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COLLEZIONE
di
Manuali
componenti una
ENCICLOPEDIA
di
Scienze Lettere ed Arti Scienze Naturali

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MANUALE
DELLA
STORIA NATURALE
RECATO IN ITALIANO
sull’ undecima edizione tedesca pubblicata in Gottinga nel 1825
DAL
Dottor C.G. Malacarne
coll’ aggiunta d’importanti sue note
e corredato
di molte emende ed ampliazioni
comunicate nel marzo 1826 dallo stesso autore
e dal prof. hausmann
VOLUME II
Milano
PER ANTONIO FONTANA
M.DCCC.XXVI
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MANUALE
DI
STORIA NATURALE SEZIONE QUINTA
degli uccelli

[Seite 5]

§. 55

I mammiferi, come vedemmo a suo tempo, por-
tano gli uni in confronto cogli altri, tali e tante
diversità di conformazione e di modo di vivere,
che riesce sempre difficile troppo il trattarne plau-
sibilmente in generale, sicchè è forza diffondersi
molto più nello sminuzzare circostanziatamente
la storia parziale d’ogni individuo o d’ogni sin-
gola specie; ma non accade già la stessa cosa trat-
tando degli uccelli, mentr’ essi, tanto a riguardo
della propria loro conformazione, quanto a ri-
guardo del loro tenore di vita, hanno, general-
mente considerati, molte più ragioni di vicende-
vole avvicinamento o di somiglianza, onde è per-
messo di tesserne con maggiore brevità la storia
de’ Generi e delle Specie, nelle quali voglionsi me-
todicamente distribuire.

§. 56

[Seite 6]

Intanto tutti gli uccelli, riguardando alla loro
conformazione, hanno costantemente in comune
due piedi, due ali, un becco o rostro, che il più
delle volte è tutto affatto corneo, e talora non è
corneo se non in parte, e il corpo coperto di pen-
ne o di piume; e mercè di questi quattro caratteri
essi distinguonsi tosto manifestissimamente, an-
che a primo colpo d’occhio, da ogni altra ma-
niera di animali, e formano da sè soli una Classe
affatto isolata d’enti o di creature al tutto indipen-
denti da ogni altra, e che troppo difficile sarebbe il
voler far entrar senza sforzo e violenza come anel-
lo essenziale nella supposta, e meramente ipoteti-
ca, grande Catena degli esseri o de’ corpi naturali.
(Vedi il fine dell’ annotazione apposta dall’ Autore al §. 4).

§. 57

Di questi quattro caratteri, quello d’esser ve-
stiti di penne o di piume è il solo che sia proprio
degli uccelli esclusivamente a qualsivoglia altra sor-
ta di animali. Sogliono tali penne per l’ordinario es-
sere, come suol dirsi, allineate, o piantate, in quella
maniera di serie regolari che i Francesi esprimono
colla frase en quinconce, nella pelle in cui radi-
cate crebbero, ed essere alla loro radice rivestite
di molto grasso o pinguedine. In certe determi-
nate stagioni poi, ma più comunemente in autun-
[Seite 7] no cadono agli uccelli le penne, e altre nuove
ne nascono e crescon loro in sostituzione alle per-
dute. Molti uccelli hannovi, ed in particolare così
sono gli uccelli acquatici, le nostre così dette Gal-
line regine (Tetrao lagopus), e altri simili, che mu-
tan le penne anche due volte l’anno, vale a dire
in primavera e in autunno. In alcune specie l’uc-
cello nato nell’ anno (Avis hornotina), soprattut-
to innanzi che accadane la prima muta di penne,
porta piume di colore affatto diverso, e diversa-
mente disegnate, da quello che abbia poi in età più
matura, come in altre osservasi, tanto a riguardo
del colore delle piume, quanto a riguardo della
distribuzione metodica de’ colori in quelle, una
grandissima diversità inerente a’due sessi. Queste
penne o piume proprie degli uccelli differiscono
da’ capelli, da’ peli e dalla lana, proprii de’ ri-
manenti animali, particolarmente in ciò che le pri-
me, quando sono una volta state recise o troncate,
non si completano più coll’ andar del tempo, a
quel modo che sogliono far gli ultimi.

§. 58

Le piume più forti e robuste, quelle cioè che
tra noi distinguonsi propriamente col nome di
penne, sono sempre quelle dell’ ali e quelle della
coda, alle prime delle quali usiamo attribuire il
nome di remi, o di penne remigatrici, o infine di
remigii (remiges), come attribuiamo poi l’altro
[Seite 8] di penne rettrici (rectrices) alle seconde. Le re-
migatrici servono ottimamente, quando l’indivi-
duo tiene l’ali aperte ed espanse, ad ampliarne
di tanto la superficie, che su quelle, dibattendole,
può desso librarsi o sostenersi al volo nell’ aria. È
ben vero che hannovi alcuni radi esempii d’uc-
celli spennati (Aves impennes), o privi quasi al
tutto di penne, come succede ne’ Penguini (Apte-
nodytes
) e in pochi altri, ne’ quali non iscorgonsi
manifeste a bastanza tali penne remigatrici, e que-
sti uccelli, appunto in grazia di ciò, non sono mai
atti al volo. Allo stesso modo osservasi poi che in
alcune altre specie d’uccelli mancano costante-
mente le penne rettrici, come accade soprattut-
to al Casoar (Struthio casuarius), ad alcuni Co-
limbi (Colymbus), ec.

§. 59

Quanto alla interna organizzazione del corpo
loro1, gli uccelli distinguonsi da qualsivoglia al-
tra maniera d’animali, segnatamente a motivo dei
ragguardevoli serbatoj d’aria che hanno distri-
buiti in diverse parti del loro corpo e che riesco-
[Seite 9] no di grandissima importanza soprattutto per
abilitarli a volare più agiatamente; la più parte
di questi serbatoj d’aria trovasi in immediata co-
municazione co’ polmoni, alcuni però ve n’ha che
non comunicano se non soltanto colla loro larin-
ga, ma l’individuo può a beneplacito riempirli
tutti indistintamente d’aria, o vuotarneli, renden-
dosi così, nel primo caso specificamente più leggie-
ro, e nel secondo caso più pesante. Come, al cer-
to non insignificanti appendici di questi così fatti
serbatoj d’aria sono da considerarsi anche quelle
grandi e delicate celle membranose o vesciche, che
rinvengonsi qua e là pel corpo negli uccelli, e se-
gnatamente poi nel loro abdomine, sotto le loro
ascelle e perfino sparse immediatamente sotto la
loro pelle, e che tutte possono anch’ esse, col
semplice ajuto della inspirazione, riempiersi d’aria,
e coll’ espirazione vuotarsene; ne è da dimenticarsi
tampoco che, in sempre maggior soccorso del volo
a cui sono destinati, gli uccelli hanno in generale
perfino cave, e vuote affatto di midollo, e comuni-
canti poi co’ polmoni, o colle fauci, alcune loro os-
sa, come per esempio l’osso della spalla nell’ ali,
e che in alcuni le ossa stesse del cranio, e in altri
il mostruoso e smisurato becco, onde sono prov-
veduti, come scorgesi nel Tucano (Ramphastos
tucanus
), nel Calao (Buceros rhinoceros), e in qual-
che altra specie, veggonsi vani quasi affatto, e
quindi conformati appunto perchè giovino a quel-
lo scopo medesimo.

§. 60

[Seite 10]

A questa loro particolare conformazione van-
no debitori gli uccelli della proprietà che posseg-
gono, come abbiamo detto, di volar per l’aria;
proprietà circa alla quale non sapremmo così age-
volmente decidere cosa debba cagionarci maggiore
ammirazione, tra la celerità con cui viene dessa
esercitata, e il lungo reggervi di che, qual più qual
meno, gli uccelli il più delle volte fanno pompa;
mentre pochissimi sono tra essi gli affatto inetti
al volo, come il sono effettivamente lo Struzzo
propriamente detto (Struthio camelus), il Rea, o
lo Struzzo d’America (Struthio rhea), il Casoar
(Struthio casuarius), i Penguini (Aptenodytes), e
qualche altro uccello spennato od impenne (Aves
impennes
). – (Vedi §. 58).

§. 61

Il luogo di dimora delle singole specie d’uc-
celli, o la località di cui cadauna di esse specie
può dirsi propriamente indigena, varia a un di-
presso a quel modo che l’abbiamo veduta variare
a riguardo degli animali mammiferi. I più dei vo-
latili vivono su per gli alberi, sebbene alcuni ve ne
abbia che conducono sull’ acque la massima parte
della vita loro, e pochissimi poi che rimangansene
quasi assolutamente sopra terra; ma non se ne
conosce neppur un solo che usi starsi appiattato
[Seite 11] sotterra come la Talpa (Talpa europaea) tra i
mammiferi, e come vedremo esser proprio di
qualche specie compresa nell’ ultime due nostre
Classi del regno animale. Anche negli uccelli la
conformazione de’ piedi corrisponde benissimo,
come vedemmo già ne’ mammiferi, all’ indole loro
speciale, al tenore di vita ch’ è loro proprio, e
all’ elemento che è stato loro dalla Natura asse-
gnato per reggervisi durante la maggior parte
della loro vita1.

§. 62

Assai sono le specie d’uccelli che usano, all’ en-
trare di certe determinate stagioni, di cangiar pla-
ga o domicilio per un dato tempo; i più di essi
però non sogliono recarsi gran fatto lontani dai
luoghi ove trovansi, e s’ accontentano di rima-
nere un tratto ne’ dintorni, facendo qualche doz-
zina di miglia per correr dietro ad una miglior
pastura, e tornan poscia in epoche fisse alla pri-
mitiva dimora: ma non è già così delle Rondini
(Hirundo domestica, e altre), delle Gru (Ardea
grus
), delle Cicogne (Ardea ciconia), de’ Corvi
[Seite 12] (Corvus corax, e qualche altro), dell’ Oche (Anas
anser
), e simili, mentre tutte queste, e molt’ altre
specie intraprendono vistosissimi viaggi; a tale che,
attraversando i mari, ritraggonsi in climi più cal-
di, ove passare agiatamente l’inverno, per far ri-
torno poi, all’ entrare della primavera, nell’ antica
loro precedentemente abbandonata dimora.1

§. 63

Non v’ è uccello alcuno che abbia la bocca mu-
nita di denti, e quindi è forza che questi animali
sminuzzino gli alimenti coll’ ajuto del loro becco,
o veramente che l’inghiottano tal quali. Negli uc-
celli granivori, i quali inghiottiscono, senza prima
romperli, i grani o le sementi onde si cibano, que-
sti grani medesimi non passano già sul fatto nel
loro ventricolo, ma soffermansi prima un tratto
in una specie di gozzo ghiandoloso (Ingluvies
Prolobus), ove vengono umettati e macerati, sic-
chè poi, divenuti molli a dovere, possano a poco
a poco, senza danno e con miglior successo, pas-
sar di là nello stomaco che, musculoso e possente
come in essi suol essere, a segno di subigere e di-
gerire, secondo che dimostrarono le belle sperien-
ze appunto a tale effetto istituite da Reaumur, i
nocciuoli intieri d’olive durissimi, e perfino di as-
[Seite 13] sottigliare le monete metalliche, non è mera-
viglia se li concuoce e riduce in chimo. Moltis-
simi sono ancora gli uccelli che, oltre al cibo così
intero, usano d’inghiottire piccioli sassolini silicei,
o grani d’arena che, ajutando sempre meglio lo
sminuzzamento delle sementi o altro, introdotti
nel robustissimo loro ventricolo, vengono ad agevo-
larne la digestione1.

Varii uccelli Carnivori, come a dire i Falchi
(Falco), le Strigi (Strix), gli Alcioni (S. Alcedo), e
altri di tal fatta, non hanno atto il loro ventricolo
a digerir convenientemente alcuni ossicini, i peli,
i crini o le restie de’ piccioli animali che, preda-
ti, divorarono, ed è perciò che poi, dopo pasciuti,
all’ epoca della digestione sono dessi forzati a ri-
gurgitare per la via della bocca, o a vomitare quel-
[Seite 14] le materie medesime, come borra, aggomitolate in
forma di pallottola1.

§. 64

Confrontando gli organi de’ sensi degli uccelli
con que’ de’ mammiferi, tosto accade di ravvisare
nei primi, come una proprietà loro particolare, tral-
le altre, la totale mancanza di quella espansione
cartilaginosa, che forma generalmente ne’ secondi
le orecchie esterne, e che serve a raccorre e concen-
trare le onde aeree sonore; è ben vero però che,
specialmente negli uccelli notturni da preda, tale
mancanza trovasi compensata mercè della regola-
rissima disposizione in circolo, e anche mercè del-
la opportunissima direzione, delle picciole penne
che circondano il loro meato uditivo esteriore; e
anzi alcuni uccelli di tal fatta appunto all’ apertura
dell’ orecchio, veggonsi inoltre munili d’una ma-
niera di valvola mobile a piacere dell’ animale.

[Seite 15]

Annotazione. Non sono se non ben pochi gli uccelli che
posseggano il vero senso del tatto a quel modo che ben
può dirsi il posseggano realmente l’Anitre (Anas bo-
schas
), e qualche altra specie affine; in tal caso l’or-
gano, che serve loro a questo senso, si è unicamente
quella pelle morbida e dilicata che ne ricuopre il
becco e che, munita com’ è abbondanlissimamente di
possenti nervi cutanei, non può a meno di non riu-
scire estremamente sensibile ed anzi irritabilissima, fin-
chè l’individuo reggesi in vita. E quindi è che veg-
giamo questi animali, come appunto l’Anitre, nelle
pozzanghere e nell’ acque morte, cercare con diligenza
mercè di quel loro organo, ripescarvi ed afferrar poi
il loro cibo anche in una densa fanghiglia, ove nè il
senso della vista, nè quello dell’ olfatto, potrebbero
certamente giovar loro a tale effetto.

§. 65

La voce, particolarmente in quegli uccelletti che
perciò appunto contraddistinguiamo coll’ epiteto ca-
nori,
riesce svariatissima e grata ad un tempo, seb-
bene poi in realtà non possa già dirsi che essi can-
tino, ma ben piuttosto che zufolano; il vero canto
essendo una proprietà spettante alla sola specie
umana, esclusivamente a qualsivoglia altro anima-
le. A questo gradevole effetto, e a modificarne diver-
samente le voci, oltre a que’ tanti serbatoii d’aria
che già mentovammo (§. 59), meglio d’ogni altra
cosa negli uccelli concorre la appropriatavi spe-
ciale conformazione della Laringe (Larynx), la
[Seite 16] quale in essi, invece d’essere semplice e posta sul
bel principio della trachea alla radice della lingua,
come lo è ne’ mammiferi e negli anfibii, è divisa
in due distinte metà corrispondenti alle due estre-
mità della loro trachea od aspera arteria. L’uma-
na industria è giunta ad insegnare ad alcuni uc-
celli, e fra gli altri a’ Pappagalli (Psittacus Ale-
xandri,
ed altri), a’ Corvi (Corvus corax), agli Stor-
nelli (Sturnus vulgaris), a qualche Fringuello ma-
rino o Loxia (Loxia pyrhula, ed altre), ad artico-
lar qualche voce alla maniera degli uomini, e a
pronunciare ben anche alcuna parola intera, a
quel modo medesimo che i così detti uccelli cano-
ri, di tenuti in gabbia, non emulano talora meno lo
zufolar d’altri uccelli di specie diversa, di quello
che cantino le intiere arie o canzoni fatte loro
imparare, e perfino le singole parti di qualche
armonia concertata; a tale che v’ ha chi pretende
che, con diligenza istrutti parecchi de’ precitati
Fringuelli marini, sia taluno con quelli pervenuto
a far eseguir qualche picciolo concerto armonico
con tutti gli accompagnamenti opportuni.

Sembrarebbe anzi che, generalmente parlando,
lo zufolìo spontaneo degli uccelli, che vivono in
piena libertà nelle selve o altrove, non sia se non
un semplice risultato dell’ esercizio con cui inge-
gnansi essi d’imitare que’ suoni stranieri che me-
glio alla natura loro s’ affanno.

§. 66

[Seite 17]

L’accoppiamento de’ due sessi, diretto alla pro-
pagazione delle singole specie, succede nella mas-
sima parte degli uccelli in primavera, sebbene
alcuna specie ve n’ ha, come per esempio quella
de’ Becchi in croce o delle Loxie a becco curvo
(Loxia curvirostris), che non s’accoppiano se non
dopo il Natale, vale a dire nell’ epoca la più fredda
dell’ anno. Per altro il nostro Pollame domestico
non suole avere stagione alcuna riserbata, esclusi-
vamente a tutto il resto dell’ annata, pe’ suoi ac-
coppiamenti, a’ quali suole attendere indistinta-
mente in ogni tempo. D’alcune specie d’uccelli
poi i due sessi non restano insieme associati se non
durante l’epoca de’ loro amori, mentre altre ve
ne sono, come per esempio i Piccioni (Columba
Oenas
), le Tortorelle (Columba Turtur), e le Ron-
dini domestiche (Hirundo agrestis), che sembrano
contrarre matrimonii stabili, e rimangono unite per
sempre individualmente, come alcune ve ne son
pure che possono dirsi poligame; testimonio i no-
stri Galli comuni, o Galli di pollajo (Phasianus
gallus
), e fra gli uccelli che vivono in istato di
prena libertà, gli Struzzi (Struthio camelus).

§. 67

Tosto che negli uccelli la femmina s’accorge di
essere fecondata, l’istinto naturale la spinge d’or-
[Seite 18] dinario a darsi cura dell’ avvenire, e quindi a co-
struirsi un nido, ove riporre, e poscia covare, la
propria prole; nè v’ha forse che il Cuculo (Cucu-
lus canorus
), e il Caprimulgo d’Europa (Caprimul-
gus Europaeus
), con ben poche altre specie, che
mostrino sottrarsi a questa legge quasi generale
per tutti gli uccelli. Nelle specie poligine, ossia in
quelle nelle quali il maschio, come appunto n’è il
caso quello del Gallo nostro domestico, suol tenere
più femmine a sua piena disposizione, il maschio
non pigliasi mai alcuna cura nella nidificazione,
alla quale pensano sempre le sole femmine; ma
non è già così delle specie monogame o monogine,
vale a dire in quelle specie nelle quali lo stesso
individuo maschio suol star attaccato sempre sol-
tanto alla propria femmina, mentre in queste, a
quel modo che veggiamo succedere segnatamente
ne’ così detti uccelli canori, il maschio va in trac-
cia anch’ esso de’ diversi materiali, onde intende
colla propria femmina d’approntare il nido, reca-
seli al luogo prescelto, ne assiste attivamente alla
costruzione, e soccorre poscia a suo tempo, ed aju-
ta amorosamente e con interesse la propria con-
sorte, soprattutto durante la fastidiosa sua incuba-
zione, o durante la covatura, così dell’ ova, come
de’ pulcini di recente sbucciati.

§. 68

[Seite 19]

La scelta del luogo ove ogni singola specie di
uccelli stabilisce i nidi, cade sempre su quello che
meglio, compatibilmente colle rimanenti circo-
stanze, conviene agli speciali bisogni, e a tutto
quanto il regime di vita che la specie per propria
natura tiene; nè minore suol essere poi la cura
che ogni specie si piglia anche nella scelta de’ ma-
teriali atti a costruirne i proprii nidi.

§. 69

La forma totale del nido, e il modo di sua co-
struzione, mostrano sempre, qual più qual meno,
per parte degli uccelli, un tal quale industrioso
artificio. Alcuni ve n’ hanno, come le Beccacce
o gli Scolopaci (Scolopax rusticula), l’Ottarda
(Olis tarda), il Vanello (Tringa vanellus), con
altri ancora, che s’accontentano d’approntarsi
sulla nuda terra un semplice straterello o lettic-
ciuolo composto di tenui frasche e di pagliuzze
ammucchiate, o simili; altri, come i Picchj (Picus
martius,
e altri), la Ghiandaja o il Corvo ghian-
dajo (Corvus glandanus), la Monedula (Corvus
monedula
), il Passero (Fringilla domestica), e
via discorrendo, si fanno un letticciuolo alquanto
più sofice o più morbido, ma pur senza grande ar-
tificio, ora ne’ fori delle muraglie, ora nelle fen-
diture degli scogli o delle rocce, ed ora nelle ca-
[Seite 20] vita degli alberi; moltissimi ve n’ ha poi che, co-
me il veggiamo in diverse specie dell’ Ordine del-
le Galline, e segnatamente in più specie de’ tre
Generi Tetrao, Phasianus, e Columba, e in quasi
tutti quanti i così detti uccelli canori, usano dare
a’ loro nidi la forma d’una mezza sfera di dentro
vuota, o anche d’una coppa o scodella, mentre al-
cuni altri, come lo Scricciolo o il Forasiepe (Mo-
tacilla troglodytes
), impartiscono loro una forma
analoga a un dipresso a quella d’un forno da cuo-
cervi il pane, altri, come alcune Paruzzole (Parus
caudatus
Parus pendulinus, e altri), e il Becchi-
grosso (Loxia coccothraustes), quella d’una borsa,
e via discorrendo.1

§. 70

Compiuto che sia il nido, la madre vi depone le
ova in un numero che suole variare moltissimo
nelle diverse specie. Gli uccelli acquatici, a ca-
gion d’esempio, per la massima parte non depon-
gono se non un solo uovo per volta; i Merghi o
piccioli Colimbi (Colymbus), e il più de’ Piccioni
o delle Columbe (Columba), ne metton giù due,
i Gabbiani o Lari (Larus) ne mettono tre, i Corvi
(Corvus corax, e altri), quattro, i finchi o Frin-
[Seite 21] guelli (Fringilla caelebs, Fringilla montifringilla e
altri), cinque, le Rondini (Hirundo), da sei fino
ad otto, le Pernici (Tetrao perdix) e le Quaglie
(Tetrao coturnix), quattordici; le nostre Galline
domestiche però (Phasianus gallus), specialmente
se loro si levano le ova a misura che le fanno1, ne
possono fare e tenere, e covar poi e far sbucciare,
fin oltre a cinquanta. Spesso succede anche a pa-
recchi uccelli femmine di fornir ova di per sè,
senza che, per parte del maschio loro, abbia prima
avuto luogo l’opera della fecondazione, ma que-
ste ova poi, ov’ anche siano covate, riescono ste-
rili e affatto inutili al grande scopo della molti-
plicazione della specie, e con ragione diconsi ova
infeconde (Ova subventaneacynosuraze-
phyria
hypenemia).

§. 71

La formazione dell’ animaletto, che ne’ mammi-
feri ha luogo tutta e si perfeziona nell’ utero ma-
terno, effettuasi a riguardo degli uccelli, mercè
della covatura, nelle ova che la femmina, pre-
messane la fecondazione, ha già depositate; nè,
che sappiasi, v’ha se non il solo Cuculo (Cuculus
[Seite 22] canorus) di cui la femmina, invece di covar le pro-
prie ova, ne lasci il pensiero alla Curruca o Ca-
pinera (Motacilla curruca), o alla Cutretta o
Lavandaja (Motacilla alba), o a qualche altro
volatile, nel di cui nido ha essa cura d’aggiu-
gnere anche le proprie ova alle loro. Al contrario
è noto che talora i Capponi, gli stessi Cani, e per
fino gli Uomini, riuscirono, covandole, a far na-
scere le ova fecondate di certi uccelli1; che anzi
basta in certi casi anche il semplice soccorso di
una temperatura ad arte innalzata, e perfino il solo
letame caldo2, o veramente il fuoco d’una lam-
pada nella così detta macchina incubatoria o nel
cova-ovi3, o infine il riporre le ova durante il tratto
conveniente di tempo, in un fornello incubatorio,
per farne sbucciare i pulcini.

[Seite 23]

Gli uccelli si stancano assai durante una troppo
lunga incubazione, tanto più che poche ne sono
le specie nelle quali il maschio prenda parte a tale
nojosa occupazione, e quelle poche sono sempre
quelle nelle quali il medesimo maschio, quasi che
avesse contratto un matrimonio formale, se ne sta
costantemente attaccato alla stessa femmina, come
accade ne’ Piccioni (Columba), e nelle Rondini
(Hirundo). Che se poi talora osservasi che i ma-
schi, come succede ne’ così detti Canarini (Frin-
gilla canaria
), ne’ Fanelli o nelle Cannabine (Frin-
gilla cannabina
), ne’ Cardellini (Fringilla car-
duelis
) e simili, abbandonino intieramente alle
loro femmine la cura di covar l’ova e i pulcini,
almeno durante quel loro travaglio provveggon
essi al loro mantenimento, recando alle medesime
il cibo necessario, e ficcando loro col becco fin
nella strozza, ciò che portan raccolto nella pro-
pria gola.

§. 72

Durante la covatura accade poi precisamente
nell’ ova quella grandissima mutazione, in forza
appunto della quale formavisi dentro a poco a
poco il pulcino che, giornalmente crescendo, giunge
entro un dato tempo a perfetta maturità1. A tale
[Seite 24] effetto è stato intanto da Natura provveduto op-
portunamente che il tuorlo, o il giallo dell’ uovo,
detto anche il vitello, non solo sia specificamente
meno pesante dell’ albume, o della parte bianca,
ma che la così detta Cicatricula (Cicatricula), os-
sia quella porzioncina attaccata alla esterna super-
ficie del tuorlo, presso alla quale sta il germe
del futuro pulcino, sia ancora più specificamente
leggiera del tuorlo stesso, di modo che, qualunque
riesca la posizione dell’ uovo, sempre quella ci-
catricula debbe trovarsi rivolta immediatamente
verso il ventre dell’ animale che lo sta covando.
Non appare nell’ uovo la prima traccia del pul-
cino nascituro se non dopo ch’ esso sia stato co-
vato per un certo determinato periodo di tempo;
così per esempio, nel nostro pollame domestico
appena se ne scorge un qualche sensibile o a ba-
stanzamanifesto vestigio innanzi allo scadere della
intiera prima giornata d’incubazione, come verso
il fine della seconda comincia a travedersene il così
detto punto saliente (Punctum saliens), vale a dire
il primo muoversi del cuoricino affatto ancora im-
perfetto del nascente pulcino, ma a capo del
quinto giorno l’intiero corpicciuolo, ancora di con-
sistenza quasi gelatinosa, della nuova creaturina
comincia poi a dimenarsi alquanto per entro alla
sua prigione; il giorno decimoquarto mette fuori
le piume, e sul principio del quindicesimo, sen-
tendo il bisogno di respirare, rompe il guscio e
[Seite 25] sbuccia fuori, e nel decimonono trovasi in istato
di pigolare e quindi di farsi udire.

Annotazione. Negli uccelli la forma, sotto cui l’ani-
maletto comincia da prima a mostrarsi nell’ uovo, dif-
ferisce di gran lunga più da quella ch’ esso è per acqui-
star poi nell’ atto di sbucciar fuori, in confronto della
differenza che passa tra un mammifero appena appena
concepito, e la forma ch’ esso è per acquistare in pro-
gresso; di modo che si può dire che nell’ uovo il pul-
cino non pervenga alla propria sua forma perfetta, se
non col mezzo d’una vera e reale metamorfosi, tanto
a riguardo de’ singoli suoi visceri (come a cagion d’esem-
pio del cuore), quanto per rapporto alla totale sua
conformazione in complesso, o all’ abito totale. (Vedi
a questo proposito le mie Abbildungen natur. histor. Gegen-
stände. Tab. 64
).

§. 73

Tra gli organi diversi che servono alla mirabile
economia de’ pulcini covati, i più importanti sono
due membrane, amendue ricchissime di ramifica-
zioni vascolari, che trovansi in tutto lo stato di
loro maggiore bellezza circa alla metà del tempo
dell’ incubazione. Sono desse il Corion (Chorion),
che scorgesi disteso lungo tutta quanta l’interna
superficie del guscio, e la membrana o tunica val-
vulosa del tuorlo (Membrana valvulosa vitelli),
che sta in dipendenza, o anzi in continuità, col
tubo o canale intestinale del pulcino; la prima di
[Seite 26] queste fa per l’animaletto le funzioni di polmone,
e serve all’ esecuzione eli quel processo, così detto
flogistico, di cui femmo già menzione al prece-
dente §. 32 e successivi; mentre la seconda serve
ad effettuarne la nutrizione per mezzo del tuorlo,
mantenuto umido costantemente ed attenuato dal
bianco o dalla chiara, che vi si va mischiando di
continuo. (Anche a questo soggetto veggasi la Tav. 34. delle
mie Abbildungen etc.
).

§. 74

In ogni singola specie d’uccelli, generalmente
parlando, è prefinito il tempo costante che la co-
vatura debbe durare, in ciascuna diverso; sebbene
poi non sia da negarsi che anche la diversità del
clima, e la stagione più o meno calda contribui-
scono talora a prolungarne o ad accorciarne al-
quanto la durata. Quanto al nostro pollame do-
mestico, il pulcino ne suole per l’ordinario schiu-
dere la propria prigione sul finire del ventunesimo
giorno d’incubazione dell’ uovo fecondato.

