Da tutti i lumi, che intorno alle differenze cor-
poree del Genere umano ho potuto trarre princi-
palmente dalla propria osservazione, e qualora
questa non era eseguibile, dalle notizie di testimo-
nj ingenui ed intelligenti, e dai confronti istituiti
fra le suddette differenze degli uomini, e quelle di
altre specie di corpi organici e sopratutto degli a-
nimali domestici, risulta, che non può trovarsi
differenza alcuna presso quelli, che non si osservi,
[Seite 154] quale indubitata conseguenza di generazione, an-
cora presso una gran parte di questi.
Considerando pertanto questa materia con lo
sguardo del Naturalista, e del fisiologo, non trovo
alcun' ragionevole motivo per cui io debba stare
perplesso ad ammettere, che tutti i Popoli esisten-
ti sul globo terraqueo appartengono ad una stessa
e comune specie.
Ma come sogliono classarsi le razze e le varietà
dei cavalli e dei gallinacei, dei garofani e dei tuli-
pani, si devono ugualmente poter'classare le diffe-
renti varietà insorte nel Genere umano.
Si rifletta però sempre, che tutte le varietà che
si osservano nel Genere umano, ancorché assai
decise a prima vista, si disperdono e confondono
interamente l'una nell'altra per una serie insensi-
bile di passaggi e di gradazioni; e che unicamente
limiti molto arbitrarj possono fissarsi fra queste
varietà, tanto più se nell'esame loro si conside-
reranno separatamente or l'una or l'altra di es-
se, e contemporaneamente tutti i contrassegni ca-
ratteristici dei diversi corpi, come assai più con-
viene ai principj di un sistema naturale.
Per quanto dunque mi permettono le cognizio-
ni, che ho procurato d'acquistare intorno ai Po-
poli esistenti sul globo terrestre, mi sembra che
con la maggiore naturalezza questi possano divi-
dersi nelle seguenti cinque razze principali.
Questa comprende gli Europei (a riserva degli
abitanti della Lapponia e della Finlandia) gli A-
siatici occidentali al di quà dell'Ob, del Mare Ca-
spio, e del Gange, oltre gli Affricani settentriona-
li, cioè a dire comprende all'incirca gli abitanti di
quella parte del mondo nota agli antichi Greci e
Romani. Il loro colorito è più o meno bianco,
rosso quello delle guance, e sono gli uomini più
belli secondo l'idea, che si ha in Europa intorno
alla bellezza sì dei tratti del volto, che della forma
del cranio.
Comprende gli abitanti del rimanente dell'Asia
(a riserva dei Malai) i Lapponi europei, gli
Eskimos nelle provincie più settentrionali dell' A-
merica dallo stretto di Bering fino a Labrador ed
alla Groenlandia. Sono generalmente di un colori-
to giallastro con capelli scarsi, ruvidi e neri, il lo-
ro volto è piatto, sono lateralmente prominenti
gli ossi zigomatici, e ristretta è l'apertura delle
loro palpebre.
Comprende gli abitanti del rimanente dell'Affri-
[Seite 156]
ca. Essi hanno colorito più o meno nero, capelli
cresputi, mascelle sporgenti in avanti, tumide
labbra, e naso compresso.
Comprende gli abitanti del rimanente dell' A-
merica. Il loro colore rassomiglia quello della
scorza di querce o del rame temprato, i loro ca-
pelli sono ruvidi sì, ma lisci, largo ma non com-
presso il volto con tratti estremamente decisi.
Comprende gli abitanti delle Isole del Mare del
Sud, ossia gli abitanti della quinta parte del mon-
do fino verso le Indie orientali compresi i Malai
propriamente detti. Hanno un colorito bruno (dal
mahogoni più chiaro fino al castagno più cupo)
capelli folti, neri ed anellati, largo naso, ed ampia
bocca.
Ognuna di queste cinque razze principali com-
prende inoltre or l'uno or l'altro Popolo, il quale
per la sua struttura più o meno decisivamente si di-
stingue dagli altri di ciascheduna dell'esposte clas-
si. Così per esempio potrebbero considerarsi co-
me una varietà propria, e quasi suddivisione della
razza Caucasa gl' Indous; della Mongolica i Chine-
[Seite 157]
si e Giapponesi; dell' Etiopica gli Ottentotti; della
metá meridionale del nuovo mondo gli Americani
settentrionali; dei bruni abitatori d'Otahiti e delle
altre Isole del Mare Pacifico i neri Papous della
nuova Olanda(1).
Essi pure immagine di Dio; per quanto scolpit
in legno d'ebano, come Fuller si esprime.
Si è cercato di tempo in tempo di porre in dub-
bio questa verità, ed al contrario si è preteso di
ammettere, che i Neri sieno nella struttura del lo-
ro corpo specificamente diversi dal rimanente degli
uomini, e che sieno pure a questi sommamente in-
feriori nella vivacità ed energia delle facoltà in-
tellettuali.
Le proprie osservazioni peraltro, paragonate con
le informazioni ricevute da testimonj di buona fe-
de e scevri di pregiudizj, da lungo tempo mi
hanno convinto dell'erroneità delle due accennate
asserzioni.
Per confutare queste è soverchio che torni a ri-
petere quello che già altrove estesamente ho espo-
sto(1). Soltanto mi giova il presentare qui alcu-
ne riflessioni su questo proposito.
Io non conosco, per esempio, neppure un solo
carattere distintivo, che sia esclusivamente proprio
del corpo dei Neri, il quale non possa ritrovarsi
ugualmente presso varie altre Nazioni per quanto
distinti sieno dai medesimi; alcuno si assoluta-
mente comune ai Neri, nel quale altre Nazioni
pure, mediante insensibili gradazioni, non li ras-
somigliassero; come appunto ogni altra varietà
della specie umana si confonde indistinta nelle Na-
zioni limitrofe.
Essi hanno, per esempio, il colore della cute più
o meno eguale a quello degli abitanti dell'Isola di
Madagascar, della nuova Guinea, della nuova Olan-
da ec., colore, che estremamente deciso nei Neri
della Guinea settentrionale, giunge per piccolissi-
me gradazioni fino ai Mauri, fra i quali, ci assicu-
ra Shaw, si trovano alcuni individui, e soprattutto
nelle femmine, di una cute bianca quanto mai pos-
sa immaginarsi.
In quanto ai capelli lanuti si sa primieramente,
che questi non sono comuni a tutti i Neri, giac-
chè siamo informati dalle relazioni di Barbot, che
fino presso gli abitatori della Nigrizia alcuni han-
no i capelli cresputi ed altri lisci, ed Ulloa riferi-
[Seite 160] sce il medesimo dei Neri dell'America Spagnuola
ed in secondo luogo non è già che i capelli, cos
detti lanuti, sieno solamente proprii dei Neri
giacché trovansi pure tali presso varj popoli della
quinta razza, presso cioè, gl'Ygoloti nelle Isole Fi-
lippine, presso gli abitanti delle Isole Carlotte
del paese di Van-Diemen ec. e similmente presso
diversi Individui della terza varetà, che pure nou
si classano fra i Neri: si osserva pure lo stesso in
alcuni Abissinj, come, per esempio, nel celebre Ab-
ba Gregorius, di cui possedo il bel ritratto inciso
nel 1691 da Heiss tratto dal quadro di Van Sand(1)
e relativamente agli Ottentotti Sparmann raccon-
ta, che i loro capelli sono più cresputi di quelli
dei Neri, il che trovo confermato dai ritratti di
quelli Ottentotti e Caffri, che alcuni anni sono fu-
rono spediti dal Capo di Buona Speranza all'Im-
peratore Giuseppe II con un trasporto di piante
e dei quali il Sig. Consigliere de Jacquin gentil
mente mi spedi copia esattissima.
Per quello poi che riguarda la forma del volto
dei Neri è indubitato, che la differenza diviene
considerabile qualora si ponga precisamente un de-
forme Nero a confronto con una bellezza ideale
greca: ma se anche in questo caso si seguiranno
[Seite 161] esattamente i graduati passaggi si troverà, che no-
tabilmente svanisce la differenza, che a prima vi-
sta ci colpisce fra due estremi tanto contrastanti
fra loro, e non vi è dubbio che nel caso presente
questi estremi deggiono esistere del pari che in
tutti gli altri Enti, che si dividono in diverse
razze, e varietà.
Posso al contrario asserire, che fra quei Neri
sì maschi che femmine, che ho avuto occasione d'at-
tentamente esaminare, lo che frequentemente è
seguito, come pure fra i ritratti e Siluette di al-
tri e fra i sette cranj di adulti Neri che si trova-
lo nella mia collezione, e fra altri che ho potuto
osservare, o dei quali conservo i disegni ed i rami,
appena due si rassomigliano compiutamente nel-
le loro forme, ma all' opposto più o meno differi-
scono fra loro, a segno che a traverso molte e mol-
te gradazioni insensibilmente terminano nelle forme
delle altre specie del Genere umano arrivando ad
imitare le più leggiadre di esse: tale, per esempio
era una Creola, cui parlai in Yverdun presso il
Sig. Cavaliere Treytorrens, che questi aveva por-
tato seco da S. Domingo, ed i cui genitori erano
nativi del Congo. Il suo volto non solo non ave-
va verun' tratto dispiacevole, ma neppure alcuno
soverchiamente deciso; lo stesso suo naso e le
labbra, al più alquanto tumide, erano regolari,
di maniera che i medesimi delineamenti uniti ad
[Seite 162] una cute bianca, avrebbero generalmente ispirate
piacere, e di fatto le Maire dice nel suo viaggio
al Senegal e Gambia, che vi s'incontrano Nere,
le quali, all' eccezione del colorito, sono ben for-
mate nei loro tratti al pari delle donne europee;
lo stesso si conferma pure dal veridico e giudizio-
so Naturalista Adanson nella sua relazione delle
Nere del Senegamb. ‘«Esse hanno begli occhi, boc-
ca e labbra piccole, e delineamenti del viso per-
fettamente proporzionati: ve ne sono alcune
d'un'assoluta bellezza(1): sono estremamente
vivaci, ed hanno un portamento svelto, legge-
ro, e piacevole»’. Così precisamente era la Nera
in Yverdun, e varie altre Nere, e Neri, che suc-
cessivamente ho avuto occasione di vedere, i quali
mi hanno nello stesso tempo convinto della verità
di quello, che ci assicurano testimonj di buona
fede intorno alle felici disposizioni intellettual di
questi nostri neri Confratelli, per le quali, come
pure per la naturale loro bontà di cuore(2), in
generale non hanno motivo d'invidiare alcun'altra
razza della specie umana(3). Dico espressamente
[Seite 163]
in generale: – e naturale bontà di cuore, – giacchè
questa non deve ricercarsi nelle Navi da trasporto,
e nelle americane piantazioni di zucchero, ove op-
pressa ed estinta dalla brutalità dei bianchi Carne-
fici bisognerebbe bene che questi fossero imbecil-
li al par che crudeli, se dopo il barbaro loro trat-
tamento esigessero ancora fedeltà ed amore da que-
st'infelici e maltrattati Schiavi.
Aublet, osservatore egregio della natura, ap-
pella nell'accurata ed eccellente sua descrizione
del carattere naturalmente buono dei Neri alla
confessione di Europei, i quali, essendo stati schia-
ri in Algeri, ingenuamente hanno convenuto di
avere nutrito verso i loro padroni lo stesso livo-
re, quale contro il suo può nutrirsi da un Nero
nelle Colonie. Al contrario ho avuto luogo di os-
[Seite 164] servare giornalmente per lungo tempo una brava
Nera, cui sovente in me stesso io diceva ciò che il
Democrito di Wieland dice alla sua sì buona e do-
cile crespo-crinita Nera, e che sì spesso viene con-
testato intorno ai non per anche viziati Neri da im-
parziali Scrittori, e segnatamente in questi ultimi
tempi con sì vero ed energico sentimento di rico-
noscenza dall'insigne Mungo Park, onde si rende
superfluo l'accumulare su ciò ulteriori testimo-
nianze(1).
Superfluo già non sarà il riferire piuttosto alcuní
esempj memorabili, nè comunemente noti, della
finezza delle facoltà intellettuali, e dei talenti
dei Neri, che non riusciranno peraltro punto nuovi
a coloro che sono al fatto delle notizie da viaggia-
tori savissimi e veridici, riportate intorno alle na-
turali disposizioni dei Neri medesimi: così, per e-
sempio, il classico ed esattissimo Barbot nella sua
grand' Opera sulla Guinea dice ‘«i Neri hanno per
[Seite 165] la massima parte penetrazione e sagacità: con-
cepiscono le idee facilmente e con precisione, e
meravigliosa è la loro memoria, poiché ad on-
ta che non sappiano nè scrivere nè leggere, con-
servano però il massimo ordine nel commercio,
e nei loro affari per molti e rapidamente ose-
guiti che sieno, e raramente commettono uno
sbaglio. Dopo che gli Europei gli hanno frequen-
temente ingannati adoperano adesso la maggiore
precauzione negli affari che con essi contratta-
no, riguardano accuratamente tutte le nostre
mercanzie pezzo per pezzo per vedere se corri-
spondano in bontà e misura alle mostre ricevu-
te; per esempio, se i panni e l'altre merci sieno
durevoli, se sieno stati coloriti in Harlem o in
Leida, e. c. v. d.: in una parola essi esaminano
ogni cosa con tanto giudizio ed intelligenza
quanta possa mai usarne qualunque Negoziante
europeo»’.
È conosciuta d'altronde la loro destrezza nell'ap-
prendere ogni specie di lavori meccanici: si cal-
cola, che i Neri formino 9/10 dei Manifattori dell'In-
die occidentali(1).
Circa alle felici loro disposizioni per la musica
non è necessario, che io ricorra agli esempj di Ne-
ri, i quali in America col mezzo di essa hanno
guadagnato tanto da riscattare a caro prezzo la
propria libertà, giacchè l'Europa stessa offre esem-
pj di Neri, che vi si sono al sommo distinti. Il
Nero Freidig in Vienna era generalmente conosciu-
to per un esimio suonatore di concerti sul Violon-
cello e sul Violino, e per un eccellente disegnatore,
allievo di Schmutzer presso quell' Accademia.
