dal sic.
GIO. FRIDERICO BLUMENBACH M.D.
dirette
AL SIG. GIUSEPPE BANKS.
Fra i molti favori, che io ebbi nell’ ul-
timo mio soggiorna in Londra, de’ quali ne
conserverò eterna memoria, io debbo manife-
stare con gratitudine la rara e per me in-
teressantissima opportunità, che mi si è of-
ferta, di aprire ed esaminare diverse mum-
mie Egiziane.
Pochi giorni dopo il mio arrivo io ho
trovato nella libreria del rispettabile mio
Amico Dott. GARTHSHORE fra le altre
antichità Egiziane una piccol Mummia non
più lunga di un piede dell’ ugual forma di
un fasciato bamboccio, involto in fascia di
[Seite 197] cotone, dipinta, e indorata dalla parte della
sua fronte, e inserita in un piccolo sarcofago
di legno ficomoro, in cui egli trovavasi in-
castrato esattamente.
Avendo io espresso il desiderio di cono-
scere ciò che conteneva questa figura, il Dot-
tore cortesemente mi ha permesso di aprirla;
la qual cosa io feci ai 21. Gennajo 1792. in
sua casa alla presenza del Presidente e di di-
versi Membri della Società Reale, e di altri
Letterati.
Misurata la mummia si trovò lunga 9.½
pollici, ed otto pollici di circonferenza misu-
rata al petto, dove essa era di maggior spes-
sore.
La maschera rappresentante le fattezze
umane era di uno stucco di gesso, che qua e
là indicava alcuni segni di essere stato una
volta indorato.
Della semicircolare armatura del petto,
pochi frammenti esistevano ancora.
L’inferior parte della coperta della fron-
te era tagliata in modo, che rappresentava
regolari compartimenti, come frequentemente
si osserva nelle grandi mummie; e su di essa
eranvi dipinte due figure ritte, che sì so-
vente si manifestano sui tegumenti delle mum-
mie, cioè sulla dritta, Anubis colla testa di
cane, e sulla sinistra, Osiris colla testa di
uno sparviere.
La mummia istessa fu aperta di fianco.
Gli esterni integumenti erano conglutinati così
fortemente uno coll’ altro, che si credette
necessario ad usare di una sega; i più interni
erano meno aderenti. Io numerai in tutto
circa 20. circonvoluzioni di questa fascia di
cotone.
Fra queste si trovò come una specie di
nucleo, un fardelletto lungo circa 8. pollici e
due pollici di circonferenza, di integumenti
di una mummia più larga, fortemente im-
pregnato di una sostanza resinosa, la quale lo
rendeva duro e compatto, e che sembrava
sugli orli ad essere stato ridotto in quella
forma oblunga dalla lamina di un coltello.
Alcuni pezzi di questa massa essendo posti so-
pra una pala riscaldata trasmettevano un odo-
re perfettamente somigliante a quello, che
tramanda la resina d’abete, o la droga chia-
mata incenso selvatico delle antille.
Il sarcofago consisteva di sei piccole ta-
vole quadrate di ficomoro, unite insieme con
chiodi di ferro.
Subito dopo io ho trovato nella raccolta
del Dott. LETTSOM un’ altra mummia so-
migliante, che esternamente rassomigliava per-
fettamente alla menzionata; era parimente con-
tenuta in un sarcofago, e solo differiva nelle
dimensioni, queda essendo lunga 14.½ pol-
lici, e in circonferenza net petto 11.½.
Il Proprietario ebbe pure la bontà di
permettermi che io l’aprissi, la qual cosa io
ho eseguito in sua casa ai 29. di Gennajo.
Ma per quanto essa rassomigliasse ester-
namente alla mummia del Dott. GARTH-
SHORE, era moltissimo differente in quanto
al di lei contenuto: qui v’era un gran nu-
mero di ossa staccate dallo scheletro di un
ibis, le quali erano soltanto qua e là investite
di resina.
Questa rimarchevole differenza, non vi
è dubbio, eccitò piuttosto che soddisfare la
mia curiosità: ed avendo in quel mentre ri-
trovato nel Museo Britannico tre di queste
piccole mummie, le quali ora eranini divenute
enigmatiche (cioè due nella raccolta delle
antichità di HAMILTON, amendue conte-
nute nella medesima specie di tavole di legno,
che formavano il cataletto, unite con chiodi
di ferro, e la terza nella raccolta di SLOAN),
non ho potuto resistere all’ impulso di diri-
germi al Presidente della R. Società come
uno de’ Curatori del Museo, affinchè colla sua
mediazione ottenessi il permesso di aprire una
di quelle tre per poter avere un’ opportunità
di farne ulteriore paragone.
