle quali suole essa rinvenirsi sem-
pre in un giacimento simile al loro proprio, e della qua-
le, rinvenuta non ha guari per la prima volta a Kilpa-
trick presso a Dumbarton in Iscozia, abbiamo in pronto
l' analisi, che crediamo di quello stesso Thomson, dal
nome del quale ottenne poi essa il suo presente (Ta-
[Seite 286] bella 2.), e pesante specificamente 2370. Tutto ciò che
circa questa sostanza sappiamo infino ad ora, si riduce,
oltre quanto sopra, alla forma, d'onde vuolsi che siano
sempre derivabili i suoi cristalli, o le sue masse cristal-
line, che è il prisma eretto rettangolare.
44. La Triclasite, o l'Idrosilicato d'Allumina, detto
anche da taluni, sebbene senza sufficienti titoli di ra-
gione, ora Automalite, ora Fahlunite, ed ora finalmente
Alluminato di Zinco; nomi tutti che debbono, a ben mag-
giore diritto, riserbarsi per la Gahnite descritta nel Testo
a pag. 192 e 193 del presente nostro vol. V; è una so-
stanza recentemente scoperta da Wolmann, o in un Mi-
caschisto, o in uno Steaschisto, non si sa bene di dove,
e della quale, comunque ci manchi ancora una analisi più
completa, questo bene si sa, e non altro, ch' è compo-
sta, come la già da noi descritta Folerite, unicamente
d' Allumina, di Silice e di molta Acqua, la quale può
con facilità separarsi dagli altri suoi due principii col
mezzo della distillazione, come si sa eziandio, pesar dessa
specificamente 2600, dover essere pochissimo dura, di
colore bruniccio, e cristallizzata in forme derivabili sem-
pre da un prisma obbliquo romboidale. – Non sarà male
l'andar qui avvertiti, che questo stesso nome di Tricla-
site è già stato da altri, non ha guari, come da Moll, ed
anche da Hausmann, compartito alla Fahlunite di Hisin-
ger, di cui ho fatto menzione alla precedente pag. 228
e 229, in occasione che mi credetti in dovere d'aggiu-
gnere alcun che alla Specie Dicroite del Testo.
45. La Wollastonite del Vesuvio, e del Capo di Bove
presso a Roma, della quale abbiamo l'analisi del fu no-
stro celebre Brocchi (Tabella 2.), essendo da noi rite-
nuta, a malgrado del dissenso datone un tempo dal fa-
moso fu Breislack e poi da Lehman, per un pretto Ta-
felspath cristallizzato più o meno perfettamente, suppon-
[Seite 287] gniamo possa essere stata descritta a bastanza bene, al-
lorchè trattammo poco stante, appunto di quello, al pre-
cedente n. 4.
46. La Withamite, o il Silicato di Calce e di Magnesia
con buona dose di Ferro ossidato, come risulta dall'ana-
lisi ancora incompleta, che ne abbiamo di Wollaston
(Tabella 2.), è una sostanza recentemente scoperta da
certo Witham, che lasciolle il suo nome, disseminata in
forma di grani cristallini in una di quelle roccie, che di-
consi trappiche della Scozia; nè altro si sa finora so-
vr' essa di più preciso, se non che pesa specificamente
3137.
47. La Zaffirina della Groenlandia, detta anche da' Fran-
cesi Saphirine de Gïesecke, il quale la rinvenne in un Mi-
caschisto di Fiskenaes o di Kikertarsoeitiak, appunto in
Groenlandia, confusa da taluno male a proposito colla
Lazzulite orientale o col Lapislazzoli, da altri colla Haüy-
na, denominata poi da Stromeyer in tedesco appunto con
tal nome di Saphyrin, nè confondibile mai colla così
detta Zaffirina di Nose, la quale si sa non esser altro
se non il Nosino o la Spinellana delle rive del Lago di
Laach, menzionata da noi a pag. 118 e 119 di questo
stesso volume V, nella nostra Nota alle Zeoliti del Testo,
è per noi sostanza ancora al tutto nuova, e della quale
altro di più preciso non sappiamo per anche, se non che
pesa dessa specificamente 3430, e che, analizzata da
Eckeberg, si trovò essere composta di moltissima Allu-
mina, con più di Magnesia che non di Silice, e con po-
chissima Calce, come rileverassi dall' analisi di lui, che
ne riportiamo (Tabella 2.)
48. La Zurlite del Vesuvio finalmente, della quale
mancaci pur tuttavia l'analisi, e che, non so bene sovra
quali solidi fondamenti, vorrebbesi da taluno associare
alla Mejonite, e da altri a' Pirosseni, come sotto-varietà
[Seite 288] analoga affatto alla Malacolite, a meno del trovarsi quella
sempre impastata ed anzi inlardata collo Spato calcareo,
a segno tale da fare effervescenza cogli acidi, è una so-
stanza piuttosto duretta, costantemente opaca, ma nitida
a bastanza, scabra sempre al di fuora, e di un colore verde
nerastro, mentre internamente non è che soltanto d'un
verde oscuretto, che volge sensibilmente al grigio, osten-
tante una spezzatura concoidea, cristallizzata, ora in prismi
rettangoli, ora in prismi romboidali ed ora in prismi otta-
goni, spesso insieme aggruppati od offastellati, ed assai diffi-
cilmente determinabili, o veramente in piccole masse cristal-
line, non manifestanti alcun marcato andamento regolare
delle loro parti o delle loro giunture naturali; ha un
peso specifico di 3274, e rinviensi, tanto al Monte Somma,
quanto eziaudio al Vesuvio, aderente alle roccie primor-
diali, ed eruttatavi con esse, affatto inalterata, da quel
Vulcano-Attendiamo sovra questa sostanza orittognostica,
accompagnante bene spesso i Pirosseni e la Humboldilite
di quella medesima località, notizie più positive da' già
molto benemeriti Autori del Prodromo della Mineralogia
Vesuviana, signori Cav. D. Teodoro Monticelli, e D. Ni-
cola Covelli, l'ultimo de'quali ebbe campo di farsi Chimico
espertissimo, mediante gli studj che seguì lungo tempo a
Parigi, ed intanto ci accontenteremo d'annunciare, che il
nome di Zurlite le fu dato dall'ora resosi defunto pro-
fessore Ramondini di Napoli, in onore del celebre di lui
compatriotta, il Sig. Conte Zurlo. – Agg. del T.
SPECIE 17. Feldspato, od anche il Feldspa-
to, o il Felspato, e più recentemente ancora
la Feldgrammite (Feldspathum: fr. le Feld-
spath – l'Ortiose – l'Anorthite? – le Spath
étincelant: ted. der Feldspath – prismatischer
Feldspath – Petrilit – Lodalith – Sanidin
– etc.: ing. the Felspar – Fieldspar). – Que-
sta specie orittognostica, abbondantissima di Sotto-
specie, che talora potrebbero per avventura es-
sere riguardate come altrettante specie distinte,
e di varietà rimarchevolissime, fa pompa di co-
lori diversi, che però, generalmente parlando,
riescono pallidi, e più o meno smontati; spesso
non riesce dessa, che a pena translucida, ed
ostenta il più delle volle una compage spatosa,
o mostrasene il saggio tutto quanto conformato
di lamine tra esse parallele; ma pur talora rie-
sce anche amorfa ed in massa compatta, come
incontrasi eziandio non infrequentemente cristal-
lizzata in foime esteriori svariatissime, derivabili
però sempre da un prisma obbliquo romboidale;
e ciò per modo, ebe nel cristallo, o nella massa
cristallina di Feldspato, riescono costantemente di-
scernibili tre diversi andamenti delle suture o
commissure naturali delle sue lamine, due dei
quali andamenti mostrano che le lamine stesse
ne procedono parallele a due delle faccie d'un pri-
sma così fatto, mentre il terzo andamento delle
suture dimostra, che le lamine del Feldspato
[Seite 290] procedono anche parallele alla base del medesimo
prisma; il nitore ne varia dal vetroso il più di-
chiarato, fino al terroso, come ne varia moltis-
simo la trasparenza; e quando è jalino, o lim-
pido affatto, mostra di posseder sempre, in ri-
guardo alla luce, una doppia rifrazione. Sfregia
desso d'ordinario l'Apatite, ma viene sfregiato
dal Quarzo, e quindi anche dall' acciaro che
ne trae scintille, e fosforeggia benissimo, fregan-
done due pezzi l'uno contro l'altro. – Il peso
specifico mezzano può ragguagliarsene = 3000
a un dipresso, mentre stendesi benissimo da 2430,
fino a 2800, anche non comprendendovi, nè il
così detto Feldspato bleu di Krieglach in Stiria,
che lo innalzerebbe già fino oltre a 3000, nè la
Giada o il Feldspato tenace, che lo porterebbe
fino a 3200. – Fondesi desso di per sè solo al
cannello, non però senza qualche insistenza e
difficoltà, che talora è anzi moltissima, ora, come
si suol dire, in un biscotto, o in una fritta più
o meno bianca, ora in un vetro limpido affatto
e scolorato, ed ora finalmente cominciano a fon-
dersene i lembi marginali del frammento in una
sostanza vetrosa e translucida, ma piena zeppa di
bollicine, mentre, proseguendo con fuoco vivo ed in-
tenso molto, anche il resto del frammento va mano
mano riducendosi in un vero vetro bianchiccio
e semitrasparente; qualora però vi si aggiunga
un po'di Borace, od alcun poco di qualche Fo-
[Seite 291] sfato, sempre ottiensene, senza gonfiamento e senza
effervescenza, una perletta pellucida. Gli acidi,
generalmente parlando, non sogliono intaccarlo
sensibilmente; ma è da diro che, rispetto a que-
st' ultimo carattere, deviano dal solito de' Feld-
spati, segnatamente, tra gli altri, quello opaliz-
zante del Labrador, e la Giada tenace, i quali
negli acidi forti e concentrati molto, perdono a
caldo una qualche parte del proprio loro pesò,
e più ancora degli altri, i Feldspati, che, o sono
già decomposti, come il Kaolino, o stanno at-
tualmente decomponendosi, come il da' Tedeschi
così detto Porzellanspath, mentre la parte de-
cisamente terrosa, che questi contengono, può be-
nissimo disciogliersi tosto in molti acidi minera-
li. – Incontrasi frequentissimo il Feldspato, come
parte integrante di parecchie roccie composte, ta-
lora più o meno intimamente misturatovi con al-
tre sostanze, come a dire, a cagion d'esempio,
col Quarzo e colla Mica ne'Graniti, colla Orni-
blenda nelle Dioriti o Diabasi (ted. Grünstein).
col Diaspro, col Feldspato in massa, colla Fo-
nolite, colla Retinite ec., ne' diversi Porfidi, nella
Eurite (ted. Weissstein), e via discorrendo.
Noi ne distingueremo qui per ora, come le
più essenziali, le cinque seguenti Sotto-specie, o
varietà, che vogliansi dire:
a) Il Feldspato compatto (fr. le Feldspath com-
pacte: ted. der dichter Feldspath: ing. the com-
[Seite 292] pact Feldspar); tale si è, per esemplo, quello
dotato d'un colore verde di porro pallidissimo,
e non mostrante mai una bene evidente compage
spatosa, che suol formare le così dette Crocette
nella Ofiolite porfiritica d'Egitto, o sia in quel Por-
fido verde che è conosciutissimo sotto il nome di
Serpentino verde antico da' Lapidarj italiani, e che
anticamente era chiamato Lapis Lacedaemonius.
b) Il Feldspato comune (fr. le Feldspath com-
mun: ted. der gemeiner Feldspath: ing. the com-
mon Felspar); ed è questo per l'ordinario bian-
chiccio, giallognolo, rossiccio, o d'altro così fatto
colore, radamente molto vivace, ma però suscet-
tibile di volgere anche ad altri colori, talora a
bastanza dichiarati o decisi, come lo è, per esem-
pio, quel bel verde di Smeraldo che, unitamente
ad un nitore perlaceo o di madreperla alquanto
smontatello, è proprio del Feldspato detto Pie-
tra delle Amazzoni di Caterinenburgo in Sibe-
ria; la compage ne è sempre manifestamente spa-
tosa; spesso rinviensi cristallizzato, segnatamente
in prismi accorciati, o in tavole exaedre, ora iso-
late, ed ora aggemellate a rovescio, o come di-
cono i Francesi en cristaux maclés, e terminanti
alla estremità in acuminature aguzze affilate, o ta-
glienti, o veramente in rombi, o anche in prismi
quadrilateri, e via discorrendo. – Alcune va-
rietà di questo nostro Feldspato comune sogliono
alterarsi e decompongonsi, quale più, quale meno
[Seite 293] agevolmente, in Terra da porcellane, o sia in
Kaolino. – Il peso specifico di quello di Siberia,
che menzionammo poco sopra, ragguagliasi =
2573. Vauquelin, che analizzollo, lo riconobbe
composto =
di Silice pura | 65,00 |
d'Allumina | 17,00 |
di Calce | 3,00 |
di Potassa | 13,00 |
con perdita di | 2,00 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – Il Feld- |
spato comune è esso pure uno de' principalissimi
elementi meccanici originarj o primordiali del
nostro Pianeta, come entrante nella composizione
di parecchie roccie, anche primitive, e trall' altre,
del Granito, in ben molte varietà del quale ri-
sulta formar desso talora la parie predominantis-
sima, in confronto cogli altri suoi ingredienti1.
c) Il Feldspato vetroso (fr. le Feldspath vi-
treux: ted. der glasiger Feldspath: ing. the vi-
treous Felspar), che è talora puro, affatto sco-
lorato e limpido come l'acqua, e talora bian-
chiccio, dotato sempre d'un nitore decisamente
vetroso, spesse volte tutto quanto fesso o fissu-
rato (fr. fendillé), quando amorfo, come accade
di quello che qui, non lunge da' dintorni di Got-
tinga, rinviensi disseminato e concresciuto per
entro alla pasta d'alcuni di questi nostri così detti
Basalti, e quando poi cristallizzato in prismi,
come avviene nel così detto Granito di Drachen-
fels in sul Reno, o in tavole, come succede spesso,
così al Vesuvio ed all' Isola Ischia, come anche
ne' Monti Euganei, in certe Trachiti o Lave gra-
nitoidee, che rinvengonsi frequenti appunto in
tali, e in altre varie località.
d) Il Feldspato adularia, o anche semplice-
[Seite 295] mente l'Adularia, la Pietra lunare, o la Pie-
tra di luna (fr. l'Adulaire – le Feldspath adu-
laire – le Feldspath opalisant: ted. der Adular
– Mondstein: ing. the Adularia – resplendent
Felspar), che il più delle volte è bianchiccio e
scolorato, translucido od anche quasi diafano,
dotato d'un nitore perlaceo o madreporino, e
spesso anche opalizzante, e che talora incontrasi
cristallizzato in forme analoghe a quelle già da
noi indicate, come proprie anche del Feldspato co-
mune. Il peso specifico suole ragguagliarsene =
2561, e tralle molte località, ove rinviensi, fa-
remo che ci basti l'accennare qui ora i dintorni
d'Adula, sul S. Gottardo, onde se n'è tratto il nome
di Adularia, ed ove hannosene talora cristalli
cubitali; ma quella che porta più precisamente
il nome di Pietra di luna, o di Pietra lunare,
fu finora riguardata come un ciottoletto vegnente
dall' Isola Ceylan, nè sono se non pochissimi anni
che potè averne, appunto di colà, il valentissimo
Cordier alcuni esemplari, che distribuì tosto lar-
gamente agli amici mineralogisti, in roccia grani-
tica, non so bene se incontratavi in Trovanti,
o se rinvenuta in posto in quelle montagne1.
e) Il Feldspato di Labrador, o anche più
trivialmente la Pietra del Labrador (fr. la
Pierre de Labrador – le Feldspath opali-
[Seite 297] sant – le Feldspath du Labrador – le La-
brador: ted. der Labradorstein – Labradorischer
Feldspath: ing. the Labradorstone – opalescent
Felspar), il di cui colore fondamentale può dirsi
che sia d'ordinario un grigio scuro o nericcio
che, quando la luce vi batte sopra in certe de-
terminate direzioni, mostrasi poi cangiante, e
scherza più o meno vivace e piacevolmente, come
[Seite 298] il piumino del collo di certi piccioni, sopra di-
versi colori marcatissimi, tra i quali sogliono pri-
meggiare l'azzurro, il rosso, e lo splendore me-
tallico dell' ottone, del tombacco, e via discor-
rendo. Questo Feldspato è sempre dal più al meno
translucido, se non altro, in sugli spigoli; il peso
specifico suole ragguagliarsene = 2692, e Kla-
proth, che ne ha fatto l'analisi, ebbe a rico-
noscerlo composto =
di Silice pura | 55,75 |
d'Allumina | 26,50 |
di Calce | 11,00 |
di Ferro ossidato | 1,25 |
di Soda | 4,00 |
d'Acqua | 0,50 |
con perdita di | 1,00 |
–––––– | |
Totale | 100,00. |
– Le località principalissime ne sono, oltre a
qualche altra ancora, l'Isola di S. Paolo alla
Terra di Labrador, l'Ingria, e via discorrendo1.
appendice alla specie decimasettima
feldspato
f) La Chiastolite, o anche la Macla, o lo
Spato concavo (fr. la Macle – la Crucite –
la Chiastolithe – le Spath creux: ted. der Hohl-
spath – Maranit – Chiastolith: ing. the hollow
spar – Macle? – Chiastolite?) – Al fu ce-
leberrimo Werner, che può chiamarsi a tutto
buon dritto il Padre della Mineralogia, conside-
rata in quasi tutte le sue parti, era piaciuto di
connumerare, fra i suoi Feldspati, anche questa
a bastanza singolare sostanza orittognostica, che
suol essere bianchiccia, o grigio-giallognola, o
verdiccia od anche rossastra, cristallizzata in forme,
che sembrano derivabili da un ditetraedro rettan-
golare, e d'ordinario poi in prismi quadrilateri,
per lo più lunghi molto e sottili, i quali, spez-
zati che siano in traverso, mostrano di conte-
nere nel bel mezzo, e per tutta quasi la loro
lunghezza, un nucleo nerastro, anch' esso di se-
zione quadrangolare, rammentante una croce,
e dispostovi per entro in modo, che gli angoli
spingonsene direttamente verso i canti vivi del
prisma principale; il nitore di questa sostanza ha
piuttosto dell' untuoso o del grasso, che non del
vetroso; la spezzatura ne è imperfettamente con-
coidea e scheggiosa, a scheggie molto fine, ed in-
[Seite 300] clinante talora alcun poco alla terrosa; almeno
la parte esteriore ne scalfisce il Vetro e l'Apa-
tite, essendo essa stessa sfregiabile dal Feldspato.
– Il peso specifico suole ragguagliarsene =
ma può giugnere fino a 3000, e le località prin-
cipali ne sono, trall' altre, e sempre tutte e tre
nello Schisto argilloso (ted. Thonschiefer), la
Valle Salles presso a Roano nella Brettagna in
Francia, la Sierra Morena e S. Giacomo di
Compostella in Ispagna, e Gefrees presso a Bai-
reuth in Germania1.
SPECIE 18. Spato siliceo, giuntevi pur anco
l'Albite, e la Cleavelandite (fr. le Spath si-
liceux – le Kieselspath, compresovi l'Albite e la
Cleavelandite: ted. der Kieselspath, unitivi der
Albit – Zuckerstein – blättricher Feldspath,
e der Cleavelandit: ing. the siliceous Spar –
[Seite 302] Kieselspath?, e seco anche the Albit, e the Clea-
velandite). – Queste sostanze, che qui per brevità
sono considerate come formanti, almeno per ora,
una sola specie, distinta dal Feldspato, mostransi
tutte, pe' loro esterni caratteri sensibili, più o
meno analoghe al Feldspato adularia, ma so-
gliono essere dotate d'una compage molto più
decisamente laminosa. Stromeyer ci ha fornito
l'analisi del Kieselspath vero, ossia della Clea-
velandite del Massasuchet negli Stati Uniti del-
l' America settentrionale, come Eggertz ci diè
quella della Albite di Finbo in Isvezia, e come
Ficinus ci fornì anche quella dell' Albite di Pe-
nig in Sassonia1.
SPECIE 19. Alluminite, detta anche ora l'Al-
lumina nativa, ora l'Allumina pura nativa, ed
ora l'Allumina di Halla (fr. l'Aluminite – la
Hallite – l'Alumine pure – l'Alumine hy-
dratée: ted. der Aluminit – Hallit – die reine
Thonerde – gediegene Thonerde: ing. the Alu-
minite – Hallite – native Argyle – native Alu-
mine). – Questa sostanza opaca, e più o meno
friabile, suole aver sempre un colore bianco,
analogo a quello che è proprio della Creta; la
spezzatura ne riesce terrosa affatto, e tutt' al
più tende alcun poco alla scheggiosa; al tatto
riesce magra; lorda essa, maneggiandola, le dita di
bianco, ed allappa alcun poco alla lingua; è sfre-
giabile perfino dal Gesso; sciogliesi facilmente
negli acidi, senza effervescenza, ma spesso bensì
con riflessibile aumento subitaneo di temperatura
nella soluzione. Il peso specifico d'ordinario rag-
guagliasene = 1660, sebbene giunga talora fino
a 1700, e trattandola al cannello, abbandona
sotto l'incandescenza una qualche porzione del-
l' Acido solforico che contiene, e poscia, insi-
stendovi sopra con fuoco vivissimo, la massa ne
acquista tutt' al più un cotale aspetto, che la fa
apparire come superficialmente smaltata. Rinviensi
dessa il più delle volte in forma di piccoli ar-
nioncini, unitamente al Gesso spatoso o laminare,
o anche ad un Ferro ocraceo, e le località prin-
cipali ne sono: Halla sul fiume Saale, Morl e Lan-
[Seite 304] genbogen in Germania, la spiaggia stessa del
mare presso a Brighton, e Newhaven non lunge
da Sussex in Inghilterra1.
SPECIE 20. Terra da porcellana, detta ora
comunemente anche il Kaolino, o il Kaolin
de' Chinesi (fr. le Kaolin – le Feldspath dé-
composé – le Feldspath argiliforme – l'Argile
à porcelaine – la Terre à porcelaine: ted. die
Porcellanerde – Porzellanerde – Schinesischer
Kaolin: ing. the Kaolin – Porcelain-earth –
Porcelain-clay). – Questa sostanza, che effet-
tivamente non è altro se non un Feldspato de-
composto in forma d'una argilla terrosa, ora pol-
verosa, ed ora alcun poco coerente, magra, ma
pur morbida, al tatto, suol essere più o meno
bianca di colore, suscettibile per altro di volgere
anche a qualche altro colore, come a dire al
[Seite 305] rossiccio ed al giallognolo, pallidi però sempre. –
Il peso specifico se ne ragguaglia generalmente =
2200, e l'analisi ne può variare assai, in ra-
gione della diversa sostanza Feldspatica, ond'è
derivata. Incontrasi dessa sempre in masse amorfe
più o meno vistose e più o meno compatte.
Coerentemente all'impegno positivo da me presone
tratto tratto, già fino dalle mie Note od Aggiunte al Feld-
spato, Specie 17 di questo stesso Genere nel Testo, e
quindi poi con quelle apposte alle poche Specie succes-
sive, fino alla presente della Terra da porcellana o del
Kaolino, ecco che mantengo ora la promessa, dando qui,
in foglio a parte, una Tabella analitica e comparativa di
molti de' Feldspati derivanti da diverse località, e d'al-
cune altre sostanze, più o meno, in qualche verso, a quelli
affini, ove trall' altre, sta retificata quella pure di Fuchs
qui dataci anche dall' Autore, tutto che alquanto incom-
pleta, nel suo originale tedesco, del Feldspato decomposto,
o del Kaolino di Passavia, giuntovi poi anche quelle di
Vauquelin e di Klaproth del vero Kaolino della China,
e quella eziandio dataci dello stesso Vauquelin della Terra
da porcellana di Saint-Yrieux presso Limoges in Fran-
cia, la quale serve di materia prima alla famosa Regia
Fabbrica delle porcellane di Sèvres, non gran fatto di-
scosta da Parigi, e finalmente anche l'altra, dataci da
Rose, del Kaolino di Aue. – Ma ben più sono le ag-
giunte, che a queste ultime tre Specie del Testo, ho cre-
duto di dover poi fare ulteriormente, nella presente
Nota, collo scopo di fornire agli studiosi, non senza ri-
portarne, quando almeno fu possibile, le analisi nella
stessa mia Tabella, per lo meno alcuna idea delle di-
verse sostanze orittognostiche ed analoghe in qualche
modo a' Feldspati, o recentissimamente scopertesi, o non
[Seite 306] rammentate mai altrove nel Testo; e circa a queste, trovo
ora di dover dire concisamente le poche seguenti cosuc-
cie, che anderò sponendo per esse, al solito senz' impe-
gno, ordinandole tutte quante per regola d'alfabeto,
giusta il nome loro più comune, e rimettendo, per le
loro analisi, il leggitore all' approntatane Tabella unita:
1.a L'Adularia (Feldspato adularia del Testo), del
Monte Adula, pertinenza del S. Gottardo nell' Alpi Sviz-
zere, di cui abbiamo l'analisi di Vauquelin, e ch' è uno
de' Feldspati più limpidi, non iscadente per questo ri-
guardo, che lo fa prendere talora come una gemma, se
non dalla Pietra lunare dell' Isola Ceylan, più limpida,
più dura e meno fessurata, che l'Adularia non sìa.
2.a L'Albite (Feldspato con soda – Feldspato lami-
nare curvilineo – Zuckerstein), di cui abbiamo in pronto
due diverse analisi, l'una di Eggertz, per l'Albite di
Brodbo e di Finbo nella Svezia, e l'altra di Ficinus, per
l'Albite di Penig in Sassonia, accompagnante l'Ambli-
gonite, l'Apatite ed il Talco con qualche Tormallina, in un
Granito; è questa una sostanza bianca, offerente all'oc-
chio una massa cristallina simile, più che ad altro, ad un
pezzo, come s'usa dire, di Zucchero pannone; ma
rinviensi anche cristallizzata in forme non gran fatto dis-
simili da quelle, che sogliono essere proprie generalmente
degli altri Feldspati; la compage n'è sempre, o lamellare
confusamente radiata, o granulare; il peso specifico n' è
= 2600; fondesi dessa, senza molta difficoltà, al cannel-
lo, anche di per sè sola, in una perletta vetrosa, limpida
quasi come l'acqua. Sembra che possano ritenersi, sotto
moltissimi riguardi, analoghe all' Albite, le varie sostanze
che furono denominate Eisspath, o Spato glaciale o an-
che Spato di ghiaccio, Cleavelandite o Kieselspath, Feld-
spato vetroso, Nosino o Sanidina, e forse qualche, altra
ancora. Le principali località però dell' Albite propria-
[Seite 307] mente detta, riduconsi alle già sopra citate, alle quali
solo si può aggiugnere anche Skoyböle in Finlandia; ma
notisi che ultimamente un certo Allaud, francese, ha de-
scritto, sotto il nome di Albite magnesifera nera, una
sostanza rinvenuta nel 1826 ne' dintorni di Limoges, circa
alla quale non ci troviamo avere ancora dati bastanti per
qui ragionarne più di proposito.
3.a L'Alloisite, detta molto meglio ancora Halloysite,
dal nome del signor Omalius de Halloy, che fu il primo
ad osservarla e a farcela conoscere, è un puro e pretto
Idrosilicato d'Allumina, rinvenutosi ne' dintorni di An-
gleure tra Namur e Liegi, e che presentasi sempre in
forma di masse, di grumi tubercolosi o d'arnioni grossi
quanto un pugno, riempienti colà i vani d'una Calcarea,
che giudicasi di transizione. È dessa in massa compatta
ed amorfa, bianchiccia, con qualche macchia inclinante
leggermente al grigio azzurrognolo, translucida a pena
in su i lembi delle scheggie, dimostrantesi concoidea nella
spezzatura, scalfibile coll' unghia, lustrabile fregandola con
un dito, ed allappante fortemente alla lingua; ridotta
in frammenti, questi nell'acqua divengono trasparenti,
come vi fa l'Idrofano, ma sviluppano allora un po' d'aria,
ed assumono in sè altrettant' acqua, che ne aumenta pro-
porzionatamente il peso relativo. La calcinazione ne eli-
mina, anche quando è asciutta, tant'acqua che ne supera
la quarta parte del suo proprio peso, ed intanto si fa
dessa di gran lunga più dura, assumendo un color bianco
latteo; ridotta in polvere non ancora calcinata, attrae essa
avidamente l'acqua colla quale venga a contatto, come
attrae pur quella dell' ambiente umido in cui trovisi;
l'acido solforico attacca questa sostanza anche a freddo,
e nella soluzione che ne risulta, deponesi al fondo una
vera gelatina. Ne abbiamo due analisi, l'una di Berthier,
e l'altra d'incerto chimico, che riportiamo amendue, in
[Seite 308] grazia di qualche diversità che passa tra esse. – Questa
Alloisite, sebbene non mostri di derivar decisamente dalla
decomposizione d'un Feldspato, pure è analoga molto,
dal canto della composizione, al Kaolino, e perciò ap-
punto ho creduto di dovermene qui far carico.
4.a L'Alluminite, di cui trattossi già a bastanza diffu-
samente nella precedente Specie 19 del Testo, è stata as-
soggettata anch' essa all' analisi da diversi chimici, e
quattro ne rechiamo, da tre fattene, nell' unita Tabella,
vale a dire: tre di quella di Halla, eseguite da Stromeyer,
da Bucholz e da Simon, ed una sola poi di quella di
Newhaven, fattane dallo stesso Stromeyer. – Dall' ordina-
rio suo giacimento, dall' acido solforico, che contiene sem-
pre dessa in vistosa dose, e più poi ancora dal Gesso
che suole accompagnarla quasi costantemente, sembra che
si possa arguire, che la derivazione dell' Alluminite ab-
bia, più che non ad altro, da attribuirsi alla decompo-
sizione delle Piriti in sulla Marna o sulla Litomarga.
5. L'Anortite, di cui, come l'analisi chimica, man-
canci pure ancora troppe notizie, per poterla qui definire
e descrivere con maggiore esattezza di quello che c' in-
gegneremo di fare, può dirsi propriamente un Feldspato
calcareo, come l'Indianite del Carnatico, di cui par-
lammo già a sufficienza alla precedente pag. 268 del
presente nostro Volume, e che può meglio ancora defi-
nirsi un Silicato di Calce con Allumina e con Magne-
sia, è una sostanza d'aspetto saccaroideo, per l'ordinario
bianca affatto o limpida quasi come l'acqua; se non chè
volge dessa talora al verdiccio pallido, in causa d'una qual-
che sua mistione eventuale col Pirosseno verde, che suole
in qualche località accompagnarla, come per cagion d'e-
sempio, al Vesuvio e al Monte Somma, sebbene rin-
vengasi poi anche ne' Basalti di Stempel nel Marburghe-
se, in quelli del paese di Fulda, nelle Doleriti del monte
[Seite 309] Meissner, de' dintorni di Francoforte e del Marburghese
già qui sopra citato, in alcune Sieniti di Weinheim nel
Bergstrasse, e in molti Porfidi, come a dire in quelli di
Badenbaden, dello stesso Bergstrasse, della Turingia ec.;
pesa essa specificamente, da 2656, fino a 2763; la du-
rezza ne scade ben di poco da quella che suol esser pro-
pria de' Feldspati ancora più propriamente detti; pre-
sentasi dessa, per l'ordinario, in masse cristalline, lamel-
lose, tutte quante fessurate, e qualche volta in cristalli
aggemellati emitropi, od avvicendantisi, e non sempre bene
determinabili; spesso vien presa per una Adularia, e più
spesso ancora per un Feldspato vetroso, cui non di rado
somiglia però moltissimo; sebbene si possa con maggiore
aggiustatezza dire, che di tanto appunto s'avvicini dessa
al Feldspato di Labrador, dal canto della disposizione
delle sue lamine e dell' andamento delle suture o giun-
ture sue naturali, di quanto, dal canto della composizione
chimica, sembra avvicinarsi piuttosto alla Indianite del
Carnatico, di cui ragionammo altrove. I cristalli, che se
ne hanno più comuni, sono sempre prismi inclinati, de-
rivabili da un parallelipedo obbliquangolo; si riesce dif-
ficilmente a fonderla sola coll' ajuto del cannello; ma,
digerendola nell' acido Nitrico concentrato, essa vi si de-
compone col tempo intieramente. – Molti de' Feldspati
vetrosi, che di varia provegnenza hannosi ne' Gabinetti
d' Orittognosia, alcune delle Adularie emitrope, che ser-
banvisi, più leggiere delle vere Adularie, d'aspetto fra-
gile, e dimostranti in sè un tal quale principio di de-
composizione, e quasi tutti poi que' che tengonvisi col
nome di Eisspath o di Spato glaciale, quando non sia-
no, o Mejonite, o Nefelina in massa, come talora in fatto
succede, ad altro non dovrebbono ridursi, che appunto a
questa maniera di Feldspato calcarifero, o alla qui ora
da noi, come seppimo, descritta Anortite, della quale ci
[Seite 310] piace d'indicare, quali esemplari nostrali, que' bianchi, fes-
surati e micantissimi, così detti Feldspati emitropi, ag-
gemellati sempre l'uno a rovescio dell' altro, che for-
mano i bernoccoli, o le parti cristalline le più vistose, del
nostro Ghiandone, o sia di quella Sienite granitoidea Ti-
tanifera, e fors' anche Giargonifera, che ho citato già
alla pag. 165 del presente nostro vol. V., come il Tro-
vante di maggior mole, che rinvengasi in sulle alture
de' monti calcarei della Lombardia; da chè m'è più volte
avvenuto di vederli a scomporsi alla lunga intieramente
nell' acido Nitrico, almeno allora quando una tal quale
maggiore fragilità, giunta ad una più vistosa appanna-
tura, parca da prima attestarne la già cominciatane de-
composizione, o un grado manifesto d'alterazione, ca-
gionatane per avventura da un lungo avvicendarsi so-
vr' essi delle variazioni atmosferiche.
6.a Il Blauspath de' Tedeschi, o il Feldspato azzurro,
la Lazzulite ignobile, o il Feldspato scheggioso di Krie-
glach nella Stiria (fr. le Feldspath bleu), di cui ab-
biamo l'analisi di Klaproth, generalmente amorfo in massa
compatta, e spesso disseminato per massicine in una roc-
eca, ora Talcosa, ed ora Micacea, insieme con poco Quarzo
e con qualche raro Granato, tanto a Krieglach, com' è
detto qui sopra, quant' anche a Neustadt nell' Austria,
secondo che alcuni moderni asseriscono, non suole di-
mostrare, che un nitore, vetroso sì, ma smorto molto o
pochissimo vivace; i colori ne sono l'azzurro, il turchi-
niccio ed il ceruleo, volgenti talora più o meno al per-
lino, al bianco latte, al grigio od anche al verde po-
mo; la spezzatura ne è imperfettamente lamellare, in-
clinante, più che altro, alla terrosa, e qualche volta alla
scheggiosa, con due manifeste traccie anche d'un terzo
andamento delle suture o commissure naturali delle sue
laminette; non riesce, che a mala pena alquanto translu-
[Seite 311] cido in sugli spigoli più sottili, o a traverso de' lembi
estremi delle sue scheggie; sfregia poi il Vetro, e dà
scintille all' acciarino, ma viene sfregiato dal Quarzo e
dall' acciaro, che ne traggono una polvere di scalfittura
bianchissima; il peso specifico ne sta tra 3046, e 3060,
ed al cannello non fondesi da per sè solo, ma vi perde
molto del suo colore, e rimane alla fine tutto quanto bu-
cherato; mentre gli acidi ne rendono più intenso e vi-
vace il colore azzurro, e non sembrano attaccarlo gran
fatto. Steffens a pag. 548 de'suoi Supplimenti all'opera
di lui intitolata = Vollständiges Handbuch der Oryk-
tognosie = annunzia un tal qual dubbio insortogli, che
questo Blauspath abbia per avventura a doversi riguar-
dare, come una semplice varietà di quella sostanza, che
alla pag. 129 di questo medesimo vol. V, nella mia Nota
alla Lazzulite orientale del Testo, ho proposto di chia-
mar Lazzulite occidentale, o Lasulite, Vorauite o final-
mente Klaprothite, e ne adduce per motivo, che Fuchs
abbia coll'analisi chimica riscontrato, che esistavi in rag-
guardevole proporzione, come altro de' suoi principii co-
stituenti, l'acido Fosforico; ma, da chè non è a mia co-
gnizione che Fuchs abbiaci fornito una analisi apposita
del Blauspath, e quella di lui, nella quale osservansi
41,81 d'acido Fosforico, da me riportata ivi per esteso alla
successiva pag. 130, si riferisce appunto a quella nostra
Lazzulite occidentale di Vorau nella Stiria, corrispon-
dente alla Lazzulite granulare di Hausmann, alla Lasuli-
the di Haüy, alla Siderite di Moll e alla Lazzulite co-
mune di Karsten, la quale, a differenza del presente
Blauspath non cristallizzabile, rinviensi cristallizzata, ora
in perfetti ottaedri regolari, ora in ottaedri aventi tron-
cati i loro canti vivi, sicchè passano poi alla forma d'un
dodecaedro romboidale, ed ora eziandio in prismi rettan-
golari quadrilateri, terminanti non gran fatto di rado in
[Seite 312] piramidelle, o in acuminature aventi quattro faccie esse
pure, e che Trommsdorf, analizzandola, trovò compo-
sta =
di Silice pura | 10,00 |
d'Allumina | 66,00 |
di Magnesia | 18,00 |
di Calce | 2,00 |
d'Ossido di ferro | 2,50 |
con perdita di | 1,50 |
–––––– | |
Totale = | 100,00, senz'alcun indizio d'a- |
cido fosforico; perciò ritengo, che debba qui aver avuto
luogo un qualche abbaglio meritevole d'essere rilevato,
e a scanso d'ogni ulteriore emergibile confusione circa
queste due sostanze, che non pajonmi decisamente affi-
ni, se non dal canto del loro colore, ho voluto inge-
gnarmi di dilucidare qui ora alquanto più la materia,
ond' abbia a risultare manifesto agli studiosi, che, quanto
a me, non sono certo disposto a lasciare che piglinsi per
una medesima cosa la nostra Lazzulite occidentale o la
Vorauite cristallizzata, di cui, oltre quanto ne ho pure
testè soggiunto, m'intrattenni nella precitata mia Nota
alla Lazzulite del Testo, ed il Blauspath o il Feldspato
azzurro di Krieglach non cristallizzato, che forma l'ar-
gomento potissimo della mia presente dicerìa. A malgrado
però di tutto ciò, è innegabile che queste due sostanze,
sotto parecchj riguardi, s'assomigliano assai.
7.a La Cimolite, detta anche talora l'Argilla di Cimo-
li, o la Terra Cimolia, dal luogo, onde provienci, che
è Argentiera, una dell' Isole dell' Arcipelago Greco, an-
ticamente denominata Cimolis, e della quale abbiamo
l'analisi di Klaproth, è tenera molto, sicchè può scal-
firsi agevolmente anche coll' unghia, che ne trae una
polvere bianca, lasciandovi alquanto lucente la scalfittu-
ra, sebbene l'aspetto naturale siane affatto terroso, come
[Seite 313] terrosa n' è la spezzatura; è dessa sempre in massa com-
patta, smontata ed amorfa, e solo talora, vedendola piut-
tosto in grande, mostra una qualche apparente schistosità o
fissilità, che vogliasi dire; il colore più comune n' è il
bianco grigio, volgente talora alcun poco al perlino o al-
l' azzurrognolo; ma l'azione sovr'essa prolungata dell'aria
e degli altri agenti atmosferici, può farla volgere an-
che al rossiccio; allappa dessa con qualche forza alla lin-
gua; posta e tenuta nell'acqua, vi si sfoglia, e trituran-
dola seco, forma una vera pasta; assorbe poi anche
l'olio assai facilmente, ed il peso specifico ne suol stare
tra 2000, e 2180 – Questa sostanza terrosa che, accompa-
gnata da grani ed anche talora da cristalletti di Quarzo
entro sparsivi, debbe trovarsi in depositi per banchi o per
letti (ted. Lagerweise), mostra una grande analogia,
tanto colla Alloisite, di cui sopra, quanto eziandio con
alcuni Kaolini o Feldspati decomposti; ed è perciò che
volli qui farmene carico, come tra poco mel farò anche a
suo tempo della Collirite, tanto più che, nè l'una, nè
l'altra di tali sostanze, scorgonsi rammentate mai in
alcun luogo del Testo.
8.a La Cleavelandite, detta ora anche da qualche Oritto-
gnosta tedesco Kieselspath, equivalente per noi a Spatosili-
ceo, è analoghissima, per non dire affatto identica, colla Al-
bite, di cui sopra, detta anche oggidì Tetartina o Tetartino,
è effettivamente un Feldspato, che rammenterebbe, meglio
d'ogni altra cosa, una Adularia od una Ortoclasia, se
non fosse che, invece della Potassa, contiene dessa un
equivalente di Soda. Ne abbiamo l'analisi di Stromeyer,
e fu rinvenuta ne' dintorni di Chesterfield nel Massasu-
chet, Stati Uniti dell'America settentrionale, in una roc-
cia granitoidea, racchiudente anche qualche Granato rosso
e qualche Tormallina.
9.a La Collirite, o l'Allumina idrata silicifera; men-
[Seite 314] tre effettivamente non è dessa, se non un pretto Idrosi-
licato d'Allumina, analogo alla Lenzinite, già da me
menzionata e in qualche modo anche descritta alla pre-
cedente pag. 269 di questo medesimo vol. V, e proba-
bilmente identica con ciò che altri denominarono Web-
sterite; è una sostanza terrosa, quasi opalina, rammen-
tante, più che non altro, una gomma, atteso il suo ni-
tore, che ne sta tra il vetroso e il resinoso; sfregia dessa
talora la Calce carbonata spatosa, ma bene spesso è te-
nerissima, e sfregiabile anche coll' unghia, il segno la-
sciatovi dalla quale non riesce gran fatto lucente; al can-
nello non fondesi, ma vi perde invece la vistosa copia
d'acqua che contiene, e finisce per ridurvisi in polve-
re; l'acido solforico la decompone quasi al momento,
risultandone una soluzione, da cui colla evaporazione ri-
sulta una vera gelatina, in fondo alla quale scorgesi de-
positata la Silice; assorbe dessa facilmente l'acqua, tanto
venendone a contatto, quanto anche attraendola da un
ambiente umido; lo chè, o la rende ad un tempo tran-
slucida e più fragile che prima non fosse, o veramente la
induce in decomposizione; al tatto poi riesce grassa a un
dipresso quanto il sapone, lorda alcun poco le dita ma-
neggiandola, ed allappa fortemente alla lingua, come alle
labbra inumidite. È dessa sempre in massa compatta ed
amorfa, non succedendo se non di rado, di rinvenirla in
grumi od arnioni; la spezzatura ne è terrosa di grana
fina, ma inclina, quando alla uguale o piana, e quando
alla concoidea a fosse appianate e pochissimo profonde;
naturalmente è dessa opaca sempre, ed il colore ne suol
essere, o bianco, o bianco giallognolo, volgente alcun poco
al rossiccio od anche al verdiccio. Ne riportiamo due ana-
lisi, l'una di Klaproth, che tentò quella di Schemnitz
in Ungheria, e l'altra di Berthier, che esaminò quella
di Esquerra ne' Pirenei. – Trovasi la Collirite in filoni
[Seite 315] nell' Arenaria presso a Weissenfels in Sassonia, come anche
nel Porfido a Schemnitz in Ungheria, unitamente al Quar-
zo, allo Spato calcareo, alla Galena e all' Argento na-
tivo; ma rinviensi poi eziandio, ora in forma di frammen-
ti, ed ora riempiente alcune cellule, in una Wake a Lau-
bach in Vetteravia, ed incrostante all' esterno una roccia
quarzosa compenetrata d'ocra marziale, che incontrasi in
uno scavo di tentativo fatto pel minerale di piombo in
sull' Esquerra; monte che sta situato lungo la sponda si-
nistra del fiumicello Oo ne' Pirenei.
10.a L'Eisspath del Vesuvio, che vien detto anche
tra noi lo Spato di ghiaccio, o lo Spato glaciale, è una
sostanza più o meno bianca, volgente però, ora al ver-
diccio, ora al giallognolo ed ora al grigio, per lo meno
translucida, e fors' anche diafana affatto, se la soverchia
quantità di striature, e anzi di vere fessure, non ne smi-
nuisse di molto la pellucidità, come la rende talora an-
che friabilissima; rinviensi in massicine compatte ed amor-
fe, non senza qualche tendenza ad una forma cristallo-
grafica non per anche bene determinata, unitamente alla
Mejonite, alla Nefelina, al Feldspato vetroso e a qual-
che altra sostanza ancora, per entro alle roccie del monte
Somma e del Vesuvio, eruttate in addietro da quel Vul-
cano; il nitore n' è d'ordinario vetroso, più che altro,
e vivacissimo, tanto al di fuora, come per di dentro, e la
spezzatura ne riesce imperfettamente lamellosa ed inclinante
alla granulare. Non ne abbiamo per anche in pronto al-
cuna analisi, nè tampoco ne conosciamo ancora precisa-
mente il peso specifico, che però sappiamo starne al di
sotto di quello di tutti gli altri Feldspati non decom-
posti, e siamo disposti a credere, come sponemmo già
poco sopra parlando della Anortite, che, sotto il nome di
Spato glaciale, provenganci spesso dal Vesuvio, ora la Me-
jonite in massa, ora la Nefelina in massa, ora il Tafel-
[Seite 316] spath in massa, ora il Feldspato vetroso in massa, ora
forse l'Amfigeno in massa, ed ora finalmente una mistura
in massa di due sostanze di tal fatta, o anche più a un
tratto; e per tale opinione non è certamente piccolo il fonda-
mento, che porgonci i più valenti moderni Orittognosti, i
quali, dopo Werner, non usano più di considerare il di lui
Eisspath come formante da sè una specie distinta. – Tondi
(Elementi di Orittognosia; Napoli, 1827, a pag. 533) ci ha
dato, così senza più, l'Eisspath come sinonimo dell' Adu-
laria, ed è da credere, che ad un tant' uomo non occor-
resse di certo un abbaglio, ne' casi ne' quali potè farne i
confronti che rendeansi necessarj; ma non possiamo con-
venire che la cosa debba perciò andar sempre ad un modo,
anche per l'altre sostanze del Vesuvio, che di continuo
spedisconsi al di fuori colla qualificazione di Eisspath o
di Spato glaciale.
11.a La Feldgrammite. – È questo un nome novello,
col quale non ha guari propose Augusto Breithaupt, Pro-
fessore primario delle discipline mineralogiche a Frey-
berg, di contraddistinguere un Genere appositamente in-
stituito, giusta il bisogno che in fatto ve n' ha urgen-
tissimo, onde inchiudervi quind' innanzi, mercè d'una
più idonea ordinazione, insieme con alcune altre che meglio
vi si adattano, tutte quante le sostanze che pigliaronsi sem-
pre in passato come Feldspati, ripartendole acconciamente
nelle diverse e distinte Specie, che ne emergeranno in pro-
gresso le più opportune. Per ora, indottovi dalle osser-
vazioni attentissime d'ogni maniera consecratevi apposita-
mente, ha egli stimato di poter ridurle alle sette seguen-
ti; vale a dire:
I. La Petalite, di cui la gravità specifica stassi tra 2420
e 2450.
II. La Periclina, pesante specificamente da 2530–2570.
III. La Ortoclasia, pesante specificamente da 2510–2580.
[Seite 317]IV. La Tetartina pesante specificamente da 2600–2620.
V. La Oligoclasia, pesante specificamente da 2640–2660.
VI. Il Labradoro, pesante specificamente da 2680–2720.
VII. ed in fine, la Anortite, pesante specificamente 2760;
Specie, queste sette, che sono poi ottimamente distinguibili
l'una dall'altre, e riparabili anche non meno oppor-
tunamente, ove il si voglia, in due ben distinte Sezioni, in
una delle quali sono da comprendersi le cinque prime
Specie qui ora rammentate, in quanto che la forma cri-
stallina primitiva, che n' è ritenuta sempre, per tutte
le sette Specie, un prisma tetraedro romboidale obbli-
quo, situatane in modo che, se la diagonale più lunga,
dirigentesi dalla sinistra alla mano destra, nel disegno
giacciasene orizzontale, e se l'angolo fattone dal piano
corrispondente alla diagonale più corta, colla base obbli-
qua, stiasene rivolto all'insù per davanti, l'intiera faccia
laterale della divisione, del taglio, del piano o della sutura
naturale corrispondente a tale forma primitiva, mostrerassi
allora sempre, in tutte le prime cinque Specie, rivolta alla
sinistra; mentre le rimanenti due ultime Specie, il Labra-
doro cioè e l'Anortite, comportantisi sempre perfetta-
mente a rovescio, tutto chè sian poste a perfetta parità
di circostanze colle cinque precedenti, formeranno poi la
seconda Sezione del novello genere delle Feldgrammiti,
siccome quelle, che così mostreranno costantemente di vol-
gere invece a mano destra. – In riguardo finalmente a
tutti questi nomi progettati per tali singole sette Specie
novelle, veggasi ciò che n' è detto partitamente, e per
regola d'alfabeto, nel corso della stessa presente mia Ag-
giunta al Testo Blumenbachiano.
12.a Il Feldspato compatto. – A questo compete quanto
è detto in generale nel nostro Testo in riguardo appunto
ad un così fatto Feldspato, come gli competono, dal più
al meno, eziandio i diversi nomi di Felsite, Amausite,
[Seite 318] Saussurite, Lehmanite, Feldsteno, Feldstein, Giada oc-
cidentale, Giada tenace, Feldspato tenace, Palajopetra,
e perfino quelli di Petroselce fusibile (ted. Hornstein),
di Magnelite e di Feldspato ceroideo, che, per trasan-
darne parecchi altri ancora, sonogli stati dagli Autori at-
tribuiti, se pur non forse a larga mano prodigati, senza
un buon perchè. Mi riserbo però di sporre altrove un
dubbio non al tutto irragionevole, che mi rimane, sulla
convenienza di comprender qui pure i Feldspati propria-
mente ceroidei; e non nasconderò per ora, che mi grava
moltissimo il dover riguardare, come pertinenti alla mede-
sima varietà della Specie Feldspato, tanto la così detta
Giada tenace, quanto il Feldspato globulare delle Varioli-
ti, e quelli della Piromeride, e della superba Diorite ad ele-
menti globosi della Corsica, quanto l'Halleflinta quarzifero
degli Svedesi, e quanto finalmente tutti, senz' eccezione,
i Feldspati compatti ed amorfi, che servono di base, di
pasta o di cemento a'Porfidi, a' Grünstein e ad altre roc-
cie di tal fatta. Ciò concorrerà probabilmente, colle molte
altre ragioni che se n' hanno, a comprovare almeno, che
l'ordinazione sistematica de' Feldspati è lunge assai dal-
l' essere perfezionata, come dovrà esserlo finalmente un
giorno. Intanto ritenghiamo pure, che questa ragione di
Feldspati, amorfi sempre, hanno più o meno scheggiosa
la loro spezzatura, riescono translucidi almeno in sugli
spigoli loro i più attenuati, non hanno che soltanto un
nitore sparuto o poco vivace, a meno che non siano
parzialmente micanti, e che i colori possono esserne com-
plessivamente il bianco, il verde, il grigio ed il rosso,
impuri tutti il più delle volte. – Nell' unita Tabella si trove-
ranno anzi parecchie analisi, a bastanza tra esse diverse,
e da varj Chimici fatte, di tali sostanze, giuntevi eziandio
le località, ond' esse provennero.
13.a Il Feldspato compatto ceroideo, ora uniformemente
[Seite 319] roseo, ed ora roseo nel fondo, ma venato di bianco ver-
diccio e di nero, vegnente, trall' altre sue diverse loca-
lità, da Sahlberg in Isvezia, come Feldspato compatto,
s'adatta ottimamente a quanto sta detto appunto su quello
nel Testo; ma, come ceroideo o come avente un tal
quale aspetto rammentante, quando è spezzato, più che
altro, un pezzo di cera, sarei d'avviso, che possa forse
meritare di non essere confuso sempre cogli altri Feld-
spati compatti; e le circostanze, de' colori che sogliono
esserne proprii, delle frequenti unghiette che offre nella
sua spezzatura, di quella sua compage granellosa a grana
finissima, presso chè impercettibile e, direi quasi, calce-
doniosa, giunte al contegno che serba desso suo proprio,
tentandolo al cannello, mi fanno desiderare che abbia a
farsene un qualche maggiore studio, e soprattutto poi
che vengane determinato a dovere il peso specifico, e che
siacene fornita una esatta analisi chimica, che ancora ci
manca, onde poter farne confronto co' rimanenti Feldspa-
ti, ed in particolare cogli altri Feldspati compatti, come
per esempio, con quello verdiccio a crocette del Porfido
Serpentino verde antico o del Lapis lacedaemonius,
con quello bianco e granulare delle nostre Dioriti o Dia-
basi (ted. Urgrünsteine), con quello delle Euriti (ted.
Weisssteine), delle Leptiniti e via discorrendo, che
pajonmi al tutto diversa cosa da questi Feldspati pro-
priamente detti ceroidei.
14.a Il Feldspato compatto granulare corindonifero di
Etenengo presso a Mozzo o Mosso in Piemonte. – Rimetto
volontieri, per maggiore brevità, il Leggitore a'pochi cen-
ni, che di questo a bastanza curioso Feldspato corindo-
nifero ho già fatto in sul finire della pag. 202, e al
principio della successiva, in questo volume medesimo,
allorchè ebbi a porgere notizia d'un nostro Corindone
grigio di fumo, triviale bensì, se il vogliamo, ma pure
[Seite 320] utilizzabile anche fra di noi, come lo utilizzano oggimai,
a nostra vergogna, per parecchie bisogne, gli stranieri meno
di noi trascurati. Solo aggiugnerò qui ora l'analisi, onde ap-
punto di un tale Feldspato ci fe'ricchi, non ha guari, il bravo
Vauquelin, e finirò poi per chiedere agli intelligenti, se vi
possa essere ragione alcuna, che ci abiliti a considerare più
oltre questo Feldspato come analogo, sotto qualunquesiasi
aspetto o riguardo, ponghiamo, alla Giada tenace; men-
tre l'analisi lo avvicinerebbe di gran lunga meglio al
Feldspato delle Amazzoni, lamellosissimo, intanto che esso
non mostra mai tampoco la più lieve tendenza alla com-
page lamellosa, ed è terroso invece, quanto si possa es-
serlo nelle sue compattezza, tenacità e durezza? – Quasi per
un soprappiù, ho creduto che potesse meritare d'essere qui
riferita nella aggiunta Tabella, perchè possa al caso ser-
virci di confronto, anche l'analisi, fornitaci da Chenevix, del
Feldspato compatto corindonifero del Carnatico nell' In-
die Orientali.
15.a Il Feldspato comune laminoso carnicino di Lom-
niz, analogo molto al nostro di Baveno, e di cui abbiamo
l'analisi di Rose, quanto alla descrizione, che se ne po-
trebbe qui dare, quadra ottimamente quasi con tutto ciò,
che sta sposto nel Testo circa al Feldspato comune in
generale; nè altro crediamo sia qui ora da soggiugnere
circa quello, se non che sembra risultar come cosa di
fatto, che la tinta carnicina de' Feldspati, possa, gene-
ralmente parlando, ritenersi per un argomento di più, com-
provante, che le roccie granitoidee, nella composizion delle
quali entran dessi come parti integranti, o come principj
prossimi, non siano da valutarsi sempre quali veri Graniti
primigenii o primordiali, ma ben piuttosto quali roccie cri-
stallizzate o granitoidee, direm così, sopravvenute ai terreni
di sedimento, che spesso accade d'incontrare, anche conchi-
gliferi, al disotto di quelle, o come spettanti piuttosto a
[Seite 321] quelle tali roccie cristallizzate, che parmi avere ultima-
mente, con sufficiente plausibilità, e senza alcuna osten-
tazione, qualificate Mac-cullock colla frase significativa di
overlying Rocks.
16.a Il Feldspato vetroso o Feldspato vitreo. – Per
questa sostanza, circa alla quale offeriamo l'analisi, fatta
da Klaproth, del così detto Feldspato vetroso della Tra-
chite di Drachenfels, comunque da questa non risulti già
che la Soda, ma ben piuttosto la Potassa, entri nella sua
composizione, vuò pure tanto e tanto rimettere il Leggitore
al precedente mio articolo risguardante la Anortite, non
senza però richiamargli alla mente anche quanto ne dice lo
stesso nostro Testo nell' apposito § c) alla precedente pag 294;
nè altro qui ne soggiugnerò, se non che il peso specifico
ne suol star sempre tra il 2518, ed il 2589, e che, oltre
alle già datene di Drachenfels e del Vesuvio, le princi-
pali località, ne sono, pur sempre nella Trachite, la Torre
del Greco, l'Isola Ischia e la Solfatara di Pozzuolo
presso a Napoli, gli Euganei nella Provincia di Padova
(nella roccia, colà così detta, Masegna), Oisans nel Del-
finato in Francia, Gleichenberg nella Stiria, Kaiserstuhl in
Brisgovia, Hohenhagen presso a Gottinga, ed altre poi
nell' Ungheria, nell' Isole Feroer ec.
17.a Il Feldstein. – Riserberei volontieri questo nome,
tutto chè preso già da taluno assolutamente come sino-
nimo di Feldspato compatto, per contraddistinguerne a
dovere, dalle altre troppe sostanze che furono infino ad
ora, quasi dirò, alla rinfusa considerate come tali, quelle
che, mancando affatto d'ogni qualunque tendenza alla
compage lamellosa, non occorrono tampoco cristallizzate
mai, e somiglierebbono, se non fossero fusibili al can-
nello, quanto all' aspetto loro esteriore, piuttosto che ad
altro, ad un Quarzo in massa compatto ed amorfo, tran-
slucidetto almeno in sugli spigoli e dimostratesi, scheg-
[Seite 322] gioso sì, ma d'altronde uniforme, nella spezzatura, con un
nitore smorto o sparuto, che su questa segnatamente in-
clinasse alcun poco a quello ch' è proprio della cera la-
vorata; ed in tal caso, nè il Feldspato verdiccio a cro-
cette del Lapis lacedaemonius o del Porfido verde
antico d'Egitto, o in fine del così detto Porfido serpen-
tino verde antico, nè quello bianco candido, desso pure a
crocette, analogo al precedente, che incontrasi in una su-
perba Diabase porfiritica a cemento compattissimo nero
o nero turchiniccio, la quale, d'incerta derivazione, fa
parte a bastanza vistosa del nostro rizzo o selciato di
Milano, nè finalmente quell' altro bianchiccio o bianco
giallognolo, e talora giargonifero che, sempre perfetta-
mente cristallizzato, ed in cristalli isolati dimostranti la
forma primitiva del prisma obbliquo romboidale, forma
parte essenziale d'un altro non meno interessante Grün-
steinporphyr grigio verdiccio, contenente esso pure, cri-
stallizzato in aghi sottili, l'Anfibolo nero, ed anch'esso d'in-
certa derivazione, e non meno frequente del precedente
nel nostro selciato Milanese; questi tre, dico, e seco
forse parecchj altri ancora, non consentirebbono, attesa la
loro cristallizzazione effettiva, d'essere quind' innanzi
chiamati più oltre col nome di Feldstein, e confusi a
tutto torto colle Giade e con altre sostanze Feldspatiche,
colle quali non mostrano d'avere, se non una qualche
lontanissima analogia. – Il bravo Tondi di Napoli, che ha
introdotto fra di noi il nome di Felstain, non lo ha fatto,
che soltanto nell' idea di sostituirlo gratuitamente a quello
oggimai invalsovi di Feldspato, senz' occuparsi poi nel di-
stinguerne le varie Specie, come il più deciso bisogno impor-
tava, e Leonhard non si è valuto del vocabolo Felsstein, se
non per contraddistinguere, dagli altri Feldspati, i Feldspati
compatti, che rimangono troppi ancora. – Vedremo però tra
poco che l'epoca d'una riforma nella ordinazione delle so-
[Seite 323] stanze chiamate in addietro Feldspati, è giunta alla perfine
ed è anzi cominciata oggimai. – Notisi qui ancora, che certi
Feldstein de' Tedeschi comportansi al cannello in modo
troppo diverso da' loro Hornstein fusibili, per poterli più
oltre confondere insieme, e che alcuni di tali loro Feld-
stein altro in fatto non sono, come appunto l'Halleflinta
degli Svezzesi, se non intime misture di Feldspato com-
patto e di Quarzo.
18.a La Indianite. – Non faremo qui, che richiamare
soltanto fra i Feldspati o fra le Feldgrammiti, questa so-
stanza del Carnatico nell' Indie orientali, sulla quale pen-
siamo d'esserci intrattenuti quanto può bastare nella pre-
cedente pag. 268 del nostro vol. V.; tanto più, che fino
d'allora esternammo l'avviso nostro e d'altrui, che me-
riti essa d'essere appunto fra' Feldspati connumerata;
e solo soggiugneremo presentemente, pendere pur tuttavia,
fra' più bravi moderni Orittognosti la questione, se debba
questa Indianite ritenersi da sè come Specie distinta da
tutte l'altre Feldgrammiti, o se debba veramente riunirsi
piuttosto alla Specie Anortite, o meglio forse ancora alla
Specie Labradoro.
19.a La Giada occidentale, o Giada tenace, o Giada
di Saussure, o il Feldspato tenace, o anche la Lehma-
nite, la Saussurite, o finalmente il Petroselce del Gab-
bro e via discorrendo, non sembra infatto essere altra
cosa, fuorchè una più o meno intima mistura di Feld-
spato compatto, o di vero Feldstein, col Diallagio. – Noi
non faremo qui, se non accennare che questa sostanza,
sempre per lo meno analoga molto, sotto alcuni partico-
lari riguardi, a' Feldstein o a' Feldspati compatti de' di-
versi Sistematici, e della quale, derivante dalla Svizzera,
offeriamo nell' unita nostra Tabella due analisi, una di
Klaproth, e l'altra di Saussure, come offeriamo pure l'al-
tre tre forniteci, una da Mackenzie, del Feldstein delle
[Seite 324] Colline di Pentland nell' Isole Britanniche, l'altra da
Godon de Saint-Mémin, del Feldstein di Sahlberg, e la
terza dallo stesso Klaproth, del Feldstein di Siebenlehn;
tutto che io non mi chiami sicuro per niente, che queste so-
stanze abbiano da ritenersi tutte quante per una cosa me-
desima. È dessa sempre amorfa ed in massa compatta, ma-
gra al tatto, e d'aspetto terroso-ceroideo, con pochissimo ni-
tore, a meno che non sia stata prima tratta a politura, men-
tre allora il nitore ne riesce sempre piuttosto grasso od un-
tuoso; il colore ne è, ora verdiccio, ora verde azzurrognolo,
ora bianco verdiccio, ora bianco grigio, e qualche rara
volta volgente alquanto al rossiccio, al giallastro, o al
bruniccio; dimostrasi scheggiosa molto e poco lamel-
losa nella spezzatura, translucida almeno in sugli spigo-
li, dura sempre, quasi quanto il Quarzo, e tenacis-
sima o resistente a' colpi, co' quali stiasi tentando di spez-
zarla; riesce poi essa, se non' sempre decisamente fusibile al
cannello in una perla vetrosa, pure, insistendo a soffiar-
vi sopra, almeno domabile in sugli spigoli del pezzettino,
o sovra i canti vivi del frammento, che se ne sta cimen-
tando. Il peso specifico suole stendersene tra 3200, per
varii gradi intermediarj, fino a 3389. – Ciò sia detto
ora in anticipazione di quel pochissimo che Blumenbach
nel Testo ne dice nel seguilo, parlando della Nefrite o
della Giada orientale, e che, quanto alla presente Giada
nostra Occidentale, riducesi quasi a nulla. – Numerosissime
sarebbero le località che si potrebbe, volendo, citarne;
ma faremo che ci basti l'indicar qui, che l'Eufotide, i
Serpentini nobiliori, la vera Lehmanite, il Gabbro e si-
mili altre roccie, della Corsica, della Toscana, della Sviz-
zera, della Liguria, di Nizza, del Mussinetto in Piemon-
te e via discorrendo, la contengono impastata, per grani,
per grumi o per parti più o meno vistose, unitamente al Dial-
lagio, e che in grumi od arnioni rossicci, rinviensi dessa spar-
[Seite 325] sa in una curiosa roccia Talcosa fissile, o in uno Steaschisto,
che potrebbe fors' essere il vero Gestellstein de' Tede-
schi, a Grattacasolo tra Lovere e Pisogne sul Iago d'Iseo.
20.a Il Kaolino, o il Feldspato decomposto o argillifor-
me. – Di questa sostanza effettivamente Feldspatica, e
passata quindi spontaneamente in una decomposizione
che privolla affatto d'ogni sua naturale dosatura d'Al-
cali, ritenendo che abbiasi ragionato, quanto può ba-
stare, nel Testo, mi terrò pago di fornire nell' unita Ta-
bella le diverse analisi che vengonmi alla mano, e che
in fatto sono: una di Vauquelin, ed una di Klaproth, del
vero Kaolino venutoci dalla China: una di Rose, del così
detto Kaolino di Aue presso a Schneeberg nell' Erzgebirge
Sassone: una di Fuchs, del Kaolino di Griesbach presso
a Passavia, ed una finalmente, dataci dal prelodato Vau-
quelin, del Kaolino o della Terre à porcelaine di Saint-
Yrieux presso a Limoges in Francia; mentre circa alle
sue località, oltre alle già citate, non farò se non rammen-
tarne alcune altre poche, quali sono, a cagion d'esempio,
Prinzdorf presso a Schemniz in Ungheria, l'Isola Born-
holm nel Baltico, i dintorni di Dublino in Irlanda, l'In-
ghilterra, la Finlandia russa ed il Giappone, ove per
tutto sembra trovarsi, intersperso talora di Mica e di cri-
stalletti quarzosi, in masse od anche in banchi nel Gra-
nito, e disposto poi per filoni del pari nel Granito in Val
Vegezza, o più precisamente lungo il ruscello montano de-
nominato Val di Forno nella parte occidentale della Val
Maggia, e finalmente disposto pur sempre per filoni in un
Gneiss nell' America meridionale.
21.a Il Labrador, o la Pietra di Labrador, o il Feld-
spato del Labrador, o finalmente il Feldspato opalino. –
Di questo bel Feldspato nulla ci occorre di soggiugnere
qui ora, oltre ciò che già ne disse il Testo, fuorchè, nel
riportarne l'analisi di Klaproth, che ivi pure ne era da-
[Seite 326] la precisamente di quello di Friederikswären in Norve-
gia, avvertir poi, che la spezzatura suol esserne piutto-
sto disuguale che non concoidea, e che il colore, nel
fondo più o meno grigio, scherzantene bellamente in sul
turchiniccio, in sul giallo, in sul verde, in sul rosso
e simili, bene spesso anche con una tal quale tendenza
al metalloideo, produce sempre questo mirabile suo giuo-
co in una certa determinata corrispondenza coll' anda-
mento delle lamine, ond' è come compaginato il Feld-
spato, o sia mirandone il pezzo polito e lisciato, piut-
tosto nell'una, che non in qualsivoglia altra sua posizione,
in riguardo all' occhio che lo guarda, e in riguardo alla
speciale direzione, in cui la luce lo colpisce o vi batte
sopra. – Quanto poi alle località nel Testo citatene,
non faremo qui che aggiugnervi soltanto Laurwig in Nor-
vegia, Arksutfiord, Kognelpamiedluaet, Opiksoak e l'isola
Amiktok in Groenlandia, i dintorni di Walkenried nel-
l' Harz, Peterhof lungo la Costa di Finlandia, Myoloe
presso a Sweaborg, Bober nella Slesia, e le sponde del
Lago Champlain nell' America settentrionale.
22.a La Nefrite, o Giada orientale, o anche la Giada
Egiziana. – Siccome di questa sostanza parla piuttosto
diffusamente il nostro Testo alla Specie 9 del seguente
Genere VI, contenente i minerali a base di Magnesia,
nominandosi ivi pure la Giada, senz' imbarazzarsi poi della
divisione da noi proposta, di questa, in Giada nobiliore
od orientale, ed in Giada nostrale occidentale o comu-
ne, e discorrendovisi alcun poco eziandio della Giada di
Punammu, o della Pietra da ascie della Nuova Zelanda,
così non faremo per ora, se non aggiugnere qui, oltre
alle analisi che ne abbiamo di Saussure e di Kastner, la
prima, di quella del Levante, che sembrerebbe essere un
Silicato di Calce, Soda, Potassa ed Allumina con Ferro,
e la seconda poi, di quella dell' Egitto, che dovrebbe dirsi
[Seite 327] piuttosto un Silicato di Magnesia e d'Allumina con Fer-
ro, le seguenti avvertenze circa alle sue località, che,
oltre a quelle, già accennatecene fino dagli antichi, della
China e dell' Egitto, altri saggi se n' ebbero recente-
mente dal paese di Topajäs lungo il Rio delle Amazzoni
nel Messico, come altri ancora rinvenutisi in un terreno
alluvionale a Schwemmsal presso a Düben ne' dintorni
di Lipsia.
23.a L'Oligoclasia. – È questo il nome greco novel-
lo, indicante una sostanza che non ha se non poche fes-
sure o rime superficiali, con cui propose Breithaupt,
che abbiasi quind' innanzi a contraddistinguere, dall' al-
tre Specie del nuovo di lui Genere delle Feldgrammiti,
propriamente quella che, dura a un dipresso quanto il To-
pazzo, e pesante specificamente da 2642–2661, bianca o
grigio-gialliccia, o anche del colore proprio del vino
bianco, e volgente talora più o meno al bruno giallo-
gnolo, dimostrante una compage meno complessa, e meno
evidentemente lamellosa, che non soglia accader mai nel-
l' altre quattro Specie della sezione delle Feldgrammiti
dirette in sulla mano sinistra (Vedi perciò la Feldgram-
mite al qui precedente N.° 11.), cui appartiene essa pu-
re, riesce poi divisibile in due sensi, benissimo discerni-
bili all' occhio, tanto sotto l'assistenza della luce solare
diretta, quant' anche col semplice ajuto del lume d'una
candela, e che, essendo dotata d'un nitore generalmente ve-
troso, ha però un so che di imperfettamente perlaceo o
madreporino corrispondentemente alle faccie della sua pre-
cipua division delle lamine, parallela alla sua base obbli-
qua, ed apparisce invece piuttosto grassa od unta in
sulla spezzatura, che suol esserne ad un tempo concoidea
e disuguale, in grazia sovrattutto della imperfezione delle
naturali sue suture, giunture o commissure; nè è mai
dessa attaccabile in conto alcuno dall' Acido idroclorico
[Seite 328] (muriatico); mercè di che essa distinguesi molto age-
volmente, e dal Labradoro, e dalla Anortite, che ne vengono
sensibilmente attaccate amendue. – A questa Specie poi
debbono appartenere i seguenti antichi Feldspati: vale
a dire, quello bianco grigiastro di grossa grana del Gneiss
di Hohetanne al di sotto di Freyberg, in cui trovansi
anche la Fibriolite ed il Quarzo: quello ultimamente re-
cato a Freyberg da Warnsdorf in frammenti cristallini
impiantati nel Basalte di Strauchhahn presso a Rodach
nel paese di Goburgo: il grigio di Laurwig in Norve-
gia, che scorgesi in piccole massicine compatte, con
entro impiantativi la Titanite, l'Ortoclasia e l'Epidoto,
e finalmente il bianco grigiastro, grossolanamente lamel-
loso, ed anche il chiaro e limpidissimo di Arendal, il
primo de' quali, cui è spesso aderente un cotal poco di
Epidoto, rammenterebbe, più che non altro, a prima giun-
ta, una qualche Scapolite, in vista soprattutto di quel tal
quale nitore grasso ed untuoso, che ne ha la spezzatura
compatta e stipatissima.
24.a La Ortite, della quale, come due infino ad ora ne
sono le principalissime località, così abbiamo in pronto
le due analisi corrispondentivi di Berzelius, è sostanza
che potrebbe, forse meglio che non qui, collocarsi tra i
minerali di Cererio, mentre in fatto contiene dessa circa un
quinto del proprio peso totale d'un così fatto metallo;
ma, atteso la risultatane copia predominante della Sili-
ce, e l'altre circostanze di sua composizione, stimiamo che
possa qui pure esser dessa a bastanza opportunamente con-
siderata; è stata questa non ha guari rinvenuta in forma
di filetti e filoncini concresciuti ed internantisi in un
Gneiss granitoideo, insieme col Quarzo e col Feldspato,
da prima a Finbo presso a Fahlun in Isvezia, e poscia
anche a Gottliebsgange in Germania, ove presentasi in
masse sottili e bislunghe, di compage fibroso-radiata a
[Seite 329] raggi, ora dritti e paralleli, ed ora alquanto intrec-
ciati od incrocicchiantisi; è sempre opaca e d'un colore,
grigio di cenere, quando è fresca, ma tendente più o
meno al bruno, a norma de' progressi che può avervi fatto
sopra la decomposizione fomentatane dalle vicende atmo-
sferiche; il nitore ne è decisamente vetroso il più delle
volte, sebbene talora all' esterno riescane smorto, sparuto
o smontato affatto, e mentre la spezzatura recente ne è
sempre vetrosa ad un tempo, e concoidea a fossette mi-
nute; sfregia dessa il Quarzo, non però senza qualche
difficoltà; la polvere di scalfittura ne è grigia od anche
bruniccia; il peso specifico ne suol essere = 3280; gli
acidi minerali sciolgonla a caldo, onde poscia ne risulta
una gelatina, da cui col tempo precipitasi la Silice, e final-
mente al cannello, di per sè sola, fa schiuma da prima
ed ingialla, ma, insistendo, sobbolle e finisce poi col fondersi
in un vetro nero ripieno di bolle; mentre col borace
fondesi in un vetro chiaro, che poi colla fiamma di ri-
duzione si fa verde, ma diventa rosso cruento sotto al-
l'azione della fiamma d'ossidazione; colori questi amendue
che col tempo svaniscono, e mentre invece, co' sali fosfati, nel
fondersi, a poco a poco lascia da prima di sè come uno
scheletro Siliceo, che però si fonde anch' esso prose-
guendo a soffiarvi sopra. – Accade spesso che questa
sostanza somigli così fattamente alla Gadolinite, da scam-
biarla con quella a prima giunta troppo agevolmente; ma
il suo modo di contenersi appunto al cannello, basta in
ogni caso per distinguernela senza più.
25.a La Ortoclasia. – È questo il nome, col quale pro-
pose ultimamente Breithaupt di contraddistinguere, da'
rimanenti così detti Feldspati, quelli propriamente, nella
composizione de' quali entri piuttosto la Potassa, che non
la Soda, la Calce, la Magnesia, la Litina o in somma
qualunque siasi alcali. – Ne offeriamo qui ora in esempio
[Seite 330] l'analisi dataci da Struve di quella in cristalli aggemel-
lati di Elbogen in Boemia; ma di tal fatta sono ezian-
dio le nostre Adularie de' Grigioni, ed in particolare poi,
tra gli altri Feldspati, le Adularie bianco-gialliccie chiare
del S. Gottardo, e quelle aggemellate del Dissentis, fra-
zione anch' esso del S. Gottardo, e tanto il Feldspato car-
nicino carico di Utön, ed anche l'altro simile che fa parte
della Sienite giargonifera di Norvegia, quanto il ros-
siccio di Marienberg, il bel rosso incarnato di Johann
Georgenstadt, i verdi o verdicci di Bodenmais in Bavie-
ra, della Groenlandia, della Siberia, i bianchi o bian-
chicci della Groenlandia, di Heldburg e di Siebenlehn,
l'azzurrognolo di Neustadt presso a Stolpen, i bianco-
grigi del Granito di Bajermühle presso appunto a Sieben-
lehn, del Gneiss di Freyberg, e dello Spato calcareo di
Arendal, il giallognolo con macchie rosse di sangue di
Johann Georgenstadt, il giallognolo sublaminare e fiorito,
ma poco nitente, di Breitenbrunn presso alla località qui ora
citata, ed i giallognoli di Duckweiler nella Prussia Re-
nana, e di Dorotheen-aue presso a Karlsbad, alquanto
cangiante, che tutti possono ritenersi quali esemplari
d'Ortoclasia, secondo che si suol dire, fresca, come
esemplari d'Ortoclasia decomponentesi sono da ritenersi
alcuni cristalli aggemellati di Feldspato bianco-latteo di
Baveno, ed i cristalli semplici carnicini o di colore isa-
bella dell' Alvernia, e come esemplari d'Ortoclasia oggi-
mai più o meno decomposta, sono da ritenersi alcuni altri
cristalli aggemellati bianco-rossicci, ed i cristalli carni-
cini trigemini dello stesso nostro così detto Feldspato di
Baveno, il Feldspato decomponentesi, ma pure ancora
formato, del Granito di Bobritzsch presso a Freyberg in
Sassonia, quello consimile di Raspenau presso a Fried-
land in Boemia, e finalmente quello totalmente sfatto, e
quasi polveroso al tutto, di Aue presso a Schneeberg nel-
[Seite 331] l'Erzgebirge, il quale, posto a pena nell' acqua, vi diventa
tosto tutto quanto bucherato, e quasi direbbesi spugno-
so. – Avvertasi che il greco nome di Ortoclasia viene
ad importare per noi, come chi dicesse, sostanza divisa,
segnata o marcata da fessure, rime o spaccature proce-
denti linearmente dritte.
26.a La Periclina. – Questa sostanza, che in parte,
come il si potè, femmo già conoscere a' benevoli nostri
leggitori a pag. 276 del presente vol. V., riportandone
allora anche l'analisi datacene da Gmelin, essendo stata
non ha guari assunta da Breithaupt, onde costituirne la
seconda Specie del novello da lui proposto Genere delle
Feldgrammiti o de' Feldspati, merita, per avventura,
sotto questo riguardo, che ne aggiugniamo ora qui quel
poco di più, che ce ne è posteriormente risultato. La
ritiene egli intanto per una delle sue Feldgrammiti si-
nistre, o volgenti a mano sinistra, situandole com' è detto
al precedente Articolo Feldgrammite che vedi; il peso
specifico, che ne sta tra 2530, e 2570, ne riesce sca-
dente nel confronto con tutti quanti gli altri Feldspati, ec-
cettone soltanto la Petalite, che, ritenuta anch' essa per
una Feldgrammite, è in fatto la più leggiera di tutte;
la compage ne apparisce sempre molto lamellosa, e
quindi grandissima anche la divisibilità, giusta tre diversi
andamenti delle sue lamine. Una così fatta abbondante e
manifesta lamellosità avea già dato al precitato professore
Breithaupt argomento di sospettare, sul fondamento an-
che di qualche osservatavi proprietà elettro-negativa, che
nella composizione della Periclina potesse forse entrare
in una qualche proporzione l'Acido fluorico, il quale
sembragli promuover sempre, tutto che non vi entri se
non talora in piccolissima dose, una più o meno rimar-
chevole compage lamellosa nelle sostanze minerali, ed un
tale di lui sospetto è stato ultimamente trasformato in ve-
[Seite 332] rità positiva, da corto signor Eduardo Harkot, mercè
della singolare bravura ch' egli possiede nel soffiare i mi-
nerali col cannello. – Somiglia dessa alquanto, sodo
alcuni riguardi, alla Tetartina, ed hannosene saggi od
esemplari bellissimi, anche dal canto delle ispezioni cri-
stallografiche occorrenti, tanto da' dintorni del S. Gottar-
do, ove suole essere accompagnata, ora dalla Mica, ed
ora dal Titanio rutilo, quanto dal Pfunderthal, ramo
del Pusterthal in Tirolo, mentre altri meno vistosi e ma-
nifesti hannosene da Zöbliz in Boemia.
27.a La Petalite. – Questa pure, essendo da Breithaupt
stata assunta come la prima Specie delle sue Feldgram-
miti sinistre, merita d'essere qui da noi rammentata di
bel nuovo, a malgrado che ci siamo già sovr' essa intrat-
tenuti piuttosto lungamente alla pag. 274, e seg. del presente
nostro Volume, allorchè ne riportammo anzi tre ana-
lisi di diversi chimici; e ciò faccio io ora tanto più volen-
tieri, in quanto che, come sempre la più leggiera di
tutte quante le Feldgrammiti, il sullodato Professore ha
potuto verificare che il peso specifico non ne suole in
fatto ecceder mai la misura di 2450, invece di 2550,
come, pel maximum, sull' autorità di Leonhard, ho ri-
portato alla precedente pag. 275, ed in quanto che dalle
da lui praticatevi diligentissime osservazioni cristalloto-
miche, o per dir meglio, di compage, venne ad emer-
gergli regolare ed analoga, appunto la compage, nella
Petalite, a quella che frequentissimamente osservasi, tanto
nella Tetartina, quanto nel Labradoro; a tale che spesso
sembra dessa risultare dall' aggemellamento a rovescio
di due distinti individui cristallini combaciantisi o
riuniti insieme secondo tutta la lunghezza di certe de-
terminate loro faccie. Al che resta poi d'aggiugnersi qui
ancora, che sempre nella Petalite, comunque in massa
lamellosa, riescono discernibili tre andamenti diversi delle
[Seite 333] giunture o commissure naturali delle lamine, quantunque
il più manifesto di tutti sia sempre quello, che procede
parallelo alla base obbliqua del prisma tetraedro romboidale
obbliquo, che serve di forma primitiva, così a questa,
come anche a tutte quante in generale, le Specie di Feld-
grammite o di Feldspato.
