Table of contents

[titlePage_recto]
MANUALE
DI
STORIA NATURALE
PRIMA VERSIONE ITALIANA
fatta sull’ultima edizione originale
corredata da note del traduttore
Multa fiunt eadem, sed aliter.
(Quintiliano.)

VOLUME SECONDO.

xxx
LUGANO
dai tipi di gius. vanelli e comp.
1825
.
[titlePage_verso]

MANUALE
DI
STORIA NATURALE

[titlePage_recto]

Vol. II.

[titlePage_verso]
[titlePage_recto]
MANUALE
DI
STORIA NATURALE
PRIMA VERSIONE ITALIANA
fatta sull’ultima edizione originale
corredata da note del traduttore
Multa fiunt eadem, sed aliter.
(Quintiliano.)

VOLUME SECONDO.

xxx
LUGANO
dai tipi di gius. vanelli e comp.
1825
.
[titlePage_verso]

SEZIONE NONA.
dei vermi.

[Seite 5]

§. 146.

Se gli insetti hanno dei caratteri distinti e pre-
cisi, i vermi per lo contrario ne hanno di poco posi-
tivi e troppo generici; sicchè la più cauta maniera di
definire questi ultimi, sarebbe quella di nominarli ani-
mali a sangue bianco, ma che non sono insetti; ossia
che differiscono da questi per la mancanza delle an-
tenne, e per gli organi del movimento non articolati
(§. 40–122).

§. 147.

I vermi hanno un corpo molle, qualche volta come
gelatinoso; alcuni, ma in iscarso numero, sono coperti
di peli, come gli Afroditi; altri, p. e, gli Orsini, sono
rivestiti di un inviluppo calcare; e vi hanno degli Am-
fitriti che si costruiscono artificiosamente un tubo con gra-
nelli di sabbia, ec. Non pochi animali di questa classe
(i testacei ed alcuni altri) abitano una casa solida,
nella quale, sono nati, consimile ad una porcellana,
o ad una pietra: ve ne sono di quelli che se la por-
tano seco; in altri poi è fissa ed immobile.

§. 148.

[Seite 6]

Nessun animale di questa classe è veramente alato,
giacchè non si possono chiamare voli i salti, che la
Sepia può fare sopra l’acqua: e neppure si può dire,
che i vermi abbiano piedi onde sostenersi e camminare.
Ma le Lumache, gli Orsini, le Asterie possedono par-
ticolari organi, che in certa qual guisa gli prestano un
ufficio rassomigliante. D’altronde la mancanza di tali
organi esteriori di movimento è supplita, in buona mano
di vermi, da un potere che essi hanno di raccorciare
e distendere alternativamente il corpo, facoltà che gli
procura un movimento progressivo.

§. 149.

Non pochi vermi, hanno nella parte anteriore in-
vece di antenne, dei così detti tentoni (tentacula)
o mustacchi flessibili, non articolati, molli e car-
nosi; vi sono delle specie che li hanno d’una lun-
ghezza considerevole. In generale questi tentoni gli ser-
vono a diversi usi: presso alcuni sono l’organo del tatto;
altri se ne servono per afferrare la preda, ec.

§. 150.

Ancor meno si può dire di positivo intorno ai
sensi, ed agli organi corrispondenti di questi animali,
di quanto si disse riguardo agli insetti. Del resto si
sà a non dubitarne, che alcuni hanno dei veri occhi,
come le Lumache, le Sepie, ec., e che altri, come
[Seite 7] i Polipi, comunque senza occhi, hanno un finissimo
sentimento dello splendore della luce.

§. 151.

In quanto all’ interna organizzazione, la massima
parte dei vermi differiscono di tanto dagli insetti, quanto
questi ultimi dagli animali a sangue rosso.

Si distingue in oltre questa classe dal complesso
di quella degli insetti in ciò, che nessun verme, per
quello che io ne sappia, subisce delle metamorfosi, men-
tre quasi tutti gli insetti devono soggiacerne a diverse.

§. 152.

Questi animali soggiornano ordinariamente nell’ ac-
qua ed il massimo numero in quelle dell’oceano: alcuni
vivono soltanto sotto terra; e molti, come i vermi in-
testinali e gli animaletti spermatici, stanno esclusiva-
mente nel corpo d’altri animali viventi.

§. 153.

Gli animali di questa classe sono mirabilmente
conservati dalla prodigiosa forza di riproduzione; qual-
chun’ anche, come le anguillette della colla ed il ro-
tifero, possedono una specie di vivificazione, sicchè
pare in qualche maniera, che essi non possano mai es-
ser distrutti.

§. 154.

Il numero maggiore dei vermi, escluse le Sepie e
[Seite 8] quasi tutti quelli che vivono negli intestini degli ani-
mali, sono veri ermafroditi, dei quali ciascun individuo
è capace di riprodurre la sua specie nell’ uno e nel-
l’altro modo esposti più sopra (§. 20)(1).

§. 155.

Gli esseri tutti di questa classe che starino nel
mare, segnatamente i testacei ed i coralli, sono di
molta utilità nell’ economia della natura; essi fanno
nell’ oceano ciò che gl’ insetti operano sulla terra o
dentro della medesima, consumando, elaborando e
trasformando, per così dire, le materie superflue o nocive
che ivi si trovano. Sono utili particolarmente all’ uomo
in quanto che molti sono mangiabili, come i testacei:
ed altri anche formano il principale nutrimento dei na-
viganti e dei popoli che abitano sulle sponde del mare.
Sonovi delle Conchiglie (la Venus mercenaria ed il
Mytilus bidens), dalle quali, nei tempi andati molto
più che attualmente, si traeva il colore porporino(2).
Si può fare dell’ inchiostro con il liquore che spande
[Seite 9] il Calamaro: le Pinne danno una specie di seta bian-
ca che si lavora: non poche conchiglie hanno le
perle(1). Il corallo rosso è un genere di commercio
importantissimo particolarmente nelle Indie orientali.
Diverse specie di piccole conchiglie si spendono per
monete presso alcuni popoli selvaggi, tanto intere, come
tagliate a pezzi; si è con parecchi frammenti di con-
chiglie di vario colore che gli Irochesi ed altri indiani
del nord d’Americà fanno i loro Wampum, che
servongli di scritti e di annali(2): molti selvaggi
adoperano le conche di alcune conchiglie per tazze,
cucchiaj, ec.: gli isolani del mare del sud ne for-
mano i loro belli ami, ed ogni sorta d’utensigli
per la pesca (§. 118): i popoli di nord-ovest d’Ame-
rica armano gli uncini con aguzzate conchiglie. L’arte
si serve specialmente delle arche e d’altre conche in-
tagliandole, come si fa coll’ anice, formandone dei ca-
mei, ed anche della madre-perla: la grossa squama
ossea
della Sepia (Os Sepiae), è pure adoperata da-
gli artisti: la spugna serve a diversi usi domestici: le
madrepone si usano, p.e. su tutte due le sponde del
mar rosso, per mattoni da costruire delle case; con
[Seite 10] quantità innumerabile di conchiglie e di coralli si
fa della calcina; nella China meridionale e nelle isole
Indiane alcune conchiglie grandi e trasparenti suppli-
scono alle invetriate, ec.: servono pur anche di co-
mune ornamento per i popoli selvaggi(1); le sanguisughe
in fine, sono un’ eccellente sussidio all’ arte chi-
rurgica.

§. 156.

Fra gli animali nocivi di questa classe si annove-
rano da prima i vermi formidabili del corpo umano,
che si trattengono o nel canale intestinale, come le
ascaridi vermicolari, le tenie ed i lombrici; o sotto la
pelle come il verme della Guinea(2): vengono in se-
guito i vermi che tormentano i montoni, le idatidi
dei majali, e tanti altri che vivono specialmente nei
quadrupedi e nei pesci, e li fanno ammalare. Le diverse
specie di lumache danneggiano le piante; ed i perfo-
ratori, i mitili, ec., forano i bastimenti e le dighe.

§. 157.

[Seite 11]

Io seguo ora in questa classe l’ordinamento tolto
dal sistema di Linneo, con qualche piccolo cangiamento.

Ordine I. Elmintici, o Intestini. Intestina. Vermi
lunghi; senza membro esteriore visibile.

II. Molluschi. Mollusca. Vermi molli, nudi, con mem-
bri visibili, e talora numerosissimi. Una
gran parte di essi hanno molta somiglian-
za cogli animali a conca del seguente ordine.

III. Testacei. Testacea. Animali a conche, rassomi-
glianti ai vermi dell’ ordine precedente.

IV. Crostacei. Crustacea. Vermi con il corpo presso-
che cartilaginoso, e rivestiti sovente da una
crosta soda (in alcuni calcarea), come gli
ursini, le asterie.

V. Coralli. Corallia. I Polipi, e gli altri animali che
stanno nei coralli ed in altre simili abi-
tazioni.

VI. Zoofiti. Zoophyta. I pianta-animali nati senza
abitazione, aggiuntivi gli animali iufusorj.


LIBRI.
Per la Storia Naturale dei Vermi.

  1. J.B. Lamarck, Système des animaux sans vertèbres. Paris, 1801 in 8.°
  2. J. Gug. Bruguiere, Histoire naturelle des vers nell’ Enciclopedia
    metodica, Paris, 1789, in 4.°
  3. O.F. Muller, Historia vermium terrestrium et fìuviatilium. Havn.
    1773, in 4.°
  4. Alb. Seba, Thesaurus rerum naturalium. Amst., 1734, 1765 il Vol. III.
  5. Aug. Fr. Schweiger’s, Handb. der N.G. der skeletrlosen unge-
    gliederten.
    Thiere. Leipz., 1820, in 8.°

Molte cose importanti ed istruttive risguardanti la Storia Natu-
rale degli animali di questa classe, le quali in parte sono sparse
in opero molto rare e di molto valore, ed in conseguenza non co-
nosciute comunemente, si trovano riunite assai vantaggiosamente in
un libro, ove taluno nol crederebbe, cioè in un nuovo Jugen-
freund etc., für die gebiltede Jugend.
di J.C.A. Heyse, Amburg,
1802, tomi 4, in 8.°

[Seite 13]

CLASSE SESTA
Dei Vermi.
ORDINE I.
Intestini. Intestina.

Il maggior numero degli animali di quest’ ordine
ha il corpo talora cilindrico, tal altra a foggia di nastro.
Tutti i vermi elmintici del corpo umano, ad ecce-
zione degli animali spermatici, sono di quest’ ordine(1).

Gen. I. Gordo. Gordus. Dragonneau. Fa-
denwurm.

Corpo filiforme, cilindrico, eguale, liscio(a).

1. † Gordo acquatico. G. Aquaticus (Seta Equina).
Das Wasserkalb.

[Seite 14]

Pallido; estremità nere.

Lungo un palmo; della grossezza d’un grosso filo
di reffe; nei pantani e nell’ acqua; talora però, come il
seguente, nei tumori degli uomini, e simili.

2. Gordo, o Vena di Medina. G. Medinensis (Dra-
cunculus; Vena Medinensis
). Le ver de Guinée. Der
Nervenwurm.

Tutto pallido. Sloane, natur. hist. of Jamaica,
Vol. II, tav. 134, fig. 1.

Del golfo Persico, delle due Indie, in Guinea
ed in Egitto: circa della lunghezza di tre piedi e mezzo.
Si manifesta sotto la pelle, in particolare vicino al-
l’articolazione del ginocchio e del gomito, ove pro-
duce dei tumori molto infiammati e dolorosissimi; è
duopo di farlo uscire con molta diligenza dal suo
posto affinchè non si rompa; tale operazione dura più
settimane(1).

[Seite 15]

G. II. Ascaride. Ascaris. Ascaride.

Corpo eguale, cilindrico; bocca con 3 tubercoli;
intestini visibili.

1. † Ascaride vermicolare. A. Vermicularis. Asca-
ride vermiculaire. Der Mastwurm.

Coda aculeata; sui lati del corpo la pelle è leg-
gerissimamente crenelata. Tav. 1, fig. 1.

Se ne sta nell’ intestino retto degli uomini, e
succhia con quella delle due estremità, che è ottusa.

2. † Ascaride lombricoide, o Lombrico. A. Lum-
bricoides (Lumbricus terres
). Le Strongle. Der Spulwurm.

Coda ottusa; fessura dell’ ano trasversale; intestino
ranciato. Tav. 1, fig. 2.

Il più comune dei vermi intestinali dell’ uomo; se
se ne sta ordinariamente negli intestini tenui, e qual-
che volta in grandissimo numero.

G. III. Tricocefalo. Trichocephalus. Trichure.

Corpo ineguale, cilindrico; capillare anteriormente,
ingrossato di dietro.

1. † Tricocefalo umano, o Dispari. T. Dispar.
Le Trichure humain. Die Crichuride.

Alquanto solcato sopra; sotto liscio; anterior-
mente strisciato finissimamente. Tav. 1, fig. 3.

Negli intestini crassi dell’ uomo; succhia colla
sua estremità piccola, capillare.

G. IV. Echinorinco. Echinorhynchus. Echi-
norrhynque. Kratzerwurm.

Corpo cilindrico; proboscide cilindrica, retraibile,
spinosa.

[Seite 16]

1. † Echinorinco gigante. E. Gigas. Le Grand
Echinorrhynque.

Candido, senza collo; proboscide vaginata, con
aculei uncinati in più ordini; 6 papille succhianti.
Goeze, Eingeweidewürmer, Tav. 10, fig. 1, 6.

Negli intestini dei majali.

G. V. Lombrico. Lumbricus. Lombric.

Corpo cilindrico, ad anelli, inruvidito longitudi-
nalmente da aculei appena sensibili.

1. † Lombrico terrestre. L. Terrester. Le Ver de
terre. Der Regenwurm.

Sella circolare; 8 serie d’aculei abdominali. Tav.
1, fig. 7.

È questo l’animale tanto conosciuto, perchè fa
molto male alle tenere piante degli orti; è un vero
animale sotterraneo.
Sotto la sua pelle annida un’ altra
specie di verme intestinale l’Ascaris minutissima.

2. † Lombrico variegato. L. Variegatus. Le Lom-
bric panaché.

Rosso, macchiato di scuro; con 6 file d’aculei. Bonnet,
Traité d’Insectologie II, (oeuvres Vol. I), Tav. 1, fig. 1, 4.

Lungo circa un pollice e mezzo; è di bellissimo
colore: negli stagni, nei fossati, ec.; ha come il lom-
brico terrestre, una sorprendente forza di riproduzio-
ne: tagliatane appena una vigesima sesta parte del-
l’animale, questa può fra qualche mese diventare un
animale completo; si moltiplica naturalmente, sia par-
torendo dei piccoli animaletti, sia mettendone fuori
degli altri in guisa di rampolli.

G. VI. Fasciola. Fasciola. Douve.

Corpo gelatinoso, quasi piatto; poro ventrale doppio.

[Seite 17]

1. † Fasciola epatica. F. Hepatica. La Douve
du foie. Die Egelschnecke.

Depressa; ovata; bruna; provveduta anteriormente
di un tubetto. J.C. Schaeffers, Egelschnecken, etc. f. 1–8.

Vive nei condotti escretorj della bile, aderenti al
fegato delle pecore e di parecchi altri animali.

2. † Fasciola del pesce. F. Intestinalis. La Douve
des poissons. Die Fischrieme.

Corpo a benda, ondulata ai lembi. Journal des
savans,
1726, pag. 102.

Come un pezzo di nastro stretto; senza articoli;
sta nel ventre di alcuni pesci. Se ne sono trovate di
ancora viventi in alcuni pesci dopo cotti.

G. VII. Tenia. Taenia. (Lumbricus latus).
Ver Solitaire. Bandwurm.

Corpo quasi piatto, articolato; bocca quadriloba.

È un genere estesissimo ed assai rimarchevole, tanto
per la singolare conformazione, quanto per gli svariati
ed ostinati accidenti che queste specie d’animali produ-
cono nel corpo umano. Codesto verme è articolato; s’at-
tacca all’ intestino col mezzo della proboscide puntoria
che esce dalla sua testa divisa in quattro lobi (tav. 1,
fig. 4)(1). Questa testa è seguita da un collo estremamente
stretto (almeno nella specie che io citerò tosto), pres-
socchè filiforme, e che si aumenta insensibilmente con
articolazioni sempre più grandi e visibili nel rimanente
[Seite 18] del corpo del verme; su ciascuna delle grandi articola-
zioni che formano la maggior parte dell’ animale (tav.
cit. fig. 5, 6), si rinviene un ovajo particolare, ordi-
nariamente di elegantissima forma, che alcune volte
rassomiglia ad una sorte di fogliame, dal quale le
uova del verme possono uscir da una o due aperture
che si ritrovano sul margine o dalla parte larga; del
resto questo verme è tutt’ altro che solitario, essen-
dosi trovate molte tenie alla volta, in un solo e mede-
simo uomo, ed in un medesimo animale.

1. † Tenia cucurbitina. T. Solium (T. Cucurbitina).
Le Cucurbitain. Der Langgliedrige Bandwurm.

Dell’ uomo; articoli oblunghi; l’orificio marginale
solitario; ovajo pinnato. Tav. 1, fig. 5.

Questa specie è comune in Alemagna; si trova
quanto la seguente negli intestini tenui dell’ uomo.

I vermi cucurbitini (Vermes cucurbitini, Ascarides,
Couleti) sono articolazioni che si staccano dall’ estre-
mità posteriore di questo verme.

2. † Tenia comune. T. Vulgaris (Bothriocephalus
Latus
(1)). Le Ténia commun. Der kurzgliedrige Band-
wrum.

Dell’ uomo; articoli abbreviati trasversali; orificio
laterale duplice; ovario stellato. Tav. 1, fig. 6.

Negli altri paesi d’Europa; comunissimo special-
mente in Isvizzera ed in Francia.

G. VIII. Idatide. Hydatis. Hydatide. Bla-
senwurm.

[Seite 19]

Corpo in guisa di tenia, terminantesi in una ve-
scica linfatica; bocca quadrilobata.

La testa e la parte anteriore di questo animale,
parimenti singolarissimo, ha molte delle sue parti ras-
somiglianti a quelle della Tenia; ma la posteriore ter-
mina in una vescica linfatica ovale di varia grandezza:
si rinviene negli intestini di diversi poppanti.

1. † Idatide Finna, o del Porco. H. Finna (Cy-
sticercus cellulosae
Rudolphi). L’Hydatide des Cochons.
Die Finne.

Conica; iachiusa in una duplice vescica, aderente
alla sua base interiore; testa diretta verso il collo della
vescica. Abbild. n.h. Gegenst. tav. 39.

Molto di rado nella pinguedine, nei muscoli e
nel cervello dell’ uomo, delle scimie, delle mustele,
ec.(1), ma più comune nella carne dei porci. Malpi-
ghi
dimostrò la sua natura animale. Poichè si trova
soltanto nel majale domestico e giammai nel cignale,
essa offre l’esempio dei corpi organizzati che sembrano
stati creati come per seconda formazione, molto tempo
dopo il creato.

2. † Idatide globosa. H. Globosa. L’Hydatide glo-
buleuse.

Semplice, ovata; corpo distintamente articolato,
rugoso; embricato. Goeze, Eingevveidewürmer, t. 17.

Spesse volte la vescica è più grossa di un uovo
di pollo, per lo più aderente alla pelle del ventre
ed al fegato dei porci.

3. † Idatide del cervello. H. Cerebralis. L’Hydatide
du cerveau. Die Queese.

[Seite 20]

Multiplice; corpuscoli diversi aderenti alla vescica
comune per una coda di due sete. Lesche, vom Drehen
der Schafe.
Lips. 1780, in 8.°

Nel cervello dei montoni affetti da estro.

4. Idatide erratica. H. Erratica.

Multiplice; molti corpuscoli ovati, galleggianti
in una vescica comune. Abbild. n.h. Gegenst. tav. 79.

Io ne trovai, p.e., nelle Idatidi gonfiate, delle
quali erano occupati molti interiori di un Macaco (Si-
mia cynomologus
).

G. IX. Sifone. Sipunculus. Sipuncle.

Corpo cilindrico, prolungato; bocca in avanti, at-
tenuata, cilindrica; apertura laterale del corpo verru-
ciforme.

1. Sifone saccato. S. Saccatus (Vermis microrhyn-
choterus
). Le Sipuncle à sac.

Corpo rivestito da tunica lassa. C. Gesner, histo-
ria aquatil.,
pag. 1226.

Nell’ oceano delle Indie orientali.

G. X. Sanguisuga. Hirudo. Sangsue. Blutigel.

Corpo oblungo; si muove dilatando la bocca e la
coda orbicolarmente
(1).

1. † Sanguisuga comune. H. Medicinalis. La San-
sue commune.

Depressa; nerognola; 6 linee gialle sopra, le in-
termedie arcuate di nero; sotto cinerea, macchiata di
nero. Dillenius, in Eph. N.C. Cent. VII, tav. 5.

[Seite 21]

È la miglior specie per estrarre il sangue(1),
quindi è un considerevole ramo di commercio per di-
versi paesi.

2. † Sanguisuga octoculata. H. Octoculata. La
Sangsue à huit points.

Depressa; fosca; 8 punti neri sopra la bocca.
Schwed, Abhandl. 1757, tav. 6, fig. 5–8.

Depone un sol uovo, il quale da principio non
contiene che un liquido acqueo; ma poi da quella linfa
escono 8 o 10 piccole sanguisughe, ed alle volte anche più.

ORDINE SECONDO.
Molluschi. Mollusca. Mollusque.

Questi vermi sono nudi, e si distinguono da quelli
dal primo ordine pel corpo che è più viscoso, e pei
membri esteriori più distinti(2). Alcuni somigliano agli
animali che abitano nei nicchj e nelle conche.

G. XI. Lumacone. Limax. Limace. Weg-
Schnecke.

[Seite 22]

Corpo oblungo, strisciante; scudo carnoso sopra;
sotto un disco longitudinale, piano; un foro al lato
destro per gli organi genitali e per gli escrementi;
4
tentacoli sopra la bocca.

Questi hanno di comune coi vermi a guscio del
genere delle lumache a cui somigliano, una sorpren-
dente forza di riproduzione.

1. † Lumacone nero. L. Ater. Le Limace noir.

È tutto nero. Lister, ex edit. Huddesfordi, tav.
101, fig. 102.

2. † Lumacone rosso. L. Rufus. Le Limage rouge.

Rossiccio. Op. cit. tav. 101, fig. 103.

3. † Lumacone maggiore. L. Maximus. La grande
Limace.

Cinericcio; macchiettato. Op. cit. tav. 101, fig. 104.

4. † Lumacone campestre. L. Agrestis. La petite
Limace. Die Ackerschnecke.

Cinericcio; senza macchie. Op. cit. t. 101, fig. 101.

Questo è un terribile flagello pei grani ed altri
frutti massime nei terreni umidi(1).

G. XII. Polmonia. Aplysia. Aplysie.

Corpo strisciante; scudo dorsale membranaceo;
forame nel lato destro per le parti genitali; ano sul-
l’estremità del dorso.

1. Polmonia pelata. A. Depilans (Lepus marinus,
degli antichi). L’Aplysie épilatoire. Die Giftkuttel.

Con 4 tentoni. Pennant’s, Brist. zool. IV, t. 21, f. 21.

Come la specie seguente nel Mediterraneo.

[Seite 23]

G. XIII. Dori. Doris. Dori.

Corpo strisciante, oblungo, piano sotto; bocca
anteriormente per di sotto; ano di dietro, cinto di ci-
gli superiormente;
2 tentoni sul corpo allo innanzi,
fra pertugi retraibili.

1. Dori argo. D. Argo. (Lepus marinus minor,
Columnae). L’Argus.

Ovale; corpo liscio; 2 tentoni alla bocca; ano
cigliato. Op. cit. tav. 22, fig. 22.

G. XIV. Glauco. Glaucus. Glaucus.

Corpo oblungo; forato da 2 buchi laterali; 4
tentoni 8 branchie palmate.

1. Glauco atlantico. G. Atlanticus. Le Glaucus
atlantique.

Color glauco. Abbild. n.h. Gegenst. tav. 48.

Nel mare atlantico ed indiano.

G. XV. Afrodita. Aphrodita. Aphrodite.
Seeraupe.

Corpo strisciante, oblungo, semidepresso, con ar-
ticoli d’ambe le parti fascicolati, con setole, pelosi;
bocca retraibile;
2 tentoni (sifoncelli) ad anelli.

1. Afrodita aculeata. A. Aculeata. La Taupe de
mer. Der Goldwurm.

Ovale; irsuta; aculeata; 32 piedi per parte. Swam-
merdam
, Bibl. natur., tav. 10, fig. 8.

Fra gli altri siti, nei mari del nord: gli aculei ed i
peli, dei quali è coperta dai due lati, brillano dei più
bei colori, specialmente esposti al sole, qualche volta
come la fiamma giallo-azzurra dello zolfo, ec.

[Seite 24]

G. XVI. Amfitrite. Amphitrite. Amphitrite.

Corpo prolungato in tubo, ad anelli; peduncoli
verrucosi; tentoni acuminati, avvicinati, piumosi.

1. Auricoma. A. Auricoma. Amphitrite doré. Der
Sandköcher.

Due ricci per parte; anteriormente tentoni in forma
di pettine, color d’oro, rigidi. Pallas, miscell. zoolog.,
tav. 9, fig. 3.

Del mare del nord, ec.; questa specie, come qual-
che altra dell’ attual genere, abitano in nicchi molto
delicati, un po’ conici, i quali sono per l’ordinario
costruiti di un solo strato di granellini agglutinati gli
uni presso gli altri con arte meravigliosa.

G. XVII. Nereide. Nereis. Néréide.

Corpo serpeggiante, oblungo, lineare; peduncoli
laterali pencillati; tentoni semplici.

1. Neride lucciola. N. Noctiluca. La Néréide phos-
phorique, la Belle de nuit.

Ventitrè segmenti; corpo appena visibile.

Nell’ acqua del mare, allo splendore notturno della
quale forse questo animale contribuisce in alcuni luoghi.

G. XVIII. Najade. Nais. Millepied d’eau.
Wasserschlängelchen.

Corpo lineare, pellucido, depresso; peduncoli se-
tolosi; senza tentoni.

Questi vermi si riproducono in una particolare
maniera(1): l’ultima articolazione di questo verme,
[Seite 25] si estende poco a poco e diventa un animale perfetto, che
si separa dopo qualche tempo dal rimanente del corpo
dell’ antica najade; ed in altre, qualche volta prima
di staccarsi, produce nella stessa maniera degli altri
vermi a lei eguali, prolungando la sua ultima artico-
lazione. Impertanto alcune specie, come la seguente,
si possono moltiplicare anche per mezzo di uova dietro
un vero accoppiamento.

1. † Najade proboscidata. N. Proboscidea (Nereis
Lacustri
s, Linn.). La Naïade à trompe.

Sete solitarie laterali; proboscide lunga. Roesel,
Hist. der Polypen, tav. 78, fig. 16, 17.

G. XIX. Ascidia, o Foderuolo. Ascidia.
Ascidie.

Corpo fisso, semicilindrico, a vagina; 2 aperture
alla sommità, ed una più bassa.

Attaccasi agli scoglj, che circondano le sponde,
e può schizzare l’acqua ad una ben lunga distanza.

1. Ascidia intestinale. A. Intestinalis. L’Ascidie
membraneuse.

Liscia; bianca; membranacea.

Nell’ oceano del nord, siccome anche il seguente
animale.

G. XX. Actinia, o Anemone. Actinia.
(Urtica marina). Cul d’Ane, Seeanemone.

Si attacca coll’ estremità inferiore; corpo lungo,
cilindrico; margine all’ apice dilatabile; con tentoni
interiormente; bocca in mezzo all’ estremità, circon-
data dai medesimi.

Sono animali dotati di una sorprendente; forza di
reproduzione.

[Seite 26]

1. Anemone rugosa. A. Senilis. L’Actinie ridée.

Subcilindrica; rugosa trasversalmente. Phil. Trans.
Vol. LXIII, tav. 16, fig. 10 e seg.

G. XXI. Teti. Tethys. Téthys.

Corpo libero, piuttosto oblungo, carnoso, apode;
bocca terminata in proboscide, cilindrica, increspata
sotto il labbro;
2 fori al lato sinistro del collo.

1. Teti leporina. T. Leporina (Lepus marinus
major,
Columnae). La Téthys à voile frangé.

Labbro cigliato. Fab. Columna, l.c. tav. 26.

Nel mare Mediterraneo.

G. XXII. Oloturia. Holothuria. Holothure.

Corpo libero; vescica oblunga contenente aria;
dorso con cresta veleggiante; tentoni abdominali, nu-
merosi, filiformi, penzoloni, cavi; bocca terminale, ar-
mata di rotella
(1).

1. Oloturia fregata. H. Physalis. La Fregatte.

Corpo piriforme; rostro, conico; tentoni lunghis-
simi. Vedi Krusenstern’s, Atlas, tav. 23.

Abita l’oceano atlantico, ec. Cotesto animale sin-
golare, il di cui corpo è della grossezza di un pu-
gno, colore rosso e turchino, ripieno d’aria, ha so-
spese al corpo delle fila che possono prolungarsi assai,
e che fanno l’ufficio di stomaco, le quali toccate pro-
ducono un bruciore più doloroso che le ortiche; e lungo
il dorso della vescica vi è una pelle che serve come di
[Seite 27] vela, che l’animale quando nuota dirigge a seconda
del vento.

G. XXIII. Talia. Thalia (Salpa).

Corpo libero, oblungo, gelatinoso, diafano; tubo
alimentare visibile; senza tentoni.

1. Talia linguaciuta. T. Lingulata.

Corpo depresso; terminante sul d’avanti in apice
acuto. Abblid. n.h. Gegenst. tav. 30.

Nell’oceano atlantico(1).

G. XXIV. Succhiello. Terebella. Amphino-
me. Steinbohrer.

Corpo filiforme; bocca anteriore, con prepuzio,
guarnita di un glande peduncolato, tubulosa, sporgen-
tesi; molli tentacoli attorno alla bocca, capillari.

1. Succhiello fora pietra. T. Lapidaria. L’Am-
phinome perce-pierre.

Otto rieci nell’ anterior parte del corpo, e 4 at-
torno alla bocca. Schwedische Abhandl., 1754, tav. 3
fig. A, E.

Nel Mediterraneo.

G. XXV. Lernea. Lernaea. Lernée.

Corpo oblungo, quasi cilindrico; s’attacca coi ten-
toni; ovaja binate; tentoni in forma di braccia.

Tormenta assai i pesci, sulle branchie dei quali
preferisce di abitare.

1. † Lernea ciprina. L. Cyprinacea. La Lernée
cyprinacée.

[Seite 28]

Corpo subclavato; torace cilindrico, biforcato; ten-
toni lunati all’apice. Linnei, fauna suec., t. 2, fig. 2100.

G. XXVI. Scilla. Scyllaea. Scyllée.

Si attacca col corpo, che è compresso; dorso sca-
nalato; foro della bocca senza denticelli, sull’ estremità;
3 paja di tentoni, ossia braccia, nella parte inferiore.

1. Scilla. S. Pelagica. La Scyllée. Seba, Thesaurus,
Vol. I, tav. 74, fig. 7.

Si attacca specialmente al Fucus natans.

G. XXVII. Clio. Clio. Clio.

Corpo nuotante, oblungo; 2 pinne membranacee,
opposte.

1. Clio limacina. C. Limacina. La Clio limacine.

Nuda; corpo quasi conico. Ellis e Solander, tav.
15, fig. 9, 10.

Abita allo Spitzberg, a Terranova, ec.; questa
specie e le consimili devono essere quasi l’unico pa-
scolo della Balaena mysticetus nell’ oceano settentrionale.

G. XXVIII. Sepia. Sepia. Sèche. Tintenfisch.

Otto braccia sparse internamente di cotiledoni,
fra i quali vi è la bocca cornea; il ventre (nella
maggior parte) ha una vescica, con materia nera, a-
perta alla sua base con fessura trasversale, sopra la
quale sta l’orifizio degli escrementi.

La Sepia si trova per lo più in tutti i mari(1);
differisce da tutti gli altri animali di questa classe
[Seite 29] tanto a riguardo della organizzazione interna degli
organi della generazione, quanto per la struttura degli
occhi e per l’organo dell’ udito, che Gio. Hunter
ed altri gli attribuiscono.

Il numero dei succhiatoi o coppette, che armano
le braccia delle Sepie, crescono coll’ età, essendovene
di quelle che ne hanno più di mille. Si è con tali ven-
tose che si attaccano; soventi volte quelle braccia sono
strappate dalle conchiglie, oppure divorate dai pesci;
ma ben presto gli e ne rinascono di nuove, particolarità
già stata conosciuta dagli antichi; il maggior numero
delle specie sono notabili per il liquore nero che hanno
in un apposito serbatojo racchiuso nel ventre, che pos-
sono spandere quando vogliono, e con tal mezzo anne-
riscono l’acqua circonvicina(1). Il Professore Schnei-
der,
ha opportunamente diviso tutto il genere nelle
due seguenti famiglie:

a. Con due lunghi tentoni; ventre con una natatoja
ed un ossicello dorsale.

1. Sepia officinale. S. Officinalis. La Sèche com-
mune. Der Kuttelfisch.

Ventre larghissimo rotondato, cinto ovunque da
natatoja; osso dorsale grandissimo. Swammerdam, Bib.
nat.,
tav. 50, fig. 1.

È particolarmente da questa specie, che deriva
quella sostanza che è comunemente chiamata osso di
sepia,
la quale è una scaglia ossea, larga, di una tessi-
tura assai singolare, che ricopre il dorso dell’ animale;
alcune specie di Uva marina (Uvae marinae) sono le
uova di questo e di altre analoghe specie.

[Seite 30]

2. Calamajo. S. Loligo. Le Casseron. Der Calmar.

Ventre stretto, acuminato; natatoja angolosa nel
mezzo; osso dorsale penniforme. Pennant’s, Brit. Zool.
IV, tav. 27, fig. 43.

b. Con piedi palmati alla base; senza tentoni;
natatoje ed osso dorsale.

3. Polipo. S. Octopodia (Polypus). Le Poulpe.

Doppia fila di copette nell’ interna parte delle
braccia, ciascuno crescente mano mano fino alla base.
Op. cit. tav. 38, fig. 44.

A cagione del suo delicato sapore, questa specie
è pregiatissima; si trova in molti luoghi, particolar-
mente nelle Indie orientali e nel golfo del Messico, alle
volte di sterminata grandezza.

G. XXIX. Medusa. Medusa. Méduse. Qualle.

Corpo gelatinoso, orbicolato, convesso sopra, con-
cavo sotto; bocca labiata, centrica al di sotto; tentoni
nella massima parte marginati, molte volte retraibili
(1).

Alcune specie contribuiscono al lucicar del mare,
che si osserva di notte(2).

1. Medusa cerchiata. M. Aequorea. La Méduse bleu.

Orbicolare; quasi piana; margine inflesso; villoso,
con tentacoli. Baster, Op. subsec. II, t. 5, fig. 2 e 3.

Nei mari settentrionali, ec.

2. Medusa velata. M. Velella (Urtica marina,
Columnae). La Méduse à voile.

Ovale; strisciata concentricamente; margine ci-
gliato; un velo membranaceo superiormente. Fab. Co-
lumna
, l.c. pag. 22.

[Seite 31]

3. Medusa ad otto lobi. M. Octostyla. La Méduse
à huit lobes.

Emisferica; il margine senza tentoni; colonna con
4 piegature al di sotto; apice con 8 lobi frastagliati;
16 appendici ai lati, Forskael, icones, tav. 30.

Del mar rosso; lungo un palmo; di bel colore
violetto.

ORDINE TERZO.
Testacei. Testacea. Coquillages. Conchylien.

In quest’ ordine numerosissimo di animali si di-
stingono due parti principali, cioè, le conchiglie, e gli
animali che le abitano. La configurazione di questi ul-
timi è molto variata; ciò nullameno si rassomigliano
in gran parte ai vermi del precedente ordine. Le con-
chiglie sono composte nel bel principio di una sostanza
membranosa primitiva, alle volte quasi cornea, che pi-
glia come insensibilmente tutta la sua consistenza dalla
terra calcare che vi si deposita poco a poco. Réaumur,
Kaemmerer ed altri hanno osservato che i gusci delle
lumache nate da poco non hanno per anco tutti i giri
spirali, ma che si formano mano mano che l’animale
cresce, depositandosi la materia all’ orlo dell’ imbocca-
catura della chiocciola, e non mica della parte mi-
nima della spira, come da un germe. In quanto alle
conche, ceteris paribus, il processo è il medesimo.
Sono degne di osservazione molte di queste conche
per la singolare struttura(1); altre lo sono, per lo
[Seite 32] smalto brillante che rassomiglia a quello della porcel-
lana; ed altre in fine per i superbi colori(1) e per
i regolari e leggiadri disegni(2). Moltissime specie di
[Seite 33] differenti generi di conchiglie e di lumache sono co-
stantemente rivestite d’una pelle in parte benissimo
organizzata, la quale non deve essere confusa colle mil-
lepore che talvolta accidentalmente vi stanno sopra.

Questo ordine molto esteso, si divide in generale
giusta il numero e la configurazione delle conche nelle
quattro seguenti famiglie:

A. Testacei moltivalvi.

B. Testacei bivalvi.

C. Testacei univalvi a spira regolare, come le lumache.

D. Testacei univalvi, con spirali e molto irregolari.

A. Testacei moltivalvi. Multivalves.

Soggiornano unicamente nel mare.

G. XXX. Scaraboide. Chiton. Oscabrion.
Käfermuschel.

Molti pezzi testacei; disposti longitudinalmente, a
seconda della lunghezza del dorso.

1. Scaraboide tubercolato, od Oscabrione. C. Tu-
berculatus.
L’Oscabrion tuberculé.

Di 7 valve; corpo tubercolato.

G. XXXI. Ghianda di mare. Lepas. Lepas.

Animale con proboscide involuta spiralmente; ten-
toni con cresta; conchiglia con molte valve, ineguali.

Molte specie, p.e. le due qui sotto, sono attac-
cate con le loro conche ad un qualche corpo; ma in
alcune altre specie, siccome nelle due ultime seguenti,
la conchiglia moltivalve attaccasi a qualche cosa con
un tubo carnoso: la differenza è così manifesta che
[Seite 34] si potrebbe opportunamente formarne 2 generi di-
stinti(1).

a. Aderenti con le conche. Sessiles.

1. Balano. L. Balanus. La Gland de mer. Die Mertulpe.

Conchiglia conica, solcata, fissa; opercoli accu-
minati. Chemnitz, Vol. VIII, tav. 97, fig. 820.

Si trova in molti luoghi attaccata alli scogli, alla
carena dei vascelli, sugli ammali, sopra altre conchi-
glie, sui granchi, ec.

2. Diadema. L. Ceti (Diadema). Le Diadème.
Die Wallfisch-Pocke.

Conchiglia quasi rotonda, di 6 lobi; solcala,
fissa. Op. cit. tav. 99, fig. 843, e seg.

Questa ed altre specie del presente genere stanno
sulla pelle delle orche, delle balene e simili.

b. Pedate. Pedatae.

3. Polipede. L. Polliceps. Le Pousse-pied. Die
Fusszehe.

Composta di 20 valve e più, poliforme; intestino
granulato da squamette. Op. cit. tav. 100, fig. 351.

Abita particolarmente le coste della Barbarìa; è
un animale di conformazione singolare.

4. Ghiandale anatifera. L. Anatifera. L’Anatife lisse.
Die Entenmuschel.

Composta di 5 valve; compressa; intestino ade-
rente, liscio. Abbild. n.h. Gegenst. tav. 68.

È particolarmente conosciuta per la tradizione fa-
volosa della quale ho parlato in occasione dell’ Anas
Bernicla
(pag. 224., T. I.). La conchiglia è di 5 conche
attaccate con l’animale che vi dimora dentro per un
[Seite 35] tubo carnoso: se ne trovano alle volte molte riunite
(come i rami di un albero) ad un tubo comune che pur
esso si abbarbica a dei salici fracidi, od a dei rottami
di vascelli naufragati.

G. XXXII. Folade. Pholas. Dail. Bohrmu-
schel.

Conchiglia con 2 valve, divaricate, e con altre più
piccole accessorie di varia forma al cardine, che è re-
curvato e connesso da una cartilagine.

Gli animali di questo genere forano le roccie,
ed i marmi più duri; penetrano ugualmente i coralli
più forti, le conche delle ostriche, le pareti dei ba-
stimenti, ec., e stabiliscono un’ abitazione all’ apice
del buco scavatosi.

1. Folade dattero. P. Dactylus. Le Dail à six piè-
ces. Die Dattelmuschel.

Oblungo; striscio reticolate. Op. cit. t. 101, f. 859.

Riluce nelle tenebre mandando molto chiarore.

2. Dattero piccolo. P. Pusilla. Le Dail à cinq
pièces. Die Bohr-Pholade.

Oblungo, rotondato; striscie ad arco. Spengler,
in den Schriften der Berl. Naturf. Gesellsch., Vol. IV,
tav. 5, fig. 1–5.

Abita in molti luoghi dell’ Oceano.

B. Testacei bivalvi. Conchoe.

Molluschi testacei acefali. (Mollusca).

Vivono tutti nell’ acqua.

La principale differenza di questi generi sta nel-
l’uguaglianza od ineguaglianza delle due conche e degli
orli delle medesime, e sulla conformazione dell’ arti-
colazione o cardine (cardo).

[Seite 36]

G. XXXIII. Mia. Mya. Moule. Klaffmuschel.

Di 2 valve; aperta da una parte; il cardine
(quasi in tutte) ha un dente solido, grosso, largo,
vuoto, e non inserito nella conca opposta.

1. † Mia dei pittori. M. Pictorum. La Moule des
peintres. Die Flussmuschel.

Conchiglia ovata; dente primario del cardine sol-
cato; il laterale longitudinale; l’altro dupplicato. Chem-
nitz
, Vol. VI, tav. 1, fig. 6.

2. † Mia margaritifera. M. Margaritifera. La
Moule du Rhin. Die Perlenmuschel.

Ovale, anteriormente ristretta; dente primario del
cardine conico; i due rialzi, o natiche senza corteccia.
Op. cit. tav. 1, fig. 5.

G. XXXIV. Manicajo. Solen. Manche de
couteau. Messerscheide.

Conchiglia bivalve, oblunga; scostata da ambe le
parti; cardine col dente a lesina, voltato in dietro,
frequenti volte doppio, non iserito nell’ opposta conca;
margine laterale sdruscito.

1. Siliqua. S. Siliqua. Le Manche de couteau.

Conchiglia lineare, retta; una delle conche ha 2
denti al cardine. Op. cit. tav. 4, fig. 29.

G. XXXV. Tellina. Tellina. Telline. Sonne.

Conchiglia bivalve, rivolta anteriormente una sul
lato dell’ altra; cardine con
3 denti, incastrati alter-
nativamente uno nell’ altro.

1. Tellina radiata. T. Radiata. La Telline radiée.

Oblunga longitudinalmente; alquanto strisciata
[Seite 37] finissimamente, nitida; la suttura posteriore è scanalata.
Op. cit. tav. 11, fig. 102.

2. † Tellina cornea. T. Cornea. La Came de
ruisseaux.

Globosa; strisciata a traverso; costa bruna tra-
sversale.

È una piccola conchiglia fluviale assai comune.

G. XXXVI. Cuore. Cardium. Coeur.

Bivalve, quasi equilatera; valve eguali; cardine
con denti medj binati alternanti l’uno nell’ altro; i la-
terali sono lontani ed entrano in una cavità.

1. Cuore a coste. C. Costatum. Le coeur-à-côtes.

Conca gibbosa; valvule eguali; costole elevate,
carenate; le concave piccolissime. Op. cit. tav. 15,
fig. 151, e seg.

Sulle coste della Guinea.

2. Cuore spinoso. C. Echinatum. Le Bucharde frangé.

Conchiglia quasi a cuore, solcata longitudinal-
mente; linea cigliata, numerosi aculei, voltati dentro
Op. cit. tav. 15, fig. 158.

3. Cuore esculento. C. Edule. La Coque.

Conchiglia grinzata, 26 solchi sdrusciti, ricurvati,
embricati. Op. cit. tav. 19, fig. 194.

Comunissima conchiglia sulle coste d’Europa me-
ridionale.

G. XXXVII. Madia. Mactra. Matre. Back-
trog.

Bivalve di lati ineguali; valve uguali; cardine col
dente di mezzo compiegato con una fossetta annessa;
i laterali sono allontanati, inserti.

[Seite 38]

1. Madia solida. M. Solida. La Mactre solide.
Die Strandmuschel.

Conchiglia opaca, quasi liscia, grinzuta. Op. cit.
tav. 23, fig. 229, e seg.

G. XXXVIII. Trilatera. Donax. Came tron-
quée.

Bivalve, margine anteriore ottusissimo; cardine
con
2 denti, ed uno marginale, solitario, a qualche di-
stanza sotto l’ano.

1. Trilatera scolpita. D. Scripta. La Donace gravée.
Die Letter-schulpe.

Ovata; compressa; liscia; disegnata con linee por-
porine ondulate; fessura acuta; margini crenelati. Op.
cit.
tav. 26, fig. 261, e seg.

G. XXXIX. Venere. Venus. Venus.

Bivalve; labbri del margine anteriori indossati;
cardine con
3 denti, tutti avvicinati, i laterali con
l’apice divergente.

1. Venere Dione. V. Dione. La Conque de Venus.
Die echte Venusmuschel.

Alquanto in forma di cuore; soleata trasversal-
mente; spinosa anteriormente. Op. cit. t. 27, fig. 271,
e seg.

2. Venere mercenaria. V. Mercenaria (Wampum
degli Irochesi). Le Saphir violet.

Cordata; solida; leggermente strisciata per traver-
so; margine solcato, internamente violaceo; ano ovato.
Abbild. n.h. Gegenst., tav. 69.

Ha le conche grosse e pesanti. Gli Irochesi ed
altri selvaggi del nord d’America ne lavorano collane
[Seite 39] che servono per loro ornamento o wampum (vedi pag.
9. T. II); ed allorquando devono fare dei lunghi viaggi
a piedi, si mettono in bocca l’animale che abita in
questa conca, e lo masticano continuamente, ec.

3. Venere tigrina. V. Tigrina. La Langue-de-Ti-
gre. Die Tigerzunge.

In forma di lente; strie solcate, incrocicchiate;
ano impresso, ovato.

G. XL. Spondilo, o Cernieruolo. Spondy-
lus.
Huître épineuse.

Valve ineguali, ruvide; cardine con 2 denti re-
curvati, con un piccolo foro frammezzo.

1. Piede d’asino. S. Gaederopus. Le Claquet de
Lazare. Die Lazarusklappe.

Quasi orecchiuto, spinoso. Op. cit. t. 44, fig. 459.

L’una delle conche oltrepassa di molto l’altra
per di dietro, ed è dentellata come una sega; è pure
da osservarsi la direzione dell’ articolazione: i denti
entrano così mirabilmente gli uni negli altri, per cui
si può bensì aprire la conchiglia, ma non può essere
distaccata senza romperne l’articolazione.

G. XLI. Cama. Chama. Chame. Gienmuschel.

Bivalve, spessa; cardine con collo gibboso obbli-
quamente entrante in un infossatura obbliqua.

1. Cama cuore. C. Cor. Le Coeur-de-beuf. Das
Ochsenherz.

Quasi rotonda, liscia; processi voltati indietro;
fessura scostata. Op. cit. tav. 48, fig. 483.

2. Cama gigante. C. Gigas. Le Grand Bénitier.
Die Holziegel.

[Seite 40]

Con varie piegature; fatta a volta, squamosa.
Op. cit. tav. 49, fig. 492, e seg.

È la più grande di tutte le conchiglie conosciute;
le conche pesano più di 6 quintali, e l’animale 30
libbre. Gli isolani dell’ Indie orientali, ed i popoli che
abitano le sponde del mar Rosso mangiano comune-
mente la sua carne.

3. Cama grifoide. C. Gryphoides. L’Huître de la
mer rouge. Die Felsenmuschel.

Di forma orbicolare, muricata; una delle due
conche è più piana dell’ altra, che ha la protuberanza
o natica con una eminenza quasi a spirale. Op. cit.
tav. 51, fig. 110, e seg.

4. Cama bicornuta. C. Bicornis. Le Camo cornue.

Valvule coniche; natiche fatte a cono, obblique,
tubulose, più lunghe della conca. Op. cit. t. 52, fig. 516.

G. XLII. Arca. Arca. Arche.

Bivalve, con valve eguali; cardine con molti denti,
acuti, alternativamente inseriti.

1. Arca di Noè. A. Noae. L’Arche-de-Noè. Die Arche.

Oblunga, strisciata, aperta alla sommità, natiche
incurvate slontanate assai; margine intierissimo allon-
tanato. Op. cit. tav. 53, fig. 529.

2. Arca pelosa. A. Pilosa. La Noix de mer.

Quasi orbicolata; equilatera; pelosa; protuberanze
incurvate; margine solcato. Poli, Vol. II, t. 26, f. 1–4.

Nel Mediterraneo: le conche sono coperte, segna-
tamente all’ estremità inferiore, di una specie di vel-
luto bruno.

G. XLIII. Ostrica. Ostrea. Huître. Auster.

[Seite 41]

Bivalve, a conche ineguali (nella maggior parte),
quasi orecchiuta; cardine senza dente, con una caver-
netta ovata, e striscie trasverse sui lati.

Le diverse specie di questo genere dovrebbero es-
sere divise di due; nel primo genere si comprendereb-
bero i Pettini, ai quali appartengono le due prime
specie; e nel secondo le Ostriche propriamente dette.

1. Pettine Sogliola. O. Pleuronectes. L’Eventail.
Die Compasmuschel.

Equivalve; 12 raggi duplicati; liscia esteriormente.
Chemnitz, Vol. VII, tav. 61, fig. 595.

2. Pallio. O. Pallium. Le Manteau royal. Der Kö-
nigsmantel.

Equivalve, 12 raggi convessi; strisciata; scabra;
embricata, con isquame. Op. cit. tav. 64, fig. 607.

3. Martello. O. Malleus. Le Marteau noir. Der
Polnische Hammer.

Equivalve, con 3 lobi trasversali. Op. cit. t. 70,
fig. 655 e seg.

4. Foglia di lauro. O. Folium. La Feuille-de-Lau-
rier. Das Lorbeerblatt.

Valve ineguali, ovate, sui lati piegate ottusamen-
te; parasitica. Op. cit. tav. 71, fig. 662, e seg.

5. Ostrica commestibile, o comune. O. Edulis.
L’Huître ordinaire. Die Gemeine Auster.

Valve ineguali semiorbicolate, con membrane em-
bricate, ondulate; una conca è piana, intierissima.

Soggiorna in particolare sulle coste dei mari nord-
ovest d’Europa; si trovano ancora delle ostriche sui
banchi del Mediterraneo e dell’ Adriatico(1); e pel
[Seite 42] diverso gusto che in conseguenza hanno, sono divise
in ostriche di scoglio, di sabbia e di creta.

6. Ostrica Sella. O. Ephippium. La Selle. Der
polnische Sattel.

Equivalve; orbicolata; compressa; membranacea.
Op. cit. Vol. VII, tav. 59, fig. 576, e seg.

Nell’ oceano delle Indie; alle volte contiene delle
perle, ma per l’ordinario di colore scuro e deformi.

7. Cresta di gallo. O. Crista galli. La Crête-de-
coq. Der Hahnenkamm.

Equivalve; piegata; spinosa; labbro scabro da
tutte due le parti. Op. cit. Vol. VIII, tav. 75, fig. 683.

G. XLIV. Anomia. Anomia. Anomie. Ba-
stardmuschel.

Conchiglia di valve ineguali, una delle quali è
piuttosto piana (frequentemente perforata alla base
),
l’altra più gibbosa alla base; cardine senza denti, con
una cicatrice lineare prominente, ed un dente laterale
interiormente;
2 raggi ossei per base dell’ animale.

1. Anomia Sella. A. Ephippium. La Pelure-d’ oi-
gnon. Das Fensterduplet.

Semiorbicolata; ripiegata in rughe; la conca piana
è forata. Op. cit. tav. 76, fig. 693, e seg.

2. Anomia cipolla. A. Cepa. La Pelure d’oignon
violette. Die Zwiebelschale.

Quasi ovata; ineguale; violacea; valvula superiore
convessa; l’inferiore perforata. Op. cit. t. 76, fig. 692.

3. Anomia vitrea. A. Vitrea. Le coq et la poule.
Die Glas-Bohrmuschel.

Ovata; panciuta; bianca; tenerissima; una delle
conche a becco incurvato, perforata; l’orlo acuto in-
terissimo, chiuso ovunque. Op. cit. tav. 78, fig. 707.

[Seite 43]

Nel mediterraneo, nell’ oceano atlantico, ec.;
questo testaceo è del piccolo numero degli animali ma-
rini della creazione attuale, che possiamo riguardare
l’analago di una petrificazione assolutamente rasso-
migliantegli del mondo antico, la quale si trova nelle
montagne calcaree a strati.

G. XLV. Mitolo. Mytilus. Moule. Miesmu-
schel.

Conchiglia bivalve, ruvida; di frequente s’attacca
col bisso; cardine senza denti, distinto da una linea
aculeata, scavata, longitudinale.

1. Mitolo margaritifero. M. Margaritifer. La Go-
quille de nacre. Die Perlenmuttermuschel.

Compresso, piano, quasi orbicolato; embricato
trasversalmente alla base con tuniche dentate. Op. cit.
tav. 80, fig. 717.

È notabile per le eccellenti perle che si rinven-
gono nell’ animale, come per le conche delle quali si
ha la madre-perla ordinaria. Si è nel legamento mu-
scoloso della sua articolazione che si taglia la pietra
conosciuta sotto nome di Gemma penna pavonis, o
Halmintholithus androdamas,
Linn.

2. Mitolo litofago. M. Lithophagus. La Moule pho-
lade. Der Steinbohrer.

Cilindrico; con ambedue le estremità rotondate.
Op. cit. tav. 82, fig. 729.

Si fora un’ abitazione nelle roccie che circondano
i mari, nei tronchi di coralli, ec.(1).

[Seite 44]

3. Mitolo commestibile. M. Edulis. Moule com-
mune. Die Blaubart.

Piuttosto liscio; violetto; valvule alquanto ca-
renate anteriormente; posteriormente ottuse. Op. cit.
tav. 84, fig. 750.

È un cibo poco sicuro, essendo stato alle volte
mortale.

4. Mitolo bidente. M. Bideus. La grande Magellane
striée. Die gestreifte magellanische Miesmuschel.

Conchiglia strisciata; leggermente curvata; mar-
gine posteriore piegato dentro; cardine terminale bi-
dentato. Op. cit. tav. 83, fig. 742.

5. Tulipano. M. Modiolus. La Feuille de tulipe.
Die Papusmuschel.

Liscio; margine anteriore carenato; protuberanze
gibbose; cardine quasi laterale. Op. cit. t. 85, fig. 757.

Bellissima conchiglia; in modo particolare poi quella
della nuova Guinea: è pure comunissima sulle coste set-
trionali d’Europa.

G. XLVI. Pinna. Pinna. Jambon. Steck-
muschel.

Conchiglia pressochè bivalve; fragile, dritta, mette
fuori un
bisso o barba fioccosa; cardine senza denti;
le
2 valvule sono cresciute insieme.

Queste conchiglie sono rinomate per la loro barba,
con la quale si attaccano fortemente ai corpi estranei;
tali barbe sono di una seta bruna (lana penna) che
si lavora a Smirne, a Messina ed a Palermo, ove si
fanno dei guanti ed altri lavori.

[Seite 45]

1. Pinna ruvida. P. Rudis. Le Jambon-de-Mayence.

Solcata, con isquame a volto, disposte in serie.
Op. cit. tav. 88, fig. 773.

2. Pinna nobile. P. Nobilis. Le Jambon tubuleux.

Strisciata; squame quasi embricate, tubulose, sca-
nalate. Op. cit. tav. 89, fig. 775.

C. Testacei univalvi a spira regolare
Chiocciole. Cochlae.

Molluschi testacei, Cefalopodi e Gasteropodi.

In tutta questa famiglia di testacei la direzione della
spirale è quasi sempre uniforme; cioè, se si pone la
punta in giù e l’apertura in alto, si vedrà che la di-
rezione de’ giri andando d’alto in basso e da sinistra
a dritta, sono paralelli al movimento visibile del sole.

La natura ha dato ad un limitato numero di spe-
cie una direzione opposta (Vedi Abb. n.h. Gegenst.
tav. 20); ed in seguito si trovano, sebbene assai di rado,
fra le lumache, di quelle perfettamente rivolte a si-
nistra (anfractibus sinistris, sive contrariis(1)).

Alcune chiocciole chiuder possono la loro abita-
zione col mezzo di un coperchio particolare, ed altre,
all’ avvicinarsi dell’ inverno, costruiscono una lastra
calcare stilla porta della casa.

G. XLVII. Argonauta. Argonauta. Argonaute.

Conchiglia di una sola conca; spirale; involuta;
membranacea; fragile.

1. Argo, o Papiraceo. A. Argo. Le Nautile pa-
piracé. Der Papirnautilus.

[Seite 46]

Carena subdentata. (L’animale è una Sepia).
Martini, Vol. I, tav. 17, fig. 156.

La conca è di un bianco latteo, estremamente
sottile e leggera, ma grande ed abitata da un animale,
che si pretende simile alla Sepia. L’animale si serve
di una membrana, che tende a guisa di vela per
vogare sull’ acqua e per affondarsi quando il voglia.

G. XLVIII. Nautilo. Nautilus. Nautile.

Univalve; diviso internamente in molte camerette
da tramezze perforate.

L’abitazione è partita in camere, l’animale abi-
ta nelle anteriori (più grandi), e si fa più o meno
pesante facendo entrare dell’ acqua nelle altre o spruz-
zandola fuori.

1. Nautilo pompilio N. Pompilius. Le Burgau.
Das Schiffboth.

Chiocciola a spira; apertura cordata; spirali con-
tigue, ottuse, liscie. Op. cit. tav. 18.

2. Nautilo calcare. N. Calcar. L’Éperon.

Spirale; apertura lineare; spire contigue; nodi
elevati. Op. cit. tav. 19, fig. 168.

Uno dei piccolissimi testacei della sabbia di Rimini.

G. XLIX. Cono. Conus. Cornet. Tute.

Univalve; convoluto; turbinato; apertura con un
seno aperto longitudinale, lineare; senza denti; base
intera; colonello liscio.

1. Cono marmoreo. C. Marmoreus. Le Damier.
Das Herzhorn.

Conico; scuro, con macchie ovali bianche; spire
della voluta scanalate. Op. cit. Vol. II, t. 62, f. 685–688.

[Seite 47]

2. Grande ammiraglio C. Ammiralis summus. Le
grand Amiral. Der Oberadmiral.

Chiocciola ferruginea, sparsa di macchie squamose
bianche, e 3 striscie gialle finissimamente reticolate;
la media con cingolo ferruginoso parimenti macchiato
e con squamette bianche. Op. cit. tav. 57, fig. 634.

Nelle Indie orientali.

3. Vice ammiraglio; C. Locumtenens. Le Vice-A-
miral. Der Viceadmiral.

Chiocciola ferruginea, con macchie bianche squa-
mose; tutta reticolata.

Comune nel mar rosso.

4. Cono ranciato. C. Aurisiacus. L’Écorce d’o-
range. Der Orange-Admiral.

Colore ranciato pallido; fascie brune concatenate;
linee punteggiate. Op. cit. tav. 57, fig. 636.

5. Tessile. C. Textile. Le Drap d’or. Das Haselhuhn.

Reticolata di vene gialle, con macchie lutee e fo-
sche. Op. cit. tav. 54, fig. 598.

G. L. Ciprea, o Porcellana. Cypraea (Concha
veneris,
sive Cytheriaca, sive Paphia). Por-
celaine. Porcellane.

Univalve; involuta; quasi ovata; ottusa; liscia;
apertura dilatata da ciascuna parte, lineare, dentata d’
ambedue le parti, longitudinale.

Gli animali di questo genere, in certe epoche
stabilite si spogliano del loro guscio, e se ne fanno
un nuovo, il quale in diverse specie, coll’ invecchiare
dell’ animale, varia tanto dal primo, da produrre nella
sistemazione delle conchiglie parecchj sbagli(1).

[Seite 48]

1. Porcellana arabica. C. Arabica. La fausse Ar-
lequine. Der Bastard-Harlekin.

Quasi a turbine, con istriscie a caratteri; macchia
longitudinale semplice. Op. cit. Vol. I, t. 31, fig. 328.

2. Porcellana a testa di serpente. C. Mauritiana.
La Porcelaine a tête de serpent. Der grosse Schlan-
genkopf.

Ottusa; triquetro-gibbosa; posteriormente depressa,
acuta; sotto nera. Op. cit. tav. 30, fig. 317, e seg.

3. Porcellana tigre. C. Tigris. Le Tigre.

Conca ovata; ottusa posteriormente; anteriormente
rotondata; linea longitudinale sulla conca. Op. cit. tav.
24, fig. 232.

Nelle Indie orientali ed occidentali, ed anche nel
mare del sud; ma specialmente ad Otaiti, ove que’po-
poli si servono del guscio per bicchiere.

4. Porcellana moneta. C. Moneta. Le Pucelage.
Das Kauri.

Chiocciola nodosa sul margine; bianchiccia.

Particolarmente delle isole Maldive e Filippine;
ma anche sulle coste della Guinea, e presso alcune
isole del mare del sud. Si sà che è la moneta corrente
tra i negri in una gran parte dell’ Africa, ed in oltre
quella dalla quale se ne servono molti popoli indiani
(1) ed i Bramani invece di gettoni.

G. LI. Bolla. Bulla. Bulle. Blasenschnecke.

[Seite 49]

Univalve; convoluta; inerme; apertura alquanto
stretta, oblunga, longitudinale, intierissima alla base,
colonnello obliquo, liscio.

1. Bolla Uovo. B. Ovum. La Bulle-oeuf. Das Hühnerey.

Ovata, terminante in due specie di rostri ottusi;
labbro dentato. Op. cit. tav. 22, fig. 205.

2. Bolla increspata, o Padiglione. B. Physis. La
Bulle rayée. Die Prinzenflagge.

Rotondata, nitidissima; pellucida; increspata da
linee; spira troncata. Op. cit. tav. 21, fig. 196.

3. Bolla fico. B. Ficus. La Figue. Die Feige.

Ovato-clavata; strisciata in rete, coda prolungata;
spira obliterata. Op. cit. Vol. III, tav. 66, fig. 733.

Delle due Indie.

G. LII. Voluta. Voluta. Volute. Walze.

Chiocciola spirale; apertura non caudata, un poco
slargata; colonnello pieghettato; senza labbro ed ombilico.

1. Orecchio di Mida. V. Auris Midae. La Volute
oreille.

Conchiglia ristretta, ovale oblunga; spirale rugosa;
colonnello bidentato. Op. cit. Vol. II, t. 43, fig. 436.

2. Oliva. V. Oliva. La Volute olive. Die Mohrin.

Smarginata; quasi cilindrica; liscia; base della
spira reflessa; colonnello strisciato obliquamente. Op.
cit.
tav. 45, fig. 472.

Nelle Indie orientali, ed anche nell’ America set-
tentrionale, ec.

3. Mitra. V. Mitra. La Mitre. Die Bischofsmütze.

Fusiforme; smarginata; liscia; labbro dentellato;
colonnello con 4 piegature. Op. cit. Vol. IV, tav. 147,
fig. 1360.

[Seite 50]

4. Musica. V. Musica. Le Plain-chant. Die No-
tenschnecke.

Marginata in forma di fuso; spire con spini ot-
tusi; colonnello piegato 8 volte; labbro liscio, un poco
grosso. Op. cit. Vol. III, tav. 96, fig. 926.

5. Pera. V. Pirum. Le Marbre. Die Tsjanko-Schnecke.

Quasi ovata; semicaudata; spire della chiocciola
strisciate; apice sporgentesi, nitidissimo; colonnello con
3 piegature. Op. cit. t. 95, fig. 916, 917. – Chemnits,
Vol. IX, Part. I, tav. 104, fig. 884, e seg. (attorti-
gliata a sinistra).

Specialmente sulle coste di Coromandel, se ne
fanno per lo più dei braccialetti ed anelli, che dai
più poveri abitanti dell’ Indo sono portati per tutta
la vita, e dopo la morte si gettano dai parenti in
uu fiume sacro; che se poscia sono un altra volta
trovate non si raccolgono più. La sovverchia passione
poi per tali anelli, ec., mantiene importante la pesca
delle conchiglie con cui sono fatti.

6. Vessillo. V. Vexillum. Die Orange-Flagge.

Panciuta; giallognola; strisciata di colore arancio;
il primo giro è tubercolato e 3 volte maggiore degli
altri. Chemnitz, Vol. X, Vign. 20. A, B.

Nell’ oceano delle Indie. È un guscio divenuto
assai caro per la ricerca che se ne fa dagli amatori
di tali raccolte.

G. LIII. Buccino. Buccinum. Buccin. Sturm-
haube.

Conca univalve, spirale, gibbosa; apertura ovata,
che termina in un canaletto a destra; coda ottusa; lab-
bro spianato interiormente.

[Seite 51]

Le uova di alcune specie somigliano a ciò che
si chiama uva marina; quelle di alcune altre sono i
luppoli di mare; altre specie li depongono sopra una
lunga serie di capsule piatte cornee che sono attaccate
assieme da un lato ad una costa comune, che può
avere un buon piede di lunghezza.

1. Buccino Arpa. B. Harpa. La Harpe de David.
Die Davidsharfe.

Varici uguali, longitudinali, distinte, acute; co-
lonnello levigato. Martini, Vol. III, t. 119, fig. 1090.

2. Lapillo. B. Lapillus. Le Bucin teinturier.

Ovato; acuto; strisciato; liscio; colonnello quasi
piano. Op. cit. tav. 121, fig. 1111, e seg.

L’animale somministra un colore di porpora del
quale se ne fa tuttora uso in Normandia.

3. Buccino ondato. B. Undatum. Le Buccin ondé.
Das Wellenhorn.

Oblungo; ruvido; strisciato a traverso; spirali
curvate in molti angoli. Op. cit. Vol. IV, t. 126, f. 1206.

4. Buccino macchiato. B. Maculatum. L’Aléne. Das
grosse Tigerbein.

Conca torreggiante, quasi fatta a fuso; spire li-
scie, indivise; interissime. Op. cit. tav. 153, fig. 1440.

G. LIV. Strombo. Strombus. Strombi Flü-
gelschnecke.

Univalve; spirale ingrandita sul lato; apertura
del labbro spesse volte dilatata, che termina in un
canale a sinistra.

1. Strombo fuso. S. Fusus. Le Strumbe fuseau.
Die Sternspindel.

Torreggiante; liscio; coda a lesina; labbro den-
tato. Op. cit. tav. 158, fig. 1493, e seg.

[Seite 52]

2. La Mano del diavolo. S. Chiragra. La Griffe
du diable. Die Teufelsklaue.

Labbro della conca con 6 diti curvi; coda re-
curvata. Op. cit. tav. 86, fig. 853, e seg.

3. Lentiginoso. S. Lentiginosus. La Tête de ser-
pent. Der Kiekfrosch.

Labbro anteriormente ingrossato in tre lobi; dorso
coronato di tubercoli; coda ottusa. Op. cit. t. 78, f. 800.

Il coperchio di questo strombo, e di altri analo-
ghi, fu in passato adoperato in medicina, ed era co-
nosciuto sotto il nome di unghia odorosa (unguis o-
doratus o blatta bysantina
).