Il risultato di questo ricorso fu, che al
primo incontro dei Curatori mi fu gentil-
mente permesso non solamente di aprire una
[Seite 200] di quelle piccole mummie, ma anche di scie-
gliere fra le quattro grandi, che si trovavano
in quella nobile raccolta, quella, che mi sem-
brasse più opportuna a somministrarmi mate-
riali sul soggetto.
Io ho scelto fra le piccole la Sloaniana,
in quanto che mi sembrava differire più che
le due nella collezione Hamiltoniana da cia-
scuna di quelle del Dott. GARTHSHORE
o del Dott. LETTSOM. Le quattro grandi
mummie rassomigliavano nelle mani ad una
deporta nel Museo accademico di Gottinga, la
quale fu esaminata nella state dell’ anno 1781.
Io ho scelto però quella, che mi sembrava
differire piu dalle altre, e dalle nostre, per
la stretta adesione delle fasce, nelle quali io
aveva ragione di ritrovare qualche differenza
nella loro interna preparazione.
Ai 18. Febbrajo si fissò la sezione di
quelle due mummie del Museo in presenza
di una numerosa e rispettabile Società.
La piccol mummia era esternamente so-
migliantissima a quella che io ho aperto prima;
eccetto che essa era soltanto lunga 11.6/10 pol-
lici cubici, e della circonferenza attorno al
petto di 8.3/10 pollici, alquanto più compatta
nel maneggiarla, e in proporzione alla sua
grandezza alquanto piò pesante.
Segandola all’ aperta si manifestò imme-
[Seite 201] diatamente un odore resinoso, e particelle
glutinose di resina aderivano alla sega ri-
scaldata. Questo doveva attribuirsi alle fasce
di cotone, che al di fuora erano state im-
pregnate di resina; ciò che non avvenne coi
due primi.
Aprendola compiutamente, noi trovammo
al di dentro un osso dell’ omero umano, che
era parte della Mummia di una persona gio-
vine, forse dell’ età di otto anni, il quale
era stato imbalsamato di resina; e con esso si
trovarono anche alcuni ritaglj degli originali
integumenti parimente impregnati di resina.
L’estremità superiore dell’ osso era inserita
nella testa, e l’estremità inferiore era al pie-
de della piccola figura.
Avvegnaché, quando si esaminò esterior-
mente, non nascesse alcun sospetto in questa
piccol Mummia, io ritrovai però, esaminando
accuratamente i successivi integumenti, quello,
che era esterno, aveva alcune tracce della no-
stra carta di lino, con cui essa pareva che
fosse stata rinnovata e poscia dipinta.
La grande Mummia, che mi su permesso
di esaminare, pareva per la sua statura che
fosse quella di una persona giovine non mag-
giore di circa 14. anni, ma che non aveva
ancora, per quanto sembrava, mutato tutti i
suoi denti. I suoi integumenti superiori di-
[Seite 202] pinti erano somigliantissimi a quelli della Mum-
mia di Gottinga, come si trova espresso in
figura nel IV. Tomo dell Commentationes
Societatis Scientiarum. Le fasce attorna alla
testa erano in certo modo rapprese insieme per
mezzo delle resine. Il cranio era rinchiuso
in una specie di getto della medesima sostanza,
la quale con difficoltà si poteva levare da
lui. Esso pareva anche, volendo giudicare
dal peso, che fosse pieno di resina, la quale
si manifestava particolarmente nella cavità fra
il palato e la mascella inferiore. La resina,
che vi era qui essendo stata vuotata fuori con
un punteruolo, non si rinvenne il menomo in-
dizio di lingua, sebbene alcuni avessero asserito
d’avervi ritrovate tracce di essa nelle Mum-
mie; nè si trovò qui alcuna cosa, che rasso-
migliasse al piccol vase d’oro (il supposto
naulus). Non eravi parimente alcun rimasuglio
qualunque di parti carnose molli, nè di cute,
nè di tendini ec., in una parola nulla eravi
rimasto, se non se le nude ossa.
Le mascelle erano sensibilmente promi-
nenti, ma ben lungi dall’ essere come nelle
facce della vera Guinea; e non di più di
quello che sovente si scorge sopra un negro
gentile, e non di rado sopra una faccia Eu-
ropea.
Quello, che a me parve moltissimo ri-
[Seite 203] marchevole, e che, per quanto mi consta,
non è mai stato indicato, sono le due esterne
artificiali orecchie fatte di tela di cotone e
resina, ed applicate una in ciascun lato del
capo. Quella al destro lato era prominente;
ma l’altra sembrava che fosse stata smossa dal
suo proprio luogo; essa era compressa e molto
sfigurata.