28.a Il Petunzè della China. – È questo il nome che
i Chinesi danno ad un loro Feldspato lamelloso bianco
grigio, e reso piuttosto fragile dalla decomposizione in
certo tal qual modo cominciatane, del quale, ridotto in
polvere, sogliono essi far uso, insieme col loro Kaolino, per
formarne pasta da porcellane; ed è dietro a loro, che noi
pure denominiamo ora Petunzè alcuni nostri Feldspati,
venuti alla medesima condizione, e disponibili a quel-
l' uso medesimo. Poichè ci troviamo averla in pronto,
diamo qui, nell' annessa Tabella, l'analisi da Vauquelin
fornitaci del vero Petunzè Chinese; ma non vogliamo
ommettere di rammentare quanto, di tornante analogo per
avventura al proposito, scorgerassi sposto nel seguente
articolo relativo al Porzellanspath di Fuchs, che chi sa
non sia propriamente il vero Petunzè della China, e
quello anzi, dalla più compiuta decomposizione del quale
traggano poi i Chinesi il loro Kaolino, o l'Argilla feld-
spatica, onde giovansi per confezionarne le superbe loro
porcellane.
29.a La Pietra delle Amazzoni, o il Feldspato delle
Amazzoni. – Di questa sostanza, che debbe più accon-
ciamente denominarsi Feldspato verde compatto di Cate-
rinenburgo o di Siberia, oltre il poco che n'è stato detto
nel Testo all' art. b) Feldspato comune, altro ora qui
non faremo, se non rammentarla, tanto più che nell' an-
nessa Tabella ne riportiamo l'analisi datacene da Vau-
quelin; e solo avvertiremo esserle affatto incompetenti,
così il nome di Pietra delle Amazzoni, come pur quello
[Seite 334] di Feldspato delle Amazzoni, perchè è certissimo intanto,
che lunghesso il fiume o Rio delle Amazzoni nell' A-
merica meridionale non se n' è rinvenuto mai alcun sag-
gio, che poscia siane stato notoriamente fra di noi traspor-
tato, e perchè d'altra parte ignorasi al tutto, che il
dominio delle Amazzoni antiche sul Termodonte, si sten-
desse fino a' dintorni di Caterinenburgo in Siberia, ove
trovasi effettivamente, e d'onde il più bello ci proviene
anche al di d'oggi; nè consta poi tampoco da fatto al-
cuno, che gli antichi Lapidarj il conoscessero per nulla.
30.a La Pirortite. – È questa una sostanza recentemente
scoperta a Kärarfsberg nelle vicinanze di Fahlun in Isve-
zia, insieme colla vera Gadolinite, in una roccia grani-
toidea; è dessa analoga molto alla Ortite, di cui parlammo
già, e merita l'osservazione che ne femmo al precedente
N.° 24.a, non variandone dessa, se non soprattutto a motivo
de' principii carboniosi che contiene, quasi direbbesi, in una
mescolanza affatto meccanica, e che sembrano strani assai,
trattandosi d'oggetto orittognostico, attribuibile probabil-
mente a quell' epoca, che usiamo od usavasi almeno in
addietro, di riguardare sempre come primigenia, primor-
diale o primitiva. – Comunque la cosa siasi, la Piror-
tite incontrasi sempre anch' essa in massicine isolate, o
riunite a parecchie insieme, opache affatto, di un colore
nero di pece, finchè sono fresche, ma alterantisi in un
bruno giallognolo più o meno carico, a misura dell' alte-
razione superficialmente cagionatavi dal giuoco più o
meno continuato de' fenomeni atmosferici; il nitore esterno
n' è d'ordinario smorto affatto o sparuto, ma in sulla
spezzatura, che ne è concoidea, inclinante, ora alla scheg-
giosa, ed ora alla terrosa, riesce poi resinoso, più che
altro, o analogo a quello che suol essere proprio della
Pece. La forma cristallografica, direm così, prediletta di
questa singolare sostanza, di cui, poichè ci troviamo
[Seite 335] averla in pronto, diamo qui ora nell' unita Tabella l'a-
nalisi di Berzelius, pare che debba essere un prisma
romboidale. È poi dessa tenera a segno d'essere sfregia-
bile perfino dallo Spato calcareo, che ne trae una pol-
vere di scalfittura nero-bruniccia; il peso specifico ne è
= 2190, e trattandola al cannello, di per sè sola si igni-
sce dessa da bel principio, senza però infiammarsi e senza
emetter fumo, s' imbianca poscia alquanto, e finisce per
fondersi a poco a poco in vetro nero; ma col borace e
co'sali Fosfati, si fonde invece in un vetro pellucido e
cangiante di colore, in modo da testificarvi la presenza
del Ferro. Finalmente è dessa solubile a caldo negli Aci-
di, e la soluzione ottenutane depone coll' ondar del tempo
un residuo polveroso di color nero.
31.a Il Porzellanspath, o il Feldspato della terra da
porcellane. – Fuchs ha ultimamente esternato la propria
opinione, che appunto dalla decomposizione spontanea
di questa speciale maniera, non per anche a bastanza co-
nosciuta, di Feldspato, di cui, senz' indicarne la precisa
località, ci fornisce l'analisi che diamo noi pure nell' u-
nita Tabella, derivino i Kaolini propriamente detti, o le
vere Terre da porcellana, e non già, come stimossi
finora, dalla decomposizione del Petunzè de'Chinesi, o di
altri Feldspati laminari a quello più da vicino corrispon-
denti. Ciò però non debbe valere per noi, se non in quanto
il prelodato Chimico non abbia (lo che non apparisce
chiaro a bastanza) effettivamente inteso di chiamar piut-
tosto col nome di Porzellanspath que' Feldspati, analoghi
appunto al Petunzè de' Chinesi, che colla Terra allumi-
nosa, risultante dalla loro decomposizione, meglio degli
altri si prestino alla elaborazione d'ottime paste da Por-
cellana, da Biscotto ec.
32.a La Tetartina. – Non è questa nel fondo precisa-
mente altra cosa che l'Albite, di cui parlammo già di
[Seite 336] proposito fino dal principio della presente nostra Ag-
giunta alle sostanze Feldspatiche del Testo, alla quale
Breithaupt ha proposto, forse non male a proposito, di
mutare il nome in questo modo, onde schivare così la
confusione, che potrebbe per avventura farsene colla Al-
bina; sostanza al tutto diversa da questa, e data già an-
che nello stesso nostro Testo, come sinonimo della Ictiof-
talmite o della Apofillite (Vedi alla pag. 108 del pre-
sente vol. V.) – Questa Tetartina, che verrebbe ad essere,
pel medesimo Orittognosta, una Specie a parte delle di
lui Feldgrammiti, o di quelle sostanze, che pigliaronsi
in fino ad ora in complesso sotto il nome comunemente
invalso di Feldspati, merita a tutto buon dritto, giusta
lui, d'essere collocata tra l'altre due Specie, Periclina
ed Ortoclasia, spettanti anch' esse amendue a quel me-
desimo novello Genere delle Feldgrammiti, a cui sareb-
bero da ridursi tutti quanti gli inaddietro così detti Feld-
spati. – Come altrettante Tetartine poi vengono da con-
numerarsi, giusta le diligentissime ispezioni dallo stesso
Breithaupt praticatene, i seguenti antichi Feldspati, vale
a dire: il carnicino scuro o anche bruno incarnato, ed il
bianco latteo grossolanamente lamelloso di Siebenlehn
presso a Freyberg: il bel carnicino fresco dello Skogbohle di
Kimito nella Finlandia, almeno in quanto entri esso ivi a far
parte di un Granito colla Mica a doppio asse e col Quar-
zo: il bianco Rossastro o bianco giallastro scuro di Kä-
rarfvet presso a Fahlun, dimostratesi lamelloso nella
spezzatura, e formante ivi, col Quarzo e colla Mica, un
vero Granito di grana grossa, nel quale contiensi la
Pirortite: il carnicino pallido, fiorito e lamellare, od
anche talora radiato, di Penig, formante anch' esso colà
un Granito: il bianco radiato di Finbo, non frattu-
rato: il bianco grigiastro di Kalbersbuch presso a Mulda
sopra Freyberg: il bianco, giallo, verdiccio, grosso-
[Seite 337] lanamente lamelloso, ed anche il pellucidissimo ed il
bianco latteo di Borstendorf: il bianco verdiccio di Auris:
uno di un bel bianco gialliccio, o anche giallo d'ocra
pallido, fresco affatto e trasparente, sovrapposto ad un
Granito in attualità di decomposizione, di ignota locali-
tà, e finalmente un altro pure vetroso, e d'un bel co-
lore bianco latteo e d'incerta località, che sta posto sotto
il N.° 2192 nel Museo Werneriano a Freyberg.
Risulta, cred' io, a bastanza comprovato dalla massa
di cose da me qui sopra sposte, a confronto del poco
datoci dall' Autore del Testo originale tedesco in propo-
sito dell' ultime descritte quattro di lui Specie, vale a
dire del Feldspato, dello Spato siliceo (Kieselspath),
della Alluminite e della Terra da porcellane (Kaolin),
risulta, io diceva, comprovato a bastanza che, in mate-
ria de' Feldspati, e delle sostanze orittognostiche a quelli
più dell' altre affini, lunge era troppo in addietro che fosse
stata da' Naturalisti usata tutta la più augurabile studiosa
precisione. – Nè è già da dire, che un così fatto bisogno di
procurare a tali sostanze una migliore ordinazione sistema-
tica, che fino a' tempi nostri desse in fatto non avessero, non
sia stato sentito mai, stante che, già fino dall'anno 1814,
il sommo Berzelius trovossi obbligato, nel novello Sistema
mineralogico che allora propose egli in lingua Svedese, a
distribuire le diverse sostanze, che erano state sempre in
addietro riguardate come altrettanti Feldspati, quali nel-
l' una, e quali in altre delle diverse famiglie orittogno-
stiche, ch' erasi ingegnato di instituire ei medesimo, sopra
fondamenti chimici bensì, ma con ispeciale riguardo a certe
da lui riconosciute proporzioni stabili e costanti tra i loro
rispettivi principii componenti. Molti vi furono fino da
quell' epoca, che vollero tener dietro a lui più o meno
pedissequamente, quale con meno, e quale con più fe-
lice successo; e tra questi ultimi primeggia ben a ra-
[Seite 338] gione il celebre Beudant (Cours général des Sciences
physiques. – Minéralogie. – Paris 1824), in ciò se-
guito dal benemerito A. Brongniart (Introduction à la
Minéralogie, ou Exposé des principes de cette Science ec.
Paris 1825), ed ultimamente da S. Odolant Desnos (Pré-
cis de Minéralogie moderne. – Paris 1827 – deux
fort petits volumes), e in tutte e tre queste opere scor-
gonsi gli antichi Feldspati sparsi qua e là, a norma per
lo meno del vario principio alcalino, che in cadauno di
essi predomina, e che sembra contribuir loro l'attitu-
dine a fondersi più o meno agevolmente sotto la fiamma
del cannello. Queste circostanze cominciarono a sugge-
rire l'idea di ripartire i Feldspati tutti quanti, come
generalmente il sono, in Silicati d'Allumina con Potas-
sa, o con Soda, con Calce, con Magnesia, o con Litina,
con Ittria e via discorrendo, contenenti insomma uno
solo, o più ad un tratto, di questi diversi fondenti alca-
lini o alcalino-terrosi; ma si trovò poi, che un tale ri-
parto non conciliava ancora a tutto dovere le cose, e
non toglieva di mezzo tutti gli inconvenienti, che occor-
revano pure frequentissimi, nella ordinazione sistematica
di tutte quante le ben molte sostanze Feldspatiche, e
quindi fu poi che immaginossi di trarre partito, per quelle,
anche dalle speciali loro circostanze cristallografiche, o
di compaginatura, ed i valentissimi Rose, Mohs, Brei-
thaupt, Gmelin ed Hessel, studiaronsi a gara di porre
in chiaro, a chi più più, la faccenda. – L'ultimo di
questi Cristallografi, per non dilungarci soverchiamente
con altre antecedenze, aveaci, nel suo Scritto intitolato
= Ueber die Familie Feldspath = consegnato nel Fa-
scicolo d'Aprile N.° 4, 1826 dello = Zeitschrift für
Mineralogie = di Leonhard, distribuito, non senza
pompa di molto ingegno, la intiera di lui famiglia de'
Feldspati nelle seguenti 6 Specie, che parvegli di poter
[Seite 339] caratterizzare distintamente a dovere, vale a dire: in
VI.a Anortite, giuntavi fors' anco
la Indianite del Carnatico.
(Vedi per tutti questi nomi diversi i precedenti rispet-
tivi articoli, che li risguardano, nel corso della presente
mia Aggiunta al Testo).
Nel Fascicolo di Maggio N.° 5 dell' anno 1827 imme-
diatamente successivo del medesimo Zeitschrift für Mi-
neralogie, il prelodato Breithaupt diedeci poi opportunis-
sime alcune di lui ulteriori osservazioni concernenti il
novello propostosi Genere delle Feldgrammiti (in addie-
tro Famiglia de' Feldspati), colla descrizione eziandio
di una nuova Specie del medesimo, sotto il nome di Oli-
goclasia, e da questo Scritto di Breithaupt si fu, che
desunsi i pochi cenni, che, sovra tale ultima di lui or-
dinazione sistematica de' Feldspati, appunto col nome di
Feldgrammiti costituiti in un Genere a parte, ho creduto
di dover raccogliere succintamente, tanto nel precedente
articolo Feldgrammite, quant'anche negli articoli che ne
concernono le sette distinte Specie, ivi appunto accennate
come formanti parte della presente mia Aggiunta al Testo.
Resterebbe per ultimo, ch' io facessi qui speciale men-
zione anche de' nuclei Feldspatici delle diverse così dette
Varioliti, e de' Feldspati globulari, tanto della Piro-
meride o del Porfido orbiculare, quanto della Diorite o
del Granito globare, della Corsica amendue; ma poichè in
seguito alla Specie Trappo, nel progresso del Testo, è fatta
menzione della Variolite, perciò mi riserbo di parlare di
questi alquanto più diffusamente allora. – Agg del T.
SPECIE 21. Argilla comune (fr. l'Argyle com-
mune: ted. der gemeiner Thon: ing. the com-
mon Clay). – Le varie sostanze qui ora sotto
un così fatto nome raccolte, sono sfregiabili sem-
pre, dallo Spato fluore, ma talora riescono molti
affatto e friabili o sfarinabili tra le dita; il peso
specifico se ne ragguaglia, pel minimum = 1800,
ma può giugnere qualche volta fino a 2630; il
colore generalmente n' è grigio, ma volge quasi
a tutti gli altri colori principali, o come si suol
dire, primitivi, sotto molteplici gradazioni; sono
desse smontate o sparute sempre, quanto al loro
nitore, ed appariscono, meglio che altro, più o
meno decisamente terrose; al tatto risultano mor-
bide o saponacee; la loro spezzatura inclina d'or-
dinario alla sfogliosa o schistoidea, e fiatandovi
sopra, tramandano quell'odore terroso loro pro-
prio, che dicesi appunto odor d'argilla od odore
argilloso. – Considereremo, come varietà appar-
tenenti all' Argilla comune, le tre seguenti
a) L'Argilla de' Vasaj, detta anche Argilla
da Stoviglie, Argilla plastica, Terra da ma-
jolica, e comunissimamente poi in Italia, seb-
bene troppo male a proposito, Creta, o Terra
creta (fr. l'Argile plastique – la Glaise – la
Terre glaise: ted. der Töpferthon – Porzellan-
thon – Pfeifenthon: ing. the Clay – Potter's
Clay), la quale è sempre in massa compatta,
amorfa e tenerissima, e dimostrasi generalmente
[Seite 341] terrosa e di grana, ora fina, ed ora grossolana,
nella spezzatura in piccolo, mentre la spezzatura
in grande ne riesce talora fissile alquanto o schistoi-
dea; nel qual caso costituisce essa propriamente lo
schiefriger Töpferthon di Werner, o il Letten
di Hausmann; è dessa inoltre sempre opaca,
nè suole avere mai nitore alcuno, se non in sulla
scalfittura, e può essere, tanto bianca o grigia,
gialla, bruna o rossastra, di colori quasi sempre
impuri, quanto anche variegata per striscie o
per fascie alterne, che fannogli pigliare allora
il proprio nome d'Argilla screziata (ted. der
Bunterthon – Streifenthon?: fr. la Glaise, o
l'Argile bigarrée); al tatto è dessa piuttosto mor-
bida, ed allappa fortemente alla lingua; messa
nell'acqua, forma seco una pasta glutinosa e te-
nace, ed esposta al fuoco, vi perde da prima
molta acqua, e poi vi si fa dura, ove almeno il
fuoco persista nel grado conveniente, e d'ordi-
nario, qualunque ne fosse il color naturale,
v'acquista un colore rosso, analogo a quello de'
mattoni, o come si suol dire, laterizio. – Va-
ria moltissimo quest' Argilla, sia in ragione del-
l' aspetto suo esteriore, e della finezza della grana,
sia in ragione della sua composizione, e quindi
anche in ragione degli usi diversi, che se ne può
fare, giovandosene per approntarne la così detta
Terra cotta in tegole, mattoni ec., o veramente per
farne stoviglie grossolane, ed altri oggetti più o meno
[Seite 342] fini di terraglia e majolica, come a dir pipe, cro-
ginoli, pentole, piatti, tondi, tazze, boccali ec.,
ed insomma per ogni foggia di vasami, o simili1,
[Seite 343] compresovi pur anco le così dette Teste da pipa
Turche, le quali fannosi con quelle che diconsi
Terre turche sigillate; e serve pure talora, come so-
stanza saponosa, in sostituzione alla Terra da
gualchiere, alla Terra da folloni o alla Smectite,
per isgrassarne i panni più tristi e più grossola-
ni, come serve ottimamente alle raffinerie de-
gli zuccheri, onde chiarificare le liscivie, e via via
discorrendo. – Rinvengonsi queste così fatte Ar-
gille diffuse molto, e il più delle volte, per letti
o strati orizzontali di ragguardevole potenza, e a
più e più insieme, quasi immediatamente al di-
sotto del terriccio, ne' terreni alluvionali, bene
spesso in vicinanza de' depositi naturali di Li-
gnite (ted. Braunkohle), e sembrano derivar
sempre dalla decomposizione o dallo sfacimento
di varie roccie antiquiori; talora però hannosi
esempj d'Argille di tal fatta, che riempiono le
[Seite 344] cripte o le fenditure, che incontransi anche nelle
roccie d'antica data, o che formano la così detta
Salbanda di certi filoni; allora per altro è da
notare che trattasi sempre di ben poca cosa.
b) L'Argilla indurata, o l'Argilla litoidea
(fr. l'Argile endurcie – la Roche argileuse:
ted. der Thonstein – Fruchtstein – verhärte-
ter Thon: ing. the Claystone), la quale varia
anch' essa riflessibilmente, così pel colore, che,
grigio per lo più nel fondo, può volgerne a molti
altri, e perfino al rossastro, impuro però sempre
più o meno, e talora pezzato, od anche dispo-
stovi per striscie o per righe alterne, come per
la durezza e per la compattezza, che, senz' es-
serne mai grandi molto, superano almeno costan-
temente quelle della varietà precedente; dessa non
è mai tampoco translucida in su i lembi delle
scheggie; l'aspetto ne riesce smorto o sparuto
affatto, quanto al nitore; la spezzatura ne è ter-
rosa a grana fina, ora uguale ed omogenea, ora
concoidea a fossette appianate, e più spesso an-
cora alquanto scheggiosetta; al tatto poi riesce
magra, e non suole allappar mai gran fatto alla
lingua, nè alle labbra inumidite. – Questa ma-
niera di pietra argillosa, di cui in qualche luogo
si fa uso anche come di pietra da fabbriche, ol-
tre che entra come pasta, o come cemento, nella
composizione di certi Porfidi, che allora appunto
diconsi Porfidi argillosi (ted. Thonporphyre),
[Seite 345] rinviensi particolarmente in forma di banchi o
letti ne' terreni litantraciferi, come, succede per
esempio, a Chemniz in Sassonia, in varii luoghi
della Boemia, a Pappenberg nel Palatinato su-
periore, a Kollergrund e allo Szithaberg presso
a Schemnitz nell' Ungheria, e via via discorrendo,
e tutto che più di rado, pure trovasi eziandio in
filoni, come accade a Marienberg e a Frauen-
stein in Sassonia, ed in più altri luoghi1.
c) L'Argilla schistosa, o l'Argilla litoidea
fissile, o anche talora l'Argillolite (fr. l'Ar-
gile schisteuse – l'Argile feuiletée: ted. der
Schieferthon – Bläteethon – Kräuterschiefer
– e talora anche, ma però non mai plausibil-
mente, der Zechstein – e molto meno poi der
Thonschiefer, essendo questi due tutt' altra cosa:
ing. the Slateclay), la quale è costantemente in
massa compatta, terrosa ed amorfa, di compage fis-
sile o schistoidea, considerandola in masse piut-
tosto vistose, e ben di rado guardandola in pic-
[Seite 346] coli pezzi, che in vece ne riescono piuttosto discoi-
dei, e non mai tampoco translucida in sugli spi-
goli, d'aspetto terroso anche nella spezzatura,
e non micante, se non a luogo a luogo, ed in
grazia sempre di qualche frammistavi squamicina di
Mica; i colori possono esserne il grigio di fumo, il
grigio delle ceneri, il grigio piombino, e via di-
scorrendo, fino anche ad un nero, che inclini però
sempre sensibilmente al grigio; ma il segno di scal-
fittura, o lo sfregio, oltre che non può dirsi che non
dimostri qualche nitore, riesce anche, quanto al
colore, più pallido o più smorto, che il pezzo o
saggio in complesso non sia; è dessa tenera a un
dipresso come la precedente Argilla litoidea; al
tatto dimostrasi grassa alquanto od untuosa, e suole
allappar sempre poco alla lingua, sebbene abbian-
sene alcuni pochi esemplari che vi allappano mol-
to1; talora in sulle facce di contatto portar dessa al-
cune impronte di vegetabili, e segnatamente di li-
[Seite 347] cheni di giunchi e simili, ed è appunto allora che i
Tedeschi contraddistinguonla col nome di Krau-
terschiefer, equivalente per gli Italiani a Schisto
dall' erbe, o meglio ancora, a Schisto fitotipo-
foro. – Quest' Argilla schistosa viene riguardata
come uno de' più costanti indizii de' Litantraci
propriamente detti, ed è in fatto quasi sempre
un membro molto significativo de' terreni Litan-
traciferi, allora segnatamente che racchiude essa
le impronte de' vegetabili sovraccennati, come in
realtà si scorge verificarsi presso ad Ilmenau nella
Turingia, a Planitz presso a Zwickau nella Sas-
sonia, ed in altre località molte della Slesia,
dell' Inghilterra ec.
Le transizioni, secondo che si suol dire, o i
passaggi i più comuni dell' Argilla schistosa, o
di questo Schieferthon, sono allo schisto Argil-
loso (ted. Thonschiefer), e alla Termantide o
al così detto Diaspro porcellana (ted. Porzellan-
jaspis). – Allorchè poi questa medesima Ar-
gilla schistosa rinviensi molto compenetrata o,
quasi chi dicesse, impregnata da quel Petrolio
addensato, che contraddistinguesi col nome speciale
di Bitume fossile (ted. Erdharz), prende essa me-
desima i diversi nomi proprii di Schistus carbo-
narius latinamente, in italiano di Schisto infiam-
mabile o di Schisto bituminoso, in francese di
Schiste bitumineux o di Schiste inflammable, in
tedesco di Brandschiefer o anche di Kohlen-
[Seite 348] schiefer, e finalmente in inglese di Slag o di
Cleft, ed in tal caso brucia poi diffondendo in-
torno a sè un odore bituminoso, e bruciata ohe
sia, ha ben anche cessato d'esser nera o nero-
bruna, com' era prima, avendo preso in vece
un colore, ora grigio, ed ora rossastro o rosso
bruniccio. Questa foggia d'Argilla schistosa, bitu-
minosa ed infiammabile, viene anzi talora usata
appunto come materia combustibile, per alimen-
tarne certi fuochi di poca levatura, ed è proba-
bilmente in vista di ciò, che vollero alcuni po-
chi Orittognosti, tutto che affatto artatamente, farla
qualche volta passare tra i Litantraci1.
SPECIE 22. Limo, od anche il Loto, la Terra
grassa, e simili (Limus: fr. le Limon – la
Glaise – la Terre grasse: ted. der Lehm –
[Seite 350] Lehmen – Leimen: ing. the Loam). – Que-
sta sostanza, la quale non è in fatto altra cosa,
se non un' Argilla variamente misturata di Sab-
[Seite 351] bia quarzosa, o rena, d'Ocra ferruginosa e di
Calce carbonata in forma di tritume, che il più
delle volte la rende effervescente cogli acidi,
suol essere per l'ordinario d'un colore epatico im-
puro, o bruno di fegato sporco, dimostra una
grana più o meno grossolanamente terrosa, e
non è rado che fondasi anche con qualche fa-
cilità, sponendola ad un fuoco piuttosto vivo, e
ciò poi soprattutto allora quando abbonda dessa
di Calce carbonata. Essa rinviensi frequentissima
da per tutto ne' terreni alluvionali1.
SPECIE 23. Bolo1, detto anche la Terra di
Stalimene o di Lenno, la Terra sigillata, e
talora la Sfragide (Terra Lemnia – Terra
sigillata: fr. la Terre de Lemnos – l'Argile de
Lemnos – le Bole – la Terre bolaire: ted.
die Siegelerde – Lemnische Erde – der Bo-
lus – Sphragid – e fors' anco Fettbol: ing.
the Bole – Sphragide – scaled Clay – Lem-
[Seite 353] nos's Clay). – Questa sostanza che, sempre
in massa compatta ed amorfa, per lo più è di
un colore, come si suol dire, epatico, o di un
colore nel fondo grigio giallastro, ma volgente,
ora al rosso, ora al giallo, e più spesso ancora
al bruno, è quando uniforme, quando macchiata,
pezzata, zonata, fasciata o rigata, e quando den-
dritica o disegnata alla foggia del così detto Al-
berese di Toscana; è dessa tutt' al più transluci-
detta in sugli spigoli, o a traverso de' lembi più
sottili delle sue scheggie, ed è poi tenera a se-
gno da riuscire scalfibile anche coll' unghia, la
quale vi lascia sopra lucente la scalfittura, seb-
bene naturalmente sia dessa sempre smorta, spa-
ruta o senza nitore affatto, e d'aspetto untuo-
setto sì, ma pure terroso, perfino in sulla spez-
zatura, che ne ha però alquanto della concoi-
dea; al tatto è dessa, come chi dicesse, unta o
saponacea molto; allappa fortemente alla lingua;
fiatandovi sopra, tramanda un odore argilloso;
mettendola nell' acqua, vi si sfa con un tal
quale strepituccio sensibile, e con isvolgimento di
alcune bolle d'aria, in frammenti, che, senza am-
mollirsi gran fatto, si raccolgono quasi ammuc-
chiati in sul fondo del recipiente. Trattandola al
cannello, essa vi s'indura assai, ma non si fon-
de, e solo la superficie ne rimane come inver-
niciata di vetro o di smalto, allorchè la dosa-
tura della Calce, o della Soda od Alcali mi-
[Seite 354] nerale, ne riesce più del solito vistosa. Il peso
specifico se ne ragguaglia = 1400, ma può giu-
gnere ben anche fino a 2050. – Klaproth, che
analizzò quella propriamente, che ci proviene da
Stalimene, o dall' antica Lemnos, la trovò com-
posta =
di Silice pura | 66,00 |
d'Allumina | 14,50 |
d'Acqua | 8,50 |
d'Ossido di ferro | 6,25 |
di Soda | 3,50 |
di Calce | 0,25 |
con perdita di | 1,00 |
–––––– | |
Totale | 100,00; ma è dessa |
suscettibile di variare più o meno sensibilmente,
in riguardo soprattutto alle proporzioni di tali
suoi costanti principii, a norma segnatamente
delle diverse località, d'onde ci proviene, e che
possono, trall' altre, essere, oltre all' Isola preci-
tata dell' Arcipelago Greco, Habichtswald presso
a Cassel nell' Assia elettorale, Säsebühl ed Och-
senberg poco lunge da Gottinga, Striegau e Lie-
gnitz in Islesia, Scheibenberg in Sassonia, il Kau-
sawar in Boemia, e i dintorni di Siena in To-
scana, ove da per tutto rinviensi disseminata per
entro alla pasta, o riempiente i vani di qualche
Wacke amigdalare, o di qualche Tufo basaltino,
Aalenberg nel Virtenbergbese, ove trovasi unita-
mente al Ferro pisiforme (ted. Bohnenerz), in
[Seite 355] una Calcarea del Jura, Hohentwiel nella Sviz-
zera, ov' è in uno Schisto porfiritico, (ted. Por-
phyrschiefer) o in una Fonolite (ted. Klingstein),
o finalmente in un Thonschiefer, insieme colla
Natrolite, e, per lacerne poi ancora molt' altre,
Waltershausen nella Turingia, ove incontrasi in
nidi od arnioni nella Calcarea alpina.
SPECIE 24. Smectite, o anche l'Argilla da
gualchiere, la Terra de' folloni (Argilla fullo-
num: fr. l'Argile smectique – la Smectite –
la Terre à foulon: ted. die Walkererde: ing.
the Fuller's earth). – Questa sostanza, che al
presente la maggior parte de' mineralogisti suole
riguardar piuttosto geognosticamente, che non
orittognosticamente, è il più delle volte d'un
colore bruniccio, ma volge però anche talora ad
altri colori diversi, alquanto impuri sempre, o
veramente è screziata e variegata, ora a striscie,
ed ora a tacche, a macchie o a pezze irregolari;
la spezzatura ne riesce terrosa e, quanto al suo ni-
tore, sparuta o smontata affatto; al tatto è dessa
morbida, saponosa ed anzi grassa più che altro,
e tenerissima poi, sicchè si può scalfirla coll' un-
ghia, la quale vi lascia sopra uno sfregio lucente;
tramanda, fiatandovi sopra, un forte odore, come
si suol dire, argilloso; allappa poco alla lingua,
ed assorbe invece molto facilmente il grasso o le
sostanze unte; d'onde ne deriva il grande uso che
se ne fa nelle manifatture de' panni, e ch' è quello
[Seite 356] precisamente di sgrassarli, quando fatti. Il peso
specifico se ne ragguaglia = 1720 a un dipresso,
e Klaproth, che ne intraprese l'analisi, trovò com-
posta quella di Norfield presso a Rygate nel Sur-
rey in Inghilterra =
di Silice pura | 53,00 |
d'Allumina | 10,00 |
di Calce | 0,50 |
di Magnesia | 1,25 |
d'Ossido di ferro | 9,75 |
di Muriato di Soda? | 0,50 |
e d'Acqua, con una traccia di Potassa | 25,00 |
–––––– | |
Totale | 100,00 |
– La migliore ne viene d'Inghilterra, e tale è
quella appunto di Rygate succitata, come quella di
Brickhill nello Staffordshire, com'anche quella del-
l' Hampshire, e l'altre poi di Aspley nel Bedford-
shire, ma se n'ha pure dell' eccellente dal paese di
Roswein, e da Schomberg in Sassonia, da Rie-
gersdorf e da altre località della Slesia, dell' Assia
e della Moravia, e da Reiffenstein nella Stiria;
com' eccellenti sono eziandio, in Francia, quelle
di Issodun nell' Indre, di Villeneuve e di Sep-
tème nell' Isère, di Flavin nell' Aveyron, in Ita-
lia quella de' dintorni di Urbino, e via discor-
rendo.
SPECIE 25. Sapone montano, detto anche ta-
lora l'Argilla saponosa, o il Sapone di monta-
[Seite 357] gna. (fr. l'Argille savonneuse – le Savon de
montagne: ted. der Bergseife – Bockseife: ing.
the Soap-rock – Mountain-soap). – Questa so-
stanza, sempre tenera a segno di lasciarsi agevol-
mente sfettare (ted. lâsst sich spâhneln), e mor-
bidissima poi, ed anzi pingue al tatto od untuo-
sissima, suol essere, o nero-azzurrognola, come
il più delle volte succede, o nero-grigiastra, o
anche d'un nero, che rammenti meglio la pece,
che non qualunque altra cosa; ma se n' hanno
esemplari eziandio di colore, nel fondo bianco gial-
lognolo, con venature grigie o bruno-epatiche;
dessa non è mai trasparente, ed è poi costante-
mente compatta ed in massa amorfa; la scal-
fittura o lo sfregio, che le si faccia con un corpo
duro, ne ostenta sempre un tal quale nitore pin-
gue o grasso, come accide spesso che acquisti
un così fatto nitore l'intiero pezzo od esemplare,
maneggiandolo o carezzandolo forte e ripetuta-
mente colla mano o col dito; allappa dessa te-
nacemente alla lingua o alle labbra inumidite, e,
quando il colore n'è cupo molto, lascia anche
traccia di sè sulla carta bianca, sicchè si può con
essa in certo modo scrivere; la spezzatura recente
ne apparisce disuguale ed inclinante manifesta-
mente alla terrosa, ricordando così benissimo la
spezzatura del Sapone, e posta che sia nell' acqua,
vi si sfa alla prima, e non senza un tal quale
scricchiolìo, in bricie divergenti in ogni senso,
[Seite 358] poi s' ammollisce e conformasi seco in una fog-
gia di pasta viscida e tenace. Il peso specifico se
ne ragguaglia = 2000 a un di presso, e Bucholz
che, fra gli altri, ci diè l'analisi del Sapone mon-
tano abbondantemente fitotipifero, che rinviensi
disposto in letti, o in piccoli banchi stratificati ed
alternanti col Limo e coll' Argilla, in sul pendìo
settentrionale del così detto Thüringerwalde, lo
trovò composto =
di Silice pura | 44,00 |
d'Allumina | 26,50 |
d'Ossido di ferro | 8,00 |
di Calce | 0,50 |
d'Acqua | 20,50 |
con perdita di | 0,50 |
–––––– | |
Totale | 100,00 – Oltre |
a tale località, altre diverse se ne conoscono, fra
le quali ci accontenteremo di citare Olknetz e Med-
ziana Gora in Polonia, ov' ò pur sempre in ana-
logo giacimento, Rabenschied presso a Dillen-
burgo nel paese di Nassau, ove i letti ne sono
nel Basalte, e quindi poi la Cornovaglia, e l'I-
sola Sky nella Gran Brettagna.
SPECIE 26. Litomarga, o anche la Marga, o
la Marna (Terra miraculosa Saxoniae, o Li-
thomarga, o anche talora Medulla montana:
fr. la Lithomarge – l'Argile lithomarge: ted. der
Steinmark – die Wundererde – Sächsische
[Seite 359] Wundererde: ing. the Marl – Stone-marrow –
Lythomarga?) – È dessa generalmente di co-
lore bianchiccio, ma può volgere benissimo, sotto
quasi ogni maniera di gradazioni, al grigio e al-
l' azzurrognolo, al laterizio, al rosso carneo ed
al giallo d'ocra, o in somma a tutti e tre i co-
lori, che riguardami come primitivi o primor-
diali; e ciò non senza che talora la mistura dei
varii suoi colori non la faccia apparire screziata
per tacche, per striscie o per macchie, onde rie-
sce poi dessa qualche volta perfino marmoreggia-
ta, come n' è il caso, per esempio, in quella a
macchie violacee, ch' è conosciuta, particolarmente
in Germania, sotto il precitato nome di Wunder-
erde o sotto quello di Sächsische Wundererde
(Terra mirabile di Sassonia), la quale rinviensi
a Planitz presso a Zwickau, appunto in Sassonia,
nel così detto Erzgebirge; del resto la solidità,
e, per dir meglio, la sodezza e compattezza ne
riescono variatissime; mentre havvene taluna, che
può dirsi friabile affatto o sfarinabile tra le dita, e
tal altra ve n' ha, che è perfino semidura; nel quale
ultimo caso, d'ordinario, la spezzatura ne suole
essere, o terrosa affatto, od uguale ed uniforme od
omogenea, con una tal quale tendenza alla con-
coidea, a fossette or grandi ed ora minute1. Ge-
[Seite 360] neralmente parlando però, basta la Calce carbo-
nata spatosa per isfregiarla, e lo sfregio o la scal-
fittura ne risulta nitida o lucidetta alquanto; fo-
sforeggia dessa da quando a quando per effetto
del semplice sfregamento; al fuoco indurasi in una
massa fragile, piuttosto porosa o bucherata, e po-
sta nell' acqua, non vi subisce alcuna molto sen-
sibile alterazione, ove se ne eccettui lo svolgi-
mento di poche bollicine d'aria; non isporca
dessa le mani maneggiandola; riesce grassa, un-
tuosa molto o saponosa al tatto, ed allappa for-
temente alla lingua, o alle labbra inumidite. –
Il peso specifico suole ragguagliarsene = 2200,
ma può giugner benissimo fino a 2490, e Kla-
proth, che analizzò quella indurata che viene da
Röchlitz in Sassonia, la riconobbe composta =
di Silice pura | 45,25 |
d'Allumina | 36,50 |
d'Ossido di ferro | 2,75 |
e d'Acqua, con una traccia di Potassa | 14,00 |
con perdita di | 1,50 |
–––––– | |
Totale | 100,00 |
– Una vera Litomarga è pure, come accennam-
mo già parlando del Bolo, Specie 23, il così
[Seite 361] detto Bolo Armeno delle spezierie, rosso, nel
fondo, quasi come la cera-lacca (ted. Ziegelroth),
ma picchiettato o punzecchiato di bianco, come
a questo sembrerebbe avvicinarsi anche molto da
presso, almeno quanto all'aspetto suo esteriore, la
Terra di Sinope, così detta dal luogo di sua pro-
vegnenza, o sia la Sinope del Ponto, cotanto fa-
mosa presso agli antichi (Sinopis Pontica: fr. la
Terre Sinopienne – la Terre de Sinope: ted. die
Sinospische Erde: ing. the Sinope's Earth). E de-
gna d'essere rimarcata alquanto particolarmente si
è poi la Litomarga di colore bianco latteo, che sco-
prì il fu von Trebra ne' profondi scavi minera-
lurgici di S. Giorgio (ted. Georgstollen) presso
a Clausthal nell' Harz, sopra un' Arenaria an-
tica, che è ora conosciuta quasi universalmente
sotto il nome tedesco di Grauwacke, la quale,
ad ogni volta che venga strofinata col tubetto di
una penna da scrivere, dimostra, là dove fu stro-
finata, una striscia luminosa fosforescente.
La Litomarga incontrasi per l'ordinario in massa più
o meno compatta ed amorfa, talora disseminata per en-
tro a certe roccie, e tale altra volta come sopratempe-
stata, in forma farinosa o pulverulenta, e quasi affatto
incoerente, sovra qualche particolare sostanza minerale;
ma però in qualche special caso succede di rinvenirla
anche in forma di falsi cristalli (ted. Aflerkrystalle),
emulanti comunemente le varie forme Feldspatiche di
cristallizzazione; così succede, a cagion d'esempio, in
sull' OEmrich's Berg, presso a Flachenseifen nel paese
[Seite 362] di Jauer, e questa Litomarga, analizzata dallo stesso Kla-
proth, si trovò composta =
di Silice pura | 58 |
d'Allumina | 32 |
d'Ossido di ferro | 2 |
d'Acqua, e Potassa | 7 |
con perdita di | 1 |
–––– | |
Totale | 100 – Estner |
cita eziandio un'altra Litomarga in pseudo-cristalli, deri-
vante dalla Transilvania; ma di questa nulla mi consta
più assentato di così. – Sembra inoltre che altro non
abbiano da essere, se non se Litomarghe anch' esse, così il
Talksteinmark di Freiesleben, come la Keffekillite di
Fischer. – E quanto a' giacimenti e alle principali lo-
calità delle Litomarghe, farò che mi basti il soggiugnere
qui ora: che, sopratempestata, incontrasi nello Stanni-
fero Greisen, e nella roccia Topazzia (ted. Topasfels)
di Auerbach nel Voigtland; in filetti o filoncini, o per
massicine disseminate, osservasi spesso ne' Porfidi, nella
Grauwacke, nella Wacke amigdalare e nell' Argilla fer-
rifera (ted. Eisenthon), a Rochlitz in Sassonia, ad Eckard-
sbarg presso a Baden, ad Embs nel paese di Nas-
sau, a Rabenstein in Baviera, ed in varii luoghi, così
dell' Harz, come dell' Erzgebirge, e via via discorrendo,
come è poi in forma di banchi, non aventi però mai
molta potenza, ne' terreni Litantraciferi, a Planitz nell' Erz-
gebirge, ed anche finalmente nella Serpentina, come a
Zöblitz e altrove. – Agg. del T.
SPECIE 27. Pagodite, o la Pietra di lardo
della China, e meglio poi ancoro l'Agalmato-
lite (fr. l'Agalmatolithe – la Pate-de-ris de la
Chine? – le Talc glaphique – la Pierre à ma-
[Seite 363] gots – la Pagodite – la Steatite de la Chine
– la Pierre de lard de la Chine – la Lardite
– la Koréite: ted. der Bildstein – Schinesischer
Speckstein – Korëït – Agalmatolith: ing. the
Figure-stone – Agalmatolithe – e la Gemmahuja
di alcuni Orientali). – È questa una sostanza
generalmente biancastra nel fondo, ma volgente
al gialliccio, al perlino, al verdognolo ed anche
al rosso, spesso macchiata o pezzata a macchie
irregolarmente curvilinee, al tatto più o meno
untuosa o saponacea, compatta sempre ed amor-
fa, dimostrantesi bene spesso schistoidea, ove guar-
disi dessa in grande, e scheggiosa poi nella spezza-
tura, talora però non senza una qualche marcata
tendenza alla concoidea; ò translucidetta alquanto,
almeno in su i lembi delle scheggie, e sfregiabile
dallo Spato calcareo con isfregio o scalfittura ri-
lucente, mentre la polvere così trattane ne rie-
sce morbida molto ed anzi untuosissima; infusibile
affatto al cannello, ma dimettentevi sempre ogni
colore, senza che perciò la forma ne rimanga mai
alterata sensibilmente, e solubile poi a caldo nel-
l' Acido solforico, in fondo al quale essa lascia ca-
der tutta la sua dosatura di Silice. – Il peso spe-
cifico se ne ragguaglia = 2600, ma può giu-
gnerne perfino a 2820. – Somiglia dessu mol-
tissimo, sotto più riguardi, alla Steatite comune,
o alla Pietra di lardo nostrana, onde spesso gio-
vansi i Sarti, segnandone i panni, per poscia ta-
[Seite 364] gliarli; ma sembra questa, a differenza di quella,
non contenere mai una dose un po'ragguardevole di
Magnesia. – Vien essa detta abitualmente Pietra
di lardo della China, appunto perchè alla China ab-
bonda assaissimo, soprattutto ne' dintorni di Nan-
king, ove se ne fanno mille fogge di vasi, di
goffe figurine, e d'altri ornamenti diversissimi,
che in copia giungono poi fino a noi.
Ho stimato che potesse esservi qui il prezzo dell'opera
facendomi io carico d'aggiugnere ancora qualche così,
oltre quanto scorgesi riportato nel Testo circa all' Agal-
matolite; e quindi è che, ommessa l'analisi di Klaproth,
dal Blumenbach datavi di quella translucida della Chi-
na, riparo ora a tale ommissione, comprendendola, con altre
parecchie, varie tra esse, e derivanti eziandio da diffe-
renti località, una delle quali nostrale, nella qui di-
contro annessane mia Tabella analitica comparativa; tanto
più che, così adoperando, m'apro il campo a notare da
prima, come un certo signor Roloff sia ultimamente
con somma sagacità riuscito a dimostrar destituta degli
appoggi necessari l'opinione, emessa già e sostenuta dal
Conte di Weltheim, che appunto d'Agalmatolite chinese
fossero fatti gli antichi cotanto celebrati Vasi murrini (Vasa
murrhina), come a notar poi, che non è già soltanto
dalle Provincie Chinesi di Nan-king e di Kiang-ning-fu,
che possano aversi presentemente ottimi esemplari d'A-
galmatolite, mentre altri ce ne provengono, incontrasta-
bili, anche da Nagyag nell' Ungheria, ed altri pure da
Ochsenhopf presso a Schwarzenberg nell' Erzgebirge Sas-
sone, ove per tutto sembra questa sostanza appartenere
a terreni primordiali o primitivi.
Soggiugnerò quindi infine sembrarmi effettivamente, che
noi eziandio abbiamo la nostra Agalmatolite, alquanto
più decisamente schistosa ch' essere non sogliano per l'or-
dinario le altre qui sopra citate, in quella curiosa roccia
che, racchiusa nel Micaschisto, costituisce propriamente la
ganga minerifera della nostra ricca Galena argentifera di
Viconago, presso al Ponte della Tresa, nella Provincia di
Como; roccia che il fu valentissimo nostro Brocchi, già Is-
pettor generale delle Miniere, descrisse con diligenza som-
ma, dalla pag. 27, fino alla pag. 40 della bella ed erudita
Memoria sua = Sulla miniera di piombo argentifero di
Viconago, nel Dipartimento di Como = che leggesi inse-
rita nel bel principio del Tomo VIII del Giornale della So-
cietà Milanese d'incoraggiamento delle scienze e delle arti,
Milano 1809; ove hassene eziandio l'analisi chimica per
esteso, di cui ho voluto nell' unita Tabella recare qui
ora anch' io i risultamenti, quali ch' essi si siano; seb-
bene io creda, che tale analisi meriti d'essere da qual-
che altro valente Chimico con più scrupolo ripetuta,
senza, come dicono i Francesi, l'arrière pensée del Broc-
chi, di volerne pur fare a viva forza una semplice modi-
ficazione dello Schisto micaceo, o del Micaschisto, che ne
sta a contatto; e ciò a malgrado che avesse dovuto trave-
dere, nella roccia che avea per le mani, una vera Agal-
matolite, siccome apparisce chiaro assai dalla datacene
descrizione diligentissima. – Agg. del T.
SPECIE 28. Lapis rosso, o anche volgarmente
la Rubrica, la Creta rossa, la Sanguigna, o
la Matite o la Ematite rossa, e di gran lunga
meglio poi l'Argilla ocracea grafica rossa, l'Ar-
gilla marziale rossa, o anche il Ferro ossidato
argillifero rosso (Rubrica: fr. la Sanguine – le
[Seite 367] Crayon rouge – l'Argile martiale rouge –
l'Argile ocreuse rouge graphique – le Fer
oxidé argillifère compacte rouge: ted. der Roe-
thel – ockeriger Thoneisenstein – die rothe
Kreide: ing. the Reddle – red Chalk). – Que-
sta sostanza, che taluni collocano ora, e certo
non senza buone ragioni, più volontieri fra le
miniere argillose di Ferro, di quello che non vo-
gliano riguardarla come facente da sè Specie di-
stinta, è sempre compatta ed amorfa, e terrosa
poi anche nella spezzatura, che ne inclina però
alquanto alla schistoidea; è dessa di colore rosso
sempre nel fondo, ma ora cruoroso o rosso di
sangue, ora laterizio o rosso giallastro, or rosso
bruno, e via discorrendo; lorda le mani, ed è atta
a scrivere o a disegnare con essa; quanto al peso
specifico suole dessa ragguagliarsi = 3931, e non
è in fine altra cosa, che una intima mistura d'Ar-
gilla e di Ferro ossidato rosso, ove però que-
st' ultimo principio prossimo non entra d'ordi-
nario, se non sempre in assai piccola proporzione,
a confronto coll' Argilla che sembra costituirne
la massa principale. – Tra le diverse altre lo-
calità, onde traesi, una, famosa in Germania, ne
è la così detta Montagna rossa (ted. der rothe
Berg) presso a Saalfeld nella Turingia.
SPECIE 29. Terra gialla, od anche l'Ocra
argillilera, l'Argilla ocracea, ecc. (fr. l'Argile
ocreuse – la Terre jaune – l'Argile ocreuse
[Seite 368] jaune graphique: ted. die Gelberde: ing. the
yellow Earth). – Questa sostanza, che sarebbe
forse acconciabile più opportunamente tra le più
moderne roccie stratificate, di quello che qui non
istia come Specie nelle Argille, tanto più che talora
non contiene dessa più di 0,02 d'Allumina per sua
dosatura, suol essere del color giallo proprio
dell' Ocra ferrea, ma pur talora volge alquanto
al rosso laterizio; è sempre terrosa affatto, e tut-
t' al più in massa compatta, costantemente opa-
ca, e non mai lucida o nitente, e tenerissima poi
a modo di lordar le mani, e di segnare un poco
col proprio colore la carta, su cui con quella
scrivasi, e quindi è che sfregiabile da quale vogliasi
corpo duro o sodo, rimanendone lo sfregio o la
scalfittura poco risplendente; la spezzatura ne è
terrosa di grana fina; riesce dessa al tatto grassa o
saponosa, allappa fortemente alla lingua, e traman-
da, fiatandovi sopra, un odore molto argilloso –
Il peso specifico può ragguagliarsene = 2240.
Al fuoco indurasi finalmente, e favvisi di color
rosso.
Riportiamo qui l'analisi, che d'una così fatta Terra
gialla, senza che sappiasi ben quale, ci ha dato, non ha
gran tempo, Merat-Guillot, quantunque possa dubitarsi as-
sai di tutta la possibile aggiustatezza nella scarsissima pro-
porzione dell' Allumina da esso rinvenutavi, e che, più
che ad altro, avvicinerebbe la Terra gialla analizzatane,
a quella rinomata Terra da getti (fr. la Terre des mou-
les), di cui fassi, o almeno faceasi, grande uso in ad-
[Seite 369] dietro in Francia nella fonderia del Creuzot, per ap-
prontarne appunto le forme de' getti metallici, segnata-
mente di bronzo, e nella quale in fatto non seppi rinvenir
mai io medesimo, più che 0,03 d'Allumina. Egli però trovò
composta la sua, qual ch' ella si fosse =
di questa fatta, gialle, scarse d'Argilla, ricche d'Ocra
marziale, costituite, per oltre a 0,9 della loro totalità, di
rena o sabbia quarzosa sminuzzatissima, e tali insomma,
che, con qualche piccola artificiosa modificazione, servir
potrebbono benissimo a' grandi getti, soprattutto di bron-
zi, le abbiamo noi pure a disposizione, volendo, in più
luoghi, assai da presso a noi, come a dire nelle colline
di Tradate, in quelle della Stradella, e via discorren-
do, mercè delle quali i fonditori in grande si esimereb-
bero totalmente dal bisogno di far venir da Marsiglia, per
tali loro usi, le terre di Francia. – Agg. del T.
SPECIE 30. Terra verde, o anche il Talco
clorite zografico, la Baldogea, e talora la
Sfragide, ma più trivialmente poi in Italia la
Terra di Verona, o la Terra verde di Ve-
rona (fr. la Terre verte – la Terre de Bren-
tonico – la Terre verte de Vérone – le Talc
chlorite zographique – la Baldogée – la Sphra-
gide?: ted. die Grünerde – grüne Kreide: ing.
the green Earth). – Questa sostanza, tenera
sempre in modo da riuscire sfregiabile agevolmente
[Seite 370] dallo Spato calcareo, alle volle in massa com-
patta ed amorfa, alquanto schistosetta, come
suol essere appunto quella di Brentonico, sul
monte Baldo presso a Verona in Italia, ed al-
tre volte poi farinosa e friabile tra le dita, come
succede generalmente di quella che tappezza le
pareti interne delle cavità amigdaloidee de' così
detti Trappi, de' Trass, delle Wacke e di qualche
altra roccia Basaltina, o che riveste od è sovratem-
pestata alle amigdale, a' grumi o agli arnionci-
ni, ora Calcedoniosi, ed ora Zeolitici, che le
riempiono; di che hannosi esempj, per tacere di
tante altre località, così in Irlanda, in Iscozia
ed alle Isole Feroer, come ad Ilefeld nell' Harz,
a Planitz in Sassonia, ad Oberstein nella Prus-
sia Renana, ed altrove in Germania e nell' Un-
gheria, in Norvegia, ed infine eziandio nella Valle
de' Zuccanti, a Montecchio maggiore, e ad Al-
tavilla nel Vicentino, e via discorrendo. Del re-
sto poi questa Terra verde, che serve quasi sem-
pre, più o meno acconciamente, alla dipintura,
secondo che si suol dire, a guazzo, è costante-
mente d'un color verde, nel fondo, ma vol-
gente, quando al grigio, quando all' azzurrogno-
lo e quando al bruniccio od anche al nerastro,
riesce al tatto grassa alquanto o saponosa, ed al-
lappa pure alcun poco alla lingua; non è mai tam-
poco translucida, ed è rado che dimostri in qual-
che sua particella, e soltanto superficialmente, un
[Seite 371] tal qual nitore, che ha sempre un poco del grasso,
e la spezzatura ne è terrosa, di grana fina, ma piut-
tosto ineguale. Gli acidi non esercitano sovr' essa un'
azione molto sensibile, e trattandola al cannello,
essa fondevisi a bastanza agevolmente in una ma-
niera di vetro nero. Il peso specifico suole rag-
guagliarsene = 2630, ma quando è dessa molto
stipata, e non dimostra una compage tendente
alla schistosa, come pur qualche volta succede
nella Veronese, il peso specifico può giugnerne
finanche a 2820.
Di due cose segnatamente reputo che mi convenga farmi
qui carico, in aggiunta al Testo Blumenbachiano, l'una
delle quali riguarda alla forma regolare de' falsi cristalli
Augitici (ted. Aflerkrystalle), nella quale talvolta ac-
cade che, in via però meramente eventuale, ci si offra la
Terra verde, particolarmente nelle località dette l'Om-
bretta, il Cipit e Piazza in Val di Fassa, in una
Wacke, ove ha dessa preso a perfezione la forma de' Pi-
rosseni, a bastanza vistosi, che doveano esservi da prima
in grande abbondanza disseminati per entro; mentre l'al-
tra di tali cose, che parvemi pur degna d'essere avvertita,
si è la mancanza occorsa nel Testo medesimo d'ogni qua-
lunque analisi di tale sostanza, ed a questa m'ingegnerò
di riparare, tanto più volontieri, come m' è dato, mercè
dell' unita Tabella* analitica comparativa di quattro di-
stinte Terre verdi, derivanti da tre diverse località, in
quanto che è lunge effettivamente ancora, che al tutto iden-
tica così appariscane la chimica composizione.
SPECIE 31. Vavellite, e meglio ancora la
Wavellite, e talora poi l'Idrargillite, o l'Al-
lumina idrata, com' altre volte, e solo in qual-
che special caso, l'Allumina fosfata, giuntovi
fors' anche il Diasporo (fr. la Wavellite – la
Lasionite – la Dévonite – le Fossile innominé
du Devonshire – la Hydrargilite – le Hy-
drate d'Alumine – l'Allumine hydratée – e
talvolta l'Alumine phosphatée: ted. der Wavel-
lit – Hydrargilit – Devonit – Lasionit –
[Seite 373] giuntivi fors' anche i due phosphorsaurer Thon
– e Diaspore: ing. the Wavellite). – Questa
specie orittognostica, sempre d'un colore bianco
grigiastro nel fondo, ma volgente, ora varia-
mente al verdiccio, ed ora al bruno giallogno-
lo, e talora, o in grazia d'una tal quale sua in-
cipiente decomposizione, o in via altramente acci-
dentale, qua e là macchiata di bruno e di giallo,
suole il più delle volte essere disposta in goccie,
in lagrime, in arnioncini o in forma di straterelli
superficiali, ed ostentare una compage fibroso ra-
diata a raggi sottili molto, e questi, o divergenti
da alcuni punti fissi, come da centri comuni, o an-
che incrocicchiantisi a vicenda affatto senza re-
gola, e di rado poi in cristalli aciculari, o ta-
lora anche capillari discreti, o ben distinti gli uni
dagli altri, aventi il prisma dritto romboidale per
forma loro primitiva; dessa riesce sfregiabile sem-
pre dallo Spato fluore, ma suole scalfire quasi
costantemente lo Spato calcareo; è per lo meno
translucida a traverso delle scheggie sottili, e lu-
cente d'un nitore perlaceo o madreporino, e alle
volte perfino micante; a caldo è attaccabile da-
gli acidi minerali, talora con qualche efferve-
scenza, o almeno con fumo, sciogliendosi in quel-
li; e trattandola al cannello, non vi si fonde, nè
vi salta in bricie, ma unicamente vi perde parte
del suo nitore e della sua translucidità. Il peso
specifico ragguagliasene = 2220, sebbene possa
[Seite 374] giugnere fin' anche a 2700. – Quella di Barn-
staple del Devonshire, nella Gran-Brettagna, rin-
venuta dal Dottor Wavel, che lasciolle il proprio
nome, suol essere sopra un Kieselschiefer, se pure
non è piuttosto un Thonschiefer, come accade di
vedere in molti esemplari di tale località, mentre
quella di Zbirow presso a Beraun in Boemia
scorgesi tappezzare le fenditure d'una Arenaria.
Tra le poche cose, che diceaci qui Blumenbach nel Te-
sto originale sulla Wavellite, eravi pure l'analisi, da Fuchs
fornitaci, appunto di quella inglese di Barnstaple, ma,
poichè varie altre analisi, a bastanza tra loro diverse, mi
trovo avere in pronto di Wavelliti propriamente dette, e
anche di quella che denominasi Lasionite, derivanti da
distinte località, perciò ho creduto conveniente l'offerirne
al solito qui, al fine della presente mia Aggiunta, una
apposita Tabella analitica comparativa, ed intanto mi
valgo volontieri della opportunità, che così mi è data, di
soggiugnere, circa alle località e a'giacimenti proprii di
questa Specie orittognostica, come, sopra pezzi pur sem-
pre di Thonschiefer, oltre a quella di Barnstaple, os-
servinsi essere anche l'altre, dell' Isola Corrivelan tral-
l' Ebbridi, e di Springhill nel Dumbartonshire; come
sopra filoncini, giacenti in un Granito, in compagnia dello
Spato fluore, del Quarzo, del Minerale di stagno ossi-
dato, della Pirite cuprea, e qualche volta anche del-
l' Uranio micaceo, rinvengasi a Sant' Austle in Cornova-
glia, e parimente sovra filoni di Fahlerz riscontrisi a
Hualgayoc nell' America meridionale, sovra filoni di
Brauneisenstein trovisi dessa nello scavo di S. Giacomo
presso ad Amberga nel Palatinato Superiore in Baviera
(ed è precisamente quella, che contraddistinguesi dall' al-
[Seite 375] tre Wavelliti col nome particolare di Lasionite, la
quale, trattata sola al cannello, ne rende verde azzurro-
gnola la fiamma, e trattatavi colla soda, vi fa schiuma,
risolvendosi poscia in una massa, come chi dicesse, pa-
stosa), e come finalmente, tanto al Brasile, quanto ezian-
dio nella Groenlandia la più settentrionale, trovisi poi
dessa, ora sullo Spato calcareo, ora sulla Calcedonia, ed
ora sul Quarzo. – Non sarà parimenti se non bene l'av-
vertire qui, che frequenti scambj fanno i meno esperti
d'alcune vere Prehniti spatose, superficiali e fibroso-ra-
diate colle Wavelliti, e che di una certa quale sostanza,
dataci da John come una Wavellite terroso, la quale sembra
rammentata anche dal nostro Blumenbach nell' originale
tedesco che tengo sott' occhi, colla perciò da me intra-
lasciata espressione = theils erdig, equivalente per noi
a chi dicesse = in parte, o qualche volta terrosa =
questo è almeno certo, ch' essa non può appartenere alle
Wavelliti. – Nè voglio ommettere tampoco un molto
curioso, e certo non irragionevole, ravvicinamento, stato da
Hausmann proposto delle Wavelliti a certe Turchesi oc-
cidentali, l'aspetto esteriore, ed anche la composizione
delle quali, ove si volesse transigere colla presenza, forse
in quest' ultime accidentale, d'un sale metallico che le
colora diversamente, indicherebbono di certo almeno una
grande analogia; analogia che diviene d'un peso di gran
lunga maggiore, se riflettasi, che nel già con lode citato e
ricco Museo Borromeo di Milano hannovi in fatto alcuni
esemplari di Wavellite inglese e caratterizzatissima, da'
quali emergono qua e là certi bernoccoli decisamente
Turchesiformi, fattimi osservare con tutta diligenza dal
Professore e Consigliere Hausmann, fino da quando quella
vistosissima suppellettile mineralogica apparteneva ancora
al fu Breislack mio degnissimo maestro ed amico troppo pre-
zioso. – Notisi ancora che, nè io qui ora, nè l'Autore
[Seite 376] del Testo nell' opera originale, facciamo altro se non
rammentare, senza più, il nome del Diaspore; il Blumen-
bach non so bene perchè, ma io perchè ne ho già par-
lato a bastanza a pag. 263 e seg. del presente nostro vo-
lume V all' art. 10, non senza riportarne anche, ove si
conveniva, l'analisi di Vauquelin. – Finalmente vuò qui
far cenno ancora, giovandomi delle preziose comunica-
zioni largitemi dall' altrove più volte lodato Professore
Haidinger, della Fluellite in piccoli cristalli prismatici,
bianchi, trasparenti, e rifrangenti la luce, scoperti da
Levy tramezzo alla Wavellite di Cornovaglia, ma così deno-
minata dal fu Wollaston, il quale, esaminandola con qual-
che attenzione, la riconobbe contenere di certo, come
principalissimi elementi prossimi, l'Allumina e l'Acido
fluorico; ond' è che a questa sostanza novella conver-
rebbe riserbar forse la esclusiva denominazione d'Allu-
mina fluata, che taluni vollero già applicare, certo meno
a proposito, ad alcune Wavelliti particolarmente. – Or
ecco qui di seguito la poco sopra promessa Tabella ana-
litica comparativa delle Wavelliti.
SPECIE 32. Argilla alluminosa, o anche la
Pietra alluminare, l'Alluminite della Tolfa,
con altre simili, e meglio poi l'Allumite (fr.
la Pierre d'Alun – l'Alunite – l'Aluminite de
la Tolfa, ed altre – l'Argile alumineuse: ted.
der Alaunthon – Aluminit von la Tolfa, con
altre – Alaunstein – das rhomboëdrische Alaun-
haloïd: ing. the Alumstone – Alunite – Alu-
minite of the Tolfa, ed altre?) – Può questa
ripartirsi, a quel modo che femmo già altrove
dell'Argilla comune, in tre a bastanza ben mar-
cate varietà, che dalle tre varietà di quella di-
stinguerannosi tosto sempre, oltre all'altre diffe-
renze, almeno in grazia del sapore dolcigno
astringente, che è proprio di queste, dipendente-
mente dall' Allume che contengono; e tali va-
rietà saranno come segue:
a) La Terra alluminosa, la Pietra allumi-
nare bituminosa propriamente detta (fr. l'Alumi-
nite bitumineuse – l'Alunite bitumineuse – la
Terre alumineuse: ted. die Alaunerde – er-
dige After-kohle – das Alaunerz – e per alcuni
ancora, sebbene troppo male a proposito, das Le-
bererz: ing. the Alum-earth – Alum-stone),
la quale suol essere per l'ordinario d'un co-
lore bruno nericcio, inclinante più o meno al
nero deciso o all' atro, dimostrasi terrosa affatto
nella spezzatura, è sempre in massa compatta ed
amorfa, e d'un aspetto smorto o sparuto, quanto
[Seite 379] al nitore, mentre non ne riescono alquanto ni-
tidi o lucenti, se non soltanto gli sfregi fattivi
sopra con qualche corpo duro; la spezzatura n'è
terrosa, e la compage molto imperfettamente
schistoidea; il peso specifico se ne ragguaglia =
1200, ma giugne talora sino anche a 1740. –
Klaproth, che analizzò quella di Freyenwalde
presso a Berlino in Prussia, la riconobbe com-
posta =
Sembra dessa derivare, questa sostanza, quando
pur meriti effettivamente d'essere considerata con
occhio orittognostico, piuttosto che con occhio
geognostico, almeno per la massima sua parte, da
una particolare alterazione di qualche Lignite, o
di quella foggia di Litantrace, che dicesi Litan-
trace bruno (ted. Braunkohle), alla quale effetti-
vamente suol essa passare qualche volta, e rin-
[Seite 380] viensi poi anche formante intieri strati o banchi,
di per sè sola, ne' terreni alluvionali o di traspor-
to, e talora eziandio ne' terreni Litantraciferi spet-
tanti alla così detta formazione Trappica, a
Freyenwalde, come sopra, ed in altre località,
come per esempio in Francia nel Vivarese, a
Schwemmsal presso Lipsia in Sassonia, a Muskau
nella Lusazia, e qua e là poi in Boemia, nel-
l' Ungheria, e via discorrendo.
b) La Pietra alluminosa, o anche la Pie-
tra dall' Allume, o soltanto la Pietra della
Tolfa – o l'Alluminite della Tolfa, e meglio
ancora l'Allumite della Tolfa (fr. la Pierre
alumineuse de la Tolfa – la Pierre d'Alun
– la Mine d'Alun – l'Alumite: ted. das
rhomboëdrische Alaun-haloïd – Alaunfels –
der Aluminit von la Tolfa – Alumit?: ing.
the Alaun-stone – Aluminite – Alumite?),
la quale rinviensi, ora in massa amorfa e com-
patta, ma cavernosetta alquanto, ora in mas-
se, o in grani, che ostentano alcun che di
cristallino, ed ora finalmente in cristalli deri-
vanti, per l'ordinario, da un romboedro acu-
to, striati qua e là nel senso stesso della loro
diagonale più corta, spesso incrostati d'un lieve
indumento d'Ocra ferruginea, e dimostranti due
a bastanza ben distinti andamenti delle loro giun-
ture o commissure naturali (fr. un double cli-
vage), l'uno de' quali è però sempre più chiaro
[Seite 381] e manifesto dell' altro; non è dessa se non sol-
tanto semidura, sicchè, sfregiando lo Spato cal-
careo, riesce sfregiabile essa stessa dallo Spato
fluore, con una polvere di scalfittura che ne
inclina costantemente più o meno al biancastro,
comunque il colore del pezzo possa esserne bianco
limpido, come succede in qualche cristallo, o
bianco candido grigio, o gialliccio, rossiccio o
bruniccio; colori che spesso osservanvisi disposti
anche per tacche, per zone, per striscio o simili;
e tali qualche volta da sporcar le mani di chi
la tocca; la compage ne suol essere occultamente
fibrosa; la spezzatura n' è disuguale di grana
grossolana, ma tendente, ora alla scheggiosa,
ed ora finalmente alla terrosa; in massa, è dessa
per lo più smorta o sparuta, nè micante, se non
soltanto qua e là per punti sparsivi per entro;
ma i cristalli ne risplendono d'un nitore, che sta
tra il vetroso ed il grasso untuoso; una qualche
translucidità scorgesene però, almeno, a traverso do-
gli spigoli, o delle scheggie più sottili; il peso spe-
cifico se ne ragguaglia = 2600, tutto che giunga
bene spesso fino a 2740; al fuoco arrossa dessa per
lo più, ed al cannello decrepita da prima, ma
poi fondesi in una maniera di fritta, con isvol-
gimento sensibile d'Acido solforico, sicchè, dopo
d'un così fatto trattamento, viene a cessarne to-
talmente il sapore agro dolcigno, che per solito
ha sempre; ridotta che sia in polvere, ove que-
[Seite 382] sta gettisi nell' Acido solforico, essa vi si scio-
glie in parte, perdendovi alcun che del proprio
peso. Sembra infine, che questa Pietra alluminosa
vada debitrice della propria origiue alle potenze
vulcaniche, e possa in fatto non esser altro, che
un risultato della decomposizione delle Pomici
(ted. Bimstein), ed è perciò che taluni ascri-
vonla ad una modernissima formazione Porfiriti-
ca, racchiudente talora vestigia manifeste di al-
cuni corpi organici.
L'Alluminite rinviensi in filoni, od anche in nidi od
arnioni, nelle varie roccie Allumifere, o portanti Allu-
[Seite 383] me, perchè, essendo argillose, racchiudono Piriti capaci
di decomporsi, e Potassa, le quali sostanze in certe de-
terminate circostanze producono l'Allume; così succede
alla Tolfa, non lunge da Civitavecchia negli Stati Pon-
tificii, e segnatamente negli scavi denominati Castellina
e Gangalandi, e così succede pure a Piombino in To-
scana; ma rinviensi poi anche in banchi, letti o depo-
siti, o veramente in masse, insieme colla Pietra argil-
losa, e con certe sostanze vulcanizzate, come accade nel-
l'Ungheria presso a Tockay, a Beregszaz, a Muzsay, ed
a Bodrog Keresztur; ed hannosene poi eziandio ciottoli,
o trovanti a bastanza vistosi, sparsi o disseminati in
certi terreni un tempo vulcanici, comè sarebbe a dire,
per cagion d'esempio, appiedi del Puy-de-Sancy, presso
alle sorgenti della Dordogna nell' Alvernia, nell' Isola
di Milo, e in quella d'Argentiera, o nell' antica Cimoli,
nell' Arcipelago greco. – Agg. del T.
c) Lo Schisto alluminoso, od anche talora
l'Allumite schistosa, o l'Alluminite schisto-
sa, lo Schisto allumifero, o finalmente l'Am-
pelite alluminosa (Schistus aluminaris: fr. le
Schiste alumineux – le Schiste alunifère –
l'Ampélite alumineux: ted. der Alaunschiefer
– schiefriger Aluminit – ed anche talora,
sebbene in casi meramente particolari, Alaun-
haltiger Thonschiefer – Kräuterschiefer – e
Trilobitenschiefer: ing. the Alumslate – glossy
Alumslate), il quale non è in fatto, se non un
pretto Thonschiefer, capace di fornire, mediante
una semplice lisciviazione, il così detto Allume
di rocca, o sia il Soprassolfato d'Allumina con
[Seite 384] Potassa; è desso grigio nerastro, bruniccio, nero
azzurrognolo, e talora d'un colore e d'un nitore,
che s' accostano più o meno a que' dell' acciajo;
la compage ne riesce d'ordinario a bastanza ma-
nifestamente schistosa, ora a lamine dritte, ed
ora a lamine curvilinee; e quindi, in tale ultimo
caso, n'offre il pezzo una superficie, quasi direb-
besi, ondosa, o rammentante le onde del mare;
per modo tale, che sfassi poi qualche volta in
cialde, o in pezzi discoidei, mentre in altre cir-
costanze incontrasi desso conformato in grumi,
in arnioni, ed anche in palle od in sferoidi; la
spezzatura ne suol essere terrosa, equabile od
omogenea, e smorta poi, sparuta, o senza ni-
tore alcuno, a meno che in sulle faccie di con-
tatto, le quali possono esserne qua e là mican-
ti, od anche più o meno lucenti d'un nitore, che
ha però sempre alcun che d'untuoso o di gras-
so. – Questo schisto che, ne' suoi punti di con-
tatto colla Calcarea, può anche in qualche circo-
stanza riuscire effervescente cogli acidi, racchiude
spesso, oltre a parecchie altre sostanze, molti grani
di Pirite ancora indecomposti, e rinviensi, seb-
bene al certo non del tutto esclusivamente, ne'
terreni così detti a filoni (ted. in Ganggebirgen),
come il vero Thonschiefer, dal quale, quanto
all'apparenza esteriore, a pena a pena bene spesso
distinguerebbesi; incontrasi però desso eziandio
indubitatamente altre volte ne' terreni stratificati
[Seite 385] o secondarj (ted. in Flotzgebirgen), ed allora
porta frequenti impressioni di corpi fossili, o di
petrefatti, derivanti, tanto dall' uno, quanto
dall' altro de' due regni organizzati della Natura;
così è, per esempio, dello Schisto fitotipifero
(ted. Kräuterschiefer), che scavasi nel paese di
Saarbruck, e che taluni ascrivono più volontieri
alle Argille schistose, che non allo Schisto ar-
gilloso, e così è pure dello Schisto dalle Trilobiti
(ted. Trilobitenschiefer), derivante da Andrarum
nella Scandinavia. – Berzelius ed Hisinger che
hanno eseguito l'analisi dello Schisto alluminoso di
Garphytta in Isvezia, lo trovarono composto =
di Silice pura | 44,70 |
d'Allumina | 10,30 |
di Bitume | 26,77 |
di Pirite solfurea | 18,23 |
–––––– | |
Totale | 100,00 – |
Questa maniera di Schisto non suole occupar
mai vistosissimi spazii di terreno, ma rinviensi
assai frequentemente in più luoghi delle varie
parti del Globo, come per esempio nell' Harz,
in Boemia, in Baviera, nel Palatinato, nella
Gran Brettagna, in Norvegia, ne' Monti Ural,
in Francia, ed anche in Italia, ec.
SPECIE. 33. Schisto argilloso ed ora bene
spesso anche la Fillade, o semplicemente l'Ar-
desia, lo Schisto; giuntivi però qui ora lo
[Seite 386] Steaschisto, il Lavezzo, o sia la Pietra olla-
re, e la Wacke ecc. (Schistus: fr. le Schiste
micacé – la Phyllade – l'Ardoise – giuntivi
qui ora le Stéaschiste – la Wacke, ec.: ted.
der Thonschiefer – giuntivi qui ora der Layen-
stein – die Wacke, ec.: ing. the Slate – Clay-
slate – Killas – Argillite – giuntivi qui ora
anche the Potstone – Wacke, ec.) – Que-
ste varie sostanze in ciò soprattutto coincidono,
che sono d'un colore grigio, suscettibile d'un
buon numero di variazioni, o di volgenze ad al-
tri colori, fin' anche inclusivamente al nero, ora
striato o rigato, ora punzecchiato, ora zonato
o fasciato, ed ora macchiato e via discorrendo,
micante talora parzialmente d'un nitore che ram-
menta quello della seta; varia moltissimo ne rie-
sce del resto la finezza della grana; la spezza-
tura n'è tal ora piana, dritta ed equabile, mentre
altre volte n'è invece ondosa; le parti stacca-
tene, o i frammenti ne sono per lo più lamino-
si; ma pure ve n' ha che spezzansi in frantumi
spessi, grossolani e di forma irregolare affatto,
e solo ben di rado trapezoidali. Sono poi desse
sempre, o tenere al tatto, o tutt' al più semidu-
re; la scalfittura n'è costantemente grigia o bian-
castra, come biancastro ne riesce anche il segno
(scriptura), ch' esse lasciano, rigandone il panno
scuro, od altri corpi o sostanze di un color cupo.
Presentansi però desse generalmente in un nu-
[Seite 387] mero indeterminabile di varietà, che talora pren-
dono il rispettivo nome loro distintivo dall' uso
particolare, cui vengono destinate; così è per
cagion d'esempio del Parangone, o della così
della Pietra di paragone (ted. Probierstein), che
alcuni ritengono altro non essere, se non un vero
Thonschiefer, e lo stesso dicasi delle così dette Pio-
de, o sia dello Schisto tabulare (ted. Tafelschie-
fer), dello Schisto tegolare (ted. Dachschiefer),
e d'altri così fatti. Offrono poi desse eziandio,
come si suol dire, diverse transizioni, o parec-
chj passaggi, ora alla Ftanite, o allo Schisto si-
liceo (ted. Kieselschiefer), ora al Micaschisto, o
allo Schisto micaceo, e via discorrendo. – Rin-
vengonsi finalmente tali sostanze, più assai che
non in altri terreni, in quello che dicesi inter-
mediario, di transizione, o terreno a filoni (ted.
Ganggebirge); ma però se n' hanno esempi an-
che nel terreno stratificato o secondario (ted.
Flötzgebirge), come accade, per cagion d'esem-
pio, dello Schisto tabulare, o sia della Lavagna
di Blattenberg nel Cantone di Clarona nella
Svizzera (ted. Glarner Tafelschiefer).
Come varietà particolarissima di questo Thon-
schiefer, accenneremo qui ancora la così detta
Matita nera da disegno, o sia lo Schisto grafico,
chiamato da taluno di preferenza col nome di
Ampelite (Ampelites: fr. l'Ampélite – le Schi-
ste à dessiner – le Crayon noir – la Craye
[Seite 388] noire: ted. der Zeichenschiefer – die schwarze
Kreide: ing. the black Haematite), che è te-
nerissima sempre, tingente in nero le dita, ed
atta a scriverne, o a disegnar sulla carta1.
SPECIE 34. Cote, od anche la Novacula,
lo Schisto novaculare, lo Schisto degli arruo-
tini, o la Pietra da rasoj, (Novacula: fr. le
Schiste coticule – le Schiste à aiguiser – le
Schiste novaculaire – la Pierre à rasoir – la
Pierre à aiguiser – la Novaculite: ted. der
Wetzschiefer: ing. the Whet-stone). Questa so-
stanza è per lo più di un colore grigio, volgen-
te, ora al verdiccio ed ora al giallognolo, ora
al colore proprio della così detta crema o del
[Seite 389] fior di latte, ed ora perfino al nero grigiastro;
non suol essere translucida, se non soltanto talora
un poco in sugli spigoli, o a traverso delle più
sottili sue scheggie, e quanto al nitore, non è
che tutt' al più qua e là parzialmente micante;
la spezzatura n' è bene spesso schistosetta al-
quanto, ed in qualche luogo un poco scheggio-
sa; non debb' essere mai più che semidura, e
rinviensi in posto ne' così detti terreni a filoni,
ch' è quanto dire ne' terreni intermediarj o di tran-
sizione (ted. Ganggebirgen). – Le coti più lodate
vengonci dal Levante, come dalla Natolia e si-
mili; in Germania però se n'ha dal paese di Bay-
reuth, in Italia dalla Valtellina, dalla Provincia
di Bergamo, e via discorrendo.
SPECIE 35. Fonolite, o anche la Pietra so-
nora, tutto chè troppo impropriamente, ed ora
poi meglio la Leucostina compatta, o l'Eurite
sonora e schistoidea (fr. la Phonolite – la
Léucostine compacte – le Schiste corné – l'Éu-
rite sonore – l'Éurite schistoide – la Pierre
sonore – la Pierre resonnante: ted. der Pho-
nolith – Klingstein – Hornschiefer – Por-
phyrschiefer: ing. the Clinkstone – Phonolite –
Hornslate, ec.) – Questa sostanza petrosa,
quanto al suo colore, suol essere per lo più gri-
gia, ma volge a moltissimi altri colori, e soprat-
tutto poi al verde or più or meno carico; il ni-
tore della sua spezzatura grossolanamente scheg-
[Seite 390] giosa, ne è in parte smontato, smorto o sparuto,
ed in parte poi micante; dessa riesce per l'or-
dinario translucida almeno in sugli acuti spigo-
li, o a traverso delle più sottili sue schegge, e
la compage ne è grossolanamente schistosa; lo
che è come chi dicesse, che sfassi dessa in lastre
piuttosto grosse, spesse e pesanti; ma qualche
volta poi riesce decisamente fibrosa, è dessa per lo
meno semidura, resistente, ed anzi il più delle
volte assai tenace. Il peso specifico se ne raggna-
glia comunemente = 2575. – Klaproth e Berg-
mann che, per trasandarne altre, ci fornirono
l'analisi, il primo, della Fonolite di Donners-
berg presso a Milleschau ed a Töplitz in Boe-
mia, ed il secondo, di quella di Mont d'or nel-
l' Alvernia in Francia, le riconobbero composte
come segue:
nomi che, applicati in diverse lingue a questa
sostanza, importano seco l'idea ch' essa riesca
sonora, derivano tutti dal suono, con cui effet-
tivamente suol dessa corrispondere alla percus-
sione d'un corpo duro, allorquando sia stata prima
ridotta in lastre ampie e possibilmente sottili. Il
cemento, o, come si suol dire, la pasta o la
massa fondamentale di quella roccia, che chia-
masi propriamente in Germania Porphyrschiefer,
è, parlando in generale, formata tutta quanta di
questa stessa Fonolite. – Molte ne sono poi le
località, ed oltre alle due già qui sopra citate,
non faremo qui ora che indicarne soltanto l'al-
tre di Kreibitz, di Sanfen e del Mittelgebirge, in
Boemia ed in Lusazia, di Heldburg nel paese
di Coburgo, di Bohunitz in Ungheria, di Hohent-
wiel nella Svizzera, e di Aurillac nel Cantal in
Francia.