In riprova delle disposizioni dei Neri per le scien-
ze matematiche e fisiche mi limito a nominare
Hannibal Colonnello d' Artiglieria al servizio Rus-
so, e Lislet, dell'Isola di Francia, il quale in gra-
zia delle sue eccellenti osservazioni meteorologi-
che, e delle sue Misure trigonometriche ha meri-
tato di essere ammesso fra i Socj corrispondenti
dell'Accademia delle Scienze di Parigi.
Il Dottore Rusch di Filadelfia si occupa presen-
temente intorno alla Storia del Nero Fuller di Ma-
ryland, che ultimamente si è reso tanto noto per
la sorprendente sua abilità nell'aritmetica. Per
farne prova fu desso una volta ricercato in una
conversazione quanti minuti secondi avesse vissuto
un uomo pervenuto all' età di 70 anni, e di tanti
determinati mesi. In un minuto e mezzo Fuller ne
assegnò il numero. Si ripetè il calcolo, ma il re-
sultato ottenuto non corrispose a quello di Fuller-
[Seite 167] questi allora soggiunse ‘«non avrebbero già dimen-
ticato di annoverarvi ancora i giorni di più degli
anni bisestili»’? Questi di fatto vi furono ag-
giunti, ed il calcolo riuscì precisissimo.
Io possedo varie annate di un'Almanacco di Fi-
delfia, ivi fatto da un Nero, il Sig. Beniamino
Bannaker, il quale con verun'altra istruzione che
con quella dello studio delle opere di Ferguson,
e delle tavole del nostro Tob. Mayer, ha acquista-
to l'astronomiche cognizioni, che possede(1).
Boerhaave, de Haen, Rush
(2) ed altri ci por-
gono le più favorevoli testimonianze quanto i Ne-
ri riescano egregiamente nella Medicina: si conta-
no pure fra essi alcuni abilissimi Chirurghi, e la
bella nera d'Yverdun, superiormente citata, gode
in tutta la parte italiana della Svizzera la reputa-
tone di essere un' eccellente Raccoglitrice dotata
[Seite 168] di cognizioni solide, e di una mano assai destra, e
delicata.
Tralascio di parlare di Madoks, (Ministro del-
la setta dei Metodisti di Wesley,) come pure del
due Neri Ignazio Sancho, e Gustavo Vassa, am-
bedue noti alla Repubblica letteraria, quegli per
le sue lettere(1), questi per l'interessante sua
Biografia:(2) il primo fu stimato ancora da Gar-
rick e da Sterne, il secondo fu da me personal-
mente conosciuto: e ometto pure di fare menzio-
ne di Neri e Nere, che si sono distinti mediante i
poetici loro talenti, di varj dei quali io posseo
le poesie scritte nelle lingue inglese, olandese, e
latina, e fra le quali meritano una particolare con-
siderazione quelle di Phillis Wheatley a Boston,
resosi con esse sì meritamente celebre(3).
Ma omettere non devo due Neri, divenuti famo-
[Seite 169] si in grazia delle loro opere, che io pure ho: cioè.
Il nostro defunto Hollmann, allorchè era ancor
Professore a Wittenberg nel 1734 ha decorato col
grado di Dottore di Filosofia il Nero Antonio Gu-
glielmo Amo, il quale si è distinto sì pei suoi scrit-
ti che come Istruttore; ho di esso due Dissertazio-
ni, una delle quali attesta la sua profonda ed estesis-
sima erudizione nelle migliori opere fisiologiche di
quel tempo(1). In una relazione della vita di Amo,
che in tale occasione fu stampata dal Consiglio Ac-
cademico si fanno i maggiori elogj dell'esemplare
sua probità, de' suoi talenti, del suo zelo, e della
sua dottrina, dicendovisi, per esempio, intorno
alle sue lezioni di Filosofia ‘«excussis tam veterum
quam novorum placitis, optima quaeque sele-
git, selecta enucleate ac dilucide interpetratus
est. etc.»’
Il Nero Giacomo Elisa Giovanni Capitein, tra-
fugato nell' età di 8 anni, venduto ad un Mercante
di Schiavi al fiume di S. Andrea, e pervenuto final-
mente per terza mano in Olanda, si applicò nel suo
[Seite 170] quarantesimo anno agli studj teologici. Conservo di
suo alcune prediche(1), e poesie di un certo meri-
to: ma molto più importante è la sua ‘«Dissertatio
politico-theologica de servitute libertati chri-
stianæ non contraria,»’ da esso pubblicamente
difesa in Leida nel di 10 Marzo 1742, della quale
ho la traduzione olandese(2), di cui comparvero in
brevissimo tempo quattro edizioni consecutive. Fu
in seguito eletto in Amsterdam Predicatore a D'El-
mina, per ove poco dopo parti. – Il Sig. Professo-
re Brugmans a Leida, che mi procurò gli scritti
di questo Nero, soggiunse, che regnavano allora
due opinioni relativamente al destino da lui incon-
trato in quel luogo, alcuni, cioè, supponevano che
fosse stato ucciso, altri ch' egli si fosse ritirato fra
i Selvaggi suoi compatriotri, ed ivi avesse fatto suc-
cedere all' europea, semplicemente acquistat, la
nativa sua legge, e maniera di vivere: nel qual ca-
so egli offrirebbe un similissimo confronto alla sto-
[Seite 171] ria dell' Ottentotto educato e civilizzato in Europa,
di cui Rousseau ha immortalato il patriottismo(1).
D'altronde estremamente più naturale sembrerà
ad ognuno questo irresistibile trasporto verso i pa-
trii Lari di quello che lo sia ciò che a molti Eu-
ropei è avvenuto, i quali, cioè, fatti prigionieri di
guerra dagl'Indiani abitanti l'America settentriona-
le, ovvero dai Caraibi occidentali, allorché questi
formavano tuttora una Nazione considerabile e
guerriera, ed avendo lungamente vissuto presso i
medesimi, trovarono tanta soddisfazione a quel
rozzo stato di natura, che non desiderarono più di
essere barattati, nè di restituirsi alla patria; e non
mancano esempj d'Individui, e particolarmente di
Francesi, che volontariamente si sono trasportati
fra i Selvaggi del Canadà, e che hanno interamente
adottata la loro maniera di vivere(2).
Dopo tutte l'esposte riprove di perspicacia e d'in-
segno dei Neri ardirei quasi dire, che potrebbero
in Europa nominarsi vaste provincie, nelle quali,
per adesso almeno, invano si anderebbe in traccia
di sì sagaci Scrittori, Poeti, Filosofi, e Corrispon-
[Seite 172] denti dell'Accademia di Parigi, come all'opposto non
esiste a mia notizia Nazione alcuna fra le così dette
selvagge, che siasi, quanto i Neri, sì luminosa-
mente distinta per tante riprove di suscettibilità di
educazione, e di cultura scientifica, e che in tal
guisa si sia maggiormente avvicinata alle più istrui-
te Nazioni della terra.
Questi Disgraziati non sono stati trattati dagli
Scrittori punto meglio dei Neri, giacchè fra quel-
li alcuni hanno dubitato se gli Albini al pari dei
Mori debbano considerarsi per la stessa spe-
cie d'uomini di cui siamo noi, giacchè i secon-
di erano per loro troppo neri, ed i primi troppo
bianchi.
Quantunque, per vero dire, l'esame degli Albini
non entri punto nella sfera della Storia naturale,
ma bensì in quella della Patologia, non ostante fa
duopo che ne dica due parole tosto che una volta
sono stati intrusi in quella, e che hanno dato luo-
go a tanti strani errori, molto più poi, che ciò che
n'esporrò, concatena con l'articolo precedente,
giacchè in principio la storia loro fu intralciata con
quella dei Neri.
Si cominciò ad osservare, cioè, prima che altro-
ve, presso questi ultimi una specie d' uomini, che
si distinguono dagli altri per un'insolita bianchez-
za o anche colore rossastro della cute, pei capelli
[Seite 174] giallo-biancastri, e pei loro occhi di un rosso pal-
lido; ed è naturale poi, che tali singolarità si ren-
dessero prima osservabili presso i Neri che presso i
Bianchi, d' onde è derivato, che gli Albini furono
conosciuti in principio sotto il nome di Mori
bianchi.
Ma già verso la fine del penultimo Secolo si tro-
varono simili Individui presso gli Americani, e po-
co dopo fra i popoli dell' Indie orientali: Cook suc-
cessivamente ne incontrò a Utaheiti, e nelle Isole
degli Amici, e finalmente al giorno presente è no-
to, che si osservano ancora nella stessa Europa-
ed anzi più frequentemente di quello, che sarebbe
da desiderarsi.
Imperocchè dal tempo che io presentai alla So-
cietà Reale delle Scienze le mie osservazioni intor-
no ai due Albini Savojardi, ch'ebbi occasione d'e-
saminare in una gita che nel 1783 feci unitamente
al giovane Sig. Deluc da Ginevra a Faucigny, e
che in seguito si trasferirono a Londra per alcuni
anni, ivi chiamati dai Direttori del Circo, ho rice-
vuto notizia di una dozzina di altri Albini trovati
quà e là nella sola Germania, e per conferma mi
è stata spedita porzione dei loro capelli, ai medesi-
mi sì esclusivamente proprj, onde sembra che degli
Albini sia accaduto lo stesso che è avvenuto di tan-
te altre maraviglie naturali, che sono, cioè, per sì
lungo tempo passate di vista perchè si considera-
[Seite 175] vano per rarità troppo grandi da supporre che
potessero succedere.
In una parola gli Albini si trovano in tutte le
cinque razze della specie umana.
Inoltre poi questa singolarità non è punto esclusi-
vamente propria del Genere umano, ma s'incontra
ancora presso altri animali a sangue caldo, tanto fra
i mammiferi quanto fra gli uccelli; fra quelli, cloè
per l'ordinario, nei Conigli bianchi e nei Topi bian-
chi, e fra questi nei Canarini bianchi; ed al con-
trario non mi è riuscito mai possibile, ad onta del-
le più ripetute indagini, di scoprire un solo esem-
pio d' Albini fra gli animali di sangue rosso freddo,
fra gli Anfibj, o fra i pesci.
A veruno, che conosca il loro stato, recherà ma-
raviglia, che io riguardi come maiali gli Albini in
generale, e conseguentemente anche i Conigli bian-
chi. IL sintoma caratteristico consiste nel colore
particolare degli occhi; l'iride è di un colore roseo
pallido, e la pupilla di un colore di corniola cupa,
mentre questa negli occhi sani deve essere sempre
perfettamente nera, sia pur d'altronde l'Iride nera
o celeste o scura. La causa di questo colore roseo
deriva dalla totale mancanza di una parte assoluta-
mente necessaria alla retta visione, di quello scu-
ro-nerastro mucco, cioè, che ricopre una gran
parte dell' interno del globo dell' occhio ad oggetto
di assorbire l'eccesso dei raggi lucidi, e nasce ap-
[Seite 176] punto da tale mancanza, che gli Albini soffrono piú
o meno alla luce viva.
Sembra peraltro, che questa mancanza del Pig-
mentum nigrum sia costantemente un semplice sin-
toma di una generale Cacchessia, che negli Albini
umani principalmente si manifesta mediante l'aspet
to della cute, ed il colore giallo-biancastro dei ca-
pelli: per lo meno, per quanto io sappia, non si è
osservato mai quel difetto degli occhi senza la coe-
sistenza di questa struttura della cute o dei capelli.
Tale malattia è sempre congenita, e spesso ere-
ditaria. Sembra incurabile, o per lo meno non
conosco esempio, che sieno mai svaniti gli esposti
sintomi in alcun' Albino.
Non saprei attualmente presentare veruna soddi-
sfacente spiegazione intorno alle cause di questo di-
fetto singolare, giacchè riflettendo agli enunziati po-
poli ed ai diversi animali presso i quali si sono trova-
ti Albini, non sarebbe già per se stesso ammissibile
quello che credè di avere osservato un Viaggiatore
d'altronde assai perspicace, Foucher d'Obsonville,
che potrebbero, cioè, generarsi Mori bianchi, allor-
quando i Genitori facessero uso in tal tempo di
mercurio o di cinabro, se anche senza ciò la sua
idea non fosse tanto inverosimile; come è pure
assolutamente falsa l'antica opinione, che presso i
Mori bianchi veruno dei due sessi è atto alla pro-
pagazione, poichè già de Brue adduce un esempio
[Seite 177] di Mora bianca resa gravida da un Nero, e che par-
torì un bambino perfettamente nero: ed il rinoma-
to Nero Vassa, nella pregevole sua opera citata nel-
l'antecedente articolo, c'indica il fatto di una Mo-
ra bianca, che ultimamente in Inghilterra sposò un
Europeo, e che ne ottenne tre veri Mulatti, con ca-
pelli però di color' chiaro.(1)
In varj tempi mi si è presentata l'occasione di
occuparmi intorno alla storia delle Mummie.
La prima volta fu allorchè nel 1779 venni in
possesso di una bella testa di mummia: questa ha
inoltre per me il pregio di avere formato il co-
minciamento della mia Collezione di Cranj delle
diverse razze umane, divenuta in seguito unica sia
per l'istruzione che offre, sia per essere completa.
Uno scritto relativo alla suddetta testa di mum-
mia, da me fatto inserire nel magazzino di Gottin-
ga del defunto Lichtenberg, diede origine al tratta-
to del fu Walch intorno alle mummie cristiane, e
questa successivamente alla dissertazione del Sig.
Professore Cavalier' Heyne, intitolata Spicilegium
antiquitatis Mumiarum (Trovansi ambedue nel III.
[Seite 180] Tomo dei Commentarii della Società reale delle
Scienze).
Gli scritti appunto di varj Letterati della no-
str' Università sopra quest' oggetto procurarono
poco dopo al Museo accademico per parte del no-
stro Re il dono di una mummia intera provveduta
a Copenhagen, la quale, secondo lo scopo che si
ebbe nel compartirci questo regalo, io dovei apri-
re per esaminarla più accuratamente.
Più di dieci anni dopo, mentre io dimorava a
Londra, ebbi l'opportunità di aprire, e di disseca-
re in parte, non meno di sei mummie mediante la
rara e generosa urbanità di varj di quei celebri
Dotti, e particolarmente dei Direttori del Museo
Brittanico. Ne diedi allora contezza in una memo-
ria inserita nelle philosophical Transactions del-
l'anno 1794, ristampata nel new annual Register
dello stesso anno, e tradotta in diversi giornali
francesi ed italiani.