§. 75

Gli uccellini neonati vengono per alcun tempo
nudriti colla più tenera cura dalla madre loro, e
nelle specie monogame spesso anche dal padre,
che, come osservasi soprattutto in moltissimi fru-
givori, li imbeccano, o imboccano loro il cibo,
che recano in bocca opportunamente disposto e
[Seite 27] preparato, fin giù nella strozza; e ciò ha luogo
finchè i pulcini abbian messo le piume, o piut-
tosto finchè giungan dessi in condizione di prov-
vedere di per sè soli al proprio loro sostenta-
mento.

§. 76

A proporzione della mole rispettiva del loro
corpo, gli uccelli, in confronto co’ mammiferi,
giungono ad un’ età assai più provetta, e si sa be-
nissimo che, anche tenuti sempre in gabbia, le
Aquile (Vultur melanaëtes) e i Pappagalli (Psit-
tacus cristatus,
e altri), hanno spesse volte oltrepas-
sato il secolo, come alcuni Fringuelli (Fringilla
caelebs
), e alcuni Cardellini (Fringilla carduelis)
giungono fin oltre alla età d’anni ventiquattro.

§. 77

Di grande importanza per l’economia generale
della natura riescono gli uccelli, quantunque l’im-
mediata utilità loro a riguardo della Specie umana
scada di gran lunga in confronto con quella di
che le sono sorgente i mammiferi. In fatto i primi
distruggono una copia indicibile d’insetti, e in
qualche località l’avere al tutto distrutte alcune
specie d’uccelli, che riguardavansi come dannosi,
quali sono i Passeri (Fringilla domestica), le Cor-
nacchie (Corvus cornix), e altri così fatti, diè
bene spesso luogo a pentirsene per la moltipli-
[Seite 28] cazione, che ne conseguì di gran lunga più no-
civa, d’ogni maniera d’insetti. Hannovi alcuni uc-
celli che divorano per proprio loro istinto altri
animali anche assai voluminosi, come sarebbe a
dire Topi e Sorci (Mus sylvaticus, arvalis, mu-
sculus ec.
), Serpenti e Rettili (Serpentes), Rane e
Rospi (Rana bufo, esculenta, arborea ec.), Lucer-
tole e Salamandre (Lacerta agilis, lacustris, sa-
lamandra ec.
), o che purgano la terra da’ cada-
veri e dalle carogne onde cibansi; molti ve n’ ha
che mangiano l’erbe inutili, o anche le cattive,
quali sarebbono la zizzania, il loglio ec. D’ al-
tronde poi gli uccelli servono anche mirabilmente
a favoreggiare la moltiplicazione, la propagazione
e la diffusione, tanto degli animali, quanto de’ ve-
getabili; e in tale riguardo debb’ esser noto a ba-
stanza universalmente, a cagion d’esempio, che
l’Anitre salvatiche (Anas boschas) nelle loro
periodiche migrazioni usano bene spesso traspor-
tar seco in stagni anche lontanissimi le ova già
fecondate d’alcuni pesci, onde quegli stagni me-
desimi, che prima non l’erano, a poco a poco si
fanno ricchi di tali pesci. Molti uccelli inghiotti-
scono grani o sementi, ch’ evacuano poscia tali e
quali, affatto inalterate, e che nascono e crescono
quindi in altre località, diffondendone la specie
anche dove mancava; così avvenne, per esempio,
a Banda, ove i Piccioni (Columba) portarono la
noce moscata; e la stessa cosa dicasi d’altre piante
[Seite 29] recate altrove. Lo sterco degli uccelli di mare ba-
sta talora a concimare e a fertilizzare gli scogli
isolati, e le nude roccie della costa, in modo che
poscia vi possono prosperare piante utilissime. Han-
no vi parecchie specie di Falchi, o Falconi (Falco),
che sono suscettibili d’essere addestrati alla cac-
cia, come v’hanno i Cormorani (Pelecanus carbo)
istruiti che pescano. Di gran numero d’altri uc-
celli finalmente mangiansi le ova, raccogliesi la
pinguedine e mangiasi la carne o la polpa; di
modo che servono quelli tutti opportunissima-
mente di cibo alla Specie umana; la pelle intiera
d’alcuni tra essi usasi a foggia di vestito da pa-
recchi popoli settentrionali; le piume loro ser-
vono spesso, ora per riempirne le nostre mate-
rasse, ora per imbottirne coperte, e le più vistose
ci tornano utili, ora come penne da scrivere, ed
ora come addobbi di lusso, o preziosi ornamenti
della persona; di maniera che sotto tale riguardo
forman desse per alcune popolazioni selvagge, e
soprattutto per molti abitanti dell’ isole del Mar
Pacifico, un oggetto d’esportazione, e quindi un
molto importante articolo di commercio.

§. 78

Il danno, onde possono esserci cagione gli uc-
celli, limitasi poi quasi al tutto alla distruzione
d’alcuni animali, e anche d’alcuni vegetabili, che
riescirebberci di qualche vantaggio. Così per esem-
[Seite 30] pio il Condor o il Grifo (Vultur gryphus), e
l’Avoltojo barbato (Vultur barbatus), tra gli al-
tri uccelli da preda, ammazzanci alcuni vitelli,
qualche capra e qualche pecora; l’Aquila di mare
o il Falcone ossifrago (Falco ossifragus), e moltis-
simi altri uccelli acquatici non sono meno avidi
de’ Pesci e delle spoglie loro, di quello che sianlo
gli Astori (Falco palumbarius), gli Sparvieri
(Falco nisus), e le Gazze o Gazzere (Corvus pi-
ca
), degli uccelli che volan per l’aria, e del nostro
pollame domestico, e così via discorrendo. D’ al-
tronde i Passeri (Fringilla domestica), e alcuni
altri uccelletti, di quelli che diciamo canori, re-
cano danno gravissimo alle seminagioni, alle viti
e agli alberi da frutta; e finalmente alcuni uccel-
li, mal paghi di moltiplicare qua e là le specie
vegetabili che riescono di qualche vantaggio alla
Specie umana, ne diffondono anche alcune che a
quella riescono nocive, e parecchie di quelle che
chiamatisi piante parasite. Realmente però nella
Classe degli uccelli non pare che siavi un numero
così grande d’animali venefici com’ è quello che ne
dà la precedente Classe de’ mammiferi.

§. 79

Da poi che la conformazione degli uccelli, con-
siderata in massa, suol essere a bastanza uniforme,
e certe parti del loro corpo, come a dire il becco
e i piedi, che riferisconsi meglio dell’ altre al
[Seite 31] loro modo di condurre la vita, alla loro nutrizione
e simili, già di per sè ne determinano in tanta par-
te l’abito totale, o l’abito complessivo universale,
per ciò appunto il più degli Ornitologisti s’indus-
se a fondarne la classificazione sulle differenze
che scorgonsi nella conformazione dell’ una o del-
l’ altra di quelle parti medesime. Così Klein volle
trarne la distribuzione metodica dalla forma delle
dita; così piacque a Möhring di trarla piuttosto da-
gli integumenti che ne rivestono le gambe o le
zampe; così predilesse Brisson di derivarla ad
un tempo da’ precedenti due caratteri, giuntavi
pur anco la qualità del rostro e becco, e via di-
scorrendo, e così finalmente nel piano del suo si-
stema preferì il grande Linneo, a riguardo degli
uccelli, di contemplarne a un tratto la conforma-
zione di parecchie parti e l’abito complessivo;
sembra però e solo che nell’ esecuzione abbia egli
talvolta dimenticato gli assunti principii, mentre,
non convenendo di ciò, male saprebbesi concepire
come possa egli essersi lasciato indurre a colloca-
re nell’ Ordine medesimo i Pappagalli (Psittacus),
i Colibrì (Trochilus) e le Cornacchie (Corvus co-
rone, Corvus cornix
), quando poi d’altra parte
distribuì in due Ordini distintissimi i Piccioni (Co-
lumba
) e le Galline (Phasianus gallus), e come
sia egli con tanta frequenza caduto in così fatti
non ammissibili ravvicinamenti, e non naturali se-
parazioni.

§. 80

[Seite 32]

Ho pertanto creduto potermi far lecito di de-
viare alquanto del sistema Linneano a riguardo
degli Uccelli, e di ripartirne l’intiera Classe, per
quel che mi parve, assai più plausibilmente, nei
seguenti nove diversi Ordini.

A) Uccelli terrestri

Ordine I.° Avoltoj. (Accipitres: fr. les Vautours:
ted. die Geyer: ing. the Vulture) = Sono dessi
in generale i così detti Uccelli da preda, aventi
robusto e adunco il becco, co’ piedi corti,
forti assai, bitorzoluti, nodosi, e armati d’un-
ghioni grandi, incurvati e acuti, che diconsi
propriamente artigli.

II.° Levirostri. (Levirostres: fr. les Lévirostresles
Criards:
ted. die Kletterer mit glattem Schnabel:
ing. the Levirostres). = Hanno dessi i piedi cor-
ti, e grande molto il becco, talora solido, mas-
siccio e pieno, ma il più delle volte vuoto di
dentro, e quindi allora leggierissimo, come scor-
gesi ne’ Pappagalli (Psittacus), ne’ Tucani (Ram-
phastos
), e altri così fatti.

III.° Picchj. (Pici: fr. les Pics: ted. die Spechte:
ing. the Woodpeekers). = Hanno questi i piè
corti, il becco mezzanamente lungo, ma piutto-
sto sottile o stretto, e la lingua talora vermifor-
me, o fatta quasi come un Lombrico, e talora
[Seite 33] filiforme, o conformata come un lungo fila-
mento; di tal fatta sono il Torcicollo (Iynx
torquilla
), i Picchii propriamente detti (Picus
martius, viridis, major, minor
), il Picchio gri-
gio (Certhia familiaris), i Colibrì (Trochilus)
e simili.

IV.° Coraci. (Coraces: fr. les Corbeaux: ted. die Ra-
ben:
ing. the CrowsRawens). = Hanno dessi
i pie’ corti, il becco mezzanamente lungo, ma
forte a bastanza, e rilevato alla parte superiore;
tali sono appunto i Corvi (Corvus corax), le
Cornacchie (Corvus corone Corvus cornix) e
parecchie altre specie.

V.° Passeri. (Passeres: fr. les Passereauxles Moi-
neaux:
ted. die Sperlinge: ing. the Sparrows). =
Sono dessi per la maggior parte, unitamente col-
le Rondini (Hirundo), e con qualche altro, i
così detti uccelli canori; hanno anch’ essi corti i
piedi; hanno il becco sempre più o meno di
forma conica, terminante in punta acuminata,
ma vario molto, tanto per la grossezza, come
per la lunghezza.

VI.° Galline. (Gallinae: fr. les Gallinaces: ted. die
Hühner:
ing. the Hens). = Hanno queste corti
i piedi, il becco alcun poco convesso alla parte
superiore, ornato alla base, o al luogo di sua
inserzione, d’una pelle carnosa, quasi direbbesi
d’una escrescenza. Ho voluto collocare in que-
st’ ordine anche i Piccioni (Columba) sul sem-
[Seite 34] plice fondamento che hanno dessi una maggiore
analogia co’ Gallinacei, di quello che abbianla
co’ così detti uccelli canori, fra i quali ultimi
Linneo aveali connumerati.

VII.° Struzzi. (Struthiones: fr. les Struthionsles
Autruches:
ted. die Strause: ing. the Ostrichs,
the Ostridges
). = Sono dessi i più grandi di
tutti gli uccelli terrestri, e sono così fattamente
conformati che, inetti al volo, pedonan sem-
pre, e corrono con somma velocità sopra terra.
Tali sono appunto lo Struzzo propriamente det-
to (Struthio camelus), il Casoar, o Casuar (Stru-
thio casuarius,
) e il Dido o Dudu (Didus ine-
ptus
).

B). Uccelli acquatici.

VIII.° Gralle o trampolieri. (Grallae: fr. les Gral-
les
les Echassiers: ted. die Strandlaüfers: ing.
the Gralles). = Frequentano queste le paludi, gli
stagni o le maremme, e perciò diconsi talora uc-
celli di palude, o uccelli di maremma ec.; hanno
desse lunghe molto le gambe, sicchè pare che
camminino o procedano su i trampoli, ed hanno
pure lungo molto il loro becco, di forma terete
o cilindrica; il più delle volte poi hanno lungo
assai anche il collo.

IX.° Anitre. (Anseres: fr. les Oyes, les Canards
les Anséres: ted. die Gänsedie Enten: ing. the
Goose
) = Sono questi tutti quanti uccelli nuo-
[Seite 35] tatori, aventi i pie’ conformati in maniera da po-
ter loro servire ad uso di remi, e aventi il becco
mozzo od ottuso, coperto di pelle viva, ordina-
riamente serrato ne’ lembi marginali, o come
chi dicesse dentato a foggia d’una sega, con
questo di più che la porzione superiore, corri-
spondente alla mascella superiore, ne termina
all’ estremità in un picciolo sì, ma ben discer-
nibile, uncino ricurvo colla punta rivolta al-
l’ingiù.


Libri e Autori che possono con vantaggio consultarsi
a riguardo della Storia Naturale degli Uccelli.

  1. Conr. Gesneri, Historiae animalium L. III qui est de
    Avium natura. Tiguri
    1555 in folio.
  2. Ulyssis Aldrovandi, Ornithologia. Bononiae 1599 sq.,
    Vol. III, fol.
  3. F. Willughby, Ornithologiae L. III ex edit. Raii.
    Londini 1676, folio.
  4. J. Raii, Synopsis methodica Avium. Ibid. 1713, 8.
  5. J. Edward’ s, Natural History of Birds. London
    1743 sq. Vol. IV, 4.
  6. Ejusdem, Gleanings of Natural History. Ibid. 1758
    sq. Vol. III, 4.
  7. Brisson, Ornithologie. Paris 1760. Vol. VI, 4.
  8. Buffon.
  9. Daubenton jun. Planches des Oiseaux. Paris 1775
    sq. fol. (1008 Bl.).
  10. C.J. Temminck, et Meiffr. Laugier, Nouveau Recueil
    [Seite 36] de Planches coloriées des Oiseaux. ibid.
    1820 sq.,
    fol.
  11. (Jo. Latham’ s) General Synopsis of Birds. ibid. 1781
    Vol. VI, 4. giuntovi anche il Supplimento sullo
    stesso soggetto; ibid.
    1787.
  12. F.M. Daubin, Traité élémentaire et complet d’Or-
    nithologie. Paris
    1800. Vol. II, 4.
  13. C.J. Temminck, Tableau systématique des Oiseaux
    qui se trouvent en Europe. Ed. II. Paris
    1820. II.
    Vol.
    8.
  14. La medesima opera in lingua Tedesca, con molte ag-
    giunte di
    C.L. Nitzsch. Halle 1822. in due Vol. 8.
  15. Jo. Leonh. Frisch, Vorstellung der Vögel in Deutsch-
    land. Berlin dal
    1733 in avanti fino al 1763, in
    folio, con
    242 Tavole.
  16. Jo. M. Bechsteins, Gemeinnützige Naturgeschichte
    Deutschlands. II. IV. parti. Lipsia
    1791, in 8.
  17. Ejusdem, Ornithologisches Taschenbuch von, und für
    Deutschland. Lipsia
    1802 e seguenti. III. Parti in
    8. piccolo.
  18. J.P.A. Leislers, Nachträge zu Bechsteins Naturge-
    schichte. I. Quad. Hanau.
    1812. 8.
  19. J. Wolf, und J. Fr. Frauenholz, Abbildungen und
    Beschreibungen der in Franken brütenden Vögel.
    Norimberga, fin dal
    1799, in folio e in 4.
  20. Teutsche Ornithologie, herausgegeben von Vorkausen,
    Lichthammer und Becker dem Jüng. Darmstadt, fi-
    no dell’ anno
    1800 in folio.
  21. Taschenbuch der deutschen Vögel-kunde, oder kurze
    Beschreibung aller Vögel Deutschlands, von
    Meyer
    und Wolf. Francoforte sul Meno 1810. II Vol. in 8.
  22. I.A. und I. Fr. Naumann. Naturgeschichte der Vögel
    Deutschlands. Lipsia, fino dal
    1820, in 8.
  23. Conr. Nozemann, Nederlandsche Vogelen, door Chr.
    Seep. en Zoon. Amsterdam 1770, sesqui fol.
  24. A History of Britisch Birds; the figures engraved on
    Wood by
    T. Bewick. Newcastle sulla Tyne, dal
    1797 al 1803, II Vol. 8.
  25. Pennant’ s Arctik Zoology, Parte II.
  26. Fr. Levaillant. Histoire naturelle des Oiseaux d’Afri-
    que. Paris
    1796, sq. 4.
  27. Marc. Catesby’ s Natural History of Carolina. Londra
    1731 Vol. II. in folio.
  28. Alex. Wilson’ s, American Ornithology. Filadelfia
    1808 sq. 4.
  29. Andr. Sparrmann. Museum Carlsonianum. Holm. 1786
    Fasc. II in fol.

E quanto alla Fisiologia di questa Classe d’animali

  1. Fr. Tiedemann’ s Zoologie. Parte II e III. Heidel-
    berg, dal
    1810 fino al 1814, in 8.

[Seite 38]

Comincieremo pertanto a ragionar qui de’ primi sette
Ordini ne’ quali abbiamo distribuito la classe degli Uc-
celli, in quelli racchiudendosi tutti quanti i generi e
tutte le Specie de’ così detti Uccelli Terrestri.

ORDINE PRIMO
Avoltoj (Accipitres).

Gli uccelli racchiusi in quest’ Ordine hanno
quasi sempre i piè corti ad un tempo e
robusti, armati d’unghioni, e di branche
o d’artigli forti ed acuti; hanno il becco
adunco e poderoso, superiormente ad am-
bo i lati decorrente in lembi rintuzzati ma
taglienti, e coperto alla base da una tal qua-
le escrescenza carnoso-membranacea, cui
dassi il nome di Cera (Cera). Dessi pa-
scolisi o di carogne, o d’altri animali da
loro appunto a tale effetto predati, ond’ è
poi che vengono spesso contraddistinti col
nome caratteristico d’uccelli da preda, o
d’uccelli di rapina; vivono in istato di
monogamia, e collocano i loro nidi in
luoghi molto elevati. La carne loro, co-
munque condiscasi, ha sempre un eccessi-
vamente forte, e quindi perfino nausea-
bondo e affatto ributtante, sapore salva-
tico.

[Seite 39]

GENERE I. Avoltojo propriamente detto, od
Avoltore. (Vultur: fr. Vautour: ted. Geyer: ing.
Vultur). Il becco o rostro n’ è dritto in totalità
fino alla punta, presso alla quale incurvandosi,
fossi propriamente adunco. La maggior parte del-
le specie inchiuse in questo Genere suol avere,
così la testa, come il collo, sprovveduti di piuma
o di penne, e la lingua ne è bifida.

SPECIE 1. Grifone. (V. gryphus: fr. le Condor:
ted. der CondorCuntur: ing. the Cuntur). –
Questa specie ha sul vertice un’ escrescenza car-
nosa, o una caruncula lunga quanto può esserlo
tutto quanto il capo. (Vedi De Humboldt, Recueil d’ob-
servations de Zoologie.
Tab. 8. e 9
).

Abita dessa soprattutto nelle regioni occidentali
dell’ America meridionale; quando tiene espanse
o tutt’ affatto aperte l’ali, dall’ estremità del-
l’ una di esse fino all’ estremità dell’ altra può
misurarsi una lunghezza di circa dodici piedi; i
tubi de’ suoi remi, o delle sue penne rematrici,
sono grossi almeno quanto lo è un dito umano co-
mune; il colore n’ è bruno-nero in generale, ma
con un collare bianco. Essa ama di collocare i
suoi nidi particolarmente sugli scogli che stanno
lungo il lido del mare, e vive poi predando le
mandre del nostro bestiame domestico, a cui, oc-
correndo, sostituisce anche il pesce morto che il
mare va spesso rigettando.

SPECIE 2. Papa, o anche il Re degli Avoltoj.
[Seite 40] (V. Papa: fr. le Roi des Vautours: ted. der Geyer-
könig
KuttengeyerSonnengeyer: ing. the
King of the Vultures
). – Questa specie porta le na-
rici ornate di caruncule, ed ha poi nudo affatto
tanto il vertice, quanto il collo. (Vedi Buffon, Oiseaux.
Vol. 1. Tab. 6
).

Abita dessa nell’ Indie occidentali, e nell’ Ame-
rica meridionale; la mole del suo corpo non suo-
le superare in grandezza un Pollo d’India comu-
ne (Meleagris Gallopavo); la testa soprattutto n’è
bellamente variegata di giallo, di rosso e di nero;
porta poi al di sopra del becco alcune escrescenze
membranaceo-carnose a foggia di lembi o di bra-
ni, e può con facilità ritrarre o nascondere in gran
parte il nudo suo collo in una specie di collare
ricchissimo di folta piuma ond’ è munito.

SPECIE 3. Avoltojo barbato, o anche l’Avol-
tojo degli Agnelli.
(V. barbatus: fr. le Vautour
des agneaux
le Gypaète barbu: ted. der Läm-
mergeyer
BartgeyerGoldgeyerJochgeyer:
ing. the barbary Vultur). – Questa specie ha gib-
bosa verso l’apice la parte superiore del becco,
e porta al mento una sorta di barba. (Vedi Abbil-
dungen nat. hist. Gegenstande. Tab. 85
).

Abita dessa anche fra noi, tanto nell’ Alpi Sviz-
zere, quanto in quelle del Tirolo, e rinviensi poi
del pari fino in Siberia da un canto, e fin nell’ Abis-
sinia dall’ altro; è il più grande degli uccelli da
preda che rinvengansi in Europa, mentre ad ali
[Seite 41] affatto distese, occupa dall’ estremità dell’ una
al fine dell’ altra, uno spazio di ben dieci piedi
in lunghezza; distinguesi poi tosto, anche a pri-
ma giunta, da qualsivoglia altra specie d’Avoltojo,
soprattutto in forza dell’ irto e ruvido pelo seto-
loso, che gli forma al mento una maniera di barba,
che appunto lo fa dire barbato, in forza della sua
testa, che porta coperta di piuma, e più ancora in
forza del dorso superiore del becco, che ha con-
formato a volta anteriormente.

SPECIE 4. Percnoptero, o anche il picciolo Avol-
tojo,
o l’Avoltojo dell’ Alpi. (V. Percnopterus:
fr. le petit Vautourle Vautour des Alpes: ted.
der Aasgeyer: ing. the aquiline Vultur). – Questa
specie ha neri affatto i più esteriori de’ suoi remi
o delle sue penne rematrici, come ha pur nere an-
che le rimanenti rematrici, se non che l’altre han-
no tutte il lembo esterno delle barbe d’un color
bianco-grigio, quasi direbbesi canescente o inca-
nutito.

È dessa frequentissima in Palestina, nell’ Ara-
bia e nell’ Egitto; distrugge un numero prodigioso
di Ratti selvatici (Mus sylvaticus), di Topi o Sorci
campagnoli (Mus arvalis), d’Anfibii e d’altri co-
sì fatti animali nocivi. Gli antichi Egiziani avean
costume di tener per sacri questi uccelli, come per
sacri tenevano eziandio parecchi altri animali, che
riuscivan loro di qualche speciale utilità, ed è
perciò che rappresentavanlo spessissimo, tanto
[Seite 42] nelle loro scritture Geroglifiche, quanto sugli
Obelischi, e perfino sulle bende colle quali usava-
no fasciare le loro Mummie.

GENERE II. Falcone, o anche Falco, Gerfalco
o Girifalco. (Falco: fr. Faucon: ted. Falke: ing.
Falcon – detto dagli Spagnuoli Açor). Ha que-
sto sempre il becco curvo o adunco, apparente-
mente cementato in base con quella escrescenza
fungoso-cutanea, che suol dirsi la cera; la testa ne
è guernita di piume, e la lingua n’ è bifida, come
chi dicesse parzialmente divisa in due.

SPECIE 1. Serpentario, o anche il Segretario.
(F. Serpentarius – olim Sagittarius: fr. le Messager
– le Secrétaire:
ted. der Secretär: ing. the Secretary)
– Questa specie ha alla radice del becco la così
detta cera di color bianco; ha lunghissime le gam-
be; ha sulla cervice una maniera di cresta, che gli
cade giù penzoloni, ed ha poi allungate le penne
rettrici intermediarie. (Vedi Abbildungen etc. Tab. 55).

È questa indigena al Capo di Buona Speranza,
e anche procedendo di là, più entro terra nell’ Af-
frica; rinviensi però eziandio alle Filippine. La
lunghezza somma delle sue gambe ha fatto tal-
volta confondere questo vero Falcone fra gli Uc-
celli delle paludi, ma a sommo torto.

SPECIE 2. Melanaeto, o l’Aquila comune, l’Aqui-
la vera
, e anche l’Aquila nera. (F. Melanaëtus:
fr. l’AigleAigle commun di Buffon: ted. der
schwarzbraune Adler:
ing. the black Eagle). –
[Seite 43] Questa specie ha gialliccia la così detta cera all’ in-
serzione del becco; ha mezzo lanate le gambe, ed
ha la piuma di tutto quanto il corpo d’un co-
lore nel fondo nerastro, rammentante il color nero
del ferro, con striscie gialle. (Vedi von Wildungen Ta-
schenbuch für das Jahr 1800
).

È dessa indigena della nostra Europa, e riesce
molto più picciola di quello che non soglia acca-
dere della specie, che qui tosto le tien dietro.

SPECIE 3. Crisaeto, o anche l’Aquila reale,
la grand’Aquila dorata o il Falcone randione. (F.
Chrysaëtos:
fr. le Grand Aigle: ted. der Goldad-
ler – Steinadler:
ing. the gold-Eagle). – Questa
specie ha gialla alla radice del becco la così detta
cera; ha i piedi rivestiti d’una maniera di lana, o
piuttosto lanuggine di color giallo ferruginoso, ed
ha poi la piuma di tutto il rimanente del corpo di
colore ferrigno, qua e là più o meno carico e va-
riegato, colla coda nera tutta quanta, a meno della
base, che n’ è ondata di color grigio di cenere.
(Vedi Buffon vol. I Tab. 1).

Abita dessa nelle regioni alpine della nostra Eu-
ropa, ove pone i suoi nidi sulle cime le più ele-
vate e scoscese, tenendo molta cura della sua
prole, che nutrica colla carne de’ Lepri, delle
Camozze e di così fatti altri animali apposita-
mente predati.

SPECIE 4. Ossifrago, o l’Aquila ossifraga, o an-
che l’Aquila di mare, l’Aquila ictiofaga o pesci-
[Seite 44] vora, l’Aquila marina maggiore. (F. Ossifragus:
fr. l’Orfraie: ted. der SeeadlerFischadler
Beinbrecher: ing. the sea-EagleOsprey). –
Questa specie ha gialla la cera circa all’ inserzione
del becco; ha presso che coperti di lanuggine i
pedi; ha sul corpo la piuma di color ferrugineo,
colle penne rettrici di color bianco dalla parte che
ne riguarda più da presso il corpo. (Vedi von Wil-
dungen Taschenbuch für das Jahr 1801
).

Abita dessa lungo le coste marittime della no-
stra Europa, ma trovasi poi anche, tanto nell’ Ame-
rica settentrionale, quanto in alcune regioni del
Mare del Sud. Viene grande quanto il Crisaeto, o
l’Aquila reale, sebbene d’altro non si pasca se
non quasi onninamente di pesci.

SPECIE 5. Aliaeto, o anche il Falcone delle
anitre.
(F. Haliaëtus: fr. le Balbuzard: ted. der En-
tenstösser
Moosweih: ing. the Osprey). – Que-
sta specie ha di color ceruleo, tanto la cera all’ ori-
gine del becco, quanto anche i piedi; ha il corpo
coperto per di sopra di piume bruno-cariche, e
per di sotto vestito di piuma bianca, col capo
bianchiccio. (Vedi Buffon vol. I Tab. 2.).

Abita dessa più volontieri, anche fra di noi,
lungo le rive de’ fiumi, che sulle spiagge marittime.
Spesse volte poi venne essa pigliata in isbaglio per
il precedente Ossifrago, o per l’Aquila marina.

SPECIE 6. Nibbio, o Milvo. (F. Milvus: fr. le
Milan;
ted. die Weiheder GabelgeyerMi-
[Seite 45] lanScheerschwänzelSchwalbenschwanz
Taubenfalke: ing. the Kite). – Questa specie ha
gialla la così detta cera all’ origine del becco; porta
la coda bifida all’ estremità, rammentante un paro
di cesoje aperte; ha sul corpo la piuma di colore
ferrigno, col capo alcun poco più bianchiccio.
(Vedi Frisch. Tab. 72).

È dessa indigena, come fra noi, così in quasi
tutto quanto l’antico Continente.