SPECIE 36. Trappo, come sono il Trappo an-
fibollico, il Trappo pirossenico, il Melafiro,
o Porfido nero, ed altri, e giuntavi qui ora an-
che la Wacke, con una selva d'altre sostanze,
talora tra esse diversissime sotto ogni riguardo,
che meglio assai considererebbonsi per avventura
anch' esse geognosticamenle, di quello che non
possa qui farsi al presente in via orittognosti-
ca, (quali sono, a cagion d'esempio, il Saxum
trapezium di Linneo – il Corneus trapezius,
fissilis, durior di Wallerio: pe' Francesi le Trapp
[Seite 392] – la Corneenne Trapp – le Mélaphyre – la
Trappite – le Porphyre noir pyroxénique – l'A-
phanite – la Xérasite – la Pierre de corne, oltre a
qualche altra: pe' Tedeschi der Trapp – Aphanit
– Trappporphyr – porphyrartiger Basalt –
Basaltporphyr – uebergangs Porphyr – Grün-
stein – basaltartiger Grünstein – uebergangs
Grünstein – Grünsteinporphyr – Hornfels
– Kieselschieferfels – Grünsteinbasalt – Por-
phyrschiefer – Mëlaphyr – Xerasit, oltre a
parecchj altri ancora: e per gl' Inglesi the Trapp
– Hornstone – Whinstone – Toadstone, e
via discorrendo). – Queste varie sostanze, nero-
grigie il più delle volte, ma però volgenti anche
talora più o meno al nero deciso, al verdastro,
al bruno od al rossiccio, compatte, massiccie
ed amorfe, riescono sempre quasi affatto opa-
che; la spezzatura, più o meno smorta o spa-
ruta, quanto al nitore, suol esserne di grana
fina, ed inclinar bene spesso alla terrosa, e in
riguardo alla loro rispettiva durezza ed al peso
specifico, sono desse suscettibili di grandissime
variazioni, ed anzi di soverchie, perchè possa
qui convenirci di segnarne tampoco gli estremi
disparatissimi. – Tali sostanze medesime costi-
tuiscono frequentemente la pasta, il cemento o
la massa fondamentale d'una vistosa serie di
roccie porfiriche o porfiroidee, misturate o com-
plesse, racchiudenti parecchie altre sostanze mi-
[Seite 393] nerali sparse o disseminatevi per entro, quali
sono, a cagion d'esempio, oltre alle rimanenti
ben molte, l'Orniblenda basaltina, il Pirosseno,
il Feldspato, l'Epidoto e le così dette Zeoliti
anche in cristalli, la Mica in lamine, la Calce-
donia in filetti od in vene, la Ialite e la Terra
verde in incrostature superficiali, la Calce car-
bonata spatica in druse, in grumi o in arnion-
cini, e via via discorrendo. – A queste appar-
tengono poi eziandio il più delle volte le così
dette Roccie amigdalari od amigdaloidee (ted.
Mandelsteine), come, a cagion d'esempio, quel-
la d'Ilefeld, la Perlite (ted. Blatterstein –
Perlstein) di Lehrbach nell' Harz, il così detto
Toadstone del Derbyshire, ed altri minerali di
tal fatta. – I passaggi poi, o le transizioni di que-
ste sostanze, o per dirla più acconciamente, di
queste roccie, l'una all' altra, ed a qualche al-
tra eziandio, qui non per anche citata, come
sarebbe dal Trappo al Grünstein, all' Afanite
e simili, dalla Wacke al Trass, al Tufa, al Ba-
salte e via discorrendo, sono frequenti, alter-
ne e numerosissime, e pigliandole tutte insieme
in complesso, si può dire che, al pari di quello
che il siano tra di noi nelle regioni che ci
stanno d'intorno, sono desse sparse e dissemi-
nate anche nelle regioni le più lontane del no-
stro Pianeta; da che, mentre le abbiamo in po-
sto nelle stesse nostre montagne, sappiamo che
[Seite 394] al Nord ve n'ha moltissime in Norvegia, in In-
ghilterra, in Islanda, e perfino al Kamtschatka,
e non ignoriamo che al Sud se ne rinvennero
finanche alla Terra di Kerguelen, conosciuta da
taluni sotto il nome di Terra della Desolazione.
È probabilissimo che abbiano ad appartenere
a questa nostra medesima Specie 36 anche le
seguenti sostanze, vale a dire:
a) La più parte di quelle, che vengonci date
comunemente sotto la indicazione di Lave com-
patte del Vesuvio, le quali il più delle volte
sono d'un colore rosso bruno, e contengono per
entro disseminatavi l'Orniblenda basaltina nera
o verde, con qualche grano eziandio di Spato
calcareo. Sembrerebbe che queste sostanze mede-
sime abbiano da ritenersi precisamente pel mate-
riale originario o primitivo, d'onde siano poscia
risultate molte delle Lave reali, o più propria-
mente così dette Lave del Vesuvio, tra le quali,
tutto che, per quanto almeno pare, erronea-
mente, in generale, accostumano moltissimi di con-
numerarle, e
b) Forse non meno acconciamente, anche ben
molte delle così dette Varioliti, e quelle soprat-
tutto, il cemento o la pasta delle quali, essendo
d' un colore verde di porro scuro o carico molto,
racchiude disseminativi per entro, più o meno
frequenti e vistosi globuli, grani od arnioncini
bianco-verdognoli, che contribuiscono effettiva-
[Seite 395] mente all' insieme un tal quale aspetto vajuolo-
so. Le principali località di queste così fatte Va-
rioliti sono, trall' altre, i dintorni di Bayreuth
in Germania, ed il letto della Duranza presso a
Briançon in Francia, ove rinvengonsi in forma
di ciottoli, come accade anche in Torino nello
stesso selciato della città, e ne' dintorni; seb-
bene in Piemonte e nel Genovesato trovinsi ezian-
dio altre così dette Varioliti, al tutto diverse
dalle qui ora accennate e in qualche modo de-
scritte, e così l'une, come l'altre, riscontrinvisi
poi eziandio, non solo in forma di ciottoli, ma
ben anche in posto qua e là ne' terreni, a' quali
desse rispettivamente appartengono.
Memore del positivo impegno da me assuntone in sul
finire della lunga mia Aggiunta a' Feldspati, e all' altre
sostanze a quelli affini, del Testo, e precisamente alla
fine della pag. 339 del presente nostro vol. V, varrommi
qui della menzione nel Testo stesso fatta d'alcune Va-
rioliti, per farmene appoggio a ragionare alcun poco più
diffusamente, così di quelle, com' anche della Diorite
globare, e della Piromeride di Corsica, più comunemente
conosciute sotto i nomi di Granito orbiculare la prima,
e di Porfido orbiculare la seconda.
Dirò intanto, che tre sono le maniere di Varioliti in-
fino ad ora pervenute a mia cognizione, e sono le se-
guenti:
a) La Variolite venata di Dillenbourg (fr. la Variolite
veinée – la Spilite di Brongniart: ted. der Schaalstein – e
per taluni Dillenburgscher Blatterstein), la quale ci si of-
fre come una roccia omogenea in apparenza, il più delle
[Seite 396] volte schistoidea, e mostrasi, or aspra e disuguale, ed
ora quasi affatto terrosa nella spezzatura recente, men-
tre il colore ne suol essere, o verde sporco, o grigio vol-
gente al verdiccio, al giallastro o all' azzurrognolo, od
anche rosso, più o meno misturato di bruno; il cemen-
to, o la pasta densa e compatta, spesso bucherata, ca-
vernosetta, e sparsa di vani vesciciformi, ne sembra co-
stituita talora da una Diorite (ted. Grünstein), e talora
da una Clorite, più che da altro; sebbene altre volte
ne apparisca piuttosto analoga ad un Trappo, ad una
Wacke od anche a un Thonschiefer; racchiude disse-
minativi alcuni grani, grumi, arnioncini o globetti di
Calce carbonata, che contribuiscono all' insieme un aspetto
vajuoloso, e racchiude inoltre anche qualche cristallo d'Or-
niblenda e di Pirite, con qualche massa irregolare di Talco e
con qualche frammento di Schisto argilloso. – Passa dessa,
tanto alla Diorite ed all' Afanite, quanto fors' anche al-
l' Arenaria antica (ted. Grauwacke), alla formazione della
quale sembra decisamente appartenere, e rinviensi in po-
sto particolarmente, per quello almeno che se ne sa fino-
ra, a Dillenburgo in Boemia, ed a' paesi di Diez e di Lahn
in altre parti della Germania.
b) La Variolite del Drac (fr. la Variolite – la Va-
riante du Drac – la Téphrine – l'Asclérine – la
Xérosite – la Sélagite – la Cornéenne – le Trapp
amygdalaire – l'Amygdaloïde – le Trapp varioleux:
ted. der Mandelstein – Eisenthon – Wackenthon –
mandelstein artiger Trapp – Blatternstein – Vario-
lit: ing. the Iron-clay – Toadstone – spurious Va-
riolite), la quale è anch' essa una roccia apparentemente
omogenea, compatta, e più o meno cellulosa, fino a
riuscir qualche volta quasi al tutto spugnosa, ma co' vani
ripieni di grani arrotondati Feldspatici, o almeno Zeo-
litici, non senza traccie talora manifestissime, od anche
[Seite 397] grani cristallini d'Arragonite, di Pirite, di Pirosseno,
d'Orniblenda, d'Olivina, o Peridoto, di Calce carbonata
spatica, raramente di Leucite, ed eziandio di Ferro magne-
tico, di Mica e di cosiffatte altre sostanze in pezzi o
frantumi; delle quali le bianche, le grigie e le giallo-
gnole, contribuiscono un tal quale aspetto vajuoloso al-
l' esemplare rotolato, spezzato od anche polito, che ab-
biasene sott' occhi, e di cui il cemento, o la pasta suol
essere il più delle volte grigia, volgente al verdastro, e
più di rado poi al turchiniccio, o d'un color di cenere
che trae più o meno in sul rossastro, in sul bruniccio
o finalmente in sul nerastro: mostrasi dessa ora concoidea,
ora granulare, ed ora perfino terrosa nella sua spezzatura,
smorta o sparuta sempre, e morbida al tatto o, quasi chi
dicesse, saponosa. – Moltissime ne sono le località, tra
le quali non ritengo che occorra di citare qui ora, se non
soltanto la Valle di Fassa in Tirolo, il Piemonte e la
Liguria.
c) E finalmente la Variolite vera, o la Variolite du-
ra, o anche la Variolite della Duranza, e la Variolite di
Corsica ec. (fr. la Variolite dure – la Diorite vario-
leuse – la Diabase variolitique – le Grünstein va-
rioleux: ted. der harter Blatterstein – Blattern-grün-
stein – wahrer Variolit: ing. the true Variolite –
Greenstone-variolite, ec.), la quale non è altra cosa
che un impasto di Diorite o di Diabase (ted. Grünstein),
per entro al quale stannosi disseminate parecchie mas-
sicine arrotondate, o parecchj globuli di Feldspato com-
patto o tenace (ted. Feldstein), contribuenti qui pure all'e-
semplare un aspetto, quasi direbbesi, vajuoloso. – Il Pie-
monte, la Sardegna, la Liguria, l'Isola d'Elba, la
Savoja, la Svizzera, alcune delle parti più meridionali
della Francia, la Corsica, ed ivi soprattutto il letto del
ruscello Fiumorbo, i dintorni di Darmstadt, l'Harz,
[Seite 398] ed altre parecchie località della Germania, il Tirolo, e
perfino l'Isola del Re nella Nuova Olanda, abbondano
di tali Varioliti, che rinvengonsi anche altrove, quando
in posto, e quando in ciottoli, Trovanti o pezzi erra-
tici.
Analogo poi sommamente, a meno della maggior mole
de' suoi globi Feldspatici, a quest' ultima maniera di
Varioliti, o alla Variolite dura, ci sembra dover essere,
sott' ogni possibile riguardo, il già sopraccitato Granito or-
biculare di Corsica, cui però meglio assai convengono
ora i nomi di Diorite globare, di Diabase globulare, o
di Grünstein orbiculare, che non l'antico di Granito
di Corsica (fr. le Granite de Corse – le Granite or-
biculaire – le Granite globuleux – la Diorite glo-
baire – la Diabase globaire – le Grünstein globaire:
ted. der Kugel-diorit – kugelförmiger Diorit – Ku-
gel-granit), mentre la composizione n' è al tutto iden-
tica; nè altro se ne sa di più positivo, se non che pre-
senta desso una superba roccia, capace di bellissima
politura, ed allora offerente, sparsi in un cemento ver-
dognolo, grandi e frequenti occhj Feldspatici, a bastanza
regolarmente rotondi, misturati di bianco grigio e di un
verdiccio dovutone al poco Anfibolo sparsovi di tal co-
lore: che questi suoi Feldspati, rammentanti all' aspetto
piuttosto una mistura di Quarzo, che non di vero Feld-
spato coll' Anfibolo, esaminati da Gmelin, hannogli mo-
strato d'essere fusibili, e di contenere una sensibile do-
satura di Potassa, con qualche poco anche di Soda, e
finalmente che, scopertosene già nel 1785 un semplice
Trovante isolato al luogo detto la Stazzona, nella pia-
nura di Tarravo, lungo la spiaggia del Seno di Valin-
co, al sud d'Ajaccio in Corsica, soltanto poi nell'anno
1809 avvenne di trovarlo in posto, a foggia quasi di
filoni, in un Granito orniblendifero, nel monte che so-
[Seite 399] vrasta al villaggio detto di S. Lucia, lunghesso il lido di
Rizenare, Provincia di Sartene, parimenti al sud di
Ajaccio in quell' isola stessa.
Per ciò che può finalmente spettare al Porfido orbi-
culare di Corsica, che al presente viene quasi da tutti
considerato, a parte anche dagli altri Porfidi, sotto il nome
applicatogli di Piromeride (fr. la Pyroméride – la Py-
romèride globaire – le Porphyre globuleux – le Por-
phyre orbiculaire de Corse – la Roche porphyroïde
globuleuse de Corse – e per taluni anche l'Amygda-
loïde porphyrique de Corse: ted. der Pyromerid –
Kugel-porphyr, ec.: ing. the Pyromeride, ec.), dirò
risultar desso essenzialmente composto di Feldspato e di
Quarzo; il Feldspato, tanto il sublaminoso, quanto an-
che il compatto, o sia quello, che molti Tedeschi contrad-
distinguono presentemente, dal laminoso, col nome parti-
colare di Feldstein, poichè esistonvene amendue le qua-
lità, evvi biancastro, ma volgente alcun poco al rossiccio,
al giallognolo, al grigio verdognolo o al bruniccio chia-
ro, mentre il Quarzo vi è di color grigio di fumo od
anche grigio nerastro, dotato di nitore vetroso, e in
qualche parte cristallizzato nelle solite sue forme. Il Feld-
spato compatto (ted. Feldstein) ne forma il cemento o
la pasta, nella quale scorgonsi sparsi frequenti globi,
spesso molto vistosi, ed a bastanza regolari di Feldspa-
to, o ben piuttosto d'una intima mistura di Feldspato
compatto e di Quarzo, con poco Anfibolo verdiccio, e
talora con altri cristalli di Quarzo, ed anche, sebben di
rado, di Ferro bruno compatto (ted. Brauneisenstein).
– Questa bellissima roccia sembra finora appartenere
esclusivamente alla Corsica, ove rinviensi in posto nei
territorj d'Ozani e di Girolata al nord d'Ajaccio, men-
tre incontrasi poi in Trovanti presso a Santa Maria la
Stella, tra il monte Pertusato e la gola, la scavata o la
[Seite 400] via stretta, che conduce appunto alla predetta Santa Ma-
ria, e come rinvengonsene poi eziandio i globi Feldspa-
tici isolati, o staccati dal cemento, e sparsi in sul terre-
no, oltre a qualche altra località ancora, segnatamente
ne' dintorni di Rocca-Vignola, presso ad Elbo, lungo il
lido del mare nell' isola stessa.
Rendesi quasi affatto inutile, cred' io, l'osservar qui,
come soverchie siano effettivamente le sostanze racchiuse
dall'Autore del Testo in questa sua Specie 36; da che,
siccome trattasi pur sempre di roccie, il distinguerle me-
glio l'una dall' altre diviene speciale pertinenza della
Geognosia, la quale, d'altronde, comunque compendio-
sissima, forma parte anch' essa del nostro Testo origi-
nale, e daremo in sul bel principio del Vol. VI.
SPECIE 37. Basalte, od anche il Basalto,
la Basanite, o il Trappo prismatico (Basaltes
– Basanites degli antichi?: fr. le Basalte – la
Basanite – la Lave basaltique – le Trapp
figuré – le Trapp prismatique – la Lave ba-
saltique graveleuse – le Basalte granulaire ec.:
ted. der Basalt – Basanit – Beilstein – e
pe' montanari del Meisner poi, tutto che affatto
erroneamente, anche Zechstein: ing. the Basalt
– Basanite – figurated Trapp – prismatical
Trapp?) – Questa sostanza, che i più consi-
derano presentemente anch' essa piuttosto come
una roccia, o come una famiglia di roccie, che
non come una Specie orittognostica, d'ordinario
è nera nel fondo, ma, in ragione della varia
sua mistura, è suscettibile di volgere al grigio,
[Seite 401] al turchiniccio, e talvolta fin anche al verdogno-
lo; è dessa in generale quasi compatta, e mas-
siccia; la compnge ne suol essere granulare, di
grana disuguale e variabile assai, non senza
qualche più o meno marcata tendenza alla sub-
lamellosa; riesce essa, come si suol dire, assai te-
nace, o resiste molto a rompersi sotto i colpi
del martello, e fondesi poi agevolmente al cannello
in vetro nero. È però rado assai che la pasta
riescane omogenea, e di fatto, quando, a cagion
d'esempio, piglia dessa propriamente il nome di
Basanite, allora scorgonvisi, più o meno co-
piosi ed evidenti, per entro disseminati, i cri-
stalli d'Augite o di Pirosseno, e quando in vece
scorgonvisi per entro manifesti i grani cristallini
bianchi o grigi di Feldspato, allora assume
dessa il più appropriatole moderno nome di Do-
lerite. Qualche volta sfassi questa sostanza, quasi
chi dicesse, in tavole irregolari, qua sottili, là
grosse, o ineguali di potenza; ma ben più spesso
accade poi che sfacciasi in isferoidi, in bombe o
in palle compaginate di strati concentrici, a mo'
delle cipolle, e più spesso ancora osservasi, o
in massa informe affatto, o veramente divisa in
prismi poliedri piuttosto irregolari, per lo più al-
quanto inclinati, od anche verticali, ed a mi-
gliaja appoggiati ancora, o combaciantisi faccia
a faccia, l'uno cogli altri. Questi prismi, che
usansi chiamar d'ordinario colonne basaltine,
[Seite 402] possono avere cadauno, da tre, fino a nove la-
ti, o faccie piane: sono talvolta più o meno in-
curvati o curvilinei, o piegati in modo da for-
mare un angolo nella loro lunghezza, ed in qual-
che special caso, là dove il prisma farebbe gomito,
accade di scorgervi effettivamente una maniera di
articolazione, che per poco direbbesi affatto re-
golare; tanto più che bene spesso le teste, i sup-
posti condili, o le parti del prisma ivi corri-
spondentisi, si osservano arrotondate, per effetto
probabilmente di una qualche avvenutane decom-
posizione locale. – Variano poi moltissimo que-
ste sostanze, così in riguardo alla loro durezza
rispettiva, che talora, sebbene di rado, è tale da
dar scintille all' acciarino, com' eziandio in ri-
guardo al loro peso specifico, che però può rag-
guagliarsene, in complesso = 3065, ma giugne fino
a 3225, ed esercitano spesso una azione tanto più
marcata sull' ago calamitato, quanto ne può es-
sere maggiore la dosatura costante di Ferro os-
sidulato, di Ferro magnetico o anche di Ferro
titanato. Fondonsi i Basalti agevolmente al can-
nello in uno smalto, sempre più grigiastro, a mi-
sura che ne prevale la proporzione Feldspatica, e
sempre più nerastro, a misura che vi predomina
maggiormente il Ferro. Le tre analisi, che qui
di seguito ne indicheremo, varranno a metterne,
dal più al meno, in chiaro la vera composizione:
Del resto i Basalti contengono bene spesso, dis-
seminate per entro alla stessa loro pasta, d'al-
tronde omogenea, una o più sostanze apparte-
nenti a diversissime Specie orittognostiche, fra le
quali faremo che ci basti citare qui ora partico-
larmente l'Olivina o il Peridoto, l'Augite o il
Pirosseno, la Steatite, il Feldspato, l'Orniblenda
basaltina, le tante maniere di così dette Zoo-
liti ec. ec. ec.; ed i loro passaggi, secondo che
usasi dire, o le loro transizioni principali e più
comuni, sogliono essere al Trappo, alla Wacke,
al Trass, al Tufa o Tufo vulcanico, alla Lava,
e così via discorrendo, e talora ben anche alla
Dolerite, alla Mimosite, o al Grünstein se con-
[Seite 404] dario, detto propriamente da' Tedeschi, ora sem-
plicemente Grünstein, e spesso, e forse ancora
meglio, Flötz-grünstein (la Roche amphiboli-
que1 di molti mineralogisti francesi), la quale
suol essere una intima mistura naturale d'Orni-
blenda o d'Anfibolo, e di Feldspato compatto
o granulare. In generale poi formano dessi mon-
tagne o colline proprie, o cime, corone o col-
me isolate (ted. Kuppen), le quali, per altro,
in qualche speciale località sono conformate ve-
ramente in catene, o in serie di gioghi analoghi.
Tanto il Basalte, quanto il Trappo, di cui trat-
tammo nella Specie precedente, appartenenti amen-
due a quella serie di roccie stratificate o secon-
darie (ted. Flötzgebirgsarten), che incontransi
sparse o disseminate più estesamente per tutto
quanto l'Orbe terracqueo, sono attaccabili dal
fuoco con molta facilità, e siccome molte deb-
bono essere state, dalla prima epoca della Crea-
[Seite 405] zione del nostro Pianeta, infino a noi, le combu-
stioni spontanee, che avvennero sotterra nella sua
crosta, così è facile intendere, non meno il come
tali combustioni abbiano operato in più luoghi,
ed in particolare poi sovra queste due roccie fu-
sibilissime, di quello che il come queste roccie
medesime, qua o là raccolte, portino perciò an-
che presentemente traccie irrefragabili delle alte-
razioni, alle quali dovettero, in grazia del fuoco,
andar soggette in addietro.
SPECIE 38. Tufa, od anche il Tufo vulca-
nico, o il Toffo basaltino (fr. le Tuf vulca-
nique – le Tuf basaltique – e per certuni la
Tuffaïte – la Brecciole trappéenne – la Brè-
che trappéenne – la Bréche basaltique: ted.
die Tuff-wacke – Basalt-brekzie – der Trapp-
tuff – Basalt-tuff – Basalt-conglomerat: ing.
the Tuffwake?) – Questa sostanza, che ne
comprende ben molte, come vedrassi, è il più
delle volte d'un colore grigio di cenere, capace
però di volgere a parecchj altri colori, come a
dire al giallognolo, al rossastro, e così via via
discorrendo; la spezzatura ne riesce d'ordinario
terrosa; varia può esserne la solidità, la com-
pattezza o la coesione, ma è però dessa sempre,
dal più al meno, leggiera molto, e sembra, gene-
ralmente parlando, dover derivare da una origine
vulcanica. Quindi è poi che effettivamente rin-
viensi dessa, più frequente che non mai in quale
[Seite 406] altra vogliasi località, tanto presso a' Vulcani
anche attualmente ignivomi, quanto eziandio nei
dintorni degli antichi Vulcani oggimai spenti.
Le copiose varietà di questa roccia, o, se così
vogliasi, di questa nostra Specie orittognostica,
possono a bastanza comodamente distribuirsi nelle
seguenti due principalissime Sottospecie, le quali
per verità finiscono poi per confondersi insieme
di bel nuovo, mercè delle così dette transizioni
(ted. Uebergänge), con cui passano l'una all' altra:
1.a Il Tufa spugnoso (fr. le Tuf volcanique
spongieux – la Tuffaïte spongieuse, ec.: ted.
die schwammige Tuffwacke), il quale può ap-
parire tutto quanto bucherato, poroso, cavernoso
o vescicoso, o veramente fragile, e più o meno
friabile, ma può essere anche ad un tempo di
compage a bastanza compatta, combinando, sotto
tali diversità di circostanze, relativamente alla sua
compage, una sodezza, una solidità o una coe-
sione or maggiore ed ora minore.
Alla varietà porosa o pertugiata di questa Sot-
tospecie di Tufa, debbe per avventura apparte-
nere quello di color bruno rosso, disseminato di
Leuciti od Amfigeni, onde vuolsi che fosse, per la
massima sua parte, edificata l'anticamente sotter-
rata città di Pompeja1, come dovrebbe apparte-
[Seite 407] nervi eziandio quell' altra roccia, sparsa d'Orni-
blenda basaltina, che nel paese di Andernach
tiene il luogo di mezzo, tra il vero Trass ottima-
mente caratterizzato, e la così detta Pietra da
molino del Reno (ted. Rheinlandischer Mühl-
stein).
In riguardo poi alle varietà compatte di Tufa,
dovrebbero appartenervi, tanto il così detto Pi-
perno grigio di cenere, e riccamente Feldspatifero
de' Campi Flegrei, quant' anche i più de' Tufi
vulcanici (ted. Tuffwacke) di Habichtswalde,
non lunge da Cassel, i quali sogliono essere ab-
bondantissimi d'Olivina.
Il Peperino, la Necrolite e la Lava sperone, il Nen-
fro screziato, che sta fra il Piperno, di cui sopra, e la
Lava comune, il Cimiento di Sessa, e fors' anche la
Pietra di Sorrento; produzioni vulcaniche tutte quante
appartenenti alla Bassa Italia, avrebbero per avventura
[Seite 408] dovuto trovar qui luogo tra i Tufa, quando almeno non
vogliansi considerare piuttosto tra le Lave, lo che l'Autore
non fa; ma troppo più in là, che non occorre, spingereb-
beci il desìo di chiarire qui meglio alquanto la cosa;
desìo che reputo conveniente di vincere per ora, tanto
più che alla perfine trattasi pur sempre di rocce vulca-
niche, le quali verrà forse in progresso l'occasione di
conoscere un po'più accuratamente trall' altre rocce,
che per l'addietro non si usasse fare. – Agg. del T.
2. Il Tufa terroso (fr. la Tuffaïte terreu-
se: ted. die erdige Tuffwacke), il quale di-
stinguesi dal precedente, in grazia soprattutto
dell' aspetto quasi affatto terroso, che suole aver
sempre. A questo appartengono particolarmente
le seguenti due varietà, interessanti a bastanza,
pel vantaggio che prestano segnatamente nelle
costruzioni subacquee: vale a dire,
a) La Pozzolana (Pulvis Puteolanus di Vi-
truvio: fr. la Pouzzolane? – la Thermantide
cimentaire – e per taluni la Pozzolite: ted. die
Pozzuolana – der Pozzuolit? ec.) la quale suol
essere, nel fondo, d'un colore grigio di cenere,
volgente più o meno a diversi altri colori, come
a dire, al giallognolo, al bruno, al rossiccio ed
anche al nerastro, talora terrosa affatto, o sfa-
rinabile o sbricciolabile, o per lo meno molle e
tenerissima sempre. – Dessa vien detta Pozzo-
lana da Pozzuolo presso a Napoli, d'onde traesene
la più famosa, o sia quella di cui si suol fare
un maggiore commercio, onde giovarsene poi
[Seite 409] appunto nelle costruzioni subacquee. – Sembra
eziandio che questa Pozzolana debba essere uno
de' principali ingredienti della così detta Carta-
pietra di Faxe (ted. Faxe's Steinpapier).
b) Il Trass, od anche il Tarras, o il Tarass,
o finalmente la Trassoite, e per taluni il Tufa,
il Toffo vulcanico (fr. le Trass – la Tras-
soïte – le Tuffa volcanique: ted. der Trass –
Tarras – Tarrass, e talora qua e là, tutto che
sempre troppo impropriamente, der Duckstein
– Rheinischer Tuffstein – Dielstein, e finan-
che Leberstein), il quale suol essere il più delle
volte grigio giallastro, contiene frequentemente
molti minuzzoli di Pomice, e talora qualche ra-
micello, od anche qualche fusticino di legno car-
bonizzato1. Una delle principali località, per la
Germania, ne è Andernach in sul Reno2.
SPECIE 39. Lava, ed anche la Leucostina,
giuntevi qui anche la Scoria terrosa, e la Sco-
ria vulcanica (Scoria vulcani: fr. la Lave –
la Léucostine compacte – compresivi eziandio
la Lave poreuse – le Basalte scoriacé – la
Scorie basaltique – la Gallinace smalloïde –
la Gallinace imparfaite – la Pozzolite – la
Pierre muilière du Rhin – la Scorie terreu-
se: ted. die Lava – schlackige Lava – Erd-
schlacke – der Graustein per taluni – e Rhei-
nischer Mühlstein per altri: ing. the Lave –
earthy Slag, ec.) – S'intenderà tosto, cred' io,
chiaro a bastanza, come diverse roccie o sostanze
minerali in posto ed in massa, e soprattutto, o
più forse che l'altre, quelle d'origine Basaltina
e d'origine Trappica, potendo essere variamente
modificate, e più o meno alterate, ora in vere
Scorie, ora in Ceneri o Rapilli, ed ora in ma-
terie semivetrose, abbiano quindi a risultarne,
da un canto, le varie Lave, e dall'altro lato, le
Scorie terrose; sicchè basterà sapere che, per
convenzione universale, si suole contraddistinguere
col nome di Lave, quelle di tali sostanze, che
sono state alterate dal fuoco de' Vulcani, riser-
bando per lo più la denominazione di Scorie, per
[Seite 411] indicarne quell'altre così fatte sostanze, che pos-
sono essere state alterate da qualche altra ma-
niera di combustioni terrestri.1
Queste varie sostanze, ridotte tutte quante, per
quello almeno che sembra, nello stato in cui
scorgonsi presentemente, in forza di qualche pre-
gressa grande combustione, sogliono per lo più
essere nerastre, sebbene alcune ve n'abbia, che
volgono anche al grigio, al bruno rossastro e via
discorrendo, non sono translucide, se non, tut-
t'al più, guardandole a traverso degli spigoli,
delle scheggie o delle bricce le più sottili, e va-
riano poi tra esse moltissimo, così in riguardo
all' apparenza loro esteriore, com'eziandio in ri-
guardo al rispettivo loro peso specifico, a norma
della diversità delle sostanze minerali, dall'alte-
razione delle quali esse derivano, ed in ragione
del grado e della durata dell' azione del fuoco,
cui stettero sottoposte. – Le Lave contengono
spesso, a quel modo medesimo che dicemmo già
anche de' Basalti e dei Tufa o Tufi vulcanici,
ora la così detta Orniblenda basaltina, or l'O-
livina, ora la Leucite, ed ora parecchie altre so-
stanze disseminate per entro alla stessa loro massa.
Meglio che altrove, sarebbe qui, cred' io, il luogo di
[Seite 412] enumerare o descrivere, se occorresse, orittognosticamente
il Peperino, la Necrolite, il Piperno, il Nenfro, la Lava
sperone, il Cimiento, la Pietra di Rocca di Papa, la
Pietra di Sorrento, ed altre così fatte, che in fondo sono
pur tutte belle e buone Lave, e le Scorie e le Ceneri
vulcaniche, ed il Moya di Quito, e i così detti Lapilli
o Rapilli, e simili, che altro in se non sono alla per-
fine, se non sostanze elaborate ed eruttate da' fuochi
sotterranei, in forma di polveri, di farine o di ceneri
più o meno grossolane, e più o meno misturate; ma
penso che convenga meglio il non occuparmene qui ora,
e ciò per le ragioni addotte già nella precedente mia Ag-
giunta a pag. 408 di questo nostro Volume medesimo.
Possono a bastanza acconciamente per ora ri-
partirsi anche queste diverse sostanze nelle se-
guenti due principalissime loro varietà:
a) Le Lave scoriacee, le Lave compatte, o
le Scorie propriamente dette, compresovi le Sab-
bie e le Ceneri vulcaniche, i Rapilli, le Po-
mici ec. (fr. les Laves compactes – les Laves
scoriacées – les Scories – les Ponces – les
Laves pulvérulentes – les Cendres volcaniques
– les Rapilli – les Thermantides pulvérulen-
tes – les Spodites – les Cinérites, ec.: ted.
die schlackenartigen Laven – Lavenstauben –
staubförmige Laven – Rapilli – vulkanische
Sänder – vulkanische Aschen, ec.: ing. the
compact Lava – vesicular Lava – vulcanic Ashes
– vulcanoe's Slag, ec.), le quali sono presso
a' Vulcani comunissime, frequentemente di un
[Seite 413] colore nerastro rammentante il colore nero del
Ferro, ma suscettibile però di volgere anche a varj
altri colori, di rado tersi e ben dichiarati; il ni-
tore ne suol essere sempre nullo o pochissimo,
e possono pesare più o meno, a norma della
loro compage, della loro derivazione o natura,
e della varia loro porosità o compattezza; talora
hanno desse l'apparenza d'essere state fuse e
colate, o d'avere fluito, altre volte direbbonsi
quasi stalactitiformi, e presentancisi in forma di
goccie, di lagrime, di papille, di botriti ec.,
mentre qualche altra fiata riescono, quasi di-
ramantisi, ramificate o ramose, e via via di-
scorrendo1.
A questa prima e comunissima varietà di Lave,
non sarà se non bene il notare, che debbe ap-
partenere, frall' altre moltissime, anche la così
detta, e già poco sopra citata, Pietra da macine,
[Seite 414] o Pietra da molini del Reno (ted. Rheinländi-
scher Mühlstein), che scavasi nelle vicinanze di
Andernach, appunto lungo il Reno;
b) Le Lave vetrose, compresovi ben anche
alcune Doleriti, qualche Trachite, le Leuco-
stine compatte, certe Tefarine, le Gallinaci,
le Stigmiti, le Obsidiane in massa, e simili altre
(fr. les Laves vitreuses – les Dolérites – les
Trachites – les Léucostines – les Téphrines –
les Gallinaces – les Stigmites – les Obsidien-
nes en masse, ec.: ted. die gläsartigen Laven), le
quali soglion essere di colore grigio di fumo, bra-
nastre, nerastre, o anche d'altri colori varii; per
lo più sono esse dotate, almeno parzialmente, d'un
tal quale nitore vetroso, ed hanno concoideo-ve-
trosa la loro spezzatura. Alcune ve n' ha che
rammentano più decisamente l'Obsidiana, men-
tre altre mostrerebbono d'accostarsi piuttosto alle
Retiniti, o alle così dette Pietre picee, alle Perli-
ti, alle Pomici ec. (ted. Pechstein – Perlstein
– Bimstein). – Moltissime ne sono le locali-
tà, ma noi ci terremo paghi a bastanza, citandone
qui ora, per lasciar l'altre, l'isola di Lipari, nel
mare di Napoli, l'Isola emersa di recente presso
a quella ch'è detta Santorini, nell' Arcipelago gre-
co, l'Isola o piuttosto lo scoglio dell' Ascensione,
nel mare Atlantico, l'Isola di Pasqua, nel mare
del Sud, l'Islanda, l'isole che stanno presso
alla Scozia, gli Euganei nel Padovano, Monte-
[Seite 415] gloso ed altre località nel Vicentino, Grantola e
Cunardo nel Comasco e la Sardegna, in Italia,
la Nuova Spagna, in America, od il Kamtschatka,
per averne così marcato la esistenza nelle parti
le più disparate dell' Orbe nostro terracqueo.
Minerali talcosi, o a base di Magnesia (Magne-
siaca: fr. Substances magnésiennes ou tal-
queuses: ted. Talckgeschlecht: ing. magnesian
Substances).
La Magnesia, le proprietà più rimarchevoli
della quale fu, pel primo, il Professore Black, che
determinasse a dovere, vien detta talvolta anche
Terra amara (Terra magnesialis), a motivo se-
gnatamente della prerogativa che ha, di for-
mare il così detto Sal amaro (Solfato di ma-
gnesia), quando è a perfetta saturazione combi-
nata coll' Acido solforico, e fu detta eziandio da
taluno latinamente Terra muriatica, in grazia di
ciò, che spesso traesi dall' acqua madre (Muria)
rimasta addietro dopo che siasene ottenuto tutto
il Sale marino (Muriato di soda – Clorato di
soda), ch' eravi da prima contenuto in solu-
zione. Essa fa precipitare, dalle rispettive loro
soluzioni negli Acidi, tutte le rimanenti Terre,
e sciogliesi agevolmente essa medesima negli Aci-
di, contribuendo in generale un sapore più o
meno amaro a' Sali che seco ne risultano; volge
al verde le tinture azzurre vegetabili, e quanto
al modo di contenersi trattandola al fuoco, dessa
d'ordinario non s'accorda male col modo di
comportarvisi, che è proprio dell' Allumina.
È cosa, a dir vero, curiosa assai, che tra le
Specie minerali appartenenti a quest' Ordine, abbia
per lo più da predominare il color verde, e ben
molte ve n'ha, che al tatto riescono grasse, un-
tuose o saponacee. La massima parte delle mede-
sime mostrasi amorfa, e desse non sogliono rin-
venirsi d'ordinario, che soltanto ne' terreni inter-
mediarj, o di transizione, o sia ne' terreni a fi-
loni (ted. in Ganggebirgen); ond'è poi che mai
non contengono tracce petrificate di corpi spet-
tanti a' due regni organizzati della natura.
SPECIE 1. Clorite, o anche il Talco clorite
(fr. le Talc chlorite – la Chlorite – la Clo-
rite: ted. der Chlorit: ing. the Chlorite). –
Questa Specie suol essere di color verde di mon-
tagna, verde giallognolo od anche verde porro,
o d'altro colore, di cui il fondo sia verde; non
suol essere mai trasparente, e solo ne sono al-
quanto translucide in sugli spigoli le varietà più
chiare di colore; il nitore n'è per lo più smorto
e sparuto affatto, ma però talora parzialmente, o
a luogo a luogo micante; alle volte essa riesce la-
minare squamosa, ma sempre più o meno tene-
ra, e fiatandovi sopra, tramanda d'ordinario
quel tale odore, che dicesi odore argilloso, o
odor di terra; fondesi al cannello, ed al fuoco
cede un po' d'acqua.
In questa specie comprendonsi le tre seguenti
varietà:
a) La Terra cloritica, o anche la Clorite
terrosa (fr. le Talc chlorite terreux – la Chlo-
rite terreuse: ted. die Chloriterde – Sammet-
erde – erdiger Chlorit: ing. the earthy Chlo-
rite), la quale suole essere assai mollemente
compaginata, od anche terrosa o affatto pulveru-
lenta, qua e là micante, quasi non lordante le
dita che la maneggiano, e al tatto magra. –
Vauquelin che, trall'altre varie, analizzò pur quella
che è più comune dell' altre, se non isbaglio, sul
San Gottardo, e che riesce di color verdastro
sporco, la trovò composta =
di Magnesia pura | 8,00 |
di Silice | 18,50 |
d'Allumina | 26,00 |
d'Ossido di ferro | 43,30 |
di Muriato di potassa | 2,00 |
e d'Acqua, colla perdita di | 2,20 |
–––––– | |
Totale | 100,00 |
Rinviensi dessa talora frammezzo, ed anche al di
dentro de' cristalli di Quarzo jalino, ed è poi
frequentissima, tanto appunto al San Gottardo,
quanto nel Tirolo, e quanto anche al Madaga-
scar e in più luoghi altrove;
b) La Clorite comune, o la Clorite indu-
rata (fr. la Chlorite commune – la Chlorite en-
durcie: ted. der gemeiner Chlorith – die ver-
härtete Chloriterde: ing. the common earthy
[Seite 419] Chorite – Talcite – scaly Chlorite), la quale
è dotata d'un nitore piuttosto grasso, e suole avere
terrosa e di grana fina, ora lamellosa ed ora schi-
stoidea a lamine curvilinee, la spezzatura. Il più
delle volte incontrasi in forma quasi d'intonaco,
di incrostamento superficiale, o di camicia, sovra
i cristalli di parecchj minerali, come a dire, so-
vra i Granati, sovra lo Spato magnesiano (ted.
Bitterspath), sovra il Cristallo di rocca, o Quarzo
jalino cristallizzato, sul Ferro magnetico (ted.
magnetischer Eisenstein), e via discorrendo, e
c) Lo Schisto clorite, od anche la Clorite
schistosa (fr. la Chlorite schisteuse – la Chlo-
rite schistoïde: ted. der Chloritschiefer: ing. the
Chlorite-slate – foliated Chlorite), la quale è
bene spesso verde nerastra, ha un nitore proprio,
che inclina molto al grasso od all' untuoso, è
sempre fissile, schistosa o schistoidea, e sfre-
giandola con un corpo duro, dà una polvere di
scalfittura grigio-verdiccia. Vi s'incontrano fre-
quentemente involti per entro, ora cristalli di
Granato, ora stanghette cristalline di Sciorlo o di
Tormallina (ted. Stangeschörl), ora diverse al-
tre sostanze ancora. Passa questa sostanza, più
comunemente che non ad altre, allo Schisto ar-
gilloso (ted. Thonschiefer), allo Steaschisto o
allo Schisto talcoso (ted. Talkschiefer), e via di-
scorrendo, ma ben più spesso al secondo, che non
al primo. – Gruner, che ci ha dato l'analisi
[Seite 420] d'un Chloritschiefer, di cui per altro ignoria-
mo la precisa località, lo riconobbe composto =
di Silice pura | 29,50 |
d'Allumina | 15,62 |
di Magnesia | 21,39 |
d'Ossido di ferro | 23,39 |
di Calce | 1,50 |
d'Acqua | 7,38 |
con perdita di | 1,22 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – Non |
suole dessa formare, se non piccole masse in po-
sto, o letti di poca estensione, per lo più nei
terreni primordiali o primitivi, e rinviensi, per
trasandarne le tante altre località, lungo il pen-
dìo dell'Alpi, come a dire, in Savoja, al Monte
Rosa, al Sempione, al San Gottardo, in Tiro-
lo, nella Liguria, in Corsica, in Sardegna, in
Norvegia, e via discorrendo. – Molte di quelle
che i Tedeschi chiamano Schneidestein, lo che
equivalerebbe per noi a Pietra da sartore, deb-
bono appartenere a queste Cloriti, mentre altre
ve n' ha che appartengono piuttosto, o alla Spe-
cie che terrà qui dietro immediatamente, od an-
che allo Steaschisto o Schisto talcoso e alla Stea-
tite (ted. Speckstein).
SPECIE 2. Pietra ollare, od anche il La-
vezzo, o il Serpentino ollare, e trivialmente
poi talora la Pietra di Como (Lapis ollaris –
[Seite 421] Lapis lebetum – Lapis Comensis: fr. la Pierre
ollaire – le Talc ollaire – la Serpentine ol-
laire: ted. der Topfstein – Schneidestein –
Giltstein – Weichstein – Lawezstein – e ta-
lora eziandio Layenstein:? ing. the Potstone –
massive Talc). – Questa specie è per lo più
di colore grigio verdiccio, e non è mai pellucida
affatto, ma talora più o meno translucida a tra-
verso degli spigoli, o in su i lembi delle più sot-
tili sue squame; è sempre in massa compatta ed
amorfa, tutt'al più alquanto schistoidea da quando
a quando; la spezzatura ne suol essere terrosa,
disuguale e scheggiosa; la compage ne sta tra la
lamellosa e la squamosa; il nitore non n' è mai
soverchio, ed ha poi alcun poco del grasso e del
perlaceo, non senza riuscire micante qua e là.
Dessa è poi tenera costantemente, e riesce sapo-
nacea od untuosa al tatto. Il peso specifico d'una
Pietra ollare provegnente dalla Nuova Caledo-
nia nel mare del Sud, ne fu trovato corrispon-
dente = 2622 dal fu nostro Lichtenberg. –
Wiegleb, che analizzò quella di Chiavenna presso
al lago di Como, la riconobbe composta =
di Magnesia pura | 38,54 |
di Silice | 38,12 |
d'Allumina | 6,66 |
d'Ossido di ferro | 15,62 |
d'Acido fluorico | 0,41 |
di Calce | 0,41 |
con perdita di | 0,24 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – Le lo- |
calità ne sono moltissime nelle diverse parti del
Globo nostro, e quindi ci terremo paghi di ci-
tarne il Cantone de' Grigioni, il San Gottardo
ed il grande San Bernardo in Isvizzera, la Val-
tellina in Italia, la Groenlandia, la Sassonia, la
Finlandia, le isole della Scozia, la Nuova Cale-
donia nell' Oceania, e via discorrendo. – L'uso
principalissimo, che facciasi di questo Lavezzo,
consiste nell' approntarne olle, pignatte, pajuo-
li, caldajuole, pentole, cucume, vasi, recipien-
ti, lampade e simili. Gli abitanti della Nuova
Olanda se ne valgono per pietre da lanciar lunge
colle loro frombole, e ne hanno poi una di qua-
lità molto più tenera e friabile, detta perciò da-
gli Inglesi eatable Steatite, che spesso mangiansi
nella dose, ciascuno, di qualche libbra per volta.
– Quella, che i Tedeschi contraddistinguono pro-
priamente col nome di Giltstein, o forse meglio
ancora di Gültstein, (che per gli Italiani corri-
sponderebbe allora a pietra di tributo), fre-
quentissima, trall' altre località, in sul San Got-
tardo, la quale ha una grana molto più grosso-
lana, una spezzatura più decisamente scagliosa,
e riesce più agra o fragile de'rimanenti Lavezzi,
tagliasi in lastre grosse e pesanti, e serve quindi
a farne fornelli di stufa durevolissimi.
SPECIE 3. Talco (fr. le Talc: ted. der Talk:
ing. the Talc). – Questa Specie, che ben di rado
incontrasi cristallizzata, ma lo è però talvolta
[Seite 423] a un di presso nelle forme stesse, nelle quali è
solita cristallizzare la Mica, trovasi invece bone
spesso amorfa, in masse arnioniformi di compage
laminosa radiata, a lamine per lo più curvilinee,
o veramente in massicine compaginate tutte quante
di lamelle molto fine ovvero di squamette più o
meno tra esse coerenti, o anche, quasi direbbe-
si, tempestata sovra, o disseminata per entro, ad
altre sostanze minerali diverse; la spezzatura n'è
il più delle volte aspra o disuguale; in generale è
dessa sempre assai poco translucida, piuttosto niten-
te, e saponacea poi, o grassa al tatto ed untuo-
sa. Il color principale ne è il bianco, bene spesso
argentino, ma suscettibile di volgere a diversi
colori, ed in particolare poi al grigio ed al ver-
dognolo, come, per esempio, al verde pomo,
e via discorrendo.
Noi ne accenneremo qui ora, come principali,
le tre seguenti sotto specie:
a) Il Talco terroso, o anche il Talco squa-
moso, e volgarmente poi, tutto che non gran
fatto plausibilmente, la Creta di Spagna, la
Creta di Brianzone (fr. le Talc terreux – le
Talv écailleux – le Talc glaphique, ec. – la
Stéatite lamelleuse – la Stéatite terreuse – la
Craye d'Espagne – la Craye de Briançon: ted.
der erdiger Talk – die Spanische Kreide –
Briançoner Kreide – e talora eziandio, non però
opportunamente, die weisse Kreide: ing. the
[Seite 424] Talcite – indurated scaly Talc – earthy Talc
– French Chalk – white Soapstone, ec.), il
quale sembra per l'ordinario tutto quanto com-
paginato di piccole squamicine o scagliuzze, ora
discrete o separate, ed ora più o meno tra esse
coerenti, ma però sfarinabili o sfacibili assai fa-
cilmente, e tingenti dello stesso loro colore le
dita di chi lo tocca. – Le località ne sono mol-
tissime, ma trall' altre faremo che ci basti l'ac-
cennarne ora qui, comprendendovi alcune delle
così dette Crete di Spagna e di Brianzone, oltre
queste, la Valle d'Aosta in Piemonte, i Grigioni, ed
il San Gottardo nella Svizzera, il Tirolo, il Sali-
sburghese, l'Erzgebirge, la Norvegia, la Scozia,
la Groenlandia, e via discorrendo.
b) Il Talco comune, o anche il Talco Ve-
neto, il Talco di Venezia, il Talco lamina-
re, il Talco lamelliforme, ec. (Talcum Ve-
netum: fr. le Talc de Venise – le Talc la-
minaire – le Talc lamelliforme – le Talc
écailleux – le Talc radié – le Talc hexago-
nal, ec.: ted. der Talk – Talkglimmer –
glimmeriger Talk – prismatischer Talk – ge-
meiner Talk, ec.: ing. the Talc – laminated
Talc – Talc of Venice – Venice's Talc),
il quale è rado assai che rinvengasi cristallizzato,
ma lo è però talora in forme quasi affalto ana-
loghe a quelle, che sogliono essere proprie della
Mica, ed incontrasi in arnioni, in grumi o in
[Seite 425] masse informi, ostentanti per lo più una com-
page laminosa a lamine curvilinee, e pieghevoli
o flessibili, ma non elastiche, come sono quelle
della Mica; una tale laminosità ne inclina per
altro talvolta un cotal poco anche alla compage
fibroso-radiata; la spezzatura ne riesce aspra e
disuguale, a particelle micanti qua e là sparse,
ed il nitore ne suol essere, ora grasso, untuoso
o saponaceo, come n' è sempre al tatto la pol-
vere di scalfittura, ed ora perlaceo; i colori
finalmente ne sono talora il bianco, ma ben più
spesso poi il verde, quasi in tutte quante le mo-
dificazioni, che ne tendono al bianco e al grigio.
– Il peso specifico può ragguagliarsene = 2780,
e Klaproth, che analizzò quello lamelloso del
S. Gottardo, lo trovò composto =
di Silice pura | 62,00 |
di Magnesia | 30,50 |
d'Ossido di ferro | 2,50 |
di Potassa | 2,75 |
con perdita d'Acqua ecc. | 2,25 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – Pas- |
sa desso, più comunemente che ad altro, al La-
vezzo e ad altre sostanze così fatte, e rinviensi
in moltissime località, fra le quali non accenne-
remo qui ora, se non soltanto il S. Gottardo, il
Tirolo ec.
c) Lo Steaschisto, o lo Schisto talcoso, il
[Seite 426] Talco schistoideo, od anche il Lardaro, lo
Schisto rupestre, (Corneus fissilis mollior: fr.
le Stéaschiste – le Talc laminaire – le Schi-
ste talqueux – le Talc schistoïde: ted. der
Talkschiefer – schiefriger Talk – Gestell-
stein: ing. the talcose Schist – talcose Slate –
Talc-slate – foliated Chlorite? – Steaschiste?),
il quale ostenta sempre una compage più o meno
schistosa, sfogliosa, laminare o almeno schistoi-
dea, riesce saponaceo al tatto, e suol essere di
colore grigio, nel fondo, volgente più o meno al
verde, od anche talora al rossiccio, e tutto che
assai di rado, al verde nerastro, ed anche al
verde di Smeraldo, e al rosso de'fiori di Persi-
co. Contiene questo bene spesso alcune Piriti, e
diverse altre sostanze, anche cristallizzate, dis-
seminate o sparsevi per entro, e passa poi na-
turalmente, meglio che a nient' altro, al Chlo-
ritschiefer o alla Clorite schistosa, al Thon-
schiefer o allo Schisto argilloso, ed al Glim-
merschiefer o al Micaschisto. – Le località ne
sono moltissime, e noi ci terremo paghi di ci-
tarne il S. Gottardo, il Tirolo, il Salisburghese
e la Savoja, tacendo così intanto di tutte l'altre.
Rammenterò qui di bel nuovo, come al luogo il più
conveniente, quella bella roccia Giadifera di Grattacasolo
nella Provincia di Bergamo, che ho già in addietro ci-
tata, alla pag. 325 di questo nostro medesimo Vol. V,
appunto come uno Steaschisto, ravvicinandolo al vero
Gestellstein de' Tedeschi, o al Saxum fornacum de' mi-
[Seite 427] neralogisti meno moderni; ma non farò, circa quella, se
non soggiugnere che, scegliendone bene le tavole, nelle
quali è dessa assai facilmente divisibile, io la ritengo
utilizzabilissima, precisamente per la costruzione del cro-
giuolo degli alti forni, o de' forni fusorj pel ferro, co-
me lo sarebbe eziandio per farne stufe resistenti e du-
revolissime; e passerò quindi a notare, come un' altra roc-
cia fibroso-laminare, fissile per lo più in lastre legger-
mente curvilinee, duretta assai più che d'ordinario noi
siano i Talchi, sonora alla percusssione, e d'un colore
misto di grigio insieme, di roseo e di verdognolo, tro-
visi abbondantemente in posto presso a Mocchie, Valle
di Susa in Piemonte (località, d'onde hannosi anche Tor-
malline, Anfiboli, Spati magnesiaci, Feldspati verdi, e Ferro
magnetico, cristallizzati), e non pertanto non sia, come
il dovrebbe, comune ancora nelle Collezioni e ne' Ga-
binetti; lo che debbe tanto più dolere, in quanto che
sembrami dessa una assai curiosa intima mistura, di cui
il fondo debb' essere talcoso, mentre le rimanenti sostanze
componenti dovrebbero esserne, pel color rosso, una
pasta di Granato, e pel verdognolo, il Pirosseno in mas-
sa; condizionaci però, tanto la pasta di Granato, quanto
il Pirosseno in massa, in modo tale, che l'occhio nudo,
a meno delle accennate due tendenze o speciali atti di
colorito, non sarebbe capace di distinguerne mai esatta-
mente l'uno dall' altro gli elementi prossimi.
Da che poi nelle due Specie 13 Mica, e 14 Lepidolite
del Genere precedente, e nelle Specie 1 Clorite, 2 La-
vezzo o Pietra Ollare, e 3 Talco del Genere presente, non ci
troveremmo avere, mercè del Testo tradotto, se non po-
chissime analisi chimiche di tali diverse Specie, che però
non lasciano d'essere tra esse ben molto affini, perciò
ho riputato, che non potesse essere se non gradita l'im-
presa mia di fornirne alcune più nella Tabella, che qui
tosto ne segue. – Agg. del T.
SPECIE 4. Magnesite, od anche talora la Ma-
gnesia pura nativa, ma meglio assai la Magne-
sia carbonata nativa (fr. la Magnésite – la
Magnésie carbonatée native: ted. der Magne-
sit – e già altre volte die reine Thonerde, ma
ora non più, a scanso d'ogni abbaglio colla Ma-
gnesia idrata: ing. the Magnesite). – Questa spe-
cie, non più dura di quant' occorre per isfregiare lo
Spato calcareo, magra al tatto, allappante più
o meno alla lingua, sporcante bene spesso le dita
che la maneggiano, non trasparente, o tutt' al più
alcun poco translucida guardandola a traverso
de' lembi più sottili delle sue scheggie, trovasi
d'ordinario in piccole masse compatte ed amorfe,
arnioniformi e bitorzolute, in palle imperfettamente
sferoidali, od anche in goccie o in lagrime qua e
là, come chi dicesse, rosicchiate, ed internamente
poi cavernose o piene di piccole fessure; la spez-
zatura ne riesce sempre affatto smontata, in ri-
guardo al nitore o alla lucentezza, com' è essa
stessa smorta all' esterno, e d'altronde poi concoidea
a fossette appianate, non senza inclinare talora
più o meno alla uguale, liscia o piana, o al-
l' aspra e disuguale, o alla terrosa di grana fina, ed
i colori più comuni ne sono il bianco candido,
il niveo, e il bianco, come si suol dire, della
Creta; ma questi volgono poi più o meno sensi-
bilmente, al rossiccio od al giallognolo, là so-
prattutto, dove si scorge un qualche principio di
[Seite 430] decomposizione. Il peso specifico ne varia da
2880 fino a 2910, a norma della quantità d'a-
cqua o d'umidità ch' essa può avere assorbito;
al cannello, di per sè sola, è affatto infusibile, ma
sciogliesi invece con mezzana effervescenza negli
Acidi nitrico e solforico diluti. – Klaproth, che,
tra gli altri, analizzò quella che proviene dalla
Stiria, la trovò composta =
mici però, che impresero ad analizzarne le va-
rietà colorate di questa medesima, o d'altre lo-
calità, come a dire, Bucholz, che tentò quella di
Hruhbschitz in Moravia, e Stromeyer, che tentò
quella di Baumgarten nella Slesia, vi rinvenne-
ro, chi un po' d'Allumina, chi un po' di Cal-
ce, chi un po' di Manganese, e chi finalmente
un po' di Ferro ossidati. Giace dessa general-
mente nel Serpentino, e possiamo citarne Du-
rham nella Gran Brettagna, come un'altra località.
Segue qui tosto sotto un' Aggiunta del Consi-
gliere Professore Hausmann, a questa Specie
medesima, fattami tenere dall' Autore del Te-
sto originale, con sua lettera 26 marzo 1826,
già altre volte citata.
Magnesia idrata, o anche la Magnesia pura
nativa (fr. la Magnésie hydratée – le Guhr
[Seite 431] magnésien – la Magnésie native per taluni,
come per altri ancora la Magnésie pure: ted.
die wasserhaltige reine Talkerde – der Tal-
kerde-hydrat – Talk-hydrat: ing. the water –
bearing Magnesite? – Talk-hydrate?) – Que-
sta sostanza, recentemente scoperta dall' Inglese
Bruce, è bianca o grigia, compatta, amorfa e te-
nerissima, e sfregiandola, dà una polvere di scal-
fittura bianca affatto; le lamine ne sono pie-
ghevoli alquanto ed elastiche, e allappa dessa de-
bolmente alla lingua o alle labbra inumidite; la
compage ne riesce sempre lamellosa, radiata, ed
il nitore n'è perlaceo, margaritaceo, o rammen-
tante quello della Madreperla tratta a politura;
ridotta che sia in laminette sottili, riesce essa tran-
slucida, ma mercè della semplice esposizione
alla luce vivace e durevole, perde poi affatto la
sua translucidità. – Il peso specifico se ne rag-
guaglia = 2130. – Sciogliesi questa compiutamente
negli acidi, senza fare effervescenza, e trattan-
dola al cannello, si fa opaca, vi perde l'acqua
che conteneva, e quindi diviene farinosa, pulve-
rulenta e sensibilmente più leggiera. – Strome-
yer, che analizzolla, la trovò composta =
di Magnesia pura | 68,345 |
di Ferro ossidulato | 0,116 |
di Manganese ossidato | 0,637 |
e d'Acqua | 30,902 |
––––––– | |
Totale | 100,000 – Non |
è questa stata, almeno infino ad ora, rinvenuta
altrove, che sappiasi, fuorchè ad Hobocken nella
Nuova Yersey, Stati-Uniti dell' America setten-
trionale, ove incontrasi sempre, o in filoncini, o
in venuzze nel Serpentino. – Hausmann.
Resta ch' io qui ora aggiunga alcun che circa alle nostre
Magnesiti quarzifere Piemontesi di Baudissero, e di Ca-
stellamonte, la prima delle quali alcuni denominarono Bau-
disserite dalla sua località, mentre altri consecraronla al
nome del mio veneratissimo maestro, il chimico Prof. Gio-
bert, il quale analizzolla egli pure, e chiamaronla appunto
Giobertite, e mentre altri ancora vollero spacciarla sotto il
nome incompetentissimo di Terra da porcellane del Pie-
monte (fr. la Magnésie carbonatée quarzifère – la Ma-
gnésite silicifère – la Baudissérite – la Giobertite – la
Magnésie silicatée acquifère: ted. der quarziger Ma-
gnesit – Baudisserit – Giobertit: ing. the siliceous
Magnesite). Rinvengonsi queste disposte per filoni, in una
maniera di roccia talcosa, che può ritenersi per un vero
Serpentino in istato di decomposizione; riescono sempre
compatte, in massa amorfa, come a dire in grumi, in
arnioni e simili; tramandano, fiatandovi sopra, un odore,
come suol dirsi, terroso, o d'argilla, non molto forte, al-
lappano debolmente alla lingua, sono smontate affatto di
ogni nitore, bianche talora quanto la neve, non senza volgere
però, quando al grigio, e quando al giallo pallido, opache
poi, o tut' al più leggermente translucide a traverso dei
lembi più sottili delle loro scheggie. – Tre sono le ana-
lisi che ne conosciamo finora, e sono le seguenti, ese-
guite da Giobert, da Iohn e da Guyton, come si vedrà:
V' ha eziandio, come vedrassi nella Specie seguente
del Testo, un' altra sostanza che fu pure chiamata da ta-
luno Magnesite, o Magnesite plastica, o infine Magne-
sia – Magnesite – o Terra di Vallecas; ma forse non a
torto ci sembra, che questa stia meglio collocata ivi appunto,
fra le così dette Spume di mare, che non qui fra le
Magnesiti. – Agg. del T.
SPECIE 5. Spuma di mare, o la Schiuma di
mare, o talora la Terra bianca fina da pipe,
o il Leucafro, ma meglio poi la Magnesia car-
bonata silicifera spumosa o spugnosa (Leuca-
phrum – Spuma marina: fr. l'Écume de mer
– la Magnésie carbonatée silicifère spongieu-
se: ted. der Meerschaum – Kill – Keffekil-
lit – Killkeffi: ing. the Keffekilite, come ap-
punto vien detta ora Kil, ora Keffekil, ed ora
Killkeffi da' Turchi, che ne forniscono al com-
[Seite 434] mercio i migliori così detti caminetti da pipa di
Schiuma di mare, e che, con tali nomi loro, in-
tendono d'indicare un' Argilla schiumosa, o una
Argilla leggiera). – Questa sostanza sfregiante
a pena il Gesso, e sfregiabile poi con iscalfittura
rilucente, anche dalla Calce carbonata spatosa, leg-
giera molto, e magra quasi al tatto, ma pure
allappante fortemente alla lingua ed alle labbra
inumidite, amorfa sempre, e tutt' al più bitor-
zoluta, o in arnioni od in grumi, e solo qualche
rarissima volta sostituita a certi corpi organici
preesistiti nel terreno ov' essa rinviensi, è opa-
ca, smontata affatto, quanto al nitore, per lo più
bianco-giallognola, o di colore isabella pallido,
ma pure suscettibile di volgere sensibilmente,
quando al grigio, e quando al rossiccio: nella
spezzatura, mostrasi terrosa e di grana fina, ora
uguale ed omogenea, e qualche volta anche con-
coidea a fossette piane; gettandola nell'acqua, essa
vi si sfa in bricie, talora con isvolgimento d'alcune
bolle d'aria. Il peso specifico se ne ragguaglia =
1270 per lo meno, ma però può giugnere finanche
a 1600, e trattandola al cannello, essa vi si ri-
solve in una fritta bianca. – Klaproth, che ne
analizzò due marcatissime varietà di colore, le
trovò composte, come vedrassi nella tabella, che
segue qui tosto immediatamente =
Accompagna dessa la Focaja, la Mica ed anche lo
Spato calcareo, a Thiva nella Livadia, ed a Ne-
groponte in Grecia, a Kiltschik, che in lingua
turchesca vuol dire propriamente lungo dell' Ar-
gilla, presso a Conia o Konie1, appiedi del
Monte Olimpo, ed in altre località della Natolia
o dell' Asia Minore, e sembra poi rinvenirsi tra
mezzo alle roccie serpentinose, tanto presso a
Kaffa nella Crimea, quanto a Sebastopoli sul
Mar Nero, e quanto ancora in Cornovaglia nel-
[Seite 436] l'isole Britanniche, ed a Toledo, ed a Vallecas
o Valecas, presso a Madrid in Ispagna.
Oltre all'avere aggiunto qui nel Testo alcun che, che
pure pareami necessario, tanto in riguardo alle analisi,
ed agli altri caratteri essenziali, co' quali possa, questa
Schiuma di mare distinguersi dall' altre sostanze magne-
siache, quant' anche circa alle sue località, non sarà se
non ben fatto, cred'io, il notare ora qui che, tra tali
da me aggiunte località, quella di Vallecas o Valecas,
presso a Madrid in Ispagna, si riferisce appunto alla so-
stanza da me citata nell' Aggiunta alla Specie preceden-
te, come stata da taluno denominata Magnesite plastica,
o Magnesia di Vallecas, la quale riscontrasi colà, preci-
samente come a Baudissero in Piemonte la Giobertite,
in ammassi, vistosi per la loro mole, non meno che per
la loro estensione, misturati o frammezzati da venuzze,
e da arnioncini o grumi silicei di Focaja o di Selce,
ne' terreni inferiori di sedimento, che sogliono apparire,
quasi direbbesi, mezzo cristallizzati. – Agg. del T.
SPECIE 6. Steatite, o anche la Pietra di
lardo nostrale, o la Pietra de' sartori, o final-
mente il Talco steatite (Steatites: fr. la Stéa-
tite – la Pierre de lard commune – le Talc
stéatite: ted. der Speckstein – e talvolta der
Schneidestein – ma poi troppo male a proposito
der Seifenstein: ing. the Steatite – Soap rock?)
– Questa sostanza è suscettibile di diversi co-
lori, per lo più sbiadati o pallidi, e talora mo-
strasi marmorizzata, od anche disegnata a den-
driti; non suole essere translucida, se non guar-
dandola a traverso de' lembi sottili delle sue
[Seite 437] scheggie; ben poco è il nitore grasso od untuoso
di cui è dotata, ma invece riesce dessa piutto-
sto grassa o saponosa al tatto, senza allappare
quasi niente, nè alla lingua, nè alle labbra umi-
de; la spezzatura ne è scheggiosa a scheggie ot-
tuse o smussate, ed inclina quindi alla disuguale,
ora di grana piuttosto fina, e talora grossolana; è
tenera per modo, che il semplice gesso basta il
più delle volte per isfregiarla, lasciandovi sopra
uno sfregio alquanto lucente. È dessa d'ordina-
rio amorfa affatto, o tutt' al più arnioniforme, o
sfacentesi in cialde o in deschi irregolarmente ar-
rotondati, in forma d'ammassi, letti o depositi,
talora traenti, così all'ingrosso, alla compage schi-
stoidea; ma pure accade in qualche caso, come,
per esempio, in quella bianco-giallognola di Bay-
reuth, in una nostrale del Piemonte, ed anche
in qualche altra, che la materia siasene model-
lata in forma di falsi cristalli, sovra cristalli ivi
preesistiti d'altre sostanze, come a dire in su i
romboedri di Calce carbonata, in su i cubi di
Spato fluore, o simili, e molto più frequentemente
poi in su i prismi piramidali exaedri del Quarzo
jalino. – Il peso specifico se ne ragguaglia per
lo meno = 2600, ma può giugnerne fin anche a
2614, soprattutto quando, essendo di grana molto
fina, siasi dessa conformata, come sopra, in falsi
cristalli. – Klaproth, che analizzò quella appunto,
già da noi citata, di Bayreuth, di colore bianco-
[Seite 438] gialliccio, la riconobbe composta =
di Magnesia pura | 30,50 |
di Silice | 59,50 |
d'Acqua | 5,50 |
d'Ossido di ferro | 2,50 |
con perdita di | 2,00 |
–––––– | |
Totale | 100,00; in un'al- |
tra Steatite però, che proveniva dalla Cornova-
glia, al medesimo Klaproth avvenne di riconoscere
anche un tantino di Potassa, tra i principii che
la componevano. – Esposta al fuoco, la Steatite
perde una porzione dell' acqua, che naturalmente
contiene, e vi s'indura fino al seguo di dar po-
scia scintille all' acciarino1; ma, trattandola poi
al cannello, vi subisce per lo meno una modifi-
cazione, che s' accosta ad una imperfetta semifu-
sione, se non altro, superficiale, talora non senza
un tal quale rigonfiamento bulloso. Tenendola
nell' acqua, questa sostanza ne assorbe una pro-
porzioncina, e segnando con essa i pannilani, so-
prattuto quando sono di un colore oscuro, essa
li riga e segna, di modo che sogliono giovarsene
i sarti, per segnarne appunto que' panni, onde ta-
gliarne poscia i diversi oggetti d'indumento; ed
[Seite 439] infine, grattandone alquanta polvere, che sempre
riesce bianca ed untuosa molto al tatto, e po-
nendola sovra qualche macchia d'unto, d'olio
o di grassume, si può indurre, col soccorso d'un
ferro caldo sovrappostovi, questa polvere di Steatite
ad assorbirne il materiale oleoso o pinguedinoso
della macchia; per lo che poi molti la riguardano
come una eccellente Terra da macchie.
Sogliono inoltre considerarsi da molti, come
semplici varietà della Steatite, le seguenti due
sostanze:
1) Il Talco di Spagna, o la così detta Creta
di Spagna (fr. le Talc d'Espagne – la Craie
d'Espagne – le Blanc d'Espagne: ted. die
Spanische Kreide: – Venetianische Kreide:
ing. the Spanish Chalk – Hispanian Chalk
– Soap-chalk), la quale è, o bianca candida
affatto, e talora dotata d'un nitore quasi argenti-
no, o giallognola, o verdiccia od anche ros-
siccia, translucidetta in su i lembi delle scheg-
gie, compatta, piuttosto dura, amorfa e schi-
stosetta alquanto; e
2) La Creta di Brianzone, od anche il Bianco
di Brianzone (fr. le Talc de Briançon – la
Craie de Briançon: ted. die Briançon-kreide
– Briançoner Seifenstein?: ing. the French
Chalk – Briançon's Soap rock), della quale
femmo già menzione a pag. 423 di questo no-
stro medesimo vol. V, e che, analizzata da Vau-
[Seite 440] quelin, ne è stata riconosciuta composta =
di Magnesia pura | 26,25 |
di Silice | 61,25 |
d'Acqua | 6,00 |
d'Allumina | 1,00 |
d'Ossido di ferro | 1,00 |
di Calce | 0,75 |
con perdita di | 3,75 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – An- |
che finalmente la così detta Pimelite, o la Ra-
zoumowskina, già da noi citata alla pag. 269 del
presente nostro Vol. V., potrebbe, volendo, rife-
rirsi qui tra le Steatiti, se non vi fosse l'Ossido di
nickel, che la colora in un verde troppo vistoso. –
Infinite sono poi le località delle Steatiti, le quali
giacciono d'ordinario, in forma di letti o di de-
positi, ne' terreni inferiori di sedimento, o vera-
mente ne' terreni di sedimento i più antichi che
si conoscano. Il Piemonte, la Liguria, il Coma-
sco, e le provincie di Brescia e di Bergamo, in
Lombardia, sono, oltre molte altre, ottime loca-
lità per le Steatiti. – (Il Trad.)
SPECIE 7. Smectite, od anche la Terra sa-
ponacea, la Pietra saponacea, la Terra da gual-
chiere, la Terra de' folloni (Smectis – Ar-
gilla fullonum – Terra fullonum: fr. la Smec-
tite – l'Argile smectique – la Terre à foulon:
ted. der Seifenstein – die Walkerde – Walke-
[Seite 441] rerde – matter Walkthon: ing. the true Soap-rock
– Smectite?) – Questa sostanza, che molti non
considerano, se non come una roccia argillosa,
giacente in forma d'ammassi o depositi, od an-
che in letti o banchi, ne' terreni di sedimento
mezzani, vale a dire nè antichi molto, nè mo-
dernissimi, è talora di color bianco-latte, men-
tre altre volte è d'un verdognolo sporco, od an-
che giallastra o grigio-nerastra, e via discorren-
do, sempre tenera molto, ed anzi a segno tale, da
lasciarsi scalfire coll' ugna o con un cavicchio:
non è mai trasparente, o è tutt' al più translucida
alquanto a traverso de' lembi delle sue scheggie,
e riesce poi grassa al latto o saponosa, e costan-
temente amorfa; non allappa dessa per niente, o ben
poco alla lingua; la spezzatura ne suol essere di-
suguale, e la compage n'è in parte laminosetta.
Immergendola nell' acqua, da principio essa vi si
sfarina quasi, ma poi lasciasi con quella impa-
stare alquanto, sicchè può allora maneggiarsi, a
un dipresso, come se fosse sego. È dessa un ot-
timo assorbente pel grasso, e quindi è, che se
ne fa uso bene spesso per isgrassare i pannilani
di qualità più scadente; trattandola al cannello, vi
si fonde con facilità. – Il peso specifico se ne
ragguaglia prossimamente = 1723. – Klaproth,
clie analizzò quella di Cornovaglia, onde si fa
uso in Inghilterra, segnatamente per giovarsene
nella fabbricazione della Terraglia fina inglese
[Seite 442] dello Staffordshire (ted. Englischer Steingut: ing.
Staffordshire-ware), la riconobbe composta =
di Magnesia pura | 24,75 |
di Silice | 45,00 |
d'Allumina | 9,25 |
d'Ossido di ferro | 1,00 |
di Potassa | 0,75 |
d'Acqua | 18,00 |
con perdita di | 1,25 |
–––––– | |
Totale | 100,00. |
Trovo in Hausmann un'altra analisi di Klaproth stesso,
d'una sostanza, dataci del paro per una Smectite inglese,
senz' accennarne la località precisa, ma che non sem-
brami in fatto dover essere ritenuta per tale, e che potrebbe
essere forse l'Argilla silicifera di Rygate, di cui so che
si fa uso in Inghilterra, appunto per la terraglia fina; tale
analisi, diversissima da quella qui ora nel Testo riferita,
ne dà la composizione come segue =
Quanto poi alle località della Smectite, dirò che sono
desse moltissime per ogni dove; di modo che, oltre a
quella già citatane della Cornovaglia, si potrebbono citare
[Seite 443] qui ancora l'Hampshire e la Contea di Surrey in In-
ghilterra, Rosswein in Islesia, ed altre moltissime,
fra le quali i dintorni d'Urbino nella nostra Italia, ove
la rinvenne, anni sono, il fu Professore ed Amico mio
carissimo Dottore Bodei. – Agg. del T.
SPECIE 8. Serpentino, od anche la Serpen-
tina, la Ofite, il Gabbro per taluni, ma però
non per tutti quanti gli Italiani, e via discorrendo
(Ophites: fr. la Serpentine – l'Ophiolite –
l'Ophite: ted. der Serpentin-Gabbro – Ophio-
lit – Ophit: ing. the Serpentine – Ophite?) –
Questa sostanza suole ostentare colori diversi, che
però più comunemente riduconsi ad un verde
grigiastro, o anche ad un verde nericcio, vol-
genti talora al giallognolo, al rosso cupo e ad al-
tri; alle volte è dessa venuzzata, marmoreggiata
o altramente macchiata, punzecchiata ec.; al tatto
riesce un cotal poco saponacea, grassa od untuosa;
ma per altro non allappa mai alla lingua, e solo, fia-
tandovi sopra, tramanda il solito odore argilloso;
non suole essere translucida, se non da quando
a quando attraverso de' lembi delle sue scheggie;
la compage n'è per lo più scheggiosa a scheggie
fine, e riesce qualche volta suscettibile d'una bella
politura nitida, tutto che grassa alquanto; la pa-
sta poi ne apparisce tenace molto, o resistente a
spezzarsi sotto i colpi del martello, non però
dura gran fatto, dacchè lo sfregamento con un
vistoso numero di corpi, anche non duri quanto
il Quarzo, basta bene spesso a sfregiarla, rima-
[Seite 444] nendone bianchicci gli sfregj. – Il peso specifico
se ne ragguaglia generalmente per lo meno =
2560, ma può giugnere fin anche a 3000. –
Trattandola al fuoco, il colore cangiasene al
rosso, ed al cannello è rado che fondasi com-
piutamente, mentre tutt' al più ne risentono un
tal quale grado di semifusione gli spigoli più
sottili, ed è poi sempre compatta in massa amor-
fa. – Vauquelin che, tra gli altri, ha fatto l'a-
nalisi del Serpentino nobile di Zöblitz nell' Erzge-
birge, lo trovò composto =
di Magnesia pura | 44 |
di Silice | 44 |
d'Allumina | 2 |
d'Ossido di ferro | 7 |
d'Ossido di manganese | 1 |
d'Ossido di cromo | 2 |
–––– | |
Totale | 100 – Con- |
tiene desso talora il Piropo, disseminatovi per en-
tro in grani cristallini. – Le località ne sono
moltissime nelle diverse regioni del nostro Glo-
bo, e frall' altre ne citeremo qui ora, oltre al-
l' Erzgebirge già rammentato, anche Bayreuth,
l'Harz, la Svezia, la Norvegia, l'Inghilterra, la
Groenlandia, molte parti dell' Alpi, il Genove-
sato, il Piemonte, segnatamente nella Valle d'Ao-
sta, Bologna, la Toscana in più luoghi, il Capo
di Buona Speranza, la Nuova Zelanda ec. ec.
Merita qui d'essere in modo speciale ricordata
quella roccia serpentinosa, che il sommo Alessan-
dro von Humboldt scoprì presso ad Erbendorf
nel Fichtelgebirge, e della quale certi pezzi, ancor-
chè ridotti in piccoli frammenti, manifestansi mi-
rabilmente dotati di una magnetica polarità.
Il famoso Werner contraddistinse dagli altri
Serpentini, colla speciale denominazione di Ser-
pentino nobile (fr. la Serpentine noble: ted.
edler Serpentin: ing. the precious Serpentine),
quella tale varietà della Specie medesima che,
simile in certo tal qual modo alla Nefrite, è per
lo più d'un color verde di porro scuro, che riesce
alquanto più translucida, ad un tempo, e più dura,
che non sogliano esserlo mai i Serpentini comu-
ni, e che trovasi anche misturata colla Calcarea
in parecchie sorta di Marmi provegnenti dall' I-
talia, come a dire nel così detto Marmo verde
antico, nel Marmo di Polzerera, e via discor-
rendo1.
SPECIE 9. Nefrite, o la Giada orientale,
la Pietra nefritica, ed anche la Giada de'
gitto, o la Pietra divina antica (Nephrites –
[Seite 447] Lapis divinus – Lapis martyrum – Lapis ae-
quipondus?: fr. la Néphrite – la Jade orien-
tale – la Jade néphrétique – la Pierre né-
phrétique – la Pierre divine – la Céraunite
– la Pierre de hache Egyptienne: ted. der Ne-
phrit – fetter Nephrit – AEgyptischer Beilstein –
Ceraunit – Takourave: ing. the Nephrite –
oriental Nephrite – Egyptian Jade – orien-
tal Jade). – Questa sostanza riesce per lo più
di color verde di porro, suscettibile però di va-
rie gradazioni, ora verso il verde di montagna
chiaro, ed ora verso il verde nero, com' è pre-
cisamente il caso di quella bella pietra Egiziana
antica, che i lapidarj italiani contraddistinguono
il più delle volte, da tutte l'altre, col nome di
Pietra d'Egitto della quale, secondo il nostro
Lichtenberg, il peso specifico ragguagliasi =
[Seite 448] 2655; riesce dessa, quando più, quando meno,
translucida, se non altro, in sugli spigoli; è do-
tata di un nitore grasso od untuoso, e mostrasi
scheggiosa, più che altro, nella sua spezzatura; la
durezza ne può variare di molto; ma per lo più
è dessa suscettibile sempre d'una bella politura1.
Come una varietà particolarissima di questa
medesima Nefrite, o di questa Giada orientale,
riguardarono alcuni, sotto il nome di Giada di
Punammu, o di Nefrite della Nuova Zelanda,
la così detta Pietra da ascie, che ci proviene da
Tavai-Punammu o Tavai-poenammu, vale a dire
dalla più meridionale delle due Isole formanti
appunto la Terra denominata la Nuova Zelanda,
d'ordinario conformata in ascie, onde valgonsi
poi generalmente in guerra que' barbari Isolani,
quasi nostri antipodi, come ce ne vengono for-
mati eziandio alcuni scarpelli, pendenti od orec-
chini, ed altri monili od oggetti d'ornamento,
soprattutto della persona; ma però non mai vere
scuri taglienti, come importerebbero alcuni de'
[Seite 449] nomi, nelle diverse lingue, a tale sostanza appli-
cati, e fra gli altri, quello tedesco di Beilstein,
che significherebbe precisamente Pietra da scuri.
È dessa una pietra di colore, verde di porro, per
l'ordinario oscuro assai, tenacissima o molto resi-
stente a'colpi del martello, co'quali intendasi di
spezzarla, ed effettivamente dura talora per modo
da dar scintille percuotendola coll' acciarino, e
qualche volta perfino a segno di non lasciarsi
tampoco sfregiare da una punta di ferro, ed in
tal caso può dessa forse a bastanza acconciamente
essere ritenuta per una semplice varietà della Ne-
frite o di una Giada qualunque; lo che non è
poi, quand' essa ne riesce sfregiabile con scal-
fittura biancastra, come il più delle volte succe-
de; mentre allora merita d'essere piuttosto con-
siderata come una semplice varietà del Serpentino
nobile, della quale si è appunto, anche sotto tale
particolare veduta, fatto menzione trattando della
Specie immediatamente precedente. Il peso specifico
suole in generale a un dipresso ragguagliarsene
= 3000, secondo il nostro fu Lichtenberg.