Il favore compartitomi da S. A. il Duca regnan-
te di Saxe Gotha, e dal suo fratello il Principe
Federigo, mi ha spronato nuovamente ad occupar-
mi di quest' oggetto di storia naturale e d'antiqua-
ria, ed a pubblicare anche in tedesco la surriferita
memoria unitamente alla prima già inserita nel
magazzino di Gottinga, adesso peraltro del tutto
variata, e notabilmente accresciuta: i suddetti illu-
stri Signori, cioè, poco tempo fa mi onorarono
[Seite 181] del dono di una mummia perfettamente conserva-
ta, e tuttora esistente nel suo sarcofago, loro la-
biata nell'eredità privata dal Genitore, ed hanno
con simil'dono completamente riempiuto l'unico
ma considerabile vuoto che rimaneva nella mia
Collezione antropologica di Cranj, Scheletri, Mum-
mie ec.
Gli antichi Egiziani, popolo saggio, rispettabi-
le, e grave, in origine maestro ed istruttore di noi
tutti, erano pure intimamente convinti dell'im-
mortalità dell'anima, la quale durante la vita tro-
va soltanto un passeggiero alloggio, ma cessata
quella, ed illibata essendo stata, trova in compa-
gnia dei Buoni permanente e tranquillo soggiorno.
Da tal principio derivava, che pel breve corso
dei loro giorni fabbricavano soltanto case leggere,
ed al contrario costruivano nelle rocche, per la futura
tura continua dimora, i sacri loro asili sì prodi-
giosi, i quali dopo varie migliaja d'anni sfidano
tuttora la distruzione del tempo.
Avevano poi l'opinione, che in queste pacifi-
che abitazioni l'anima si conservava intatta per
tutto quel tempo che la precedente sua spoglia re-
stava immune dalla putrefazione: quando questa
succedeva ella era costretta ad abbandonare il suo
[Seite 183] soggiorno, ed incominciare nuovamente la gran
metamorfosi dell'anime dai più umili gradini della
creazione animale fino al sublime rinascimento
dell'uomo.
Per assicurare pertanto all'anima questa quieta
esistenza nel tranquillo consorzio delle ombre bea-
te sì lungamente che fosse possibile, procurarono
di rendere partecipi i cadaveri della maggior du-
rata immaginabile, e questo era il grande e sacro
oggetto dei penosi e dispendiosi(1) processi coi
quali rendevano i medesimi Mummie, opera vera-
mente meravigliosa: l'incorrotta integrità delle me-
desime deve ispirare anche al giorno d' oggi quel
sommo stupore, che già risvegliava ai tempi del
padre della storia, il quale fino da quell'epoca de-
scrisse l'arte con cui si preparavano.
Per questa ragione appunto l'Egiziano (come si
esprime Dornedden) non vedeva già in un corpo
reso mummia un morto, ma bensì un vivente al di
là del sepolcro in compagnia degli Dei, in mezzo
ai Beati; ed una mummia d' altronde non risveglia-
va in lui assolutamente il più piccolo ribrezzo, anzi
i parenti e gli amici non volendo separarsi sì tosto
da cara e defunta persona per lungo tempo la con-
servavano nelle proprie case nel suo sarcofago in
[Seite 184] forma d'Ermete, quasi partecipante agli amiche-
voli loro colloquj, finchè all' ultimo la deponeva-
no nel dovuto asilo nelle sotteranee grotte dei
monti.
Simili catecombe si trovano nelle provincie le
più remote fra loro dell'Egitto, tanto presso Te-
be quanto nelle Oasis.(1)
Le più conosciute peraltro, e d'onde da circa
250 anni(2) sono pervenute in Europa la maggior
parte delle mummie e le più belle, sono situate
nelle campagne adiacenti alle Piramidi ad alcune
miglia di distanza dalla riva sinistra del Nilo, di-
rimpetto a Cairo vecchio, ove già esisteva Memsi,
capitale del medio Egitto, or totalmente distrutta.
In tai contorni, presso le piccole Piramidi di
Sakara s'incontrano in uno spazio di circa 12
miglia le aperture dei pozzi, che conducono in
queste abitazioni sotterranee, che largamente si
[Seite 185] estendono per tutte le direzioni; queste aperture
sono all' esterno ricoperte quasi da un mare di re-
na mobile ad altezza d'uomo, onde riesce difficile
assai di trovarle, e d'aprirsi un adito alle mede-
sime.
Quest' ingressi verticali, o pozzi, sono quadrati,
larghi 3 piedi, e profondi 20.
Dal fondo di essi scorrono alcuni corridori o
gallerie orizzontali, ma per lo più ripiene di rena,
verso le volte sotterranee, delle quali, come sem-
bra, esiste un numero indescrivibile comunicanti fra
loro mediante passaggj collaterali e tortuosi(1),
imitanti un labirinto; lavoro che supera ogni im-
maginazione(2); è però vero, che lo rese più faci-
le la qualità del materiale della rocca composto da
una compatta terra calcarea sufficientemente mol-
le, giallognola, abbondante di petrificazioni, e se-
gnatamente ricca assai della singolare e tuttora
non ben nota pietra lenticolare (Phacite)(3). Le
piramidi per la massima parte sono fabbricate da
[Seite 186] questo materiale, e di esso pur si servirono nella
costruzione della colossale Sfinge.
Le grotte sotterranee sono per lo più dell' altez-
za di 7 piedi; nelle loro pareti sono praticate tante
nicchie, nelle quali si ponevano in situazione eret-
ta le Mummie racchiuse nei sarcofagi(1).
Questi Sarcofagi ermetiformi e provveduti di una
base sporgente in fuori (plinthus) sono fabbricati
con lo spongioso e non ostante incorruttibile legno
di sicomoro (ficus sycomorus, o fico di faraone)
e sono composti da due metà come lo sono i no-
stri cataletti, da un fondo, cioè, e da un coperchio,
l'uno e l'altro o tutto di uà pezzo, o composto da
più pezzi, ed ambedue articolati e serrati median-
te alcuni mastietti ai margini laterali.
Trovasi costantemente sul coperchio scolpito un
volto con l'ornamento di testa sacerdotale, una
cuffia, cioè, con due alette pendenti in basso dalle
parti (calantica) che sembrano avere servito in
origine di modello al velo delle nostre Mona-
[Seite 187] che(1), e presso molte vedesi sotto il mento una
specie di linguetta lunga circa un palmo, che si
osserva ancora frequentemente negl'Idoli d'Osiri-
de ed in altri, ed intorno al cui significato sono sta-
te lungamente differenti le opinioni.
I più erano del sentimento di Kircher e di Bo-
nanni, ch'esse rappresentassero, cioè, una foglia
della Persea, asserendo Plutarco che la Persea era
consacrata ad Iride, che cuoriforme ne fosse il
frutto, e linguiformi le foglie: ma primieramente
non si sa punto con certezza qual pianta sia la
Persea degli Antichi. Teofrasto, ch'è pur quello che
la descriva più particolarmente, paragona le sue fo-
glie a quelle del pero, le quali in qualche guisa pos-
sono compararsi ad una lingua, ma che però non
hanno sicuramente alcuna rassomiglianza con quel-
la data linguetta: ed in secondo luogo, ciò che ren-
de estremamente vacillante quest'opinione, è la no-
tabile varietà che si osserva nella forma di questo
prolungamento o linguetta che si trova rappresen-
tata or'lunga or'corta, or'larga ora stretta, ora cilin-
drica ora tetragona, or' diritta ora rivolta inferior-
mente infuori, e talora finalmente intrecciata come
una coda.
Onde sembra incontrastabilmente più probabile
l'opinione di coloro che pensano, che questa lin-
[Seite 188] guetta rappresenti una barba destinata a distingue-
re sui sarcofagi l'immagine d'Osiride da quella
d'Iside imberbe(1) e che per conseguenza la prima
indichi esistere nel sarcofago una mummia maschi-
le, e la seconda una femminile, com'è appunto il
caso di quella bellissima da me posseduta.
Se per accidente avvenisse che tale determina-
zione di sesso non si avverasse in alcune delle
mummie spedite in Europa unitamente ai loro sarco-
fagi ciò non dovrebbe arrecare meraviglia a veruno,
sapendosi, se non da altri, da Maillet almeno, quan-
ti scambj si facciano dagli Arabi fra i sarcofagi e le
Mummie, gli uni, cioè, non corrispondendo punto
alle altre.
Talora si osservano allegoriche pitture fatte so-
pra un fondo bianco di gesso, con colori in parte
tuttora assai vivaci alla parte esterna del coperchio
del sarcofago, e qualche rara volta ancora sulla sua
parte posteriore(2), come è il caso nel mio.
Così, per esempio, alla parete anteriore del mio
sarcofago è rappresentato lo stesso cad avere ridotto
in stato di Mummia sopra un cataletto nella figura
di un leone in piede(3) come geroglifico del Nilo,
[Seite 189] che quello doveva varcare sopra una barca per giun-
gere al sotterraneo suo asilo situato sulle alpestri
sue rive. Dietro ad esso sta il Mercurio egiziano, il
Latrator Anubis con la testa di cane, che ha cura
del passaggio nell'altro mondo dei Defunti(1).
Tiene nella sinistra mano un vaso fondo, conte-
nente probabilmente le viscere del bassoventre
tratte dal cadavere, e gettate nell'acqua, poichè,
considerate per causa dei viziosi errori commessi
durante la vita, non devono giungere al soggiorno
sotterraneo dei Beati(2): sotto al petto giace il
sacro scarafaggio (scarabaeus sacer)
(3) la più sa-
cra delle antiche immagini egiziane, simbolo del
Sole del pari che dell'anima, la quale si considera-
va quale divina emanazione di quello. Al di sopra
si vedono due figure giacenti con teste di sparvie-
re(4) simboli pure dell' anima, la cui sede gli E-
[Seite 190] giziani riponevano nel cuore, il quale al pari del-
lo sparviere si pasce unicamente di sangue. Ai pie-
di sono collocati due neri lupi inversamente giacen-
ti provveduti di sferza, quasi custodi delle porte
del mondo sotterraneo destinati ad allontanare e
proteggere(1), e nello stesso tempo a servire di
mediatori fra questo ed il mondo superiore. Si
osservano inoltre dipinte sulle pareti, anterio-
re, posteriore e laterali del sarcofago varie fi-
gure erette di Genj, e segnatamente fra questi-
quello con la testa di sparviere, simboli di costu-
mi puri e virtuosi, ed all'opposto quello con la te-
sta di cane simbolo dell'appetito dei sensi.
Succede qualche rara volta, che si sono trovati
due sarcofagi di legno, l'uno dentro all' altro, ov-
vero lavorati di una diversa materia. Così per e-
sempio, Thevenot, il viaggiatore in Levante, pos-
sedeva una simile bara di mummia composta da più
di quaranta strati impastati l'uno sopra l'altro di
tremella (indiana) d'altronde egualmente ornata
di pitture allegoriche, e di geroglifici(2).
Rari o difficili per lo meno a trasportarsi in Eu-
ropa sono i sarcofagi di pietra tagliati nel basalto
o nel marmo; di queste due qualità di pietra sono
le due, una volta possedute dal gran Finanziere
[Seite 191] francese Fouquet, già descritte da Kircher
(1),
più recentemente da de la Sauvagère
(2), ed una
di esse di nuovo ultimamente da Lenoir
(3).
Moltissime Mummie peraltro giacciono, prive di
sarcofago, semplicemente involte in foglie di canna,
o in rami di palma: ovvero ancora, al dire di Mail-
let, sono stati trovati, più all'occidente di Sakara,
cadaveri nudi leggermente involti in frammenti
d'indiana, posti sopra uno strato di carbone, e co-
perti da rena all' altezza di 7, o 8 piedi.
In generale le Mummie dei bambini hanno ra-
ramente un sarcofago.
La superficie anteriore delle Mummie è ordina-
riamente per se stessa coperta dalla testa ai piedi
con una maschera colorita e composta da una ma-
[Seite 192] teria che rassomiglia al cartone, ma che in fonde
altro non è che un tessuto di diversi strati d'india-
na incollati l'uno sopra l'altro, sui quali è disteso
uno strato di gesso. Questa maschera poi presenta
alla testa una faccia o dipinta o indorata, al petto
il grande scudo formato da diversi semicircoli, ed
al bassoventre e lungo l'estremità inferiori diverse
immagini di divinità egizie ec.
Fürer von Haimensdorf, Ketner ed altri opina-
no, che queste maschere fossero formate in parte
anche da Papiro, io però ne dubito, o almeno non
ho mai trovato traccia di questa famosa canna in
tante diverse mummie che ho avuto occasione di
esaminare, nè alcuna conferma di tale supposizione
pressoi più esatti Scrittori intorno alle medesime.
Le opinioni dei Chimici sono varie circa al co-
lore turchino, che si osserva in queste maschere
o sui sarcofagi. I più sono di parere che sia smal-
to, e fra questi Brünnich nella sua descrizione del-
la Mummia da lui e da altri dotti Danesi disseca
ta a Copenhagen. Il defunto nostro Gmelin al
contrario l'ascrive al ferro, secondo le sue indagi-
ni fatte in questo Museo accademico.
Fabbroni nella pittura di un frammento di Mum-
mia, che esiste in Firenze, crede di avere trovato
alcune tracce di cera, e considera pertanto l'En-
caustica per un invenzione antica egiziana(1).
Anche la doratura delle mummie ha qualcheco-
sa di proprio. Talora posa sopra uno strato di ar-
gento che vi sta attaccato senza alcun'mezzo uni-
tivo(1).
Spesso però si osserva che l'oro, il cui vivace
splendore eguaglia quello che si vede sulle tavole
d'altare dell'antica scuola alemanna, è ricoperto e
quasi nascosto da una vernice nero scura, e, co-
me sembra, resinosa(2).