G. LV. Murice. Murex. Murex. Stachels-
chnecke.

Conca univalve, spirale, irruvidita da sutture
membranacee; apertura che finisce in un canale in-
tiero, retto, oppure quasi ascendente.

1. Murice tribolo. M. Tribulus. La Tête de bé-
casse èpineuse. Der Spinnenkopf.

Ovato; spini setolosi in tre ordini; coda prolungata
in lesina, dritta, pure spinosa. Op. cit. t. 113, f. 1055.

2. Murice spinoso. M. Brandaris. Der dornige
Schnepfenkopf.

Quasi ovato, cinto di spini dritti; coda mediocre,
a lesina, dritta, e circondata obliquamente da spine.
Op. cit. tav. 114, fig. 1058.

Nel mare Mediterraneo, al pari della seguente specie.

3. Murice troncato. M. Trunculus.

Ovato, nodoso, anteriormente cinto di spine; coda
molto breve, troncata, perforata. Lister, t. 947, f. 42.

Questa, e l’antecedente specie erano fra il numero
[Seite 53] delle conche che somministravano agli antichi il colore
di porpora(1).

4. Buccino del nord. M. Antiquus. Le Buccin du
norde. Das nordische Kinkhorn.

Oblungo; coda a spatola; 8 evoluzioni cilindriche.
Martini, Vol. IV, tav. 138, fig. 1292.

Sulle coste d’Inghilterra, d’Islanda, ec.

5. Becco d’anitra. M. Vertagus. Le Bec de ca-
nard. Der Entenschnabel.

Torreggiante; spire piegate in sù; coda ascen-
dente; colonnello piegato internamente. Op. cit. t. 156,
fig. 1479, e seg.

G. LVI. Trottola. Trochus. Toupie. Kräu-
selschnecke.

Conca univalve, spirale, quasi conica; apertura
semiangolosa, tetragona, o rotondata; tranversa nella
parte superiore, angustiata; colonnello obbliquo.

1. Trottola prospettiva. T. Perspectivus. Le Ca-
dran. Die Perspectivschnecke.

Chiocciola convessa, ottusa, marginata; ombe-
lico profondato, crenelato. Chemnitz, Vol. V, tav.
172, fig. 1691.

È una singolare conchiglia, nella quale le spire
sono ben distinte, e nel mezzo lasciano fra di loro
uno spazio a guisa di imbuto(2).

2. Trottola mago. T. Magus. La Sorcière.

[Seite 54]

Obliquamente ombilicata, convessa; giri guerniti
al di sopra di nodi ottusi. Op. cit. t. 171, fig. 1656.

3. Telescopio. T. Telescopium. La Cérithe téle-
scope. Die Seetonne.

Chiocciola imperforata, torreggiante, strisciata;
colonnello rilevato, spirale. Op. cit. t. 160, fig. 1507.

4. Iride. T. Iridis. La Cantharide.

Imperforata; ovata; alquanto cerulea, liscia; stri-
sciata obbliquamente. Martyn’s, South-sea shells, t. 21,
(24) M.

Allorchè con dei mordenti si leva il colore tur-
chino che riveste questa bella chiocciola della Nuova Ze-
landa, essa offre li colori d’oro e verde brillantissimi.

5. Litofora. T. Lithophorus. La Fripière. Die Trö-
delschnecke.

Imperforata; rugosa; scabra per le impressioni
fattevi da pietruzze. Op. cit. tav. 172, fig. 1688.

Delle isole delle Indie occidentali. Trae, il suo
nome dall’ essere la chiocciola tutta coperta di gra-
nelli di ghiaja, di pezzetti d’altre conchiglie, ec., le
quali ingenerano sulla sua esterna superficie delle sca-
brosità come tanti colpi di martello, o d’impronto di
vajuolo.

G. LVII. Turbine. Turbo. Sabot. Mond-
schnecke.

Conchiglia univalve, spirale, solida; apertura an-
gustiata, rotondata, intera.

1. Turbine litorale. T. Littoreus.

Quasi ovata, acuta, strisciata; margine del co-
lonnello piano. Op. cit. tav. 185, fig. 1852.

In molti mari, e tra gli altri nell’ Adriatico; gli
abitanti delle sue coste lo mangiano.

[Seite 55]

2. Pelle di serpe. T. Cochlus. La Peau de ser-
pent. Die Schlangenhaut.

Imperforata; ovata; strisciata; una sola striscia
dorsale più grossa sul dorso. Op. cit. t. 172, fig. 1805.

Il coperchio di questa specie e di altre affini è
il così detto ombilico di Venere (umbilicus Veneris).

3. Scalata. T. Scalaris. La Scalata. Die echte
Wendeltreppe.

Con cancelli; conica; spirali distanti tra loro.
Martini, Vol. IV, tav. 152, fig. 1426.

Particolarmente sulle coste di Coromandel. Si di-
stingue per i giri spirali staccati gli uni dagli altri,
come se fossero interrotti.

4. Falsa Scalata, o Graticola. T. Clathrus. La
fausse Scalata. Die unechte Wendeltreppe.

Fatta a cancelli; torreggiante; senza ombelico;
spirali contigue, liscie. Op. cit. tav. 152, fig. 1434.

5. Supio. T. Terebra. La Vis à tambour. Die
Trommelschraube.

Torreggiante; spirale, con 6 carene, acute.

La tavola che è aggiunta al titolo Martin’s South-
sea Shells.

6. † Turbine perverso, T. Perversus. La Nompa-
reille. Das Linksörnchen.

Torreggiante; semidiafana; spirale girata per lo
contrario,
apertura senza dentelli. Chemnitz, Vol. IX,
tav. 112, fig. 959.

Questa piccola conca girata sulla sinistra, che
nel rimanente somiglia affatto al Tubo muscorum, il
quale è sempre girato sulla destra, si trova spesso sui
salici, e sopra altri tronchi d’alberi.

7. Turbine nautilo. T. Nautileus. Le Planorbe tuilé.

[Seite 56]

Quasi piatta; voluta ad anelli, col dorso crestato.
Roesel, Polypen-Histoire, tav. 97, fig. 7.

Nelle acque dolci.

G. LVIII. Lumaca. Helix. Escargot. Schnir-
kelschnecke.

Conca univalve, spirale, quasi diafana, fragile;
apertura angustiata; lunata di dentro, o quasi rotonda.

Sono queste per l’ordinario conchiglie terrestri e
d’ acqua dolce.

1. † Lumaca ispida. Hel. Hispida. L’Hélice hérissée.

Chiocciola ombilicata; convessa; ispida; diafana;
5 giri; apertura quasi rotonda, lunata.

2. † Lumaca degli orti. Hel. Pomatia. Le Vigneron.
Die Weinbergsschnecke.

Ombilicata; subovata; ottusa; pallida; apertura
quasi rotondata. Chemnitz, Vol. IX, t. 128, fig. 1138.

È un importante oggetto di commercio per certi
paesi, specialmente per la Svizzera. Verso il tempo
quaresimale vi sono colà dei parchi di lumache par-
ticolari, ove si nutriscono a migliaja. Ho di già parlato
della loro sorprendente forza di riproduzione.

3. † Lumaca degli arbusti. Hel. Arbustorum. L’Hé-
lice des arbustes.

Ombilicata; convessa; acuminata; apertura quasi
sferica, bimarginata; prolungata anteriormente. Op.
cit.
tav. 133, fig. 1102.

4. Lumaca violetta. Hel. Ianthina. La Violette. Die
Purpurschnecke.

Quasi imperforata; subrotonda; ottusa; diafana;
fragilissima; apertura dilatata posteriormente; labbro
smarginato. Fab. Columna, P. XXII.

[Seite 57]

Del Mediterraneo e del mare Atlantico, come an-
che di quello del Sud; l’animale somministra il colore
porporino come altri testacei; la stessa chiocciola è
di un turchino che tende al porporino.

5. † Lumaca vivipara. Hel. Vivipara. L’Hélice vi-
vipare à bandes.

Imperforata; subovata; ottusa; cornea; con fascie
brune; apertura quasi rotonda. Frisch, Insecten, Part.
XIII, tav. 1.

6. † Lumaca silvestre. Hel. Nemoralis. La Livrée.
Die Waldschnecke.

Imperforata; pressochè globosa; liscia; diafana;
fasciata; apertura quasi rotonda; lunata. Chemnitz,
Vol. IX, tav. 133, fig. 1196, e seg.

7. Lumaca troncata. Hel. Decollata. La Vis tronquée.

Imperforata; torreggiante; spira mutilata, tron-
cata; apertura ovata. Op. cit. tav. 136, fig. 1254.

8. Orecchio di Venere. Hel. Haliotoidea. L’Oreille
de Vénus. Der Milchnapf.

Imperforata; depressa, quasi piana; con istriscie
ondulate; apertura ovale, dilatata fino alla sommità.
Martini, Vol. I, tav. 16, fig. 151, e seg.

G. LIX. Nerita. Nerita. Nérite. Schwimms-
chnecke.

Conca univalve; spirale, gibbosa, sotto alquanto
spianata; apertura semiorbicolare; labbro del colon-
nello trasversale, troncato, quasi piano.

1. Cancrena. N. Cancrena. L’Aile de papillon. Der
Knotennabel.

Chiocciola ombilicata, liscia; spira quasi accu-
minata; ombelico gibboso, bifesso. Chemnitz, Vol. V,
tav. 186, fig. 1860.

[Seite 58]

2. † Nerita fluviale. N. Fluviatilis. La Nérite
d’ eau douce.

Colore tendente al porporino; macchiata di bianco
a scacchiere.

È una piccola chiocciola bellissima. Dicesi che
l’animale di questa e della seguente specie si porti dap-
pertutto le uova sul dorso(1).

3. Nerita pulligera. N. Pulligera. La Nérite à bou-
che jaune

Liscia; piccola spira scavata-oculata, labbro in-
terno liscio, intagliato.

Una conca fluviale delle Indie orientali.

G. LX. Orecchia di mare. Haliotis. Oreille
de mer. Seeohr.

Conca in forma di orecchia; aperta; spira late-
rale ocultata; disco longitudinalmente pertugiato da più
fori.

1. Orecchia tubercolosa. Hal. Tuberculata. L’O-
reille verte.

Chiocciola quasi ovale; dorso tubercoloso, ru-
goso trasversalmente. Martini, Vol. I, tav. 15, e seg.,
fig. 145, e seg.

2. † Iride. Hal. Iris. (Hipaiia). L’Oreille de
mer de la Nouvelle Zélande. Das neuseeländische Seeohr.

Ovata; dorso gibboso; spira sporgentesi in alto.
Martyn’s, Sout-sea shells, tav. 61, a.a.

Quest’ orecchia di mare, lo splendore ed i co-
lori della quale sono molto belli, è originaria della
Nuova Zelanda.

[Seite 59]

D. Conchiglie univalvi a spirale, irregolare.

Vivono soltanto nell’ acqua, e la maggior parte
in quella del mare.

G. LXI. Patella. Patella. Patelle. Napfs-
chnecke.

Conchiglia univalve, quasi conica; senza spirale
esteriore.

1. Patella neritoidea. P. Neritoidea. La Patelle
néritoïde.

Conca intera, ovata; apice quasi spirale; labbro
da un lato.

2. Patella comune. P. Vulgata. La Patelle commune.

Leggermente angolosa, con 14 angoli frustati;
margine dilatato, acuto. Martini, Vol. I, t. 5, fig. 38.

3. † Patella d’acqua dolce. P. Lacustris. La Pa-
telle d’eau douce.

Intierissima, ovale; vertice acuminato retroflesso.

4. Patella fessa. P. Fissura. La Patelle fendu.

Ovale; a striscie reticolate; vertice recurvato; an-
teriormente fessa. Op. cit. tav. 12, fig. 109.

5. Patella greca. P. Graeca. Le Gival. Das Ziegenauge.

Ovata; convessa; margine interiore intagliato; vertice
perforato. Tournefort, Voy. du Levant, Vol. I, p. 294.

Se ne mangia in grande abbondanza nelle isole
dell’ Arcipelago.

G. LXII. Dentale. Dentalium. Dentale.
Meerzahn.

Conchiglia univalve, tubulosa, dritta, aperta da
tutte due le estremità.

[Seite 60]

1. Dente di cane. D. Entalis. Le Dent de chien.

Quasi cilindrico; semiarcuato; continuo, liscio.
Martini, Vol. I, tav. 1, fig. 1.

2. Dentale piccolo. D. Minutum. Le pétit Dentale.

Cilindrico, quasi dritto, liscio, piccolo.

Nelle sabbie di Rimini.

G. LXIII. Serpula. Serpula. Serpule. Wurm-
röhre.

Conca univalve, tubulosa, aderente.

1. Filograna. S. Filigrana. La Serpule filograne.
Die geflochtene Fadenröhre.

Tubi capillari, in rami, fascicolati, glomerati e
reticolati. Seba, Vol. III, tav. 100, fig. 8.

2. Attortigliata. S. Contortuplicata. La Serpule en
masse. Der Fischdarm.

Quasi cilindrica; rugosa; glomerata; carenata.
Abbild. n.h. Gegenst., tav. 59.

Questo piccolo animale, che ebbi l’occasione d’
esaminare, ba una graziosissima forma: si distinguono
7 lunghe braccia divellenti in arco, che alla radice
sono provvedute di 60 fili corti e diritti.

3. Serpula perforata. S. Perforata. La Serpule per-
forée. Der Venusschacht.

Cilindrica, dritta; pertugiata da fori all’ estremità;
margine reflesso; tubuloso. Museum Leersianum, tav. 1.

Una singolare specie di tubo (che ha però qual-
che somiglianza colle Tubipore), l’imbocatura del
quale somiglia all’ estremità di un imbuto, ed è come
guernito di un occhio di tubi piccoli; l’estremità po-
steriore è per l’ordinario quasi troncata.

4. Serpula gigante. S. Gigantea. La grande Serpule.

[Seite 61]

Alquanto sinuosa, attenuantesi gradatamente;
violacea; interiormente liscia, gialla; apertura bianca,
ondeggiata da striscie, con un dente conico. Abbild.
n.h. Gegenst.,
tav. 9.

Nelle Indie occidentali; l’animale somiglia ai Suc-
chielli; abita nei buchi lunghi assai, che si scava nelle
grandi madrepore.

G. LXIV. Foranave. Teredo. Taret. Darm-
röhre.

Conca cilindrica, sinuosa; che penetra il legno.

1. Foranave comune. T. Navalis. Le Taret ordi-
naire. Der Schiffwurm.

Corpo cilindrico, allungato, attenuato alla bocca;
estremità posteriore in forma di Folade, di 4 valve.
Abbild. n.h. Gegenst., tav. 89.

É un animale molto dannoso; lungo all’ incirca
un piede: soggiorna nel legno di quercia, ontano,
abete, ec., formandovi dei buchi che l’animale ri-
veste d’un leggere intonaco calcare. Nel 1730 minac-
ciò all’ Olanda un grave danno: avea di tanto pertu-
giate le dighe di Frislanda e di Zelanda, che non
potevano più resistere all’ urto delle acque. Anche a-
desso fa alle volte dei gravi danni, specialmente nella
diga di Westkappel.

ORDINE QUARTO.
Crostacei. Crustacea.

[Seite 62]

Gli animali che seguono qui, sono molto diffe-
renti dagli altri: li ho posti in un ordine particolare,
avendo fra di loro molti rapporti nella totalità.

Se ne stanno unicamente nel mare, essendo nes-
suno destinato a vivere in luoghi asciutti, siccome in
generale si è veduto fra quelli dei tre ordini passati.

G. LXV. Echino, o Riccio. Echinus. Our-
sin. See-Jgel(1).

Corpo quasi globoso, coperto da una crosta cal-
care, spesse volte armato di spini mobili; bocca con

5 valve sotto.

Il nicchio degli echini, il quale fra la maggior
parte somiglia al guscio dei gamberi, è per l’ordinario
munito d’aculei mobili, che fa mestieri però di non
confondere con gli organi per il movimento di tali
animali, essendo questi di un terzo più lunghi di
quelli; tali organi del moto gli si vedono sol quando
stanno sott’ acqua, e li ritragono tosto che sono fuori del
loro elemento. Un riccio che abbia circa 2000 spine, ha
circa 1400 piedi. Gli echini a corpo convesso hanno
nell’ interno un piedestallo osseo che è conosciuto sotto
il nome singolare di Lanterna d’Aristotele. Le specie
[Seite 63] numerose di questo genere esteso, sono comunemente
varianti fra di loro, sia per la struttura della crosta,
come per gli aculei dei quali sono coperte.

1. Riccio commestibile, o Castagna di mare. E.
Esculentus.
L’Oursin mangeable.

Emisferico; ajuole sdruscite, verrucose. Klein, t. 1.
e 38, fig. 1.

2. Riccio turbante. E. Cidaris. Le Turban.

Emisferico; depresso; 5 ambulacri, ricurvi, li-
neari; ajuole divise alternativamente. Op. cit. tav. 7,
A, e 39, fig. 2.

3. Riccio orbicolare. E. Orbiculus. L’Oursin or-
biculé.

Piano, quasi sferico; ambulacri ovali in numero
di 5; ano un poco allontanato. Op. cit. tav. 21, e seg.

G. LXVI. Asteria, o Stella marina. Aste-
rias.
Astérie. See-Stern(1).

Corpo depresso; crosta quasi coriacea; muricata
di tentoni; bocca nel centro, di 5 valve.

Gli organi del moto nelle Asterie somigliano a
quelli degli Echini; con tutto ciò non possono cam-
minare con uguale lestezza, essendo il moto progressivo
delle prime, simile a quello delle lumache. Certe spe-
cie danneggiano il Gadus callarias ed altri pesci;
cert’ altre mangiano le ostriche.

1. Stella comune. A. Rubens. L’Étoile de mer
commune.

Stellata; raggi lanceolati, gibbosi; tutta piena di
pungoli. Linck, tav. 4, fig. 5, e seg.

[Seite 64]

Si è in questa specie ove il potere della riprodu-
zione dimostra degli effetti sorprendenti. Fra una serie
di stelle di mare mutilate io ne ho una alla quale fu-
rono intieramente amputati quattro dei suoi cinque
raggi, e già cominciano a ricomparire.

2. Stella glaciale. A. Glacialis. L’Étoile glaciale.

Stellata; raggi angolosi; verruche ed aculei sugli
angoli. Op. cit. tav. 38, 39.

3. Asteria caudata. A. Ophiura. L’Étoile à queue
de serpent.

Radiata, con 5 raggi semplici; stella orbicolata, a
5 lobi. Op. cit. tav. 37, fig. 65, e seg.

4. Testa di Medusa. A. Caput Medusae (Gorgono-
cephalus
). Le Tête de Méduse. Der Medusenstern.

Radiata, con i raggi tagliati in due. Op. cit.
tav. 18, fig. 28.

In molti mari dell’ antico continente, fra i quali
anche nel mar Caspio; ma quella dell’ oceano setten-
trionale sembra che sia essenzialmente diversa da quella
del meridionale, ec. È un animale pigro di singolare forma
assai; sulla sua circonferenza si sono numerate 28,000
piccole braccia(1).

[Seite 65]

G. LXVII. Encrino. Encrinus. Encrine.

Fusto allungato; corpo terminante in raggi.

1. Encrino asteria, o Palma marina. E. Asteria.
(Isis Asteria, Linn.). Le Palmier marin. Die See-Palme.

Fusto spatico, articolato, pentagono, a braccia
rotondate; terminante alla base in stella divisa in sei,
poi dicotoma. Guettard, Mém. de l’Accadem. des
sciences,
1755.

Questo animale è rarissimo, almeno fin’ adesso;
si pretende che non si trovi che sulle coste di Barba-
dos; somiglia ai Pentacriniti petrificati o Palme di
Medusa, senza per questo che sia precisamente simile.
Quella parte che si chiama testa, ha molta somiglianza
con la Testa di Medusa, della quale ho già parlato.

2. Encrino radiato. E. Radiatus (Vorticella encri-
nus,
Linn.). L’Encrin rayonné.

Fusto cartilaginoso, continuo, terminante in una
stella ad 8 raggi. Chr. Mylius, Schreiben an Haller.
Lond., 1755, in 4.°

ORDINE QUINTO.
Coralli. Corallia. Coraux.

[Seite 66]

Quest’ ordine è, in confronto col seguente ed ul-
timo, come le conchiglie paragonate ai molluschi. Gli
animali stessi hanno fra di loro molti rapporti, almeno
fra qualche genere dei due ordini; solamente che quelli
dell’ ultimo sono nudi e possono cambiar di luogo,
mentre quelli di quest’ ordine hanno le abitazioni fisse
ed aderenti, che nella maggior parte delle specie sono
di lapidea sostanza, la quale chiamasi corallo(1):
nullameno non bisogna supporre queste abitazioni come
costruite dai loro abitanti, ma piuttosto un inviluppo
innato coi medesimi; e non si possono paragonare,
p. e, alle celle delle Api, ma piuttosto ai gusci delle
[Seite 67] lumache: solo nella sua moltiplicazione il giovane a-
nimale per lo più è prodotto dall’ antecedente in un
colla propria casa calcare, all’ incirca come un ramo
che un albero mette fuori dal tronco. E siccome que-
ste creature degne d’attenzione si moltiplicano e cre-
scono molto prontamente(1), così si può anche conce-
pirne la loro mostruosa grandezza(2).

G. LXVIII. Tubipora. Tubipora. Tubipore.
Röhren-Corall.

Corallo con tubi cilindrici, cavi, dritti, paralelli.

1. Tubipora musica. T. Musica. Le Tuyaux d’or-
gue. Das Orgelwerk.

Tubi in fasci, combinati assieme; tramezze tra-
sversali distanti. Solander, tav. 27.

Abita solamente al sud delle Indie orientali.

G. LXIX. Madrepora. Madrepora. Madré-
pore. Stern-Corall.

Corallo con le cavità lamellose, stellate.

1. Fungite. M. Fungites. Le Fongite champignon
de mer.

Semplice; senza tronco; orbicolare; stella convessa;
[Seite 68] lamelle semplici, longitudinali; sotto concava. Op.
cit.
tav. 28.

2. Madrepora mancata. M. Muricata. Le Madré-
pore abrotanoïde.

Ramosa; composta; quasi embricata; stelle tron-
cate obbliquamente, prominenti, ascendenti. Op. cit.
tav. 57.

3. Madrepora oculata. M. Oculata. Le Madrépore
oculé. Das Weisse Corall.

Col fusto; tubulosa; liscia; sinuosa; strisciata
obbliquamente e leggermente; rami alternati; stelle
infossate, bifesse. Seba, Vol. III, tav. 116, fig. 1, 2.

G. LXX. Millepora. Millepora. Millepore.
Punct-Corall.

Corallo a pori turbinati, cilindrici.

1. Millepora lichenoide. M. Lichenoides. Le Mille-
pore lichenoïde.

Col fusto; inclinata; bifessa; rami dentellati, a
due a due, porosi, scabri. Ellis, tav. 35, fig. b, B.

2. Manichetto di Nettuno. M. Cellulosa. La Man-
chette de Neptune. Die Neptunus-Manschette.

Membranacea, ombilicata; turbinato-ondulata; da
una parte porosa, tomentosa. Op. cit. tav. 24, fig. d.
Cavolini, tav. 3, fig. 12, e seg.

G. LXXI. Cellepora. Cellepora. Cellepore.

Corallo a piccoli fori in forma di orciuolo, mem-
branacei.

1. Cellepora spungite. C. Spongites (Adarce. Lapis
spongiae offic.
). Der Schwammstein.

Lamelle semplici turbinato-ondulate, acumulate;
cellule in serie; bocca marginata.

[Seite 69]

G. LXXII. Iside. Isis. Isis. Stauden-Corall.

Fusto solido, radicato; corteccia molle abitabile,
che copre l’animale
(1).

1. Corallo regio. I. Hippuris. L’Isis noir et blanc.
Das Königs-corall.

Fusto articolato; articolazioni attenuate. Solan-
der
, tav. 3, fig. 1 e seg.; tav. 9, fig. 3, 4.

2. Corallo rosso. I. Nobilis. L’Isis noble. Das rothe-
Corall.

Fusto non articolato, eguale; striscie sdruscite,
obblique; disordinatamente ramoso. Cavol., t. 2, f. 1–6.

Questa specie si pesca segnatamente sulle coste
del Mediterraneo; ed a Marsiglia se ne fanno dei la-
vori preziosi, ebe si portano alle Indie orientali, e che
sono particolarmente stimati nella China e nel Giapone,
quasi quanto le pietre preziose.

G. LXXIII. Gorgonia. Gorgonia. Gorgone.

Crosta calcarea, corallina, che investe un fusto
vegetabile.

I tronchi stessi sembrano veri vegetabili; non si
può ameno di ravvisarvi la natura legnosa, special-
mente nei grandi tronchi che hanno ancora le radici,
i quali sono semplicemente coperti da una crosta del
corallo. Si trova frequentemente la Gorgonia a ventaglio
senza il suo incrostamento animale, nel qual caso essa
non mostra al certo niente di esclusivamente animale(2).

[Seite 70]

1. Gorgonia nera. G. Antipathes. Le Corail noir.
Das Schwarze-Corall.

Ramosa, coi rami paniculati; legno esteriormente
e sinuosamente strisciato. Seba, Tesaurus, Vol. III,
tav. 104, fig. 2.

2. Gorgonia ventaglio. G. Flabellum. La Gorgone
éventail. Der Venusfliegenwedel.

Reticolata; rami compressi interiormente; cortec-
cia gialla. Ellis, tav. 26, fig. K.

G. LXXIV. Alcione. Alcyonium. Alcyon.
See-Kork.

Fusto radicato, stopposo; corteccia circondante;
l’animale è simile al polipo.

1. Mano marina. A. Exos (Manus marina). La
main de ladre. Die Diebshand.

Fusto arborescente, coriaceo, rosso, ramoso nella
parte superiore; papille stellate. Gesner, de aquatilibus,
pag. 619.

2. Alcione epipetro. A. Epipetrum. L’Acyon épipétre.

Fusto scavato, carnoso, rossastro. Op. cit. p. 1287.

G. LXXV. Spugna. Spongia. Eponge. Sauge-
Schwamm.

Fusto radicato, flessibile, spungioso, che assorbe
l’acqua.

Io dubito sempreppiù che questo genere appar-
tenga al regno animale.

1. Spugna ordinaria. S. Officinalis. L’Eponge des
boutiques. Der Badeschwamm.

Sparsa di forami quasi diramantisi, di varia forma;
elastica; morbida.

[Seite 71]

2. † Spugna fluviale. S. Fluviatilis. L’Eponge
fluviatile.

Conforme; polimorfa; fragile; piena di piccoli grani.

La specie di questi paesi spande un odore speci-
fico fortissimo. Essa alle volte è attraversata dai suc-
chiatoi di polipi a pennacchio, ma solo per caso.
Quando è giovane è ordinariamente affatto spianata
sulle rive, lungo le dighe, ec.; ma col tempo
mette fuori delle braccia come dita, o come le corna
del cervo; secca è affatto molle e facilmente si riduce
in polvere con lo sfregamento. Ho trovata questa spe-
cie nei fossi di Gottinga; e feci dappoi sulla medesima
ogni sorta di esperienze senza avervi potuto conoscere
fin’ ora un solo segnale decisivo di una natura vera-
mente animale.

G. LXXVI. Escara. Flustra. Flustre.

Fusto radicato, fogliaceo, coperta da per tutto di
pori cellulosi.

1. Escara fogliacea. E. Foliacea. Le Flustre en
feuilles.

Fogliacea; ramosa; lacinie a guisa di cono, ro-
tondate. Ellis, tav. 29, fig. a.

G. LXXVII. Tubularia. Tubularia. Tubu-
laire.

Fusto radicato, filiforme, tubuloso.

Si comprendono in questo genere i coralli d’acqua
dolce, cioè, i polipi a pennacchio (polypes à penache
de’ Francesi), dei quali si distingue, siccome in que-
gli del mare, l’abitazione, e l’animale che vi soggiorna,
il quale è degno d’attenzione per un pennacchio bianco
[Seite 72] assai bello, che ritrae alla più piccola scossa, o
quando l’animale muore. L’inviluppo da principio è
gelatinoso, ma indurisce col tempo, e spesso si ma-
nifesta sotto varie forme nella medesima specie. Ho
veduto alcuni di questi tubi attaccarsi alle piante acqua-
tiche ed attorniarle come piccoli budelli; ed altri ne
osservai che si erano alzati come piccoli alberi con
de’ rami tramezzo alle spugne fluviali: in vicinanza
delle dighe se ne vedono distese delle migliaja; alcuni
altri in fine, riuniti assieme in quantità enormi, solle-
vansi in alto, ec., ec.

1. Tubularia cannello. T. Indivisa. La Tubulaire
Chalumeau.

Tubi semplicissimi; articolazioni attortigliate. Op.
cit.
tav. 16, fig. c.

2. Tubularia acetabulo. T. Acetabulum. La Tubu-
laire acétabule.

Tubi filiformi; scudo terminale, strisciato, a raggi,
calcareo. Donati, tav. 2.

3. † Tubularia campanulata. T. Campanulata. La
Tubulaire à collet.

Pennacchio lunato; orificio del fodero anulato;
corpo nascosto nel fodero. Roesel, Hist. der Polypen.
tav. 73–75.

Sta nell’acqua dolce; come anche la specie se-
guente: il suo pennacchio ha circa 60 bracci, o filetti.

4. † Tubularia Sultana. T. Sultana. La Tubulaire
Sultane.

Pennacchio infundiboliforme, con la base cigliata.
Vedi la tav. I, fig. 9.

È un bellissimo animale, che ho trovato nei fossi
[Seite 73] di Gottinga. Ha 20 braccia, le quali sono disposte
molto regolarmente a guisa di pennacchio(1).

G. LXXVIII. Corallina. Corallina. Coralline.

Fusto radicato, a nodi, filamentoso, calcare.

1. Corallina opunzia. C. Opuntia. La Figue de mer.

Tripartita; articolazioni compresse, quasi reni-
formi. Solander, tav. 20, fig. b.

2. Corallina officinale. C. Officinalis. La Coralline
des boutiques.

Doppiamente pinnata; articolazioni quasi turbi-
nate. Ellis, tav. 24, fig. b.

3. Corallina rossa. C. Rubens. La Coralline rouge.

Divisa in due; capillare; tirata in punta; arti-
coli superiori clavati. Op. cit. tav. 24, fig. f.g.

G. LXXIX. Sertularia. Sertularia. Sertulaire.

Fusto radicato, tubuloso, corneo; nudo, artico-
lato; sparsa di piccoli denti in forma di calice.

È un genere molto esteso, di cui molle specie
si ravvisano sulla valvola convessa delle ostriche; le
arborizzazioni sono per l’ordinario assai fine, per cui
ad occhio nudo si può appena conoscere la loro bel-
lezza. Questi animali si propagano col mezzo di ve-
sciche, che si possono paragonare ad ovaje.

1. Abietina. S. Abietina. La Sertulaire tubuleuse.

Denticelli quasi opposti, tubulosi; ovaja ovale;
rami alternati, pennati. Op. cit. tav. 1, fig. b.

2. Sertularia falcata. S. Falcata. La Sartulaire en
faulx.

[Seite 74]

I secondi denticelli embricati, troncati; ovaja
ovate; rami alternati, pinnati. Op. cit. tav. 7, fig. a.

3. Sertularia a fascie. S. Polyzonias. La Sertulaire
à bandes.

Denticelli alterni subdentati, ovaja semiovali a
molte zone; tronco ramoso. Op. cit. tav. 3, fig. a.

Gli abitatori di queste Sertularie, sono somiglian-
tissimi a polipi d’acqua dolce, come osservò Trem-
bley
, ad eccezione però della grandezza, che è molto
minore in quelle.

G. LXXX. Cellularia. Cellularia. Cellulaire.

Fusto crostaceo, lapideo, composto da una serie
di cellule, ordinariamente ramoso ed articolato, aderente
per i piccoli tubi.

1. Cellularia fastigiata. C. Fastigiata (Sertularia
Fastigiata,
Linn.). La Cellulaire fastigiée.

Denticelli alterni, acuti; rami dicotomi, eretti, ti-
rati in punta. Op. cit. tav. 18, fig. a.

2. Cellularia ricciata. C. Cirrata. La Cellulaire à
barbillons.

Lapidea; articolata; ramosa; dicotoma; articola-
zioni appena cigliate, ovate, troncate, cellifere; piane
da una parte. Solander, tav. 4, fig. d.

ORDINE SESTO.
Zoofiti. Zoophyta.

[Seite 75]

Si diede il nome di Zoofiti o Pianta-animali in
comune agli esseri di questo e del precedente ordi-
ne: ed in fatti, come abbiamo di già notato, molti po-
lipi di questo ordine rassomigliano assai agli abitanti
di qualche corallo dell’ antecedente; solo che i zoofiti
di quest’ ordine hanno il corpo nudo, e giammai una
abitazione come quella del corallo; ed in oltre, la
maggior parte di essi, (seppure non lo sono tutti)
possono cambiare di luogo, sicchè si possono chia-
mare fusti liberi: alcuni non pertanto sono riuniti
in uno stelo comune, mentre altri sono soli. Inoltre
sono compresi in quest’ ordine gli animali infusorj, ed
altri esseri consimili.

G. LXXXI. Pennatola. Pennatula. Penna-
tule. Seefeder.

Fusto libero, in forma di penna.

In questi animali singolari, meritano di essere di-
stinte, come nelle penne degli uccelli, due parti prin-
cipali che sono, il cannello della penna, e le barbe,
le quali risultano di 40, o di 60 rami o braccia in
forma di archi, che sono attaccati da ambe le parti alla
metà superiore del cannello. Ogni braccio porta 10, o
12 ed anche più gusci assai belli, dentellati sul mar-
gine, in ciascuno dei quali evvi un piccolo polipo ge-
latinoso a braccia; di modo che in una pennatola della
lunghezza di un palmo si contano almeno 500 piccoli
polipi a braccia.

[Seite 76]

1. Pennatola grigia. P. Grisea. La Pennatule grise.

Stelo carnoso; midolla liscia; barbe embricate,
piegate, spinose. B.S. Albini, Annot. accad. L. I, tav.
4, fig. 1, 2.

2. Pennatola fosforica. P. Phosphorica. La Penna-
tule phosphorique.

Fusto carnoso; midolla scabra; barbe embricate.
Abbild. n.h. Gegenst., tav. 90.

Risplende assai in tempo di notte.

G. LXXXII. Idra, o Braccipolipo. Hydra.
Polype à bras. Armpolype.

Corpo gelatinoso, conico; bocca terminale, cir-
condata di mustacchi filiformi.

Questi animali tanto celebri(1) sono gelati-
nosi, mezzo trasparenti, e per conseguenza non facil-
mente ravvisabili da un occhio che non sia esercita-
to. Nello stato di quiete tengono il corpo e le braccia
distese; ma se si toccano un po’ fortemente, o se sono
fuori dell’ acqua, si contraggono e non presentano al-
lora se non che una massa informe. Si rinvengono nel
tempo dei primi caldi di primamera fino in autunno
nelle acque di placida corrente e negli stagni; stanno
con l’estremità posteriore attaccati alle piante acqua-
tiche, alle conchiglie, ec. Tutto il loro corpo, par-
lando in istretto senso, non è che uno stomaco
[Seite 77] provveduto di braccia. Lungo la state si moltiplicano
sbuccando da varj punti del corpo dei rampolli, che
si svillupano in piccoli polipi, i quali non si stac-
cano se non quando anch’ essi ne hanno germogliati
degli altri. Impertanto all’ avvicinarsi dell’ inverno pos-
sono anche deporre delle uova(1), dalle quali nasce
in primavera una nuova generazione. Un polipo può
essere tagliato in sei parti e più, che, dopo pochi
giorni, ciascuna diventa un polipo intiero; gli si può fen-
dere longitudinalmente la testa o la coda ed avere così
dei polipi a più teste od a più code: si possono infi-
lare gli uni negli altri e formarne in più maniere dei
gruppi mostruosi; ed anche rovesciarli come si fa-
rebbe con un guanto. È veramente indispensabile di
avere pratica e pazienza per fare tutto ciò: si possono
anche fendere tutt’ al lungo e distenderli come un pezzo
di nastro; e Roesel per il primo ha osservato, che an-
che in tale stato possono mangiarsi a vicenda li uni
gli altri, o piuttosto fondersi questi con quelli in modo
difficile da capirsi. È possibile in oltre, secondo le e-
sperienze di Lichtenberg(2) di farvi sopra dei nodi
con de’ capelli, e mentre che il nodo li strozza a poco
a poco, le parti separate si attaccano ed uniscono so-
pra la legatura le une con le altre, ec.

1. † Idra verde. Hy. Viridis. L’Hydre verte. Der
grüne Armpolype.

Verde; braccia molto corte. Vedi la T. 1, fig. 10.

Questa specie pare che diversifichi da tutte le
altre, in quanto alla forza ed alla lunghezza del corpo
[Seite 78] e delle braccia; la specie che si è qui disegnata,
trovasi nelle vicinanze di Gottinga; ed è sulla stessa
che io feci le prime osservazioni sulla forza riproduttrice.

2. † Braccipolipo fosco. Hy. Fusca. L’Hydre à
longs bras. Der braune Armpolype.

Bruno; corpo ben lungo; braccia lunghissime.
Roesel, tav. 84, e seg.

3. † Braccipolipo ranciato Hy. Grisea. L’Hydre
orange. Der orangegelbe Armpolype.

Ranciato; corpo e braccia lunghe assai. Op. cit. t. 78.

G. LXXXIII. Polipi a mazzo. Brachionus.
Polype à bouquet. Blumenpolype.

Fusto ramoso, che termina in polipi, con bocca
contrattile; cigliata nella maggior parte.

I polipi a mazzo vivono sopra un tronco comune,
e formano delle specie di diramazioni. Una tale co-
lonia sembra a occhio nudo un piccol globo di muffa,
ma al minimo squotimento pare che si racchiuda e
sparisce.

1. † Polipo a mazzo anastatico. B. Anastatica. Le
Branchion anastatique.

Tronco moltifido; fiori campannulati. Vedi la
tav. I, fig. 11.

2. † Polipo ad ombrello. B. Umbellarius (Vor-
ticella umbellaria,
Linn.).

Fusto ombrellato; fiori cigliati, globosi, troncati.
Roesel, tav. 100.

La precedente specie e questa, come anche tutto
il genere seguente, vivono nei fossi e negli stagni at-
taccati alle piante acquatiche, ai gusci delle lumache, ec.

[Seite 79]

G. LXXXIV. Vorticella. Vorticella. Vor-
ticelle. Afterpolype.

Corpo nudo, semplice, vagante.

Buon numero di vorticelle vivono in società; ta-
lora se ne trovano assieme delle migliaja, nel qual
caso hanno la sembianza di muffa; ho veduto delle
Salamandre acquatiche vive, coperte lungo il dorso di
innumerabile quantità di questi animali.

1. † Vorticella stentorea. V. Stentorea (Hydra
Stentorea,
Linn.). La Vorticelle trompette.

Corpo infundiboliforme; tentacoli cigliati. Op.
cit.
tav. 94, fig. 7, 8.

2. † Vorticella sociale. V. Socialis (Hydra Socia-
lis,
Linn. ).

Troncata; grossa; rugosa. Op. cit. tav. 95.

G. LXXXV. Furcolaria. Furcularia. Fur-
culaire.

Corpo libero, oblungo; tentoni rotatorj, cigliati;
coda bicuspidata.

1. † Rotifero. F. Rotatoria. Le Rotifére. Das Rä-
derthier. Vedi la tav. I, fig. 12.

Questo animaletto microscopio si trova nell’ acqua
stagnante, ed in parecchie infusioni; nuota con molta
agilità, e ciò faccendo cambia quasi ad ogni istante
la sua figura; si vuole che possa giacere come morto
per più anni all’ asciutto, e dappoi rivivere per 10 o
12 volte successive in una goccia d’acqua, ec.; la
parte anteriore opaca del suo corpo, che ad onta dei
movimenti arbitrarj che può fare, fu riguardata da
molti naturalisti per il cuore, è invece un organo che
[Seite 80] serve di canale ai cibi, e non già il cuore, della qual
cosa io credo di essermi precisamente convinto(1).

G. LXXXVI. Vibrella. Vibrio. Vibrion.

Corpo libero, cilindrico, prolungato.

1. † Anguilletta dell’ aceto. V. Aceti. L’Anguille
du vinaigre. Der Essigaal.

Alquanto rigida; coda ben lunga, sottile, acu-
minata; punta retraibile, saliente alla base. Goeze, im
Naturforscher
XVIII, tav. 3, fig. 12.

In varie sorta d’aceto; una specie analoga si rin-
viene nella vecchia colla dei legatori di libri(2).

G. LXXXVII. Volvoce. Volvox. Volvoce.

Corpo libero, rotondato, gelatinoso, che si ri-
volta; tubo alimentare nullo.

1. † Volvoce globajo. V. Globator. Volvoce sphé-
rique. Das Kugelthier.

Globoso; colla superficie granulata. Roesel, t. 101,

fig. 1–3.

È una piccola bolla gialla, verde o di qualunque
altro colore, che si va continuamente rotolando nel-
l’acqua, senza potervi ravvisare degli organi di movi-
mento. Nel corpo del Volvoce giunto alla compiuta
grossezza si possono vedere i figli fino alla quarta ge-
nerazione.

[Seite 81]

G. LXXXVII. Caos. Chaos. Chaos.

Corpo libero .............. (genere polimorfo;
specie uniformi
).

A compimento della storia del regno animale noi
comprenderemo, come ha fatto Linneo, sotto il nome
di questo genere, quegli innumerabili esseri(1) invi-
sibili ad occhio nudo, le di cui specie vivono nell’
acqua dolce o nel mare; alcune nelle infusioni di qual-
sivoglia sostanza vegetabile od animale (donde ne venne
il nome di animali infusorj), ed altre inoltre popolano
lo sperma di molti animali(2).

Per questi diversi luoghi di dimora, si possono
dividere tali animali in tre famiglie, ciascuna delle
quali abbraccia specie numerose.

a. Acquatici. Aquatile.

Quelli che stanno nelle acque marine, o nell’
acqua dolce stagnante, particolarmente in quella ove
vegeta la materia verde di Pristley(3).

b. Infusorj. Infusorium.

Quegli animali propriamente detti animali in-
fusorj.

[Seite 82]

c. Spermatici. Spermaticum (Cercaria spermatica).

Quegli che abitano lo sperma degli animali; la
specie che si trova nel seme umano è rappresentata
molto ingrandita nella Tav. I, fig. 13(1).

Fine del regno Animale.

SEZIONE DECIMA.
delle piante.

[Seite 83]

§. 158.

Eccoci ora pervenuti alle pianto, le quali forma-
no il secondo regno dei corpi organici o viventi. Se-
condo la definizione data di sopra (§. 3 e 4), i vege-
tabili si distinguono già ad evidenza dagli animali, per
la qualità del loro nutrimento. Questi senza mostrare
la minima apparenza di movimento spontaneo assor-
bono un sugo nutritivo omogeneo, principalmente con
le radici, le quali per questa ragione, fra tutte le parti
esteriori delle piante, sono quelle che quasi in tutti i
vegetabili si rassomigliano maggiormente, all’ eccezione
di un piccolissimo numero, p.e., la Tremella nostock,
il Tartufo, ed alcune altre.

§. 159.

Del resto le piante differiscono anche dalla co-
mune degli animali, in quanto che, in quelle la gros-
sezza e la grandezza alla quale pervengono, come an-
che il numero delle parti individuali de’ loro rami,
delle foglie e fiori, non sono detterminate con precisione,
ed in totalità sono molto più variabili che negli animali(1).

§. 160.

[Seite 84]

Più uniforme risulta invece la struttura interna dei
vegetabili; nulla però scorgesi che paragonare si possa
ai visceri degli animali, parti in essi tanto importanti;
e neppur nulla, che rassomiglj ai nervi, ai muscoli
ed alle ossa: riducesi l’organizzazione vegetabile a
qualche specie di vasi così detti (Vene), e ad un tes-
suto cellulare,
che ne riempie gli interstizj(1).

§. 161.

Siffatto tessuto cellulare, si chiama così con
qualche ragione maggiore che non sia quello, che gli è
alquanto analogo degli animali; giacchè offre in molti
luoghi delle piante un composto veramente celluloso,
contenente in parte aria ed in parte sughi. Nella
scorza e nel così detto midollo di alcune piante, si
ravvisa particolarmente questo tessuto, e soventi con-
tiene degli otricelli (utriculi) un po’ più larghi dispersi
negli intervalli, e forma talora delle lunghe cavità a
guisa di tubicini.

§. 162.

[Seite 85]

Quelli che propriamente si sogliono chiamare vasi
(che del tutto sembrano mancare a certe famiglie e
generi di piante criptogamiche, come mancano nel re-
gno animale ai Zoofiti ed anche ad alcuni Molluschi),
si distinguono, almeno tra il maggior numero, special-
mente per le loro parti che consistono in filamenti
(trachee) roteati a spirale, presentando l’aspetto di
una corda armonica di seta rivestita di filo di rame.

§. 163.

Per quanto però sia variato e moltiplicato il tes-
suto ed altro collegamento (anastomosi) di tali vasi
insieme, non si mostra tuttavia in un rapporto tale
da potere far luogo ad una circolazione di umori, sic-
come succede in tutti gli animali a sangue bianco.

§. 164.

L’identica uniformità di questo scarso numero di
organi componenti le piante, e che si denominano parti
assimilatrici (partium similarium
), serve a spiegare la
facilità con la quale le parti composte di questi ele-
menti, le parti dissimilari, (partium dissimilarium),
si trasformino in quelle, e vice versa; così p.e., le
foglie nel calice o coralla del fiore, specialmente nei
fiori doppj(1); e così si spiega la ragione per la quale
[Seite 86] si possono piantare degli alberi interi capovolti, e tra-
sformare i rami in radici, e queste in rami, li quali
all’opportuna stagione si coprono di foglie(1).

§. 165.

Le parti dissimilari e le funzioni delle piante, si
possono considerare sotto due rapporti; quello cioè
della conservazione, e quello della loro propagazione,
ciò che le fa dividere in due classi. Noi parleremo
prima di quelle relative alla conservazione.

§. 166.

Le piante traggono il materiale necessario al pro-
prio sviluppamento e mantenimento, parte dall’ atmo-
sfera, e parte dall’ acqua o dal terreno che di quella
si è imbevuta. – Esse succhiano il loro nutrimento,
dall’ atmosfera col mezzo dei vasi assorbenti dissemi-
nati in gran parte sulla loro epidermide, e principal-
mente sulle foglie che ogni anno le si riproducono;
e dall’ acqua coi filamenti delle loro radici, con le
quali la maggior parte stanno piantate in terra. Altre
poi (p.e., la Vaniglia, il Vischio, i Licheni, ec.)
chiamate piante parasitiche si attaccano con le radici
ad altri vegetabili(2); quando all’ incontro, cert’ une
[Seite 87] come le lentille d’acqua (§. 3. Osserv.), nuotano sem-
plicemente sulla superficie della medesima.

§. 167.

Tuttavia, malgrado questa differenza apparente, in
quanto al soggiorno delle piante, il modo che esse
hanno di nutrirsi è sempre lo stesso. In tutti i casi
l’acqua, sia in forma di fluido od in quello di vapore,
serve di veicolo onde portare ai vegetabili l’acido
carbonico che ne forma probabilmente la loro prin-
cipale sostanza alimentare, almeno secondo le ricerche
di Jngen-Houss(1). Per tal maniera si comprende come
li giacinti ed altri vegetabili, che d’ordinario stanno con
le loro radici in terra, mettendoli in caraffe d’acqua
fioriscano ugualmente; come i crescioni vegetino nella
flanella che si mantiene umida, ed il semprevivo sui
tetti; e per ultimo come tante piante piene di sugo
(grasse) dei climi i più secchi ed i più caldi, p.e.,
gli aloè, i cactus, i mesembriantemi, ec., possono nu-
trirsi per lunghissimo tempo assorbendo unicamente
l’aria dall’ atmosfera(2).

§. 168.

[Seite 88]

I più comuni organi esteriori pel nutrimento di
molte piante, o piuttosto gli organi di ingestione, che
sono le fibbre radicali, spuntando da terra gettano
subito fuori tutte le foglie, o per lo contrario si
riuniscono e formano una specie di torso, il quale
allungandosi diventa fusto, stelo, gambo, ec., giusta
la specie alla quale appartiene; ma qualunque siasi
il suo nome, questo fusto ha per lo più la stessa strut-
tura del torso o ceppo radicale primitivo.

§. 169.

Il tronco degli alberi ed arbusti è rivestito ester-
namente d’una finissima epidermide, sotto la quale si
trova la corteccia e la seconda scorza o libro (liber),
e quest’ ultimo è quasi del tutto composto di vasi as-
sorbenti i più attivi, e per conseguenza una delle par-
ti più importanti per la conservazione della pianta:
viene in seguito l’alburno, e dopo di questo la so-
stanza legnosa propriamente detta, ed alcune volte
entro questa sostanza, ed al lungo dell’ asse del
tronco si trova ciò che è chiamata midolla; ma que-
sta parte dell’ albero ordinariamente diminuisce col-
l’età nella quantità, e finalmente sembra in certa guisa
sparire. Nei vegetabili di tal fatta si forma ogni anno
uno, o piuttosto due strati legnosi all’ intorno del tronco,
prodotti verosimilmente dall’ indurimento dell’ alburno;
e quindi dal numero di tali strati concentrici (pectines)
si può all incirca indovinare, come è bèn noto, l’età
dell’ albero.

[Seite 89]

Osservazione. Le Palme sono piante da accettuarsi,
come quelle che non presentano alcuno di quegli strati
concentrici, essendo il loro tronco tutto ugualmente
compatto, assai duro e trapassato quà e d’alburno
per così dire parziale. Questa osservazione la è di qualche
importanza anche per la designazione dei legni impietriti.

§. 170.

Il tronco si divide ordinariamente in rami, e que-
sti in ramoscelli, ai quali stanno finalmente attaccate
le foglie, che sostanzialmente sono composte delle
medesime parti che le radici ed il tronco; scorgesi
anche in loro, epidermide, corteccia, sostanza legnosa
e tessuto cellulare midolloso: quest’ ultimo giace nel
mezzo della foglia entro la reticella legnosa, della quale
colla macerazione o con altri artificiali mezzi sepa-
randola dalle altre parti si preparano i così detti sche-
letri delle foglie. Questa rete ordinariamente duplice,
è ricoperta d’ambe le parti della foglia da una pelle
particolare detta cuticola diversa da quella chiamata
epidermide, che riveste tutt’ affatto le foglie al di fuori,
e che è specialmente attraversata dai vasi assorbenti
(§. 167).

§. 171.

L’organizzazione delle foglie è tanto più degna
d’attenzione, poichè esse, in tutte quelle piante che
ne sono provedute, esercitano funzioni di molta im-
portanza: servono particolarmente per eseguire ciò
che si chiama processo flogistico, che si fa degli ani-
mali respirando l’ossigeno dell’ aria, e nei vegetabili
si adempie principalmente col mezzo delle foglie.

§. 172.

[Seite 90]

Le piante in fatti hanno anch’ esse bisogno per
vivere di questo gas respirabile o della sua base, e
specialmente per preparare con quello (cosa fatta ve-
rosimile dalle ricerche di Jngen-Housz), nel loro labo-
ratorio messo da esse in azione, la sostanza che serve
al loro principal nutrimento, cioè l’acido carbonico,
(§. 167) di cui ne traspirano poscia il sovrappiù come
gas acido carbonico(1).

§. 173.

Si è più di tutto nelle tenebre, che questo impor-
tante processo si fa colla maggior forza: per lo
contrario quando la luce del giorno od i raggi del sole
bationo sulle piante, esso progredisce molto più len-
temente; così allora preparano e consumano minore
quantità d’acido carbonico; ma in cotesto intervallo
di tempo mettono in libertà dalle loro foglie la parte
respirabile dell’ aria atmosferica, il gas ossigeno(2).

§. 174.

Sebbene le foglie sieno organi così importanti;
nel massimo numero però di piante dei climi freddi,
non sono che un ornamento transitorio che le copre
soltanto in estate; ed appassiscono e cadono quasi
tutte all’ avvicinarsi dell’ inverno. È verosimile che un
[Seite 91] tale spogliamento sia prodotto in ispecial modo pel
freddo, il quale sopisce nel loro letargo i vegetabili, lo
stesso che gli animali, rallentandone la circolazione degli
umori e costipandone i vasi; per lo che le foglie impedite
nelle ordinarie funzioni si diseccano e muojono. A
rendere questa opinione più probabile serve l’osserva-
zione, che nella zona torrida le piante, poche eccet-
tuate, sono assai meno sottoposte ad un siffatto
spogliamento di foglie, e che nei climi freddi quelle
piante che le hanno forti e resinose si conservano
sempre verdi malgrado il rigore della stagione: tali
sono le diverse specie di Pini, di Bosco, di Eriche, di
Edere, ec.

Osservazione. Siccome vi sono animali che hanno
un vigor vitale maggiore, per cui s’ accoppiano soltanto
d’ inverno; similmente in alcune piante la vegetazione
è in tale stagione al sommo animata, come fanno l’El-
leboro nero, il Colchico, la Campanula bianca, ec.

§. 175.

Vi sono pure delle piante che s’ attirano la no-
stra attenzione, perchè verso sera si vedono le foglie
ed in alcune specie i fiori stessi, racchiudersi od ab-
bassarsi come se volessero in certa guisa riposare e
dormire. Tale effetto non proviene solamente per l’a-
ria rinfrescatasi, giacchè ugualmente succede tanto
nelle serre, quanto all’aria libera; e neppure dipende
solo dall’ oscurità, poichè molte piante nell’ estate si
addormentano già dopo mezzo giorno; così ve ne sono
delle altre, che al pari degli animali notturni, passano
la giornata dormendo, come il Cactus grandiflorus,
il Mesembryanthemum noctiflorum, l’Hesperis tristis, etc.

§. 176.

[Seite 92]

Oltre a tutto ciò molti vegetabili fanno vedere
variate sorta di movimento. Così un gran numero di
piante si voltano al sole e pare che ne cerchino la
luce, la quale per tanti riguardi è loro benefica(1):
ciò non è solamente proprio dei girasoli, nei quali si
può ravvisare tale d’attrazione; ma è pur anche vi-
sibile in tutte le altre piante, e specialmente poi in
quelle che si tengono nelle stuffe, ove si vedono
tutti i fiori a voltarsi dalla parte della luce ed appog-
giarsi contro le vetriate, come se vi fossero state com-
presse ad arte(2). Molte parti delle piante in oltre
godono di un moto assai risentito quando si toccano:
tali sono i movimenti delle foglie e dei rami della
Mimosa pudica e dell’ Averrhoa carambola, e sono
simili quelli che si osservano all’ estremità delle foglie
della Dionaea muscipula, le quali allorquando un sol
moscherino gli si posa sopra, chiudonsi fortemente
e ne lo schiacciano.

§. 177.

[Seite 93]

Il segno più notabile di irritabilità delle piante si
è il movimento sommamente fervido, che nel tempo
della fecondazione si può vedere nelle parti sessuali di
molti fiori ermafroditi: se si toccano interiormente le
estremità del Berberis sylvestris, dalla parte cioè,
che sono voltate verso il germe, o se un insetto vi
entra per succhiarne il mele, quegli organi si lanciano
rapidamente verso il centro battendo le loro antère
contro lo stigma, ed in tal guisa compiscono la loro
fecondazione.

§. 178.

Tuttavia per quanto siano manifesti i sopra ac-
cennati movimenti; per quanto siano sensibili le prove
che si hanno delle forze vitali animatrici delle piante,
quando si esaminano fisiologicamente con diligenza, si
vedrà chiaramente, che esse differiscono da ciò che forma
la proprietà esclusiva degli animali, che è il movimento
volontario,
del quale è impossibile di ravvisarne la
menoma traccia anche nelle piante le più cognite per
la loro irritabilità, come nell’ Hedysarum gyrans etc.(a).

Osservazione. Io almeno non conosco un solo a-
nimale che prenda il proprio nutrimento senza un mo-
vimento volontario; e non vi ha neppure una pianta
che pigli il suo, mediante un consimile movimento.

§. 179.

[Seite 94]

Dalla sostanza nutritiva che i vegetabili hanno
succhiata ed assimilata nell’ indicato modo, si separano
poscia i sughi specifici e proprj di loro; in fatti al-
cuni vegetabili contengono un sugo latticinoso talora
acre; altri danno della gomma; diversi alberi, special-
mente i pini, preparano nella loro età avvanzata della
resina; in certe parti delle piante contiensi della fa-
rina, della manna, della cera, degli olj grassi ed a-
romatici, della canfora; ed alcuni pochi del cahutchuc
o gomma elastica, ec.(1).

Osservazione. Le particolari esalazioni di certe
piante, similmente che quelle delle resinose, p.e. del
Dittamo frassinella, ec., le quali sono infiammabili,
appartengono alle funzioni delle escrezioni.

§. 180.

Siccome possono esservi differentissimi sughi nelle
varie parti di una medesima pianta, e perfino in uno
stesso frutto; e siccome nel medesimo clima e nel
[Seite 95] medesimo terreno la ruta conserva l’amarezza, l’ace-
tosella l’acidità e la latuca i suoi umori rinfrescanti;
così ne risulta che cotesti diversi sughi devono essere
prodotti nelle piante medesime dalle varie elaborazioni
e secrezioni che subiscono quegli umori nutritivi as-
sorbiti dai vegetabili.

§. 181.

La diversità del suolo e del clima(1) hanno cer-
tamente notabile influenza sulla differente natura dei
fluidi contenuti nei vegetabili; per cui ve ne sono di
quelli che patiscono se si trapiantano in terreni fore-
stieri, cambiano la loro forma e la qualità dei loro
sughi, e perdono talora delle loro attività, ec.; al-
tronde ve ne sono di quei che guadagnano e si mi-
gliorano trapiantandoli.

§. 182.

In generale ogni suolo ha le sue proprie piante(2),
di modo che si può alle volte indovinare la qualità
del terreno dalle sue piante indigene. Però la provvida
natura sembra che abbia voluto far sì, che certe piante
di moltissima importanza per l’uomo, facilmente si
addattassero ad ogni clima; od almeno se a certo det-
terminato clima confinate, vegetano colà in ogni sorta
[Seite 96] di terreno indifferentemente, come avviene del Cocco-
tiere, il quale vegeta con forza uguale tanto in un
terreno sabbionoso e pietroso, quanto nelle terre le
più grasse.

§. 183.

D’ altro lato è cosa singolare come alcuni paesi,
p.e., il Capo di Buona Speranza e la Nuova Olanda,
producano esclusivamente variati e differentissimi ge-
neri di piante; mentre altri vasti paesi sono assolu-
tamente privi di considerabili ordini di vegetabili. La
zona torrida, non ha quasi neppure una sorta di
cavoli e di rape; nelle Indie occidentali si trovano
in proporzione assai pochi muschi (musci frondosi), ed
all’ opposto vi sono le felci in altrettanta abbondanza e di
variate specie, ec.

§. 184.

Per ultimo si osserva anche nella vegetazione delle
piante la differenza medesima che ha luogo nel regno
animale, particolarmente negli insetti: alcune specie
vivono isolate e solitarie, quando altre si cacciano le
une contro le altre e si estendono o sopra uno spazio
grande di terra, come le Eriche comuni, o sopra una
parte della vasta superficie del mare siccome il Fucus
natans.

§. 185.

Ora veniamo alla propagazione dei vegetabili, che
quantunque svariata, si riduce in ultima analisi alle tre
seguenti: I.° Per mezzo di radici e di rami; II.° Per
gemme o bottoni; III.° Per semi.

§. 186.

[Seite 97]

La prima maniera di riproduzione, quella per
branchi, di cui abbiamo già vedute delle traccio nel
regno animale fra i polipi e fra altri, è assai comune
nel regno vegetabile: certe specie di piante si molti-
plicano da per loro stesse in tale guisa; in certe altre
l’arte le imita coll’ abbassarne e porne sotterra i
rami. Trovasi, p.e., una specie di fico (Ficus indica),
le ramificazioni del quale ripiegandosi, tantosto che
toccano terra, gettano delle radici, di modo che un
solo albero dell’ accennata specie potrebbe formare una
piccola macchia, i di cui rami essendo tutti attaccati
assieme formerebbero un verde padiglione naturale.

Osservazione. A poche miglia da Patna in Bengala
evvi un albero di tale specie, che ha 50 o 60 tronchi
attaccati assieme; fu misurato parecchi anni fa ed avea
370 piedi di diametro, e l’ombra si estendeva in sul
mezzo di oltre a 1100 piedi di circonferenza.

§. 187.

Meno comune si è il secondo modo di riprodu-
zione, per bottoni. Si chiamano gemme o bottoni quei
bitorzoli che si vedono in autunno al luogo d’inser-
zione del picciuolo delle foglie, ma che nella maggior
parte delle piante non si sbuccia e sviluppa che solo
nella ventura primavera. Per ordinario non si tro-
vano che sugli alberi dei paesi freddi; ed in alcune
specie cadendo da loro medesimi, e’ germogliano come
i grani seminati con diligenza. Si sà che tali gemme si
[Seite 98] possono annestare sopra altre piante, come si fa colle
vettarelle (getti) che dalle medesime sono cresciute.

§. 188.

Le moltiplicazioni delle cipolle con i figli che tal-
liscono all’ intorno, hanno molta rassomiglianza colle
sopra citate gemme, con la differenza che quest’ ulti-
time si rinvengono sui fusti degli alberi, e quindi fuori
da terra; mentrechè i figli delle piante liliacee nascono
sotto terra, immediatamente attaccati al bulbo princi-
pale: in quanto alle gemme, il tronco che le porta
continua a vegetare ed a dargli nutrimento; per l’op-
posto nelle altre, le parti che rimangono dell’ antica
pianta muojono, eccettuato il bulbo o tubero (così il
Pomo di terra, ec.).

§. 189.

Ma il modo di riproduzione più generale e che
si estende quasi a tutto il regno vegetabile, si è l’ul-
tima maniera (§. 185), col mezzo del fiore, che ma-
turando produco un frutto o tutt’ altro seme. Questo
fiore di qualunque forma ei sia, solo o riunito con
altri, a grappoli, a spica, a corimbo, ec., contiene
nel suo interno (in ciò che si chiama ricettacolo) dif-
ferenti parti di una forma distinta, di cui le une sono
mascolino e le altre femminine, e queste sono fecondate
da quelli a tempo opportuno.

Di tal maniera gli organi dei vegetabili rasso-
migliano non poco, sia per la loro destinazione, come
per le di loro funzioni, alle parti della generazione de-
gli animali. Distinguonsi però da quelli in quanto che
[Seite 99] essi non nascono con le piante, siccome avviene negli
animali, nè sono permanenti per tutta la vita; ma se
ne formano di nuovi in ogni fecondazione.

Osservazione. Ho già detto in passato (§. 136),
che si può prolungare la vita degli insetti ritardandone
l’accoppiamento; ciò del pari può essere applicato ai
fiori di molte piante. Le parti sessuali del Canape fem-
mina, p.e., si possono conservare lungo tempo pur-
ché non siano fecondate dalla polvere (polline) ma-
schile; ma tosto che ciò ha luogo, si appassiscono e
muojono.

§. 190.

Gli organi femminili stanno per l’ordinario nel
centro del fiore; essi formano ciò che chiamasi pistillo,
il quale è composto di tre parti, che sono il germe, lo
stilo e lo stigma. Il primo, o è collocato con le altre parti
nell’ interno della corolla, e si denomina germe supe-
riore;
oppure è sotto e fuori della corolla, come nella
rosa, nelle mele, ec., ed in questo caso il germe è
inferiore. Comunque sia situato, esso contiene sem-
pre l’embrione delle piante, e però si può comparare
cotesta specie di serbatojo con l’ovaja degli animali.
Lo stilo poggia sul germe e sostiene lo stigma, che
tutto è tenuto ih alto; di tal guisa lo stigma ed il
germe comunicano assieme per lo stilo, e tutti e tre
in complesso formano una specie di cavità comune.

§. 191.

Attorno alle parti femminine stanno disposti gli
organi mascolini o gli stami, che consistono in un
[Seite 100] filamento ed in un’ antèra che vi posa sopra, sicché
sta sull’ estremità. Quest’ antèra è coperta di una pol-
vere farinosa o polline per lo più di color giallo, i di
cui granelli osservati col miscroscopio non sono che
vescichette sommamente fine, le quali in molte piante
hanno delle forme singolarissime; contengono una pol-
vere estremamente sottile, vaporosa e leggere, che per
l’ufficio suo può essere paragonata all’ umore seminale
degli animali(1).

§. 192.

All’ epoca della fecondazione, il polline cade sullo
stigma; pare che s’apra e vi scuota la sua polvere
vaporosa, che probabilmente penetra per lo stilo nello
stigma e vi feconda i grani die ivi erano già raccolti,
ma ancora sterili prima d’allora. Se innanzi il tempo
della fecondazione si priva il fiore di una di queste
sue parti essenziali, diviene decisamente sterile al pari
di un animale castrato.

§. 193.

I due organi sessuali, nella maggiore parte delle
piante, sono riuniti in uno stesso fiore, che per con-
seguenza è ermafrodito (§. 20); all’ opposto, in alcune
sono separati in due fiori distinti, che contengono,
l’uno gli organi maschili, e l’altro i femminili; ma però
i due fiori sono sulla medesima pianta: tali sono
[Seite 101] quelle che Linneo chiamò Monoecie, fra le quali si con-
tano il nocciuolo, il noce, il cocomero, il grano tur-
co, l’albero del pane, ec. In altre, dette Poligame,
sonovi tre sorta di fiori, maschj, femmine ed ermafro-
diti, così l’acero, il frassino, ec. Ve ne sono parimenti
di quelle (tali sono il canape, le palme, il lupolo ed altre)
la di cui organizzazione è differente, essendo i due
sessi sopra due separate piante, come sono nelle classi
degli animali a sangue rosso e fra molti di quelle a
sangue bianco; quindi una pianta non produce che
fiori mascolini, e l’altra che è perfettamente simile a
lei non ne fa che di femminini, i quali per essere fe-
condati è di mestieri che il vento, gl’ insetti o l’arte
gli portino la polvere fecondatrice della pianta masco-
lina; e queste sono le Dioecie di Linneo.

§. 194.

In oltre, fra le diverse parti che compongono il
fiore, sono notabili, il calice del quale sono prov-
veduti quasi tutti i vegetabili(a), ed i nettarj. In gene-
rale i fiori si dividono giusta la forma e la posizione
delle parti che li compongono, in regolari, ed irrego-
lari:
vale a dire, presso li primi tutte le parti (p.e.
i petali) sono della medesima specie, della medesima
figura e grandezza; presso li secondi all’ incontro, hanno,
differenti proporzioni.

§. 195.

[Seite 102]

Secondo le scoperte di Hedwig, la somiglianza
delle parti genitali dei Musci, propriamente così detti
(Musci frondosi, ec.), con quelle dell’ altre piante, è
assai più grande di quanto la si è creduta fino ad
oggidì. La bella urnetta (capitulum) de’ muschi serve
come di germe (§. 190) e contiene i piccoli gra-
nelli, i quali per mezzo della cuffia (calyptra) che
fa le veci di stilo e di stigma, sono fecondati dalla
polvere mascolina dei granellini, che hanno in parte
la forma di rosa, ed in parte quella di stella, e che
poi sono mandati fuori dal involto(a).

§. 196.

Circa alle Alghe più semplici, le quali vivono e-
sclusivamente nell’ acqua, come le Tremelle, le Ulve,
le Conferve e i Fuchi, la loro maniera di propagazione
è differentissima, sebbene essa non sia stata fino ades-
so abbastanza conosciuta. Ve ne sono alcune, come le
Conferve delle fontane, delle quali ho già parlato
[Seite 103] più a lungo (§. 9, Osser. I e §. 20), la propagazione
delle quali è d’una sorprendente semplicità (Abbild.
n.h. Geg.,
tav. 49).