V' ha pure chi vorrebbe ascrivere, tra queste
Nefriti o Giade orientali, il famoso Yu de' Chine-
si, col quale elaboransi alcune più o meno pre-
ziose pietre da sigilli, ed altre opere, come a dire
vezzi, monili, anelli ec.; pietra, che altri, con
ben meno ragioni, stimarono di poter forse rav-
vicinare alla Prehnite, tutto che ostino palmar-
[Seite 450] mente ad un tale ravvicinamento le manifeste
diversità del rispettivo loro peso specifico, del-
l'indole della loro spezzatura e del loro modo di
comportarsi al cannello. – Questa pietra Chinese
suole del resto ostentare un colore analogo, in
certo modo, a quello ch' è proprio del Siero di
latte, ed un nitore grasso od untuoso, soprattutto
quando è tratta a politura lucida, non senza an-
che una tal quale translucidità maggiore, che non
soglia mostrare la vera Nefrite d'Egitto, e sfre-
gia poi assai bene il vetro. – Noi, col poco che ce
ne consta, non dissentiamo gran fatto dall'avviso
di coloro, che amano di ritenere questo Yu de'
Chinesi, come affine alle Giade, ma, ben piut-
tosto che non alla vera Nefrite, lo stimeremmo
analogo alla così detta Giada occidentale, soprat-
tutto fondati in ciò, che di tali Giade occiden-
tali, ora bianco-giallognole, com'è appunto il Yu,
ora di colore isabella, ora verdiecie, ed ora per-
fino volgenti, dal bianco al roseo, al rossiccio,
ed al bruno chiaro od al colore di castagna,
abbondano moltissimo le tante Eufotidi (fr. les
Éuphotides) del Piemonte e anche d'altre loca-
lità. – (Il Trad.)
SPECIE 10. Crisolito, od anche il Peridoto
cristallizzato (fr. la Chrysolithe – le Péridot
crystallisé: ted. der Chrysolith – krystallisir-
ter Peridot: ing. the Chrysolite – cristallised
Peridot). – Questa sostanza, che serve bene
[Seite 451] tspesso agli usi medesimi, a' quali destinansi l'al-
Ire gemme, è per lo più di un colore verde di
pistacchio, volgente ora al bruniccio, ed ora al
giallognolo, è sempre dal più al meno diafana, do-
tata ad un tempo d'un nitore quasi decisamente
vetroso, o tutt' al più inclinante a pena alcun
poco al grasso o all' untuoso, e d'una marcatis-
sima rifrazione doppia, ed ostenta poi una spezza-
tura concoidea a fossette minute ed appianate. Cri-
stallizza dessa in prismi quadrangolari brevi, ampii
o larghi e quasi direbbesi, compressi, aventi i
loro spigoli, canti vivi od angoli solidi come tron-
cati, e terminanti per lo più in una acuminatura
o in una piramide exaedra; forma che debbe,
come l'altre che ne sono pur proprie, derivare
da un prisma dritto rettangolare; i cristalli ne sono
d'ordinario striati o rigati nel senso stesso della loro
lunghezza. Tale gemma sfregia i Feldspati, ma
viene poi sfregiata essa stessa dal Topazzo; gli
acidi non esercitano sovr' essa alcuna marcata
azione, come il fuoco il più intenso del can-
nello non vale a fonderla mai, e non fa, se non
degradarne tutt' al più alquanto il colore, che ne
addiviene grigio. – Il peso specifico se ne rag-
guaglia d'ordinario = 3375, ma può giugnere
talora fin anche a 3490. – Klaproth e Vau-
quelin, che, tra gli altri, analizzarono anche il
così detto Crisolito orientale de' Lapidarj, o,
per dir meglio de' Giojellieri, lo riconobbero
[Seite 452] composto =
il primo, | il secondo | |
di Magnesia pura | 43,50 | 50,50 |
di Silice | 39,00 | 38,00 |
di Ferro | 17,50 | 9,50 |
con perdita di | 0,00 | 2,00 |
–––––– | –––––– | |
Totali | 100,00 | 100,00; no- |
tando che, nell' analisi di Klaproth, il Ferro ot-
tenutone doveva essere ossidulato, mentre invece
Vauquelin, nella sua, debbe averlo calcolato
privo affatto d'Ossigeno. – Quanto alle località
del Crisolito, o Peridoto cristallizzato, diremo,
che i più ne giungono fino a noi, in via di com-
mercio, dal Levante, insieme con molte altre
così dette Gemme orientali, e si giudica che pos-
sano provenire, oltre che dal Ceylan, da' Regni
di Cambogia e d'Ava, dal Pegù e dal paese
de' Birmanni, fors' anche dalla Natolia, e dalle
montagne che fanno sponda al Mar rosso e si-
mili, ove debbe giacere probabilmente sempre, o
ne' Serpentini, o nelle Basaniti, ne' Basalti, ed in
simili altre roccie; ora però se n' hanno esem-
plari anche dal Perù nella Cordigliera dell' An-
des, come se n' hanno altri superbi dal Vesu-
vio. – Talora questa gemma va soggetta ad una
maniera di decomposizione, in grazia della quale
si fa poi quasi terrosa e di colore, or bruno, ora
rossastro ed ora misto d'amendue; nè altro
[Seite 453] sembra che siano infatto la Limbilite e la Chusite di
Saussure, se non Peridoti, Crisoliti od Olivine
naturalmente più o meno decompostisi. – Sog-
giugneremo finalmente, che i Peridoti (siano poi
dessi cristallizzati, che diconsi allora Crisoliti, o sia-
no granulari, che diconsi Olivine), sogliono accom-
pagnar quasi sempre, in più o meno copia, le masse
di Ferro meteorico, che incontratisi qua o là da
quando a quando, quale è quella famosissima,
rinvenuta, non sono ancora molti anni, dal ce-
lebre Pallas1 lungo le sponde dell' Jenissei, quasi
nell' estrema Siberia Asiatica: quale si è quella,
trovata da certo Don Rubin de Celis, presso ad
Otumpa nell' America meridionale: quale si è
quella, rinvenuta da un Capitano di vascello in-
glese, naufragato presso al fiume degli Elefanti,
che poi portolla al signor Sowerby a Londra,
il quale ne fe' fare la spada da guerra d'Alessandro I,
Autocrata dell' Impero Russo ultimamente defunto;
e tale dovrebb' essere in fine quella, che il sommo
Geologo signor Barone Leopoldo von Buch opina
caduta dall' Atmosfera, non senza il corredo de'fe-
nomeni soliti ad accompagnare così fatte straordi-
[Seite 454] narie fulminazioni, l'anno scorso (1828) a Blegno
luogo situato in fra i monti, che stanno tra il
Lago Maggiore e quello di Lugano1. (Il Trad.)
SPECIE 11. Olivina, od anche il Peridoto
granuliforme, o il Crisolito basaltino, ec. (fr.
l'Olivine – le Péridot olivine – le Péridot gra-
nuliforme – la Chrysolithe des volcans – la
Chrysolithe commune: ted. der Olivin – vul-
kanischer Chrysolith – basaltischer Chrysolith
– körniger Chrysolith – körniger Peridot:
ing. the Olivine – granular Chrysolite – gra-
nular Peridote?). – Questa sostanza pigliò il
nome di Olivina, che ebbe in addietro, dal co-
lore verde d'oliva, alquanto vario per gradazio-
ni, che suole aver sempre, quando non ha per
anche cominciato a decomporsi; mentre allorchè
la decomposizione ha principiato ad alterarla, per
l'ordinario inclina dessa, più che non ad altro
colore, al giallastro; essa è per lo meno tran-
slucidetta, dotata di un nitore, parte vetroso, e
parte grasso od untuoso; la spezzatura ne sta fra
la concoidea e la lamellar granulare; guardan-
dola in massa, apparisce poi dessa tutta quanta
screpolata, e appunto la moltitudine delle fen-
diture, o di tali screpolature, è quella che ne
rende la compage granulare-lamellosa; in ri-
guardo agli altri caratteri, qui ora non contem-
plati a parte, l'Olivina o il Peridoto granulare
concorda assai bene col precedente Crisolito, o
sia col Peridoto cristallizzato, ove almeno se
n'eccettui il peso specifico, che, per l'Olivina,
suole ragguagliarsi = 3225, ed anche talvolta
[Seite 456] a qualche cosa meno, in grazia delle tante sue scre-
polature, o forse in grazia d'una oggimai incoa-
tane decomposizione, ed ove se ne eccettui ancora
l'azione dell'acido nitrico, che a caldo fa smarrire
in parte il colore verde giallognolo, generalmente
proprio delle Olivine. – Klaproth, che analizzò due
Olivine di diversa provegnenza, le riconobbe com-
poste come segue, vale a dire:
Questa sostanza rinviensi bene spesso sparsa o
disseminata per entro alla massa di parecchie
roccie d'origine, secondo che si suol dire, trap-
pica, corno sono i Trappi propriamente detti, i
Basalti, le Basaniti, i Tufa, le Lave basaltine,
le Wacke e simili.
L'Assia, l'Hanau, il paese di Weimar, il Badese, il
Virtemberghese, la Stiria, il Palatinato superiore, la
Boemia, l'Erzgebirge Sassone, e l'Ungheria in più luo-
ghi, l'Alvernia soprattutto in Francia, la Scozia, l'Eb-
bridi, l'isole Feroer, l'Islanda, l'Isola di Teneriffa,
quella di Sant' Elena, il Perù, e l'Indie orientali abbon-
[Seite 457] dano d'esemplari d'Olivina nelle roccie qui sopra men-
tovate; nè manca l'Italia nostra d'averne anch' essa le
sue proprie località, quali sono, a cagion d'esempio, la
Madonna delle Grazie in Toscana, Lonedo, e, parlando
in particolare della Limbilite, il luogo detto Castello al di
sopra di Valdagno, nella Provincia di Vicenza, poi Sieve
presso al Cattajo negli Euganei, Provincia di Padova (in
una curiosa roccia porfiroidea compattissima, dura e so-
nora molto, di color nero di ferro, chiamata col nome di
Sievite dall' ottimo amico mio il rinomatissimo Conte Mar-
zari-Pencati, attuale I.R. Consigliere ed Ispettor gene-
rale Montanistico negli Stati Veneti, già da me altrove
citato con sommo merito di lode, che pel primo la rin-
venne e la descrisse diligentemente), i dintorni dell' Etna,
e per trasandarne molte altre ancora, il Vesuvio, d'onde
ne posseggo io medesimo qualche bel saggio nella Dolo-
mia grigia falcifera eruttatane, in uno de' quali stassi
pure impiantato un superbo Crisolito, o Peridoto cristal-
lizzato, perfetto, che, limpidissimo e d'uno splendido
color giallo dorato, non ha certo invidia ad uno de' più
bei Topazzi della Sassonia. – Agg. del T.
S'accosta per lo meno moltissimo a quest' O-
livina (se pure non è con essa al tutto iden-
tica), tanto dal canto de' suoi caratteri esterio-
ri, quanto eziandio in riguardo alla sua compo-
sizione chimica, quella singolare sostanza, che
riempie le numerose cellette osservatesi nella fa-
mosa massa colossale di Ferro, come si suol di-
re, meteorico1, rinvenuta nell'anno 1772 da
[Seite 458] Pallas in sulle rive dell' Jenissei in Siberia; so-
stanza che Howard avea trovato composta =
di Magnesia pura | 27 |
di Silice | 54 |
d'Ossido di ferro | 17 |
d'Ossido di nickel | 1 |
colla perdita di | 1 |
–––– | |
Totale | 100. –1 |
Ecco ora testualmente quanto volle compiacersi di par-
teciparmi, mercè d'una di lui Nota manoscritta in lin-
gua tedesca, trasmessami dal rispettabilissimo Autore del
nostro Testo, colle già citate lettere di lui dirette all'a-
micissimo signor Gautieri, Ispettor generale de'boschi in
questi Austriaci Stati di Lombardia, de' 26 marzo 1826,
il già lodato signor Consigliere e Professore Hausmann
di Gottinga, in proposito delle qui sopra descritte Spe-
cie 10 e 11 Crisolito ed Olivina del nostro Blumenbach.
Il Crisolito e l'Olivina non dovrebbono oggimai
più ritenersi come due distinte Specie, da che la
identità n' è ora stata chimicamente, non meno
che cristallograficamente, riconosciuta, dietro alle
recenti analisi dallo Stromeyer praticate, e dalle
quali vengono a risultare composte come segue:
Qui non rimane da notarsi, se non che questo
Crisolito de' giojellieri non è da confondersi in
conto alcuno con quello ch' essi usano denomi-
nare propriamente Crisolito orientale, stante che
quest'ultimo non è altra cosa, se non il Crisoberil-
lo, o il Crisopalo, o veramente il Cimofano, di cui
trattammo già a pag. 178 di questo Vol. – (Il T.)
SPECIE 12. Asbesto (Asbestus: fr. l'Asbeste:
ted. der Asbest: ing. the Asbest). – Questa
Specie orittognostica, per lo più bianchiccia, gial-
lognola, talora dorata, o pure verdiccia, o an-
che di qualche altro colore, è sempre in massa
amorfa, ma pure ostenta generalmente una com-
page fibrosa o lamellosa; sfregia dessa talvolta il
vetro, allora quando non è tenera affatto, e quando
non ha molti affatto, pieghevoli ed alquanto ela-
stiche, le parti, onde suol essere compaginata;
riscaldata che sia in modo convegnente, vi fosfo-
reggia d'una luce viva a bastanza, ed esposta
poi al fuoco usuale de' nostri camini, non bru-
cia e non vi si consuma sensibilmente; ma trat-
tandola al cannello, vi si fonde in un vetro, in
uno smalto o in una fritta, il colore de'quali va-
ria, a norma del colore particolare che era da
prima proprio del frammento esperitone; mentre
poi in qualche special caso non fa se non scorifi-
carsi in sugli spigoli più sottili; gli acidi non sogliono
mai esercitarvi sopra una azione troppo marcata. –
Il peso specifico può in complesso ragguagliarsene
tutt' al più = 2990, sebbene possa spesso in-
contrarsene esemplari; che non oltrepassino tam-
poco il 900.
Contansi d'ordinario quattro a bastanza ben
distinte varietà d'Asbesto, che sono le seguenti:
1. L'Amianto, od anche l'Asbesto flessibi-
le, il Lino fossile, o il Lino incombustibile
[Seite 461] (Amianthus – Linum fossile – Linum mon-
tanum: fr. l'Amianthe – l'Asbeste flexible –
l'Asbeste mur – le Lin fossile – le Lin in-
combustible: ted. der Amiant – Amianth – Berg-
fiachs – reifer Asbest – biegsamer Asbest, ec.:
ing. the Amianth – flexible Asbest, ec.), il
quale è per lo più di colore bianco verdognolo,
bruno in qualche caso, ed alle volte anche giallo
dorato, com' è quello in istraterelli fibrosi a fi-
bre cortissime, che trassi nel Serpentino del Geno-
vesato; è poi desso a pena alquanto translucido,
generalmente nitido molto, e talora d'una lucen-
tezza risplendente, a un dipresso, come lo è la
seta, ed è compaginato di fila sottilissime, o di
fibre talora assai ben lunghe, parallelamente
disposte, aderenti le une alle altre, pieghevoli
ed alcun poco elastiche – Bergmann, che ne
analizzò due, l'uno provegnente dalla Svezia, e
l'altro venuto da Candia, o dall'Isola di Creta,
li trovò composti =
Moltissime sono le località cognite dell' Amianto; di
[Seite 462] modo che, oltre alle già pure testè nel Testo citate, di
Candia e del Genovesato, faremo che ci basti l'accen-
narne qui ancora le poche altre del Piemonte, della Cor-
sica, de' Grigioni, del Salisburghese, dell' Harz, dell'I-
sole Britanniche, della Norvegia, della Svezia, della Si-
beria, de' Pirenei in Francia, degli Stati Uniti d'America,
e finalmente della China, ove se ne fanno comunemente
i così detti Stoppini, ossiano i lucignoli delle lampade,
come da noi se ne fanno ora gli Stoppini di quelli, che
male a proposito chiamansi Accendilumi od Acciarini
fosforici. – Se ne valsero gli antichi, come di materiale
da tesserne, filato che fosse, panni o tele incombustibili,
onde giovavansi per ridurvi in cenere i cadaveri de' pa-
renti o de'concittadini, che soleano conservar poi religio-
samente; e non sono ancora molt' anni, che una si-
gnora Elena Perpenti di Como si fe' merito di filarlo di
bel nuovo, elaborandone poscia guanti ed altri così fatti
oggetti d'indumento a maglia, come, non senza ottimi
risultamenti, il valente Professore Mocchetti, in Como
stessa, adoprossi in progresso a farne una foggia di carta
grossolana incombustibile ed altre cosuccie di tal fatta.
2. L'Asbesto comune, o l'Asbesto duro, l'A-
sbesto immaturo, o finalmente anche l'Asbesto
talcoso (Asbestus durus – Asbestus immatu-
rus: fr. l'Asbeste dur – l'Asbeste commun –
l'Asbeste talqueux: ted. der Asbest – gemeiner
Asbest – unreifer Asbest – talkartiger Asbest;
ing. the common Asbest – hard Asbestus), che
suol essere il più delle volte di color verde vario
e più o meno carico, come a dire verde-porro,
verde-pomo, verde-grigio, verde-mare, e simili,
[Seite 463] translucido a pena in sugli spigoli, o in su i
lembi delle scheggie sottili, magro sempre al tat-
to, dotato d'un nitore quasi vetroso, e sfacen-
tesi, come il legno, in frammenti scheggiosi, lun-
ghi talora assai, ma non perciò pieghevoli –
Viegleb, che analizzò quello di Zöblitz in Sas-
sonia, lo trovò composto =
di Magnesia pura | 48,45 |
di Silice | 46,66 |
d'Ossido di ferro | 4,79 |
con perdita di | 0,10 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – Le lo- |
calità ne sono a un dipresso quelle stesse del-
l'Amianto, che, appunto come l'Asbesto du-
ro, e com' eziandio il seguente Sughero di mon-
tagna, e come pure il Legno montano che gli
verrà poi dietro, è più frequente, che non altro-
ve, ne' luoghi ove dominano i Serpentini.
3. Il Sughero montano, il Sughero di monta-
gna, od anche talora il Cuojo fossile, il Carton
fossile, la Carne montana, la Pelle montana, e
meglio di tutto poi l'Asbesto intrecciato, o l'Asbe-
sto galleggiante (Suber montanum – Aluta mon-
tana: fr. le Liége fossile – le Cuir fossile – le
Carton fossile – le Papier fossile – l'Asbeste tres-
sé: ted. der Bergkork – schwimmender Asbest –
Bergleder – Bergfleisch – Bergpapier: ing. the
compact spongy Amianthus – Rock-cork –
[Seite 464] mountain Flesh – mountain Leather – moun-
tain Paper), che il più delle volte è di colore
giallo d'isabella, o biancastro, od anche bru-
niccio, non mai pellucido, nè tampoco translu-
cido, se non talvolta in su i lembi delle scheg-
gie, qualche volta compatto, ma ben più spesso
poi laminoso od anche in lastre, ostentante una
compage confusamente fibrosa a fibre intrecciate,
ed una spezzatura fimbriosa, che partecipa, piut-
tosto che d'altro, di un tal quale laceramento,
e ch'è quasi sempre galleggiante in sull'acqua, di
modo che il peso specifico mezzano suole rag-
guagliarsene = 0,836; è desso sempre tenero mol-
to, pieghevole appunto come un cartoncino, e
non al tutto destituto d'una qualche elasticità. –
Bergmann, che ne analizzò uno, tra gli altri, di
cui non ci è conosciuta la località, lo trovò com-
posto =
di Magnesia pura | 26,1 |
di Silice | 56,2 |
di Calce | 12,7 |
d'Allumina | 2,0 |
d'Ossido di ferro | 3,0 |
––––– | |
Totale | 100,0. – Il |
nitore ne suole esser sempre smontato, o tutt' al
più perlaceo alquanto esternamente, e le loca-
lità ne sono moltissime, per lo più in piccolissimi
filoncini, nel Serpentino o simili, tanto in sul-
l' Alpi Svizzere, quanto in Piemonte, nella Li-
[Seite 465] guria, in Toscana, in Moravia, in Norvegia, in
Inghilterra, nell' Erzgebirge, nell' Harz, nella
Spagna, nel Delfinato, in Groenlandia, e via
discorrendo; e bellissimi esemplari, in masse an-
che molto vistose, se n' hanno soprattutto da
Dannemora nella Uplandia, e dal paese di Olo-
netsk in Russia1.
4. Il Legno montano, o anche l'Asbesto li-
gniforme (Lignum montanum: fr. l'Asbeste ligni-
forme – le Bois de montagne: ted. der Berg-
holz – der Holzasbest – holzförmiger Asbest:
ing. the Rock-wood – ligneous Asbestus), che
suol essere compatto e sfacentesi, appunto come
il legno, cui s' assomiglia talora moltissimo nel-
l' apparenza esteriore, in lastre scheggiose che,
quando sono sottili, riescono anche un cotal poco
elastiche, ma però sempre più dure, che noi sia
mai il Sughero montano precedente; la compage
ne suol essere fibrosa, a fibre a un dipresso pa-
rallele; la translucidità ne è pochissima, se pure
ve n'ha mai, ed il nitore n'è smontato, o tut-
t' al più micante da luogo a luogo, per punti, o
per piccole striscie; del resto questa foggia d'A-
sbesto riesce d'ordinario morbida al tatto, allappa
[Seite 466] sensibilmente alla lingua ed alle labbra inumidi-
te, ed è d'un colore per lo più bruno di le-
gno, od anche giallastro, e scalfendola con una
punta, lo sfregio ne riesce lucente. Bergmann, che
analizzò anche l'Asbesto ligniforme di Carias, lo
riconobbe composto =
di Magnesia pura | 12,19 |
di Silice | 72,00 |
d'Allumina | 3,30 |
di Carbonato di calce | 10,30 |
d'Ossido di ferro | 1,30 |
con perdita di | 0,91 |
–––––– | |
Totale | 100,00. – È |
questa per altro una sostanza fossile che, sotto
alcuni riguardi, può dubitarsi, se sia sempre a ba-
stanza convenientemente qui collocata, soprat-
tutto se parlisi di quella che hassi, sotto il nome
di Legno montano (ted. Bergholz), provegnente
da' dintorni di Sterzing in Tirolo; ma ve n' ha
d'altre località, come sarebbe a dire, di Traver-
sella in Piemonte, dell' Harz, e via discorrendo.
SPECIE 13. Stralite, o anche lo Scorlo ver-
de, l'Attinoto, l'Actinoto, e talora la Pie-
tra radiata, o la Pietra raggiante, ed ora poi
meglio l'Anfibolo radiato, ec. (fr. la Strahlite
– la Rayonnante – le Schorl vert – l'Acti-
note – l'Amphibole actinote – l'Asbestoïde –
la Byssolite – l'Amianthinite, e simili: ted.
[Seite 467] der Strahlstein – Strahlschörl – Kalamit –
Amianthoid – Byssolith, ec.: ing. the Actino-
lite – radiated Amphibole – Amianthoide –
Byssolite – asbestous Actinolite, ec.) – Que-
sta sostanza, presa qui come una Specie oritto-
gnostica distinta, sebbene molti la riguardino come
una semplice sottospecie o varietà della Orni-
blenda, Specie 11 del Genere precedente, con-
corda, sotto molti riguardi, appunto con quella,
ma ne diversifica poi soprattutto pe' colori, che
sogliono essere, per la Stralite propriamente det-
ta, il verde di montagna o il verde d'oliva, con
qualche altra modificazione del verde più o meno
chiara, o veramente il grigio verdognolo, o talora
il bianco, e via discorrendo, e quindi poi per una
tal quale maggiore translucidità, com' anche final-
mente per la compage, che, relativamente a que-
sta medesima Stralite, tende sempre alla bacillar
cristallina, alla fibrosa, all'aciculare ed alla ra-
diata, mentre l'Orniblenda è sempre piuttosto
lamellosa.
D'ordinario usasi di ripartire le Straliti, quando
si considerano come formanti una Specie distinta
dalle Orniblende, almeno nelle tre seguenti sue
principalissime sottospecie, o se vogliasi, varietà:
1. La Stralite comune (fr. la Strahlite com-
mune: ted. gemeiner Strahlstein: ing. the com-
mon Actinolite – cristallised Actinolite; ed è chia-
mata poi dagli Svezzesi Hornblenda), la quale
[Seite 468] può essere di color verde vario, riesce in gene-
rale translucida, ed è dotata d'un nitore piuttosto
vivo, quand' è cristallizzata; i cristalli aciculari,
o le stanghette cristalline, che per lo più ne
sono prismetti quadrilateri, od anche a sei lati,
schiacciati, o compressi e lunghi molto, deri-
vanti da un prisma obbliquo romboidale, che n'è
la forma primitiva, ne sono rigate o striate nel
senso della loro lunghezza; la compage ne riesce,
o fibrosa a fibre parallele, o radiata a raggi di-
vergenti da alcuni centri comuni; per l'ordina-
rio è dessa soltanto semidura, ch' è quanto dire
sfregiabile dal Quarzo, ma sfregiante lo Spato
fluore, e fondesi poi al cannello a bastanza age-
volmente, e non senza una tal quale bollitura, o
un tal quale rigonfiamento, in una maniera di ve-
tro verdastro. Il peso specifico suole ragguagliar-
sene = 32501.
Abbiamo già avvertito in addietro, e precisa-
mente alla pag. 59 del nostro presente vol. V,
che il Prasio, o Quarzo prasio che vogliasi di-
[Seite 469] re, non debb' essere, il più delle volte, debi-
tore ad altra cagione, del suo proprio color ver-
de, fuorchè appunto alla copia di questa Stra-
lite verde, o talora forse d'Epidoto, che suole
esservi intimamente commista.
2. La Stralite asbestiforme, od anche l'A-
sbestinite (fr. la Strahlite asbestiforme – l'A-
sbestoïde – l'Asbestinite: ted. der asbestarti-
ger Strahlstein: ing. the Asbestinite), la quale
è verdiccia chiara, o veramente grigiastra, o d'al-
tri così fatti colori, chiari sempre o bianchicci; è ben
di rado translucida, ed anzi quasi affatto smontata,
o tutt'al più non dotata che di pochissimo nito-
re, ma però micante alquanto qua e là, spesso
ostentante una compage fibroso-radiata, a raggi
divergenti come da centri comuni, e del resto
poi è amorfa, o non cristallizzata mai in forme de-
terminabili, tenera e fragile molto, e ciò non per-
tanto un cotal poco grassa al tatto od untuosa.
Passa questa, più naturalmente che non ad al-
tro, all' Asbesto propriamente detto, e le loca-
lità ne sono moltissime, sebbene noi ci tenghiam
paghi d'accennarne soltanto, fra le tante, il
Fichtelgebirge, e il S. Gottardo, soggiugnendo,
così in generale, ch' essa suole abbondare colà
dove predominano gli Asbesti, l'Amianto e l'al-
tre sostanze serpentinose o magnesiache.
3. La Stralite vetriforme, o anche l'Amianto
vetroso (fr. la Strahlite vitroïde ma non
[Seite 470] però plausibilmente del pari, la Strahlite vi-
treuse; mentre questa espressione corrisponde-
rebbe troppo da vicino a quella maniera d'Aren-
dalite o d'Epidoto, che i Tedeschi contraddistin-
guono molto comunemente col nome di glasiger
Strahlstein, siccome può vedersi accennato di
già alla pag. 102 del presente nostro vol. V, e
di gran lunga più acconciamente invece l'Amian-
thinite – la Byssolite – l'Amphibole acicu-
laire blanc et cassant: ted. der Glasamianth – gla-
sartiger Strahlstein – Amianthinit – Amian-
thoid – Byssolit: ing. the Amianthinite – Bys-
solite – Amianthoide – acicular Amphibole),
la quale è per l'ordinario bianco-verdognola,
alquanto translucida, dotata d'un nitore quasi
decisamente vetroso, per lo più di compage fibro-
sa, a fibre discrete o disgregate, in modo da
rammentare talora, così in complesso, quasi chi di-
cesse, una pelle col pelo irto e fragilissimo. È dessa
frequentissima, trall' altre varie sue località, anche
al S. Gottardo1, ad Oisans nel Delfinato, e via
discorrendo.
SPECIE 14. Sahlite, o veramente la Salite, la
Malacolite, e talora per alcuni Tedeschi la Fas-
saite; ma non così per gli Italiani che, sotto un
tal nome, conoscono già una Zeolite rossa com-
patta della Valle di Fassa in Tirolo, così ap-
punto denominata, anni sono, dal fu loro Natu-
ralista signor Brocchi, o anche la Baikalite, il
Pyrgom, il Pirosseno lamelloso, o il Pirosseno
grano-Lamellare (fr. la Sahlite, la Baikalite,
quando non si tratti almeno d'una Tremolite così
pure denominata – la Fassaïte des Allemands –
le Pyroxène laminaire du Piémont – le Pyro-
xéne grano-laminaire vert de Fassa: ted. der
Sahlit – Salit – Salaït – Pyrgom – Grün-
spath – e talora anche der Fassaït – Baika-
lit, ec.: ing. the Sahlite – Malacolithe, ec.).
– Questa sostanza, orittognosticamente conside-
rata qui ora come formante di per sè Specie di-
stinta, suol essere d'un colore grigio verdiccio,
che volge anche al verde di porro chiaro; è tran-
slucida, almeno traguardandola contro la luce in
sugli spigoli, o in su i lembi delle sue schog-
gie; il nitore ne riesce quasi grasso od untuoso,
come suol essere quello della cera; talora è dessa
in massa compatta amorfa, di compage, ora gra-
nulare ed ora lamellosa; ma bene spesso poi è
cristallizzata alla superficie in prismi quadrilateri
congregati, ed aventi troncati, o sostituiti da al-
trettante faccette o laterelli addizionali, gli spigo-
[Seite 472] li, i canti vivi o gli angoli solidi, e può essere forse
anche in qualche altra forma, derivabile però sem-
pre dal prisma obbliquo romboidale, che serve di
forma primitiva eziandio alle Augiti o a'Pirosseni,
co' quali mostra d'avere essa molta analogia, com-
portandosi anche, come essi l'anno, al cannello.
La durezza non suole esserne mai grandissima, da
che i Feldspati la sfregiano. – Il peso specifico
se ne ragguaglia = 3236. – Vauquelin, che
analizzò la prima scopertasi vera Malacolite di
Buoen presso ad Arendal in Norvegia, la rico-
nobbe composta =
di Silice pura | 53 |
di Magnesia | 19 |
di Calce | 20 |
d'Allumina | 3 |
di Ferro e Manganese ossidati | 4 |
colla perdita di | 1 |
–––– | |
Totale | 100. – |
Dessa rinviensi, tra gli altri luoghi, anche a
Sahlberg in Isvezia, donde le ne venne il nome
di Sahlite, in Lapponia, in Finlandia, in Isco-
zia, nella Groenlandia, nella estrema Siberia
Asiatica, e presso al lago Baikal, onde fu detta
anche Baikalite, in sull'Alpe de'Monzoni nella
Valle di Fassa in Tirolo, ond'altri vollero chia-
marla eziandio Fassaite, e via discorrendo.
A questa Sahlite accostasi assai da vicino, per
[Seite 473] moltissimi de'suoi caratteri, la così detta e qui
sopra citata Baikalite, la quale suol essere di un
colore verde d'oliva variabile per gradi, e ch' è
poco translucida, ma dotata d'un nitore quasi
decisamente vetroso: che, nella sua spezzatura
longitudinale, mostrasi lamellosa, ma con un
solo andamento delle suture o giunture naturali
delle sue laminette, mentre nella spezzatura tra-
sversale apparisce invece piuttosto concoidea: che
è per lo più cristallizzata in prismi quadrilateri,
cogli angoli solidi smussati, presentanosi talora
in cristalli molto vistosi, e di cui il peso speci-
fico ragguagliasi prossimamente = 2200. Rinvien-
si questa, unitamente allo Spato calcareo, e ac-
compagnata dalla Mica in grandi lamine, presso
alle sorgenti della Sljudenka al sud-ouest del
lago Baikal1.
SPECIE 15. Tremolite, o anche la Gramma-
tite, o l'Orniblenda grammatite, o finalmente
l'Anfibolo fibroso grigio, e talora la Baikalite
tenera (fr. la Grammatite – la Trémolite –
la Baikalite trémolite – la Grammatite du Bai-
kal – le Schorl blanc du lac Baikal – l'Am-
phibole gris fibreux: ted. der Tremolit – Gram-
matit – zart-fasriger Baikalit: ing. the Tre-
molite – Grammatite). – Questa sostanza,
suscettibile quasi d'ogni maniera di volgenze dal
bianco a diversi altri colori, come a dire al gri-
gio, al giallognolo, al verdiccio, all' azzurro o
cilestro, ed al rossiccio, e talora anche di un co-
lore verde di porro carico, più o meno tran-
slucida, dotata d'un bel nitore vetroso perla-
ceo e non di rado perfino sericeo, con una com-
page fibro-lamellosa, qualche volta radiata a raggi
divergenti, piuttosto fragile ed aspra o secca al
tatto, tende, quanto alle sue forme di cristallizzazio-
ne, a quelle che sono proprie ad un tempo del-
l' Orniblenda e della Stralite, alle quali riesce
analoga anche sotto molti altri riguardi, e rin-
[Seite 475] viensi il più delle volte in una Dolomia (ted.
Dolomit), o in una Calce carbonata bianca gra-
nulare, d'aspetto tlora arenaceo, che gli serve,
come chi dicesse, di matrice. Possono distinguersi
tre diverse varietà di Tremoliti, quasi a quel modo
medesimo che femmo già delle Straliti, e tali
sono precisamente:
1. La Tremolite comune (fr. la Trémolite
commune: ted. gemeiner Tremolit: ing. the com-
mon Tremolite – fibrous Tremolite), la quale
suol essere il più delle volte, o bianco-grigia-
stra, od anche candida quanto la neve, non è
se non poco translucida, è dotata d'un nitore
più o meno analogo a quello ch' è proprio della
seta, riesce bene spesso amorfa, ma pur qualche volta
ostenta una compage fibrosa a fibre curvilinee,
ben di rado disposte per stellette, ed è talora
cristallizzata in lunghi prismi quadrilateri, od an-
che a sei lati, generalmente rigati o striati in
traverso; questa Tremolite, qualora venga al-
l' oscuro sfregiata colla punta d'un ago, fosfo-
reggia in sulla scalfittura. – Le località ne sono
molte, ma ci basterà qui di citarne la principa-
le, che è Campolungo nella Valle Levantina in
sul monte S. Gottardo;
2. La Tremolite talcosa (fr. la Trémolite
talqueuse: ted. talkartiger Tremolit: ing. the
white Tremolite – true Grammatite), la quale
è per lo più d'un colore bianco argentino, e
[Seite 476] lascia, maneggiandola, sporche le mani di que-
sto medesimo colore; è dessa dotata di un vivo ni-
tore perlaceo, è quasi decisamente opaca, e lamel-
losa poi almeno in qualche parte; riesce dessa
piuttosto tenera e grassa alquanto al tatto o sa-
ponacea, e non fosforeggia mai, scalfendola,
nelle tenebre, con una punta metallica, come
fa sempre la varietà precedente, di cui questa
non dovrebbe, in ultima analisi, esser altro che
una decomposizione. È pur dessa frequentissima
in sul S. Gottardo;
3. La Tremolite vetrosa, o la Baikalite (fr.
la Trémolite vitreuse: ted. glasartiger Tremo-
lit – Baikalit: ing. the vitreous Tremolite –
Baikalite – noblest Grammatite), la quale è
d' un color bianco, volgente ora al grigio, ed
ora al giallognolo, translucidetta alquanto, do-
tata d'un nitore, più che altro, vetroso, di com-
page lamellosa, e mostrantesi, nella sua spezza-
tura longitudinale, fibroso-scheggiosa; riesce questa
sempre fragile molto, ma più dura sensibilmente di
quel che nol siano le due varietà precedenti, e
fosforeggia di luce vividissima in sugli sfregi, che
le si facciano allo scuro con una punta metalli-
ca. – Tra le località, nelle quali rinviensi que-
sta Tremolite vetrosa, noi non accenneremo che
soltanto l'Isola Ceylan, e le sponde e i dintorni
del lago Baikal, ne'confini tra gli Imperi Russo
e Chinese; chè troppo lungo sarebbe il volerne
indicare tutte quante le piovegnenze.
Aggiunta o Nota alle Tremoliti, promessa già dal Tra-
duttore in addietro, fin da quando trattossi delle Or-
niblenda e de' Diallagi.
Analogamente al positivo impegno assuntone già da
me a pag. 235 e 237 di questo nostro medesimo vol. V,
nella mia Aggiunta alle Orniblende del Testo, ed anche
a pag. 243 nell' altra mia Aggiunta a' Diallagi del Te-
sto, unisco qui ora una nuova mia Tabella generale ana-
litica e comparativa delle diverse sostanze mineralogica-
mente considerate sotto i varj nomi di Orniblende, Stra-
liti; Anfiboli, Grammatiti, Actinoti, Tremoliti e simili,
in cui sono trasportate anche le poche analisi nel Testo
dateci, e non senza comprendervi eziandio quelle dell' I-
persteno, del Diallagio, della Bronzite o dell'Antofillite
lamellosa, e dell' Antofillite prismatica, onde più in chiaro
vengano a risultarne, in confronto, i punti di concordanza
o di divergenza dal canto della chimica loro rispettiva
composizione. Lo che fatto, noe mi rimane più se non
d'accennare ulteriormente, che al presente, quasi di
consenso universale degli Orittognosti, non si trova più
ragion sufficiente, sotto qualunque siasi riguardo, di con-
siderare, come attenenti a Generi diversi, le Orniblende o
gli Anfiboli, le Straliti o gli Actinoti, e le Tremoliti o
le Grammatiti, e via discorrendo, che tutti quanti han-
nosi ora per semplici varietà d'una Specie sola, che è
poi pe' Tedeschi la Hornblende, pe' Francesi l'Amphi-
bole, e per noi pur sempre l'Orniblenda o l'Anfibolo,
quando almeno non volessimo, alla maniera, di Mohs, ri-
fonderle tutte quante nelle Augiti, sotto la qualificazione,
da quel novello sistematico propostane, di Spato augitico
emiprismatico (in ted. hemiprismatischer Augitspath),
o quando non volessimo, alla maniera di Berzelius, ri-
guardare come tanti Silicati, a basi varie e variamente
complesse, tutte queste così fatte sostanze.
Certo è intanto, che la così costituita novella Specie delle
Orniblende o degli Anfiboli non racchiuderà, se non so-
stanze orittognostiche, aventi tutte, quante sono, una
marcata tendenza di cristallizzazione al prisma obbliquo
romboidale, o alle forme che da un prisma così fatto
siano derivabili, sfregianti, generalmente parlando, lo Spato
fluore, e sfregiabili poi sempre dal Feldspato, con una
polvere di scalfittura grigio-verdiccia o bianco-grigiastra,
danti ben di rado scintille, allorchè vengano percosse
coll' acciarino, elettrizzabili per isfregamento, e meno
agevolmente poi per mezzo del loro riscaldamento, pesanti
specificamente da 2800, fin anche a 3250, fosforescenti
talora (ed in particolare le Grammatiti propriamente det-
te), quando, ridotte in polvere, se ne getti un pizzico
sovra una paletta rovente, d'una luce più o meno vivace
e di colore, ora gialliccio, ed ora azzurrognolo, quasi
sempre inattaccabili dagli acidi, e fusibili poi sempre con
rigonfiamento, o con una specie di ebullizione, anche
di per sè sole, al cannello, in una perletta o massicina
vetrosa, or nera affatto, ora bruno-verdognola ed ora
bianco-grigiastra, a seconda del colore diverso che avea
la sostanza prima d'esporla al fuoco. Fiatandovi sopra,
dal più al meno, sogliono tramandare tutte quel tal quale
odore di terra, che dicesi volgarmente odore d'argilla;
la compage, in pieno lamellosa, ne inclina, ora piuttosto
alla fibrosa confusamente intrecciata, ora alla fibrosa di-
sposta per fascetti, ed ora alla fibrosa radiata a raggi
stellari o divergenti da diversi centri comuni, e la spez-
zatura ne riesce ineguale, di grana or fina, ed ora gros-
solana, ma inclina talora alla concoidea. Se ne hanno
cristalli aghiformi, ed anche prismi nitidissimi, d'ordi-
nario rigati o striati parallelamente all' asse loro, talora
accumulati insieme, e spesso intrecciati gli uni fra gli
altri, in modo da offrirci masse cristalline, ben piuttosto
[Seite 479] che non cristalli ben decisi e di forme determinabili; ma
ve n'ha eziandio, che non presentansi se non in massa amor-
fa, sparse e disseminate per entro alla pasta d'altre
roccie, in forma di punti, di squame o di particelle, osten-
tanti talora la forma di stellette, e simili.
Come varietà principalissime di tale Specie novella-
mente costituita sotto il nome d'Anfibolo, saranno allora
da ritenersi le seguenti:
a) L'Anfibolo orniblenda, lo Scorlo nero cristallizza-
to, o l'Orniblenda propriamente detta del nostro Testo
(fr. l'Amphibole schorlique – l'Amphibole lamellaire
– la Hornblende laminaire – le Schorl cristallisé opa-
que rhomboïdal: ted. die edle Hornblende – gemeine
Hornblende – basaltische Hornblende – schiefrige
Hornblende – Schörlblende – der Pargasit – Ke-
raphyllit – Keratophyllit – Karinthin – blättriger Au-
git: ing. the common Hornblende – basaltic Horn-
blende – Hornblende-slate ec.), che mostrasi frequen-
tissimamente cristallizzato, o almeno tendente ad una tal
quale cristallizzazione, in forma di specchietti, nitente d'una
lucentezza vetroso-perlacea, opaco affatto, o pochissimo
translucido anche in sugli spigoli, e di un colore nero
cupo nel fondo, volgente però più o meno al bruno scu-
ro, e ben di rado al verdone. – Infinite possono dirsi
le località di questa maniera d'Anfibolo, come svaria-
tissimi ne riescono anche i giacimenti; mentre entra desso
quale principio prossimo, nella composizione di moltissime
roccie spettanti a formazioni, ad epoche ed a terreni di-
versissimi; di modo che ci basterà il dire, così all' in-
grosso, che se n'hanno saggi da molti luoghi della Ger-
mania, dalla Scandinavia, dalla Francia, dalla Spagna,
dall' Isole Britanniche, dalla Siberia, dall'America, e
via discorrendo, come ne abbiamo in Italia dal Vesu-
vio, dal Piemonte, dal Bergamasco, dal Vicentino, dai
[Seite 480] colli Euganei e simili; soggiugnendo unicamente, che en-
tra desso come elemento nelle Sieniti, ne' Porfidi, nelle
Dioriti o Diabasi, nelle Euriti, ne' Gneiss, in molte
roccie schistose, in certe Calcaree ritenute come pri-
mordiali, nelle Anfiboliti, in tutti quasi i Grünsteine de'
Tedeschi, in moltissimi terreni, come si suol dire, a filo-
ni, in varj Basalti, in certe Lave, in molte Wacke, nel
maggior numero de' Trappi, e via via discorrendo.
b) L'Anfibolo stralite, lo Scorlo verde raggiante, o la
Stralite propriamente detta del nostro Testo (fr. l'Acti-
note – l'Amphibole actinote – la Strahlite – la Ra-
yonnante – le Schorl vert commun – l'Asbestinite –
l'Asbestoïde – l'Amianthoïde – la Byssolite: ted. der
Strahlstein – Strahlschörl – Glasschörl – asbestar-
tiger Strahlstein – Kalamit – Amianthoïd – Bysso-
lith: ing. the Amianthinite – Asbestoïde – scorla-
ceous Actinolite – lamellar Actinolite, ec.), che di
rado mostrasi in cristalli decisi o determinabili, e per lo
più presentacisi, o in aghetti, in peluzzi, in barbe cri-
stalline (come precisamente nel caso delle così dette Bis-
soliti), o veramente in masse composte tutte quante di
fibre, d'aghi, o di stanghette cristalline confusamente
intrecciate insieme: è sempre, per lo meno, alquanto più
translucido, che non soglia esser mai la vera Orniblen-
da: è dotato d'un nitore vetroso, meno perlaceo di
quella, ed è nel fondo d'un colore verde grigiastro va-
rio, ben di rado volgente al nero, al bruno od al gial-
lastro. – Le località poi di questa seconda maniera d'An-
fibolo, che, quanto all' aspetto suo, si direbbe avvici-
narsi ben più alla varietà susseguente, che non alla
precedente, non iscadono gran fatto, per la copia loro, in
confronto con quelle di quest' ultima, da chè incontrasi
desso, tanto nel Gneiss, nel Micaschisto, nella Calcarea
primitiva ed in altre roccie primordiali, quanto eziandio
[Seite 481] in altre non poche roccie d'epoche assai più recenti; ma
noi non ne citeremo qui ora, se non soltanto il S. Got-
tardo, il Tirolo, la Savoja, e tacendone le rimanenti
moltissime località, il vicino Piemonte, ove hannosene
esemplari bellissimi sovrattutto a Mocchie in Valle di Su-
sa, a Locana, a Traversella ed anche altrove.
c) L'Anfibolo grammatite, la Grammatite, o la Tremo-
lite propriamente detta del nostro Testo (fr. la Gram-
matite – la Trémolite asbestiforme – l'Amphibole
fibreux – l'Amphibole grammatite: ted. der Gramma-
tit – fasriger Strahlschörl – gemeiner Tremolit – gla-
siger Tremolit – asbestartiger Tremolit – zärter Bai-
kalit: ing. the Grammatite – Tremolite – fibrous Am-
phibole?), che assai di rado anch'esso presentasi in forma
di cristalli ben decisi, ma è invece piuttosto di compaga
fibroso-cristallina, a fibre or parallele, or disgregate ed
ora intrecciate o confusamente incrocicchiantisi; qual-
che volta è translucido, e perfino semitrasparente, nitente
d'una lucentezza vetrosa ad un tempo e perlacea, che
rammenta bene spesso lo splendido nitore della seta, ed
è poi, generalmente parlando, grigio-chiaro, bianco-gial-
lognolo o bianco-verdiccio, volgente più o meno al gri-
gio più carico, al giallo, al rosso o al turchino decisi,
od anche, tutto che più di rado, al verde di porro scuro.
– Anche di questa nostra ultima foggia d'Anfiboli mol-
tissime sono le località; tutte però in generale nella
Calcarea granulare primitiva, o nella Dolomia, come si
suol dire, antica, e se n' hanno ottimi esemplari prove-
gnenti dal Bengala, dal Connecticut, dalla Siberia, dalla
Lapponia, dalla Groenlandia, dalla Svezia, dalla Nor-
vegia, dalla Scozia e via discorrendo; ma noi ci ter-
remo qui paghi d'indicarne Dognatzka ed Orawicza nel-
l' Ungheria, Kamenitz in Boemia, Langefeld nell' Erzge-
birge, Campolungo al S. Gottardo, l'isola d'Elba, il
Vesuvio, ed il Piemonte a noi vicino. – Agg. del T.
SPECIE 16. Boracite, o anche per taluno il
Borace calcareo, lo Spato boracico, o lo Spato
sedativo, e meglio poi di tutto il Borato ma-
gnesio-calcareo nativo (fr. la Magnésie boratée
avec chaux – la Chaux boratée avec magnésie
– la Boracite – le Spath boracique – le Bo-
rate magnésio-calcaire, – e per taluni poi, ma
troppo male a proposito, le Quarz cubique: ted.
der Boracit – Borazit – oktaedrischer Bo-
razit – Sedativspath – Würfelstein – kubi-
scher Quarz: ing. the Boracite – boracic Lime
– borated Lime – e secondo taluno, ma di
certo in modo non inglese in conto alcuno, bo-
racited Calx?) – Questa sostanza che, sotto ogni
possibile riguardo, diversifica assolutamente da
qualsivoglia altra Specie orittognostica, è rado che
rinvengasi limpida ed affatto scolorata, mentre il
più delle volte è dessa bianca, e talora, almeno
parzialmente, di un colore grigio di fumo, od anche
bruniccio o rossiccio, e quindi per l'ordinario sol-
tanto più o meno translucida; quando è stata sca-
vata di fresco, riesce dessa nitida, d'una lucentezza
decisamente vetrosa ed anzi adamantina, ma dopo
qualche tempo, sfiorisce e ne diviene, per così
dire, grezza, aspra superficialmente o ruvida al
tatto, e affatto smontata, mercè della perdita fatta
d'ogni suo primitivo nitore; la spezzatura poi ne
riesce imperfettamente concoidea, alquanto disuguale
e di grana fina. Essa è sempre cristallizzata esat-
[Seite 483] tamente nella forma sua propria, vale a dire in cubi
perfettissimi, talora isolati, a' quali siano stati sem-
plicemente troncati i canti vivi e gli angoli soli-
di, sostituitevi altrettante faccette; e ciò per modo
che, con tali faccette, alternamente esagone e tri-
gone, sostituite a' canti vivi ed agli angoli solidi
del cubo, il solido regolare del cristallo, così
ridotto, venga ordinariamente a presentare, in
complesso, ventisei faccette a bastanza ben di-
stinte. Finch' è ancora fresca, la Boracite è dura
a segno da sfregiare il Feldspato, ma è poi sfre-
giabile essa stessa dal Topazzo; gli acidi non so-
gliono attaccarla mai sensibilmente, ed al cannello
fondesi, non senza qualche sobbollimento, di per
sè sola, in una maniera di fritta giallastra. Il
peso specifico se ne ragguaglia = 2566, ma può
giugnere finanche a 2910. – Ne abbiamo tre ana-
lisi di tre diversi Chimici, onde risultano com-
poste le Boraciti come segue:
Esponendola ad una temperatura alquanto ele-
vata, questa Boracite sviluppa una elettricità ana-
loga a quella, ch'è propria della Tormallina posta
nelle medesime circostanze; ma qui poi giusta quattro
assi distinti, cadauno de' quali stassi tra l'una delle
sovraccennate faccette esagone fortemente tronca-
te, e la controppostavi faccetta trigona debol-
mente troncata del medesimo lato, o della me-
desima faccia maggiore; ritenuto eziandio che l'e-
stremità di ogni singolo asse, corrispondente alla
faccetta esagona, dimostrerà allora una elettricità
positiva, mentre l'altra estremità opposta di quel-
l' asse medesimo la dimostrerà negativa. – Que-
sta singolare sostanza, che può dirsi unica nella
sua specie, rinviensi a bastanza frequentemente,
insieme con molti altri piccoli esattissimamente
cristallizzati e nitidi, in cristalli ugualmente ben
conformati, ma più grandi e affatto smontati, e
grezzi, per così dire, o rozzi, disseminata per
entro alla massa di un Gesso lamellare-scheg-
gioso e compatto del così detto Kalkberg presso
a Luneburgo, accompagnatavi da poca Ambra, da
qualche piccolo cristallo di Quarzo jalino, ed an-
che da qualche grano schiacciato di Soda mu-
riata. Essa è stata trovata poi eziandio a Segeberg
nell' Holstein, come accennarono di già le ana-
lisi riportatene.
Minerali calcarei, o a base di calce (Calca-
rea: fr. Substances calcaires: ted. Kalkge-
schlecht: ing. calcareous Substances, o lime-
bearing Substances?).
La Terra calcarea, detta talora anche la Cal-
cina, la Calce, la Calce viva, la Calce cau-
stica, la Calce osta, o la Calce non estinta
(fr. la Chaux – la Terre calcaire: ted. die
Kalkerde – lebendige Kalk – caustische Kalk
– gebrannte Kalk – ungelöschte Kalk: ing.
the Lime), è dotata d'un sapore acre urente: si
riscalda coll' acqua, e non è fusibile al fuoco di per
sè sola, ma lo diventa facilmente, aggiugnendovi
qualche altra terra, e frall' altre, soprattutto l'Allu-
mina e la Silice; ha dessa una affinità grandis-
sima coll' Acido carbonico: combinasi, coll'Acido
fosforico, in Gesso o sia in Solfato di calce, col-
l'Acido fluorico, in Spato fluore o sia in Fluato
di calce, e via discorrendo, e finalmente volge
al verde le tinture vegetabili azzurre o turchine,
e le violacee; proprietà che ha dessa in comune co-
gli Alcali, e in grazia della quale, come anche
di qualche altra, è stata considerata nel numero
di quelle Terre, che diconsi generalmente Terre
alcaline. Sembra ch' essa non sia un vero ele-
[Seite 486] mento chimico, e le recenti scoperte tendono a
farla considerare, più che altro, per l'ossido
d'un metallo che, in causa di quello che ad essa
era proprio, ha testè ricevuto il nome di Calcio,
latinamente Calcium.
Le sostanze minerali orittognostiche apparte-
nenti a questo Genere, non sono, generalmente
parlando, che soltanto, come suol dirsi, semi-
dure, ed anzi alcune ve n' ha, che sono tenere
affatto1; tenendole al fuoco, esse vi si calcinano il
più delle volte, e, secondo che si suol dire, vi
sfioriscono o vi divengono sfarinabili; si può,
almeno per la massima loro parte, ascriverne la
derivazione allo sfacimento di corpi, che hanno
un tempo appartenuto al regno animale, e pi-
gliandole in complesso, costituiscono uno de' più
vasti, e de' più universalmente sparsi o diffusi
Generi di pietre.
Le ben molte Specie poi, che concorrono a
[Seite 487] formar questo Genere medesimo, possono accon-
ciamente ripartirsi in Sezioni diverse, a norma
della diversità degli Acidi, co' quali la Calce in-
contrasi naturalmente combinata, e ciò come segue:
A) Calci Carbonate (fr. les Chaux carbona-
tées: ted. kohlensaure Kalkarten: ing. the car-
bonated Limes).
SPECIE 1. Spato calcareo, o anche la Calce
carbonata spatosa, o spatica (fr. la Chaux car-
bonatée spatheuse – le Spath calcaire: ted. der
Kalkspath – späthiger Kalkstein1 – schaa-
liger Kalkstein – rhomboedrischer Kalk-haloïd:
ing. the calcareous Spar – sparish carbonated
Lime – sparish Limestone, ec. ec.) – Que-
sta Specie, o per meglio dire, questa serie nu-
merosissima di sostanze orittognostiche, è le molte
volte limpida e affatto scolorata, spesso bianca,
e più raramente poi colorata, dessa è però quasi
sempre, dal più al meno, trasparente o molto tran-
slucida, e lucentissima, o in sommo grado nitida;
la compage ne suol essere laminosa e, guardan-
dola così all' ingrosso, romboedra, che è quanto
dire, sfacentesi in pezzi di forma romboidale, al-
cuni de' quali, detti molto acconciamente da' Te-
[Seite 488] deschi Absonderungs-stücke, comunque talora
piuttosto voluminosi, purchè siano limpidi, di-
mostrano anzi d'esercitare una singolare e ma-
nifestissima potenza refringente doppiamente la
luce1; e quindi fu poi, che a questo Spato cal-
careo limpido, in frammenti cristallini romboidali,
applicossi il nome di Spato duplicante (Spathum
disdiaclasticum – Spathum duplicans – già pri-
ma detto a torto anche Androdamas: fr. le Spath
d'Islande – le Crystal d'Islande: ted. der
Doppelspath – Isländischer Spath – Isländi-
scher Krystall: ing. Iceland-spar – calcareous
Spar of Iceland); del rimanente questo Spato
calcareo è suscettibile d'offrircisi sotto apparenze
ben diverse; mentre può trovarsi, ora massiccio, o,
come si suol dire, in massa amorfa e compat-
ta, ora stalactitico, o stalagmitico, ed ora co-
me compaginato di stanghette più o meno lun-
ghe, e più o meno vistose, insieme aggruppate,
coagmentate ed aderenti; ben più spesso però
rinviensi cristallizzato regolarmente, e soprattutto
in prismi a sei lati, come accade, tra gli altri
casi, in quelle druse, vegnenti per l'ordinario
dall'Ungheria, che in tedesco diconsi Canondru-
sen, come lo Spato calcareo cristallizzatovi sopra
[Seite 489] suol dirsene Canonspath, alludendo in certo modo
alla forma subcilindrica, e alla posizione inclinata
di quei cristalli, analoga a quella che dassi in
qualche circostanza a' cannoni montati; la pira-
midetta poi, o sia l'acuminatura terminale de'
cristalli di Spato calcareo, varia bene spesso, ma
il più delle volte riesce triedra, co'suoi angoli solidi
ottusi molto; altri cristalli se n' hanno però an-
cora in tavole, prismatiche exaedre, come altri
se n'hanno in piramidi triedre, ora semplici, ed
ora doppie, e quest'ultime talora cotanto depresse
od appianate, da rammentare altrettante lenti,
come scorgesi per esempio in quello Spato cal-
careo, che i Tedeschi chiamano Nagelkopfspath,
(come chi dicesse in Italia Spato a teste di chio-
di); altrevolte è desso cristallizzato in piramidi
exaedre, come accade nella Calce carbonata me-
tastatica, che dicesi anche cristallizzata a mo' de'
denti di majale (ted. Schweins-zähne: fr. en dents
de porc), come altre volte riscontrasi in rom-
boidi, o in romboedri solidi; forma questa, che
è la fondamentale di tutte quante le cristallizza-
zioni dello Spato calcareo. Sfregia desso sempre
il Gesso, ma viene sfregiato dallo Spato fluore:
non riesce solubile nell' acqua: fa grande effer-
vescenza cogli acidi, e, quando è puro, scio-
glievisi senz' alcun residuo, conformandosi con
essi in altrettanti sali distinti, e finalmente, trat-
tato al cannello, non si può dire che vi si fonda
[Seite 490] in conto alcuno, ma vi perde però gran parte
della sua dosatura d'Acido carbonico, e quindi
vi si riduce in Calce caustica, o, secondo che si
suol dire, in Calcina, la quale in breve poi sfa-
rinasi o sfiorisce. Il peso specifico di questa se-
rie di sostanze ragguagliasi per lo meno = 2300,
ma può giugnere benissimo fin oltre a 2715; ed
i passaggi loro principali sogliono essere, ora al
Marmo o alla Calcarea granulare, ora al Bruni-
spato, e via discorrendo.
Stromeyer, oltre a tanti altri, ci diè l'analisi del
così detto Spato d'Islanda, che troverassi riportata nella
prima delle due Tabelle generali analitiche e compara-
tive degli Spati, e d'altre sostanze calcaree, destinate a
far parte dell'altra mia Aggiunta, che terrà dietro im-
mediatamente alla Pietra-porco o Pietra fetida, Spe-
cie 11 di questo medesimo Genere VIII – Agg. del T.
Appartiene qui pure quella sostanza calcarea
carbonata nel fondo, ma cui è intimamente com-
mista una così ragguardevole quantità di minuta
sabbietta quarzosa o silicea, che la fa somigliare,
più che non forse a qualsivoglia altra sostanza,
ad una Arenaria, e che perciò rinviensi in molte
raccolte ordinata sotto il nome, troppo poco ap-
propriatole, d'Arenaria di Fontainebleau (fr. le
Grés cristallisé de Fontainebleau: ted. kristalli-
sirter Sandstein); mentre debbe invece chiamarsi
piuttosto Spato calcareo quarzifero romboidale, o
Calce carbonata quarzifera romboedra, derivante
appunto da Fontainebleau, ne' dintorni di Parigi.
[Seite 491] Il colore ne suol essere grigio gialliccio; non rie-
sce dessa translucidetta alquanto, se non guardan-
dola contro alla luce in sugli spigoli, o in su i
lembi delle più sottili sue scheggie: ha la spezza-
tura scheggiosa, ed un nitore sparuto general-
mente o smontato, ma pure qua e là micante
per punti o per ischeggette; non offre dessa poi
mai alcuna traccia di compage spatosa o lamino-
sa, ed è cristallizzata in prismi romboidali isolati,
talora perfettissimi, quanto alla forma ed altre
volte insieme aggruppati, anche in masse a ba-
stanza vistose, sempre però colla esterna loro su-
perficie rozza o grezza affatto, e quanto al peso
specifico, ragguagliasi d'ordinario = 2611.
SPECIE 2. Arragonite (fr. l'Arragonite – le
Carbonate de chaux dur – la Chaux carbonatée
dure – le Spath calcaire en prismes hexagones
– la fausse Apatite des Pyrénées – l'Igloïte:
ted. der Arragon – Arragonit – Arragoni-
scher Apatit – Arragonischer Kalkspath – ex-
zentrischer Kalkstein – Igloit – Iglit – pri-
smatischer Kalk-haloid: ing. the Arragonite –
Arragon-spar). – Questa specie suole il più
delle volte essere d'un colore bianco grigio, vol-
gente talora più o meno al verdiccio, all' azzur-
rognolo, al bruniccio od anche al violaceo; è dessa
per lo meno translucida, ma può essere perfino
limpida, e trasparente quasi come l'acqua, ed in
tal caso poi rifrange doppiamente la luce, e rad-
[Seite 492] doppia anch' essa gli oggetti; è dotata d'un ni-
tore vetroso più tosto vivace, e tendente alcun
poco al grasso od all' untuoso, segnatamente
marcato in sulle faccette interne; la spezzatura
ne suole star d'ordinario tra la lamellosa e la con-
coidea, ed inclina più o meno alla disuguale; come
occultamente lamellosa e tendente, ora alla bacil-
lare, ed ora alla fibrosa, e talora anche alla ra-
diata, ne suol riuscire la compage. La forma pri-
mitiva debb' esserne, secondo alcuni, un ottaedro
rettangolare, e secondo altri, piuttosto un dite-
traedro rettangolare; generalmente però offrecisi
dessa in forma di prismi a sei facce, bene spesso
aggemellati, o come dicono i Francesi, en cri-
staux maclés, e talora trovasi in vece in cristalli
aciculari distinti, più o meno nitidi, mentre altre
volle presenta piuttosto un ammasso di stanghette
cristalline, fortemente striate per lo lungo, ag-
gruppate insieme per fasci, ne' quali tali stan-
ghette appariscono disposte quasi parallelamente
tra esse, in modo che direbbonsi collocate per
serie concentriche; altre volte ancora presentasi
dessa in forma d'arborescenze coralloidee, can-
dide per lo più, ch' ebbero in addietro il nome
latino di Flos ferri (in fr. l'Arragonite coral-
loïde). – Del resto l'Arragonite è sempra dura
a bastanza da sfregiare fortemente lo Spato cal-
careo, e da quando a quando perfino l'Apatite;
al fuoco d'una candela sfiorisce essa, e fassi opaca,
[Seite 493] e ridotta che sia in polvere, fosforeggia in rosso
giallo, gettandola sovra un ferro rovente; trattan-
dola poi al cannello, essa vi decrepita vivamente,
sfacendosi in bricie ed anzi in polvere; in fine scio-
gliesi dessa negli acidi minerali, fa grande efferve-
scenza con essi, e forma altrettanti Sali calcarei,
più o meno puri, in ragione della varia sua com-
posizione, e soprattutto in ragione della Strontiana,
che talora contiene. Il peso specifico ragguaglia-
sene per lo meno = 2600, ma può giugnere
fin anche a 3000. – Ottenne dessa il suo nome
dall' Arragona nelle Spagne, ove fu la prima
volta rinvenuta, per nidi, in un Gesso rosso lateri-
zio, ond' è formata una collinetta presso a Mo-
lina; ma da quell' epoca in poi, numerosissime
ne sono divenute le località, fralle quali accenne-
remo Mingranilla, nel reame di Valenza pure in
Ispagna, ove rinvennesi parimente in un Gesso,
e Basténes presso a Dax in Francia, ove incontrasi
in una Argilla rossastra. Del resto hannosene pre-
sentemente saggi, che vengono da' Pirenei, come
altri se n'hanno, che vengono da varj luoghi della
Boemia, del Salisburghese, del Virtemberghese,
del Tirolo, dell' Erzgebirge, dell' Harz, del Pa-
latinato, della Ungheria, dell' Isole Britanniche,
della Siberia, della Svezia ec., e come altri final-
mente se n'hanno anche in Italia, dal Piemonte, dal
Genovesato, dal Vesuvio, dall' Etna, e via via
discorrendo. – Quanto alla analisi, dataci da
[Seite 494] Stromeyer nel II Vol. delle Commentat. Socie-
tat. Regio Scientiarum Gotting. recentior. pel
1813, e riportata anche da Hausmann nel 1.°
Quart. dell' Annata III del Magazin der Berli-
ner Naturforschend. Gesellschaft., della vera Ar-
ragonite d'Arragona, troverassi quella, giunta
a molte altre, nella 1.a delle testè citate due Ta-
belle generali analitiche e comparative degli Spati
ed altre sostanze calcaree, destinate a far parte
dell' Aggiunta del Traduttore, che terrà dietro
alla seguente Specie 11 del presente Testo, os-
sia alla Pietra-porco, o Pietra fetida. – (Il Trad.)
SPECIE 3. Spato calcareo schistoso, o anche
lo Schistispato, l'Afrite laminosa, o lo Spato
argentino (fr. le Spath schisteux – la Pierre
calcaire testacée – la Chaux carbonatée na-
crée, testacée – l'Aphrite durcie laminaire:
ted. der Schieferspath – verhärteter Aphrit –
blättriger Aphrit: ing. the Argentine – Sla-
te-spar.) Questa sostanza riesce per l'ordinario
d' un bel colore bianco candido, quasi come la
neve, volgente però ora al grigio, ed ora al gial-
lognolo, e translucido poi in sugli spigoli, o guar-
dandone in traverso, e contro alla luce, le lami-
nette sottili staccatene; il nitore n' è, più che
altro, perlaceo, ma sparutello alquanto, o piut-
tosto smontato; la spezzatura ne è lamellosa, e
la compage ne riesce laminosa ed anzi quasi decisa-
mente schistosa. Dessa è sempre tenera e fragi-
[Seite 495] le, in massa affatto amorfa, e non dimostrante, se
non tutt' al più una tal quale lontana tendenza
alla cristallizzazione, e fa poi finalmente una forte
effervescenza cogli acidi, sciogliendovisi senza
difficoltà. Il peso specifico ragguagliasene = 2474,
e rinviensi in varie località, come a dire, nel-
l'Erzgebirge Sassone, a Kongsberg in Norvegia,
a Glen-tilt, od Assynt, a Granard ed in Cor-
novaglia nell' Isole Britanniche, nell' Isola di Sar-
degna, a Nertschinsk nella Siberia Asiatica, al
Messico in America, ed anche altrove; e quanto
all' analisi, da Bucholz dataci dello Schieferspath
di Schwarzenberg, veggasi dessa riportata nella
1.a delle due qui sopra annunciate Tabelle ge-
nerali analitiche e comparative degli Spati calca-
rei ec., che darannosi al seguito della Pietra fe-
tida, Specie 11 di questo stesso nostro Ge-
nere VII. – (Il Trad.)
SPECIE 4. Brunispato, od anche lo Spato
perlaceo, la Calce carbonata ferro-manganesi-
fera, o la Siderocalcite (fr. le Spath bru-
nissant – le Spath perlé, la Chaux mangané-
siée – la Chaux carbonatée ferro-manganésifère
– la Chaux carbonatée brunissante – la Sy-
dero calcite – e per taluno eziandio, tutto che però
e troppo inopportunamente, le Spath séléniteux
rhomboïdal: ted. der Braunspath – Braunkalk
– Eisenbraunkalk – Eisenbraunspath – ma-
krotypes Kalk-haloïd: ing. the Siderocalcite –
[Seite 496] brown Spar – Pearlspar.) – Questa sostanza
è bianca il più delle volte, ma può volgere,
tanto al roseo, ed al colore proprio del fior di
latte, o simili, quanto al carnicino rosso e quanto
eziandio al giallastro, e quindi passare poi al gri-
gio ed al bruno in forza delle influenze atmosfe-
riche; per l'ordinario non suol essere che soltanto
leggermente translucida in sugli spigoli, ma pure
non ne mancano esemplari in cristalli romboedri
perfettissimi, e quasi affatto jalini (come sono segna-
tamente quelli di Traversella in Piemonte); il nitore
può dirsene, dal più al meno, decisamente vetroso;
la compage ne è laminosa, tendente alla fibro-lamel-
losa, e la spezzatura ne riesce scheggiosa, a squame
fine, ma inclinante un cotal poco all'aspra o di-
suguale; con questo anche di più, che i frammenti
stacccatine affettano bene spesso una forma rom-
boedra, obbliqua assai, o molto allungata. Rin-
viensi dessa, non gran fatto infrequentemente,
amorfa in massa compatta, ma alle volte incon-
trasi cristallizzata, ora in piccole lenti, ed ora in
romboedri, o in veri prismi romboidali, analoghi
a quelli che sono proprii dello Spato calcareo
semplice, ma varii, singolarmente per la ragione,
trall' altre, che nel Brunispato le faccie de' cri-
stalli sogliono essere concavo-convesse; e se n'hanno
poi anche alcuni, falsi cristalli (ted. After-kry-
stalle), modellati sovra cristalli effettivi di Spato
calcareo; falsi cristalli, che alle volte riescono
[Seite 497] vuoti, come sono anche talora ricoperti d'una
foggia d'incrostazione piritosa assai leggiera; altri
Brunispati offroncisi in forma, piuttosto di masse
cristalline, che non di veri cristalli; e in questo
caso tali masse di Brunispato, quando si rom-
pono, ostentano una compage, come chi dicesse,
bacillare, o mostrano d'essere tutte compaginate di
stanghette; altri ve n' ha conformati in palle, in
masse globulari o sferoidali (in ted. Kalkkugeln),
o veramente a foggia d'arnioni ec., ma, comunque
siasi, questo Brunispato sfregia sempre lo Spato
calcareo, e scalfisce perfino lo Spato magnesiano,
che, come indicheremo a suo luogo, è alquanto
più duro di quest' ultimo; trattandolo al cannello, vi
decrepita, facendovisi di color bruno, e ponendolo a
contatto cogli acidi, vi fa una effervescenza molto
più debole e lenta, di quella che suol fare sem-
pre con essi lo Spato calcareo; e quanto al peso
specifico, secondo il fu nostro Lichtenberg, può
desso ragguagliarsene = 2880. – L'analisi poi,
da Hisinger fornitaci dello Spato perlaceo, o Bru-
nispato della Svezia, potrà vedersi, unita ad al-
tre parecchie, nella 2.a delle preaccennate due Ta-
belle analitiche e comparative, che darannosi in
seguito alla Pietra fetida, Specie 11 del presente
nostro Genere VII.
Qui debbono appartenere eziandio, giusta le
più recenti indagini, espressamente dall' Hausmann
instituitene, quelle tali Calci carbonate fibrose
[Seite 498] (ted. Faserkalk – fasriger Kalkstein), com' è
trall' altre, quella dell' Harz, che sfregiano bensì
lo Spato calcareo, a modo delle Arragoniti, ma che,
analizzate, non si trovano corrispondere a que-
ste, in riguardo alla loro composizione, perchè
mancanti di quella dosatura di Strontiana, che
sembra aversi a ritener quale principio essenziale
delle Arragoniti di Haüy, e d'altri Orittognosti.
Molte sono le località, dalle quali hannosi più o
meno belli esemplari di questo Brunispato, o
Spato perlaceo, ond' ornarne le collezioni oritto-
gnostiche; noi però faremo che ci basti citarne,
così all' ingrosso, l'Harz, la Boemia, l'Erzge-
birge Sassone, il paese di Baden, l'Ungheria,
la Francia e l'Inghilterra, in più luoghi, il Mes-
sico nell' America centrale, e solo ci riterremo
abili a soggiugnere, che forse i più belli d'ogni
altro, per la perfezione, la nitidezza e la quasi
assoluta loro pellucidità, dovrebbero esserne quelli,
già citati, di Traversella in Piemonte. – (Il Trad.)
SPECIE 5. Spato amaro, o anche lo Spato
magnesiano – lo Spato calcareo magnesifero,
e talora poi anche la Calce carbonata lenta,
la Miemite, o simili (fr. le Spath magnésien –
la Chaux carbonatée magnèsifère – la Chaux
carbonatée lente – la Pycrite, ec.: ted. der
Bitterspath – Rautenspath – Talkspath –
Bitterkalk – Miemit – Morochit – Tharan-
dit – brachytypes Kalk-haloïd – langaxiges
[Seite 499] Kalk-haloïd: ing. the magnesian crystallisated
Limestone – compounded Spar – Satin-spar
– Romb-spar – Dolomite-spar? – Muri-
calcite?). – Questa sostanza è di rado affatto
pellucida e scolorata; mentre il più delle volte è
soltanto alcun poco translucida, ed è poi bianca, nel
fondo, ma però suscettibile di volgere a parec-
chi colori, come a dire, al grigio, al giallo di
miele, al bruno di tombacco, al verde d'asparago
o ad altri simili, e talora perfino al nerastro;
il nitore ne suol essere mezzano, tra il vetroso,
il perlaceo e il grasso della cera, e la compage,
in piccolo, ne è laminosa, come n'è lamellosa la
spezzatura, ma in grande mostrasi bene spesso
bacillare o costituita di stanghette approssimate
e coaderenti, od anche di grani quasi cristallini, for-
manti talora masse sferoidali, palle, arnioni e
via discorrendo. Le forme cristalline fondamentali
ne sono quelle stesse, che accennammo proprie
della Calce carbonata spatosa semplice; e quindi
è che presentacisi dessa il più delle volte in rombi,
i quali sogliono avere arrotondati gli spigoli o gli
angoli solidi; e succede anzi talora, che questi
così fatti cristalli ne riescano, quasi chi dicesse,
esternamente intonacati d'una crosticina talcosa.
Del resto poi sfregia dessa lo Spato calcareo sem-
plice e puro: fa poca effervescenza cogli acidi,
a meno che non siavi gettata dentro polverizza-
ta; che allora sciogliesi in essi meno difficilmente
[Seite 500] e con effervescenza meno lenta o più sensibile, e
trattandola al cannello, vi si fa, or bruna ed ora
giallastra, non senza decrepitarvi e starvisi in bricie
saltanti qua e là; e quanto al peso specifico, suole
esso ragguagliarsene = 2480. – Incontrasi a
bastanza frequentemente questo Spato magnesiano,
da per tutto, dove dominano i Serpentini, le Stea-
titi e l'altre sostanze magnesifere; di modo che
ne abbondano in particolare il Bannato di Te-
miswar, il Salisburghese, il paese di Gotha, la
Stiria, il Tirolo, il S. Gottardo, il Piemonte,
la Liguria, il Delfinato, la Toscana (soprattutto
presso a Miemmo), la Scozia, la Norvegia, la Groen-
landia, l'America settentrionale, il Messico, e
così via via discorrendo.
Come varietà particolari di questo Spato ma-
gnesiano, sotto qualche riguardo analoghe tra di
loro, possono considerarsi, tanto la testè citata
Miemite di Miemmo in Toscana, quant' eziandio
quell' altra sostanza di colore verde d'asparago,
che, vegnente da Glücksbrunn nel Paese di Go-
tha, incontrasi ne' Gabinetti, sotto il nome te-
desco di stängelichter Bitterspath, (equivalente
in italiano a Spato amaro bacillare, o in istan-
ghette), in druse composte di ben molti cristalli,
che all'apparenza piglierebbonsi per tetraedri quasi
affatto rettangolari, ed aventi tronchi i loro canti
vivi, o i loro spigoli laterali.
Sembra che qui pure abbia probabilmente da
[Seite 501] ascriversi quel bellissimo Spato calcareo rasato
d' Alston-moore in Inghilterra, ch' è noto sotto
i nomi triviali, in francese di Spath calcaire sa-
tiné (che fu da Haüy ben più scientificamente
chiamato Chaux carbonatée fibreuse conjointe), in
tedesco, di Atlas-spath, ed in inglese, di Sa-
tinspar, e del quale accostumano quegl' indigeni
di fare ogni maniera di lavori, o di oggetti d'or-
namento della persona, ed altri, come a dire sca-
tole, tabacchiere, collane, monili ec.; il peso
specifico di questo fu determinato ragguagliarsi =
2700.
Riguardo alle analisi chimiche, dateci da Kla-
proth, tanto d'uno Spato amaro del Salisbur-
ghese, quanto anche dello Spato magnesiano bacil-
lare di Glücklichsbrunn nel Paese di Gotha, e da
Pepys poi del Satinspar d'Alston-moore nel Cum-
berland, o veramente nel Northumberland, com'altri
diconlo, in Inghilterra, ripeteremo qui pure, co-
me femmo parlando delle quattro precedenti Spe-
cie, che saranno desse diligentemente riportate,
insieme con molte altre, di sostanze più o meno
analoghe a cadauna di esse, nelle due Tabelle
generali analitiche e comparative degli Spati, che
sono dal Traduttore destinate a far parte essen-
ziale della di lui Aggiunta alla prossima ventura
Specie 12 del presente Genere VII, vale a dire
alla Pietra-porco, o Pietra fetida; Aggiunta, che
si riferirà a tutti, quanti mai sono, gli Spati cal-
carei, o le Calci carbonate spatose. – (Il Trad.)
SPECIE 6. Toffo calcareo, od anche il Tra-
vertino, o la Calce carbonata incrostante, o
sedimentaria, la Calce carbonata stalagmitica,
ec. Tophus – Tofus calcareus – Stalactites
– Stalagmites – Orobites: fr. le Tuf calcaire
– la Chaux carbonatée concrétionnée – la
Chaux carbonatée incrustante – la Chaux car-
bonatée fistulaire – la Chaux carbonatée stra-
tiforme – la Chaux carbonatée tuberculeuse:
ted. der Kalksinter – Kalktuff – Alben –
Alm – Tuffkalk – Tuffstein – Beinbrech –
Beinwelle – Duckstein – Rindenstein – Spru-
delstein, e simili: ing. the Calc-tuff – Calc-sin-
ter – tuffaceous Limestone, ec.) – Comprende
la presente nostra Specie, un grandissimo numero
di sostanze calcaree sedimentarie, o depositate
qua o là, in forme svariatissime, dalle acque1, che
n' erano cariche, coll' andar del tempo. Osten-
tano desse colori assai diversi; ma però può dirsi,
che in generale inclinino al bianchiccio, più che
non a qualsivoglia altro colore; riescono dal più
al meno translucide, se non altro, in sugli spigoli
loro; da quando a quando per altro se ne incontrano
anche alcuni saggi quasi affatto pellucidi e sco-
lorati, come talora hannosene esemplari al tutto
[Seite 503] opachi; la compage può esserne densa e stipata,
come la spezzatura n'è lamellosa omogenea, o vera-
mente fibrosa, od anche laminosa, e più forse che
non da altro, dall' indole della spezzatura, traesene
la distinzione nelle tre seguenti sotto-specie, che
tutte quante rinvengonsi, trall' altre località,
singolarmente a Carlsbad, varianti poi ancora
tra esse, quasi all' infinito, in grazia della di-
versità de' loro colori, de' disegni e via discor-
rendo; le prime due, comprese sotto il co-
mun nome tedesco, ivi in uso, di Sprudelsteine
(equivalente in italiano a Pietruzze dello Spru-
del, o sia d'un'acqua fontinale corrente appunto in
quel paese), e la terza poi, chiamatavi Erbsen-
stein, ch' è quanto chi in toscano dicesse Pisoli-
te, o Pietra pisiforme, od anche, come usasi co-
munemente in Italia, Confetto calcareo, avente
la forma a un dipresso di un pisello; tali ap-
punto sono:
a) Il Toffo calcareo compatto (fr. le Tuf
calcaire compacte: ted. dichter Kalksinter: ing.
the compact Calc-sinter), che è variabilissimo,
non meno in riguardo alla sua solidità, che per
la qualità della grana; dacchè talora riesce per
così dire, marmoreo1, ed è quindi capacissimo
[Seite 504] di sostenere una bella politura a lucido, mentre
altre volte mostrasi terroso affatto, incoerente e
friabile, o sfacibile anche tra le dita; ma varia poi
desso d'altronde moltissimo, anche rispetto alla chi-
mica sua composizione. La foggia, in cui, più co-
munemente che in altra qualunque siasi, ci si pre-
senta questo Toffo, si è quella d'incrostazioni
petrose (in ted. als Rindensteine), che dall' acqua
impregnata di principii calcarei, vanno facendosi
mano mano sul tetto, sul suolo o sulle pareti
delle grotte o caverne stalactitiche, ne' monti o
ne' terreni calcarei, ed anche in alcune cisterne,
o simili, racchiudenti acque calcarifere1; non è
però rado che incontrinsi, così rivestiti, o into-
nacati d'una simile crosta calcarea sedimentosa,
anche diversi corpi estranei, e talora poi queste
[Seite 505] così fatte materie calcaree incrostanti o sedimen-
tarie si veggiono aver assunto, in via meramente
accidentale, forme particolari e strane assai, a quel
modo che succede de'così detti Confetti di Tivoli,
formantisi sotto al Travertino appunto di tale lo-
calità di Tivoli negli Stati Pontificii, come si sa
che altrove riempiono desse esattissimamente le
fenditure e i vani esistenti in alcune roccie; lo
che avverasi, a cagion d'esempio, nella Brec-
cia ossea (ted. Knochenfels) di Gibilterra, e di
altre varie località, dove è precisamente un Toffo
di questa natura, o una Calce carbonata incro-
stante e sedimentaria compatta, quella che, a mo'
di cemento, tiene insieme riunite, in un solo tutto
le Osteoliti, co' frammenti o cogli avanzi della
Calcarea, che in posto ivi già preesisteva1.
b) Il Toffo calcareo fibroso (fr. le Tuf cal-
caire fibreux: ted. fasriger Kalksinter: ing. the
fibrous Calc-sinter), che è bene spesso d'un co-
lore giallo di miele, volgente talora alquanto al
bruniccio, e dimostrante una compage più o meno
[Seite 506] decisamente fibrosa, a fibre ora parallele ed ora
divergenti; ha questo d'ordinario micante, o
qua e là luccicante per lamelle, o per faccette,
la sua spezzatura recente, e suole presentarcisi,
più che non sotto quale vogliasi altra forma,
sotto quella, come suol dirsi, di goccie o di sta-
lactiti (ted. Tropfsteine), naturalmente model-
late talora, in via di mero accidente, in diverse
strane figure, che molti usano chiamare scherzi
di natura (Lusus naturae; com' anche in ted.