Le fasce di cotone nel rimanente del
corpo erano sciolte non conglutinate insieme,
e facilmente cedevano alla pressione della
mano.
La gran cavità del tronco era riempiuta
con fagotto di cenci, e mussa vegetabile nera-
oscura, nella quale però si scoprivano qua e là
alcuni pezzi di resina. Ma l’interna capacità
del torace in amendue le parti della spina,
e l’interna superficie delle ossa ilii erano
coperte di uno strato spesso di resina.
Niun idolo, o altro qualunque simbolo
artificiale si trovò nell’interno di questa Mum-
mia. Nè essa conteneva alcuna cosa, che ras-
somigliasse ad una cipolla, come fu ritrovato
di quando in quando verso le parti della
generazione, o sotto ad una delle piante de’
piedi delle Mummie.
Le ossa delle braccia giacevano lungo i
lati del corpo, nella, stessa maniera di quelle
delle Mummie di Gottinga, ed una di Lipsia
[Seite 204] descritta da KETTNER. Laddove nella
Mummia di Gota descritta da HERTZOG, le
due a Breslau, che furon esaminate da GRY-
PHIUS, un’ altra à Copenhagen, che fu ta-
gliata da BRUNNICH, ed una quinta, che
apparteneva alla R. Società, e che fu de-
scritta dal Dott. HADLEY nelle Transazioni
Anglicane, le braccia si trovarono incrocic-
chiate sul petto.
In alcune delle ossa delle braccia, per
esempio del sinistro, nell’ osso omero, si è
trovato un po’ di resina glutinosa, la quale
venendo toccata tingea le dita di un colore
rosso-scuro grigio, ed aveva un forte sa-
pore alcalino fetente. Nel rimanente del
corpo la resina secca era quasi interamente
coperta o impregnata di una crosta salina,
per cui le vertebre toraciche in particolare
furono molto corrose; ed aveva interamente
snudato gl’ intermedj corpi delle vertebre del
loro periosteo.
Le circostanze non mi hanno permesso
di fare alcuni sperimenti su questo sale; ma
poscia io ottenni dal mio degno Amico Gio.
HAWKINS alcuni pezzi considerevoli di Mum-
mie da esso comprati da un Droghiere di Co-
stantinopoli, uno de’ quali era coperto e impre-
gnato di una incrostazione salina, la quale al
sapore e all’aspetto era somigliantissima a quella
[Seite 205] daa me poc’ anzi menzionata. Di questa in ne
ho disciolto una parte nell’ acqua; feltrata ed
evaporata la soluzione, ottenni una vera soda
o alcali minerale (natrum), che si configu-
rano in netti e regolari cristalli.
Per via di paragone io ho esaminata un
altra grande Mummia nel Museo, la quale era
di già stata aperta in diversi luoghi. Questa
era di una persona di compiuto accrescimento,
e misurata era lunga 5. piedi e cinque pol-
lici. Somigliante alla prima, essa non mani-
festava verun indizio di parti molli, ma uni-
camente consisteva di nude ossa.
Eccettuato un po’ di resina, che era ap-
piccata strettamente fra i denti, questa Mum-
mia, per quanto si esaminasse nel suo in-
terno, conteneva nissun’ altra sostanza; le
sue cavità toraciche o addominali furono in-
teramente riempiute con una forma nera scura,
la quale occupava pure tutto lo spazio fra il
palato, e la mascella inferiore, da dove essa
poteva facilmente essere sprigionata e tratta
fuora colle dita.
Le mascelle di questa Mummia erano
anche meno prominenti che quelle della prima.
Alcune settimane dopo, cioè ai 17.
marzo io ebbi l’occasione opportuna di esa-
minare una Mummia presso il rispettabile Sig.
Carlo GREVILLE, la quale quattro anni
[Seite 206] prima, cioè ai 29. marzo 1788., fu aper-
ta alla presenza di diversi curiosi Spettatori.
Essa apparteneva al Sig. Gio. SIMMONS
di Westminster, il quale colle più obbli-
ganti maniere mi ha permesso senza veru-
na condizione, non solo di tagliarla come
più io credeva opportuno, ma di sciegliere
altresì e levar via qualunque parte io credessi
degna di una più particolare ricerca.