§. 197.

Il modo con il quale si riproducono i Funghi,
gli Agarici, i Tartufi, le Muffe ec., è ancora meno,
conosciuto, e nella storia naturale di questi vegetabili
vi sono molte cose oscure e di difficile spiegazione(1).

§. 198.

Dopo la fecondazione, le piante che in istretto
senso fioriscono, perdono le parti del fiore divenute
inutili (§. 189), ed il germe fecondato comincia a
gonfiarsi ed a portare gradatamente a maturità i molti
semi che contiene(2).

§. 199.

La conformazione delle diverse specie dei semi(3), e
degli inviluppi che li contengono, è variata come quella
dei fiori; e la natura gli diede la figura che meglio
le fosse adattata, affinchè potessero prosperare ovunque
fossero dispersi(4). È anche singolare la proprietà
[Seite 104] ben nota, che quando germogliano debba sempre di-
riggersi la piumetta all’ insù, e la radichetta all’ ingiù,
qualunque ne sia la positura che presero quando fu-
rono seminati(1). I cotiledoni, i quali nella mag-
gior parte dei vegetabili sono doppj, che dapprima
formavano la principal massa del seme, servono poscia
a nutrire in sul principio la tenera pianticella.

§. 200.

Molti semi sono rinchiusi in un pericarpio legnoso,
talvolta più duro dello stesso legno, che si chiama noc-
ciuolo
quando è di una grossezza e durezza consi-
derabile; altre volte le semenze nude sono immediata-
mente coperte da una polpa o tessuto cellulare suc-
colente; in tale caso il pericarpio si denomina bacca
qualunque ne sia la grandezza e la pianta alla quale
appartiene; così il frutto dell’ Albero del Pane è una
bacca. Frequentemente le semenze nude sono sparse
esteriormente sul ricettacolo carnoso e grosso, come nelle
fragole, e queste in termini dell’arte non dovrebbero
chiamarsi bacche.

§. 201.

Gli alberi da frutto formano una famiglia di piante
particolare e considerabilissima, i di cui frutti conten-
gono o dei granelli, od acini, come nei peri, nei pomi,
pei cotogni; oppure racchiudono dei nocciuoli, come
nelle prugne, ciliegie, meliache e pesche; gli alberi
[Seite 105] che producono i frutti in quella guisa si chiamano
pomacei; e questi ultimi drupacei.

§. 202.

Sembra che le cause della degenerazione e di cui
ho parlato al §. 15 e 16 agiscano con facilità mag-
giore sulle piante, che sugli animali(1), ed operando
sulla forza generatrice possono darle una diversa direzione
da quella che dovrebbe avere, per cui molte piante de-
generano in varietà numerose, tanto rispetto alla to-
talità della forma, quanto riguardo al fiore ed al frutto.
Duecento anni fa, p.e., in Europa non si conosceva
che la specie primitiva gialla del Tulipano, ed ora se
ne enumerano 3000 varietà. Vi sono del pari alcune
piante in cui lo stelo (§. 168) è un semplice prodotto
della degenerazione: così la Carlina acaulis, che nello
stato naturale non ha caule, quando viene coltivata vi si
forma. D’altra parte vi sono dei vegetabili i quali per-
dono certe parti che avevano nel paese nativo, come
avviene alla Lawsonia spinosa delle Indie, la quale
coltivata in Siria diventa senza spine od inermis.

In generale i vegetabili sono sottoposti a diverse
maniere d’imbastardimento, che non possono aver luogo
negli animali; come si è il cambiamento delle parti geni-
tali nei fiori doppj.

§. 203.

La più singolare specie di degenerazione che può
[Seite 106] toccare alle piante, si è quella alla quale le sotto-
mette l’arte, facendogli produrre delle specie bastarde
(§. 14); intorno a ciò Köhlreuter ha fatte delle
ingegnosissime esperienze, e riuscì, mediante una
procreazione ripetuta di piante bastarde feconde, a
trasformare una specie di tabacco (Nicotiana rustica),
in un’ altra (Nicotiana paniculata)(1): tale metamor-
fosi certamente non si combina in alcun modo con il
sistema dei germi presistenti, ma molto meglio, per quanto
mi sembra, con quello dell’ impulso di formazione (§. 9).

Osservazione. Il caso può far nascere delle piante
bastarde allora quando, nel tempo della fioritura, due
piante non di specie uguale, ma analoga, si trovano
vicinissime in un giardino.

§. 204.

Anche ì mostri (§. 12) sono più comuni nel
regno vegetabile, che nell’ animale; fra le piante col-
tivate poi, sono senza comparazione più frequenti che
in quelle, le quali crescono in istato selvatico (Osser.
al §. 12). Le piante non hanno parti nelle quali non
si notino delle mostruosità, ed alcune di esse vi sono
soggette assai di frequente(2). I mostri per eccesso
(§. 22) sono i più comuni, giacché si osservano dei
doppj steli cresciuti l’uno sopra l’altro; dei frutti doppj
e quadrupli; delle spiche moltiplicate; delle rose dal
centro delle quali escono altre piccole rose, ec.

§. 205.

[Seite 107]

Diversa assai è l’età, alla quale giungono le di-
verse piante: alcune vivono appena un’ ora; altre
per lo contrario prolungano la loro esistenza per se-
coli(a).

Osservazione. Quel rinascimento che dopo lungo
tempo di essicazione si vuole che avvenga negli ani-
mali, nei rotiferi e nelle anguillette della colla (pag.
5, e 79, Vol. II), ha luogo anche fra le piante: se ne
vedono notabili esempi specialmente nella Tremella
nostoc,
conosciuta già da molto tempo per questa pro-
prietà. In una mia memoria stampata in Gottinga nel
1795 col titolo De vi vitali sanguini deneganda, alla
pag. 8 parlo di questo rimarchevole fenomeno.

§. 206.

Intorno all’ utilità del regno vegetabile, ne farò
solo un cenno, non permettendomi maggiore esten-
sione i limiti prefissomi.

Ho già altrove mostrata (§. 172) la notabile in-
fluenza che hanno le piante sull’aria atmosferica, in
quanto alla loro respirazione, assorbendo da un lato
[Seite 108] il gas acido carbonico che non è respirabile, e che
incessantemente è esalato dal regno animale; e dell’ al-
tro lato versando nell’ aria del gas ossigeno, quando le
loro foglie sono tocche dal sole.

§. 207.

Vi sono alcune parti del mondo, particolarmente
certe isole poco elevate della zona torrida, le quali ri-
tragono un beneficio della massima importanza dalla
vegetazione, massime dalle foreste; giacchè gli alberi
attirando le nubi, viene poscia dalla pioggia inna-
fiato il terreno(1).

§. 208.

Le differenti qualità di piante da foraggio, e spesse
volte ancora le radici ed i frutti, servono a pascere gli
animali domestici e le due specie d’insetti che l’uo-
mo alleva, le api ed i bachi da seta.

§. 209.

In quanto a ciò che concerne l’immediata utilità
dei vegetabili per l’uomo stesso, ve ne sono di quelli
che, al pari dei Vitelli marini, delle Renne, ec., sod-
disfano ai bisogni più svariati della vita dei popoli di
certe nazioni, com’ è specialmente il Cocotiere per la
[Seite 109] razza Malese; ed in qualche modo i Dattili per diversi
popoli del Caucaso; la Betula comune per alcune na-
zioni della razza del Mogol.

§. 210.

Fra gli alimenti che trae l’uomo dai vegetabili,
si annoverano primieramente le frutta mangiabili senza
il bisogno d’alcuna preparazione; e ciò specialmente
nelle calde regioni, come i Fichi, i Datteri (Phoenix
dactilyfera
), le diverse specie di Pisang (in particolare
le piante di Bananieri a frutto corto, Musa paradisiaca,
ed il Banano del Bananiere detto Musa sapientum);
per la razza Malese l’Albero del Pane Artocarpus in-
cisa
(1), che ha solo bisogno di essere pelato ed ar-
rostito; nell’ Indostan, Ceilan, ec. il Jacca, che è
pure un frutto del Pane detto Artocarpus integrifolia;
parimenti le diverse specie di Bacche (ed a parer mio
anche il frutto del Pane è una bacca), che sono uno
degli alimenti comuni di certi popoli, come p.e., dei
Laponi. Così le castagne, ec.

§. 211.

Sono poscia da nominarsi quei vegetabili che
hanno bisogno di una preparazione; fra le radici, le
Rape, le Carote, i Pomi di terra, i Peri di terra
[Seite 110] (Helianthus tuberosus), le Patate delle due Indie
(Convolvulus patatas), la Dioscorea alata, sativa, ec.
dei paesi caldi d’America, il Maniot (Jatropha ma-
nihot
); e tante piante siliquose e leguminose.

Seguono le varie sorta di grano, cioè il Grano
turco o Mais (Zea mays), la Saggina (Polygonum
fagopyrum
), il Riso (Oryza sativa e montana) tanto
utile agli Orientali, l’Olco di Cafrenia (Holcus sor-
ghum
) per molti popoli africani di luoghi montuosi,
per i Chinesi, ec., il Tef (Poa abyssinica) per gli
Abissini, ec.

Così il famoso Giuggiolo (Rhamnus lotus) dei
Lotofagi(1), e molte altre piante particolari con le
quali certe nazioni si nutriscono continuamente, come
il midollo del Sagù (Cycas circinalis, etc.), la gomma
del Senegal prodotta dalla Mimosa Senegal, etc.

§. 212.

Alle anzidetto piante che servono di alimento al-
l’uomo, si posson aggiungere le diverse specie di
aròmi. Lo zucchero, sia quello che propriamente è
prodotto dalla canna di zuccaro, come quello che si
trae da qualsiasi altra pianta, p.e., dalla Biettola in
Europa, dall’ Acer saccharinum nell’ America setten-
trionale, dall’ Anupalma a Sumatra, dal Fucus saccha-
rinus,
dall’ Heracleum sibericum, a Kamtschatka, ec.

[Seite 111]

L’olio, l’aceto, ec. per condire gli alimenti. L’ec-
cellente burro vegetabile che scola dall’ albero Shea
toulou
dell’ interno dell’ Africa(1). Il Tabacco e il Pi-
per betle
che si masticano.

§. 213.

I vegetabili porgono all’ uomo per bevanda, il
latte vegetabile naturale che troyasi in un cocco non
maturo; le diverse birre, fra le quali, la Spruce-Bier
del Pinus canadensis, etc.; poi i diversi liquori vinosi,
come il vino in istretto senso, quello di palme, che si
ha dal Borassus flabellifer o dalla Palma o Coccotiere
femmina. Quelli spiritosi, come l’Acquavite, l’Arach, il
Rhum, il Kirschwasser, ec. Questi altri fermentati fatti
con radici contuse, come fanno i Brasiliani ed altri con
il Pane di Cassave (farina fatta col Manioch), e gli Iso-
lani del mare del sud con il Piper latifolium, ec. – L’O-
pio impiegato per lo stesso uso. – Il Tabacco da fu-
mare ed il canape di cui si fa ugual uso. – Le no-
stre tre bevande calide. – In oltre il The del Paraguai
nell’ America meridionale (tratto da alcune specie del
genere di Cassine); il The chinese di cui fanno uso
i Mogoli, e che proviene da una pianta silvestre fin’
ora poco conosciuta, colle foglie somiglianti al Sorbo.

§. 214.

Adopera l’uomo per vestirsi le diverse specie
di Colone e Bambace (il Gossypium ed il Bombax);
[Seite 112] molte specie di ortiche, il lino, il canape ed il bel
lino della Nuova Zelanda prodotto dal Phormium te-
nax:
gli isolani del mare del sud, si fanno delle stoffe
con il libro del Broussonetia papyrifera e dell’ Albero
del Pane.

§. 215.

Oltre tutte le specie di legna da brucciare, le
quali si trovano dappertutto, vi sono dei paesi
nei quali se ne consumano delle sorta particolari.
Sulle alpi si abbruccia il Rhododendron ferrugineum;
e nei paesi di brughiera il Brucco od Erica vulgaris,
etc.
Il carbone, l’esca, le miccie, ec., e la torba, che
in gran parte proviene dalla Conferua rivularis, dal
Sphagnum palustre, dal Carex coespitosa, dal Myrio-
phyllum spicatum, etc.

§. 216.

Per la costruzione delle abitazioni e delle navi,
si usano molti legnami d’opera (nelle Indie orientali
il Bambu, Bambos arundinacea). – Si coprono le case
di canne, di giunchi, di paglia, e fra gli isolani del mare
del sud, colle foglie di Palma detta Pandanus tecto-
rius.
– All’ oggetto di formare dei recinti, delle siepi,
dei viali, delle capanne, si adoperano molte sorta di
arbusti. – Con la mira di ingrandire le dighe e d’im-
pedirne i guasti si impiega la Zostera marina.

§. 217.

Gli artisti fanno servire una infinità di legni per
[Seite 113] svariatissimi usi(1); impiegano pur anco tutte le spe-
cie di giunchi(2); e molti popoli, tanto con questi ul-
timi, quanto con altri legni, costruiscono le loro armi;
quelli delle isole del sud formano le belle lancie con
il legno, di Casuarina equisetifolia. – I cocchi, i
calabas (frutto della Crescentia cujete), ed altri frutti
consimili, si possono convertire in tazze. – La scorza
dei coecotieri, i giunchi, i vimini si adoperano per in-
trecciare dei panieri. – Il sovero è impiegato per diver-
se cose. – Molte sostanze vegetabili servono nell’ arte
tintoria, come l’indago, ec.; con altre si conciano le
pelli; con queste, si fa il bucato; con quelle della
carta fina, d’involto e del cartone, ec. – Servono anche
per molti usi le gomme, le resine, la pece, il catrame,
il nero di fumo, ec., la cera della Myrica cerifera,
il sevo dal Croton sebiferum, gli olj, le vernici (la
famosa vernice di Lacca del Giappone proviene dal
Rhus vernix, che si coltiva presso Jassino), la soda
e la potassa.

§. 218.

La maggior parte dei materiali che gli uomini di
quasi tutte le nazioni impiegano per iscrivere, sono
tratti dal regno vegetabile, come la carta del Nilo
[Seite 114] (Cyperus papyrus), l’Oltjes del Malabar derivanti dalle
foglie del Borassus flabellifer, ec., e le canne per iscri-
vervi sopra.

§. 219.

Finalmente si è ai vegetabili che noi dobbiamo
tanti e così attivi medicinali, all’ uso dei quali antica-
mente si limitavamo, ed ai quali tuttora si limita la me-
dicina di molti popoli.

§. 220.

Sono poi tutti vegetabili dannosi, nel senso più
esteso, e le piante velenose compresovi, p.e., il Me-
rulius destruens
e vastator, etc., i funghi microscopi-
ci, l’Uredo segetum etc., che producono il cancro e
la ruggine nei cereali.

§. 221.

Nella numerosa serie de’ sistemi di Botanica, che
si composero dopo il primo, che fu di Cesalpino, non
avvene alcuno che sia stato accettato con una appro-
vazione tanto generale, quanto quelli di Linneo e di
Jussieu: li principj dell’ uno sono appoggiati sugli organi
sessuali,
sul loro numero e la loro differente relazione.
Jussieu al contrario si fonda principalmente sulla man-
canza, o sull’ esistenza e quantità dei lobi dei semi, e
poscia sulla posizione rispettiva dei pistilli, e sulla man-
canza, od esistenza, e forma della corolla del fiore(a).

NOTIZIE.

[Seite 115]

D’alcune opere che possono esser utili
per lo studio della Botanica.

Terminologia.

  1. C.A. Linné, Termini botanici explicati, 1762. Lips., 1767, in 8.°
    e nel Vol. VI delle sue Amenitat. academic.
  2. Theod. Leonh. Oskamp, Tabulae plantarum terminologicae, etc.
    Lugd. Batav., 1793, in foglio.
  3. F.S. Voigt, Handwörterbuch der botanischen Kunstsprache. Jena,
    1803, in 8.°

Opere Elementari e Sistematiche.

  1. C.A. Linné, Philosophia botanica. Holm., 1751, in 8.°
  2. Ejus., Genera plantarum. ibid., 1764, in 8.°
  3. Species plantarum, ibid., 1762, Vol. 2, in 8.°
  4. Systema vegetabilium, Ediz. XV, curante C.H. Persoon. Paris,
    1805, Vol. 2, in 12.°
  5. J. Miller’s, Illustration of the sexual system of Linnaeus. Lond.,
    1775, Vol. 2, in foglio, e del 1799, in 8.°
  6. Sal. Schinz, Erster Grundriss der Kräuterwissenschaft. Zurich, 1775,
    in foglio.
  7. Nic. Jos. von Jacquin, Anleitung zur Pflanzenkenntniss nach Linne’s,
    Methode. Vien., 1800, in 8.°
  8. G. Ad. Suckow, Anfangsgründe der theoretischen und angewandten
    Botanik,
    Ediz. II. Leipz., 1797, Vol. 2, in 8.°
  9. Aug. Jo. G.C. Batsch, Versuch einer Einleitung zur Kenntniss
    und Geschichte der Pflanzen.
    Halle, 1787, Vol. 2, in 8.°
  10. C.L. Willdenow, Grundriss der Kräuterkunde. Berlino, 1802, in 8.°
  11. Chr. Fr. Ludwig, Handb. der Botanik. Leipz., 1800, in 8.°
  12. J.E. Smith’s, Introduction to the study of botany, Ediz. IV.
    Lond., 1819, in 8.°
  13. R. Sprengel, Anleitung zur Kenntniss der Gewächse. Halle II, Ausg.
    1817, Vol. 2, in 8.°
  14. Fr. S. Voigt, System der Botanik. Jena, 1808, in 8.°
  15. E.P. Ventenat, Tableau du regne végétale selon la méthode de
    Jussieu. Paris, 1799, Vol. 4, in 8.°
  16. Darstellung des natürlichen Pflanzensystems von Jussieu, nach seinen
    neuesten Verbesserungen, in Tabellen. Herausgegeben von
    Fr.
    S. Voigt. Lipsia, 1805, in foglio.

Per la conoscenza delle piante indigene.

  1. Alb. v. Haller, Historia stirpium Helvetiae indigenarum. Berna,
    1768, Vol. 3, in foglio.
  2. G. Chr. Oeder, Icones florae Danicae. Havn., 1761, in foglio.
  3. Alb. W. Roth, Tentamen florae Germanicae. Lips. 1788, Vol. 3, in 8.°
  4. Deutschlands Flora oder botanisches Taschenbuch von G. Fr. Hoff-
    mann
    , Erlangen dopo il 1791, in 12.°
  5. H. Ad. Schrader, Flora Germanica, Gott., T. 1, 1806, in 8.° con rami.

Sulla Fisiologia vegetabile.

  1. Nehem. Grew’s, Anatomy of plants. Lond., 1682, in foglio.
  2. Marcel. Malpighii, Anatome plantarum, ibid., 1686, in foglio.
  3. Steph. Hales’s, Vegetable staiks, ibid., 1738, in 8.°
  4. Du Hamel, Physique des arbres. Paris, 1778, Vol. 2, in 4.°
  5. Jo. Jngen-Houss, Versuche mit Pflanzen; übers. von Joh. Andr.
    Scherer
    . Vien., 1787–1790, Vol. 3, in 8.°
  6. Theod. u. Saussure, Chamische Untersuchungen über die Vegeta-
    tion, übers. mit einem Anhange und Zusätzen von
    Fr. S. Voigt.
    Lipsia, 1805, in 8.° con rami.
  7. Fr. Alexand. v. Humboldt, Aphorismen aus der chenzischen Phy-
    siologie der Pflanzen.
    Leipz., 1794, in 8.°
  8. C. Gottl. Kafn, Entwurf einer Pflanzenphysiologie. Aus dem Dä-
    nischen.
    Kopenh., 1798, in 8.°
  9. J. Senebier, Phisiologie végétale. Ginev., 1800, Vol. 5, in 8.°
  10. C.F. Brisseau-Mirbel, Traité d’anatomie et de Physiologie végé-
    tale.
    Genéve, 1802, Vol. 2, in 8.°
  11. J. v. Uslar, Fragmente neuerer Pflanzenkunde. Brauns., 1794, in 8.°
  12. Fr. Cas. Medicus, Kritische Bemerkungen über Gegenstände aus
    dem Pflanzenreiche.
    Mannheim, dopo il 1793, in 8.°
  13. Beyträge zur Pflanzen-Anatomie und Physiologie. Leipz., 1799, in 8.°
  14. Pflanzen physiologische Abhandlungen. Leipz., 1803, in 12.°
  15. H. Fr. Linck, Kritische Bemerkungen zu R. Sprengel’s, Werk.
    Ebendas, 1812, in 8.°
  16. D.G. Kieser, Grundzüge der anatomia der Pflanzen. Jena,
    1815, in 8.°
  17. Joh. Hedwig, Sammlung seiner zerstreuten Abhandlungen und Beo-
    bachtungen, etc.
    Leipz., 1793–1797, Vol. 2, in 8.°

SEZIONE DECIMAPRIMA.
dei minerali in generale.

[Seite 118]

§. 222.

I corpi naturali inorganici si chiamano minerali o
fossili (§. 2 e 4); cioè quelli che si formano entro la
terra, o sopra di essa, mediante leggi puramente fisiche
e chimiche.

§. 223.

Eccettuati alcuni pochi minerali, i quali sono
fluidi, come il mercurio ed il petrolio, gli altri sono
solidi; ma però una volta sono stati in istato fluido.

§. 224.

In fatti si può dimostrare, che da principio, fosse
pure in istato fluido la superficie delle solide roccie,
le quali attualmente vestono il nostro pianeta per tutta
quella profondità, che a noi è permesso di conoscere,
che è solo di 6 millesime parti del semidiametro della
terra, che parimenti deve in principio essere stata
fluida(1).

§. 225.

[Seite 119]

È più che verosimile, che cotal fluido primor-
diale sia stato in certo modo il dissolvente primitivo,
in cui fossero contenuti gli elementi dei fossili preci-
pitatisi poscia al fondo.

§. 226.

È dunque per successive precipitazioni ed altri
chimici processi avvenuti a mano a mano in questo
fluido, che si formarono le diverse deposizioni mine-
rali,
le quali, cronologicamente considerate, possono
in ultima analisi ridursi a due principali divisioni.

A. Le primarie deposizioni formatesi avanti la
creazione delle cose organizzate: e

B. Le secondarie, fattesi dopo l’esistenza degli
animali e delle piante.

Ciascuna di queste divisioni si subdivide in due
classi:

Quella delle primitive deposizioni comprende,

a. Le montagne di granito; e

b. Le montagne a filoni.

La seconda abbraccia

c. Le montagne a strati; e

d. Gli strati mobili o di alluvione.

Dirò una parola di ciascuna in particolare di
queste quattro classi.

§. 227.

La prima generale precipitazione, della quale ne
troviamo delle traccie ben riconoscibili, diede origine
[Seite 120] al vero granito, il quale sembra che costituisca l’in-
tonaco solido sostanziale e primitivo del nostro pia-
neta, e serva di letto alle montagne ed ai depositi
successivi: tuttavia lo si vede anche spuntare quà là
fra questi ultimi depositi nelle più alte catene di
montagne.

Si è per tale motivo, che le montagne di granito
in geologia si chiamano anche montagne primitive o
fondamentali.

§. 228.

La proporzione della mescolanza delle sostanze
contenute nel fluido primordiale (§. 224), trovandosi
necessariamente cambiata per la prima precipitazione,
era mestieri che gli altri varj depositi fattisi sopra le
prime sostanze precipitate, dovessero essere totalmente
diversi, come appunto si osserva. Le roccie della se-
conda classe sono pressochè tutte di un tessuto sci-
stoso (come lo gneis, il granitino, lo scisto argilloso,
ec.), e sono stratificate in letti poderosi, i quali giac-
ciono in una direzione o declive, o rovesciata.

Fra tali stratificazioni, che in certo modo appog-
giano sulle montagne primitive, si possono ravvisare dei
filoni pietrosi di materia eterogenea; per la qual cosa
bisogua dire che vi fossero delle fessure e delle spac-
cature, le quali si riempirono a poco a poco di
sostanze sassose(1) formatesi dappoi, e che quindi
furono depositate. Si è nei materiali che empirono
quelle fessure e che chiamansi filoni (Franc. filons;
[Seite 121] Ted. gängen; Ingl. veins), che si sono formate la mag-
gior parte delle miniere, in guisa che questi filoni
sono l’oggetto il più notabile dei lavori pratici delle
miniere.

Questa seconda classe di montagne ebbe da ciò
il nome appellativo di montagne a filoni (Franc. mon-
tagnes à filons;
Ted. Gäng-Gebirge), perchè in esse
s’ incontrano, se non esclusivamente, almeno nel
maggior numero, le più ricche vene metalliche.

§. 229.

La formazione di queste due classi di montagne,
come già dissi, costituivano la crosta solida del no-
stro pianeta, prima che fosse stato, per così dire, vi-
vificato dalla vegetazione, ed animato dalla creazione
animale.

Veramente in nessuna delle sopra nominate due
prime classi si trova la minima traccia dei corpi organici
petrificati(a). La cosa è ben diversa nelle due altre
classi di montagne.

§. 230.

Le montagne a strati sono in generale bensì strati-
ficate,
ma per l’ordinario in piani meno inclinati e più
ondeggianti, che in quelle a filoni, e sono anche più
[Seite 122] variate nelle parti che le compongono; formano co-
munemente i terreni montuosi meno elevati, come le
colline, ec.(1): ma si distinguono da tutte le montagne
primitive, in quanto che sono zeppe di avvanzi di corpi
organici petrificati, la maggior parte dei quali appar-
tengono ai corpi sconosciuti (incognita), cioè ad es-
seri organici, di cui non se ne trovano gli analoghi
nella creazione attuale, come i Belemniti, circa 200
specie di Ammoniti, ec.: Pare dall’ analogia, che co-
testi esseri sconosciuti appartenessero per la maggior
parte ad animali marini, che ora sono dispersi nelle
montagne a strati, in una posizione regolare e che non
dimostra alcun disordine avvenuto per qualche rivo-
luzione (le Conchiglioliti, come disposte sui banchi
di ostriche, ed i Coralloliti come piantati sugli scogli
di coralli), di modo che, si deve conchiudere,
che il nostro continente sia stato nei tempi andati il
fondo del mare del mondo anteriore, e che sia stato
posto in secco da una violenta catastrofe.

Le diverse giaciture delle masse di tali monti, si de-
nominano flöze (filoni orizzontali) dai tedeschi che la-
vorano alle mine; e quindi anche i monti di questa
classe portano lo stesso nome.

§. 231.

[Seite 123]

Dopo le tre accennate classi di montagne, che,
sebbene a diverse riprese, furono tutte formate da suc-
cessive precipitazioni da un fluido acqueo, vengono
in seguito le montagne e terreni di alluvione (Ted.
aufgeschweunten Erdlager; Franc. montagnes et ter-
reins de trasport, couches meubles
), che si trovano
dispersi quasi sempre nei paesi poco elevati, ma tal-
volta per grandi spazj e per lunghissimi tratti di ter-
reno. Si è ad esse che appartengono quelle di sabbia
separata dal limo, dal tufo marnoso, ec.; le quali
materie contengono assai di frequente delle reliquie di
conche marine calcinate, ed alle volte anche molto
ben conservate. Vi sono pure dei luoghi ove se ne
trovano delle quantità enormi(1).

§. 232.

Tali adunque sono le quattro principali classi di
deposizioni minerali, formate tutte dalla precipitazione
acquea, o come si dice in termine tecnico, per via
umida;
ve ne ha in oltre una quinta, che si distin-
gue facilmente: comprende questa o delle intere monta-
gne, o solo degli strati piani e fossili, che dopo la
prima loro formazione hanno subiti dei grandi can-
giamenti, per effetto di un fuoco sotterraneo (ossia
[Seite 124] per ciò che si chiama via secca), per cui assunsero
la forma che attualmente vi ravvisiamo. Le montagne
di guest’ ultima classe si dicono vulcaniche(a).

In quanto agli strati piani, si nominano terre di
rosticci per i fuochi sotterranei,
ed i fossili che gli ap-
partengono, si chiamano produzioni pseudo vulcaniche,
onde distinguerle da quelle dei veri vulcani.

§. 233.

Pertanto, quantunque nella totalità si possano di-
scernere facilmente l’una dall’ altra queste cinque classi
di monti dal luogo natale(1); pure si può agevolmente
capire da quanto si è detto sulla formazione dei me-
desimi, che il passaggio da questa a quella classe av-
viene per insensibili transizioni, e che non può essere
patente la loro divisione(2).

§. 234.

[Seite 125]

Se si considerano i caratteri che distinguono la
formazione dei corpi fossili od organici, e si parago-
nano con quelli organizzati e riproducentesi per via
di generazione, si vedrà immantinenti, che, fatta astra-
zione dai fossili più semplici, come il diamante, lo
zolfo, i metalli nativi, ec., gli altri non porgono dei
caratteri tanto chiari e decisi per discernere le specie,
quanto nei corpi organici(1); e che perciò vi deve es-
sere un maggiore arbitrio nella ripartizione di queste spe-
cie sui generi: così alcuni mineralogi collocano la ma-
tite rossa e lo smeriglio fra le miniere, mentre altri li
pongono colle pietre.

§. 235.

Parimenti molti fossili che fra di loro sono affatto
somiglianti, variano in mille maniere nella degrada-
zione, per la proporzione primitiva della mescolanza
delle parti componenti, per la tessitura e per lo modo
[Seite 126] di combinazione, formandosi così delle moltiplici tran-
sizioni dall’ uno all’ altro fossile, e che con gradazioni
quasi insensibili vanno perdendosi spesse volte le une
nelle altre. E quantunque sia vero che gli estremi di
tali gradazioni si discernono in modo patente fra gli
intermedj, specialmente nei fossili isolati, è impossi-
bile tracciare una linea di demarcazione così precisa,
come fra i corpi dei due regni organici. I fossili in-
termediarj che formano il passaggio dagli uni agli al-
tri, abbondano maggiormente fra i metalli in miniera,
ed in molte roccie miste.

§. 236.

In oltre, il numero di queste transizioni è au-
mentato dalla decomposizione e dissoluzione di molti
fossili già formati: vi sono p.e., delle roccie e delle
miniere, che si decompongono lentamente, le une per
la perdita della loro acqua di cristillizzazione, e le
altre per l’azione degli acidi. Di tal maniera il feldspato
si cambia in terra da porcellana, e la pirite di rame
in ocra nera di rame.

§. 237.

Da quanto sono per esporre si sentirà la neces-
sità di collegare, con la descrizione precisa dei carat-
teri esterni, l’analisi chimica delle parti costituenti i
minerali, onde bene distinguerli(1).

§. 238.

[Seite 127]

I più notabili caratteri esterni(1) sono, la durezza,
il peso specifico(2), la cristallizzazione, ove ha luogo(3),
la quale consiste in una forma determinata provve-
dente dalla combinazione di facciette, in numero
pure determinato(4), e che chiamasi lastra o lamina
del foglio, che in molte cristallizzazioni si dirigge
giusta le faccie esteriori, di ciò che si dice nucleo
della cristallizzazione, (Forma primitiva)(5). Meno
costanti, meno generali e per conseguenza meno certi
sono, il colore, il grado di trasparenza, la qualità
[Seite 128] della lucentezza e della frattura, e gli altri segni, che
dauno alcuni fossili quando sono raschiati, strofinati,
e simili.

§. 239.

I caratteri fisici possono del pari servire per de-
terminare i fossili, e sono, la fosforescenza, l’elettricità,
il magnetismo, la fusibilità al fuoco, la solubi-
lità nell’ acqua, ec.; e per quelli che sono trasparenti,
la duplice o semplice refrazione: sono anche utili in
alcuni casi, per il primo momento, le così dette co-
gnizioni empiriche, le quali si desumono dal luogo
in cui fu trovato il fossile o per l’analogia con altri
conosciuti(1).

§. 240.

Ciò che riguarda l’analisi chimica (§. 237) per
la cognizione dei fossili, consiste in parte nella ma-
niera di operare col fuoco o via secca, usando comune-
mente il tubo feruminatorio(2); ma principalmente si
opera la decomposizione coi reagenti per via umida(3).

Osservazione. Un medesimo fossile assaggiato da
[Seite 129] diversi chimici, diede risultati differentissimi gli uni
dagli altri; ma io crederò che un uomo ragionevole
non vorrà per cotesta differenza farne aggravio alla
scienza; ciò solamente prova, quanta precauzione e
cura siano necessarie di usare, e quante volte anche
occorra di ripetere le esperienze, per non ingannarsi
e per ischivare ogni illusione.

Solamente non si deve ignorare, che le analisi
le più esatte e perfette non possono e non devono
dimostrare, se non che la qualità e quantità delle so-
stanze nelle quali sono decomponibili i fossili. – Ma
non si deve per altro cercare ciò che giustamente forma
il vero carattere, proprio a tanti fossili, cioè, la mi-
steriosa composizione ed il modo specifico di combina-
zione
in cui il fossile fu diviso: così in qual guisa la
terra argillosa (magnesia) forma un zafìro, e com-
binata con alcune sostanze tanto comuni, diventa una
tormalina; oppure in qual guisa la natura produce con
la silice combinata all’ allumina la pietra di lardo della
China (Bildstein), mentre la stessa silice in combina-
zione con la magnesia dà la pietra di lardo propria-
mente detta (Speckstein), che tuttavia rassomiglia tanto
a quella della China: e così si dica di altri esempj.
– Vedi Lichtenberg’s, vermischte Schriften tom. V,
pag. 161. = De Luc nel Magaz. di Voigts, tom. IX,
N.° 1, pag. 74. = e Klaproth, tom. I, pag. 89.

§. 241.

Tutti i minerali in genere, dietro la divisione an-
tica usata per la prima volta da Avicenna, per quanto
[Seite 130] mi sappia, si dividono in quattro classi; delle quali
determinerò le differenze e le proprietà al principio
di ciascuna delle quattro seguenti sezioni.

Eccone le classi:

Classe I. Pietre e fossili terrei.
II. Sali.
III. Sostanze in istretto senso dette infiammabili.
IV. Metalli.

NOTIZIE

Di libri utili per lo studio della Mineralogia.

  1. G. Agricola, De re metallica, Lib. 12 = It. de natura fossilium,
    Lib. 10. Basil., 1546, in foglio.
  2. A. Cronstedt’s, Versuch einer Mineralogie, traduz. dallo svedese in
    ted. di M. Chr. Brünnich, Copenag. 1770, in 8.°; = e con l’ag-
    giunta dei caratteri esterni che vi fece Werner. Leip. 1780, in 8.°
  3. J. Gottsch. Wallerii, Systema mineralogicum. Holm., 1772,
    Vol. 2, in 8.°
  4. D.L.G. Karsten, Mineralogische Tabellen. Berl., 1808, in foglio.
  5. F. Ambr. Reuss, Lehrbuch der mineralogie nach Karsten’s Tabellen.
    Leipz., 1801 al. 1806, Vol. 8, in 8.°
  6. Systematisch-tabellarische Uebersicht und Characteristik der Minera-
    lkörper; von
    C.C. Leonhard, R.F. Merz, J.H. Kopp., e C.L.
    Gärtner daselbst, 1817, in fog.
  7. Propädeutik der Mineralogie; von C.C. Leonhard, J.H. Kopp und
    C. L. Gärtner daselbst, 1817, in foglio.
  8. Taschenbuch für die gesammte Mineralogie, mit Hinsicht auf etc.,
    von C.C. Leonhard daselbst, seit, 1807, in 8.°
  9. C.A.L. Hoffmann, Handbuch der Mineralog. Freyb., 1811, in 4.°
  10. J.F.L. Hausmann, Entwurf eines Systems der unorganisirten Na-
    turkörper.
    Cassel., 1809, in 8.°
  11. Lo stesso, Handbuch der Mineralogie. Gott., 1813, Vol. 3, in 8.°
  12. J. Chr. Ullmann, Systematisch-tabellarische Uebersicht der minera-
    logisch-einfachen Fossilien.
    Cassel, 1814, in 4.°
  13. Hauy, Traité de Mineralogie. Paris, 1801, Vol. 5, in 8.°; – con
    annotazioni di D.L.G. Karsten e Chr. S. Weiss. Parigi e Lipsia,
    1804, al 10, Vol. 5, in 8.°
  14. Lo stesso, Tableau comparatif des résultats de la cristallographie et
    de l’analys chim. relat. à la classification des mineraux.
    Paris,
    1809, in 8.°
  15. Tableau méthodique des Espèces minèralesextrait du Traité de
    Minéralogie de
    M. Hauy, et augmenté des nouvelles découvertes;
    par
    J.H.A. Lucas. Paris, 1806, in 8.°
  16. Al. Brononiart, Traité élémentaire de Minéralogie, avec des appli-
    cations aux arts.
    Paris, 1807, Vol. 2, in 8.°
  17. Rob. Jameson’s, System of Mineralogy II ed. Edimb.,1816, Vol. 3, in 8.°
  18. Park. Cleaveland’s, Treatise on Mineralogy and Geology. Boston,
    1816, in 8.°
  19. M.H. Klaproth, Beiträge zur chemischen Kenntniss der Mineral-
    korper.
    Berl., dopo il 1795, Vol. 5, in 8.°
  20. Senza nominare tutti i compendj di mineralogia, che sono comparsi
    alla luce in questi ultimi anni.

Opere fatte per la conoscenza dei fossili
secondo i caratteri esterni.

  1. H. Struve, Méthode analytique des fossiles, fondée sur leurs ca-
    ractères extérieurs.
    Lausanne, 1797, in 8.°
  2. J.G. Lenz, Mineralogisches Taschenbuch. Erf., 1798, in 12.°

Sulla Geologia.

  1. J.A. de Luc, Traité élémentaire de Géologie. Lond., 1809, in 8.°
  2. Essay on the Theory of the Earth, by M. Cuvier, with Mineralo-
    gical Notes by
    Profess. Jameson, and observations on the Geology
    of N. America by
    Profess. Mitcrill. New-York, 1818, in 8.°.
  3. Scip. Breislak, Introduzione alla Geologia. Mil., 1811, Vol. 2, in 8.°
  4. G.B. Greenough’s, Critical examination of the first principles of
    Geology.
    Lond., 1819, in 8.°
  5. Explications de Playfaire sur la théorie de la terre par Hutton, et
    examen comparatif des systèmes géologiques par
    M. Murray, trad.
    de l’anglais par C.A. Basset. Paris, 1815, in 8.°

Alcuni opportuni Giornali dello stesso genere
di quelli citati alla pag. 2, Vol. I.

  1. Chemische Annalen von L. von Crell.
  2. Journal der Chemie von N. Al. Scherer.
  3. Neues allgemeines Journal der Chemie. Herausgegeben von Ad. Ferd.
    Gehlen.
  4. Magazin der Bergbauk., von J.F. Lempe. Dresda dopo il 1805, in 8.°
  5. Bergmännisches Journal, Herausgegeben, von A.W. Köhler e C.A.
    S. Hoffmann. Freyb., dal 1788, in 8.°
  6. Journal des mines. Parigi., dopo il 1794, in 8.°
  7. C. Ehrenb. von Moll, Jahrbücher der Berg- und Hüttenkunde. Salzb.,
    1797, in 8.°
  8. – Annalen derselben, 1801.
  9. – Fortsetzung von diesen (e sotto lo stesso titolo Efemeriden, etc.).
  10. Transactions of the geolog. Society of London, dopo il 1711, in 8.°

Alcuni de’ più istruttivi cataloghi
delle collezioni minerali.

  1. An attempt towards a natural history of the fossils of England,
    etc. in the collection of
    J. Woodward. Lond., 1729, Vol. 2, in 8.°
  2. Lithophylacium, Bornianum. Prag., 1772, Vol. 2, in 8.°
  3. Catalogue de la collection des fossiles de Mille De Raab, par M.
    De Born. Vienna, 1790, Vol. 2, in 8.°
  4. N.G. Lescke’s, Mineralien-Cabinet, beschrieben, von D.L.G. Kar-
    sten.
    Leinz., 1789, Vol. 2, in 8.°
  5. (Gia. Petrini) Gabinetto mineralogico del collegio Nazareno. Roma,
    1791, Vol. 2, in 8.°
  6. W. Babington’s, New System of Mineralogy in the Fromofa cata-
    logue.
    Lond., 1799, in 4.°

Siccome nello studio della mineralogia l’Autopsia (propria pos-
sessio
) è molto più necessaria che negli studj di zoologia e di bo-
tanica, ove fedeli ed esatti disegni possono e devono assolutamente
servire in mille circostanze; e siccome la maggior parte dei princi-
pianti può difficilmente farsi una collezione; cosi non si può che ap-
plaudire all’ intrapresa del deposito delle miniere di Freyberg, che
vende dei minerali formanti una collezione di 200 pezzi, i quali non
costano che circa 80 franchi.

SEZIONE DECIMASECONDA.
delle pietre e dei fossili terrei.

[Seite 133]

§. 242.

Sotto il nome di pietre e fossili terrei, noi com-
prendiamo quei minerali secchi, li quali quando sono
puri(1) non si sciolgono nell’ acqua, come succede
dei sali; o nell’ olio, siccome fanno i bitumi; che non
si consumano come quest’ ultimi, esponendoli semplice-
mente sulle bragie; e che non sono suscettivi di ap-
pianarsi sotto il martello, in quella guisa che fanno i
metalli(2). Generalmente questi fossili sono fissi e re-
frattarj; quando si fondono diventano diafani, ed il
peso specifico de’ medesimi, supera al più di 4 o 5 volte
quello dell’ acqua.

§. 243.

Nove sono le terre primitive ed elementari che si
conoscono presentemente(a); ed i fossili di questa
[Seite 134] classe si distribuiscono in altrettanti generi, con i ri-
spettivi nomi delle medesime terre, che sono:

I. Silice.
II. Zirconia.
III. Ittria.
IV. Glucinia.
V. Allumina, od Argilla.
VI. Magnesia, o terra talcosa
VII. Calce.
VIII. Stronziana.
IX. Barite.

Genere I. Silice. Kieselgeschlecht.

La terra silicea, dalla quale il genere presente
ne trae il nome, è per se stessa insolubile nell’ acqua:
o venghi immersa nella medesima, od esposta all’ aria
essa è innalterabile; non è intaccata che dal solo acido
fluorico; si vetrifica esposta al fuoco con uno dei
due alcali fissi (la soda e la potassa), e perciò alcuni
mineralogi la chiamarono anche terra del vetro o terra
vetrificabile.

Specie 1. Quarzo. Quarz.

La forma della cristallizzazione è propriamente la
piramidale esagona doppia, con colonna più o meno
lunga fra mezzo; le faccie sono per lo più leggermente
strisciate a traverso (Tav. II, fig. 19). È un fossile
duro; spande soventi volte di una luce fosforica quando
nelle tenebre si confrichino assieme due pezzi.

Il quarzo comprende le due seguenti qualità; cioè
A. il Cristallo di rocca, B. il Quarzo ordinario.

A. Cristallo di rocca, o quarzo ialino limpido.
Bergkrystall.

[Seite 135]

Veramente senza colore; limpido; di lucentezza
vitrea; frattura concoide, poco svasata. Comunemente
se lo trova piantato con un estremità in una matrice
quarzosa, ed in tale stato i cristalli giungono perfino
al peso di un quintale, segnatamente in Isvizzera ed
al Madagascar: moltissime volte si presenta isolato
mostrando tutte le sue faccie di cristallizzazione, cioè,
con le due piramidi alle estremità. Fra quest’ ultima
sorte sono in particolare notabili i cristalli piccolissimi
e limpidissimi, aventi un prisma framezzo assai corto,
(p.e. quelli d’Ungheria, e del Palatinato di Mar-
mores). Finalmente si presenta anche in cristalli ro-
tolati, qualche volta di una durezza e trasparenza sor-
prendente (i Keys o scaglie del Ceilan).

Il suo peso specifico è 2653. Contiene secondo
Bergmann,

Silice 93.
Allumina 6.
Calce 1.

Spesso rinchiude dei fossili eterogenei, come della
clorite, dell’ asbesto, del sorlo raggiante, della mica,
dell’ ossido argenteo di manganese, del titano siliceo,
ec., e perfino delle goccie d’acqua. Si trova qualche
rara volta attraversato da piccoli canali diritti, pertu-
giati, ed a 4 lati (nominatamente sul S. Gottardo).

Alle varietà colorite del quarzo appartengono spe-
cialmente:

a. Quarzo citrino.

Per l’ordinario di un giallo del vino bianco. Sono
di questa pertinenza i pretesi topazzi di una straordi-
naria grandezza.

b. Quarzo affumicato, volgarmente topazzo affumicato.

Offre tutte le gradazioni di uno scuro di fumo. Il
più nero chiamasi Morio, Murione.

[Seite 136]

c. Ametista; Quarzo violetto.

Violaceo a più gradazioni, offrendo alle volte,
se non costantemente, una tessitura aggregata, e delle
parti colonnari, spesso come fibrose. Si è nelle Indie
orientali ed in Persia, ove si trovano quelle che hanno
i colori più belli.

B. Quarzo ordinario.

È questo uno dei fossili più antichi e più estesi.
D’ ordinario è di un bianco di latte, ma si presenta
anche sotto molti altri colori; è più o meno traspa-
rente; lucente come il cristallo; talvolta riluce come
se fosse unto; lo si incontra assai comunemente in-
forme, sebbene alcune volte si trovi anche cristalliz-
zato (come anche di frequenti in falsi cristalli, vedi
la terza nota al §. 238), e disperso in più luoghi senza
una singolare figura, p.e. con fessure, cellulare, ec.; la
frattura è d’ordinario concoide, approssimantesi anche
alla scagliosa, e granulosa; altre volte internamente
disseminato di pagliette di mica, oppure di una par-
ticolare sorta di tessuto, con piccole fessure brillanti,
che gli dà un aspetto assai tremolante. Così è parti-
colarmente l’Aventurina quarzosa color di canella del
Cabo de Gates, nota sotto il nome di Aventurina na-
turale,
per la somiglianza che ha con la composizione
detta Aventurina artificiale.

Il quarzo ordinario, offre due varietà, cioè:

a. Quarzo roseo. Rosenquarz.

Deriva il suo nome dal colore rosso pallido, il
quale è dovuto alla presènza del manganese; trovasi
ordinariamente informe, ed anche a strati concentrici,
facilmente separabili; si rinviene in masse poderose
nella Baviera, e nei monti Altaici.

[Seite 137]

b. Praso. Prasem.

Ha un verde di porro, il qual colore gli è dato
dallo scorlo raggiante, che vi è misto assai intimamen-
te; il più delle volte è informe; trovasi particolarmente
presso Breitenbrun, nelle montagne di minerali.

2. Tufo siliceo termale. T. siliceus thermalis. Kieseltuff.

È questa una terra silicea, che si trova nelle fonti
termali, e che sciolta dall’ alta temperatura, e proba-
bilmente per la sua combinazione con la soda (Vedi la
nota 1, al §. 242), si deposita poi, e si trasforma in un
tufo; esso è bianco, passante alle volte al color di latte ed
al giallo di cera; è poco trasparente; si presenta come
il tufo calcare sotto diverse singolari figure, perfino
di stalactiti, colato, in botroidi, ec.; la tessitura è
in generale poco compatta, alcune volte a foglietti,
del peso specifico di 1917. Il tufo d’Islanda contiene
secondo Klaproth,

Silice 98.
Allumina 1,50
Ossido di ferro 0,50

Si trova in quantità, e sotto forme molto variate,
nelle fontane termali d’Islanda, di Kamtschatka e
nel Perlsinter, o Fiorito a S. Fiora nel Firentino.

3. Ialite, o Quarzo ialino concrezionato. La Hya-
lite. Glosopal.

Biancastro, con diverse gradazioni; più o meno
trasparente; splendenza vitrea; alle volte in forma di
stalactite; fuso, in botroide a piccoli grani, ec.; per
quanto al colore ed alla figura rassomiglia alle volte
ad una resina, o ad una gomma. Ordinariamente in
crosta sui tufi vulcanici. Contiene secondo Buchalz,

Silice 92.
Acqua 6,33
Ed una piccolissima quantità di Allumina.
[Seite 138]

Principalmente a Francoforte sul Meno.

4. Calcedonia. Le Calcédoine. Chalcedon.

Comprendesi l’onice, la corniola, l’eliotropio,
il crisopraso e l’agata; perchè le prime quattro diffe-
riscono quasi solo per il colore dall’ ordinaria calce-
donia: l’agata poi, è un puro composto o mistura di
molte delle accennate pietre e di alcune altre.

a. Calcedonia ordinaria.

Quasi sempre di un bianco latteo, che passa fino
al celeste, ma che va anche al giallo di mela, al
rosso di corniola, al bruno affumicato d’onice, ec.;
spesso a striscie od in guisa di nuvole, ec; in molti
paesi se ne trova con dei disegni dendritici(1) (il
quarzo agata arborizzato, la pietra di Mocha); que-
sto fossile è più o manco trasparente; di un lu-
cente vitreo; frattura unita; si presenta di frequente
sotto diverse figure singolari, specialmente di sta-
lactiti, di amandorle, reniforme ed in globuli; que-
st’ ultima sorte (nel Vicentino) racchiude spesso delle
goccie d’acqua (idrocalcedonie); in altri paesi si tro-
vano delle calcedonie che sono pur anche a taglietti,
cellulari, ec., ed anche con delle impronte di cristal-
lizzazioni, o come falsi cristalli, per quanto pare,
sotto forma cubica. Peso specifico 2615. Molte calce-
donie danno una luce fosforica strofinate le une contro
le altre.

[Seite 139]

Una Calcedonia di Feroé contiene secondo Berg-
mann
,

Silice 84.
Allumina 16.

La calcedonia ordinaria passa soventi al quarzo,
all’ ornstein, all’ opale; si trova frequentemente nel
Trapp.

b. Onice. Onyx.

Color bruno di fumo che passa fino al turchino
nero; soventi con degli strati alternati e intersecati da
calcedonia ordinaria, di turchino latticinoso. Si è la pie-
tra, che adoperavano gli antichi scultori greci e romani,
per fare i camei.

c. Corniola. Sarda. Cornaline. Carneol.

Colore di carne, che passa da un lato fino al
giallo di cera, e dall’ altro al bruno di corno, e fi-
nalmente al rosso di granato il più carico. Di que-
st’ ultima specie è la pietra antica tanto preziosa,
conosciuta col nome di Corniola nobile (franc. Corna-
line de la vieille roche
), che quando vi cade sopra la
luce, è di un rosso nero come il granato o pinopo
di Boemia, e come esso trasparente. Non si conoscono
più ai tempi nostri i luoghi ove si rinveniva in pas-
sato; si è su di essa che furono scolpiti i capi d’o-
pera degli antichi greci ed etruschi.

Il Sardonice indiano, sul quale all’ incontro sono
lavorati i preziosi carnei antichi, è per lo più di Cor-
niola bruna di corno con istrati di Calcedonia.

d. Eliotropio. Heliotrop.

Verde porro scuro; ordinariamente macchiato di
punti rossi di sangue; tagliente sugli spigoli; di un lu-
cido untuoso; frattura conica, irregolare; pesa 2633. Si
[Seite 140] trova specialmente in Egitto; comune fra gl’ intagli
antichi.

Probabilmente appartiene a questa specie anche
lo Plasma di smeraldo gemmario (franc. Prime d’e-
meraude;
ted. Smaragd-praser); verde porro chiaro,
per lo più con piccole macchie bianche, o giallo
chiare; trasparente. Non si sà più precisamente ove
esistesse la cava: ma pare che fosse in Egitto; comu-
nemente lavorata dagli antichi romani per sigilli(1).
Sono di questa specie anche la maggior parte dei così
detti smeraldi antichi.

e. Crisopraso.

Per lo più verde di mela, che in parte dà al ce-
ruleo; ha il suo bel colore dall’ ossido di Nichel, il
quale però non resiste al fuoco; è trasparente; informe;
contiene secondo Klaproth,

Silice 96,16
Ossido di Nichel 1,10

Si cava specialmente presso di Rosemitz in Islesia.

L’Agata è, come si è detto, un miscuglio delle
specie passate, ma contiene ancora del quarzo (spe-
cialmente dell’ ametista), del diaspro, ec., e la sua
composizione, colore e disegno variano all’ infinito;
d’ onde ne provengono le diverse denominazioni di
agata-onice, agata-diaspro, agata-fasciata, creis-agata,
punctagata, ec.; l’agata a breccia, che contiene dei
pezzetti di pietra di questa sorte riuniti con un ce-
mento di quarzo; l’agata iride, quella di colore can-
giante quando è attraversata dalla luce. Generalmente
[Seite 141] a globi, spesso vuoti. In grandissima quantità in Al-
lemagna; è variatissima specialmente nel Palatinato.

5. Opale. Quarz-résinite. Opal.

Il colore è differente nelle varietà che sono qui
sotto notate; sono tutte più o meno diafane; comu-
nemente di un lucente grasso, alle volte grande; la
frattura è concoide; non si trova che in massa, e d’or-
dinario è di mezzana durezza. Le due sorta principali
sono: A. l’Opale propriamente detto: B. il Semi Opale.

A. Opale propriamente detto con le seguenti varietà.

a. Opale nobile.

Quando è attraversato dalla luce è ordinariamente
giallo; e quando la luce vi cade sopra è turchino
latticinoso, con un giuoco di colori ad arco-baleno;
pesa 2114, Klaproth vi trovò,

Silice 90.
Acqua 10.

Il luogo da dove specialmente lo si trae, è l’Un-
gheria.

b. Opale comune.

Meno trasparente, e senza il cangiamento di co-
lori. Una varietà giallognola è detta Kascholong,
nome del Mogol, che significa pietra bella. Le parti
componenti l’Opale di Kosemitz sono secondo Kla-
proth,

Silice 98,75
Allumina 1.
Ossido di ferro 1.

Si trae dalle montagne di Misnia, in Islesia; dalle
isole Faroé, ec.; passa alla calcedonia, al crisopale, ec.

c. Idrofana. Oculus mundi; Lapis mutabilis.

Quasi sempre del giallo color di crema; prove-
niente forse dall’ or ora passata varietà per ispontanea
[Seite 142] decomposizione, per cui la sua provenienza è la stessa,
ed eguali sono i risultati dell’ analisi; è più tenero
del precedente, s’ attacca alla lingua, sorbe l’acqua,
ed allora si fa diafano, talvolta fa l’iride(1).

B. Semi Opale.

Esso dà due varietà, e sono:

a. Telcobaniolite.

Ordinariamente colore giallo di cera; ma anche
di un rosso bruno, verde oliva, ec.; più o meno
trasparente; qualche volta lucente come il vetro;
qualche altra, come il grasso; la frattura è con-
coide; passa alla calcedonia gialla, alla pietra di
pece ed alla focaja; si trova sotto infinite varietà
nell’ alta Ungheria presso Telkobanja; è composto
secondo Klaproth di

Silice 93,50
Ossido di ferro 1.
Acqua 1.

b. Opale legnosa.

Si è un tronco di pianta conifera, come pino,
abete, ec., convertito in un’ opale colore di cera, o
semi opale; è giallastro, bruniccio, ec.; la frattura
è longitudinale, frequentemente fibrosa, e qualche volta
gli strati concentrici si separano intieri; trovasi special-
mente presso Chemnitz in Ungheria.

6. Occhio di Gatto. Quarz-agathe chatoyant. Kat-
zenauge.

È quasi sempre verdastro o giallo, che passa an-
che al grigio di fumo; riflette in modo particolare la
luce, per cui ne ebbe il nome che porta; è poco
[Seite 143] trasparente; di un lucente grasso; si rinviene il più delle
volte in iscaglie rotolate (fluitate) nelle isole di Cei-
lan e Malabar, da dove per lo più viene già polito
in goccie di sego (en goute de suif: muglich) per farne
degli anelli, ec.; pesa 2657; risulta dall’ analisi, di
Klaproth,

Silice 95.
Allumina 1,75
Calce 1,50
Ossido di ferro 0,25

7. Petroselce resinite. Petrosilex résinite. Pechstein.

Di diversi colori, ma che comunemente tendono
al bruno; d’ordinario è poco trasparente; di una splen-
denza untuosa; frattura concoide; quasi sempre in
massa; alcune volte in reni; di mediocre durezza.
Quello di Sassonia pesa 2314; passa all’ opale di cera,
e non è raro di trovarlo misto a’ grani di felspato e
di quarzo (Porfido a base di Pechstein).

8. Menilite. Menilit; volg. blauer Pechstein.

Bruna; splendore grasso; trasparente soltanto su
gli spigoli i più sottili; la frattura passa dalla con-
coide piatta alla scagliosa grande; scalfisce il vetro;
contiene secondo Kloproth,

Silice 85,50
Allumina 1.
Calce 0, 50
Ossido di ferro 0,50
Acqua e sostanza carbonica 11.

Se ne incontrano dei reni e dei pezzi bulbosi
nello scisto tripolino di Mesnil-Montant, nelle vicinanze
di Parigi.

9. Scisto di tripolo, o per pulire. Polirschiefer.

Le maggiori volte, bianco gialliccio che passa
anche al bruno; spesso strisciato, un po macchiato;
[Seite 144] frattura scistosa; terroso fino; magro al tatto; si at-
tacca fortemente alla lingua; tenerissimo; leggero; ri-
sulta secondo Kloproth,

Silice 60,50
Allumina 7.
Magnesia 1,50
Calce 1,25
Ossido di ferro 2,50
Acqua 19.

Si trova principalmente presso Mesnil-Montant.

10. Tripolo. Tripel.

Comunemente grigio gialliccio; terroso; magro;
tenero. Haase vi trovò,

Silice 90.
Allumina 7.
Ossido di ferro 3.

Fra gli altri luoghi trovasi presso Ronneburg,
territorio di Altenburg.

11. Quarzo nectico. Quarz nectique. Schwimm-
stein.

Grigio, giallognolo chiaro; debole; non traspa-
rente; frattura terrosa, molto molle; pesa 0,800;
contiene secondo Vouquelin,

Silice 98.
Carbonato di calce 2.

Si trova nelle vicinanze di Parigi, per lo più in
globi, o pezzi informi.

12. Pietra pomice. Pumex. Pierre-ponce. Bimstein.

D’ ordinario di un grigio biancastro; lucida come
la seta; spugnosa; tessuto fibroso, a fibre incurvate;
aspra; a granelli ruvidi, leggerissima.

Quella di Lipari risulta secondo Kloproth di

Silice 77,50
Allumina 17,50
Ossido di ferri 1,75
[Seite 145]

Trovasi specialmente in molti paesi vulcanici(1),
come a Lipari, Stromboli, nel Messico, ec.

13. Diaspro porcellanico. Thermantide. Porcellan-
Jaspis.

D’ordinario, color di perla o celeste di lavan-
da, ed anche pagliarino, o color di mattone, ec.;
screpolato; di splendenza grassa; frattura concoide. È
un prodotto pseudo vulcanico, provenuto probabilmente
dall’ argilla scistosa; fra gli altri luoghi, lo si rinviene
in Boemia, vicino a Stracke; contiene secondo Rose,

Silice 60,75
Allumina 27,25
Magnesia 3.
Ossido di ferro 2,50
Potassa 3,66

14. Obsidiana. Lave vitreuse obsidienne. Obsidian.

Passa dal grigio di fumo al nero di carbone;
più o meno trasparente e solo sugli spigoli i più sot-
tili (e ciò nella obsidiana degli antichi del Golfo di
Sorbo alla costa occidentale del mar rosso)(2); di lu-
centezza vitrea; frattura concoide, informe; contiene
secondo Vauquelin,

Silice 78.
Ossido di ferro 1.
Allumina 10.
Potassa 6.
Calce 1.
Ossido di manganese 1,16
[Seite 146]

Rinchiude alle volte dei grani di quarzo e di fel-
sfato misti con la sua sostanza (porfido a base di ob-
sidiana); trovasi particolarmente vicino ai vulcani, come
in Islanda, all’ isola dell’ Ascensione, a quella di Pa-
squa, ec.

15. Pietra focaja. Pierre a feu. Feuerstein.

Quasi sempre grigia, che passa al nero, al gial-
liccio, ec., poco trasparente; frattura concoide a mar-
gini acuti; alle volte in bolle grosse e scavate (come
i melloni del monte Carmelo); più dura del quarzo;
quando è percossa spande un odore particolare; pesa
2595; contiene secondo Klaproth,

Silice 98.
Calce 0,50
Allumina 0,29
Ossido di ferro 0,25

Passa alla corniola, al semi opale, ec.; si rinviene
spesso negli strati di creta(1); contiene frequentemente
delle petrificazioni, specialmente degli ursini e cellu-
lani; si presenta anche come ciottoli nelle breccie di
Hertfordshire. Con questo minerale si fanno le pietre
da fucile(2).

16. Pietra di corno. Petrosilex corneus. Pierre de
corne. Hornstein.

Di colore grigio, e passa anche ad ogni sorta di
colore poco deciso; quella d’Altai è bianca di latte con
bei disegni dendritici (il così detto diaspro bianco);
trasparente tutt’ al più sugli spigoli; frattura scagliosa ed
[Seite 147] informe per l’ordinario; alcune volte anche in falsi
cristalli (§. 238, nota 2), modellati sullo spato cal-
care; meno dura del quarzo; del peso di 2708; con-
tiene secondo Kirwan,

Silice 72.
Allumina 22.
Calce 6.

Fa passaggio alla pietra focaja, alla calcedonia,
al diaspro, ec., e costituisce la base di qualche porfido.

La Sinople o Sinope (Ferrum jaspideum Bornii)
è la stessa pietra di un rosso scuro, con molto ferro:
essa forma uno dei filoni principali di Schemnitz.

Il Legno siliceo (Holzstein) è un legno petrificato
e convertito così in una pietra cornea, di più colori;
talvolta rosso di cocciniglia, di rado verde di mela,
ec.; trovasi particolarmente nei terreni di alluvione,
ma talora anche nelle montagne a strati.

17. Petroselce schistoso. Pétrosilex shisteux. Kie-
selschiefer.

Nero-grigio di fumo, ed anche di altri colori, ma
per lo più smunti; trasparente soltanto ai lati; splen-
denza grassa; alquanto scintillante; frattura spesso sca-
gliosa con grandi scaglie; tessitura scistosa, informe,
dura, frequentemente attraversata da vene quarzose
passa allo scisto argilloso.

Una varietà di questa pietra, che somiglia al dia-
spro, chiamata da Werner pietra di Lidia, è alle
volte di un grigio affumicato che passa fino al nero
carico; di una frattura più piatta, e trovasi spessis-
simo in pezzi stati rotolati.

18. Silice ferruginosa. Quarz hématoide. Eisenkiesel.

D’ ordinario bruna di fegato; opaca; di rilucenza
[Seite 148] vetrosa; informe, alcune volte in piccoli cristalli, che
per lo più sono in prismi esagoni, acuminati a tre ed
a sei angoli, duri; contiene secondo Bucholz,

Silice 92.
Ossido di ferro 5,75
Ossido di manganese 1.

Nelle miniere di Sassonia, ed in Boemia.

19. Diaspro. Quartz jaspe. Jaspis.

Si presenta sotto tutti i colori e disegni, col va-
riare dei quali varia pur anche di denominazione (p.e.
diaspro fasciato, venato, sanguigno, ec.); è opaco;
di frattura concoide, facile a rompersi; si trova in-
forme; ed assai di rado originariamente sotto quella
di reni; è durissimo; pesa 2691; secondo Kirwan,

Silice 75.
Allumina 20.
Ossido di ferro 5.

Passa alla pietra cornea, alla selce ferruginosa, ec.

Il diaspro d’Egitto (Silex Niloticus), quarzo agata
onice d’Hauy, presenta una notabile varietà di questa
specie: passa per tutte le gradazioni di bruno, alle volte
è fasciato, o venoso; presenta anche dei disegni dendri-
tici; si trova sotto forma di ciottoli, la quale è origi-
naria, vale a dire, che non l’acquistò per lo rotolamen-
to; è capace di un bellissimo pulimento; pesa 2564; è
originaria principalmente dell’ alto Egitto.

20. Epidoto(a). Epidoto. Arendalit.

Verde-porro oscuro; opaco; ora informe, e quando
cristallizzato in larghe piramidi esagone, le estremità
con due o tre luoghi affilati, od acuminati, i quali
[Seite 149] cristalli sono di lucentezza vetrosa, di splendore grasso,
quella longitudinale a foglie, la trasversale concoide;
pesa 3640; contiene giusta Vauquelin,

Silice 37.
Allumina 21.
Calce 15.
Ossido di ferro 24.
Ossido di manganese 1,50

Si trova nelle miniere di ferro di Arendal, in
Norvegia. Il Sorlo verde del Delfinato, od Epidoto gli
rassomiglia; Werner perciò unì questi due fossili sotto
il nome comune di Pistacite.

21. Sorlo violetto del Delfinato, od Anolite. Axinite.
Thumerstein.

Bruno di garofano scuro; trasparente; di vetrosa
splendenza; frattura concoide, poco incavata; rinviensi
quando informe e quando cristallizzato in rombi piatti;
pesa 3166; diede a Klaproth le seguenti sostanze,

Silice 50,50
Allumina 17.
Calce 17.
Ossido di ferro 9,50
Ossido di manganese 5,25
Potassa 0,25

Si trova specialmente nel Delfinato, e a Thum in
Sassonia.

22. Andreolite, o pietra Crociforme. Harmotome.
Kreuzstein.

Quasi sempre di un bianco latteo, soltanto tra-
sparente, ma di rado limpida; la frattura longitudi-
nale, sfogliata; quella trasversale, concoide; sempre
cristallizzata(1), e la forma originaria che presenta
[Seite 150] si è di una tavola o di un prisma quadrilatero, stretto,
grosso, rettangolo, affilato ed acuminato agli angoli;
ma quasi sempre questa pietra è aggregata in cristalli
gemmelli, l’uno incastrato nell’ altro, che in certa guisa
lo dimezza trasversalmente (Tav. II, fig. 15), sic-
ché rappresenta una croce nella frattura trasversale.
Pesa 2355, ed è composta secondo Klaproth di

Silice 49.
Barite 18.
Allumina 16.
Acqua 15.

Si trova in ispecie ad Andrensberg sull’ Harz.

23. Apofilite. Apophyllite. Ichthyophlhalmit.

Per lo più color grigio chiaro; trasparente in parte;
rilucente; frattura sfogliata con triplice passaggio ad
angoli retti, segna leggermente il vetro; pesa 2467; con-
tiene secondo Rose,

Silice 52.
Calce 24,50
Potassa 8.
Acqua 15.
Ammoniaca in piccolissima quantità.

Trovasi specialmente in Isvezia, a Uton, informe;
e sul monte S. Andrea in bei cristalli.

24. Prenite. Prehnite. Prehnit.

Di un verde di mela; trasparente; debole splen-
denza di madre perla; molte volte informe, altre a
grappi prismatici colonnari corti e quadrilateri; il peso
specifico è di 2942; risulta dall’ analisi di Klaproth,

Silice 43,83
Allumina 30,33
Calce 18,33
Ossido di ferro 5,66
Acqua 1,83
[Seite 151]

Si rinviene in ispecie al Capo, e nel Delfinato,
anche in altri luoghi dell’ Harz, p.e., presso Gaslar.