Alcune Mummie hanno un'ornamento straordi-
nario, alcune reti, cioè, tessute da piccoli coralli di
vetro colorito, descritte da Perry e Ledyard, e da
me ritrovate nella bella mummia di Montague nel
Museo Brittanico. Riesce facilissimo di distinguere
questi coralli (i quali per lo più si trovano sotto la
maschera d'Indiana, e che appariscono solo nelle
parti erose di esse), se non fosse peraltro pei vecchi
fili di Tremella cui sono appesi, da altri consimili
ornamenti moderni addossati in seguito alle Mum-
mie in Europa per dar loro un aspetto più sor-
prendente(3)
Il cadavere stesso è circondato da fasce, le qua-
li, come adesso le mie ricerche mi hanno perfetta-
mente assicurato, sono interamente formate da tela
di cotone, e non già, come asseriscono Greaves e
tanti altri, da tela di lino.
Appoggio questa mia certezza molto meno alla
mia propria vista che all'asserzione delle donne,
dei mercanti di cotone e di telerie, dei tessitori ec.
persone da me su ciò interrogate, ed il cui giudi-
zio in tal cosa io pregio assai più che il mio pro-
prio, o quello di qualunque altro letterato.
Sappiamo poi inoltre, che il cotone cresceva
nell'Egitto, e che secondo la mitologia Iside invol-
se in tela di cotone le membra raccolte di suo ma-
rito posto in pezzi da Tifone, e siccome in genera-
le nelle Mummie tante cose alludono ad Iside ed
Osiride, potrebbe bene questa opinione mitologica
essere riguardata come motivo per cui gli Egiziani
ravvolgessero in fasce di cotone i loro cadaveri(1).
D'altronde erano particolarmente adattate all'og-
[Seite 195] getto della maggior durata. Anche adesso dopo
varie migliaja d' anni, trovansi le fasce delle
Mummie talmente stabili, che, per esempio, l'e-
sperto Chirurgo Giov. Jacop. Amman di Zurigo,
visitando nel 1613 le catacombe di Sakara, non
potè stracciare le vecchie fasce di tremella, ma fu
costretto di reciderle con le forbici; e che Lord
Sandwich le trovò solide a segno che sembrava-
mo levate nel momento dal telajo; ed il nostro
Seetzen scrive al sig. de Hammer
(1) che anche al
giorno d'oggi i contadini di quei contorni se ne
servono per vestire i loro figli(2).
Queste fasce sono spesso di differentissima finez-
za nella medesima mummia. Le più ordinarie so-
no di Baracan(3) ed in parte fatte a spina(4), le
più fini sono simili alla nostra tela batista la più
[Seite 196] bella talmente che possono dirsi eccellenti in esse
tanto il filato quanto il tessuto(1).
Ineguale ancora è presso le diverse Mummie la
quantità delle fasce impiegate, la loro larghezza,
la maniera con cui sono avvolte ec. La quantità
impiegata in alcune è calcolata dal Barone Svede-
se Höpken giungere a 600 braccia, e da Greaves
a circa 1000.
Giacciono spesso sul tronco e sulle cosce 40, e
50 giri di esse, ognuno di essi soprapposto all'altro.
I più esterni sono per l'ordinario più stretti,
e si distendono sopra tutto il corpo, talmente che
al di fuori non possono punto distinguersi nè la
forma del volto nè le proporzioni delle membra-
Sotto questi sono situati i più interni, coi quali
sono circondati, a parte, l'estremità ed il tronco,
intersecati talora da grandi pezzi d'indiana. Grea-
ves, And: Gryphius, e Brünnich hanno esattamen-
te descritta la disposizione delle fasce di quelle
Mummie ch'essi hanno dissecate.
La testa d'alcune Mummie trasportate in Euro-
pa sono ornate da una fasciatura a croce fatta in
maniera sì laboriosa e bizzarra, che in quà ed in
là rimangono tra le fasce alcune aperture quadra-
te, che danno a queste teste quasi una rassomi-
glianza d'elmi antichi con la visiera traforata; tali
[Seite 197] si osservano la mummia posseduta dal Granduca a
Firenze descritta dal Nardi, e la testa che si tro-
va nella Collezione dell' Istituto di Bologna.
Dobbiamo convenire, che alcune fra queste fa-
sciature sono eseguite sì artificiosamente, che an-
che i più abili Chirurghi hanno dubitato se ai gior-
ni nostri potessero imitarsi, con tutto ciò Tomma-
so Alghisi, celebre Medico e Litotomo fiorentino,
si accinse all'ingrato lavoro di ripetere esattissi-
mamente sopra un fantoccio di legno tutte le labo-
riose fasciature della citata mummia di Firenze(1).
Erodoto già aveva avvertito, che le diverse fa-
sce sono collegate insieme da gomma, e per non
lasciare nulla intentato, io pure ho esaminato ciò
in varj pezzi, e l'ho trovato avverarsi.
Qualche volta le fasce più prossime al tronco
ed alle braccia sono dorate. Nella Mummia dello
Speziale Hertzog si osservarono rilevate mammel-
le con distinti capezzoli fatti con strati d'indiana.
Alcune come, per esempio, quella del nostro Mu-
seo accademico, si trovano provvedute di sandali
dipinti ed in parte dorati formati da fasce incolla-
te insieme, per tacere altre consimili insolite par-
ticolarità, che si vedono or nell' una or nell'altra
mummia.
Tratterò estesamente in seguito della differen-
za principale delle Mummie secondo il metodo di
prepararle, la quale tosto a primo sguardo si ma-
nifesta dalla maniera con cui le fasce sono o sem-
plicemente ingommate, di colore giallo-scuro, e
giacenti quasi disciolte in parte l'una sopra altra,
o intimamente imbevute di resina, e con ciò indu-
rite in una solida massa nera.
Le prime conservano dell'antico cadavere poco
più che lo scheletro: ed al più le sole parti inter-
ne delle gran cavità del corpo, come, per es., del to-
race e della pelvi sono più o meno ricoperte di
resina. Nelle seconde poi sono conservate molte
più parti molli, e particolarmente muscolari oltre la
cute, tutte però, del pari che le fasce, inzuppate ed
annerite di resina, che penetra fino nelle cellule
midollari delle ossa.
Oltre i muscoli propriamente detti, la lingua, fra
le parti molli, sembra essere quella che più fre-
quentemente si trovi ben conservata: dopo essa
le parti genitali, le quali, nelle mummie femmini-
li, sogliono essere coperte in parte con fogliette d'o-
[Seite 199] ro(1), ovvero suole trovarsi in tal'posto una cipol-
la, sacra, com'è noto, agli Egiziani(2). Denon
e Seetzen assicurano di avere osservato fino la ca-
strazione in diverse mummie maschili.
Si è parlato molto di una moneta d'oro, che
fosse solito di trovarsi sotto la lingua delle mum-
mie, data ad esse come denaro da pagare il passag-
gio. Per vero dire ignoro d'onde Burettini e Dau-
benton abbiano rilevato, che questa moneta aves-
se il valore di due Luigi d'oro; ovvero come Win-
kelmann da questo supposto Naulo potesse dedur-
re, che gli antichi Egiziani possedessero la mo-
[Seite 200] neta coniata, e so anzi al contrario quanto Peiresk
ed altri ne abbiano indarno fatto ricerca. Con tutto
ciò il Conte Caylus non avrebbe dovuto dire, che
non vi si erano mai vedute cose simili, giacchè è
incontrastabile, che Gryphius trovò nell' esofago
della mummia di Breslavia una foglia d'oro sotti-
le del peso di dieci grani intaccata e ripiegata; e
Brünnich trovò nelle narici della mummia da lui
dissecata una stretta foglietta d'oro, che parve ad
esso oro nativo massiccio, tratto forse dalle minie-
re d'oro presso Berenice Panchrysos descritte da
Agatharchides, sì celebri una volta per l'abbon-
dante loro prodotto.
Denon inoltre ha disegnata una foglietta d'ar-
gento con geroglifici trovata sul petto di una mum-
mia aperta nell'alto Egitto.
Il maggior numero peraltro, e la più gran va-
rietà di simboli, che, per quanto io sappia, si sie-
no mai osservati in una mummia, furono trovati
in quella dissecata dallo speziale Hertzog a Gotha.
Erano più di 72; ed io li ho tutti diligentemente
esaminati, particolarmente in riguardo delle diffe-
renti specie di pietre dalle quali erano formati: al-
cuni pochi, cioè, da calcedonio e da agata: in mag-
gior numero da lapislazzoli, e da basalto nero, co-
me pure da una miscela granitiforme formata da
feldspato, e blenda cornea che terminava in pietra
verde: ma quello che maggiormente mi sorprese
[Seite 201] fu di trovarne alcune composte da scoria rossa di
rame, che rassomigliava nel colore il cosi detto
Porporino, che in oggi si lavora in Roma per
uso di collane, e di altri ornamenti femminili.
Alle figurine di questa specie, le più rare in-
quanto al materiale, appartiene uno Scarabeo fatto
da pietra calamitare, portato da Greaves,
(1) men-
tre al contrario la maggior parte sono composte da
argilla, cotta come l'ordinaria terraglia. Caylus dà
a molte di esse il nome di porcellana, quelle peral-
tro vedute da me, rassomigliano al più alla nostra
majolica, hanno una vernice del colore di verde-
rame, e spezzate di recente, hanno alla superficie
della rottura un' aspetto ruvido ed arenoso, sono
gettate in forme, ed al dorso delle più grandi, par-
ticolarmente rappresentanti Osiride, si osservano
caratteri geroglifici.
Hertzog nella sua Mumiografia, Kircher, Caylus,
Denon ed altri, mediante rami da essi pubblicati,
hanno generalmente reso noto quello che tali im-
maginette rappresentano. Per lo più sono figure
d'Osiride(2), l'occhio simbolico, teste di sparvie-
ro, ranocchie, scarabei, ed al contrario rarissima-
mente Ippopotami.(3)
Resta sempre dubbio e meraviglioso lo stromento
di Basalto nero, che Hertzog ha trovato nella sua
mummia, e che ha disegnato, ancorchè non si
voglia, adottando il suo sentimento, riguardarlo
per uno strumento usato nella preparazione delle
mummie.
Si sono finalmente pur trovate qualche volta nel-
l'interno delle mummie, o vicino a loro, alcune fo-
glie scritte, o ruotoli interi della specie di canna
detta Papiro. Già l'egregio Rondelet riferisce, che
nel petto di una mummia portata dal Cairo a Mar-
sigila, si trovarono 20 simili foglie, delle quali egli
stesso possedeva alcune(1); e recentemente me-
diante la spedizione francese in Egitto sono perve-
nuti in Europa diversi ruotoli interi di tali foglie,
il più lungo e il più bello dei quali è stato reso
noto per mezzo dell'eccellente imitazione (facsi-
mile) di Cadet.
Tre chimici ingredienti principalmente si ado-
[Seite 203] davano nel preparare i cadaveri per farli passare
allo stato di mummia, il Natro, il Cedria, e l'As-
falto; e per tenere aderenti fra loro i suoi invo-
lucri d'Indiana, la Gomma.
L'effetto del Natro (soda) nella preparazione delle
mummie, soprattutto nella prima delle due diffe-
renti sopradescritte maniere di farla, era senza dub-
bio quello di distruggere le parti molli, come già
aveva giustamente osservato Rouelle; io ne ho ve-
dute corrose fino le vertebre. Si sa d'altronde che
l'Egitto somministra quest'alcali minerale in stato
naturale in enorme quantità, giacchè solamente dai
Laghi di Natro nel Deserto di S. Macario se ne rac-
colgono ogni anno 36000 centinaja di libbre.
La Cedria era la resina proveniente dal cedro
del Libano (Pinus cedrus o cedrus Phoenicea per
distinguerla dalla baccifera o Cilicia, Juniperus
oxycedrus) in parte fluida, come la trementina, in
parte solida come la pece. Erodoto riferisce, che
la prima soleva introdursi nel cadavere per lavati-
vo la seconda era probabilmente aggregata ad al-
cune delle composizioni d'asfalto; di fatto che il
comune asfalto rarissimamente s'impiegasse in
tutta la sua purità nel preparare le mummie me
ne hanno assicurato non solo i molti e differenti
caratteri esterni presso le varie porzioni di mum-
mie che si trovano nella mia Collezione, ma di più
le prove comparative, che ho istituite intorno al-
le medesime.
La composizione più delicata e più odorosa che
io posseda risede in una porzione di torace di un
cadavere giovanile, cui rimangono non solo alcu-
ne coste del lato destro, ma cui inoltre sono visi-
bilmente conservati i muscoli intercostali situati
fra esse. La medesima si presenta all'esterno du-
ra, risplendente, in parte nera affatto, in parte
scura, e debolmente lucente rompendola; nel cen-
tro poi bigio-scura, e tuttora molle come la cera,
di modo che lascia manipolarsi come una fresca
massa pillolare; e simile pure era la resina trovata
nel petto del tronco della mummia dissecata in Gota
dallo Speziale Hertzog.
Secondo il significato della parola, la denomi-
nazione mummia conviene soltanto a queste com-
posizioni d'asfalto, ed ai cadaveri ripieni ed imbe-
vuti di esse, giacchè mummia, parola che presen-
temente si usa nelle lingue araba, persiana, e tur-
ca pei corpi artificialmente preparati delle catacom-
be d'Egitto, come pure Muminahi, parola indicate
il sì costoso asfalto persiano, provengono da Mum,
che significa cera in tutte le suddette lingue.
S. Agostino ci ha conservato l'antico nome e-
giziano dicendo ‘«gli Egiziani prosciugavano i loro
cadaveri così duramente come se fossero di metal-
lo, e li denominavano Gabarras»,
’ parola tradotta
dal vecchio Forster con l'espressione santamente
conservato
(1). I Costi chiamano oggigiorno le
Mummie Miolon. Veruna di tali parole è stata u-
sata dagli Scrittori più antichi Greci e Romani. Il
primo Greco, presso cui trovo la parola mummia.
è Niccola Myrepsus del 13mo. Secolo, e fra i Lati-
no Barbari Costantino Aser del 12mo.
Coloro che si occupavano d'imbevere ed indu-
rire con resina queste mummie bisogna che lo fa-
cessero molto rozzamente e con mala grazia, giac-
che frequentemente trovansi nella massa resinosa,
nella cavità del petto o del basso ventre frammenti
di coste fratturate, vertebre rotte ec. per non far
menzione di una violenza brutale e ributtante cita-
ta da Erodoto, per cui fu stabilito, che i cadaveri
di belle donne non si consegnassero ai Beccamorti
[Seite 206] di sospetta continenza avanti che principiassero a
dar segni dì putrefazione.