Essa era una Mummia di un bambino di
circa sei anni, la quale in quanto alla sua
preparazione (cioè senza resina, e senza il
menomo indizio di qualunque della parti mol-
li), e la dipinta semicircolare armatura del
petto, che consisteva di diversi strati di panni
di cotone conglutinati uno coll’altro, era so-
migliantissima a quella del Museo Britannico, e
ad una di Gottinga, eccetto che i caratteri
su quella parte dell’ integumento di cotone,
che copriva le gambe, rassomigliava molto
più alle figure di una disegnata dal Conte
CAYLUS nella sua Raccolta, ec. Vol. V.
Tab. XXVI–XXIX.
Rimaneva nulla del capo, ma solo al-
cuni pezzi di ossa della faccia, pochi denti,
e la maschera, la quale aderiva ancora alla
fascia di cotone.
Fra i denti io ritrovai gl’ incisori, i
quali nonnostante l’età tenera della persona
[Seite 207] avevano però una brevissima densa corona lo-
gora considerabilmente all’ orlo, che usual-
mente è appuntato. Questa però è una nuova
conferma del fenomeno straordinario, che io
aveva già indicato in un cranio completo e in
alcuni frammenti di mascella nella mia propria
Raccolta(1), ciò che era stato anche osservato
da MIDDLETON nella Mummia di Cambridge
(2) e da BRUCKMANN in una, che trovasi
a Cassel(3). STORR vide pure qualche
cosa di somigliante in una Mummia, che si
conserva a Stuttgard(4).
Se noi riflettiamo per quanti secoli, e
per quante varie rivoluzioni gli Egizj hanno
usata la pratica di mummificare i loro cadave-
ri, ne verrà naturalmente, che non possiamo
aspettarci in tutte le Mummie una somigliante
formazione caratteristica di denti, come pure
noi non troveremo una somigliante caratteri-
stica forma nelle loro produzioni dell’ arte.
Questa particolare struttura dei denti non
[Seite 208] fu osservata nelle due Mummie, che io ho
esaminate nel Museo Britannico, nè esiste nella
nostra Mummia Gottingese. Un cranio stac-
cato da una Mummia nel Museo, preparato
con resina, e che manifestava grande rassomi-
glianza alla mentovata nella sua forma gene-
rale, e specialmente nella strettezza della
testa, aveva sfortunatamente le corone de’
denti tanto mutilate, da non poterci dare al-
’cun’ informazione rispetto a questa circostanza.
La menzionata osservazione però sembra,
ad ogni evento, essere ben degna di atten-
zione, poichè essa può in seguito provare un
criterio per determinare il periodo, in cui
qualunque data Mummia è stata preparata.
Ma quello, che più m’interessò nella
Mummia del Sig. SIMMONS, fu la maschera,
ai cui due lati cranvi pezzi di bende, con
cui tutti gli esterni tegumenti sono stati le-
gati al corpo, affinchè strettamente vi ade-
rissero. La parte interna di questa maschera
era di legno ficomoro, la sua superficie es-
sendo formata per mezzo di uno strato sot-
tile di stucco in basso rilievo in forma di
una faccia, la cui superficie, sembrava esse-
re stata dipinta con colori naturali, che il
tempo aveva ora considerabilmente mescola-
ti ed oscurati. Avendo però, con per-
missione del Sig. SIMMONS, preso questa
[Seite 209] maschera, unitamente ad alcuni altri pezzi
interessantissimi della sua Mummia, e portatili
con me a Gottinga, io gli immersi nell’ acqua
calda, e separai accuratamente tutte le sue
parti. Con questo mezzo io ho scoperto i
varj fraudolenti, artifizj, che si sono praticati
nella costruzione di questa maschera; la parte
lignea era evidentemente un pezzo della fronte
del sarcofago della Mummia di una persona
giovine; ed affine di convertire l’altro suo
rilievo nel basso rilievo dell’ usuale maschera
di cotone di una Mummia, vi è stato appli-
cato lo stucco in ciascun’ ala del naso; dopo
di che vi è stata posta della carta incollata
ingegnosamente su tutta la faccia, e per ul-
timo questa carta è stata dipinta coi colori,
che si osservano generalmente sulle Mummie.
La piccola Mummia Sloaniana nel Museo
era stata probabilmente preparata a un dipresso
nella, medesima maniera. Che quest’ inganno
sia stato in amendue i casi con molta indu-
stria eseguito, apparisce da ciò, che per
quanto io appresi, nissuno gli osservò prima,
quantunque amendue questi pezzi fossero stati,
non dubito, veduti sovente, ed esaminati da
persone intelligenti in queste materie.