25. Zeolite, o Pietra a bolle. Mesotype. Zeolith.

Deriva il nome della sua principale proprietà,
che è di gonfiarsi e ramificarsi senza ridursi in perla
all’ azione del tubo feruminatorio. Offre diverse grada-
zioni di bianco, ed alcune volte di rosso mattone o
verde; la zeolite ancor fresca ha più o meno di tra-
sparenza; soventi ha lo splendore della madre perla,
specialmente lo Stilbite; quella poi intaccata dall’ aria
è opaca, terrosa e farinosa; la tessitura è il più delle
volte a raggi divergenti, ed anche lamellare, spesso
informe, reniforme, d’ordinario cristallizzata od in
prismi esagoni; di rado in cubi e rombi; è anche ora
in forma di aghi (così il raro Gloszeolite d’Islanda
limpido come l’acqua), ed ora fibrosa (zeolite ca-
pillare); comunemente è di mediocre durezza; pesa
2134. Una Zeolite di Feroé diede a Smithson,

Silice 49.
Allumina 27.
Natron 17.
Acqua 9.

Fra gli altri luoghi, questo fossile si trova spe-
cialmente in Islanda, e nelle isole Faroé nel Trapp; si
fa vedere qualche volta anche nel basalte, ec.

Al Zeolite fibroso appartiene anche il Natrolite;
giallo d’isabella, o ranciato; reniforme, e mammellare;
tessuto a raggi divergenti; trovasi nel Virtemberghese
sull’ ardesia porfirica di Hohentwil.

26. Marecanite. Marécanite. Marekanit.

Comunemente grigio di fumo, ed anche nebuloso;
più o meno trasparente; di rado, chiaro come l’acqua;
riluce come vetro; in grani rotondi ed ottusangoli,
[Seite 152] grossi all’ incirca come un pisello, qualche volta anche
come un nocciuolo; pesa 2365; composto delle se-
guenti parti a detta di Lowitz,

Silice 74.
Allumina 12.
Calce 7.
Magnesia 3.
Ossido di ferro 1.

Il suo luogo principale è presso l’imboccatura di
Marekanka nel mare Ochotsk: trovasi sotto specie di
nocciuoli in una crosta lamellare di perlite; tanto la
scorza, quanto il nocciuolo si gonfiano al tubo feru-
minatorio come fa la zeolite.

27. Perlite. Lave vitreuse perlée. Perlstein.

Di un grigio cinereo, ma anche di un colore di
mattone, mostrando questi due colori sotto diverse gra-
dazioni; poco diafana; riluce ora come la seta, ora come
la madre perla; alle volte è composta di parti separate
granulose, ed altre volte di parti fogliacee, con le
lamelle ricurvate, friabili e sbriciolabili con facilità.
Sono queste lamelle che formano l’inviluppo dei gra-
niti di marecanite. Contiene secondo Klaproth,

Silice 75.
Allumina 12.
Potassa 4,50
Ossido di ferro 1,60
Acqua 4,50

28. Lapis lazuli. Saphirus degli antichi. Lazulite.
Pierre d’azur. Lasurstein.

Il suo nome è persiano, e lo deriva dal bel co-
lore turchino; è opaco; di frattura facile, quasi ter-
rosa; vi si trovono spesso dei pezzi di pirite mar-
ziale quà e là disseminati; è informe; pesa 2771.
[Seite 153] Contiene giusta Klaproth,

Silice 46.
Allumina 14,50
Carbonato di calce 28.
Solfato di calce 6,50
Ossido di ferro 3.
Acqua 2.

Oltre alle altre cave, si trova vicino a Baical,
ove è in grandi ciottoli ed eziandio di sorprendente
bellezza. Si adopera per più usi nelle arti, e nomi-
natamente per ottenere l’oltremare.

29. Hauina. Latialite. Haüyn(1).

Dal turchino azurro, fino al colore verde rame;
più o meno trasparente, risplendente come vetro; dura,
comunemente a granelli, pesa 3333; contiene secondo Vauq.

Silice 30.
Allumina 15.
Carbonato di calce 5.
Gesso 20,5
Potassa 11.

Trovasi specialmente presso Albano, unita alla mica.

30. Augite. Pyroxène. Augit.

Passa dal verde di porro carico al nero; è poco
trasparente; assai rilucente; la frattura longitudinale è
lamellare, concoide; quella trasversale è talvolta com-
patta, e tal altra in larghi prismi esagoni, con punte
quadrilatere; composta secondo Vauquelin di

Silice 52.
Calce 13,20
Magnesia 10.
Allumina 3,83
Ossido di ferro 14,66
Ossido di manganese 2.

Quasi sempre piantata nel basalte, nel tufo vulcani-
co, e segnatamente nelle lave del Vesuvio e dell’ Etna.

[Seite 154]

31. Vesuviana. Idocrase. Vesuvian.

È comunemente d’un nero di pece, passa anche
al verde oliva scuro; poco trasparente; di lucentezza
grassa al di fuori, e vitrea internamente, sempre cri-
stallizzata, la forma prediletta è a prismi corti qua-
drilateri ad angoli troncati, e con le punte molto smoz-
zate; Klaproth vi trovò,

Silice 35,50
Calce 33.
Allumina 22,25
Ossido di ferro 7,50
Ossido di manganese 0,25

Trovasi nei fossili primitivi del Vesuvio, ma par-
ticolarmente alla sboccatura d’Achtaragda, nel Wilui
(in Siberia) in cristalli grossi come il pollice, con tutte
le faccie cristallizzate.

Il Lobolite (così lo denominò Berzelius(1), ono-
rando il sig. Conte di Lobo al quale noi siamo de-
bitori della prima conoscenza di questo fossile degno
d’attenzione), si distingue specialmente dalla Vesu-
viana (alla quale rassomiglia per alcuni caratteri este-
riori) per una considerabile quantità di magnesia, che
contiene, ed in oltre presenta degli altri caratteri trat-
tandola col tubo feruminatorio; e non dà alcun segno di
elettricità: si trova in una cava di pietra calcarea vi-
cino alle cave di ferro di Dannemora, in Upland.

32. Leucite. Amphygène. Weisser Granat.

È bianca grigiastra; latticinosa; trasparente, ma
per l’ordinario con fessurette e perciò torbida; este-
riormente è scabra, internamente di splendenza vetrosa;
nella frattura fa vedere una tessitura concentrica,
[Seite 155] comunemente cristallizzata in piramidi doppie ottae-
dre con quattro faccie a ciascun angolo (Tav. II, fig.
14), molto agra al palato; pesa 2468; diede a Kla-
proth
,

Silice 54.
Allumina 23.
Potassa 22.

Specialmente nell’ Italia meridionale, in varie lave
ed in alcuni tufi vulcanici.

33. Granato di Boemia. Pyrop.

Rosso sanguigno; più o meno trasparente; frattura
concoide; mai cristallizzato, ma in granelli rotondi,
sciolti od involti in serpentino, ec.; pesa 2941; con-
tiene secondo Klaproth,

Silice 40.
Allumina 28,50
Magnesia 10.
Calce 3,50
Ossido di ferro 16,50
Ossido di manganese 0,25

Specialmente in Boemia e Sassonia.

34. Granato. Carbunculus. Grenat. Granat.

Rosso sanguigno, e fa passaggio al bruno di pece
ed al verde d’oliva; la trasparenza è più o meno per-
fetta; splendenza vetrosa; frattura concoide; trovasi
tanto informe, come cristallizzato: in quest’ ultimo caso
affetta molte forme, ma la più comune è in dodecae-
dri a faccie romboidali (Tav. II, fig. 13), ed anche
quella della Leucite (Tav. II, fig. 14).

A norma dei colori si distinguono le tre seguenti
sorta di granati, delle quali la prima chiamasi nobile;
le altre due comuni.

a. Granato rosso, od orientale.

Per lo più del rosso sopra indicato; del peso specifico
[Seite 156] di 4188. Contiene giusta Klaproth,

Silice 35,75
Allumina 27,25
Ossido di ferro 36.
Ossido di manganese 0,25.

Si trova specialmente nel Perù; per lo più ci
perviene lavorato.

b. Granato bruno.

Color di pece, che passa a quello di cannella, ec.
Trovasi congiunto alla Vesuviana del Vesuvio; quello
del S. Gottardo è di una gran bellezza.

c. Granato verde.

Verde di porro, d’oliva, ec.; pesa 3754, contiene
secondo Wiegler,

Silice 36,45
Calce 30,83
Ossido di ferro 28,75

Sotto forma della Leucite, mostrando tutte le sue
maniera di cristallizzazione (Tav. II, fig. 14); fra
le altre località si riviene nella Vesuviana di Wilvi;
se ne vedono spesso delle comuni varietà in Turin-
gia, e Misnia; e di queste siccome anche delle brune
se ne trovano allo Spitzberg e sull’ Harz.

35. Granatite. Stavratide. Granatit.

Rosso bruno, che dà nel nero bruno; poco tra-
sparente; sempre cristallizzato, per lo più in piramidi
esagono piatte; talvolta come il cristallo gemmello, in
parte ad angoli retti, ed in parte come la croce di
S. Andrea (questa è la così detta pietra del battesimo
di Basilica(1)). Contiene secondo Vauquelin,

Silice 30,59
Allumina 47.
Calce 3.
Ossido di ferro 15,30
[Seite 157]

Si trova nella Brettagna, sul S. Gottardo nello
Schisto micaceo, talvolta con Cianite cristallizzata.

36. Cianite. Disthène. Blauer Schörl.

Per lo più celeste che dà nel bigio e nel bianco
argenteo; trasparente; risplendente quasi come la ma-
dre perla; frattura a pezzetti oblunghi, a raggi fo-
gliettati; per lo più informe, in parte cristallizzata,
comunemente a piramidi esagono, piatte; sulla super-
ficie della frattura trasversale alle volte è duro al grado
che fa scintille con l’acciarino; mentre longitudinal-
mente si lascia raschiare con un ago; contiene se-
condo Klaproth,

Silice 43.
Allumina 55,50
Ossido di ferro 0,50
Potassa in picolissima quantità.

Si trova specialmente sul Gottardo, e nel Ziller-
thal del Salisburghese.

G. II. Zirconia. Zircone. Zircon.

Questa terra scoperta da Klaproth, e che dà il
nome al genere, si scioglie nell’ acido solforico, ed a-
cetico concentrato, ma non negli alcali; col sal borace
si fonde in una perla limpida, mediante il tubo feru-
minatorio; trovasi in due pietre considerate preziose,
nel giargone, e nel giacinto.

1. Giacinto. Lyncurium veterum? Hyacinthe. Hyacinth.

In generale giallo ranciato; color di fuoco; dia-
fano; d’ordinario con tutte le sue faccie di cristalliz-
zazione; le maggiori volte in prismi quadrilateri acuti
su quattro faccie poste sui spigoli (Tav. II, fig. 20);
pesa 3687; Klaproth vi rinvenne,

Zirconia 70.
Silice 25.
[Seite 158]

Specialmente nel Ceilan(1).

2. Giargone. Zircon. Sargon.

Di colore quasi sempre pallido, che passa anche
al giallognolo e turchiniccio, di rado al brunetto; dia-
fano; di una fulgenza sua particolare; quasi metallica,
talora un po grassa; si cristallizza in prismi quadri-
lateri acuminati, a quattro faccie poste sui lati (Tav.
II, fig. 7); durissimo; pesa secondo Licht 4475:
alcuni giargoni sono grandemente attratti dalla calamita;
Klaproth vi trovò,

Zirconia 69.
Silice 26,50
Ossido di ferro 0,50

Si trova nel Ceilan, e Norvegia presso Friedri-
chswärn, in un semigranato misto di felspato opaliz-
zane ed orniblenda.

G. III. Ittria. Gadolin.

La terra Ittria scoperta dal Professore Gadolin, tra
le altre proprietà, si distingue dalla glucima, ed allu-
mina, con le quali a dir vero ha dell’ analogia, per
l’insolubilità negli alcali fissi caustici, e perchè la sua
soluzione acida è precipitata tanto dai prussiati neutri,
quanto anche dal concino.

1. Itterite, o Gadolinite. Yttérite. Gadolinit.

Nera; opaca; splendente; frattura concoide piccola;
[Seite 159] semi dura; agisce assai sull’ ago magnetico; pesa
4237; contiene giusta Ekeberg,

Ittria 55,05
Silice 13.
Glucinia 4,05
Ossido di ferro 16,05

Si trova a Falun, ed Ytterby.

G. IV. Glucinia. Glücin.

Vauqueuin, fu lo scopritore della Glucinia: essa
ha delle proprietà comuni con l’allumina; ma si di-
stingue perchè non fa effervescenza con l’acido solforico.
Trae il suo nome dalla proprietà, che ha di formare
dei sali dolci, blandemente astringenti, quando si com-
bina con gli acidi.

1. Berillo, od Acqua-mare. Aigue marine. Beryll.

Verde di mare di varie gradazioni, che da un
lato passa al giallo di miele, dall’ altro fino all’ az-
zurro diafano; frattura longitudinale concoide; quella
trasversale sfogliata; cristallizzata in prismi esagoni di
molte varietà; pesa 2683; contiene secondo Vauquelin,

Glucinia 16.
Silice 69.
Allumina 13.
Calce 0,05
Ossido di ferro 1.

Se ne trova particolarmente sull’ Adonschelo fra
Nertschinck ed il Baikal; ed una comune varietà, quasi
opaca, verde grigia, a prismi grandi, presso Chante-
loupe nell’ alto viennese.

2. Smeraldo. Eméraude. Smaragd.

Lo stesso fossile dà il nome al suo principale co-
lore; la cristallizzazione offre un prisma esagono con
alcune variazioni (Tav. II, fig. 10); pesa 2775.

[Seite 160]

Vauquelin ottenne,

Glucinia 13.
Silice 64,60
Allumina 14.
Calce 2,56
Ossido di ferro 3,50

Parimenti nel Perù.

3. Euclasite. Euclase. Euclasit.

Per lo più bianca verdastra; trasparente; frattura
longitudinale sfogliata, con doppio passaggio di foglie,
e perciò facile da spaccarsi; frattura trasversale con-
coide; cristallizzazione in prismi quadrilateri, obbliqui;
dura; pesa 3062; contiene secondo Vauquelin,

Glucinia 12.
Silice 35.
Allumina 22.
Ossido di ferro 3.

Si trova nel Brasile.

G. V. Allumina, od Argilla. Thon.

La terra Argillosa chiamasi anche allumina, in
quanto che unita all’ acido solforico forma l’allume:
si scioglie anche negli acidi nitrico e muriatico, ed è
precipitata dalla potassa. Quando è affatto pura, non
si fonde al fuoco, ma si indurisce, e prende maggiore
o minore ristringimento secondo il vario grado di ca-
lore; molti fossili argillosi mandano un odore partico-
lare fiatandogli sopra; quei teneri si attaccano comu-
nemente alla lingua, alcuni dei quali assorbono l’
acqua e si ramolliscono.

Per quanto a prima vista possa sembrare strava-
gante, questo genere comprende alcune pietre pre-
ziose colorale (Argilo-gemmes
), certune delle quali,
come l’analisi esattissima ha dimostrato, non conten-
gono quasi che pura argilla, i principi della quale sono
[Seite 161] talmente insieme uniti, che si hanno delle gemme al
sommo dure, diafane e piene di fuoco (§. 240, 241).

1. Crisoberillo. Cymophane. Chrysoberill.

Passa dal giallo di vino bianco al verde d’a-
sparagi; opalizza in turchino; diafano; rilucente come
il vetro; frattura concoide; trovasi quasi sempre infor-
me, in grani, rare volte cristallizzato in prismi otta-
goni, con punte uguali alle estremità; pesa 3710;
Klaproth vi trovò,

Allumina 71,50
Silice 18.
Calce 6.
Ossido di ferro 1,50.

Si trova nel Brasile.

2. Topazio. Topaze. Topas.

a. Topazio nobile(a);

È di diverse gradazioni di giallo; passa anche al
colore di rosa, al verdemare, al turchinetto, ec.; la
frattura longitudinale è concoide, la trasversale in la-
mine; per lo più cristallizzato, affettando quasi sem-
pre la forma di prismi quadrilateri od ottangolari, li
quali nel topazzo del Brasile terminano in punta a 4, 6
ed anche 8 faccie (Tav. II, fig. 16), ma che in quello
di Sassonia è ordinariamente troncato alla sommità, e
mostrasi a 6 faccie (Tav. II, fig. 9). Il peso di quello
del Brasile è secondo Licht. 3515; questo mostra anche
l’elettricità della tormalina; contiene secondo Vauquelin,

Allumina 49.
Silice 29.
Acido fluorico 20.
[Seite 162]

Avvene in Europa specialmente vicino ad Auer-
bach, nel Voigtland sulle pietre conchigliacee in una
roccia particolare e molto notabile (roccia Topazzo),
in America, nel Brasile; in Asia e in Natolia, spe-
cialmente presso Mukla, sul monte Ural ed in Si-
beria(a).

b. Topazio comune. Pycnite. Leucolith, Stanghenstein.

Bianco giallognolo, o verdastro ed anche rossic-
cio; poco trasparente; frattura trasversale sfogliata; in
prismi composti diversamente assieme; in parte a
cristalli esagoni; del peso di 3530; contiene secondo
Klaproth,

Allumina 49,50
Silice 43.
Acido fluorico 4.
Ossido di ferro 1.
Acqua 1.

Trovasi specialmente a strati presso Altemberg,
nella montagna della miniera, involto in una pietra
mescolata di quarzo e di mica.

3. Rubino, Spinello. Rubin. Spinell.

Offre molte gradazioni di rosso, che gli fanno
dare varj nomi: il rosso infuocato si chiama Spinello;
quello color di rosa Balasio; l’altro che dà nel rosso
di giacinto Rubinello, ec.; passa anche al turchiniccio,
al bianco, ec.; varia nella cristallizzazione, ma la più
comune è quella di una doppia piramide quadrilatera
(Tav. II, fig. 5), o prismatica, od anche di una ta-
vola esagona con diverse alterazioni; peso medio 3700.

[Seite 163]

Le sue parti costituenti sono secondo Klaproth,

Allumina 74,50
Silice 15,50
Magnesia 8,25.
Calce 0,75
Ossido di ferro 1,50(1)

Del Ceilan, del Perù, ec.

4. Zaffiro. Télésie. Saphir.

Offre diverse tinte turchine; passa fino al zaffiro
limpido come acqua (Lux saphir in ted.); altre volte
giallo di vino bianco(2). Forse è a questa varietà che
unir si dovrebbero quelle pietre conosciute sotto il nome
di Topazi delle Indie orientali. Lo zaffiro è in generale
diafano, talora opalizza in qualche parte; la sua forma
di cristallizzazione è quella di una piramide doppia o
semplice esagona (Tav. II, fig. 18); è la pietra più
dura di questo genere; del peso medio di 4000; diede
a Klaproth,

Allumina 98,50
Ossido di ferro 1,00
Calce 0,50

Si trova quasi esclusivamente sotto forma di sca-
glie rotondate specialmente, nel Ceilan.

5. Corindone, e Pietra diamante. Corindon. Dea-
mantspath und Cornud(3).

Questa grigia di fumo, e quella per lo più verde
di pomo; rare volte inclina al bruno di capelli;
[Seite 164] entrambi poco trasparenti; di un lucido di diamante;
nel tessuto rassomiglia allo spato; si cristallizza in
corti prismi esagoni (talvolta un poco conici); peso
medio tanto del chinese, come di quello d’Indostan,
secondo Licht. è 3911. L’ultimo diede a Klaproth,

Allumina 89,50
Silice 5,50
Ossido di ferro 1,25

Si trova nel granito, al Coromandel ed alla China.
In ambo i luoghi viene usato per tagliare e pulire le
gemme e l’acciajo(1).

Sotto il nome di Corindone nobile si possono com-
prendere le varietà di bel colore, particolarmente le
rosse di rubino e le celestri di zaffiro, che parimenti si
trovano nelle Indie orientali, di cui la prima chiamasi
Salamrubine, e la seconda Sterensaphire, perchè spe-
cialmente, se al fine del prisma ha un pulimento
rotondato, mostra una stella a 6 raggi tremolante,
quando vi batte sopra la luce.

L’Andalusite (Feldspath apyre) è molto parente
del Corindone; comunemente colore di fiori di pe-
sco, in parte cristallizzata in prismi quadrilateri (spe-
cialmente in Tirolo), nello gneis e nello schisto micaceo.

6. Smeriglio. Smiris. Emeri. Smirgel.

Grigio nero, e parimenti dà nel colore cilestro d’in-
daco; trasparente alle estremità; risplendente in parte come
un metallo; frattura a granelli, e talvolta a scagliette;
durissimo; di peso variabile, p.e., 3922; anche il con-
tenuto è incostante; però secondo Tenard, contiene
sempre molta allumina con poca silice ed ossido di
[Seite 165] ferro. Il vero smeriglio(1) trovasi fra gli altri luoghi
a Naxos, Estremadura ed Eibenstock nelle montagne
che contengono delle miniere.

7. Turchese, o Turchina. Türkis.

Dal celeste al verderame; quella celeste è più
preziosa; esposta alle intemperie dà nel verde di mon-
tagna; opaca; in reni, a piccoli grappoli, e bottoni;
pesa 2900; contiene secondo John,

Allumina 73,00
Acqua 18,00
Ossido di rame 4,50
Ossido di ferro 4,00

Viene specialmente da Nischabur, nella Persia
orientale. Dal volgo si teneva falsamente per una pe-
trificazione di denti di pesci.

8. Sorlo, e Tormalina. Schorl et Tourmaline.
Schorl und Turmalin.

Dei seguenti colori; talvolta risplende come il ve-
tro, tal altra di splendenza grassa, alle volte in cri-
stalli per lo più a 3, 6 e 9 faccie strisciate per lo lungo
con una punta corta trigona (Tav. II, fig. 12); vi
sono delle varietà che mostrano una elettricità parti-
colare; esse hanno la proprietà, quando sono riscal-
date fino ad un certo grado, di attrarre e respingere
le ceneri; questa varietà è chiamata Tormalina(2).

a. Sorlo nero o comune.

Per lo più nero di carbone; opaco; ma anche
[Seite 166] bruno, o verde, trasparente nelle piccole scaglie,
semidiafano; la frattura è vetrosa; le maggiori volte
in prismi lunghi (Sorlo in isbarre); qualche volta
in prismi grossi e corti (Sorlo in grani). Trovasi nel
granito, ed in certe roccie di montagne a filoni, spe-
cialmente nello Gneis, Schneiderstein (specie di Clorite),
Topasfels, ec. Se ne rinviene quasi in ogni parte del
mondo, nominatamente nel Tirolo, Groenland, Mada-
gascar, ec.

b. Tormalina bruna.

Di un bruno nero, quando vi cade sopra la luce,
e se vi passa attraverso, di un bruno d’augite; diafana.
Talora si trova al pari del sorlo nero in lunghi prismi
(sui Pirenei), altre volte in grani (nel Ceilan); Berg-
mann
vi rinvenne,

Allumina 39.
Silice 37.
Calce 15.
Ossido di ferro 9.

c. Sorlo rosso.

Per lo più chermisino; semitrasparente; in prismi
strisciati longitudinalmente; talora a verghe riunite in-
sieme; pesa 3043; contiene secondo Vauquelin,

Allumina 40.
Silice 42.
Soda 10.
Ossido di manganese 7.

Si trova a Permien. Però gli appartiene anche il così
detto Lepidolite cristallizzalo di Rozena in Moravia.

d. Sorlo celeste.

Per lo più turchino d’indaco carico; trasparente
soltanto sugli spigoli; di splendenza vetrosa che s’ av-
vicina alla metallica; duro; assai spesso in prismi striati
longitudinalmente ed in forma di aghi; trovasi ad Uton,
in Manland meridionale.

[Seite 167]

e. Sorlo verde, o Peridoto.

Le maggiori volte di verde porro, che passa al co-
lore d’acciajo; diafano; in prismi d’ordinario scannellati
molto profondamente; pesa 3600; composto secondo
Bergmann di

Allumina 50.
Silice 34.
Calce 11.
Ossido di ferro 5.

Trovasi nel Brasile.

9. Dicroite. Jolithe. Dichroit.

Colore violaceo oscuro; trasparente alla sommità;
di splendenza vetrosa; dura; di rado cristallizzata in
prismi esagoni piccoli; pesa 2560; contiene secondo
Stromeyer,

Silice 49,17
Allumina 33,10
Magnesia 11,48
Ossido di ferro 4,33

In Baviera, Spagna, Groelandia, ec.

10. Orniblenda. Amphibole. Hornblende.

Si mostra sotto molte gradazioni e passaggi dal
nero al verde; opaca o poco trasparente; la frattura
è per l’ordinario fogliata; la raschiatura verde-grigia;
pesa da 3600, a 3900; fiatandogli sopra, manda fuori
l’odore dell’ argilla; fra le varietà particolari si no-
minano:

a. L’Orniblenda striata.

Spesso raggiata, in fascetti, ec.; è un fossile dei
più antichi e diffusi del nostro pianeta; forma uno
dei principali ingredienti di molti falsi graniti.

b. Orniblenda schistosa.

Il più delle volte con fibre corte in raggi, e fram-
miste; i frammenti in piastre.

[Seite 168]

c. Orniblenda basaltica.

Comunemente in prismi esagoni od ottagoni, che
alle volte si presentano in forma di tavola, e sono a-
cuminati per 2 o 3 faccie terminali, piantata quasi sempre
nel basalte e nei tufi vulcanici; talora mista nelle lave.

11. Spato cangiante. Spath chatoyant. Schillerstein(1).

Giallo d’ottone, che passa al verdastro; traspa-
rente in modo appena sensibile; splendenza metallica
cangiante; fogliato a fogliette dritte, tenere; contiene
secondo Gmelin,

Allumina 17,9
Silice 43,7
Magnesia 11,2
Ossido di ferro 23,7

Trovasi nelle foreste di Harzburg sull’ Harz, in una
matrice nero-verdastra, venata di serpentino ed asbesto.

12. Mica. Mica. Mica. Glimmer.

Mostrasi sotto diverse gradazioni di un grigio di
fumo; alle volte con una splendenza argentea o d’ot-
tone, oppure di uno scuro di tombach, che passa
fino al nero; più o meno trasparente; a scaglie per
l’ordinario piane, rare volte curvate (Mica hemisphe-
rica,
Linn.): le sfogliature della prima varietà sono
alcune volte grandi quanto un foglio, di carta (come è,
p.e., il vetro di Moscovia detta dai Russi Sliuda)
(2), ed è di una flessibilità elastica. Per lo più tro-
vasi informe, alle volte però anche cristallizzata,
[Seite 169] nel qual caso è in tavole esagone; pesa 2934; le
parti componenti sono secondo Klaproth,

Allumina 34,25
Silice 48.
Potassa 8,75
Ossido di ferro 4,50
Manganese, e Magnesia 0,50

Essa è pure uno dei fossili più antichi, e sparsi
ovunque sulla terra; trovasi in tutte tre le specie pri-
marie di montagne (§. 227–230).

13. Lepidolite. Mica grenu. Lepidolith.

Color lilla, che passa anche al grigio, al bruno,
ec.; trasparente sugli spigoli; tremolante; d’un lucente
quasi metallico; frattura ineguale, a scaglie piccole,
quasi micacee; semi dura; Klaproth vi trovò,

Allumina 38,25
Silice 54,50
Potassa 4.
Acqua 2,50
Ossidi diferro e manganese 0,75

Trovasi vicino a Nozena in Moravia, in una roc-
cia composta di felspato e di grandi masse di quarzo.

14. Criolite. Chryolithe. Flussaurer Thon, Kryolith.

Quasi di colore bianco latteo; riflette la luce;
splende come il vetro; tessitura a squame grosse; pesa
2957; si fonde facilissimamente all’ azione del tubo feru-
minatorio in globuli anco lattei; contiene giusta Klaproth,

Allumina 24.
Acido fluorico 40.
Natron 36.

In Groelandia.

15. Tetraclasite, o Scapolite. Paranthine. Te-
traklasit, Sckapolith mit Wernarit, und Sodalit, ec.

Dal grigio verdognolo al grigio gialliccio, e verde
di porro, ec.; riflette la luce; dura; informe, o
cristallizzata in parecchi prismi.

[Seite 170]

Contenuto della Scapolite secondo John,

Silice 50,25
Allumina 30.
Calce 10,45
Ossido di ferro 3.
Ossido di manganese 1,45
Potassa 2.
Acqua 2,85

Per lo più nello Gneis in Norvegia e Svezia; il
Sodalite in Groelandia.

16. Felspato. Spath étincelant. Feldspath.

Di diversi colori, ma il più ordinario si è il pal-
lido; semidiafano; comunemente di tessuto veramente
spatico; ora informe, ed ora in veri cristalli; si trova
di frequenti qual parte costituente delle roccie, ed ora
intimamente commisto con altri fossili (come p.e.
col quarzo, con l’orniblenda). Se ne distinguono 5
qualità, e sono:

a. Felspato compatto. Feldspath compacte.

Cioè quello ove si rinviene appena la tessitura
spatosa. È di questa sorta lo spato verde di porro pal-
lido, che si trova nel Serpentino verde antico d’Egitto.

b. Felspato ordinario. Feldspath ordinaire.

Che è biancastro, gialliccio, rossastro, ma che
passa anche ad altri colori spiegati, come verde sme-
raldo con isplendenza di madre perla (così lo Sme-
raldo di Catarineburg); tessitura spatica distinta; fre-
quentemente cristallizzato, specialmente in tavole esagone
(con riunitivi cristalli semplici o gemmelli) ad estre-
mità affilate, od acuminate; od in rombi, in prismi
quadrilateri, ec.; alcune varietà si decompongono facil-
mente e passano all’ Argilla porcellana. Il peso di quello
[Seite 171] verde di Smeraldo di Siberia è 2573 L.; Vauquelin
vi rinvenne,

Silice 65.
Allumina 17.
Calce 3.
Potassa 13.

È uno dei fossili primitivi della terra, essendo
uno degli ingredienti principali del granito, in alcuni
dei quali ne costituisce la parte predominante(1).

c. Felspato vetroso. Feldspath vitreux.

Talora è senza colore, limpido; tal altra bianco;
splendente come vetro; quando informe (p.e. impian-
tato in qualche basalte); e quando cristallizzato in
tavole od in prismi: sotto la prima forma, nel gra-
nito di Drachenfels al Reno; nella seconda, nel Vesuvio.

d. Adularia. Feldspath nacré. Adular.

Comunemente bianca; semitrasparente; riluce come
la madre perla; opalizzante; ordinariamente cristal-
lizzata come il felspato ordinario; il peso specifico è
2561: del monte Adula vicino al S. Gottardo; alle
volte in grossi cristalli; e la pietra lunare propriamente
detta trovasi in ciottoli nel Ceilan(2).

e. Pietra di Labrador. Pierre de Labrador.

Il principale colore è ordinariamente il grigio ne-
rastro; ma quando vi cade sopra la luce, brilla di molti
[Seite 172] colori cangianti e bene distinti, spesso rilucendo come
l’ottone od il tombach; trasparente; la sua gravità
è 2692; trovasi specialmente a Labrador in ciottoli,
ed in Ingria.

Werner conta tra i felspati un sesto detto Ol-
spato, il quale è un fossile singolare, di colore bianco
e grigio giallognolo, in lunghi prismi quadrilateri, sot-
tili, che nella frattura trasversale mostrano al centro
un nucleo anch’ esso quadrilatero, i di cui angoli si
stringono verso gli spigoli del prisma; di splendore
grasso; frattura in minuti pezzetti; segna il vetro; pesa
2944; sta nello schisto argilloso; trovasi specialmente
in Brettagna, ed in Gefrees sul Boyreuth.

17. Argilla pura. Argile pure. Reine Thonerde.

Bianco di creta; frattura terrosa; fragile; che
sporca; magra al tatto; d’ordinario in piccoli reni;
pesa 1669; contiene secondo Stromeyer,

Allumina 30,26
Acido solforico 23,36
Acqua 46,37

Si trova specialmente vicino ad Halla.

18. Argilla, o terra da porcellana, o Coalino dei
Chinesi. Argile à porcelaine. Porzellanerde.

Biancastra, che passa a varie sorta di colori; pal-
lida; magra; non aspra al tatto; varia per la coesione,
e varia pel contenuto; però ordinariamente è all’ in-
circa di 25 parti di allumina e 75 di silice; si trova in
varj paesi d’Europa. È per lo meno in gran parte
prodotta dalla decomposizione del felspato.

19. Argilla comune. Argile ordinaire. Gemeiner
Thon.

Molto molle; si scioglie nell’ acqua; nel fuoco
diventa per lo più color rosso di mattone; varia molto
[Seite 173] nell’ apparenza, nella finezza e nel contenuto, d’onde
ne deriva la destinazione che se ne fa per diversi usi;
manda un odore argilloso alitandovi sopra; se ne di-
stinguono 3 sorta, le quali sono:

a. Argilla da pentole. Argile plastique. Töpferthon.

È tenerissima; si fa tenace nell’acqua; acquista quasi
sempre, esposta al fuoco, un colore di mattone, e
varia all’ infinito pel suo aspetto esteriore, per la fi-
nezza e per la proporzione delle sue parti; si adopera
per diversi usi; a fare della terra cotta, come della
terraglia ed altre cose di vaseria, della majolica,
delle pipe, dei crogiuoli, delle pentole, dei mat-
toni, ec.(1), per follare i panni grossolani; gli an-
tichi ne facevano dei vasi conosciuti sotto il nome di vasi
etruschi,
leggerissimi ed assai delicati; si trova d’ordi-
nario nei terreni d’alluvione sotto la terra vegetabile.

b. Argilla indurita. Argile endurcie. Thonstein.

[Seite 174]

Varia pel colore e pella solidità; la frattura è co-
munemente terrosa, fina, e che fa alle volte la pasta
di alcuni porfidi; è di quei paesi, ove si usa per le
fabbriche.

c. Argilla schistosa. Argile schisteuse Schieferthon.

Color grigio di fumo passante al nero; la frattura è
schistosa ed a piastre; alcune varietà di questa sorte
s’attaccano fortemente alla lingua(1); si trova spesso
con impronte di piante (schisto fitotipoforo); si unisce
anche col carbon fossile; si può soventi volte confon-
dere con lo schisto argilloso od argilite, e col diaspro-
porcellana; allora forma il passaggio di queste sostanze
all’ argilla schistosa. Quando è penetrata da bitume,
costituisce lo schisto combustibile; spande abbruc-
ciando un odore resinoso, e diventa di colore più
chiaro; può servire, come combustibile, per diversi
usi, e perciò fu da alcuni mineraloghi posta fra il
carbon fossile.

20. Limo. Limus. Limon. Lehmen.

Ordinariamente colore di fegato; a grana grassa;
suscettiva di rammollirsi nell’acqua; intimamente mista
alla calce ed alla sabbia, per la qual cosa fa efferve-
scenza con gli acidi, e si fonde facilmente al fuoco;
quasi sempre ferruginosa; si trova nelle terre traspor-
tate dalle acque.

21. Terra sigillata. Terra Lemnia, sive sigillata.
Terre ocreuse. Siegelerde.

Parimenti di colore epatico, che passa anche al
[Seite 175] rosso di carne; debole; grassa; frattura concoide;
fiatandovi sopra, dà l’odore d’argilla; trovasi più che
altrove, nell’isola di Lemno.

22. Terra per follare, o smetica. Argilla fullonum.
Argile smectite. Walkererde.

Bruna di fegato, ma anche di altri colori; qual-
che volta fasciata, e tarchiata; frattura debole, ter-
rosa; grassa al tatto; raschiatura brillante; odore ar-
gilloso; sorbe facilmente le materie untuose, lo che
forma la principale sua utilità; diede a Bergmann,

Allumina 25.
Silice 51,8
Calce 3,3
Magnesia 0,7
Ossido di ferro 3,7
Acqua 15,5

La migliore viene da Hampshire.

23. Argilla saponacea. Argile savouneuse. Bergseife.

Bruno-nera, ma anche bianco-giallognola, con
vene grigie e brune di fegato; frattura saponacea; gras-
sissima al tatto; si attacca avidamente alla lingua, e
si può ridurre con coltello in ritagli; trovasi principal-
mente nelle vicinanze di Medziana Gora, in Polonia.

24. Litomarga. Lithomarga. Argile lithomarge. Stein-
mark.

Biancastra, ma passa con ogni sorta di gradazioni
ai tre colori fondamentali; talora strisciata o marmo-
rizzata (p.e. la così detta terra mirabile di Planitz,
presso Zwickau è per lo più violacea), la sua durezza
è assai varia, giacchè può essere grattugiabile; è di me-
diocre durezza(1), nel quale stato è di frattura concoide.

[Seite 176]

Anche il Bolo armeno officinale rosso, per lo
più macchiato di bianco, appartiene a questa serie. Ed
a questo rassomiglia, almeno nell’ apparenza esterna, la
terra tanto rinomata presso gli antichi, la quale chia-
masi, per il luogo ove si trova, Sinopsis pontica.

Degna di particolare attenzione è la litomarga
trovata da Trebra nelle profonde gallerie di S. Gior-
gio, presso Clausthal sopra il Grauvache, o Gres-grigio
di colore bianco latticinoso, la quale strofinata con
un cannello di penna presenta una striscia fosforica.

25. Bildstein, o Pietra lardo della China. Agal-
matolithe. Schinesischer Speckstein.

Dal bianco passa al giallognolo, al verde chiaro
ed al rosso; più o meno diafana; pesa 2600; somi-
glia esteriormente alla verace pietra-lardo; ma non
contiene magnesia; risulta secondo Klaproth di

Allumina 36,00
Silice 54,00
Ossido di ferro 0,75
Acqua 5,50

Trovasi nella China, dove, come è noto, se ne fanno
alcuni piccoli oggetti d’arte.

26. Matite rossa. Rubrica. Crayon rouge. Röthel.

Rosso di sangue, di mattone, ec.; terrosa; colo-
risce fregandola; frattura per lo più scistosa; pesa
3931; intimamente mescolata con ocra di ferro, però
in piccola proporzione.

27. Terra gialla. Terre jaune. Gelberde.

Giallo d’ocra, in parte color mattone; terrosa;
colorisce; molle; ha forte odore d’argilla; trovasi spe-
cialmente nell’Alsazia superiore, in istrati interi.

28. Terra verde. Terre verte. Grünerde.

Verde di montagna in varie gradazioni; frattura
terrosa; alquanto grassa; in parte ruida (così presso
[Seite 177] Verona); in parte come inviluppo nel trapp, e sulla
calcedonia e zeolite che vi si trovano dentro, così p.
e., presso Ilfeld e le Faroé.

29. Vavelite. Diaspore. Hydrargillit.

Bianca, che passa in ogni genere di colore; per
lo più dello splendore della madre perla; in parte ter-
rea, in parte a raggi; diafana; in questo caso è te-
nace: contiene secondo Fuchs,

Allumina 37,2
Acido solforico 35,12
Acqua 28.

Trovasi in Devonshire, nel petroselce schistoso;
ed in Boemia, sull’ arenaria.

30. Argilla alluminosa. Argilla alluminaris. Ar-
gile alumineuse. Alaunthon.

Dividesi al pari dell’ argilla ordinaria in tre va-
rietà, dalla quale anche per lo più si distingue per un
sapore dolce astringente alluminoso.

a. Tolfa, o Terra d’allume. Terre d’alun. Alaunerde.

Quasi sempre bruno-nera; frattura terrosa; ra-
schiatura brillante; alle volte in istrati intieri; passa
al colore verde di verza.

b. Pietra alluminosa. Pierre d’alun. Alaunstein.

Bianca, che passa al giallastro, ec.; al fuoco ac-
quista un colore rossiccio; è translucida sugli spigoli; la
sua trasparenza cresce se si pone nell’ acqua; è semi-
dura: alle volte sporea le dita. Analisi di Vauquelin,

Allumina 43,92
Silice 24.
Acido solforico 25.
Solfato di Potassa 3,8
Acqua 4.

Il più delle volte in grandi strati; a Tolfa nello
stato pontificio.

[Seite 178]

c. Schisto alluminoso. Shiste alumineux. Alaunschiefer.

Grigio, che passa al nero; i suoi frammenti
sono in piastre; si sfoglia in fogliette, ora piane ed
ora incurvate; si rinviene anche in globuli; la frattura
qualche volta è smontata, e qualche altra brillante;
contiene spesso della pirite marziale disseminata. Tro-
vasi di frequente (ma non esclusivamente) nelle mon-
tagne a filoni come schisto argilloso, dal quale si di-
stingue difficilmente in quanto all’ aspetto esteriore;
si rinviene anche nelle montagne a strati, con impres-
sioni di corpi organici petrificati, nello schisto fitoti-
poforo, come sarebbe di vegetabili, in quello di Saar-
bruch, e di animali, nell’ altro di Andrarum in Isvezia,
detto schisto trilobite.

31. Schisto argilloso, Lavagna, o Ardesia. Schistus.
Ardoise. Layenstein.

Grigio, che passando per molti colori arriva fino al
nero; talora fasciato, ed anche macchiato; splendenza
quasi come quella della seta; varia assai nella finezza
della grana; si rompe quando diritto e quando ad onde;
i frammenti sono in lastre; si divide però anche in
isquamette spesse ed indistinte; di rado in trapezj;
tenero o semiduro; la raschiatura è bianco-grigia.
In generale questa specie offre un infinito numero di
varietà, le quali traggono le rispettive denominazioni
dagli usi che se ne fanno; così la pietra del paragone
non è che uno schisto argilloso; quello in tavole, è
l’ardesia per coprire le case, ec.; passa anche allo
schisto siliceo, micaceo, ec. Si rinviene nelle montagne
a filoni ed anche in quelle a strati, come lo schisto
in tavole di Blattenberg nel cantone di Clarona. L’Am-
pelite, (ampelites) o matite nera dei leguajuoli è una
[Seite 179] varietà particolare; variegata; tenerissima, che sbric-
iolandola fra le dita, le sporca di nero senza of-
fenderle.

32. Pietra da cote. Pierre à rasoir. Wetzschiefer.

Di un grigio verdastro, o giallo; semitrasparente
sugli spigoli; leggermente, brillante; frattura schistosa,
alle volte scagliosa; semidura; si cava specialmente
nel levante nelle montagne a filoni; in Germania, fra
gli altri luoghi, nel paese di Bayreuth.

33. Pietra sonora. Phonolithe. Klingstein.

Con molte gradazioni di grigio che propendono
al verdastro; rilucente; debole; trasparente sugli spigoli;
tessitura schistosa; frattura scagliosa, che passa alla
concoide; di mezzana durezza; aspra; pesa 2575; con-
tiene secondo Klaproth,

Allumina 23,50
Silice 57,25
Calce 2,75
Ossido di ferro 3,25
Ossido di manganese 0,25
Soda 8,10
Acqua 3.

Ha questo nome per il suono che danno i pezzi
di questo fossile battendoli o facendoli rotolare in terra.
Forma la pasta ordinaria dello schisto porfiritico; tro-
vasi fra gli altri luoghi in Boemia ed in Lusazia.

34. Trappo. Saxum trapezium, Linn. Vacke. Trapp.

Nero grigio, ma che inclina anche al verdastro
e bruno rosso; opaco; frattura debole, a grana fina,
che passa anche alla terrosa; informe; durezza e peso
variabili secondo la diversa varietà della specie stessa;
racchiude degli altri fossili disseminati nella sua so-
stanza, come dell’ orniblenda basaltica, della mica,
[Seite 180] zeolite, calcedonia, globuli di spato calcare ec., fa-
cendo spesso la pasta di una roccia composta, che so-
miglia al porfido. Appartiene qui il mandelstein o a-
migdaloide di Ilfeld; la perlite di Lerbach sull’ Artz;
il toadston di Derbyshire; passa anche al grunstein,
basalto, ec. Il trappo è disseminato nelle parti del
mondo le più lontane, trovandosi dalla parte del nord
dell’ Islanda fino a Kamtschatka, nella parte più au-
strale fin dove sono giunti gli europei, nella terra di Ker-
guelen o della Desolazione. Le varietà principali sono:

a. Lava compatta del Vesuvio.

Comunemente rosso bruna, con dell’ orniblenda ba-
saltica, e con piccoli grani di spato calcare, neri o verdi.
Pare che sia la pietra primitiva dalla quale derivano
molte lave del Vesuvio, fra le quali è impropriamente
enumerata.

b. Variolite.

Verde di porro oscuro, con de’ piccoli globuli d’un
verde di montagna, pallido, i quali vi sono disseminati,
e che marchiano il fossile come se fosse vajuolato; si
trova specialmente nei paesi di Bayreuth, e si presenta
in ciottoli nel fiume Durance a Briançon.

35. Basalte. Lave lithoide basaltique. Basalt.

Passa dal nero al grigiastro, al turchiniccio e ver-
dastro; d’inegualissima grana; variamente compatto;
alle volte in istrati, che al pari dell’ ardesia si possono
dividere in foglietti sottili; ed anche formato come a
grani rotondi agglutinati assieme. Il basalto è in ge-
nerale prismatico od informe; i prismi sono di 3 fino
a 9 faccie; se ne trovano delle migliaja gli uni sugli
altri, quasi sempre inclinati, come se fossero appog-
giati; se ne vedono anche di perpendicolari, di
[Seite 181] piegati e di articolati in modo regolarissimo(1), ed
alcune volte queste articolazioni sono rotondate in
globoli per la spontanea decomposizione. I diversi ba-
salti variano assai per la durezza, peso specifico e
proporzioni delle parti componenti. Questo fossile agi-
sce alle volte fortemente sulla calamita; un basalte di
Boemia contiene secondo Klaproth,

Allumina 16,75
Silice 44,50
Calce 9,50
Magnesia 2,25
Ossido di ferro 20.
Ossido di manganese 0,12
Soda 2,60
Acqua 2.

Racchiude quasi sempre una o più specie di fos-
sili, che sono miste colla sua sostanza, specialmente
dell’ augite, della mica, dell’ olivino, dell’ orniblenda
basaltica, del feldspato, ec.; alcuni altri basalti sono come
intimamente combinati all’ orniblenda comune; alcune
volte sono scagliosi; delle altre hanno delle fenditure come
[Seite 182] il basalte detto Grünstein. Il basalte passa al trappo, al
tufo vulcanico ed alle lave, non che ad alcune roccie
miste coll’orniblenda e felspato(1). Si trova alle volte
nelle montagne isolate; ma in alcuni paesi anche in
quelle che ne formano delle intere catene. Tanto il
basalte, quanto il trappo appartengono a quei due fos-
sili di montagne a strati dispersi nel mondo primitivo,
e sono facilmente intaccati dal fuoco; e siccome dopo
la creazione del nostro pianeta si trovano nella sua
crosta delle traccie di molte combustioni spontanee e
sotterranee, così è facile di comprendere in qual guisa
questi fuochi agirono in determinati luoghi, precipua-
mente sopra queste due sostanze di facile fusione, e
come portino i segni visibili del fuoco, a cui sog-
giaquero.

36. Tufo vulcanico. Tuf volcanique. Tuffwacke,
Basalttuff.

Grigio di cenere, che passa al giallo, al bruno, ec.;
frattura terrosa; di varj gradi in solidità; per lo più
leggero; d’origine vulcanica, per conseguenza si trova
ordinariamente vicino ai vulcani, e presso a dei fuochi
sotterranei antichi. Le molte varietà si possono acco-
modare sotto le seguenti due principali, che a dir vero
hanno tra loro molto di comune.

A. Tufo spugnoso. Schwammige Tuffwacke.

Di tessitura spugnosa, non compatta e vescicolare,
di maggiore o minore fermezza.

[Seite 183]

Alle varietà meno compatte appartengono, p.e.,
i tufi rosso-bruni mescolati di Leucite, con i quali è
per la maggior parte fabbricata Pompeja; e quello me-
scolato con Orniblenda basaltica, che nelle vicinanze di
Andernach forma la cava media fra il trass e la così
detta pietra renana da molino (Rhainländischen). Al-
l’incontro appartiene alle più compatte, il Peperino
color di cenere dei campi Flegrei, che contiene molto
feldspato, ed anche la maggior parte dei tufi mesco-
lati d’Olivino di Habichtswalde, vicino a Cassel.

B. Tufi terrosi vulcanici. Erdiger Tuffwacke.

A questi spettano i due seguenti, che meritano
particolare attenzione a motivo dell’ uso che se ne può
fare nell’ archittettura idraulica.

a. La Pozzolana. Pulvis puteolanus, Vitruv. Ther-
mantide cémentaire. Puzzolana.

Grigio-cinerea; ora in polvere, ed ora in piccole
masse informi; trovasi specialmente a Pozzuolo. Que-
sta terra è il principale ingrediente della carta pietra
incombustibile inventata da Faxe.

b. Il Trass. Trass. Tarras.

È un tufo vulcanico impastato da una marna
grigio-gialla; contiene spesso dei frammenti di pomice,
ed alcune volte dei rami o piccoli tronchi carboniz-
zati; si trova presso Andernach sul Reno(1).

37. Lava e Scoria. Scoria Vulcani. Lave. Lava und
Erdschlacke.

Questa specie comprende unicamente i fossili di
[Seite 184] origine basaltica in particolare, che a cagione della
sostenuta combustione spontanea, avendo sentita ora
più ed ora meno l’azione del fuoco, sono stati fusi o
ridotti in iscorie, producendo le lave vulcaniche o le
scorie di altri fuochi sotterranei(1). Comunemente le
lave sono nere ma anche grigie, bruno rosse, ec.; sono
tutt’ alpiù trasparenti nelle piccole scaglie; il peso e le
parti che le costituiscono variano secondo la differenza
dei fossili primordiali dai quali derivano, e dietro il
grado e la durata del fuoco al quale furono sottoposte;
esse contengono come il basalte ed i tufi vulcanici,
dell’ orniblenda basaltica, dell’ olivino, della leucite, ec.
Possono ridursi alle due seguenti qualità:

a. Lave compatte. Laves compactes. Schlackenar-
tige Laven.

Le più comuni, quasi sempre di uno scuro di
ferro; frattura di un lucente grasso; pesanti; fuse;
stalactiformi; diramate in diversi modi(2).

Tra le lave che appartengono a questa specie è
particolarmente da notarsi la così detta Pietra da
molino renana
delle vicinanze di Andernach.

b. Lave vetrose. Laves vitreuses. Glasertige Laven.

Grigio di fumo, nere, brune, ec.; splendenza vitrea,
frattura concoide; alcune rassomigliano all’orniblenda, al-
tre alla petroselce resinite. Si trovano specialmente a Li-
pari, nelle isole vulcaniche formatesi di recenti vicino a
[Seite 185] Santorini, nell’ isola dell’ Ascenzione dell’ oceano At-
lantico, in quella di Pasqua nel mare del Sud, ec.

G. VI. Magnesia, o Talco. Talc. Talk.

La terra Talcosa, della quale il Prof. Black ne
determinò per il primo le proprietà distintive chiamasi
anche terra magnesiaca, perchè quando è combinata
coll’ acido solforico produce la Magnesia. Alcuni mi-
neralogi la chiamano terra muriatica perchè si ottiene
soventi volte dall’ acqua madre che rimane dopo la
cristallizzazione del sal comune. Essa precipita tutte le
altre terre dalle loro dissoluzioni negli acidi, facilmente
si scioglie coi medesimi, e gli comunica un gusto
amaro; tinge in verde i colori turchini vegetabili; al-
l’azione del fuoco generalmente si comporta come l’al-
lumina: è singolar cosa che fra i fossili di questo
genere domina quasi sempre il color verde; ordina-
riamente questi fossili sono grassi al tatto; la maggior
parte si mostrano informi; proprj solamente delle mon-
tagne a filoni; non contengono mai delle petrificazioni.

1. Clorite. Tale chlorite. Chlorit.

Verde di montagna, di porro, ec.; opaca, debol-
mente lucicante; alle volte con isquame; tenera; manda
l’odore d’argilla all’ alito. Questa specie comprende le
tre seguenti sorta:

a. Clorite terrosa. Talc chlorite terreux. Chloriterde.

Poco coerente, o quasi in polvere; rilucente; che
non isporca; magra al tatto; contiene secondo Vauquelin,

Magnesia 8.
Allumina 18,50
Silice 26.
Ossido di ferro 43.
Muriato di soda o di potassa 2.
Acqua 2.
[Seite 186]

Si trova frequentemente nel cristallo di rocca,
precipuamente a Madagascar e sul S. Gottardo.

b. Clorite comune. Clorite ordinaire. Gemeiner Chlorit.

Frattura terrosa, fina, brillante, talvolta fogliet-
tata; spesse volte in crosta sui fossili cristallizzati, come
granati, cristallo di rocca, spato magnesiaco, miniera
di ferro magnetica, ec.

c. Clorite schistosa. Shiste chlorite. Chloritschiefer.

Spesse fiate di un verde nero; frattura schistosa;
lucentezza grassa; raschiatura verde-grigia; contiene di
soventi del granato, della sorlite, ec., innichiati nella sua
sostanza; forma il passaggio allo schisto argilloso, tal-
coso, ec.; è specialmente del Tirolo, di Norvegia e di
Corsica. Appartengono a questa sorta alcune pietre
note sotto il nome di Schneidestein; alcune spettano
anche alla seguente, e certe altre allo schisto talcoso.

2. Pietra ollare. Lapis Ollaris, sive Comensis.
Pierre ollaire. Lavezzstein, Topfstein.

Per lo più grigia verde, opaca; frattura terrosa,
talvolta anche un po’ splendente; grassa al tatto; tes-
situra quasi fogliettata; tenera. Quella della Nuova
Caledonia nel mare del Sud, pesa secondo Licht.
2622; giusta Wiegler, risulta di

Magnesia 38,54
Silice 38,12
Allumina 6,66
Ossido di ferro 12,2

Comunemente nei Grigioni ed in Groelandia. Se
ne fanno delle pentole, dei vasi, delle lampade, ec.;
gli abitanti della Nuova Caledonia se ne servono per
caricare le loro fionde: colà se ne trova anche un’ al-
tra qualità più tenera e friabile, che da quelli isolani
si mangia a più libbre per volta. La pietra del San
[Seite 187] Gottardo, detta Giltstein è alquanto più grossolana e
di frattura scagliosa; è più acida; si taglia in grosse
lastre per farne delle stufe di lunghissima durata.

3. Talco. Talc. Talk.

Bianco argentino, che passa anche al verde di mela
pallido; poco trasparente; rilucente; untuoso al tatto.
Ve ne ha di tre qualità:

a. Talco terroso. Talc granuleux. Erdiger Talk.

A guisa di squamette, coerente; friabile, e che
sporca; si trova tra gli altri luoghi in Groelandia.

b. Talco comune. Talc laminaire. Gemeiner Talk.

Verde, di varia intensità; lucente come la madre-
perla; a fogliette curvate; flessibile; pesa 2780; a detta
di Klaproth risulta di

Magnesia 30,50
Silice 62.
Ossido di ferro 2,50
Potassa 2,75
Acqua 0,50

Passa alla pietra ollare, ec.

c. Talco schistoso. Talc shisteux. Talkschiefer.

Quasi sempre di un grigio verdastro; lucente come
il grasso; sebistoso; talora disseminato di piriti mar-
ziali; passa al clorite schistoso.

4. Magnesia; la così detta terra pura di talco.
Magnesit.

Dal bianco di creta al bigio chiaro e giallognolo;
opaca; per lo più di frattura concoide, ottusa; semi-
dura; magra; sporca; s’attacca alla lingua; per lo più
in pallottole avvillupate in figura sferica; contiene se-
condo Klaproth,

Magnesia 48.
Acido carbonico 49.
Acqua 3.
[Seite 188]

Si trova fra gli altri luoghi nella Stiria, e nel
vescovado di Durham.

5. Spuma di mare. Leucaphrum, vel Spuma ma-
rina.
Écume de mer. Meerschaum.

Comunemente giallo, isabella pallido; ha una
frattura debole, terrosa; grana fina; grassa al tatto;
raschiatura lucente; leggerissima, e tenerissima; diede
a Klaproth,

Magnesia 17,50
Silice 50,50
Acqua 25.
Acido carbonico 5.

Trovasi principalmente in Natolia a Kiltschik, cioè
luogo argilloso, in vicinanza di Konie(1).

6. Steatite. Steatites. Pierre de lard. Speckstein.

È di diversi colori, piuttosto pallidi; alle volte
marmorizzata con disegni dendritici; appena trasparente
sui margini; lucentezza grassa debole; saponacea al
tatto; frattura a scaglie smozzate; ordinariamente in-
forme; di rado in piccoli cristalli, come quelli di Bay-
reuth, nel qual caso sono quasi sempre prismi esaedri,
con punta simile (tav. II, fig. 19); anche a piramidi
esaedre, ed in rombi, ec.; variamente tenera, ma e-
sposta al fuoco indurisce al punto da far fuoco per-
cossa coll’ acciarino(2); peso specifico di quella di
[Seite 189] Bayreuth 2614; contiene secondo Klaproth,

Magnesia 30,50
Silice 59,50
Ossido di ferro 2,50
Acqua 5,50

La creta di Spagna e quella di Brianzone appar-
tengono alle varietà più tenere.

7. Pietra smetica. Smectis. Seifenstein.

In parte bianca lattea, trasparente alle estremità;
in parte giallognola, grigio-nerastra, ec., saponacea
al tatto; in parte a sfoglie; si può scalfire facilmente
coll’ ago; si lascia raschiare come il sapone; contiene
secondo Klaproth,

Magnesia 24,75
Silice 45.
Allumina 9,25
Ossido di ferro 1.
Potassa 0,75
Acqua 18.

Si trova in Cornovallia; si usa specialmente per
fare la terraglia inglese (Staffordshire-ware).

8. Serpentino, o Gabbro. Roche serpentineuse,
Serpentine. Serpentinstein.

Di diversi colori, comunemente però di un verde
nero, o verde sporco, che passa anche al bigio, al rosso
corneo, ec.; venato, marmorizzato a macchie; d’or-
dinario trasparente solo sulli spigoli; si rompe in pic-
cole scaglie; untuoso al tatto; atto a pulimento; pesa
2700; Vauquelin ottenne

Magnesia 44.
Silice 44.
Allumina 2.
Ossido di ferro 7,03
Ossido di manganese 1,05
Ossido di cromo 2.
[Seite 190]

Talora è misto al granato rosso; trovasi in par-
ticolare a Zoblitz nelle montagne di miniere, nei paesi
di Bayreuth, in Sörmeland, ec. Una notabilissima va-
rietà si è la roccia di serpentino, che Aless. Humboldt
ha trovato al Fichtelberg, la quale manifesta una sor-
prendente polarità anche nei più piccoli frammenti.
Werner chiama Serpentino nobile una varietà che si
assomiglia alla nefrite, quasi sempre di un verde porro,
trasparente; alquanto più duro dell’ ordinario serpen-
tino, e che trovasi misto in alcuni marmi d’Italia e
nominatamente nel verde antico e nel polzevera.

9. Nefrite. Jade néphritique. Nephrit.

Di varie gradazioni di verde porro, che passa da
un lato al verde di montagna chiaro, e dall’ altro
ad un verde scuro; tale è, p.e., il bel verde antico
d’Egitto conosciuto sotto il nome di Pietra d’Egitto
del peso specifico di 2655. Licht. È più o meno
trasparente; di un lucente grasso; frattura scagliosa;
di varj gradi di durezza; suscettivo di pulimento.

Le più notabili sorta sono: la pietra delle Amazoni
o di Punammu, verde di varie gradazioni: alcune di
queste pietre danno scintille coll’acciarino; del peso di
3000 L.; trovasi a Tavai-Punammu (quella al sud delle
isole della Nuova Zelanda). Gli abitanti di quest’ iso-
la ne fanno degli arpioni, degli scalpelli per cessellare,
dei pendenti da porre alle orecchie; ma non già
delle scuri, come si credette dal nome che gli si diede
(Beilstein). Appartiene alla Nefrite anche la famosa
pietra della China, color di nubi, che in conseguenza
riflette poco la luce; è di splendore grasso; segna il
vetro; si usa per fare oggetti d’arte, specialmente dei
sugelli.

[Seite 191]

10. Crisolito, o Peridoto. Péridot. Chrysolith.

Quasi sempre verde pistacchio; trasparente; lu-
cente come il vetro; frattura concoide; l’esteriore fac-
ciata è strisciata per lo lungo; cristallizzata in lunghi
prismi quadrangolari con gli angoli laterali troncati e
quasi sempre a punta esagona; del peso medio di 3375;
Klaproth vi rinvenne,

Magnesia 43,50
Silice 39.
Ossido di ferro 19.

Non si conosce bene il luogo d’onde viene, ma
probabilmente è dalla Turchia orientale.

11. Olivino. Peridote granuliforme. Olivin.

Verde d’oliva di più gradazioni (decomposto di-
venta giallo d’ocra); trasparente; vetroso; frattura
concoide o fogliettata, con fessure; disseminato nel
trapp, nel basalte e tufo vulcanico; pesa 3225; Kla-
proth
vi trovò

Magnesia 38,50
Silice 50.
Calce 0,25
Ossido di ferro 12,50

Tanto per l’esteriore apparenza, quanto per l’in-
trinseca sostanza, a questo fossile si rassomiglia un al-
tro degno d’attenzione, il quale riempie gli spazj ve-
scicolari delle famose e grandi masse di ferro(1) ri-
trovate nel 1772 da Pallas a Jenifei, e che secondo
[Seite 192] Howard contiene

Magnesia 27.
Silice 54.
Ossido di ferro 17.
Ossido di nickel 1.(1)

12. Asbesto. Asbeste. Asbest.

Bianchiccio; giallognolo; verdastro, ec.; di tes-
situra fibrosa, o sfogliata; si notano le quattro se-
guenti qualità:

a. Amianto. Asbeste flexibile. Amianth.

In generale bianco verdastro; poco trasparente;
molto rilucente, alle volte come la seta; in fibre lun-
ghe persino un palmo, delicate, flessibili, elastiche;
quello di Svezia è composto secondo Bergmann di

Magnesia 17,2
Silice 64.
Calce 13,9
Allumina 2,7
Ossido di ferro 1,2

Oltre in altri siti, se ne trova nei Griggioni, in
Corsica, e specialmente nella China, dove se ne fanno
per l’ordinario dei lucignoli per le lampade.

b. Asbesto ordinario. Asbeste dur. Gemeiner Asbest.

Che inclina al verde di porro; semi diafano; vetroso;
si rompe in ischieggie lunghe inflessibili; diede a Wiegler,

Magnesia 48,45
Silice 46,66
Ossido di ferro 4,79
[Seite 193]

Frequentemente col serpentino.

c. Cuojo fossile, o Pietra sovero. Suber montanum.
Asbeste tressé. Bergkork.

Tende quasi sempre al giallo isabella; opaco;
alle volte sfogliato, certe altre compatto; frattura comu-
nemente a fibre intralciate assieme; tenacissimo; fles-
sibile ed elastico; del peso medio di 0,836; il con-
tenuto secondo Bergmann è,

Magnesia 26,1
Silice 56,2
Calce 12,7
Allumina 2.
Ossido di ferro 3.

Nel governo d’Olonez, presso Dannemora in
Upland, ed altrove, in pezzi grossissimi(1).

d. Asbesto ligniforme. Asbeste ligniforme. Bergholz.

Colore di legno, che passa al grigio, ec.; opaco;
splendenza debole; tessitura affatto legnosa; molle;
s’attacca alla lingua; alquanto elastico; raschiatura
lucida; è un fossile che anche oggidì è alquanto enig-
matico sotto certi rapporti; trovasi presso Sterzingen
nel Tirolo, ed altrove.

13. Actinoto, o Stralite. Actinote, Shorl rayonné
Strahlstein.

Verde oliva o di montagna, che passa anche al
grigio; più o meno trasparente; fibroso ed a raggi.
Si distinguono le seguenti qualità:

a. Stralite ordinario. Actinote hexaède. Gemeiner
Strahlstein. (Hornblenda in Isvedese).

[Seite 194]

Di diversi verdi; trasparente; lucente; strisciato
per lo lungo; tessitura a raggi ora paralelli, ora di-
vergenti; quasi sempre in prismi tetragoni od esagoni,
compressi longitudinalmente, ed anche in aghi; me-
diocremente duro; pesa 3250; contiene secondo Berg-
mann
,

Magnesia 20.
Silice 64.
Calce 9,3
Allumina 2,7
Ossido di ferro 4.

Più sopra dissi che il Praso è un quarzo intima-
mente unito a questo sorlo a raggi (Vedi Praso).

b. Scorlo raggiato asbestiforme. Asbeste aciculaire.
Asbestartiger Strahlstein.

Verdastro; grigio, ec.; quasi nulla trasparente;
splendenza debole; con fibre le maggiori volte diver-
genti; informe; molle; grasso al tatto; passa all’asbe-
sto; si rinviene fra gli altri luoghi sul Fichtelberge.

c. Pietra raggiata vetrosa. Pierre rayonnée vitreuse.
Glasartiger Strahlstein.

D’ ordinario bianco-verdognola; trasparente; di
splendenza vitrea; quasi sempre di tessitura fibrosa;
acidissima; Bergmann vi rinvenne,

Magnesia 12,7
Silice 72.
Allumina 2.
Calce 6.
Ossido di ferro 7,3

Trovasi a Zillertal ed altrove.

14. Malacolite. Malacolit. Malacolith.

Color verde grigio, trasparente sugli spigoli; alle
volte di vivace splendenza; talora informe, tal altra
cristallizzata in prismi a sei faccie con i due spigoli
opposti laterali troncati; pesa 3236.

[Seite 195]

Diede a Vauquelin,

Magnesia 19.
Silice 53.
Calce 20.
Ossidi di ferro e di manganese 4.
Allumina 3.

Trovasi ad Arendal.

La Baicalite è ugualmente verde oliva di molte
gradazioni; poco diafana; frattura che dalla concoide
non molto infossata, passa alla granulosa; quasi sem-
pre in prismi tetragoni ad angoli troncati; alle volte
in grandissimi cristalli; pesa 2200; Lowitz vi trovò,

Magnesia 30.
Silice 44.
Calce 20.
Ossido di ferro 6.

Alle sorgenti di Sljudenka al sud-ovest di Baika
nello spato calcare e nella mica in grandi fogliette.

15. Tremolite. Grammatite. Tremolit.

Offre tutte le gradazioni di bianco; più o meno
trasparente; tessitura raggiata, o fibrosa, talvolta sfo-
gliata; comunemente divergente; ha quasi sempre per
matrice una calce carbonata, bianca, granulosa ed an-
che sabbionosa (Dolomite). Si può considerare nei tre
seguenti stati:

a. Tremolite ordinaria. Trémolite ordinaire. Ge-
meiner Tremolit.

Bianco-grigia, ed anche candida; poco diafana;
quasi sempre lucida come la seta; alle volte fibrosa a
fibre curvate, informi, ma anche in prismi esagoni, o
tetragoni; ad angoli molto obbliqui; spesso con fessure
trasversali; di rado in forma di stella. Secondo Lowitz
del contenuto di

Magnesia 14.
Silice 60,50
Calce 23,25
[Seite 196]

Grattugiandola con una punta di ferro nelle te-
nebre, dà una raschiatura lucente; trovasi nella Valle
Leventina vicino al S. Gottardo.

b. Tremolite talcosa. Trémolite talqueuse. Talkar-
tiger Tremolit.

Tende al bianco argentino; lucentezza di madre
perla; quasi opaca; alle volte fogliettata; grassa al
tatto; tenera; sporca le dita di un bianco argentino;
non è fosforescente come l’altra (dalla decomposizione
della quale ò probabile che provenga); trovasi anch’ essa
vicino al S. Gottardo.

c. Tremolite vetrosa. Trémolite vitreuse. Glasartiger
Tremolit.

Bianco-grigia e giallastra; diafana; vetrosa; fo-
gliettata; frattura longitudinale che passa dalla fibrosa
alla scagliosa; aridissima; dura; molto fosforica ra-
schiata soltanto con un ago nelle tenebre. Nel Ceilan
ed in altri luoghi(1).