Naturspiele). – Numerosissime sono le località,
ove rinviensi questo Toffo fibroso, tali essendo
quasi sempre le grotte o le caverne naturali esi-
stenti nelle catene, ne'monti, o ne'terreni cal-
carei; ma noi, tacendo di tante altre, non cite-
remo qui, se non come alcune delle più famose,
la grotta d'Antiparos, quella del basso Harz,
denominata Baumanshöle, o caverna di Bauman,
e quelle d'Adelsberg e de'dintorni di Trieste, e
via discorrendo1.
Spettar debbe del pari a questa stessa maniera
di Toffo, quella che dagli antichi fu detta Alaba-
strites, bella talora estremamente, di grana fina
ed equabile, e suscettibile di politura lucida, la
quale traeasi, trall' altre località, da Corcyra o dal-
l' isola di Corfù; i Lapidari italiani la contrad-
[Seite 507] distinguono col nome d'Alabastro antico, ed i
francesi con quello d'Albâtre calcaire, e meglio
ancora coll' altro di Albâtre oriental1.
Quale varietà a bastanza singolare e rimarche-
vole di questo medesimo Tuffo calcareo fibroso,
persistono a considerare pur sempre taluni, co-
me tutti soleano fare indistintamente per lo pas-
sato, quel così detto Fior di ferro (Flos ferri:
in ted. Eisenblüthe), che, bianco bene spesso
o candido quanto la neve, dimostrante in sulla
spezzatura un nitore analogo a quello della seta,
e di compage fibrosa a fibre curvilinee, talora
fra esse intralciate, offrecisi, nel complesso, in
forma quasi d'una pianta, come suol dirsi, di
Corallo, avente i suoi rami curvi ed uncinati.
Haüy, e seco altri neoterici, credettero che questa
speciale sostanza fosse da ascriversi tra le Ar-
ragoniti, sotto il nome di Arragonite coralloidea
(fr. l'Arragonite coralloïde); ma vuoisi, che i
tentativi d'analisi praticatine non v'abbiano con-
statato l'esistenza d'una tal quale dosatura di
Strontiana, che alcuni reputano imprescindibile,
[Seite 508] onde poterla infatto ritenere decisamente per una
Arragonite, come supposesi. Tra le principalis-
sime località di questo Flos ferri, accenneremo
quella del così detto Schatzkammer (in italiano
la stanza del tesoro), dell'Arzberg presso ad Ei-
senerz nella Stiria, ove rinviensi lunghesso le
pareti sovra il Ferro spatico (ted. Spatheisen-
stein).
c) Il Toffo testaceo (fr. le Tuf calcaire te-
stacé: ted. schaliger Kalksinter: ing. the testa-
ceous Calc-sinter), il quale suol essere bianco
quanto possa esserlo la Creta, ed ostentare una
compage appunto, come si suol dire, testacea;
lo che indica, che sia tutto conformato di lamine
o di scaglie curvilinee, concentricamente disposte a
mo' delle cipolle; talora presentasi questo in for-
ma anch' esso d'incrostazioni, per lo più in lastre
parimenti testacee, vale a dire curvilinee o di-
sposte a foggia d'onde; ma altre volte scorgesi
investire perfettamente, a straterelli concentrici,
sempre più o meno sottili, qualche granellino di
rena quarzosa, o simili, come n' è il caso, per
esempio, nella così detta Trizia di Radicofani,
o ne' Confetti di Radicofani (in fr. les Dragées
de Radicofani: in ted. die Drageen von Radi-
cofani), ed in altre analoghe false confetture cal-
caree.
A questa medesima Sotto-specie appartiene,
fuori di dubbio, la già sovra citata Pisolite di
[Seite 509] Carlsbad in Boemia (Pisolithus: ted. Carlsbader
Erbsenstein), che rinviensi il più delle volte in
masse più o meno vistose, suscettibili talora di po-
litura, e compaginate tutte quante di globetti bian-
chi agglomerati, cadauno de' quali è grosso a un
di presso quanto può esserlo un pisello, e somi-
glia anche nella forma a questa maniera di civaja.
– Notisi però, che le Pisoliti propriamente dette
non sono da confondersi mai, nè da scambiarsi
colle Ooliti (ted. Roggenstein – Rogenstein),
delle quali ci tornerà opportuno di parlare al-
trove in progresso, e che, comunque siano an-
ch' esse formate d'una Calcarea carbonata, sem-
brano pure dover essere tutt' altra cosa.
SPECIE 7. Creta calcarea, od anche la Calce
carbonata cretosa, la Calce carbonata creta-
cea, detta talora trivialmente eziandio la Fa-
rina fossile, l'Agarico minerale, il Latte di lu-
na, o semplicemente la Creta, e via discorrendo
(Lac Lunae – Morochtus – Creta farinosa:
fr. la Chaux carbonatée crayeuse – la Chaux
carbonatée spongieuse – la Chaux carbonatée
pulvérulente – la Moëlle de pierre – le Lait
de Lune – la Terre calcaire spongieuse – la
Farine fossile – l'Agaric minéral: ted. der
Mondmilch – Montmilch – Bergmilch – Berg-
guhr – Bergmehl – Bergziger – die Mehl-
kreide: ing. the Rock-milk – mineral Agaric
– calcareous Chalk?) – Questa sostanza è
[Seite 510] bianca e massiccia, con una apparenza amilacea
e terrosa di grana fina, che la farebbe raffron-
tar quasi volentieri con una vera Creta magne-
siaca polverosa, cementata o tenuta su insieme
collegata, con poca acqua d'amido; sporca essa
molto di bianco le mani, ma riesce magra al
tatto, ed è ad un tempo leggerissima. – Rinviensi
questa in molti luoghi; ma, trasandandone gli al-
tri in silenzio, noi non ne citeremo che soltanto
il così detto Mondloch (in fr. le trou de la Lu-
ne) sul monte Pilato (ted. Pilatusberg) nel Can-
tone di Lucerna nella Svizzera.
Di questa stessa Creta calcarea sembra dover
essere una speciale ed a bastanza rimarchevole
varietà, quella maniera, secondo che si suol dire,
di Schiuma di terra, tutta quanta pertugiata e
leggierissima, ch' è conosciuta in Germania, tanto
sotto il nome di Glanzerde (che in toscano cor-
risponde a Terra lucente), quanto di Schaumerde
(per gli italiani appunto Schiuma di terra), di Ru-
bitz, dal nome della località presso a Gera, d'onde
traesi; la quale contraddistinguesi dall' altre Crete
calcaree sfarinabili, ma però non affatto farinose
o pulverulenle, segnatamente a motivo dell' ap-
parenza quasi talcosa, che suole aver sempre,
e d'un tal quale nitore argentino smontato, che
le è caratteristico nella sua bianchezza. Giovossi,
pel primo, di questa sostanza, un certo Lippert,
per levarne le tante impronte, ch'erasi egli procu-
[Seite 511] rato, dalle Corniole, e da altre consimili pietre
fine intagliate.
L'analisi, da Bucholz dataci, di tale sostanza, trove-
rassi riportata, coll'altre analisi degli Spati calcarei ec.,
nella prima delle già sopra ripetutamente promesse due
Tabelle generali analitiche e comparative, che terranno
dietro alla Pietra-porco, Specie 12, è anzi l'ultima delle
sostanze nel presente nostro Testo considerate sotto alla
qualificazione di Calci carbonate. – Agg. del T.
SPECIE 8. Creta, o la Creta propriamente
detta, o veramente la Calce carbonata compatta
cretacea anch' essa (fr. la Craie – la Chaux
carbonatée crayeuse – la Terre calcairé com-
pacte crayeuse: ted. die Kreide – weisse Krei-
de – Kalkkreide: ing. the Chalk) – Questa so-
stanza, d'apparenza terrosa a grana fina, ed in
massa consistente, sebben tenera molto, ma pure
alquanto più soda, che non soglia esserlo la pre-
cedente Creta calcarea, è bianca il più delle volte,
ed anzi candida, quasi senza nitore alcuno: lorda
molto di bianco le dita maneggiandola, ed al-
lappa fortemente alla lingua e alle labbra inumi-
dite. Il peso specifico mezzano ragguagliasene =
2525, e debbe contenere circa 0,43 d'Acido car-
bonico. Disseminata per entro alla massa di que-
sta Creta, rinviensi bene spesso la Focaja o il
Piromaco (ted. Feuerstein), siccome accennam-
mo già a pag. 91 di questo stesso nostro vol. V,
parlando appunto del Piromaco, che costituisce
la Specie 15 del Genere I de' Minerali litoidei o
[Seite 512] terrosi, racchiudente i Minerali a base di Silice,
come vi s'incontrano, non infrequenti, anche varie
petrificazioni spettanti ad animali marini, come
si suol dire, del mondo primitivo (in ted. der
Vorwelt). Del resto la Creta costituisce talora
di per sè sola, un terreno stratificato suo pro-
prio (in ted. bildet ganze Flötzgebirge), che con-
traddistinguesi precisamente da ogni altro terreno,
col nome di Terreno di Creta, come se n' ha
un esempio, tra gli altri non pochi, segnatamente
lunghesso le coste meridionali dell' Inghilterra, che
deggiono essere state in addietro cagione del no-
me di Albione (Albion), con cui denominarono
i Romani quell' Isola, in vista appunto della bian-
chezza del banco di Creta, onde sono formate1.
SPECIE 9. Pietra calcarea, od anche sempli-
cemente la Calcarea, o la Pietra da Calce, e
bene spesso poi il Marmo comune (Marmor: fr. la
Chaux carbonatée – le Marbre – la Pierre à
chaux – la Pierre calcaire: ted. der Kalkstein
– Marmor: ing. the Limestone – Marble) –
Questa Specie varia moltissimo, quanto al colore
[Seite 513] non meno, che quanto alla screziatura, al dise-
gno o alla distribuzione de' colori, che ne sono
bene spesso più d'uno: in generale non è tam-
poco translucida, o lo è tutt' al più pochissimo:
è sempre in massa compatta ed amorfa, ma su-
scettibile il più delle volte di levigatura o d'una
più o meno bella politura lucida, in conseguenza
appunto della quale, viene poi dessa distribuita
ne' varj così detti Marmi, che distinguonsi con
epiteti appropriati, a norma della varia finezza
loro, della bellezza de' loro colori, o della mi-
stura di questi.
Se ne possono ammettere le tre principalissime
Sotto-specie, che seguono qui ora, dipendente-
mente soprattutto, secondo che si suol dire, dalla
varia sua grana:
1. La Calcarea granulare, od anche la Cal-
carea saccaroidea, la Pietra calcarea granel-
losa, il Marmo statuario, o il Marmo salino (fr.
la Chaux carbonatée saccaroïde – le Marbre
salin – le Marbre saccaroïde: ted. körniger
Kalkstein – salinischer Marmor – Urkalkstein
– Glanzmarmor: ing. the granular Limestone
– statuary Marble ec.), ch' è bianca bene spes-
so, ed anzi talora candida affatto e lucente, o
d' un bianco di neve nitidissimo, ed in generale
poi unicolore, o non marmoreggiata, ed ostentante
almeno sempre colori pallidi: non è translucida,
se non tutt' al più in sugli spigoli, o a traverso de'
[Seite 514] lembi delle sue scheggie, ed è micante poi, per punti
o per laminette, in sulla spezzatura, precisamente
talora come può fare il salgemma, o anche lo
zucchero in pane fratturato; la grana però ne
può benissimo variare alquanto, dalla granulare
decisa, alla lamellare e perfino alla scheggiosa,
e così via discorrendo; e quindi è poi che i così
detti passaggi, o le transizioni, possono esserne,
da un lato, alla Calcarea massiccia assolutamente
amorfa, e dall' altro lato, alla Calcarea sempli-
cemente compatta. È rado assai che racchiuda
questa alcuna petrificazione derivante da'due re-
gni organizzati, ma quella di Carrara, cono-
sciuta quasi da per tutto sotto il nome di Mar-
mo di Carrara o di Marmo di Luni (Marmor Lu-
nense), contiene invece qualche volta, nelle sue
geodi, o nelle naturali sue cripte, alcuni niti-
dissimi Cristalli di rocca, o cristalli di Quarzo
jalino. – Si fa di questo un uso grandissimo,
come s'è fatto sempre, soprattutto nella scultura,
nella statuaria, e nelle opere le più vistose d'ar-
chitettura, giovandosi a tale effetto de' massi
più scelti e perfetti del così detto Bianco antico
de' Lapidarj italiani, di cui la qualità più pre-
giata d'ogni altra, fu presso agli antichi il famo-
sissimo Marmo Pario, o il Marmo bianco di
Paros, translucido a un di presso come la cera
imbiancata, e ragguagliantesi pel suo peso spe-
cifico = 28371.
2. La Calcarea fibrosa (fr. la Chaux carbo-
natée fibreuse: – le Spath calcaire fibreux –
la Pierre calcaire fibreuse: ted. der Faserkalk
– faseriger Kalkstein: ing. the fibrous Lime-
stone – Satin-spar), la quale è generalmente
bianca nel fondo, ma d'un bianco che non la-
[Seite 516] scia d'essere suscettibile di parecchj gradi, o di
numerose modificazioni, atti o tendenze, volgenti
però sempre ad altri colori pallidi. Trall' altre
diverse località conosciutene, una ne debb' essere
certo presso alla così detta Porta Westphalica1.
3. La Calcarea compatta, o anche la Calce
carbonata compatta, la Calce carbonata stra-
tificata, la Calcarea secondaria, la Calcarea
conchiglifera, o in fine la Pietra da calce pro-
priamente detta, e bene spesso poi ancora il
Marmo (Marmor: fr. la Chaux carbonatée com-
pacte – la Pierre calcaire compacte – la Pierre
à chaux – le Marbre, ec.: ted. der Marmor –
eigentlicher Kalkstein – dichter Kalkstein – e in
qualche luogo Mehlbaz: ing. the compact Lime-
stone – Marble, ec.), la quale, presa come
semplice Pietra da calce comune, o come quella
tal Pietra triviale e di grana grossolana, da cui,
col mezzo delle così dette fornaci da calce, traesi
abitualmente la calcina, suole in generale essere
d' un color grigio, suscettibile di non poche mo-
dificazioni sovra diversi altri colori più o meno
sbiadati; mentre in vece, quando è di grana fina,
e suscettibile quindi di politura (che in tal caso
piglia propriamente il nome di Marmo), è ca-
[Seite 518] pace di sfoggiare ogni maniera di colori, sem-
plici nel fondo ed uniformi, sebbene riesca an-
che variabilissimamente screziata a più colori,
dispostivi, come si suol dire, per tacche, per
pezze, per macchie, per fiamme, o per venature
e via discorrendo; a tale che viene quinci indi-
cata come marmorizzata, variegata, venuzzata e
simili, e qualificata allora sempre appunto col
nome, come sopra, di Marmo. Così, per esem-
pio, intendendo noi di menzionare i diversi Marmi
d' un color solo od uniforme, usiamo dire, che
i principali, tra i Marmi antichi, sono il giallo
antico, il rosso antico, il nero antico e così via
via; volendo ragionare de' Marmi antichi a due
colori, usiam dire, che sono il pavonazzo ed il
pavonazzetto, bianchi nel fondo, ma strisciati di
rosso pavonazzo, e simili; parlando di que' Marmi
antichi, ne' quali contatisi distintamente tre co-
lori, abbiamo, per esempio, il così detto Marmo
fiorito, che è bianco, ma fiammato di rosso e
di giallo; intendendo favellare di Marmi antichi,
ne' quali scorgansi quattro colori, abbiamo, per
esempio, il Broccatello, che è bianco ad un
tempo, e rosso, giallo e grigio, e così via di-
scorrendo; così del pari, tra i Marmi ostentanti
una qualche foggia rimarchevole o strana di di-
segni, abbiamo il Marmo dendritico, che i To-
scani chiamano Alberese od anche Alberino, ed
il Marmo ruiniforme, detto da' Toscani Citta-
[Seite 519] dino ruderato, Paesino, od anche Rimaggio ec.,
il quale passa già alla Marna litoidea, o alla Marga
dura (ted. Mergelstein); e così ancora, tra i
Marmi racchiudenti entro alla stessa loro pasta
qualche corpo estraneo, abbiamo i varj Marmi
portanti petrificazioni, come il sono le così dette
Lumachelle (ted. Muschel-marmor), i Marmi
contenenti Coralloliti (ted. Corallen-marmor),
e, fra gli altri, la così detta Pietra stellaria,
che a questi appunto appartiene. Alcuni ve ne
ha poi, che contraddistinguonsi co'nomi di Brec-
cia, o di Marmi breccie (ted. Breschen-mar-
mor), i quali sembrano non essere compagina-
ti, che di frammenti o rottami di diverse altre
ragioni di Marmi, insieme cementati, o collegati
da un cemento marmoreo anch' esso. Altri an-
cora ve n' ha, che sono più o meno manifesta-
mente misturati, compenetrati, o attraversati da
sostanze minerali magnesiache o talcose, e que-
sti, o riescono marmoreggiati, secondo che si-
suol dire, come il così detto Polzevera o Marmo
di Polzevera, già da noi citato qui sopra, a
pag. 445 di questo stesso nostro vol. V, nel parlare
del Serpentino, o riescono invece fiammati, come
scorgesi in quel bellissimo Marmo verde di porro,
ch' è notissimo sotto il nome di Cipollino anti-
co, ec. – Così in generale è da dire che, tanto,
la Calcarea compatta e grossolana, quant' anche
questa ragion di Marmi, sogliono aver quasi sem-
[Seite 520] pre scheggiosa la loro spezzatura, e in certo tal
qual modo schistoidea la compage; e tale è di
fatto la Pietra litografica di Pappenheim, o quella
Calcarea giallastra, compatta, grossolana, e fissile
o schistoidea in grande, che a Monaco in Ba-
viera, ed anche altrove, è stata recentemente im-
piegata per la litografia, o per istampare colla
pietra, e nella quale rinvengonsi impronte rimar-
chevolissime d'animali marini, che nel mondo
primitivo è da credere dovessero vivere, come av-
viene pur anche presentemente, fra i due Tropi-
ci. – Il peso specifico mezzano di queste so-
stanze calcaree ragguagliasi, in via approssima-
tiva = 2675, ed il passaggio il più comune
ne è alla Marna indurata o alla Marga litoidea
(ted. Mergelstein); e in fatto così è, per esempio,
di quella Calcarea stratificata antica, che in parec-
chj luoghi della Germania viene contraddistinta
col nome particolare di Zechstein1. Del rima-
nente questa medesima Calcarea compatta e gros-
solana, giuntivi ben anco i diversi Marmi, che
[Seite 521] le sono analoghi, o che le appartengono, costi-
tuiscono, in tutte, quante mai sono, le parti del
nostro Globo terracqueo, estesissimi terreni stra-
tificati, ed intiere ampie catene di monti (ted.
Flötzgebirgsketten), che comunemente nella parte
loro più esterna, ma non però con uguale fre-
quenza ad una molto ragguardevole profondità,
scorgonsi per entro disseminate di petrificazioni o
di sostanze presentemente fossili, che dovetter un
tempo appartenere a' corpi organizzati, e mo-
strano soprattutto in propatulo i gusci o le spo-
glie di molti animali marini, rimastivi per av-
ventura involti nelle epoche rimote d'un mondo
precedente o d'una creazione anteriore all' attuale.
Considereremo qui ora, come appartenenti alla
Calcarea comune compatta e grossolana, o alla
così detta Pietra da calce, anche le seguenti due
rimarchevolissime varietà, vale a dire:
a) La Oolite, detta anche talora l'Ammite, o il
Tufo Oolitico, o sia la Calce carbonata glo-
buliforme coagmentata compatta (Hammites:
fr. la Oolite – la Hammite – la Chaux car-
bonatée compacte globuliforme: ted. der Rogen-
stein – Roggenstein – schaaliger Kalkstein: ing.
the Roestone – oviform carbonated Limestone
– Oolite), la quale non è mai in conto alcuno
da scambiarsi colle Pisoliti, poco sopra già da noi
descritte a pag. 508 e 509 del presente nostro vol. V,
al tutto da quella diverse, e che apparisce compagi-
[Seite 522] nata tutta quanta di granellini globulari, tra di loro
a un di presso uguali di grandezza, ben di rado
testacei, o compaginati di gusci o zone concentri-
che, e per la figura loro rammentanti, più che
non altro, certe ova di pesce, costituenti ta-
lora masse così estese da formare intieramente
alcuni potentissimi banchi stratificati (ted. Flötz-
lagen) di Calcarea secondaria compatta, nella
quale stannosi quegli uovicini insieme collegati
mercè d'un cemento, ora affatto calcareo an-
ch' esso, ed ora marnoso o margaceo, onde ne
risulta poi in complesso una roccia (ted. Gestein)
soda ed a bastanza consistente1.
b) Tutte poi quell'altre Calcaree che, quanto
alla grana loro, somiglierebbono piuttosto ad una
Arenaria, com' è, per esempio, quella Roccia
calcarea di Petersberg presso a Mastricht, cono-
sciuta in Germania sotto i nomi di Saugkalk e
di Tripelkalkstein, la quale si è resa oggimai fa-
mosissima, a motivo delle tante racchiusevi petri-
ficazioni d'animali marini: com' è eziandio quella,
che suole chiamarsi Marmo arenaceo del Vesu-
vio, e com'è ancora finalmente quella roccia Cal-
carea granulare, ed anzi quella verissima Dolomia
antica, contenente quasi la metà del suo proprio
peso di Magnesia carbonata, che, trall' altre sue
località, rinviensi particolarmente nella così detta
Valle Levantina, e a Campo lungo in sul San
Gottardo, e vi serve come di madre roccia (ted.
Muttergestein), oltre che a qualche laminetta di
Talco verde, a quelle Tremoliti, alle belle Pi-
riti marziali parallelepipediche epigenie, alle su-
perbe rose di Ferro oligisto in isquame cristal-
line tempestate di cristalli di Titanio rutilo, al
Realgar minutamente cristallizzato, alle preziose
Tormalline verdi, e finalmente a' Corindoni ar-
mofani azzurri e rossicci, che appunto di quella
[Seite 524] località hannosi ora ne' Gabinetti d'Orittognosia,
Dolomia che, quando è ridotta in ispranghe, od
anche in lastre o tavole sottili, riesce d'ordina-
rio pieghevole ed elastica in modo a bastanza
sensibile. – (Il Trad.)
SPECIE 10. Marna, o la Marga, la Marna
calcarea, la Calcarea marnosa, o finalmente
la Calce carbonata argillifera, detta anch' essa
Marmo in qualche special caso, quale appunto
sarebbe quello del già sopra citato Alberese, od
Alberino di Toscana (Marga: fr. la Marne –
le Calcaire marneux – la Chaux carbonatée
argilifère: ted. der Mergel – Talkmergel –
Tutenmergel – Mergelkalk – Tuttenkalk –
Nagenkalk – Strutmergel – Duttenstein: ing.
the Marl – argillaceous Limestone, ec.) –
Questa serie di sostanze, che sogliono esser sem-
pre risultati d'una intima mistura di Calce car-
bonata, d'Allumina od Argilla, e di Sabbia, giun-
tovi pure ancora qualche altro principio, meno
essenziale come a dire, l'Ocra marziale ec.,
ostenta generalmente, nel fondo, un color grigio,
bene spesso variamente inclinante a diversi altri
colori, e non mai molto vivaci od appariscenti;
riescono desse quasi sempre opache o pochissimo
translucide anche in sugli spigoli più sottili, e
variano poi tra esse moltissimo, tanto in riguardo
alla coesione delle loro particelle, quanto ezian-
dio per la rispettiva loro sodezza o consistenza;
[Seite 525] caratteri questi, relativamente a' quali possono
benissimo le Marne tutte essere ripartite nelle tre
seguenti loro principalissime varietà:
a) La Marna terrosa (fr. la Marne terreuse
– la Marne friable: ted. die Mergelerde –
erdiger Mergel – Dungmergel: ing. the earthy
Marl), la quale può essere più o meno agevol-
mente sfacibile o poco coerente, riesce magra
sempre, e ruvida molto od aspra al tatto, divi-
desi nell' acqua, rimenandovela, ed è suscettibile
d'attrarre l'umido dall' atmosfera; in causa ap-
punto del che scompaginasi poi, ora più presto,
ed ora più tardi, a norma della diversa resi-
stenza, con cui può dessa resistervi. In ragione
del principio, che prevale nella sua composizio-
ne, può questa meritarsi i diversi nomi, di Marna
calcarea (in ted. Kalkmergel), di Marna agillosa
(in ted. Thonmergel1), od altri così fatti, ed
è poi capace di servire, con più o meno van-
taggio, adoprandola a foggia d'ingrasso o di con-
cime, per migliorarne le diverse qualità del ter-
reno, in riguardo all' Agronomia.
b) Il Toffo marmoso, od anche il Tufo mar-
gaceo, la Marna tuffacea (fr. le Tuf marneux:
[Seite 526] ted. der Mergeltuff – Tuchstein: ing. the Marl-
tuff?), che suol essere tenero, sotto o pochis-
simo coerente, fragile con tutta facilità, ed anzi
quasi friabile, perchè d'ordinario riesce tutto
quanto pertugiato, e d'una compage poco meno
che spugnosa; però, rimanendosi esposto all' a-
ria, s'indura esso sempre più, in vece di sfar-
visi, come succede talora ad altri Tufi o Toffi,
non, come questo, marnosi od argilliferi; la spez-
zatura del presente è per lo più d'aspetto ter-
roso. Consta desso quasi sempre di spoglie o di
vestigia di corpi o di sostanze vegetabili, che ne
riescono, come chi dicesse, intonacate od in-
crostate; e queste spoglie o vestigia vegetabili
sono soprattutto, in tal caso, o impronte di fo-
glie, o radici confusamente affastellate in gomi-
toli od anche altramente, od alla fine giunchi,
o cannuccie, le quali allora presentancisi poi
sotto quella curiosa forma, che in Germania le
ha fatte contraddistinguere co' nomi di Beinwell,
di Beinheil, di Bruchstein, di Knochenstein,
od anche di Beinbrech; nomi che, meglio ap-
propriati in vero qui, che nol fossero come si-
nonimi del precedente Toffo calcareo, ove pure
furono da me riportati, dal più al meno corri-
spondono tutti quanti al latino Osteocolla, e che
in toscano, ove già non si volesse ritenere del
pari Osteocolla, potrebbero tradursi in salda-
ossa, acconcia-ossa), ec.; in qualche luogo però rin-
[Seite 527] vengonvisi talora per entro sparse, oltre alle ri-
manenti sostanze organiche, anche alcune piccole
Conchiglie fluviatili, come altrove sonovi eziandio
alcune Conchiglie di mare calcinate; su di chè
veggasi quanto di correlativo accennammo di già
alla fine del § 231, e precisamente a pag. 16
del presente nostro vol. V. – Questo Toffo mar-
noso forma di per sè solo, qua e là in più luo-
ghi, banchi molto vistosi e potenti, che appar-
tengono sempre a que' più bassi terreni alluvio-
nali, ne'quali giaccionsi le reliquie, gli ossarj o
anche gl' intieri scheletri d'elefanti, di rinoce-
ronti, e d'altri così fatti animali terrestri, so-
liti a vivere costantemente fra i Tropici, e che
pure scavatisi o disotterransi al presente in tanta
copia, non solo ne' nostri climi più temperati,
ma perfino nella estrema Siberia, e sotto alla
Zona gelata boreale.
c) La Pietra, marnosa, od anche la Marna
indurata, la Marna dura, la Marga litoidea,
e simili (fr. la Marne endurcie – la Marne
dure – la Marne pierreuse: ted. der Mergel-
stein – verhärteter Mergel – Hammerkalk, e così
via discorrendo: ing. the Marl-stone – hard
Marl), la quale è soda e compatta, talora af-
fatto massiccia, ma pur qualche volta schistoidea
od anche fissile, e soprattutto poi, in tale ultimo
caso, bene spesso dendritica, o disegnata ad arbore-
scenze manganesiache; presentarsi dessa non gran
[Seite 528] fatto di rado eziandio in certi grumi, nidi, nu-
clei od arnioncini di strana forma, che in Ger-
mania diconsi Mergelnüsse (in italiano Noci
marnose, o Noci di marna), Mergelkügeln (Ar-
nioni di marna), e più trivialmente ancora Ing-
wersteine (quasi chi dicesse in toscano Marna
petrosa in forma di Radici d'Amomo), e via
discorrendo. La spezzatura di questa Marna li-
toidea mostrasi sempre terrosa al tutto, ed il
passaggio, o, secondo che si suol dire, la sua
transizione naturale si è, più che non ad altro,
alla Calcarea compatta semplice o non argilli-
fera.
Meritano bene, che siane qui fatta speciale men-
zione, tanto quella Marna litoidea arenifera (ted.
Sandmergelstein1), fosforescente per isfregamento,
che scavasi presso a Jena in Germania, quanto
eziandio quell' altra assai singolare Marna litoi-
dea, fratturata in posto, a foggia quasi di cubi
o di dadi, le rotture o screpolature rimaste fra
i quali furono poscia riempiute, e in qualche parte
anche ricolmate, da una Calcarea spatosa o se-
dimentaria grigia e compatta, di compage bacil-
lare, o composta di stanghette cristalline coade-
renti, la quale presentasi poi, in complesso, per
sferoidi irregolari compresse, o piuttosto per ar-
[Seite 529] nioni, grandi talora quanto può essere la testa
d' un uomo, e che, a motivo appunto di tali loro
strane figure e conformazioni, è conosciuta quasi
universalmente sotto il nome latino di Ludus
Helmontii, sebbene i Francesi la chiamino con
quello di Dés de van-Helmont, e gl' Inglesi col-
l' altro di Waxen-vein. Non fu rinvenuta finora
quest'ultima sostanza, che soltanto in poche lo-
calità, come sono, a cagion d'esempio, i din-
torni d'Anversa, la Franconia ec.
SPECIE 11. Schisto marno-bituminoso, od an-
che la Marna schisto-bituminosa (fr. le Schiste
marno-bitumineux: ted. der Kupferschiefer –
Metallschiefer – Fischschiefer – bituminöser
Mergelschiefer – schiefriger Stinkmergel –
Kroüterschiefer, e talora perfino Krausenschie-
fer: ing. the. bituminous Marlite – bituminous
Marl-slate). – Questa è una sostanza calcareo-
argillifera, più o meno sempre impregnata o com-
penetrata di bitume (ted. Erdharz); il più delle
volte è dessa d'un color grigio, volgente volen-
tieri al nero: non suole riuscir mai tampoco
translucida e, comunque bene spesso sparuta o
smontata, quanto al nitore, pure da quando a
quando, e soprattutto poi quella che è più nera
di colore, mostracisi lucente o almeno micante,
o qua e là parzialmente luccicante; la compage
ne suole per lo più inclinare, in grande, alquanto
alla schistoidea, od anche alla decisamente schi-
[Seite 530] stosa, e non è poi rado che vi s' incontrino,
sulle faccie, colle quali le lastre o le lamine ne
stanno a mutuo contatto, ora alcune impronte
di Pesci che stimatisi d'acqua dolce (ted. Süss-
wasserfischen); e tali sono appunto, trall' altre,
quelle di Riegelsdorf o Riechelsdorf, di Kupfer-
suhl, di Gerbstädt, di Burgoerner e di Eisleben
in Germania, ed ora alcune impronte di vege-
tabili, affatto diversi sempre da quelli, le vesti-
gia de' quali soglionsi rinvenire nell'Argilla schi-
stosa (ted. Schieferthon). Tutto che non con molta
frequenza, pure accade talvolta di trovare ezian-
dio in questo Schisto marno-bituminoso le ve-
stigia di corpi marini sconosciuti, ma che per
altro dovettero appartenere un tempo al regno
animale; e così è, per esempio, della così detta
Palma marina, o Medusa colossale fossile, o sia
dell' Elmintolito portentoso (Helmintolithus por-
tentosus di Linneo: in ted. Medusenpalme), che
rinviensi nello Schisto marno-bituminoso di Sve-
via. – Spesse volte questo Schisto medesimo tro-
vasi essere abbondantemente cuprifero, o ricchissi-
mo di Piriti di rame cristallizzate, ed è allora pre-
cisamente che può desso meritarsi a buon dritto il
nome di Schisto cuprifero, o quelli che abitual-
mente gli si danno in fatto, in tedesco, di Kup-
ferschiefer, in francese, di Ardoise cuivreuse,
ed in inglese, di slaty Copperore. Forma desso
talora da per sè solo strati o banchi molto rag-
[Seite 531] guardevoli, che possono anche da quando a
quando divenire oggetti importantissimi d'una
qualche speculazione mineralurgica più o meno
utile e proficua.
SPECIE 12. Pietra-porco, o anche la Pietra
fetida, la Calcarea puzzolente, e meglio poi
la Calce carbonata compatta, bituminosa e fe-
tida, giuntivi eziandio il Luccllano, e l'Antra-
conite o la Madreporite (Lapis suillus: fr. la
Pierre puante – la Pierre-porc – la Pierre
calcaire hépatique puante – la Chaux carbo-
natée fétide – la Chaux carbonatée hépatique
– la Chaux carbonatée bituminifère compacte
– la Madréporite – l'Antraconite – le Lu-
cullan: ted. der Stinkstein – Saustein – Stink-
schiefer – Lukullan – Anthrakonit – Madre-
porit – Madreporstein – Stinkspath – Kohlen-
spath – Leberspath, ec.: ing. the Swine-stone
– Stinkstone – bituminous Lime – e talora
eziandio the bituminous Marlite, come già, e a
molto miglior dritto, la Specie precedente). – Que-
sta sostanza, calcarea anch'essa nel fondo, è per
lo più grigia, ma può volgere benissimo, per
gradi, al giallastro, al bruno ed al nerastro;
non suole esser mai diafana, nè riesce alquanto
translucida, almeno in sugli spigoli, se non ben
di rado, e quasi anzi direbbesi, tutt'al più quando
la compage se ne mostri laminare o spatosa, e la
spezzatura n'è poi generalmente terrosa, ma ten-
[Seite 532] dente più o meno alla scheggiosa. Rinviensi questa
per l'ordinario massiccia, o in massa compatta,
affatto amorfa, ed in tal caso è le molte volte su-
scettibile di bellissima politura lucida, quanto il sia
qualsivoglia marmo più fino e pregievole, come
possono farne prova il così detto Nero antico,
il Portor, il così detto Nero di Varenna, o di
Como, ed altri moltissimi; per altro non è così
infrequente, che mostrisi dessa schistosa in grande
o fissile, come piuttosto rari riescono i casi,
ne' quali ostenti dessa una compage decisamente
spatica o laminosa, sebbene, per quello che già
ne dicemmo testè, alcuni pure ve n'abbiano, ed
uno, a cagion d'esempio, ne sia, tra gli altri
palmarissimo, quello dello Spato calcareo epatico,
o della Calce carbonata laminosa fetida de' din-
torni di Lisbona1, cui precisamente competono
a tutto diritto, in francese, i nomi di Spath cal-
caire hépatique, o di Chaux carbonatée lami-
naire fétide, in tedesco, quelli di Stinkspath
e di Leberspath, ed in inglese quello di Stink-
spar, e altri così fatti. – Tutte quante le Pie-
tre calcaree qui spettanti, hanno questo di par-
ticolare, che tramandano una puzza o un odore
[Seite 533] quasi analogo a quello del corno o dell' unghia
di cavallo che brucia, tanto spezzandole a colpi
di mazza o di martello, quanto eziandio raschian-
dole con qualche forza, e nelle varietà compatte
non è gran fatto difficile che rinvengami sparse
o disseminate le petrificazioni d'alcune vesti-
gia, o anzi delle spoglie manifeste, tanto d'alcuni
incogniti corpi marini, come sono, a cagion d'e-
sempio, le così dette Belemniti, le quali dovettero
appartenere al mondo primigenio, o forse ad una
Creazione precedente all' attuale, da che non si sa
che esistano più oggimai i loro analoghi viventi ne'
mari attuali, quanto eziandio di altri corpi terre-
stri, non meno che acquajuoli od anche Anfibj,
appartenenti all'uno o all' altro de'due così detti
regni organizzati della Natura, siccome scorgesi
particolarmente, per tacere d'altri esempj, che
pur molti se n'hanno, nella conosciutissima Cal-
carea schistosa fetida di OEningen (ted. OEnin-
ger Stinkschiefer).
Aggiunta del Traduttore alle Calci carbonate, che com-
prendonsi nel Testo tra la 1.a e la 12.a Specie del
presente Genere VII.
Coerentemente all' espresso impegno assuntomene già
fino dalla precedente pag. 490 di questo medesimo vol. V,
colla mia breve Aggiunta allo Spato calcarco del Testo,
e riconfermato poi con altre successive, come potrà scor-
gersi anche finalmente qui poco addietro alle pag. 497 e
501, m'è forza riparare qui ora alle ommissioni, da me fatte
[Seite 534] nella versione dell'originale, delle pochissime analisi chi-
miche, che ci diè il Blumenbach, d'alcune appunto di
tali sostanze, che tutte quante sono Calcaree carbonate, e
adoprerommivi colle mie qui unite I,a, e II.a Tabelle gene-
rali analitiche e comparative, racchiudenti le analisi, forni-
teci da varj Autori, di un buon numero delle sostanze che,
considerate orittognosticamente, corrono sotto i diversi nomi
di Spati calcarei, Calci carbonate, Crete calcaree, Calca-
ree schistose, Dolomie, Antraconiti, Brunispati, Spati
magnesiani, Calcaree spatose fetide o bituminose, Ar-
rogoniti ec. Nell' atto però di prestarmi ad un tale uf-
ficio, penso che non possa, se non tornare gradito agli
studiosi della Mineralogia, il mio soggiugnere qui ora
ulteriormente, quand' anche ciò non fosse, che in via di
mera abbondanza, alcun riflesso, che valga almeno a
tenerli meglio in giornata delle non al tutto spregievoli
vedute, dietro alle quali potrebbono, per avventura, le
Calci carbonate tutte quante ordinarsi con un metodo, ad
un tempo più semplice, più chiaro e più esatto, di quello
che effettivamente nol sia quello che il nostro Testo ce
ne propone.
Starà intanto che, in complesso, tutte le Calci car-
bonate, siano poi desse massiccie, amorfe, granulari,
lamellose, fibrose, spatiche o laminose, schistose o fis-
sili, o siano decisamente cristallizzate, siano desse pure
bianche candide, o siano veramente colorate, perchè mi-
sturate più o meno intimamente e copiosamente con parec-
chie sostanze, come a dire, colla sabbia quarzosa in grani
(il Grés di Fontainebleau), colla Silice minutissima
(la Conite), colla Allumina (le Marne o Marghe –
alcune Ooliti – il Calp degli Inglesi – certi Marmi,
come, per esempio, il così detto Paesino – i Ludus
Helmontii – e simili), colla Magnesia (le Dolomie –
lo Spato magnesiano – l'Afrite o Schiuma di terra
[Seite 535] – il Guhrofian – lo Schieferspath), col Ferro e col
Manganese (il Brunispato – ed altri), col Bitume e
coll' Antracite (lo Stinkspath – lo Stinkstein – lo
Schisto marno-bituminoso – il Kupferschiefer – la
Calcarea nera o il Marmo nero antracitifero di Va-
renna sul lago di Como – il Lucullano – il Portor
– l'Antraconite – la Madreporite – la Tartufite del
Vicentino – la Calcarea stratificata o secondaria gra-
no-lamellosa e solfo-bituminifera delle Colline della
Stradella – ec., ec.), e così via discorrendo; starà, io di-
ceva, che debbono desse, tutte quante, avere in comune
i caratteri, 1.° di tendere, cristallizzandosi, a forme de-
rivabili dal romboedro, che n' è sempre il solido fon-
damentale o la forma moleculare: 2.° di sfregiare il
Gesso, e d'essere sfregiabili dallo Spato fluore: 3.° di
non essere solubili nell' acqua: 4.° di sciogliersi poi in-
vece più o meno compiutamente, e bene spesso senza
lasciar residuo sensibile, ma con effervescenza e riscal-
damento, ora maggiori, ed ora minori, nell' Acido ni-
trico: 5.° d'essere infusibili bensì, di per sè sole, al can-
nello, ma di perdervi sensibilmente in peso, e di ridur-
visi col tempo in Calce caustica o, come si suol dire,
in Calcina, la quale sfiorisce poi in breve o si sfarina:
6.° d'essere elettrizzabili positivamente per mezzo dello
sfregamento, e talora perfino colla semplice pressione
della mano, come succede nel così detto Spato d'Islanda, e
7.a di pesare specificamente da 2300 fino a 3200. – Alcune
ve n'ha poi eziandio, e tale è il Brunispato, che al cannello
si fanno brune, come altre ve n' ha, che fosforeggiano,
spruzzandone la polvere sopra un ferro rovente; e così
fanno appunto le Calci carbonate magnesifere, quali sono
le Dolomie – la Miemite – lo Schistispato ed altret-
tali.
Stabilito per tal modo, sotto il nome di Calce car-
[Seite 536] bonata, diremo, il tipo d'una novella e più acconcia
sistemazione delle varie sostanze, che hannosi da pigliar
qui in ispeciale considerazione, si potrà agevolmente
trarne, secondo il Leonhard, come altrettante Specie,
quasi direbbesi, naturali, le cinque seguenti, vale a dire:
1.a La Calce carbonata spatica lamellosa, quale la
abbiamo già descritta nella Specie 1.a, Spato calcareo,
o Calcarea spatosa del Testo, comprendente appunto,
tanto il così detto Spato d'Islanda, quanto il Grés di
Fontainebleau, ma giuntovi ben anche lo Stinkspath
de' Tedeschi, o la Calce carbonata lamellosa o spatica, e
bituminifera, quale si è quella di Garphytta, di cui ab-
biamo recato nella 2.a delle nostre due qui unite Tabelle
analitiche, l'analisi fattane da Hisinger e Berzelius, e quale
si è eziandio quella, che rinvenghiamo tratto tratto anche
tra di noi, per masse cristalline di forme quasi indeter-
minabili, di colore giallo-bruniccio, in varie località so-
prattutto de'monti di Calcarea Alpina e di Lias, che co-
stituiscono il bacino del nostro Lario, presso a Como, come
per esempio, a Moltrasio, presso ad Argegno, e ne'dintor-
ni di Morbio, lunghesso l'alveo del torrente Breggia presso
Cernobbio; giuntavi pure la qui sopra citata Calcarea gri-
gia grano-lamellosa e stratificata solfo-bituminifera ed emet-
tente un deciso odore non ingrato di Nafta, che trovasi in
posto alla Stradella, e giuntevi poi eziandio quelle tali va-
rietà di Madreporiti, Antraconiti e Lucullani, che ricono-
sconsi, anche a prima giunta, come, almeno in parte, spa-
tose, perchè costituite qua e là di laminette, di fibre o di
stanghette faccettate e manifestamente cristalline; men-
tre io non posso esser d'avviso, che stiano bene riuni-
te, come nel Testo sono, nella Specie 12.a queste so-
stanze Calcaree bituminifere, ostentanti una compage la-
mellosa e in qualche modo cristallina, co' Marmi neri
bituminosi od antracitiferi, e fetenti allorchè spezzansi,
[Seite 537] come possono esserlo il Portor, il Nero antico, il Nero
di Vareuna, il Lias di Moltrasio, ed altre così fatte so-
stanze, calcaree bensì, ma affatto pietrose o litoidee, e
suscettibili di politura lucida, quanto quale altro mai vo-
gliasi più bel marmo;
2.a La Calce carbonata spatica fibrosa, in quanto stia
dessa compresa nel Toffo calcareo fibroso, varietà 2.a
della Specie 6.a del nostro Testo, e giuntevi, oltre ad
alcune maniere del così detto Flos ferri ivi già rammen-
tato, anche tutte quell' altre varietà di Calci carbonate
spatiche e fibrose, che pare non possano assolutamente
appartenere alle Arragoniti, perchè l'analisi fattane le
ha documentate oggimai affatto mancanti di Strontiana;
ma non compresavi, per altro, mai in conto alcuno, quel-
l'altra Calcarea bianca di compage fibrosa, ma non perciò
spatica, a quanto sembra, della quale l'Autore del nostro
Testo, che la indica come provegnente dalla Porta
Westphalica, volle formare la 2.a varietà della di lui
Calce carbonata litoidea, o Calcarea marmo, che viene
ad essere la Specie 9.a del medesimo Testo;
3.a La Calce carbonata granulare o saccaroidea, o il
Marmo salino, corrispondente alla 1.a varietà della qui
sopra mentovata Specie 9.a del nostro Testo, e compren-
dente il Marmo statuario bianco antico di Paros, quello
di Carrara, la nostra Calcarea primitiva rossiccia del
Duomo, che traesi dalle cave della Candoglia e d'Orna-
vasso sul fiume Toce, valle di Vogogna in Piemonte,
quella di Crevola sulla strada del Sempione, onde trag-
gonsi le superbe colonne del grande Arco della Pace,
che stassi qui costruendo attualmente, di fronte al Ca-
stello di Milano, fuori della Porta Tenaglia, e quelle
eziandio, per tacer d'altre, che ci offrono Musso, Sant'
Eufemia e Piona sul Lario;
4.a La Calce carbonata compatta, secondaria, grosso-
[Seite 538] lana e massiccia, quali sono le varie Pietre da calce ed
i Marmi più comuni o triviali, e questa come sta già
descritta nella Calcarea compatta, varietà 3.a pur sempre
della medesima Specie 9.a del Testo, da cui non sottrar-
remmo volontieri, se non il Paesino, o il Marmo cittadino
ruderato di Toscana, che ci sembra essere, ben più che
altro, una Calcarea marnosa o una Marna indurata, ed i
Marmi composti di Calcarea bianca e di Serpentino, come
il Porto Venere, il Verde di Varallo ed altri così fatti,
atteso che la porzione loro calcarea è sempre piuttosto
grano-lamellosa e salina o saccaroidea, che non sempli-
cemente compatta, massiccia e grossolana, come pur sembra
che nel caso qui richiederebbesi. – Come appartenenti
a questa medesima Calcarea compatta o grossolana, pos-
sono inoltre considerarsi varie sostanze, nel fondo formate
di Calce carbonata, e a quella analoghe molto per la
loro origine, ma che forse tornerebbe meglio di guar-
dare con occhio geognostico, più che non con occhio orit-
tognostico, quali sono, a cagion d'esempio il Mergelschie-
fer, il Kupferschiefer o il Fischschiefer de' Tedeschi,
o lo Schisto marno-bituminoso, costituente la Specie 11.a
del nostro Testo, il loro Stinkstein o Saustein, o la
Pietra-porco, la quale ne forma la Specie 12.a, l'Antra-
conite, la Madreporite, e il Lucullano o la Lucullite, le
quali altra cosa in fatto non sono, se non Calci carbo-
nate bituminifere e carbonifere, secondarie, bacillari e
fascicolari od anche compatte, la precitata Tartufite del
Vicentino, ch' è oggimai riconosciuta per una Madrepora
fossile, la famosa e superba Lumachella opalizzante di
Carintia, il Saugkalk, o Petersberger Tripelkalkstein de'
Tedeschi, la Pietra litografica di Pappenheim, le varie
Marghe o Marne, tra le quali, come ho detto, debbe con-
numerarsi il Paesino di Toscana, e quindi poi il così detto
Marmo arenaceo del Vesuvio, i Ludus Helmontii, le
[Seite 539] Ooliti, e fors'anche le Pisoliti, lo Sprudelstein de' Te-
deschi, i nostri Confetti di Tivoli, la Trizia di Radico-
fani, e tutti poi, quanti mai sono, i Toffi calcarei, il
Travertino della bassa Italia, le Stalactiti, le Stalag-
miti, le Goccie, gli Alabastri calcarei, e simili;
5.a E finalmente la Calce carbonata terrosa, compren-
dente ad un tempo le varie Crete calcaree, come si è
quella che costituisce nel Testo la Specie 8.a, ed il Latte
di Luna o la Farina fossile, com' è quella che ne forma
la Specie 7.a
A queste 5 distinte Specie di Calci carbonate, rimar-
rebbono allora da aggiugnersi, in via d'Appendice:
a) lo Spato magnesiano, che forma nel Testo la 5.a
Specie;
b) la Dolomia, che appena vi è rammentata nella
2.a sotto-varietà della Calcarea compatta, varietà 3.a della
Calcarea marmo;
c) la Calce brunescente che, unicamente come Bru-
nispato, forma la Specie 3.a del Testo;
d) lo Schistipato o lo Schieferspath, che forma, nel
nostro Testo medesimo, la Specie 3.a;
e) la Schiuma di terra, il Talco terroso di Gera, o
l'Afrite, rammentata nella Specie 7.a del Testo;
f) il Guhrofian de' Tedeschi, o la Gurhofite dei
Serpentini di Gurhof nell' Austria, che non è altro, se
non una Calce carbonata magnesifera compatta, rara-
mente cellulosa, d'un color bianco, che volge volontieri,
quando al giallognolo, e quando al verdiccio, più o meno
smontata sempre di nitore, avente concoidea appianata
la sua spezzatura, translucida a mala pena qualche volta
in sugli spigoli, e diffondente un odore terroso magne-
siaco, allorchè avvenga che vi si fiati sopra a bocca
aperta;
g) e finalmente la Conite o il Silicicalce, che deb-
[Seite 540] b' essere una triplice intima mistura di Calce e Magne-
sia carbonate e di Silice, dura a segno di sfregiar assai
bene il vetro, e di dare anche scintille al battifuoco, non
effervescente a freddo, se non a grande stento, cogli aci-
di, eziandio quand' è ridotta in polvere, e solo un po'
più agevolmente, a caldo, nell'Acido nitrico, nel quale
alla perfine poi disciogliesi in parte, lasciandovi un re-
siduo siliceo. Questa sostanza calcarea, compatta sem-
pre ed assolutamente massiccia ed amorfa, a meno che
non sia, o in forma di goccie, o, come pur talora suc-
cede, modellata in falsi cristalli, o piuttosto in forma,
direi quasi, d'una maschera d'altri cristalli, segnatamente
quarzosi, rinvenutasi per la prima volta a Giellebeck
presso a Drammen in Norvegia, ma che fu poscia trovata
pure a Freyberg in Sassonia, a Frankenhayn in sul
pendìo orientale del monte Meisner nell'Assia, in Islan-
da, ed anche altrove, e della quale abbiamo noi pure
un possente filone, mostrantesi, quasi sotto forma d'un
banco orizzontale, nel così detto Granito dell' Orrido di
Bellano sul Lario, suol essere d'un colore grigio di
fumo, che volge, ora al plumbeo, ora al giallastro o al
verdiccio, ora all' azzurrognolo e talora perfino al rossic-
cio, è quasi sempre d'un nitore piuttosto sparuto, smorto
o smontato, è a pena di rado alcun poco translucida in
sugli spigoli, e la spezzatura ne riesce per lo più disu-
guale, concoidea e scheggiosa, ma di grana fina assai.
B) Calci solfate (fr. les Chaux sulfatées:
ted. schwefelsaure Kalkarten: ing. the sulpha-
ted Limes).
Le varie sostanze appartenenti a questa se-
conda divisione del presente nostro Genere delle
[Seite 541] Calci, considerandole così all' ingrosso, riescono
analoghe molto, sotto parecchi riguardi, alle Calci
carbonate, da noi già contemplate nella prima
sua divisione a); ma, caeteris paribus, se ne di-
stinguon desse segnatamente per la durezza, che
suol esserne sempre di gran lunga minore.
SPECIE 13. Spato gessoso, od anche il Gesso
laminoso, il Gesso spatico, la Calce solfata
laminosa, la Selenite, e talora, assai trivialmente,
lo Specchio dell'Asino, e quando è cotto, per gli
Italiani, la Scagliola (Selenites – Speculum asini
– Speculum Mariae: fr. le Gypse spathique –
la Sélénite – la Glace de Marie – la Chaux
sulfatée laminaire – la Chaux sulfatée cristal-
lisée – la Chaux hydro-sulfatée: ted. der Gyps-
spath – Gyps-spath – Seleint – Fraueneis –
Marienglas – Frauenglas – blättriger Gyps
– prismatoidisches Gyps-haloid: ing. the Sele-
nite – sparry Gypsum). – Questa Specie è
bene spesso limpida e quasi affatto scolorata,
ove sia cristallizzata, ma però può volgere ta-
lora più o meno al bianco, al grigio di fumo,
al giallo di miele, al roseo, al carnicino, al
rosso, al bruniccio, e via discorrendo; per altro
suol esser dessa quasi sempre almeno translucida;
il nitore ne ha per lo più un cotal poco del per-
laceo o madreporino, e la compage ne riesce
costantemente laminosa o spatica, secondo che
si suol dire in forma tecnico-scientifica; i fram-
[Seite 542] menti, e i piccoli saggi ne sono d'ordinario,
come chi dicesse, duttili alquanto o pieghevoli,
ma non sogliono poi essere dotati mai d'alcuna
forza elastica, che valga a ricondurli precisamente
alla figura medesima, che aveano prima d'es-
sere stati così ad arte storti o piegati; col ta-
gliente d'un coltello si può separarne le lamine,
e con una punta metallica poi, non solo, ma per-
fino coll' unghia, si riesce assai facilmente a
scalfirne o a sfregiarne le faccie cristalline ni-
tide e lucenti, che tosto allora mostrano bianca
e polverosa la scalfittura o il luogo, ove fu fatto
lo sfregio, appunto come succede d'alcuni Tal-
chi, che però sono ancora più teneri del Gesso,
a tale che questo basta effettivamente a scalfirli.
È cosa comune a bastanza l'incontrarsi in de-
positi naturali di Gesso spatico o laminoso, in
complesso amorfo affatto e massiccio; ma non è
d'altronde raro tampoco il rinvenirlo in masse
cristalline, o cristallizzato in druse, talora visto-
sissime, od anche in cristalli, or isolati, ora ag-
gemellati in varie foggie, ed ora complessi a pa-
recchi insieme, di forma, quando lenticolare,
quando tabulare, o prismatica trapezoidale a
canti vivi aguzzi molto, e quando, sebbene ciò
non avvenga se non assai raramente, in prismi
aventi otto lati, e terminanti in una acumina-
tura ad otto faccette anch' essa, e così via di-
scorrendo, o, in una parola, sotto varie forme,
[Seite 543] derivabili tutte quante dal prisma rettangolare ob-
bliquo, che debb' esserne la forma fondamenta-
le. – Il peso specifico se ne ragguaglia per lo
meno = 2260, ma può giugnerne fin anche a
2400. – Questo Gesso mostrasi elettrico positi-
vamente per via di sfregamento, e non mai per
via di riscaldamento, ed i frammenti gettatine sul
fuoco, vi fosforeggiano debolmente; gli acidi non
lo attaccano per niente; passa desso per quasi
insolubile nell' acqua, ma il fatto dimostra che
l'acqua può contenerne benissimo 1/460. Al can-
nello finalmente esso di per sè solo decrepita, se non
che poi alla lunga fondevisi parzialmente, almeno
sugli spigoli, in una fritta bianchiccia, o in uno
smalto, che in fra breve risolvesi poscia in pol-
vere, ed in generale si può dire che, quando
è puro, e nitidamente cristallizzato1, esso con-
tenga =
SPECIE 14. Gesso sedimentario, o il Gesso
incrostante, il Gesso stalagmitico, il Gesso
stalactitico, o finalmente la Calce solfata in-
crostante (fr. la Chaux sulfatée sédimentaire
– la Chaux sulfatée incrustante – le Gypse
stalactitique: ted. der Gyps-sinter: ing. the Gyps-
sinter – stalactitical Gypsum). – A quel modo
medesimo, che incontrasi talora, come già dicem-
mo, la Calce carbonata rigenerata in forma di
goccie, di stalactiti o di stalagmiti (ted. als Tropf-
steine), o in forma d'incrostazioni toffacee (ted.
als Rindenstein), o finalmente in forma quasi
d'una fioritura (ted. als Ueberzug) sopra tem-
pestata ad altre sostanze minerali o ad altri corpi,
quali ch' essi si siano, così appunto rinvengonsi
da quando a quando esemplari consimili di Sta-
lactiti, Stalagmiti, Incrostazioni o Sovratempes-
tature gessose, le quali, ora riescono di compage
fibrosa, ed ora riescono onninamente dense, stir-
pate, massiccie e compatte, ed emulano in que-
st' ultimo caso a bastanza da vicino quello che
chiamiamo Alabastro.
SPECIE 15. Gesso farinoso, od anche la Calce
solfata pulverulenta, miracolosa o selenitosa,
o la Calce solfata farinosa, e talora perfino
la Farina fossile (Farina fossilis: fr. la Fa-
rine fossile – la Chaux sulfatée terreuse – la
Chaux sulfatée farineuse – la Farine fossile –
le Gypse farineux – le Gypse terreux – le
[Seite 545] Gypse pulvérulent – le Guhr gypseux: ted. der
Gypsmehl – mehliger Gyps – Gypsguhr –
Himmelsmehl: ing. the farinaceous Gypsum –
earthy Gypsum). – Questa sostanza, sebbene
gessosa, accostasi moltissimo, quanto almeno
all' esterna sua apparenza, al così detto Latte di
luna, o alla Farina di montagna, che, come
notammo a suo luogo, è una vera Calce carbo-
nata fariniforme, ed è, appunto come quest'ul-
tima, bianca candida, talora quanto possa esserlo
la neve, ma però suscettibile di volgere più o
meno al grigio e anche a qualche altro colore;
suol essere sempre farinosa o pulverulenta, come
importano gli stessi nomi applicatile; ma non rin-
viensi poi mai altrove, che nelle cripte o nelle
screpolature che incontransi ne' terreni di Gesso.
SPECIE 16. Gesso litoideo, o anche il Gesso
compatto, la Calce solfata compatta, massic-
cia o petrosa, e bene spesso poi l'Alabastro,
o l'Alabastro gessoso (fr. le Gypse compacte
– la Chaux sulfatée compacte: ted. der Gyps-
stein: ing. the Gypsstone – compact Gypsum –
massive Gypsum). – Questa maniera di Gesso,
petroso affatto, è per lo più d'un colore bianco-
grigiastro, sporco talora di qualche altra tinta, di
rado vivace o vistosa molto od appariscente;
riesce bene spesso translucida, almeno in sugli
spigoli o su i lembi delle sue scheggie, ed è poi
sempre amorfa e massiccia, ch' è quanto dire
[Seite 546] non suole, nella compage, nè in sulla spezzatura,
mostrarsi mai decisamente spatica o laminosa,
com' altri Gessi fauno. – Può un tale Gesso
considerarsi a bastanza acconciamente riparabile
nelle tre seguenti varietà sue principalissime:
1. Il Gesso lamellare, o il Gesso scaglioso,
e talora poi volgarmente, in Italia, quando è cotto,
la Scagliola, o anche la Calce solfata lamel-
losa (Gypsum lamellosum: fr. le Gypse écail-
leux – le Gypse lamelleux – la Chaux sul-
fatée lamellaire: ted. der Gyps – schuppiger
Gyps – Gypsstein – ed anche in qualche speciale
località, tutto che poi troppo male a proposito,
der Kalk: ing. the Gypsum – scaly Gypsum),
che d'ordinario è grigio di fumo, ma può vol-
gere a diversi altri colori, e tra gli altri, al
rosso, fino a riuscirne rosso di mattoni o lateri-
zio: non suol essere se non poco translucido,
ed ha scheggioso-lamellosa la sua spezzatura. Il
peso specifico se ne ragguaglia prossimamente =
2167, e dall'analisi, che Kirwan ne instituì, ri-
sulterebbe composto =
È desso talora più o meno intimamente mistu-
rato con altre sostanze, disseminatevi per entro,
ora in particelle indiscernibili (come, in alcuni
[Seite 547] casi colla Silice, colla Calce, l'Argilla, l'Ocra fer-
ruginea e simili), ora per parti, anche vistose mol-
to (come, col Quarzo, a Wisbaden ed altrove, col-
l'Hornstein, a Montmartre presso Parigi, e via di-
scorrendo), ed ora perfino con cristalli più o
meno perfetti di sostanze orittognostiche, dal Gesso
diversissime, e pure concresciute senza dubbio
seco (come succede, della Boracite, nel Gesso di
Luneburgo, della Arragonite, nel Gesso di Mo-
lina nell' Arragona, ed in quello di Mingranilla
nel reame di Valenza, del Quarzo rosso san-
guigno in cristalli isolati, che corrono attorno co-
munemente sotto l'incompetente nome di Gia-
cinti di Compostella, il quale debbe trovarsi esso
pure in un Gesso dell'Arragona in Ispagna, del
Quarzo rosso chiaro, parimenti in cristalli iso-
lati, tanto nel Gesso roseo di Recoaro nel Vi-
centino, quanto anche nel Gesso bianco rossic-
cio di Melide presso Lugano, del Quarzo gri-
gio gialliccio dodecaedro, che rinviensi frequen-
tissimo in una Gessaja ch'è presso a Siena in To-
scana, e via discorrendo), come con qualche al-
tra sostanza ancora. – (Il Trad.)
2. Il Gesso fibroso, od anche il Gesso stria-
to, o la Calce solfata fibrosa e sericea (Gyp-
sum fibrosum – Lapis inolithus – Stirius: fr.
le Gypse fibreux – le Gypse strié – le Gypse
soyeux – la Chaux sulfatée fibreuse-conjoin-
te: ted. der Fasergyps – Strahlgyps – fasri-
[Seite 548] ger Gyps – Federgyps – Federweiss – fase-
riger Gypsstein – Katzenstein: ing. the fi-
brous Gypsum – striated Gypsum), il quale è
il più delle volte d'un bellissimo colore bianco
candido, ed in tal caso è molto translucido, ma pur
suscettibile di volgere anche a qualche altro colore
dilicato, or rosso ed ora gialliccio, massiccio e
compatto bensì, ma striato e di compage fibrosa, a
fibre, od anche a stanghette cristalline, ora dritte
distese e fra esse parallele, ed ora curvilinee ed
intrecciate, apparenti manifeste in sulla sua spez-
zatura trasversale, e d'ordinario nitente poi di
una più o meno splendida lucentezza madrepo-
rina o perlaceo-sericea; è desso talora fragilis-
simo ed anzi friabile, e non suol formare, se
non straterelli piuttosto sottili, ragguagliandosene
il peso specifico prossimamente = 2305.
3. Il Gesso litoideo compatto, o la Calce
solfata granulare massiccia, od anche il Gesso
petroso, il Gesso granulare, la Pietra-gesso,
o l'Alabastro propriamente detto, l'Alaba-
stro gessoso, e talora anche l'Alabastrite (Gyp-
sum densum: fr. le Gypse granulaire – la Chaux
sulfatée compacte granulaire – l'Albâtre – l'Al-
bâtre gypseux: ted. der Alabaster – dichter
Gypsstein – schuppiger Gypsstein – körniger
Gyps: ing. the granular Gypsum – compact
Gyps-stone – Alabaster?), che riesce il più delle
volte, anch'esso come il precedente, d'un bianco
[Seite 549] candido abbagliante, non però senza la possibilità
che volga esso eziandio a diversi altri colori oscuri,
e torbidi d'ordinario od impuri, fino inclusi-
vamente al nerastro, screziato talora, venato,
marmoreggiato, ec., ma molto translucido poi,
almeno nella parte che ne è bianca; il nitore
n' è sempre sparuto o smorto, e la spezzatura
suole starne tra la scheggiosa e la terrosa.
SPECIE 17. Anidrite, od anche la Muriaci-
te, la Karstenite, la Calce solfata anidra,
e talora eziandio la Fengite, la Volpinite, il
Bardiglione, o il Bardiglio gessoso di Ber-
gamo (fr. la Anhydrite – la Muriacite – la
Karsténite – la Chaux sulfatée prismatique –
la Chaux sulfatée anhydre – la Vulpinite, e
per taluni la Phengite: ted. der Anhydrit –
Muriazit – Muriacit – Karstenit – wasser-
freyer Gyps – prismatisches Gyps-haloid –
Phengit: ing. the Anhydrite – Muriacite –
anhydrous Gypsum – Cube-spar – Vulpinite).
– Questa foggia particolare di Gesso, che si
trova essere mancante sempre d'una porzione di
acqua di cristallizzazione, facendone confronto,
sotto questo riguardo, co'rimanenti Gessi, sfre-
gia costantemente, non solo il Gesso laminoso,
ma eziandio lo Spato calcareo, ed è suscettibile di
un elettrizzamento, come si suoi dire, positivo,
per mezzo dello sfregamento, e non mai per ri-
scaldamento; ridotto in bricioli, se venga get-
[Seite 550] tato in sulle brage, vi fosforeggia leggiermente, e
trattato poi al cannello, non vi perde quasi mai
niente del proprio peso, nè suole cangiarvi altra-
mente la propria forma, che decrepitandovi alquan-
to, quando almeno la compage siane spatosa, e sfa-
cendovisi in frammenti per lo più parallelepipe-
dici. Il peso specifico suole ragguagliarsene =
2700, sebbene per altro possa giugnerne finan-
che a 3000. – (Il Trad.)
Questa Anidrite comprende segnatamente le
due distinte seguenti fogge o Sotto-specie di Calci
solfate, che è facile assai il riconoscer tosto da
tutte l'altre, o sia da' Gessi propriamente detti,
non meno, come è detto testè, dal mancar desse
quasi sempre di gran parte dell' acqua di cri-
stallizzazione, che hanno sempre questi ultimi,
di quello che dallo stesso aspetto loro comples-
sivo abituale, o dalle esteriori loro apparenze;
sono desse:
1. L'Anidrite spatica, o la Muriacite lami-
nosa, detta anche talora lo Spato cubico, il
Gesso anidro-spatoso, la Calce solfata anidro-
laminosa, la Calce solfatina (fr. le Gypse anhy-
dre laminaire – la Muriacite spathique – la
Chaux sulfatine – la Chaux sulfatée anhy-
dre laminaire – le Spath cubique – e talora,
tutto che assai meno acconciamente, la Soude
muriatée gypsifère et anhydro-sulfatée: ted. der
Anhydritspath – Würfelspath – späthiger
[Seite 551] Anhydrit – späthiger Muriazit: ing. the Cube-
spar – sparry Anhydrite – sparry Muria-
cite, ec.), la quale è bene spesso di color bianco
latteo, volgente più o meno al grigio, all' azzur-
rognolo ed al rossiccio, ma assai più di rado
poi al rosso carnicino ed al violetto; suol esser
dessa molto translucida, dotata d'un nitore perla-
ceo rammentante la così detta Madreperla tratta
a politura: dimostra manifestissimo, nella sua coni-
page, un triplice andamento, quasi rettangolare
(ted. ein dreyfacher rechtwinklighter Durch-
gang der blätter – ed in fr. un triple clivage
en angles presque droits de ses lamelles) delle
lamelle, ond'è formata tutta quanta, e riesce,
appunto nel senso di tali tre distinte serie di su-
ture o giunture naturali corrispondenti a' tre an-
damenti delle sue laminette o molecole lamel-
liformi, non solo divisibile con facilità, ma per-
fino fragile. Il peso specifico suole generalmente
ragguagliarsene = 2964. – Trall' altre varie
sue località, questa Anidrite spatica rinviensi ezian-
dio, per entro al Salgemma, nelle saline di Sa-
lisburgo, e in quelle del Cantone di Berna in
Isvizzera. Vauquelin ce ne fornì un' analisi, che
troverassi riportata, unitamente a parecchie al-
tre analoghe, nella Tabella analitica e compara-
tiva de' Gessi, delle Anidriti e simili, che si è sti-
mato opportuno qui ora di produrre nell' Ag-
giunta, che nella presente edizione italiana terrà
[Seite 552] dietro immediatamente al seguente Gesso epatico
litoideo, Specie 18 di questo medesimo Gene-
re VII. – (Il Trad.)
2. L'Anidrite o la Muriacite compatta, od
anche l'Anidrite granulare, l'Anidrite scheg-
giosa, l'Anidrite radiata, l'Anidrite azzur-
rognola, o il Gesso cilestro, il Gesso tur-
chiniccio, detto anche talora la Pietra di trippe
(fr. l'Anhydrite compacte – la Muriacite granu-
laire – l'Anhydrite radiée – la Muriacite
écailleuse – le Gypse bleu – l'Anhydrite bleue
– la Muriacite bleue – la Pierre de tripes:
ted. der Strahl-anhydrit – dichter Anhydrit –
strahliger Muriazit – schuppiger Anhydrit –
strahliger Anhydrit – blauer Gyps – blauer
Anhydrit – blauer Muriazit – Gekrösestein:
ing. the compact Anhydrite – granular Muria-
cite – blue Gypsum? ec.), la quale riesce il
più delle volte d'un colore cilestro od azzur-
rognolo, a bastanza gradevole, e volge poi più
o meno, ora al grigio, ed ora anche ad altri co-
lori, per solito non mai molto carichi: è meno
translucida, di quello che noi sia d'ordinario la
varietà precedente, della quale mostrasi anche
più fragile ed agra: non pesa specificamente più
di 2940, e rinviensi, trall' altre varie sue loca-
lità, a Sulz in sul Neckar nel Virtemberghese.
Ove si volesse tener dietro alquanto più scrupolosa-
mente, che nel nostro Testo non siasi fatto, alle più mo-
[Seite 553] derne e non mal fondate innovazioni, sarebbe anche qui
da notarsi: che l'Anidrite azzurrognola (ted. blauer
Gyps) di Sulz nel Virtemberghese, di Osterode e di Him-
melsberg nell' Harz, e di Tiede nel paese di Brunsvich,
può dirsi benissimo sempre, vistone la compage ed il co-
lore, una Anidrite azzurrognola radiata; ma non può
già ritenersi, col medesimo buon diritto, per una Ani-
drite granulare o lamellare o anche scheggiosa (che tale
appunto questa debb' essere, e non già la precedente), la
vera Anidrite compatta (ted. dichter Anhydrit), la quale è
ben più che altro, bianca, volgente tanto al grigio e all' az-
zurrognolo, quant' anche al rossastro, che riesce piuttosto
micante per punti o per lamelle, che non nitente d'una lu-
centezza perlaceo-grassa, come lo è l'Anidrite decisamente
azzurra e radiata di Sulz, che mostrasi sempre assai meno
translucida di quella, e che rinviensi poi comune anche a
Bex, ad Hallein, a Berchtesgaden, ad Eisleben, a Rie-
chelsdorf e a Bochnia nell'Harz, come pure a Wieliczka,
ed in molte altre località, ove abbianvi saline naturali.
In riguardo al Gekrösenstein di Werner, o alla Pierre
de tripes de' Francesi, che viene appunto dalle grandi
saline di Wieliczka in Polonia testè rammentate, altro
qui non dirò, se non che debbe ritenersi, senza con-
trasto alcuno, come una Anidrite granulare, ed ascri-
versi alla Anidrite compatta del nostro Testo, mentre, nè
il nome tedesco applicatogli dal fu celeberrimo Mineralo-
gista di Freyberg, nè la traduzione da' francesi fattane
in Pierre de tripes, hanno altro fondamento, fuor quello
soltanto d'una tal quale, più che altro, illusoria rasso-
miglianza de' pezzi, che se ne vanno spontaneamente,
o con pochissimo sforzo, staccando (die Absonderungs
Stücke de' Tedeschi), colle così dette Trippe di vitello.
Per ciò che spetta finalmente alla analisi di Klaproth,
qui nel Testo dataci, come riferentesi all' Anidrite com-
[Seite 554] patta, mi piglierò cura di riprodurla, più compiuta e più
esattamente applicata, nella da me pure testè promessa
Tabella analitica e comparativa de' Gessi ec., che an-
derà unita alla mia Aggiunta alla seguente Specie 18.a
SPECIE 18. Gesso epatico litoideo, od anche
il Gesso epatico laminoso, lo Spato gessoso epa-
tico, il Gesso fetido, o la Calce solfata bi-
tuminifera (fr. le Gypse fétide – le Gypse hé-
patique – la Chaux sulfatée fétide – la Chaux
sulfatée bituminifère: ted. der Gypsleberstein –
Stinkgyps: ing. the hepatic Gypsum – Stink-
gypsum). – Questa foggia di Gesso, che tanto
può essere spatoso o lamelloso, come può essere
compatto, denso, stipato e petroso affatto, es-
sendo impregnata di Bitume, fregata che sia,
tramanda un odore che ricorda la Nafta, il Pe-
trolio o simili, e talora poi diffonde una vera
puzza di Fegato di solfo, dovuto al Fegato di
calce, o al Solfuro di calce, che allora vi è, esso
pure, intimamente commisto; il colore ne suole
essere o grigio di fumo, o giallastro o finalmente
bruno, e più o meno carico, a norma della copia
maggiore o minore di Bitume che contiene; da
che in tal caso non è desso diverso dal Gesso
spatico bianco semplice, se è laminoso, o dal
Gesso comune bianco compatto, se è petroso,
decisamente massiccio e non lamelloso, se non
appunto in grazia del Bitume che lo colora. –
[Seite 555] Molte sono le località di questo Gesso epatico.
In Germania, trall'altre, abbonda desso partico-
larmente lungo il pendìo meridionale dell' Harz,
ed in Italia, per esempio, havvi in copia gran-
dissima un Gesso epatico, bituminifero e spa-
toso, nelle colline della Stradella, ove abbonda
eziandio la Calcarea compatta solfo-bituminifera.
Mentre, corrispondentemente alla promessa da me
fatta, e ripetuta qui poco sopra, parlando de' Gessi o
delle Calci solfate, nella pag. 551, ed in altre a quelle
successive, mi faccio un pregio di porgere agli studiosi
qui unita una Tabella analitica comparativa di tali di-
verse sostanze con altre affini, non voglio ora ommettere
di soggiugnere ulteriormente a comune notiz a che, in
materia di Calci solfate, anzichè avere ragion d'invidiare
le condizioni delle regioni straniere, potremmo forse es-
sere noi medesimi oggetti della invidia altrui. Di fatto,
oltre alle poco meno che inesauribili Gessaje di Limonta
e di Nobiallo in sulle sponde del lago di Como, d'onde
traesi un Gesso compatto litoideo grigio, che serve quasi
esclusivamente a tutti gli usi delle nostre pubbliche e
private costruzioni, possiamo pur citare, come nostrali,
o come disponibili almeno per noi all'evenienza, tra gli
altri ben molti, il Gesso roseo lamelloso di Melide presso
a Lugano, il bellissimo Gesso fibroso sericeo di Rogno
sopra Campione, il Gesso laminoso di Mariano presso a
Casteggio, ed il Gesso laminoso bituminifero di varie
località delle colline della Stradella in sulla sponda de-
stra del Po, ove hannosi eziandio immensi depositi
naturali di Gesso compatto petroso, uno de' quali, vale
a dir quello di Montescano, meriterebbe d'essere più
[Seite 556] universalmente conosciuto, di quello che in fatto non
sia, per le immense lastre, che se ne scavano, di un
così fatto Gesso fitotipifero, tutte tappezzate, tanto al di
sopra, quanto al di sotto da foglie vegetabili, spesso
riconoscibili, determinabili e benissimo conservate, d'al-
beri, molti de' quali rinvengonsi pur tuttavia indi-
geni ne' dintorni di quella medesima località. Nella
Provincia di Bergamo poi, famosa è divenuta, tral-
l' altre, pe' tanti suoi Gessi, la località di Volpino in
Valle Camonica, presso allo sbocco dell' Olio superiore
nel lago d'Iseo, ove hassi, sotto il quinci ammessone
nome di Volpinite, o sotto quelli di Bardiglio gessoso,
o anche di Bardiglione di Bergamo, un Gesso anidro
quarzifero lamelloso curvilineo, ora bianco grigiastro,
ora grigio azzurrognolo, ed ora misturato o fiammato
appunto di tali due colori, che, duro a un di presso
quanto un marmo calcareo fino, e sfregiatile anzi lo Spato
calcareo, è suscettibile di bellissima politura a lucido,
e quando è tratto a bella politura lucida, mostrasi qua
e là micante, e quasi direbbesi anzi avventurinato, in
grazia delle sue molte laminette curvilinee superficiali,
che scherzano coti splendidi riflessi argentini contro alla
luce. Non farò poi, se non rammentare, oltre a tali già
assai vistose nostre Gessaje, quella della Valle Canaria
in sul S. Gottardo, il Gesso della quale fu da taluno
riguardato, non so bene con quanta ragione, come pri-
mitivo o primordiale, il Gesso roseo lamellare, racchiu-
dente frequenti cristalli solitarj di Quarzo jalino, roseo
anch' esso, di Recoaro nel Vicentino, le grandi Gessaje
di Siena contenenti il Quarzo dodecaedro grigio o gial-
liccio, il celebre Alabastro candido gessoso di Volterra
e di Toscana, le Gessaje vistosissime della Romagna
accompagnanti lo Solfo talora cristallizzato, e per tacere
di tante altre, quelle infine di Sicilia, tanto rinomate in
[Seite 557] oggi per le superbe druse cristalline di Solfato di stron-
ziana che, oltre allo Solfo, producono. Nè lascierò alla
perfine di rammentare in questo luogo anche il bellissimo
Gesso tessulare, o la Calce solfata scaccata, che, in
Saggi generalmente parallelepipedici, scavasi a Péscy presso
Moutiers in Savoja. – Agg. del T.
C) Calci Fluate, o anche Fluati di Calce
(fr. les Chaux fluatées: ted. flusssaüre Kalkar-
ten: ing. the fluate Limes).
SPECIE 19. Spato fluore, o anche la Fluo-
rite, o la Calce fluata laminosa, la Calce
fluata spatosa (fr. le Fluor – le Fluor spa-
thique – le Spath fluor – le Spath fusible vi-
treux – la Chaux fluatée laminaire – la Chaux
fluatée spathique – le Fluate de Chaux natif la-
minaire – e talora poi, ma per abuso, l'Albâtre
vitreux – com'anche, quand'è di colore vio-
laceo, la fausse Amethyste: quando è verde,
la fausse Émeraude: quand' è rosso, le faux
Rubis, e quando è giallognolo, la fausse To-
paze: ted. der Flussspath – späthiger Fluss-
kalk – späthiger flusssaurer Kalk – oktae-
drisches Fluss-haloid – prismatisches Fluss-ha-
loid: ing. the sparry Fluor – sparry fluate
Lime – sparry Fluorite – Fluorspar). –
Questa Specie ottenne il nome di Spato fluore,
come pur quelli, che vi corrispondono in tutte
l' altre lingue, dall' uso speciale, che se ne suol
fare, come di fondente, in diverse fusioni me-
[Seite 558] tallurgiche, segnatamente coll'idea d'agevolare la
fondita di certi minerali, che, senza ciò, riusci-
rebbero troppo più refrattarj che non conviene.