SPECIE 7. Gerfalco propriamente detto, o il
Girfalco
, il Girifalco, il Falcone da uccellare,
o anche il Falcon gentile. (F. Gentilis: fr. le Fau-
con:
ted. der Edelfalke: ing. the Falcon). – Que-
sta specie ha di color giallo la cera alla radice del
becco, com’ ha gialli del paro i piedi; ha poi an-
co il corpo coperto di piume, nel fondo di color
grigio di cenere, ma pezzate o screziate di bruno
carico, ed ha infine la coda segnata da quattro di-
verse striscie, o piuttosto fascie di color nericcio.
(Vedi Frisch. Tab. 74).

Vive dessa di preferenza nelle più elevate re-
gioni montuose settentrionali del Globo. Havvene
un numero assai grande di varietà, alcune tra
le quali da parecchi Naturalisti sono state prese
come specie distinte. – Questo Gerfalco (e la
stessa cosa dicasi poi anche di parecchie altre spe-
cie affini), è suscettibile di venire addestrato alla
caccia, tanto de’ piccioli mammiferi, quanto degli
uccelli, e così appunto se ne fa uso soprattutto in
[Seite 46] Levante per la caccia delle Gazelle, e in Europa
per la caccia degli Aghironi e simili.

SPECIE 8. Astore, o il Falcone palumbario. (F.
Palumbarius
Accipiter: fr. l’Autour: ted. der
Habicht
Taubenfalke: ing. the Gooshawk).
– Questa specie ha di color nero la cera all’ in-
serzione del becco, se non che poi il lembo di
questa cera medesima n’ è giallo, come gialli ne
sono anche i piedi dell’ individuo, che ha la piu-
ma di tutto il corpo bruna scura, colle penne ret-
trici marcate di fasce pallide, e colle sopracciglia
bianche. (Vedi Frisch. Tab. 81, 82).

È indigena di quelle medesime località, delle
quali abbiamo accennato esserlo la specie prece-
dente, e rinviensi anche in queste nostre con-
trade.

SPECIE 9. Niso, o lo Sparviere o Sparviero no-
strano,
o anche il Moscardo. (F. Nisus: fr. l’É-
pervier:
ted. der SperberVogelfalke: ing. the
sparrow Hawk
). – Questa specie ha verde la
cera alla radice del becco; ha di color giallo i
piedi; ha l’abdomine bianco nel fondo, ma on-
dato di grigio, ed ha poi la coda disegnata a fa-
sce nerastre. (Vedi Frisch. Tab. 90, 91, 92).

È indigena anche fra noi, e lo è pure di quasi
tutto quanto l’antico Continente.

GENERE III. Strige o Civetta. (Stix – Noctua:
fr. ChouetteHibou: ted. Eule: ing. Owl).

Il becco n’ è sempre corto, adunco, nudo affatto
[Seite 47] e destituto della così detta cera; le narici ne sono
barbate, e la testa n’è grande molto in proporzione
col corpo; la lingua ne suol essere bifida o partita
in due all’ apice; i piedi ne hanno un dito che vol-
gesi agevolmente in qualunque direzione (Pedes
digito versatili
), e finalmente alcuni de’ remi, o
delle penne maestre dell’ ali, dette anche remigii,
o penne rematrici, ne riescono sul lembo serrate, o
minutamente dentate a foggia del tagliente d’una
sega.

SPECIE 1. Bubo, e più comunemente il Gufo,
l’Allocco, il Barbagianni. (S. Bubo: fr. le grand
Duc
le grand Hibou: ted. der UhuSchu-
but,
die Ohreule: ing. the great horn Owl
Eagle-Owl). – Questa specie ha le orecchie pen-
nute, o adorne di penne dritte in piedi, che contri-
buiscono all’ insieme della faccia dell’ individuo
una tal quale rassomiglianza col gatto; gli occhi
ne hanno l’iride del colore dello zafferano, e la
piuma del corpo in complesso n’ è rosso-bruna o
rufa. (Vedi von Wildungen Taschenbuch für das Jahr 1795).

È dessa la specie di maggior mole che occorra
in tutto quanto il Genere delle Strigi, ed è indi-
gena fra noi, come lo è non solo in tutta l’Eu-
ropa temperata, ma eziandio in tutta l’Asia oc-
cidentale1.

[Seite 48]

SPECIE 2. Strige della neve, o la Nictea. (S.
Nyctea:
fr. la Chouette des neigesle Harfang:
ted. die Schnee-EuleHarfang: ing. the snow-
Owl
). – Questa specie ha liscia affatto la testa;
il corpo colla piuma in generale di color bianchic-
cio, con macchie fosche distanti e conformate a
mezza luna. (Vedi Abbildungen etc. Tab. 75).

È dessa indigena delle regioni le più settentrio-
nali. L’individuo forma un uccello assai bello.

SPECIE 3. Civetta delle torri, o meglio lo
Spauracchio. (S. Flammea: fr. l’Effraïe: ted. die
Schleiereule
PerleuleKircheneuleThur-
meule:
ing. the tower-Owl). – Questa specie ha
in complesso giallastra tutta quanta la piuma sul
corpo, punteggiata di macchiette bianche, se non
che per di sotto poi la piuma ne riesce di fondo
bianchiccio, con sopravi tempestati molti punti di
color nerastro. (Vedi von Wildungen Taschenbuch für das
Jahr 1805
).

È dessa indigena delle Zone più temperate di
amendue i Continenti antico e nuovo, e rinviensi
talora anche fra noi. La piuma, che ne riesce bel-
[Seite 49] lissima all’ occhio, si trova esserne anche morbidis-
sima al tatto.

SPECIE 4. Assiuolo, o la Civetta passerina.
(S. Passerina: fr. la Chevêche: ted. das Käuz-
chen:
ing. the little OwlScreechowl). – Que-
sta specie ha anch’ essa liscio affatto il capo, ed ha
poi i remi, o le penne rematrici maggiori, o penne
maestre dell’ ali, portanti macchie bianche dispo-
ste in cinque serie diverse. (Vedi Frisch. Tab. 100).

Indigena anche fra noi, rinviensi dessa, tanto
in Europa, quanto nell’ America settentrionale.

GENERE IV. Lanio, Laniere, Smerlo o il Fal-
concello grigio.
(Lanius: fr. Piegriéche: ted. Wür-
ger:
ing. Shrike). Gli uccelli racchiusi in questo
Genere hanno tutti quasi dritto il becco, armato
d’una maniera a di dente da ambe le parti verso
l’apice, ma nudo poi affatto alla sua base, ed
hanno, come chi dicesse, lacera la loro lingua.

SPECIE 1. Lanio Strozzatore, o lo Smerlo
Strozzatore.
(L. Excubitor: fr. la Piegriéche gri-
se:
ted. der WürgerBergälster: ing. the great
Shrike
) – Questa specie ha cuneiforme e late-
ralmente bianca la coda; sulla parte superiore
del corpo ha grigio-bianchiccia la piuma, ed ha
poi nere l’ali, con sopravi una macchia bianca.
(Vedi Frisch. Tab. 59).

È dessa indigena, non meno d’Europa, ove
rinviensi anche tra noi, di quello che dell’ Ame-
rica settentrionale. Ha essa questo di particolare,
[Seite 50] in comune colla specie susseguente, che simula
assai bene la voce degli altri uccelli.

SPECIE 2. Smerlo scorticatore. (L. Collurio:
fr. l’Ècorcheur: ted. der Neuntödter: ing. the red-
backed Shrike
). – Questa specie ha anch’ essa
la coda in certo modo cuneiforme, sebbene molto
meno di quel che non abbiala la specie precedente,
ed ha pure grigia la piuma sulla parte superiore
del corpo; ma ha poi nella coda le quattro pen-
ne rettrici intermediarie tutte quante d’un colo-
re medesimo, ed ha il becco del color del piom-
bo. (Vedi Frisch. Tab. 60).

È dessa propriamente indigena della nostra
Europa e rinviensi frequente anche fra noi. Nu-
tresi più che altro d’insetti ed in particolare poi
di Scarabei, di Grilli o Cavallette ec., che usa
d’infilzare, per farsene provvigione, in sugli spini
del Prugnolo o Susino salvatico, (Prunus spinosus)
o in sugli aculei d’altri così fatti arbusti spinosi.

fine dell’ ordine primo

ORDINE II.
Levirostri (Levirostres).

[Seite 51]

Gli uccelli racchiusi in questo second’ Ordi-
ne si può quasi dire, che non sono indi-
geni se non soltanto de’ climi più caldi, e
tosto riconosconsi agevolmente da tutti gli
altri, in grazia del loro becco il più delle
volte grandissimo, ma talora in confronto
assai leggiero, perchè vuoto di dentro. Ho
fatto già speciale menzione di questa ma-
niera di becchi o rostri nell’ occasione che
ebbi a parlare (§. 59) de’ Serbatoj d’aria
che sono proprii degli uccelli.

GENERE V. Pappagallo o Psittaco. (Psittacus:
fr. PerroquetPerruche: ted. PapageySittig:
ing. Parrot). Questo genere porta adunca sem-
pre, o curva all’ ingiù, e munita di cera alla sua
inserzione, quella porzione di becco che serve al-
l’uccello a foggia di mandibola superiore: ha
sempre spessa, carnosa e intiera, ossia nè bifida,
nè lacera, la lingua, ed ha poi i piedi atti ad ar-
rampicarsi (Pedes scansorii).1

[Seite 52]

Merita qui contemplazione la speciale circo-
stanza che, marcatamente ad alcune delle spe-
cie inchiuse in questo Genere piuttosto nume-
roso, e che perciò dagli Orintologisti fu ripartito
in diverse Famiglie, sia stato dalla Natura asse-
gnato un luogo di domicilio così straordinaria-
mente limitato che, a cagion d’esempio, nelle iso-
le Filippine abbiasi potuto verificare che diverse
specie ne sono assolutamente indigene o dell’ una
o dell’ altra di quell’ isole, ad esclusione d’ogni
altra, comunque vicinissima. Generalmente par-
lando i Pappagalli hanno in sè, e in tutto il loro
contegno, alcun che di proprio e sempre marcatis-
simo che li contraddistingue tosto anche a prima
giunta da ogni altra maniera di volatili; essi fan-
no uso, per esempio, de’ loro piedi quasi come
di mani, a tale che con quelle recansi il cibo
infino al becco, e con quelle grattatisi al bisogno
dietro l’orecchie; quando pedonano, ossia quando
procedono a piedi sopra terra, essi non s’appoggiano
già soltanto, come gli altri uccelli, sulle loro dita
e sullo sprone, ma posan giù tutto il piede fino
al calcagno; la porzione superiore adunca od un-
cinata del becco, che serve loro alle funzioni di
mandibola superiore, è rientrante ad un tempo e
mobilissima, di modo che serve loro spesso quasi
a foggia d’un terzo piede, tanto per arrampicarsi,
quanto per tenersi fermi saldamente in qualche
luogo, e via discorrendo. Gl’individui d’amendue
[Seite 53] i sessi in parecchie specie di Pappagalli imparano
senza grande difficoltà a ripetere alcune parole
che loro s’insegnino; nè mancano tampoco esem-
pii, sebbene siano rarissimi, di Pappagalli che ap-
presero perfino a cantare qualche brevissima can-
tilena o melodia.

SPECIE 1. Macao, o il Macaone, l’Ara, l’Aras,
l’Arara
. (P. Macao: fr. l’Aracanga: ted. der Aras
Indianische Rabe: ing. the AraAracanga).
– In questa specie, che ha lunga la coda, predo-
mina nella piuma ad ogni altro colore il rosso,
se non che i remi o le penne maggiori dell’ ali
ne riescono cerulee al di sopra, e rufe o rosso-
brune per di sotto; le guancie poi ne sono ad un
tempo rugose e denudate (Vedi Edward’ s Birds Tab.
158
).

È dessa indigena propriamente dell’ America
meridionale.

SPECIE 2. Pappagallo d’Alessandro, o il grande
Pappagallo
. (P. Alexandri: fr. la grande Perruche
à collier
la grande Perruche d’Alexandre: ted.
der grosse PapageyAlexander’ s Papagey: ing.
the Alexander’ s Parrot). – Questa specie, in
cui predomina il color verde, ha essa pure lunga
molto la coda, col petto di color rosso, e con un
collare di questo medesimo colore, ma poi colla
gola tutta quanta di color nero. (Vedi Edward’ s, come
sopra, Tab. 252
).

È dessa indigena propriamente dell’ Indie Orien-
tali.

[Seite 54]

SPECIE 3. Kakatoc, o il Cacadu, o anche il
Pappagallo dalla cresta (P. Cristatus: fr. le Ca-
cadou:
ted. der Cacadu: ing. the Cockatoo). –
Questa specie ha corta la coda, e porta sul capo
un pennacchio a foggia di cresta, di color giallo,
molle e pieghevole. (Vedi Frisch. Tab. 50).

È dessa indigena dell’ Indie Orientali, ma so-
prattutto poi dell’ isole Molucche.

SPECIE 4. Jaco, o veramente il Pappagallo
grigio di cenere,
o meglio ancora l’Eritaco (P.
Erithacus:
fr. le Jacole Perroquet cendré: ted.
der Jacoaschgraue Papagey: ing. the Dusky
Parrot.
– Questa specie ha pure corta la sua co-
da di colore di scarlatto, ed ha la piuma in ge-
nerale di color grigio bianchiccio, colle tempie
nude e bianche affatto. (Vedi Frisch. Tab. 51).

È dessa indigena particolarmente del Congo,
della Guinea, d’Angola, e d’altre regioni calde
finitime a quelle nell’ Affrica.

SPECIE 5. Amazone dalla testa gialla, o il
Pappagallo ocrocefalo. (P. Ochrocephalus: fr.
l’Amazone à téte jaune: ted. der gelbkopfs Pa-
pagey:
ing. the yellowheaded Parrot). – Questa
specie ha verde la piuma del corpo, con giallo il
vertice, colle penne esteriori dell’ ali, che diconsi
tettrici, di color rosso carico, o puniceo, vale a
dir simile a quello ch’ è proprio de’ grani interni
della melagrana, co’ remi, o colle penne rematrici
dell’ ali medesime, variegate di verde, di nero, di
[Seite 55] violetto e di rosso, e finalmente colle due rettrici
esteriori, o penne prima ed ultima della coda, alla
base per di dentro rosse. (Vedi Daubenton. Tab. 312).

È dessa indigena propriamente di varie loca-
lità nell’ Indie Occidentali.

SPECIE 6. Pappagallo inseparabile, e meglio
assai il Pullario. (P. Pullarius: fr. l’Inséparable:
ted. der unzertrennbare Papagey: ing. the insepa-
rable Parrot
). – Questa specie ha corta la coda;
ha la piuma in generale di color verde, a meno
del fronte che n’ è rosso, della coda che n’ è di
color fulvo o lionato con sopravi una fascia nera,
e dell’ orbite che ne riescono di color grigio di
cenere. (Vedi Frisch. Tab. 54 fig. I).

È dessa indigena, non meno della Guinea, on-
de è poi che alcuno chiamaronla talora Passero
della Guinea (fr. le Moineau de Guinée: ing. the
Guiney Sparrow
), di quello che d’alcune regioni
dell’ Indie Orientali; l’individuo non ne viene mai
gran fatto più grande d’un nostro Zufolotto, Mo-
nachino, o Fringuello marino (Loxia pyrrhula
Rubicilla: fr. le Bouvreuil: ted. der Blutfink:
ing. the Bullfink). – I Francesi furono i primi
ad attribuire a quest’ uccello il nome l’Insépa-
rable,
sul fondamento dell’ invalsa favola che oc-
corresse di tenerne costantemente appajato il ma-
schio colla sua femmina, mentre niun de’ due po-
trebbe sopravvivere lunga pezza alla perdita del
consorte. Fu però riconosciuta insussistente una
[Seite 56] così fatta dicerìa, e quindi venne a buon dritto
relegata, a mazzo con tant’ altre che lordavano
pel passato la Storia Naturale, e condannata og-
gimai alla meritata obblivione.

GENERE VI. Ramfasto, o anche Tucano. (Ram-
phastos:
fr. Toucan: ted. Tukan: ing. Toucan).
Gli uccelli spettanti a questo genere, del qua-
le, come specie, noi qui ora ci accontenteremo di
citare unicamente il tipo, hanno sempre il becco
grandissimo, ma vòto per di dentro, ed esterior-
mente serrato o denticulato a foggia del tagliente di
una sega, e coll’ apice adunco od incurvato; hanno
poi anch’ essi, almeno per la più parte, i piedi con-
formati in modo da potersi all’ occorrenza arram-
picare (Pedes scansorii).

Il becco smisurato e quasi direbbesi mostruoso,
o almeno troppo sproporzionatamente voluminoso
che, in confronto con tutti gli altri volatili, con-
traddistingue le abbastanza numerose specie con-
correnti a formare il presente strano genere d’uc-
celli indigeni dell’ America meridionale, riesce poi
leggerissimo a paragon della mole, ed è anche
composto d’una materia cornea assai meno densa
e stipata, o di gran lunga più molle e tenera che
non soglia esserlo mai il rostro di qualsivoglia al-
tra maniera d’uccelli. Oltre a ciò la lingua dei
Ramfasti, lunga a un di presso una mezza spanna,
e che ha quasi la consistenza del così detto Osso
di Balena
del commercio, alla sua origine non è
[Seite 57] più larga d’una linea, e lateralmente in avanti
verso l’apice n’ è come chi dicesse denticolata
anch’ essa, come s’è notato essernelo esternamen-
te i margini del becco. La piuma ne varia mol-
tissimo, non solo nelle diverse specie, ma ezian-
dio a norma delle differenze di sesso, di età, ec.
che hanno luogo negl’ individui.

SPECIE 1., e qui ora per noi UNICA. Tucano
propriamente detto, o anche il Mangiapepe. (R.
Tucanus:
fr. le Toucan: ted. der TukanPfef-
ferfrafs:
ing. the Toucan). – Questa specie ha per
l’ordinario nericcia la piuma in generale, ed ha
gialliccio il rostro, se non che presso alla base scor-
gevisi manifesta una fascia nera; porta essa pure
sull’ abdomine un’ altra fascia gialla, quasi a fog-
gia di sciarpa.

GENERE VII. Bucero, o anche il Callao. (Bu-
ceros
Hydrocorax: fr. Calao: ted. Nashornvogel
– Calao:
ing. the Rhinocerosbird). Gli uccelli di
questo genere hanno anch’ essi vuoto, e grandissimo
il becco, incurvato presso alla sua base verso la
fronte, ed hanno i piedi camminatori, o confor-
mati sempre in modo da abilitar l’individuo, come
suol dirsi, a pedonare (Pedes gressorii).

Tutte quante le specie racchiuse nel presente
Genere, anch’ esso a bastanza stranamente confor-
mato, sono tutte indistintamente indigene e del-
l’ Indie Orientali, e della Nuova Olanda.

SPECIE 1., e anzi UNICA qui per noi, che la ripor-
[Seite 58] tiamo come tipo del genere, Bucero propriamente
detto, o il Callao, o anche l’Uccello Rinoceronte.
(B. Rhinoceros: fr. le Calao: ted. der Nashornvogel
Calao: ing. the Rhynocerosbird – Indian horned
Raven
). – Questa specie ha l’apofìsi o la pro-
minenza frontale del becco ricurvata, o rivolta al-
l’ indietro (Vedi Abbilungen etc. Tab. 24).

fine dell’ ordine secondo

ORDINE III.
Picchj (Pici: fr. les Pics).

[Seite 59]

Gli uccelli, che racchiudonsi in quest’ Ordine,
hanno sempre i piè corti, ed il più delle
volte il becco dritto, e mezzanamente lun-
go, e non troppo voluminoso.

GENERE VIII. Picchio, o Pica, Gazza, o Caz-
zera
. (Picus: fr. Pic: ted. Specht: ing. Woodpe-
cker
). Occorrono qui come caratteri del Genere un
becco poliedro, verso la punta conformato a foggia
di conio o cuneo; una lingua corta molto ed acu-
leata all’ indietro; terete o cilindrica, lumbrici-
forme e lunghissima la guajna dell’ osso joide su
cui è radicata la lingua, e finalmente i piedi
conformati in modo che l’individuo possa, col soc-
corso di quelli, arrampicarsi quando bisogna (Pe-
des scansorii
).

I Piccini distinguonsi da’ rimanenti uccelli, so-
prattutto mercè della singolare conformazione del-
l’osso joide, ossia, come s’è detto qui sopra,
dell’ osso che serve di base alla loro lingua, il
quale diramasi in due lunghe cartilagini a foggia
di spine o reste, che dal di dietro, passando sotto
la pelle per di sopra a tutto quanto il teschio, pro-
cedono fino alla parte anteriore, e terminano poi
[Seite 60] finalmente sulla fronte presso alla radice del ro-
stro. Tali due cartilagini vengono quindi a far
l’ufficio di molle elastiche, per mezzo delle quali
questi uccelli possono assai più agevolmente, spin-
gendo fuor di bocca la lingua loro vermiforme,
infilzarne coll’ apice corneo ed uncinato gl’ in-
setti che debbono servir loro di nutrimento1.

SPECIE 1. Picchio nero, o il Picchio marzio.
(P. Martius: fr. le Pic noir: ted. der schwarze
Specht
gemeine Spechtdie Hohlkrähe:
ing. the greatest black Woodpecker). – Questa spe-
cie ha la piuma tutta quanta di color nero, a meno
del vertice, che n’è rosso scarlatto. (Vedi Frisch.
Tab. 34 fig. 1
).

È dessa indigena, al pari delle seguenti specie,
anche fra noi, come pure delle regioni più tempe-
rate dell’ Europa, e delle contrade alquanto set-
tentrionali dell’ Asia.

SPECIE 2. Picchio verde. (P. viridis:fr. le Pic
vert:
ted. der grüne SpechtGrasspecht: ing. the
green Woodpecker
). – Questa specie ha tutta
verde la piuma, col vertice anche qui di color rosso
scarlatto. (Vedi Frisch. Tab. 35).

SPECIE 3. Picchio variegato. (P. major: fr. l’É-
péiche – le Pic varié:
ted. der grosse Buntspecht
– Rothspecht:
ing. the greatest spotted Woodpe-
[Seite 61] cker). – Questa specie ha la piuma di tutto quan-
to il corpo screziata, o variegata di nero e di bian-
co, a riserva dell’ occipite che n’ è di color rosso.
(Vedi Frisch. Tab. 36).

SPECIE 4. Picchio minore, o anche il picciolo
Picchio screziato.
(P. Minor: fr. le petit Épéiche:
ted. der kleine BuntspechtRothspecht: ing. the
Hickwall
least spotted Woodpecker). – Que-
sta specie ha essa pure screziata, o variegata di
nero e di bianco la piuma; ma ha poi rosso il
vortice, e riesce sempre di mole minore che non
sialo la specie precedente. (Vedi Frisch. Tab. 37).

GENERE IX. Jince, o Torcicollo. (Jynx – Junx:
fr. Torcol: ted. Wendehals: ing. Wryneck). Gli
uccelli compresi in questo genere hanno sem-
pre il rostro piuttosto terete o cilindrico che al-
tro, ma nello stesso tempo a bastanza acuminato;
la lingua n’è conformata al modo di quella dei
Picchii, e appunto come quella, terminante in una
tal qual sorta d’uncino; e finalmente i piedi ne
sono anche qui arrampicatorii o scansori (Pedes
scansorii
).

SPECIE 1. ed UNICA qui ora per noi. Tor-
quilla
o Torcicollo propriamente detto; specie
che serve di tipo al genere. (J. Torquilla: fr. le
Torcol
Torcou: ted. der DrehhalsWen-
dehals
Natterwinder: ing. the Wryneck). –
Questa specie porta la coda espansa, con sopravi
[Seite 62] quattro distinte fascie di color bruno-carico o fo-
sco. (Vedi Frisch. Tab. 38).

È dessa indigena di que’ climi medesimi dell’ an-
tico Continente, che accennammo esser proprii dei
Picchii, e quindi rinviensi anche fra noi; i nomi
caratteristici, che le diverse nazioni attribuironle,
derivano dalla straordinaria volubilità, o mobi-
lità elastica del collo, che ne dimostra ogni in-
dividuo.

GENERE X. Sitta. (Sitta: fr. Sitelle: ted. Specht-
meise:
ing. Nut-hatch). Gli uccelli di questo ge-
nere, de’ quali non accenneremo qui se non il
tipo, hanno il becco subulato, o conformato a fog-
gia di lesina, più che altro terete o subci-
lindrico, compresso o schiacciato verso la punta,
colla parte che ne serve di mandibola superiore
alquanto più lunghetta in confronto della infe-
riore, e co’ piedi ambulatorii, o conformati in modo
che l’individuo può molto agevolmente giovarsene
per pedonare.

SPECIE 1. ed UNICA qui per noi. Sitta nostra-
na,
o la Sitta Europea, o anche il Rompinoci;
(S. Europaea: fr. la Sitellele Torchepot –
Cassenoix
Cassenoisette: ing. the Nut-hatch
Wood-cracker). – Questa specie ha nere le
penne rettrici, a meno delle quattro laterali che
ne riescono bianche al di sotto dell’ estremità
della coda. (Vedi Frisch. Tab. 39).

[Seite 63]

È dessa indigena fra noi, e rinviensi in tutti
quanti i climi settentrionali del Globo.

GENERE XI. Todo o il Todiere. (Todus: fr. To-
dier:
ted. Grünsperling: ing. green Sparrow). Gli
uccelli di questo genere hanno sempre il rostro su-
bulato o lesiniforme, alcun poco depresso o
schiacciato, ottuso in punta, dritto e guernito
alla base di sete espanse, ed hanno finalmente
i piedi camminatorii.

SPECIE 1. Todo propriamente detto, o il Pas-
sero verde Americano.
(T. Viridis: fr. le Todier,
e per altri le Moineau à deux couleurs de Ba-
hama:
ted. der grüne Sperling: ing. the green
Sparrow
). – Questa specie ha la piuma in com-
plesso di color verde, a meno che sul petto, ove
l’ha rossa.

È dessa indigena dalle regioni temperate d’Ame-
rica.

SPECIE 2. Todiere Paradisiaco. (T. Paradisaeus:
fr. le Todier de Paradis: ted. der Paradies-Spatz:
ing. the Paradis Sparrow). – Questa specie ha
sul capo una cresta di color nero, ed ha poi bian-
ca la piuma sovra tutto il rimanente del corpo,
colla coda fatta a foggia di cuneo, e colle rettrici
di mezzo lunghissime.

È dessa indigena dell’ Affrica più meridionale,
dell’ isola Madagascar, e di qualche altra non
molto dissimile località.

GENERE XII. Alcedo o Alcedine, e più comu-
[Seite 64] nemente Piombino, o anche promiscuamente ora
Tordo marino, ora Uccello di S. Martino, ora Ro-
signuolo di riviera,
e talora, ma per semplice
abuso, anche Alcione, nome che accomunossi un
tempo a specie troppo diverse, ma che ora Tem-
minck ha richiamato in uso appunto per questo
medesimo genere. (Alcedo: fr. Martin pêcheur,
e abusivamente anche Alcyon, e Rousserolle:
ted. Eisvogel: ing. kings-Fischer). Gli uccelli di
questo genere, tra quali qui noi non accenne-
remo se non la specie che serve di tipo, hanno
sempre trigono il rostro, grosso, dritto e lungo,
ed hanno poi i piedi brevi molto, e camminatori,
vale a dire atti per l’individuo a valersene onde
pedonare o a procedere di passo.

SPECIE 1. ed UNICA, qui per noi. Alcedine ispida
o irsuta (A. Ispida – altre volte già Alcyon:
fr. le Martin pêcheur – l’Alcionla Rous-
serolle:
ted. der Eisvogel: ing. the Kingsfischer).
– Questa specie ha per di sopra in generale
la piuma, soprattutto sul dorso, di color celeste,
con una fascia gialla sulle tempie, ed ha poi bre-
ve molto la coda. (Vedi Frisch. Tab. 223).

Indigena anche fra noi, dessa lo è eziandio
quasi di tutto quanto l’antico Continente. Nu-
tresi di pesci, le restie de’ quali rivomita essa poi
in forma di gomitoli o di pallottole. (Vedi so-
pra al §. 63
). Il seccarsi agevolmente, dopo morto,
che suol far quest’ uccello, senz’ altrimenti marcire
[Seite 65] o cadere in putrefazione, non è già da riguardarsi
quale proprietà della specie, esclusivamente ad ogni
altra, come Paracelso e tanti altri dopo di lui pen-
sarono, mentre sotto analoghe circostanze la stes-
sa cosa succede anche al nostro Becco in croce
(Loxia curvirostris), al Canarino comune (Frin-
gilla Canaria
), ed anche a parecchie altre spe-
cie d’uccelli.