Per parlare di alcune altre circostanze relative
al processo che si usa verso questi cadaveri dirò,
che ho trovato sempre guastato il naso di tutte le
teste di mummie spogliate de'loro involucri, an-
corchè altre loro parti molli fossero meraviglio-
samente conservate (come è avvenuto in una
superba testa della specie indurita per l'inzuppa-
mento resinoso, amichevole dono del Sig. Tommaso
Turner di Cambridge)(1): ciò va d'accordo con la
notizia comunicataci da Erodoto, chei Preparatori
delle Mummie estraevano il cervello dalle fosse na-
sali mediante un ferro recurvo. Grifio, Middle-
ton ed altri hanno creduto ciò inverosimile, ed
hanno supposto, che questo si eseguisse piuttosto a
traverso la vasta apertura del foro occipitale. Io
peraltro ho trovato assolutamente in tutti i cranj
di mummie che ho avuto occasione di esaminare o
rotto l'intero tramezzo ossoso del naso unitamente
all'appendice cristagalli, o per lo meno traforata
la parete spugnosa dell'etmoide, e qualchevolta an-
cora una delle ivi vicine interne pareti laterali del-
l'osso frontale.
All'opposto nell'bellissimo cranio di mummia
[Seite 207] testè citato, le vertebre cervicali sono sì accurata-
mente conservate nella naturale loro connessione,
che non può neppure concepirsi l'idea che per
quella strada siasi estratto il cervello.
Molto diversa era la quantità della resina, che si
versava nel teschio votato. In due delle teste di
mummia che possedo giungeva a passare alcune
libbre, in altre ho trovato semplicemente spal-
mate e leggermente incrostate le loro pareti in-
terne, ed in altre veruna traccia di resina. Tal'è
una giovane testa di mummia, regalatami dal Sig.
Dottor Gall, portata, com'egli mi disse, dall'E-
gitto dal noto Viaggiatore inglese Sig. Cripps, e
dal medesimo a lui donata. Priva egualmente di
resina è pure la cavità del cranio della mummia
che circa 30 anni sono il precedente Re di Dani-
marca regalò a questo Museo accademico, come
pure il cranio di mummia che si trova in Cam-
bridge, descritto dal celebre Middleton.
Qualche volta si sono trovate dorate tutte le
mani, o almeno le unghie: è poi superfluo il fare
osservare, che tanto questo, quanto ogni altro or-
namento, è stato applicato dopo morte.
Non può dirsi lo stesso delle unghie colorite di
rosso, quali non raramente si sono trovate nelle
mummie inzuppate di resina, e quale si riscontra
ancora in un dito di mummia ch'esiste nella mia
collezione. Tal colore fu dato certamente durante
[Seite 208] la vita, e sembra essere stato in uso presso alcune
tribù degli antichi Egiziani com'è tuttora costume
nell'Indostan. Potrebbe anzi impiegarsi questo se-
gno caratteristico, combinato a varj altri, per di-
stinguere l'origine di alcune Mummie, poiché fa-
cilmente si comprende, come in Egitto rendendosi
mummie i cadaveri almeno da duemila anni in quà
essi non possono avere tutti appartenuto ad una e
medesima tribù. Bisogna però confessare, che non
possono sperarsi lumi esatti intorno alla storia del-
le Mummie finchè non si saranno più accuratamen-
te esaminate le differenze nazionali, ed i respettivi
caratteri particolari delle medesime, e finchè ta-
li esami non si saranno applicati appunto a que-
sto scopo.
Annovero fra questi caratteri particolari di al-
cune Mummie una struttura meravigliosamente
anomala dei loro denti incisivi, che sopratutto mi
colpi in una testa di mummia, la quale unitamente
ad altre rarità egiziane, mi fu spedita più di 30
anni sono da Danzica da un certo Friederich, viag-
giatore nel Levante. Trovai in essa, cioè, i denti
[Seite 209] incisivi in ambedue le mascelle non già terminati a
guisa di scarpello, in un'margine, cioè, tagliente,
ma formati come coni corti ed ottusi; ed i denti
canini non già appuntati secondo il solito, ma tal-
mente larghi e lisci alla loro parte superiore, che
unicamente la loro situazione li faceva distinguere
dai vicini denti molari. Questa singolare struttura,
ancor' più decisa e visibile, trovai in seguito nella
testa di mummia sì eccellentemente conservata,
seditami, come già dissi, da Cambridge, e da me
descritta nella 4. Decas Craniorum. Questa mia
osservazione successivamente è stata confermata
dal Sig. Protomedico Brückmann a Brunswich in
una mummia che ivi già esisteva, poscia venduta
a Cassel; come pure in quella che si osserva nella
Libreria della Chiesa di S. M. Maddalena a Bresla-
via, ed è stata confermata ancora in quella di
Stuttgard dal Sig. Professore Autenrieth a Tubinga.
Fa conseguentemente tanto maggior meraviglia,
che non abbiano osservato quest' osteologico devia-
mento dalla regola generale i primi Descrittori di
mummia, i quali però per vero dire non si occuparo-
no punto delle particolarità distintive della struttu-
ra del corpo di esse, eccettuato il dotto e penetrante
Middleton, che accenna che qual prodigio quasi
aveva osservato tale circostanza nella testa effigia-
ta sulla cassa di mummia di Cambridge da lui de-
scritta, ma egli non sospettò, che ciò potess' esse-
[Seite 210] re una particolarità nazionale di alcune Mummie,
o almeno che diverse di loro potessero averla a
comune.
D'altronde poi da lungo tempo, ed in diversi
miei scritti(1), ho esposto, che si rende impossibi-
le, che tutte le mummie egiziane possano avere i
descritti denti incisivi ottusi, e ne ho indicato il
motivo, onde mi meraviglio, come diversi Scrittori
anche recentemente abbiano potuto considerarli
per un carattere più o meno generale delle Mum-
mie.
Si è diversamente opinato intorno alla causa di
quest'anomala struttura. Il Sig. Dott. Seetzen la
suppone un prodotto dell'arte, conseguenza, cioè,
di limatura espressamente fatta a quei denti; è no-
to, che quest'artifizio è usato da diversi popoli cosi
detti selvaggi, particolarmente in Affrica, e nell' In-
die Orientali, e nella mia Collezione si osservano
varj cranj, i cui denti sono manifestamente stati
trattati nella maniera indicata.
Ma appunto da questi denti artificialmente lima-
ti si distinguono tosto a prima vista quelli delle so-
praindicate mummie, particolarmente per la con-
siderabile forza e grossezza di quella parte della
corona ch'è rivoltata verso gli alveoli, e per que-
[Seite 211] sto appunto sono differenti ancora dai denti di va-
rj altri cranj che ho nel mio Gabinetto, le corone
dei quali in gran parte sono state consumate unica-
mente dal lungo uso della triturazione degli alimen-
ti (come per e. della carne cruda presso gli Eshi-
mos): onde continuo a supporre piuttosto, che la
struttura degl' indicati denti sia in parte ancora un
carattere particolare e nazionale degli antichi Egi-
ziani.
Arreca meraviglia, come ho già superiormente
detto, che sì scarsamente si trovino Mummie di
Bambini, sopratutto dei primi anni della loro vi-
ta, ma più ne arrecherebbe ancora se si avverasse
ciò, che anche ultimamente è stato asserito da di-
versi pregevoli Scrittori, cioè, che ad onta dell' e-
spressa scarsità scarse non sieno punto le Mummie
egiziane di Bambini immaturi, venuti troppo pre-
sto alla luce, e che anzi queste sieno state portate
in Europa piuttosto in copia.
Devo però confessare, che ho molta ragione di
credere, che in ciò si asconda qualche qui pro quo,
dopo che durante il mio soggiorno a Londra, di gra-
[Seite 212] ta ed indimenticabile memoria, ho avuto occasione
di aprire ed esaminare varie di queste supposte
Mummie abortive.
Pochi giorni dopo il mio arrivo in detta Capita-
le trovai nella Libreria del rispettabile mio Amico,
Sig. Dott. Gartshore, in mezzo a molte altre anti-
chità egiziane, una piccola mummia neppur lunga
un palmo e mezzo, della figura di un' ordinaria
fantoccia, involta nelle fasce d'indiana con la par-
te anteriore degl' involucri dipinta e dorata, conte-
nuta in un piccolo ed adattato sarcofago di legno
di Sicomoro.
Avendo io esternato il desiderio di conoscere co-
sa mai si racchiudesse nell'interno di essa, il Pro-
prietario ebbe la compiacenza di permettermi di a-
prirla, lo che seguì nel dì 12 Gennajo 1792 in ca-
sa sua, ed alla presenza del Sig. Giuseppe Banks,
Presidente della Società Reale delle Scienze, di varj
Socj della medesima, e di altri Dotti.
La mummia era lunga pollici 9 1/2, e ne aveva 8
di circonferenza al petto, ov'era più grossa che
altrove. Il fondo della maschera del volto era for-
[Seite 213] mata di gesso, e vi rimanevano tracce di preceden-
te doratura. Restavano pochi frammenti del semi-
circolar' torace. La parte inferiore di questa ma-
schera, come non raramente si trova ancora nelle
Mummie grandi, era quasi che passata da parte a
parte da incisioni regolari, nè vi mancava la pittu-
ra delle due figure in piedi, che sì frequentemente
s'incontrano sugl' involucri delle mummie, cioè, a
destra Anubis con la testa di cane, ed a sinistra
Osiride con la testa di sparviero.
La mummia propriamente detta era lateral-
mente aperta. Le fasce esterne erano sì strettamen-
te incollate l'una sopra l'altra, che bisognò segar-
le per separarle. Le interne erano più sciolte; con-
tai circa venti strati. Nella parte più interna final-
mente trovai, quasi per nucleo, un pezzo, della
circonferenza di un dito grosso, lungo un palmo,
degl'involucri di un altra gran mummia densamente
imbevuti di resina, e duri per conseguenza, taglia-
to agli angoli quasi che con un coltello, e datagli
così la conveniente forma. Gettati alcuni suoi fram-
menti sopra braci ardenti, tramandarono l'odore di
ragia di pino, o del così detto incenso salvatico,
che trovasi nei cumuli delle formiche.
Il sarcofago era costruito da sei tavolette quadra-
te di legno di Sicomoro, tenute insieme da chiodi
di ferro.
Poco dopo nel Gabinetto di Storia naturale del
[Seite 214] Sig. Dott. Lettsom a Camberwell trovai una simi-
le mummia-fantoccia, perfettamente eguale nell'e-
sterno alla precedente, chiusa del pari in un così
piccolo sarcofago: la medesima era soltanto un poco
più grande, cioè lunga 14 pollici, ed il suo torace
ne aveva 11 di periferia.
Compiacente egualmente mi si mostrò il suo
Proprietario, permettendomi esso pure di aprirla,
lo che feci nel 19 Gennajo, e trovai, che quanto
rassomigliava nell'esterno a quella del Signore
Gartshore, altrettanto ne differiva nell'interno rac-
chiudendo una quantità di singoli ossi tolti dal ca-
davere di un Tantalus ibis, incrostati solamente
quà e là di resina.
Questa notabile differenza, piuttosto che soddisfa-
re, risvegliò maggiormente la mia curiosità, onde
avendo trovato nel Museo Brittanico non meno di
tre simili piccole mummie, or divenute sì equi-
voche agli occhi miei (due, cioè, nella Collezio-
ne di antichità di Hamilton, entrambi collocate in
simili sarcofagi quadrati e tenuti insieme da chiodi
di ferro, e la terza nella raccolta di Sloane, che ha
servito di base al Museo), non potei resistere alla
tentazione di esternare al Sig. Baronetto Banks,
come uno dei Sopraintendenti (Trustees) del Mu-
seo, il desiderio di potere aprire anche una di que-
ste tre Mummie per proseguire i miei esami com-
parativi.
Nella prima adunanza dei Curatori e Sopra-
intendenti del Museo con la più nobile condiscen-
denza mi fu conceduta la permissione di dissecare
a tal'effetto non solo una di queste tre piccole, ma
di più di scegliere una fra le quattro grandi Mummie
che ivi si trovavano, quella, cioè, che mi sem-
brasse più meritevole d'esaminarne le parti interne.
Fra le piccole scelsi quella della Collezione di
Sloane, perchè più delle altre due d'Hamilton mi
parve che differisse da quelle del Sig. D. Gartsho-
re e del Sig. Dott. Lettsom, e dava perciò speran-
za che ne avesse pure differito un poco più nella
struttura interna.
Le quattro grandi Mummie erano simili a quella
del Museo dell'Accademia di Gottinga da me esa-
minata nell'estate del 1781; con tutto ciò io scelsi
anche fra esse quella, che per le sue fasce più
compatte si distingueva maggiormente dalle altre e
da quella citata di Gottinga, e nell'interno della
quale io potevo sperare di trovare pure una diffe-
rente preparazione.
L'apertura di queste due Mummie fu stabilita
pel 18 Febbrajo nel Museo Brittanico alla presen-
za d' un' Adunanza sommamente rispettabile.
La mummia-fantoccia rassomigliava nell'esterno
alle due già esaminate, era soltanto anche un poco
più piccola di quella di Gartshore, più resistente
al tatto, e più pesa di quello che comportasse la
[Seite 216] sua grandezza. Mentre questa sì segava si sparse per
la stanza un odor di resina, e si osservò attaccarsi
alla sega riscaldata un poco di detta sostanza gluti-
nosa, si vide allora che le fasce d'indiana erano alla
superficie interna spalmate di resina, lo che non
erasi osservato nelle altre due. Aperta, si trovò un'
umero umano di una mummia giovane, forse di
otto anni, imbalsamata con resina, come pure al-
cuni frammenti degl'involucri ad essa appartenenti,
questi pure incrostati della medesima.La testa del-
l'umero rimaneva nella testa della fantoccia, e la par-
te inferiore nei piedi di essa. Per quanto niun'ingan-
no annunziasse l'esterno dipinto involucro di que-
sta piccola mummia, nonostante osservando attenta-
mente la superficie segata trovai nello strato più
esterno dipinto alcuni vestigj di ordinaria carta
straccia, con cui dovè essere stata restaurata, e do-
po nuovamente dipinta.