Alcune altre sospettose circostanze nelle
Mummie, che io ho esaminate a Londra, fu-
rono molto evidenti. Per esempio i cataletti
[Seite 210] di legno ficomoro riuniti insieme con chiodi
di ferro, ove eranvi contenute le piccole
Mummie del Dott. GARTHSHORE, del
Dott. LETTSOM, e del Sig. W. HAMIL-
TON, erano stati verosimilmente costrutti di
pezzi di logori sarcofaghi di antiche Mum-
mie. La piccol Mummia Sloaniana giaceva
parimente in una scatola in forma di un
sarcofago, la quale era fatta di un legno duro
nero-scuro, totalmente differente dal ficomoro,
ed evidentemente di moderna costruzione.
Quante altre ristorazioni ed inganni siano
stati praticati in diverse Mummie, che sono
state trasportate in Europa, che giammai fu-
rono sospettati, e forse non verranno mai
scoperti, si può di leggieri accordare, quando
si consideri quanto imperfette siano tuttora le
nostre cognizioni su questo ramo di Archeo-
logia Egizia, la quale a guisa di uno speci-
fico problema pochi l’hanno sinora trattato
con acutezza critica, come sembra meritarlo
di essere.
Tutte le cognizioni, che noi abbiamo
intorno alla maniera di preparare le Mummie,
sono derivate da due sorgenti, cioè 1. dall’
esame delle Mummie istesse; e 2. da due
classici passi in ERODOTO e DIODORO SI-
CULO: STRABONE ed altri antichi Autori
hanno fatta menzione di Mummie soltanto per
incidenza, e in poche parole.
Ma sfortunatamente questi due passi clas-
sici non corrispondono per nulla collo stato
delle Mummie portate in Europa, le quali
sono in generale di due sorta, cioè 1. le
une dure e compatte, interamente intonaca-
te di resina, per cui esse si possono poi rom-
pere in pezzi; 2. le altre molli, le quali
cedono alla pressione della mano, e sono pre-
parate con pochissima resina, e sovente prive
affatto, le cui molli fasce ponno essere sciolte,
e di rado contengono alcuna cosa nel loro in-
terno fuori di muffa vegetabile, e particolar-
mente con un idolo qualunque, per quanto
ho potuto apprendere.
La parte della fronte dell’ ultima sorta è
coperta di una maschera dipinta e talora indo-
rata di panni di cotone; e siccome esse sem-
brano più variegate delle prime, e non hanno
resine da somministrare droghe pel commercio,
quindi esse sono trasportate in molto maggior
numero, e ponno essere vedute in molte rac-
colte di Europa in uno stato più perfetto
delle prime, quantunque sovente rese così
colla ristorazione. Le prime al contrario sono
rimaste per questa plausibile ragione nelle
mani de’ Droghieri.
Di queste, cioè della prima sorte sono
le due, che si trovano nel Dispensatorio di
CRUSIUS a Breslau, le quali descrisse GRY-
[Seite 212] PHIUS nell’ anno 1662., e particolarmente
il preziosissimo corpo di una Mummia, che
si apri dallo Speziale HERTZOG in Gota
nel 1715., e in cui più idoli, scarafaggi,
ranocchie, ec. (come simboli di fertilità)
si trovarono, che furon mai sempre, per
quanto mi è noto, ritrovati in qualunque al-
tra Mummia.
Ma ERODOTO, quello Storico vera-
mente curioso e credulo (come lo chiamò
uno de’ più letterati e giudiziosi Antiquarj di
Inghilterra), non fece alcuna menzione di
una o l’altra di queste sorte di Mummie,
nè parlò di resine, o di maschera dipinta,
quantunque egli descrivesse espressamente sif-
fatti integumenti dipinti sulle Mummie Egizie.
DIODORO è parimente silenzioso in quan-
to alla resina, e alla dipinta coperta; men-
tre d’altronde egli espone alcune asserzioni
molto straniere, come sarebbe che la perizia
degli Imbalsamatori si estendeva a tanto da
conservare perfettamente i lineamenti della fac-
cia, sebbene le facce delle Mumme di amen-
due le sorte fossero generalmente coperte di
panni di cotone allo spessore a un dipresso
della mano di un uomo(1).