16. Boracite. Chaux boratée. Boracit.

Distinguesi per ogni rapporto dagli altri fossili:
fin’ ora deriva soltanto dall’ Annover; di rado è senza
colore, limpida; invece è bianca o grigia di fumo di
varia trasparenza; se è spezzata di recenti, è vetrosa,
ma col tempo sfiorisce, si fa ruvida e debole; la frat-
tura è concoide; si cristallizza sotto molte forme, varie
volte in cubi cogli spigoli e cogli angoli troncati, sic-
chè tutto il cristallo mostra 26 faccie (Tav. 2, fig. 3);
quando non è in decomposizione è dura; pesa 2566.

[Seite 197]

I componenti sono secondo Westrumb,

Magnesia 13,50
Acido boracico 68.
Calce(1) 11.
Allumina 1.
Silice 1.
Ossido di ferro 0,75

Ad una elevata temperatura mostra dell’ elettricità
al pari della tormalina, ma in quattro assi i quali at-
traversano il centro del cristallo; ogni asse va da una
delle faccie degli angoli esagoni molto troncati alla
opposta faccia trilatera poco troncata; quella mostra
una elettricità positiva o vitrea, e questa manifesta la
resinosa o negativa. Il fossile in discorso, unico nel
suo genere, si trova nel gesso lamellare della monta-
gna gessosa, nota sotto, il nome di Kalkerg, presso Lu-
neburgo.

G. VII. Calce. Chaux. Kalk.

La terra calcare ossia la calce viva, caustica, non
estinta, ha un sapore caustico; si riscalda nell’ acqua;
non è da sè stessa fusibile, ma lo diviene facilmente
con altre terre, specialmente con l’allumina e la silice;
ha una grande affinità con l’acido carbonico; combi-
nata con l’acido solforico, forma il gesso; con l’a-
cido fluorico, lo spato fluore, ec.; tinge in verde i
colori turchini vegetabili. I fossili che appartengono a
questo genere sono quasi tutti semiduri, ed anche te-
neri(2); si calcinano al fuoco; sono in gran parte di
[Seite 198] provenienza animale, e formano uno dei più estesi ge-
neri di pietre.

La divisione più naturale di questo genere si fa
secondo la qualità degli acidi coi quali è combinata
la calce.

A. Carbonato di Calce. Chaux carbonatée. Kohlensaure
Kalkarten.

1. Spato calcare. Spath calcaire. Kalkspath(1).

Alle volte è limpido, ma comunemente bianco;
di rado colorato; più o meno trasparente; molto splen-
dente; di tessitura romboidale. I gran pezzi chiari
di questo fossile fanno duplice e molto distinta refra-
zione della luce(2), sicché per lo passato chiamavasi
Spatum disdiaclasticum, e impropriamente cristallo
d’Islanda, delle Amazoni, ec. Si trova anche informe,
in stalactiti, in grappoli, in parti colonari, e spesso
in cristalli, nel quale stato la forma più comune è la
prismatica esagona (Tav. 2, fig. 10), troncata in-
tieramente, od acuminata con punta quasi sempre tri-
latera ottusangolare (Tav. 2, fig. 11); rinviensi anche
in tavole esagone, che passano al prisma od alla pi-
ramide trigona (Tav. 2, fig. 1), semplice o doppia,
e cotest’ ultima è alle volte tanto depressa che forma
delle lenti (lo spato a testa di chiodo); presentasi an-
che in rombi, in piramidi esagone, come lo spato a
[Seite 199] denti di majale, ec. Pesa 2715; diede a Stromeyer,

Calce 56,15
Acido carbonico 43,70

Passa alla pietra calcare granulosa, allo spato
pesante, ec.

Qui appartiene il fossile impropriamente chiamato
Gres cristallizzato (grès crystallisé; krystallisirte Sand-
stein) di Fontainebleau, che è grigio giallognolo, tra-
sparente solo nelle scaglie, di un lucente debole in-
teriormente; non ha una tessitura spatica decisa; la
frattura è scagliosa; si cristallizza in rombi, con le
faccie ruvide; pesa 2611.

2. Aragonite. Arragonit. Arragonit.

Comunemente grigio bianco, che passa al turchi-
niccio; trasparente; di splendenza vetrosa; frattura fo-
gliettata; in prismi esagoni (Tav. 2, fig. 10) spesso
in cristalli gemelli, ed anche aggregati in molti piccoli
cristalli colonnari; tessitura longitudinalmente concen-
trica; pesa 2778; contiene secondo Stromeyer(1),

Calce 53,62,
Stronziana 2,31
Acido carbonico 42,44
Acqua 0,30

Porta il nome del luogo della cava, ove si trova
nel gesso color di mattone.

3. Schisto spatico. Shiste spathique. Schieferspath.

Quasi sempre bianco candido; trasparente su gli
spigoli, lucentezza di madreperla, debole; frattura
fogliettata, che passa alla schistosa; sempre informe;
[Seite 200] tenero, fa molta effervescenza con gli acidi; pesa 2474;
contiene secondo Bucholz,

Calce 55.
Ossido di manganese 3.
Acido carbonico 41,66

Specialmente di Schwarzenberg nelle montagne
metallifere.

4. Spato perlite. Spath perlée. Braunspath.

Bianco, che passa a diversi colori, specialmente
al giallo di fior di latte, al bruno; d’ordinario tra-
sparente solo ai lembi; lucentezza vetrosa; frattura
fogliacea; frammenti romboidali, ad angoli obbliqui;
spesso informe, ma anche cristallizzato in piccole lenti,
od in rombi, ec., un po’ più duro dello spato calcare; non
fa grande effervescenza cogli acidi; pesa 2880 secondo L.

5. Spato magnesiaco. Chaux carbonatée magnesifère.
Bitterspath.

Grigio di fumo; giallo di mele; bruno di tomba-
go, ec.; trasparente; splendenza vitrea; cristallizzato
in rombi; ordinariamente con una crosta talcosa; del
peso specifico di 2480; l’analisi di Klaproht dà,

Carbonato di Calce 52.
Carbonato di Magnesia 45.
Ossido di ferro 3.

A Salisburgo e nella Stiria, quasi sempre nello
Shneidestein talcoso.

Una singolare varietà è la Miemite, verde d’aspa-
ragi, alla superficie esteriore cristallizzata in tetraedri
quasi rettangoli con ispigoli ottusi, aggruppati; pesa
2880 L.; contiene secondo Klaproth,

Calce 33.
Magnesia 14,50
Ossido di ferro 2,50
Acido carbonico 47,25
Acqua 2,75
[Seite 201]

Trovasi presso Glücksbrunn, nella provincia di Gota.

6. Tufo calcare. Tofus calcareus. Tuf calcaire.
Kalksinter.

Di diversi colori; in quasi tutti i paesi però an-
che solamente bianchiccio; di varia trasparenza, od
opaco; deposita un pò d’acqua, che contiene delle
mollecole calcaree(1); frattura compatta, fibrosa o fo-
gliata. Se ne distinguono tre sorta diverse secondo le
fratture, le quali trovansi specialmente a Carlstad di
una infinita varietà di colori, di disegni, ec.

a. Tufo calcare compatto. Tuf calcaire compacte.
Dichter Kalksinter.

Estremamente vario per la grana e per la solidità;
alle volte è come il marmo(2) capace di pulimento,
ma altre volte anche terroso, friabile. I risultati delle
diverse analisi sono disparatissimi: si presenta le mag-
giori volte come concrezioni, od incrostazioni, cioè
si deposita sulle pareti delle grotte stalattitiche delle
montagne calcari, ed in quelle cisterne che racchiu-
dono dell’ acqua calcarea(3); oppure riveste degli al-
tri corpi organizzati; ora assume diverse forme acci-
dentali (come il Confetto di Tivoli); alle volte riempie
delle fenditure ed altri vacui, come nella breccia ossea
[Seite 202] di Gibilterra, ove cementa assieme gli osteoliti, e
gli avvanzi di pietre(1).

b. Tufo calcareo fibroso. Tuf calcaire fibreux. Fa-
seriger Kalksinter.

Soventi volte giallo di mele, che passa al bruno;
di tessitura fibrosa, per l’ordinario brillante; spesso in
concrezioni stalattitiche, che si modellano in istrava-
ganti figure detti scherzi di natura. Trovasi nella grotta
d’Antiparo, in quella di Baumann sull’Artz inferiore,
ec. Appartiene, pure a questa sorte l’alabastro antico
(Albâtre calcaire ou oriental)(2), che talora è di rara
bellezza, di finissima grana, e buono da pulire. Il flos
ferri (Eisenblüthe
) è pure una singolare varietà di tufo
calcare in forma di cristallo bianchissimo, la frattura
del quale è lucida come la seta, a fibre curve; alle
volte come filamenti intricati assieme; è di forma den-
tellata e ramosa, colle diramazioni incurvate. Lo si
trova contro i greppi scoscesi della Schatzkammer, di
Arzberg a Eisenerz nella Stiria con della miniera di
ferro spatico.

c. Tufo calcare fogliettato. Tuf calcaire feuilleté.
Schaliger Kalksinter.

Per lo più bianco di creta; in lamine fogliacee,
talora curvate od ondeggiate; alle volte in forma di
concrezioni per incrostamenti, quasi sempre in crosta
sui grani di sabbia (Confetti di Radicoffani). È parti-
colarmente di questa stessa sorte la pisolite di Carlsbad,
che si trova anche in grandi massi od in piccoli strati
[Seite 203] in uno stato di coezione tale, che alle volte può anche
essere pulito, ma che non bisogna confondere con
l’Oolite della quale se ne parlerà in seguito.

7. Agarico minerale. Lac lunae. Chaux carbonatée
spongieuse. Bergziger.

Bianco; terroso; di grana fina come una creta;
della natura dell’ amido; che si attacca avidamente
alla lingua; magro; leggerissimo. A Mondloch, sul
monte Pilato, presso la città di Lucerna, ed in altri luoghi.
La terra spumosa, incoerente di Rubitz vicina a Gera,
distinta per un esteriore talcoso e lucente argenteo ad
essa proprio, offre una varietà particolare, della quale
Lippert si è servito per cavare le impronte delle pietre
scolpite.

8. Creta. Creta. Chaux carbonatée crayeuse. Kreide.

Terrosa; fina; tenera, ma meno della specie pre-
cedente; si attacca molto alla lingua; sporca assai le
dita; del peso di 2525. Sopra cento parti ne contiene
43 di acido carbonico; vi si trova soventi della focaja
(Vedi Pietra focaja), e delle petrificazioni di animali
marini del mondo antico; forma anche delle intere
montagne stratificate, specialmente verso il mare. Al-
bione,
e Creta o Candia ne derivano i loro nomi.

9. Pietra da calce, o Marmo. Pierre à chaux. Kalkstein.

Di colori e disegni diversi; punto o poco traspa-
rente, sempre informe; comunemente atta a pulimento,
ed in questo stato di finezza è denominata Marmo.
Questa specie comprende due principali sorta secondo
la diversità della grana:

a. Marmo bianco, o statuario. Marbre saccoroide.
Körniger Kalkstein.

Bianco; talora di un bianco di neve abbagliante,
od almeno di altri colori pallidi; di una sola tinta;
[Seite 204] alquanto diafano sugli spigoli; brillante nella frattura,
alle volte come il zucchero rotto; varia si è la grana
nella forma e nella grossezza; anche con scissure, o
sfogliato, ec. Per questi caratteri si può riguardare
siccome la specie intermedia fra lo spato calcare in-
forme e la pietra da calce. Di rado racchiude delle
petrificazioni, ma si trovano alle volte nel marmo di
Carrara (marmor Lunense) dei cristalli di rocca lim-
pidi come l’acqua; si impiega in architettura ed in
scultura come si fa con le magnifiche sorta di bianco
antico
e fra le quali il Paro antico notissimo; que-
st’ ultimo è trasparente come la cera, e pesa 2837.

b. Pietra da calce fibrosa. Chaux carbonatée fi-
breuse et soyeuse. Faseriger Kalkstein.

Per lo più bianca di varie gradazioni; in parte
dello splendore della seta; fra gli altri luoghi è nelle
montagne di Clausthal e Zellerfeld nell’ Arz; ma poi
bellissima in Northumberland presso Alstonmore, dove
se ne fanno orecchini, ed altre cose simili.

c. Pietra da calce, o Marmo compatto. Pierre à
chaux compacte. Dichter Kalkstein und Marmor.

Siccome pietra da calce comune è quasi sempre
di un grigio variato; ma come marmo di grana fina
suscettivo di pulimento è di molti colori riuniti, mar-
morizzato, venato, macchiato in mille guise. Nelle serie
dei marmi di un color solo si notano le sorta antiche
conosciute sotto i nomi di giallo, rosso, nero, ec.;
tra quelli di due colori, il pavonazzo che è bianco e
rosso; il fiorito, a tre colori, bianco, rosso e giallo
a fiamma; quello di quattro, detto broccatello, bianco,
rosso, giallo e grigio, ec. Parimenti nel numero di quelli
con disegni particolari si distingue il dendritico od
alberino, il cittadino ruderato, il paesino, il rimaggio,
[Seite 205] che passa di già alla pietra marnosa, ec. Fra quegli altri
che contengono dei corpi organizzati, sono più nota-
bili i marmi con petrificazioni come la lumachella, la
stellaria, ec. Ve ne sono eziandio (le breccie) che sono
composte di minuzzoli di altre sorta di marmi cemen-
tati assieme; certuni sono attraversati da altri fossili
talcosi, siano marmorizzati, come il polzevera (vedi Gab-
bro), siano a fiamme, come il bel cipollino antico, ec.
In generale la pietra di calcina compatta ha una
frattura schistosa, alle volte di tessuto in fogliette schi-
stose (tale è p.e. lo schistoso calcareo di Pappeneimer
nuovamente scoperto, che serve per la litografia, nel
quale si trovano anche le più notabili impronte di a-
nimali marini dei tropici, del mondo antico); del peso
medio di 2675; passa alla pietra marnosa (così p.e.,
la più antica Flözkalkstein, che in alcune provincie si
chiama anche Zechstein).

Questa pietra forma la gran catena delle mon-
tagne stratificate estese per tutto il globo. Ad una
grande profondità, sono sparse di rado di petrificazioni,
ma nell’ esteriore superficie ne abbondano, trovandovisi
in grandissimo numero le spoglie degli animali marini
del mondo anteriore. Alle varietà più degne di osser-
vazione appartengono:

a. L’Oolite. (Hammites. Chaux carbonatée globuliforme).

Deve essere considerata come una particolare va-
rietà della pietra da calce, e non bisogna confonderla
con la pisolite. Le Ooliti sono piccoli globuli calcarei
accumulati in masse tanto enormi da formare intiere
montagne; tali bolle sono agglutinate da una matrice
calcare o marnosa; spetta a questa varietà ogni sorta
di pietra da fabbrica tanto conosciuta in Inghilterra
sotto il nome di Portlandstone, Purbeckstone, ec.

[Seite 206]

b. Parimenti la specie di pietra da calce rassomi-
gliante nella grana all’ Arenaria, come p.e. la specie
di montagna di Petersberges presso Maestricht, tanto
rinomata a cagione delle petrificazioni di tante sorta
di animali marini, che colà si trovano; il così detto
marmo arenaceo del Vesuvio; la Dolomite che ta-
lora contiene quasi per la sua meta del carbonato di
magnesia, e che tra gli altri luoghi trovasi nella valle
Leventina vicino al S. Gottardo, dove forma la matrice
della Tremolite: è pieghevole ed in sottili piastre.

10. Marna. Marga. Marne. Mergel.

È un’ intima mistura di calce, di argilla, di sab-
bia, ec.; ordinariamente grigia o passa a colori poco
decisi; opaca; varia nella coesione e nella solidità,
per la quale variazione si discernono le tre qualità
seguenti:

a. Marna terrosa. Marne terreuse. Erdiger Mergel.

E più o meno coerente; magra; in generale ru-
vida al tatto; si divide nell’ acqua; assorbe l’umidità
dell’ atmosfera; si decompone o tosto o tardi. Giusta
le parti predominati che la compongono, se ne distin-
guono le varietà in marna calcare, argillosa, ec.(1),
e secondo tali differenze è adoperata per correggere
e migliorare diverse sorta di terreni.

b. Tufo marnoso. Tuf marneux. Mergeltuff.

Di lassa tessitura; alle volte spugnoso; pertugiato;
all’ aria s’ indurisce anziché dividersi; è quasi sempre
zeppo di corpi vegetabili, che furono incrostati, come
impronte di foglie, di radici e di canne (le ultime
[Seite 207] specialmente nel così detto Beinwell, o Beinbrech,
osteocolla), la di cui forma rassomiglia a tubi. In
alcuni luoghi vi si trovano delle piccole conchiglie flu-
viatili, ed in altri dei testacei marini calcinati, ec. (Vedi
sopra alla pagina 123, Tom. II.). Forma qua e là
dei gran banchi nei luoghi bassi, i quali furono alzati
da innondazioni, ove si rinvengono molte volte gli
avvanzi di elefanti petrificati, di rinoceronti e di altri
animali tropici terrestri, che si dissotterrano da non
molto tempo nella nostra zona.

c. Pietra marnosa. Marne endurcie. Margelstein.

Compatta; è talora in massa, oppure schistosa;
nell’ ultimo caso dendritica; si presenta anche sotto
diverse singolari figure, come i nocciuoli di marna; la
frattura è terrosa; forma il passaggio alla pietra da
calce compatta.

Devo parimenti notare la pietra marnosa sabbio-
nosa, che trovasi vicino a Jena, e che lo sfregamento
rende fosforica(1), come quelle di Van-Helmont (Ludus
Hemontii
) di forma singolarissima. Questo fossile si
rinviene in pochi siti, come ad Anversa ed in Fran-
conia; è composto di cubi di pietra marnosa, colore
di fegato, che sono separati gli uni dagli altri da dis-
sepamenti di tufo calcare compatto, grigio, che alle
volte forma delle masse sferoidali grosse come la testa.

11. Schisto marnoso bituminoso. Chaux carbonatée
bituminifère. Bituminoser Mergelschiefer.

È ora più, ora meno penetrato dal bitume; co-
munemente grigio nero; opaco; splendente; schistoso;
di soventi con impronte di pesci di acqua dolce, come
[Seite 208] quello di Riegelsdorf, d’Eisleben, ec.; ed anche con
impronte di vegetabili, ma diverse da quelle dell’ argilla
schistosa; contiene di rado degli animali marini sco-
nosciuti, come quello, per esempio, di Boll in Isve-
via rinchiude il Pentacrinite colossale, o Palma ma-
rina fossile (Helmintholitus portentosus, Linn.). Certe
volte contiene molto rame, nel qual caso si chiama
ardesia con rame (Ardoise cuivreuse, Kupferschiefer);
forma anche degli strati considerevoli, che costituisce
uno degli oggetti importanti della scavazione delle mi-
niere.

12. Pietra fetida. Lapis suillus. Pierre puante.
Stinkstein.

Specialmente grigia, o di un colore fra il gialla-
stro ed il nero; quasi sempre opaca; rarissime volte
trasparente; frattura per lo più terrosa, alle volte sca-
gliosa, della natura del marmo; capace di pulimento;
soventi volte informe, in masse, schistosa, di rado ag-
gregata in parti colonnari spatiche (come p.e., la pie-
tra fetida di Lisbona)(1). Raschiandola fortemente manda
un odore di corno bruciato; contiene molto di sovente
delle petrificazioni, e dei corpi ignoti del mondo ante-
cedente, in particolare dei belemniti, ed altre produ-
zioni organiche terrestri e fluviatili dei due regni della
creazione attuale, come p.e., dello schisto fetido di
Oeninger.

B. Calce solfata. Chaux sulfatée. Schwefelsaure Kalkarten.

Le diverse specie di questa divisione del genere
calcare, sono comunemente analoghe alle precedenti,
solo che caeteris paribus sono molto più tenere.

[Seite 209]

13. Selenite, o Scagliola. Chaux sulfatée cristal-
lisée. Selenit.

Certe volte scolorata, limpida, ma per lo più
bianca, che passa al grigio di fumo, giallo di mele,
ec.; più o meno diafana, e pur anche splendente
come la madreperla; tessitura fogliata; facilmente
divisibile col coltello; alquanto flessibile, ma senza
sensibile elasticità; spesso informe, però anche cri-
stallizzata(1), particolarmente in forma di lenti ed in
tavole romboidali a spigoli affilati (Tav. II, fig. 17);
soventi anche in varie maniere come cristalli gemelli;
di rado in prismi ottaedri, con punta pure ottaedra,
ec.; Bergmann vi rinvenne,

Calce 32.
Acido solforico 46.
Acqua 22.

14. Tufo gessoso. Tuf gypseux. Gypssinter.

È al pari del tufo calcare, o stalactitico o in
incrostazioni, o serve anche d’intonacatura ad altri
corpi; quando fibroso, e quando compatto: questa
ultima sorte ha pure la natura dell’ asbesto.

15. Farina fossile. Farina fossilis. Chaux sulfatée
terreuse. Gypsmehl.

Rassomiglia al agarico fossile; o bianca candida,
o che tende al grigio, ec.; polverulenta. Si trova nelle
creppature delle montagne di gesso.

16. Gesso. Gypse. Gypstein.

Comunemente bianco o grigiastro, ma anche di
[Seite 210] altri colori per lo più dilavati; di varia trasparenza,
sempre informe. Farò menzione delle tre seguenti qualità:

a. Gesso lamellare. Gypsum lamellosum. Gypse
lamelleux. Schuppiger Gypstein.

Grigio di fumo, ed anche colore di mattone; poco
trasparente; a squame, che passa anche allo sfogliato;
pesa 2167; Kirwan vi riscontrò,

Calce 32.
Acido solforico 30.
Acqua 38.

Certe volte è anche misto più intimamente, o
più grossolanamente con tanti altri fossili, come col
quarzo (a Wisbaden), con la pietra cornea (a Mont-
martre); racchiude non di rado dei fossili esclusiva-
mente piantati nella sua sostanza, siccome il Boracite
nel gesso di Luneburgo, l’Aragonite in quello di Ara-
gona, dei piccoli cristalli di quarzo color di cannella
in quello di Galizia, impropriamente chiamati Giacinti
di Compostella, ec.

b. Gesso fibroso. Gypsum fibrosum. Chaux sulfatée
fibreuse. Faseriger Gypstein.

Le maggiori volte bianco; trasparente; la frattura
trasversale è a fibre, o rette o curve; d’ordinario bril-
lante; talora splendenza di madreperla; ora friabile;
comunemente in istrati poco grossi; pesa 2305.

c. Gesso compatto, Alabastro. Gypsum densum.
Chaux sulfatée compacte. Alabaster.

Di un bianco abbagliante, ma anche di diversi
colori, però quasi sempre torbidi, che giungono fino
al nero; se ne ravvisa di listato, venato, marmoriz-
zato, ec.; il bianco può essere assai trasparente, de-
bole; frattura che passa dalla scagliosa alla terrea.

17. Anidra, o Anidrite. Anhydre. Anhydrit.

[Seite 211]

Comprende due sorta di solfato di calce, le quali
oltre all’ aspetto esteriore, si distinguono anche da tutte
le altre, specialmente per la mancanza dell’ acqua di
cristallizzazione.

a. Spato Anidrite. Späthiger Anhydrit.

Per lo più bianco latteo; rifrange molto la luce;
splendenza di madreperla; con triplice passaggio di
fogliette rettangolari; si può spezzare facilissimamente;
pesa 2964; contiene secondo Vauquelin,

Calce 40.
Acido solforico 60.

Trovasi presso Steinsalz nel Salisburghese, e nel
cantone di Berna.

b. Gesso turchino. Dichter Anhydrit, Blaues Gyps.

Ordinariamente cilestro tendente al grigio, ec.;
poco splendente; ruvido; pesa 2940; Klaproth vi
rinvenne,

Calce 42.
Acido solforico 57,
ed alquanta silice ed ossido di ferro.

Trovasi specialmente a Sulz sulle sponde del Necker.

18. Gesso epatico. Pierre hépatique gypseuse. Gyps-
leberstein.

Molto analogo alla pietra fetida; comprende il
gesso e la selenite penetrati di bitume, e collo sfrega-
mento dà fuori un odore di fegato di zolfo; quasi sem-
pre grigio di fumo.

C. Fluato di calce. Chaux fluatée. Flussaure Kalkarten.

19. Spato fluore. Spath fluor. Flusspath.

Dall’ uso che se ne fa nelle fonderie ne derivò il
nome; offre quasi tutti i colori delle gemme; di rado
è scolorato; ora più ed ora meno diafano; di splen-
dore vetroso; tessitura spatica; trovasi alle volte informe,
[Seite 212] qualche rara volta in gruppi colonnari; frequentemente
cristallizzato, specialmente in cubi; di rado in pira-
midi quadrilatere (Tav. II, fig. 5); buono per essere
levigato; quello verde di smeraldo pesa 3481; diede
a Kirwan,

Calce 57.
Acido carbonico 16.
Acqua 27.

Riscaldato sopra i carboni diventa fosforescente
mandando una luce verde; è questa una proprietà che
distingue lo spato fluore violetto, o verde bianco di
Nerschinsk (nominato perciò Clorofano), che è in grandi
pezzi, il quale senza splendere al fuoco prende un bel
colore di smeraldo.

Il fluore compatto si distingue solamente per non
essere di tessitura spatica: si trova le maggiori volte
bianco, verdastro e turchino; è appena trasparente;
informe; frattura brillante; trovasi principalmente nel
Derbyschire, ed a Straberg sull’ Harz.

D. Fosfato di calce. Chaux phosphatée. Phosphorsaure
Kalkarten.

20. Apatite. Apatite. Apatit.

Di diversi colori siccome lo spato fluore, sola-
mente più pallidi; quasi sempre diafana, lucida come
vetro, frattura trasversale fogliettata; quella longitudi-
nale passa alla concoide; per l’ordinario cristallizzata,
ed in questo caso quasi sempre in prismi esagoni con
variazioni; pesa 3218; le parti che la compongono,
sono secondo Klaproth,

Calce 55.
Acido fosforico 45,
ed alquanto di ossido di manganese

Scaldata sui carboni diventa fosforescente e manda
[Seite 213] una luce verde; si rinviene specialmente nelle miniere
di stagno vicino a Schlackenwalde. L’Aspargonite di
Spagna, e la Moroczite di Norvegia appartengono a
questa specie.

21. Apatite terrosa. Erdiger Apatit, Phosphorit.

Giallognola, che dà nel bianco; opaca; di grana
magra; di frattura terrosa, ed anche a scaglie, la quale
talvolta è pure fibrosa; semidura; pesante; raschiata
nell’ oscurità con ferro tagliente dà una raschiatura
brillante, e riscaldata sui carboni, manda come l’a-
patite, una luce verde; si trova presso Traxillo nel-
l’Estremadura, in istrati alternati di quarzo ordinario,
e nelle vicinanze di Sigeth in Ungheria, a guisa di sab-
bia in grani.

E. Borato di calce. Chaux boratée. Boraxsaure Kalhart.

22. Datolite. Datolith.

Bianco-lattea; brillante; splendenza grassa; frat-
tura, dalla concoide minuta alla scagliosa, informe e
cristallizzata (all’ apparenza cubica con angoli ottusi);
contiene secondo Klaproth,

Calce 35,50
Silice 36,50
Acido boracico 24.
Acqua 4.

Si trova ad Arendal.

G. VIII. Stronziana. Strontiane. Strontian.

Il Dottore Crawford e Sulzer a Ronneburg rico-
nobbero per i primi qual terra elementare, e partico-
lare la Stronziana. Una delle principali sue proprietà
si è di formare coll’ acido muriatico dei cristalli ad
aghi, e se in questa salina combinazione sciolta nel-
l’alcoole, s’immerga carta o bambagia e si accenda,
[Seite 214] manda una fiamma rossa di carmino. Con l’acido
nitrico forma dei cristalli esagoni grossi ed in tavole.
La stronziana trovasi combinata con due specie di a-
cidi, cioè l’acido carbonico ed il solforico; e da ciò
ne viene:

A. Stronziana carbonata. Strontiane carbonatée. Kohlen-
saure Strontianart.

1. Stronzianite. Strontiane carbonatée. Strontianit.

Verde d’asparago pallido, o biancastro; trasparente;
brillante; splendenza vetrosa; fibrosa, od aggruppata
in masse colonnari; si rompe generalmente in fram-
menti cuneiformi; d’ordinario informe; assai di rado
in cristalli separati ad aghi; del peso di 3591; Kla-
proth
vi trovò,

Stronziana 69,50
Acido carbonico 30.
Acqua 0,50

È semi dura; si trova a Strontian in Iscozia,
incastrata quasi sempre nello spato pesante.

B. Solfato di stronziana. Strontiane sulfatée. Schwefel-
saure Strontianart.

2. Celestino. Célestin. Cälestin.

Non solamente turchino come lo accenna il nome,
ma anche bianco, giallognolo e grigio chiaro, ec.; fi-
broso nella frattura trasversale, ed anche grasso e sfo-
gliato; lucido come la seta; più o meno trasparente,
e parimenti del tutto opaco; ora informe ed ora cri-
stallizzato a tavole quadrilatere obblique; quello fibroso
di Pensilvania pesa 3714, Licth. Analisi di Klaproth,

Stronziana 58.
Acido fosforico 42.

Si trova, particolarmente la specie a foglietti, al
Süntel, presso Mündur nell’ Annover, a Bristol, nel
[Seite 215] Sommersetshire, a Mazzara, in Sicilia, e l’informe
terroso presso Montmartre.

G. IX. Barite. Baryte. Baryt.

La Terra pesante o Barite (Terra ponderosa, Barytes),
che caratterizza questo genere, fu scoperta da Bergmann
qual terra elementare, e trae il suo nome dal peso
specifico considerevole che uguaglia 4000. Al pari della
calce diventa caustica quando è torrefatta: ad una
temperatura elevata si vetrifica; combinata coll’ acido
solforico forma lo spato pesante ed è precipitata dalle
sue dissoluzioni negli acidi nitrico e muriatico dalla li-
scivia di sangue. Trovasi come la stronziana combinata
con l’acido carbonico e solforico.

A. Carbonato di Barite. Baryte carbonatée. Kohlen-
saure Barytarten.

1. Viterite. Vithérit. Vitherit.

Bianca, che passa al grigio, ed anche al rosso
giallognolo; trasparente; rassomiglia molto nell’ aspetto
esteriore all’ allume; di un lucente grasso; comunemente
informe; si rompe in frammenti cuneiformi, strisciati,
a raggi alquanto divergenti sulla frattura longitudinale;
è rarissimamente in forma regolare, e quando lo è,
si mostra quasi sempre in prismi esagoni con punta
esagona (Tav. II, fig. 19); pesa 4271, Licth; secondo
Kirwan risulta di

Barite 78.
Acido carbonico 20.

Specialmente nelle miniere di piombo ad Angle-
zark, vicino a Chorley, nel Lancashiere, ed a Stein-
bauer, nella Stiria superiore. Questo fossile è velenoso
dandolo internamente agli animali a sangue caldo; ma
[Seite 216] decomposto convenientemente, ed amministrato in pic-
cole dosi diventa un efficace rimedio.

B. Solfato di Barite. Baryte sulfatée. Schwefelsaure
Barytarten.

2. Spato pesante. Spat pésant. Schwerspath.

Per lo più di tessitura spatica, ed anche fibrosa
come alcune seleniti, e compatto a simiglianza dello
spato fluore; questa differenza ha dato luogo alle tre
seguenti qualità:

a. Spato pesante lamellare. Spath pesant lamelleux.
Gemeiner Schwerspath.

Comunemente bianco, ma passa pure ad altri colori
diversi, però poco vivaci; rare volte scolorito del tutto,
e limpido; più o meno trasparente, ed anche opaco;
di varia splendenza; frequentemente informe, in istrati
lamellari grossi; qualche volta sotto molte forme rego-
lari, cioè in prismi e tavole, ora quadrilatere ed ora
esagone, con varie sorta di affilature e di punte acumi-
nate; le colonne sono anche acuminate come il così
detto spato in barre di Freisberg. Le tavole sono molte
volte esagone, con gli spigoli acuti, che in alcuni casi
sono terminate in piccole faccette; le estremità del
prisma sono anche con piccola faccia affilata in punta
(Tav. II, fig. 8); lo si vede parimenti in piramidi qua-
drilatere doppie (Tav. II, fig. 5), od in piccolissime ta-
volette infilate a foggia di grani di corona (spato pe-
sante capilliforme
), oppure aggregate sotto figure singo-
lari e svariatissime (spato pesante a cresta di gallo);
pesa 4430; quello di Freiberg diede a Klaproth,

Solfato di Barite 97,50
Solfato di stronziana 0,35
Silice 0,80
Acqua 0,7
Ossido di ferro 0,70
[Seite 217]

Si trova frequentemente nei filoni ove forma una
delle ganghe (matrici) più comuni delle miniere; ma
si trova anche dispersa nelle montagne a strati.

Una varietà notabile si è lo spato pesante detto
Aehrenstein (Pietra spica), impropriamente Lapis ace-
rosus:
è bianco, aggruppato come un mazzo di spiche,
per così dire incastrato con la sua matrice, di un gri-
gio di cenere, e della natura dell’ argilla; per lo pas-
sato si trovava vicino ad Osterode.

b. Spato pesante fibroso. Baryte sulfatée radiée.
Faseriger Schwerspath, Bologneserspath.

Di tessitura fibrosa sulla frattura trasversale; è di
un grigio di fumo; poco trasparente; si trova in
pallottole compresse, molto simili nella grossezza ai fi-
chi secchi; pesa 4440; composto secondo Arvidson di

Solfato di barite 62.
Silice 16.
Solfato di calce 6.
Allumina 14,15
Ossido di ferro 0,25
Acqua 2.

Solamente sul monte Petronio vicino a Bologna;
si è con questa varietà di spato pesante che si fecero
da prima le sostanze fosforescenti conosciute sotto il
nome di pietre o fossili di Bologna.

c. Spato pesante compatto. Spath pesant com-
pacte. Dichter Schwerspath.

Grigio di fumo giallognolo; rosso di mattone, ec.;
trasparente solo su gli spigoli, o su le sue scaglie; frat-
tura debole, per l’ordinario scagliosa, informe; l’a-
nalisi dello spato pesante compatto di Rammelsberg
sull’ Arz ha dato a Westrumb,

Solfati di barite e stronziana 83,50
Silice 6,50
Allumina 1,50
Solfato di calce 2.
Acqua e bitume 2.
[Seite 218]

Trovasi, come si disse, a Rammelsberg e nel Der-
byshire.

3. Spato pesante terroso. Spath pesant terreux.
Erdiger Baryt.

Grigio giallo; terroso; magro; ruvido; si trova
sullo spato pesante ordinario.

4. Barite epatica, Spato pesante bituminoso. Lapis
hepaticus,
Cronst. Baryte sulfatée fétide. Schwerlaberstein.

Ora nero-bruna, ed ora giallo-grigia; poco tra-
sparente o solo sugli spigoli; splendente; in mucchi,
od in pezzi informi ad angoli ottusi; raschiata con
ferro manda un odore di fegato di zolfo; trovasi in
particolare a Conigsberg in Norvegia; contiene secondo
John,

Solfato di barite 92,75
Bitume e carbonio 2.
Solfato di calce 2.
Ossido di ferro 1,50
Acqua 1,25

PROSPETTO
Delle più notabili roccie miste
delle montagne.


§. 244.

[Seite 219]

Fin ora abbiamo considerate le terre e le pietre
quali fossili omogenei (meccanicamente semplici), ma
frequentemente s’ incontrano dei minerali diversi nella
specie e nel genere, i quali sono misti insieme con
intima gradazione variata, sebbene determinata, che
alle volte formano delle masse e dei filoni notabili: è
dunque della massima importanza precipuamente per
la parte geologica della mineralogia di ridurre in un
certo sistema anche coteste roccie composte di specie
eterogenee di fossili (petrae heterogeneae).

§. 245.

Però ci limiteremo soltanto a quelle roccie, le
quali, mantenendo nella loro mescolanza una stabi-
lita proporzione, formano degli interi filoni, escludendo
quelle, ove alle volte vi si trova unicamente un fos-
sile, per così dire, impiantato in un altro, come p.e.,
il cristallo di rocca si presenta in alcuni casi nel marmo
di Carrara (Vedi sopra alla pag. 204), od altri
minerali di nuova origine, che si trovano deposti in
qualche fessura o nei fori globulari di una pietra più
antica, in quel modo che trovasi del tufo calcare
nelle antiche scorie e lave.

§. 246.

[Seite 220]

Queste sostanze conosciute propriamente sotto il
nome di roccie, si possono classificare, a norma della
differente combinazione delle parti che le costituiscono,
in tre principali classi(a):

I. In quelle, in cui la mescolanza delle parti ebbe luogo
originariamente le une con le altre all’ epoca della
simultanea precipitazione del fluido primordiale (§. 227,
e seg.), senza che un particolare cemento le abbia
unite; così nel Granito, che per questa ragione
quando è lisciato somiglia ad un mosaico.

II. Quelle nelle quali alcuni frammenti di fossili iso-
lati furono mescolati in una pasta, o massa princi-
pale di altre sostanze lapidee; così il Porfido.

III. Finalmente quelle altre, ove grani e scaglie roto-
late e insieme aggregate, furono agglutinate da un
cemento, come le Breccie e le Arenarie.

Le parti che compongono le due prime classi sono di
uguale formazione; ma non è così di quelle della
terza, essendo indispensabile che i granelli o le sca-
glie sieno prima state arrotolate, eppoi cementate
da un glutine.

§. 247.

Io mi sono studiato di dividere alla meglio che mi
fu possibile le qualità principali nelle seguenti specie:

1. La specie propriamente detta di Granito, nella quale
entrano puramente le sostanze che devono in istretto
[Seite 221] senso comporre il vero granito, e sono il feldspato,
il quarzo e la mica.

2. Le false specie di Granito, ove in sostituzione di
una delle tre indicate sostanze, che dovrebbe effet-
tivamente esservi, avvene in vece una qualche altra
estranea.

3. Le specie doppiamente rimescolate, le quali, oltre i
materiali ad esse proprii, ne contengono anche di
estranei.

4. Le mezze specie, alle quali mancano ora gli uni,
ed ora gli altri dei materiali proprj, senza che un
qualche altro estraneo ne faccia le veci.

A. Roccie di montagne, le sostanze delle quali
sono in origine rinchiuse le une con le altre.

1. Granito. Granit. Granit.

Forma delle masse di montagne o dei banchi po-
derosi, che variano estremamente tanto per la mistura
grossolana o fina, quanto per l’ineguale proporzione
delle parti costituenti, come anche per la maggiore o
minore solidità della grana, ec.

a. Granito propriamente detto. Syenites(1), Plin.

Composto, come si disse, solamente di quarzo,
[Seite 222] feldspato e mica; tale è p.e., il granito rosso antico, ed
anche il masso enorme rinvenuto in una palude vicino
al golfo di Finlandia, e che, sebbene pesasse tre mi-
lioni di libbre, fu trasportato a Pietroborgo per ser-
vire di base alla statua di Pietro il Grande(1).

Il famoso Pe-tum-tse dei Chinesi (uno dei prin-
cipali ingredienti della loro porcellana), è parimenti un
vero granito, nel quale il feldspato è in istato di de-
composizione.

b. Il Falso Granito. Faux Granit. After Granit.

Questo, p.e., invece della mica contiene dell’ orni-
blenda: molte sorta antiche (eccettuato il vero Sienite)
appartengono a questa varietà.

c. Granito rimescolato. Granit surmélangé. Ueber-
mengter Granit.

Il quale oltre i tre componenti, quarzo, feldspato,
e mica, contiene dell’ orniblenda o sorlite, dei graniti,
del corindone, della miniera di ferro magnetico, della
miniera di stagno, ec.(2).

d. Semi-granito. Demi-Granit. Halbgranit.

[Seite 223]

Composto, p.e., solamente d’orniblenda e feldspato,
che quando è misto intimamente con esso passa ad un
aspetto oritognosticamente di Grunstein (Vedi p. 182),
oppure di feldspato e di mica, l’Aventurina spatica del
mar bianco (Vedi la nota alla pag. 171).

2. Gneis. Granit feuilletté. Gneis.

Le parti che lo compongono sono le medesime
del granito, con il quale ha pure molta analogia, e
passa alle volte al suo stato, specialmente al gra-
nito chiamato da Saussure granito venoso; ma in
generale è stratificato, ed anche sfogliato, e schi-
stoso; trovasi nelle montagne a filoni; offre le mede-
sime varietà accennate nel granito.

3. Schisto micaceo. Schiste micacé. Glimmerschiefer.

Le parti costituenti questa roccia sono in istretto
senso esclusivamente di quarzo e di mica, la quale vi
predomina, offrendo una tessitura schistosa; contiene
molte fiate delle miniere ed anche dell’allume; le sue
varietà sono:

a. Schisto micaceo propriamente detto. Schiste mi-
cacé proprement dit. Eigentlicher Glimmerschiefer.

Alcuni di questi schisti, a cagione dell’ uso che se
ne fa nelle fonderie, si denominano saxum fornacum,
Gestellstein. Una qualità colore della cannella, e bril-
lante come l’oro alla foggia dell’ Aventurina, trovasi
presso Catarinsburg, in Siberia.

b. Schisto micaceo rimescolato. Schiste micacé sur-
melangé. Uebermengter Glimmerschiefer.

[Seite 224]

Misto frequentemente di granate; così la sorte
nominata Murkstein.

B. Breccie, nelle quali i pezzi separati di certi
fossili si trovano per così dire impastati in una massa
principale, o base omogenea.

4. Porfido. Porphyre. Porphyr.

Varia ne è la base; frequentemente è di orni-
blenda, ed anche di argilla indurita, o di trappo, di
pechstein, ec.; appartiene per l’ordinario, siccome le
due precedenti, a roccie di montagne a filoni; però
trovasi per lo più in massi informi, ed anche in ciottoli.

a. Porfido propriamente detto. Porphyre proprement
dit. Eigentlicher Porphyr.

Felspato ed orniblenda misti in una delle già men-
zionate paste. Quello conosciuto sotto il nome di por-
fido antico
notabile per la sua singolare bellezza,
grandissima durezza, ec., è rosso bruno, siccome lo stesso
nome l’annuncia, ed ha una base del medesimo co-
lore, che consiste in una sostanza lapidea particolare
della natura della pietra cornea, approssimantesi al
diaspro, la quale contiene dei piccoli frammenti di
feldspato compatto, ed orniblenda nera, non che alcuni
pezzetti della stessa base tinti in rossiccio. È partico-
larmente del basso Egitto, e dell’ Arabia Petrea.

b. Falso Porfido. Faux Porphyre. Afterporphyr.

Quello, nella di cui sostanza si trova mista del-
l’orniblenda collo spato calcare invece di feldspato,
come in alcuni fossili detti impropriamente lave anti-
che del Vesuvio
(Vedi alla pag. 180).

c. Porfido rimescolato. Porphyre surmélangé. Ue-
bermengter Porphyr.

[Seite 225]

Quello, che ha più di due sorta di parti costituenti
nella sua pasta; tale è il Graustein (Saxum metalli-
ferum,
Born.), composto di orniblenda, di felspato,
di mica, ed anche di quarzo inviluppato in una pasta
d’argilla indurita. Trovasi nella bassa Ungheria, ove
forma le principali montagne a filoni, e la matrice
della maggior parte delle miniere d’oro e d’argento
di quel paese(1).

d. Semi-porfido. Demi-porphyre. Halbporphyr.

Con una sola sostanza mista nella sua pasta; tale
si è il porfido verde antico d’Egitto, impropriamente
chiamato Serpentino verde antico, la di cui pasta verde
di porro, della natura dell’ orniblenda avvicinantesi
al diaspro, tinge in verde pallido dei grossissimi fram-
menti di felspato che vi sono inviluppati.

5. Porfido schistoso. Porphyre shisteux. Porphyr-
schiefer.

La pasta del vero porfido schistoso è per lo più
la Pietra sonora o Klingstein (pag. 179 T. II.): involve
[Seite 226] comunemente dei piccolissimi grani di felspato, di quarzo,
ec.; la tessitura è schistosa come lo indica il nome.
All’ incontro il felspato bianco e compatto forma la
base della Weisstein (pietra bianca) o Namieseterstein,
nome derivante dal luogo in Moravia, ove si trova,
la quale per lo più è di tessuto schistoso, e con-
tiene rimescolati piccoli granati, talora anche della
mica, ec., alla foggia del porfido.

C. Roccie composte di grani e di scaglie ridotte
in ciottoli o rotolate, intimamente aggregate, ed unite
insieme da un cemento.

6. Breccia. Brèche. Bresche. Conglomerat.

È un ammasso di scaglie, ciottoli o frammenti di
una forma irregolare inviluppati in una massa, quasi
sempre di natura dell’arenaria. Il cemento che la col-
lega offre anche delle varietà, come pure le stesse parti
miste; ma questo cemento è sempre in massa, non di
una tessitura schistosa. Fra le sorta particolarmente
notabili, si distinguono:

L’antica, bellissima e preziosa Breccia verde d’E-
gitto; la massa è della stessa specie della Grünstein
(pietra verde), ove sono rimescolati il felspato verde
compatto, l’orniblenda, il serpentino, ec.; è di questa
breccia che è lavorato il magnifico e rinomato Sarco-
fago sotto il nome di Tomba di Alessandro, che trovasi
con gli altri lavori d’arte nel museo inglese.

I Puddingstein, o breccie di una massa di are-
naria per lo più giallo-grigiastre, legate da un cemento
quarzoso, nelle quali vi sono solidamente mischiati dei
rottami di pietre focaje, di schisto siliceo, ec.(1); si
[Seite 227] trovano particolarmente in Inghilterra. Il più bello, è
quello vicino a S. Albano nella contea d’Herford.

Quella breccia chiamata dai minatori tedeschi
Rothe todte liegende (sol mort, ou stérile rouge) si è
ordinariamente una massa di arenaria ferruginosa, le-
gata più o meno intimamente da un cemento argilloso,
nella quale si trova misto del quarzo e dello schisto
siliceo in grani, di forma ineguale; costituisce quasi sem-
pre l’ultimo di tutti gli strati delle miniere, ma talvolta
forma anche delle intere montagne, specialmente nella
Svizzera; la Nagelflue(1) di cotesto paese è della qua-
lità in discorso.

Finalmente il Grauvache (Grés gris de’ fran-
cesi) è una massa di arenaria, ordinariamente gri-
gia, legata da un cemento argilloso, nel quale vi
è del quarzo in ciottoli, od in grani, d’inegualissima
forma e grossezza; è pure di varia solidità; passa a
quel grés che trovasi vicino agli strati di carbon fos-
sile e che per questa ragione si chiama carbonaceo,
per distinguerlo dall’ ordinario. Forma la più gran parte
delle montagne dell’ Artz superiore.

7. Breccie schistose. Brèches shisteuses. Breschen-
schiefer.

Sono costituite delle medesime parti delle breccie
or ora annoverate, ma il loro tessuto è schistoso.

[Seite 228]

Tale è, p.e., il Gres grigio schistoso, che fra gli altri
luoghi dell’ Artz superiore, trovasi segnatamente a Burg-
stetterzug vicino a Clausthal, il quale contiene delle
impronte simili alle canne o giunchi. Coteste impronte
sono ancor più importanti per la geologia, poichè
offrono probabilmente le traccie più antiche della crea-
zione organica del mondo antecedente.

8. Arenaria. Grès. Sandstein.

Quarzo in grani, le maggiori volte, di forma eguale,
fortemente agglutinati assieme; il cemento è di diffe-
renti qualità, essendo calcare, argilloso, ferruginoso, ec.;
alle volte è anche quarzoso, nel qual ultimo caso passa
allo spato quarzoso ordinario, granuloso.

a. Arenaria propriamente detta. Grès proprement
dit. Eigentlicher Sandstein.

Alle volte in istrati grossi, alcune altre di grana
cristallina, o con petrificazioni del mondo antico, ap-
partenenti ai due regni organici, talora globoso, ec.
Al Gres di forma particolare, appartiene specialmente
quello che trovasi presso Clausenburg, a globi di di-
versissima grossezza.

Parlando dello spato calcare si fece menzione dell’ a-
renaria o Gres che si chiama cristallizzato di Fontain-
bleau; merita piuttosto che si faccia cenno di quello
che trovasi nel Virtemberghese presso Stuttgarda.

b. Arenaria rimescolata. Grès sur-mélangé. Ueber-
mengter Sandstein.

Generalmente con la mica; ma contiene anche
degli altri fossili, ed in oltre offre, p.e., dei piccoli
cubi di manganese bruno; tale è quello, che si trova
nella matrice della miniera di cromo rosso di Beresofsk,
nel Catarinburghese.

[Seite 229]

Si è qui, che la roccia Topazzo di Schnecken-
stein nel Voigtland (pag. 162 T. II.), deve avere il suo
posto. Sembra composta di un’ arenaria, che passa al
quarzo granuloso, attraversata da schorlo comune ad
aghi, di quarzo ordinario compatto, ed anche di to-
pazzo informe e d’argilla litomarga gialla.

9. Arenaria schistosa. Grès shisteux. Sandstein-
schiefer.

Questo fossile, a motivo della sua tessitura, sta
coll’ arenaria in massa, come il porfido schistoso col
porfido, oppure il gres schistoso col gres grigio. È spe-
cialmente osservabile la pietra flessibile, divenuta di
nuovo famosa da 40 anni in quà circa(1). Essa pro-
viene da Villa Rocca, nella provincia Minqs geraes
del Brasile. Frammezzo ai suoi singolari granelli, per
lo più schiacciati, non evvi cemento che possa essere
distinto.

L’arenaria schistosa propriamente detta, è per lo
più rimista di mica ed orniblenda, e ne è attraversata
nella sua frattura schistosa, come si osserva nel York-
stone, Bremingstone
ec., d’Inghilterra; solamente la
mica ed il quarzo, variano di molto nella quantità e
nella ripartizione.

SEZIONE DECIMATERZA.
dei sali minerali, o fossili.

[Seite 230]

§. 248.

I sali in generale si distinguono dagli altri corpi
principalmente per la grande facilità di sciogliersi nel-
l’acqua, per il sapore particolare, per la forte ten-
denza che hanno di combinarsi intimamente con altre
sostanze.

§. 249.

Tutti i sali minerali, cioè quelli che si rinvengono
fossili nella natura, appartengono a quelli conosciuti
sotto la denominazione di sali neutri o medj (salia
media, neutra, composita
). Questi sono i sali composti
di un acido combinato; o A, con un alcali; o B,
con una terra detta alcalina; oppure C, con ossidi
metallici.

Osservazione. In sostanza, il gesso e gli altri fos-
sili formati da una terra detta alcalina, combinata con
un acido, dovrebbero essere posti fra i sali; ma la
mancanza di sapore, e la loro difficoltà a sciogliersi,
permettono, che almeno in mineralogia si enumerino fra
le terre e le pietre.

§. 250.

La divisione più naturale dei sali fossili, si è se-
condo i diversi acidi che contengono; sicchè si possono
distribuire nei cinque seguenti generi:

[Seite 231]
I. Sali neutri muriatici.
II. Sali neutri solforici.
III. Sali neutri nitrici.
IV. Sali neutri boracici.
V. Sali neutri carbonici.

Genere I. Muriatici.

1. Muriato di soda, Sal gemma. Muria montana.
Soude muriatée. Steinsalz.

Frequentemente grigiastro, ma anche senza colore
e limpido; di rado rosso di mattone o turchino di
zafiro, ec.; d’ordinario più o meno trasparente; ora,
solamente lucente, ed ora brillante; la frattura può
essere compatta, sfogliata, fibrosa, granulosa, ordi-
nariamente informe; di rado cristallizzata, ed in questo
caso in cubi, che alle volte racchiudono delle goccie
d’acqua; pesa 2143. Contiene

Acido muriatico 33.
Soda 50.
Acqua 17.

Crepita nel fuoco; forma alle volte dei banchi
grossi e delle grandi masse(1) (le cave di sale), così
p.e., in Boemia ed a Wieliczka, presso Cracovia, ec:
si trovano anche incrostate di sai marino quelle sponde
dei mari, dove il sole ha fatta evaporare l’acqua; così
è presso Alessandria d’Egitto(2), e nelle vicinanze di
Baical.

2. Sale ammoniaco. Sal ammoniacum. Ammoniac
muriaté. Natürliches Salmiak.

[Seite 232]

Bianco grigiastro, ed anche giallo per lo zolfo che
contiene; offre ordinariamente, una splendenza debole;
alle volte farinosa, altre in piccoli cristalli non di-
stinti; manifesta qualche duttilità ed elasticità; pesa
1420; il sapore è piccante, fresco, alcalino; sui car-
boni manda un fumo bianco; si ritrova specialmente
nelle regioni vulcaniche.

G. II. Solforici.

A. In combinazione con un alcali.

1. Solfato di soda o Sal mirabile, di Glaubero.
Soude sulfatée. Natürliches Glaubersalz.

Bianchiccio, ed anche trasparente o terroso. Con-
tiene,

Acido solforico 27.
Soda 15.
Acqua 58.

Sapore salato, amaro, fresco; si trova soventi
volte nelle saline, e nel muriato di soda; ma spe-
cialmente presso la soda naturale di Debrezin.

2. Polialite. Polyhalit.

Questo fossile annoverato dapprima fra i gessi,
secondo l’esame esatto di Stromeyer, è rosso di mat-
toni, splendente; di sapore salato amaro; della lucen-
tezza di cera; talvolta fibroso; solubilissimo. Contiene,

Solfato di Potassa 27,48
Solfato di calce 51,10
Solfato di magnesia 20,11

Trovasi nelle montagne di sale di Ischel, nell’ Au-
stria superiore(1).

[Seite 233]

B. Combinato con le terre alcaline.

3. Solfato di magnesia. Magnesia vitriolata. Ma-
gnésie sulfatée. Natürliches Bittersalz.

Quasi sempre biancastro, trasparente; comune-
mente in cristalli aggruppati, informa d’aghi. Contiene,

Acido solforico 33.
Magnesia 19.
Acqua 48.

Fra gli altri luoghi, trovasi a Jena in Sassonia.
Una particolare varietà di questo sale, è il così detto
Halotrichum d’Idria, che distinguesi co’ suoi cristalli
lunghi e somiglianti a’ capelli, di colore argentino, e
di splendenza di seta.

4. Solfato d’Allumina. Alumen. Alumine sulfatée.
Natürlicher Alaun.

Comunemente grigiastro; alle volte trasparente;
d’ordinario solamente lucicante, ed anche lucido come
la seta; alcune fiate terroso; pesa 2071. È composto
delle tre seguenti sostanze, che le contiene in propor-
zioni diverse, p.e.,

Acido solforico 24.
Allumina 18.
Acqua 58.

Di sapore astringente acerbo, poscia dolciastro.
Trovasi particolarmente nel regno di Napoli, alle volte
sulle lave alterate, alluminose; è principalmente usato
per la tintorìa, ec.

C. In combinazione con gli ossidi mettalici.

5. Vitriolo di ferro nativo. Vitriol natif. Natürli-
cher Vitriol.

Gli ossidi metallici combinati coll’acido solforico,
particolarmente col rame, ferro, zinco e cobalto, ed
[Seite 234] anche con alcuni di essi, uniti assieme, portano tutta-
via la denominazione della parte predominante.

a. Coparosa turchina, o Solfato di rame. Cuivre
sulfaté. Kupfervitriol.

Turchino, che tende al verde di rame, per lo più
stalactitico; pesa 2230; sul fuoco manda una fiamma
verde; la sua dissoluzione tinge in rosso di rame il
ferro che ne è strofinato; ha un sapore di rame, a-
cerbo, astringente, nauseante; trovasi in Ungheria vi-
cino ad Herrengrund, ec.

b. Solfato di ferro, o Coparosa verde. Fer sulfaté.
Eisenvitriol.

Quasi sempre verde di rame, ma quando si decom-
pone è giallo d’ocra, ed anche come una incrostazione
bianca sulle piriti solforose; comunemente diafano; sapore
simile a quello dell’ inchiostro, acerbo, astringente. Si
trova, p.e., presso Goslar a Rammelsberg, ma anche
in vicinanza dei vulcani, nelle cave di carbon fos-
sile, ec.(1).

Merita di essere rammentata la varietà di ferro
solforico detto Steinbutter, che è gialla, lucente come
la cera, sfogliata, grassa al tatto, che si trova spe-
cialmente, in grande quantità, in Siberia sull’ Altai,
Ural, ec.

c. Solfato di zinco. Zinc sulfaté. Zinkvitriol.

[Seite 235]

Bianco giallognolo; rilucente; frattura ordinaria-
mente fibrosa; anche come una incrostazione farinosa,
o capilliforme a simiglianza del così detto Allume di
piuma;
o in forma di stalactite; si trova sul Rammel-
sberg.

d. Solfato di cobalto. Cobalt sulfaté. Kobaltvitriol.

Roseo pallido; di lucentezza vetrosa; trasparente;
in forma di stalactite. Delle vicinanze di Herrengrund
in Ungheria.

G. III. Nitrici.

1. Nitro, o Nitrato di potassa. Nitrum prismaticum.
Potasse nitratée. Natürlicher Salpeter.

Biancastro; comunemente diafano; ora splendente
ed ora lucicante; la maggior parte delle volte in aghioli
fini, o lanoso; anche in forma di stalactite; pesa
1920; di sapore amaro e fresco; si fonde nel fuoco
e detona sui carboni accesi; per lo più è misto alla
calce; si trova particolarmente a Ludamar (nell’ in-
terno dell’Africa), all’Indostan, e qua e là in Europa,
come in Ungheria, in Puglia; nelle vicinanze di
Homberg, nel Würtzborghese, presso Gottinga al Kein-
hauser, Sandstein, ec.(1). Si adopera come è noto per
fare la polvere di schioppo, l’acido nitrico, ec.

G. IV. Boracici.

1. Borato di soda. Soude boratée. Tinkal.

Comunemente di un grigio verdastro; semidia-
fano; lucente come la cera; frattura lamellare, a
[Seite 236] laminette curve; cristallizzato in prismi esagoni piatti,
affilati obbliquamente all’ estremità; di sapore, prima
dolcigno e poscia caustico; si fonde facilmente al
fuoco. Si rinviene nelle vicinanze di qualche lago del-
le Alpi e nelle montagne più alte del Tibet e Nepal;
serve per saldare, fondere, ec.

2. Sassolino. Sassolin. Sassolin.

Passa al bianco gialliccio; quasi argentino nella
splendenza; con fogliette che interiormente offrono
delle fessure; è micaceo. Composto secondo Klaproth di

Acido boracico 86.
Solfato di magnesia 11.
Gesso 3.

Si trova nelle acque termali (Lagoni) vicino a
Sasso nel Firentino.

All’ acido boracico naturale di una delle caverne
delle isole vulcaniche di Lipari, dalla quale appunto
sgorgano acque termali, evvi invece combinato secondo
Stromeyer, dal 5 sino al 20 per cento di zolfo(1).

G. V. Carbonici.

1. Carbonato di soda. Natrum, degli antichi. Soude
carbonatée. Natürliches Natron.

Biancastro che passa al giallognolo, al grigio, ec.;
per lo più terroso, ma anche in massa; trasparente;
lucentezza debole, alle volte aggregato in parti co-
lonnari sulla frattura; si scioglie facilmente nell’acqua;
sapore alcalino; non contiene sempre la stessa quan-
tità d’acido carbonico, alle volte il 38 per cento, ec.;
trovasi principalmente nelle vicinanze del lago di Natron
[Seite 237] in Egitto, ec. Si manifesta nelle brughiere intorno a
Debrezin, presso Erzen, non lungi di Hameln, ec.

Gli Egiziani maceravano per un mese in questo
sale i cadaveri dei loro morti, prima di farne delle
mumie(1); e deve avere somministrato ai viaggiatori
naufragati sulle sponde di Belo, il modo di fare il ve-
tro. Anche adesso in Levante si impiega a quest’ ultimo
uso; come anche per fare del sapone, per imbianchire
e tingere le stoffe; in Egitto se ne fa un impasto, che
si usa nei pasti.

L’Aphronitrum, o alcali calcareum, che si vede
sui muri come una muffa lanuginosa, e che in molti
luoghi si chiama impropriamente salnitro, è un car-
bonato di soda misto alla calce.

SEZIONE DECIMAQUARTA
dei minerali combustibili propriamente detti.

[Seite 238]

§. 251.

Effettivamente si dicono infiammabili o combu-
stibili
tutti que’ fossili, che si combinano coll’ ossigeno,
tanto facilmente da svilupparne luce e calorico; perciò
i metalli nel più stretto senso, sono sostanze di que-
sta natura; ma siccome i fossili metallici, oltre agli ac-
cennati caratteri, si distinguono ancora dagli altri mine-
rali per alcuni altri rimarchevoli, e proprj esclusivamente
dei medesimi; così secondo la divisione antica già rice-
vuta generalmente (§. 241), sono posti in una classe
particolare. Non si mettono fra i minerali, veramente
detti combustibili, fuor che li quattro generi seguenti:

I. Lo Zolfo nativo.
II. Il Bitume.
III. La Piombagine.
IV. Il Diamante.

I due primi generi, hanno di comune fra di loro,
e di diverso dagli altri due, che si sciolgono nell’ o-
glio quando sono puri, e che sulle bragie brucciano
con fiamma e fumo, spandendo un’ odore proprio, od
almeno quando cominciano ad accendersi, e servir
possono d’alimento al fuoco. Evvi una specie di bi-
tume, cioè il petrolio, che è fluido, gli altri sono so-
lidi e molto idioelettrici.

[Seite 239]

G. I. Zolfo.

1. Zolfo nativo. Sulphur. Soufre. Natürlicher Schwefel.

Giallo, come è noto, di varie, gradazioni, più o
meno brillante; di lucentezza grassa; frattura concoide;
agro; comunemente informe, e di una lassa tessitura,
anzi che compatta, alle volte in forma di stalactiti,
certe altre cristallizzato in piramidi trigone, od in dop-
pie piramidi quadrilatere; pesa 2033; si fonde a 244 g.
di Fahrenheit, e si infiamma a 414; spesse volte im-
puro, come terra di zolfo, ec.; si rinviene precipua-
mente negli strati di gesso, nelle vicinanze di Laven-
stein, nell’ Annover, come anche sui vulcani o presso
de’ medesimi.

G. II. Bitume.

1. Melite. Melhite. Honigstein.

Questo fossile, che rimane tuttora alquanto pro-
blematico, è per lo più giallo di miele; splende come
il vetro; rilucente; molto fragile; frattura concoide,
minuta; sempre in forma regolare, per lo più in pi-
ramidi quadrilatere, doppie; stropicciato, dà segni di
elettricità resinosa; pesa 1666; contiene secondo Kla-
proth,

Argilla 16.
Un acido particolare che
pare vegetabile(a).

46.
Acqua 39.
[Seite 240]

Trovasi talora frammezzo allo zolfo nativo, nel
legno bituminoso e consimili ligniti, presso Arteren nel
paese di Mansfeld.

2. Succino. Succinum electricum. Ambre jaune.
Bernstein.

Dal bianco passa fino al rosso ranciato carico, e
dall’opaco fino al perfettamente limpido come l’acqua;
ma per lo più chiaro come olio(1); splende alle volte
come vetro; ed altre come cera; di frattura concoide;
talora in particolari figure come peri, o sferoidi; si
può lavorare al torno, lisciare, ec.; il peso dell’ am-
bra gialla di vino bianco, è di 1083. Questo fossile
contiene un acido proprio (l’acido succinico); è de-
rivato probabilmente dalla resina di alberi che soggia-
quero ad una qualche catastrofe della terra(2); rac-
chiude spesso dei corpi eterogenei, in ispecie degli in-
setti delle foreste, ec.; trovasi particolarmente a Samland
[Seite 241] nella Prussia orientale, ed a Madagascar, come anche
negli strati dei legni bituminosi(1) e nel carbone
bruno, oppure sulle spiaggie del mare.

3. Petrolio. Petroleum. Bitume liquide. Erdöhl.

Più o meno fluido, ed anche perfettamente (la
Nafta), ma altre volte tenacissimo come uno spesso
catrame (l’Asfaltite viscoso, la Malta). Varia anche
per il colore e per la trasparenza; la nafta, p.e., è
di diversi gialli; il catrame fossile per lo contrario
passa al bruno nero; il vero catrame di Barbados è
verde bruno; l’uno è diafano, l’altro per l’opposto
è appena trasparente sugli spigoli sottili. Il petrolio
pesa 0,850; ha un fortissimo odore. Si trova, special-
mente la nafta, nei campi ardenti vicino al mar Caspio;
il catrame, a Barbados, ma anche nell’ Annover presso
Edemissen, nel balliagio di Meinersen. La nafta s’ ado-
pera per ardere, ed anche per le stufe, il catrame si
usa in medicina, ec.(a).

4. Bitume. Bitume. Erdpech.

a. Asfalto, Bitume Giudaico. Bitume de Judée.
Asphalt.

Per lo più nero; solamente in pezzetti risplen-
denti, bruni; di lucentezza talora vetrosa, e tal’ altra
grassa; frattura per lo più concoide; assai fragile; la
raschiatura è colore di fegato; ha un odore singolare
amaricante; abbraccia mandando un denso fumo; pesa
[Seite 242] 1104. Trovasi specialmente sul mar morto, il quale ne
porta il nome greco. Era usato dagli egizj nelle com-
posizioni che facevano per preparare le loro mumie;
presentemente i turchi e gli arabi lo adoperano, me-
scolato con olio, per ungere le bardature dei loro ca-
valli, onde fugare le mosche, ec. Fra le varietà, me-
rita qui menzione il famoso, prezioso ed odorifero
Balsamo di monte compatto (Bergbalsam), o Mumia
minerale (Muminahi
dei Persiani(1)), delle caverne
di Korassan ai piedi del Caucaso.

b. Bitume elastico. Bitume élastique. Elastisches
Erdpech.

Questo singolar fossile è bruno; senza lucido;
straordinariamente elastico, di modo, che se non si la-
scia stirare come il visco vegetabile senza stracciarsi,
può però essere compresso quasi come il sovero molle,
tornando subito alla sua primitiva forma; trovasi a
Castletown in Derbyshire, specialmente le due seguenti
varietà:

Il Compatto. Dicht.

Nero bruno, che talora dà nel verdastro; si am-
molisce al calore, e rassomiglia nell’esteriore appa-
renza, più che la specie seguente, alla Gomma elastica.

Il Semicompatto. Loker.

Bruno di capelli; di tessuto spugnoso, che passa
al fibroso; è più tenace che la varietà compatta.

5. Legno fossile bituminoso. Lignum fossile bitu-
minosum.
Bois fossile bitumineux. Bituminöses Holz.

Bruno di capelli che tende anche al nero (il le-
gno nero d’Islanda); tessitura legnosa più o meno
[Seite 243] distinta; passa a qualche varietà di carbon fossile, par-
ticolarmente al legnoso, ed al piciforme: si trova an-
che in istrati grossi(1), in certi casi, contenenti del-
l’allume.

La terra di legno bituminoso, al quale appartiene
anche qualche terra d’Ombra (specialmente di Colonia)
deriva dalla decomposizione di questo legno fossile:
si trova anche vicino ad esso nelle montagne a stra-
ti, ed eziandio nei terreni di alluvione, nelle tor-
biere, ec.(2).