Hannosi Spati fluori, che emulano il colore di
quasi tutte le Gemme più preziose, e questi pren-
dono poi trivialmente, in tal caso, il nome della
Gemma, cui, quanto al colore, s'assomiglierebbo-
no, coll' aggiunta dell' epiteto falsa, od anche
occidentale, ond' è poi, che leggiamo qualche
volta, trattandosi appunto d'alcune varietà di
Spato fluore, ora Amatista occidentale, o falso
Amatista: ora Smeraldo occidentale, o falso Sme-
raldo: ora Rubino occidentale, o falso Rubino,
e via discorrendo, a norma del vario colore
che desse ostentano; ma non mancano però gli
esempi di Spati fluori limpidi affatto e scolora-
ti. Essi sono sempre dal più al meno trasparen-
ti, o molto translucidi; il nitore n' è costante-
mente vetroso, come spatosa ne è poi general-
mente, o laminosa la compage, sebbene alcuni
pur ve n' abbia che mostransi stipati, compatti,
amorfi o decisamente massicci, senz'apparenza di
lamellosità nella loro compage, mentre altri an-
cora ve ne sono, che mostransi piuttosto bacil-
lari, o quasi onninamente compaginati di stan-
ghette cristalline parallele, insieme coadunate ed
aderenti faccia con faccia, come n' è propria-
mente il caso in quella varietà di Spato fluore
del Derybshire in Inghilterra, che gl' indigeni di
[Seite 559] quel Regno sogliono contraddistinguere dall' altre
col nome di Honey-comb-spar (in ted. stängeli-
ger Flussspath). Del resto lo Spato fluore rin-
viensi bene spesso cristallizzato, il più delle volte
sotto la forma apparente di cubi o di dadi, e più
di rado poi in doppie piramidi quadrilatere, o in
ottaedri; nel quale ultimo caso può desso quali-
ficarsi come Spato fluore primitivo, stante che la
forma cristallina fondamentale è ritenuto, che siane
costantemente l'ottaedro regolare. Questa sostanza
è sempre suscettibile di bella politura lucida, quasi
come le pietre preziose e le gemme, e sfregia
benissimo lo Spato calcareo, essendo sfregiabile
essa stessa dal Quarzo; lo sfregamento la elet-
trizza positivamente, e l'acido solforico, a caldo,
la attacca, svolgendone, in forma di fumo bian-
co, l'acido fluorico, che è capace allora di attac-
care il vaso di vetro, in cui stiasi operando; get-
tandola sfrantumata, o polverizzata (da che i cri-
stalli intieri, e i pezzi troppo grossi, per solito,
vi decrepitano, e saltano via in ischeggie) in sulle
bragie, o anche sovra un ferro rovente, e qual-
che volta nella semplice acqua bollente, riesce
dessa fosforescente d'una luce, ora verdiccia, ed
ora azzurrognola; fenomeno questo, che in sulle
bragie offreci splendidissimo, senza decrepitarvi,
se anche se ne adopera i cristalli intieri, particolar-
mente uno Spato fluore violetto, o bianco ver-
diccio di Nertschinsk nella Siberia Asiatica, il
[Seite 560] quale appunto da ciò ottenne poi i varj suoi nomi
significativi di Clorofano, di Cianofano e di Pi-
rosmeraldo (in ted. Pyrosmaragd). – Il peso
specifico dello Spato fluore ragguagliasi ordina-
riamente = 3090, ammettendo però che possa
giugnere finanche almeno a 3300; tanto più che
ve n' ha uno di color verde di Smeraldo carico,
senza che sappiasi bene di quale località, che ci
vien dato come pesante specificamente 3481. Ge-
neralmente parlando, se espongasi uno Spato fluore
al fuoco del cannello, esso suole cominciare dal
fosforeggiare, decrepitandovi, e smarrendo alquanto
del proprio colore natìo, ma ove il fuoco ne cre-
sca a sufficienza, vi si fonde poi benissimo, an-
che di per sè solo, in un vetro pellucido, o al-
meno translucido o semitrasparente.
La Fluorite propriamente detta, o la Calce
fluata compatta distinguesi poi dallo Spato fluore
qui sopra descritto, soprattutto per la compage,
che in questa non apparisce per niente spatica o
laminosa. Dessa mostrasi il più delle volte d'un
colore bianco verdiccio, o bianco azzurrognolo, o
gialliccio e simili: non è che tutt' al più legger-
mente translucida in sulle scheggie, ma è però
talora micante o luccicante per particelle, per la-
minette o per punti, in sulla spezzatura recente,
ed è poi sempre amorfa affatto ed in massa com-
patta, e rinviensi in ben molte località, fra le
quali faremo che ci basti qui ora il citare parti-
[Seite 561] colarmente il Derbyshire in Inghilterra, e la Con-
tea di Stolberg nell' Harz, o sia nella Ercinia.
Nell' atto d'avvertire, che la sola analisi di Klaproth,
nel Testo dataci, dello Spato fluore di Gersdorf in Sas-
sonia, troverassi associata, forse non senza pro, a qual-
che altra, nella Tabella analitica e comparativa, che sto
per presentarne in sul finire della presente mia aggiunta,
intendo d'avvalermi della opportunità, ch'emmi così of-
ferta di soggiugnere, in riguardo a questa Specie 19 del
Testo, alcune ulteriori notizie, che suppongo non siano
per tornare se non giovevoli, e quindi gradite agli studio-
si, sia come dichiaranti forse un po' meglio ancora la
sottoposta materia, o sia come miranti a ricordare qual-
che non al tutto spregievole località nostrana di così fatte
Calci fluate.
Ritenuto in frattanto che, per Calce solfata in com-
plesso, intendasi una sostanza riunente in sè i caratteri nel
nostro Testo, dati per la presente Specie 19, dirò qui ora
che, come varietà principalissime, possono riguardarsene:
1.a Lo Spato fluore propriamente detto, vale a dire la
Calce fluata spatosa, la quale ostenta sempre manifesta
una compage laminosa; se non che circa questa è da usar-
si riguardo alla presenza o all'absenza della Silice nella
sua composizione; mentre una tale circostanza influisce
sovr' essa in modo significantissimo, in quanto che, tral-
l'altre lor differenze, la silicifera, ben più dura, che
non sialo mai la non silicifera, ha per tipo della sua
cristallizzabilità il romboedro, e la non silicifera ha in
vece l'ottaedro;
2.a Il Fluore compatto, o la Fluorite, che è sempre
in massa compatta e non laminosa per niente, ma mo-
strasi, nella spezzatura, di grana equabile, e concoidea a
fossette ample e poco profonde: non suol essere più che
[Seite 562] translucida, e dotata poi d'un nitore d'ordinario sparu-
to, a meno che non riesca qua e là micante per punti
o per particelle lucenti, mentre i colori più comuni ne
sono il bianco ed il grigio, spesso misturati di verdo-
gnolo, e talora di rossiccio, per macchie, per punti o
per fiamme, ed
3.a Il Fluore terroso, o la Ratofkite, che è sempre
terrosa, polverosa, farinosa o friabile, d'un nitore nullo
affatto o sparutissimo, magra, come si suol dire, al tat-
to, e d'un color bianco, che può volgere, per gradi, al
perlino od al violetto.
Allo Spato fluore propriamente detto resterà poi d'ag-
giugnere, in via d'Appendice, anche quello Spato fluore
epatico (ted. hepatischer Flussspath) provegnente, o
da Welsendorf, o da Shawnee nel paese degli Illinesi
confinante cogli Stali Uniti dell' America settentrionale,
dal quale con un ruvido sfregamento, o colla percussio-
ne, od anche con quel poco sforzo che si fa per vin-
cerne l'adesione delle lamine, svolgesi tosto una puzza
ingratissima; come sarà ancora da riunirsi alla Fluorite, o
al Fluore compatto, quello petroso o litoideo, vale a dire
non spatoso o non laminoso in conto alcuno, che possiede
la stessa attitudine a diffondere un odore disgustosissimo,
mercè dello sfregamento, e che ci proviene da Ivikaet al
sud di Arksudfiord nella Groenlandia, e come finalmente
sarà da riunirsi, forse piuttosto al primo, che non alla se-
conda di tali due maniere di presentarcisi della Calce
fluata, eziandio la Ittrocererite, o sia il Cerium ossidato
ittrifero di Finbo presso a Fahlun, o veramente di
Brodbo in Isvezia, che, sfregiante lo Spato fluore, ma
sfregiabile pure anch' esso sempre dal Quarzo, rinviensi
in masse cristalline nitide o lucenti, opache, d'un colore
violetto, che volge al grigio, ed anzi al bianchiccio, a mi-
sura che n' è più innoltrata la decomposizione superfi-
[Seite 563] ciale. Questa sostanza, scoperta non ha guari, non per anco
gran fatto comune nelle Collezioni orittognostiche, e della
quale sono in grado d'offerire, nella qui di seguito unita mia
Tabella analitica comparativa delle Calci fluate, l'analisi
datacene da Berzelius, che potrebbe farla riguardare per
avventura piuttosto per una non molto ricca miniera di
quel nuovo metallo, cui dannosi i nomi di Cerium, di Ce-
rio o di Cererio, ragguagliasi pel suo peso specifico = 3440:
trattata che sia al cannello, vi perde, anche prima di
giugnere all' incandescenza, il suo colore, divenendovi
biancastra, ma però da per sè sola non vi si fonde,
come si può fondervela benissimo, giunta al Gesso lami-
noso, in una perla bianca affatto. Essa poi, ridotta in
polvere, sciogliesi facilmente, e senza residuo, nell'Acido
muriatico, e comportasi coll'Acido solforico precisamente
come lo Spato fluore.
Ciò premesso, dirò parermi cosa oggimai assentata e
fuor di dubbio, che la materia prima, d'una parte almeno
de' famosi vasi murrini (Vasa murrhina) degli antichi,
altro non debb'essere stato, che un mero e pretto Spato
fluore. E quanto alle località nostrali delle varie Calci
fluate, farò che mi basti, tacendo di tante altre, l'accen-
nare qui ora lo Spato fluore rosso cristallizzato del S. Got-
tardo, quello silicifero violetto e compatto, ma molto
translucido, della Valle della Marina presso a Brinzio,
non lunge gran fatto da Varese, l'altro consimile della
Valle Camonica nella Provincia di Bergamo, e finalmente
la Fluorite litoidea bianchiccia, ed il Fluore terroso can-
didissimo della Valle della Torgola presso a Bovegno,
nella Valle Trompia Bresciana. – Agg. del T.
D) Calci fosfate (fr. les Chaux phosphatées:
ted. phosphorsaüre Kalkarten: ing. the phospho-
rate Limes).
SPECIE 20. Apatite, o anche la Calce fosfa-
ta, e talora poi l'Apatite berilliforme, l'A-
patite spatosa, l'Asparagolite, la Moroxite,
o il Crisolito tenero (fr. l'Apatite – la Moro-
xite – l'Asparagolite – la Pierre d'asperge –
l'Amethyste basaltine – la Chrysolithe d'Espa-
gne – la Chaux phospatée: ted. der Apatit –
Apatitspath – beryllartiger Apatit – Spargel-
stein – Asparagolith – Moroxit – Hispani-
scher Chrysolith – phosphorsaurer Kalk –
rhomboedrisches Fluss-haloid: ing. the Apatite –
Moroxite – phosphate Lime – Asparagolite –
Asparagus-stone). – Questa specie offrecisi con
colori quasi tanto fra loro diversi e svariati, quanti
ne possano ostentare gli Spati fluori, se pure
non ancora di più, e solo diremo, così in genera-
le, che quelli delle Apatiti sogliono esserne, in
confronto, alquanto più pallidi, sbiadati o meno
briosi; riescono per altro desse di rado affatto diafa-
ne, ma bene spesso poi translucidissime, e dotate di
un nitore vetroso, che non manca d'inclinare più o
meno al grasso della cera; la compage in pie-
no, e la spezzatura trasversale ne sono, general-
mente parlando, lamellose, mentre la spezzatura
longitudinale n' è piuttosto concoidea diseguale.
Sfregiano desse lo Spato fluore, venendo sfregiate
[Seite 566] dal Feldspato, e per isfregamento mostratisi elet-
triche in via, come si suol dire, positiva, lo che non
succede mai per riscaldamento. Hassi bene spesso
l'Apatite cristallizzata in prismi exaedri, variabili
molto, ed anche in altre forme, derivabili però
sempre tutte quante appunto dal prisma exaedro,
che n'è il tipo fondamentale della cristallizzazione;
talvolta le faccie cristalline ne riescono alquanto
convesse, di rado liscie o piane affatto, e ben più
di frequente profondamente striate in un senso, che
procede parallelo all' asse del cristallo. L' acido
nitrico attacca talora l'Apatite, e la decompone
parzialmente, non senza lo svolgimento di qualche
bullicina gasosa. Gettandola in bricie, od in pol-
vere, sulle bragie, essa vi suole fosforeggiare d'una
luce verdiccia o giallognola, e trattandola col can-
nello ad un fuoco vivo e continuato, se non si
può dire decisamente ch'essa si fonda, almeno scor-
gerannosene arrotondati, o resi in certo tal qual
modo vetrosi, o smaltati gli spigoli, le spine o i
canti vivi. – Diversificano pertanto tra esse le
Apatiti, non solo, come già sponemmo, in quanto
al colore, che ne può essere vario, ma ben an-
che in riguardo alla compage meccanica, che può
esserne cristallina od amorfa, spatica o lamino-
sa, compatta e stipata, o fragile e poco consisten-
te, e ben più ancora forse in riguardo alla va-
ria chimica loro composizione, che in parte po-
trà risultarne manifesta dalla seguente Tabella:
Dalla quale Tabella potrà rilevarsi, oltre a' con-
fronti occorribili tra le varie maniere d'essere
delle Calci fosfate, come siasi qui credulo bene
d' aggiugnere anche la Wagnerite cristallizzata
giallognola di Höllgraben presso Werfen nel Sa-
lisburghese, e la Childrenite translucida e pri-
smatica di Tavistock, sebbene in quella la prima
quantità di * 46,63, qui marcata appositamente
da noi coll' asterisco, invece d'essere di Calce,
come per l'altre vere Apatiti, debba essere di Ma-
gnesia, lo che la costituirebbe, più che altro, per un
Fosfato di magnesia ferro-manganesifero con Acido
fluorico, e sebbene, nella Childrenite, dall'incom-
pleta analisi che Wollaston ce ne lasciò, sembri
mancarvi del pari onninamente la Calce, alla
quale verrebbe ad essere sostituita una Allumina
abbondantemente ferrifera. – Apparirà eziandio
da tale nostra Tabella, come a buonissimo, e
certo almeno a miglior diritto, che non le due qui
precedenti, reputinsi quali semplici varietà dell'A-
patite, frall' altre, anche la così detta Aspara-
golite verdiccia di Logrosan in Ispagna, è la
Moroxite biancastra di Norvegia, del Salisbur-
ghese e d'altre località. – Del resto esemplari
bellissimi d'Apatiti spatiche o lamellose hannosi
presentemente, oltre che dalle ubicazioni citate da
noi qui in addietro, anche dal S. Gottardo, e
da varie località della Francia, dell' Inghilterra,
dell' America, e via discorrendo. – Quanto poi
[Seite 569] al peso specifico medio delle Apatiti laminose o
spatiche, cristallizzate e translucide, tanto di
Ehrenfriedersdorf in Sassonia, quanto eziandio di
Schlackenwalde in Boemia, ne' quali due luoghi
accompagnano esse le miniere stannifere, diremo
ragguagliarsi esso d'ordinario = 3218; ma i pesi
specifici di tutte quante le Calci fosfate, prese in-
sieme in complesso, stendonsi da 3000 fino a 3300;
dipendentemente dalle preaccennate moltiplici loro
differenze. – (Il Trad)
SPECIE 21. Fosforite, od anche l'Apatite
terrosa, la Calce fosfata terrosa, e talora la
Terra di Marmarosch (fr. l'Apatite terreuse –
la Phosphorite – la Chaux phosphatée terreuse
– la Chaux phosphatée pulvèrulente – la Terre
de Marmarosch: ted. der Phosphorit – erdi-
ger Apatit – gemeiner Apatit – Faserapatit:
ing. the Phosphorite – pulverulent Apatite –
earthy Apatite – Marmarosch's Earth). –
Questa sostanza, in gran parte analoga alla Spe-
cie precedente, almeno in riguardo alla chimica
composizione, suol essere d'un colore giallastro
o bianco giallognolo, e non è mai diafana, ma a
pena talora translucida alquanto, guardandone in
traverso, e contro alla luce, i lembi estremi delle
scheggie; mostrasi dessa sparuta o con pochissimo
nitore, e quando n'ha pure un cotal poco, scorgesi
tendente sempre al grasso untuoso, sebbene essa
riesca magra al tatto; la compage n'è granulare, di
[Seite 570] apparenza per l'ordinario terrosa, come terrosa ed
inclinante più o meno, ora alla fibrosa, ed ora alla
scheggiosa, ne suol essere la spezzatura; dessa è
poi massiccia e pesante, ma però meno dura del-
l'Apatite spatosa, allorquando è compatta, e sfa-
cibile poi tra le dita, quando è polverosa ed in-
coerente. Scalfendola allo scuro con una punta
di ferro o d'acciajo, lo sfregio ne riesce in sul
momento fosforeggiante, come ne fosforeggia con
luce verdognola la polvere gettatane in sulle bra-
ge, quasi a quel modo medesimo che accennammo
fare, posta nelle stesse circostanze, l'Apatite spa-
tosa polverizzata. – Le località principali ne so-
no, per l'Apatite compatta litoidea, che suole
denominarsi d'ordinario più propriamente Fosfo-
rite, i dintorni di Truxillo nella Estremadura in
Ispagna. Schlackenwalde in Boemia, ed Erzberg
presso Amberga in Baviera; mentre per l'Apatite
terrosa incoerente o polverosa, propriamente detta
talora Terra di Marmarosch, unica pare che ne
sia finora la località di Kobolo-pojana, presso a
Sigeth o Seigeth nel Comitato appunto di Mar-
marosch in Ungheria.
Sembra che, meglio forse in tre Sottospecie, di quello
che non in sole due, come qui addietro nel Testo, pos-
sano tenersi ripartite le Calci fosfate, le quali in tal caso
sarebbono:
1.a La Calce fosfata, o l'Apatite lamellosa, l'Apatite
spatica, l'Apatite concoidea, l'Asparagolite, la Moro-
[Seite 571] xite ec., quale si è appunto quella descritta nella Spe-
cie 20 del Testo:
2.a La Calce fosfata fibrosa, o l'Apatite fibrosa, la
Fosforite terrosa compatta, la Fosforite di Spagna, la
Fosforite della Estremadura, la Fosforite d'Amberga, o
la Fosforite di Baviera, che nulla ha mai, nè di cristal-
lino, nè di spatoso nell'aspetto e nella compage, ma che,
massiccia e compatta, mostrasi, nella sua spezzatura ter-
rosa, tendente piuttosto ad una tal quale compage occul-
tamente fibrosa, e suol essere conformata esternamente
in goccie, o in concrezioni botritiche, papillose, mammil-
liformi, o in arnioncini e simili, e
3.a La Calce fosfata terrosa incoerente, o l'Apatite
polverosa, la Fosforite terrosa d'Ungheria, e più tri-
vialmente poi la Terra di Marmarosch, che presentasi
precisamente in forma d' una terra polverosa di grana
fina, ma grezza od aspra al tatto, di color grigio bian-
chiccio, grigio giallognolo, o simili.
In forma poi d'appendice a queste diverse Calci fosfa-
te, o a queste Apatiti, resterebbe che aggiugnessimo qui
ulteriormente, poichè altrove a miglior luogo noi femmo
ancora, nè potrem farlo, le tre seguenti sostanze, l'esi-
stenza delle quali, o non è constatata finora come ri-
chiederebbesi, o è di data affatto recente:
a) La Calce fosfata quarzifera (fr. Chaux phosphatée
quarzifére di Haüy), vegnente, a quello che se ne
pretese, da Schlackenwalde in Boemia, che, o non co-
nosciamo a bastanza, o, s'è quella che conosciamo di
quella località, accompagnante ivi la roccia stannifera,
dovrebbe, a senso nostro, non essere altro in fatto,
che una Fosforite compatta, occultamente fibrosa nella
sua compage, e analoghissima a quella d'Amberga:
b) La Wagnerite in prismi exaedri di Fuchs, della
quale nell' unita Tabella riportammo l'analisi datacene
[Seite 572] dal medesimo Fuchs, che la qualificherebbe ben piutto-
sto, siccome già accennammo, per un Fosfato di ma-
gnesia ferro-manganesifero, che non per una vera Calce
fosfata, ma che, presa in sulle prime per isbaglio come
analoga al Topazzo, rinviensi, frammezzo alle Apatiti,
nelle fenditure di una roccia argillosa fissile o schistosa
(Thonschiefer? – Schieferthon?), ad Höllgraben
presso a Werfen nel Salisburghese. – Questa curiosa so-
stanza, dura a un di presso quanto le Apatiti spatose, sfre-
giente debolmente il Vetro, e sfregiabile molto bene dal
Quarzo, ma a stento poi dal Feldspato, e non emettente
scintille sotto all' acciarino, non è se non semitrasparente,
e nitente d'una lucentezza vetrosa, con due andamenti
manifesti delle sue lamine; la spezzatura ne riesce im-
perfettamente concoidea, inclinante, ora alla scheggio-
sa, ed ora alla ineguale; trattata al cannello, non fon-
devisi che con somma difficoltà, e soltanto in sugli estremi
lembi delle sue scheggie, o in sugli spigoli più sottili, in
una foggia di vetro verde scuro, non senza che se ne
svolgano, in tal caso, alcune bullicine gasose, e finalmente
il peso specifico ragguagliasene = 3150. – Chiederemo
qui ora con Steffens, intanto che le ulteriori indagini, che
si anderanno facendo sovra questa Wagnerite, se fosse
per apparire strana troppo, in pendenza del migliore col-
locamento, che potrà in progresso esserle destinato, la
proposizione di consentire, che siale accordata a un di-
presso quella stessa analogia colla Apatite, che non si
ha difficoltà d'ammettere tra lo Spato magnesiano e lo
Spato calcareo? e finalmente
c) La Childrenite prismatica giallognola e translucida
di Tavistock, accennata da Brooke, pel primo, e fattaci
poscia conoscere alquanto meglio dal già altre volte me-
ritamente lodato signor Professore Haidinger, colà rin-
venuta in cristalli prismatici isolati, ed anche in pelli-
[Seite 573] cole, od in forma d'incrostazioni cristalline, sul Ferro
spatico (Spatheisenstein), sulle Piriti marziali exaedre, e
sul Quarzo romboedro, talora accompagnantevi l'Apatite
propriamente detta. Questa sostanza recentemente sco-
pertasi, alquanto meno dura delle vere Apatiti spatose,
sfregiabile dal Feldspato con scalfittura bianca, e lucente
d'un nitore vetroso, che non lascia di tendere bene
spesso anche alcun poco al grasso untuoso, riesce aspra,
ruvida, grezza o ineguale nella sua spezzatura. Noi ne
riportammo, nell'unita Tabella, il tentativo d'analisi
lasciatocene dall' ora defunto valentissimo Wollaston, dal
quale risulterebbe, non essere altrimenti questa Childre-
nite una Apatite, stante che alla Calce vi si scorgerebbe
sostituita una Allumina ferrifera; ma e perchè, finchè
ce ne manca ancora un luogo migliore, non avremmo noi
dovuto farne qui menzione, ove scorgiamo unicamente
fatta menzione delle combinazioni terrose coll' Acido fo-
sforico? – Agg. del T.
E) Calce borata, od anche Borato calcareo
(fr. la Chaux boratée: ted. Boraxsaure Kalkart:
ing. the borate Lime).
SPECIE 22. Datolite, od anche la Esmarki-
te, la Natrocalcite, o la Calce borata silici-
fera, e talora la Botriolite (fr. la Chaux bo-
ratée siliceuse – la Datholite – la Chaux da-
tolithe – la Botryolite: ted. der Datholith –
ma meglio assai der Datolith – Datolithspath
– Esmarkit – Natrochalzit – prismatischer
Dystomspath – Dattelspath – e talora poi der
Faserdatolith – Botryolith – halbküglicher
Zeolith: ing. the Datolite – Datolithe – Bo-
[Seite 574] triolite, ec.) – Questa specie, sfregiente, quando
è spatosa e cristallina, lo Spato fluore, e talora
perfino l'Apatite, ma sfregiabile poi sempre dal
Feldspato, e dante qualche rara scintilla all' accia-
rino, ha per tipo fondamentale delle sue forme
cristalline, il prisma dritto romboidale, cogli an-
damenti delle sue lamine paralleli alle faccie ap-
punto d'un prisma così fatto; apparisce per lo
più cristallizzata apparentemente in dadi, che ab-
biano smussati i canti vivi, ma rinviensi anche
in masse compatte, ora ostentanti una compage
cristallina lamellosa o granulare, ed ora una corn-
page fibrosa, ora onninamente amorfa, e talora
perfino terrosa; i cristalli ne sono assai di rado
perfetti e diafani; che in tal caso sono dotati di
una manifesta rifrazione doppia, ma bene spesso
riescono almeno translucidi; il nitore ne riesce il
più delle volte mezzano, tra il vetroso ed il grasso
od untuoso, ma se n'hanno eziandio esemplari smorti
o sparuti, o quasi al tutto destituti d'ogni nito-
re, ed i colori ne possono essere il bianco acqueo
o limpido, il bianco latteo, il grigio, l'azzurro-
gnolo, il verdiccio, e ben di rado il giallo di miele,
talora con qualche tacca verde, provegnente da al-
cun poco di Rame ossidato, od anche di Rame car-
bonato verde commistovi. Lo sfregamento sviluppa
dalla Datolite cristallizzata la elettricità vitrea o
positiva, ma il riscaldamento non ve ne sviluppa
alcuna; esponendola alla semplice fiamma d'una
[Seite 575] candela, essa vi perde, non solo tutto quanto il
suo nitore, ma ben anche l'acqua sua di cristal-
lizzazione, e quindi ne diventa friabile od al-
meno fragilissima, e trattandola poi col cannello
in sul Carbone, comincia dessa dal farvisi più
smorta, ed indi vi diviene opaca; ma, ove insi-
stasi con un fuoco più vivo ed intenso, essa fini-
sce per fondervisi in una perletta bianca vetrosa
e translucida; finalmente sciogliesi dessa, senza
molta difficoltà, nell'acido nitrico, lasciandovi, per
ultimo risultato, una foggia di gelatina silicea che,
quando è seccata, se si getti nell' Alcool, con-
tribuisce a questo la proprietà d'ardere poscia
con fiamma verde. Il peso specifico delle Calci
borate, prese tutte quante insieme, meno sol-
tanto la terrosa, dato che pure una ve n' abbia
(erdiger Botryolith di Hausmann), ragguagliasi
per lo meno = 2850, ma può giugnerne be-
nissimo finanche a 2980. – Sono così poche le
analisi, che ci troviamo avere in pronto finora
delle varie maniero conosciuteci di Calci borate,
che stimiamo ben fatto di darle tutte nella Ta-
bella che segue qui di contro immediatamente
nella pagina 576:
Quanto finalmente alle località, ove finora rin-
vennersi queste varie Calci borate, anche non vo-
lendo ammettere ancora la precitata, ed invero
ancora troppo poco conosciuta, Botriolite terrosa
di Arendal, diremo che, riducendole almeno a
due varietà principalissime, saranno desse:
1.a La Datolite propriamente detta, o Dato-
lite laminosa, o Datolite spatica, od anche Natro-
calcite, la quale è quella che descrivemmo qui
pure testè principalmente, e che fu rinvenuta, per la
prima, in forma di filoncini, in una miniera di Fer-
ro magnetico, la quale sembra giacere nel Gneiss,
denominata Naderoe, presso ad Arendal in Norve-
gia, accompagnantevi il Quarzo, lo Spato calcareo,
lo Spato fluore, la Prehnite ec., ma fu poscia
[Seite 577] trovata anche nel Tirolo, al così detto Geisal-
pe, lungo la strada che conduce allo Schneealpe,
in sullo Spato calcareo formante filoni in una
Arenaria, al Seisseralpe, insieme colla Apofil-
lite e colla Calce carbonata spatosa, in una roc-
cia basaltoidea, e nella valle di Fassa per entro
ad alcune Geodi quarzose; e
2. La Botriolite propriamente detta, o la
Datolite fibrosa (ted. halbkügeliger Zeolith per
taluni – der Faserdatolith – e Botryolith per
altri: fr. la Botryolithe – la Datolithe fibreuse
– la Chaux boratée siliceuse concrétionnée ma-
melonnée), la quale suol essere botritica, grap-
polosa, papillosa, mammilliforme, o in forma di
arnioncini, di sferoidi imperfette, di grumi ar-
rotondati o simili, od anche incrostante talora lo
Spato calcareo, ma ostenta d'ordinario, come
già accennammo, nell' interno una compage, in
certo tal qual modo, fibrosa a fibre dilicate, in-
clinante alla confusamente radiata a raggi insie-
me intrecciati fra di loro: non è che tutt' al più
translucidetta in su i lembi estremi delle scheg-
gie: è piuttosto smorta, sparuta o smontata, che
non dotata di molto nitore, mentre, quando ne
ha un cotal poco, questo ne è sempre vetroso-
ceroideo debolissimo, ed i colori più comuni ne
sono il bianchiccio, il grigio di cenere, il roseo,
ed anche talora il carnicino; colori questi, che
non di rado alternano, o s'avvicendano, nelle Bo-
[Seite 578] trioliti, per zone, o per sottili straterelli concen-
trici, a un di presso disposti, come le lamine
curvilinee delle cipolle. Non è a mia cognizione
che siavi fin qui altra località di tali Botrioliti,
fuorchè quella dello scavo denominato Oestre-
kienlie presso ad Arendal in Norvegia, ove ac-
compagnano desse talora lo Spato calcareo, il Quar-
zo, la Tormallina e la Pirite marziale, in una
miniera di Ferro magnetico, che sembra dover
essere nel Gneiss. – (Il Trad.)
Minerali strontianici, o a base di Strontiana
(Strontianea: fr. Substances Strontianiques,
o à base de Strontiane: ted. Strontiangesch-
lecht: ing. Stontianian Substances, o Stron-
tiane-bearing Substances?)
La Strontiana ci fu fatta conoscere, non sono
ancora scorsi molti anni, per una terra novella
elementare, semplice e particolare o sui generis,
la prima volta dall' inglese D. Crawford, che ne
rinvenne una combinazione salina nativa nella loca-
lità di Strontian nell' Argyleshire in Iscozia, onde
ne fu tratto il nome, e meglio poscia dal signor Sul-
zer Consigliere intimo in Ronneburgo, che comin-
ciò a constatarne le differenze principali, a con-
fronto coll'altre terre, come soleasi dire in addie-
tro, semplici, a quell'epoca ammesse oggimai. Tra
le proprietà, che concorrono a caratterizzare me-
glio questa terra, contasi soprattutto quella di
formare, coll'Acido muriatico (ora Acido idro-
clorico), un Sale aciculare o cristallizzabile in
aghi, la soluzione del quale nell'Alcool, o nello
Spirito di vino, contribuisce alla carta, al coto-
ne o ad altre sostanze consimili, che ne siano
inzuppate, la singolare attitudine a bruciare, ac-
cendendole, con una bella fiamma di color rosso
[Seite 580] cremisi; a questa proprietà però della Strontia-
na, altre parecchie se ne potrebbono qui aggiu-
gnere, volendo; ma faremo che ci basti per ora
l'avvertire, che la sua combinazione liquida col-
l'Acido nitrico, quando sia stata concentrata a
dovere, posta in luogo fresco, fornisce per raf-
freddamento cristalli prismatici, o tavole exaedre
assai belle, vistose e perfette.
Questa terra medesima trovasi naturalmente
combinata, o coll'Acido carbonico, o veramente
coll' Acido solforico, e quindi trarremo qui ora
le due seguenti sezioni del presente Genere VIII.
A) Strontiana carbonata (fr. la Strontiane
carbonatée: ted. kohlensaure Strontianart: ing.
the carbonate Strontiane – carbonate Stronti-
tes).
SPECIE 1. Strontianite, o anche la Stron-
tiana carbonata (fr. la Strontianite – la Stron-
tiane – la Strontiane carbonatée: ted. der Stron-
tianit – Strontian – kohlensaurer Strontian
– pyramido-prismatischer, e anche di prismati-
scher Hal-baryt: ing. the Strontiane – Strontia-
nite – ed anche Stronite – e talora perfino Strom-
nite). – Questa Specie è per lo più bianco-
grigiastra, volgente al gialliccio, o veramente al
verdiccio, e alquanto più di rado poi d'un colore
verde d'asparago pallido, o verde di pomo; suol
dessa essere semitrasparente od almeno translucida,
riesce spesso micante per parti, per punti o per la-
[Seite 581] melle lucenti o scintillanti, ed è dotata in pieno d'un
nitore, che sta tra il vetroso ed il perlaceo o ma-
dreporino; la compage ne è fibroso-radiata, o bacil-
lare congiunta, a stanghette insieme collegate, ed è
ineguale in sulla spezzatura, che ne partecipa ta-
lora della concoidea; spezzasi dessa d'ordinario
in frammenti, quasi chi dicesse, cuneiformi; il
più delle volte riesce massiccia, compatta ed amorfa
allatto; ma se n'hanno esempi, non radissimi, di
cristallizzata in forme derivabili sempre dal romboe-
dro, che mostra d'esserne il tipo della cristallizza-
zione; forme queste che ne riescono poi sempre
striate nel senso della loro lunghezza; o veramente
è dessa cristallizzata in aghi, ora discreti, ed ora
coadunati per mazzetti, per fascicoli o per dru-
sicine, o finalmente eziandio in masse cristalli-
ne. Sfregia questa assai bene, quando è cristal-
lizzata, lo Spato calcareo, ma viene sfregiata
sempre dal Feldspato; la polvere, gettatane su i
carboni accesi, vi fosforeggia, e i pezzetti statine un
tratto esposti alla viva luce del sole, ne fosforeg-
giano alquanto anch' essi, ove siano trasportati
in luogo scuro; l'attrito ne svolge una elettricità
vetrosa, ma il riscaldamento non ne sviluppa mai
alcuna traccia sensibile; l'Acido nitrico la decom-
pone con forte effervescenza, e ne risulta quindi
una soluzione di Nitrato di strontiana, nella quale
inzuppando una carta, questa, seccata che sia,
brucia poi con fiamma purpurea, come fa sempre
[Seite 582] anche l'Alcool ardente sopra un sale di Strontia-
na, che siavi solubile. Finalmente, trattandola al
cannello, se non si può dire che vi si fonda, questo
almeno è bene avverato, che la Strontianite vi si
esaspera superficialmente, non senza un tal quale
manifesto ribollimento, accompagnato da strepito
sensibile, mentre intanto la fiamma soffiatavi so-
pra fa pompa d'un bel colore porporino vivacis-
simo. Il peso specifico di tale sostanza raggua-
gliasi per lo meno = 3591, ma perviene gra-
datamente finanche a 3800. – La diversità a
bastanza rimarchevole, osservata da parecchj valo-
rosi chimici, tra le Strontianiti, forse provegnenti
da diverse località, nelle proporzioni de' pochis-
imi principii, onde sono desse composte, sup-
ponghiamo che possa rendere plausibile la nostra
determinazione di darne qui, nella Tabella com-
parativa che segue a pag. 583, le poche analisi
che ci troviamo averne in pronto. – (Il Trad.)
Quanto finalmente alle località, dalle quali queste
Strontianiti ci provengono, se la prima, come pure
testè accennammo, e anzi per un tratto la sola,
ne fu quella di Strontian nella Contea d'Argyle in
Iscozia, in oggi al certo la cosa non è più così;
mentre ce ne forniscono attualmente ottimi saggi,
per le nostre collezioni orittognostiche, tanto la
Solfatara d'Asaro in Sicilia, ed il Perù ne'din-
torni di Popayan, quanto eziandio le miniere di
Braunsdorf nell' Erzgebirge Sassone, e a quello
che ne pare, le isole Orcadi (in ing. the Ork-
neyilands). – (Il Trad.)
B) Strontiana solfata (fr. la Strontiane sul-
fatée: ted. schwefelsaure Strontianart: ing. the
sulphate Strontian – sulphate Strontites).
SPECIE 2. Celestina, o anche la Strontiana
solfata, il Solfato di Strontiana, o la Schut-
zite (fr. la Célestine – la Schutzite – la
Strontiane sulfatée: ted. der Cälestin – Coele-
stin – Zoelestin – Schutzit – prismatoidischer
Hal-baryt – axentheilender Hal-baryt: ing.
the Celestine – sulphate Strontites). – A mal-
grado del nome di Celestina, e d'altri analoghi, nelle
varie lingue, a questa Specie dati, non è già
da creder ch' essa non offracisi mai colorata, se
non in azzurro, cilestro o turchiniccio; mentre
se n' hanno esemplari limpidi affatto e scolora-
ti, come altri se n'hanno, ora bianchi, ora az-
zurrognoli, ora grigi, or gialli, or rossi ed ora
[Seite 585] brunicci, con una quasi indefinita varietà di grada-
zioni, d'atti o, come si suol dire, di volgerne di
tali diversi colori gli uni agli altri, e come ve n'ha,
che sono, o a pena leggermente translucidi, od anche
affatto opachi, a quel modo medesimo che la com-
page può esserne massiccia, stipata, compatta ed on-
ninamente amorfa, e cristallina, o in apparenza, o
anche effettivamente; ed in tale ultimo caso poi
cristallizzata in tavole quadrilatere aguzze, o in al-
tre forme, derivabili sempre, tutte quante, da un
prisma dritto romboidale, che ne vien giudicato
il tipo delle cristallizzazioni, o veramente può
esserne laminosa, o lamellosa, o fibrosa, o fibro-
laminosa, o radiata, o bacillare congiunta e via
discorrendo. – Essa sfregia sempre lo Spato cal-
careo, essendo sfregiabile dallo Spato fluore, e
talvolta, soprattutto quando il colore n'è azzur-
rognolo (lo che sembra dovuto a un po' di Bi-
tume che contenga), rompendola o spezzandola
col martello, o anche triturandola in un morta-
jo, tramanda dessa una puzza analoga a quella,
che in simili circostanze svolgesi dalla così detta
Pietra-porco. I frammenti riscaldatine, fosforeg-
giano d'una luce vivace, e così ne fa pure la
polvere, quando venga gettata sovra un ferro ro-
vente; mercè dell' attrito sviluppasene una elet-
tricità vitrea, che il riscaldamento non è al caso
di svolgerne mai. Gli Acidi minerali, di per sè soli,
non la decompongono, e trattandola al cannello,
[Seite 586] oltre ad un tal quale arrossamento della fiamma,
che osservasi quasi sempre in sulle prime, essa vi
decrepita, se non si ha cura di scaldarla per gra-
di; ma poi, insistendo con fuoco vivo a bastan-
za, fondesi in una foggia di smalto bianco, che
rammenterebbe, più che non altro, una perletta di
porcellana. Il peso specifico ragguagliasene, per lo
meno = 3600, a però può giugnerne fin anche
a 4000, e quello, trall' altre, della Celestina fibrosa
di Pensilvania, che, per la sua purezza quasi asso-
luta, va del pari colla superba Strontiana solfata
cristallizzata radiata e pellucida di Sicilia, è stato
dal fu Lichtemberg determinato = 3714. Spesso è
dessa associata, come in breve vedrassi, in qual-
che più o meno riflessibile proporzione, alla Ba-
rite solfata o allo Spato pesante.
Varie sono le analisi che, eseguite da diversi
Chimici, sovra parecchie varietà di Celestine di
differente provegnenza, ci troviamo avere in pron-
to, e giudichiamo che possa non disgradare agli
studiosi, anche per servire, in ogni caso, a qual-
che utile confronto, il raccozzarle qui ora nella
Tabella, che ne offeriamo loro nella seguente
pagina 587. – (Il Trad.)
Notisi: 1.° che in tutte queste analisi non vi fu, se
non Meyer, che incontrasse, nella Celestina spatica di
Aarau, insieme coll' Ossido di ferro, un po' di Manga-
nese, e
2.° che nell' analisi di Brandes della Celestina radiata
di Val di Fassa la 1. quantità 1,83 comprende, ad un
tempo, la Calce carbonata, e la Calce solfata contenutevi.
Quanto infine alle località delle Strontiane sol-
fate, diremo che numerosissime sono esse dive-
nute, dopo la prima scoperta, fattasi a Strontian
nell' Argyleshire in Iscozia, della così detta Stron-
tiana; ma, tacendo dell' altre, ci accontenteremo
di citare qui ora Bristol nella Contea di Som-
merset, e l'Isola Barry, ec. nella Gran Brettagna,
Dornburg presso a Jena, Süntel nell' Annovere-
se, Montecchio maggiore e Monte Viale nel Vi-
centino, il Monte su cui è costrutta la così detta
Rocca d'Anfo nella Vallesabbia, Provincia di
Brescia, la Sicilia, la Francia, gli Stati Uniti
d' America, e via discorrendo. – (Il Trad.)
Non vogliamo ommettere di notare qui ora eziandio, come
le Strontiane solfate, che ben molte sono oggimai dive-
nute, possano meritare d'essere ripartite in alcune loro
varietà, marcate a bastanza, tanto dalla diversa loro
compage, quanto eziandio dalla diversa loro composizio-
ne, risultante in parte dalla testè riportatane nostra Ta-
bella analitica comparativa. Così allora avrebbonsi:
1.° la Strontiana solfata laminosa o spatica (fr. la
Strontiane sulfatée spathique – la Strontiane sulfaltée
laminaire – la Strontiane sulfatée cristallisée – detta
[Seite 589] già in addietro, sebbene a tutto torto, le Spath séléni-
teux de Sicile: ted. der Zoelestinspath – Cölestinspath –
späthiger schwefelsaurer Strontian – blättriger Stron-
tianit – schaalig-blattriger Strontianit – krystalli-
sirter Strontianit – säulenförmiger Strontianit – körni-
ger Strontianit: ing. the foliated Celestine); e tali sono
quelle limpide o jaline, cristallizzate in bellissime druse
sullo Solfo, di varie località della Sicilia, come di Riepi,
di S. Cataldo, di Girgenti, di Valdinoto, di Pietrapier-
sa, di Ruddura nella Valle Mazzara e simili, e tali sono
pur quelle dell'Alpe Seiss in Tirolo, di Aarau nella
Svizzera, di Baden e di Bex nella Catena del Jura, di
Rezbanya in Ungheria, e di Rocca d'Anfo nel Bresciano,
che trovansi tutte quante, a quello almeno che ci sem-
bra, nelle cripte della così detta Calcarea alpina nericcia
bituminifera, e talora antracitifera, e come il sono quelle
dell' Inverneshire in Iscozia, de'dintorni di Bristol, del-
l'Isola Barry, e de'dintorni di Knaresborough nel York-
shire in Inghilterra, che sembrano essere tutte nell'Are-
naria (ted. Sandstein), quella di Voigtsgrün nel Voigt-
land, che giace in un Petroselce (ted. quarziger Horn-
stein), quella di Bougival presso a Marly ne' dintorni
di Parigi, e quelle eziandio di Süntal, e di Dehrshelf nel-
l' Annoverese, che sembrano giacer sempre, o nella Cal-
carea conchiglifera (ted. Muschelkalk), o sovra una fog-
gia di Calcarea arenifera cristallizzante in romboedri, che
appartiene appunto anch'essa alla formazione del prece-
dente Muschelkalk, quella di Monteviale nel Vicentino,
riempiente le numerose conchiglie ed altri corpi marini,
che rinvengonsi in una Calcarea stratificata o secondaria,
più moderna del Muschelkalk, e finalmente quelle di
Montecchio maggiore, parimenti nel Vicentino, del Colle
denominato Callon presso ad Edimburgo in Iscozia, e di
Bechely nel Gloucestershire in Inghilterra, che giacciono
[Seite 590] in un Trass, o in una Wacke amigdalare, aecompagnan-
tivi talora, come accade appunto assai frequentemente a
Montecchio maggiore, l'Analcimo, il Mesotipo, l'Al-
bina, la Calce carbonata cuboidea bruniccia, e via di-
scorrendo. Tutte queste Strontiane solfate spatose, o rie-
scono limpide e jaline affatto, o veramente sono d'un
bianco volgente il più delle volte all'azzurrognolo, o al
cilestro, od anche talora al grigio, al giallo ed al ros-
siccio; ed è da notarsi, che le varietà cerulee, così di
questa, come della seguente varietà, tenendole esposte al-
quanto al sole, imbiancano mercè del poco bitume vo-
latile contenutovi, che così perdono:
2.° La Strontiana solfata fibro-laminosa radiata (fr. la
Strontiane sulfatée fibro-laminaire: ted. der Strahlzoe-
lestin – strahlig-schwefelsaurer Strontian – strahliger
Schützit: ing. the radiated Celestine); e si no di questa
fatta segnatamente quelle tali di Aarau nella Svizzera, che
rinvengonsi in forma di ciottoli o di trovanti in un tor-
rentello o rigagnolo montano appiè dell' Homberg, al di
sotto di Küttigen, come il sono alcune di quelle del Ti-
rolo e della Sicilia, quelle che ci provengono da' din-
torni di Cadice in Ispagna, ed altre parecchie:
3.° La Strontiana solfata fibrosa (fr. la Schutzite –
la Célestine fibreuse – la Strontiane sulfatée fibreuse-
conjointe: ted. der Faserzoelestin – faseriger Schützit
– faseriger schwefelsaurer Strontian: ing. the fibrous
Celestine), quale si è quella di Dornburg nel paese di
Jena, e come il sono in generale eziandio quella di Bou-
vron presso a Toul, nel Dipartimento de la Meurthe in
Francia, quella de' dintorni di Bristol in Inghilterra, e
quella di Frankstown, in Pensilvania, negli Stati Uniti
dell'America settentrionale; sebbene quest' ultima, le molte
volte, possa giudicarsi più tosto come pertinente alla va-
rietà precedente, che non alla presente fibrosa.
Finalmente, come Appendice a queste tre diverse ma-
niere d'essere delle Strontiane solfate, resterebbe da farsi
menzione ancora d'un' altra, sempre compatta ed amorfa,
ed in masse per lo più arnioniformi appianate, che è la
Strontiana solfata calcarifera terrosa (fr. la Célestine
terreuse – la Strontiane sulfatée calcarifère: ted. dich-
ter Schützit – dichter Zoelestin – feinkörniger Cö-
lestin – kalkhaltiger schwefelsaurer Strontian: ing.
the compact Celestine – earthy sulphate Strontites),
quale si è quella, appunto compatta, litoidea o terro-
sa, grigia, grigio-gialliccia, o anche grigio-bruniccia,
che rinviensi qua e là frammezzata agli strati marnosi,
come, per esempio, a Clignancourt presso a Montmartre,
ne' dintorni di Parigi, e a Laubenheim nelle vicinanze di
Magonza, e della quale scorgonsi tracce, non gran fatto
infrequenti, tanto nelle colline del Monferrato in Pie-
monte, quanto eziandio, come ne venni assicurato, ne' din-
torni di Lodi vecchio, più presso a noi. – Agg. del T.
Minerali baritici, o a base di Barite (Baryti-
ca: fr. Substances barytiques: ted. Barytge-
schlecht: ing. barytic Substances, o baryte-
bearing Substances).
La Barite, o Terra pesante (Terra ponde-
rosa – Barytes: fr. la Baryte – la Terre pé-
sante: ted. der Baryt – die Schwererde: ing.
the Baryte – heavy Earth), caratteristica sic-
come base delle sostanze salino-minerali, che
entrano a far parte del presente nostro Gene-
re IX, è stata scoperta e riconosciuta, da Berg-
mann, pel primo, come una terra sui generis,
affatto diversa dalle rimanenti terre, ammesse e ri-
guardate per semplici od elementari fino a quell' e-
poca, da noi non per anche gran fatto lontana, ed
anche per buon tratto in progresso1; e fu anzi lo
[Seite 593] stesso Bergmann quegli, che le applicò il nome
latino di Terra ponderosa, onde derivano in
fatto tutti quanti gli altri suoi nomi attuali in ogni
lingua, indottovi dal ragguardevolissimo suo peso
specifico, ragguagliantesi generalmente = 4000, e
quindi ben di poco scadente dal peso specifico delle
meno pesanti tra le sostanze metalliche. Trall' al-
tre sue proprietà, questa Terra ha pur quelle,
che qui si considerano come essenzialissime ed
anzi normali, di diventar caustica, calcinandola, a
un di presso come la Calcina: di fondersi da per
sè sola in vetro ad una temperatura convenien-
temente elevata: di combinarsi a saturità coll'A-
cido solforico in un solfato di Barite analogo, ed
[Seite 594] anzi identico affatto, con quello che, quando è
nativo e laminoso o cristallizzato, suol essere comu-
nemente denominato Spato pesante (ted. Schwer-
spath), e finalmente d'essere, col mezzo degli
Idrocianati alcalini, come per esempio colla così
detta Liscìa di sangue (ted. Blutlauge), o sia col
Prussiato di potassa, precipitabile sempre dalle
sue dissoluzioni, così nell' Acido nitrico, come
nell' Acido muriatico.
Rinviensi essa pure, come dicemmo già della
Strontiana, naturalmente combinata, tanto col-
l' Acido carbonico, quanta coll' Acido solforico;
onde vengono poi a risultarne le seguenti quattro
Specie, formanti insieme due distinte Sezioncine:
A) Barite carbonata, o anche Carbonato di
Barite (fr. la Baryte carbonatée: ted. kohlen-
saurer Barytart: ing. the carbonate Barytes).
SPECIE 1. Witherite, o anche la Barolite,
la Barite carbonata: (fr. la Baryte carbona-
tée – la Barolite – la Withérite – la Ba-
ryte aérée: ted. der Witherit – Barolith –
kohlensaurer Baryt – di-prismatischer Hal-ba-
ryt: ing. the Witherite – carbonate Barytes
– Barolite – aerated Barytes). – Questa
Specie è bianca di colore, ovvero grigia, ma può
volgere benissimo, per gradi, al giallo o al verde,
e talora, sebbene assai più di rado, anche al ros-
siccio, e non suole essere mai più che translucida
o semitrasparente; generalmente parlando, ram-
[Seite 595] menterebbe dessa in complesso, più che non al-
tra cosa, una massa d'Allume di Rocca; il nitore
ne partecipa del perlaceo o madreporino, e del
grasso untuoso, analogo in qualche modo al poco
nitore, ch'è proprio della cera; la forma fondamen-
tale di cristallizzazione ne è, come i più pensano
oggidì, il prisma exaedro; mentre altri credettero
che ne fosse invece il dodecaedro bipiramidale, o
il romboedro; ma è rado assai, che ci si mostri
dessa perfettamente cristallizzata in cristalli ni-
tidi e determinabili, che d'ordinario sono pri-
smi exaedri, terminanti in acuminature o pira-
midette exaedre del pari, e il più delle volte
presentacisi invece, o amorfa affatto, e spezza-
bile poi, ora in istanghette cristalline, ed ora in
frammenti cuneiformi, striati giusta la loro lun-
ghezza, o in mazzetti o in drusicine cristalline,
rivestite talora d'una crosticina smorta o sparuta,
derivante da un tal quale principio di decompo-
sizione superficiale, o veramente in arnioncini,
in grumi, in isferoidi, in lagrime, o in tuber-
coli papillosi e mammilliformi, o in fine dis-
seminata per massicine compatte nell'interno della
massa delle varie roccie, nelle quali giace; la
compage ne suole essere lamelloso-radiata, come
la spezzatura n' è, per lo più, aspra ed ineguale,
e tendente più o meno alla scheggiosa. – Il peso
specifico delle varie Bariti carbonate ragguagliasi
per lo meno = 4271; tale essendo quello che
[Seite 596] il fu Lichtenberg determinò per la Barite carbo-
nata della miniera di piombo di Chorley, presso ad
Anglesark nel Lancashire, regno della Gran Bret-
tagna, ma può pervenire fin anche a 4400. –
Sfregia poi dessa lo Spato calcareo, venendo sfre-
giata dallo Spato fluore; gettata in polvere sulle
bragie, vi fosforeggia d'una luce smorta o spa-
ruta; sfoggia, per via di sfregamento, una elettricità
vitrea, lo che essa non suole però far mai per via
di riscaldamento; nell' Acido muriatico diluto scio-
gliesi dessa compiutamente con molta effervescenza,
e trattandola al cannello, vi fosforeggia d'una luce,
momentanea sì, ma vivacissima, e senza gonfiarsi
gran fatto, come, senza decrepitarvi per nulla,
fondevisi, anche di per sè sola, con bastante fa-
cilità, in un vetro bianco. Quanto poi alle varia-
zioni, che risulterebbono nella composizione chi-
mica delle varie Bariti carbonate, scorgerannosi
desse dalla Tabella, che ne approntammo, e che
presentiamo qui ora agli Studiosi nella seguente
pagina 507. – (Il Trad.)
Notisi qui, che le traccie di Rame carbonato, di Ferro carbonato, d'Allumina e di Calce, accom-
pagnanti talora queste, od altre Witheriti o Bariti carbonate, si ritengono, più che per altro, per sem-
plici miscugli accidentali. – Agg. del T.
E quanto finalmente alle località, ov'esse rin-
vengonsi con maggiore frequenza, non ci rimane
che di citarne le principali, che sono appunto, in
Inghilterra, oltre ad Anglesark, ove, come di già
accennammo, la Witherite suole accompagnare colla
Barite solfata, una Galena di rado mista a qual-
che traccia di Spato calcareo, e varie altre sostanze
minerali metallifere ancora, Arkendale, Walhope e
Dafton nel Cumberland, Durham nell' Aldstone,
lo Shropshire a Snailbach, ed il Westmoreland
a Martonfall, poi la Stiria, precisamente nello scavo
denominato Steinbauer a Neuberg ed a Mariazell,
il Salisburghese a Leogang, l'Ungheria a Szlana
nel Comitato di Gömör, la Siberia allo Schlangen-
berg, e finalmente la Sicilia, tanto nelle sue famose
Solfatare di Azaro e di Radussa, quanto eziandio,
in forma però di trovanti o di ciottoli, unitamente
alla Galena, nel letto del fiumicello Nisi. – Nè
pensiamo che sia da trasandarsi qui in silenzio
anche il rilievo, che, comunque la Barite carbo-
nata (e la stessa cosa a un dipresso dicasi poi
d'alcuni altri sali baritici solubili), presa interna-
mente, sia in generale un molto possente veleno
per gli animali di sangue caldo, pure, data a
piccole dose, in certi casi di malattia, ne'quali
l'esperienza abbiala dimostrata appropriata, di-
viene dessa, come accade di parecchj altri vele-
ni, un presidio medico efficacissimo. – (Il Trad.)
B) Bariti solfate, o anche Solfati nativi di
Barite o Spati pesanti (fr. les Barytes sulfa-
tées – les Spaths pésans: ted. schwefelsäure
Barytarten – die Schwerspäthe: ing. the sul-
phate Barytes – Barytites – ponderous Spars
– heavy Spars – Baroselenite – Cawks, ec.)
SPECIE 2. Spato pesante propriamente detto, o
la Barite solfata spatica, la Barite solfata lami-
nosa (fr. le Spath pésant – le Spath pésant sélé-
niteux et fusible – le sulfate de Baryte – la Ba-
ryte sulfatèe – la Baryte sulfatée spathique –
la Baryte vitriolée: ing. the heavy Spar – ponde-
rous Spar – lamellar Barytites – Cawk – Ba-
roselenite, ec.) – Generalmente parlando, tutte
quante le sostanze, che ci provengono sotto que-
sti diversi nomi, ed anche sotto parecchj altri,
che, per amore di brevità, vogliamo pel mo-
mento lasciar da parte, e segnatamente poi sotto
quello di Spati pesanti, sogliono ostentare una
tal quale compage laminosa o spatica; ma per
altro ve n' ha benissimo talune, che mostransi fi-
brose, come succede anche d'alcuni Gessi, i quali
ciò non pertanto diconsi Gessi spatici, e ve n'ha
altre eziandio, che conservano il nome di Spati
pesanti, comunque la compage siane al tutto sti-
pata e compatta, a quel modo che succede d'al-
cune Calci fluate, le quali ciò non ostante ser-
bano pur sempre il nome di Spati fluori. Da que-
ste differenze di compage, si può però desumere
[Seite 600] un ragionevole riparto di tali così detti Spati
pesanti, almeno nelle tre seguenti Sottospecie, che
sono:
a) Lo Spato pesante comune, o anche lo
Spato pesante cristallizzato, lo Spato pesante
testaceo, lo Spato pesante laminoso, la Barite
solfata cristallizzata, la Barite solfata spa-
tica, la Barite solfata laminosa, ec. (fr. la Ba-
ryte sulfatée cristallisée – la Baryte sulfatée
spathique – la Baryte sulfatée laminaire – le
Spath pesant cristallisé, ec.: ted. der Baryt-
spath – gemeiner schaaliger Schwerspath – pri-
smatischer Hal-baryt – Saülenspath – Neu-
sper – Nesper: ing. the lamellar heavy Spar
– foliated Baroselenite – testaceous Heavy-
spar, ec.), che il più delle volte è bianco, o
bianchiccio. ma può volgere benissimo anche a
diversi altri colori, sempre per altro smorti, sparuti
o poco vivaci, e di rado è poi desso scolorato affatto
e diafano, o limpido come l'acqua, mentre più spesso
riesce invece più o meno translucido, tutto che ta-
lora sia anche decisamente opaco; che le molte
volte è amorfo in masse irregolari, talora scialdasi o
rompesi, quasi chi dicesse, in lastre o in cialde
laminose o stratiformi, spesse molto e grossolane;
ma che però presentacisi, a bastanza di frequente,
anche cristallizzato in forme regolari assai bene
svariate, come a dire, ora in prismi, o in tavole
a quattro o a sei lati, con diverse acuminature od
[Seite 601] affilature, ora in piramidi a quattro faccie rad-
doppiate, e via discorrendo, e a dirla più in bre-
ve, in moltissime forme, derivabili però tutte
quante da un prisma dritto romboidale, che tiensi
generalmente pel tipo delle cristallizzazioni di
tutte, quante mai possano essere, le Bariti sol-
fate cristallizzate, senz' eccezione. I prismi ne rie-
scono talora aciculari od aghiformi, e talora ba-
cillari o in istanghette parallelamente tra di loro
coadunate, come succede nel così detto Stan-
genspath (Spato pesante bacillare o in istanghette)
di Freyberg in Sassonia, e le tavole, aventine
bene spesso sei lati affilati o taglienti in sugli
estremi loro lembi, il divengono poi ancora più
mercè d'alcune piccole faccette addizionali, che
sono sostituite loro a lato degli spigoli; altre volte i
cristalli tabulari ne riescono piccolissimi, e disposti,
quasi chi dicesse, in serie, co' loro lembi taglienti
ed affilatissimi, offerenti all' occhio come un am-
masso di fibre o di filamenti tra di loro paral-
leli, ed in tal caso pigliano dessi in Germania il
nome particolare di Haardrusen (drusicine ca-
pillari); e talora finalmente sono tali prismi ta-
bulari, o tali tavole cristalline, coadunate in di-
verse altre fogge, anche d'aspetto affatto stra-
no, come il sono, trall' altre, le così dette Hahnen-
kammdrusen de' Tedeschi, o le druse di Spato
pesante in creste di galli, ed altre così fatte.
– Del resto lo Spato pesante laminoso cristal-
[Seite 602] lizzato sfregia costantemente lo Spato calcareo,
venendo sfregiato sempre dal Feldspato; non è
mai elettrizzabile per riscaldamento, ma lo è in
via positiva per mezzo dello sfregamento; i fram-
menti, riscaldati alquanto, ne fosforeggiano debol-
mente, ma talora, ove siano stati infocati a dovere,
conservano, per un tratto di tempo più o meno
riflessibile, la facoltà di tramandar luce nelle te-
nebre, come si sa essere proprio di quella Barite
solfata radiata grigia, in forma di grumi, di sfe-
roidi irregolari o d'arnioni, cui suole darsi per-
ciò volgarmente il nome, non gran fatto compe-
tentegli, di Fosforo di Bologna, del quale ci
toccherà di far cenno a parte qui tosto dopo. Gli
Acidi non sogliono esercitare sovr'esso immediata-
mente un'azione molto marcata, e trattandolo poi
al cannello, da principio esso vi decrepita; ma, in-
sistendo con fuoco forte, vi perde tutto il suo nitore,
inverdendo la fiamma, e finisce per fondersi in uno
smalto bianco, che entro poche ore sfarinasi in pol-
vere. Il peso specifico se ne ragguaglia per l'or-
dinario = 4430, sebbene ritengasi, che i pesi
specifici delle diverse Bariti solfate, in complesso,-
possano estendersi, da 4100, finanche a 4600. –
Per ciò che può spettarne alla chimica composizio-
ne, veggasi la Tabella analitica e comparativa delle
varie Bariti solfate, che, posta alla seguente pa-
gina 609 formerà parte dell' Aggiunta qui da
noi fatta alla Epatite, Specie 4 di questo mede-
[Seite 603] simo Genere Baritico, e l'ultima poi del presente
nostro Vol. V; e quanto finalmente alle località,
d'onde possono provenirci questi Spati pesanti
propriamente detti, faremo che ci basti il nota-
re, così in generale, che riescono dessi frequen-
tissimi ne' così detti filoni (auf Gängen), in
quanto che sono appunto essi, che sogliono co-
stituire la più comune delle matrici di ben molte
miniere metallifere; qua e là però, non di rado,
rinvengonsi dessi eziandio tra mezzo a' terreni
stratificati o secondarj (in Flötzen).
Come varietà a bastanza rimarchevole di que-
sto stesso Spato pesante propriamente detto, me-
rita d'essere citata quella sostanza, che i Canopi
dell' Harz e di qualche altra località di miniere
in Germania, usano denominare, quando AEhren-
stein (Pietra spicata, o Pietra in ispighe), e
quando Strausasbest (Asbesto di Struzzo, o
fors' anche Asbesto in mazzetti, e latinamente
Lapis acerosus), la quale non è in sè altra co-
sa, fuorchè un vero Spato pesante bianco, con-
formato quasi a modo d'un fiorito mazzetto di
spighe, e tutto quanto compenetrato dalla con-
cresciutavi matrice argillosa, aventevi un colore
grigio di cenere. La località principale ne era in
addietro Osterode, appunto nell' Harz.
b) Lo Spato pesante fibroso, o la Barite sol-
fata fibroso-radiata, o il Liteosforo, o anche,
come già s' è annunciato, il Fosforo di Bolo-
[Seite 604] gna (ted. der Faserbaryt – Strahlbaryt – fa-
seriger Schwerspath – Bologneserstein – Bo-
logneser Spath: fr. la Baryte sulfatée fibreuse –
la Baryte sulfatée radiée – le Spath pèsant ra-
dié – la Pierre de Bologne – le Spath de
Bologne – le Phosphore da Bologne – le Li-
théosphore: ing. the radiated Heavyspar – Bo-
lognese Spar, ec.), il quale nella sua spezza-
tura transversale dimostra una compage fibroso-
radiata: suol essere di color grigio di fumo: è
sempre poco translucido, e rinviensi il più delle
volte in arnioni, in grumi arrotondati, in palle
o in sferoidi informi e schiacciate o compresse,
grosse d'ordinario quanto può esserlo un fico
secco, a cui somigliano anche moltissimo bene
spesso nell' aspetto o nella loro figura. Il peso
specifico ragguagliasene d'ordinario = 4440, e
quanto all' analisi, che ce ne diede Arfwedson,
veggasi dessa riportata, insieme con quelle di pa-
recchie altre Bariti solfale, nella Tabella da noi
qui aggiunta, com' è già accennato, in seguito
all' ultima Specie del presente vol. V, che sarà
l'Epatite. – Rinviensi poi particolarmente, per
quanto se ne sa, questo Spato pesante fibroso-ra-
diato, almeno in maggior copia che non altrove,
da che non pare non al tutto esclusivamente, in
sul monte Paterno, porzione dell' Apennino presso
a Bologna, d'onde, quando sia stato nel modo
convegnente preparato, gli è da lunga pezza che
[Seite 605] ci proviene poi, sotto l'incompetente nome di già
rimarcatone, di Fosforo di Bologna; varietà que-
ste, appunto di Spato pesante, che servì fino da
bel principio di materia prima, ond' approntarne
ciò, che i Tedeschi vollero chiamare Lichtmagne-
te, quasi chi intendesse di significare in Italia,
la Calamita della luce. – (Il Trad.)
c) Lo Spato pesante massiccio o compatto, ma
però meglio molto la Barite solfata compatta,
massiccia, scheggiosa e litoidea, o la Baroselenite
stipata e petrosa, e talora perfino l'Alabastro
pesante (fr. le Spath pésant compacte – la Ba-
ryte sulfatée compacte – e qualche volta ezian-
dio, tutto che poi troppo impropriamente, l'Al-
bâtre compacte.: ted. der Barytstein – dichter
Schwerspath – splittriger Barytspath: ing. the
compact Heavyspar – Baroselenite), che suol
essere di colore, ora grigio di fumo, ora gialla-
stro, or rosso laterizio, ed ora di qualche altro
colore ancora, il più delle volte è a mala pena
debolmente translucido in sugli spigoli o in sugli
estremi lembi delle sue scheggie più sottili, ma
compatto, stipato, massiccio ed amorfo sempre, e
terroso, grano-lamelloso, o tutt' al più scheg-
giosetto alquanto, in sulla spezzatura. Trall' altre
sue località, rinviensi questo segnatamente a Ram-
melsberg nell' Harz; ma se n' hanno per altro
esemplari anche diti Derbyshire nella Gran Bret-
tagna, come da altri paesi; e quanto all'anali-
[Seite 606] si, da Westrumb dataci, di quello Strontianifero
appunto dell' Harz, qui ora da noi citato, sarà
essa pure riportata nella già sopra promessa Ta-
bella analitica comparativa delle varie Bariti sol-
fate, presso alla fine del presente Volume.
SPECIE 3. Barite terrosa, o lo Spato pe-
sante terroso, lo Spato pesante farinoso, e di
gran lunga meglio poi la Barite solfata polve-
rosa (fr. le Spath pésant terreux – la Baryte
sulfatée terreuse: ted. erdiger Baryt – mul-
michter Schwerspath – mulmiger Schwerspath
– erdiger Schwerspath – die Schwerspatherde
– Baryterde: ing. the earthy Heavyspar –
Heavyspar-earth – earthy Baroselenite). –
Suole questa esser sempre giallo-grigiastra, o
bianco-rossiccia, o veramente bianco-grigia spor-
ca, di compage quasi affatto terrosa ed incoe-
rente, o tutt' al più scheggiosetta, e rozza poi,
grezza, aspra e magra al tatto, senza perciò lor-
dar gran fatto le dita. – Presentasi dessa, a ba-
stanza frequente, tanto tra mezzo allo Spato pe-
sante comune, quanto eziandio ricuoprente quello
al di sopra o superficialmente, per esempio, a
Riechelsdorf nell' Assia, a Bieber nell' Hanau, a
Canstein in Vestfalia, a Freyberg in Sassonia,
come anche in varie località dell'Ungheria, del-
l' Inghilterra, ed altrove. – (Il Trad.)
SPECIE 4. Epatite, o la Pietra epatica, o la
Barite epatica, la Barite fetida, la Barite
[Seite 607] solfata fetida, la Barite solfata epatica, od
anche lo Spato pesante fetido (Lapis hepati-
cus: fr. la Baryte sulfatée fétide – la Baryte
sulfatée biluminifère fétide – le Spalth pésant
hépatique – la Hépatite – la Pierre pésante
fétide – la Pierre pûante barytique: ted. der
Hepatit – Leberstein – Schwerleberstein: ing. the
Hepatite – Liverstone.) – Questa sostanza,
considerata qui ora, a quel che pare, in via di
mera abbondanza, come Specie distinta dagli al-
tri Spati pesanti, o dalle rimanenti Bariti solfa-
te, a motivo del Bitume, del quale suol essere
intimamente inzuppata, riesce il più delle volte
bruno-nerastra, ma pur talora anche soltanto grigio-
giallognola, quasi affatto opaca nel primo caso,
e lievemente translucida in sugli spigoli nel se-
condo, ed è per l'ordinario dotata sempre d'un
mediocre nitore, almeno nella sua spezzatura,
nella quale dimostra la propria compage, ad un
tempo fìbro-laminosa e radiata, piuttosto confusa;
mentre offrecisi generalmente conformata in arnio-
ni, in sferoidi, in ellipsoidi, o in masse informi
ed irregolari, ma in certo tal qual modo arro-
tondate o aventi ottusi gli spigoli; spezzandola,
scalfendola, fregandola o rastiandola con un fer-
ro, tramanda essa sempre una decisa puzza in-
gratissima, come si suol dire, di Fegato di solfo.
– Rinvennesi questa, ora nello Schisto allumi-
noso (ted. Alaunschiefer), insieme con qualche
[Seite 608] Pirite, ad Andrarum nella Scania, ed ora nei
filoni accompagnanti l'Argento nativo, la Pirite
marziale, lo Spato pesante non bituminifero, e
l'Antracite (ted. Kohlenblende), nel Micaschisto
(ted. Glimmerschiefer), e nello Schisto anfibo-
lico o nella Anfibolite (ted. Hornblendeschiefer),
tanto a Kongsberg in Norvegia, come a Buxton nel
Derbyshire in Inghilterra. – In riguardo final-
mente all'analisi, fornitaci da John, della Epa-
tite di Kongsberg, sarà essa pure esattamente
riportata, trall' altre, nella già più volte annun-
ciata Tabella analitica comparativa delle varie Ba-
riti solfate, che è destinata a far parte della se-
guente nostra Aggiunta. – (Il Trad.)
Aggiunta del Traduttore alle precedenti Bariti solfate.
Resta ora che, soddisfacendo all' impegno assuntomi
colle promesse fattene e ripetute alle precedenti pagine 602
604 e 606 del presente Volume di questo nostro Manuale
Blumenbachiano, io inserisca, come faccio qui dicontro alla
seg. pag. 609, e giusta il metodo da me anche in altre
consimili occasioni osservato, una Tabella analitica com-
parativa, rendente conto della composizione chimica delle
Bariti solfate, che sotto nomi diversi, e da località dif-
ferenti, ci provengono, nel commercio mineralogico, ad
uso de' nostri Gabinetti o delle nostre Collezioni oritto-
gnostiche; ed in ciò fare, spero che da chi legge non
siano per essere male accolti anche alcuni pochi cenni,
che io, datane l'opportunità, mi faccia lecito di soggiu-
gnere ulteriormente, a quanto, in riguardo appunto a tali
diverse Bariti solfate, ci era dato nel Testo originale, che
ci servì di guida.
Ammessi una volta, a un dipresso come stanno sposti
in generale nel Testo, i caratteri specifici delle Bariti
solfate, le sottospecie e le varietà potrebbono anche me-
glio ripartirsene, per avventura, nella seguente maniera,
di quello che ivi nol siano:
1.° La Barite solfata laminosa o spatica, o lo Spato
pesante propriamente detto; e questa, analoga quasi in
tutto alla Specie 2.a del Genere Baritico nel Testo, rac-
chiuderebbe a un tratto, non solo tutti quanti gli Spati
pesanti cristallizzati, isolati, aggruppati in druse, in maz-
zetti, in fascicoli e in masse cristalline indeterminabili, o
in istanghette coaderenti, e gli aciculari, ed i laminosi, tanto
a lamine dritte, quanto a lamine curvilinee, ma eziandio
la Epatite descrittaci nel Testo come la 4.a ed ultima
Specie delle Bariti solfate, l'AEhrenstein di Osterode
nell' Harz, citatoci nella Specie 2.a, e finalmente, almeno
a quanto possiamo giudicare dagli esemplari avutine tra
le mani, anche quella sostanza rivestiente, in forma di
druse cristalline, i vani della Pietra alluminare (ted. Alaun-
stein) a Mutzsay nel Comitato di Beregh in Ungheria,
e che spacciasi sotto il nome ungherese di Wolnyn; e
quindi a questa nostra 1.a sorta di Bariti solfate com-
peterebbonsi a buon dritto, come sinonimi, oltre a' nomi
già qui da noi accennatine, anche gli altri diversi, in
francese, di Baryte sulfatée cristallisée, di Baryte sul-
fatée laminaire, di Baryte sulfatée bacillaire, di Ba-
ryte sulfatée crêtée, o en crêtes de coq, di Baryte sul-
fatée spathique, di Spath pésant testacé, di Spath pé-
sant en barres, di Spath pésant séléniteux, di Spath
pésant lenticulaire, ec.: in tedesco, di Barytspath, di
gemeiner geradschaaliger, e di gemeiner krummschaa-
liger Schwerspath, di säuliger Schwerspath, di stän-
gliger Schwerspath, di stängliger Baryt, di Stangen-
spat, di Saülenspath, e, come si è già detto, di Neu-
[Seite 611] sper, di Nesper e di prysmatischer Hal-baryt, ec.,
e finalmente in inglese, di lamellar Heavyspar, di fo-
liated Baroselenite, di columnar Heavyspar, di co-
lumnar Baroselenite, e simili. – E quanto alle località
nostrane di questa maniera di Bariti solfate, piacemi di
rammentare, che sono desse numerosissime, da che ne
abbondano assai tutte le nostre miniere di Ferro spatico
delle Provincie di Brescia, di Bergamo e di Como, ove
quegli esercenti di miniere ed i canopi usano trivial-
mente denominarla Marmo, da che ne abbiamo Saggi
accompagnanti, tanto la Galena semplice del Muraccio in
Valgana al di là di Varese, quanto eziandio la Galena
argentifera di Viconago presso al Ponte della Tresa, in
sul confine di questi Stati di Lombardia colla Svizzera
verso Lugano: da che sappiamo che la Valle di Fassa,
ed altre non poche località del Tirolo, ce ne forniscono
copiosi saggi, e da che finalmente non s' ignora più og-
gimai da nessuno, che abbia pratica di tali cose, come
Traversella e tutta la valle di Brozzo, per non citarne
altre, nel finitimo Piemonte, ne versino druse assai
belle, svariate e ricercatissime nel presente commercio
mineralogico.
2.° La Barite solfata radiata, alla quale propriamen-
te, e non già alla fibrosa, si riferisce il così detto Fo-
sforo di Bologna; ma che rinviensi anche ad Amberga
nel Patatinato:
3.° La Barite solfata fibrosa (in francese, la Baryte
sulfatée concrétionnée-fibreuse: in tedesco, der Faser-
baryt – faseriger Schwerspath; ed in inglese, the
fibrous Heavyspar), diversa dalla precedente radiata,
perchè stalactitica o stalagmitica, in goccie, in grumi o
in arnioncini esternamente grezzi, rozzi e sparuti, mentre
internamente scorgesi dotata d'un discreto nitore, che ne sta
tra il perlaceo e l'unto della cera: perchè generalmente
[Seite 612] riesce d'un colore bianchiccio, volgente ora al giallo-
gnolo, ed ora al bruniccio: perchè mostrasi più translu-
cida, che quella essere non soglia quasi mai, e perchè
finalmente la sua compage, nel fondo fibrosa, ben più che
non a fibre o a lamine bislunghe, disposte per raggi
dipartentisi, come nella precedente, da varj centri comu-
ni, sembra risultare da fascicoli o mazzetti di fibre sparsi
confusamente. Rinviensi questa particolarmente a Ratten-
berg presso a Neu-leiningen, a non grande distanza da
Dürkeim nella porzione di Baviera, che giace lungo sul
Reno, per entro ad una Arenaria ferruginosa, accompagnan-
tevi il Quarzo rubiginoso (ted. Eisenkiesel), ed il Ferro
idro-ossidato bruno, talora manganesifero (ted. Braun-
eisenstein), come rinviensi eziandio a Chaud-fontaine
presso a Liegi in Francia, mista per entro ad un altro
minerale di Ferro ossidato (ted. Eisenstein), che forma
alcuni filoni nello Schisto argilloso (ted. Thonschiefer),
e come, sparsa del pari per piccole masse, o quasi per
ritagli o frantumi, nel Thonschiefer, tanto nella preac-
cennata località di Chaud-fontaine, quanto a Bogsan, o
Bogschan, che siasi, nell' Ungheria, e quanto anche a
Carlisle all'ouest di Albany nell'America settentrionale.
4.° La Barite solfata granulare (in francese, la Ba-
ryte sulfatée granulaire – la Baryte sulfatée grénue –
e talora poi le Spath pésant grénu o granulaire: in
tedesco, körniger Baryt – schuppig-körniger Schwer-
spath – o anche semplicemente körniger Schwerspath:
ed in inglese, the granular Heavyspar), la quale sem-
bra meritare d'essere distinta da tutti gli altri Spati pe-
santi, in grazia soprattutto della assoluta sua amorfia,
della sua stipatezza petrosa affatto, e della sua compage
decisamente granulare, e non mai spatica o laminosa in
conto alcuno; tanto più che i colori non sogliono esserne
mai, se non il bianco grigiastro, il bianco giallognolo, o
[Seite 613] il bianco rossiccio, che la translucidità, anche in su i
lembi delle scheggie, ne è sempre debolissima, e che il
pochissimo suo nitore, a pena può dirsi, che si risenta al-
cun poco del perlaceo. Rinviensi dessa per straterelli nei
terreni di data piuttosto antica, come a dire nello Schi-
sto argilloso, accompagnantevi lo Spato calcareo, il Quar-
zo, qualche Pirite ed alcuni altri minerali di Rame o di
Piombo, a Nauroth, poco lunge da Wisbaden nel paese
di Nassau, a Peggau, a Rabenstein e in qualche altra
località della Stiria, a Schwatz nel Tirolo, a Sams nei
Grigioni, a Servoz in Savoja, a Clonakilti in Irlanda,
e finalmente a Schlangenberg nella Siberia Asiatica, ove
accompagna bene spesso il Rame nativo, o il Rame car-
bonato verde, detto da' Tedeschi Kupferyrün.
5.° La Barite solfata petrosa, o la Pietra baritica, o
anche il Solfato di Barite nativo compatto e massiccio,
e trivialmente talora il Marmo de' Canopi nostri italiani
(in francese, la Baryte sulfatée compacte – le Spath
pésant compacte – l'Albâtre pésant compacte: in te-
desco, der Barytstein – dichter Baryt – splittriger
Baryt – dichter Schwerspath – splittriger Schwer-
spath, ed in inglese, the compact Heavy spar – com-
pact Baroselenite), che per lo più mostrasi appunto
amorfa, stipatissima, compatta ed onninamente petro-
sa, con sopravi alcune impronte, provenutevi, per quello
che sembra, dal di fuora, o veramente in arnioni, in
grumi affatto informi, o in masse bitorzolute ed irrego-
lari, nel centro delle quali accade talora che rinvengasi
racchiuso qualche granellino di Quarzo, e di cui la spez-
zatura scabra o disuguale inclina più o meno alla scheg-
giosa, o alla terrosa di grana grossolana; è dessa opaca
al tutto, o tutt'al più debolmente translucida in sugli
spigoli, od anche in sugli estremi lembi delle sue scheg-
gie; non suole riuscire, se non micante qua e là per punti,
[Seite 614] o per particelle alquanto più lucide, che non siane il
resto della massa, ed i colori principali ne sono il bianco
grigiastro, o il bianco giallognolo. – Tra le moltissime
località di questa foggia di Barite solfata, comune ezian-
dio nelle nostre miniere ferree, noi ci terremo paghi di
citarne l'Harz a Rammelsberg presso a Goslar, ed a Clau-
sthal, le miniere di Freyberg in Sassonia, Servoz in Sa-
voja, il Derbyshire e lo Staffordshire nella Gran Bretta-
gna, e via discorrendo, ove, ora forma parte essenziale
de' filoni mineriferi, ed ora presentacisi in forma di stra-
terelli sempre poco possenti nello Schisto argilloso, o
simili.
6.° La Barite solfata terrosa, o la Barite solfata fari-
nosa, od anche lo Spato pesante terroso (in francese,
la Baryte sulfatée terreuse – le Spath pésant terreux:
in tedesco, die Baryterde – Schwerspatherde – erdi-
ger Schwerspath – mulmiger Schwerspath: ed in in-
glese, the Heavyspar-earth – earthy Heavyspar –
earthy Baroselenite), la quale è sempre affatto incoeren-
te, sebbene talora conformata in masse incoerenti, terrose,
o polverose, o anche costituita di particelle, quasi chi di-
cesse, scagliose o squamose, smorta o sparuta di nito-
re, ora sparsa per entro, ed ora sovratempestata ad al-
tre sostanze minerali, magra al tatto, lordante poco le
mani, e di colore bianco rossiccio, o bianco giallognolo,
com'è accennato già nella Specie 3.a del Testo, alla quale
corrisponde in fatto benissimo questa nostra Barite sol-
fata terrosa, che rinviensi, come chi dicesse, tempestata
o sopra, piovuta nelle druse, o ne'vani de' filoni bariti-
feri, o anche in sulle pareti degli scavi mineralurgici,
trall' altre moltissime sue località, a Riechelsdorf e a Bie-
ber nell' Hanau, a Freyberg in Sassonia, ad Herren-
grund presso a Neusohl in Ungheria, nel Derbyshire e
in altre parti della Gran Brettagna, ed anche altrove,
[Seite 615] come a dire, per esempio, a Canstein in Vestfalia, ove
trovasi, ora in pezzi sparsi o disseminati ne'filoni, ed ora
in forma di nidi, per entro ad uno strato marnoso (ted.
Mergelschicht).
Finalmente non vogliamo ommettere tampoco di citare
qui ancora, come nel Derbyshire siasi, non ha guari, rin-
venuta una mistura naturale di Spato pesante è di Spato
fluore, che può denominarsi, a bastanza acconciamente
per noi, Fluobarite, a quel modo che qualche minera-
logista tedesco battezzolla oggimai col nome di Fluss-
schwerspath, la quale forma ivi uno straterello nella
Calcarea compatta schistoidea, e scorgevisi accompagnata,
qua dallo Spato calcareo, e là da poca Galena. Anche
di questa singolare mistura, poichè Smithson eseguilla e
la fece di pubblica ragione, abbiamo voluto farci solle-
citi d'unire l'analisi chimica nella Tabella analitica e com-
parativa delle varie Bariti solfate, che diedimo pure te-
stè alla precedente pagina 609. – Agg. del T.
Vedasi a questo proposito la Memoria con Tipo geogno-
stico, impressa a pag. 113 e segg. del fascicolo CLXVI (Ot-
tobre 1829) della Biblioteca Italiana.