GENERE XIII. Merope. (Merops: fr. Mérope
Guépier: ted. Immenwolf: ing. Bee-eater). Gli uc-
celli di questo genere, del quale noi qui ora non
addurremo in esempio se non soltanto la specie
che gli serve di tipo, hanno sempre il becco ad
un tempo adunco od incurvato, compresso oschiac-
ciatello, e carinato, ed hanno essi pure i piedi
gressorii, o camminatorii, che è come chi dicesse
conformati in modo da servire all’ individuo per-
chè valgasene a pedonare o a procedere di passo.

SPECIE 1. ed UNICA qui per noi. Apiastro, o la
Merope Vespivora
, o il Lupo dell’ Api. (M. Apia-
ster:
fr. le Guépier: ted. der ImmenwolfBie-
nenfresser:
ing. the Bee-eater). – Questa specie
porta la piuma sul dorso di colore ferrigno o nero
di ferro, colla pancia e colla coda di un colore
di fondo verde, ma volgente al turchiniccio, col
sottogola di color giallo, e con una fascia o ben-
da nera sulle tempia (Vedi Von Wildungen Taschen-
buch für das Jahr. 1808
).

È dessa indigena, tanto delle regioni più me-
[Seite 66] ridionali della nostra Europa, quant’ anche del-
l’Asia più temperata, e vive sempre d’Api, di
Vespe e d’altri insetti così fatti.

GENERE XIV. Upupa o Bubbola. (Upupa: fr.
Huppe: ted. Wiedehopf: ing. Hoopoe). Negli uccelli
che racchiudonsi in questo genere, il becco suol
esser sempre convesso o conformato ad arco, ma
quasi chi dicesse compresso o schiacciatello, e ter-
minante in una punta piuttosto ottusa; i piedi
poi ne sono ambulatorii, o disposti in modo che
l’animale può valersene benissimo per pedonare,
ossia per procedere innanzi di passo.

SPECIE 1. ed UNICA qui per noi. Upupa propria-
mente detta; od Epope. (U. Epops: fr. la Huppe:
ted. die WiedehopfRothhahn: ing. the Hoo-
poe.
– Questa specie ha sul capo una maniera
di cresta, o di pennacchio, formato di piume a
più colori. (Vedi Frisch. Tab. 43).

È dessa indigena anche fra di noi, e rinviensi,
tanto in Europa, quant’ anche nell’ Indie orientali;
cibasi di Lombrici, o vermi della terra (Lumbri-
cus terrester
), e di moltissimi insetti; suole essa
porre i suoi nidi nelle cavità degli alberi, e come
osservò già Aristotile fino da’ suoi tempi, bene
spesso sopra uno strato d’escrementi umani1.

GENERE XV. Cerzia, o talora Rampichino, o an-
che picciolo Picchio grigio, sebbene impropria-
[Seite 67] mente, (Certhia: fr. Grimpereau: ted. Baumlaü-
fer:
ing. Creeper). Gli uccelli di questo genere
hanno anch’ essi il becco curvo od incurvato,
ma sottile, terminante in una punta acuta, e tal-
mente conformato in tutta la sua lunghezza, che
quasi direbbesi trigono o di sezione triangolare;
i piedi sono poi anche qui ambulatorii, o dispo-
sti in modo che l’individuo può assai, facilmente
valersene per pedonare, come suol dirsi, o per
proceder di passo.

SPECIE 1. Cerzia famigliare, o Cerzia dome-
stica,
o anche per taluni il Rampichino comune,
o il picciolo Picchio grigio. (C. Familiaris: fr.
le Grimpereau: ted. die Baumkletteder Grüper
– Grauspecht
Baumkleber: ing. the Creeper).

– Questa specie ha in generale la piuma di co-
lor grigio, a meno della pancia, ove l’ha di co-
lor bianco, e de’ remi, o delle penne maestre del-
l’ ali, dette anche remigii o penne remigatrici,
che ne riescono di color fosco; porta poi guer-
nita la coda di dieci penne rettrici. (Vedi Frisch.
Tab. 39. fig. 1
).

È dessa indigena dell’ Europa in generale, sic-
chè rinviensi talora anche fra noi, e suole arram-
picarsi su per gli alberi, a quel modo che fanno
i veri Picchii, andando in traccia degli insetti,
e delle loro larve o crisalidi, e altro, onde si
ciba.

SPECIE 2. Cerzia muraria, o la Cerzia delle
[Seite 68] muraglie. C. Muraria: fr. le Grimpereau des mu-
railles:
ted. der Mauerspecht: ing. the Wall-cree-
per
). – Questa specie ha la piuma in complesso
di color grigio di cenere, con alcune rettrici ro-
see, e colle rettrici rimanenti di color fosco, al
pari de’ remi o delle penne maestre dell’ ali; su
queste sue ali poi osservansi alcune macchie, ora
fulve, ed ora di un bel color bianco niveo. (Vedi
Abbildungen etc. Tab. 76
).

È questo un bellissimo uccello, della grossezza
all’ incirca d’un passero comune, che suol vivere
isolato o solitario nelle regioni più calde d’Eu-
ropa, sicchè non è infrequente incontrarlo an-
che fra noi, mentre rado è poi che rinvengasi
in Germania, ove ne eccettuiamo il Cantone di
Berna nella Svizzera. La specie usa porre i suoi
nidi nelle crepature dell’ antiche mura, su per
le torri, e via discorrendo.

SPECIE 3. Cerzia coccinea, o la Cerzia cher-
misina,
o di colore scarlatto. (C. Coccinea – olim
Vestiaria: fr. le Grimpereau écarlate: ted. der
Scharlack-specht?:
ing. the scarlet-Creeper). –
Questa specie ha effettivamente tutta quanta la
piuma di color chermisino o scarlatto, a meno dei
remi e delle rettrici, ossia delle penne maestre,
tanto dell’ ali, quanto della coda, che ne rie-
scono quasi nere. (Vedi Abbildungen ec. Tab. 16).

È dessa indigena propriamente dell’ isole Sand-
wich, gli industriosi abitatori delle quali sanno
[Seite 69] valersi delle superbe piume chermisine di questo
picciolo uccello, non meno per formarne oggetti
ricercatissimi di lusso, di quello che per ornarne
le varie parti del loro abbigliamento, e frall’ al-
tre i loro elmi ec., e per rivestirne interamente
talora perfino, e non senza molta vaghezza, i loro
manti o mantelli.

SPECIE 4. Cerzia buffona, o la Cerzia giul-
lare
. (C. Sannio: fr. le Sannio – le Grimpereau
verd:
ted. der oliven-grüne Specht?: ing. the green
Creeper – Olive-coloured Creeper – swarthish Cree-
per
). – Questa specie ha in generale la piuma
d’un bel color verde d’ulivo, col vertice di co-
lor rosso-violaceo, e con foschi i remi, e fosca
del pari tutta quanta la coda, la quale termina
quasi biforcuta. (Vedi Abbildungen etc. Tab. 8).

È dessa indigena della Nuova Zelanda, esclu-
sivamente, per quanto se ne sa finora, a qualsi-
voglia altra località.

GENERE XVI. Trochilo, chiamato anche promi-
scuamente con nome generico, ora Colibrì, ed ora
Uccello mosca, ma non troppo a proposito, come
avremo fra breve occasione di scorgere (Trochi-
lus
1: fr. ColibriOiseau mouche: ted. Colibrì
HonigsaugerBlumenspecht: ing. Humming-
bird
). Gli uccelletti di questo genere hanno co-
[Seite 70] stantemente subulato, o conformato a foggia di
lesina, il lungo e filiforme loro rostro, di cui hanno
dessi, quasi direbbesi, tubulata la parte che ne ser-
ve di mandibola inferiore, e che a becco chiuso
resta come inguainata nella superiore; la lingua
loro poi, tubulosa anch’ essa, ne apparisce for-
mata dalla riunione lineare e parallela di due
filamenti insieme agglutinati; i piedi finalmente
ne riescono cortissimi ed ambulatorii.

L’intiero genere, a quanto infino ad ora se
ne può sapere, è indigeno unicamente dell’ Ame-
rica; nè colà appartiene già soltanto a’ climi più
caldi, mentre non è rado d’incontrarne specie
o almeno individui assai innanzi verso Settentrione
fino al Noutka-sund, e verso il Sud fin sulle coste
occidentali della Terra de’ Patagoni. Questo gene-
re può ripartirsi ulteriormente come segue: in
(A) Trochili curvirostri, o a becco curvo, o Co-
libri
propriamente detti (T. Curvirostres: fr. les
Colibris proprement dits: Colibris
per tutti).

SPECIE 1. Pella, o anche Colibrì gemmario, o
Colibrì-Topazzo, ec. (T. Pella: fr. le Colibri-topa-
ze:
ted. der Topas-Colibri: ing. the Topas-Colibri).
– Questa specie ha in complesso la piuma di
color rosso; ma ha poi lunghissime le penne ret-
trici intermediarie, o le penne maestre di mezzo
della coda; ha di color fosco la piuma sul capo,
dorata quella che ne cuopre la gola e il collo,
e l’uropigio, ossia il groppone, di color verde.
(Vedi Edward’ s Tab. 32).

[Seite 71]

È dessa indigena particolarmente della Gujana,
e l’individuo ne vien lungo bene sei pollici.

(B). Torchili rectirostri, o a becco dritto, detti
precisamente Uccelli mosca (T. Rectirostres: fr.
Oiseaux-mouches: ted. Fliegen-Colibrit: ing. Mo-
squitos
).

SPECIE 2. Uccello mosca propriamente detto,
o l’Uccello mosca minimo, o meglio ancora il Tro-
chilo minimo
(T. Minimus: fr. L’oiseau-mouche:
ted. der Fliegen-colibrit: ing. the Colibri). – Que-
sta specie ha in generale le piume nel fondo di
uno splendido color verde, se non che il di sotto
del corpo ne volge al bianchiccio, come n’è pur
bianco il margine esteriore delle rettrici laterali,
o delle penne maestre laterali della coda. (Vedi
Edward’ s Tab. 105
).

L’individuo di questa specie, anche quand’ è
giunto a perfetta maturità, riesce pur sempre il
più picciolo degli uccelli che infino ad ora co-
noscansi; a segno tale che, seccato, non suole
pesar più di trenta grani. I nidi, che ne sono sem-
pre formati intieramente di cotone, o d’altra ana-
loga, sofice e morbida materia, non oltrepassano
la grossezza d’una noce comune, e le due ova, che
vi sono contenute il più delle volte, hanno cadau-
na un volume analogo a un dipresso a quello d’un
grano di pisello dolce (Pois goulu dei Francesi).

SPECIE 3. Moschito, o anche il Mosquito, il
Rubino-topazzo, e volgarmente il Colibrì-giojello.
[Seite 72] (T. Mosquitus: fr. le Rubis-topaze: ted. der Ju-
welen-Colibrit:
ing. the Rubin-topas). – Questa
specie, ha sempre la piuma nel fondo di color
verdeggiante, a meno del vertice che ne suol
essere cangiante dal dorato al purpureo, del sotto-
gola ove la piuma dimostra un misto di rosseg-
giante infocato, e di rosso d’Aurora. (Vedi Seba
Thes. Tab. 37 fig. 1
).

La fronte del maschio, e anzi tutto quanto il
suo cocuzzolo risplende vivamente d’un rosso di
rubino infocato, o del più vivo color di piropo,
mentre la gola ne sembrerebbe voler contender
la palma al più bel color d’oro1.

[Seite 101]

fine dell’ ordine terzo

ORDINE IV.
Coraci (Corages: fr. les Coraces).

[Seite 102]

Gli uccelli che comprendosi in quest’ Ordine
quarto hanno sempre il becco robusto mol-
to, superiormente convesso e di mezzana
grandezza, co’ piedi piuttosto corti. Vivono
dessi, parte di cereali, come a dire di gra-
naglie, frumento, orzo e simili altre se-
menti vegetabili, parte d’Insetti, e parte
alla perfine anche di carogne, cadaveri ec.
Osservasi che la loro carne, o polpa suol
essere affatto insipida, o avere costante-
mente per chi la mangia un fortissimo e
quasi insopportabile sapore di salvaggina.

GENERE XVII. Bufaga. (Buphaga: fr. Bupha-
ge:
ted. Buphaga: ing. Buphaga). Gli uccelli di
questo genere, di cui non indicheremo qui se non
la specie che ne forma il tipo, hanno sempre dritto
il becco, quasi quadrigono o subprismatico, ed in-
tiere o non sinuose, nè lacere nei lembi, le due
mandibole, gibbose più visibilmente al di fuori che
in altra direzione, e i piedi passeggiatori, o con-
formati in modo da abilitar l’individuo, come
suol dirsi, a pedonare.

[Seite 103]

SPECIE 1. ed UNICA qui per noi. Bufaga dell’Af-
frica,
e per alcuni anche il Picchiabove, ma
non mai Picchio Bove. (B. Africana: fr. le Pi-
que-boeuf,
e per taluno, non però plausibilmente,
Pic boeuf: ted. der Ochsenhacker: ing. the Beef-
eater
). – (Vedi Latham, Vol. I, P. I, tab. 12).

Questa specie è indigena della Senegambia, e
d’altre non dissimili regioni nell’ Affrica.

GENERE XVIII. Crotofag a. (Crotophaga: fr. Cro-
tophage:
ted. Madenfiesser: ing. Crotophaga). Gli
uccelli di questo genere, di cui qui noi pure non
accenneremo se non la specie che ne costituisce
il tipo, hanno sempre il becco compresso, inar-
cato, o col dorso fatto a volta, nella forma quasi
d’un mezzo uovo, e ad un tempo cannato; la
porzione di becco, che gli serve di mandibola su-
periore, forma qui sul margine d’ambe le parti
un angolo; finalmente le narici ne sono aperte
e manifeste.

SPECIE 1. ed UNICA qui per noi. Ani. (C. Ani:
fr. le Bout de petun: ted. der Madenfresser:
ing. the razor-billed Blackbird). – Questa spe-
cie ha i piedi arrampicatori, o atti a ciò che l’in-
dividuo se ne valga per arrampicarsi su per gli
alberi, o altro. (Vedi Latham, loc. cit. tab. 13).

È dessa indigena dell’ Indie occidentali, ove
vive in una sorta d’unione sociale, e anzi si pre-
tende che parecchie femine si concertino insieme
all’ epoca conveniente per costruirsi in comune
[Seite 104] un nido solo, nel quale poi di mutuo accordo
riduconsi a covare insieme le loro ova, e i pul-
cini che ne sbucciano, ec.

GENERE XIX. Corvo. (Corvus: fr. Corbeau:
ted. Rabe: ing. Raven). I varii uccelli, che rac-
chiudonsi in questo genere a bastanza numeroso,
hanno tutti quanti il becco convesso a foggia di
coltello curvo, o piuttosto di roncola, hanno le
narici coperte di molti pelluzzi riuniti a foggia di
mustacchi, ed hanno i piè passeggiatori, od atti
al loro pedonare.

SPECIE 1. Corvo propriamente detto o anche
il Corvo comune, o il Corvo reale, o se si vuole
il Corace. (C. Corax: fr. le Corbeau: ted. der
Kolk-rabe:
ing. the Raven). – Questa specie ha
il corpo tutto quanto vestito d’una piuma e di
penne nero-lucenti, che danno il nome al così
detto nero di corvo; ha il becco quasi incur-
vato presso all’ apice, e la coda d’una forma che
in qualche modo rammenta la figura d’un rom-
bo. (Vedi Frisch. Tab. 63).

Al pari della seguente specie, è dessa indigena
anche fra noi, e trovasi poco meno che per tutto
in amendue i Continenti vecchio e nuovo. Essa
è poi dotata d’un odorato oltre modo fino, che
la guida ove più facilmente abbia a rinvenire ido-
nea pastura, al qual effetto piglia dessa e ruba in-
distintamente, e datane l’occasione, or Pesci, ora
Gamberi o Granchii, ora picciole Anitre, e ta-
[Seite 105] lora perfino Lepri giovani affatto, e altri così
fatti animaletti. È degna inoltre d’essere citata
l’abitudine che ha quest’ uccello di trasportar
spesso nel proprio nido anche diverse altre cose,
delle quali non può cibarsi.

SPECIE 2. Cornacchia de’ boschi, o anche il
Corvo de’ boschi. (C. Corone: fr. la Corneille:
ted. die Rabenkrähe: ing. the carrion Crow). –
Questa specie ha la piuma tutta quanta di color
nero turchiniccio, colla coda arrotondata, e colle
penne rettrici terminanti in punta. (Vedi Buffon.
Vol. III, Tav. 3
).

SPECIE 3. Taccola campereccia, o anche la Cor-
nacchia delle sementi.
(C. Frugilegus: fr. le Freux
la Frayonne: ted. die Saatkräheder Ka-
rechel:
ing. the Rook). – Questa specie è nera
affatto, colla fronte di color grigio di cenere, e
colla coda subrotonda. (Vedi Frisch. Tab. 64).

Anche questa è indigena fra noi, e rinviensi in
tutta quanta l’Europa temperata; essa compensa
ben largamente il mediocrissimo danno, che suol
cagionare alle sementi, mercè del gran numero
di Sorci campagnoli (Mus arvalis), di Grillo-talpe
(Gryllus gryllotalpa), di Larve, ninfe, crisalidi o
bruchi d’insetti nocivi, e simili, che va mano
mano distruggendo per cibarsene.

SPECIE 4. Taccola propriamente detta, o la
Cornacchia dal tabarro. (C. Cornix: fr. la Cor-
neille mantelèe:
ted. die KräheNebelkrähe
[Seite 106] Haubenkrähe: ing. the hooded Crowroyston-
Crow
). – Questa specie ha la piuma nel fondo
di color grigio di cenere, col capo nero, e con
neri del paro il sottogola, l’ali e la coda. (Vedi
Frisch. Tab. 65.
).

È dessa indigena di tutti quanti i climi tem-
perati dell’ antico Continente, e rinviensi spesso
anche fra noi. Suol essa in diversi luoghi pren-
dere, e quasi direbbesi, conservare domicilio stab-
bile per intiere annate consecutive, mentre poi
in altre località non rimane se non durante l’in-
verno, senza che sappiasi ancora bene per dove
essa migri in primavera. È fuor di dubbio che
quest’ uccello riesce di molta utilità nell’ econo-
mia rurale, in grazia della copia indicibile di
insetti e vermi d’ogni maniera che distrugge ci-
bandosene, ma non si può tampoco negare che
nuoce talora gravemente, soprattutto alle campa-
gne coltivate a Mais, o come suol dirsi, a For-
mentone.

SPECIE 5. Pola, o anche la Gracchia, la Mu-
lacchia
, o finalmente la Monedula. (C. Monedula:
fr. le Choucas: ted. die Dohle: ing. the Jackdaw).
– Questa specie ha la piuma in generale di co-
lor bruno carico, a meno dell’ occipite, ov’ è gri-
gio-bianchiccia, come chi dicesse incanutita, della
fronte, dell’ ali e della coda, che ne sono nere.
(Vedi Frisch. Tab. 67).

Indigena anche fra noi, essa lo è del pari di
tutta quanta l’Europa Nord-Ouest.

[Seite 107]

SPECIE 6. Ghiandaja vera. (C. Glandarius: fr. le
Geai:
ted. der HolzheherNussbeisserMar-
colph
HetzleHerrenvogel: ing. the Jay).
– Questa specie ha cerulee le penne tettrici del-
l’ali, con sopravi in traverso parecchie linee, o
vogliam dire striscie, bianche e nere, mentre per
tutto il rimanente del corpo la piuma n’ è nel
fondo di un color ferrugineo screziato, o varie-
gato. (Vedi Frisch. Tab. 55).

È dessa indigena di tutta l’Europa, e frequente
anche tra di noi.

SPECIE 7. Ghiandaja delle noci, o la Nucifraga.
(C. Caryocatactes: fr. le Cassenoix: ted. der Nusshe-
her:
ing. the Nut-cracker). – Questa specie ha
in complesso la piuma di color bruno carico o
fosco, tempestata di punti bianchi, coll’ ali e colla
coda nere, con questo però che le rettrici ne ter-
minano bianche alla cima, e che tra queste le
intermediarie ne riescono, come chi dicesse, gua-
ste o parzialmente consumate all’ apice. (Vedi Von
Wildungen Taschenbuch für das Jahr. 1805
).

È dessa indigena anche fra noi nelle regioni
più fredde, come lo è di tutte le regioni setten-
trionali del Globo.

SPECIE 8. Gazza, o anche la Gazzera, o la Pica.
(C. Pica: fr. la Pie: ted. die AelsterElster
AtzelAegersteHeister: ing. the Magpie).
– Questa specie ha la piuma variegata di bianco
e di nero, colla coda cuneiforme. (Vedi Frisch.
Tab. 58
).

[Seite 108]

Dessa pure è indigena anche fra noi come rin-
viensi quasi in tutta l’Europa e perfino nell’Ame-
rica settentrionale. Nuoce essa assai per verità
a’pulcini in campagna, e più forse ancora ai cam-
pi di recente seminati, ma pure alcun compenso
porge poi a così fatti danni coll’ indicibile nu-
mero di bruchi, bacherozzoli, lumache ed altri
vermi e insetti che distrugge cibandosene.

GENERE XX. Coracias o Cornacchia propriamente
detta. (Coracias: fr. Rollier: ted. Mandelkrähe: ing.
Roller). Gli uccelli di questo genere, de’ quali qui
non accenneremo se non la specie che serve di tipo
appunto al genere, hanno sempre il becco confor-
mato a foggia di coltello curvo, o piuttosto di
roncola, colla punta incurvata all’ ingiù, senza trac-
cia di piume al luogo di sua inserzione, ed hanno
corte le gambe, co’ piedi passeggiatorii, o disposti
in modo che l’animale può comodamente servir-
sene per passeggiare, o come si dice per pedonare.

SPECIE 1 ed UNICA qui per noi. Cornacchia
delle mandorle
, e talora anche la Cornacchia
azzurra d’Europa
, o veramente la Cornacchia ciar-
liera
. (C. Garrula, per altri Corvus garrulus:
fr. le Rollier: ted. die MandelkräheRacke
Blaurackeder BirkheherEichelheher: ing.
the Roller). – Questa specie ha la piuma di
fondo azzurro o ceruleo, colla schiena rossa,
e co’ remi di color nero. (Vedi von Wildungen Ta-
schenbuch für das Jahr 1807
).

[Seite 109]

È dessa indigena anche fra noi, e rinviensi, tanto
iu quasi tutta l’Europa temperata, quanto eziandio
nell’ Affrica più settentrionale, incontrandosela a
stormi, talora assai numerosi, su pe’ campi al tempo
del raccolto, specialmente quando le mandorle,
e altre frutta dal nocciuolo, sono mature.

GENERE XXI. Gracula, e talora anche Merlo
calvo,
o veramente Gracchia, sebbene non molto
plausibilmente, in vista soprattutto della confu-
sione che ne deriverebbe colla Pola, o Mulac-
chia, specie attinente, come s’è veduto, al Genere
Corvo (Gracula: fr. GraculeMerle chauve:
ted. Plapperer?: ing. Grakle). Gli uccelli di que-
sto genere hanno sempre il becco, convesso ad un
tempo, e conformato a foggia di roncola, quasi
affatto nudo di piuma o di peluzzi alla sua base;
la lingua n’ è intiera, non a lembi, non lacera e
non divisa, ma bensì carnosa e piuttosto acumi-
nata e i piedi ambulatorii, od atti a procedere
pedonando.

SPECIE I. Gracula religiosa, o anche il Mai-
nate
(G. Religiosa; fr. le Mainate: ted. der Plap-
perer?:
ing. the minor Grakle). – Questa specie
ha in pieno la piuma di color nero, volgente al vio-
laceo, con una macchia bianca sull’ ali, e con una
maniera di benda o fascia nuda di color giallo
sull’ occipite. (Vedi Buffon Vol. III Tab. 25).

È dessa indigena dell’ Indie orientali: ha una
[Seite 110] voce assai bella e piacevole, e s’addestra anche
facilmente a proferire alcune parole umane.

SPECIE II. Quiscula o anche la Gazzera della
Giamaica
. (G. Quiscula: fr. la Pie de la Jamai-
que:
ted. der Maisdieb: ing. the shinin Gra-
ckle
). – Questa specie ha la piuma tutta quanta
nero-violacea, e porta la coda in certo modo ar-
rotondata (Vedi Catesby. Vol. I, Tab. 12).

È dessa indigena propriamente dell’ America
settentrionale.

GENERE XXII. Manucodiatta, o anche l’Uccello
di Paradiso
(Paradisea1Manucodiatta: fr. Oi-
seau de Paradis:
ted. Paradisvogel: ing. Paradies
bird
). – Gli uccelli di questo genere hanno
sempre la radice del becco coperta di piumiccine
affollate e tomentose; lunghe molto le penne su-
gli ipocondrii, e due delle rettrici superiori de-
nudate ed isolate.

L’intiero genere, composto di ben molte spe-
cie, non occupa che un perimetro assai limitato
sulla faccia del Globo terracqueo, da che, esclu-
[Seite 111] sivamente originarie, a quanto pare, della Nuova
Guinea, esse di là non si scostano se non tem-
porariamente in qualche stagione dell’ anno, re-
candosi alle Molucche, o in qualche altra isola
non molto quinci lontana. Sogliono ancora al
presente i Papus, quando vendono come oggetti
d’ornamento della persona questi uccelli, ap-
punto come tali, ricercatissimi, a motivo della
superba piuma onde sono vestiti, dagl’Indiani
dell’ Australasia e in generale dell’ isole del Mar
Pacifico e del Mare del Sud, tagliar ad essi le
gambe, siccome praticavano già per lo passato,
e una tale pratica fu quella che diè luogo alle
tante, affatto gratuite e false dicerie sciorinate
da’ creduli antichi sul conto degli uccelli di Pa-
radiso, quali sono trall’ altre, per cagion d’esem-
pio, quella che nascessero dessi propriamente senza
piedi, che volassero continuamente, e via discor-
rendo1.

SPECIE 1. Apoda, o anche l’Uccello di Pa-
radiso senza piedi
. (P. Apoda: fr. l’Éméraude:
ted. der eigentliche Paradisvogel: ing. the proper
bird of Paradise
). – Questa specie ha in pieno
la piuma di color bruno (brunneus), con gialle
le penne degl’ ipocondrii più lunghe di quello
[Seite 112] che non lo sia il corpo dell’ individuo, e colle
due rettrici intermediarie lunghe molto esse pure,
e setacee, o lucenti come se fossero di seta. (Vedi
Edwards. Tab. 110
).

SPECIE 2. Manucodiatta bianca, o anche l’Uc-
cello di Paradiso dalle piume bianche
. (P. alba:
fr. le Manucode à douze filets: ted. der weisse Pa-
radis-vogel:
ing. the white bird of Paradise). –
Questa specie ha per davanti la piuma d’un
colore nero violetto, e per di dietro quasi af-
fatto bianca, a meno degli omeri, ov’ è striata
di verde; porta dessa inoltre dodici rettrici nere.
(Vedi Abbildungen etc. Tab. 96).

L’individuo ne costituisce uno de’ più eleganti
volatili che si conoscano, e nello stesso tempo
una delle specie più rare di questo genere. Rie-
sce a un dipresso della grandezza d’un nostro
Tordo comune.

GENERE XXIII. Trogon o anche Curucuru (Tro-
goli:
fr. Couroucou: ted. Curucuru: ing. Curu-
curu
). Gli uccelli di questo genere, tra’ quali qui
ora non citeremo se non la specie che ne tien
luogo di tipo, hanno sempre il becco adunco,
od incurvato a foggia di roncola, più breve di
quello che non sia lungo il capo, e serrato a
modo del tagliente d’una sega lungo tutto quanto
il margine d’amendue le mandibole. I piedi poi
ne sono arrampicatorii, o atti perchè l’indivi-
duo se ne valga onde salir con essi su per gli
alberi, o altro.

[Seite 113]

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui per noi. Trogon
verde
, o anche il vero Curucuru. (T. Viridis:
fr. le Couroucou à ventre jaune – le Couroucou-
rou:
ted. der grüne Curucuru: ing. the Curucuru).
– Questa specie ha la piuma d’un bel color
verde dorato, se non che poi riesce di color giallo
per di sotto, col sottogola nero. (Vedi Edwards.
Tab. 331
).

È indigeno, a quanto se ne sa infino ad ora,
unicamente della Gujana.

GENERE XXIV. Bucco. (Bucco: fr. Barbu: ted.
Bartvogel: ing. Barbet). Gli uccelli racchiusi in
questo genere, di cui qui noi non indicheremo
se non la specie tipo, hanno il becco o rostro
curvo alla punta, e conformato a foggia di ron-
cola, ma lateralmente compresso, coll’ apice
emarginato da ambe le parti, ed hanno poi al
di sotto di cadaun occhio una maniera di fen-
ditura, che quasi direbbesi un taglio (rictus).