6. Carbon fossile. Lithantrax. Houille. Steinkohle.

Di origine sicuramente vegetabile, ed alle volte an-
cora con tessuto legnoso od impronte di piante di specie
estranee(3); impossibile a non riconoscersi; talora
[Seite 244] racchiude anche dei carboni misti solidamente; abbruccia
con vapori neri; è composto di terra bituminosa e
di sostanza carbonica, in proporzioni diverse, secondo
le varietà: varia estremamente nel colore, tessuto e
lucentezza, specialmente nelle seguenti sei varietà, che
sotto l’aspetto geognostico si possono abbracciare in
due specie principali. Le quattro prime avvicinansi
più o meno al legno bituminoso; si presentano in grandi
strati, per lo più sopra l’arenaria stratificata comune, o
sulla pietra calcare compatta e sono coperti general-
mente di basalti: ma le ultime due, si trovano a strati
molto minori, spesso di soli pochi piedi, per la mag-
gior parte gli uni sopra gli altri, intramezzati di gres
carbonaceo
(Vedi il Gravache). Quest’ ultima specie
principalmente, trovasi anche più vicina alle montagne
a filoni, ed è quasi sempre coperta di arenaria bi-
tuminosa, o di schisto micaceo, specialmente con im-
pronte di vegetabili e con lo schisto bituminoso (Vedi
pag. 174 Tom. II).

a. Carbon-fossile. Houille ligneuse. Braunkohle.

Bruno carico, di splendenza debole; passa alla
terra d’allume, ed al legno fossile bituminoso, dal
quale però si distingue per la sua tessitura legnosa,
che è ravvisabile.

b. Carbone piceo. Houille piciforme. Pechkohle.

Nero di carbone (siccome la seguente varietà);
molto lucido; frattura concoide poco incavata.

c. Carbone in barre. Houille en barres. Stangenkohle.

In pezzi separati lunghi; lucentezza grassa; fria-
bile; si rinviene principalmente nel Misner in Hesse.

d. Carbone fossile compatto. Jayet. Gagatkohle.

Nero di carbone; lucentezza debole; frattura concoide
[Seite 245] spianata; solido, al grado da poterlo lisciare e lavo-
rare al torno. A questo si rassomiglia il Cannel o Ken-
nel-coal
di Landcashire, che pesa 1275.

e. Carbone fossile schistoso. Houille shisteuse.
Schieferkohle.

Tessuto schistoso; lucentezza di cera; molle;
molto fragile; passa allo schisto carbonaceo.

f. Carbone fossile lucido. Houille éclatante. Glanzkohle.

Nero di fumo; lucente quasi come un metallo;
frattura concoide molto incavata; frammenti cubici; è
la specie migliore per i fornelli; comunissimo in In-
ghilterra.

Oltre l’uso generalmente noto che si fa delle ul-
time due specie di carbon-fossile, s’impiegano anche
per preparare il catrame, e per ottenere il muriato
d’ammoniaca.

G. III. Piombagine.

1. Antracite. Anthracolithus. Anthracite. Kohlenblende.

In quanto all’esteriore, somiglia al carbon-fossile
lucido, con il quale fu in passato confuso; sporca
molto; è fragile; la frattura ora è schistosa, ed ora
colonnare, in piccoli prismi quadrilateri; pesa 1468.
Contiene secondo Guyton Morveau, sostanza carbonica,
con alquanta sostanza acida, e circa il 4 per 100 di
argilla; si trova comunemente col quarzo, od entro il
medesimo; fra gli altri luoghi, non lontano da Gera,
Schemnitz, Kongsberg, ec.; in quest’ ultimo sito anche
coll’ argento nativo.

2. Piombagine. Plumbago. Crayon noir. Graphit.

Ordinariamente colore piombino, ed anche grigio
di ferro; splendenza più o meno metallica; sporca le
[Seite 246] dita; grasso al tatto; alle volte compatto, altre granu-
loso; ed anche a scaglie, od a fogliette curve o schistose;
a sotili e delicate laminette; del peso di 2089. Con-
tiene secondo Vauquelin, del carbone coll’otto per 100
di ferro. Esposto ad un fuoco violento scoperto, evapora
quasi tutto, lasciando indietro solamente un po’ di
ferro e di silice(1). Se ne rinviene in grande quantità
presso Keswick nel Cumberland, ed è della più grande
finezza(2). Certe volte ricopre delle lave spugnose del
Vesuvio, sotto forma di sottilissime fogliette nere di
ferro. La qualità più solida e più fina si impiega per
la matite, come anche per fare la punta dei paraful-
mini; la più comune serve per costruire dei crogiuoli,
del nero di fornello, ec.; si usa anche invece di grasso
per le ruote e le viti.

G. IV. Diamante.

Per ogni riguardo, questo fossile è uno dei corpi
i più notabili e più sorprendenti, in quella guisa che è
anche il più prezioso nella natura. È propriamente
limpido e senza colore come una goccia di ruggiada;
se ne trovano però di colorati sotto quasi ogni tinta
[Seite 247] pallida; ha una particolare lucentezza che si approssima
alla metallica; originariamente è sempre cristallizzato,
affettando propriamente la forma di una doppia piramide
quadrilatera (Tav. 2, fig. 5), con le faccie ordinaria-
mente convesse, e perfino accuminate nel mezzo, per
modo che il cristallo ottaedro si trova cangiato in do-
decaedro, a faccie romboidali (Tav. 2, fig. 13); la
sua tessitura è in foglietti, e l’andamento dei foglietti
si dirige sempre secondo le otto coste della cristalliz-
zazione primitiva ottaedra: da ciò deriva che il dia-
mante non si lascia fendere che a seconda delle me-
desime(1). È il più duro di tutti i corpi conosciuti;
nessuna lima lo intacca; per l’opposto esso raschia
tutte le altre gemme, nè si può pulirlo che con la
sua propria polvere. Pesa 3521; è fortemente idio-
elettrico; alcuni diamanti assorbono di un modo par-
ticolare la luce. Newton conchiuse a priori, per la for-
tissima refrazione del diamante(2), che era una sostanza
infiammabile, il che è positivamente confermato dal-
l’esperienza, avendo provato che questo fossile è
carbone estremamente compatto ed in una maniera
mirabile, di modo che coll’ accensione di diamanti, si
ottenne persino dell’acciajo fuso, da barre di ferro appo-
stevi. Il diamante si rinviene nel Brasile, e nelle Indie
orientali, particolarmente nell’ Indostan ed a Borneo(3).

SEZIONE DECIMAQUINTA.
dei metalli.

[Seite 248]

§. 253.

Più’ sopra si disse, che effettivamente i minerali
appartengono alle sostanze combustibili, ma differiscono
estremamente, per le proprietà che si esposero, tanto
dai fossili di cui si è fatta menzione nella passata se-
zione, quanto da tutti quelli delle due altre classi.

I metalli sono i corpi i più pesanti nella natura,
e tra i fossili sono i più opachi. Tutti hanno ciò che
chiamasi lucentezza metallica, quasi tutti di frattura
uncinata; molti hanno anche una duttilità di triplice
specie, cioè: sono primieramente flessibili, come il
piombo e lo stagno; secondariamente sono malleabili,
lasciandosi distendere sotto il martello in piccole fo-
gliette sottili, come sono particolarmente l’oro e l’ar-
gento; ed in terzo luogo sono tenaci, vale a dire,
giusta questa loro diversa tenacità, si lasciano più o
meno tirare alla trafila; ed i fili della medesima gros-
sezza, ma di differenti metalli, possono sostenere dei
pesi più o meno gravi senza rompersi, così l’oro, il
platino, il ferro.

Il calorico li rende liquidi, cioè li fonde; il
mercurio particolarmente, ad una bassissima temperatura,
per cui lo veggiamo quasi sempre fluido; ma gli altri
ne richiedono una più elevata, ed alcuni sostengono
[Seite 249] un grandissimo grado di calore prima di fondersi, come
il platino, il ferro, il manganese ed il tunsteno. Nello
stato di fusione sono tutti opachi, e la superficie dei
medesimi è convessa. Fatta eccezione ad alcuni metalli
nuovamente scoperti, sono tutti solubili nell’ acido ni-
trico e nel muriatico, o nell’ acqua regia, cioè acido
nitrico-muriatico; e sono i più perfetti conduttori
elettrici.

§. 254.

Comunque vario e differente possa essere l’aspetto,
sotto il quale la maggior parte dei metalli sogliono
presentarsi in istato naturale, tuttavia tali differenze
possono ridursi a due principali, cioè: o si trovano
nativi; (metallum nativum; métal vierge), sotto forma
metallica perfetta; ovvero sono mineralizzati (metallum
mineralisatum
) nel più lato senso, sicchè più o meno
hanno perduto l’aspetto metallico puro.

§. 255.

Nonostantechè un metallo sia nello stato nati-
vo, pure si possono fare alcune distinzioni particolari,
presentandosi o visibilmente, oppure nascosto in pic-
cole particelle indistinte, entro altri fossili, dai quali
viene mascherato. In oltre un metallo nativo si trova
nello stato puro senza essere misto ad altri, p.e.,
il mercurio; od anche molti in istato nativo sono
mescolati assieme, così l’amalgama nativo.

§. 256.

La mineralizzazione nel senso più esteso (§. 254)
[Seite 250] si opera similmente in più modi. In primo luogo, uni-
camente per la combinazione di un metallo con un
altra sostanza inflammabile, cioè lo zolfo, nel qual
caso si chiamano sulfurati o mineralizzati nel senso
il più stretto; in tale combinazione ordinariamente con-
servano ancora una lucentezza metallica.

§. 257.

Secondariamente, si fa per un cangiamento di
gran lunga maggiore, cioè: per la combinazione di un
metallo con un acido, nel qual caso svanisce il lu-
cente metallico, e si chiama ossidato.

Codesta ossidazione si fa a suo tempo o per l’im-
mediata azione dell’ ossigeno puro, od anche me-
diante lo stesso ossigeno già combinato con una base,
che forma ciò, che propriamente chiamasi un’ acido.

§. 258.

Fin’ ora non vi sono che dieci metalli; i quali si
sono ritrovati sotto ambedue le forme principali, na-
tiva
e mineralizzata, e sono l’Argento, il Mercurio,
il Rame, il Ferro, il Bismuto, l’Antimonio, il Tel-
lurio, l’Arsenico, il Nichel ed il Palladio. Tutti gli
altri all’ incontro, sono per lo più solamente mineralizzati.

§. 259.

Per lo passato si dividevano i metalli, in veri me-
talli, ed in semimetalli: ora non fa bisogno di notare,
che questa distinzione era desunta da rapporti puramente
[Seite 251] relativi e vaghissimi, e non era per nulla fondata sulla
natura.

§. 260.

Presentemente si contano i 28 seguenti metalli(a).

1. Platino.

2. Oro.

3. Argento.

4. Mercurio.

5. Rame.

6. Ferro.

7. Piombo.

8. Stagno.

Sono questi otto, che gli antichi chiamavano veri
o interi metalli; e quelli tra i seguenti, che cono-
scevano, li denominavano semimetalli.

9. Zinco.

10. Bismuto.

11. Antimonio.

12. Cobalto.

13. Nichel.

14. Manganese.

15. Arsenico.

16. Molibdeno.

[Seite 252]

17. Tungsteno.

18. Urano.

19. Titano.

20. Tellurio.

21. Cromo.

22. Tantalo.

23. Cerio.

24. Iridio.

25. Palladio.

26. Cadmio.

27. Osmio.

28. Rodio.

Siccome i due ultimi (Rodio ed Osmio), fin ora
si trovano solamente combinati col Platino non purifi-
cato, coll’ Iridio e col Palladio, così si accenneranno
appena in questa mineralogia. – Vedine più estesi trat-
tati in Gilbert’s, Annalen Vol. XXIV, 1806, p. 209, e seg.

Gen. I. Platino. Platine. Platin.

Il regolo di Platino perfettamente purificato, è di
un bianco argentino; il suo peso è di 20850, di modo
che è il corpo più pesante della natura(1); quando è
così puro è sommamente duttile e maleabile(2); si
[Seite 253] scioglie nell’acido nitro-muriatico; si amalgama col
mercurio bollente; è il metallo il più, difficilmente fu-
sibile, ed il più duro dopo il ferro; si lascia unire
e risaldare con esso. Si adopera specialmente per fare
dei piccoli crogiuoli, dei bilancieri, de’ pendoli, dei
termometri metallici, degli specchj di telescopi unito
ad arsenico e rame, delle ruote d’orologi, dei com-
passi, fili di micrometri, lampade di sicurezza di Davy,
lumini di notte senza fiamma di Clarke, dei pirometri, ec.

1. Platino nativo con ferro.

Conosciuto dopo il 1736 sotto il nome di Platina,
diminutivo Spagnuolo di plata, cioè argento. Trovasi
in piccoli grani; quasi grigio d’acciajo, talora roton-
dati, tal altra angolosi, però più frequentemente piatti,
i quali oltre alla platina contengono otto specie di me-
talli, cioè: rame, ferro, bismuto, cromo, titano,
osmio, rodio e palladio. Trovasi nelle vicinanze di
Santa Fè nel Messico, in una sabbia mista con quella
magnetica, con pagliette d’oro, globetti di mercurio,
in piccoli grani, simili a scorie.

G. II. Oro. Or. Gold.

L’Oro è estremamente duttile sotto tutti e tre i
rapporti, (di flessibilità, malleabilità e tenacità), è tenero,
nullameno a forza di lavorarlo e martellarlo se ne
possono fare delle molle d’orologio. Pesa 19257; si
scioglie coll’ acido nitro-muriatico, dalla quale solu-
zione si precipita con l’ammoniaca, e diventa, ciò
che dicesi, oro fulminante; la soluzione di stagno lo
precipita in porpora di cassio; si amalgama molto fa-
cilmente col mercurio; è il metallo che trovasi più
universalmente.

[Seite 254]

1. Oro nativo. Or natif. Gediegen.

Di colore più carico o più chiaro, secondo i me-
talli coi quali trovasi unito in quantità maggiore o
minore, come col rame, coll’argento, col ferro e col
tellurio; si presenta sotto diverse forme particolari,
p.e., in fogliette, reticolato, dendritico, ec., o cristalliz-
zato in forme cubiche, ottaedro, ec. Se ne rinviene talora
nella miniera di stagno, come nell’ oro scoperto da
non molto, vicino a Wiclow in Irlanda; si trova anche
frequentemente in pagliette nell’ arena di certi fiumi;
assai frequentemente è soltanto celato, come col man-
ganese di Beresofsk, nella miniera di piombo di Ram-
melsberg; in molte piriti marziali, nella galena, nella
blenda di zinco, ec.; ma particolarmente nel carbone
aurifero conosciuto sotto il nome di Brandstein di
Verespatak in Transilvania.

G. III. Argento. Argent. Silber.

L’Argento assume ai vapori del zolfo un colore
superficiale giallo nero; pesa 10474; è assai mallea-
bile e duttilissimo; è il metallo più sonoro dopo il
rame; si scioglie nell’ acido nitrico, e precipitato da
questa soluzione coll’ acido muriatico, diventa miniera
cornea (muriato d’argento) e col mercurio forma ciò
che chiamasi albero di Diana.

1. Argento nativo. Argent natif. Silber Gediegen.

Sotto diverse figure singolari; fogliettato, dendri-
tico, capilliforme, reticolato, ec.; anche cristallizzato
ed ordinariamente in piramidi quadrilatere doppie;
quando dendritico, e quando unito a delle petrifica-
zioni metallizzate, come, p.e., alla specie di blenda
di Franckenberg. Non si trova mai perfettamente puro,
essendo sempre misto con altri metalli, come coll’ oro,
[Seite 255] nelle vicinanze di Kongsberg, e sul Schlangenberg (l’E-
lectrum
di von Veltheim).

2. Miniera d’argento arsenicale. Argent antimo-
nial arsénifère. Arseniksilber.

Di un colore intermedio fra il bianco di stagno
ed il bianco d’argento; frattura in fogliette; alle volte
cristallizzato in prismi ed in piramidi esagone; tenero;
composto di parti molto variabili; Klaproth trovò in
una miniera di Andreasberg,

Argento 12,75
Arsenico 35.
Ferro 44,25
Antimonio 4.

3. Miniera d’argento antimoniale. Argent antimo-
nial. Spieszglas-silber.

Bianco di stagno; alle volte in massa, altre volte
cristallizzato in prismi tetragoni ed esagoni e tavole
esagone. Contiene secondo Klaproth,

Argento 76.
Antimonio 24.

Si trova nel vecchio Wolfach nel principato di
Fürstenberg, e nell’ Hartz, presso Andreasberg.

4. Miniera d’argento vetrosa. Argent sulfuré. Glaserz.

Di un grigio di piombo nerastro; di splendenza
debole, raschiatura rilucente; alle volte cristallizzato,
specialmente in piramidi quadrilatere doppie, anche in
cubi; tenero; molto duttile; si lascia tagliare in toppe,
ed eziandio è così malleabile che si può marchiarlo
con un conio; pesa 7215. La sua analisi media fatta
da Bergmann diede,

Argento 75.
Zolfo 25.

Si rinviene particolarmente nelle montagne di mi-
niere in Sassonia.

[Seite 256]

5. Miniera d’argento nera. Argent noir. Silberkies.

Comunemente nera di ferro o fuliginosa; talvolta
cristallizzata, ed in questo caso, spesso in prismi o ta-
vole esagone; anche cellulare; fragile; pesa 7208.
Klaproth vi rinvenne,

Argento 66,50
Zolfo 12.
Antimonio 10.
Ferro 5.

Specialmente in Ungheria.

6. Argento terroso nero. Argent terreux noir. Sil-
berschwärze.

Di un nero turchiniccio, che sporca; terroso; a
grana fina; assai molle. Sembra essere null’ altro che
una decomposizione della miniera d’argento nera, o
di quella vetrosa; si trova sempre nelle vicinanze delle
due accennate specie.

7. Miniera d’argento cornea. Argent muriaté.
Hornerz.

Grigio perlino, che passa anche all’ oscuro, al
verdastro; semidiafana su gli spigoli; di lucentezza
quasi di cera, ora in bottoni, e quando in cristalli
cubici; alle volte in forma dentritica (specialmente la
miniera di Schlangenberg in Siberia); tenera; duttile;
si lascia tagliare in pezzi; pesa 4840. Contiene se-
condo Klaproth,

Argento 67,75
Acido muriatico concentrato 21.
Ossido di ferro 6.
Allumina 1,75

Si trova, oltre nel sopra citato luogo, a Johannen-
georgenstadt, nelle montagne metallifere, in Corno-
vallia, ec.

[Seite 257]

8. Miniera d’argento rossa. Argent rouge. Roth-
gülden.

Di diversi rossi; dal sanguigno chiaro fino a quello
di cocciniglia carico; passa anche al grigio di piombo
ed al nero di ferro; più o meno diafana; alle volte,
quando vi dà sopra la luce, è colore rosso nero; e rosso
sanguigno quando vi passa attraverso (inglese ruby
ore
); splendenza quasi metallica; alle volte cristalliz-
zata, per lo più in prismi esagoni a punta ottusa esa-
gona o trigona; anche dendritico; di raschiatura rossa;
del peso medio di 5563. Contenuto di una miniera
oscura di Andreasberg secondo Klaproth,

Argento 60.
Antimonio 19.
Zolfo 17.
Ossigeno 4.

Altre contengono anche dell’ arsenico. Trovasi spe-
cialmente nel luogo accennato.

9. Miniera d’argento grigia. Argent gris. Graugülden.

Nero di ferro, che da tuttora nel grigio d’ac-
ciajo; di metallica splendenza; frattura longitudinale
minuta; dura; friabile; talora informe, specialmente
presso Schemnitz e Kapnick; tal altra cristallizzata in
piramidi triangolari (Tav. II, fig. 1), nelle vicinanze
di Clausthal. Fa passaggio nel Fahlerz.

G. IV. Mercurio. Mercure. Quecksilber.

Il Mercurio, conserva all’ aria la sua rilucentezza
argentea senza mutarla; è fluido senza che bagni; non
diventa solido e malleabile che a 39 gr. sotto o di Fahr.;
il suo peso, quando è liquido, è di 13568(1), l’acido
[Seite 258] nitrico lo discioglie più perfettamente che gli altri aci-
di; diventa fosforico sotto la macchina pneumatica; si
amalgama assai facilmente coll’oro, coll’argento, collo
stagno e col piombo; per tale sua proprietà si ado-
pera per l’amalgamazione, per indorare, per fare degli
specchj, ec.; si impiega anche, come si sa, per gli istro-
menti meteorologici, per fugare ed uccidere certi in-
setti; ed è un valente rimedio in medicina.

1. Mercurio nativo. Mercure natif. Jungfern-Queck-
silber.

Comunemente in gocciole globose nelle fessure ed
interstizj delle miniere di mercurio; trovasi in Europa,
specialmente ad Idria(a) e nel territorio dei Due Ponti.

2. Amalgama nativa. Mercure argental. Natürliches
Amalgama.

Mercurio puro amalgamato con argento nativo;
ordinariamente soltanto in crosta, ma anche in massa,
in bottoni, ec.; tenero. Costituito di ineguali propor-
zioni; Klaproth ha trovato 64 di mercurio e 36 di
argento. È particolarmente del ducato dei Due Ponti.

3. Cinabro. Mercure sulfuré. Zinnober.

Passa dallo scarlatto chiaro al rosso di cocciniglia
scuro; quando opaco, e quando di varj gradi di tra-
sparenza; alle volte terroso, ed. anche in massa; in
quest’ ultimo caso, ha una splendenza quasi metallica;
ora è fibroso, ed ora cristallizzato, le maggiori volle
in piramidi quadrilatere; dà una raschiatura colore
scarlatto. Tanto il peso, quanto le parli che lo costi-
tuiscono, sono irregolarissime; Kirwan, p.e., vi trovò,

Mercurio 80.
Zolfo 20.
[Seite 259]

Trovasi specialmente ad Idria, nel ducato dei Due
Ponti, ad Almaden, nella China e nel Messico.

La miniera di mercurio carbonosa d’Idria, è uno
schisto carbonoso misto intimamente al cinabro.

Il cinabro alcalino, che trovasi pure colà, è rosso
scarlatto; rifrangente la luce; di spatica tessitura;
strofinato spande un odore di fegato di zolfo.

4. Mercurio epatico. Mercure sulfuré bituminifère.
Quecksilberblende.

Passa dal colore carico di cocciniglia sino al
nero di ferro; riflette la luce; debole; raschiatura co-
lore di cocciniglia; si divide in due sorta secondo la
tessitura; cioè: a) in miniera compatta; b) in la-
mellare con degli strati concentrici, come certe ema-
titi(1); del peso specifico di 7937; dà 50 libbre di
mercurio per quintale; si trova ad Idria, ove forma
la miniera di mercurio la più comune.

5. Mercurio corneo. Mercure muriaté. Natürlicher
Sublimat.

Grigio di fumo; grigio giallastro, ec.; riflette la
luce; di splendenza quasi metallica; si trova massima-
mente nelle cavità delle altre miniere di mercurio in
figura di glandole, ed anche cristallizzato in piccolis-
simi cristalli cubici o prismatici; tenero. Contiene se-
condo Kirwan 70 libbre di mercurio ossidato dall’ a-
cido muriatico e solforico. Parimenti del ducato dei
Due Ponti.

[Seite 260]

G. V. Rame. Cuivre. Kupfer.

Il Rame è molto duro ed elastico, e fra i me-
talli è il più sonoro; pesa 7788; viene intaccato da
tutti gli acidi; abbruccia con fiamma verde e turchi-
na mista; si unisce facilmente con gli altri metalli
facendo diverse leghe, p.e., coll’ oro forma il simil-
oro
od il suasso dei malesi; con lo zinco si fa l’ot-
tone,
ed il tombac (da tombago nome malese, che
vuol dire rame); con lo stagno si ha il bronzo, col
quale si fanno i cannoni e le campane; con l’arseni-
co, la lega (argent haché) colla quale si fanno gli
specchj dei telescopi; col nichel il packfong della
China, ec. Si adopera anche come lega nelle monete
d’oro e d’argento per formarne i caratti.

1. Rame nativo. Cuivre natif. Gediegen.

Contiene anche dell’ oro e dell’ argento; da cui
dipendono le gradazioni del suo color rosso; sotto diverse
singolari figure; anche cristallizzato in doppie piramidi
quadrilatere. In quanto è all’ Europa, trovasi special-
mente in Ungheria, e Cornovallia; ma poi anche in
Siberia, sulle coste dell’ isola di Rame (Mednoi ostrow)
nel mare di Kamtschatka, sulle sponde del fiume di
rame a nord-ovest della baja di Hudson, nel Brasile,
ec.(1).

2. Miniera di rame vetrosa. Cuivre sulfuré. Kup-
ferglas.

Grigio di piombo, che passa al nero di ferro,
[Seite 261] ed anche al violetto, al bruno di fegato carico, ec.;
talvolta di splendenza metallica; frattura che passa
alle volte alla fogliettata; generalmente informe, ma
in certi casi anche cristallizzata, p.e., in prismi esa-
goni (Tav. II, fig. 10); tenero; malleabile, che si lascia
tagliare; raschiatura lucente; si fonde facilmente. Pesa
5074. Secondo Klaproth, ogni quintale contiene da 50
ad 80 libbre di rame con ferro, mineralizzati dallo
zolfo, come le seguenti specie. Si rinviene in Europa,
segnatamente in Cornovallia e nel Bannato.

3. Rame piritoso epatico. Cuivre pyriteux hépati-
que. Bunt-Kupfer-Erz.

Bruno di tombacco, che passa anche al rosso di
rame, frequenti volte affetta un colore superficiale di
collo di pavone; splendenza metallica, più fragile del
rame solforato; dà una raschiatura rosso-bruna; si
trova soltanto informe. Secondo Kirwan e Klaproth,
contiene dal 40 fino al 70 per 100 di rame, con
ferro in quantità maggiore che nella miniera di rame
vetrosa. Questa specie passa alle volte alla pirite di
rame, ed altre volte alla miniera vetrosa. Fra gli altri
luoghi si ritrova a Laurterberg sull’ Artz, ed a Schlan-
genberg in Siberia.

4. Miniera gialla di rame. Mine de cuivre jaune.
Kupferkies.

Giallo d’oro di molte gradazioni, talvolta ver-
dastro, soventi anche color superficiale di collo di
colombo; informe ma ancora a specchietti, gocciolato,
reniforme, a grappoli ec.; può essere cristallizzato,
p.e., in piramidi trigone (Tav. II, fig. 1); del peso
medio di 3980. Contiene secondo Kirwan 20 libbre di
rame, con quantità maggiore di ferro che nella specie
[Seite 262] passata; è la miniera di rame la più generalmente
estesa. Si trova, al pari delle due precedenti specie, in
uno schisto marnoso bituminoso, che si chiama schisto
ramifero (Vedi alla pag. 208, Tom. II).

5. Miniera bianca di rame. Mine de cuivre blan-
che. Veiss Kupfererz.

Passa dal bianco di stagno al giallo di bronzo;
di poca splendenza; fragile; scintilla talora con l’ac-
ciarino. Henkel dice, che ogni quintale contiene 40
libbre di rame oltre a ferro ed arsenico; passa alla
pirite di rame grigia. Fra gli altri luoghi, trovasi presso
Freyberg; è piuttosto rara.

6. Miniera grigia di rame. Mine de cuivre gris.
Fahlerz.

Grigio d’acciajo, che devia fino al nero di ferro;
la raschiatura è rosso grigia; per lo più informe; alle
volte cristallizzata come in piramidi trilatere; contiene
dell’ argento, dell’ antimonio e del ferro in diverse pro-
porzioni, ed anche del piombo. È assai comune in
molti paesi d’Europa e d’Asia.

7. Rame terroso nero. Cuivre terreux noir. Kup-
ferschwärze.

Brunastro nero; terroso; friabile; magro; d’or-
dinario in crosta sopra le piriti di rame, e sul rame
grigio, della decomposizione dei quali probabilmente
deriva; si trova vicino a Freyberg ed altrove.

8. Miniera rossa di rame. Cuivre oxydé rouge.
Roth Kupfererz.

Dal bruno di fegato passa al rosso di corallo
chiaro, fino al grigio piombino; la varietà, rossa di
cocciniglia può riflettere la luce; di rado è diafana;
talvolta di splendenza quasi metallica, tal altra com-
patta, altre volte sfogliettata. Quando è cristallizzata
[Seite 263] si trova in piramidi quadrilatere doppie; anche in
forma capillare, fibrosa, con un lucido di seta (fiori
di rame
). Contiene del rame ossidato dall’ acido car-
bonico; si trova particolarmente in Cornovallia ed a
Catarineburg; ma i fiori di rame, specialmente vicino
a Rheinbreidbach nei paesi di Colonia.

9. Ocra rossa di rame. Ocre de cuivre rouge.
Ziegelerz.

Passa dal rosso di giacinto al bruno di pece ed
al giallo; d’una lucentezza languida, o come la pece;
talora terrosa, e tal altra indurita come la miniera
di rame picea: quest’ ultima varietà ha una frattura
concoide poco profonda. L’ocra di rame in discorso,
è veramente la miniera della precedente specie intima-
mente mista di ocra bruna di ferro. È del Bannato,
di Lauterberg sull’ Hartz, e d’altri luoghi.

10. Azzurro di rame. Cuivre carbonate bleu. Kup-
ferlasur.

Passa dal celeste al turchino; talvolta debole,
terroso, coerente, che sporca le dita; tal altra lucido,
rifrangente la luce; ora a raggi, in figura di grap-
poli, reniforme, ec.; ora cristallizzato, specialmente
in prismi quadrilateri corti. Ogni quintale ha, secondo
Kirwan, circa 69 libbre di rame ossidato dall’ acido
carbonico, al pari delle surriferite specie. Si rinviene
principalmente nel Bannato e sul Ural.

11. Malachite. Cuivre carbonaté vert. Malachit.

Si distinguono le due seguenti qualità principali:

a. La miniera di rame setacea: è verde di sme-
raldo, che ha un lucido come la seta, fibrosa; certe
volte in cristalli capilliformi separati, in fasci diver-
genti. Si trova a Lauterberg sull’ Hartz e nel Bannato.

[Seite 264]

b. La Malachite propriamente detta: è compatta,
suscettiva di pulimento; comunemente reniforme ma-
mellonata in fascie concentriche; talora in botroidi,
stalattiti, cilindri, ec.; pesa 3641. Una malachite di
Siberia contiene secondo Klaproth,

Rame 58.
Acido carbonico 18.
Ossigene 12,50
Acqua 11,50

Si trova a Caterineberg in Siberia.

12. Verde di montagna. Aerugo nativa. Vert de
montagne. Kupfergrün.

Verde di rame, che passa al turchiniccio; semidia-
fano soltanto su gli spigoli, ma però di rado; ora ter-
roso, fragile; ora compatto, con frattura concoide; quasi
sempre in iscarsa quantità nelle altre miniere di rame.
Oltre il carbonio, contiene anche dell’allumina. Fra
gli altri luoghi si trova a Saalfeld, ed a Cateri-
neberg.

13. Verde di montagna marziale. Vert de mon-
tagne martial. Eisenschüssiges Kupfergrün.

Ordinariamente verde oliva, che passa a quello
di pistacchio; quando terroso, fragile, e quando so-
lido; di splendenza grassa, frattura concoide, con la
superficie qualche volta protuberante, ec. È la qualità
precedente combinata intimamente coll’ ocra bruna di
ferro; è piuttosto nero. Se ne trova vicino a Saalfeld,
e nell’ isola d’Elba.

14. Fosfato di rame. Cuivre phosphaté. Phosphor-
saures Kupfererz.

Dal verde rame passa al giallo di smeraldo; opaco;
lucentezza di seta; tremolante; frattura fibrosa, de-
licata, ordinariamente in botroidi, reniforme, ec.;
[Seite 265] di rado si presenta in cristalli piccoli esagoni; tenero.
Klaproth vi rinvenne,

Ossido di rame 68,13
Acido fosforico 30,95

A Virneberg vicino a Rheinbreidbach, nel paese di
Colonia.

15. Miniera di rame colore d’oliva. Cuivre arse-
niaté. Olivenerz.

Comunemente verde oliva, ma eziandio passa al
verde di porro carico, ed al verde rame; semitraspa-
rente, o diafana; di un lucente grasso; ordinariamente
cristallizzata, ora in tavole esagone verde rame (il
verde rame micaceo o la miniera di rame color d’o-
liva fogliettata); ora in ottaedri assai piatti, ed ora
in piccoli prismi esagoni: questi alle volte in fascietti
divergenti, altre volte in piccoli reni globulosi, come
la miniera di rame olivastra fibrosa. Le parti compo-
nenti, sono il rame con alquanto di ferro e d’arsenico
uniti in istato d’ossido. Trovasi singolarmente a Carra-
rach in Cornovallia.

16. Muriato di rama. Cuivre muriaté. Salzkupferz.

Di varj verdi, dall’ opaco al diafano; talora fra-
gile, tal altra terroso; di splendenza varia. Così l’Ata-
camite compare sotto figura di sabbia verde smeraldo
a granellini assai piccoli, ma tuttavia di figure diffe-
renti; riflette la luce; di splendenza vetrosa; sulle
bragie fa una bella fiamma verde-turchina. Contiene
secondo Proust,

Ossido di rame 70,50
Acido muriatico 11.
Acqua 18.

Trovasi all’ occidente dell’ America del sud, in un
piccol fiume nel deserto d’Atacama tra il Perù ed il
Chili.

[Seite 266]

G. VI. Ferro. Fer. Eisen.

Il Ferro puro è di un colore che dal grigio d’ac-
ciajo tende al bianco argentino, ed è sommamente te-
nace; pesa 7807; è attratto dalla calamita; è duttile
e malleabile; tutti gli acidi lo intaccano dandogli un
sapore d’inchiostro; l’acido gallico lo precipita in
nero dalle sue dissoluzioni, e l’acido prussico in tur-
chino; di tutti i metalli è questo il più esteso sulla
terra, è perfino nei corpi organici, ed è fra tutti
gli altri quello che viene maggiormente lavorato dai po-
poli inciviliti, sia come ferro propriamente detto, nelle
due principali differenze (di ghisa e di ferro lavorato),
sia come acciajo(1).

1. Ferro nativo. Fer natif. Gediegen.

Appartiene alle più famose e smisurate masse di
ferro nativo, quella recentemente scoperta e di cui si
parlò di sopra (nota 1, alla pag. 124, e pag. 191),
quella cioè, che Pallas rinvenne nuovamente tra Kras-
nojarsk e Abekansk sul dorso di una catena di mon-
tagne schistose. Ha un aspetto singolare; in parte è
a rami, ed in parte come cellulare: contiene negli in-
tervalli un fossile giallo-verde vetroso, che rassomiglia al-
l’olivino. Il ferro di questa massa, stata giudicata del
peso di 1600 libbre, contiene secondo Howard il 17
per cento di Nichel.

L’altra massa infinitamente più grossa, si trova
non lungi dal fiume Panama nel Chaco (America del
sud). Fu esaminata nel 1782 da Mich. Rubin de Celis
[Seite 267] e fu giudicata di 30 mila libbre: questo ferro con-
tiene il 10 per cento di Nichel.

Al contrario il ferro nativo tellurico, diverso da
questo, cosi detto meteorico del Eisen-Joannes di Gras-
camsdorf nel circolo di Neüstadt in Sassonia, contiene
secondo Klaproth,

Ferro 92,50
Piombo 6.
Rame 1,50

2. Pirite marziale. Pyrites. Fer sulfuré. Schwe-
felkies.

Colore di bronzo, con varie gradazioni che da
un lato passano al color d’oro, e dall’ altro al grigio
d’acciajo; molte volte di colore di collo di pavone
o bruno di tombago, con splendenza metallica, comu-
nemente tanto dura, che scintilla all’ acciarino, span-
dendo un odore sulfureo: alle volte oltre il ferro mi-
neralizzato dallo zolfo contiene anche dell’ oro, del-
l’argento, dell’ arsenico, ec. Se ne distinguono tre sorta
principali:

a. La Pirite marziale ordinaria. Pyrite martiale or-
dinaire. Gemeiner Schwefelkies.

Sotto diverse figure singolari, come in reni,
in globuli, in botroidi, in forma di escrescenze, ec.;
frequentemente cristallizzata sotto varie forme, p.e.,
in doppie piramidi quadrilatere (Tav. II, fig. 5), in
dodecaedri con faccie pentagone a venti angoli (Tav. II,
fig. 4); o sotto forma più rara, in icosaedri a faccie
trilatere eguali a dodici angoli (Tav. II, fig. 6); ma
la più comune è in cubi con le faccie strisciate, in ma-
niera tanto singolare, che le striscie delle due faccie
opposte hanno sempre la medesima direzione, mentre
[Seite 268] che quelle delle tre faccie che concorrono a formare uno
degli angoli, seguono delle direzioni opposte le une
alle altre (Tav. II, fig. 2). Il suo peso medio è di
4700: passa al Brauneisenstein compatto; si trova in
tutte le parti del mondo, ed è la più comune in tutte
le sorta di miniere.

b. Pirite marziale radiata. Pyrite martiale rayon-
née. Strahlkies.

D’ordinario di un colore più chiaro che la pre-
cedente; frequenti volte reniforme; ora cristallizzata
in piramidi quadrilatere doppie, ed ora in petrifica-
zioni metallizzate del mondo anteriore, segnatamente
i corni d’ammone(1); frattura a raggi, ed anche ad
aghi capillari separati, cosi è in parecchie Haarkies,
p.e., presso Andreasberg sull’ Artz.

c. Pirite epatica. Pyrite martiale hépatique. Le-
berkies.

Più chiara della pirite ordinaria, alle volte tinta
al di fuori di bruno di tombacco; in varie particolari
figure, p.e., in reni, stalattiti, cilindri, a maglia, cel-
lulosa, ec.; talvolta cristallizzata in piccoli prismi esa-
goni, ec.; forma la parte metallizzata delle petrifica-
zioni del mondo precedente, specialmente negli am-
moniti. Si usa principalmente per estrarre lo zolfo,
l’allume ed il vitriolo di ferro; nei tempi andati si
metteva sui fucili tedeschi invece di pietra focaja, ec.

5. Pirite magnetica. Pyrite magnétique. Magnetkies.

Dal bruno di tombacco, passa al giallo di bronzo;
[Seite 269] splendore metallico, ma quasi sempre appannato; in-
forme; rarissime volte cristallizzata (sull’ Artz) in prismi
esagoni, i quali talora sono troncati agli spigoli(1);
è attratto dalla calamita al pari di altre miniere di
ferro; si trova nelle montagne a filoni particolarmente
a Breitenbrun nelle montagne metallifere.

4. Calamita, Miniera di ferro magnetica. Fer oxi-
dulé. Magnet-Eisenstein.

Nero di ferro; per l’ordinario informe, ma anche
in piccoli cristalli sotto forma di piramidi doppie qua-
drilatere; dura; fragile; si distingue per due proprietà
fisiche singolarissime, quella d’attrarre il ferro e di
diriggersi sempre al polo, quando trovasi liberamente
sospesa in aria; comunica pure queste due proprietà
al ferro; pesa 4243. Contiene il ferro in varie propor-
zioni, alle volte ha l’ottanta per cento. Si trova par-
ticolarmente nelle montagne di Calamita nel Wercho-
turie, ed in oltre nelle nostre vicinanze a Spitzenberg
sull’ Artz(2).

La sabbia magnetica si trova in piccoli grani ot-
tusangoli, o disseminata nelle roccie, p.e., in alcuni
graniti, porfidi, basalti, ec.; oppure più comunemente
nella sabbia del mare, dei laghi e dei fiumi.

5. Ferro titanico. Fer titanié. Titaneisen.

In parte bruniccio, ed in parto ferrugineo, ma
dà sempre nel nero; il primo di poco splendore; il
[Seite 270] secondo di splendore ferreo; frattura talvolta concoide,
tal altra sfogliata, od a granelli con molti angoli;
duro; fragile; pesa 4667. Contiene secondo Klaproth,

Ossido di ferro 78.
Ossido di titano 22.

Trovasi allo Spessart, e presso Eggersund, Kra-
geröe, ec., in Norvegia.

6. Ferro cromico. Fer cromaté. Chromeisen.

Dal grigio d’acciajo al bruno nerastro; debol-
mente splendente, raschiatura color di cenere; frat-
tura ruvida ed ineguale; duro; friabile; per lo più
informe; non fusibile da se, ma bensì col borace;
tinge in verde; pesa 4032. Dall’ analisi di Vau-
quelin
risulta,

Ossido di ferro 34,7
Cromo ossidato 43.
Allumina 20,3
Silice 2.

Trovasi specialmente nel dipartimento del Var e
presso Baltimora, cristallizzato in ottaedri.

7. Miniera di ferro speculare. Fer oligiste. Eisen-
glanz.

Grigia d’acciajo; alle volte di color cangiante;
di gran splendenza metallica, tanto informe, come cri-
stallizzata; in quest’ ultimo caso in doppie piramidi tri-
gone che passano alle volte alla forma lenticolare, anche
in tavole esagone, ec; pesa 5158. Contiene secondo
Kirwan dalli 60 alli 80 centesimi di ferro; è ordinaria-
mente attratto dalla calamita. Comune nell’isola d’Elba,
e presenta le più belle e variate cristallizzazioni.

La miniera di ferro micaceo è di un colore più
carico, nera di ferro; di tessitura lamellare; si trova
tanto informe, quanto cristallizzata in piccole tavole
[Seite 271] esagone, le quali alle volte sono aggruppate in parti
cellulari. Si rinviene anche talvolta nell’ Olztein dello
Kiefhäuserberg, ed in alcune lave del Vesuvio.

8. Miniera rossa di ferro. Fer oxydé rouge. Roth-
Eisenstein.

Comunemente di un rosso scuro, che da un punto
passa fino al rosso di ciliegia, e dall’ altro fino al grigio
d’acciajo. Si divide in tre qualità:

a. Eisenram rosso. Fer oxydé rouge luisant. Roth-
Eisenrahm.

Friabilissimo; grasso al tatto; che sporca molto;
o in masse, od in croste sopra le altre miniere di ferro
di questa specie; leggerissimo.

b. Miniera di ferro rossa compatta. Fer oxydé
compacte. Dichter, Roth-Eisenstein.

Quasi sempre informe; alle volte cristallizzata in
cubi (p.e., al Capo di Buona Speranza); d’ordina-
rio che sporca le dita; la raschiatura è color di san-
gue; quando è terrosa e friabile, si chiama ocra rossa
di ferro.

c. Ematite rossa. Haematites. Fer oxydé hématit.
Blutstein.

Comunemente reniforme con istrati mammellonati
e che si separano facilmente; anche in forma di sta-
lattiti; frammenti uniformi con tessitura a raggi; ogni
quintale contiene 80 libbre di ferro. Fra gli altri usi,
si adopera per ripulire le opere minute d’acciajo.

9. Miniera bruna di ferro. Fer oxydé rubigineux.
Braun-Eisenstein.

Ordinariamente bruna di garofano o di capelli,
che passa o al giallo, od al bruno nero. Contiene
quasi sempre dell’ ossido di manganese.

[Seite 272]

a. Miniera di ferro bruna compatta. Mine de fer
brun compacte. Dichter Braun-Eisenstein.

Ordinariamente informe, ed anche in stalattiti,
o cristallizzata sotto le due forme che assume la pirite
marziale, cioè in dodecaedri a faccie pentagone (Tav. II,
fig. 4), od in cubi strisciati sulle sei faccie nella dire-
zione singolare descritta (Tav. II, fig. 2); si presenta
parimenti come petrificazione dei corpi organici inco-
gniti
del mondo anteriore, p.e., presso Rübeland sul-
l’Artz; come pietre in forme di viti, di fongiti, ec.

La miniera di ferro bruna informe, passa a quella
spatica, all’ argillosa, ec. Evvi, egualmente che nella
specie precedente, una sorta di ferro bruno, alla quale
appartiene la vera e così detta Uebergang.

b. Ematite bruna; Brauner Glaskopf.

Per lo più, all’ incirca come la rossa, eccettuato
però il colore; la frattura alle volte è di splendenza
serica, fibrosa.

10. Miniera di ferro spatica. Chaux carbonatée
ferrifère. Spath-Eisenstein.

Passa dal grigio giallastro, fino al nero bruno;
talvolta trasparente su gli spigoli; frequentemente
cristallizzala in rombi od in lenti; frammenti quasi
sempre romboidali; fragile: del peso di 3784. Il con-
tenuto è variabile; p.e., di una di Dankeröder, secondo
Klaproth diede,

Ossido di ferro 57,50
Ossido di manganese 3,50
Calce 1,25
Acido carbonico 36.

Passa alla miniera di ferro bruno ed allo spato
perlino.

11. Miniera di ferro argillosa. Mine de fer argil-
leuse. Thon-Eisenstein.

[Seite 273]

Dal gialliccio passa al giallo rosso od al nero,
ed anche al grigio di fumo; comunemente terrosa;
tenera; magra; informe; ma pur anco sotto diverse fi-
gure singolari; talora con delle petrificazioni del mondo
antico, come testacei, impronte d’erbe, ec. (così p.e.,
li fossili conosciuti sotto il nome di teste di gatto di
Colbrookdale, ciascuno dei quali racchiude interior-
mente una piccola felce). Generalmente molto ricca di
ferro, contenendone sino a 40 libbre per quintale.

Si notano come particolari varietà:

a. La miniera di ferro colonnare. Fer oxydé rouge
bacillaire. Schindelnägel.

È rosso-bruna, in pezzi separati, colonnari; alcune
volte come prismi di basalte in miniatura: probabil-
mente d’origine pseudo-vulcanica. Si trova segnata-
mente ad Hoschenitz in Boemia.

b. Miniera di ferro in geodi. Aëtites. Fer oxydé
rubigineux géodique. Eisen-Niere.

Ordinariamente bruno-gialla; reniforme; alle volte
con istrati concentrici, che si separano; comunemente
vuota, che rinserra talora dei grani o dei nocciuoli mo-
bili, che fanno del rumore scuotendoli; alle volte
compatta, globulosa(1).

c. Miniera di ferro globuliforme. Fer oxydé rubi-
gineux globuliforme. Bohnenerz.

Bruno carico, alle volte piatta, rotondata; tale
[Seite 274] è la varietà in grosse fave rotonde del Capo di Buona
Speranza.

d. Miniera di ferro lenticolare. Mine de fer len-
ticulaire. Linsenerz.

In piccoli grani aderenti; certe volte come piso-
lite poco aggregata.

12. Miniera di ferro limaciosa. Tofus Tubalcaini,
Linn. Mine de fer limoneuse. Rasen-Eisenstein.

Giallobruna, che passa alle volte al nerastro;
di debole o grassa splendenza; comunemente aggre-
gata in frammenti porosi; bulbosa; terrosa; talvolta
in più sorta di figure, p.e., cilindrica, ec.; racchiu-
de spesso ogni sorta di vegetabili di recente data,
come mosco, e pezzi di radici che si trovano meta-
morfizzati. Contiene fino 35 libbre per quintale di ferro
mineralizzato probabilmente dall’ acido fosforico. Si
trova soventi volte sulle terre vegetali, nei terreni d’al-
luvione e nelle torbiere.

13. Prussiato di ferro nativo. Fer azuré. Eisenblau.

a. Prussiato di ferro in foglie; Blättriges.

È per lo più del colore dell’ indaco; rifrange la
luce; a foglie; di splendenza vetrosa sulla frattura;
molle; in parte cristallizzato in piccoli prismi quadri-
lateri. Trovasi, specialmente quello cristallizzato, presso
Bodenmais in Boemia(1).

b. Prussiato di ferro terroso; Erdige (Eisenblau).

Per lo più biancastro finchè sta sotto terra, ma
esposto all’ aria diventa turchino di varie tinte; è una
terra a foggia di polvere od impastata assieme; sporca le
[Seite 275] dita; magra al tatto. Quella di Eckardsberger contiene
secondo Klaproth,

Ossido di ferro 47,50
Acido fosforico 32.
Acqua 20.

Trovasi, tra gli altri siti, nell’ Annoverese, alla spon-
da dello Stecknitz, e così anche nel Treibholz fossile,
presso Stad (Vedi sopra la nota alla pag. 243).

14. Ocra di ferro verde. Ocre de fer verde. Grün-
Eisenerde.

Comunemente verde-azurra; terrosa; quasi sempre
friabile; che sporca; di rado indurita; il mineralizza-
tore non è per anco determinato con certezza; si trova
particolarmente presso di Schneeberg nelle montagne
metallifere.

15. Ferro arseniato. Fer arséniaté. Arseniksaures
Eisen.

Verde oliva; diafano; aspetto grasso; tenero; in
piccoli cristalli cubici con diverse variazioni; trovasi a
Carrarach in Carnovallia sopra il Manganese.

16. Ferro ossidato resinite. Fer oxydé résinite.
Pittizit.

Per lo più bruno epatico oscuro; spigoli screpo-
lati, che riflettono la luce in colore rosso infuocato;
dello splendore della pece; frattura concoide; la ra-
schiatura è giallo di limone; pesa 2407. Contiene se-
condo Stromeyer,

Ossido di ferro 33,46
Ossido di manganese 0,59
Ossido d’arsenico 26,6
Acido solforico 10,75
Acqua 28,48

Trovasi presso Freyberg nella Slesia superiore.

[Seite 276]

G. VII. Piombo. Plomb. Bley.

Il Piombo diventa nero all’ aria, e quando è fre-
gato fortemente, sporca e manda un odore a lui proprio.
È il più tenero di tutti i metalli solidi; si lascia fa-
cilmente piegare, ma non molto stendere, ed è pochis-
simo tenace; pesa 11,352. Fondesi prima d’arraven-
tarsi; si ossida molto facilmente; si vetrifica poco a
poco ad una altissima temperatura; tutti gli acidi lo
intaccano, e ne ricevono un sapore dolcigno. Oltre
ai molti usi, ai quali serve (come per far palle, pal-
lini, copertumi di case, tubi, caratteri da stampa,
ec.), lo si adopera nelle fonderie e nella docimastica;
serve anche per fare diversi colori.

1. Galena di piombo. Galena. Plomb sulfuré. Bley-
glanz.

Grigia di piombo; alle volte di un superficial
colore cangiante; quasi sempre di una grande splen-
denza metallica; comunemente informe; talora a specchj,
tal altra come colato; cellulare, ec.; parimenti dendritico od
a maglia(1); frequentemente cristallizzato e quasi sem-
pre in cubi; di rado in doppie piramidi, od in pira-
midi esagone. Tutte queste cristallizzazioni si modificano
in diverse varietà; rompesi in frammenti cubici; quasi
sempre di tessitura lamellare, o di grana più o meno
fina. Il suo peso medio è 7290; e le sue parti componenti
sono inegualissime, p.e. contiene 77 parti di piombo
minerallizzato da 20 di zolfo, ed in oltre dell’argento
[Seite 277] in diversa quantità. La miniera di piombo striata (Mine
de plomb striée; Sproterz) contiene inoltre dell’antimo-
nio. In generale è una delle miniere più comuni.

La miniera compatta di piombo (Plumbago; Mine
de plomb compacte; Bleyschweif), è più grigia dell’ac-
ciajo; più brillante e più tenera della galena; sporca
di più, ed è sempre informe; si trova vicino a Clau-
sthal, e nel Derbyshire(1).

2. Miniera di piombo nera. Mine de plomb noire.
Schwarz Bleyerz.

Nero-grigia, certe volte trasparente; la raschia-
tura è bianca grigiastra; ha una splendenza sua pro-
pria, che si avvicina alla metallica; ordinariamente cri-
stallizzata in prismi esagoni. Si rinviene, fra gli altri
luoghi, vicino a Freyberg, ove dà per ogni quintale 60
libbre di piombo.

3. Miniera di piombo bianca. Plomb carbonaté.
Weiss Bleyerz.

Bianca candida, o grigio-giallastra; più o meno
trasparente, che brilla frequentemente come il diamante,
sia in massa oppure cristallizzata in aghi od in prismi
tetragoni od esagoni. Contiene secondo Westrumb,

Piombo 80,25
Acido carbonico 10.
Ferro 0,18
Allumina 0,75
Calce 0,50
[Seite 278]

Si trova particolarmente presso Zellerfeld sull’ Hartz.

4. Miniera di piombo terrosa. Plomb carbonaté
terreux. Bleyerde.

Talora in forma polverosa, tal altra impastata as-
sieme; di tre colori diversi, cioè: 1, giallo di zolfo
(Franc. massicot natif), così p.e., presso Leadhills in
Iscozia: 2, grigia biancastra, come presso Zellerfeld
sull’ Hartz: 3, rosso-bruniccia, p.e., nel paese di Jülich.

5. Miniera di piombo verde. Plomb phosphaté.
Grün Bleyerz.

Comunemente verde celestro di varie gradazioni e
passaggi; talora di un bruno di garofani, ec., traspa-
rente; splendenza grassa; quasi sempre cristallizzata,
specialmente in prismi esagoni; pesa 6270. Secondo
Klaproth, quella di Tschopau contiene,

Ossido di piombo 78,40
Acido fosforico 18,37
Acido muriatico 1,70
Ossido di ferro 0,10

Si trova presso Clausthal, e Wanlokhead in Isco-
zia; e vicino a Beresofsk, nel paese di Caterineburg.
Quest’ultima contiene secondo Vauquelin dell’ossido di
cromo.

6. Miniera di piombo rossa. Plomb chromaté. Roth
Bleyerz.

Colore d’aurora, nel color di giacinto; rifrange
la luce; risplendente; per lo più cristallizzata, special-
mente in prismi quadrilateri con molte varietà; la ra-
schiatura è gialla; pesa 6026; contiene secondo Vau-
quelin,

Ossido di piombo 63,96
Ossido di cromo 36,40

Trovasi a Beresofsk nella provincia di Caterineburg,
[Seite 279] per lo più nella foggia particolare di arenaria accennata
alla pag. 228, e seg. Tom. II.

7. Miniera di piombo gialla. Plomb molybdaté.
Gelb Bleyerz.

Per l’ordinario gialla di cera; poco trasparente;
di splendenza grassa; comunemente cristallizzata in ta-
vole quadrilatere, ec.; Klaproth vi rinvenne,

Ossido di piombo 64,42
Ossido di molibdeno 34,25

Trovasi specialmente a Bleiberg in Carinzia.

8. Miniera di piombo sulfurea. Plomb sulfaté.
Vitriolbleyerz.

Di rado senza colore, e trasparente; per lo più
rifrange la luce in giallognolo o verde di mela, ec.;
splendore vetroso ed anche di diamante; frattura con-
coide; quasi sempre cristallizzata in piramidi quadri-
latere doppie, ed in più sorta di variazioni, come rom-
boidali, ec.; pesa 6300. Contiene secondo Stromeyer,

Ossido di piombo 73.
Acido solforico 26.
con alquanto di ossido di ferro e di manganese.

Trovasi a Zellerfeld ed Anglesey nella contea di
Galles.

G. VIII. Stagno. Etain. Zinn.

Lo Stagno è assai flessibile e malleabile, ma
poco tenace; crepita schiacciato sotto i denti, e nel
piegarlo fa sentire ciò che si chiama cric dello sta-
gno
(1); strofinato o scaldalo, manda un odore parti-
colare; pesa 7857. Si calcina assai facilmente, e si scio-
glie nell’ acido nitro-muriatico. Si rinviene in pochi siti,
[Seite 280] ma in que’ luoghi ove trovasi, vi è poi in quantità
grandissima; si impiega, fra gli altri molti usi, per
fare la carta inargentata, per comporre il metallo delle
campane, dei cannoni, per fare lo scarlatto, ec.

1. Miniera di stagno sulfurea o Pirite di stagno;
Oro musivo nativo. Étain sulfuré. Zinnkies.

Passa dal grigio d’acciajo al giallo di bronzo; di
splendenza metallica; fragile; solamente informe; pesa
4350. Contiene secondo Klaproth,

Stagno 26,50
Rame 30.
Ferro 12.
Zolfo 30,50

Si trova soltanto a S. Agnese in Cornovallia.

2. Stagno vetroso. Étain oxydé. Zinnstein.

Bruno, che passa al nero od al giallo, ed al gri-
gio biancastro; alle volte trasparente, ed altre semi-
diafano; ora informe, ed ora come ciottoli rotondati
nel Seifenwerken(1) (inglese stream-tin) o come la
sabbia di stagno; però frequentemente cristallizzato, spe-
cialmente in prismi quadrilateri cortissimi, con punta
quadrilatera alle due estremità; spesse volte anche in
[Seite 281] cristalli gemelli (Visirgraupen); del peso medio di 6900.
Contiene fino ad otto decimi di stagno; trovasi parti-
colarmente nelle montagne metallifere della Sassonia,
di Boemia, in Cornovallia, Malaca, nell’ isola di
Banca vicino a Sumatra, ec.

3. Ematite di stagno. Étain limoneux. Holz-Zinn.

Bruno di legno, di capelli, ec.; opaco; sulla frat-
tura compajono delle fibre divergenti in piccoli reni;
a strati concentrici, evidentemente sovrapposti gli uni
sugli altri; frantumi a cuneo; talmente duro che per-
cosso coll’ acciarino dà scintille; pesa 6450. Contiene
secondo Klaproth 63, 3 per cento di stagno; trovasi
a Gaurigan in Cornovallia.

G. IX. Zinco. Zinc. Zink.

Lo Zinco ha un colore medio fra il piombo e lo
stagno; una frattura dentata a raggi larghi; è conside-
rabilmente malleabile; pesa 7190; si fonde prima d’ar-
roventarsi, e si accende ad un fuoco scoperto, man-
dando una fiamma verde turchina; è solubile in tutti
gli acidi, senza che li colori; l’uso più importante,
che se ne fa, si è quello di formare l’ottone.

1. Blenda. Pseudogalena. Zinc sulfuré. Blende.

Bruna, che passa al bruno nero ed al giallo, ed
anche al rosso ed al verde, ciò che gli ha fatto dare
il nome di blenda di pece, di augite, di rubino, ec.;
più o meno trasparente; splendenza di diverse sorti;
quasi sempre informe, sebbene anche cristallizzata, p.e.,
in prismi trigoni, in doppie piramidi trigone, ec.;
frattura consimile alla spatica; alcune varietà, quando
si fregano, tramandano un odore di fegato di zolfo; al-
tre, raschiate all’ oscuro con un ferro, sono fosforescenti.
[Seite 282] Il suo peso medio è di 4000; contiene dal 44 sino al
64 per cento di stagno mineralizzato dallo zolfo, con
più o meno di ferro; alle volte contiene anche dell’ oro
e dell’ argento con galena mista intimamente (p.e. il
Braunerz di Rammelsberg). È una miniera molto ge-
neralmente diffusa.

2. Gialamina. Lapis calaminaris. Zinc oxydé.
Galmey.

Passa comunemente per molte gradazioni dal gri-
gio di piombo al giallognolo; talora opaca, tal altra
più o meno diafana; informe, ed in questo stato, o
terrosa od in massa; però anche cellulare, in botroidi,
reniforme, trasforata come tarlata, ec.; parimenti cri-
stallizzata come lo Zinco spatico; comunemente in ta-
vole quadrilatere (così quello di Carintia e di Altai);
o come falsi cristalli, p.e., nel Flintshire. La varietà
informe si trova alle volte in cristalli interi, come vi-
cino ad Olkutschk in Polonia.

G. X. Bismuto. Bismuth. Wismuth.

Il Bismuto ha un colore che dal bianco argentino
inclina al rossiccio; la tessitura è fogliata; è fragile
assai; pesa 9822; si fonde prima di arroventarsi(1);
la sua dissoluzione nell’ acido nitrico è precipitata
dall’ acqua pura sotto il nome di bianco di Spa-
gna;
è un metallo poco comune; si adopera per
dare maggior durezza allo stagno e per fare gli
specchi.

[Seite 283]

1. Bismuto nativo. Bismuth natif. Gediegen.

Comunemente offre un color superficiale d’iride;
informe, ed anche reticolato; di rado cristallizzato in
piccoli cubi, ec.; frattura fogliata; non comune; tut-
tavia si rinviene più di frequente questa, che le due
seguenti specie; sì l’una, che le altre si trovano nelle
montagne di miniere della Sassonia e di Boemia.

2. Miniera di bismuto sulfurea. Bismuth sulfuré.
Wismuthglanz.

Grigia di piombo; ordinariamente di un superfi-
ciale colore giallastro; frattura fogliata, talora radiata;
per lo più informe; di rado in cristalli acuminati,
impiantati longitudinalmente, od in aghioli capillari;
tenerissima, lasciandosi tagliare; sbriciolata sui car-
boni bruccia con una fiamma sulfurea. Contiene se-
condo Sage 60 libbre per quintale di bismuto mine-
ralizzato dallo zolfo, talvolta con un poco di ferro e
d’arsenico.

3. Bismuto acicolare, o Nadelerz. Nadelerz.

Grigio d’acciajo; sulla superficie diventa giallo-
gnolo; splendenza metallica; frattura a granellini. Con-
tiene secondo John 43 e 20 di bismuto unito a piombo,
rame, zolfo, ec.; per lo più in cristalli ad aghi, nel
quarzo con mica; talora con l’oro nativo; trovasi nel
Caterinesburghese.

4. Ocra di bismuto. Bismuth oxydé. Wismuthocher.

Giallognola, che va al verdastro od al grigio;
comunemente terrosa; superficiale o disseminata.

G. XI. Antimonio. Antimoine. Spiessglas.

L’Antimonio ha un colore fra il bianco di sta-
gno e quello dell’ argento, di tessitura lamellare, radiata;
[Seite 284] fragile; pesa 6702; fondesi facilmente; svapora ad
un fuoco continuato; gli acidi lo disciolgono imper-
fettamente, e l’alcali lo precipita sotto forma di pol-
vere bianca dalla sua dissoluzione nell’acido nitro-mu-
riatico; si adopera, oltre agli altri usi, per dar mag-
gior durezza ad altri metalli, per fondere i caratteri, ec.

1. Antimonio nativo. Antimoine natif. Gediegen.

Comunente bianco di stagno; frattura talvolta
granulosa, e tal altra fibrosa od a gusci; si trova,
fra gli altri luoghi, nelle vicinanze di Andreasberg.
Contiene secondo Klaproth,

Regolo d’antimonio 98.
Argento 1.
Ferro 0,25

2. Miniera d’antimonio grigia. Antimoine sulfuré.
Grau Spiessglaserz.

Grigio di piombo, d’acciajo, ec., informe; tanto
compatto, che fogliato, ma più frequentemente radiato,
ed in questo caso per lo più in cristalli ad aghi, ed
anche in cristalli prismatici tetragoni od esagoni; fon-
desi ed abbruccia al lume con fiamma turchina; pesa
4200. Contiene,

Antimonio 70 fino ad 80
Zolfo 30 fino a 20

Si trova principalmente in Ungheria ed in Tran-
silvania.

La miniera d’antimonio in piuma d’un colore
nero grigio, o grigio di piombo, che è con fibre fine
e capilliformi (talora contiene dell’ argento), deve es-
sere collocata qui. Si trova ad Andreasberg, e vicino
a Nagybanya in Transilvania, ed altrove.

3. Miniera d’antimonio con Nichel. Nickelspiess-
glaserz.

[Seite 285]

Dal grigio di piombo al bianco di stagno; non
perfettamente a foglie; splendente; frattura ineguale;
semidura; pesa 6546, contiene secondo Klaproth,

Antimonio 47,75
Nichel 25,25
Arsenico 11,75
Zolfo 15,25

Si trova nei paesi di Nassau.

4. Miniera d’antimonio rossa. Antimoine hydro-
sulfuré. Roth Spiessglaserz.

Rosso, con una specie di splendenza metallica;
alle volte informe, ed altre in cristalli ad aghi, in
raggi, che sono di soventi aggruppati in forma di
stelle; pesa 4090; quello di Bräunsdorf contiene se-
condo Klaproth,

Antimonio 67,50
Ossigeno 10,80
Zolfo 19,70

Trovasi presso Bräunsdorf, Freyberg ed in Ungheria.

Una varietà particolare fogliata, è il così detto
Zundererz, che si trova presso Clausthal in cavità
glandulari e come gromma sopra il quarzo, la galena
di piombo, ec.

5. Miniera d’antimonio bianca. Antimoine oxydé.
Weiss Spiessglaserz.

Dal bianco passa al giallognolo ed al grigio; d’a-
spetto di madreperla; assai di frequente in cristalli
ad aghi aggregati assieme a guisa di stelle. Rassomiglia,
all’apparenza esteriore, e secondo Klaproth, anche nel-
l’interno, ai fiori bianchi d’antimonio preparati (Nix
antimonii
). Si trova presso Malaczka in Transilvania,
ed a Prkibram in Boemia.

6. Ocra d’antimonio. Ocre d’Antimoine, Kermes
mineral. Spiessglasocher.

[Seite 286]

Comunemente gialla citrina; terrosa; friabile; tro-
vasi nelle vicinanze di Freyberg ed in Ugheria, per lo
più sopra o framezzo all’ antimonio nativo.

G. XII. Cobalto. Cobalt. Kobalt.

Il Cobalto(1) è all’ incirca del colore del ferro
tendente al grigio d’acciajo, ed alquanto al rosso;
sciolto nell’ acido nitro-muriatico dà l’inchiostro sim-
patico; pesa 7811; è assai refratorio; difficile a fon-
dersi, e quando è affatto puro, e magnetico; alla torre-
fazione si calcina in una polvere nera, la quale unita
alle materie vetrificabili da lo smalto verde, tanto ne-
cessario nelle arti per ottenere dei turchini molto belli.

1. Galena bianca di cobalto. Galena cobalti. Co-
balt gris. Weisser Speiskobalt.

Bianco di stagno; informe; ma anche speculare,
od a maglia, ed in dendriti; molte volte cristallizzata,
ed ordinariamente in cubi con diverse variazioni; meno
dura della specie seguente. Contiene secondo Stromeyer,

Cobalto 20,30
Arsenico 74,20
Ferro 3,40

Se ne rinviene, tra le altre località, a Glücksbrunn
nel paese di Gota; a Riegelsdorf in Hasse, ec. È una
delle miniere di cobalto le più comuni.

2. Miniera grigia di cobalto. Cobalt arsenical.
Grauer Speiskobalt.

Di un grigio chiaro d’acciajo; comunemente in-
forme; alle volte speculare, ed altre a maglia; la sua
frattura somiglia a quella dell’ acciajo d’Inghilterra;
[Seite 287] durissima; contiene oltre il cobalto anche dell’arsenico
e del ferro; s’incontra nelle montagne di miniere di
Sassonia e di Boemia, ec.

3. Cobalto brillante. Cobalt brillant. Glanzkobalt.

Bianco di stagno che dà al rossigno pallido; per
lo più informe, però anche in reni, ed in piccoli cri-
stalli non ben distinti; contiene secondo Stromeyer,

Cobalto 33,10
Arsenico 43,40
Ferro 3,20
Zolfo 20.

Si trova in pochi luoghi, p.e., nel circolo di
Cristiania in Norvegia.

4. Ocra di cobalto nera. Cobalt oxydé noir.
Schwarzer Erdkobalt.

Nera che passa al turchino d’ardesia ed al bru-
nastro; certe volte polverulenta o friabile (fuliggine
di cobalto), certe altre indurita (i fiori neri di co-
balto); similmente in botroidi, reniforme, lamellosa, ec.;
di languida splendenza, o tremolante; raschiata poi
diventa lucida; leggera; probabilmente ossidata dal-
l’acido carbonico; si trova anch’ essa nei luoghi già
menzionati delle due passate specie.

5. Ocra di cobalto bruna. Ocre de cobalt brune.
Brauner Erdkobalt.

Bruna di fegato con varie gradazioni, che vanno
al grigio giallognolo (l’ocra gialla di cobalto); infor-
me; terrosa; tenera; raschiatura di aspetto grasso; si
trova specialmente nel paese di Saalfeld.