Questi Autori, quantunque fossero stati
amendue in Egitto, quello che hanno potuto
sapere, fu verosimilmente soltanto per relazio-
ne, imperocchè d’altra parte egli sarebbe,
non dubito, un paradosso troppo grande l’as-
serire, che tutte le Mummie, delle quali sia-
mo presentemente informati, furon fatte dopo
i giorni di DIODORO, e che niuna di quelle
descritte da lui e da ERODOTO fossero giunte
ai nostri tempi. Il Conte CAYLUS piuttosto
conghiettura, che niuna Mummia; fosse stata
fatta dopo la conquista dell’ Egitto dai Ro-
mani (verso il tempo di DIODORO); ma
in ciò egli è evidentemente in errore, poichè
noi sappiamo da S. AGOSTINO, che per
quanto abbietti fossero i suoi proprj tempi
(cioè nella prima metà del quinto secolo),
le Mummie furon fatte certamente nell’ Egit-
to(1). Ma che fra le mummie, che ora
esistono, specialmente quelle dure, le quali
sono interamente coperte di resina, non siano
che di una antichità molto maggiore; fra le
altre cose si rileverà particolarmente dal mo-
do della manifattura de’ diversi dei piccoli
idoli in esse contenuti.
Si può almeno ammettere senza molta
[Seite 214] jattanza, che le Mummie, che ora i pos-
sediamo, le quali tantor differiscono nella loro
preparazione e struttura caratteristica, siano al-
meno di un periodo di un migliajo d’anni
inclusivi.
Egli sarebbe certamente a desiderarsi di
poter avere un criterio certo per determinare
con qualche accuratezza l’età precisa di qual-
che Mummia particolare, che possa cadere
nelle nostre mani. Innanzi però di giungere
a questo oggetto si debbono, soddisfare prima
alle due seguenti ricerche, cioè
A. Determinare piu accuratamente le va-
rietà cotanto differenti, e quindi sì caratte-
ristiche delle configurazioni nazionali ne’ monu-
menti delle arti Egizie, e poi fissare i periodi,
in cui questi monumenti furono prodotti, e
le cagioni delle loro differenze rimarchevoli.
B. Fare un esame tecnico esattissimo delle
forme caratteristiche di diversi cranj delle
Mummie, che finora ci si sono presentate uni-
tamente ad un accurato paragone di questi
cranj coi menzionati monumenti.
Questo, almeno, io lo credo il me-
todo più sicuro di sciogliere il problema,
essendo persuaso che, specialmente dopo quello
che poc’anzi si è detto intorno alle fraudo-
lenti ristorazioni, a stento ci possiamo lusin-
gare di essere noi in istato di trarne alcuna
[Seite 215] giusta conseguenza dal mero stile, e dal con-
tenuto di dipinti integumenti di Mummie, che
noi abbiamo occasione di esaminare.
Molto meno noi possiamo inferire alcuna
cosa dalla scultura, o dalle pitture sui sarco-
faghi, come da ciò che si contiene nelle Mum-
mie trasmesseci in Europa; MAILLET aven-
do circa sessanta o settant’ anni fa scoperta la
frode degli Arabi, i quali, egli dice, sono
nella pratica di rompere in pezzi le Mummie
contenute nelle catacombe ne’ più ornati sarco-
faghi, per motivo degli idoli, che essi si lu-
singano ritrovarvi, affine di sostituirli altre
Mummie dipinte, tolerabilmeme conservate
(le quali io ho chiamate molli), e cosi
offrirle alla vendita.
Le proprietà osteologiche, che io ebbi
occasione di osservare ne’ cranj delle Mum-
mie, sono molte di quelle menzionate nella
descrizione della mia raccolta de’ cranj di dif-
ferenti nazioni già citate; e saranno, mi lu-
singo, utili ad altri per farne ulteriori ri-
cerche.
In quanto alle differenti fisonomie na-
zionali degli antichi Egizj, poco debbo qui
aggiungere a quanto nel mio studio fisiolo-
gico della varietà nella specie umana io
aveva dedotto dai miei paragoni di questi
cranj con artificiosi monumenti trovati in
[Seite 216] Egitto. Imperocchè io non saprei concepire,
come, i dotti Scrittori, non solamente della
data dell’ Autore delle Recherches sur les
Egyptiens(1), ma anche gli Antiquarj di pro-
fessione, come WINKELMAN(2), e l’Au-
tore delle Recherches sur l’origine, des arts
de la Grece(3) debbano attribuire a monu-
menti artifiziali trovati in Egitto un carattere
comune di nazionale fizionomia, e questo de-
finirlo in poche linee nella maniera la più de-
cisa e perentoria.
Parmi che noi dobbiamo adottare almeno
tre principali varietà nella fisionomia nazionale
degli antichi Egizj: le quali, al pari di tutte
le varietà della spece umana, sono, non du-
bito, sovente confuse insieme, a segno da
produrre varie oscurità, ma da cui però il
vero, se così lo posso chiamare, ideale ar-
chetipo si può distinguere da proprietà non
equivoche, a cui finalmente le più piccole
deviazioni negli individui possono senza alcuna
forzata costruzione essere riferite.