Oltre a queste poche premesse geogeniche, indispensa-
bili per lo studio filosofico della Mineralogia, non sarà se
non bene scorrere le Lettres sur l’Histoire physique de la
Terre, par J.A. De Luc, stampate a Parigi nel 1798,
in 4., che hannosi anche tradotte in tedesco dal manoscritto
francese nelle Parti VIII e segg. dell’ Opera periodica, inti-
tolata: Voigt’s Magazin, ed il Lehrbuch ueber die physi-
sche Astronomie del Consigliere Aulico Mayer, nel capo
Theorie der Erde, ec., pubblicato a Gottinga nel 1805, in 8.
Non sarà se non bene il consultar su di ciò l’opera in-
titolata: A.G. Werner’s Neue Theorie von der Entstehung
der Gaenge. Freyberg, 1791, in 8.
E dicesi qui comunemente ec. ..., atteso che qua e [...]
rinvengonsi talora eziandio terreni attenenti a questa nostra
terza Classe, elevati oltre a mille tese (Klafter) al di sopra
del livello del mare; come succede, non volendo parlare,
se non solamente della nostra Europa, tanto in alcune loca-
lità de’ Pirenei, quant’ anche nelle Alpi della Svizzera e della
Savoja; mentre al contrario dannosi alcuna volta terreni pri-
mordiali, o catene di montagne primitive, di gran lunga
meno elevate, che nol siano le qui sopra menzionate; come
verificasi, per cagion d’esempio, del Brocken nella Selva
Ercinia, o nel così detto Harz, che, ritenuto primordiale
da’ Geognosti che lo descrissero, non oltrepassa però mai,
colla più elevata sua cima, l’altezza di cinquecentosettanta-
tre tese così fatte al di sopra del livello del mare.
Così succede, per esempio, in quell’ ammasso vistosissimo
appunto di nicchj o di conchiglie, in parte fratturate, ch’ esi-
ste in Turrena, e che perciò è conosciuto da’ Francesi sotto
il nome di la fahlunière de Tourraine, offerente un letto o
deposito di conchiglie mezzo calcinate, che, dietro a’ calcoli
fattine da Reaumur, non dovrebbe occupare una estensione
minore di cento trenta milioni di tese od esapede cubiche
di terreno.
Nè mancano già anche alla nostra italiana Penisola
depositi conchigliacei di tal fatta, e sommamente interes-
santi, come basteranno qui a porgerne testimonianza i
Colli dell’ Astigiana e del Monferrato in Piemonte, le
Colline di San Colombano nella Provincia di Lodi, ed i
dintorni di Velleja nel Piacentino, oltre a varie località
del Veronese e del Vicentino, e anche d’altre Pro-
vincie d’Italia. – Agg. del T.
Ho pensato che possa essere il luogo qui, forse
più acconciamente che non altrove nel decorso del ri-
manente di questo nostro Manuale Blumenbachiano, di
dare in complesso, ed affatto concisamente, un cenno al-
meno delle diverse Teoriche cosmogeniche inventate da-
gli uomini, e che, comunque numerose, possono tutte
quante ricondursi alle tre sole, Idrogenica o Nettuniana,
od anche Mosaica, Pirogenica o Plutoniana, od anche
Vulcanica, e finalmente Atmogenica o Laplaciana o
Uraniana, od anche Herschelliana, alle quali resta da
aggiugnersi una quarta Teorica, forse più ragionevole delle
altre, che sarebbe la Mista, ovvero quella che ammet-
tesse la possibilità che le roccie in posto, formanti la
crosta terrestre, possano essere state formate, quale per
[Seite 19] via secca, quale per via umida, e quale finalmente per
via d’una fluidità elastica, assistita poscia da precipita-
zioni avvenutene in ragione delle affinità e della gravità
specifica rispettiva de’ loro principj.
La prima importerebbe, che la crosta del nostro
Pianeta, fin dove almeno la conosciamo per autopsia,
nell’ interne viscere della terra, sia stata tutta elabo-
rata e modificata dall’ azione delle acque dell’ oceano,
o idrurgicamente;
La seconda sosterrebbe invece, che tale crosta siasi
formata tutta quanta, o modificata almeno, in via pi-
rurgica, o in forza dell’ azione del fuoco, quali che si
fossero poi la sorgente e la maniera d’operare di que-
sto elemento alteratore; onde fu che i Pirurgisti ebbero
poscia a ripartirsi in Plutonisti, ed in Vulcanisti;
La terza finalmente, eretta ultimamente dal famoso
astronomo Conte De la Place, sostenuta da Hassenfratz,
ed appoggiata, senza pure pensarselo, dal celeberrimo
astronomo inglese Herschell e dalla di lui famiglia,
vorrebbe che del Globo nostro fosse seguìto altre volte,
ciò che credette quest’ ultimo d’aver potuto, coll’ im-
menso suo Telescopio verificare, che seguisse effettiva-
mente, in una ben lunga serie d’anni, delle diverse ne-
bulose rimarcate nella via lattea, ed in altri luoghi
del cielo, che andarono mano mano trasformandosi in
nebulosità, sfoggianti un esteso corpo o nucleo solido
[Seite 20] centrale opaco, e riducentisi alla perfine, o mostranti
almeno d’inclinare a ridursi, in corpi celesti planetarii
analoghi alla Terra nostra e agli altri Pianeti, general-
mente formati, a quanto credesi, di un nucleo centrale
solido, di una massa d’acque, e d’una atmosfera fluida
elastica; onde si argomenterebbe, che il Caos terrestre
primitivo fosse da prima una mistura informe ed agitata
di quanto di solido, di fluido liquido e di fluido ela-
stico esiste ora sul Globo, la quale mistura, tranquillandosi
poscia coll’ andar del tempo, a poco a poco sia andata
deponendo, in via di precipitazione, i diversi principii,
onde era formata, sotto le potenze combinate della ri-
spettiva loro gravità specifica, e delle affinità d’aggre-
gazione e di composizione. – N. del T.
Il tedesco vocabolo usitato qui tecnicamente di Ge-
burtsstätte (che potremmo tradurre, in fra di noi, per gia-
cimento originario o primordiale, appunto come i Fran-
cesi dicono, le gisement originaire – le gisement primordial),
importa effettivamente quanto chi dicesse giacimento nel pre-
ciso luogo, ove un dato terreno ebbe la prima sua origine,
come l’altro vocabolo tedesco qui pure, al contrario, in for-
ma tecnica adoperato, di Lagerstätte (che potremmo noi
stessi tradurre per giacimento successivo, o di deposito, ap-
punto come i Francesi dicono o potrebbono dire, le gisement
successif – le gisement de dépôt), importa quanto chi dices-
[Seite 21] se, giacimento d’un dato terreno in luogo diverso da quello,
in cui esso risultò di prima mano creato, per esserne stato
trasportato altrove; lo che può esprimersi a bastanza bene
anche non dicendo, se non nudamente, giacimento. Conviene
mettere somma attenzione a tale duplice distinzione, nell’ uso
che se ne fa continuo in mineralogia, in grazia che, per
cagion d’esempio, le così dette Bolidi od Aeroliti, e la stessa
cosa intendasi delle masse di Ferro nativo, come si suol dire,
cadute dal Cielo, duranti le pretese pioggie di pietre, sono
bensi suscettibili d’avere qua o là sulla Terra nostra un gia-
cimento successivo, ma il giacimento originario o primordiale
di quelle sembra doversi ritenere che fosse estrinseco al no-
stro Pianeta, e situato probabilmente al di là della nostra
Atmosfera, senza che se ne sappia bene il dove.
Circa alle diverse sorta di Roccie in generale (ted. die
Gebirgsarten: fr. les Roches), e circa alle Classificazioni, che
[Seite 22] ne furono proposte, potrà, chi il voglia, consultare, oltre
a molte altre ancora, le seguenti opere:
J.C.W. Voigt’s Briefe ueber die Gebirgslehre. Edit. 2.
Weimar, 1768, in 8.
C. Haidinger’s Entwurf einer systematischen Eintheilung der
Gebirgsarten, 1785, in 4.
A.G. Werner’s kurze Classification und Beschreibung der
verschiedenen Gebirgsarten. Dresden, 1787, in 8.
C.A.S. Hoffmann’s kurzer Entwurf einer Gebirgslehre in A.
W. Kohler’s bergmannischen Kalender für das Jahr 1790,
dalla pag. 163 in avanti, – com’ eziandio la parte Orologica
delle due opere intitolate: Systematisch-tabellarische Ue-
bersicht und Characteristik der Mineralkörper, von Leo-
nhard, Merz und Kopp, Frankfurt, 1806, in fol. – e Pro-
paedeutik der Mineralogie, von Leonhard, Kopp und Gaer-
tner, Frankfurt am Main, 1817, in fol. – giuntevi puranco,
la parte meramente geognostica dell’ opera davvero clas-
sica di Héron de Villefosse, intitolata la Richesse minè-
rale – il Traité des roches terminante l’opera di A.J.M.
Brochant, intitolata: Traité élémentaire de minéralogie,
Paris, 1808, in 8 – la parte Gisement des minéraux
cominciante a pag. 536, e terminante a pag. 674, dell’ o-
pera intitolata: Traité élémentaire de minéralogie par F.S.
Beudant, Paris, 1824, in 8 – l’opera intiera di D’Aubuis-
son des Voisins intitolata: Traité de Géognosie, e principal-
mente poi l’altre, che qui ora seguono:
R.C. von Leonhard Characteristik der Felsarten, Heidel-
berg, 1823, in 8.
Distribuzione delle Rocce, e Classificazione mineralogica dei
[Seite 23] terreni, esposte da Pietro Maraschini, dietro al corso da-
tone dal sig. P.L. Cordier professore di Geologia presso
a quel R. Museo di Storia Naturale, in Parigi, l'anno 1822,
nella Biblioteca Italiana. Milano, 1823, in 8.
Matteo Tondi, Elementi di Oreognosia. Napoli, 1824, in 8.
con 3 tavole in rame.
Mac-cullock’s Elements of Geognosy. London 1823.
Alexandre Brogniart, Classifìcation et caractéres minéralo-
giques des roches homogénes et hétérogénes. Paris, 1827,
in 8.
Oltre a queste, avvertasi poi, che di moltissime altre opere
isolate o periodiche potrà tornar utile la lettura all’ occor-
renza, quali sarebbono, a cagion d’esempio, le
G.S.O. Lasius’s Beobachtungen ueber die Harzgebirge. Han-
nover, 1738, in 8 – giuntevi eziandio la carta litografica
o petrografica dell’ Harzgebirge, che vi appartiene, e la
collezione delle rocce di quella medesima località:
Giuseppe Conte Marzari Pencati, Cenni geologici e litologici
sulle Province Venete e sul Tirolo. Vicenza, 1819 – Lettera
geologica del medesimo a Giuseppe Dembsher. Vicenza,
1823 – e pur sempre dello stesso, Sulla sovrapposizione
delle rocce di transizione di Werner al calcare secondario,
nel Giornale di Fisica ec. di Pavia. Pavia, 1824, in 4, – giun-
tovi eziandio, pure di lui, un doppio foglio pubblicato po-
steriormente a Vicenza co’ titoli di: Quadro delle forma-
zioni – e di Idea d’una doppia dimostrazione geogno-
stica, ec.
Pietro Maraschini, Saggio geologico sulle formazioni delle
roccie del Vicentino. Padova, 1824, con 8 tavole in rame.
E finalmente, tra le molte opere periodiche, o altramente d’uso
quasi universale, che in materia corrono in oggi fra le ma-
ni de’ Naturalisti, e giuntevi le Collezioni geognostiche lo-
[Seite 24] cali, che le culte nazioni vanno di presente concambian-
dosi a vicenda, con indicibile promuovimento della scien-
za, quali sarebbero, a cagion d’esempio, le istruttive Col-
lezioni ragionate di rocce, che si diramano dal Voigt, da
Charpentier, dal Rev. Heim, Pastore della Chiesa riformata
a Gumpelstadt nel paese di Meininga, dagli Emporj mine-
ralogici di Heidelberg, di Hannau, di Berlino e di Gotha,
quelle speciali del Montebianco, del S. Gottardo, della Sar-
degna, della Corsica, del Tirolo, e via via discorrendo, in
particolare, il
Taschenbuch für die gesammte Mineralogie, ec., del Leonhard,
cominciato nell’ anno 1807 (Francoforte sul Meno), e
terminatosi nel 1824, dopo della quale epoca, gli succe-
dette lo
Zeitschrift für Mineralogie, ec., del medesimo Leonhard;
opera sommamente interessante, che seguita a pubblicarsi
pur tuttavia nella medesima città di Francoforte sul
Meno.
Scorrasi su questo particolare l’opuscolo di Déod. Dolo-
mieu – Sur la Philosophie minéralogique et sur l’Espèce
minéralogique. Paris, 1801, in 4.
Oltre a’ due qui citati esempi d’alterazioni, alle quali,
per effetto di concorrentivi cause eventuali, le diverse
sostanze minerali vanno soggette, altri molti se ne po-
trebbono addurre ancora, ed alcuni pochi m’è anzi pa-
ruto, che non debbansi preterire in silenzio, siccome
quelli che riferisconsi a sostanze, che non ebbero riguar-
do certi autori di considerar come specie affatto distinte,
sebbene in realtà poi non siano desse, che semplicissime
modificazioni di una sostanza medesima. Tale è la Terra
verde, che bene spesso deriva dalla decomposizione spon-
tanea del Pirosseno, e tali sono pure la Limbilite derivante
dal Peridoto, la Skorza derivante dall’ Epidoto, la Ra-
zoumowskina derivante dal Crisoprasio, la così detta
Pozzuolana, derivante, talora dalla decomposizione delle
rocce decisamente vulcaniche, e talora da quelle che
corrono sotto i nomi di Basalti, di Afaniti, di Basa-
[Seite 28] niti ec., il Ferro ocraceo, il Ferro cianato, il Rame ocra-
ceo, la Malachite, il Rame azzurro, i fiori di Cobalto, ec. ec.,
derivanti dalla decomposizione spontanea od accidentale
di varj minerali ferriferi, cupriferi, cobaltiferi e via
discorrendo – N. del T.
Merita d’essere attentamente studiato, sopra questo par-
ticolare, l’opuscolo – I. Fr. L. Hausmann, De relatione inter
corporum naturalium anorganicorum indoles chemicas atque
externas – inserito nella parte II delle Commentat. Societa-
tis Regiae Scientiarum Gotting. recentior. per l’anno 1613.
In quest’ altro proposito poi, consiglieremo agli studiosi
[Seite 29] della Mineralogia, di riandare attentamente l’operetta: Fr.
Bouterwek, ueber die Moeglichkeit einer phylosophischen Clas-
sification der Mineralkoerper. Ein Gutachten aus keiner Schule
stampata a Gottinga nel 1808, in 8.
Consultinsi su di ciò gli scritti intitolati: Abr. Gottl.
Werner, von den ausserlichen Kennzeichen der Fossilien,
stampato a Lipsia nel 1774 in 8 – I. Fr. L. Hausmann,
Versuch eines Entwurfs zu einer Einleitung in die Orykto-
nosie, stampato a Brunswich nel 1805, in 8.
Può vedersi su questo proposito, non senza interesse,
il classico libro intitolato – De la Pésanteur spécifique des
corps, par M. Brisson, stampato a Parigi nell’ anno 1787,
in 4; – o veramente la traduzione fattane in lingua tede-
sca da Blumhof, e pubblicata in Lipsia, nel 1796, in 8.
Annotazione. I pesi specifici, che, pe’ diversi minerali,
nel proceder oltre di quest’ ultima parte del presente nostro
Manuale, anderemo accennando, saranno espressi per parti
millesime; sempre sul fondamento che l’unità o il 1000 ne
sia rappresentato dall’ acqua distillata, tenuta a un dipresso
a gradi sessantaquattro della scala termometrica di Fahren-
heit: ed avvertiamo qui una volta per tutte, che, quando,
presso al numero esprimente un dato peso specifico, accadrà
di scorgere la lettera L, dovrà questa ritenersi come equi-
valente ad una più precisa citazione dell’ ora fu signor Con-
sigliere Aulico Lichtenberg.
I modelli in legno, che fannosi colla più scrupolosa
esattezza e diligenza, delle più importanti forme cristalline,
in questa nostra Scuola d’industria (a Gottinga), sotto la
direzione del celebre e degno mio collega il sig. Prof. e Con-
sigliere Aulico Hausmann, ed aventi cadauno la misura, che
stimossi la più conveniente, d’un pollice, fino ad un pollice
e mezzo, possono qui, da chi li desideri, commettersi ed
ottenersi prontamente, e a prezzi discretissimi, unitamente
alle corrispondentivi descrizioni stampate, che si pubblicano e
si distribuiscono per fascicoli. – Una grande moltitudine di
forme cristalline de’ minerali può vedersi descritta nell’ opera
intitolata: Crystallographie par Romé de l’Isle, edizione 2.a
stampata a Parigi nel 1783, in IV vol. in 8; se non che que-
st’ opera versa, ben più che altro, sulle forme cristalline este-
riori, mentre al contrario il fu celeberrimo Abate Haiiy, nel-
l’ opera che tra poco ne citeremo, spinse di gran lunga più
in là le sue indagini, investigando, mercè della stereotomia
delle singole specie minerali, la interna loro compage cristal-
lina, o la struttura (structura), e pervenendo con tal mezzo
alla determinazione delle forme geometriche proprie, tanto
de’ loro rispettivi nocciuoli o nuclei cristallini primitivi (Nu-
cleus: fr. le Noyau – la Forme primitive: ted. der Kern –
Grundgestalt), quanto eziandio delle loro rispettive molecole
integranti, o parti cristalline similari (Moleculae integran-
tes: fr. les Molècules intégrantes: ted. die Massentheilchen).
Qui è da intendersi bene, che convien distinguere atten-
[Seite 31] tamente i veri cristalli essenziali ed originarj, da’ così detti falsi
cristalli (fr. les Faux-cristaux; ted. die After-Krystalle),
vale a dire da que’ casi, nei quali una sostanza minerale
qualunque può, per accidente, aver preso il posto e la forma
di un vero cristallo originario, ivi da prima esistente, ma a
poco a poco discioltosi, decompostosi o comunque sparitone o
cadutone, di qualche altra sostanza solita a cristallizzarsi sem-
pre appunto in quella medesima determinata forma. Così
accade, a cagion d’esempio, del così detto Petroselce cristal-
lizzato di Schneeberg: (fr. la Pierre de corne de Schneeberg
en faux cristaux moulés sur la Chaux carbonatée: ted. der
Hornstein in Afterkrystallen, von Schneeberg – Schneeber-
gische krystallisirte Felskiesel: ing. the crystallisated Chert
of Schneeberg), ch’ è appunto un Petroselce, di per sè non
cristallizzabile mai, ma modellatosi, per accidente, sopra cri-
stalli di Calce carbonata; e così pure succede, tanto della
Steatite, o Pietra di lardo di Bayreuth (fr. le Talc stéatite
cristallisé de Bayreuth: ted. der krystallisirte Speckstein von
Bayreuth), nella quale rinvengonsi talora cristalli di tale
medesima materia, gittati in forma di cristalli di Quarzo,
quanto della Calcedonia azzurrognola (fr. la Calcèdonie cry-
stallisée: ted. der krystallisirte Chalcedon) di Kapnick in
Transilvania, o dell’ Ungheria, che bene spesso trovasi model-
lata sopra masse cristalline di Spato fluore, o di Calce fluata
cubica, quanto finalmente della Terra verde cristallizzata in
forma di Pirosseni primitivi, che incontrasi per entro alla
massa di una Wake amigdalare grigia della Valle di Fassa,
in Tirolo, e così via via discorrendo.
Circa a questo particolare potrà tornar opportuno il con-
sultare e lo studiare molte opere, dissertazioni o memorie
trattanti appunto della compage o struttura de’ cristalli; come
a dire, per cagion d’esempio, la – Théorie sur la structure
des cristaux, par R.S. Haiiy – che trovasi nel Journal
de Physique, T. 43. a pag. 103 e segg., ed i – I. Fr. L.
Hausmann’s Krystalogische Beytraege, – stampati a Brun-
swick nell’ anno 1803, in 4. ed ora soprattutto poi le –
Untersuchungen ueber die Formen der leblosen Natur –
del medesimo sig. Hausmann, pubblicate qui in Gottinga
nell’ anno 1821 in 4. grande, volume I.
È anzi da notarsi, che soprattutto nella scienza delle so-
stanze petrefatte, o, come usiamo dir noi, nella scienza che
tratta de’ fossili o de’ corpi organizzati fossili (fr. la Science
des fossiles – la Science des corps organisés fossiles: ted.
die Petrefaktenkunde), appunto questi caratteri empirici sono
da ritenersi come della più alta importanza, e riescono real-
mente di un vantaggio indicibile. In prova di che potranno
vedersi, per esempio, le Göttingish. gelehrt. Anzeigen, per
l’anno 1815, a pag. 1753, e segg.
Merita d’essere, sovra questo particolare, rammentata, ben
più che nessun’ altra, l’opera eccellente intitolata Jac. Ber-
zelius, von der Anwendung des Löthrohrs in der Chemie
und Mineralogie, – trad. tedesca di Rose dall’ originale
Svezzese; Norimberga, 1821, in 8, e che fu poi ritradotta
in francese a Parigi, in 8.
A questo proposito giovar potrà assaissimo l’avere alla ma-
no, oltre ad altre ben molte, e di non minore importanza,
l’una o l’altra delle seguenti opere, vale a dire: I.F. Westrumb’s
kleine Physicalish-chemischen Abhandlungen, onde riandar-
ne particolarmente la parte seconda del Vol. II. e la parte
prima del Vol. III, o veramente – I.F.A. Göttling’s Che-
misches Probier-cabinett zum Handgebrauche, stampato a Je-
na, nel 1790, in 8, – giuntavi anche, all’ occorrenza, la cor-
rispondentevi cassettina di Criterj o Reattivi Chimici ec.
La cosa però ne procede in ben tutt’ altro modo, quando
questi minerali espongansi a temperature elevate, e soprattutto
se nella loro composizione entrino principj acidi, o principj
alcalini; mentre è certo intanto che, per cagion d’esempio,
la terra silicea, che è di per sè sempre affatto insolubile nel-
l’acqua, concorrendovi la Soda o la Potassa, trovasi poi disciolta
in quantità sensibilissima nelle acque di parecchie sorgenti
minerali calde, quali sono, frall’ altre, quelle dell’ Islanda e
quelle del Kamtschatka; come a bastanza il dimostrano,
tanto il tuffo selcioso, che quell’ acque depongono continua-
mente, e del quale avremo occasione di trattar di proposito
in progresso, quanto l’analisi chimica praticatane. (Vedi, so-
pra questo particolare, ciò che spose Black nelle Transac-
tions of the Royal Society of Edimburg, a pag. 119 e segg.
del Volume III).
Bergmann dice su di ciò molto acconciamente: Terrae
characteres vix nisi privativi habentur.
Non mancano a noi pure, in più luoghi dell’ Italia
nostra, i nostri proprii Diamanti triviali di questa me-
desima tempra, e faremo che ci basti l’indicarne qui,
come località frall’ altre oggimai quasi universalmente
conosciutene, Salvino nella provincia di Bergamo, Lu-
mezzane in quella di Brescia, e il Monte Aquila nelle
vicinanze di Bologna; ove per tutto que’ cristalli isolati
[Seite 52] di Quarzo, jalini, talora dodecaedri, o almeno avvici-
nantisi alla forma dodecaedra, tanto più, quanto più
esile ne riesce il prisma intermedio fra le due piramidi
esaedre terminali, rinvengonsi sparsi e disseminati in
una sabbia piuttosto fina, argillo-ferrifera, discreta, sciolta
o disgregata. – N. del T.
Per pur citarne una località nostrale, o almeno
da noi non gran fatto lontana, diremo come sul Monte
[Seite 55] che sta sopra Revello, presso a Saluzzo, nel Piemonte,
rinvengonsi frequentissimi i cristalli di Quarzo affumi-
cati, ora leggermente e nitidissimi, ed ora scuri molto,
quasi neri e a pena alquanto translucidi, ed aggiugne-
remo che i più minuti e belli, fra i primi, conosconsi
in luogo col nome volgare di Diamanti di Revello.
Volendo citare, come derivante da località nostrale,
una di queste così fatte Avventurine quarzose, che con-
viene distinguer bene da’ Feldspati avventurinati, non
infrequentissimi neppur essi, posso mostrarne io mede-
simo una che ne posseggo, ridotta in una scatoletta tonda
da tabacco, di fondo bianco bruniccio, e ricchissima
[Seite 58] di belle, grandi e vistosissime scheggie dorate, e di
magnifico effetto, della quale la materia prima è stata
un grumetto od arnioncino sferoidale di Quarzo da me
tratto fuori, a colpi di martello, dall’ Arenaria sterile
antica rossa (fr. le Grés ancien rouge stérile – le
Sol rouge stérile – le Sol mort rouge: ted. das ro-
the todte Liegende) della Valle Sabbia, ove tale roc-
cia forma masse vistosissime di terreno in posto, come
altre, in confronto non iscadenti, ne forma eziandio
nelle rimanenti Valli Bresciane minerifere. – N. del T.
Anche fra noi in Italia hannosene esempii, tratti,
or dal Tirolo e or dal Piemonte, ove un Quarzo verde
trovasi eziandio cristallizzato, come avvien pure all’ isola
d’Elba. – N. del T.
Questi così fatti disegni dentritici risultano talora, e se-
gnatamente in alcune Calcedonie orientali, formati da’ colori
proprii della Corniola e dell’ Onice; ma più spesso proven-
gono dessi, a quanto sembra, da un ossido di Manganese, e
riescono allora bruni o nericci. Ve n’ha però alcune prove-
gnenti dall’ Islanda, che manifestano disegni consimili di co-
lor verde, e che, guardati anche colla lente, sembrano doversi
assolutamente ritenere per vere Conferve, e nulla osta cer-
tamente a ciò che in fatto così non sia.
Conviene però avvertire qui, che probabilmente am-
mettono i nostri giojellieri italiani qualche diversità re-
lativa al colore e al giuoco di luce, tra la nostra Cor-
niola gemmaria, propriamente detta, e la Cornaline
de la vieille roche de’ Francesi, descritta qui nel testo,
[Seite 69] e alla quale è forse riserbato esclusivamente il nome di
Corniola nobile; da che una piccola ovale, che mi trovo
averne io, di bellissimo lavoro, greco senza dubbio, e
rappresentante di facciata, in rilievo molto saliente, or-
nata di grossi grappoli d’uva, la testa d’un Bacco,
giovane sì, ma adulto, sgraziatamente sciupata nel naso,
che riuscivane forse troppo proeminente, mi fu dichia-
rata vera Corniola gemmaria antica da tutti quanti
gli intelligenti, a’ quali feci studio di mostrarla, sebbene,
tenuta in dito sotto una luce viva e diretta, rammenti,
più che altro, una escrescenza carnosa, e guardata poi
a traverso, il colore ne inclini piuttosto al cotognino,
che non al colore del Piropo, o del così detto Gra-
nato di Boemia. – N. del T.
Ho trattato io stesso più diffusamente di queste mira-
bili pietre gemmarie degli antichi, spesso mal conosciute da-
gli Scrittori moderni, che le scambiarono con altre diffe-
rentissime, nel mio Specimen Historiae naturalis antiquae
artis operibus illustratae, a pag. 30 e segg.
Merita ben a buon dritto d’essere qui da noi cita-
ta, e letta poi con diligenza dagli studiosi, non tanto in
riguardo alla Calcedonia, e alle varie sostanze minerali
che ritengonsele affini, quanto ancora per le discussevi
origine, formazione e struttura di gran parte delle pie-
tre, che vengono ora considerate come roccie, e in con-
seguenza de’ così detti filoni minerali, l’opera dell’ e-
sperto ed ottimo, altrove già lodato, amico mio, il si-
gnor Gautieri, Ispettor generale de’ boschi, intitolata:
Untersuchung ueber die Entstehung, Bildung, und
den Bau des Chalcedons, und der mit ihm verwandten
Steinarten, stampata a Iena, nell’ anno 1800; tanto più
che in essa l’Autore, non senza qualche buon successo,
s’assunse di provare, che la Calcedonia di Tresztya in
Transilvania si cristallizza effettivamente in forma cu-
bica, e che quelli che ne risultano sono veri cristalli,
[Seite 72] e non già soltanto falsi cristalli, o pseudocristalli, come
molti sembrano opinare, a quel modo che accade d’al-
cune Calcedonie spettanti a tutt’ altra località, delle
Focaje o de’ Piromaci cristallizzati della Sassonia, e via
discorrendo. – N. del T.
Circa poi alla così detta Idrofana vegetabile, torna qui
in acconcio il rimandare chi legge alla Nota 1 apposta a piè
della pag. 362, Vol. IV del presente nostro Manuale, corri-
spondentemente alla fine del precedente § 179, non calco-
landone l’Annotazione.
L’illustre Cordier, considerando questa Retinite, o
Pietra picea più che altro mineralogicamente, volle, e
molti il seguirono in ciò oggimai, chiamarla Obsidiana,
riserbando il nome di Gallinace per quel vetro decisa-
mente vulcanico, al quale usossi sempre in addietro di
applicare il nome d’Obsidiana, qual’ è quella di Li-
pari, dell’ Etna, dell’ Ecla, del Picco di Teneriffa, ed
altre così fatte; la differenza consistendo per lui, tra
l’Obsidiana, ed il Gallinace, nel fondersi la prima in
vetro bianco, e la seconda in vetro nero. – N. del T.
Più vicino a noi abbiamo il Tripoli, invero alquanto
grossolano, in alcune località de’ Colli della Stradella,
come anche altrove. – N. del T.
Agricola avea già detto, a pag. 614 dell’ Edizione di Ba-
[Seite 87] silea, nel suo libro – De natura fossilium – ciò che segue;
in locis autem qui olim arserunt, aut etiam nunc ardent,
pumex reperitur. Sicut in Vesuvio, Aetna, insulis Aeolicis.
– Ad Coblenz, et in inferiore Germania.
Propriamente di questa, che è la vera Opsian degli An-
[Seite 90] tichi, ho inteso io di ragionare nelle Commentat. Societat.
Reg. Gotting. recentior. Vol. III, a pag. 76 e segg., ove mi
ingegnai di raccoglierne le notizie che potei.
In Roma usano fare attualmente Cammei, belli a bastanza
e pregiati, con Piromachi, o Focaje fine, frammezzate da
straterelli alternanti di Semiopala bianco-gialliccia.
In questo proposito tornerà utile il dare una scorsa di-
ligente allo scritto intitolato – B. Hacquet’s Physische und
technische Beschreibung der Flintensteine – stampato a
Vienna, nel 1792, in 8.
Presso a Canzo nella Vall’ Assina, Provincia di Co-
mo, trovasi in posto un’Arenaria rossa antica, di grana
finissima, chiamata sopra luogo Ceppo rosso, in cui
rinvengonsi filoncini paralleli, non gran fatto possenti, di
[Seite 95] una maniera di focaja diasprina rossa, estremamente
ferrifera e talora pesantissima, scavabile anche nell’ in-
tento di ritrarne il ferro, come pare che un tempo si
facesse, giudicando dalle pur tuttavia ivi sussistenti sca-
vazioni antiche, la quale può per avventura pigliarsi
benissimo per l’equivalente del Sinope fra di noi.
Tra l’altre località italiane, ove rinviensi il Le-
guo silicificato, o trasformato in Hornstein, che pure
potrei citare, una sola ne rammenterò, ove quello incon-
trasi facente parte d’un fenomeno geognostico strano a
bastanza, mostratomi sopra luogo in Maggio 1818 dal-
l’amicissimo Conte Giuseppe Marzari-Pencati, Consi-
gliere ed I.R. Ispettor Generale Montanistico nelle Pro-
[Seite 96] vince della Venezia, resosi in questi ultimi tempi così
benemerito e così celebre in tutta l’Europa, in vista
segnatamente delle tante ed importantissime scoperte geo-
gnostiche di roccie granitoidee, porfiroidee, o comun-
que cristallizzate nell’ interna loro compage, quasi pa-
radossalmente sovrapposte, o sovraincumbenti (over-
lying Rocks, come plausibilissimamente sembrami che
le dica in lingua inglese Mac-cullock) alle roccie calcaree
secondarie e conchiglifere nel Tirolo, e di tant’ altre
innovazioni da lui quindi, or rilevate, ora desunte ed
ora progettate e promosse, tanto a riguardo di quel paese
medesimo, quant’ anche a riguardo della Provincia Vi-
centina che il vide nascere, della vicina Padovana, e
della Geognosia in generale. Trattasi qui di un vero Li-
toxilon trovato insieme con alcune altre roccie, varie di
origine e di composizione, in frammenti a bastanza vi-
stosi, ed a spigoli a pena alcun poco smussati, disse-
minati tra mezzo ad una terra giallo-bruno-rossiccia ar-
gillifera, cuoprente, affatto allo scoperto, i luoghi sommi
delle colline dette della Bergonza, presso a Thiene nel
Vicentino; ove questo occorre precisamente di partico-
lare, a senso mio, che, finchè quella terra rossastra ar-
gillifera rimane umida e molle, riesce con somma faci-
lità tagliabile anche colla vanga, verticalmente impian-
tatavi, essa, non meno che le roccie durissime e bene
spesso silicee disseminatevi, compreso tra queste anche
lo stesso Litoxilon o il Legno cangiato in Petroselce cor-
neo; mentre poi al contrario, allorchè la terra argillifera,
[Seite 97] essendosi asciugata, si mostra polverosa e disgregata,
le roccie sparsevi sembrano avere riacquistato tutta la
durezza e compattezza ch’ è loro propria rispettivamente
nello stato loro naturale, ed il Litoxilon torna a mo-
strarvisi, senza contrasti, un vero Litoxilon, del quale,
raccolti colà, ho ancora presso di me alcuni saggi. Ho
poi detto di voler rammentare soltanto questo fatto, in
vista che fu da me consegnato appunto nel 1828, nel
N. 6.° di una mia lettera, diretta il 31 Maggio di quel-
l’anno medesimo al fu mio degno Capo ed ottimo
amico il signor Consigliere Barone Isimbardi, Direttore
della I.R. Zecca di Milano ec.; lettera che fu poi stam-
pata nella Biblioteca Italiana. – N. del T.
Abbiamo frequenti esempi di Kieselschiefer co-
mune anche nel così detto rizzo o selciato di Milano,
ove, sebbene assai più di rado, incontrasi eziandio il Pa-
rangone, la Pietra Lidia o il Kieselschiefer nobiliore;
e quanto al primo, lo abbiamo in posto in forma di
straterelli paralelli e contemporanei alla Calcarea al-
pina sulle alture di Caprino, in faccia a Lugano, ed
anche altrove. – N. del T.
Questa riunione Werneriana non basta per altro
ancora, mentre, sotto il nome specifico d’Epidoto, oc-
corrono attualmente, non solo le sostanze qui infino ad
ora citate, ma ben anche le così dette Zoysiti grigie,
tanto del Piemonte, quanto del Tirolo e del Salisbur-
ghese, la Lherzolite verde di De la Methérie, la così
detta Skorza arenacea della Transilvania, l’Epidoto
manganesifero o il Manganese violetto del Piemonte, e
quello del Vicentino, oltre ad altre molte sostanze con-
[Seite 104] generi all’ Epidoto, e provegnenti da diverse località del
Piemonte, del S. Gottardo, della Norvegia, e perfino
de’ nostri Monti Bergamaschi, e del Monte che sta so-
pra Dongo in sul lago di Como, d’onde ho riportato
io medesimo ripetutamente diversi esemplari d’Epidoto
amorfo od in massa. – N. del T.
Sono da consultarsi in questo proposito lo Scritto intito-
lato – Leopold von Buch, ueber den Kreutzstein – e quello
di I. Fr. L. Hausmann, sull’ argomento medesimo, che leg-
gesi nel Webers’ und Mohr’s Archiv für die Naturgeschichte,
Vol. I, a pag. 111, e segg.
Quattro novelle sostanze abbiamo, fatteci ultima-
mente conoscere meglio dal Professore Guglielmo Hai-
dinger, il quale dettò quest’ anno la Mineralogia ad Edim-
burgo, ed aveami fatto grazioso dono degli esemplari
d’alcune, che tanto potrebbero per avventura apparte-
nere all’ Armotomo, quanto all’ Ictioftalmo, che qui tien
dietro a quello immediatamente nel testo Blumenba-
chiano. Tali sostanze sono: 1.° la Barito-calcite; 2.° la
Brewsterite; 3.° la Comptonite, e 4.° la Gmelinite. –
La Barito-calcite, provegnente da Alston-moore nel Cum-
berland, Provincia della Gran-Brettagna, suol essere
bianco-grigia, bianco-giallognola o bianco-verdiccia,
ora in massa amorfa, ed ora cristallizzata in tavolette
quadrilatere semiprismatiche, quando semplici, e quando
raddoppiate, alcun poco striate in traverso, e termi-
nanti in piccole piramidi triedre, ed anche tempestate
da altre così fatte piramidi, talora lucentissime; il nitore
o la lucentezza in complesso ne partecipa ad un tempo
del vetroso e del grasso; è dessa per lo meno translu-
cida, quando pure non è trasparente; la spezzatura ne
è disuguale ed imperfettamente concoidea; la durezza
n’è analoga a quella dello Spato fluore, o tale da sfre-
giare lo Spato calcareo; di per sè al cannello non si
fonde, ma col Borace fornisce una bella perletta lim-
pida; il peso specifico n’è = 3660, e Children ne
trasse = 0,65,9 di Barite carbonata, con 0,33,6 di
Calce carbonata, oltre a qualche traccia di Ferro ed anche
alcuna volta di Manganese. – La Brewsterite, prove-
gnente da Strontian nell’ Argyleshire, ed accompagnante
o cuoprente lo Spato calcareo romboedro, riesce d’un
[Seite 108] bianco, che volge, ora al grigio, ed ora al giallognolo;
è per lo meno translucida, quando non è affatto tra-
sparente; è cristallizzata in prismetti troncati, che al
primo aspetto rammenterebbero, più che altro, quelli
della Mejonite del Vesuvio, e che riescono anch’ essi
striati sempre nel medesimo senso; la spezzatura n’è
disuguale; ed il nitore n’è, ad un tempo vetroso, e per-
laceo o margaritaceo, o, come i Francesi dicono, na-
cré; la durezza minore di quella del Feldspato, n’è
però tale da sfregiare lo Spato fluore ottaedro o non si-
licifero, e quindi analoga a quella dello Spato fluore si-
licifero o romboedro; al cannello di per sè non si fonde
agevolmente, ma vi fa schiuma e diviene opaca, per-
dendovi parte della sua acqua di cristallizzazione, e si
rigonfia; il peso specifico ne sta tra 2120, e 2200; l’a-
nalisi non n’è stata fatta ancora, ma, trattandola al
cannello coll’ acido fosforico, lascia alla perfine, di Silice
pura, quasi uno scheletro di sè. – La Comptonite del
Vesuvio, accompagnante l’Amfigeno o la Leucite nei
vuoti di alcune antiche Lave amigdalari, è bianca,
poco meno che pellucida, cristallizzata in prismi, ora
semplici ed ora abbinati; la spezzatura ne è finamente
concoidea e diseguale, ed il nitore n’è vetroso affatto; dessa
si comporta, tanto al cannello, quanto cogli acidi mine-
rali, co’ quali forma gelatina, a un di presso come il
fanno l’Analcimo, l’Armotomo, la Cabasia, ed altre
così dette Zeoliti. Del resto, la durezza, il peso speci-
fico e la composizione non ne sono state per anche de-
terminate, come sarebbe pure da desiderarsi, onde ve-
[Seite 109] dere se meriti dessa di farne una specie orittognostica
nuova, oppure se debba piuttosto rifondersi in qualcuna
delle già riconosciute ed universalmente ammesse. – La
Gmelinite finalmente, derivanteci da Glenarm nella Con-
tea d’Antrim in Irlanda, dove il celebre Allan di Edim-
burgo la rinvenne in un piccolo parco venatorio, è
bianchiccia, ma volgente sensibilmente al carnicino,
translucida, avente un nitore vetroso, ed è cristalliz-
zata in romboedri; dessa non è dura gran fatto, e se
non appartiene all’ Armotomo precedente, o alla sus-
seguente Apofillite, potrebbe per avventura non essere
altra cosa, che una varietà di quella Sarcolite di Broc-
chi e di Vauquelin, a cui De Drée diede il nome di
Idrolite, derivante dal Vicentino, e che nulla ha che
fare, nè coll’ Analcimo, nè colla Sarcolite di Thomson,
se pur forse non è una semplice varietà, meno scheggiabile
al lume d’una candela, della Cabasia o della Zeolite
romboidale. Del rimanente, neppure qui la durezza,
il peso specifico, e la composizione del minerale, sono
ancora state accuratamente determinate. – N. del T.
Anche la così detta Carfolite (ted. Karpholit) di
Werner, vegnente da Schlackenwald in Boemia, sembra
non essere che una semplice modificazione di forma di
una Prehnite; ma non è da ritenersi, come cosa sicura
a bastanza, che sia poi dessa l’istessa cosa del così detto Yu
de’ Chinesi, il quale ne diversifica troppo sensibilmente,
tanto in riguardo alla sua gravità specifica, quanto pel
modo suo differente di comportarsi al cannello. – N. del T.
Troppo compendioso può da molti ritenersi al pre-
sente questo articolo Blumenbachiano, che comprende ben
molte Specie orittognostiche, per tutti gli altri Trattatisti di-
stinte, in una sola specie, sotto il nome effettivamente usato
in addietro di Zeolite; e ciò apparirà manifesto, ove vo-
gliasi soltanto avvertire, che Hausmann nel 1813, del nome
di Zeolite erasi bensì valuto opportunamente anch’ egli,
ma per contraddistinguerne una intiera Famiglia, com-
prendente le dieci distinte Specie, talora numerosissime di
varietà: Mejonite, Nefelina, Laumonite, Armotomo,
Prehnite, Mesotipo, Stilbite, Apofillite, Spato in tavole,
ora detto Wollastonite, e Cabasia, alle quali sarebbe forse
stata da aggingnersi anche la Levina, di cui ragionere-
mo alquanto più sotto. All’ epoca in cui siamo, non si
può più oltre prescindere, per mio avviso, dal riguar-
dare, per lo meno, come Specie distinte, tra le Zeoliti
del Testo, 1. il Mesotipo; 2. la Stilbite; 3. la Cabasia;
4. l’Amalcimo; 5. la Lomonite; 6. il Nosino, o la Spi-
nellana, 7. la Levina, ed 8. la Sodalite: giacchè delle
[Seite 116] rimanenti, come anche di quest’ ultima, è fatta almeno
menzione altrove. – 1. Il Mesotipo (fr. le Mésotype;
ted. der Mesotyp – Faserzeolith – Strahlzeolith –
prismatischer Kuphonspath – prismatischer Schaum-
spath; ing. the Mesotype), è propriamente la Zeolite
fibrosa, o fibroso-radiata, accennata qui sopra nel Testo,
sfregiante l’Apatite, ma sfregiabile dal Feldspato, bian-
chiccia, cristallizzabile in prismi eretti romboidali, fa-
cente gelatina cogli acidi, al cannello gonfiantesi, fosfo-
rescente e riducentesi in uno smalto spugnoso; pesante
specificamente da 2300 a 2080, e composta (quella di
Feroer) giusta Pelletier = di Silice pura 50,00, d’Al-
lumina 20,00, di Calce 8,00, e d’Acqua 22,00. – 2. La Stil-
bite (fr. la Stilbite – la Zéolithe feuilletée – la
Zéolithe nacrée – ted. der Stilbit – Blatterzeo-
lith – hemiprismatischer Kaphonspath; ing. the Stil-
bite – foliated Zeolithe) non è altra cosa che la Zeo-
lite lamellare del Testo, sfregiante lo Spato calcareo,
ma sfregiabile dall’ Apatite, bianchiccia poi, o gialloran-
cia e margaritacea, solubile negli acidi a poco a poco,
senza effervescenza, e senza fare con essi gelatina, com-
portantesi al cannello a un di presso come il Mesotipo,
ma diramantesi e facentevi, come si suol dire, le cor-
na, pesante specificamente da 2000 a 2500, e composta
(quella di Feroer), giusta Vauquelin = di Silice pura
58,30, d’Allumina 17,50, di Calce 6,60, e d’Acqua 17,60.
– 3. La Cabasia (fr. la Chabasie – la Zéolithe cu-
bique; ted. der Chabasin – Chabasit – die Chabasie
– der Wurfelzeolith – Kubizit – Kuboizit – rhom-
[Seite 117] boëdrischer Kuphonspath; ing. the Chabasie – cubic
Zeolithe) altro infatto non è, se non la Zeolite in prismi
romboidali del Testo, sfregiante lo Spato fluore, ma sfre-
giabile poi dall’Apatite, non solubile negli acidi, fon-
dentesi agevolmente al cannello in una massa spugnosa
bianchiccia, pesante poi specificamente da 2000 a 2710,
e composta (quella di Gustavsberg in Isvezia), giusta
Berzelius = di Silice pura 50,68, d’Allumina 17,90, di
Calce 9,70, di Potassa 1,70, e d’Acqua 19,50, colla per-
dita di 0,52. – 4. L’Analcimo (fr. l’Analcime – la
Zéolithe dure – la Zéolithe cubique; ted. der Anal-
zim – Kubizit – hexaëdrischer Kuphonspath; ing. the
Analcime – Cubicite), non è precisamente, che la Zeo-
lite cubica del nostro Testo, sfregiante l’Apatite, e sfre-
giabile dal Feldspato, formante gelatina cogli acidi, quando
vi è gettata dentro polverizzata, fondentesi con facilità al
cannello, senza rigonfiarsi, in una bella perietta vetrosa
bianca, pesante specificamente da 2000 a 2500, e com-
posta (quella pellucida di Montecchio Maggiore nel Vi-
centino), giusta Vauquelin = di Silice pura 58,00, d’Al-
lumina 18,00, di Calce 2,00, di Soda 10,00, e d’Acqua
8,50, colla perdita di 3,50. – 5. La Lomonite, Laumo-
nite, o Laumontite (fr. la Laumonite – la Zéolithe ef-
florescente – la Zéolithe de Bretagne; ted. der Lau-
montit – Lomonit – diatomer Kuphonspath; ing. the
Laumonite – efflorescent Zéolithe), è la più tenera di
tutte le Zeoliti conosciute, mentre è sfregiabile anche
dallo Spato calcareo, riesce fragilissima ed anzi friabile
tra le dita, e si può dire che sia in uno stato di decom-
[Seite 118] posizione, come lo è talvolta il Mesotipo, che piglia poi
allora il nome di Mesotipo farinoso, o di Mesotipo fa-
tiscente, sciogliesi con effervescenza negli acidi, formandosi
con quelli in una gelatina, fondesi al cannello in smalto bian-
co con fosforescenza, ma senza gonfiarsi, e col bora-
ce fondevisi in vetro diafano; pesa specificamente da
2300 a 2400, ed è composta (quella di Huelgoet in
Brettagna), giusta Gmelin = di Silice pura 48,30, d’Al-
lumina 22,70, di Potassa 12,00, e d’Acqua 16,00. –
6. Il Nosino, o anche il Nosiano, o la Spinellana (fr.
le Nosin – le Nosien – la Spinellane; ted. der No-
sin – Nosian – Spinellan – Zeylanit von dem Laa-
cher See: ing. the Spinellane – Nosiane – Nosin),
provegnente da’ dintorni, un tempo vulcanizzati, del Lago
di Laach, negli Stati della Prussia lungo il Reno, di co-
lore grigio scuro, or quasi nericcio, ora volgente al
bruno, ed ora al grigio di cenere, avente un nitore, che
partecipa ad un tempo del vetroso e del grasso di cera,
a pena talora translucido in sugli spigoli più sottili, mo-
strantesi nella spezzatura più piano e liscio, che non con-
coideo, sparso in grani cristallini romboedri per entro ad
una Trachite, sfregiante l’Apatite, infusibile affatto al
cannello, pesa specificamente 2280, ed è composto, giu-
sta Klaproth = di Silice pura 43,00, d’Allumina 29,50, di
Calce 1,50, di Soda 19,00, d’ossido di Ferro 2,00, d’Ac-
qua 2,50, e di Solfo 1,00, con perdita di 1,50 – 7. La
Levina finalmente (fr. la Levyne; ted. der Levyn; ing.
the Levyne) è bianca, vetrosa, e fragile molto, nella spez-
zatura riesce imperfettamente concoidea, ed apparisce in
[Seite 119] complesso romboedra; è dura a bastanza da scalfire lo
Spato fluore ottaedro o non silicifero; messa al fuoco in
un matraccino, perde dessa ad un tratto la pellucidità, in-
sieme colla ragguardevole quantità d’acqua di cristalliz-
zazione che se ne sviluppa, e posta sovra i carboni accesi,
vi si gonfia alquanto, ma trattata al cannello con qualche
sale fosfato, trasformasi in un globetto diafano, affatto ve-
troso, e finisce col lasciare di sè uno scheletro siliceo, che
col riscaldamento successivo va poi perdendo sempre più
la pellucidità acquistata. Rinviensi dessa a Dalsnypon
nell’ Isole Feroer, unitamente alla Stilbite, per entro a’ vani
d’una Wacke amigdalare; di questa non è stata infino
ad ora determinata a dovere la gravità specifica, come
non ne fu fatta ancora l’analisi. – 8. La Sodalite (fr.
la Sodalite; ted. der Sodalit – dodekaëdrischer Ku-
phonspath – Giesekit?; ing. the Sodalit), provegnente
tanto dalla Groenlandia, quanto da Fossa Grande presso
al Vesuvio, e quanto finalmente forse ancora dal Lago
di Laach in sul Reno, bianchiccia, ma volgente però al
così detto verde di montagna, ed anche ad un verde un
po’ più intenso, quale sarebbe quello del Verzellino, o
come dicono i Francesi, il vert-céladon, translucida, e
talora perfino mezzo trasparente, avente un nitore af-
fatto vetroso, una compage scaccata o tessulare, osten-
tante una spezzatura decisamente concoidea, amorfa, o
cristallizzata in ottaedri trapezoidali lisci, granulari, an-
che arrotondati, e bene spesso insieme aggruppati, sfre-
giante l’Apatite, ma sfregiabile poi essa stessa dal Quar-
zo, pesa specificamente da 2290 a 2400, ed è com-
[Seite 120] posta (quella almeno della Groenlandia), giusta Ecke-
berg = di Silice pura 36,00, d’Allumina 32,00, di Soda
25,00, d’Acido muriatico 6,75 di Ferro ossidato 0,15,
colla perdita di 0,10. Questa Sodalite finalmente (della
quale ho qui creduto di dover far menzione speciale, per-
chè l’Autore nostro, sebbene ne citi il nome fra i suoi
Feldspati, a’ quali però non mi sembra potere essa appar-
tenere in nissun modo, non ne parla poi più che tanto),
venendo riscaldata semplicemente, i pezzetti di tentativo
ne fosforeggiano vivacemente, e trattata al cannello, tutto
che non sembri fondervisi, vi perde però ogni pellucidità,
e vi si fa più grigia, che prima non fosse; fa gelatina co-
gli acidi, e posta nell’ acido nitrico, vi perde affatto il
suo nitore cristallino – N. del T.
Sembra che anche la non ha guari scopertasi Sfe-
rolite (fr. la Sphaerulite; ted. der Sphaerolith –
Sphaerulith – kiigelicher Hornstein – Nierenstein?)
di Schemniz in Ungheria, e di Spechthausen a non
molta distanza da Tharand, come eziandio la Equino-
lite (fr. la Aequinolite; ted. der Aequinolith), ultima-
mente giuntaci da Cerro del Quinche, e da Cerro de las
Navajas nel Messico, e trovantesi anche in certe Obsi-
diane dell’ Isola di Vulcano nel mare di Sicilia, abbiano da
risguardarsi come semplici varietà o modificazioni della
Perlite, se pur non piuttosto della Obsidiana. – N. del T.
Sebbene questa analisi della Lazzulite orientale fatta
[Seite 126] da Klaproth, e dataci qui da Blumenbach, non importi
alcuna perdita, pure troppo grande ne è la differenza da
quella posteriormente fornitacene da Gmelin, perchè non
ci pigliamo la cura di qui riportar anche questa; tanto più
che nella prima, non essendovi accennate nè la Soda nè la
Potassa, vi sono invece indicate la Calce carbonata, e la
Calce solfata. Giusta Gmelin contengonvisi pertanto =
In riguardo poi all’ Oltremare, il quale non traevasi in
addietro mai altramente, che assoggettando il più bello La-
pislazuli d’Oriente ad alcune preparazioni capaci di ri-
durlo in polvere impalpabile, merita, cred’ io, a tutto
buon dritto d’essere qui notato, come recentissimamente
Gmelin, valentissimo chimico di Tubinga (Vedi a pag. 301
e segg. del N. 76 del Giornale tedesco Hesperus, pel
mese di Marzo 1828 – e Vedi pure a bel principio del
N. 7 del francese Bulletin des sciences technologiques,
[Seite 127] pel mese di Luglio 1828), sia riuscito, spingendo sem-
pre più oltre i progressi della scienza ch’ egli professa
con infinito merito di lode, a fornirci la ricetta, coll’ ajuto
della quale venghiamo abilitati a prepararci artificial-
mente un così splendido, e ad un tempo assai prezioso
colore; ricetta che, sempre con ammirabile buon succes-
so, come ne fui io stesso testimonio, ha seguìto oggi-
mai reiteratamente qui in Milano l’esimio giovane chi-
mico sig. Giovanni Antonio De-Kramer, il quale, non
la guari tornato da Parigi, ove attese ben lunga pezza
a rinfrancarsi sempre maggiormente negli studj suoi pre-
diletti, non la perdona a quanto può da lui dipendere
per trarre a profitto nostro tutto ciò che va altrove emer-
gendo di nuovo e di utile nell’ applicazione delle chimi-
che dottrine, tanto all’ arti le più industriose, come a’ bi-
sogni e agli usi della vita. Sia ciò detto ad onore del
vero! Ecco ora il modo di prepararci l’Oltremare artifi-
ciale:
Ottenute comunque, e ben lavate separatamente nell’ a-
cqua bollente, in certa quantità, la Silice idrata e l’Allu-
mina idrata, conviene da prima determinare, mediante la
rispettiva loro essiccazione il peso reale d’ossido di Si-
licio che contiene la prima, e quello d’ossido d’Allu-
minio che racchiudesi nella seconda. Ciò fatto, sciolgasi
in una soluzione acquosa calda di Soda caustica, quanta
mai Silice idrata sia possibile di intrudervi, e si calcoli
esattamente la quantità discioltavisi di Silice supposta
anidra, per aggiungervi, sopra 36 parti di quella, 35
parti d’Allumina supposta anidra anch’ essa, e si svapori
[Seite 128] la mistura come sta, rimestiandola continuamente, finchè
ne risulti una massa polverosa ancora umidetta. A parte
poi dispongansi in un buon crogiuolo di terra, chiudi-
bile esattamente col suo coperchietto, due parti di Solfo,
ed una di Carbonato di Soda asciutto e deacquificato; fac-
ciasi riscaldare per gradi, finchè la massa siavi fusa e
quieta, e vi si progetti per entro a poco a poco la pol-
vere umidetta ottenuta come sopra; tengasi il tutto per
l’intervallo d’un’ora a fuoco moderato, poi si lasci fred-
dare. L’Oltremare per tal modo preparato si laverà per
sottrarne ogni eccesso di Solfuro; si esporrà secco ad un
fuoco che basti per eliminarne colla sublimazione ogni re-
sidua porzione di Solfo non combinatosi, e finalmente si
porfirizzerà con poca Acqua, se mai per caso il colore
turchino non ne fosse riuscito equabile in ogni parte della
massa preparata o, come si suol dire, omogeneo.
Acciocchè poi non abbia a succedere confusione tra
[Seite 129] la qui ora descritta Lazzulite orientale, che è il vero La-
pislazuli, onde come s’ è detto, traesi l’Oltremare, colla
Lasulite di Werner, che noi contraddistingueremo da
quella prima chiamandola Lazzulite occidentale, non sarà
se non bene il fare ora conoscere i caratteri e la storia
naturale di quest’ ultima; tanto più che Blumenbach non
si pigliò cura di farne mai menzione altrove nel suo Te-
sto. – La Lazzulite occidentale, o anche la Lasulite, la
Lasulite di Werner, la Klaprothite, la Vorauite (fr. la
Lasulite – la Lasulite de Werner – la Klaprothite
– la Vorauite – la Pierre d’azur de Vorau; ted. der
Lazulith – Werner’s Lazulith – unechter Lazurstein
– Klaprothith – Voraurit – Voraulith – splittriger
Lazulith – Siderit? – Blauspath?; ing. the Vorauite
– Werner’s Lasulite – Klaprothite), provegnente dai
dintorni di Vorau nella Stiria, onde trasse alcuno dei
suoi nomi, od anche da Neustadt presso a Vienna nel-
l’Austria, o finalmente da Raedelgraben nel Salisbur-
ghese, è cristallizzabile, e rinviensi anche da quando
a quando cristallizzata in prismi romboidali, talora acicu-
lari, esteriormente lisci e politi, ora insieme coadunati
in druse, ed ora disseminati nella roccia; altre volte però
è amorfa in massa compatta, non mai tampoco translu-
cida, ma avente un nitore quasi decisamente vetroso; il
colore ne suol essere il turchino carico dell’ Indaco, seb-
bene volga eziandio, ora all’ azzurro celeste, ora al così
[Seite 130] detto smaltino della Zaffera, ed ora perfino al bianco
perlino del latte; la compage ne è imperfettamente la-
mellosa; la spezzatura disuguale a grana più o meno
minuta, e qualche volta almeno parzialmente scheggiosa;
sfregia dessa l’Apatite, ma il Quarzo la scalfisce con fa-
cilità, traendone una polvere di gran lunga più chiara
e bianchiccia che il pezzo in massa non sia; si può quasi
dire che gli acidi non l’intacchino del tutto, nemmeno a
caldo, mentre anzi il colore se ne fa più carico; se però
il pezzo sia prima stato reso rovente, allora gli acidi sem-
brano portarne via alcun chè; questa Lasulite poi è di
per sè sola infusibile al cannello, ma vi smarrisce in parte
il suo colore, rendendone la fiamma verde azzurrognola;
poscia si gonfia dessa alcun poco, e finisce per cadere in
minutissime scheggie; pesa questa specificamente da 3000
a 3100, e giusta l’analisi dataci da Fuchs di quella del
Salisburghese, essa consterebbe =
di Silice pura | 2,10 |
d’Allumina | 35,73 |
d’Acido fosforico | 41,81 |
di Magnesia | 9,34 |
di Ferro ossidulato | 2,64 |
d’Acqua | 6,06 |
con perdita di | 2,32 |
–––––– | |
Totale | 100,00; – ritenuto |
però che Fuchs è infino ad ora il solo che asserisca di
avere nella accennata Lasulite di Salisburgo, rinvenuto
l’Acido fosforico, che nè Trommsdorf, nè Klaproth non
ricouobbero, il primo nella Lazulite, ed il secondo nel
Blauspath, probabilmente di diversa provegnenza, che
analizzarono. – N. del T.
Veggasi, tornante al proposito, lo Scritto intitolato –
Leop. Gmelin, de Hauyna, pubblicatosi in Heidelberga l’anno
1814, in 8.°
Alle Augiti od a’ Pirosseni sembra che siano da
ascriversi anche tre altre sostanze minerali recentemente
scopertesi, e fatteci meglio conoscere pure testè dal già
[Seite 136] altrove Iodato Professore Guglielmo Haidinger. Sono desse
1.° L’Acmite (fr. l’Akmite; ted. der Akmit), rinve-
nuta in una roccia granitica di Eger in Norvegia, la quale
è di colore nero bruniccio, dante una polvere grigio-gial-
lastra chiara per scalfittura, e dotata poi d’un nitore de-
cisamente vetroso, fragile molto, dimostrantesi imperfet-
tamente concoidea nella spezzatura, cristallizzata il più
delle volte emiprismaticamente a lati irregolarmente striati
per lo lungo, non translucida che soltanto lungo il lembo
delle scheggie più sottili che, traguardate allora contro
la luce, appariscono di un bel colore bruno gialliccio; dura
al segno di sfregiare lo Spato fluore silicifero romboedro,
ma scalfibile essa stessa dal Quarzo, e fusibile assai age-
volmente al cannello in un globetto vetroso nero. Il peso
specifico ne suole essere di 3240, e Berzelius la rico-
nobbe composta = di Silice 55,25, di Ossido di fer-
ro 31,25, d’Ossido di manganese 1,08, di Calce 0,72, e
finalmente di Soda 10,40. – 2.° La Babingtonite (fr. la
Babingtonite; ted. der Babingtonit), rinvenuta ad Aren-
dal in Norvegia in piccolissimi cristalli prismatici, tempe-
stati sopra l’Albite, avente un colore, or nero, ed ora ver-
diccio, ed un nitore vetroso; non riesce dessa translucida
se non soltanto in sul lembo estremo delle scheggie le più
sottili, ed in tal caso ostenta un colore verdiccio in un
senso, mentre, guardata in senso opposto, apparisce piut-
tosto bruna; la spezzatura ne è imperfettamente con-
coidea, e la durezza n’è tale da non riuscire sfregiabile
dallo Spato fluore romboedro o silicifero, venendo però essa
sfregiata dal Quarzo, com’ è scalfitta talora anche dal
[Seite 137] Feldspato. Non se ne conosce il peso specifico, e Children,
che ne cominciò bensì l’analisi, ma non giunse poi a deter-
minarne con precisione la proporzione de’ principii, rico-
nobbe almeno che entrano nella sua composizione, a meno
dell’ Allumina e della Magnesia, i soliti principii dell’ Au-
gite o del Pirosseno, nell’ ordine seguente di prevalenza
progressiva: vale a dire, la Silice, il Ferro, il Manga-
nese e la Calce, a’ quali pare che sia qui da aggiu-
gnersi anche una traccia di Titanio. – N. del T.
Non sono per altro da passarsi ora in silenzio, nè
l’Alpe della Mussa in Piemonte, che ci fornisce forse i
più belli Idocrasi cristallizzati che veggansi ne’ Gabi-
netti, nè la Valle di S. Nicolao in sul monte Rosa, nè
le alture di Fieudo sul S. Gottardo, nè il monte de’ Mon-
zoni ed altre località del Tirolo, nè S. Lorenzo in Se-
govia nelle Spagne, nè Auerbach ed altre località della
Germania, nè la Norvegia, la Finlandia, il Lago Baikal
in Tartaria, e via discorrendo, che altri saggi, sempre più
o meno belli, ce ne presentano – N. del T.
Tra le altre sostanze orittognostiche, parte nuove, e
parte, nè qui, nè altrove citate nel Testo Blumenbachiano,
e che pure possono considerarsi come aventi qualche più
o meno vicina relazione col Vesuviano, meritano d’essere
rammentate alquanto distintamente, almeno le seguenti: 1.°
la Somervillilte fattaci conoscer meglio non ha guari dal già
altrove lodato Prof. Haidinger; 2.° la Pietra cannella,
detta anche il Giacinto orientale, il Giacinto del Ceylan
o la Essonite, che adoprasi bene spesso come una gem-
ma, e 3.° la Gehlenite – 1.° La Somervillite (Somervillite
in tutte le lingue) del Vesuvio, ove trovasi insieme con
altre sostanze minerali per lo più sulla Mica nera, suol
essere cristallizzata in piramidelle di colore gialliccio pal-
lido, alquanto più lucenti e nitide che nol siano per l’or-
dinario i cristalli di Vesuviano o d’Idocraso di que’ luo-
ghi, e alquanto meno dura dell’ Idocraso; esponendola
alla fiamma del cannello, da principio vi decrepita, ma
poscia vi si fonde in una perla di color grigio; il peso
specifico non ne fu per anche determinato a dovere, e
l’analisi non ne è stata infino ad ora tentata. – 2.° La
Essonite, o la Pietra cannella, (fr. la Essonite; ted. der
Hessonit – Kaneelstein; ing. the Essonite – Cinna-
mom-stone), vegnente il più delle volte dall’ Isola Cey-
lan, ma che però si è rinvenuta anche a Kinkardine in
Iscozia, suol essere, o in grani, o in masse cristalline di-
mostranti una manifesta tendenza alla forma di un Pri-
[Seite 141] sma eretto romboidale, è translucida e talora perfino se-
mitrasparente; la spezzatura ne è imperfettamente concoi-
dea a fossette minute, e passa così alla spezzatura disu-
guale; è dessa dotata di un nitore vetroso, che ha però
alcun che del grasso o dell’ unto; suol essere d’un co-
lore che sta quasi fra mezzo al rosso del Giacinto ed al
colore dell’ Arancio; è dura a bastanza da sfregiare il Quar-
zo, ma viene poi scalfìtta essa stessa dal Topazzo; col-
l’attrito sviluppa una elettricità anch’ essa positiva, come
il Vesuviano, con cui ha pure parecchi altri punti di ras-
somiglianza; gli acidi non vi esercitano sopra la più lieve
azione decomponente; pesa dessa specificamente tra 3500
e 3690; trattata al cannello, fondesi in una perla grigio-
verdiccia, e finalmente Klaproth che la analizzò, la ri-
conobbe composta = di Silice 38,80, d’Allumina 21,20,
di Calce 31,25, e di Ossido di ferro 6,50, con perdita
di 2,25 – 3.° La Gehlenite in fine (fr. la Gehlenite; ted.
der Gehlenit – Stylobat; ing. the Stylobate – Gehlenite)
provegnente finora soltanto dalla località detta i Monzoni
nella Valle di Fassa in Tirolo, è per l’ordinario cristal-
lizzata in prismi quadrilateri, quasi chi dicesse, in cuboi-
di, non di rado alterati o mezzo decomposti, ammontic-
chiati o concresciuti insieme, per lo più a mala pena
translucidi in sugli spigoli, ma spesso quasi affatto opa-
chi, e smontati poi, non nitidi o assai poco risplendenti,
e d’un nitore che ha sempre piuttosto del grasso o del-
l’unto, che non del vetroso; il colore ne è, o verde di
olivo, o verde-porro, non però senza suscettibilità di vol-
gere, tanto al bruniccio ed al nerastro, quant’ anche al
[Seite 142] grigio ed al bianco, impuri tutti quanti o non bene de-
cisi; sfregia dessa l’Apatite, ma viene poi scalfitta dal
Quarzo; ridotta in polvere, può benissimo far gelatina col-
l’Acido muriatico diluto o deboluccio e riscaldato; pesa
dessa specificamente da 2980 a 3200; le scheggette, trat-
tatene al cannello, si fondono in un globicino semive-
troso, che da principio riesce verde giallognolo, alcun poco
translucido, ma che continuando il fuoco, finisce poi
per farsi nero del tutto. Fuchs, che la analizzò, la ri-
conobbe composta = di Silice 29,64, di Allumina 24,80,
di Calce 35,30, d’Ossido di ferro 6,56, e d’Acqua 3,30,
con perdita di 0,40; ma Clarke credette di riconoscervi
molto minori le dose dell’ Allumina e della Calce, e vi
trovò invece quasi raddoppiate la dose del Ferro e quella
dell’ Acqua, con più poi all’ incirca 10 di Potassa e 0,25
di Magnesia. – N. del T.
Piccoli sì ma durissimi, nitidissimi ed assai elegan-
temente cristallizzati, sono i Granati che, analoghi forse
al Piropo, ma piuttosto, siccome penso, al Granato no-
bile della Siria, o sia all' orientale, ci fornisce Sonico
nella Valle Camonica, Provincia di Bergamo – N. del T.
Penso di dover aggiugner qui pur qualche notizia di
tre altre sostanze orittognostiche, tanto più riferibili ora
a' Granati, in quanto che non trovo che ne sia fatta mai
menzione altrove nel Testo. Son desse: a) la Melanite,
o il Granato nero; b) la Topazzolite, giuntavi pur an-
che la Succinite, che sono amendue Granati gialli, e c)
finalmente la Elvina, detta eziandio Aplom-granat da
qualche mineralogista tedesco, e che può risguardarsi come
affine molto al Granato, ma che riesce sempre di un co-
lore gialliccio assai chiaro.
a.) La Melanite (fr. la Mélanite – le Grénat noir
émarginé: ted. der Melanit – schwarzer Granat –
[Seite 151] schlackiger Granat: ing. the Melanite – black Gar-
net), cui è forse da aggiugnersi anche la Pirenaite d'al-
cuni moderni orittognosi francesi, rinviensi in dodecae-
dri romboidali isolati, nerissimi, netti e nitidi il più
delle volte, e affatto opachi, al Vesuvio, a Frascati e presso
ad Albano in Italia, a Röraas e ad Arendal in Norvegia,
a Rothweil e a Vogsburg in Brisgovia, in sulle sponde
del Lago di Laach, e probabilmente, come s' è detto,
anche in qualche località de' Pirenei, come pure forse
presso a Germantown negli Stati Uniti dell' America set-
tentrionale.
b.) la Topazzolite, o il Granato giallo cristallizzato
in grani (fr. la Topazolithe – le Grénat primitif
cristallisé jaune clair – le Grénat cristallisé granu-
liforme – ted. der krystallinisch-gelbe Granat – To-
pazolith: ing. the yellow cristallisated Garnet – To-
pazolite), e la Succinite, o il Granato giallo primitivo
convesso, o il Granato giallo granulare convesso (fr. la
Succinite – le Grénat succinite – le Grénat jaune
primitif convèxe – le Grénat jaune granulaire con-
vèxe: ted. der körnig-gelbe Granat – Sukzinit: ing.
the Succinite?), sono amendue veri Granati, di un
colore giallo sempre chiaro, ed analogo al colore del
vino bianco, o avvicinantesi a quello del miele, de' quali
il primo, quasi trasparente ed in cristalli, piccoli sì, ma
nitidissimi, rinviensi non infrequente presso alla cima de-
[Seite 152] nominata Calcante nella Valle di Viù in Piemonte, e meno
frequentemente poi anche al Vesuvio, mentre il secondo,
attualmente divenuto piuttosto raro, ed a pena transluci-
do, non è stato finora trovato che soltanto nella preac-
cennata Valle del Piemonte, è sempre in grani, quasi
chi dicesse, caduti in goccie sul Serpentino, ed involti
essi stessi, isolatamente ad un per uno, entro a parec-
chie laminette curvilinee di Talco giallastro.
c.) La Elvina infine (fr. la Helvine: ted. der Helvin –
Aplomgranat?: ing. the Helvin), che finora non rin-
vennesi se non soltanto a Bermansgrün presso a Schwarzen-
berg nell' Erzgebirge, sembra anch' essa doversi ritenere
come una maniera di Granato di forma tetraedra, or
granulare, ora ad angoli semplicemente smussati, ed ora
perfino triplicatamente troncati, insieme accumulati, ap-
pena alquanto translucidi od anche affatto opachi, aventi
un nitore o una lucentezza mezzana, partecipante a un
tratto del vetroso e dell' unto o del resinoso, d'un co-
lore giallo di zolfo o giallo di cera, che può volgere al
verde dell' olio, al verde del verzellino, o come dicono
i Francesi al vert-serin, al bruniccio e ad altri colori
ancora, che riescono sempre sensibilmente più carichi od
intensi nello spessore de' canti vivi e degli angoli solidi,
che non altrove; essa non è attaccabile dagli acidi, ma,
trattata sola al cannello sovra un carbone, sobbolle da
prima alcun poco, lancia molte scintille intorno a sè, e
finisce per fondersi in una fritta bruno-nerastra; mentre
col borace vi forma un vetro giallo, che suol farsi Ame-
[Seite 153] tistino, quando, in aggiunta a quel fondente, abbiasi avuto
cura d'aggiugnere un tantino di Nitro. Del resto pesa
dessa specificamente da 3200 a 3560; e Vogel, che ne fece
l'analisi, asserisce d'averla riconosciuta composta = di
Silice 39,50, Allumina 15,65, Ferro ossidato 37,75, Man-
ganese ossidato e Calce 0,50, colla perdita di 2,85,
in tutto 100 parti. – Vi fu chi tentò di confondere, o
almeno di ravvicinare, sebbene con poca apparenza di
ragionevole successo, questa novella specie orittognostica
Werneriana, da un lato coll' Aplomo di Haiiy, il quale
corrisponde assai meglio al Granato verde del presente
Manuale Blumenbachiano, e dall' altro lato colla Craito-
nite, detta anche talora Crichtonite, o veramente Chrigh-
tonile del Delfinato, che però, dietro alle più recenti
indagini praticatene dal Berzelius, venne, come pare, a
risolversi in un semplice Ferro magnetico Titanifero rom-
boedro, solido, nero-violaceo, ed avente un nitore vetroso
ad un tempo e metalloideo, il quale rinviensi appunto
nel Delfinato presso ad Oisans, insieme coll' Anataso.
Finalmente alle gentili comunicazioni del sig. Haidinger,
già da me altrove con lode e riconoscenza rammentato,
mi professo debitore di qualche più assentata notizia, che
tanto più trovo di dover qui soggiugnere, in quanto che
finora ne' Trattatisti non hassi altrettanto circa alla Zea-
gonile o Gismondina (fr. la Zéagonite – la Gismon-
dine: ted. der Zeagonit – Gismondin: ing. the Zea-
gonit – Gismondine) di Capo di Bove ne' dintorni di
Roma, ove da non molti anni va rinvenendosi di quando
[Seite 154] in quando accompagnata dallo Spato fluore ottaedro, dal
Feldspato e da altre specie orittognostiche diverse, nei
vani e nelle fenditure d'una roccia vulcanica, che sem-
bra essere una Lava grigia antica e molto compatta. Dirò
pertanto che questa Zeagonite, cui fu pur da taluno com-
partito il nome di Abrazite, che altri diedero già ad una
varietà d'Armotomo propria anch' essa di quella Lava
medesima, suol presentarsi in grani cristallini non mai
di gran mole, o in piramidi, che sembrano risolversi poi
in ottaedri alquanto arrotondati, di rado risplendenti d'un
nitore quasi adamantino od anche soltanto vetroso, tran-
slucidi, or grigio bianchicci, or grigio-azzurrognoli, e
a pena qualche volta grigio-rosacei, e sfregianti l'Apa-
tite e talora anche la Calcedonia, apparisce concoidea nella
spezzatura, forma gelatina cogli acidi senza effervescenza,
fosforeggia e perde ogni coerenza al cannello, ma senza
fondervisi, e finalmente analizzata da Carpi, mostrò con-
stare = di Silice pura 41,40, di Calce 48,60, d'Allu-
mina 2,50, di Magnesia 1,50, d'Ossido di ferro 2,50,
con perdita di 3,50; Totale 100. – Or questa sostanza
che, tanto cristallograficamente, e per l'intiero complesso dei
suoi caratteri esterni, quanto eziandio finalmente a ri-
guardo del modo suo di rifrangere la luce, sembra avvi-
cinarsi moltissimo al Giacinto, del quale venne anche da
taluni considerata come una semplice varietà, chimica-
mente, come si vede, ne sta lontana troppo, se manca
affatto di Circone, e per le sue dosature di Silice, e so-
prattutto di Calce, meglio non saprebbesi associarla in-
tanto, che come noi facciamo ora qui, co' Granati.
Veggasi circa questa Eudialite l'opera intitolata: – Stro-
meyer's Untersuchungen. ec. Vol. I.°, a pag. 438.
Veggasi in proposito di così fatte pietre, lo Scritto di Cri-
stiano Bernouilli, che leggesi a pag. 524 della parte IV del
Voigt's neues Magazin, ove, alla Tav. 8, hassene anche
qualche figura.
Non sono infrequenti anche sul Monte Sumano, nella
Provincia di Vicenza, certi Trovanti, come suol dirsi, di
una Cianite analoga in tutto appunto a questa Retizite,
e tinta anch' essa da una tal quale sostanza minerale car-
bonosa, che lorda molto, trattandola, le mani in nero; mai
però, ch'io mi sappia, fu dessa ivi trovata in posto.
Seguendo qui fedelmente l'Autor nostro, riterremo
con lui distinti in due specie diverse il Giacinto ed il
[Seite 163] Giargone, sebbene rimanghiamo d'avviso colla maggior
parte de'moderni, che sott'ogni possibile riguardo, convenga
meglio il ritenerle siccome semplici varietà di una specie
medesima, dipendenti dal loro colore diverso. – N. del T.
Estremamente poco è quello che si sa finora circa alle
pietre preziose, o alle Gemme propriamente dette, che ci pro-
vengono dall' Affrica; io però ebbi dall' Inglese Baronetto
Banks una arena di grana affatto grezza o grossolana, rac-
colta dal Botanico Guglielmo Brass alla così detta Costa del
Capo in Guinea, in cui contiensi una grandissima quantità
di grani perfettamente simili a' Giacinti, come, oltre ad al-
tri ancora, scorgonvisi pure alcuni piccoli ciottoletti che so-
migliano moltissimo allo Spinello.
Siami permesso di sporre qui il forte dubbio in cui
trovomi, che nel nostro Testo Blumenbachiano abbia ad
aver avuto luogo, in riguardo alla Sottospecie b), ac-
cennatavi come Topazzo comune, una tal quale confu-
sione, cui panni possa esservi il prezzo dell' opera di con-
trapporre, come il possa io meglio, l'occorrente riparo,
aggiugnendo qui ora ciò che segue:
Ritenuta, come nel Testo la specie Topazzo e ritenu-
tone parimenti la nel Testo medesimo praticatane divi-
sione in due Sezioni: a) il Topazzo nobile, e b) il To-
pazzo comune; per la prima lascieremo che stiasene la
Storia naturale tal quale com' è qui sposta appunto nel
Testo; ma non così quanto alla seconda, ove la Pirofisa-
lite ci è data per la stessa cosa colla Picnite, sebbene
mi risultino l'una dall' altra, per ben molti riguardi, di-
versissime, a malgrado che i principii chimici, tanto nume-
ricamente, quanto anche proporzionalmente, corrispon-
dansi a bastanza da vicino in amendue. Non pertanto ri-
tengo che sia rettificazione imprescindibile, almeno pel
momento, quella d'avere da sostituire nel Testo alla Se-
zione o Sotto-specie segnatavi b) il Topazzo comune ec.,
ciò che segue:
b) Il Topazzo comune, il Topazzo triviale, o il To-
pazzo prismatoideo, o meglio ancora la Fisalite, la Pi-
rofisalite (fr. la Topase comune – la Physalite – la
Pyrophysalite – la Topase prismatoïde: ted. der Py-
rophysalith – Physalit – gemeiner Topas. ing. the
[Seite 186] Physalite – Pyrophysallite), che suol essere di colore
grigio o bianco, volgente talora al verdiccio, e talora al
giallognolo, a pena translucido in su gli spigoli o in su i
lembi suoi più sottili, qualche volta cristallizzato in forme
indeterminabili, o veramente in grumi o in arnioncini, o
amorfo e sempre compatto, mostrantesi superficialmente
grezzo, e dotato d'un nitore o d'una lucentezza, vetrosa
bensì, ma che ha pure un so che di rammentante il grasso
o l'unto proprio della cera, inattaccabile affatto dagli
acidi, e presentante sotto l'uso del cannello, come già ne
accennano i nomi di Fisalite e di Profisalite, alcune bolli-
cine simili quasi ad altrettante vescichette. – Berzelius,
che analizzollo, lo riconobbe composto =
d'Allumina pura | 57,74 |
di Silice | 34,36 |
d'Acido fluorico | 7,77 |
con perdita di | 0,13 |
–––––– | |
Totale | 100,000. – Non se ne |
conoscono finora altre località, fuorchè Finbo e Broddbo
presso a Fahlun in Svezia, ove rinviensi accompagnante
lo Spato fluore, impiantatovi in un Granito d'elementi gros-
solani, e sempre intonacatovi da una crosticina talcosa
la quale gli serve, direi quasi, come di camicia che lo
tiene staccato dalla roccia.
Picnite, od anche il Topazzo scorlaceo, il Topazzo
cilindroideo, lo Scorlo bianco prismatico, e talora poi
[Seite 187] la Leucolite d'Altenberg, e tutto che male a proposito,
il Berillo scorlaceo (fr. la Pycnite – la Topase schor-
lite – la Topase cylindroïde – le Schorl blanc pri-
smatique – le Schorl blanchâtre – la Léucolithe d'Al-
tenberg – la Léucolithe de Mauléon – le Béril schor-
liforme: ted. der Pyknit – Schörlit – Stangenstein –
Stangenschörl – Topas-schörlit – weisser Stangen-
schörl – schörlartiger Beryll – Leucolit: ing. the
Pyknite – schorlaceous Topaz – Leucolithe); so-
stanza questa, che non è assolutamente da confondersi colla
Fisalite o col precedente Topazzo comune; tanto più in
vista delle forme determinabili e riducentisi ad un pri-
sma ottagono, nelle quali scorgesi talora cristallizzata,
sebbene rinvengasi il più delle volte o compatta ed amor-
fa, o in colonnette o in istanghette sottili ed allungatis-
sime, aggregate, ma divisibili molto agevolmente giusta
la loro lunghezza; d'altronde è dessa pure translucida,
ma pur qualche volta, almeno parzialmente, semipelluci-
da, con un nitore che sta frammezzo al vetroso ed al
grasso untuoso; la spezzatura ne riesce concoidea a fos-
sette minute, tendente alla ineguale di grana fina, ed il
colore ne suol essere, in pieno, il giallo di paglia vol-
gente al bianchiccio o veramente al verdognolo, e par-
zialmente talora il perlino o grigio di perla volgente al
rosso di cerasa, in via però di mere macchie superficiali.