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui per noi. Bucco
giallo scuro,
o anche il Bucco nero giallastro.
(B. Atroflavus: fr. le Barbu à collierle Lama-
tia?:
ted. der Bartvogel: ing. the Barbet?). –
Questa specie ha in generale la piuma tutta quanta
di color nero, ad eccezione della strozza (jugu-
lum
), e del petto, che ne riescono gialli, come
gialle ne sono pure certe striscie o linee, che scor-
gonvisi, una sopra, ed una sotto, a cadauna or-
[Seite 114] bita, e ad eccezione dell’ abdomine, che ne suol
essere grigio. (Vedi Abbildungen etc. Tab. 65).

É dessa indigena propriamente della Sierra
Leona.

GENERE XXV. Cuculo. (Cuculus: fr. Coucou:
ted. KuckuckKukuk: ing. Cuckow). Gli uccelli
compresi in questo genere, hanno sempre piut-
tosto terete, o in tal qual modo cilindrico, il becco,
il margine delle narici alquanto prominente e i
piedi arrampicatorii, o adattati perchè mercè
di essi l’individuo possa agevolmente salir su
per gli alberi, o altro.

SPECIE 1. Cuculo canoro, o anche il Cucú
comune
. (C. Canorus: fr. le Coucou ordinaire: ted.
der KuckuckKukuk: ing. the Cuckow). – Que-
sta specie ha la coda rotondata, di color neric-
cio, ma tempestata di punti bianchi. (Vedi Frisch.
Tab. 40, e segg.
).

È dessa, come fra noi, indigena di quasi tutto
quanto il settentrione dell’ antico Continente, ove
però non rinviensi che soltanto in primavera, e
durante la state; non suole covar di per sè le
proprie ova, che appunto in primavera la femina
ne depone a poco a poco fino al numero di sei
all’ incirca, e che, senza pensare a farsi un nido
proprio, colloca clandestinamente, ad un per uno,
ora in quello d’una Capinera (Motacilla cur-
ruca
), ora in quello d’una Cutretta (Motacilla
[Seite 115] alba
), trascuratamente abbandonandone poi a
queste ogni cura1.

È cosa che merita di farne qui cenno, che le
ova del Cuculo, sebbene di gran lunga più grosse
che nol siano quelle d’uccelli di tanto più pic-
cioli, non abbiano bisogno d’esser covate per
un maggiore intervallo di tempo che quest’ ul-
time, e non lo è meno poi che i Cuculi piccini,
sveltamente facendosi grandi, abbiano ben presto
a scacciar dal nido la Capinera, o la Cutretta,
che loro tenne infino allora luogo di madre2. Non
si sa per anche bene ove precisamente usino i
Cuculi di svernare, o di passar l’invernata.

SPECIE 2. Indicatore, o anche il Sengo, o il
Mook. (C. Indicator: fr. le SengoMook
Coucou indicateur: ted. der HonigkukukSengo
Mook: ing. the Honey cuckowHoneyguide
SengoMook). – Questa specie porta la
coda cuneiforme, macchiata di bruno fosco e di
bianchiccio; ha di color bruno fosco l’ali, con
[Seite 116] macchie giallastre, e i piedi di colore affatto
nero. (Vedi Io. Fr. Miller fascic. IV, Tab. 24).

È dessa indigena propriamente delle regioni
più meridionali dell’ Affrica, procedendo dal
Capo di Buona Speranza per entro quelle terre.
Questo Cuculo debbe il nome d’Indicatore, che
gli si appose, alla facilità con cui, emulo in ciò
dell’ Orso mellivoro (Ursus mellivorus), al quale
serve di spione o di guida, riesce a trovare, in-
seguendo l’api salvatiche, i reconditi loro nidi
od alveari, del miele de’ quali cibasi volontieri
più che di qualsivoglia altra cosa.

SPECIE 3. Persa, o anche il Turaco. (C. Persa:
fr. le Turaco: ted. der Turaco: ing. the Turaco).
– Questa specie distinguesi dagli altri Cuculi, in
grazia della cresta ond’ ha il capo ornato, della
piuma verde azzurrognola, che in generale lo ri-
veste tutto, a meno de’ remi, che ha di colore
cruento o del colore proprio del sangue, e della
coda, le penne maestre della quale terminano
tutte all’ impari. (Vedi Buffon. Vol. VI, Tab. 15).

Dessa pure è esclusivamente indigena dell’Af-
frica meridionale. Questo bellissimo uccello con-
traddistinguesi assai agevolmente da qualunque
altra specie del genere, de’ Cuculi, mercè soprat-
tutto del raddoppiato ciuffetto (doppelte Holle),
che porta sul capo, composto di penne di color
verde pomo, ma terminanti in bianco alla som-
mità.

[Seite 117]

GENERE XXVI. Rigogolo, o Merlo d’oro, o an-
che, e meglio, Tordo d’oro, o finalmente l’Oriolo.
(Oriolus: fr. LoriotCacique: ted. Goldam-
sel:
ing. Oriol). Gli uccelli compresi in questo
genere si distinguono facilmente pel loro becco
dritto, conico, convesso ed acutissimo, per la lun-
ghezza, in confronto alquanto maggiore, di quella
parte di esso becco, che fa le veci di mandibola
superiore, qua e là isolatamente emarginata, ed
infine pe’ loro piedi ambulatorii.

SPECIE 1. Rigogolo comune, o anche l’Uccello
delle ciliegie, o la Galbula
. (O. Galbula: fr. le
Loriot d’Europe
le Pirol: ted. die Golddrossel
Goldamselder KirschvogelBülowPirol:
ing. the Gold-oriol – Questa specie ha la piuma
in complesso di color giallo aureo, co’ piedi neri,
e colle rettrici esteriori posteriormente giallastre.
(Vedi Frisch. Tab. 31).

Dessa rinviensi or qua or là nell’ antico Con-
tinente, e quindi non di rado anche fra noi. Pre-
tendesi che viva in istato di bigamia, vale a dire
che ogni maschio tenga seco due femine. Gl’ in-
dividui maschi, finchè son giovani, ne sono gial-
lo-dorati e neri, e le femine invece ne sono di
un color verde d’olivo. Questo Rigogolo poi suole
approntarsi un nido, costrutto con sommo arti-
fizio, in forma di coppa o di scodella, persistente
e durevolissimo, e solidamente impiantato fra due
rami d’un medesimo albero.

[Seite 118]

SPECIE 2. Rigogolo Feniceo. (O. Phoeniceus:
fr. le Loriot noirle Loriot de l’Amèrique
septentrionale – le Commandeur?:
ted. der Mai-
sdieb,
appunto come la Gracula quiscula, o Pica
della Giamaica,
di cui parlammo alla specie 3,
del genere Gracula; ing. the Blakbird). – Que-
sta specie ha la piuma in pieno di color nero,
a meno delle tettrici dell’ ali, che ha d’un bel
colore scarlatto (Vedi Catesby. Vol. I. Tab. 13).

Dessa è propriamente indigena delle regioni
temperate dell’ America settentrionale, ove suole
affarsi molto, appunto colla predetta Pica della
Giamaica (Gracula quiscula), con cui, come qui
scorgesi, ha perciò comune il nome di Maisdieb
in lingua tedesca, equivalente per noi a Ruba-
maiz
o a rubatrice del formentone.

SPECIE. 3. Jupujuba, o anche il Rigogolo del Bra-
sile.
(O. JupujubaPersicus di Linneo; fr. le
Loriot du Brésil:
ted. der Jupujuba: ing. the
Jupujuba
). – Questa specie ha la piuma di color
nero, ad eccezione del dorso, che posteriormente
n’ è giallo, come gialla n’ è una macchia che os-
servasi sulle tettrici dell’ ali, e come n’ è gialla
ugualmente la base delle rettrici. (Vedi Buffon. Vol. II.
Tab. 9 Fig. 1
).

È dessa indigena del Brasile, e delle ivi cir-
convicine località. A quel modo medesimo che
praticano anche, insieme colla precedente, parec-
chie altre specie di Rigogoli, quest’ uccello suole
[Seite 119] costruirsi di canne, e di giunchi1, nidi in forma
di lunghe borse, de’ quali bene spesso accade di
rinvenirne più centinaja sopra la stessa pianta.

fine dell’ ordine quarto

ORDINE V.
Passeri (Passeres: fr. les Passereaux etc.).

[Seite 120]

Gli uccelli compresi in quest’ Ordine, sono per
lo più di mole non molto vistosa, hanno i
piè corti e sottili, o come suol dirsi, le
gambette fine, il becco conico terminante
in una punta molto acuminata, di gran-
dezza varia nelle diverse specie, e varia-
mente conformato. Vivono dessi quasi tutti
in istato di monogamia, ch’ è quanto dire
che ogni maschio conosce e conserva co-
stantemente la propria femina; si nutrono
parte d’insetti e venni, e parte di grani o
di sementi vegetabili; la loro carne riesce
delicata e di grato sapore. I più di essi zu-
folano piacevolmente, o come suol dirsi
cantano, ond’ è poi che molti li contraddi-
stinguono in complesso colla denominazio-
ne caratteristica di Uccelli canori.

GENERE XXVII. Lodola, o anche Allodola.
(Alauda: fr. Alouette: ted. Lerche: ing. Lark).
Il becco negli uccelli di questo genere è sempre
dritto affatto, ad un tempo sub-cilindrico e su-
bulato, o conformato verso la punta a foggia di
[Seite 121] lesina o di subbio, colle due mandibole lunghe
ugualmente, alle base, anche quando è chiuso il
becco, rimanenti appena mezzo socchiuse, col ter-
mine delle fenditure scendente alcun poco all’ in-
dietro (basi deorsum dehiscentibus). Hanno essi
inoltre l’unghia posteriore più dritta dell’ altre,
e più lunga del dito in cima al quale è posta.

SPECIE 1. Lodola di campagna, o anche la Lo-
dola comune
, la Lodola de’ grani, la Lodola delle
strade
, la Lodola della pianura, o finalmente
l’Allodola canora. (A. Arvensis: fr. l’Alouette:
ted. die FeldlercheHimmelslercheBardale:
ing. the Field-larkSky-lark). – Questa spe-
cie ha le rettrici più esteriori bianche longitu-
dinalmente al di fuori, e le intermediarie infe-
riormente di color ferrigno. (Vedi Frisch. Tab. 15
fig. 1
).

È dessa indigena fra noi, come lo è di quasi
tutto l’antico Continente, ed ha per costume, al
pari dello Struzzo, del nostro pollame domestico,
e di molti altri uccelli, che perciò appunto di-
stinguonsi col nome d’uccelli razzolatoti (Aves pul-
veratrices,
in tedesco Scharrvögel), di razzolare
nella sabbia per spolverarsene tutta quanta, fa-
cendo così, quasi direbbesi, un bagno di sabbia.

SPECIE 2. Lodola cappelluta, o anche l’Al-
lodola mattolina, l’Allodola petragnuola, la
Lodola corriera, la Lodola panterana
, e talora
eziandio la Calandra, comunque a torto, come ve-
[Seite 122] dremo forse meglio tra breve nella Nota al genere.
(A. Cristata: fr. le Cochevis: ted. die Hauben-
lerche
KobellercheHeidelerche: ing. the cre-
sted Lark
). – Questa specie ha nere affatto le
rettrici, a meno dell’ ultime due, che hanno bianco
il lembo esteriore, e porta sul capo un ciuffet-
to di piume, o una maniera di cresta (Vedi Fri-
sch. Tab. 15 fig. 2
).

È dessa indigena fra noi, come lo è pure di
tutta la Germania e delle regioni circonvicine1.

[Seite 129]

GENERE XXVIII. Storno, o Stornello. (Stur-
nus:
fr. Étourneau: ted. Staar: ing. Stare).
Gli uccelli compresi in questo genere, tra quali
noi qui ci terremo paghi d’accennare la specie
tipo, hanno sempre il becco subulato, o confor-
mato a foggia di lesina, e ad un tempo schiac-
ciatello alquanto e formante angolo per lo lun-
go, in punta piuttosto ottuso che pungente; la
porzione, che ne serve di mandibola superiore
n’ è compita affatto, e non mai lacera, nè fessa,
nò dentata o altro, solo che i lembi ne riman-
gono un po’ rilevati ed aperti (marginibus pa-
tentiusculis
).

SPECIE 1 ed anzi UNICA qui per noi. Storno
volgare
, o anche lo Stornello. (S. vulgaris:
fr. l’Étourneau: ted. der Staardie Sprehe: ing.
the StareStarling). – Questa specie suol avere
da principio il becco nero-gialliccio, che in pro-
gresso va poi facendosi sempre più decisamente
giallo; la piuma n’ è per tutto di fondo neric-
cio, ma tempestata di punti, o di macchiette bian-
che, disegnate a modo di picciole freccie. (Vedi
Frisch. Tab. 217
).

È dessa frequentissima anche fra noi, e pro-
priamente indigena di poco meno che tutto quanto
l’antico Continente, ed è da riguardarsi come
specie per noi utilissima, a motivo della grande
qualità d’insetti nocivi, che va continuamente
distruggendo per nutrirsene.

[Seite 130]

GENERE XXIX. Tordo. (Turdus: fr. Merle: ted.
Drosel: ing. ThrushThroslle). Gli uccelli rac-
chiusi in questo genere hanno il becco ad un
tempo terete, e conformalo a roncola, colla man-
dibola superiore avente la punta emarginata e
curva allo ’ngiù.

SPECIE 1. Tordo dal vischio, o anche la Raga-
nella
, e meglio poi il Tordo viscivoro, detto talora
il Viscardo, e qui fra noi volgarmente il Tordo.
(T. Viscivorus: fr. la Draine: ted. die Schnarre
Misteldrosselder ZiemerMister: ing. the
missel Bird = Shrite
). – Questa specie ha la
piuma sul dorso fosca, o bruno-scura, porta sul
collo alcune tacche bianche, ed ha il becco scu-
ro, disposto ad ingiallare col tempo. (Vedi Frisch.
Tab. 15
).

Essa rinviensi frequentemente vagante or qua
or là per l’antico Continente, e incontrasi spesso
anche fra noi. Nutresi, più volontieri che d’altra
cosa, delle bacche di vischio, pianta parasita che
si può dire diffondasi di luogo in luogo appunto
in grazia del portarne seco questo Tordo le se-
menti, o i germi.

SPECIE 2. Tordela, o anche la Tordella, o
la Tordina, volgarmente qui fra noi il Tordo
dal ginepro
, o il Dresso, come nelle vicine Pro-
vincie di Bergamo, e di Brescia la Gardena, e
meglio ancora poi il Tordo pilare. (T. Pilaris:
fr. la Litorne, o la Tourdelle: ted. der Kram-
[Seite 131] metsvogel: ing. the Fieldfare). – Questa specie
ha nere affatto le rettrici, a meno delle più
esterne, che tanto lungo il lembo loro più inter-
no, quanto vesso la cima, si fanno bianchiccie,
ed ha poi quasi direbbesi canuta, o grigio bian-
cheggiante la piuma così sul capo, come sull’ uro-
pigio, o sul groppone. (Vedi Frisch. Tab. 26).

È dessa indigena dell’ Europa più settentrio-
nale, ma durante l’inverno rinviensi frequente
a bastanza anche fra noi, ed eziandio più in-
nanzi verso il Sud, ove migra temporariamente.
Nutre si principalmente delle bacche di ginepro.

SPECIE 3. Tordo del Pino, o lo Spinardo, e
per altri il Tordo sacello, ma meglio ancora
il Tordo iliaco. (T. Iliacus: fr. le Mauvis: ted.
die WeindrosselRothdrossel, e talora poi,
ma meno appropriatamente, anche die Zipdros-
sel,
nome che spetta piuttosto alla specie susse-
guente: ing. the Redwing). – Questa specie ha
per di sotto l’ali di colore ferrigno, e sugli oc-
chi giallastre le sopracciglia. (Vedi Frisch. Tab. 28).

É dessa indigena del Nord dell’ Europa, ma
migra per passarvi il rigor dell’ inverno, non solo
fra noi, ov’ è frequente in quella stagione, ma
anche più verso il mezzodì. Questo tordo ha per
costume a bastanza singolare d’intonacar di fango
il proprio nido, aggiugnendovi poi frustuli o
frammenti di quel legno fradicio, che alle volte,
in tempo di notte buja, rischiara o fosforeggia
[Seite 132] alcun poco, e questa speciale circostanza può
per avventura aver dato luogo a quella illusione,
in forza della quale i nostri Antichi ci lascia-
rono scritta la dicerìa d’un certo uccello del-
l’ Harz di notte rilucente (Avis hercyniea noctu
lucens
).

SPECIE 4. Tordo cantore, o anche il picciolo
Tordo del vischio, o il picciolo Viscardo, ma
meglio poi il Tordo musico. (T. Musicus: fr. la
Grive:
ted. die SangdrosselSingdrossel
WeissdrosselZipdrossel: ing. the Throstle
Song-thrush). – Questa specie ha di colore fer-
rugineo i remi alla base loro interna. (Vedi Fri-
sch. Tab. 27
).

Indigena a un di presso delle medesime loca-
lità, delle quali è indigena la specie precedente,
solo può dirsi, che questa del Tordo musico dif-
fondesi alcun poco più verso il Sud nelle inver-
nali sue migrazioni. Talora accade d’incontrarne
qualche individuo colle piume di color bianco
grigio, lo che non è però da riguardarsi che co-
me una semplice varietà accidentale di colorito.

SPECIE 5. Tordo canzonatore, o veramente
il Tordo corbellatore, e talora anche, ma solo
per alcuni, l’Usignuolo Americano, e meglio poi
il Tordo pöliglotto. (T. PolyglottusT. Po-
lyglottis
– e già altre volte, non però plausi-
bilmente Turdus arundinaceus: fr. le Mocqueur:
ted. die Americanische NachtigallSinsonte
[Seite 133] e a torto talora der Rohrsänger). – Questa spe-
cie ha in generale la piuma di color grigio di ce-
nere fosco, o volgente al bruno, se non che poi
per di sotto riesce bianchiccia, e porta tanto sul
vertice, quanto sull’ ali e sulla coda, parecchie
macchie bianco candide. (Vedi Catesby. Vol. I, Tab. 27).

È dessa indigena della Luigiana, della Caro-
lina e d’altre regioni ugualmente meridionali del-
l’ America settentrionale, ma rinviensi poi anche
alla Giamaica, e in altre isole da quella non molto
lontane. Suole imitare con somma facilità, e in modo
da illuderci perfettamente, la voce di moltissimi al-
tri uccelli.

SPECIE 6. Tordo rosso, o il Tordo color di
vino
, o il Merlo color di rosa, o meglio ancora
il Tordo roseo. (T. Roseus: fr. le Merle couleur
de rose:
ted. die Rosendrossel?Rosenamsel?
rosenfarbige Drossel: ing. the rose-coloured
Thrush
). – Questa specie ha in pieno la piuma
di color leggermente carnicino, o quasi incarnato,
a meno del capo, dell’ ali e della coda, che ne
riescono neri, e porta poi ornata la testa d’un
ciuffo, o d’una cresticina, a bastanza elegante. (Vedi
Edwards. Vol. I, Tab. 20
).

È dessa indigena propriamente delle regioni più
temperate dell’ Europa nostra, e dell’ Asia, ove
distrugge sempre un immenso numero di Grilli,
Cavallette di passata, e di così fatti altri insetti
nocivi; ma è rado assai che rinvengasi fra noi.

[Seite 134]

SPECIE 7. Tordo nero, propriamente detto il
Merlo. (T. Merula: fr. le Merle: ted. die Am-
sel
Schwarzdrossel: ing. the Blackbird). –
Questa specie ha la piuma e le penne tutt’ affatto
nere, col becco e colle palpebre gialle. (Vedi Fri-
sch. Tab. 29
).

È dessa indigena dell’ Europa temperata, e quindi
non infrequente anche tra noi. Il Merlo suol vi-
ver sempre solitario ed isolato, cibandosi anche
esso, più volontieri che d’altro, di bacche di gine-
pro, come la Tordela, in iscambio della quale
alcuni s’attentano di venderlo spiumato, e in di-
fetto poi di quelle bacche, nutresi anche d’altre
consimili bacche, ordinariamente nere. Pretendesi
generalmente ch’ esso sia dotato d’una grande me-
moria, o d’una reminiscenza perfettissima.

SPECIE 8. Tordo azzurro, o anche il Merlo
azzurro
, o il Merlo solitario, ma meglio ancora
il Tordo ciano. (T. Cyanus – altre volte già
Turdus solitarius: fr. le Merle bleule Merle
solitaire:
ted. die Blauamsel: ing. the bleue Thrush?).
– Questa specie ha in complesso la piuma tutta
d’un color nero volgente all’ azzurrognolo, coi
remi e colle rettrici di un colore che inclina al
bruno fosco. (Vedi Edwards. Vol. I, Tab. 1).

È dessa, ben più che d’altre località, indigena
dell’ isole dell’ Arcipelago greco, e anche delle
coste di quel mare medesimo, ove ogni individuo
sembra che se ne viva sempre affatto solitario ed
[Seite 135] isolato, come suol fare costantemente anche fra
noi, ove pure da quando a quando ricovrasi nei
boschi più cupi e meno frequentati, facendovi così
pompa, più della bellissima e penetrantissima sua
voce, che di sua corporale bellezza, comunque sia
desso un uccello molto elegante.

GENERE XXX. Ampelide, o anche Codinero,
o Tordo crestato. (Ampelis: fr. Ampelide
Cotingas: ted. Seidenschwanz: ing. Chatterer). I
pochi uccelli di questo genere, fra quali ci accon-
tenteremo qui di trascegliere la specie tipo, hanno,
come note generiche, e caratteristiche, il becco ad un
tempo dritto quanto alla sua direzione, e convesso
quanto alla forma, colla parte, che ne serve a foggia
di mandibola superiore, emarginata tanto dall’ una,
quanto dall’ altra parte, alcun poco incurvatella e
anche più lunga che no’ l sia l’inferiore.

SPECIE 1. e anzi qui per noi UNICA. Ampelide
garrula
, detta poi anche ora il Tordo crestato,
ora il Codinero semplicemente, e più spesso ancora
il Ciarliero di Boemia. (A. Garrulus: fr. le Jaseur
de Bohème:
ted. der Seidenschwanz – Pfeffervogel
SterbevogelBöhmer: ing. the Bohemian
Chatterer
). – Questa specie porta sul capo un
ciuffo, o una maniera di cresta piumosa, ed ha i re-
mi terminanti in una punta lanceolata di bellissimo
colore scarlatto. (Vedi Frisch. Tab. 32).

È dessa indigena essenzialmente delle parti più
settentrionali d’Europa, ma in qualche annata, du-
[Seite 136] rante l’autunno, spingesi in numerosi stormi fino
nella Germania, e segnatamente nell’ Harz, e nelle
finitime selve montuose della Boemia, onde venne-
gli alcuno de’ suoi nomi sopra menzionati.

GENERE XXXI. Lossia, o anche Becchigrosso.
(Loxia: fr. Gros-bec: ted. KrummschnabelKreutz-
schnabel:
ing. Sheldaple). Le numerose specie
racchiuse in questo genere hanno, per marca carat-
teristica comune, un becco conico ad un tempo e
gibboso, come arrotondato al luogo di sua inserzio-
ne nella fronte, con questo poi di più che i lembi
laterali della porzione del medesimo destinata a ser-
vire di mandibola inferiore, riescono incurvati, e rav-
volti al di dentro verso l’interno della bocca.

SPECIE 1: Lossia curvirostra, e più volgarmente
poi il Beccostorto, o anche il Becco in croce. (L.
Curvirostris
L. PytiopsittacusCurvirostra
major:
fr. le Bec croiséle Perroquet des sapins:
ted. der KreutzschnabelKrummschnabel
Krünitz – Tannenpapagey: ing. the Cross-bill
– Sheldaple
). – Questa specie ha di partico-
lare il becco conformato a foggia d’un paro di
cesoje o di forbici socchiuse. (Vedi Frisch. Tab. 11, fig.
3 e 4
).

Essa frequenta a stormi i Pineti, egli Abetaj,
o in una parola, le selve resinose delle regioni
le più settentrionali del Globo, senza eccettuarne
però tampoco quelle dell’ Alpi, e anche de’ rima-
nenti altri nostri monti elevali. Suol dessa metter
[Seite 137] giù le ova, e covarsele, nel più fitto inverno, come
a dire nel mese di Gennajo, o lì presso.

SPECIE 2. Frusone, e così anche talora il Fro-
sone
, il Frisone, lo Sfrosone, o veramente il
Mangiaciliegie, il Finco delle ciliegie, ma me-
glio poi la Lossia Mangiaciliegie. (L. Coccothrau-
stes
– per altri una Fringilla: fr. le Gros-bec pro-
prement dit:
ted. der KernbeisserKirschfink:
ing. the Hawfinch). – Questa specie porta sul-
l’ ali una striscia lineare bianca, ha i remi inter-
mediarii di forma romboidale alla loro cima, e le
rettrici di color nero dalla parte ove le barbe ne
sono più corte. (Vedi Frisch. Tab. 4, fig. 2 e 3).

Rinviensi dessa durante la stagion fredda anche
fra noi, e del resto poi qua e là quasi per tutta
quanta l’Europa.

SPECIE 3. Fringuello marino, e così ancora il
Monachino, lo Zufolotto, o il Ciufolotto, ma
meglio poi la Lossia pirrula (L. Pyrrhula – olim
Rubicilla – e per altri ora essa pure una Fringilla:
fr. le BouvreuilBouvreux: ted. der Dompfaff
BlutfinkLiebigGimpel, e per alcuni,
sebbene a torto, anche Kernbeisser, mentre un tal
nome, come vedemmo, appartiene alla specie pre-
cedente: ing. the Bullfinch). – Questa specie
ha negri gli arti, con bianche poi tanto le tet-
trici della coda, quant’ anche quelle de’ remi po-
steriori. (Vedi Frisch. Tab. 2, fig. 1 e 2).

È dessa indigena propriamente delle regioni set-
[Seite 138] tentrionali dell’ antico Continente, ma giugne ta-
lora fin anche tra noi. Le femine, al pari dei
maschi di questa specie, sono atte ad imparare
con bastante agevolezza le arie e le canzoni che
loro s’ insegnino, accompagnandosi perfino gli uni
gli altri in concerto, e possono eziandio imparare
a pronunciare qualche parola umana.

SPECIE 4. Lossia collettizia, o anche la Los-
sia gregaria
. (L. GregariaL. Socia: fr. le Gros-
bec social:
ted. der gesellige Krünitz?: ing. the
sociable Finch of the Cape?
). – Questa specie
ha la piuma in complesso d’un color grigio, che
volge al gialliccio, colla fronte olivastra, e colla
nuca, colle spalle, colle ali e colla coda, di co-
lor bruno scuro, o fosco. (Vedi Paterson’ s Journyes, a
pag. 133
).

È dessa indigena propriamente del Capo di Buo-
na Speranza, ove, per stormi di parecchie centi-
naja, questi uccelli pongono fitti i loro nidi sul-
l’ albero medesimo, ricoprendo poscia lo strano
edificio con un tetto artificiale comune sovrain-
cumbentevi.

SPECIE 5. Lossia pensile. (L. pensilis: fr. le
Gros-bec pensile du CapNeli-curì?: ted. der
hangende Krünitz?:
ing. the penduline Finch of the
Cape?
). – Questa specie ha la piuma nel fondo di
color verde, colla testa e col sottogola giallicci,
portando presso agli occhi una fascia verde; ha
poi essa grigio l’abdomine, e neri, tanto il becco
[Seite 139] e i piedi, quanto le penne della coda ed anche i
remi. (Vedi Sonnerat Voyage aux Indes. Vol. II. tab. 112).

È dessa indigena del Capo di Buona Speranza,
come lo è eziandio dell’ isola Madagascar. I nidi,
che questi uccelli approntansi sempre presso al-
l’acqua, riescono in vero mirabilissimi per la loro
singolar costruzione, simile quasi a quella d’una
storta chimica, col becco, l’estremità del quale
porta l’apertura che serve all’ entrata e all’ uscita
di chi vi abita per entro, rivolto all’ ingiù, per
modo che corrisponde assai da presso all’ acqua sot-
topostavi.

SPECIE 6. Lossia delle Filippine o lo Sfrosone
delle Filippine
, o anche la BajaTucnam-cur-
vi
? (L. PhilippinaBengalensis – per altri Cocco-
thraustes chrysocephala:
fr. l’Orchefle Gros-
bec Orchef:
ted. die Baya: ing. the Baya). –
Questa specie ha la piuma in generale di color
fosco o bruno, se non che poi per di sotto riesce
di colore bianco giallognolo, e mentre il capo su-
periormente, e il petto, ne sono gialli, con bruno
il sottogola, e bianchi poi, tanto la gola, quanto
le parti laterali della testa, il becco n’ è rossiccio,
e i piedi gialli. (Vedi Daubenton Planches. Tab. 135 fig. 2).

È dessa indigena dell’ Indie orientali, e rin-
viensi, fors’ anco più frequente che altrove, appunto
alle Filippine; è docilissima e suscettibile d’am-
maestramento, ond’ è poi che nella penisola In-
diana usasi d’educarla a diverse pratiche artifi-
[Seite 140] ciose. Suole essa costruirsi di giunchi, e frammenti
di canne o simili, un nido pendente, quasi al-
trettanto mirabile quanto accennammo esserlo quel-
lo della specie precedente.