Queste sembranmi essere 1. la fisiono-
[Seite 217] mia Europea; 2. quella, che s’acosta all’ In-
diana (Hindio), e 3. il misto, che partecipa
in certo modo di amendue i primi.
La prima è distima principalmente dalle
gotte prominenti, da turgide labbra, dal
naso largo e schiacciato, da sporgenti pu-
pille. Tali intimamente trovò VOLNEY i
Copti(1); tale conforme a questa descrizione,
e alla miglior figura dataci da NORDEN è
la fisionomia della sfinge. Questa descrizio-
ne s’accorda col noto passo di ERODOTO
sull’ origine dei Colchiani, e degli Egizj di
quel tempo; e così aveva LUCIANO pa-
rimente rappresentato un giovine Egiziano in
Roma(2).
La seconda, ossia la fisionomia Indiana
differisce intieramente dalla menzionata, come
possiamo convincerci noi medesimi dall’ inspe-
zione di altri monumenti Egizj. Essa è ca-
ratterizzata da un naso magro e lungo, da
lunghe e sottili palpebre, che scorrono in su
dalla radice del naso verso le tempia, orec-
[Seite 218] chie poste in alto sul capo(1), una strut-
tura corporea breve e sottilissima(2), e gam-
be molto lunghe. Per dare un’ idea di questa
forma io addurrò soltanto la figura femminile
dipinta sul dosso del sarcofago della Mummia
del Capitano LETHIEULLIER del Museo
Britannico, la quale è stata incisa da VER-
TUE, e che esattamente corrisponde coi ca-
ratteri non equivoci degli Indiani, il che spe-
cialmente in Inghilterra si vede sì sovente
sopra le pitture indiane.
La terza spece di configurazione Egizia
non rassomiglia a veruna delle precedenti, ma
sembra partecipare alcun poco di amendue,
la qual cosa si deve attribuire alle modifica-
zioni prodotte da circostanze locali in un clima
straniero. Questa è caratterizzata da una par-
ticolar corporatura turgida, da flosce guance,
da un breve mento, da occhi larghi promi-
nenti, e piuttosto da una forma pienotta nella
persona(3). Questa, come puossi natural-
[Seite 219] mente credere, è la struttura che s’ incontra
più frequentemente.
Io credo, che questa piccola digressione
sia la meno istruttiva, però essa parmi che
altronde possa riescire utile, non solo per il-
lustrare la storia dell’ origine e discesa delle
Nazioni, che furono trapiantate in Egitto,
ed hanno acquistato la generale denominazione
di Egiziani, ma anche per determinare le diffe-
renti epoche de’ progressi delle arti degli an-
tichi Egizi, intorno a che noi non abbiamo
se non se imperfettissime idee, mentre, d’al-
tra parte essa ci può condurre ad una molto
più accurata cognizione in materia di fatto;
massime che molti celebratissimi Autori hanno
rappresentato con tanta incongruenza il carat-
tere nazionale Egiziano, come è per esempio
WINKELMANN, il quale addusse una me-
schina figura di una maschera dipinta, senza
alcun carattere qualunque, incisa nel Thesaur.
di BEGER Brandeb. T. III. p. 402. come
una delle figure più caratteristiche della for-
ma degli antichi Egizj, e che al pari di di-
versi altri suppone questa forma ad essere so-
migliante a quella del chinese; asserzione,
la quale, dopo aver io avuto occasione
di paragonare ventuno viventi Chinesi in Am-
sterdam, e poscia avendo veduto a Londra
in abbondanza monumenti di antichi Egiziani
[Seite 220] specialmente nel museo Britannico, e nella
raccolta dei Sigg. TOWNLEY, KNIGHT, e
del March. di LANDSDOWN, mi è sempre
parsa incomprensibile.
Volendo adottare, siccome io lo credo
conforme alla Natura, cinque varietà di specie
umane, cioè 1. il Caucasiano, 2. il Mogo-
liano, 3. il Melese, 4. l’Etiopico, 5. l’A-
mericano; io credo che gli Egizj troveranno
il loro luogo fra i Caucasiani e gli Etiopici,
ma essi differiscono moltissimo dal Mogoliano,
a cui appartiene il Chinese.
Fin qui rapporto ai corpi degli Egizj
preparati nelle Mummie. Io chiuderò il mio
scritto con alcune osservazioni sullo scopo de-
gli Egiziani nel preparare le piccole Mum-
mie, le quali diedero origine alla presente
ricerca.
Esse certamente non sono quelle, per le
quali io credo da lungo tempo furon prese
(1), cioè Mummie di piccoli bambini o d’em-
brioni. Alcune di esse sono le reali Mum-
mie degli Ibis, tale come quella del Dott.