6. Ocra di cobalto rossa. Cobalt arseniaté. Rother
Erdkobalt.

Colore di fiori di persico, ma che smunta espo-
sta all’ aria; o informe, terrosa, debole, oppure in
[Seite 288] cristalli ad aghi, quando vellutati, e quando stellari,
splendenti, trasparenti; contiene secondo Bucholz,

Ossido di cobalto 39.
Ossido d’arsenico 38.
Acqua 23.

Si rinviene, fra le altre parti, presso Schneeberg,
nelle montagne metallifere.

G. XIII. Nichel. Nickel. Nichel.

Il Nichel ha un colore, che dal bianco grigio
pende al rosso pallido; è durissimo; difficile a fon-
dersi; senza dubbio magnetico; si discioglie princi-
palmente nell’acido nitrico, tingendo in verde la solu-
zione; il suo ossido tinge in turchino l’ammoniaca;
pesa 7807; si adopera nel Pachfong della China.

1. Nichel nativo. Nickel natif. Gediegen(1).

Dal grigio d’acciajo al giallo di bronzo, in aghi
capillari separati (come il ferro piritoso radiato capil-
lare, di cui si parlò alla pag. 268). Contiene secondo
Klaproth, oltre il nichel, qualche piccola parte di co-
balto e d’arsenico; trovasi nelle cavità glandulari dell’or-
niblenda di Johanngeorgenstadt nei monti di miniere.

2. Nichel arsenicale. Nickel arsenical. Kupfernikel.

Per lo più, rosso di rame pallido; frattura ad an-
goli ottusi, quasi come a facciette; di rado radiato;
pesa 7560; contiene secondo Stromeyer,

Nichel 44,20
Arsenico 54,70
con alquanto di ferro, piombo e zolfo.

Si rinviene d’ordinario colla galena di cobalto.

[Seite 289]

3. Nichel ossidato. Nichel oxydé. Nickelocher.

Verde di pomo; friabile; di rado indurito; magro
al tatto; che sporca; d’ordinario in croste; in gene-
rale col nichel arsenicale; contiene secondo Stromeyer,

Ossidi di nichel e cobalto 37,35
Ossido di ferro 1,13
Arsenico ossidato 36,97
Acqua 24,32

Ho già detto più sopra (pag. 140), che il cri-
sopraso deve il suo colore a quest’ ossido; come pure,
che nel fossile rassomigliante all’ olivino del ferro na-
tivo di Pallas e negli areoliti, condensi dell’ ossido di
Nichel. (Vedi alla pag. 191 e 266, Tom. II).

G. XIV. Manganese. Manganèse. Braunstein.

Il Manganese è grigio d’acciajo; duro; fragile;
difficile a fondersi; pesa 6850; forma lega con facilità
col ferro; fra tutti i metalli è quello che ha maggiore
affinità coll’ ossigeno, per lo che stando all’ aria si
ossida, riducendosi ben presto in una polvere nera. È
sparso ovunque, perfino negli esseri vegetabili; si
adopera in particolare per fare il vetro diafano, per
fare il gas ossigeno, l’acido muriatici ossigenato, ec.

1. Miniera di manganese rilucente. Braunsteinblende.

Nera di ferro, che passa al bruno di fuliggine;
opaca; splendente; frattura ineguale; a granellini; di
debole lucentezza; semidura; fragile; pesa 3950; quella
di Transilvania contiene secondo Klaproth,

Manganese 82.
Zolfo 11.
Acido carbonico 5.
[Seite 290]

Trovasi specialmente presso la miniera di manga-
nese rossa di Transilvania.

2. Miniera di manganese grigia. Manganèse oxydé
metalloide. Grau Braunsteinerz.

Grigia d’acciajo, che passa al nero di ferro;
splendenza più o meno debole; d’aspetto metallico;
informe, ma frequentemente a raggi e questi per lo
più a pennacchio o a stella; in qualche caso in cri-
stalli ad aghi od in prismi quadrilateri, affilati, od
in punta. La miniera d’antimonio radiato esiste presso
Ilfeld sull’ Hartz. Contiene secondo Klaproth,

Ossido nero d’antimonio 90,50
Ossigeno 2,25
Acqua 7.

3. Miniera nera di manganese. Manganèse oxydé
noir. Schwarz Braunsteinerz.

Bruno-nera; nera di ferro, ec.; terrosa; fina;
tenerissima; che sporca; alle volte in polvere fuliggi-
nosa, (così è il black wad di Winster nel Derbisire,
che fregato con olio di semi di lino s’ infiamma da
sè, e che si adopera frequentemente per i colori neri
ad olio); altre volte indurita; reniforme; arborizzata
ec.; ed anche consimile a scorie (quella di Saska nel
Bannato). Il contenuto di quella di Clausthal nell’ Hartz è
secondo Klaproth,

Ossido di manganese 68.
Ossido di ferro 6,50
Silice 8.
Barite 1.
Carbone 1.
Acqua 17,50

La maggior parte delle dendriti nere, che si tro-
vano in diversi fossili, provengono da questa specie di
manganese.

[Seite 291]

4. Miniera di manganese rossa. Manganèse oxydé
rouge. Roth Braunsteinerz.

Colore di rosa con più gradazioni; frattura ora
compatta ed ora fogliata: più o meno splendente; più
o meno dura; contiene secondo Klaproth dell’ ossido
di manganese ed alquanta silice. Si trova a Nagyag
ed a Kapnik in Transilvania, come ganga di quella
miniera d’oro e di tellurio, ed a Caterineburg in Si-
beria.

G. XV. Arsenico. Arsenic. Arsenik.

L’Arsenico ha un colore intermedio fra il bianco
di stagno ed il piombino; la frattura del medesimo è
fogliata a scaglie; del peso di 8308; è il più volatile
di tutti i metalli; al fuoco si riduce in vapori bianchi,
densi, con odore d’aglio; ha un sapore dolciastro, e
tinge il rame in bianco, siccome avviene di tutti gli
altri metalli ridotti in lega coll’arsenico. Il suo ossido,
che contiene un acido particolare si scioglie nell’acqua.

1. Arsenico nativo. Arsenic natif. Gediegen.

Grigio di piombo chiaro, ma all’ aria prende un
colore superficiale giallastro, poscia scuro di tombacco,
e finalmente nero; frequentemente reniforme, sovente
in istrati concentrici convessi da una banda e concavi
dall’altra, che si separano facilmente (così l’arsenico
testaceo); assai di rado fatto a maglia, dendritico, ec.;
sonoro nelle piccole lamine; comunemente contiene
del ferro; rinvienisi, fra gli altri luoghi, ad Andreas-
berg, sull’ Hartz.

2. Pirite arsenicale. Fer arsenical. Arsenikkies.

Passa dal bianco argenteo a quello di stagno, ap-
pannato superficialmente; comunemente informe; tanto
[Seite 292] in massa, quanto disseminata; alle volte cristallizzata,
specialmente in prismi tetragoni, duri; sfregandola o
rompendola spande un odore d’aglio; quella cristal-
lizzata di Freyberg, contiene secondo Stromeyer,(1)

Arsenico 42,88
Ferro 36,04
Zolfo 21,08

3. Orpimento. Arsenic sulfuré. Rauschgelb.

Si divide in due sorta, secondo i principali colori:

a. Orpimento giallo. Auripigmentum. Orpiment
jaune. Operment.

Comunemente giallo di cedro; trasparente, che
offre alle volte un aspetto quasi talcoso, ed una splen-
denza semimetallica; fogliato; tenero; flessibile; ordi-
nariamente informe, ma anche cristallizzato, special-
mente in prismi tetragoni quasi sempre confusi, pic-
coli, gli uni uniti con gli altri; del peso di 3313.
Contiene secondo Klaproth,

Arsenico 62.
Zolfo 38.

Se ne rinviene particolarmente in Transilvania e
nel Bannato.

b. Orpimento rosso. Arsenic rouge. Rothes Raus-
chgelb.

Comunemente colore d’aurora; trasparente; di
splendenza vetrosa; raschiatura gialla; molte fiate cri-
stallizzato in prismi tetragoni od esagoni; altre volte
solamente superficiale sopra altri fossili; così ad An-
dreasberg sopra lo spato calcare e zeolite; pesa 3225.

[Seite 293]

Diede a Klaproth,

Arsenico 69.
Zolfo 31.

Si trova principalmente sul Vesuvio ed in Tran-
silvania.

4. Arsenico ossidato. Arsenic oxydé. Arsenickblüthe.

Comunemente bianco latteo; alle volte friabilis-
simo, delle altre in piccole botroidi; talora anche in
cristalli capilliformi; agruppati in fasci, aventi una splen-
denza serica e trasparenti; si scioglie nell’acqua; com-
ponesi puramente di arsenico e del suo acido.

Al contrario il Farmacolite, che tanto vi rassomi-
glia nelle qualità esteriori, e che per questa ragione fu
anche con esso lui confuso, contiene secondo Jonh,

Ossido d’arsenico 45,68
Acqua 23,86
Calce 27,28

Questo per conseguenza non si scioglie nell’ acqua,
ma bensì nell’ acido nitrico. Si trovano entrambi queste
specie a S. Andreasberg, a Riegelsdorf nel Hessen, ed
a Wittichen nel Fürstenberghese.

G. XVI. Molibdeno. Molybdéne. Molybdän.

Il Molibdeno è quasi di un grigio d’acciajo; fra-
gilissimo; non molto duro; pesa 6963; il suo ossido
contiene pure un acido particolare.

1. Galena di molibdeno. Molybène sulfuré. Was-
serbley.

Questa miniera, confusa spesse volte con la piom-
bagine, è di un grigio di piombo; ha un aspetto me-
tallico, e comunemente una tessitura fogliata a fo-
gliette curve; è grassa al tatto; tenera; sporca le dita;
[Seite 294] le fogliette sottili sono flessibili; pesa 4738; Klaproth
vi trovò,

Ossido di molibdeno 60.
Zolfo 40.

Si trova in pochi luoghi, ma quasi in tutte le quat-
tro parti del mondo, particolarmente vicino a Altemberg,
nelle montagne di miniere, e presso Kolivan in Siberia.

G. XVII. Tungsteno. Tungstène Scheel.

Il Tungsteno è stato non da molto tempo ridotto
in regolo; ma gli si è dato un colore ed un peso molto
diverso. È assai difficile a fondersi; il suo ossido con-
tiene un acido proprio, e forma coll’ ammoniaca un
sale neutro particolare (il tunstato d’Ammoniaca).

1. Miniera di tungsteno bianca. Schéelin calcaire.
Tungstein.

Per lo più bianca di latte o bianca gialliccia;
trasparente; aspetto grasso; frattura quasi concoide;
informe, o cristallizzata in doppie piramidi tetragone;
pesa 6066; quella di Schlakenwald contiene secondo
Klaproth,

Tungsteno calcinato 77,75
Calce 17,60
Silice, Acido tungstenico,
e Calce
3.

Trovasi specialmente in Boemia nel luogo or ora
indicato.

2. Miniera di tungsteno nera. Spuma lupi. Schéelin
ferruginé. Wolfram.

Nero-bruna; raschiatura colore di ruggine; splen-
denza debole; frattura fogliata; comunemente lamel-
losa; informe o cristallizzata in prismi esagoni piatti,
od in tavole quadrilatere; del peso di 7130. Contiene
[Seite 295] dell’acido tungstenico, del ferro ed un poco di man-
ganese; se ne rinviene particolarmente nelle montagne
di miniere ed in molta quantità a Dolcoath in Corno-
vallia. In generale è con lo stagno vetroso, al pari
della specie precedente.

G. XVIII. Urano. Urane. Uran.

Nell’ anno 1789 Klaproth scopri l’Urano, che
è grigio carico; di splendenza metallica debole; tenero;
fragile; del peso di 6440; assai difficile a fondersi; si
discioglie nell’ acido nitrico e nell’ acido nitro-muria-
tico; con l’alcali si precipita sotto forma di una calce
gialla, la quale dà al vetro una tinta bruno-chiara.

1. Solfuro nero d’urano. Urane oxydulé. Pecherz.

Bruno nero; opaco; aspetto grasso; fragile; pesa
7500; costituito di urano e di zolfo; si ritrova, al
pari delle seguenti specie, nelle miniere di Sassonia e
di Boemia.

2. Calcalite, od Uranite micacea verde. Uranium
spathosum.
Urane oxydulé. Uranglimmer.

Passa dal verde d’erba al verde rame, azzurro, ec.
trasparente; alle volte terroso; friabile; debole; certe
altre splendente; solido; cristallizzato, specialmente in
tavole quadrilatere; contiene dell’ urano mineralizzato
dall’ acido carbonico, con un poco di rame.

3. Ossido d’urano. Uran oxydé. Uranocher.

Giallo di cedro; opaco; terroso; tenero; magro;
si scioglie totalmente nell’ acido nitrico; trovasi comu-
nemente sul solfuro nero d’urano o nel medesimo.

G. XIX. Titano. Titane. Titan.

Avea creduto Gregor, nell’ anno 1791 di avere
[Seite 296] trovato il Titano nel Manacanite, ma fu solamente
nel 1795, che Klaproth ne fece la scoperta. Questo
metallo, manifesta nello stato di regolo, un colore
di rame carico; prende un bel pulimento; è fragile;
molto difficile a fondersi; ha una grande tendenza
a combinarsi coll’ ossigeno; è facilmente disciolto
dalli acidi, nitrico, muriatico e solforico; l’alcali lo pre-
cipita da questi solventi in una polvere bruna colore
di chermes; con il nitro detona vivamente; pare che
gli alcali non lo sciolgano, nè per la via secca, nè
per la via umida.

1. Octaedrite, od Anataso. Anatas.

Turchino come l’endaco; rifrange la luce; splende
quasi come metallo; cristallizzato in piccoli ottaedri
allungati; pesa 3857; trovasi specialmente presso Oi-
sans nel Delfinato.

2. Titano in aghioli. Titan oxydé. Titan-Schörl.

Rosso bruno; in alcuni casi di una splendenza,
che si avvicina alla metallica; il più soventi in aghi;
comunemente nel cristallo di rocca e nel quarzo or-
dinario, o sopra i medesimi; anche in cristalli prisma-
tici, forti; in barre quadrilatere, strisciate longitudi-
nalmente; tale è quello delle vicinanze di Bainik in
Ongheria, che si trova negli strati di schisto micaceo
e di quarzo latticinoso.

Il Nigrino od Eisentitan, che è di qualità assai
prossima con l’attuale specie, trovasi in granelli con gli
spigoli troncati, od in piccola sabbia, nelle cave di
Goldfeifen, presso Olahpian in Transilvania. Contiene
secondo Klaproth,

Ossido di titano 84.
Ossido di ferro 14.
Ossido di manganese 2.
[Seite 297]

3. Titanite, Sfene. Sphène. Titan-spath.

Bruno di garofano; un poco trasparente; aspetto
grasso; cristallizzato in prismi corti, compressi, come
lenticolari, con due facciette ai due apici. Al San
Gottardo trovasi talvolta come perfetto cristallo cru-
ciforme. La titanite di Norvegia contiene secondo
Abildgaard,

Ossido di titano 58.
Silice 22.
Calce 20.

Si trova ad Arendal in Norvegia nel quarzo, e
nel paese di Passau, in una roccia composta di quarzo,
orniblenda e felspato, nella quale vi predomina quest’
ultimo.

4. Manacanite. Titan oxydé ferrifère. Manacanit.

Nera; opaca; fragile; lassa; in piccoli grani an-
golosi di forma ineguale; a prima vista rassomiglia
alla polvere da schioppo di grossa grana; talora è at-
tratta dalla calamita; pesa 4427. Secondo Klaproth
è composta di

Ossido di titano 45,25
Ossido di ferro 51.
Ossido di manganese 0,25
Silice 3,50

Si trova particolarmente come sabbia di fiume a
Manacan in Cornovallia, e nell’ isola della Providenza
presso Botanibai.

L’Iserino simile alla Manacanite, che trovasi ad
Isergrund in Boemia, contiene giusta Klaproth,

Ossido di titano 28.
Ossido di ferro 72.

G. XX. Tellurio. Tellure. Tellurium.

Il Tellurio (Sylvanium), dal quale Müller di
[Seite 298] Reichenstein per il primo avea scoperte le proprietà
metalliche, che furono poscia perfettamente confer-
mate da Klaproth; ha un colore che dal bianco di
stagno cade nel grigio di piombo; è molto lucido; di
frattura fogliettata; assai fragile; facilissimo a fon-
dersi; pesa solo 6115, per cui è il più leggero dei
metalli.

1. Tellurio nativo. Aurum problematicum, siva
paradoxum.
Tellure natif ferrifère. Gediegen.

Offre il colore il più lucente, e la frattura sopra
notata; Klaproth vi trovò,

Tellurio 92.
Ferro 7.
Oro 1.

Si trova ordinariamente disseminato nel quarzo
grigio simile al petroselce di Fatzebay in Transilvania.

2. Oro grafico. Aurum graphicum. Tellure natif
aurifère et argenifère. Schrifterz.

Bianco di stagno; sporca le dita; in cristalli sot-
tili in forma di prismi o di tavole, che ordinariamente
si trovano soprapposte le une alle altre per una delle
faccie laterali. Il contenuto è secondo Klaproth,

Tellurio 60.
Oro 30.
Argento 10.

Si trova nelle vicinanze di Offenbania in Transil-
vania nel quarzo e nel Graustein.

3. Tellurio solforato. Tellure natif aurifere et plom-
difère. Blättererz.

Colore grigio di piombo; tessitura comunemente
fogliata; tenero; che sporca alquanto le dita; un poco
[Seite 299] flessibile. Contiene a detta di Klaproth,

Tellurio 32,20
Piombo 54.
Oro 9.
Argento e rame 1,08
Zolfo 3.

Trovasi vicino a Nagyag in Transilvania nel quarzo
e nello spato perlino.

G. XXI. Cromo. Chromium.

Il metallo Cromo fu scoperto dal professore Kla-
proth
nel 1797, e quasi contemporaneamente da Vau-
quelin
. È all’ incirca grigio di piombo; fragile; assai
duro; difficilmente fusibile. Il suo ossido risulta di un
acido particolare.

1. Cromo ossidato nativo. Chrome oxydé natif.
Chromocher.

Per lo più verde di mela; terreo; raschiatura
grigia verdognola; intimamente unito col quarzo. Tro-
vasi in alcuni dipartimenti della Francia, per lo più
in una specie di breccia.

G. XXII. Tantalo. Tantalum.(a)

Questo metallo fu scoperto nel 1802 dal sig. Ekeberg;
è di color grigio nerastro; non si discioglie negli acidi,
ma bensì negli alcali.

1. Tantalite. Tantalit.

[Seite 300]

Nera di ferro; splendente quasi come metallo;
frattura compatta, dura; in cristalli non bene distinti,
ma per quanto pare ottaedri; per lo più della gran-
dezza di un nocciuolo; pesa 7953. Secondo Ekeberg
e Wollaston, contiene, oltre all’ossido di tantalo, anche
dell’ ossido di ferro e di manganese. Lo si rinviene
in Boemia e Finlandia, in un miscuglio delle specie dei
graniti, ed in America settentrionale (altre volte così
detto Colombite), probabilmente nella baja Massachuset.

2. Itterotantalite. Ytterotantalit.

Secondo l’esteriore aspetto, ed a prima vista, è
simile all’antecedente, ma secondo Vauquelin contiene,

Ossido di tentalo 45.
Ossido di ferro e gadolinite 55.

Trovasi presso Ytterby (Vedi alla p. 158 e 159, T. II).

G. XXIII. Cerio. Cerium.

Scoperto nel 1804 da Hisinger e Berzelius. Que-
sto metallo è grigio biancastro; di frattura fogliettata;
assai fragile; si decompone nell’ acido nitro-muriatico;
e svapora all’azione del fuoco ardente.

1. Cerite. Cerit, Ochroit.

Rosso bruno, che in parte dà nel giallo; poco
splendente; frattura smunta; semiduro; fragile; pesa
4733; contiene secondo Vauquelin,

Ossido di Cerio 67.
Silice 17,50
Calce 2.
Ossido di ferro 2.
Acqua ed acido carbonico 2.

Trovasi presso Ritterhütte in Westmanland.

2. Allanite. Allanit.

Nero-bruna; opaca; dello splendore della pece;
[Seite 301] semidura; talora cristallizzatà in prismi quadrilateri;
pesa 3500. Contiene secondo Thomson,

Ossido di cerio 33,9
Silice 35,4
Calce 9,2
Allumina 4,1
Ossido di ferro 25,4

In Groelandia, nei miscugli della specie di gra-
nito e gneis(1).

G. XXIV. Iridio. Iridium.

Questo metallo scoperto nel 1803 da Tennant, è
bianco d’argento; molto duro; fragile; refrattario;
non è menomamente intaccato dagli acidi semplici,
ed assai debolmente dall’ acqua regia; ma lo sciol-
gono gli alcali caustici, ai quali comunica un colore
rosso e turchino,

1. Iridio nativo. Iride natif. Gediegen.

Unito al solo Osmio; in granelli uniti al pla-
tino rosso; in oltre combinato cogli altri sette metalli
accennati nella pag. 253, T. II.

G. XXV. Palladio. Palladium.

Anch’ esso fu scoperto nel 1803 da Chevenix e
Wollaston. Questo metallo è grigio chiaro d’acciajo,
che dà nell’argentino; di tessitura fibrosa; pesa 11300;
comunica all’ acido nitrico, nel quale si scioglie, un
colore rosso.

1. Palladio nativo. Gediegen.

[Seite 302]

Unito all’ iridio, e come esso, misto in granelli
separati con il platino nativo.

G. XXVI. Cadmio. Cadmium.

Il metallo più recentemente scoperto. Il consigliere
Stromeyer lo osservò per il primo in alcune galene
di zinco di Boemia; è quasi del bianco dello stagno;
molto molle; pieghevole, ma con tutto ciò tenace;
sporca assai; si fonde facilissimamente; svapora al ca-
lore tanto facilmente, quanto il mercurio; pesa 8604(1).

SEZIONE DECIMASESTA
delle pietrificazioni.

[Seite 303]

§. 261.

L’Oritologia ossia il trattato delle pietrificazioni,
o dei fossili nel senso più stretto, allorquando è con-
siderata sotto il vero punto di vista e che se ne
fa la convenevole applicazione, diventa una parte di
mineralogia di somma importanza e fecondissima. Essa
somministra gran lume in Geogenia, circa le varie
catastrofi più o meno universali(1), alle quali fu suces-
sivamente esposto il nostro pianeta; e perciò sulla re-
lativa età delle roccie delle montagne in generale, ed
in particolare sulla formazione di alcune montagne a
strati, ec. ec.; oggetti tutti, che senza la loro cognizione
non è possibile di studiare la parte mineralogica della
storia naturale.

§. 262.

Pietrificazioni o corpi pietrificati si denominano in
lato senso tutti i corpi organizzati, li quali, dopo
essere morti o nell’ epoca di una delle generali cata-
strofi, ovvero in qualunque altra circostanza, rimasero
sepolti in luoghi sì favorevoli, che li corpi od alcune
[Seite 304] parti dei medesimi, invece di putrefarsi, conservarono
più o meno perfettamente le loro forme, e furono
in seguito penetrati nella massima parte, o da bitumi,
o da sostanze lapidee o metalliche.

Osservazione. Per tal modo, bisogna severamente
escludere dal numero delle pietrificazioni, una quantità
di corpi, che per lo passato erano con esse confusi.
Primi sono quei scherzi di Natura, sui quali si eser-
citò in passato l’imaginazione, e che porgono tut-
tora un alimento all’ ignoranza ed alla superstizione:
così il ritratto di Martino Lutero che si rinvenne nel
rame schistoso di Mansfelder, e che fu descritto con
tanta accuratezza da Valerio Alberti nell’anno 1675:
la lapicidina sacra del vecchio Dottor Nicola Lange,
a Lucerna, ed altre simili. In secondo luogo, i corpi
artificiali che non possiamo ignorare, come i piccoli
bulbi di Baden. Per ultimo que’ corpi inventati a ca-
priccio per ingannare coloro che sono meno versati,
siccome p.e., le petrificazioni di Würtzburg, con le
quali il buon Beringer fu una volta burlato. (Vedi la
sua Lithographia Wirceburgensis, 1726, in foglio alla
pag. 5.)

§. 263.

Fra le tante maniere per le quali effettuasi una tale
conservazione de’ corpi, si usa di dividerli nelle quattro
specie seguenti: essi si trovano,

1. Semplicemente calcinati; cioè quando le ossa,
le conche, ec., hanno perduta la colla o glutine ani-
male, ed insieme una gran parte della solidità(1); in
[Seite 305] luogo di questo glutine sono penetrati da una materia
calcare, marnosa, o di altre consimili sostanze; inoltre
sono friabili e leggeri. Si trovano le maggiori volte nei
terreni di alluvione (Vedi alla pag. 123, Tom. II), e
nei tufi calcarei delle grotte e fenditure che sono nelle
montagne (pag. 201 e 202, Tom. II).

II. Realmente petrificati: le petrificazioni propria-
mente dette nel più stretto senso, che si trovano com-
prese negli strati solidi delle montagne di seconda for-
mazione, e che poscia acquistarono una gran parte
della durezza della pietra. Si è a questa seconda classe,
che appartengono i corpi marini sconosciuti del mondo
rivoluzionato, di cui sono zeppi gli strati calcarei del-
l’attuale continente, che formava il fondo del mare
prima della catastrofe. Vengono poscia i legni conver-
titi in petroselce ed in opale di cera, ec.

Fra i moltiplici testacei, che si rinvengono vera-
mente petrificati, è cosa molto rara di trovare i gusci
dei medesimi ancora conservati, come è il caso del
marmo a conche, opalizzante di Carintia: fra la mag-
gior parte non si ravvisa, che il modello interiore for-
mato dalla melma petrificata, che riempì la conchiglia
assai lentamente distrutta: tali sono, p.e., quasi tutti
gli ammoniti, istereoliti, ec. Ad oggetto di distinguere
[Seite 306] queste petrificazioni si denominarono pietre modellate
(nucleos): per l’opposto quelle di cui non rimasero
che le impronte dell’ esteriore superficie, come nella
maggior parte degli schisti fitotipofori, diconsi pietre
con impressioni (typolithi
).

III. Metallizati; i corpi petrificati compene-
trati di sostanze metalliche, specialmente di piriti sul-
furee, di miniera grigia di rame, di miniera di ferro
argilloso, ec.

IV. Per ultimo, Bituminosi, cioè penetrati di a-
sfalte, ec.; come il legno fossile bituminoso, ec. Si
potrebbero del pari collocare in qualche modo fra que-
sta quarta classe gli insetti, che si trovano rinchisi
nel succino, giacchè sono altrettanti corpi organiz-
zati e conservati dopo la loro morte, e che trovarono
questa preziosa sepoltura nel momento di una qua-
lunque siasi catastrofe parziale.

§. 264.

Ma evvi inoltre un doppio punto di veduta, sotto
cui si possono considerare le petrificazioni, il quale
è maggiormente istruttivo ed altrettanto importante per
la Geologia: primo cioè, considerati riguardo alla natura
dei siti nei quali si trovano le petrificazioni; secondo,
rispetto all’ identicità, alla semplice somiglianza, oppure
alla differenza delle petrificazioni con i corpi organizzati
della creazione attuale.

§. 265.

Circa al primo punto, quando si osserva a qual
altezza al di sopra dell’ attuale livello del mare, ed a
[Seite 307] qual profondità al di sotto dello stesso si rinvengono,
delle petrificazioni, non si può che meravigliarsi, e quindi
credere, che il nostro pianeta sia soggiaciuto in passato
a grandissimi rivoluzioni. Per citare solo un qual-
che esempio che ne offre l’Europa, è da sapersi, che
De Luc trovò sulle alpi di Savoja, ad una altezza di
7844 piedi sopra il livello del mare, de’ corpi marini
petrificati (degli Ammoniti)(1); ed a Whitehaven nel
Cumberland, si dissotterrano alla profondità di 2000
piedi sotto il menzionato livello, delle impronte di
piante (felci). In oltre, le speciali diversità dei luo-
ghi nei quali si rinvengono le petrificazioni, appar-
tengono particolarmente alle seguenti divisioni:

I. Nelle terre trasportate dalle acque, per lo più
spiccate dalle altre materie; tali sono p.e., la mag-
gior parte degli Elefanti, dei Rinoceronti, ec.; ed an-
che il Mammut d’America settentrionale.

II. In masse di roccie stalactitiche quasi sempre in
pezzi, a somiglianza della breccia, trapelati ed induriti
dal tufo calcare. Così i prodigiosi ammassi di ossa su
alcune coste del Mediterraneo e dell’ Adriatico, a Ce-
rico, in Dalmazia ed a Gibilterra.

III. Nelle cavità delle montagne, come all’ Hartz,
nel bosco di Thüringer, a Fichtelberg(2) e nei monti
Carpazj.

IV. Finalmente negli strati di pietra calcare, di
pietra marnosa, di schisto marnoso e bituminoso, nel
[Seite 308] gesso, nello schisto micaceo, nel grauvache scistoso,
nell’ arenaria, ec.

§. 266.

In quanto al paragone fra i corpi organizzati del-
l’attuale creazione, con le petrificazioni, sembrami
cosa più sicura ed acconcia, di distribuire ciascuna
classe di queste ultime sotto le tre seguenti divisioni.

A. Petrificati cogniti. Petrificata superstitum.

I corpi petrificati, dei quali tuttora ne esistono
sicuramente di consimili. Di questa specie sono, p.e.,
le conchiglie fluviatili ed i rimasugli dei vegetabili nel
tufo marnoso nostrale(1); e sembrano anche di tale
classe i diversi animali e vegetabili petrificati, che si
trovano negli strati notabili di schisto fetido di Oenin-
gen vicino al lago di Costanza.

B. Petrificati incerti. Petrificata dubiorum.

I corpi petrificati, dei quali ne è incerta l’esi-
stenza dei consimili.

Sono queste le petrificazioni dubbie, o per meglio
dire, che hanno solamente qualche somiglianza con le
altre produzioni organiche attualmente esistenti, ma
che ne diversificano tanto per la mostruosa grossezza
di loro, quanto per varie deviazioni lievi, ma costanti
nella conformazione d’alcuna delle loro parti: una
porzione poi di queste produzioni si distinguono in ciò,
[Seite 309] che gli architipi ora viventi, ai quali più o meno si
rassomigliano, sono indigeni di regioni tropiche a noi
molto lontane. Sotto questa categoria possono, almeno
per ora, essere posti molti osteoliti e molte produ-
zioni marine (p.e. fra quegli che si trovano nella
pietra calcare di Pappenheim), e molti insetti nel-
l’Ambra.

C. Petrificati incogniti. Petrificata incogni-
torum.

Così chiamansi que’ corpi petrificati, i cui simili
sono incogniti.

Sono le petrificazioni del mondo anteriore perfet-
tamente sconosciute,
ossia di esseri, dei quali fin’ ora
non si è per anco trovato un solo analogo col quale
abbiano somiglianza, tanto meno poi un archetipo per-
fettamente uguale; tali sono, i faciti, i balemniti, e
molti altri.

§. 267.

Le petrificazioni adunque si sono ordinale primie-
ramente secondo i due regni organizzati: ed in quanto
ai zooliti, giusta le sei classi del regno animale. Le sub-
divisioni poi sono determinate, per quanto è possibile,
coerentemente ai punti di veduta che ho indicati.

NOTIZIE.
Di alcuni libri per la conoscenza delle Petrificazioni.

[Seite 310]
  1. (Bourguet), Traité des petrifications. Paris, 1742, in 4.°
  2. I. Gesneri, Tractatus de petrifìcatis, ed. II. Lugd. Batav., 1758, in 8.°
  3. I.E. Imm. Walchs Steinreich. Halle, 1762, Vol. 2, in 8.°
  4. – (e G.W. Knorrs), Naturgeschichte der Versteinerungen. Nürn-
    berg, 1768, Vol. 4, in fog.
  5. I. Beckmann, De reductione rerum fossilium ad genera naturalia
    protyporum;
    in novis comment. Soc. R. scient. Goetting. T. II e III.
  6. God. Gu. Leibnitii, Protogaea. Goetting., 1749, in 4.°
  7. Sam. Chr. Hollmann, Commentationum in R. scient. Soc. recen-
    sitarum sylloge.
    Goetting., ed. II, 1784, Vol. 2, in 4.°
  8. Fr. Xav. Burtin, Sur les révolutions générales qu’ a subies la sur-
    face de la terre
    nell’ VIII parte de’ Varhandelingen uitgegeeven
    door Teyler’s tweede Genootschap.
    Haarl., 1790, in 4.°
  9. Fajuias de St. Fond, Essai de Géologie. Paris, 1803, Vol. 3, in 8.°
  10. (Andrea), Briefe aus der Schweiz nach Hannover geschrieben.
    Zurich., 1776, in 4.°
  11. Gust. Brander, Fossilia Hantoniensia. Lond., 1766, in 4.°
  12. Cas. Chr. Schmiedel, Varstellung merkwürdiger Versteinerungen.
    Nurimb., 1780, in 4.°
  13. Jam. Parkinson’s, Organic Remains of a former world. Lond., 1804,
    al 1811, Vol. 3, in 4.°
  14. G. Cuvier, Recherches sur les Ossemens fossiles des Quadrupèdes etc.
    Paris, 1812, Vol. 4, in 4.°
  15. G. B. Brocchi, Conchiologia fossile subappennina, con osservazioni
    geologiche, ec.
    Milano 1814, tom. 2, in 4.°

Corpi petrificati del regno animale
o Zooliti.

I. Mammali.

[Seite 311]

A. Riconoscibili.

Tale è, p.e., lo Scheletro umano quasi intero
delle coste della Guadalupa, trovato in una pietra cal-
care compatta, che contiene anche delle Millepore e
conchiglie della creazione attuale(1); e le ossa di
Volpe, Scrofe, ec., nel tufo marnoso comune.

B. Incerti.

1.° Una specie di Orso, per esempio, (L’Ur-
sus speloeus
) che si trova in grande abbondanza,
[Seite 312] nella grotta del Dragone siri monti Carpazj, nell’ altra
grotta di Gailenreut sul Fichtelberg(1), e sull’ Hartz
in quella di Scharzfeld.

2. Di una particolare qualità di Alce (Cervus gi-
ganteus
), che si rinviene particolarmente in Irlanda,
e che distinguesi per l’enorme grandezza. Vi sono al-
cuni cranj di circa 22 pollici di lunghezza, in cui le
estremità dei due corni, che pesano alle volte alcuni
quintali, sono 14 piedi distanti l’una dall’altra(2).

3. Di un Elefante, di straordinaria grandezza (Ele-
phas primigenius
), di cui si parlò più sopra (p. 305,
T. II. nota). Sono queste le pretese ossa di giganti dei
nostri buoni antichi(3). Gli ossi fossili di questo ani-
male si trovano in una grande quantità nella Germania(4).

L’avorio di quelli di Siberia, che sono disotter-
rati specialmente al mar Glaciale (il così detto Mam-
montovaiakost
), somiglia al più recente avorio delle
due specie di Elefanti ora esistenti; perciò ad Arcan-
gelo, come pure a Canton ec., è dagli operai chinesi
lavorato al pari di quest’ ultimo.

4. D’una specie di Rinoceronte (Rhinoceros an-
tiquitatis
), che trovasi comunissimo in Siberia, od in
Germania, p.c., vicino ad Arzberg sull’ Hartz(5). Nel
1750 se ne trovarono cinque nella periferia di un
[Seite 313] miglio presso Thiede, nel paese di Brannschweig,
vicino a Burg-Tonna(1) nella provincia di Gota, ec.

C. Incogniti.

Basteranno pochi esempii.

1. Il mostro colossale del mondo anteriore, il
Mammut di Ohio (Mammut ohioticumMastodonte
Cuv.). del quale se ne scavano abbondantemente delle
ossa nelle vicinanze di Ohio, nell’ America settentrio-
nale, e che si distingue bene dagli altri animali del
mondo anteriore per la singolare forma dei suoi denti
molari (Abbild. n.h. Gegenst., tav. 19)(2).

2. Il Magaterio (Magaterium americanum), tanto
singolare specialmente per la mostruosa costruzione
della testa, del bacino, delle gambe e delle zampe,
le ossa del quale sì scavano qua e là nell’ America
meridionale(3).

3. Tutto il genere del Paleoterio, di cui il Ba-
rone Cuvier, ne scoperse di già molte specie negli
strati del gesso di Montmartre, animale sconosciuto,
che sta framezzo al Rinoceronte, Tapiro, e Porco(4).

[Seite 314]

4. Ambedue gli Ornitocefali, singolarissimi, tro-
vati nella pietra calcare di Pappeneim e descritti con
molta precisione da Geh. R. von Sömmering, che li
pose nell’ ordine dei Chiropteri(1).

II. Uccelli(2).

Se ne rinvengono pochissimi; pertanto nello schi-
sto fetido di Oeningen, si trovano delle ossa di Uc-
celli acquatici, e di parecchie altre specie nel succen-
nato gesso di Montmartre.

III. Anfibii.

A. Riconoscibili.

A cagion d’esempio nello schisto fetido di Oe-
ningen si trovano dei rospi e delle rane(3).

B. Incerti.

Delle scaglie di testuggini, come io ne possedo
una delle vicinanze di Burg-Tonna, ove si trovano
degli ossami di elefanti e rinoceronti di una specie
parimenti incerta(4).

C. Incogniti.

Tali sono p.e., le ossa di un animale mostruoso
[Seite 315] del genere dei Cocodrilli (Lacerta gigantea)(1), tro-
vate vicino a Mastricht nel Petersberg(2).

IV. Pesci.

Sebbene le petrificazioni di questa classe, dette
Ictioliti, si presentino in grandissima abbondanza, ed
offrano una varietà infinita, sia per le specie che rap-
presentano, che per la qualità delle pietre, nelle quali
si rinvengono; tuttavia è mestieri di analizzarle con
grande circospezione ed imparzialità prima di poterle
collocare con sicurezza in una delle tre notate divisioni
principali (cioè dei riconoscibili, dei dubbiosi od in-
certi, e degli incogniti), poichè ve ne sono pochissimi
che si possino subito classificare con esattezza. Si con-
tano fra il piccolo numero, quelle ossa di pesci, che
si ravvisano nello schisto fetido d’Oeningen; ed an-
che di una specie di Salomone (Salmo arcticus pag.
292, Tom. I) di Zuckertop sulla costa d’ovest di
Groenland(3), che incontransi come mumie nelle masse
argillose; le quali sono molto facilmente riconoscibili.

Gli scheletri dei pesci, che ordinariamente si rav-
visano benissimo conservati nello schisto fetido del
monte Bolca nel Veronese(4), sodo a dir vero
[Seite 316] comunemente riferiti a specie analoghe cognite. Ma
quello che potrebbe dar luogo ad alcuni dubbj si è
che quella montagna deve essere il deposito generale di
pesci, non solo dei più comuni d’acqua dolce e di mare,
ma ben anche di quelli venuti da oceani i più lon-
tani gli uni dagli altri, come da Otaiti, dal mare
Mediterraneo, dalle coste del Giapone, del Bra-
sile, del Nord-ovest d’America, d’Affrica, ec. Circa
ai pesci, che si rinvengono nello schisto in tavole del
monte Blatten nel Cantone di Glarona, ed in quello
marnoso bituminoso di Mansfeld in Hassia, è raris-
simo caso, che le parti più importanti vi sieno con-
servate abbastanza chiaramente da poterne dai caratteri
specifici determinare con certezza la specie.

Si trovano anche negli strati calcarei compatti dei
residui di pesci petrificati; ma d’ordinario non sono
che vertebre, lische e denti. Tra gli ultimi si notano
i glossopetri (glossopetrae) del genere degli squali;
ed i bufonites, alcuni dei quali hanno qualche somi-
glianza con i denti mozzati del Lupo marino (Anar-
rhicas lupus
).

V. Insetti.

A. Riconoscibili.

Nello schisto d’Oeningen, p.e., le larve di ci-
mici d’acqua e di Bilancette.

B. Incerti.

Si possono intanto porre in questa classe la mag-
gior parte di quelli rinchiusi nell’ Ambra (Vedi la
nota 2 della pag. 240, Tom. II), come anche i gam-
beri petrificati (Cammaroliti).

[Seite 317]

C. Incogniti.

I famosi trilobiti (Entomolithus paradoxus, Linn.)
che s’incontrano qua e là (Vedi sopra alla pag. 178),
ma segnatamente d’una grande bellezza, presso Dudley
nel Worcestershire, che alle volte si trovano con il
guscio intiero (Abbild. n.h. Gegenst., tav. 50).

VI. Vermi.

Quasi senza eccezione dei tre ordini, Testacei,
Crostacei e Coralli. Però i becchi fossili, che si tro-
vano sul Heinberg presso Gottinga, come pure sul Pe-
tersberg, presso Mastricht, e vicino Bath, sembra che
abbiano appartenuto ad una specie di Molluschi, vale
a dire alle Sepie(1).

I. Testacei.

Di infinite specie, e ciò che è più osservabile,
si trovano qua e là degli strati contenenti delle con-
chiglie fluviatili, con altre, che giudicando per ana-
logia, si riterebbero appartenenti al mare(2).

A. Riconoscibili.

Da quanto sembra (p.e., fra i bivalvi), quella
specie comune di Terebratoliti effettivamente petri-
ficati negli strati calcarei, somiglia all’ Anomia vi-
trea (Vedi alla pag. 430, Tom. II), che secondo il
[Seite 318] loro tipo antico è del mondo anteriore, ma che sus-
site anche nell’ attuale. E fra gli univalvi il Trochus
lithophorus
calcinato (pag. 54, Tom. II.), che si
ritrova in Piemonte nelle terre d’alluvione.

B. Incerti.

Tra i multivalvi, p.e., il bellissimo Balanites poro-
sus
di Osnabrück(1), il quale è specialmente istruttivo
all’ Archeologo del nostro pianeta per la circostanza,
che giace non di rado in tutta la sua integrità sopra ciot-
toli lisci, resi tali pel rotolamento(2). – Fra i bivalvi
i grandissimi Terebratuliti di Osnabrück(3). – E gli
Strombiti calcari, fra gli univalvi, della lunghezza di
quasi un piede, che si rinvengono in Sciampagna nei
terreni di alluvione.

C. Incogniti.

Soltanto quelli che si vedono in tanta abbondanza
negli strati calcarei. Fra i bivalvi ne citeremo alcuni
dei più singolari:

  • 1. Le Ostraciti opallizzanti della lumachella di Ca-
    rintia.
  • 2. L’Ostracites pinnigenus di grosse conche, che De
    Luc
    il giovane ha trovato con la seguente sulla
    montagna di Salève, non lungi da Ginevra(4).
  • 3. Le Ammoniti grandi, quasi cordiformi(1).
  • 4. Le Grifiti.
  • 5. Gli Isteroliti.
  • 6. Le così dette Langue fourrée dei francesi, del basso
    Saintonge(2).
  • 7. Le conchiglie a pantoffole (Pantoffel-Muschel) di
    Von Hüpsch(3).
  • 8. Le così dette Unghie di Capra impietrite, del lago
    di Balath in Ungheria, ec.(4).

Nel numero dei testacei univalvi vengono dap-
prima quelli conosciuti sotto il nome di Polythalamiae,
quelli, cioè, nei quali la conca è divisa interna-
mente da una specie di setto in più compartimenti o
concamerazioni. Tali sono p.e.,

a. I Taciti, Lenticuliti o numismali.

Le monete del diavolo, le camerine, ec. (dette in
latino porpites, lapis numularis, helicites, etc.), che
esternamente sono coperte da conchiglie fogliate, sen-
sibilmente a volto, ed al di dentro hanno un giro spi-
rale sommamente fino, diviso in molte camere e di
considerevole lunghezza (Abbild. n.h. Gegenst. t. 40).

Questi fossili, sono molto frequentemente della
grossezza di una lente, alle volte della larghezza di
mezzo fiorino; si rinvengono in molti paesi, anche in
istrati grossi, nominatamente nel basso Egitto, dove si
[Seite 320] adoperò di questa pietra per costruire la maggior parte
delle piramidi.

b. L’innumerabile legione degli Ammoniti.

c. Gli Ostoceratiti tanto notabili e rari, che alle
volte sono della lunghezza di un piede; si trovano
specialmente nella provincia di Meclenburg.

d. I Blemniti (Dactyli idaei), fra i quali vi sono
delle specie senza le tramazzature o concamerazioni:
del resto è una delle più comuni petrificazioni delle
conche calcaree, ove esse trovansi frequenti volte at-
traversate di pietra fetida nera (pag. 208, T. II). Ci è
dato pure di trovarle in altre specie di strati, come
nei cretosi del ducato di Chent.

e. Il Cornu copiae del Dottor W. Thomson, del
Capo Passaro in Sicilia(1).

Fra i testacei univalvi, poichè sono sempre privi
di interne concamerazioni, si enumerano:

a. I Muriciti, girati sulla sinistra, che si trovano
sulle spiaggie del mare vicino ad Harwich (Vedi Ab-
bild. n.h. Gegenst.,
tav. 20).

b. Il piccolo Muricites deformis Soland., la punta
del quale è sempre terminata come in una Serpula(2).

c. I Dentaliti singolari di Lucerna, dove vi sono
in grande abbondanza in una roccia calcare compatta(3).

d. Il piccolo Serpulites coacervatus ammassato in
interi strati di pietra fetida a Deister nell’Annover(4).

II. Crostacei.
[Seite 321]

Primo, fra li diversi Ursini, quelli particolarmente,
che in luogo delle punte sono muniti di Pietre giu-
daiche
(1).

Poscia gli Encriniti; ed in terzo luogo i Penta-
criniti:
due petrificazioni considerabili che hanno qual-
che somiglianza coll’ Asteria della attuale creazione
(Encrinus asteria pag. 65, Tom. II), e che sono
composte di un corpo a molte braccia, il quale posa
sopra un lungo fusto, semplice, articolato.

Fra gli Encriniti o giglj di mare(2) (Abbild.
n.h. Gegenst.,
tav. 60), che si trovano per lo più
nella pietra calcare compatta, le braccia del corpo
sono quasi sempre piegate insieme, ed allora hanno
qualche somiglianza con una pannocchia di grano turco,
o di un giglio non ancora sbucciato, per cui le fu dato
il nome di pietra giglio. È da supporsi che il tronco senza
rami nella sua parte inferiore fosse aderente al fondo
del mare del mondo antico. Le orbicolari articolazioni,
che hanno la forma di piccole pietre da molino, con
un disegno a guisa di sole, sono conosciute sotto il
nome di Entrochiti, e vi sono dei luoghi, ove gli
strati calcarei ne sono zeppi.

Il Pentacrinite o palma marina fossile (Abbild.
[Seite 322] n.h. Gegenst., tav. 70)(1), è composta di corpi grandi
con molte braccia in forma di fiocco, che posa sopra
un tronco semplice, articolato, senza diramazioni, il
quale ha per lo meno otto piedi di lunghezza. Cotale no-
tabile pietrificazione si trovava altre volte nello schisto
marnoso bituminoso vicino Boll, nel Vurtemburghese
(pag. 207, Tom. II).

Gli Astroiti noti, sono sommità a cinque angoli
del tronco articolato e ramoso di una consimile pie-
trificazione, che non è ancora intieramente conosciuta.

III. Coralli.

Vengono in primo luogo le Medreporiti in quan-
tità innumerevoli e di grandissime varietà; in alcune
regioni, come veri Coralli del mondo primitivo; così
nelle pietre calcari e nel marmo, sulla montagna di
Saleve in vicinanza di Ginevra; sull’ Hartz, vicino a
Blachenburg, a Grund, ec. Merita un cenno la grande
e ben formata Madreporita(2) di quest’ ultimo luogo,
come l’altra straordinariamente piccola, Madreporites
lenticularis, (Abbild. n.h. Gegenst.
, tav. 80), che
diede origine a molti sbaglj in mineralogia.

Nell’isola Antigua trovansi delle Madreporiti assai
belle e grandi nell’ Orniblenda conoidale, in parte at-
traversate da Calcedonia di un turchino latticinoso.

Si trovano altre nell’Arenaria calcarea sul Petersberg
presso Mastricht (come le così delle Fungiti a Gand);
[Seite 323] nella miniera di manganese e nel quarzo con ferro
dolce, anche come fungiti e pietre in forma di vite
(una specie di Tubiporite), vicino a Ruberland sul-
l’Hartz. Cotest’ ultime si trovano anche nelle pietrifi-
cazioni di Caterineburg in Siberia.

In secondo luogo, le Milleporiti ed altre sorta
di Coralli, particolarmente nell’ Arenaria di Petersberg,
non lungi di Mastricht. – Nella focaja (pag. 146,
Tom. II) di Celle nell’Annoverese(1), e nella brec-
cia di Hertfordshire (nota alla pag. 226, Tom. II), ec.

Petrificazioni del regno vegetabile.
Phytolites.

Questi corpi sono di rado conservati abbastanza
distintamente, da poterne riconoscere i loro caratteri
specifici, ciò che particolarmente è appena possibile in
certe parti delle piante, p.e., nei legni fossili. Tutta-
via la differenza triplice, che ho stabilita per la divi-
sione delle pietrificazioni animali, può in complesso
servire anche per quelle dei vegetabili.

Impronte di piante e di foglie(2).

A. Riconoscibili.

Quelle p.e., nello schisto fetido d’Oeningen.

[Seite 324]

B. Incerti.

Intanto porremo primieramente in questa divisione
la maggior parte delle falci, che si trovano nell’argilla
scistosa, e nella miniera di ferro argilloso (pag. 273,
Tom. II).

C. Incogniti.

Basti di questi un solo esempio per tutti, quello
cioè, delle grandi impronte scagliose, notabilissime,
alle volte ramose, e soventi di una grandezza mo-
struosa, che si trovano qua e là, specialmente nel Car-
bon fossile, nell’ argilla scistosa (scisto bituminoso),
e che si ravvisa anche nell’ Arenaria (p.e. vicino ad
Edimburgo), e nell’ arenaria grigia e schisto argil-
loso, presso Chlausthal.

Foglie, semi e frutti.

A. Riconoscibili.

Per esempio, nello scisto fetido d’Oeningen già
indicato, ove vi si trovano anche delle distinte im-
pronte di fiori (di un ranoncolo).

B. Incerti.

Le spiche di Franchenberg ed altre parti di frutti
metallizati dal rame e dall’argento. Appartiene a que-
sta classe anche una delle più belle ed insieme più
rare pietrificazioni, la dal volgo chiamata pietra man-
dolare,
in dischi giallognoli e rossicci di pietra cornea
nel terreno di Plauis, presso Dresda, di un’ Onoclea
tropica(1).

[Seite 325]

C. Incogniti.

A cagion d’esempio le capsule di frutti a guisa
d’amandorle, che si trovano anche nel legno fossile
nelle miniere di succino in Prussia(1) (vedi più sopra
la nota 1 della pag. 141); come pure i nocciuoli
di palme nelle miniere di Umber nel paese di Colo-
nia(2), ed altrove.

Legni fossili. Lythoxyla.

È assai difficile il poter far entrare con sicurezza
i legni fossili nelle rispettive tre divisioni principali.
È bensì vero che alcuni sono facilmente determina-
bili, come il bel legno di Betula di Kontschosero nel
distretto di Olonez convertito in miniera di ferro li-
monosa, il quale per verità può appena essere qui
compreso.

Altri all’ opposto, finora del tutto incogniti come
lo Staarholz di Hilbersdorf, vicino a Chemnitz, il
quale si distingue per la sua tessitura singolare, che
non lascia vedere segno degli strati concentrici (Vedi
l’Osservaz. del §. 169), e che in oltre, pare sia stato
attraversato da’ piccoli tubi paralelli, quasi sempre della
grossezza del cannello di una penna.

Le altre specie più dubbiose, sono in generale, o
veramente pietrificate convertite, p.e., in pietra calcare,
in gre, ma particolarmente in legno fossile (p. 242, T. II),
[Seite 326] ed in opale legnoso (pag. 142, Tom. II); oppure esse
sono ancora combustibili, ed a queste appartengono
i legni bituminosi, che si trovano nelle montagne di
terza formazione di molti paesi del nord. Intanto que-
sti legni sono alle volte anche attraversati da quarzo,
per cui in tale caso scintillano con l’acciarino.

Ma generalmente vi sono delle specie di legni fos-
sili, che in certa guisa formano l’anello di congiun-
zione fra i legni veramente pietrificati ed i bituminosi,
essendo attraversati da calce carbonata, e facendo ef-
fervescenza con gli acidi; nonostante brucciano sui
carboni spandendo un odore resinoso; tale è il legno
singolare conosciuto sotto la denominazione di le-
gno del diluvio
che si trova nel trappo a Joachimsthal
alla profondità di 150 tese.

Merita anche menzione il carbone di legno mi-
nerale (Holzkohle), che talora rinviensi in alcuni car-
boni fossili (pag. 243, Tom. II), come nel Trass o
Piperno (pag. 183, Tom. II) e talora coll’oro nativo
di Verespatak in Transilvania.

fine dell’ opera.

Appendix A INDICE DELLE TAVOLE

[Seite 327]

Appendix A.1 Tavola I.

Vermi intestinali del corpo umanodella grandezza naturale.
Fig. 1. Ascaris vermicularis (pag. 15, Tom. II).
2. Parte anteriore dell’ Ascaris lumbricoides
(pag. 15, Tom. II.).
3. Trichocephalus dispar. (pag. cit.).
4. La parte anteriore della Taenia solium Verme
cucurbitino o Solitario
(pag. 17, Tom. II).
5. Quattro membri posteriori della Taenia so-
lium (pag. 18, Tom. II).
6. Tredici membri posteriori della Taenia vul-
garis (luogo cit.).
7. Il pezzo anteriore del Lombricus terrester
(pag. 16, Tom. II).
8. Un dardo d’amore della Lumaca; Helix
nemoralis (pag. 8, not. 1, Tom. II).
9. Un tronco con tre polipi a pennachio;
Tubularia sultana (pag. 72, Tom. II).
10. Un Polipo a braccia con un piccolino;
Hydra viridis, di grandezza naturale (pag. 77,
Tom. II).
11. Un tronco con sedici polipi a mazzetto;
Brachionus anastatica, molto ingranditi.
(pag. 78, Tom. II).
12. Un Rotifero; Furcularia rotatoria, molto
ingrandito
(pag. 79, Tom. II).
13. Un animaletto spermatico dell’uomo; Chaos
spermaticum, ancora di più ingrandito
(pag. 82, Tom. II).

Appendix A.2 Tavola II.

[Seite 328]
Figura 1. Tetraedro, o piramide triangolare.
2. Cubo.
3. Cubo ad angoli e spigoli troncati.
4. Dodecaedro a faccie pentagone con 20 angoli.
5. Doppia piramide quadrilatera.
6. Icosaedro a faccie trilatere, con 12 angoli.
7. Prisma quadrilatero acuminato sulle quattro
faccie uguali.
8. Prisma pentagono diversamente troncato a-
gli apici.
9. Prisma quadrilatero troncato alle estremità
sugli angoli, con ispigoli doppiamente affilati.
10. Prisma esagono.
11. Prisma esagono, con punta o piramide
esagona agli apici.
12. Prisma a nove faccie, con punta a faccie
pentagone e trigone.
13. Dodecaedro a faccie romboidali.
14. Piramide doppia ottaedra, con quattro
faccie all’ apice.
15. Cristallo cruciforme, con gli angoli affilati
all’ apice.
16. Prisma ottagono terminato in punte esaedre.
17. Tavola quadrilatera smozzata sugli spigoli.
18. Doppia piramide esagona.
19. Prisma esaedro, con punte simili.
20. Prisma quadrilatero, con gli angoli tron-
cati in punta.

Appendix B INDICE
DEI NOMI LATINI
.

[Seite 329]

N.B. Le specie che hanno un nome proprio
non sono poste sotto il genere, ma si trovano al loro
sito alfabetico.


[[348]]

Appendix C INDICE
DEI NOMI ITALIANI
.

[Seite 349]

FINE.

Appendix D

[Tab. I]
TAV. I.xxx
[interleaf] [Tab. II]
TAV. II.xxx
[interleaf]

Appendix E Vol. II.
Correzioni

[[373]]

Pag. 20 Lin. 5 erratica. I. leggi erratica. H. – p. 34 l. 23
Ghiandale anitifera leg. Ghiandale anatifera. – p. 39 l. 9 G. LX leg.
G. XL – p. 47 l. 20 Cyprea leg. Cypraea – p. 51 l. 16 Bucino leg.
Buccino – p. 77 l. 27. Tav. 10, fig. 10 leg. T. 1, fig. 10 –
p. 78 l. 17 colonnia leg. colonia – p. 143 l. 32 tripalo leg. tri-
polo – p. 154 l. 17 Barzelius leg. Berzelius – p. 308 l. 9 quest’
ultime leg. queste – p. 308 l. 7 Petrificata superstium leg. Petri-
ficata superstitum.
– p. 320 l. 25 Sersputites leg. Serpulites.

[binding_verso]
Notes
(1).
[Seite 8]

In questa classe vi sono degli animali, nei quali l’accoppiamento
ha molte particolarità; questi sono le varie Lumache (Helix arbu-
storum; nemoralis, etc.
), le quali nella stagione degli amori sono
armate d’un piccolo dardo di materia calcare, che ha la forma
di un ferro di lancia a quattro taglienti, nascosto in un’ apertura
del collo: allorquando due lumache si accoppiano ciascuna caccia il
suo dardo nel petto dell’ altra, e questa reciproca e preliminare ir-
ritazione produce il vero accoppiamento.

(2).
[Seite 8]

Vedi le memorie del Professore Schneider su questo soggetto,
nel Vol. III. delle memorie d’America per Ant. de Uolla. Lipsia,
1781, in 8.° pag. 377–431.

(1).
[Seite 9]

Specialmente il Mytilus margaritifer, la Mya margaritifera,
etc.
Le perle sono ordinariamente nell’ animale medesimo, ma altre
volte ancora sono attaccate nell’ interno del guscio; non si conosce
per anche la maniera precisa in cui si formano. Le più belle si
pescano, come e noto, nel golfo Persico e presso l’isola di Ceilan; quelle
delle Indie occidentali e di California sono meno belle d’assai; quelle
poi d’Otanti e dei fiumi d’Europa hanno ancora meno pregio; seb-
bene fra le nostrali, se ne trovano alcune di singolare bellezza, spe-
cialmente fra quelle di Belli e di Livonia.

(2).
[Seite 9]

Vedi la storia dei missionari nel nord dell’ America di Loskiel,
pag. 34, 173, ec.

(1).
[Seite 10]

Nella gran raccolta di prodotti naturali che S.M. il nostro
Monarca ha donato al museo della nostra accademia, trovasi persino
fra i molti ciondoli di simil genere, una collana di gusci di conchiglie
assai belle, polite con grande cura, trasforate ed intrecciate molto
artificiosamente con filamenti, da quel popolo che il volgo difama
come il più vile fango dell’ umanità, voglio dire i Pesserhas della
terra del Fuoco.

(2).
[Seite 10]

In quanto ai racconti stravaganti che si sono fatti della Fu-
ria infernale, quel piccol verme, che nessuno ha potuto certamente
vedere, e che è stato nulla meno descritto con esattezza, dicendolo
provveduto di un arpione, che vola per aria senz’ ali, che si slancia
su gli animali e li fa morire in pochi minuti fra orribili tormenti,
io confesso senza esitare, che ho difficoltà a prestarvi fede.

(1).
[Seite 13]

Joh. Aug. Ephr. Goeze, Versuch einer Naturgesc. der Ein-
geweide Würmer, thierischer Körper.
Blankenburg, 1782, in 4.°

Nachträge dazu, von J.G.H. Zeder. Leipz., 1800, in 4.°

Verminum intestinalium, praesertim taeniae humanae, brevis expo-
sitio,
auctore P. Chr. Wernero. Leipz., 1782 in 8.°, con la continua-
zione.

J.G.H. Zeder’s, Naturgesc. der Eingeweidew. etc. Bamberg.,
1803, in 8.°

Ma specialmente C. Asm. Rudolphi, Entozoorum s. verminum
intestinalium historia naturalis,
Amst., 1808, Vol. II, in 8.° con rami.

Ej. Entozoorum Synopsis. Berol., 1819, in 8.°, con rami.

J.G. Bremser, über lebende Wür. im lebn. Mans. etc.Vien. 1819.

(a).
[Seite 13]

Badi il meno edotto per non confondersi, che osservando
l’animale, vi si ravvisano degli anelli o strangolature. È poi chiamato
Gordio perchè si raggruppa in molte guise, sicchè ha destata l’idea
del nodo gordiano.

(1).
[Seite 14]

Di questo famoso animale, della particolare, e propria vita-
lità del quale, gli antichi medici greci dubitarono senza fondamento,
vedi oltre le due opere classiche:

Kämpfer, Amoenitat. exotic., pag. 526, e Winterbottom, on the
native Africans in the Neighbourhood of Sierra Leone,
Vol. II, p. 82.

Ed altri sei diversi articoli nel Vol. II, dell’ Edimburgh me-
dical and surgical journal
1806. Il verme può essere estratto tutto
in un fiato; allora mostra ancora movimento e vita per molti minuti (a).

(a) Questo verme può stare sotto la polle moltissimo tempo senza
dar molestia, ed in questo stato somiglia ad una piccola vena varicosa.
Quando poi la parte s’ infiamma, ed il formatosi tumore giunge a su-
purazione (lo che avviene talora replicate volte) il Gordo si presenta
con la testa, ed allora è il momento di estrarlo, onde impedire la
consunzione e la morte dell’ ammalato. L’estrazione si eseguisce, o ar-
rotolandolo sopra un cilindretto di legno od altro, che si fa stare
assicurato alla parte; ovvero fiatando nell’ ulcera del fumo di tabac-
co; oppure usando qualche empiastro mercuriale; ed il Dottor
Laefter impiegò con successo il linimento volatile.

(1).
[Seite 17]

Sembra fuori d’ogni dubbio, che staccando dal verme una
porzione del suo corpo gli si formi nella parte anteriore un nuovo capo.
Vedi le bellissime osservazioni di Carlisle su questo animale nel
Vol. II, delle Transac. of the Linnean Society, pag. 256.

(1).
[Seite 18]

Vedi il Dott. Leuchart’s, Zoologische Bruchütacke. Helmst.,
1820 in 4.°, sulle specie di tenia che sotto il nome di Bothrioce-
phali
formano un genere particolare.

(1).
[Seite 19]

Vedi Hofr. Himly, nel Journal der practischen Arzney-
kunde
1809, Vol. II, 12 St., pag. 115, tav. 1–3.

(1).
[Seite 20]

J.F.P. Braun’s, Systematische Beschreibung einiger Ege-
larten.
Berlin, 1805, in 4.°

(1).
[Seite 21]

P. Thomas, Histoire naturelle des Sangsues. Paris, 1806 in 8.°
Jam. Rawl. Johnson, On the medicinal Leech. Lond., 1817, in 8.°

(2).
[Seite 21]

L’attual’ ordine d’animali non è por anco ben conosciuto.
Alcune opere più importanti sulla loro storia naturale sono:

J. Bap. Bohadsch, De quibusdam animal. marinis. Dres., 1761, in 4.°

Petr. Forsaekl, Icones rerum naturalium quas in itinere orientali;
depingi curavit,
posti in luce da Carst. Niebuhr Havn., 1776, in fog.

Oth. Fr. Müller, Icones zoologiae Danicae, ib., 1777, in fog.

L.A.G. Bosc, Histoire nat. des vers. Paris, 1801, Vol. 3, in 8.°

D’ Audebard de Ferussac, Histoire naturelle des mollusques
terrestres et fluviatiles.
Paris, 1819, in foglio con rami.

(1).
[Seite 22]

V. nel Magaz. d’Annover del 1820, p. 1 a. 140, la memoria di
J.C. Leuchs stata premiata dalla Società R. delle Scienze di Gottinga.

(1).
[Seite 24]

O. Fr. Müller, von Würmern des süssen und salsigen,
Wassers.
Kopenh., 1771, in 4.°

(1).
[Seite 26]

Vedi la monografia del benemerito Tilesius che navigò in-
torno al mondo, in A.J. von Krusenstern, Reise um die Welt.,
Part. III, pag. 1.

(1).
[Seite 27]

Vedi Adelb. de Chamisso de Salpa. Berol., 1819, in 4.°

(1).
[Seite 28]

J.G. Schneider, Samml. vermischter Abhandl. zur zoologie
und Handlungsgeschichte.
Berlin, 1784, in 4.° pag. 7–134.

(1).
[Seite 29]

Questo liquore era l’inchiostro degli antichi Romani, e pro-
babilmente è il principale ingrediente dell’ inchiostro della China.

(1).
[Seite 30]

Vedi Tilesius nel Jahrbuche di N.G. I, pag. 166 e seg.

(2).
[Seite 30]

Paragona Mitchill in Alber’s americanischen Annalen I,
pag. 119 e seg.

(1).
[Seite 31]

Vedi J. Sam. Schroeter über, den intern Bau der Seeu. a.
Schnecken.
Frankf., 1783, in 4.°

(1).
[Seite 32]

Molte conchiglie quando sono pulite offrono un colore di-
verso da quello ordinario della loro superficie naturale.

(2).
[Seite 32]

Fra le opere principali intorno a questa parte di storia na-
turale, a dir vero non ricchissime in confronto di quelle che trat-
tano altre materie, si notano.

Mart. Lister, Synopsis methodica conchyliorum. Lond., 1685, in
foglio; e la II ediz. accresciuta d’indici ec. da Gug. Huddesford.
Oxon., 1770, in foglio.

Index testarum conchyliorum, quae adservantur in museo Nic.
Gualtieri. Floent., 1742, in foglio.

Desall. d’Argenville, Conchyliogie. Paris, 1757, in 4.°, e la
III ediz. per De Favanne De Moncervelle, ivi, 1780, in 4.°

F. Mich. Regenfuss, Sammlung von Muscheln, Schnecken, etc.
Kopenhag., 1758, gran foglio.

Fr. H.W. Martini, Systematisches Conchyliencabinet, (fort-
gesetzt durch,
J.H. Chemnitz). Nuremb., 1768, Vol. 9, in 4.°

Ign. A. Born, Testacea musei Caesaraei Vindobonensis. Vindob.,
1780, in foglio.

C. Schreibers, Versuch einer vollständigen Conchy lienkenntniss,
nach Linnes System.
Wien, 1793, Vol. 2, in 8.°

L.A.G. Bosc, Histoire naturelle des Coquilles. Paris, 1802,
Vol. 5, in 8.°

Chr. Fr. Schumacher, Essais d’un nouveau système des habi-
tations des vers testacés.
Copenh., 1817, in 4.° con rami.

Fr. Chr. Schmidt’s, Versuch über die beste Einrichtung der
Conchylien-Sammlungen, etc.
Gotha, 1818, in foglio.

Adolph. Murray, Fundamenta testaceologuae. Upsal., 1771, in
4.° (it. in Linnei amoenitat. acad. Vol. VIII).

C.L. Kaemmerer, Conchylien im Cabinete des Erbpr. von
Schwarzburg-Rudolftadt.
Rudolfs, 1786, in 8.°

Jacq. Ph. Raym. Draparnaud, Histoire naturelle des mollusques
terrestres et fluviatiles de la France.
Paris, 1806, in 4.°

Th. Martyn’s, Figure of Shells collected in the different voya-
ges to the South-Seas.
Lond., 1784, foglio grande.

Jos. Xav. Poli, Testacea utriusque Siciliae eorumque historia
et anatome.
Parmae, 1791, Vol. 2, in foglio.

(1).
[Seite 34]

Tlesius, Op. cit. pag. 322–419.

(1).
[Seite 41]

Vedi, Notizia sui principali banchi di Ostriche sulle coste eu-
ropee in Beckmanns Vorbereit. zur Waarenkunde Vol. I, pag. 93–111.