SPECIE 7. Lossia cardinale, o anche sempli-
cemente il cardinale di Virginia, o l’Usignuolo
della Virginia
. (L. Cardinalis: fr. le Gros-bec
Cardinal huppé:
ted. der Indianische Hauben-
fink
die Virginische Nachtigall: ing. the Red-
bird
). – Questa specie porta ornato il capo di
un ciuffo, o d’una cresticina di piume rosse, con
al collo un collaretto nero, ed ha poi di color
rosso crucuto, o di color del sangue, tanto il ro-
stro, quanto i piedi. (Vedi Frisch. Tab. 4 fig. 1).

È dessa indigena dell’ America settentrionale,
ed è frequentemente trasportata fra di noi, ove
non meno la bellezza di sue piume rosse, che la
piacevolezza di sua voce, hanno messo in molto
concetto quest’ uccello, e resolo quindi in certo
modo ricercato e prezioso.

SPECIE 8. Verdone, o anche lo Zigolo, il
Finco verde, e meglio poi la Lossia Cloride. (L.
Chloris
– per alcuni Motacilla AnthusMot. Flo-
rus,
per altri, ma non plausibilmente, varietà Pie-
per
dell’ Alauda arvensis: fr. le Verdier: ted. der
Grünfink
GrünlingGrünschwanz – die
Zwuntsche:
ing. the Greenfinch). – Questa spe-
cie ha in pieno la piuma di un color verde, vol-
gente manifestamente al gialliccio, co’ remi prin-
[Seite 141] cipali anteriormente giallognoli anch’ essi, e colle
quattro rettrici laterali gialle esse pure presso alla
base. (Vedi Frisch. Tab. 2, fig. 3 e 4).

Dessa rinviensi spesso or qua or là in tutta Eu-
ropa, e non è infrequente tra di noi.

SPECIE 9. Sfrosone infocato, o anche l’Uc-
cello di fuoco del Capo,
o meglio ancora la Los-
sia orice.
(L. Oryx: fr. le Gros-bec Oryx: ted.
der Feuervogel: ing. the Firebird of the Cape?).
– Questa specie ha grigia in complesso la piuma, col
becco nero, e con neri eziandio il fronte e l’ab-
domine, ma poi col collo e col groppone (Uro-
pygium
) di color fulvo o lionato (Vedi Daubenton
Planches. Tab. 6. fig. 2 e tab. 134 fig. 1
).

È dessa indigena del Capo di Buona Speranza,
e d’altre località a quella attigue o non lontane.
Gl’ individui maschi di questa specie, finchè sono
giovani ancora, in primavera ed in estate hanno
la piuma screziata o variegata di rosso infocato
e di nero vellutato, ma durante l’autunno e l’in-
verno rivestonsi tutti quanti, come le femine, di
un color grigio brunastro1.

[Seite 148]

GENERE XXXII. Ortolano o anche talora Mon-
tano,
ma meglio Emberiza. (Emberiza: fr. Bruant:
ted. Ammer: ing. Bunting). Gli uccelli racchiusi
in questo genere hanno conico il becco, colle due
mandibole che presso alla base, in certo modo,
vicendevolmente si scostano o divergono l’una dal-
l’altra, co’ lati della stringentesi mandibola infe-
riore ripiegati all’ indentro o inflessi (mandibula
inferiore lateribus inflexo-coarctata
), e colla su-
periore sensibilmente più ristretta.

SPECIE 1. Ortolano delle nevi, detto anche
talora il Cardellino di mare, o meglio ancora l’Em-
beriza della neve.
(E. nivalis: fr. l’Ortolan des
neiges:
ted. die Schneeammerder Schneevo-
gel:
ing. the snow Bunting). – Questa specie ha
di color bianco i remi, ad eccezione de’ primi, che
esternamente ne riescono neri; ha nere poi le ret-
trici, fuor soltanto le tre laterali, che ne sono, bian-
che. (Vedi Frisch. Tab. VI. fig. 1 e 2).

È dessa indigena propriamente delle regioni le
più settentrionali1, d’onde scende d’ordinario ogni
anno soprattutto in Germania per isvernarvi,
giugnendovi talora d’improvviso in stormi, quasi
direbbesi, innumerevoli.

[Seite 149]

SPECIE 2. Ortolano grigio, od anche l’Orto-
lano predatore, l’Ortolano del miglio
, e per
alcuni lo Strillozzo, e meglio poi l’Emberiza
del miglio
(E. Miliaria: fr. le Proyer: ted. die
graue Ammer:
ing. the Bunting). – Questa spe-
cie ha la piuma in complesso di color grigio, se
non che per di sotto riesce come tempestata di
macchiette nere, coll’ orbite rosso-giallastre, che
producono quasi l’effetto d’un pajo d’occhiali bru-
nicci. (Vedi Frisch. Tab. 6 fig. 4).

È dessa frequente a stormi in certe stagioni, come
fra di noi, quasi per tutta quanta l’Europa.

SPECIE 3. Ortolano propriamente detto, o an-
che il Finco del grano, l’Ortolano delle gra-
naglie, l’Ortolano grasso, l’Ortolano de’ giardi-
ni
, ma talora l’Ortolano di camerino, e meglio poi
l’Emberiza degli orti. (E. Hortulana: fr. l’Orto-
lan:
ted. der OrtolanKornfinkdie Fettam-
mer
windsche Goldammer; ing. the Ortolan).
– Questa specie ha negri i remi, ad eccezione
de’ tre primi, che riescono orlati di bianco, ed ha
negre eziandio le rettrici, compresovi le due late-
rali, che se non altro, ne sono negre per di fuori.
(Vedi von Wildungen Taschenbuch für das Jahr 1803).

È dessa indigena presso di noi, come lo è di
tutte le regioni più calde dell’ Europa, e anche delle
attigue Asiatiche.

SPECIE 4. Ortolano giallo, per taluni lo Zi-
golo giallo
, e per altri, ma affatto impropria-
[Seite 150] mente, il Rigogolo, e meglio di tutto poi l’Em-
beriza citrinella.
(E. Citrinella: fr. le Bruant:
ted. die GoldammerGelbgansder Emmer-
ling:
ing. the yellow Hammer). – Questa specie
ha nericcie le rettrici, se non che le due più ester-
ne ne portano sul lato interno una macchia bian-
ca angolare, o terminante in punta acuta. (Vedi
Frisch. Tab. 5 fig. 1 e 2
).

È dessa, duranti le stagioni appropriate, frequen-
te a bastanza quasi in tutta quanta l’Europa, co-
me lo è anche fra di noi.

SPECIE 5. Aureola, o l’Ortolano aureola, e
anche meglio l’Emberiza aureola. (E. Aureola:
fr. l’Aureole: ted. der Aureola?: ing. the Au-
reola?
). – Questa specie ha la piuma in gene-
rale di color giallo citrino, col vertice, col col-
lare, e colla schiena di color bajo (vertice torque
dorsoque spadiceis
), col portacoda per di sopra
bianchiccio (crisso albido), e coll’ ultime due ret-
trici laterali, d’amendue le parti, portanti una fa-
scia bianca obbliqua. (Vedi Abbildungen ec. Tab. 56).

È dessa indigena propriamente della Siberia, fin
anche all’ ultimo Kamtschatka.

SPECIE 6. Vedova dalla collana d’oro, o an-
che l’Ortolano paradisiaco, o il Whidah, e me-
glio poi assai l’Emberiza di Paradiso. (E. Para-
disea:
fr. la Veuve à collier d’or: ted. die Witwe:
ing. the Whidah-bird). – Questa specie ha in
complesso la piuma di color fosco, o bruniccio,
[Seite 151] a meno del petto, che ne è rosso; essa ha le quat-
tro rettrici intermediarie allungate e terminanti in
punta acuta, con altre due lunghissime, ed ha poi
il becco di color rosso. (Vedi Edwards Tab. 86).

È dessa indigena della Costa di Guinea, e pro-
priamente del Regno di Judah, che ne fa parte. Gli
Inglesi, i quali in vece di Judah, pronunciano Whi-
dah,
troppo facilmente sfigurabile in Widow che
appunto significa vedova, furono cagione del nome
di Vedova, che scorgesi comunemente poscia adot-
tato quasi da per tutto, ond’ indicare questa spe-
cie d’altronde a bastanza bella.

GENERE XXXIII. Tanagra. (Tanagra: fr. Tan-
gara:
ted. Tanagra?: ing. Tanagra?). Gli uc-
celli di questo genere, a riguardo del quale ci
accontenteremo per ora di citar qui unicamente
la specie tipo, hanno il becco di forma conica,
emarginato, quasi affatto trigono presso alla base,
e terminante in punta, ad un tempo acuta molto,
e declive, o inclinata all’ ingiù.

SPECIE 1. ed anzi UNICA, qui per noi. Iacapa,
o anche il Porporato, il Becco d’argento, e me-
glio poi la Tanagra jacapa. (T. Jacapa: fr. le
Cardinal pourpré
le Bec d’argent: ted. die Ja-
capa?:
ing. the readbreasted Blackbird). – Questa
specie ha la piuma in massa di color nero, a meno
della fronte, della strozza e del petto, ove riesce
d’un bel colore scarlatto. (Vedi Edwards. Tab. 267).

È dessa indigena dell’ Indie occidentali, e an-
[Seite 152] che di qualche altra parte dell’ America ivi vi-
cina.

GENERE XXXIV. Fringuello, od anche Finco,
ma meglio molto Pincione. (Fringilla: fr. Moi-
neau:
ted. Fink: ing. Finch). Gli uccelli spettanti
a questo genere, piuttosto ricco di specie, hanno
conico, dritto affatto il rostro, e terminante in
punta acutissima.

SPECIE 1. Fringuello, o il Pincione propriamen-
te detto, detto però talora anche il Finco rosso, il
Finco de’ Faggi
, o il Finco de’ Giardini, e meglio
poi il Fringuello celibe. (F. Caelebs: fr. le Pin-
çon:
ted. der BuchfinkGartenfinkRothfink
Waldfink: ing. the Chaffinch). – Questa spe-
cie ha negri gli arti, ossiano le estremità, co’ remi
d’ambo le parti bianchi nel fondo, ma i tre pri-
mi poi affatto senza macchie, e con due rettrici
portanti una macchia obbliqua, anch’ essa di co-
lor bianco. (Vedi Frisch. Tab. 1 fig. 1 e 2).

È dessa indigena, tanto dell’ Europa nostra, ov’ è
frequente fra di noi, quant’ anche delle regioni
settentrionali dell’ Affrica; lo zufolare, o come si
suol dire per abuso, il canto, n’ è svariatissimo, so-
prattutto a norma delle località, mentre osservossi
che spesso appunto questi Pincioni in una deter-
minata bandita di caccia, o in un dato territorio,
d’un perimetro di trenta o di quaranta miglia, can-
tano a un modo, quando poi oltrepassato quel di-
stretto, cantano o zufolano in un modo quasi af-
fatto diverso.

[Seite 153]

SPECIE 2. Fringuello montano, il Fringuello
di Boemia, il Finco di Boemia, il Pincione mon-
tano
, o anche il Fisco di montagna, o il Finco
ciarliero
. (F. Montifringilla: fr. le Pinçon d’Ar-
dennes:
ted. der BergfinkTannenfinkBö-
heimer:
ing. the Bramble). – Questa specie ha la
base dell’ ali per di sotto affatto gialla. (Vedi la Fau-
na Suecica del Grande Linneo, Tab. 2 fig. 198
).

È dessa indigena delle regioni più settentrionali
d’Europa, e in autunno, quando i faggi sono
in semente, giugne anche fra noi talora, soprattutto
ne’ monti, per stormi di più e più migliaja d’indi-
vidui.

SPECIE 3. Fringuello delle nevi, o anche il
Finco niveo
, o il Piccione delle nevi. (F. Ni-
valis:
fr. la Niverolle: ted. der Schneefink: ing. the
Snow-finch
). – Questa specie ha in pieno la piu-
ma per di sopra di color bruno o fosco, e per
di sotto poi bianco-candida quanto la neve, come
ha bianchissimi del paro i remi secondarii, e le
rettrici. (Vedi Brisson Vol. III. Tab. 15 fig. 1).

Rinviensi dessa frequentissima sulla catena del
Caucaso, ma non è poi tampoco rara troppo anche
sull’ Alpi della nostra Europa.

SPECIE 4. Cardellino, o anche il Calderugio,
e meglio poi il Fringuello rosso giallo. (F. Car-
duelis:
fr. le Chardonneret: ted. StieglitzDi-
stelfink,
e talora eziandio, ma impropriamente, Ca-
narienhanfling:
ing. the GoldfinchThistlefinch).
[Seite 154] – Questa specie ha di color rosso scarlatto, tanto
la fronte, come il sottogola, co’ remi anteriormente
gialli, con bianche nel mezzo le due rettrici più
esterne, e bianche poi all’ apice tutte l’altre. (Vedi
Frisch. Tab. 1 fig. 3 e 4
).

È dessa indigena anche fra noi, come sembra
esserlo quasi di tutta quanta Europa, e delle terre
dell’ antico Continente dalla medesima non molto
distanti. È noto che questa specie fa razza co’ no-
stri Canarini (Fringilla canaria), fornindoci così
bastardi, ossiano individui ibridi, belli a bastanza.
(Vedi anche a questo riguardo l’opera precitata di Frisch.
Tab. 12 fig. 5
).

SPECIE 5. Fringuello d’Amandava, o d’Amenabad,
o anche il Fingo del Bengala, o il Bengali pun-
teggiato
. (F. Amandava: fr. le Bengali piqueté:
ted. der Fink von Bengalen: ing. the Amedabad-
finch
). – Questa specie ha la piuma nel fondo
di color bruno, o piuttosto rosso gialliccio fosco,
punteggiata di bianco. (Vedi Buffon Vol. IV. Tab. 2
fig. 1
).

È dessa indigena dell’ Indie orientali. Prete-
sero alcuni che l’ossa di quest’ uccello fossero di
color giallo, ma è forza ch’ io dica, non essersi
il fatto verificato, almeno negli individui ch’ ebbi
occasione d’esaminare io stesso.

SPECIE 6. Canarino o anche il Canarino, e me-
glio il Fringuello delle Canarie. (Canaria
altre volte Passer Canariensis: fr. le Serin de Ca-
[Seite 155] narie, o anche le Canaris: ted. der Canarienvogel,
e altre volte già, sebben molto impropriamente,
das Zukkervögelein: ing. the Canary-bird) – Que-
sta specie ha sempre il becco bianchiccio, la piu-
ma su tutto quanto il corpo quasi bruniccia, ma
volgente sensibilmente al giallo sul petto, co’ remi
poi, e colle rettrici, inclinanti al verde. (Vedi Frisch.
Tab. 12 da fig. 1 a fig. 4
).

Sembra dessa essere stata la prima volta tra-
sportata in Europa dall’ isole Canarie sul bel prin-
cipio del secolo decimosesto, dopo la qual epoca
degenerovvi, o piuttosto alterovvisi in più e più
varietà, divenute poscia tutte a bastanza cognite
e anzi comuni fra di noi. È di fatto però che la
razza originaria o primitiva ne ha la piuma in com-
plesso, come qui appunto si è detto, di color
grigio bruniccio, col petto giallastro; fra le razze
secondarie poi, che sono ben molte, due rendon-
sene soprattutto rimarchevoli, l’una contraddistinta
da’ Tedeschi col nome di Kapp-vogel, e da’ Fran-
cesi or con quello di Canaris huppé, or coll’ al-
tro di Canaris à aigrette, pel ciuffetto, o picciolo
pennacchio, che porta sul capo, e l’altra in gra-
zia de’ suoi occhi di color di fuoco, che ne ca-
ratterizzano tosto a prima giunta manifestamente
gli individui come, quasi direbbesi, morbosamente
degenerati, o come veri Albinos (Kackerlacken).

SPECIE 7. Lucherino, o anche qua e là per
l’Italia nostra, il Verdone, il Fanello verdiccio,
[Seite 156] il Fanello verdone, o il Verzellino di Roma,
ma meglio poi ancora il Fringuello spino. (F. Spi-
nus
LigurinusAcanthis: fr. le Tarin: ted.
der ZeisigErlenfink: ing. the Siskin). – Que-
sta specie ha i remi nel mezzo di color giallo, a
meno de’ primi quattro, che non hanno macchia,
ed ha poi le rettrici gialle alla base, e nere presso
alla punta. (Vedi Frisch. Tab. 11 fig. 1 e 2).

È dessa indigena anche fra noi, ove suol porre
i nidi in sulle cime più elevate de’ Pini e degli
Abeti, nelle più cupe selve di tali alberi, e quindi
è poi che ben di rado avviene di scoprirne alcuno1.

SPECIE 8. Fringuello del Canape, o anche il
Fanello del canape
. (F. Cannabina: fr. la Linot-
te:
ted. die HänflingLeinfinkdie Artsche:
ing. the greater Linnet). – Questa specie ha neri,
tanto i remi primarii, quant’ eziandio le rettrici,
che così gli uni, come l’altre, riescono poi orlati
di bianco. (Vedi Frisch. Tab. 9 fig. 1 e 2).

È dessa indigena anche fra di noi, come lo è
quasi di tutta Europa, e di parecchie contrade d’Ame-
rica.

SPECIE 9. Fanello propriamente detto; o an-
che il Fringuello del Lino. (L. Linaria: fr. le
Sizerin:
ted. das Citrinchender Flachsfink
Carminhänfling: ing. the lesser Linnet). – Que-
[Seite 157] sta specie ha di color brunastro o fosco, con una
orlatura pallido-sporca, tanto i remi, quanto le ret-
trici; la sgorbiatura dell’ ali ne riesce bianchiccia
(Litura alarum albida). Il maschio ne porta sem-
pre, così il vertice, come il petto, tinti di color rosso
sanguigno (Mas pectore et vertice sanguineis. – Così
soggiugne ora il benemerito Autore per sue lettere
de’ 26 marzo 1826). (Vedi Frisch. Tab. 10, fig. 3 e 4).

È dessa indigena, si può dire, quasi di tutte
quante le regioni settentrionali del Globo, ed è
frequente anche tra noi, ove migra temporaria-
mente in certe determinate stagioni.

SPECIE 10. Passero, o anche il Passero comune,
e meglio poi il Fringuello domestico. (F. Do-
mestica,
– altre volte già PyrgitaPasser: fr.
le Moineau: ted der SperlingSpatz: ing. the
Sparrow
). – Questa specie ha di color fosco,
o bruno scuro, così i remi, come le rettrici, con
una grande macchia nera sul sottogola, e colle tem-
pie di colore ferrigno.

È dessa, non solo indigena sempre, ma frequen-
tissima, fra di noi, e può dirsi diffusa univer-
salmente per tutta quanta l’Europa, ed anche per
tutte le regioni dell’ antico Continente a quella fini-
time, eccettone alcune speciali ubicazioni, come
è per esempio qualche località della Turingia,
quantunque non vi manchino talora nè alberi
frondosi, nè fruttaj. Questa specie suole metter
giù le ova, per covarsele, ben quattro volte all’ anno.
[Seite 158] È fuor di dubbio ch’ essa nuoce sempre assai gra-
vememente agli orti, e alle nostre campagne col-
tivale, ma giustizia vuol poi che abbia a scontarsi
dalla massa di così fatti danni, anche il vantaggio
a bastanza rilevante ch’ essa cagiona distruggendo
un numero indefinito di bruchi, crisalidi, insetti,
vermi, e altri consimili esseri, nocivi essi pure. Tra
i passeri accade talvolta, sebbene piuttosto di rado,
d’incontrarne alcuni colla piuma tutta quanta bian-
ca affatto, che, quando non siano degenerazioni
morbose, o veri Albinos della specie, altro non
ne sarebbero che semplici varietà.

GENERE XXXV. Muscicapa, o Pigliamosche, o an-
che Beccamosche. (Muscicapa: fr. Gobe-mouche:
ted. Fliegenfänger: ing. Flycatcher). Gli uccelli
spettanti a questo genere, riguardo al quale ci ter-
remo paghi di citar qui per ora soltanto, fra le
cento e più specie che se ne contano, quella che
gli serve di tipo, hanno mediocre, alquanto allar-
gato, e quasi trigono, il loro rostro, emarginato da
ambe le parti, depresso vicino alla base, e ter-
minante come una robusta punta, schiacciatella ed
incurvata o rivolta allo ’ngiù, e portano presso
alle loro narici ovali, e intorno alla base del bec-
co, corti peli ben manifesti, che spingonsi verso le
fauci. (Vibrissae patentes versus fauces).

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui per noi. Muscicapa
capinera
, o anche la Pigliamosche dalle chiome
nere
. (M. Atricapilla: fr. le Gobe-mouche à collier:
[Seite 159] ted. der Fliegenschnäpper: ing. the pied Flycat-
cher
). – Questa specie ha la piuma, in complesso,
tutta quanta di color nero, a meno che per di
sotto, ov’ è bianca, come n’ è bianca una macchia
sulla fronte, come n’ è bianco uno specchietto sul-
l’ali (nigra, subtus, frontis macula, alarumque
speculo albis
), e come bianche in fine ne sono
ancora al di fuori le rettrici laterali. (Vedi Frisch.
Tab. 24, fig. 1
).

Rinviensi dessa ora qua, ora là per tutta quanta
l’Europa1.

[Seite 162]

GENERE XXXVI. Beccafico, o anche Cutretta,
Cutrettola,
e meglio poi di tutto Motacilla.
(Motacilla: fr. Bec-fin: ted. Beccafige: ing. War-
bler?
). Gli uccelli, usualmente contraddistinti colla
frase – Uccelli dal becco gentile –, spettanti a
questo genere, hanno sempre dritto affatto il rostro
e subulato, o conformato a foggia di lesina, colle
due mandibole quasi perfettamente della medesima
lunghezza.

SPECIE 1. Usignuolo, o il Rosignuolo, e anche,
ma però poeticamente, la Filomela, e meglio poi
la Motacilla filomela. (M. Luscinia – altre volte
già Philomela: fr. le Rossignol: ted. die Nachti-
gall:
ing. the Nightingale). – Questa specie ha
la piuma in complesso di color rosso giallastro,
o bruno, volgente al grigio di cenere, colle ar-
mille, o quasi direbbesi, cogli smanigli, di color
grigio di cenere deciso. (Vedi Frisch. Tab. 21, fig. 1 e 2).

[Seite 163]

È dessa in certe determinate stagioni indigena
di tutti i climi temperati, così d’Europa, come
eziandio dell’ Asia, e quindi frequente a bastanza
anche fra noi, ove suol giugnere, poco meno che
a giorno fisso, in Aprile, per ripartirne poi, dopo
d’avervi figliato, del pari ad epoca prestabilita, nel
mese d’Agosto, non si sa bene per recarsi pre-
cisamente dove in allora, ma no certo, per quanto
sembra, alla volta d’Affrica, come fanno altre spe-
cie d’uccelli migratori.

SPECIE 2. Capinera del grano, o anche la Capi-
nera delle Siepi
, e meglio poi la Motacilla cur-
ruca
. (M. Curruca: fr. la Fauvette: ted. die Gras-
mücke
der HeckenschmatzerWeidenzei-
sig,
e per altri anche poi, comunque impropria-
mente affatto, der SängerWeidensänger, e
perfino die Nachtigall, nomi che appartengono ad
altre specie; ing. the hedge Sparrow). – Questa
specie ha la piuma fosca o bruniccia per di sopra,
e bianca poi per di sotto, con brune le rettrici,
a meno della più esterna di tutte, che ha bianco
il lembo più sottile. (Vedi Frisch. Tab. 21, fig. 3).

È dessa indigena delle regioni più temperate
d’Europa, e quindi nelle convenienti stagioni co-
mune a bastanza anche fra noi.

SPECIE 3. Beccafico vero, o il Beccafico pro-
priamente detto, e anche qua e là per l’Italia,
il Bigione, lo Scatarello, o veramente la Bigia,
e meglio poi la Motacilla beccafico. (M. Fice-
[Seite 164] dula: fr. le Bec-figue, e già un tempo l’Oyse-
let de Chypre:
ted. die Beccafige: ing. the Bec-
fige
Epicurian Warbler?). – Questa specie
ha in complesso la piuma di color bruno, un
po’ meno carico che non l’abbia per di sopra la
specie precedente, e come quella bianca poi per
di sotto, ma sul petto l’ha nel fondo di color
grigio di cenere, tempestata di macchiette brune.
(Vedi Frisch. Tab. 22, fig. 3 e 4).

È dessa in certe stagioni frequente anche tra
noi, ov’ è tenuta come boccone ghiotto e dilicato
molto, soprattutto quand’ è naturalmente ben gras-
so, e può dirsi indigena delle regioni più tempe-
rate, e anche delle calde di tutta Europa, ma ab-
bonda poi stranamente nell’ isola di Cipro, d’onde,
a motivo della ricercatezza in che l’ha posto la
squisitezza di suo sapore, se ne suol fare annual-
mente una ragguardevole esportazione1.

[Seite 165]

SPECIE 4. Beccafico bianco, e anche talora il
Culbianco, o la Bovarina, la Cutretta propria-
mente detta, e la Cutrettola, e potrebbe anche
esser qui il luogo del Beccafico di palude, ma
meglio poi, a scanso d’ogni confusione, la Mota-
cilla bianca
. (M. Alba: fr. la Lavandière – le
Culblanc:
ted. die weisse Bachstelze – graue Bach-
stelze
das Ackermännchen: ing. the white Water-
wagtail
). – Questa specie ha nera la piuma sul
petto, colle due rettrici laterali segnate in traverso
da una striscia bianca obbliqua nel bel mezzo. (Vedi
Frisch. Tab. 23, fig. 4
).

Può dessa riguardarsi come indigena di quasi
tutto quanto l’antico Continente, ed è frequente
a bastanza anche fra noi, nelle stagioni che le rie-
scono confacenti.

SPECIE 5. Beccafico Calliope, o la Motacilla
calliope.
(M. Calliope: fr. la Calliope: ted. die Cal-
liope?:
ing. the Calliope?). – Questa specie ha
la piuma in generale, nel fondo di color mustel-
lino, ossia del color proprio del pelo di Donnola,
vale a dire di quel colore che ha il pelo di sor-
cio, supponendolo alquanto più volgente al bruno
chiaro, sparsa poi di frequenti macchie olivastre,
ma per di sotto riesce invece bianco-gialliccia; ha
[Seite 166] il sottogola del color rosso del minio, cinto tutto
all’ intorno come da un nastro bianco e nero, con
due striscie, nere esse pure, e disposte a foggia di
briglia o di filetto, e finalmente con bianche le
sopracciglia. (Vedi Abbildungen ec. Tab. 45).

È dessa propriamente indigena della Siberia,
e rinviensi perfino all’ ultimo Kamtschatka.

SPECIE 6. Capinera propriamente detta, o an-
che il Fringuello dalla testa e cervice nere,
o il Beccafico capinero, e meglio poi ancora la
Motacilla capinera. (M. Atricapilla: fr. la Fau-
vette à tête noire:
ted. der Klosterwenzel
Mönch – per altri poi anche, nè so bene con quan-
ta esattezza, meno male a proposito però che
per la precedente specie 2.a, der SängerWei-
densänger,
e per taluni qualche volta die Nachti-
gall,
come per altri, ma a quel che ci sembra
a torto, das Schwarzplattel, che dovrebbe piutto-
sto appartenere alla specie seguente: ing. the
Black-cap
). – Questa specie ha nel fondo la piu-
ma di color testaceo, vale a dir come di terra
cotta, o rosso laterizio, se non che poi per di sotto
riesce di color grigio di cenere, con un pileo, o
con una maniera di berretta assai più scura sul
capo. (Vedi Linnei Fauna Suecica. Tab. 1, fig. 256).

È dessa indigena in generale di tutte le regioni
temperate d’Europa, e a stagion conveniente rin-
viensi anche fra noi, ove l’individuo maschio, dopo
l’Usignuolo, vien quasi stimato il più gradevole
tra i nostri Cantori spontanei delle selve.

[Seite 167]

SPECIE 7. Usignuolo de’ muri, o il Rosignuolo
delle muraglie
, o anche il Codirosso, il Coda-
rossa
, o il Beccafico dalla gola nera, ma meglio
poi la Motacilla codirossa. (M. Phoenicurus:
fr. le Rossignol de muraille: ted. das rothsch-
wänzchen
SchwarzkehlchenSchwarzplat-
tel?:
ing. the Redstart). – Questa specie ha nero
affatto il sottogola, coll’ abdomine e colla coda
di color rosso gialliccio, o bruno giallo, col capo
e col dorso rivestiti di piuma grigia, quasi direb-
besi incanutita. (Vedi Frisch. Tab. 19, fig. 1).