Dessa comportasi al cannello e cogli acidi, come il To-
[Seite 188] pazzo nobile – Klaproth, che effettuonne l'analisi chi-
mica, trovò la Picnite composta =
d'Allumina pura | 49,50 |
di Silice | 43,00 |
d'Acido fluorico | 4,00 |
d'Ossido di ferro | 1,00 |
d'Acqua | 1,00 |
con perdita di | 1,50 |
–––––– | |
Totale | 100,00; analisi que- |
sta che, sebbene dataci nel Testo come praticata sulla
Pirofisalite o sul Topazzo comune, risulterebbe fatta pro-
priamente sulla Picnite, in riguardo alla composizione della
quale variano, a dir vero, un po' troppo le analisi ten-
tatene anche da Bucholz, da Vauquelin, e da Berzelius
che rinvennevi = 51,00 di Allumina, 38,43 di Silice,
8,84 d'Acido fluorico, con perdita di 1,73: in tutto =
100,00. – Quanto finalmente alle località, onde perven-
gono gli esemplari di questa Picnite, dirò che sono desse
principalmente Altenberg nell' Erzgebirge Sassone, in un
Greisen (fr. Hyalomycte) subordinato ad una formazione
Porfiritica, ov'è associata alla Clorite, al Feldspato, alla
Litomarga, allo Spato fluore, alle Piriti cuprea, marzia-
le ed arsenciale, al Ferro speculare, al Molibdeno d'a-
spetto metalloideo, al Bismuto nativo, allo Stagno ossidato
e simili; Schlackenwalde in Boemia, ove, in altra roccia
[Seite 189] stannifera consimile, trovasi dessa, oltrecchè allo Stagno,
associata anche al Wolfram ed al Molibdeno ossidato d'ap-
parenza metallica; la Siberia, ove rinviensi pur sempre in
un Greisen o in una roccia composta principalmente di
Quarzo e di Mica, e finalmente Mauléon ne' Pirenei,
ov' è impiantata in una roccia d'apparenza talcosa.
Hannosi esemplari perfino di così fatti Zaffiri orientali, che
nello stesso pezzo riescono parzialmente gialli ad un tempo,
ed azzurri o cilestri. – Può, per esempio, vedersi nell' Inven-
taire des Diamans de la Couronne etc. . . . imprimé par or-
dre de l'Assemblée nationale. Paris 1791, in 8.°; Tomo 1,
alla pag. 200, n. 4. – Un Saphir d'Orient . . . couleur sa-
plur des deux bouts, et topase au milieu.
Può con profitto in questo particolare consultarsi lo
Scritto intitolato – Ch. Greville's on the Corundumstone from
Asia – che sta nelle Philos. Transactions per l'anno 1798. P.I.
Ho trovato fatta già manifesta menzione di questo ben
ragguardevole minerale, fino ne' Voyages de Thévénot – Pa-
ris, 1684, in 4., al Tom. III., e precisamente alla pag. 292.
Il fatto sta, che questa parte del Testo diviene at-
tualmente, giusta il mio debole avviso, meritevole di ben
molti importantissimi cangiamenti, i quali per me riusci-
rebber troppi, oltre che alrererebbono il Testo in modo
che potrebbe per avventura disgradarne l'Autore bene-
meritissimo più che non mi si competesse; visto che le
di lui Specie quinta = Zaffiro, sesta = Spato adamantino e
settima = Smeriglio, verrebbero a confondersi in quella unica
de' Corindoni; mentre una distinta avrebbe poi a risul-
tarne per l'Andalusite, che qui scorgesi confusa dall' Au-
tore, in guisa d'Appendice, colla di lui Specie sesta. Basti
intanto ciò che mi sono creduto in dovere di raccozzare
nella mia aggiunta alla Specie quinta, e ciò che raccoz-
zerò ulteriormente nella mia Nota all' Andalusite; e, quanto
a' qui ora contemplati Spati adamantini o Corindoni del
medesimo Testo, mi vuo' lusingare che non vogliasi tro-
var soverchio, ch' io, in riguardo alle varie loro località,
abbia a farmi carico ulteriormente di qualche più este-
sa, e forse per noi più interessante, notizia, di quelle
pochissime, e troppo invero limitate, che l'Autore ce ne
ha fornito. – Dirò dunque che, oltre a' dintorni di Canton
nella China, oltre a Condrastrapollam nel Carnatico, oltre
ad Ellor nel nord del paese de' Circars, oltre al Misore,
al Pegù, al Bengala, al Thibet, e ad altre località qua
[Seite 202] e là per l'Indie orientali, tanto nella penisola al di qua,
quant' anche nella penisola al di là dal Gange, hannosi
presentemente esemplari di Corindoni e di Spati adaman-
tini, derivanti, non meno da' dintorni di Filadelfia e dalle
così dette Colline degli Orsi, o come dicono gl'Inglesi,
da Barehills presso a Baltimora, negli Stati-Uniti d'A-
merica, di quello che da Gelliwara nella Lapponia Svezzese,
dalla Valle di Chamouny presso al Montblanc in Savoia
e da Campolungo presso a Dazio Grande in sul S. Got-
tardo. Finalmente non ommetterò qui tampoco di citarne
anche due altre località, forse più nostre, o almeno più
vicine a noi, che non tutte quante le preaccennate; l'una
di queste sarebbe la valle Camonica, nella provincia di
Bergamo, ove, fino dal 1804, il valentissimo nostro Na-
turalista sig. Giovanni Battista Brocchi, defunto in Affrica
non ha guari, avrebbe scoperto, disseminato, a masse non
gran fatto vistose, nel Micaschisto, uno Spato adamantino
quasi jalino o per lo meno translucidissimo, ed' un bellissi-
mo color rosso, o per meglio dire un vero e anzi superbo
Corindone armofano rosso, affatto analogo a quello che di
tal colore ci proviene dal Ceylan, e che anzi io reputo ap-
punto venuto di là, e preso poi, Dio sa mercè quale sbaglio,
per nostrano; in questa opinione fondato sull' esemplare che
ne vidi, e sulla circostanza che altri mai più non abbiane
saputo rinvenir traccia in alcun luogo di quella valle;
sulla seconda poi di tali località nostrali non può cadere
tampoco il più lieve sospetto, mentre tratta d'un vero Co-
rindone armofano laminare compatto e durissimo, cri-
stallizzato goffamente ed imperfettamente in prismi a sei
lati, a pena alcun poco translucidi, però non mai nitidi e
sempre d'un colore grigio di fumo, impiantati in un
Feldspato granulare compatto grigio-bianchiccio, e non
nitido neppur esso in conto alcuno; sicchè a stento pi-
glierebbesi a prima vista per un Feldspato, il quale do-
[Seite 203] vrebbe far parte di una roccia granitoidea subordinata
ad una Diorite o Diabase (ted. Grünstein), che trovasi
in posto ad Etenengo presso a Mosso, o vogliasi dir
Mozzo, nella Provincia di Biella, in Piemonte, Stati Sardi.
La ben diversa composizione chimica, giunta alla di-
versità del carattere cristallografico, e anche di qualche
altro carattere esterno, come per esempio, la durezza
dell' Andalusite, posta a confronto col Corindone e collo
Spato adamantino, non mi pare per verità doverci con-
sentire di lasciar correre ulteriormente come tra loro af-
[Seite 204] fini queste due sostanze, che possono per avventura me-
ritare d'essere riguardate come Specie l'una dall' altra
affatto diverse; tutto che segnatamente in addietro siano
state talora scambiate l'una coll'altra. Ben piuttosto po-
trebbesi far luogo a qualche un po' meglio fondato ravvici-
namento tra questa stessa Andalusite, e la Chiastolite, la
Macla o lo Spato concavo, di cui tratta più innanzi breve-
mente il testo in forma d'Appendice a' Feldspati, e la
Gehlenite o sia lo Stilobato, che, scopertosi pochi anni
sono in sull' Alpe de' Monzoni nella Valle di Fassa in
Tirolo, è stato sempre considerato del pari in forma
d'Appendice, come una tal quale varietà del Vesuviano
o dell' Idocraso; ravvicinamento che potrà per avventura
apparire legittimato a bastanza dalla corrispondenza delle
analisi, che perciò stesso mi si concederà di riportarne
raffrontate nella Tabella che segue tosto ora qui sotto;
ommessavi però la Chiastolite, di cui ignoro che sia stata
fatta finora alcuna buona analisi, e giuntevi invece quelle
della Finite di Sassonia, e della Bucholzite o Fibrolite
del Tirolo, che potrebbe benissimo non essere in fatto al-
tra cosa che una semplice varietà fibrosa dell' Andalusite:
D'altronde l'Andalusite, cristallizzante sempre informe
che derivano dal prisma eretto romboidale, sfregia gene-
ralmente bene a bastanza il Quarzo, sfregiabile essa stessa
dalla maggior parte delle Gemme, e suol essere grezza nel-
l' aspetto esteriore, anche quando non è rivestita d'una
camicia di laminette di Mica; i cristalli, a pena alcun poco
translucidi a traverso degli spigoli più sottili, ne sono
spesse volte ben vistosi e congregati; ma però rinviensi
anche in massa compatta ed amorfa; la spezzatura ne è
disuguale e di grana fina, ed inclina alquanto alla squa-
mosa; il nitore ne riesce più che altro vetroso, e, quanto
al colore, può dessa essere rossiccia, violacea, perlina
ed anche bruniccia, macchiata spesse volte; e talora,
spezzata in traverso, mostra nel suo interno una macchia
romboidale, che concorre assai bene a ravvicinarla an-
cora di più alla Chiastolite; il peso specifico ne è = 3006,
potendo però giugnere fino anche a 3200, e di per sè
sola è dessa affatto infusibile al cannello. – Rinviensi
poi l'Andalusite a Lisens in Tirolo, ad Herzogau nel
Palatinato superiore, a Lahmer-winkel in Baviera, a
Braunsdorf e a Waldenberg in Sassonia, a Landeck in
Islesia, a Cardoso e a Toledo, com' anche nell' Anda-
lusia, in Ispagna, al Forez e ad Imbert, presso a Mont-
brisson in Francia, ad Unst, ad Aberdeen e a Banff-
shire in Iscozia, a Dartmoore nel Dewonshire in Inghil-
terra, a Killiney e a Wicklow in Irlanda, a Readfield
nell' America settentrionale, e via discorrendo.
La Gehlenite, cristallizzata in prismetti quadrati, o
rettangoli, quasi direbbesi talora in cubi impiantati in
[Seite 206] una Calce carbonata spatosa, sfregia l'Apatite, essendo
poi essa stessa sfregiabile dal Feldspato; è di un colore
verdiccio, impuro sempre ed inclinante ora al bruno,
ora al nero, ora al grigio ed ora al bianco; è a pena
translucida anch' essa in sulle scheggie o in sugli spigoli
più sottili; è sempre dotata di pochissimo nitore che ne sta
tra'l vetroso ed il grasso untuoso; i cristalli ne sono bene
spesso agglomerati ed anzi quasi ammucchiati; il peso
specifico ne è = 1980, ma può però giugnere fino a
3200, come fa l'Andalusite; sciogliesi a caldo nell' acido
muriatico (idroclorico) concentrato, quando sia stata prima
ridotta in polvere, e forma seco una gelatina, e a pena può
dirsi che il cannello vi eserciti sopra azione alcuna, seb-
bene però a lungo andare ne determini qualche per-
letta verde giallognola, alquanto più translucida che la
stessa Gehlenite non siasi in generale di per sè. – Non
è stata mai rinvenuta altrove finora, che soltanto a Pozza
nella Valle di Fassa in Tirolo.
La Pinite, detta anch' essa talora Micarella, cristal-
lizzata per lo più in prismi exaedri regolari, è così poco
dura, che non isfregia se non a stento anche la Calce car-
bonata spatosa; i cristalli ne sono ora lisci, ed ora rive-
stiti quasi d'una camicia d'Ocra marziale, ora impian-
tati nella roccia che serve loro di matrice, ora sciolti ed
isolati, e talora incrociantisi gli uni cogli altri; la spez-
zatura ne è disuguale, ma a grana minuta; il nitore ne
riesce poco sempre, e ha molto del grasso o dell' untuo-
so, e la translucidità ne è quasi nulla, a meno che qualche
volta in traverso degli estremi spigoli o delle scheggie
[Seite 207] più sottili; fiatandovi sopra, la Pinite tramanda un tal
quale odore argilloso, e riesce poi anche untuosetta al
tatto; i colori ne sono ora il grigio gialliccio, ora il bru-
no rossiccio o il bruno nerastro, ed ora anche il verde
nerastro; il peso specifico ne suol essere = 2920; regge
dessa benissimo al cannello senza fondersi, e gli acidi
non esercitano sovr'essa azione alcuna sensibile. – Si è rin-
venuta questa sostanza in varie località dell' Alvernia
(l'Auvergne) e della Costa d'Oro in Francia, nella
Valle di Chaumony in Savoja, in Cornovaglia, allo
Schneeberg in Sassonia, a Naddam nel Connecticut, Stati-
Uniti dell' America Settentrionale, nel Salisburghese, ed
anche altrove. – Vi fu chi pretese, con troppo mal fer-
me ragioni, di riunire la Pinite alla Tormallina.
La Bucholzite, che viene denominata anche talora Fi-
brolite del Tirolo, e meglio poi semplicemente Fibroli-
te, onde differenziarla dall'altra già chiamata Fibrolite
dal Conte Bournon, trovata accompagnare quasi sempre i
Corindoni del Carnatico e della China, è una sostanza
dura a bastanza per scalfire il vetro, ma sfregiabile essa
stessa dal Quarzo, dimostrante in complesso una com-
page fibrosa a fibre sottili e lunghe, in fascicoli insieme af-
fastellati senza troppa regolarità, e d'un colore qua bianco,
là nericcio, e per la rimanente somma de' suoi caratteri
somigliante in fatto, più che non ad altra cosa, appunto
all' Andalusite; onde pare che potrebbe forse chiamarsi
quind' innanzi Andalusite fibrosa. – Fu dessa rinvenuta
qualche anno fa da Brandes nel Tirolo. Debb' essere però
venuto talvolta, nel commercio mineralogico, alcun che
[Seite 208] di simile anche dalla Spagna; e mi ricordo d'avere in
addietro veduto, sotto il nome di Cyarill, o sotto quello
di Cyarina o di Cyariit, una sostanza nuova assai cu-
riosa, e di compage fibrosa intrecciata, analoghissima a
questa, eccettuatone il colore, che, bruniccio con mac-
chie nerastre al di fuori del pezzo, riuscivane giallo d'isa-
bella, giallo rossiccio, e parzialmente anche bianco gial-
lognolo nell'interno, spezzandola, con frammistavi poca
mica dorata, la quale sostanza davasi come derivante da
Spessaert, scopertavi dal Professore Naw di Aschaffen-
berg. – Pare eziandio che la vera precitata Fibrolite di
Bournon, tutto che sfregiante il Quarzo, e quindi al-
quanto più dura dell' altra Tirolese qui ora rammenta-
ta, tutto che contenente una proporzione un po' maggiore
d'Allumina ed una un po' minore di Silice, e tutto che
variante anche da quella per la sua tendenza, dal bian-
castro al colore rossiccio e debolmente al verdiccio, non
sia per rifiutarsi dall' essere poi col tempo connumerata
anch' essa fra le varietà dell' Andalusite. – N. del T.
Ho voluto dire qui ora Smeriglio vero o propriamente
detto, a scanso d'ogni possibile abbaglio tra questa sostan-
za, e qualche altra, che nulla assolutamente ha che fare
con essa; com'è per esempio il caso di quel Petroselce cor-
neo ligniforme o di quel Litoxylon (ted. Holzstein), che in
alcune località della Turingia adoprasi, a quel modo mede-
simo che in altri luoghi adopransi altre sostanze sotto nome
di Smeriglio, sebbene in fatto noi siano, in sostituzione a
questo, nel tirare a politura alcune pietre dure, i cristalli,
l'acciajo ec. – Nota dell' A.
È da notarsi in oltre, che hannovi altre sostanze ancora,
[Seite 210] chiamate esse pure da qualche Naturalista col nome di Sme-
riglio affatto incompetentemente; e così è per esempio di
quella, che piacque al, d'altronde bravo e giustamente
celebre, fu nostro Brocchi di far conoscere sotto la de-
nominazione di Smeriglio del Muffetto, rinvenutosi in
posto nell Alta Valle Trompia, Provincia di Brescia (Ve-
dasi il di lui Trattato mineralogico sulle miniere di ferro
del Dipartimento del Mella; Brescia, 1808; Tom. 2,
da pag. 105–118), abbenchè confessi ivi egli stesso, es-
sere dessa, non già un Ferro ossidato corindonifero, come
dovrebbe, per poterla chiamare Smeriglio, ma ben più
tosto un Ferro ossidato quarzifero, feldspatifero e piri-
tifero con mica; dura peraltro a bastanza da rodere e
polire l'acciajo. – Quanto poi alle località, d'onde ci
proviene il vero Smeriglio, e a' suoi giacimenti, piacemi
di qui soggiugnere, che se n' ha anche da Gelliwara in
Lapponia, e dalla Sassonia, ove in ganga talcosa sta in
posto nel Micaschisto, come se n' ha in Trovanti appiè
delle Montagne primitive appunto a Naxos, e in alcune altre
Isole dell' Egeo, a Smirne in Natolia, a Charlowa nella
Catena dell' Altai, a Ronda nel Regno di Granata in Ispa-
gua, nell' Isole Jersey e Guernesey in Inghilterra, a
quanto pare ne' dintorni di Parma in Italia, e poi anche
al Messico e al Perù nell' America.
Ammettendo che effettivamente non tutte quante le
Turchesi, onde abbiamo ora spesso tra le mani esempla-
ri, possano più ritenersi come Odontoliti colorate da un
qualche sale od ossido metallico, e segnatamente dal
Ferro fosfato; mentre quella descritta qui ora nel Testo,
che può dirsi, se vogliasi, la Turchese orientale, la Cal-
laite, la Johnite, o l'Agafite (la Turquoise de la vieille
roche pe' Francesi), non è certo tale; non crediamo per-
ciò che siano da riguardarsi, come insussistenti affatto an-
che le Turchesi derivanti da' denti di Mammouth, di
Tardigradi ec., compenetrati dall' acido Fosforico e tinti
poi dal Ferro prussiato; Turchesi queste che denomine-
remmo volontieri appunto Odontoliti, o Turchesi occi-
dentali (Turquoises de la nouvelle roche pe' Francesi);
sapendosi benissimo, che di queste ultime, si hanno fre-
quenti esemplari, tanto da Miask nella Siberia Asiatica,
quanto anche, in Francia, a Simore in Linguadoca e a
Treévoux, unitamente ad ossa in ugual foggia modifica-
te, che dannosi poi per Turchesi, tutto chè diversissime
dalla Callaite o dalla vera Turchese orientale, segnata-
mente quanto alla chimica loro composizione, che Bouil-
lon-Lagrange constatò essere, per così fatte Turchesi oc-
cidentali od Odontoliti, =
Merita, circa questo particolare, d'esser letta l'operetta
intitolata – Curiosae Speculationes bey schlaflosen Nächten
– zu eigenen nächtlicher Zeit-Verkürzung, aufgezeichnet
von einem Liebhaber der Immer gern speculirt – stampata
a Chemnitz, 1707 in 8. – ove, a pagina 269 e segg., il Dot-
tor Garmann, che n'è stato precisamente l'Autore, porgea-
ci, ben lungo tempo prima che nol facesse poi L. Lemery,
le prime positive notizie che abbiansi avute circa alla Tor-
mallina del Ceylan.
Soddisfacendo all' impegno assuntomi colle diverse
brevi mie aggiunte al Testo nelle cinque Sotto-specie ivi
dateci di Sciorli e Tormalline, che fu d'offrire, come
faccio qui ora, una Tabella analitica, per così dir, ge-
nerale di tutte, o almeno del maggior numero delle so-
stanze, che consideransi mineralogicamente sotto così fatti
due nomi, ond' emergane la rispettiva chimica composi-
zione, non reputo che possano essere al tutto fuor di
luogo anche alcuni altri rilievi, a' quali è forse da attri-
buirsi effettivamente un qualche peso in tale materia. –
Comincierò quindi dall' osservare, come meriti d'essere
proscritto una volta da ogni qualunque buon libro nuovo
[Seite 222] d'Orittognosia il barbaro ed insignificante nome, d'ori-
gine teutonica antiquata ed obsoleta, di Sciorlo, Sorlo o
Scorlo, dell' applicazione del quale in casi divergentis-
simi, se è vero che abusarono gli antichi mineralogisti
tedeschi, non è meno vero che gli antichi mineralogisti
francesi abusarono fors' anche più, fino al segno d'incor-
rere per ciò in errori madornali, e di trascinarvi quasi
di viva forza gli studiosi. – Dirò quindi che, sebbene
dal confronto della variabile composizione di queste so-
stanze, risultante dalle loro analisi riportate nell' unita
Tabella, sia già da argomentarsi una tal quale conve-
nienza di dover poi costituire, coll' andar del tempo, gli
Sciorli e le Tormalline ripartiti in varie Specie distinte,
pure v' ha luogo a sospettare, che alcun chè di recondito
rimanga pur tuttavia nella rispettiva loro composizione,
riferibile forse, giusta l'opinione di Gmelin, alla loro do-
satura d'acido Boracico, confusasi poi colla perdita che ne
riesce qualche volta troppo vistosa, ed a cui converrà
tener dietro un poco più accuratamente, affine di conci-
liarne, ove almeno sia fattibile, una determinazione più
esatta, e quindi anche una più opportuna distribuzione,
che non n' è stata praticata finora. – Dirò moltre, che
variabilissime riescono, in questi Sciorli e in queste Tor-
malline, le forme cristalline che offronci, tutto chè forse
dipendenti dalla forma primitiva romboedra. – E soggiu-
gnerò per ultimo, che dalla diversità del colore si è usato fin
qui dipartirsi onde pervenire ad una talquale, pur sempre
imperfettissima, distribuzione degli Sciorli e delle Tormal-
line, in parecchie Sotto-specie, ma che questa stessa diversità
[Seite 223] non è tale da poter servire all' uopo in ogni caso; men-
tre è noto a bastanza, che una di tali arbitrarie Sotto-spe-
cie può talora benissimo apparire di color verde ad una
delle sue estremità, quando all' altra estremità riescirà
dessa invece rossa; mentre talune ve n' ha di colorate
parzialmente in tinte variabili, avendosi esempi non in-
frequenti di tali Sciorli o Tormalline, che vogliano dir-
si, da uno de' loro capi pallide, torbide e lattiginose,
intanto che dall' altro loro capo riescono quasi affatto pel-
lucide e d'un bellissimo colore dichiarato e vivace, e sa-
pendosi, che al Massasuchet negli Stati Uniti dell'Ame-
rica settentrionale si sono raccolte Tormalline rosse all' e-
sterno, ma racchiudenti per entro una Tormallina verde,
che serve loro quasi a foggia di nocciuolo, e così anche
viceversa, come altrove se n'ebbero alcune esternamente
in apparenza verdi, e racchiudenti a guisa di nocciuolo
una Tormallina nera. – Finalmente, quanto al giacimento
ed alle copiosissime località, onde questi Sciorli, o queste
Tormalline ci provengono ora, credo bene d'avvertire,
che rinvengonsi d'ordinario disseminate per entro al Gra-
nito, al Gneiss e ad altri simili roccie cristallizzate pri-
mordiali, o veramente in altre roccie schistose o schistoi-
dee antiche, come sarebbono, a cagion d'esempio, il
Micaschisto, lo Steaschisto, lo Schisto clorite, la Dolo-
mia di più antica formazione, e via discorrendo, come
rinvengonsi eziandio ne' terreni intermediarj od a filoni,
in compagnia del Quarzo, dell' Adularia e d'altri Feld-
spati, della Mica, del Talco, de' Granati, de' Berilli,
dell' Asbesto, della Cianite o del Disteno, della Tremo-
[Seite 224] lite, della Staurotide o Granatite, dell' Apatite, dello
Spodumeno o Trifano, d'alcuni Titanii ossidati, di va-
rie Piriti, come a dire del Ferro, del Rame e dell' Ar-
senico solforati, e come rinvengonsi finalmente talora nei
terreni secondarj, in compagnia della Calce carbonata
spatosa, e perfino ne' terreni alluvionali e nelle sabbie
de' fiumi e de' ruscelli di montagna, unitamente a cristal-
letti, a grani o a frammenti cristallini di Granati, di
Giargoni, di Essonite o Pietra Cannella, di Topazzi,
Spinelli, Corindoni ec. ec. – Del resto fra le molteplici
e disparatissime località delle sostanze orittognostiche,
delle quali è qui ora questione, accenneremo qui ora in
complesso che, oltre al Ceylan, al Pegù ec. nell' Asia
orientale e la più meridionale, oltre alla Siberia, alla
Permia in Russia, oltre al Madagascar in Affrica, oltre alle
due Americhe, giuntavi la Groenlandia, ed oltre all' Isole
Britanniche, onde provengonci forse le più vistose Tor-
malline nere, oltre a' Pirenei e simili in Francia, ed oltre
alla Svezia ed alla Norvegia, nella Germania ce ne forni-
scono numerosi esemplari lo Schlossberg nel paese di Ba-
den, Auerbach in quello di Assia-Darmstadt, Sonnen-
berg, Theuerdank e Rosstrappe nell' Ercinia (Harz),
senza contare ancora molti luoghi dell' Erzgebirge Sas-
sone, della Boemia, della Moravia, della Slesia, della
Baviera e del Salisburghese; mentre, più presso a noi,
per questo verso distinguonsi particolarmente Pfitsche,
lo Zillerthal ed altri luoghi in Tirolo, Sasso acuto in
sul Grimsel, il Monte Rosa, il Sempione, e soprat-
tutto poi il Monte S. Gottardo nella Svizzera, ove, oltre
[Seite 225] a' tanti altri Sciorli diversi e Tormalline, che ce ne pro-
vengono, precisamente a Campo lungo, presso a Dazio
Grande, hannosi in una Dolomia stratosa antica, com' è
stato già notato da noi altrove in addietro allorchè trat-
tossi de' Corindoni, hannosi, io diceva, frequenti e bel-
lissimi esemplari di Tormalline verdi cristallizzate, e ta-
lora quasi affatto jaline. Alle quali tante località voglia-
mo, trasandandone molte altre, aggiugnere qui pure quelle
di Lanzo, di Locana e di Mocchie nella Valle di Susa
in Piemonte, quella dell' Isola d'Elba, ove rinvengonsi
presentemente superbe Tormalline apire rosse, insieme
con altre bianche e quasi jaline, tutte quante bene spesso
mirabilmente cristallizzate, e finalmente poi le nostrali
del monte Legnone, del Pian di Colico, di Gravedona
e della Valle Marobia nella Provincia di Como, per ta-
cere poi delle varie altre pur nostre località del Berga-
masco e della Valtellina. – Ciò premesso, come seppi,
a sempre maggiore illustrazione del nostro Testo in pro-
posito del poco che ivi eraci dato sugli Sciorli e sulle Tor-
malline, ecco ch' io presento ora qui di seguito la pro-
messa Tabella generale analitica di tali sostanze, da' ri-
sultamenti osservabili nella quale apparirà, se non m' in-
ganno, quanto ragionevole sia stato il divisamento da
Leonhard emesso nella Nota appiè della pag. 397 del suo
Handbuch der Oryktognosie; Heidelberg: 1821, che,
lasciato oggimai da un canto il condannevole nome di Scior-
lo, e ritenendole tutte quante come Tormalline, abbiano
desse per ora a ripartirsi come segue: in
1.a Tormallina jalina, limpida quasi al pari dell' a-
cqua (Elba, S. Gottardo? ec.)
2.a Tormallina rossa od apira (Elba, Miask, Permia,
Rozéna ec.)
3.a Tormallina turchina o dura (Permia, Karingbricka,
Flintberg ec.)
4.a Tormallina verde o Smeraldina (Campolungo, Cey-
lan, Locana? ec.)
5.a Tormallina bruna, fina, elettrica (Cornovaglia,
Devonshire ec.)
6.a Tormallina nera, comune, laminare, non elettrica
(Legnone ec. ec.)
Frequenti sono i Trovanti di questa fatta, or neri,
ed ora d'un color verde più o meno carico, trall' altre lo-
calità nostrali, in sulle alture del lago di Como, come i
ciottoli ne sono comuni a bastanza, così al basso de' bur-
loni, o delle ravine di que' monti, come pure nello
stesso selciato o rizzo di questa nostra città di Milano,
ove, tra i ciottoli, è forse uno de' più comuni una Dia-
base o Diorite (Grünstein de' Tedeschi) analoghissima a
quella così detta Sienite di Vienna, di cui si fa ora così
grand' uso per calamaj, candellieri ed altre portaluci o
simili, composta intieramente della precedente Orniblenda
comune nera cristallizzata, e di Feldspato bianco granu-
lare compatto; roccia, che abbiamo in posto, formantevi
intiere montagne, presso a Mugghiandone in Valle di Vo-
[Seite 233] gogna al di là della Candoglia, ove scavasi la Calcarea sac-
caroidea rosea del Duomo di Milano, come l'abbiamo
in posto eziandio nell' alta Valle Sabbia Bresciana, e co-
me l'abbiamo in posto bellissima in Valle Saviore, fra-
zione della Valle Camonica, Provincia di Bergamo; ed ivi
anzi tale che, il principio predominante essendone la Or-
niblenda nera in cristalli grossi oltre a quattro linee, e lun-
ghi più di mezzo pollice, il resto n' è di Feldspato bianco
granulare, con pochissimo Quarzo jalino, e con tracce
visibili di Sfeno o Titanio siliceo-calcareo verde chiaro,
ed anche di Titanio ossidato ferrifero di color biondo.
Potranno con vantaggio consultarsi sovra questo partico-
lare, lo Scritto di I.C. Freisleben – ueber das Schillernde
Fossil von der Baste bey Harzburg – stampato a Lipsia nel
1794 in 8. – e l'altro di I.F.L. Hausmann, che legessi
a pag. 1 e segg. Fascicolo 1 delle Norddeutschen Beytragen
zur Berg – und Hüttenkunde.
In proposito della rimarchevole proprietà, che ha la così
detta Mica di Moscovia (ted. das Russische Frauenglas) di
lasciar passare, senza assoggettarli ad alcuna rifrazione sensi-
bile, a traverso delle proprie lamine, perfettamente tra loro
paralleli i raggi formanti un determinato fascicolo di luce,
e dell' uso vantaggiosissimo che può quindi farsene per al-
cuni stromeuti astronomici, merita d'esser letto ciò che ne
sta scritto a pag. 239 e segg. del Vol. VIII della monathliche
Correspondenz del Barone di Zach.
Dopo che fu venuto fatto a Wenz di trovare anche
[Seite 246] il Lithion o la Litina, fra i principii della Lepidolite di
Rozena (circa alla quale vedi la specie immediatamente se-
guente nel Testo, ov' è dessa considerata, come formante
specie distinta di per sè, sebbene altri molti sistematici,
e forse non senza buone ragioni, non la guardino ora più,
unitamente talora al Talco e alla Clorite, che come Sotto-
specie della Mica), in parecchie delle molte Sotto-specie
e varietà di Mica, che si esaminarono poscia con mag-
gior diligenza, fu del pari rinvenuta, come principio costi-
tuente, questa stessa sostanza alcalina nuova elementare,
mentre altri chimici credettero d'avere invece scoperto
talora in alcune la presenza d'una più o meno sensibile
dosatura de' due Acidi fosforico e fluorico. – N. del T.
Così accade, per esempio, net curioso Granito di Portsoy
nell' Aberdeenshire, nel quale la massa del Feldspato riesce
così mirabilmente compenetrata e attraversata in varie dire-
zioni dal Quarzo, conformatovi, più che altro, in laminette,
in ischeggie od in isquame, che la pietra che ne risulta, qua-
lora sia stata tagliata nel senso che meglio può convenire allo
scopo, e tirata poscia a politura lucida, viene ad offrirci al-
l' occhio, quasi direbbesi, una lapida, con sopravi una iscri-
zione Cufica; onde fu poi che a quella pietra applicaronsi i
nomi di Pietra grafica, o Granito grafico di Portsoy. –
Vedasi, circa questo particolare, lo Scritto che ne sta a
pag. 21. del Fascicolo 4. Vol. VI del Voigt's Magazin.
Località ben più vicina a noi, d'un Granito grafico
[Seite 294] consimile al qui ora citato di Portsoy nell' Isole Britanni-
che, si è il Saualpe in Carintia; e in quello scorgesi
bianco grigio e micante assai, e tendente sotto certe di-
rezioni della luce al finissimamente lamelloso, il Feldspa-
to, mentre jalino, ma leggermente affumicato ed in istan-
ghette, ne riesce il Quarzo, senza che vi si osservi, spesso
anche in pezzi vistosi molto, tampoco la più lieve trac-
cia di Mica. – Nou è perciò da dire che queste sole
siano le località conosciute di Graniti di tal fatta; chè ve
n'hanno altre parecchie.
Appunto più che a qualsivoglia altro Feldspato, all' A-
dularia s' assomiglia il Feldspato avventurinato (ted. Feld-
spath-aventurino – Aventurinspath) delle Coste del Mar
Bianco, e che nel fondo trovasi non essere altra cosa, se non
un Feldspato leggermente carnicino od incarnatello, intima-
[Seite 296] mente misturato con una copia più o meno vistosa di fogliuz-
ze dilicate, sottili e pieghevoli d'una Mica dorata e rilu-
cente, le quali, nel pezzo tagliato a dovere e tratto a poli-
tura lucida, che scherza opalizzando già bellamente di per
sè con piacevolissimi riflessi azzurri, fanno uno splendido ef-
fetto, analogo a quello che vi farebbono altrettante pagliuzze
d'oro effettivo.
Una sostanza, d'un saggio discreto della quale mi
trovo possessore, che mi sembra un Feldspato, e che me-
rita per avventura d'essere qui ora intanto menzionata,
e d'essere poscia analizzata e con maggiore diligenza
studiata, mi pervenne da Mocchia nella Valle di Susa in
Piemonte, sotto il nome, siccome giudico affatto incom-
petentegli, di Prenite. È dessa risplendente d'un nitore
vetroso che ha però molto del grasso o dell'unto, e jalina
poi, in parte bianchiccia o grigiastra, e, quasi nella
sua totalità d'un dilicato colore verdiccio, che s' acco-
sta, qua piuttosto al verdepomo, là al verde porro, ed
altrove al verde d'asparago, cristallizzata in prismi qua-
drilateri allungatelli, fortemente striati nel senso della loro
maggiore dimensione, e fessurati poi nel senso opposto, la
sezione de' quali in traverso sembra dover corrispondere
ad una romboide molto compressa o schiacciatissima, co-
gli angoli opposti uguali ed esattamente corrispondenti-
si, e dura a bastanza da sfregiar di sicuro l'Apatite. I cri-
stalli ne stanno disposti in forma di drusa sopra un bel
Talco lamelloso verde, e talora cangiante od iridescente,
cristallizzato precisamente alla foggia della così detta Clo-
rite lamellosa dello Zillerthal, nel quale scorgonsi disse-
minati, oltre ad alcuni cristalluzzi, che sembrano di Quarzo
[Seite 297] jalino affatto scolorato, alcune lamine raddoppiate, pro-
babilmente Feldspatiche anch' esse, e tempestate di un
Titanio siliceo-calcareo in cristalli microscopici d'un verde
alquanto più gialliccio, di cui scorgesi pur qualche trac-
cia anche talora in sulla spezzatura grano-lamellare, e il
più delle volte smontata o sparuta, e diseguale de' cristalli
della pretesa Prenite, che quasi direbbonsi inverditi di-
sugualmente, tanto da questa stessa sostanza, quanto, e
anzi molto più ancora, da una tal quale compenetrazione
in essi del Talco verde, cui stannosene immediatamente
sovrapposti. In complesso questi cristalli, ch' io, come
dissi, ritengo per Feldspatici, rammentano, meglio che
altra cosa, sotto alcuni riguardi, certi cristalli riuniti d'A-
dularia del S. Gottardo, allorchè sono internamente tinti
in verdiccio dalla Stralite, o da quel Talco lamellare,
che taluni vollero denominare Nacrite, se altri caratteri
non tendessero invece ad allontanarneli, quali sono, ol-
tre alla loro minore durezza, e alle forme di cristalliz-
zazione forse non ancora a bastanza studiatene, la pro-
fonda loro striatura nel senso della loro lunghezza, tutte
quelle fessure penetranti che osservansene irregolarmente
in traverso, e la molta untuosità del loro nitore.
Per tutto quel di più, che circa a' Feldspati, e a di-
verse sostanze a quelli analoghe molto, gli studiosi pos-
sano per avventura augurarsi ancora da me, io li rimetto
alla mia successiva Aggiunta al Testo, che terrà dietro
alla vicina Specie 20, Terra da porcellane o Kaolino, ove,
trall' altre cose, mi riserbo di fornirne una copiosa Ta-
bella analitica e comparativa. – Nota del T.
Alle pag. 204 e 205 del presente nostro Volume,
nella mia Nota alla Andalusite, che nel Testo fu dall'Au-
tore considerata in via d'Appendice alla Specie 6, in
cui considerò egli a un tratto e unitamente i Corindoni
e gli Spati adamantini, appunto come, dietro il praticato
da Werner, ha egli qui ora, in via d'Appendice a' Feldspati,
fatto menzione della Chiastolite, ho già indicato, come
presentemente, quasi per universale consentimento, trovisi
di dover ascrivere quest' ultima, piuttosto che ad altro,
alla Specie Andalusite, che debbe stare da sè, e nella
quale sembra che si possano rifondere anche la Gehle-
nite, la Pinite e la Bucholzite; ed ho anzi soggiunto al-
lora, non constarmi, come effettivamente non mi con-
sta, che alcuna analisi siaci stata fin qui fornita di que-
sta medesima Chiastolite, circa alla quale altro qui ora
non mi emerge di dover dire, se non che, al cannello, il
prisma interno nerastro e meno duro di questa sostan-
za, che sembra quasi non esser altro che pasta di Schi-
sto argilloso, fondesi in una massa vetrosa nericcia, men-
tre la parte esterna bianchiccia, giallognola, verdiccia o
[Seite 301] rossiccia e alquanto più dura, e di materia che stimasi
analoga molto alla Andalusite, fondesi invece in una fritta
biancastra, o bianco-sudicia. – Non ommetterò per altro
d'accennare eziandio, poichè mi trovo averne in pronto
l'occasione, che, come località novellamente scoperte della
Chiastolite, in giacimento pur sempre di Schisto argilloso,
abbiamo anche Greifenhagen e Bräunsrode nell' Harz,
Burkartswald nell' Erzgebirge Sassone, Barèges e Trou-
mouse ne' Pirenei, Wolfscragg nel Cumberland in Inghil-
terra, Agavanagh e Baltingglas nell' Irlanda, e la Sierra
de Marao nel Portogallo, come, in giacimento di Dolo-
mia stratosa antica, è da citarsi per essa il Sempione,
come in giacimento di Calcarea nera, contenente molte
Piriti marziali in cristalletti granulari, può citarsene la lo-
calità di Couledoux nella Valle di Ger, Alta Garonna in
Francia, e come in fine può accennarsene la località di
Estro de las Cruces nel Perù, in giacimento di Smeri-
glio, giusta qualche esemplare possedutone dall' Inglese
Heuland. – Ciò premesso, non mi rimane più, se non
di partecipare agli studiosi della Orittognosia, come sotto
il nome di Chiastolite compatta, abbia, non ha guari, in-
dicata, un certo Gumpenberg, una sostanza, che ancora
non si sa caratterizzare più convenientemente, da lui rin-
venuta in giacimento di Schisto siliceo (ted. Kieselschie-
fer), non lunge da Friedenfels nel Palatinato superiore.
Hausmann e Stromeyer hanno amendue parlato di que-
sto Kieselspath, che sembrami dover essere assolutamente la
stessa cosa colla sostanza, che altri vollero denominare di pre-
ferenza Cleavelandite, e possono leggersi i rispettivi loro Scritti
in tale proposito, consegnati, il primo, a pag. 1401 delle Göt-
tingisch. gelehrt. Anzeigen per l'anno 1817, ed il secondo,
nelle Stromeyers Untersüchungen, a pag. 300 del Vol. I.
Le tre analisi qui ora citate, delle quali però nell' o-
riginale tedesco non è portata, se non quella sola di Stro-
meyer, e questa sgraziatamente anche sbagliata nella
stampa, in riguardo alla proporzione della Allumina, che
n'è data = 59,80, invece di 19,80, troverannosi ripor-
tate esatte nella Tabella analitica e comparativa, che
farà parte della mia Aggiunta a' Feldspati e all' altre so-
stanze a quelli affini, indicate o non rammentate nel Te-
sto, e che, come è detto, avrà il suo posto immedia-
tamente dopo della seguente Specie 20 = Terra da porcel-
lane o Kaolino. – Agg. del T. alla Nota precedente.
Ho ommesso qui l'analisi della Alluminite di Stro-
meyer, dataci dall' Autore, come ho ommesso pur quella
di Fuchs per la Specie seguente, vale a dire della Terra
da porcellane o del Kaolino, nella decisa intenzione, in
cui stommi, di fornirne anzi alcune più, e d'aggiugnervi
anche quelle d'altre sostanze analoghe e dall'Autore non
contemplate nel Testo originale, quali sono, a cagion
d'esempio, la Cimolite, la Collirite ec., nella Tabella
che unirò, come ho accennato poco sopra, alla mia Ag-
giunta che terrà dietro appunto alla testè citata Terra
da porcellana, che è la seguente, o la 20 Specie di que-
sto medesimo nostro Genere nel Testo.
Alle varietà le più rimarchevoli di questa Argilla plastica,
o Argilla da vasaj, vale a dire precisamente a quelle di tali
varietà, che distinguonsi dall'altre tutte per la bellezza e per
l'altre prerogative de' vasi che se ne confezionano, apparten-
gono segnatamente:
a) quelle, onde debbono essere stati fatti i mirabilissimi
vasi Greci antichi, e i così detti vasi Etruschi, che riescono
singolarmente leggieri, in confronto con quelli che fannosi og-
gidì;
b) quella, con cui elaboransi anche presentemente in Por-
togallo i così detti Bucaros de Estremoz, i quali, dotati essi
stessi d'un tal quale a bastanza grato sapore astringente, hanno
la proprietà di comunicarlo eziandio a'liquori potabili che vi
si mescono, e
c) quella, con cui fannosi a Szent-Laszlo in Transilvania
que' vasi maravigliosi, che conosconsi sotto il nome tedesco di
Blasentöpfe (corrispondente in lingua italiana a Vasi-vesci-
che, o Vasi a vesciche), e che nelle loro pareti sono quasi
tutti quanti elaborati a grandi vesciche gonfie.
Oltre a quanto n' è detto già nel Testo, noterò qui
ora io, in riguardo all' Argilla screziata, che, senza cer-
carne altre più lontane ed estere località, un banco assai
vistoso, compostone di strati orizzontali variotinti, ne ab-
biamo noi pure, formante la base d'una catenella d'u-
mili collinette, ove sono situate le terre di Barzio e di
Concenedo nella Valle di Pasturo, che è il principio della
Vallesasina, a poche miglia al di là di Lecco, e soggiu-
gnerò poi che, quanto a' depositi naturali d'Argilla scre-
ziata, oltre tanti altri, hannovene, famose in Germania, le
località de' dintorni di Wehrau nella Lusazia superiore,
e delle vicinanze di Plomnitz nella Contea di Glaz, circa
[Seite 343] all' Argilla screziata tratta dall' ultima delle quali, stata
analizzata recentemente da John, non sarà forse vano od
inutile affatto il sapere, ch' egli la trovò composta =
Denominano propriamente Fruchtsteine, i Tedeschi,
certi saggi od esemplari di Thonstein, che riescono,
come chi dicesse, disegnati a macchie o a tacche roton-
deggianti. – L'Argilla indurata, frequente quasi da per
tutto, lo è anche fra di noi, ove, per non parlare d'al-
tre sue località, mi terrò pago d'accennare, che serve
spesso di Salbanda alle nostre miniere di Ferro spatico,
e simili, tanto nel Bresciano e nel Bergamasco, quanto
anche altrove. – N. del T.
Tra le sostanze minerali di tal fatta, infino ad ora co-
nosciute, e che allappano con molta forza alla lingua od alle
labbra umide, una ne è, rimarchevolissima, quella di colore
grigio di cenere, che il Professore Lowitz juniore, Chimico
espertissimo, rinvenne nell'anno 1772 presso a Dmitriewsk nel
luogo ove sbocca la Kamyschinka nel fiume Volga, e che,
dalla ingegnosissima applicazione ch'egli ne ha fatta agli usi
igrometrici, ottenne poi il nome appunto di Schiste igrome-
trico (ted. Hygrometerschiefer), di cui può leggersi una
buona descrizione a pag. 401 e segg. del 4° Frammento, Annata 3.
del Lichtenberg's Göttingisch. Magazin.
La circostanza speciale, che l'Autore abbiaci qui
dato nel Testo il nome di Zechstein, senza più, come
sinonimo di Schieferthon, mi porge occasione di sten-
dere la presente Nota, onde vadano gli studiosi avver-
titi, essere bensì vero, che i Canopi ed il Volgo nella Tu-
ringia chiamano Zechstein una loro Argilla calcarifera e
bituminosa, e talora anche uno Schisto marno-bitumino-
so, infiammabili amendue; ma un così fatto nome tede-
sco essere stato sempre da'migliori Geognosti riserbato,
segnatamente per contraddistinguerne dalle rimanenti roc-
cie calcaree, una antica molto, compatta e cavernosetta,
onde derivò forse un così fatto suo nome, d'ordinario gri-
gia, volgente più o meno al nerastro, ora bituminosa ed ora
no, d'apparenza secca anzi che no, scheggiosa, più che altro,
nella sua spezzatura terrosa e non nitente, contenente un
buon numero di Conchilioliti d'antica data, e costituente
uno de' membri essenziali della così detta formazione
[Seite 349] di Calcarea Alpina (ted. Alpenkalkstein); che anzi il
sommo Humboldt ha creduto potersi valere d'un tal nome,
per rappresentarne tutta quanta insieme quella formazione
medesima. Ciò ch' è però certissimo si è, che il nome
tedesco di Zechstein, non debbe nel linguaggio scienti-
fico poter significar mai, se non una roccia, e non mai
una sostanza che si consideri orittognosticamente; e se,
colle poche mie cognizioni, fossi obbligato ad accennare
nelle nostre vicinanze un esemplare di ciò che chiamerei
uno Zechstein in posto, appunto come tale indiche-
rei, senza pure pensarvi su, quella Calcarea grigia o
grigio-bruniccia, quasi affatto infeconda, non sensibil-
mente bituminosa e ricchissima di Grifiti, Buccarditi,
Isocarditi, Encriniti e simili, non però d'Ammoniti nè
d'Ortoceratiti, proprie piuttosto della immediatamente
sottopostavi vera Calcarea Alpina fetida, bituminosa ed
anzi Antracitifera, formante il bacino del ramo Comasco
del nostro Lario; Calcarea grigia o, a senso mio, vero
Zechstein che, meritevole d'essere attentissimamente stu-
diato anche per le frequenti crepature isolate affatto, o non
continue, che vi si osservano singolarissime, scorgesi in po-
sto, da qualche centinajo di passi sopra Lenno, fin'oltre
alla Madonna del Soccorso fabbricatavi quasi al di sopra,
e soggetto ivi d'alcune strane favolette superstiziose, de-
rivate dalla forma delle impronte de' frequenti corpi ma-
rini che vi stanno racchiusi per entro; tali però che sarebbe
pericoloso al curioso Naturalista il ridersene, com' è difficile
troppo il non farne, alla sposizione onde quegli idioti
indigeni sogliono regalarne costantemente gli stranieri.
[Seite 350] – Datane l'occasione, soggiugnerò qui poi, che traccie
vistose molto d'Argilla schistosa e bituminosa, atta ad
ardere, hannosi a Vallio, a San Gallo, a Caino ed a
Vobarno nella Provincia di Brescia, come hannosene ezian-
dio a Gandino in Valle di Leffe, Provincia di Bergamo,
presso a quella Torba legnosa, che usano qui molti chia-
mar Lignite, e come hannosene, trall' altre località nostra-
li, in più siti del Pian del Tivano, e delle allure di
Magrelio, a Morbio di sotto nella vallicella che sta die-
tro a Balerna, presso allo stradale che da Como mette a
Mendrisio, e qua e là nella valle Intelvi, Provincia di
Como. – Infine non nasconderò, come io non possa
convenire col benemeritissimo Autore del Testo, che uno
de' passaggi più comuni ed ovvii dell' Argilla schistosa
propriamente detta, siasi al vero Thonschiefer o allo Schi-
sto argilloso, mentre sono dessi, l'uno dall'altra, dif-
ferentissimi anche in riguardo all' epoca di loro rispet-
tiva origine o formazione, e mentre si sa che, se i
passaggi o le transizioni del Thonschiefer sono allo
Schisto alluminoso (ted. Alaunschiefer), allo Schisto
Siliceo (ted. Kieselschiefer), al Micaschisto (ted. Glim-
merschiefer), allo Steaschisto (ted. Talkschiefer), alla
Sienite, al Gneiss, allo Schisto de' Grauwacke (ted.
Grauwacken-schiefer), all' Arenaria antichissima (ted.
Grauwacke), ec. ec., i passaggi o le transizioni del-
l' Argilla schistosa propriamente detta non sogliono es-
sere mai a tali precitate roccie, e ad altre a quelle iso-
crone a un dipresso per l'origine, ma bensì unicamente
alla Argilla schistosa e bituminosa infiammabile (ted.
[Seite 351] Brandschiefer) e all' Arenaria de' Litantraci (fr. Grès-
gris: ted. Kohlensandstein), ed in via poi meramente
accidentale, qualche volta alla Termantide, o al Diaspro
porcellana (ted. Porzellanjaspis), com' è detto nel Te-
sto, in que' casi ne' quali, in grazia dell' avvenuta com-
bustione d'una Litantraciera ancora in posto, l'Argilla
schistosa, che suole accompagnarvi il Litantrace, abbia
potuto così essere trasformata. – N. del T.
Qui si potrebbero aggiugnere benissimo, siccome sem-
plici misture eventuali del Limo, le seguenti tre sostanze
stateci recentemente descritte e fatte conoscere, vale a
dire:
a) L'Argilla ferruginosa (ted. Eisenthon), compatta
ed amorfa, talora bullosa molto, quasi direbbesi anzi
vescicosa o spugnosa, dimostrantesi disuguale nella sua
spezzatura di grana finissima, e di un colore bruno vol-
gente variamente al rossastro, la quale forma il cemento
o la pasta d'alcune Vacke amigdalari (ted. Mandelstein),
come per esempio di quella di Planitz presso a Zwickau
in Germania, di quella Zeolitifera della Valle de' Zuc-
canti nella provincia di Vicenza, e via discorrendo.
b) L'Argilla uranifera (ted. Uranthon) del Fasten-
berg presso a Johann-Georgenstadt in Sassonia che, gri-
gia, o verdiccia, o giallognola, di compage più che altro
lamellosa, avente un nitore, ora perlaceo, ed ora grasso
od untuoso, sebbene talvolta sia dessa anche smorta o
sparuta affatto, e d'aspetto terroso, e mostrantesi poi sulla
spezzatura uguale od uniforme, non senza qualche ten-
denza alla concoidea a fossette appianate, rinviensi, quando
amorfa in massa compatta, quando in frammenti, quando
in forma quasi di cordoncini o di nastri, quando incro-
stante le interne pareti della cavità, e quando riempiente
le crepature, le cripte o le fenditure dell'Uranio ossidu-
lato (ted. Uran-pecherz), o anche disseminata per en-
tro alla massa di quello.
c) L'Argilla sfogliosa (ted. Blatterthon) di Minne-
berg non lunge da Linz in sul Reno, ove rinviensi in un
terreno alluvionale, che giace immediatamente sul Thon-
schiefer e sulla Grauwacke, la quale infatto non è altra
cosa, se non una Argilla fissile, o sfacibile in lamine sot-
tilissime. – N. del T.
S'intende di parlar qui del Bolo de' Mineralogisti; da
che il Bolo Armeno officinale vedrassi tra poco, non esser
altro che una Litomarga.
D'una Litomarga così fatta, semidura, avente la spezzatura
concoidea, di grana estremamente fina, di un colore giallo-
gnolo, analogo a quello ch' è proprio del fior di latte, e pro-
[Seite 360] vegnente dall' Isola di S. Elena, posseggo io stesso un saggio,
di cui anche gli spigoli più taglienti, e le scheggie le più
sottili, sposte ad un fuoco capace di fondere il Ferro, riman-
gonsi affatto inalterate.
Troppe cose sarebbono qui da dirsi, qualora fosse
nostra intenzione di distinguere alquanto più opportuna-
mente le sostanze, al tutto l'una dall'altra diverse, dal-
l' Autore raccozzate, per dir così, alla rinfusa in questa
sua Specie 33; ma non crediamo che possa esservene il
prezzo dell' opera, in vista sopra tutto di ciò che, tanto il
Thonschiefer o lo Schisto argilloso, l'Alaunschiefer o
lo Schisto alluminoso, ed il Klebschiefer o lo Schisto
allappante, de' quali femmo già menzione in preceden-
za, quanto eziandio il Welzschiefer o lo Schisto degli ar-
ruotini, il Basalte, la Wacke, ed il Klingstein o la Fono-
lite, con molti altri ancora, de' quali avremo da parlare
in progresso, sono piuttosto pertinenze della Geognosia,
ove si dovrà ripigliarli in contemplazione; che non della
Orittognosia, nella quale presentemente versiamo.
A questa maniera appunto di Roccie Anfiboliche o di Grün-
stein, sembra che siano da ascriversi, per la più parte, i così
detti Basalti Egiziani antichi; e di fatto in molte varietà di
quelli, e segnatamente in quelli neri, si riesce benissimo a
distinguerne, anche ad occhio nudo, gli elementi o i principii
prossimi, l'uno dall' altro; e questi passano allora assai facil-
mente a quell' altra roccia, composta essa pure d'Orniblenda
e di Feldspato, amendue però di grana alquanto più grossa
e vistosa, che alcuni Tedeschi chiamarono più volontieri Halb-
granit. Ma su di ciò mi sono io stesso diffuso più a lungo, e
quanto può bastare, a pag. 29, e segg. del mio – Specimen
Historiae Naturalis antiquae artis operibus illustratae.
Non trovo che il diligentissimo fu nostro Brocchi
menzioni in alcun luogo questo Tufa bruno rosso Amfi-
[Seite 407] genifero, quale materiale de' fabbricati superstiti dissotter-
rati in Pompeja, che trovò fatti invece, o di Lava pi-
perno di colore persichino languido, ridotta in colonne,
o di Lava grigia compatta, zeppa d'Amfigeni bianchi,
e di Pirosseni verde-neri, conformata in gradini, o di
Lava basaltina Pirossenifera, servita pel selciato, o fi-
nalmente di Travertino levato via dalle muraglie; men-
tre vi trovo bensì descritti diversi Tufa, tra'quali è forse
da connumerarsi anche quello qui dall' Autore accenna-
to, come formanti il materiale, onde Pompeja ed Er-
colano ebbero a rimanersene sotterrate. – Valga ciò mera-
mente a notizia del Leggitore e dello Studioso. – N. del T.
E ciò a quel modo, che osservossi talvolta succedere an-
che nel Piperno. Veggansi a tale proposito i Campi Phlegraei
di Sir Will. Hamilton, ed in particolare la fig. n. 3 dell'an-
nessavi Tab. 40.
Montecchio maggiore, nella Provincia di Vicenza, è
località famosa d'un Trass grigio verdastro scuro, ricco
di Zeoliti d'ogni maniera, di Strontiana solfata, d'Al-
bina, di Calce carbonata cuboidea, e d'altre sostanze
così fatte, talora mirabilmente cristallizzate, ed ivi pure
rinviensi non infrequente qualche pezzo di legno carbo-
nizzato, di cui la compage interna, al paro della su-
perficie esteriore, riescono luccicanti od anzi micanti, in
grazia d'un infinito numero di cristalli jalini microsco-
[Seite 410] pici d'Analcimo disseminativi per entro. – Il già supe-
riormente lodato, e vistosissimo museo mineralogico Bor-
romeo di Milano, ne possiede un esemplare di tutta
bellezza. – N. del T.
Veggasi in questo particolare l'Opera intitolata – C.
W. Nose's Beyträge zu den Vorstellungen ueber Vulcani-
sche Gegenstände – Frankfurt, dall' anno 1792 al 94, in tre
volumi in 8.°
Tra le Lave compatte scoriacee del Vesuvio, meritano
d'essere particolarmente citate, quella, quasi direbbesi, in-
cordata, o ritorta in foggia di spira, alla maniera in cui sono
intorte le funi di canape (ted. die seilförmige Lava) dell' A-
trio di cavallo, e l'altre ovali (ted. die eyförmige Lava),
sopra luogo denominate abitualmente Bombe vulcaniche, che
furono dal Vesuvio eruttate, soprattutto nella grande eruzione
dell' anno 1790 – In riguardo alle prime, potrà, chi siane
curioso, consultare la precitata Opera dell' Hamilton – Campi
Phlegraei –, esaminandone le Tav. 13, e 33; come per ciò
che spetta alle Bombe, potrà egli consultare il Supplimento
a quell' Opera medesima, vedendone in particolare la Tav. 4.
Circa questo particolare, potrà, chi voglia averne più
stesi schiarimenti, leggere con vantaggio, tanto lo Scritto
analogo di Beckmann, che trovasi inserito a pag. 46, e segg.
del Vol. IV delle Commentat. Soc. Reg. Scientiar. Gotting,
quanto eziandio la lettera del collega nostro R. Reineggs, scritta,
quando trovavasi egli ancora in Persia, al Barone von Asch, la
quale troverassi inserita a pag. 13 e segg. della Parte III,
Vol. IV del Voigt's Magazin, ec.
Circa all' utilità della Steatite, ne' lavori di coloro che
fanno professione d'intagliare le diverse pietre (ted. Stein-
schneider), merita d'essere consultata l'opera in tale propo-
sito pubblicata da C. von Dalberg, in Erfurt, nel 1800, in 8.
Meritano bene d'essere qui citati ulteriormente, co-
me ottimi marmi Serpentiniferi della nostra Italia, il pre-
giatissimo Portovenere, il Verde mare, il Verde di
Susa, e soprattutto poi il superbo nostro così detto Verde
di Varallo, del quale è veramente peccato, che non siasi
infino ad ora progressivamente aumentato il commercio
al di fuora; marmi questi tutti che, unitamente a certi Ser-
rancolins verdi de' Pirenei, sono stati, non ha molto, com-
presi dal Brongniart sotto la speciale, e per avviso nostro,
[Seite 446] opportunissima denominazione significativa di Oficalce
(fr. l'Ophicalce).
M'occorre poi qui di notare ancora, essere ben vero che
Targioni-Tozzetti, ed altri nostri Italiani seco lui, hanno
talora chiamato Gabbro il Serpentino, come risulterebbe in
questo luogo dal nostro Testo che facessimo tutti; ma essere
pur vero che i più tra di noi ritengono il nome di Gabbro,
come sinonimo di Granitone, e quindi d'una bellissima roccia,
assai comune in Toscana, a Prato, a Figline e all' Impru-
neta, nella Liguria, nel Piemonte in più luoghi, presso a
Ginevra ed altrove, la quale fu chiamata da prima Leh-
manite, ed ora poi vien detta da' Neoterici Eufotide (fr. la
Euphotide), ed è essenzialmente composta di Giada te-
nace, o Giada occidentale o, come altri dicono, di Feld-
spato compatto (pel quale vedasi quanto sponemmo già
alle pagg. 317 e 318, e alle pagg. 323 e 324 del presente
nostro Volume), che ne forma, per così dire, la pasta,
e di Diallagio laminare, verde bene spesso (circa cui veg-
gasi quanto sta sposto dalla pag. 237, fino alla 241 di
questo Volume medesimo), che evvi per entro dissemi-
nato a specchietti più o meno vistosi.
Quanto finalmente all' analogia o rassomiglianza, che
presume qui l'Autore del Testo, possa passare tra i Ser-
pentini nobili di Werner e la Nefrite, diremo che, colla
vera Nefrite, o Giada orientale, o Giada d'Egitto, o
Pietra divina antica, o Pietra nefritica, non mai, ma pos-
sono dessi bensì avere un' analogia grandissima colla pie-
tra, onde sono formate alcune delle ascie da guerra perve-
nuteci dalla Nuova Zelanda; pietra che spesso non si trova
[Seite 447] esser altro, che precisamente un Serpentino verde scu-
ro, compattissimo e tenacissimo, sebbene altre ve n'abbia
di tali ascie, pure di là provegnenti, e formate propriamente
di quella maniera di Giada, che chiamasi Giada ascia-
na, o Giada di Tavai-poenammu (fr. le Jade ascien –
le Jade de Punammu – la Pierre de hache de Pu-
nammu: ted. der Punammubeilstein – Punammune-
phrit – Punammustein – Schaalentalk von Punam-
mu: ing. the Axestone – Punammu-nephrite – Pu-
nammu-jade), le quali reggono ad una punta di ferro,
come l'altre Giade, senz'esserne sfregiate, e danno anche
scintille percuotendole coll'acciarino. – N. del T.
L'analisi eseguita da Kastner della vera Nefrite Egi-
ziana, è già stata da noi riportata nella grande nostra
Tabella analitica e comparativa de' Feldspati ec., che vedi
posta dicontro alla pag. 305 del presente nostro Vol. V,
come tutto il di più, che potea occorrerci di dire in ri-
guardo a questa medesima Nefrite, o alla così detta Giada
orientale, potrà vedersi ivi pure, alla pag. 326 e segg.
Potrà, chi il voglia, consultare in questo proposito lo
Scritto intitolato – Stromeyer, de Olivini, Chrysolithi et
fossilis, quod cellulas et cavernulas ferri meteorici Pallasii
explet, analysi chemica –; Scritto che leggesi a pag. 208 e
segg. ne' Göttingisch. Gelehrt. Anzeig., per l'anno 1824 –
Questa Nota mi fu, con altre parecchie, fatta pervenire
dall' Autore, con sua lettera de' 26 marzo 1826. – N. del T.
In riguardo, tanto alla presente Specie 10, quanto
alla immediatamente successiva 11, che, per comune con-
sentimento de' Naturalisti, non possono oggimai più ri-
manere divise, e debbono formare insieme una Specie
sola, io mi trovai avere materiali d'Aggiunte, fornitimi
con estrema gentilezza, appositamente per la mia pre-
sente, qual ch' ella siasi, versione, mercè di sua lettera
de' 26 marzo 1826, dal benemerito Autore del Testo ori-
ginale, in parte proprie di lui, ed in parte rimesse-
gli dal celebre di lui Collega il Consigliere Prof. Haus-
mann; i primi relativi al Crisolito, ed i secondi risguar-
danti, non meno al Crisolito, che alla Olivina, ed inoltre
pareami che alcuna cosa fosse pur ancora degna d'esservi
soggiunta del mio, a comodo e fors'anche a vantaggio mag-
giore di chi leggerà; avrei forse potuto conseguire ogni
mio scopo, adoperando all'occorrenza, come ho il più delle
volle usato, Note ed Aggiunte portanti il nome di chi le
avesse date, ma come schivare allora una tal quale impre-
scindibile difformità delle pagine? Ed ecco il perchè m'ap-
pigliai più volentieri al partito di rimpastare in questi due
luoghi il Testo, notando colla espressione = Il Trad. =
in via di sottoscrizione, l'arbitrio, assuntomi già anche in
qualche altra occasione, quando, credendo che ve ne fosse il
bisogno, non trovai modo d'operar meglio altramente.
Restami di sperare che, così l'Autore, verso cui nutro
sensi di profonda venerazione e della più giusta ricono-
scenza, come i Leggitori discreti e benevoli, in soddisfa-
zione de' quali mi vado ingegnando di trarre tutto il
partito possibile dalla poca mia capacità, non siano per
volermi male di tali miei arbitri! – N. del T.
Questo nostro Museo Accademico (di Gottinga) possie-
de, come spettanti all' antica Collezione d'oggetti di Storia
naturale dello Schluter in quello rifusa, due piccoli saggi di
[Seite 458] Ferro nativo della località di Johanngeorgenstadt, che sono
imperfettamente ramosi, come lo è in più luoghi questa massa
da Pallas incontrata in Siberia, e che racchiudono pure, ne'
vani loro, una sostanza analoga alla Olivina.
Anche la composizione chimica delle così dette Bolidi,
Aeroliti, o Meteoroliti, o sia di quelle maravigliose masse pe-
trose, che già le tante volte in addietro, in diverse epoche,
ed in regioni bene spesso disparatissime, ma pure d'ordina-
rio con circostanze affatto simili od analoghe, asserironsi ca-
dute dal cielo, mercè della esplosione d'una Meteora, con-
corda assai bene, quanto a'principj, coll'analisi qui ora ri-
portata della massa di Ferro meteorico di Pallas; lo che rie-
scir debbe tanto più strano, in quanto che tutte quelle, che
[Seite 459] ne sono state coll' occorrente diligenza esaminate, sebbene
rassomiglinsi in modo sorprendente l'una all' altra, non meno
pe'caratteri loro esteriori, di quello che eziandio per la ri-
spettiva loro composizione, pure anche a primo colpo d'oc-
chio distinguonsi poi tutte agevolissimamente da qualsivoglia
altro corpo minerale telluriano o terrestre infino ad ora co-
nosciuto.
Questo nostro Museo Accademico (di Gottinga) possiede
saggi ragguardevolissimi di Sughero montano o Carton fossile,
appunto di tali località, formanti, quasi chi dicesse, la Sal-
banda (ted. Saalband) ad alcune grandi lastre di Rame na-
tivo dendritico.
L'Autore ci dava qui, come fatta da Bergmann,
d'una Stralite comune, l'analisi che questo chimico, ci
fornì in fatto della Stralite vetrosa dello Zillerthal; noi
l'ommettemmo per darla poi tra poco, come convien me-
glio, con molte altre, nella nostra Tabella generale ana-
litica e comparativa delle Orniblende, che terrà dietro
alle Tremoliti, le quali formano la Specie 15, o penul-
tima di questo medesimo Genere VI. – N. del T.
Il nostro Blumenbach davaci pure nel suo Testo ori-
ginale, come qui spettante, l'analisi fatta da Laugier d'una
Stralite comune appunto dello Zillerthal, attenenza del
S. Gottardo, ma noi l'ommettemmo per riportarla, come
occorre, meglio applicata, nella nostra Tabella generale ana-
litica e comparativa delle Orniblende ec., che terrà die-
tro alla seguente Specie 15 delle Tremoliti. – N. del T.
Avvertasi che un' altra sostanza havvi in commer-
cio e nelle collezioni, portante questo stesso nome di
Baikalite, in riguardo alla sua provegnenza da' dintorni
di quel lago medesimo, ma che risolvesi in una sem-
plice Tremolite o Grammatite, analoga a quella del San
Gottardo, di cui ci accadrà di dover parlare tra poco,
ed anzi nella Specie susseguente.
Da che poi l'identità di Specie fra la Sahlite e l'Au-
gite o il Pirosseno è stata oggimai comprovata, non meno
chimicamente, che cristallograficamente, dovrebbe la pri-
ma, e seco ben anche la Baikalite che le somiglia, non
essere quind'innanzi più ritenuta, se non come una modifi-
cazione, o come una varietà dell'Augite stessa; così sembra
[Seite 474] che opini presentemente anche l'Autore del nostro Te-
sto tedesco, arguendolo dall' avermene egli fatto parte-
cipare manoscritti questi ultimi pochi cenni dal di lui
collega il signor Consigliere Hausmann, con sua lettera di-
retta il 26 marzo 1826 all' ottimo soprallodato amico mio
il signor Gautieri, nostro Ispettor generale de' Boschi.
A quel modo che l'Allumina, come accennammo già alle
precedenti pag. 36 e 178 di questo medesimo nostro vol. V,
sfoggia, in varie pietre colorate ed in altre sue combina-
zioni, una straordinaria durezza, così succede pure della Cal-
ce, che riesce in qualche caso dura, a segno di rispondere con
scintille alle percussioni dell' acciarino. – Può vedersi circa
questo particolare lo Scritto del Loquez, che sta inserito a
pag. 870 del tomo V delle Mémoires de l'Académie des Scien-
ces de Turin. – E ritengasi inoltre, che fa spesso quest' ef-
fetto medesimo la Calce fosfata negli animali, come, per esem-
pio, succede nello smalto de' loro denti.
In questo speciale argomento, potrà, chi il voglia, con-
sultare con vantaggio e non senza soddisfazione, l'Opera del
Conte De Bourbon, intitolata = Traité complet de la Chaux
carbonatée, et de l'Arragonite = stampata a Londra nel
1808, vol. 3 in 4.
Vedasi, circa questo fenomeno, quanto sta scritto a pa-
gine 271, 356, 376 e 394 dell' Optica di Newton; edizione
del 1719 del Clarke.
Torna a questo proposito confacentissimo quell' effato di
Plinio, XIV. 4. = Tales sunt aquae, qualis est natura terrae
per quam fluunt.
E quindi è, che potè trarsi eziandio buon partito del se-
dimento bianco calcareo, di grana finissima, che vanno con-
tinuamente deponendo le acque de' Bagni di S. Filippo in To-
scana, quasi come d'un marmo o d'un alabastro artefatto
[Seite 504] (fr. Albâtre factice), per riempirne i modelli o le forme di
medaglie, od anche di bassi rilievi, che, lasciativi immersi pel
tempo necessario, e poscia ritrattine, offronci, quasi marmo-
rei, e talora di perfettissima esecuzione, que' bassi rilievi, o
quelle medaglie medesime. – In riguardo a questa arte plastica,
giovantesi di sedimenti, come di materia prima (ted. Sinter-pla-
stik), potranno vedersi, non senza qualche interesse, i =
Deutsche Schriften der Göttingisch. königlich. Societät der
Wissenschäft. Parte I. a pag. 94, = e l'opera di Fiorillo inti-
tolata = Geschichte der zeichnenden Künste =, Vol. I, a
pag. 463.
Così succede, per esempio, anche nella famosa, così detta
Piscina mirabile di Baja presso a Napoli, già da noi men-
zionata fino dal bel principio di questo stesso nostro Manuale,
a pag. 3 del 1.° Volume, nella Annotazione II al 1.° §.
Della Calce carbonata sedimentaria della Guadalupa in
America, o sia di quel Toffo calcareo, che gl' Inglesi de-
nominarono Galibi-stone, e nel quale si sono trovate incro-
state od inviluppate alcune ossa umane, avremo occasione di
tornare a far cenno nella Sezione XVI di questo nostro Ma-
nuale, allorchè comincieremo a ragionar di proposito delle
Petrificazioni spettanti al Regno Animale, e prima che non
ad altri, a' Mammiferi o Poppanti.
Una vistosissima ne abbiamo noi pure, oltre ad al-
tre, presso ad Osteno in sul lago di Lugano. – N. del T.
In riguardo a quella tale Alabastrite, o a quel tale Ala-
bastro calcareo od orientale, riputatissimo, che scavasi a Tau-
ris, o a Tabriz in Persia, chi voglia sapere alcun che anche
della speciale sua formazione, potrà, non senza profitto, con-
sultare ciò che n' è detto a pag. 284 nell' Opera intitolata =
James Morier's second Journey trough Persia. London, 1818
in 4.
Suppongono taluni, che anche i due nomi di Creta
e di Candia, quasi chi dicesse Candida, co' quali suole
indicarsi quella grande isola, a tutti nota, che, non gran
fatto lontana da Cipro, e quasi allineata con quella, di-
vide, in certo tal qual modo, il mare Ionio dalla Costa
d'Affrica, possano avere avuto la medesima origine. Co-
munque la cosa non sia al tutto improbabile, a me qui
certo non spetta il dissertarne più di così. – N. del T.
Sarei davvero meritevole di biasimo, se, poichè n' è
[Seite 515] data qui l'opportunità, non me ne approfittassi, onde
citare, a più universale, e forse non al tutto, inutile,
notizia, le proprie nostre località di Calcaree primitive,
o come si suol dire, primordiali, or granulari, ed ora la-
mellose, ora bianche affatto, ora rosee o incarnaticcie,
ed ora fiammate d'un grigio azzurrognolo, come il così
detto Bardiglio; Calcaree saccaroidee, o Marmi salini,
che, oltre a tant' altre, le opere del nostro Duomo di Mi-
lano, e del grand' Arco della Pace, che stassi qui eri-
gendo sopra applauditissimi disegni di questo oggimai ce-
lebre e benemeritissimo sig. Marchese Cagnola, hanno
dimostrato meritamente sostituibili, in ben molti casi, ai
Marmi di Carrara, a' Marmi bianchi stranieri, e perfino
al Marmo Pario, che più non iscavasi da gran tempo.
Tali sono in fatto que' della Candoglia in sulla sinistra,
e d'Ornavasso in sulla destra sponda del fiume Toce,
in valle di Vogogna presso al Lago Maggiore, e quello
di Crevola al di là di Domodossola, e tali sono ezian-
dio que' di Musso, di S. Eufemia e di Piona in sul prin-
cipio del lago di Como, scendendovi dalla Valtellina;
marmi questi primitivi, a'quali è forse presentemente da
aggiugnersene un altro, servibile ad usi analoghi, ma
che non sembra primitivo del pari, scopertosi non ha
guari in Tirolo, e fattoci conoscere dall' amicissimo sig.
Conte Giuseppe Marzari Pencati di Vicenza, già altrove
da me, con giusto elogio, citato. – N. del T.
Parrebbemi quasi che, sotto questa denominazione
di faseriger Kalkstein, l'Autore del Testo non intenda
già di comprendere quelle Calci carbonate, che noi chia-
meremmo più volentieri Spati calcarei fibrosi, i quali,
come sfregianti aspramente la semplice Calce carbonata
laminosa o spatica, e non senza qualche altra a bastanza
plausibile ragione, Haüy avea creduto di dovere ravvicina-
re, piuttosto che non alle Calci carbonate spatose, alle Arra-
goniti, sotto le qualificazioni d'Arragoniti fibrose, d'Arra-
goniti coralloidee e simili, ma che voglia invece, escluse
queste, come pertinenti meglio al suo faseriger Kalksinter
(2.a Sotto-specie della precedente Specie 6.), accennar qui
una Calcarea litoidea, non spatosa per nulla, ed ostentante
anzi una compage più omeno occultamente fibrosa, soprat-
tutto nella sua spezzatura; e credo che questo di lui divisa-
mente possa risultar manifesto e fuori affatto d'ogni contin-
genza, dalla semplicissima osservazione, ch'egli ha sostituito
qui ora come esempio del suo faseriger Kalkstein, una Cal-
carea litoidea di compage fibrosa, che io non conosco, ve-
gnente dalla Porta Westphalica, alla Calce carbonata spa-
tica fibrosa, o al Toffo fibroso, avente un nitore sericeo,
de' dintorni di Clausthal e di Zellerfeld nell' Harz, e al
superbo, già sovra citato Satinspar degl' Inglesi, vegnente
da Alston-moore nel Cumberland, ch' egli proponevane
qui, come esempj, nelle precedenti edizioni tedesche del
suo Handbuch der Naturgeschichte ec. – Che se poi
le praticatene diligenti analisi chimiche hanno dimostrato
[Seite 517] che, non contenendo, la Strontiana, tutte quante le Calci
carbonate fibrose, sfregianti le semplici Calci carbonate
spatiche o laminose, non possono in fatto tutte ritenersi
come altrettante Arragoniti, ciò non può fare tampoco
che abbiano tutte indistintamente le Calcaree fibrose da
considerarsi come sedimentarie, o come fattesi per via
d'incrostazione, anche allora precisamente quando d'al-
tra parte risulti manifesto, come n' è forse qui il caso,
che non siansi in così fatto modo formate. – N. del T.
Circa a questo nome tedesco di Zechstein, altrove
già usato anche come sinonimo di Schieferthon o d'Ar-
gilla schistosa, può forse tornare in acconcio di scor-
rere di bel nuovo la Nota da me posta a piè della pre-
cedente pagina 348 di questo medesimo Vol. V, nella
quale mi sono anche attentato di citarne, a mio parere,
un esempio, come il seppi, conveniente, in località no-
strana, vale a dire sul lago di Como. – N. del T.
Famose sono le Ooliti d'Inghilterra e di Scozia;
ma se ne conoscono moltissime altre località, a cagion
d'esempio, nell' Harz, nella Turingia e via discorrendo,
in Germania, ove soglion desse alternare coll' Arenaria, nei
terreni secondarj, e starsene in generale immediatamente
al di sotto della così detta Pietra litografica. Noi però
abbiamo una vera Oolite, bellissima, soda, compatta,
capace di politura lucida, e di un colore grigio, vol-
gente leggermente al rossiccio, in posto a Collebeato,
presso Brescia; eppure la Calcarea, che vi sta sopra,
non è stata per anche tra di noi applicata agli usi bio-
grafici, senza che io ne sappia bene il perchè; potendo
questo dipendere, forse non meno dall' indole speciale
di quella Calcarea, la quale somiglia per altro assai alla
Pietra biografica di Pappenheim, quando pure non ne
riesca alquanto più dura, di quello che dalla solita poca
disposizione, che domina talora sgraziatamente ancora
un po' troppo fra di noi, di giovarci, per le nostre fab-
[Seite 523] briche e per l'arti nostre, delle cose che abbiamo già
tra di noi, a preferenza delle straniere; difetto che ci è
dannosissimo, e della sussistenza ben poco plausibile del
quale pure non si potrebbono recare se non troppi esempj,
che vuo' per ora tacere. – N. del T.
Notisi qui, che sembra doversi riferire precisamente ad una
Marna argillosa di questa speciale natura, quella fanghiglia,
melma o belletta, con cui il Nilo, colle sue regolari escrescenze,
fertilizza annualmente cotanto le campagne dell' Egitto infe-
riore, come sanno tutti oggimai.
Sul particolare di questa Marna fosforescente, veggasi a
pag. 113 e segg. del Fascicolo I, vol. I del Voigt's neues Ma-
gazin.
Sul particolare di questo Stinkspath de' dintorni di Li-
sbona, capitale, come ognuno sa, del Portogallo, potrà forse
gradire a taluno lo scorrere quanto ne sta sposto a pag. 473
e segg. della I.a parte dell'Opera intitolata = Tilesius's Jahr-
buch der Naturgeschichte.
In questo nostro Museo Accademico (di Gottinga) havvi
un masso rinvenuto accidentalmente da un Canopo, nello sgom-
berare uno scavo, abbandonato già da ben più d'un intiero
secolo, presso a Rammelsberg nell' Harz, o nell' antica Er-
cinia, attorno al quale, durante questo lungo tratto di tempo,
s'è fatta una drusa gessosa, avente circa sette pollici di dia-
metro, e che riesce realmente d'una straordinaria bellezza
anche presentemente.
Ho voluto notare qui, che anche la Barite è stata,
dall' epoca di sua scoperta, fino a pochi anni addietro,
riguardata, insieme a parecchie altre, per una terra sui
generis, semplice od elementare, per farmi strada così a
rammentare, che alcune di esse, come appunto la pre-
sente Barite, la Strontiana, la Calce, la Magnesia, e si-
mili, vennero da prima considerate come altrettante terre
alcaline, e poscia come altrettanti veri alcali, insieme co-
gli altri alcali già prima riconoscimi per tali, vale a dire
[Seite 593] insieme colla Potassa, colla Soda e colla Ammoniaca;
mentre dappoi le terre tutte quante, del pari che gli al-
cali, già in prevenzione ammessi per tali, vennero ad es-
sere considerate, siccome altrettanti ossidi de' metalli, che,
conosciuti, o non per anche conosciuti individualmente,
servano loro di basi, suscettibili d'una, o anche di più
ossidazioni o combinazioni coll' ossigeno. – Così la Po-
tassa, la Soda e l'Ammoniaca, essendosi da quell'epoca
in poi riguardate, come ossidi del Potassio, del Sodio e
via discorrendo, tutte le terre furono anche riguardate
siccome ossidi, la Silice del Silicio, la Circone del Cir-
conio, la Ittria dell'Ittrio, la Glucina del Glucinio,
l'Allumina dell' Alluminio, la Magnesia del Magnio o
Magnesio, la Calce del Calcio, la Strontiana dello Stron-
tio o Strontianio, e finalmente la Barite del novello me-
tallo, denominabile quinci o Bario o Baritio. – N. del T.