La gran mummia conceduta alle mie indagini
trovossi essere di un Individuo giovane, ed, a giu-
dicarne dall'altezza, di circa 14 anni, il quale però,
come si vide, non aveva ancora mutati tutti i denti.
[Seite 217]
I suoi involucri esterni dipinti rassomigliavano quel-
li della mummia di Gottinga, com'è rappresentata
nel IV. Vol. delle Commentation. Societ. Scientiar.
Le fasce della testa erano strettamente incollate in-
sieme mediante resina, ed il cranio stesso era come
coperto da uno strato della medesima, che potè
difficilmente distaccarsi da esso, e giudicandone
dal peso sembrava che la sua cavità ne fosse ripie-
na: essa occupava ancora tutto lo spazio compreso
fra la mascella inferiore ed il palato, ma estratta a
poco a poco a forza di scarpello, non vi si osservaro-
no nè alcun'residuo della lingua, la quale pur si
trova talora nelle Mummie, come superiormente
ho esposto, nè alcuna foglietta d'oro, ed in gene-
rale neppure in altri posti di detta mummia vi-
desi traccia alcuna di parti molli o carnose, come
di cute, tendini ec. e null'altro vi si trovò che ossi.
Le mascelle sporgevano manifestamente in fuori,
non tanto peraltro quanto suole in un vero volto
di Nero, ma bensì come si vede qualchevolta in
Mori più belli, e non tanto raramente negli Euro-
pei stessi. Ma singolari sopratutto, e per quanto
io sappia non ancora osservati dagli altri, erano gli
orecchi esterni applicati con arte ad ambedue i la-
ti della testa, e formati da porzioni d'indiana e di
resina, e come appunto si vedono ancora nella
bellissima testa di mummia si spesso da me già
mentovata, che mi fu regalata dal Sig. Turner.
[Seite 218] Nelle altre parti del corpo le fasce d'indiana era-
no più sciolte, non attaccate insieme, e cedevano
facilmente alla pressione della mano. La gran ca-
vità del tronco era ripiena unicamente di cenci
quasi consunti, e di una specie di pattume vegeta-
bile, in mezzo al quale però si vedevano alcuni
frammenti isolati di resina; di denso strato di essa
erano incrostate la parete interna delle due cavità
toraciche da ambedue i lati della colonna vertebra-
le, e la parete interna delle ossa innominate del
Bacino. Non si trovò poi nell'interno di questa
mummia veruna traccia d'idolo o di alcun'al-
tro dei sopraccennati piccoli oggetti simbolici, co-
me pure veruna cipolla, delle quali per l'avanti ne
furono pure trovate o nel luogo superiormente ci-
tato, o sotto l'una o l'altra pianta dei piedi. Le
ossa delle braccia pendevano lateralmente in basso,
come nella mummia di Gottinga, ed in quella di
Lipsia descritta da Kettner, mentre al contrario e-
rano situate sul petto incrociate l'una sopra l'altra
in quella aperta da Hertzog, nelle due osservate
dal Grifio, in quella dissecata da Brünnich, e nel-
l'altra da Hadley
(1). In alcune ossa del braccio,
[Seite 219] per es. nell'umero sinistro si trovò una pece glu-
tinosa, che lordò le dita di rosso scuro, e che ave-
va un sapore di bruciato ed alcalino. Nelle rima-
nenti parti poi del corpo ove trovavasi resina sec-
ca era essa per tutto imbevuta ed aspersa da uno
strato salino, da cui erano corrose particolarmente
le vertebre toraciche, delle quali la porzione inter-
na spongiosa era privata totalmente della parete os-
sea esterna. Alcune circostanze non mi permisero
di fare un accurato esame intorno a questo sale:
in seguito però ho avuto in regalo dal degno mio
Amico, il Sig. Giovanni Hawkins, alcuni bei pez-
zi di mummia da esso comprati a Costantinopoli
presso un Droghiere, uno dei quali è ricoperto da
uno strato salino in sapore ed aspetto perfettamente
simile al poco fa descritto. Di questo ne ho disciolto
parte nell'acqua, ed avendo in seguito filtrata e fat-
to evaporare la medesima, ottenni un vero natrum,
o alcali minerale (nitrum degli antichi), che si con-
solidò in bei cristalli.
Per completare il paragone con quella mummia
si passò all'esa me di un'altra, che pure esisteva nel
Museo Brittanico, e da altri antecedentemente aper-
ta in varj luoghi. Questa era di una persona adulta,
alta 5 piedi, e 5 pollici, al pari della precedente non
aveva più conservata alcuna parte molle, e solamen-
te vi si trovarono le ossa. A riserva di piccola quan-
tità di resina, fissata fra i denti, non se ne osservò
[Seite 220] più la minima porzione per quanto si potè penetrare
nell'intima sua struttura, ed unicamente di sostanze
vegetabili quasi corrotte e di colore oscuro erano ri-
piene le cavità del petto e del basso ventre, le quali
riempivano ancora tutta la cavità della bocca fra
la mascella inferiore ed il palato, da cui potevano
estrarsi facilmente con le dita. In questa meno
ancora che presso le precedenti Mummie sporge-
vano in fuori le mascelle.
Ebbi occasione, alcune settimane dopo, nel 17
Marzo, cioè, di esaminare un altra mummia presso
il Sig. Carlo Greville, la quale quattro anni pri-
ma, cioè nel 29 marzo 1788 era stata aperta in
presenza a diversi Dotti. Essa apparteneva al Sig.
Giov: Symmons, il quale urbanissimamente mi
permise non solo di anatomizzarla a tutto mio pia-
cere, ma di scegliere e prendere meco in essa tut-
to quello che avrei creduto meritare un esame più
attento. Si trattava della mummia di un ragazzo di
circa 6 anni, che rassomigliava sufficientemente a
quella veduta nel Museo Brittanico, ed alla nostra
di Gottinga tanto nella maniera della preparazione,
senza vestigio, cioè, di resina o di parti molli, quan-
to riguardo all'involucro pettorale semicircolare di-
pinto, composto di strati d'indiana attaccati insie-
me; i segni peraltro di quella parte dello strato
d'indiana, da cui erano coperte le cosce, rassomi-
gliavano più a quelli che Caylus nel Recueil T. V.
[Seite 221] Tab. 26:29 ha indicato, trattando di simili involu-
cri di Mummie. Nulla più rimaneva della testa
che alcuni frammenti delle ossa faciali oltre alcuni
denti, e la maschera del volto tuttora aderente al-
le fasce d'indiana. Fra i denti si trovarono un pa-
jo d'incisivi, i quali, per quanto tenera fosse l'e-
tà dell'Individuo, contuttociò erano manifestamente
corti, grossi, ed avevano nel margine, ordinaria-
mente tagliente, una corona molto ottusa, forma
particolare di denti incisivi, che non avevano pun-
to le due Mummie esaminate nel Museo Brittanico,
nè la nostra di Gottinga.
Più di ogni altra cosa peraltro mi sorprese nella
mummia del Sig. Symmons la maschera del volto,
alle due parti laterali della quale pendevano tutto-
ra porzioni delle fasce di Mummie, con le quali,
come parte dell'intera maschera esterna, era stata
attaccata al cadavere stesso, e nel medesimo tempo
aveva un fondo di legno di sicomoro, la cui pare-
te anteriore era stata nuovamente incrostata di un
denso strato di gesso in basso rilievo, ed in seguito
[Seite 222] il tutto era stato dipinto con colori assai vivi, ma
poscia resi più scuri dal tempo. Profittando per-
tanto della compiacenza del Sig. Simmons avendo
trasportato meco a Gottinga non solo questa ma-
schera, quanto ancora altri pezzi importanti della
sua mummia, ed avendola dopo il mio ritorno am-
mollita nell'acqua calda, ed accuratamente disse-
cata, scoprii in essa un gran'numero di fraudolen-
ti artifizj. Il fondo legnoso era manifestamente
presso dal coperchio di un Sarcofago di una mum-
mia giovane, e per trasformare l'alto rilievo di
essa in un basso rilievo della consueta maschera
d'indiana di una mummia, si era, primieramente
ammassato lo strato di gesso ai due lati del naso,
e poi con moltissim' arte ingommato tutto il viso
con carta, e questa finalmente dipinta a forma di
mummia, all'incirca, cioè, come abbiamo osserva-
to essersi fatto nella piccola mummia del Museo
Brittanico. Si deduce che l'inganno fosse fatto con
grandissima finezza dall'osservare, che per l'avanti
non era stato scoperto per quanto io sappia, con-
tuttochè tutti due i pezzi fossero sicuramente pas-
sati per le mani di esperti Osservatori.
Più facili assai a scoprirsi furono alcune altre
dubbiose circostanze nelle Mummie da me esamina-
te a Londra, per es: erano probabilmente costruite
di recente con tavole di vecchi Sarcofagi di Mum-
mie le due casse di legno di sicomoro tenute insie-
[Seite 223] me fra loro mediante chiodi di ferro, nelle quali
giacevano le piccole mummie-fantoccie apparte-
nenti ai Signori Dottori Gartshore, e Lettsom, e
le due della Collezione del Sig. Guglielmo Ha-
milton. Quella di Sloane poi era situata in una
cassa affatto moderna fabbricata in forma di Sarco-
fago di un duro legno scuro, di gran lunga diver-
so dal sicomoro.
Si deduca da tutto ciò quante altre frodi e restau-
ramenti accaderanno nelle altre Mummie che si
trasportano in Europa, e che passeranno inosservati
e non scoperti, particolarmente quando si rifletta
che nei tempi scorsi questa parte dell' Archeologia
egiziana era trattata solo mutilatamente, ed in ge-
nerale senza quella critica ch'è necessaria.
Da doppia sorgente si trae tutto quello che
si sa intorno alla maniera di preparare le mummie,
cioè dall'esame delle mummie medesime, e da due
squarci classici che intorno ad esse si leggono in
Erodoto ed in Diodoro Siculo
(1); poichè Strabo-
[Seite 224]
ne ed altri antichi Scrittori solo di passaggio fanno
brevissima menzione delle Mummie.
Ma i due sopradetti celebri passi, esattamente
considerati, non hanno quasi alcuna relazione con
le Mummie che si trasferiscono in Europa, essendo
queste in generale di due specie, come abbiamo di
già avvertito: la prima, cioè, comprende le Mum-
mie compatte, dure, nere, imbevute interamente
di resina, onde possono rompersi in frammenti; e
la seconda comprende le molli, cedevoli alla pres-
sione del tatto, preparate con poca o punta resina,
le cui fasce di colore giallo-scuro si possono svolge-
re e fino disfarsi filo per filo, contenenti nell'in-
terno solo pattume vegetabile, ed al contrario qua-
si mai idoli per quanto io sappia.
Queste ultime sono provvedute per il solito di
una maschera d'indiana dipinta, o in parte ancora
indorata, e siccome hanno per conseguenza un'a-
spetto più bello delle prime, e per essere prive di
resina non somministrano alcuna sostanza ai Dro-
ghieri, perciò molto più frequentemente sono sta-
te trasportate intere nei Gabinetti d'Europa, an-
corchè in parte restaurate.
Le prime all'opposto per l'addotta ragione sono
rimaste preferibilmente nelle mani dei Droghieri.
[Seite 225] Tali erano le due nell'officina di' Crusio in Bresla-
via descritte da Grifio nal 1662; il tronco si spes-
so mentovato aperto dallo Speziale Hertzog in Go-
tha nel 1715, ed altre.
Or bene Erodoto non fa menzione neppure con
una sillaba nè dell'una nè dell'altra specie; nè
parla di resina nè di maschera dipinta, mentre poi
con molta precisione descrive tali involucri dipin-
ti nelle Mummie etiopiche.
Nulla nè di resina nè di dipinto involucro di-
ce neppure Diodoro, mentre poi racconta le più
bizzare cose, come, per es: che mediante l'arte d'im-
balsamare rimangono benissimo conservati tutti i
tratti del volto, quando si sa che nelle Mummie
d'ambedue le specie il viso è coperto con fasce d'in-
diana all'altezza di molti pollici(1).
È molto probabile che ambedue questi Scritto-
ri, benchè sieno stati personalmente in Egitto, non
possedessero tali notizie che per averle udite dire,
giacchè sarebbe un paradosso troppo grande l'am-
mettere dall'altra parte, che tutte le Mummie che
conosciamo fossero fatte dopo i tempi di Diodoro,
e che non fosse pervenuta a noi neppure una di
quelle delle quali egli ed Erodoto descrivono la
preparazione. Il Conte Caylus opinava piuttosto,
[Seite 226] che sotto il dominio dei Romani in Egitto (onde
all'incirca dai tempi di Diodoro) non fosse più
preparata alcuna mummia: questa sua opinione
peraltro mi sembra egualmente erronea, rilevan-
dosi da S. Agostino, come per lo meno a tempo
suo si fabbricavano tuttora Mummie in Egitto,
cioè nella prima metà del V. secolo(1).
L'opinione da me esternata già nel 1779, che gli
stessi Cristiani in Egitto preparassero in forma di
Mummie i loro cadaveri die' occasione al defonto
nostro Consigliere Concistoriale Walch di scrivere
l'eccellente suo trattato de Mumiis christianis,
che si legge nel III. Tomo dei Commenti della So-
cietà reale delle Scienze. Fra i passi dei Padri del-
la Chiesa da esso citati merita particolare attenzio-
ne quello di S. Agostino, in cui egli confuta le
obiezioni che si pretendeva di fare contro la dot-
trina della Resurrezione tratte appunto dalla pu-
trefazione dei cadaveri, dicendosi che per cau-
sa di essa i soli Egiziani potevano aspirare alla
prima, mentre bisognava che vi rinunziassero gli
altri Cristiani, i quali non procuravano sì lunga
durata ai loro cadaveri.
Fu allora pure, che azzardai la supposizione, che
fossero d'origine cristiana, e per conseguenza di più
recente composizione, precisamente le due Mummie
[Seite 227] del Gabinetto d'antichità di Dresda(1), per se co-
sì meravigliose, affatto anomale pel loro simbolico
ornamento, ed uniche nella loro specie. Per quan-
to circa alla prima opinione il mio giudizio debba
essere sommamente riservato trattandosi di un og-
getto sì diverso dagli studj dei quali mi occupo,
altrettanto grato mi riesce l'osservare, che almeno
circa alla seconda essa è stata adottata da Zoega,
conoscitore insigne dell'archeologia egiziana(2).