Ha dessa precisamente la stessa patria che indi-
cammo propria dell’ Usignuolo vero, cui tien dia-
tro costantemente nelle sue migrazioni annuali,
tanto quando giugne anche fra noi, come quando
se ne parte, senza che sappiasi precisamente ove
vada.

SPECIE 8. Beccafico pettirosso, o anche sem-
plicemente il Pettirosso, e meglio poi la Mota-
cilla pettirossa.
(M. Rubecula – altre volte già
Erithacus: fr. le Rouge-gorge: ted. das Roth-
kehlchen
Rothbrüstchender Rothbart: ing.
the robin ReadbreastRuddock). – Questa
specie ha la piuma in generale di color grigio, col
sottogola e col petto di colore ferrigno. (Vedi Frisch.
Tab. 19, fig. 2
).

È dessa indigena quasi di tutta quanta Europa,
e rinviensi pure a bastanza frequente fra di noi,
ove passa talora l’intiero inverno, e dove l’indi-
[Seite 168] viduo è da ritenersene, non solo come una viva-
cissima e assai gentile creaturina, ma ben anche
come un mezzo utilissimo di distruzione d’una co-
pia innumerevole d’insetti nocivi.

SPECIE 9. Beccafico di Svezia, o anche Ros-
signuolo dall’ usbergo
, o se si voglia, il Pettaz-
zurro
, e meglio poi la Motacilla di Svezia. (M.
Suecica:
fr. la Fauvette à poitrine bleue?: ted.
das Blaukehlchendie schild-Nachtigall: ing.
the bleuebreasted NichtingaleSuecian Nichtin-
gale?
). – Questa specie ha il petto di color fer-
rigno, con sopravi una fascia di color ceruleo, e
colle rettrici in complesso di color bruno scuro, o
fosco, ma ferrigne poi presso alla base. (Vedi Frisch.
Tab. 19, fig. 2–6
).

È dessa da credersi originaria propriamente della
Svezia, come ne fa cenno, fra gli altri, il suo nome
specifico latino, ma suol migrare annualmente in
certe epoche determinate da quelle regioni setten-
trionali, per ridursi particolarmente a dimora presso
alle acque poste fra le montagne ne’ climi alquan-
to più miti dell’ antico Continente, sicchè riscon-
trasi talvolta in così fatte località, non solo della
Germania, ma anche tra di noi.

SPECIE 10. Troglodite, o anche lo Scriccio,
ma meglio poi la Motacilla troglodite. (M. Tro-
glodytes:
fr. le Troglodyte: ted. der Zaunkönig
ZaunschlupferSchneekönigWinterkö-
nig:
ing. the Wren). Questa specie ha la piu-
[Seite 169] ma in pieno di color grigio, coll’ ali disegnate a
modo d’onde svariate di nero e di color grigio di
cenere. (Vedi Frisch. Tab. 24, fig. 3).

È dessa indigena propriamente delle regioni più
settentrionali del Globo, d’onde spesse volte, a sta-
gion conveniente, scende anche fino fra di noi.
Usa costruirsi coperti i suoi nidi conformati, quasi
direbbesi, a foggia d’un nostro forno da pane1,
per riporvi poi ad ogni volta un assai grande nu-
mero d’ova.

SPECIE 11. Reattino, o anche lo Scriccietto,
lo Scricciolo, il Re delle siepi, il Re dal ciuf-
fetto, il Galletto dorato
o vero semplicemente
il Regolo, ma meglio poi la Motacilla regolo (M.
Regulus:
fr. le Roitelet: ted. das Goldhähnchen:
ing. the goldcrowned Wren). – Questa specie
ha i remi secondari giallognoli lungo l’esterno loro
lembo, ma bianchi poi nel mezzo; porta dessa or-
nato il capo d’un ciuffetto, o d’una cresticina
composta di piume aventi un colore che rammenta
quello del croco o dello zafferano. (Vedi Frisch. Tab.
24, fig. 4
).

È dessa pure indigena, come la specie prece-
dente, delle regioni più settentrionali del Globo,
ma rinviensi anche fra di noi, e l’individuo n’ è
generalmente considerato come l’uccello di più pic-
[Seite 170] ciola mole che incontrisi, libero, o non portatovi,
in tutta quanta l’Europa.

SPECIE 12. Beccafico sarto, o meglio ancora
la Motacilla sartora. (M. Sartoria: fr. le Tail-
leur
l’Oiseau tailleurle Bec-figue tailleur:
ted. der Schneidervogel: ing. the Taylorbird). –
Questa specie ha la piuma tutta quanta di color
giallo pallido. (Vedi J.R. Forsters Indische Zoologie Tab. 8).

È dessa indigena dell’ Indie orientali, ed è più
picciola del nostro Scriccio. Quest’ uccello trasse il
nome suo specifico da quella maniera d’industria
naturale assai riflessibile, con cui suole costrurre
di foglie d’alberi il proprio nido, scegliendone
all’ estremità d’un ramo, una verde, per cucirvi
in certo modo da presso il numero occorrente d’al-
tre foglie secche, sì che ne risulti per entro una
cavità della forma d’un cartoccio, come suol dirsi,
a cornetto, che tappezza poi tutto internamente di
sofice piumino, o d’altra consimile molle e mor-
bidissima sostanza.

GENERE XXXVII. Pipra, o anche Manachino.
(Pipra: fr. Manakin: ted. Manakin: ing. Mana-
kin
). Gli uccelli di questo genere, tra’ quali noi
qui non citeremo che soltanto la specie tipo, hanno
il becco di sezione quasi triangolare presso alla sua
base, intatto del tutto, ossia nè dentato, nè serrato,
nè lacero, incurvato all’ apice, e più corto che non
siane la lunghezza totale della testa, ed hanno i pie-
di gressori, o conformati in modo che l’individuo
[Seite 171] possa comodamente valersene, come suol dirsi,
per pedonare, o per proceder di passo, senza gio-
varsi in ciò del soccorso dell’ ali.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui ora per noi. Ma-
nichino delle rupi
, o la Pipra delle rupi o anche
semplicemente il Manachino. (P. Rupicola: fr. le
Coq de roche:
ted. der Manakin: ing. the Ma-
nakin
). – Questa specie porta la testa ornata
d’una cresticina piumosa, o d’un ciuffetto dritto,
il lembo delle penne del quale riesce porporino;
il corpo n’ è in complesso vestito d’una piuma
tutta quanta crocea, ossia del colore dello zaffe-
rano, con tronche le tettrici delle penne rettrici.
(Vedi Edwards Tab. 264).

È dessa indigena propriamente della Gujana,
e d’altre quinci non molto disparate località del-
l’ America.

GENERE XXXVIII. Cingallegra, o Cinciallegra,
o anche Paruzzola. (Parus: fr. Mèsange: ted.
Meise: ing. Tit-mouseTom-tit). Gli uccelli
di questo genere hanno costantemente affatto in-
tero, ossia non fesso, non dentato e non lacero,
il becco, ma coperto invece di setole o di peluzzi
al luogo di sua inserzione.

SPECIE 1. Cingallegra maggiore, o anche la
Cingallegra carbonaja,
o la Paruzzola propria-
mente detta (P. Major: fr. la Charbonnière: ted.
die KohlmeiseBrandmeise: ing. the great Tit-
mouse
). – Questa specie ha al tutto nera la piu-
[Seite 172] ma del capo, a meno delle tempie, che ne riescono
bianche, e della nuca, che n’ è gialliccia. (Vedi Frisch.
Tab. 13, fig. 1 e 2
).

Può dessa ritenersi come indigena di quasi
tutto quanto l’antico Continente, rinvenendovisi
da quando a quando poco meno che per ogni dove.
Comunque l’individuo non ne sia di mole troppo
vistosa, esso mostrasi però audacissimo e pien di
coraggio, attaccando spesse volte uccelli di gran
lunga maggiori di lui, spaccando col proprio becco
il cranio a’ piccioli uccelli, che usiamo chiamare
canori, e praticando altri consimili tratti, che a
bastanza ne provano il molto ardire, non disgiunto
da qualche grado di ferocia. Si è creduto di dover
ritenere come cosa di fatto, e non ammettente
oggimai più dubbiezza, che il becco già corneo,
tanto in questa specie d’uccelli, quant’ anche in
altre del medesimo genere, che usano svernar tra
di noi, facciasi durante appunto l’inverno, più duro
assai, di quello che non soglia esserlo in estate; di
modo che allora possono poi effettivamente, coll’ ajuto
di quello, sgusciare le sostanze che debbono ser-
vir loro d’alimento, scavandole anche a forza di
beccate dal terreno gelato.

SPECIE 2. Cingallegra azzurra, o la Cingal-
legra cerulea,
o anche il Luì, e qualche volta
eziandio, il Monachino comunque assai poco plau-
sibilmente, atteso la confusione che quindi ne
deriverebbe coll’ altro Monachino già da noi men-
[Seite 173] tovato, che corrisponde alla Lossia pirrula, e me-
glio poi di tutto Paruzzola cerulea. (P. Cae-
ruleus:
fr. la Mésange bleue: ted. die Blaumeise
PimpelmeiseJungfernmeiseder Blau-
müller:
ing. the Nun). – Questa specie ha, tanto
il vertice, quanto i remi, di colore azzurrognolo,
se non che i primari sul margine esterno ne rie-
scono bianchi; la fronte poi n’ è bianca (Vedi Frisch.
Tab. 14, fig. 1
).

È dessa frequente molto, come fra noi, così
per tutta Europa, e può in qualche modo con-
siderarsi quale animal vantaggioso alla specie no-
stra, in vista della copia indicibile d’Insetti, che
va distruggendo annualmente per cibarsene.

SPECIE 3. Cingallegra codata. (P. Caudatus:
fr. la Mésange à longue queue: ted. die Schwanz-
meise
MoormeiseSchneemeise: ing. the long-
tailed Titmouse). –
Questa specie ha bianco il ver-
tice, e porta una coda lunga più di quello che nol
sia tutto quanto il corpo. (Vedi Frisch. Tab. 14, fig. 3).

Rinviensi dessa in tutta quanta l’Europa, anche
fra noi, ma trovasi indigena del pari anche all’ In-
die orientali. Essa suole metter giù circa venti ova
in un nido, che approntasi di musco, di lana e
d’altre così fatte sofici materie, in forma d’un sac-
co1, rivestendolo poi ancora esternamente di mi-
[Seite 174] nuzzoli arborei, e frall’ altre cose, principalmente
di quel medesimo musco, onde suol essere vestito
il tronco dell’ albero su cui n’ è posto il nido.

SPECIE 4. Cingallegra barbata, talora il Pas-
sero Indiano
, o anche la Cingallegra da’ baffi,
ma meglio poi ancora la Cingallegra Biarmica.
(P. Biarmicus: fr. la Moustache: ted. das Bartmänn-
chen – der Indianische Sperling:
ing. the bear-
det Titmouse
). – Questa specie ha sul vertice la
piuma di color bianco grigio, quasi direbbesi, ca-
nuta, col capo ornato d’una maniera di barba,
ed oltre a ciò porta dessa una coda più lunga di
quello che non sialo tutto quanto il corpo. (Vedi
Frisch. Tab. 8, fig. 3
).

È dessa indigena propriamente delle regioni
orientali e settentrionali d’Europa, come a dire
dell’ Inghilterra, o simili, ma rinviensi talvolta an-
che fra noi.

SPECIE 5. Pendolino, o anche la Cingallegra
di Polonia
, ma meglio ancora la Cingallegra Pen-
dolina
. (P. Pendulinus: fr. la Mèsange de Pologne
le Rémis: ted. die BeutelmeisePendulin-
meise
der RemitzCottonvogel: ing. the pen-
duline Titmouse
). – Questa specie ha il capo co-
perto di piume d’un colore quasi ferrugineo, con
una fascia o benda nera al di sopra degli occhi,
co’ remi e colle rettrici nel fondo di color fosco
o bruno, ma aventi amendue i lembi loro mar-
ginati dello stesso colore ferrugineo, ond’ indi-
[Seite 175] cammo esserne la piuma sul capo. (Vedi J.D. Titii,
Parus minimus Remiz descriptus. Lipsiae 1755 in 4. Tab.
1 e 2
).

È dessa frequente qua e là, tanto nell’ Austria,
in Polonia, in Siberia ec., quant’ anche fra noi
nell’ Italia settentrionale, e in altre simili località,
ove suol porre, pendente da un ramo per l’ordi-
nario assai sottile, i suoi nidi costrutti di lanug-
gine de’ pioppi, e di qualche altra sostanza so-
fice del pari, e morbidissima.

GENERE XXXIX. Rondine, o anche Rondinella.
(Hirundo: fr. Hirondelle: ted. SchwalbeTag-
schwalbe:
ing. Swallow). Gli uccelli appartenenti
a questo genere hanno sempre il becco picciolo
molto, sottile e subulato o lesiniforme, legger-
mente incurvato verso all’ apice, e compresso poi
o schiacciato presso alla base.

Le rondini si distinguono tosto, anche a prima
giunta, manifestissimamente da tutti quanti gli uc-
celli di questo medesimo Ordine de’ Passeri, non
solo in grazia della speciale loro conformazione, ma,
e soprattutto poi, mercè delle loro abitudini, e
del tenor di vita che è loro proprio. In onta a
quanto già se n’ è scritto, ignorasi effettivamente
pur sempre dove si rechino a svernare quelle, che
per un tempo dell’ anno sono indigene tra di noi,
e frall’ altre in particolare le prime due delle spe-
cie seguenti, ed è veramente un peccato che, nel
citare le osservazioni e le sperienze che avrebbero
[Seite 176] potuto condurre il nostro giudicio a prescegliere
l’una1, o l’altra2, delle due opinioni contrarie
in tale proposito dominanti, non abbiasi tampoco
avuto cura d’indicare con qualche precisione le
specie, sulle quali caddero quelle medesime spe-
rienze ed osservazioni. Diremo qui in generale ciò
non ostante che, almeno per quanto pare, la mi-
grazione di tali uccelli ad un clima più caldo, che
non è il nostro durante l’inverno, avrà sempre
in suo favore molti più gradi di probabilità, che
non possa probabilmente conciliarsene mai qualsi-
voglia opinione diversa.

SPECIE 1. Rondinella, o la Rondine di cam-
mino,
o anche la Rondine del fumo, ma meglio
ancora la Rondine domestica. (H. domestica
già altre volte H. rustica di Linneo: fr. l’Hiron-
delle de cheminée:
ted. die RauchschwalbeFe-
[Seite 177] uerschwalbe: ing. the Houseswallowchimney
Swallow
). – Questa specie ha lunghissime le ret-
trici laterali, marcate, come anco tutte le altri ret-
trici, a meno delle due intermediarie, d’una vi-
stosa macchia bianca sulle barbe interne, colla fronte
e col sottogola di color bajo, o piuttosto bruno di
castagna (Spadiceis); è dessa poi d’un bel nero iride-
scente generalmente per tutto al di sopra, e lungo le
parti laterali del collo, ma per di sotto invece d’un
bianco volgente alcun poco al bruniccio. (Vedi Frisch.
Tab. 18, fig. 1
).

Dessa, comunissima tra di noi nelle convenienti
stagioni, costituisce, pigliandola complessivamente
colla Rondine delle ripe (Specie 3. qui per noi),
la specie degli uccelli la più d’ogni altra diffusa
universalmente su tutta quanta la faccia del Globo.
I moltiplici nomi che vennero mano mano attri-
buiti, così a questa specie, come a quella che le tien
dietro immediatamente qui sotto, sono stati in
assai strano modo scambiati e confusi da’ diversi
sistematici. Quella però, di cui qui trattasi ora di
proposito, e che ha nudi e affatto senza piuma
i piedi, colle rettrici quasi tutte, come dicemmo,
macchiate di bianco, suol costruire gli aperti suoi
nidi, spesso bulicanti e anzi riboccanti di cimici,
al di sotto del tetto delle case, delle stalle, e delle
capanne, e ne’ villaggi poi sotto a’vestiboli delle
Chiese, sotto i volti delle case, sotto al coperto
de’ cammini, delle torri, de’ campanili ec.

[Seite 178]

SPECIE 2. Rondine delle pareti, o comunque
impropriamente, la Rondine delle Muraglie, o la
Rondine delle torri
, detta anche il Balestruccio,
e meglio poi la Rondine della Campagna, o la Ron-
dine campestre
. (H. Agrestis, – già prima H.
urbica
di Linneo: fr. l’Hirondelle de fenétre,
e talvolta essa pure, sebbene a torto, l’Hiron-
delle de muraille
le Martinet à cul blanc:
ted. die HausschwalbeFensterschwalbeMehl-
schwalbe
Spyrschwalbe: ing. the Martin
Martlet). – Questa specie ha i piedi rivestiti di
piuma; ha senza macchia alcuna le rettrici; ha
la piuma sul dorso d’un color nero volgente al
turchiniccio, e per di sotto riesce tutt’ affatto bian-
ca. (Vedi Frisch. Tab. 17, fig. 2).

È dessa indigena anche fra noi, ma è poi fre-
quentissima, durante la stagione che le è appropria-
ta, nelle regioni alquanto più settentrionali del Glo-
bo. Essa suol porre il più delle volte fatto a volto
suo nido, formato di molecule grumose di fango,
ne’ villaggi in campagna, al di fuori delle case, im-
mediatamente sotto il tetto, in alto de’ finestroni
delle Chiese, o simili.

SPECIE 3. Rondine delle ripe, o anche la Ron-
dine della Sabbia
. (H. Riparia: fr. l’Hirondelle
de rivage:
ted. die UferschwalbeErdschwalbe:
ing. the Sandmartin – Shore bird). – Questa spe-
cie ha la piuma in generale di color grigio di cenere,
con bianco il sottogola, e bianco del pari l’abdo-
mine. (Vedi Frisch. Tab. 18, fig. 2).

[Seite 179]

È dessa in buona stagione, indigena anche fra
noi, come le specie precedenti, ed usa collocare
il nido appunto lungo le ripe de’ fiumi, e degli
stagni, nelle fosse fangose, negli scavi d’argilla
da mattoni, nelle così dette dune, ne’ monticelli
di sabbia, e così via discorrendo.

SPECIE 4. Rondine esculenta, o anche la Sa-
langana,
o la Rondinella Indiana. (H. Esculenta:
fr. la Salangane: ted. die Salangane: ing. the Sa-
langane
). – Questa specie porta, giusta l’opinion
comune, sopra tutte indistintamente le rettrici una
macchia bianca; ma, volendo attenerci alla de-
scrizione datane da Latham, avrebbe tanto le ret-
trici, quanto i remi, al tutto di color nero, sa-
rebbe per di sopra di color nero bruniccio, e per
di sotto poi di colore decisamente bruno, col sot-
togola bianchiccio, co’ piedi bruni, col becco nero,
e colla coda biforcuta.

È dessa propriamente indigena, e anzi comune,
nell’ isole della Sonda, e nell’ altre isole dell’Ar-
cipelago Indiano, fino inclusivamente alla Nuova
Guinea; l’individuo ne perviene alla grandezza a
un dipresso d’un nostro Scriccio comune (Mota-
cilla troglodytes
), non oltrepassando mai i tre
pollici e mezzo di lunghezza. Ne sono famosi i
nidi translucidi, rassomiglianti, quanto alla materia,
più che ad altro, alla nostra così detta colla di
pesce, o alla colla forte, se non che ne sono un po’
più giallicci, e quanto alla forma e spessezza loro, ad
[Seite 180] una delle valve del Mitilo rondine (Mytilus hi-
rundo
) di Linneo, o ad un acquasantino, solu-
bili nell’ acqua bollente, con cui formano poi una
gelatina alla quale attribuisconsi qualità afrodisia-
che. La Salangana li colloca ne’ buchi, e nelle cre-
pature delle spiaggie, o anche nelle grotte o ca-
verne delle alture che trovansi lungo il lido, e
va formandoli, a quanto pretendesi, mediante un
intiero bimestre di lavoro, stando all’ opinione
invalsa più universalmente, colla mucilagine che co-
stituisce il così fatto fregolo de’ pesci, o volendo
adottare l’opinione più moderna, che alcuni sti-
mano anche più verosimile, con quella di una
specie particolare di fuco, comune in que’ luo-
ghi, e spettante al genere Gelidium. Di così fatti
nidi ricercatissimi, e che soprattutto i voluttuosi Chi-
nesi sogliono pagare a peso d’oro ed anche più,
vuolsi che annualmente, in tre diverse riprese, non
raccolgansi in complesso meno di quatiro milioni
in numero, fassi colà un’ assai lucrosa esportazione,
specialmente appunto alla China, ove vengono ven-
duti sotto il nome di Nidi Indiani, o sotto quello
di Nidi di Tonchino.

SPECIE 5. Rondone, o la vera Rondine delle
muraglie
, o il Martino nero, e meglio ancora la
Rondine apoda
. (H. Apus: fr. le Martinet: ted. die
Mauerschwalbe
SteinschwalbePierschwalbe
Thurmschwalbe: ing. the BlackmartinSwift).
– Questa specie ha in complesso la piuma di
[Seite 181] color nericcio, a meno del sottogola, che ne riesce
bianco, ed ha poi rivolte anteriormente tutte quat-
tro le dita di ciascun piede (digitis omnibus qua-
tuor anticis
). (Vedi Frisch. Tab. 17, fig. 1).

È dessa indigena, come fra noi, quasi di tutte
quante le parti boreali del Globo1.

[Seite 183]

GENERE XL. Caprimulgo, o Mungicapre, o an-
che Rondine notturna. (Caprimulgus: fr. Engou-
levent:
ted. Nachtschwalbe: ing. Night-raven).
Gli uccelli crepuscolari, rari come individui, ma a
bastanza numerosi come specie, spettanti a questo
genere, in cui ora non contansene meno di 36, tra
le quali non pensiamo occorra farci qui carico se
non soltanto della specie tipo, hanno sempre il
becco in certo modo flessibile, mezzanamente incur-
vato, picciolissimo, subulato o conformato a foggia
di lesina, e depresso o schiacciatello in vicinanza
della sua base, che presso alle ampie narici ester-
ne è guarnita di setole o di peluzzi rigidi e setolosi,
rivolti all’ innanzi, e conformati a modo di ci-
glia (Vibrissae ciliares), coll’ apice della mandibola
superiore fesso ed uncinato; hanno la fenditura
della bocca stendentesi fin’ oltre agli occhi, e quindi
straordinariamente grande (Rictus amplissimus),
ed hanno in fine l’unghia intermediaria guernita
anch’ essa di peluzzi ciliari.

SPECIE 1. e anzi UNICA qui per noi. Capri-
mulgo Europeo,
o anche talora il Mungicapre,
il Tettacapre, l’Inghiottivento, la Rondine
notturna,
e per taluni infine, il Calcabotto ec.
(C. Europaeus – già un tempo Nycticorax: fr. l’En-
goulevent
la Tette-Chevre, – e talora perfino
le Crapaud volant: ted. die NachtschwalbeHexe
– der Ziegenmelker
ZiegensaugerNacht-
rabe – Tagschläfer:
ing. the GoatsuckerNight-
[Seite 184] raven). – Questa specie ha la piuma in generale
bellamente variegata a strisce alterne angolose, o co-
me suol dirsi a zig-zag, di nero e di color bianchic-
cio, colle guancie e col sottogola più minutamente
striati, ed ostentanti una tal quale tendenza al
rosso giallastro, o al bruniccio, con una benda
bianca affatto, che stendesi dall’ inserzione del becco
fino all’ occipite, co’ remi bruno-nerastri, tempe-
stati tutti d’ambo i lati di macchie brune, ad ec-
cezione de’ tre primi, che portano sul lato in-
terno una macchia bianca, colle rettrici esteriori
terminanti in bianco alla sommità, mentre le in-
termediarie ne sono attraversate da fascie nericcie,
come di color nericcio ne sono pure il becco e
l’unghie; ha dessa inoltre i tarsi quasi compita-
mente rivestiti di piuma, e ha poi l’iride di co-
lor rancio. (Vedi Buffon. Planches enlum. 193).

Essa può dirsi indigena di quasi tutto quanto
l’antico Continente, e rinviensi talora anche tra
noi, sebbene sia un animale notturno, che lasciasi
vedere molto di rado, e soltanto presso all’ alba
del mattino, o veramente sull’ ora del crepuscolo
vespertino. Quando vola, suole esso tener aperto
il becco, emettendo appunto in quella medesima
circostanza una voce rombante, o un tal quale ro-
moroso ronzio. Vive poi d’insetti, ed in partico-
lare di falene, ossiano farfalle notturne, e simili;
e quanto finalmente all’ anticamente invalsa diceria,
ch’ ei munga le capre, onde alcuni de’ suoi nomi
[Seite 185] gli provennero, siamo ora autorizzati a dire con
tutta asseveranza, non aver essa alcun solido fon-
damento1.

fine dell’ ordine quinto

ORDINE VI.
Galline o Gallinacei (Gallinae: fr. Gallinacés:
ted. Hühner: ing. Hens).

[Seite 186]

I moltissimi uccelli, che racchiudonsi in que-
st’ Ordine sesto, hanno generalmente i piè
corti, e un becco convesso, coperto al luo-
go di sua inserzione d’una pelle carnosa,
o d’una escrescenza, e conformato poi in
maniera che la metà superiore viene da am-
be le parti a coprir del tutto, ed anzi a
soverchiare alcun poco, il lembo estremo
della inferiore. Essi sogliono nutrirsi di
granaglie, o d’altre così fatte sementi ve-
getabili, che ritengono prima a macerarsi
un tratto nel gozzo o nella strozza, vale
a dire, in quella maniera di stomaco o di
primo ventricolo membranoso, in cui ne
termina sempre l’esofago; pongono essi
giù molte ova da covar poi tutte a un tratto,
e formano ad un tempo la massima parte,
tanto della nostra così detta Polleria, come
degli uccelli che tenghiamo presso noi in
qualità d’animali domestici.

GENERE XLI. Colombo, o anche, e soprattutto
sinch’ è giovane, Piccione o Pippione. (Columba:
[Seite 187] fr. Pigeon1: ted. Taube: ing. Pigeon). Gli uccelli
spettanti a questo genere hanno il becco dritto tutto
quanto, fin presso alla punta, che ne discende al-
cun poco.

Il Genere de’ Colombi o de’ Piccioni suole per
maggior, chiarezza, ripartirsi in due sezioni diverse,
prese dalla lunghezza relativa, e dalla varia con-
formazione, della coda, vale a dire in:

I. Colombi aventi la coda procedente quasi uguale
in larghezza fino all’ estremità, e di mezzana
lunghezza.

SPECIE 1. Colombo comune, o anche il Piccione
propriamente detto, o il Piccione di casa, o in
fine il Colombo domestico. (C. Oenas, – e già
prima VinagoLivia: fr. le Biset: ted. die Haus-
taube
Feldtaube – e per taluno anche Loch-
taube,
ed eziandio, comunque poi poco plausibil-
mente, Holztaube, sembrando, questo nome com-
peter piuttosto alla seguente specie 3.: ing. the
stock Dove
). – Questa specie ha la piuma vol-
gente in generale all’ azzurrognolo, colla cervice
d’uno splendido color verde, colla parte poste-
riore del dorso bianca, con una lascia nericcia
sull’ ali, e con nerastra anche l’estremità della
[Seite 188] coda. (Vedi Sylvan, von Laurop, und Fischer für das Jahr
1815
).

Frequentissima, ed anzi talora affatto domestica
anche fra di noi, essa può ritenersi indigena quasi di
tutto quanto l’autico Continente. Quegli individui che
ne vivono nelle regioni più settentrionali, sogliono
migrarne in fin d’autunno, per recarsi a svernare
in climi un po’ meno aspri; quelli in vece, che
menano la loro vita abitualmente in climi tempe-
rati, adunansi in più o meno numerosi stormi, per
isvernarvi di brigata, rintanati, or nelle crepature
delle rupi, ed ora nelle cavità degli alberi, o in
altri così fatti ricoveri. Le femine delle razze sel-
vatiche non sogliono covar l’ova, se non due sole
volte nel corso dell’ intiera annata, ma quelle di
razza domestica covano le loro fin dieci volte in
un anno, di modo che, a conti fatti, un paro,
od una coppia di Colombi nostrali domestici, eco-
nomizzandone costantemente i piccioncini, può in
capo a quattr’ anni soli, fornirci 14,762 indi-
vidui.

Ci faremo ora qui ad enumerare quelle che sti-
mansi le principali varietà di questa specie, non
però senza indicare che alcune tra esse sono talora,
e forse a torto, riguardate come specie distinte.

a). Piccion calzato, o il Colombo dasipo.
(C. dasypus: fr. le Pigeon pattu: ted. die Trom-
meltaube:
ing. the roug-footed Dove), che ha i
piedi rivestiti di lunghe piume. (Vedi Frisch. Tab.
145
).