(1).
[Seite 43]

E perfino nei più duri marmi, come mostra il fenomeno tut-
tora enigmatico, e difficile da intendersi, delle tre grosse colonne
di Cipollino antico, nel tempio di Serapi a Pozzuolo, le quali ad
[Seite 44] una altezza di 27 piedi sopra il livello del vicino mediterraneo, sono
tutto all’ intorno state pertugiate dal Mitilus lithophagus. Vedi P.
Ant. Poli, Antichità di Pozzuolo, tav. 15.

(1).
[Seite 45]

Vedi Chemnitz, Conchylien-Cabinet, IX. B. 1. Absch. von den
Linksschnecken.

(1).
[Seite 47]

Per esempio la Bulla cyprea Linn., è null’altro che il guscio
novello (per cosi dire la Larva) della Cyprea tigris.

(1).
[Seite 48]

Al Bengal 2500 di esse valgono circa una lira e trenta cen-
tesimi; eppure vi sono colà delle cose che si possono comperare sul
mercato (p.e., foglia di Betel e noci di Areck) per un solo pezzo
di esse. Vedi Rennells, geographical illustrations of M. Park’s,
Journey, pag. 86.

(1).
[Seite 53]

Confronta Mich. Rosa delle porpore degli antichi. Modena,
1756, in 4.° con rami.

(2).
[Seite 53]

Linneo chiama questo imbuto (umbilicus) ‘„stupendum
naturae artificium
”’ ed Archeologi moderni riguardano questa chioc-
ciola come il modello delle volute delle colonne Joniche.

(1).
[Seite 58]

Rappolt, im Commerc. Nor. 1738, pag. 177, e seg.

(1).
[Seite 62]

Jac. Teod. Kleinii, Naturalis dispositio echinodermatum,
ex edit. Nath. God. Leske. Lips., 1778, in 4.°

(1).
[Seite 63]

I, H. Linkius, De stellis marinis, Lips., 1733 in foglio.

(1).
[Seite 64]

Presso i Normanni evvi una tradizione popolare, la quale
porta che questa Testa di Medusa sia il piccolo novello di quel fa-
moso Krake di cui Pontoppidan narra cose tanto singolari nella sua
storia naturale di Norvegia. Tale preteso mostro marino, si dice,
che abita sul fondo del mare, ma talora viene a cima con gran danno
dei bastimenti che per caso si trovano sopra: il suo dorso che galeggia
sulla superficie del mare può essere preso per un’ isola fluttuante, ec.

Paragonando criticamente tutto ciò che fu detto, si vede di leg-
geri, che differentissime apparizioni, ma assai mal intese, vi hanno
potuto dar luogo; ed alcune circostanze possono essere applicabili,
p.e., alla balena. Si trova nel Watk. Tench’s account of the set-
tlement at
Pt. Jackson, pag. 52, la descrizione di un accidente
[Seite 65] occasionato da un simile animale, il quale si sollevò al di sotto di
tra bastimento equipaggiato; alcune altre circostanze, si possono ri-
ferire a nebbie basse e fitte, di tal guisa che naviganti esperti le
presero per coste. Il Viaggio di La Perouse attorno al mondo nel
Vol. III, pag. 10 somministra un errore di questa sorte. Per tal
modo si può spiegare ciò che il vecchio Thormod Torfesen ha detto
già da gran tempo del Krake alla pagina 100 della sua Groenlandia
antiqua
‘„Tracta haec fabula videtur ex insulaaliquando con-
spicua, saepius tamen inconspicua
”’.

(1).
[Seite 66]

Per la storia dei coralli vedi:

P.S. Pallas, Elenchus zoophytorum. Hag., 1766.

J. Ellis’s, Nat. history of the corallines, etc. Lond., 1753, in 4.°

Eiu., Natural history of many curious and uncommon zoophy-
tes, etc. systematically arranged and described
by D. Solander.
Lond., 1786, in 4.° (Queste libro è citato sotto il nome di Solan-
der
, per distinguerlo dall’ opera precedente).

Vital. Donati, Della storia naturale marina dell’ Adriatico.
Venezia, 1750, in 4.°

Fill. Cavolini, Memoria per servire alla storia de’ Polipi ma-
rini.
Nap., 1785, in 4.°

E.J. Chri. Espers, Pflanzenthiere, etc. Norimb. dopo il 1788, in 4.°

E come un manuale utilissimo:

J.E. Roques de Maumont, Sur les polypiers de mer. Zelle,
1782, in 8.°

J. Alb. H. Reimarus, Von der natur, etc., cioè sulla storia na-
turale de’ pianta-animali, per servire di continuazione all’ opera di
Sam. Reimarus, sulle diverse sorta d’instinto e d’industria. Hambourg,
1773, in 8.°

(1).
[Seite 67]

So da testimonj oculari, che trovansi spesso nelle Indie oc-
cidentali dei pezzi di bastimenti naufragati, i quali in nove mesi
furono interamente ricoperti di Madrepore ed altri coralli: e l’eccel-
lente porto di Bantam è in gran parte stato chiuso dai coralli.

(2).
[Seite 67]

Molte isole vulcaniche, ed alcune ancora nelle Indie occi-
dentali, come le Barbadi, sono rivestite da una crosta di corallo;
ed il Capitano Coox nel suo primo viaggio intorno al mondo, ha
sin d’allora osservato vicino alle coste della Nuova Olanda da lui sco-
perta, quanto questi scoglj di coralli, che crescono dal fondo del mare,
sono pericolosi per i viaggiatori che navigano spiagge sconosciute.

(1).
[Seite 69]

Vedi su questo e sui generi di coralli seguenti, I.V.F.
Lamouroux, histoire des polypiers coralligènes flexibles. Caen., 1816,
in 8,° con rami.

(2).
[Seite 69]

Si vedano le ragioni di Ellis per sostenere l’opinione con-
traria, nelle Tranzazioni filosofiche. Vol. LXVI, Part. I, pag. 1.

(1).
[Seite 73]

Gotting. Magaz. I, Iahrg. St. 4, pag. 117 e seg.

(1).
[Seite 76]

Vedi Abr. Trembley, Mémoires pour servir à l’histoire
d’ un genre de polypes d’eau douce à bras, en forme de cornes

Lond., 1744, in 4.°

H. Baker’s, Natural history of the polipe. Lond., 1743, in 8.°

Roesel’s, Histoire der Polypen, etc. Norimb., 1754, in 4.°

Jac. Chr. Scaeffer’s, Armpolypen in den süssen Wassern um
Regensburg, 1754, in 4.°

(1).
[Seite 77]

Pallas, Elenchus Zoophytor., pag. 28.

(2).
[Seite 77]

Vedi Gotting. Magaz. III, Jahrg. 4. St. pag. 565, e seg.

(1).
[Seite 80]

Vedi Handbuch der vergl. Anatomie, 245.

(2).
[Seite 80]

Anche queste sono dunque specie di animali, che furono
prodotti lungo tempo dopo la prima creazione, trovandosi per quanto
è noto, solamente nell’ aceto e nella colla, ed essendo queste due
sostanze prodotti d’arte inventati dall’ uomo ingentilito.

(1).
[Seite 81]

Già nell’ anno LXX dello scorso secolo O. Fr. Müller cono-
sceva 400 specie di animali infusorj.

(2).
[Seite 81]

Vedi G.K. Treviranus, Biologie, Vol. II, pag. 264.

(3).
[Seite 81]

Che all’ incirca può essere riguardato per l’infimo grado di
vegetazione, siccome il Chaos aquatile che vi sta vicino può essere
considerato l’infimo di animalità propria.

(1).
[Seite 82]

Il nostro Hollmann ha calcolato, che il latte di Carpione
di due libbre può contenere più di 253000 milioni di tali animaletti
spermatici.

(1).
[Seite 83]

Extensio minus definita.

(1).
[Seite 84]

Vedi su di ciò le due memorie state premiate a Gottinga
di Rudolphi, Berlino, 1807, in 8.°; e di Link, Gottinga 1807 con
aggiunte del 1809, in 8.°; siccome anche L.C.T. Treviranos sulla
costruzione interna delle piante, Gottinga 1806, in 8.°, lo scritto
del quale ebbe l’Accessit. = E dei trattati anteriori su questo pro-
posito vedi le osservazioni sulle piante di I.I. Bernardi, Erf. 1805,
in 8.° = Vedi in oltre alla pag. 100 del XVI Vol. dei Comment.
Soc. R. scientiar. Gottingens.
sui felici tentativi del Consig. Osiander
d’ iniettare le piante col mercurio.

(1).
[Seite 85]

Vedi Versuch die Metamorphose der Planzen zu erklären
[Seite 86] del Consig. von Goethe. Gotha, 1790, in 8.°; e specialmente sul-
l’identità del tubero (p.e. del pomo di terra) con lo stelo, di Wa-
stfeld
in Voigt’s neuem Magazin, Vol. VI, pag. 371, e seg.

(1).
[Seite 86]

Marcellis, piantò in tal modo in una sua terra un viale di
tigli sulle sponde del canale di Leyda vicino ad Harlem.

(2).
[Seite 86]

Vi sono anche delle piante che sembrano radicate in terra,
[Seite 87] e sono non pertanto fissate con le loro radici su quelle di altre
piante vicine, dalle quali traggono il nutrimento come l’Hydnora a-
fricana
e l’Euphorbia mauritanica. Vedi le Mémoires Suédois. Vol.
XXXIX, pag. 132.

(1).
[Seite 87]

Vedi il Vol. I, Part. II, pag. 101, del Nuovo Magazzino di
Voigt del 1798.

(2).
[Seite 87]

Gius. de Laureiro nella sua flora Cochinchinens. Vol. II,
pag. 505, dice parlando dell’ Epidendum flos aeris nella Cochin-
china. ‘„Questa pianta ha la singolare proprietà, che portata
dai boschi in casa e sospesa all’ aria libera, ella vive, vegeta, fio-
risce e germoglia per degli anni continui. Io non lo crederei se non
avessi io stesso fatto la prova”’.

(1).
[Seite 90]

Vedi nel neuem Magazin di Voigt le rilevanti conseguenze
che questo sagace Naturalista ne derivò, applicabili all’ economia rurale.

(2).
[Seite 90]

Experim. upon vegetab. di J. Jngen-Housz. Lond., 1779, in 8.°

(1).
[Seite 92]

Vedi la memoria premiata a Pietroburgo sulla natura e pro-
prietà della luce di Placido Heinrich, 1806, in 4.°

(2).
[Seite 92]

Le memorie dell’ Accademia delle scienze di Boston Vol. II,
Part. I, pag. 147 offrono un esempio patente della forza d’attrazione
delle piante verso la luce. Si lasciò un pomo di terra in un angolo
d’una cantina nella quale erano state rinchiuse delle provvigioni nell’
inverno, dove non entrava la luce che per uno spiraglio; in primavera
quel tubero cacciò uno stelo che si estese per lo spazio di 20 piedi
sulla terra, si drizzò contro il muro e si arrampicò sino all’ apertura
dello spiraglio.

Confronta in oltre il sig. Legato R. Bertuch’s, Beobachtungen
an der Indianischen Kresse im allgem. teutschen Garten-Magazin,

1804, Part. V, pag. 226, e seg.

(a).
[Seite 93]

Sul picciuolo delle foglie, ve ne sono due altre minori, una
per parte, le quali di minuto in minuto, una si abbassa e l’altra
si alza: quando la pianta e malsana o vecchia, o che nella stufa
non faccia ben caldo, cotale alternato giramento è sopresso.

(1).
[Seite 94]

Una delle più singolari produzioni che appartengono alla fun-
zione secernente delle piante si è il tabaschìr già da gran tempo
conosciuto, del quale però solamente da poco si sono esami-
nate bene le sue proprietà. È questa una sostanza di un tur-
chino latteo diafana sulle estremità, semi dura, agra, che si trova
talvolta nei’ pezzi di bambou; rassomiglia alla Pietra Idrofana,
avendone l’esteriore apparenza, ed anche come questa, la pro-
prietà di diventare trasparente nell’ acqua, essendo in oltre le
sue parti ugualmente costituite. Vedi il Dott. Patr. Russel, e J.L.
Macie nelle Philosoph. Transact. Vol. LXXX e LXXXI; ed il Dott.
Dav. Brewster nelle medesime Transazioni del 1819.

(1).
[Seite 95]

Vedi Der Baden und sein Verhältniss zu den Gewächsen di
G. Fa. W. Crome. Hannov., 1812, in 8.°

(2).
[Seite 95]

Fh. Stromeyer, Historiae vegetabilium geographicae specimen.
Gott. 1800, in 4.°

Al. de Humboldt, Essai sur la Gèographie des plantes. Paris,
1807, in foglio.

Lo stesso; Prolegomena de distributione geographica plantarum
avanti i suoi Nova genera et species.

(1).
[Seite 100]

Il polviscolo seminale giallo di parecchie piante, nel tempo
della fioritura è alle volte portato via in gran copia dalle pioggie che
si riversano, e radunandosi poi, principalmente sulle acque stagnanti
nei ruscelli e simili, può benissimo aver dato origine alle favole delle
pioggie di zolfo.

(a).
[Seite 101]

Quando il calice manca, il fiore dicesi incompleto, cosi sono
il Tulipano, il Giacinto, le altre Liliacee, gli Atriplex, gli Anemoni
etc.
La Rosa poi, il Gelsomino, la Quercia, ec., sono piante con fiori
completi o muniti di calice.

(a).
[Seite 102]

Secondo però Hedwig, quella parte del fiore che talora ha la forma
di rosa, ora di stella, ora di bottone e tal altra di disco non consiste già
nei granelli della polvere mascolina, essendo in vece il vero calice del
fiore maschio (perigonium), eppercìò non sta in lui la facoltà fecondante,
ma sibbene negli stami ch’esso contiene. La cuffia poi o calyptra nel fiore
femmina, non fa le veci di stilo e di stigma, che sono altrimenti distin-
guibili, ma essa è, secondo Hedwig, una corolla rovesciata; e per quanto
opina il suo discepolo Bridel, è semplicemente un integumento del-
l’ovajo. Fu pure dai medesimi dimostrato che anche i semi dei mu-
schi hanno cotiledoni; mentre che Necker nella sua fisiologia dei
muschi ed in altre opere antecedenti, volle provare che la propaga-
zione dei medesimi è indipendente dai semi, che egli escluse.

(1).
[Seite 103]

Il Dottor Persoon è tentato di ritenerle per piante che si pre-
sentano soltanto come nude parti di fruttificazione. Vedi nel Maga-
zino di Voigt Vol. VIII, pag. 4, in 8.°

(2).
[Seite 103]

L. Cl. Richard, Analyse der Frucht- und des Samenkorns,
tradotto con aggiunte dell’ Aut. ec. da F.S. Voigt. Lips. 1811, in 8.°

(3).
[Seite 103]

Jos. Gaertner, De fructibus et seminibus plantarum. Studg.
1788 fino al 91, Vol. 2, in 4.° = E nel Vol. III. di C. Fr. Gaert-
ner
, Carpologia. Lipsia, 1805, in 4.°

(4).
[Seite 103]

Veggasi Roesel, Insecten-belustigungen, 2. B. Vorrede zu den
Wasser-Insecten der zweyten Classe.

(1).
[Seite 104]

Vedi le esperienze notabili di Giov. Hunter on the blood
inflammation, and gun-shot wounds,
pag. 237.

(1).
[Seite 105]

Vedi Dav. Hopkirk on the anomalies in the vegetable king-
dom.
Glasg., 1817, in 8.°

(1).
[Seite 106]

Terza continuazione delle notizie preliminari, pag. 51, e seg.

(2).
[Seite 106]

Vedi Fr. Jaeger, über die Misshildungen der Gewachse.
Gotting., 1815, in 8.° con rami.

(a).
[Seite 107]

Ve no sono anche di biennali; e già il nome ne indica la
durata.

(1).
[Seite 108]

Vedi J.R. Forster’s, Stoff zur künftigen Entwerfung
einer Theorie der Erde,
pag. 14. Confronta con il Viaggio di La-
Pérouse intorno al mondo, Vol. II, pag. 81.

(1).
[Seite 109]

Quest’ albero di si alta importanza per la razza Malese, fu
con buon successo trasportato dopo il 1792 nelle Indie occidentali
dal Capitano Bligh = Del buon successo della coltivazione del me-
desimo, ho fatto cenno nel Nuovo Magazzeno di Voigt., Lib. I,
Part. II, pag. 100.

(1).
[Seite 110]

Anche adesso i negri dell’ interno dell’ Africa si fanno con
questa pianta una specie di bericuocolo d’ottimo gusto, ed una bi-
bita che gli e gradita. Vedi Mungo Park’s, Travels in the interior
Districts of Africa.
Lond., 1799, in 4.°, pag. 100, tav. 1.

(1).
[Seite 111]

Mungo Parck’s, Op. cit. pag. 224, e 352, tav. V.

(1).
[Seite 113]

Per gli abitanti delle coste dei paesi del polo settentrionale,
è di utile grande il meraviglioso legno galleggiante (di Pioppo e di
Larice), senza del quale que’ luoghi ghiacciali, ove non crescono gli
alberi, sarebbero inabitabili.

(2).
[Seite 113]

Onde conoscere i varj usi per i quali i Chinesi impiegano
il Bambu, bisogna leggere van Braam, Voyage de l’Ambassade, etc.
Filadel., 1797, in 4.°, Vol. I, pag. 314.

(a).
[Seite 114]

Bern. de Jessieu ordinò le piante del giardino di Trienon
in quindici classi che risultano dal suo metodo basato su due caratteri
[Seite 115] di primo ordine, cioè, I.° sulla struttura dell’ embrione, che divise
in acotiledoni, monocotiledoni, e dicotiledoni: II.° sulla situazione
degli stami
considerata relativamente al pistillo; i quali stami sono
o inseriti sul pistillo (epigynia), o attorno al pistillo (peryginia),
o sotto di esso (hypogynia). Come carattere sussidiario poi consi-
derò la mancanza della corolla (apetala), l’esistenza della corolla
(monopetala), e la sua forma (polipetala).

(1).
[Seite 118]

Oltre a questi elementi geogenici indispensabili allo studio
filosofico della mineralogia, si vedano le Lettres sur l’histoire phy-
sique de la terre
di J.A. de Lüc. Paris, 1798, in 8.°; ed Hefr
Mayer
’s Lehrbuch über die physiche Astronomie Theorie der Erde,
etc. Gottinga, 1805, in 8.°

(1).
[Seite 120]

A. G. Werner, Neue Theorie von der Gänge. Freyberg.,
1791, in 8.°

(a).
[Seite 121]

Pare però che in alcuni luoghi si trovino degli avanzi di
corpi organici in roccie che comunemente si giudicano di prima for-
mazione: cosi le conchiglie nelle roccie calcari primitive di Plymouth,
di Cumberland, del lago di Coniston; e le impronte di foglie e d’al-
tro parti di vegetabili che si trovano a Saint-Chaumont, presso Lione
nello scisto argilloso.

(1).
[Seite 122]

Ho detto comunemente, perchè si trovano in alcuni luoghi
delle montagne di questa terza classe (come anche in Europa, nei
Pirenei ed in alcune Alpi della Svizzera e di Savoja), elevate mille,
tese sopra il livello del mare, e vi sono poi delle montagne primi-
tive più basse di molto; p.e., la punta più elevata del Brocken
sull’ Harz, non è al di sopra del livello del mare, niente più di 573
tese.

(1).
[Seite 123]

Così nella Fauniera in Turenna negli ammassi di nichj si
trova tanta coppia di conchiglie marine calcinale, che secondo il
calcolo di Réaumur, deve essere di 130 millioni di tese cubiche.

(a).
[Seite 124]

Tutti i geologi convengono che dapprima il nostro globo
fosse in uno stato di fluidità: ma non s’accordano insieme per il modo.
Chi la volle, come l’A., in istato di fluido acqueo (per cui chiama-
ronsi Netuniani), e chi in una fluidità ignea (detti Plutoniani);
altri che l’una e l’altra abbiano avuto luogo in diverse epoche.

(1).
[Seite 124]

Luogo natale significa qui metaforicamente verace luogo
d’ origine, o covile,
al contrario di ciò che dicesi luogo di trova-
mento.
Queste due distinzioni devono essere attentamente osservate in
mineralogia, perchè, p.e., nelle masse di ferro nativo e negli areoliti che
caddero mediante le cosi dette pioggie di pietre, il luogo di trovamento
è su questa terra; ma il loro luogo d’origine è invece fuori della medesima.

(2).
[Seite 124]

Sulla diversa classificazione e specie di monti, vedi più e-
stese notizie nei seguenti Autori.

I.C.W. Voigts, Briefe über die Gebirgslehre. Zweyte Ausgabe.
Weimar, 1768, in 8.°

C. Haidinger’s, Entwurf einer systematischen Eintheilung der
Gebirgsarten.
Dresd., 1785, in 4.°

C.A.S. Hoffmann’s, Kurzer Entwurf einer Gebirgslehre in A.
W. Köhler’s, Bergmännischem Kalender für das Iahr, 1790, pag. 163.

[Seite 125]

A.G. Werner’s, Kurze classification und Beschreibung der
verschiedenen Gebirgsarten.
Dresd., 1787, in 8.°

Ma specialmente la parte cronologica, der systematisch-tabellari-
schen Uebersicht der Mineralkörper von
Leonard, Merz und Kopp.
Frankf., 1806, in foglio.

Paragona poi anche G.S.O. Lassius’s, Beobachtungen über
die Harzgebirge.
Hannover, 1789, in 8.° con la carta petrografica,
unitavi; ed il Gabinetto der harzischen Gebirgsarten.

Raccolte consimili sulle diverse specie di monti della Germania
sono quelle, p.e., di Voigt, di Charpentier, del Past. Heim, ec.

(1).
[Seite 125]

Deod. Dolomieu, Sur la philosophie mineralogique, et sur
l’espèce minéralogique.
Paris, 1801, in 8.°

(1).
[Seite 126]

I. Fr. L. Hausmann, De relatione inter corporum natura-
lium anorganicorum indoles chemicas atque externas,
nel Vol. II,
dei Comment. Soc. R. Scient. Gotting. recentior. 1813.

Fr. Bouterwek, über die Möglichkeit einer phylosophischen
classificat. der Mineralkörp. etc.
Gotting., 1808, in 8.°

(1).
[Seite 127]

Ab. Got. Werner, Von den äusserlichen Kennzeichen der
Fossilien.
Lips., 1774, in 8.°; o la traduzione francese di Picardet.
Dresda, 1795.

(2).
[Seite 127]

Pesanteur spécifìque des corps par M. Brisson. Paris, 1787,
in 4.°

Osservazione. Il peso specifico che io metterò, sarà determinato
per millesimi; il peso dell’ acqua indica il mille, ad una tempera-
tura di 64 gradi di Fahrenheit. Ove si troverà la lettera L, questa
esprime la citazione di Licttenberg.

(3).
[Seite 127]

Si trovano in questa scuola d’industria i modelli delle più
considerevoli cristallizzazioni, tagliati in legno con tutta esattezza, e
di una lunghezza adattata (da un dito ad uno e mezzo di lunghez-
za), con la loro descrizione rispettiva. Questi sono fabbricati sotto
la direzione del sig. Cons. Hausmann.

(4).
[Seite 127]

È necessario di ben distinguere i veri cristalli dai falsi, i quali
ultimi appartengono a que’ fossili che presero il posto e la forma di
un altro cristallo che si sciolse insensibilmente. Tali sono p.e., le
cristallizazioni dell’ Ornstein di Schneeberg, ec.

(5).
[Seite 127]

Théorie sur la structure des cristaux par R.J. Hauy, nel
Journal de physique, Vol. XLIII, pag. 103.

J. Fr. L. Hausmann’s, Kristallogische Beyträge. Brunsv., 1803,
in 4.°; vedi nello stesso Händbuch I, pag. 103, e seg.

(1).
[Seite 128]

Tali cognizioni empiriche si trovano nella scienza delle pe-
trificazioni
della più grande importanza; s.z.B. die Gotting. gel.
Anzeigen,
v.J. 1815, pag. 1753.

(2).
[Seite 128]

F. Gust. von Engeström, Beschreibung eines mineralogi-
schen Taschen-Laboratoriums und ins besondere des Nutsens des
Löthrohrs in der Mineralogie,
con osservazioni di C. E. Weigel,
II ediz., Greisswald, 1782, in 8.°

(3).
[Seite 128]

Vedi J.F. Westrumb, nel II fascicolo del Vol. II, e nel
fascic. I del Vol. III; e le suc piccole dissertazioni fisiche; e J.F.
A. Gottling’s, chemisches Probir-Cabinet zum Handgebrauche. Jena
1790, in 8.°, con la piccola cassa ripiena di reagenti rispettivi.

(1).
[Seite 133]

La è cosa diversa quando sono combinati con acidi o con
degli alcali, specialmente ad una elevata temperatura; poichè è certo che
la stessa silice combinata colla soda, trovasi in dissoluzione in diverse
acque termali (a Kamtschaka ed in Islanda): il tufo siliceo che ivi
si deposita (del quale ne parlerò più avanti), e l’analisi stessa di quelle
acque, lo provano bastantemente. Vedi Black nelle Trans. of the R.
Soc. of Edimbourgh.
Vol. IV, pag. 119, e seg.

(2).
[Seite 133]

Terrae characteres vix nisi privativi habentur. Bergmann.

(a).
[Seite 133]

Oltre quelle, che l’A. va tosto enumerando, è da aggiun-
gnersene un’ altra, scoperta da Berzelius, alla quale ha dato il nome
di Torinia. – Ognuno sà che Davi ha provato che la calce, la barite
e la stronziana non sono terre o corpi semplici, ma sibbene ossidi
metallici; e che anche per lo altre sette terre vi sono delle urgenti
ragioni, onde giudicarle altrettanti ossidi metallici.

(1).
[Seite 138]

Questi disegni dendritici, particolarmente in alcune cal-
cedonie orientali, sono alle volte colore di corniola e di onice, ma
ben spesso il colore nero sembra derivare dal manganese in esse
contenuto. Certe calcedonie d’Islanda hanno pure un tessuto verde,
il quale, ingrandito col microscopio, offre perfettamente l’aspetto
delle Conferve.

(1).
[Seite 140]

Ho Trattato più difusamente di questa specie di pietre degne
d’ attenzione e che spesso dai medesimi Scrittori si conobbero male,
o si confusero con altre, nel Specimen historiae naturalis antiquae
artis operibus illustratae,
pag. 30, e seg.

(1).
[Seite 142]

Sull’ Idrofana vegetabile, Vedi la nota al §. 179.

(1).
[Seite 145]

Agricola disse alla pag. 614 de natura fossilium ‘„in locis
autem, qui olim arserunt aut etiam nunc ardent, pumex reperitur.
Sicut in Vesuvio, Aetna, insulis Aeolicis. – Ad Coblenz, et in
inferiore Germania
”’.

(2).
[Seite 145]

Ho data notizia di questa vera Obsidiana degli antichi nel
Vol. III, pag. 76, Commentat. Societ. Reg. Gotting. recentior.

(1).
[Seite 146]

In Roma si fanno dei bei camei di pietra focaja fina, con
istrati di opale giallognolo.

(2).
[Seite 146]

Vedi la descrizione fisica e tecnica delle pietre da fuoco di
Hacquet. Vienna, 1792, in 8.°

(a).
[Seite 148]

Questo fossile chiamasi anche da Delametherie Tallite;
Andradas
gli diede il nome di Acanticone; ed altri Arendolite dal
luogo ove trovasi.

(1).
[Seite 149]

Leop. von Buch, über den Kreutzstein. Lips., 1794, in 8.°

(1).
[Seite 153]

Leop. Gmelin, de Hauyna. Heidelb., 1814, in 8.°

(1).
[Seite 154]

Vedi Leonards, Taschenb. V, Iahrg., pag. 16.

(1).
[Seite 156]

Vedi Chr. Bernoulli, nel Vol. IV, del Nuovo Magazzino
di Voigt alla pag. 524, tav. 8, fig. *

(1).
[Seite 158]

Finora si conoscono pochissimo le così dette pietre preziose
d’ Affrica; io però ho avuto dal Baronetto Banks una sabbia a gra-
nelli grossi, che fu raccolta al Capè Coast in Guinea dal botanico
W. Brass, nella quale si trovano gran quantità di granelli che ras-
somigliano perfettamente al Giacinto; e in oltre fra gli altri il Geröle
somigliante al piccolo Spinello.

(a).
[Seite 161]

Era questo il Crisolito degli antichi.

(a).
[Seite 162]

E nella Nuova Olanda al di là delle montagne bleau all’ o-
vest di Botanibai. = Il Topazio del Brasile esposto ad un forte calore
diventa colore di rosa, ed in tale stato è soventi volte dai giojellieri
venduto per spinello o per rubino.

(1).
[Seite 163]

Secondo Vauquelin solamente Allumina, con 8,78 di Ma-
gnesia e 6,18 d’acido cromico.

(2).
[Seite 163]

Anche giallo e turchino nello stesso pezzo: vedi nell’ In-
ventaire des diamans de la couronne etc. imprimé par ordre de
l’Assemblée nationale.
Paris, 1791, in 8.° Tom. I, pag. 200, N.° 4.
‘„Un Saphir d’orientcouleur saphir des deux bouts, et topaze
au milieu
“’.

(3).
[Seite 163]

Vedi Ch. Greville, on the Corundumstone from Asia nelle
Transaz. filosof. del 1798, Part. I.

(1).
[Seite 164]

Trovo che già si fece menzione di questo fossile singolare
nei Voyages de Thevenot, Vol. III, pag. 292. Paris, 1684, in 4.°

(1).
[Seite 165]

Parecchi altri fossili eterogenei sono chiamati Smerigli (p.
e. l’Holzstein in alcuni luoghi della Turingia), perche servono allo
stesso uso del vero, cioè a pulire pietre dure, cristallo, acciajo, ec.

(2).
[Seite 165]

Vedi le curiöse speculationes etc., del Dottor Germann,
pag. 369, Chemitz, 1707, in 8.°, ove molto prima di Lemery diede
notizia della tormalina del Ceilan.

(1).
[Seite 168]

Vedi J.C. Freiesleben, über das schillernde Fossil von
der Baste bey Harzburg.
Leipz., 1794, in 8.°, e J. Fr. L. Hausmann
nei Norddeutschen Beyträgen zur Berg- und Hütenkunde, St. I, p. 1.

(2).
[Seite 168]

Sulle notabili qualità del vetro di Moscovia, come, p.e., è
quella di lasciar passare attraverso la luce senza rifrangerla, quindi
affatto paralelli i suoi raggi, e degli usi vantaggiosi che fare se ne
potrebbe per costruirne istromenti astronomici, Vedi il Tom. III,
pag. 239, Monatl. Corresp. di von Zach.

(1).
[Seite 171]

Così è nel vero Portsoy-Granit di Aberdeenshire, ove la massa
del Felspato è attraversata si bene da piccole fogliette e da pez-
zetti di quarzo, che quando il fossile è levigato in certa direzione,
offre per così dire l’aspetto di una iscrizione Cofta, per la qual
cosa fu denominato pietra grafica. Vedi nel Magazzeno di Voigts al
Tom. VI, part. IV, pag. 21.

(2).
[Seite 171]

Si è all’ Adularia che somiglia quel fossile che si ritrova sulle
sponde del mar bianco e che è conosciuto sotto il nome d’aven-
turina spatica:
e un felspato carnicino che è attraversato da fogliette
micacee lucenti come l’oro, la di cui superficie polita opalizza, ri-
flettendo un bellissimo turchino.

(1).
[Seite 173]

Fra le particolari variazioni notabili dell’ argilla plastica,
le quali si distinguono per patenti qualità nei vasi cotti, spettano
principalmente:

1.° Quelle delle quali sono fatti i vasi mirabili antichi, greci,
ec., detti Vasi etruschi, che si rimarcano in particolar modo per
la grande leggerezza.

2.° Quella con la quale si fanno i Bucaros de Estremoz di Por-
togallo, li quali hanno un gusto gradevole astringente, che parteci-
pano anche ai fluidi che vi si bevono dentro.

3.° Quelle delle quali si fabbricano a Szent-Laszlo in Pensilva-
nia i singolari vasi a vescica, che hanno alle pareti delle vesciche
grandi enfiate (a).

(a) È pure molto singolare quella terra plastica, con la quale si-
costruiscono in diverse regioni calde dell’ antico continente dei fia-
schi, li quali sono tanto porosi da lasciare trasudare sulla superficie
esterna dell’ umido, che per l’ardore del clima evaporando conti-
nuamente, sottrae tanto calorico al fluido contenuto, che lo man-
tiene molto fresco.

(1).
[Seite 174]

Tra i fossili fin’ora conosciuti, quello che più patentemente
offre questo carattere, si è lo Schisto igrometrico trovato dal Profess.
Lowitz nel 1772, vicino a Dmitriewsk alla foce del Kamyschinka
nel Volga. È color di cenere: deve il suo nome all’ applicazione in-
gegnosissima che questo chimico ne ha fatta, e Lichtenberg’s gottin-
gisc. Magaz.
III, Jahrg. IV, Stüch S. 401. 10 f.

(1).
[Seite 175]

Di questa qualità possedo io una litomarga gialla di fior di
latte, a granelli finissimi dell’ isola di s. Elena, le cui estremità più
sottili rimangono inalterate anche ad un grado di calore che fonde
il ferro.

(1).
[Seite 181]

Questi innumerabili prismi basaltici di prodigiosa grandezza
formano la Grotta dei Giganti sulle coste settentrionali d’Islanda.
Io possedo quattro articolazioni di questi famosi basalti del peso
di 400 libbre, perfettamente simili gli uni agli altri. Ne ho dato un’
esatto disegno nell’ Abbild. n.h. Gegenst. tav. 18. L’articolazione
naturalissima di questi prismi porge del pari uno dei fenomeni i più
strani ed innesplicabili (a).

(a) Tanto sull’origine ignea od acquea della or ora passata spe-
cie, come anche sull’ attuale, furono i Geologi in grandi controversie.
In quanto al Trappo, vedi p.e., Breislak, Part. I, pag. 268, e seg.
nella sua Introduzione alla Geologia; e circa il Basalte, vedi Fortis
Geologia del Vicentino pag. 173. Parigi, 1802. – I prismi di Ba-
salte sono talora di tanta grossezza che con un solo di essi si fece
una statua con 16 figli che l’imperatore Vespasiano dedicò al Nilo
nel tempio della Pace.

(1).
[Seite 182]

Pare che appartengano a queste roccie la maggior parte dei
basalti antichi d’Egitto. Vi sono alcune varietà, specialmente le nere,
in cui si distinguono ancora gli uni dagli altri gli ingredienti; in questo
caso passano allo stato di semigranito composto d’orniblenda e di
feldspato. Su ciò vedi lo Specimen historiae naturalis antiquae artis
operibus illustratae,
pag. 29.

(1).
[Seite 183]

Io possedo di questo Trass il quale contiene del legno
carbonizzato perfettamente simile a quello che si rinviene alle volte
nel Peperino, Vedi Sir Will. Hamilton Campi phlegraei, tav. 40,
N.° 3.

(1).
[Seite 184]

Vedi K.W. Nose’s, Beyträge zu den Vorstellungen über
vulcanische Gegenstände.
Frank., 1792–94, Vol. 3, in 8.°

(2).
[Seite 184]

Fra quelle del Vesuvio meritano particolare menzione quelle
prismatiche, ritorte a spirale di Atrio di Cavallo, e le bombe di
figura ovale che dal suo cratere gettò fuori specialmente nella grande
eruzione del 1790. Sui primi, vedi i Campi phlegraei, tav. 13 al 31
e sulle seconde il Suplement alla tav. 4.

(1).
[Seite 188]

Vedi Beckmann nei Comment. Soc. R. scient. Gottingen.
1791, Vol. IV, pag. 46; e nella lettera scritta da Persia dal Coll.
R. Reineggs al Bar. d’Asch. = Nel Magazzeno di Voigt, Vol. IV,
part. III, pag. 13, e seg.

(2).
[Seite 188]

Vedi sull’ uso della Steatite per lavori d’arte degli incisori
in pietre, C.v. Dalberg, Erfurt, 1800, in 8.°

(1).
[Seite 191]

Il museo accademico di Gottinga possiede, nell’ antica rac-
colta di Schulter, due piccoli pezzi di puro ferro di Johanngeorgen-
stadt, i quali sono imperfettamente a tronchi, come in alcuni luoghi
lo è il ferro di Siberia, e trovansi mescolati con un fossile che ap-
punto somiglia all’ olivino.

(1).
[Seite 192]

Cosi si accorda con questo, il composto delle tanto meravi-
gliose Areoliti o Bolidi, cioè quei massi di pietre, le quali più volte
in tempi affatto diversi ed in differenti stagioni, per lo più però in
eguali circostanze (nell’ esplosione di una mateora), caddero dal
cielo, le quali tutte diligentemente analizzate offrirono sempre una
sorpendente rassomiglianza tra di loro, tanto nelle qualità apparenti,
come nelle intrinseche; ma che si distinguono assolutamente da tutti
gli altri fossili Tellurici che si conoscono.

(1).
[Seite 193]

Il museo di Gottinga possede uno di questi pezzi che forma
una Salbanda di rame nativo dendritico.

(1).
[Seite 196]

Io ne possedo un pezzo che mi fu dato dal signor Banks.
Apparteneva al Dott. König di Trankebar, che la trovò vicino a Gale
nell’ isola di Ceilan.

(1).
[Seite 197]

Secondo Vauquelin la sola boracite opaca contiene della
calce, non avendone mai trovata nella diafana.

(2).
[Seite 197]

Ma talora, come i principi dell’allumina nelle gemme colorate
ec., si trovano tanto uniti da formare una pietra durissima;
[Seite 198] parimenti la calce può offrire tanta durezza da far fuoco coll’ accia-
rino. Vedi Loques nelle Mémoires de l’Academie de Turin, T. V,
pag. 870. La calce fosfata animale che costituisce lo smalto dei denti
degli animali, porge alcune volte questa particolarità.

(1).
[Seite 198]

Traité complet de la Chaux carbonatée et de l’Aragonite
par le Comte De Bournon. Lond., 1808, Vol. 3, in 4.°

(2).
[Seite 198]

Newton’s, optice, pag. 271, 356, 376, e 394 edit. di
Clarke, 1719.

(1).
[Seite 199]

Nel II tomo de’ Commentat. Societat. R. scientiar. Gotting.
recentior.,
1813.

I.F.L. Hausmann, im magazin der Berliner naturforsch. Gesel-
lsch.
III, Jah. I, Quar7.

(1).
[Seite 201]

Tales sunt aquae, qualis est natura terrae per quam fluunt.
Plin., XIV, 4.

(2).
[Seite 201]

Si è per ciò che il tufo calcare di grana fina che depongono
le acque dei bagni di S. Filippo nel Firentino, si impiega per mo-
dellare de’ bassi rilievi e dei medaglioni che poi somigliano al mar-
mo Alabastro. – Vedi sulle stalattiti plastiche, Sinter Plastik die
deutschen Schriften der göttingischen königl. Soc. der Wiss.
I, Th.
S. 94 = ed Hon. Profess. Fiorillo’s Gesch. der zeichnenden Künste
I, B. J, 463.

(3).
[Seite 201]

Come nella piscina mirabile, di cui si è parlato nel tomo I,
alla pag. 2, Osserv. II.

(1).
[Seite 202]

La Stalactite di Guadalupa (the Galibi stone), nella quale si
trovano ossa umane indurite: vedi più avanti nella Sezione XVI,
delle petrificazioni.

(2).
[Seite 202]

Intorno al molto rinomato Fabriz in Persia e sua formazione,
Vedi Jam. Morier’s, Second Journey through Persia. Lond., 1818,
in 4.°, pag. 284.

(1).
[Seite 206]

Alla quale appartiene anche la Melma a beletta del Nilo,
che rende fertile il basso Egitto.

(1).
[Seite 207]

Vedi il nuovo magazzeno di Voigt, Vol. I, part. I, p. 113,
e seg.

(1).
[Seite 208]

Vedi Tillesius, Jahrbuch der N.G. I. Th. pag. 473.

(1).
[Seite 209]

Evvi nel musco di Gottinga un gradino di una scala dei
minatori, trovato nel riaprire una miniera di Rammelsberg sull’ Harz
abbandonata da 100 e più anni, il quale nel decorso di tale spazio
fu ingrostato di bellissima selenite dello spessore di 7 pollici.

(a).
[Seite 220]

Su di ciò vedi la Classificazione delle roccie secondo i più
celebri Autori.
Milano, 1814 in 8.°

(1).
[Seite 221]

Questo è il nome di quel granito, con il quale gli antichi
egizani costruivano i loro più notabili monumenti, il qual nomo è
desunto dalla cava vicino a Syen sulle sponde del Nilo nell’ alto E-
gitto. Vedi il Gabinetto del Collegio Nazareno 1792, Vol. II, p. 238,
ove dicesi. ‘„I graniti delle nostre Guglie Egiziane hanno per base
un felspato rossigno, con quarzo fragile, semitrasparente, e mica
nera”’. Tali sono i pezzi di granito antico che io possedo, uno del-
l’obelisco Ramese, e l’altro della colonna Antonina. Wad che ha esa-
minata con tutta esattezza i frammenti veri e freschi dei più famosi
obelischi trasportati a Roma, che si trovano nel museo del Cardinal
[Seite 222] Borgia, dice espressamente ‘„Ex his speciminibus clare patet Sye-
nitem Plinii esse granitem nostrum stricte sic dictum (ex quarzo,
feldspato, et mica
)”’. Vedi la dissertazione. Fossilia Aegyptiaca musei
Borgiani,
Veletris 1794, in 4.°, pag. 1, e seg. – Petrini presso
Zoega de origine obeliscorum. Rom., 1797, pag. 648. – Ma princi-
palmente W. Hamilton’s, Aegyptiaca. Lond., 1809, in 4.° alla
pag. 68 nota †; e De Rozière, nella grande Déscription de l’Aegypte,
Hist. Natur., Tom. II, 1813 pag. 45, e Tom. III, 1818 pag. 461.

(1).
[Seite 222]

Il più gran peso che gli uomini abbiano mai mosso: il grande
obelisco che Fontana ha drizzato in piedi nel Vaticano pesa circa
973,337 libbre, ed è appena il terzo del masso condotto a Pietroborgo.
Vedi lo scritto di Carbery, Monument élevé à la gloire de Pierre
le Grand. Paris, 1777, in foglio.

(2).
[Seite 222]

Come nominatamente in certe roccie di granito magnetico di
[Seite 223] Broken sull’ Arz, che in certi luoghi ed anche in piccoli pezzi, smuo-
vono dalla direzione l’ago magnetico, al pari del Serpentino polare,
scoperto da Humboldt. Vedi J. Fr. Hausmann nel magazzino d’An-
nover pel 1801, pag. 84, e seg.

(1).
[Seite 225]

Appartiene al porfido rimescolato, anche una specie affatto
particolare e notabile di montagne, dalle quali furono non già fab-
bricati, ma scavati fuori, ad onta della lora durezza, i monumenti
i più prodigiosi e probabilmente i più antichi dell’arte umana, i me-
morabili e grandissimi Tempj (Pagodes) di Elephanta presso Bombé,
coi loro singolarissimi Idoli, in parte colossali. Il saggio, da me pos-
seduto, che Ch. Townley mi lasciò segar via dal famoso gruppo del suo
museo d’antichità, consiste (siccome altri idoli trasportati da quel
Tempio e che vidi a Londra) in una massa fondamentale di argilla
dura colore di fegato, nella quale vi è rimescolato, molto
felspato, poco quarzo ed ancor meno d’orniblenda. Su di ciò
parlai diffusamente nello Specimen histor. natural. archaologicum,
pag. 28, e seg.

(1).
[Seite 226]

Sembrano di formazione molto recente; almeno io ne possedo
[Seite 227] dei pezzi, nei quali le scaglie rinchiusevi di pietre focaje rotolate, con-
tengono dei cellulari pietrificati.

(1).
[Seite 227]

Gli strati della catena di montagne di Negelflue più o meno
orizzontali od inclinati, sono di massa fondamentale e di durezza as-
sai variata. Quella della specie marnosa del monte dirupato che
giace obbliquamente al Rossberg nel cantone di Svitto, ammollitasi
a poco a poco, ha occasionata la terribile caduta del medesimo nel
1806 ai 2 Settembre, riempiendo la valle di Goldau.

(1).
[Seite 229]

Imperocché lo si conosceva già in Europa nel principio del
secolo XVII. Vedi Gassandi vit. Peireskii ad a. 1630, pag. 150.

(1).
[Seite 230]

Veggasi sulla formazione di questi banchi le lettere geolo-
giche di De Luc. Parigi, 1798.

(2).
[Seite 230]

Vedi Hornemann’s, Tagebuch, pag. 10, 20.

(1).
[Seite 232]

Fr. Stromeyer, De Polyhalite, nova e salium classe fossilium
specie,
nel IV Tom. de’ Commentat. Soc. Gotting. recentior. pag. 139.

(1).
[Seite 234]

La pietra conosciuta sotto il nome di Atramentaria, è una
sostanza lapidea composta di pietre eterogenee impiegate per riempire
i vacui nelle miniere, le quali insensibilmente si impregnano di parti
vitrioliche; ed è dalle medesime, che (a Goslar p.e.) si ottiene la
maggiore quantità di vitriolo. Beckmann dimostra nei Beyträgen zur
Geschichte der Erfindungen,
Tom. II, pag. 20, essere quest’ Atra-
mentaria l’Alumen degli antichi.

(1).
[Seite 235]

Vedi C.F. Becker’s, Anleitung zur künstlichen Erzeugung
des Salpeters. Braunschw,
1814, in 8.°, alla pag. 8.

(1).
[Seite 236]

Vedi Gotting. gel. Anz., 1818, pag. 2073.

(1).
[Seite 237]

Ebbi l’opportunità d’analizzare più scrupolosamente questo
sale in alcune mumie, che il 18 febbrajo 1791 mi furono affidate nel
museo britannico: Vedi le Transazioni filosofiche del 1794, pag. 183,
tav. XVI, fig. 4.

(a).
[Seite 239]

Quest’acido lo chiameremo con Klaproth, che lo scopri, acido
melitico. Un tal fossile fatto conoscere da Weruer nel 1790 col no-
me di Honigstein, fu dapprima preso per una specie di Succino, quan-
tunque non si diporti come esso esposto al fuoco. Facendolo bollire
[Seite 240] nell’ acqua, si decompone, inacidendo l’acqua: si scioglie nell’ acido
nitrico ed in gran parte anche nella dissoluzione di soda caustica;
galleggia sull’acido solforico, nel quale poi vi si decompone in fiocchi
bianchi. Abich e Lampadius ne diedero analisi molto diverse. Altret-
tanto diversifica da quelle l’altra di Klaproth, che fu confermata
da Vauquelin coll’ aggiunta di alquanta calce e silice. Vedi gli An-
nales de Chimie.
Tom. XXXVI, pag. 203, e Tom. XLIV, pag. 232.

(1).
[Seite 240]

Il Copale, con cui soventi volte viene confuso, è al contrario
sempre limpido, e non ha mai la chiarezza dell’ olio; si fonde in
goccie quando è abbrucciato, ciò che non avviene dell’Ambra, giac-
chè i pezzetti della medesima infuocati, saltano in aria quando si la-
sciano cadere, e non così si è del Copale.

(2).
[Seite 240]

In una collezione sommamente istruttiva per la Storia Na-
turale dell’ Ambra, con la quale il Conte di Finkenstein Schönburg,
ha arricchita la mia raccolta, si trovano, tra l’altre cose, alcuni insetti
benissimo distinguibili, ma in parte ignoti ed in parte simili a spe-
cie della zona torrida, come specialmente Staphylini, Blattae, etc.

(1).
[Seite 241]

Fra questi trovansi, ma assai di rado, delle capsule di semenze
anch’ esse finora affatto ignote, della figura di una mandorla dell’ an-
tico albero Ambra; io possedo una di tali capsule per favore del
consigliere di medicina Hagen di Königsberg.

(a).
[Seite 241]

Quello di Barbados è attualmente adoperato contro le più
ostinate malattie della pelle, ed anche per quelle cancerose.

(1).
[Seite 242]

Questa denominazione persiana si adoperò solo nel secolo XIII,
desunta dagli antichi cadaveri con esso imbalsamati, e dappoi gene-
ralmente chiamata Mumia.

(1).
[Seite 243]

Gli strali di legni bituminosi, monumenti di un mondo scon-
volto, importanti per la geologia, si sono voluti prendere per una
specie di legni fluttuanti formatisi a poco a poco in grossi strati, a
pari di quelli che a gala sono portati verso le coste dei paesi del
Nord. In quanto a me, dopo averli esaminati con diligenza, siccome
molte volte trovai le fessure del legno, trasportato dalle acque vicino
a Stad, riempite di ocra di ferro turchino, tengo per assai verosi-
mile che anche una porzione di cotal legno sia stato strappato da
strali di legno fossile bituminoso, e gettato sulle coste.

(2).
[Seite 243]

La torba è una unione di piante, segnatamente di muschi,
(pag. 112) di erbe marcite, oppure solamente incorporate assie-
me, e variamente penetrate di bitume. In certi paesi è composta
esclusivamente di eriche; le torbe in discorso sono quasi tutte di re-
cente formazione, per cui molti Naturalisti furono tentati di non
collocare la torba fra i fossili: impertanto, poichè vi sono delle torbe
composte di piante marine, di fuchi ec., le quali s’annunziano di
un età molto più vecchia, che rimonta fino alla catastrofe della
terra; e poichè ve ne sono di quelle che passano assai distintamente
allo stato di carbon fossile, sembra che il posto che gli assegno qui
nella Storia Naturale, sia il più adattato.

(3).
[Seite 243]

Ne possedo di questi di particolare bellezza, nel carbone pi-
ceo del Cantone di Basilea, che ebbi dal fu Professore D’Annone.

(1).
[Seite 246]

Nelle sperienze che feci su ciò che chiamasi elettricità ani-
male, trovai nell’ autunno del 92, che la matite nera la eccita al pari
dei metalli e del carbon-fossile, venghi essa usata come conduttore,
oppure applicata sui nervi denudati.

(2).
[Seite 246]

Il Barone von Asch mi donò, come un’esotica rarità, una matite
e piombagine sommamente fina, dell’ estremità più settentrionale
della parte del nord-est d’Asia, il paese di Tschuktoskoinoss. Gli
abitanti di questo paese al pari dei popoli vicini, che vivono presso il
polo, se ne servono qual patina per colorire i loro mobili ed ornamenti;
e lo stesso fanno i popoli della costa nord-ovest d’America, situati
dirimpetto ai primi.

(1).
[Seite 247]

Bemelmann d’Amsterdam, uno degli artisti che polisce me-
glio i diamanti, ha arricchita la mia collezione di un compito seguito
molto istruttivo di diamanti non ripuliti, che ha spaccati in tutte
le direzioni possibili, e si può vedere chiaramente l’identità del-
l’andamento delle fogliette nelle due principali cristallizzazioni di
questa pietra preziosa, cioè dell’ ottaedra e la dodecaedra.

(2).
[Seite 247]

Opticae, pag. 270 alla 272.

(3).
[Seite 247]

Vedi Hofr. Osiander’s, Nachricht in den Göttinghischen
gelehrten Anzeigen vom Jahr,
1805, pag. 1777, e seg.

(a).
[Seite 251]

Ai 28 metalli che l’A. va accennando, si possono aggiugnere
i seguenti: il Potassio, il Sodio, il Bario, lo Stronzio, il Calcio,
scoperti da Davy nel 1807; il Iodio, scoperto da Courtois nel 1813;
il Vodanio, da Lampadius; il Litio, il Selenio scoperti nel 1818, il
primo da Arfredson, e l’altro da Berzelius. Finalmente si possono
nominare quei metalli che non si sono ancora potuti ridurre, attesa
la grande loro affinità coll’ossigeno, e sono l’Alluminio, il Gluci-
nio, il Magnesio, l’Ittrio, il Silicio, il Torinio ed il Zirconio. –
Vedi più avanti al Tantalo, la nota sul Columbie.

(1).
[Seite 252]

Lavorato alla trafila e molto battuto, il peso specifico di
questo osservabile metallo tocca 25286.

(2).
[Seite 252]

Riconosco dal Dottor Wollaston dei fili di platino della mira-
bile finezza di 173260, 176200, e perfino di un di 178100 di pollice.
Inoltre il Dottore Ingen-Houss ha coperto una lastra di rame da una
parte con innargentatura e dall’altra con implatinatura, e poscia
la tirò al cilindro; questi tre differenti metalli formano assieme lo
spessore di un foglio di carta: Possedo pure una medaglia di Platino
(bracteata) benissimo coniata che lo stesso Ingen-Houss, fece fare
all’ onore dell’ astronomo Hall.

(1).
[Seite 257]

Il solido pesa 14391. Gehlens Journ. Tom. IV, pag. 434.

(a).
[Seite 258]

Dal qual luogo alcuni vogliono, che abbia derivato il nome
latino di Hydrargirium.

(1).
[Seite 259]

Fra gli altri errori di mineralogia derivati dalla poca atten-
zione fatta nello studio delle petrificazioni, avvene uno, che bisogna
notare. Certi mineralogisti moderni, d’altronde pieni di meriti,
hanno prese per vere petrificazioni le concentriche stratificazioni della
miniera epatica lamellare di mercurio.

(1).
[Seite 260]

Chiamasi rame di cementazione, o rame nativo di seconda
formazione, quello che è precipitato col mezzo del ferro dalle acque
cariche di vetriolo di rame, come p.e., vicino a Neusohl in Un-
gheria ed a Rammelsberge vicino a Goslar, ec.

(1).
[Seite 266]

Vedi il Dottor Pearson’s, Remarks on the properties and
composition of the different states of Iron,
nelle Transazioni filoso-
fiche del 1795, pag. 337, in occasione delle sue ricerche del Vootz,
ossia del singolare acciajo fuso dell’ Indo presso Bombay: – e Woigts
neues magazin, Tom. I, part. I, pag. 64; e Part. II, pag. 109.

(1).
[Seite 268]

Jo. Fr. L. Hausmann, De pyrite giluo (hepatico ac radiato
auctor.) nel III, Tom. de’ Comment. recentior. Societ. Reg. scien-
tiar. Gottingens.

(1).
[Seite 269]

Vedi Hausmann, De relatione inter corpor. natur. anorganic.
indol. chemicas atque externas,
pag. 34 – Hen. Hofr. Stromeyers
chemische Analyse des Magnetkiese s. in den Gotting. gel. Anz. 1814,
St. 147.

(2).
[Seite 269]

Che quivi si trovi della Calamita, lo disse già G. Agricola
de natura fossilium. Lib. V, pag. 604.

(1).
[Seite 273]

Tali sono le palle grosse come la testa, attraversate da setti
di spato perlino, che si trovano ad Aberlady in Lothian, e che il
Dottor Hutton ha fatto conoscere nella sua teoria della terra. Vedi,
Voyage en Angleterre etc. de Faujas Saint-Fond, Tom. I, pag. 324,
e seg.

(1).
[Seite 274]

Vedi Hofr. Hausmann im VI, B. der Denkschr. der K. Akad.
der Wiss. zu – München
II, Adth. §. 233.

(1).
[Seite 276]

Possedo una galena di piombo a maglia dell’ isola di Ila,
che sorpassa in eleganza e finezza ogni altro fossile che m’ abbia ve-
duto sotto questa singolare figura. Io la devo alla bontà del signor
Dott. Crichton, che me la donò a Londra.

(1).
[Seite 277]

I Slickensides delle miniere di Derbyshire sono dischi di spato
fluore compatto, piatti e lisci (pag. 212, Tom. II), i quali sono come
rivestiti di un intonaco di piombo composto di galena e d’idrogene
fosforato. Quando sono cavate fuori, il contatto dell’aria atmosferica
produce delle esplosioni alle volte fortissime ed anche mortali per
gli operai = Vedi W. Jones’s physiological disquisitions. Londra
1781, in 4.°, pag. 5, 11, e seg.

(1).
[Seite 279]

Lo stagno fino di Malaca non fa sentire un tale crepito.

(1).
[Seite 280]

Lo stagno di trasporto o di alluvione (Seifenwerken) è una
miniera particolare esportata da quelle di stagno, che si trovano nei
valloni situati nelle montagne a filoni. Questi valloni sono spesso
ripieni a molte tese di profondità, di pezzi staccati e di fram-
menti di pietre e di stagno vetroso più o meno rotolati, portativi
probabilmente colle innondazioni, dai materiali dello antiche miniere
di stagno: per averne la parte minerale, bisogna far passare quel ter-
reno. Vi sono dei luoghi, d’onde si ottiene molta miniera di stagno,
p.e., vicino a Eibenstock in Sassonia ed a Sant-Austel in Corno-
vallia. Veggasi in quanto al primo sito, Charpentier Géographie mi-
nérale de la Saxe éléctorale
alla pag. 270; e circa al secondo, il
Journal des mines anno III, pag. 143.

(1).
[Seite 282]

Due parti di bismuto, una parte di stagno, ed un altra di
piombo danno la lega conosciuta sotto il nome di metallo dì rosa,
che si fende nell’ acqua bollente ed a bagno maria.

(1).
[Seite 286]

Cobalto, probabilmente dal boemo Kowalty, cioè che contiene
sostanze metalliche; Vedi il Dizionario di Adelung.

(1).
[Seite 288]

Anche il nichel è nativo, ma in piccolissima porzione, col
ferro nativo, di cui si parlò più sopra alla pag. 266. La proporzione,
secondo Howard si è, per quello di Siberia del 17 per cento, ed
in quello d’America del sud, solo del 10 per cento.

(1).
[Seite 292]

Vedi Gotting. gel. Anz. 1814, St. 47.

(a).
[Seite 299]

Cahn, per quanto scrisse Berzelius a Vauquelin avec tro-
vato che il Tantalo altro non era, che un ossido di stagno combinato
ad una terra particolare di natura non bene determinata. Wolla-
ston
poscia provò, che il Tantalo è affatto identico col Columbio.
Vedi Annales de Chimie Tom. LXI, pag. 253, e Tom. LXVI, p. 87.

(1).
[Seite 301]

Uno de’ molti fossili notabili, con cui sir Carlo Lewis Gie-
secke,
arrichi la scienza nel tempo della sua dimora di quasi otto
anni in quelle ragioni.

(1).
[Seite 302]

Gotting. gel. Anz. 818, S. 1521.

(1).
[Seite 303]

Ho parlato di ciò diffusamente nello Specimen archaeologiae
telluris etc.
Gotting., 1803 in 4.° con rami; e nel XV, Vol. de’
Commentat. Sec. Reg. Scient. Gottingens.

(1).
[Seite 304]

Qualche volta si rinvengono degli animali che conservarono
[Seite 305] innalterate le loro parti molli; non pertanto, siccome si trovano
sepolti nella terra in conseguenza delle grandi catastrofi de’ tempi
passati;
così si devono collocare fra i corpi fossili in ampio signifi-
cato. Tale, è p.e., il Mammut (Elephas primigenius) dell’ antico
mondo, scavato nel 1806 alla foce del fiume Lena nel mare glaciale,
avente la pelle coi peli, la quale imbottita è ora in un collo sche-
letro conservata nel musco di Pietroborgo.

(1).
[Seite 307]

Possedo per bontà del sig. Stromeyer delle Ostraliti nere
sbiavate nel calcare grigio, che si trova al Taillon sui Pirenei ad un’
altezza ancora maggiore, cioè a 8400 piedi del livello del mare.

(2).
[Seite 307]

Vedi sulle vicinanze di Muggendorf; ein Taschebuch von
G. Aug. Goldfuss, Erlang., 1810, in 12.°

(1).
[Seite 308]

Vedi Dottor Westfeld sull’ ultima formazione dello strato
superficiale, di cui sono formate le vicinanze di Gottinga negli gel.
Anzeigen,
1809, 106 Stück.

(1).
[Seite 311]

Ch. König, On a fossil human Skeleton from Guadalupe,
nelle Transazioni filosofiche del 1814, tav. 3. = e nello Specimen
archaeologie telluris,
1816, pag. 22, e seg.

All’ opposto ora non accade più di parlare del homo diluvii te-
stis
del vecchio Scheuchzers, o delle zampe Palmatis nello schisto
marnoso bituminoso, che Berg. Ries riguardò come piccole mani di
ragazzi. Ma la opinione autorevole di Spallanzani (nel Tom. III,
delle Memorie della Società italiana pag. 452, e seg.), che a Ce-
rigo le breccie di ossa trapellate ed indurite siano zeppe di Antro-
politi, ha poi recentemente condotto in errore alcuni mineralogi. Io rice-
vetti buona provigione di cotali famose breccie ossee per amichevo-
vole cura di Hawkins, rinomato specialmente per i viaggi da lui fatti
in Oriente, e dopo l’esame osteologico il più esatto e scrupoloso, vi
trovai appunto nessuno traccio di ossa umane, come pure in
quelle che possedo di Gibilterra e delle coste della Dalmazia, le quali
tanto oritognosticamente, quanto geognosticamente sono somiglianti
a quelle di Cerigo (a).

(a) Nella cava di gesso, vicino a Kaschwietz, sono state da poco
trovate delle ossa umane poco calcinate miste con altre ossa di animali.

(1).
[Seite 312]

Joh. Chr. Rosenmüller, Beiträge zur Geschichte fossiler
Knochen
I, St. Leipz. 1795, in 8.°

(2).
[Seite 312]

L.C.F.H.F. von Wildungen, Taschenbuch für Forst-
und Jagdfreunde, für
1800, St. 159, e seg. = e J. Veib. Neer-
gaard,
Beytrage zur vergleich. Anatomie. Gotting. 1807, p. 127, e seg.

(3).
[Seite 312]

Voigts, Magazin, Tom. V, part. I, pag. 16.

(4).
[Seite 312]

(Kriegsrath Merk), Letters sur les os fossiles d’éléphans et
de rhinocéros qui se trouvent en Allemagne, ec.
Darmst., 1783, in 4.°

(5).
[Seite 312]

Holmann in Comment. Soc. scient. Gotting. Tom. II. p. 215–280,
= e Cuvier, opera citata, = V. Voigts neues Magazin. T. XII. p. 97.

(1).
[Seite 313]

Vedi Hrn. Geh. Hofr. Voigts, nel suo Magazzeno Vol. III,
part. IV. part. 2.

(2).
[Seite 313]

Rembr. Peale’s, Account of the Skeleton of the Mammoth.
Lond., 1802, in 4.° = Cuvier, Op. cit., e A.C. Bonn in natuur-
lyke Verhandel. der Maatsch. der Wetensch. to Haarlem.
Tom. IV,
pag. 2.

(3).
[Seite 313]

D. Jos. Garriga, Description del Ecqueleto de un qua-
drupedo muy corpulento y raro.
Madr., 1796, in 4.° = e Cuvier,
Op. citata.

(4).
[Seite 313]

Cuvier, Op. citata.

(1).
[Seite 314]

Sull’ Ornithocephalus priscus, e brevirostris, Vedi nei
volumi più recenti dell’ Accademia di Monaco.

(2).
[Seite 314]

Vedi von Hoff, in s. Magazin über die gesammte Mine-
ralogie
Tom. I, pag. 283, – e Cuvier, Op. citata.

(3).
[Seite 314]

Andreä, Op. cit. tav. 15, fig. 6.

(4).
[Seite 314]

Hoff. Voigt, Op. citata, tav. 1, fig. 1.

(1).
[Seite 315]

Sömmering, sulla Lacerta gigantea della creazione primi-
tiva; e nel Crocodilus priscus, nei volumi più recenti dell’ Acca-
demia di Monaco.

(2).
[Seite 315]

B. Faujas de S. Tond, Histoire naturelle de la Montagne
de S. Pierre de Maestricht.
Paris., Ann. VII, in 4.°

(3).
[Seite 315]

Nehem Grew, Museum Reg. Soc. Lond., tav. 19.

(4).
[Seite 315]

Vedi Gazzola, Ittiologia Veronese, 1794 in foglio – e G.
Graydon nelle Transactions of the Royal Irish Academy. Vol. V,
1797, pag. 287.

(1).
[Seite 317]

Specimen archoeologiae telluris I (1803) tav. 2, fig. 5.

(2).
[Seite 317]

Confronta G. Cuvier ed Ales. Brogniart, Essai sur la
Geographie mineralogique des environ de Paris,
1811, in 4.°

(1).
[Seite 318]

Specimen archoeologiae telluris Tav. I, fig. 1.

(2).
[Seite 318]

Il valente mineralogista Guettard dubita intieramente, che
si possano rinvenire conchiglie fossili sotto queste circostanze. Vedi
Mém. de l’Acad. des sciences Paris per l’anno 1759, alla
pag. 204 e 206.

(3).
[Seite 318]

Nello stesso Specimen etc. Tav. I, fig. 4.

(4).
[Seite 318]

De Saussure Voyages dans les Alpes, Vol. I, tav. 2, fig. 5, 6.

(1).
[Seite 319]

De Saussure, opera citata fig. 1–4.

(2).
[Seite 319]

De Luc, Lettres sur l’histoire de la terre et des hommes,
Tom. I, pag. 262, e seg.

(3).
[Seite 319]

Lo stesso, neue in der N.G. des Nieder-Deutsch-lands
gemachten Endeckungen.
Francf., 1768, in 8.° Tav. 1.

(4).
[Seite 319]

C.D. Bartsch, nel Ungrischen Magazin. Tom. II, pag. 135,
e seg.

(1).
[Seite 320]

Vedi Wiedermanns, Archiv. für Zoologie etc. Tom. IV,
pag. 1. Tav. I. = e Karsten nel Magaz. der Berlin, naturforsch.
Gesellsch.
III, Jahgr. 15 Quart. pag. 95.

(2).
[Seite 320]

Brander, Op. cit. tav. 8, fig. 37 e 38.

(3).
[Seite 320]

Voigts, Magazin Tom. V, part. I, pag. 14.

(4).
[Seite 320]

Specimen archoeologiae telluris I, tav. 2, fig. 8.

(1).
[Seite 321]

Vedi Andreä, Op. cit. tav. 14, fig. d. pag. 265.

(2).
[Seite 321]

Mich. Reinh. Rosini, Tentaminis de lithozois ac lithophytis
prodromus.
Amburg., 1719, in 4.° = Sam. Chr. Hollmann descriptio
pentarinorum.
Gotting., 1784, in 4.° = Voigts, Magazin; IV,
B. 4, St. 1, tav. 1.

(1).
[Seite 322]

Act. acad. Palatinae. Tom. III. P. phys. = Il pezzo spianato
di Palma medusa, disegnato nel Tom. I, tav. 11, b. dell’ opera il
Walch sulle, petrificazioni, trovasi ora nella mia raccolta.

(2).
[Seite 322]

Specimen archoeologiae telluris I. tav. 3, fig. 12.

(1).
[Seite 323]

Specimen alterum, fig. 7.

(2).
[Seite 323]

J. Jac. Scheuchzer, Herbarium diluvianum, Lugd. Batav.,
1723, in foglio. = E Franc. von Schlotheim, Beschreibung merk-
würdiger Kräuterabdrücke und
Pflanzenversteinerungen I, Abthl.,
Gotha, 1804, in 4.°

(1).
[Seite 324]

Specimen alterum, fig. 3 e 4; ove ho dato anche la figura
[Seite 325] di un vero Carpolite (fig. 1, 2) di una calcedonia orientale, insieme
con alcuni Pericarpi spinosi, quasi della forma del Bunias orientalis.

(1).
[Seite 325]

Nello stesso Specimen, pag. 15.

(2).
[Seite 325]

Faujas St. Fond, nel Journal des mines, 1797, an. V,
trimest. V, tav. 25.



Blumenbach, Johann Friedrich. Date:
This page is copyrighted