Da un'altra parte poi può congetturarsi l'età in-
dubitatamente antica di alcune mummie, e sopra-
tutto fra le dure ed inzuppate di resina, dalla qua-
lità dei piccoli idoli, che in esse si trovano.
Resterebbe adesso a desiderare che vi fossero se-
gni caratteristici pei quali si potesse più esattamen-
te determinare nelle singole Mummie il secolo pre-
ciso, in cui sono state formate. Prima però di spe-
rare di potere ottenere questo, devono adempir-
si due altri pia desideria.
In primo luogo, cioè, una più accurata deter-
minazione della forma nazionale nei diversi pro-
[Seite 228] dotti dell'arte egiziani tanto manifestamente diver-
sa eppure così manifestamente caratteristica; ol-
tre la determinazione del secolo di essi e della cau-
sa di tale differenza.
In secondo luogo un esame rigorosissimo, e fat-
to da persona esperta, della differente forma carat-
teristica dei diversi cranj di Mummie, ed un con-
fronto di essi con i citati prodotti dell'arte.
Questa almeno mi sembra essere la strada più
sicura per giungere alla desiderata soluzione, poi-
chè si richiede per lo meno gran cautela, partico-
larmente dopo quello che abbiamo riferito sopra i
tanti fraudolenti restauramenti nelle Mummie, per
trarre dalla qualità e dal contenuto delle maschere
dipinte d'indiana una deduzione da applicarsi al
corpo stesso delle Mummie.
Mollo meno poi può essa dedursi dalla scultura o
pittura del Sarcofago delle Mummie spedite in
Europa, avendo già riferito Maillet, come più in
alto abbiamo detto, il noto inganno degli Arabi,
di mettere, cioè, in pezzi le Mummie giacen-
ti nelle catacombe in ben costruiti sarcofagi ad og-
getto d'impossessarsi degl'idoli, che sperano di
trovarvi, e porre in luogo loro, per vendersi, Mum-
mie molto e vario colorite e bene conservate, (da
me superiormente chiamate molli).
In quanto alle particolarità osteologiche, che
ho avuto occasione d'osservare da me nei cranj
[Seite 229] delle Mummie, l'ho esposte per la massima parte
nelle Decadi della mia Collezione di cranj, e spe-
ro che possano giovare ad altri per ulteriori con-
fronti.
Circa poi alle differenti fisionomie nazionali de-
gli antichi Egiziani accenno unicamente quello che
ho osservato nello studio storico-naturale delle va-
rietà del genere umano paragonato con gli anti-
chi lavori egiziani: nè posso a questo proposito
assolutamente intendere, come dotti Scrittori, e
non già della tempra dell'Autore delle Recherches
sur les Egyptiens
(1), ma pur anche Archeologi di
professione, come Winkelmann
(2) e D'Hancarvil-
le
(3), potessero assegnare un carattere comune di
fisionomia nazionale ai prodotti dell'arte degli an-
tichi Egiziani, ed in due versi decisamente ed as-
solutamente indicarli.
A me pare, che si debbano ammettere almeno
tre differenze principali nella fisionomia nazionale
degli antichi Egiziani, le quali, per vero dire, al
pari di tutte le altre varietà del genere umano, si
fondono per diverse gradazioni le une nelle altre;
di esse però i modelli genuini, quasi che ideali, si
distinguono mediante alcune particolarità decisis-
sime, ed alle quali facilmente lasciano ridursi le
altre piccole differenze.
2. Altra, che più si accosta all'Indiana: e
3. Altra, che pare più rassomigliante alla Ber-
berica.
1. Si distingue la prima dai segni seguenti: ma-
scelle, cioè, più prominenti, labbra tumefatte, na-
so largo ed ottuso, i bulbi dell'occhio che sporgo-
no in fuori. Tali anche recentemente sono stati
trovati i Gofti dagli egregj Osservatori Ledyard,
Volney, Larrey, ed altri: tale è rappresen-
[Seite 231] tata la gran Sfinge presso Dschisse(1) nelle miglio-
ri descrizioni, e nei rami di Norden, Volney, De-
non ec.: tale si osserva la fisionomia affato caratte-
ristica presso altri lavori degli antichi Egiziani(2),
tali erano ancora gli Egiziani secondo il noto pas-
saggio di Erodoto sull'origine dei Colchi; e così
descrive anche Luciano un Giovane Egiziano in
Roma(3).
Spero però, che non faccia bisogno in questo
luogo di rammentare, che la forma etiopica va am-
messa qui in quello stesso lato senso in cui lo è la
razza etiopica(4) nella divisione antropologica del
genere umano, onde di gran lunga non s'intende
già per essa la fisionomia dei Neri propriamente
detta, e come sogliono chiamarla gl'Inglesi the true
Guinea face. È superfluo il dire che per verità
l'idea fisiologica di Nero presa in generale è egual-
[Seite 232] mente difficile a decidersi e fissarsi quanto la geogra-
fica(1), mentre fra i Neri anche i più rigorosamente
tali trovansi Individui con capelli lisci, e di belle
forme da superare, per questo riguardo, fino molti
Europei(2).
2. Totalmente differente dall'etiopica è la for-
ma che più si accosta all'indiana in altri lavori de-
gli antichi Egiziani, e si distingue da un naso più
lungo e più affilato; da palpebre bislunghe e di ta-
glio angusto, le quali dal naso si dirigono verso le
tempie all'infuori ed in alto; da orecchie situate in
alto(3); e nelle figure intere da una vita corta, e
nonostante molto svelta(4), e dalla lunghezza delle
cosce.
Per modello di questa forma adduco semplice-
mente la figura femminina, decisamente caratteri-
stica, che si vede eretta in piedi sull'esterna su-
perficie posteriore della mummia del Capitano
Lethieullier nel Museo Brittanico, (una delle più
belle che sia giunta in Europa), incisa anche in ra-
me da Vertue, e che manifestamente confronta
[Seite 233] con le forme nazionali degl'Indiani, che tanto di-
stintamente si osservano nelle loro belle pitture,
così frequenti sopratutto in Inghilterra.
D'altronde un Giudice sommamente competen-
te, il dotto P. Paolino da S. Bartolommeo, do-
po esatti e ripetuti confronti del carattere della fi-
sionomia tratto da molti oggetti d'arte degli antichi
Egiziani esistenti nelle copiose Collezioni d'Italia,
conferma assolutamente tanto in generale l'aggiu-
statezza delle tre forme degli antichi Egiziani da
me esposte quanto poi in particolare la decisa dif-
ferenza che passa fra la sembianza etiopica e quella
dell'Indostan ad esso si nota in natura pel suo lun-
go soggiorno nell'Indie(1).
Combina col fin qui detto l'osservare presso al-
cune Mummie capelli lunghi e lisci(2), e presso
altre corti e ricciuti(3).
3. La terza specie di forme egiziane, e precisa-
mente di tutte la più comune, non rassomiglia ad
alcuna delle precedenti, ed il carattere suo distin-
tivo è un aspetto, o struttura (habitus) propria tu-
mefatta; edematose e flaccide sono le gote, corto è il
[Seite 234] mento, gli occhi sono grandi e sporgenti à fleur
de tête, il co po è carnoso(1). Io credo che questa
specie potrebbe giustamente chiamarsi la Berberi-
ca, poichè tutte tre le analogie principali sembra
che in essa concorrino, cioè forma, rassomiglianza
di lingua, e l'uniformità in usi estremamente sin-
golari; dalle quali analogie sogliono dedursi sempre
le più sicure conclusioni sulla discendenza e affini-
tà delle nazioni, come altrove ho procurato di di-
mostrare(2).
Ho creduto che questa breve digressione sia qui
tanto meno fuori di luogo, che anzi può riuscire
utile da una parte alla storia dell'origine e della de-
rivazione dei popoli che andarono a stabilirsi in
Egitto e compresi sotto la generale denominazione
di Egiziani, e per fissare ancora l'epoche dello sti-
le nelle arti degli antichi Egiziani fino al presente
sì differentemente ed ambiguamente fissate; e dal-
l'altra parte per essere troppo bizzarre le descri-
zioni fatte da alcuni celebri Scrittori dell'egizia fi-
sionomia nazionale, come, per es: allorché Win-
kelmann indica un rame punto quì idoneo di una
maschera faciale presso Beger (Thesaur: Branden-
burg. T. III. p. 402) per un'effigie estremamente
caratteristica della forma degli antichi Egiziani un
viso, cioè, che non può dirsi nè Egiziano nè Cofto nè
[Seite 235] Indiano, ma che potrebbe egualmente bene dirsi
Brandenburghese: ovvero allorchè egli, e tanti al-
tri con lui, trovano tal' forma rassomigliante a
quella dei Chinesi: paragone che mi riesce assolu-
tamente incomprensibile sopra tutto dopo che ho
con attenzione esaminato da vicino in Amsterdam
21 Chinesi viventi, e subito dopo a Londra una
quantità dei più istruttivi prodotti delle arti degli
antichi Egiziani tanto nel Museo Brittanico quanto
nelle Collezioni del marchese di Lansdown, e dei
Signori Townley, e R. P. Knight: imperocchè fra
le cinque razze principali, in cui nella maniera più
conforme alla natura può dividersi il genere uma-
no; gli Egiziani rimangono fra le razze Caucasa ed
Etiopica, ed al contrario più di qualunque altra
sono remoti dalla Mongolica, cui appartengono i
Chinesi.
Serva il fin qui detto intorno ai cadaveri umani
preparati in forma di mummia dagli antichi Egi-
ziani: ora per compiere il nostro lavoro siaci per-
messo di dire poche parole intorno al probabile
oggetto e significato delle sopradette Mummie-fan-
toccie.
Certamente non sono quello per cui fino al pre-
sente, e per quanto io sappia universalmente, sono
state tenute e spacciate, cioè Mummie di piccoli
bambini ed embrioni(1), ma bensì varie di esse
sono vere Mummie d'Ibis. Tale è quella del D. Lett-
som, come pure una delle due esistenti nella Col-
lezione di Hamilton nel Museo Brittanico, ch'era
già stata guastata, a segno che manifestamente po-
tei riconoscervi il becco dell'Ibis, ed altri ossi di
quest' uccello, poichè è noto che pel solito questi
sacri uccelli, dopo essere stati involti in fascie d'in-
diana, posti in vasi di terra, erano collocati nel-
le catacombe dell'Ibis(2). Talvolta peraltro si
preparavano a foggia di fantoccie senza vaso, in
guisa però che sporgessero liberamente infuori e an-
teriormente il becco e la testa, come ne ha rappre-
[Seite 237] sentato una il Conte Caylus: ed in terzo luogo si
preparavano in maniera, che tutto l'uccello, fa-
sciato in forma di fantoccia, era ricoperto con u-
na maschera dipinta, come abbiamo veduto far-
si nelle Mummie umane.
Siccome però le altre due, quella cioè presso il
D. Gartshore, e l'altra della Collezione di Sloane
rassomigliavano perfettamente nell'esterno a que-
ste ultime, congetturo (giacchè bisogna pur appa-
garsi di una semplice congettura nella total man-
canza di notizie fra gli antichi Scrittori su queste
Mummie-fantoccie), che gli Artefici che si occupa-
vano della preparazione delle Mummie, i quali
fabbricavano queste fantoccie per esitarle, per ri-
sparmiare a se stessi la fatica di preparare un uccel-
lo, prendessero il primo pezzo d'osso che lor ca-
pitasse fra le mani nella loro officina, ovvero qua-
lunque altro frammento di Mummia guastata, e lo
facessero servire per nucleo della mummia-fantoc-
cia, venduta in seguito per mummia d'Ibis.
Questa congettura non sarà trovata tanto inve-
rosimile da chi conosce quanto screditati fossero i
Sacerdoti Egiziani già ai tempi di Strabone, e co-
me successivamente sempre più andasse in deca-
denza tutto il culto egiziano.
Ovvero sembrerebbe ad alcuno più probabile,
che queste fantoccie appartenessero piuttosto al me-
mento mori, che come è noto soleva portarsi in gi-
[Seite 238] ro alla mensa degli Egiziani? Erodoto dice, che a
quest'effetto si portava intorno unicamente una
piccola immagine di cadavere fatta di legno; di ta-
li legnose imitazioni di mummie mi rammento di a-
vere veduto qualche esempio nel Museo Brittanico.
Luciano peraltro racconta, come testimone ocula-
re, che a tempo suo si portava in tavola il cadave-
re stesso. Potrebbe per tanto bene intendersi come
durante il lunghissimo intervallo di circa 700 anni
che scorse prima che quella semplice idea pervenis-
se a sì stravagante eccesso, tali piccole Mummie
potessero avere servito di passaggio intermedio.
L'Autore delle Recherches sur les Egyptiens du-
bita in generale che sia vero, che le Mummie sieno
mai state portate intorno alle tavole. Mi sembra
però che il suo scetticismo sia tanto mal fon-
dato quanto l'asserzione contraria di uno dei più
straordinariamente eruditi Medici del penultimo
secolo, Gaspero Hoffmann, il quale nella sua opera,
una volta classica, intitolata de medicamentis offi-
cinalibus, nell'articolo delle Mummie egiziane, con
tutta la gravita racconta, che nella Sassonia inferio-
re non si dà alcun convito senza mummia(1). E
[Seite 239] quantunque non sembri possibile un tale qui pro
quo, fra i cadaveri egiziani, cioè, e la nota birra di
Brunswigh tanto nutritiva (chiamata Mumme), con
tutto ciò questo staglio di buona fede è stato ri-
petuto da altri Scrittori sulle Mummie.
Prefazione del traduttore Pag. v
Biografia di Giov. Pietro Frank 1
Divisione del Genere umano in cinque razze
principali di Giov. Fed. Blumenbach.