LETTSOM, ed una delle due nella colle-
zione di HAMILTON nel Museo Britannico,
[Seite 221] la quale per decadimento fu tanto aperta da
permettermi di pienamente distinguere in essa
il rostro di un Ibis, ed altre ossa di un uc-
cello.
Questi uccelli sacri è noto, che veni-
vano ordinariamente dopo essere stati fasciati
con fasce di cotone posti in urne di terra, e
deposiate in catacombe adattate agli Ibis.
Qualche volta, senza essere instuccati in un’
urna, essi erano preparati in forma di un
fantoccio, di modo che la testa e il rostro
rappresentavano la sommità, una di questa
parte è stata rappresentata in figura dal Conte
CAYLUS. E in terzo luogo tutto l’uccello
era frequentemente fasciato in questa forma
di fantoccio, e rizzato in una maschera simile
ad una Mummia della spece umana.
Ma siccome le due altre, cioè quella di
GARTHSHORE e la Sloaniana, erano ester-
namente del tutto somiglianti alla menziona-
ta, io sono portato a conghietturare (giac-
chè in una mancanza totale di cognizioni da-
gli Antichi rispetto a queste piccole Mum-
mie noi dobbiamo azzardare qualche conghiet-
tura), che gli Operaj delle Mummie, che
le fabbricavano pel commercio, affine di to-
gliersi essi medesimi la pena di preparare un
uccello, prendevano un osso od altra parte
solida di una Mummia logora, oppure qual-
[Seite 222] che cosa, che loro fosse più a portata, e
l’allestivano come la Mummia di un Ibis, e
l’offrivano alla vendita.
Chiunque si risovvenga quale setta era
quella degli Egizj, anche nel tempo di
STRABONE, e che tutto il servizio reli-
gioso degli Egizj era allora già andato in
decadenza, non crederà questa conghiettura
nè troppo gratuita, nè vuota di probabilità.
Ora dobbiamo piuttosto riguardare questi
fantocci, come il memento mori, il quale,
come si sa, erano accostumati gli Egizj d’in-
trodurre a tavola ne’ loro convitti, e nelle loro
feste. ERODOTO dice, che si portavano ordi-
nariamente le immagini di legno per questo og-
getto, ed ora mi risovvengo di avere veduto
simili rappresentazioni lignee di Mummie nel
Museo Britannico. LUCIANO riferisce anche,
come testimonio oculare, che in quel tempo
i cadaveri istessi erano introdotti al convitto.
Egli è agevole comprendere, come durante il
lungo intervallo di circa 700. anni, che durò
questa pratica spiacevole, tali piccole Mummie
da qualche periodo all’ altro fossero state in-
trodotte.
L’Autore delle Ricerche sugli Egizj
pare che non voglia ammettere che le reali
Mummie fossero sempre state introdotte a ta-
vola: ma il suo setticismo non sembrami es-
[Seite 223] sere meglio fondato della asserzione contraria
di uno de’ più dotti Fisici dell’ ultimo secolo.
GASPARE HOFFMANN, il quale nella sua
opera de Medicamentis Officinalibus, un gior-
no classica nella sezione delle Mummie Egi-
zie riferisce, che nella bassa Sassonia niuna
festa si dava mai senza introdurvi una Mum-
mia(1). Ma sotto al nome di Mummei egli
voleva indicare una specie particolare di bir-
ra così chiamata a Brunswich.
Nella sua descrizione des Pierres gravées de
STOJCH, p. 10., e in altre sue opere.
Nel suo Voyage en Syrie, ec. Tom. 1. p. 74.,
quanto nelle Ruines, ou méditations sur les Revolu-
tions, pag. 336.
L’Autore delle Récherches sur les Egyptiens
si compiace di considerare questa cosa come un mero
disetto dello stiramento: questo, non dubito, è un
eccellente espediente per levarsi dalla difficoltà sulla ri-
cerca del la varietà nazionale.
Si paragonano con questo la figura degli In-
diani di ARRIANO, Rer. indicar. L. p. 542.
V. per esempio Thr. BRUNNICH Dyrenes
Historie og Dyre-Samlingen udi Universitetes Natur-
Theater T. 1. p. 2.
P. 642. ‘„A Saxonibus audivi, nullum apud
ipsos convivium transigi posse, sine Mummei, uti
appellant. Ita olim sine lasere, & hodie Indi sine
asa foetida nihil comedunt. Hinc, qui in Aegyptium
cum afferre secum solent talia cadavera‟’.