153
Sui Neri in particolare dello stesso 158
Sugli Albini dello stesso 173
Sulle Mummie Egiziane dello stesso 179
Sulla Paralisi dell'Iride prodotta dall'appli-
cazione locale del Giusquiamo di Carlo
Himly 241
Sulla natura delle Potenze vitali di Wilson
Philip 273
V. relativamente a questa divisione del Genere uma-
no in cinque razze principali del Professore Blumenbach
la descrizione da me fatta del suo Gabinetto antropologico
nel primo tomo de' miei Opuscoli scientifici pag. 43.
Chi desiderasse su questo soggetto numerose confer-
me, molto istruttive e tratte dalla natura stessa, consulti
[Seite 159] l'opera classica del benemerito Dottore T. Winterbottom
‘«Acount of the native Affricans in the Neighbourhood of
Sierra Leone»’ ove l'autore ha dimorato per il corso di quat-
tro anni in qualità di Medico presso la Colonia ivi stabilita.
Nel ragguaglio che di esso ci dà il suo Amico Ludolphe
ei dice ‘«crispos capillos ut cæteri AEthìopes habebat.»’
Lucas, il noto viaggiatore in Affrica nell'opera Procee-
dings of the African Association si esprime nei seguenti ter-
mini circa a questa bontà di cuore ‘«the mildness of the Negro
character.»’
Serva di conferma, a preferenza di ogni altra, quelle
[Seite 163] che dice a questo proposito il nostro impareggiabile Niebuhr. ‘«Il
carattere principale del Nero, particolarmente allorchè ei sia
ben trattato, è la fedeltà verso i suoi padroni e benefattori. I
Negozianti Maomettani di Kahira, Dsjidda, Soratte, e di altre
Città comprano volentieri giovanetti Neri, fanno loro appren-
dere a scrivere e leggere, ed esercitano l'esteso loro commer-
cio mediante i soli Schiavi Neri, che spediscono inoltre in re-
mote provincie ad erigere case di commercio Dimandai una
volta ad uno di questi Negozianti com' egli arrischiasse di affi-
dare ad uno Schiavo carichi interi di mercanzìa? Il mio Ne-
ro, tosto mi replicò, mi è fedele; se al contrario volessi far
passare il mio commercio unicamente per le mani dei Bian-
chi, dovrei temere, che presto questi fuggissero portando con
loro il mio capitale.»’
Chi desiderasse luminose riprove della fedeltà, ricono-
scenza, ed in generale del carattere umano, come pure delle
felici disposizioni dei nostri neri Confratelli, consulti le tre Ope-
re seguenti, gli Autori delle quali, imparziali ed accurati Os-
servatori dei Neri, hanno lungamente soggiornato nelle Indie oc-
cidentali, cioè Oldendorp Geschichte der Mission der evange-
lischen Brüder auf S. Thomas etc. 1777. – Ramsay, Essay
on the Treatement and Conversion of African Slaves 1784.
– e Nisbet, Capacity of Negroes for Religious and Moral
Improvement 1789.
V. Tagebuch seiner Reise von Cairo bis Murzuk del
nostro Hornemann intorno alla straordinaria capacità per le
arti dei docili ed umani Neri di Houssa o Sudan nell' interno
dell' Affrica, opera che somministra molte ed importanti notizie
intorno alle provincie ed intorno, ai popoli di questo tratto di
terra, non visitato da alcun'Europeo precedentemente ad esso.
Il Sig Jac. Mac Henry a Baltimore ha dato alla luce
una relazione della vita di essso. Ei riguarda, ecco le sue proprie
parole, questo Nero qual nuova riprova ‘«che le facoltà intel-
lettuali non si modellano secondo il colorito della cute.»’
Questo Medico filosofo, per esempio, dice a proposito
del Nero Dot. Derham nella nuova Orleans, tuttor vivente per
quanto io sappia ‘«I have conversed with him upon most of the a-
cute and epidemic diseases of the country where he lives, and was
pleased to find him perfectly acquainted with the modern simple
mode of practice in those diseases. I expected to have suggested
some new medicines to him; but he suggested many more to me.
He is very modest and engaging in his manners, and does busi-
ness to the amount of three thousand dollars a year.
’
Letters of the late Ignatius Sancho, an Affrican; terza e-
dizione, Londra 1784. 8°; col suo ritratto eccellentemente inciso
da Bartolozzi scondo il quadro di Gainsborough.
The interesting narrative of the Life of Olaudah Equia-
no, or Gustavus Vassa, written by himself Terza edizione,
Londra 1791. 8°, ed in tedesco, Gottinga 1792 8°.
Poems on various subjects religious and moral, by Phil-
lis Wheatley, Negro Servant to Mr. John Wheatley of Boston
1773. 8°. – Raccolta, che leggesi con vero piacere da chiunque
ha gusto per la poesia. Si trovano alcuni squarci scelti delle sue
composizioni nello Scritto premiato dell'insigne Clarkson on the
Slavery and Commerce of the human species.
Il titolo dell' una è ‘«Dissertatio inauguralis philosophi-
ca de humanae mentis απαϑεια sensionis ac facultatis
sentiendi in mente humana absentia, et earum in corpore nostro
organico ac vivo præsentia, auctore Ant. Guil. Amo, Guinea-
Afro.’ – Quello dell'altra è il seguente: ‘»Disp. philosophica
continens ideam distinctam eorum quæ competunt vel menti,
vel corpori nostro vivo vel organico.’
Uitgew rogte Predikatien in's Gravenhage en t' Ouder-
kerk aan den Amstelgedaan door Jac. Elisa Jo. Capitein,
Africaansche Moor, beroepen Predikant op D'Elmina ann het
Kasteel St. George. Amst. 1742. 4°.
Staatkundig-Godgeleerd Onderzoekschrift over de Sla-
verny, als niet strydig tegen de Chrystelyke Vryheid. Leida
1742. 4°. con il ritratto dell'Autore assai bene inciso da F. de
Bleyswyck. – Nel primo fascicolo delle mìe ‘«Abbildungen na-
turhistorischer Gegenstände
’ Tav 5. ho inserito un'altro suo ri-
tratto secondo quello di P. yan-Dyk.
V. il Rame che è al frontispizio del suo ‘«Discours sur
l'inegalité parmi les hommes.»’
Il Tenente Paterson fa menzione di un Tedesco, il qua-
le dal Capo di Buona Speranza si era trasferito presso gli Otten-
totti, con i quali viveva da 20 anni, e che sì era perfettamente
naturalizzato fra loro.
V. ne'miei Opuscoli scientifici Tom. 1. p. 65. la descri-
zione da me fatta di un giovane Albino, che vive nei contorni
di Pisa.
Secondo Diodoro la più dispendiosa delle tre maniere di
preparare le Mummie giungeva a costare 1200 talleri.
La prima mummia intera portata in Europa e resa di
pubblica notizia è per quanto io sappia, quella che nel 1574 giun-
se per Venezia a Francfurt sul Meno, e descritta dal D. ‘
Strüppe
nel suo consensus celebrium medicorum super mumia”’.
Sopratutto se si avvera quello che assicura Moncony,
che da questa serie di Catacombe si scende a traverso altri
corridori in grotte ancora più profonde situate sotto le me-
desime.
Nel 4°. fascicolo delle Abbildungen naturhistor. Gegen-
stände, tav. 40, fig. 2: è rappresentato un pezzo di questa terra
calcarea phacite delle piramidi, mandatomi dal nostro Horne-
mann.
Come all' incirca si osserva nella scultura praticata nelle
Grotte dipinte di Eleuthyia nell' Egitto superiore nella magnifica
Description de l'Egypte T. I. Antiquités §. 70. f. 5.
È rimarcabile il suo colore verde-porro; trovato da De-
non anche in varie immagini di Divinità nelle Grotte dei Re di
Tebe.
Questo pure di colore verde-porro, e non col proprio suo
colore nero. Sono debitore all' urbanità del Sig. Consigliere in-
timo de Gerning a Francfurt se nella mia collezione esiste uno
Scarabeo antico egiziano fatto con sorprendente naturalezza, co-
me si trovano talora nèlle mummie: esso pure è scolpito in uno
schisto siliceo verde-porro.
Come sembra formante parte del culto egizio. Si con-
fronti Forskäl descr. animal. p. 70.
Probabilmente apparteneva ad un sarcofago simile d'in-
diana il busto colorito che si trova in Beger Thesaur. Branden-
[Seite 191] burg: T. III. p. 402. V. Böttiger archäologische Ærenlese. I.
Samml. 1811. p. 2. t. 3.
Ciò si osserva in una sommamente bella maschera facia-
le nel Gabinetto delle Antichità della Biblioteca Imperiale di Pa-
rigi.
V. per esempio la Mummia di Günther nel merkwürdi-
gen Wien: gennajo 1727. rame IV.
Lo stesso è stato detto ancora da Abdollatiph, e da ciò
si rende facile il comprendere perchè le Mummie intere diven-
gano giornalmente più rare nell'Egitto stesso, delle quali, anche
senza questo motivo, un gran'numero vien'distrutto dagli Ara-
bi nella speranza di trovarvi oro, o altri oggetti preziosi, o arso
qual' materia combustibile per la scarsezza di legna che regna
in quei paesi. V. F. Protais, Voyage du Sayd. p. 2.
Baracan, Bercan, Percan, tessuto una volta con pelo
di Cammmello, a guisa di cammellotto, in oggi peraltro fabbrica-
to ancora con la lana. Baracan diconsi le mutande degli Orien-
tali (braccae) fatte per lo più con pelo di capra e di cammello.
Beckmann, Anleitung zur Technologie, p 91. 5. ediz.
Vallisnieri, nuove osservazioni ed esperienze, nelle sue
Opere T. III. p. 91. t. 3 dell' edizione in 4°.
Secondo una lettera del Sig. Niebuhr. Per tacere un
altr' organo citato da Brünnich e Denon, che si è fre-
quentemente trovato giacere al medesimo posto nelle mum-
mie femminili, e che sembrava manifestamente tolto da un
corpo maschio.
Si confrontino ancora le Memoirs of Ph. Thicknesse V. III.
p. 85.
Varie simili antichità trovate nelle Mummie sono sta-
te da me descritte e rappresentate nello Specimen historiæ natu-
[Seite 202] ralis antiquæ artis operibus illustratæ nel tomo XVI dei Com-
mentat. Societ. Reg. Scient.
I Venditori per correggere questo apparente difetto han-
no procurato di restaurare i nasi con pece. V. Caylus nell' Hi-
stoir. de l'Acad. des Inscript. Tom. XXIII. p. 132.
Decas craniorum. I. p. 14 – De generis humani varietate
nativa p. 225 della terza ediz. – Geschich. und Beschreib. der
Knochen des menschli. Körp. p. 260 della seconda ediz.
Villoteau nell'ediz. di Silv. de Sacy dell' Abdollatiph
p. 269 crede, che le braccia sieno pendenti ai lati in tutte le
Mummie femminili, e che trovansi incrociate unicamente nelle
maschili. Ma la Mummia femminile esaminata da Brünnich le
aveva situate in croce sul petto.
Il nostro Heyne nel copioso suo Spicilegium antiquitatis
Mumiarum nel III. Tomo delle Commentationum p. 78. 92 etc.
[Seite 224] indica con quale precauzione e riserva debba farsi uso delle
notizie da essi comunicate intorno alla maniera di preparare
le Mummie.
De origine obeliscor p. 264. ‘“mumia P. della Valle
nunc in museo Dresdensi formulam ευψυχει in graecis simu-
lacris sequiore aevo solemnem pectori inscriptam gerens, figu-
risque ornata, quae a veteri arte AEgyptia prorsus alienae, vix
ante IV. vulgaris aerae saeculum pictae credi possunt»’.
Si confrontino Volney voyage en Egypte T. I. p. 71 del-
la terza ediz; e Langlès, Notes et Eclaircissements sur le vo-
yoge de Norden. T. III. p. 348.
Come si osserva in una figura che si trova nella Colle-
zione del Conte Caylus. Così, per esempio, Paolino da S. Bar-
tolommeo nella maniera la più decisa ed esatta descrive nella
Mumiographia Obiciana p. 5. una così detta Pastophore nel
Museo del Marchese Obizzi: quæ distinguitur primo intuitu per
suam frontem gibbam, per capillos crispos, par ossa jugalia
prominentia, per nasum craasum et depressum, per sua labia
tumentia etc.
V. su ciò la tanto interessante opera del Vescovo Gregoi-
re, de la Littérature des Nègres, tosto al principio.
Paragona Rennell's geographical illustrations of Mungo
Park's Journey p. LXXXVIII.
L'Autore delle Recherches sur les Egyptiens riguarda
ciò nè più nè meno come un errore di disegno commesso
in generale digli artisti egiziani! Si potrebbe poi piuttosto attri-
buire alla maniera di tenere la testa.
Ecco le sue parole ‘“Stat ergo ea veritas præter æthio-
picum vultum in AEgypto, ejusque mumiis et monumentis, ad-
mittendum esse characterem quemdam Indicum, qui AEgyptiis
non minus gentilitius et nativus est quam AEthiopicus»’.
V. per es. M. Thr. Brünnichs Dyrenes Historie og Dyre-
Samlingen udi Universitetets Natur-Theater T. I. p. 2. e Zoe-
ga stesso, obelisc. p. 961. num. 43.
Nove anni sono ad un pubblico Incanto a Londra fu spacciata
una simile mummia-fantoccia for the Mummy of a Child, said to
be one of Cleopatra (per la Mummia di un bambino che si dice
essere stato un figlio di Cleopatra); per conseguenza essa avrebbe
potuto benissimo essere collocata nell'antica Spezieria dei Gesuiti
a Presburgo, ove si spacciava una vera Mummia per la bella Re-
gina Madre, cioè per Cleopatra stessa. V. Breslau. Samml.
XXXIII. Vers. p. 192.
Una di queste Mummie d'Ibis, conservata per eccellenza,
a me cortesemente donata dal celebre Naturalista Sig Cav.
Geoffroy-Saint Hilaire, è stata da me fatta incidere nel IX fasci-
colo delle Abbildungen n. h. Gegenstände tav. 86.
P. 642 ‘“A Saxonibus audivi, nullum apud ipsos convi-
vium transigi posse sine Mummei, uti appellant. Ita olim sine
lasere et hodie Indi sine asa foetida nihil comedunt. Hinc, qui
in AEyptum eunt, afferre secum solent talia cadavera»’.