[Seite 189]

b). Piccione gozzuto, o il Colombo dal gozzo.
(C. gutturosa: fr. le Pigeon à grosse gorgele
Grand-gosier:
ted. die Kropftaube: ing. the cropper
Pigeon
), che ha appunto rigonfia, spesso affatto
mostruosamente, la gola. (Vedi Frisch. Tab. 146).

c). Piccion dal collare, o il Colombo tur-
bito
. (C. turbita: fr. le Pigeon cravatele Pi-
geon à gorge frisée:
ted. das Möwchen: ing. the
Turbit
), che ha sul petto, e lungo il collo, in
qualche modo ricciuta la piuma, col becco cortis-
simo. (Vedi Frisch. Tab. 147).

d). Piccione dalle giravolte, o il Colombo
da’ capitomboli
. (C. gyratrix: fr. le Pigeon cul-
butant:
ted. der Tümmler: ing. the Tumbler), che
ha la testa pelata e liscia, coll’ occhiaje rosse e
prive di piume anch’ esse, quasi come se avesse
un pajo d’occhiali rossi. Questo piccione, quando
innalzasi al volo, è solito di fare sopra di sè me-
desimo una giravolta, che rammenta assai bene il
nostro così detto salto mortale. (Vedi Frisch. Tab.
148
).

e). Piccione incappucciato, o il Colombo
dalla cuculla
. (C. cucullata: fr. le Pigeon no-
nain
le Pigeon à capuchon: ted. die Schleier-
taube
Zopftaube: ing. the Jacobine), che porta
sul capo una maniera di ciuffo, o di cresta for-
mata di piume lunghette, che sporgonsi in avanti
verso la punta del becco. (Vedi Frisch. Tab. 159).

f). Piccion pavone, o il Colombo dalla vi-
[Seite 190] stosa coda. (C. laticauda: fr. le Pigeon paon: ted.
die Pfauentaubeder Hühnerschwanz: ing. the
Shaker
), che porta rivolta in alto la ricca ed espan-
sa coda, ond’ è fornito. (Vedi Frisch. Tab. 151).

g). Piccion portalettere, o il Piccione mes-
saggero
, o meglio ancora il Colombo corriere.
(C. Tabellaria: fr. le Pigeon messager: ted. die
Posttaube
BrieftaubeTürkische Taube:
ing. the carrier Pigeon), che porta parecchie ver-
ruche, o vogliam dirle escrescenze carnose, di co-
lor rosso, tutt’ intorno al becco ed agli occhi. –
– Questa maniera di Colombi venne così deno-
minata, a motivo dell’ uso, che appunto faceasene
un tempo, soprattutto in Levante, di valersene
come di messaggero per ispedire e far ricapitare
alcune letterine di luogo in luogo, quando il pic-
cione eravi opportunamente addestrato1.

SPECIE 2. Piccione della nuova Guinea, o an-
che il Fagiano Coronato dell’ Indie, e meglio
poi ancora il Colombo incoronato. (C. Coronata:
fr. le Pigeon de la Nouvelle Guinéele Faisan-
couronné des Indes:
ted. der Kronvogel: ing. the
great crowned Indian Pigeon?
). – Questa spe-
cie ha in generale la piuma volgente, o per dir
meglio, scherzante in sull’ azzurrognolo, per di so-
pra però nel fondo di color grigio di cenere; por-
[Seite 191] ta come chi dicesse un pajo d’occhiali neri; ha
sul capo un ciuffo, o una cresticina dritta o ver-
ticale di piume, ed ha le spalle di color ferrigno.
(Vedi Jo. Fr. Miller fasc. III Tab. 16).

È dessa indigena propriamente appunto della
Nuova Guinea, delle Molucche, e d’altre isole
quinci non molto distanti; vien grande a un di-
presso quanto un nostro Pollo d’India (Melea-
gris gallopavo
).

SPECIE 3. Palombo propriamente detto, o an-
che, a norma della diversa grandezza, se pure
non ne sono specie, o varietà essenziali, la Co-
lombella
, o il Colombaccio, ma meglio poi il
Colombo palombo
. (C. Palumbus: fr. le Pigeon
ramier:
ted. die Ringtaube – Holztaube – grosse
Holztaube – Schlagtaube
PlochtaubeKohl-
taube:
ing. the Ring-dove). – Questa specie
ha le rettrici posteriormente d’un color nero af-
fatto, co’ remi primari bianchicci lungo il mar-
gine loro esteriore, e col collo bianco da ambi
i lati. (Vedi Sylvan, von Laurop und Fischer für das
Jahr 1815
).

È dessa indigena poco meno che’ di tutta quanta
l’Europa, e rinviensi anche fra noi.

SPECIE 4. Tortora, o anche il Tortore, o la
Tortorella
, e meglio ancora il Colombo tor-
tora.
(C. Turtur: fr. la Tourterelle: ted. die Tur-
teltaube:
ing. the Turtledove). – Questa specie
ha le rettrici che terminano bianche alla punta,
[Seite 192] intanto che la piuma sulla schiena n’ è di color
grigio, di color carnicino od incarnato sul petto,
con una macchia nera striata di lineette bianche
lungo amendue le parti laterali del collo. (Vedi
Sylvan, von
Laurop und Fischer füir das Jahr 1815
).

È dessa indigena propriamente delle regioni
calde, e anche delle più temperate dell’ antico Con-
tinente, sicch’ è frequente anche tra noi. Sebbene
siansi dette mille belle cose sul conto della riser-
vatezza, della castità, e della intemerata fede con-
jugale delle Tortore, fino al segno di citarle in
tali riguardi come animali esemplarissimi, e anzi
come il vero non plus ultra, pure, se si vorrà non
prestar fede cieca alle favole, instituendone un
esame accurato, si avrà certamente occasione d’ac-
certarsi che in fatto poi non sono nè più riser-
vate, nè più caste, nè più fedeli, le Tortorelle,
di quello che il siano tutti gli altri volatili aventi
con esse un identico tenor di vita.

SPECIE 5. Tortorella Indiana, o anche la Tor-
tora dal collare
, e meglio poi il Colombo ridente.
(C. Risoria: fr. la Tourterelle à collier: ted. die
Lachtaube:
ing. the Indian Turtle). – Questa
specie ha per di sopra in complesso la piuma di co-
lor gialliccio, con una maniera di mezza luna nera
sul collo. (Vedi Frisch. Tab. 144).

È dessa, come fra di noi, indigena ad un tem-
po dell’ Europa più temperata, e dell’ Indie orien-
tali.

[Seite 193]

II. Colombi aventi, in confronto co’ precedenti, la
coda sensibilmente più lunga, e della forma di
un cuneo, ossia d’un conio tagliato vertical-
mente dalla punta alla base.

SPECIE 6. Piccion di passata, il Piccione viag-
giatore
, o anche il Piccione di passaggio del Nord
d’America,
e meglio poi il Colombo migratore.
(C. Migratoria: fr. le Pigeon de passage: ted. die
Zugtaube
Wandertaube?: ing. the migratory
Pigeon
). – Questa specie ha di color rosso cruen-
to le orbite, spoglie affatto d’ogni maniera di pe-
luzzo, di lanuggine o di piumino, col petto poi di
color bruno rosso, o rosso giallastro. (Vedi Frisch.
Tab. 142
).

È dessa indigena propriamente delle regioni
orientali dell’ America settentrionale, ove quegli
abitanti ne pigliano le migliaja e le migliaja d’in-
dividui per volta, al tempo delle immense e smi-
surate sue migrazioni, le seccano e le affumicano
per giovarsene poi come del principalissimo loro
alimento1.

[Seite 194]

GENERE XLII. Tetrao, non però mai Tetraone,
che in sè indica propriamente una maniera d’Ani-
tra.
(Tetrao: fr. Tetras: ted. Wildhuhn: ing.
Grouse). Gli uccelli spettanti a questo genere
portano nuda affatto una macchia protuberante a
foggia di pupilla presso agli occhi.

SPECIE 1. Coturnice o la Cotornice propria-
mente detta, o più volgarmente la Quaglia, ma me-
glio poi il Tetrao coturnice. (T. Coturnix: fr. la
Caille:
ted. die Wachtel: ing. the Quail). – Questa
specie ha i piè nudi, la piuma sul corpo di color
grigio, tempestata di picciole macchie, con bianche
le sopracciglia, col lembo delle rettrici di coloro
ferrigno, come lo è pure una maniera di mezza
luna, che scorgesi sulle rettrici medesime descritta.
(Vedi von Wildungen Taschenbuch für das Jahr 1802).

È dessa, alle convenienti stagioni, indigena an-
che fra noi, come lo è, quasi può dirsi, di tutto
quanto l’antico Continente. Nel fatto è dessa un
vero uccello di passata, che spesso nelle sue an-
nue migrazioni, in certe località mostrasi per stor-
mi poco meno che innumerevoli.

SPECIE 2. Pernice, o anche la Starna grigia,
o la Pernice comune, ed anche talvolta essa pure
la Cotornice, o la Coturnice, ma meglio poi il
Tetrao Pernice
. (T. Perdix: fr. la Perdrix grise:
led. das RebhuhnFeldhuhn: ing. the Par-
tridge
). – Questa specie ha pur essa i piedi nudi,
ma armati di speroni (pedibus calcaratis), e porta,
[Seite 195] nuda anch’ essa, e di color scarlatto, una mac-
chia al di sotto degli occhi; la coda n’ è di co-
lore ferrugineo, mentre la piuma sul petto u’è
di color bruniccio scuro. (Vedi von Wildungen Taschen-
buch für das Jahr 1799
).

È dessa, soprattutto durante l’inverno, indi-
gena anche fra noi, come lo è, non solo di quasi
tutta quanta l’Europa temperata, ma ben anche
delle regioni più miti della Russia Asiatica.

SPECIE 3. Starna propriamente detta, o anche
la Pernice rossa, e meglio poi il Tetrao rosso-
lionato
. (T. Rufus: fr. la Perdrix rougela
Bartavelle:
ted. das Rotbhuhn? – rothe Rebhuhn?:
ing. the red Partridgegreecien Partridge?). –
Questa specie ha anch’ essa i piedi nudi, e mu-
niti di speroni, al pari della precedente, ma rosso-
cruenti, come n’ è rosso affatto, e della medesima
tinta sanguigna, anche il becco: il sottogola poi
n’ è bianco, e quasi direbbesi, cinto d’una fascia
di fondo nero, tempestata di macchiette bianche.
(Vedi von Wildungen Taschenbuch für das Jahr 1797).

Rinviensi dessa a quando a quando anche fra
noi, mentre può dirsi propriamente indigena delle
regioni più meridionali d’Europa, e del Levante,
dove soprattutto nell’ isole dell’ Arcipelago Greco,
viene allevata e tenuta ne’ cortili, quasi alla ma-
niera che facciam noi del nostro Pollame dome-
stico.

SPECIE 4. Bonasia, o veramente talora il Fran-
[Seite 196] colino, sebbene questo nome sia da riserbarsi per
indicare con precisione una specie distinta, che
alcuni Ornitologisti ritengono spettante al genere
Tetrao, mentre altri rifondonlo, col nome di Per-
di
x Francolinus, nel nuovo loro genere Perdix
(Pernice); ma meglio poi il Tetrao Bonasia. (T.
Bonasia
Attagen già un tempo: fr. la Géli-
notte:
ted. das Haselhuhn: ing. the Grouse).
– Questa specie ha irsuti i piedi, o rivestiti
come d’un piumino spennacchiato, ha le rettrici
di colore grigio di cenere, tempestate di punti
neri, e marcate ben anche d’una fascia di quel
medesimo color nero, eccettone soltanto le due
intermediarie. (Vedi von Wildungen Taschenbuch für das
Jahr 1796
).

Suol dessa vivere solitaria ed isolata in fra i
cespugli di Avellani, o degli arboscelli che pro-
ducono le nocciuole, che incontransi frequenti nelle
regioni temperate della nostra Europa. La varietà
Svezzese, conosciuta appunto nella Svezia, sotto il
nome indigeno di Hiärpe, quando bene non me-
riti di farne una specie distinta, come pure vor-
rebbono alcuni, è senza dubbio da ritenersi, per
comune consentimento, come il più ghiotto e sa-
porito boccone che sappia fornirci la salvaggina.

SPECIE 5. Francolino delle nevi, o anche il
Gallo delle nevi, la Gallina regina, il Lagopo

propriamente detto, o la Pernice bianca, e ta-
lora volgarmente il Cotorno, ma meglio poi il
[Seite 197] Tetrao Lagopo. (T. Lagopus: fr. la Gèlinotte
blanche:
ted. das SchneehuhnRypeWald-
huhn?:
ing. the white GamePtarmigan).
– Questa specie ha i piedi lanugginosi, e quasi
direbbesi, rivestiti d’una vera lana, ha bianchi i
remi, con nere poi le rettrici, terminanti in bianco
alla cima, eccettone le intermediarie, che ne sono
tutte bianche affatto. (Vedi von Wildungen Taschenbuch
für das Jahr 1800
).

È dessa propriamente indigena delle regioni al-
pine le più settentrionali, così dell’ antico, come
eziandio del nuovo Continente, e scende anche
talora fino alle nostre Valli intermontane. Durante
a stagione estiva la piuma in generale ne riesce
di color grigio, ed è animale da calcolarsi di gran-
dissima importanza, soprattutto per gli Europei che
sono obbligati a menar temporariamente la vita
loro nelle Colonie della Terra di Labrador, e del
Groenland.

SPECIE 6. Galletto di montagna, o anche il
picciolo Urogallo, il picciolo Tetrao
e meglio
di tutto poi il Tetrao Tetrice. (T. Tetrix: fr.
le petit Tetrasla Poule des boisla Géli-
notte des bois?:
ted. der Birkhahndas Birk-
huhn?:
ing. the black Cock). – Questa specie
ha essa pure i piedi irsuti, o vestiti d’una piuma
lanugginosa, porta biforcuta la coda, ed ha bian-
chi, presso alla loro base, i remi secondarii. (Vedi
von Wildungen Taschenbuch für das Jahr 1795
).

[Seite 198]

È dessa indigena propriamente delle regioni le
più boreali dell’ antico Continente, ma non è rado
che rinvengasi anche fra noi ne’ luoghi freddi al-
pini o montagnosi, ove taluni chiamano poi questo
uccello col nome di Gallo di Montagna, ed altri,
tuttochè troppo male a proposito, di Francolino.

SPECIE 7. Urogallo, ed anche poi, qua il
Cedrone
, là il Gallinaccio, e in qualche altra lo-
calità il Gallinaccio di montagna, ma meglio an-
cora il Tetrao Urogallo. (T. Urogallus: fr. le
Coq de bruyére
le Tetras: ted. der Auer-
hahn
das Auerhuhn?: ing. the Cock of the
wood
). – Questa specie ha pur essa irsuti i pie-
di, o vestiti come d’una piuma lanugginosa ed
irta; la coda ne è, quasi direbbesi, arrotondata alla
estremità, e l’ascelle poi ne riescono bianche affatto.
(Vedi von Wildungen Taschenbuch für das Jahr 1794).

È dessa indigena delle terre più settentrionali
d’Europa, e comunque piuttosto di rado, rin-
viensi anche talora nelle nostre montagne più pros-
sime all’ Alpi. Acutisimi ne sono i sensi, tanto
della vista, che dell’ udito; la lingua poi, del pari
che la porzione superiore della così detta testa
della laringe, se ne sprofondano molto in là,
ed all’ ingiù, per entro all’ esofago.

GENERE XLIII. Numida, o Gallo di Numidia.
(Numida: fr. Pintade: ted. Perlhuhn: ing. Guiney
Hen?
). Gli uccelli spettanti a questo genere, fra
quali ci terremo qui paghi d’indicare la specie tipo,
[Seite 199] hanno il capo, quasi direbbesi, cornuto, il collo
colorato e come compresso, e portano lungo i
lati d’amendue le mascelle, una maniera di gio-
gaja compaginata d’escrescenze carnose, o di ca-
runcule grumose.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui per noi. Gallina
faraona
, o anche il Gallo Affricano, il gallo
di Guinea, il Meleagride
, e meglio il Numida
Meleagride
. (N. Meleagris: fr. la Pintade: ted.
das Perlhuhn: ing. the Guiney Hen). – Que-
sta specie ha la radice del becco involta entro
una sorta di cera, in cui rimangono comprese amen-
due le narici, o per meglio dire i due meati ol-
fattorii esteriori. (Vedi Frisch. Tab. 126).

È dessa realmente originaria, ed anche al pre-
sente indigena, delle contrade settentrionali e oc-
cidentali dell’ Affrica, ma già da grandissimo
tempo è stata trapiantata, non solo nell’ Europa
nostra, ove la tenghiamo addimesticata insieme
coll’ altro nostro Pollame di casa, ma perfino in
molte regioni dell’ America; nè per verità può
negarsi che, colle forme che gli sono proprie, e
tutta quanta, com’ ha, punzecchiata di bianco la
piuma, non riescane l’individuo un volatile mi-
rabilmente bello.

GENERE XLIV. Menura. (MenuraMae-
nura:
fr. Mènure: ted. LeyerschwanzMä-
nura:
ing. Maenura). Gli uccelli di questo ge-
nere, tra’ quali noi qui ora non citeremo se non
[Seite 200] soltanto la specie che serve appunto di tipo al
genere, hanno sempre la coda piatta e lunga molto,
e composta di sedici rettrici, delle quali le due in-
termediarie riescono strette e sottili, ma assai più
lunghe di tutte quante le rimanenti, mentre in
vece le due più esterne ne sono espanse alla loro
estremità, e presso alla punta ricurvate all’ infuori,
e mentre tutte l’altre ne riescono molli affatto,
quasi direbbesi, rilassate.

SPECIE 1. ed anzi UNICA, qui per noi. Uccello
dalla coda lirata,
o la Codilirata, e meglio poi
la Menura superba. (M. Superba: fr. la Ménure
superbe:
ted. der LeyerschwanzSchweifhahn:
ing. the somptuosly tailed Bird?).

(Veggansi a riguardo di questa specie, le Tav.
14. 15. e 16. degli Oiseaux de Paradis di Au-
debert, et Vieillot
).

È dessa, a quanto pare, indigena unicamente
della Nuova Olanda. La coda grande, ricca molto,
singolarmente conformata, e dipinta poi di bellis-
simi colori, ne costituisce il maschio uno de’ più
belli e vistosi animali che presenti l’intiera Classe
degli Uccelli.

GENERE XLV. Fagiano. (Phasianus: fr. Fai-
san:
ted. Fasan: ing. Pheasant). Gli uccelli di
questo genere hanno nuda e liscia la pelle, che
cuopre loro le gote o le guancie.

SPECIE 1. Gallo, o anche il Gallo domestico,
e meglio poi il Fagiano gallo. (P. Gallus: fr.
[Seite 201] le Coq: ted. der Haushahn: ing. the Cock). –
Questa specie ha sul vertice una cresta carnosa,
nuda, rossa, bernoccoluta, più o meno schiacciata,
e decorrente all’ ingiù lungo i due lati del collo,
ove forma poi due altre escrescenze carnose e pen-
denti, come una doppia barba; ha nude di piuma
amendue le orecchie, e porta rivolta all’ insù la
compressa od appianata sua coda.

La razza selvatica, onde si crede, o si suppone,
che derivasse un tempo quella che ne vive ora co-
mune e affatto domestica ne’ nostri cortili, rin-
viensi anche al presente indigena nell’ Indie orien-
tali, e soprattutto nella Penisola dell’ Indostan1,
ove suol avere in complesso la piuma d’un co-
lor rosso bruniccio, e distinguesi poi segnatamente
mercè di certe lamelle piane di sostanza cornea,
che tiene in cima alle piume del collo, e alle
penne dell’ ali; lamelle o fogliuzze che rammen-
tano assai bene quelle di colore scarlatto, che por-
ta all’ estremità de’ suoi remi secondarii il così
detto Ciarliero di Boemia (Ampelis garrulus).

Quanto poi al Gallo domestico, o al nostro
Pollo comune, diremo che la specie n’è oggimai
sparsa su tutta quanta la faccia dell’ Orbe terrac-
queo, sebbene siano stati gli Spagnuoli i primi a
[Seite 202] trasportarla nel nuovo Continente. I navigatori Eu-
ropei hannola però rinvenuta indigena anche in
moltissime dell’ isole del mar del Sud, fin dal mo-
mento della prima scoperta che ne fecero. La Gal-
lina, che n’ è la femina, a motivo soprattutto del
gran numero d’ova, che mette giù ad ogni volta,
e delle frequenti incubazioni alle quali assogget-
tasi in capo all’ anno, è ben a ragione da ripu-
tarsi come uno degli animali più decisamente utili
che tutta quanta la Classe degli uccelli ci sappia
fornire. Già da gran tempo, e in molti paesi fra
essi disparatissimi, i combattimenti de’ Galli adde-
strativi costituirono e costituiscono ancora uno de-
gli spettacoli popolari i più graditi, e i più fre-
quentati dal volgo.

I Galli, o se si voglia, i Polli, sono, tra tutti
gli animali domestici di questa Classe medesima,
quelli che di gran lunga più degli altri degenera-
rono nel tratto successivo; e anzi le tante, così
diverse, e talvolta così mirabilmente strane, razze
o varietà, che ne andarono o ne vanno mano ma-
no emergendo, conciliano non di rado questo di
particolare, che divengono vere mostruosità ere-
ditarie1; così per cagion d’esempio i Galli senza
[Seite 203] coda sono realmente da ritenersi come mostri ere-
ditari per difetto; (Vedi più addietro al §. 19),
e così ancora i galli quinquedigitati, al pari dei
sex-digitati1, e altri così fatti, sono esempii di mo-
stri ereditarii per eccesso. (Vedi alquanto più sotto
nel medesimo §. 19 qui sopra citato).

Fra le molte varietà di Galli nostrali, possono
giudicarsi per avventura più degne d’essere men-
zionate partitamente le seguenti:

a). La così detta Gallina Padovana, o meglio
ancora il Gallo di Spolverara (le Coq de Padoüe
de’ Francesi: der Paduanerhahn de’ Tedeschi), che
vien grande il doppio a un di presso del Gallo co-
mune;

b). Il Gallo nano. (le Coq nain de’ Fran-
cesi: der Zwerghahn, Krupp-hahn de’ Tedeschi),
che supera ben di poco la statura del nostro Gallo
comune.

[Seite 204]

c). Il Gallo riccio, o anche il Gallo di
Frisia.
(le Coq frisé de’ Francesi, der Strupphahn,
Krause Hahn, Friesländische Hahn
de’ Tedeschi),
che ha tutta la piuma crespa o ricciuta, e in
tal qual modo rabbuffata.

d). Il Gallo lanato: o anche il Gallo del
Giappone,
(le Coq du Japon de’ Francesi, das
Wollhuhn
de’ Tedeschi), che, indigeno appunto del
Giappone, della China e simili, ha effettivamente
un piumino conformato e disposto in modo da ras-
somigliarlo, più che ad altro, ad un pelo o ad una
vera lana; onde ebbe poi luogo la invalsa, e al tutto
insussistente favola, ch’ ei dovesse essere realmente
un bastardo derivante dal fecondo concubito di un
Coniglio con una Gallina, o d’un Gallo colla
femina del Coniglio.

e). Il Gallo negro, o anche il Gallo di
Guinea,
(la Poule négre de’ Francesi, das Neger-
huhn
de’ Tedeschi), che, indigeno soprattutto di
Santiago al Capo verde, e di que’ dintorni, oltre
ad aver nera affatto la piuma, ha nerissima an-
che la stessa pelle denudata: particolarità che debbe
in quel clima essergli comune anche a diversi al-
tri uccelli, tanto più che verificasi colà eziandio
negli uomini, e in molti quadrupedi.

SPECIE 2. Fagiano vero, o anche il Fagiano
della Colchide, o il Fagiano Colchico.
(P. Col-
chicus:
fr. le Faisan: ted. der Fasan: ing. the
Pheasant
). – Questa specie ha la piuma in fondo
[Seite 205] bruno-rossiccia, variegata di tinte irregolari più scu-
re; quella del capo però ne è d’un verde che
volge al turchiniccio; porta la coda cuneiforme,
o conformata a foggia di conio tagliato vertical-
mente in mezzo dall’ apice alla base, ed ha le
guancie quasi coperte di papille, o di caruncule.
(Vedi von Wildungen Taschenbuch für das Jahr 1797).

Ottenne desso l’uno, e l’altro de’ suoi nomi
attualmente adottati, da’ luoghi onde credesi in pri-
ma mano giunto fra di noi, vale a dire da Colco
nella antica Colchide, ora chiamata Mingrelia,
paese posto lungo le sponde del fiume Fasi (Pha-
sis
), sboccante nel Mar Nero, dal quale si vuole
che pe’ primi il recassero in Europa, ov’ è poscia
divenuto indigeno, gli Argonauti allora della fa-
mosa loro spedizione per la conquista del Vello
d’oro.

SPECIE 3. Argo o il Fagiano Argo. (P. Ar-
gus:
fr. l’Argusle Faisan de Junon?: ted.
der Pfaufasan? sebbene, per quanto almeno pos-
siamo giudicarne, non a tutto buon dritto, dovendo
questo nome riserbarsi piuttosto per indicare lo Spe-
roniere, le Polyplectron Chinquis, l’Êpéronnier,
le Faisan paon
de’ Francesi. – der Junonisvogel?
Argus?: ing. the ArgusLuen?). – Questa
specie ha la piuma in complesso d’un color giallo
scuro tempestata di punti neri, e di macchie pur
nere, dispostevi a foggia d’onde; undici de’ suoi remi,
i più internamente situati, nesono disegnati a modo
[Seite 206] d’occhi lungo il loro margine o lembo esterno;
ha nude affatto le gote o le guancie; sull’ occipite,
che n’è nero, porta un ciuffetto, o quasi direbbesi,
un picciolo pennacchio del medesimo color nero,
e le due rettrici intermediarie ne riescono lunghe
assai in confronto di tutte l’altre. (Vedi le Philo-
sophical Transactions.
Vol. LV. Tab. 3
).

Quanto al totale aspetto suo, è questo decisa-
mente, e senza contrasto, il più bello e magnifico
di tutti gli animali che si conoscono, a motivo
soprattutto, e per tacer del resto, di quelle visto-
sissime, regolari ed inesprimibilmente splendide
macchie rotonde, e come suol dirsi, oculari, che
ne adornano i remi interni, cadauna delle quali
ha in sè stessa marcato distintamente un deter-
minato punto di luce che corrisponde cogli altri.
La lunghezza complessiva dell’ individuo adulto,
computata dal becco all’ estremità della coda, è
in questa specie di nove piedi. È dessa indigena
propriamente della China, al pari dell’ altre due
specie di Fagiani che seguono tosto qui sotto.

SPECIE 4. Fagiano d’oro, o anche il Fagiano
della China
, e meglio poi il Fagiano dipinto
(P. Pictus: fr. le Faisan doré de la Chine:
ted. der Goldfasan: ing. the picted Pheasant). –
Questa specie porta ornata la testa d’un ciuffo,
o d’un pennacchio giallo, ha il petto del color
vivo dello scarlatto, co’ remi secondarii di color
ceruleo, ed ha finalmente la coda cuneiforme, o
[Seite 207] conformata a modo della sezion verticale d’un co-
nio dalla punta alla base. (Vedi Edwards. Tab. 68 e 69).

I maschi, tanto di questa specie, quanto della
specie susseguente, cresciuti che siano compiuta-
mente, contraddistinguonsi tosto a prima giunta
dalla massima parte degli altri volatili, in grazia
soprattutto della rara bellezza delle loro piume in
complesso.

SPECIE 5. Fagiano d’argento, o anche il Fa-
giano argenteo della China
, o meglio poi il Fa-
giano nictemero
(P. Nycthemerus: fr. le Faisan
d’argent
le Faisan noir et blanc: ted. der Sil-
berfasan:
ing. the black pencilled Pheasant). –
Questa specie ha nel fondo di color bianco la piu-
ma, per di sopra tempestata però di picciole mac-
chie nere irregolari, quasi indiscernibili sulla testa,
ove porta poi un pennacchio assai bello, di quel
medesimo color nero scherzante sul porporino,
del quale fa mostra pur anche sull’ abdomine; le
gote ne sono nude e di color rosso, al pari dei
piedi; il becco n’ è giallo, e la coda n’è qui pure
cuneiforme. (Vedi Edwards. Tab. 66).

GENERE XLVI. Craxo Curasso (Crax: fr. Crax
Hocco: ted. CurassoHocco: ing. Hoko
Curassow). I non molto numerosi uccelli com-
ponenti questo genere, in proposito del quale
non indicheremo qui che soltanto la specie tipo,
hanno sempre la base del becco, al luogo d’in-
serzione, tanto della mandibola superiore, quanto
[Seite 208] della inferiore, rivestita, come suol dirsi, di quella
maniera di cera che descrivemmo già essere pro-
pria anche de’ Falconi; le piume lunghette, o vo-
gliam dire, le penne che ne ricoprono la testa, so-
glion essere ricciute, e come chi dicesse, ravvolte
a spira sopra di sé.

SPECIE 1. ed UNICA qui per noi; Occo, o il
Curasso Alettore, detto poi anche il Fagiano
di Carassou
(C. Alector: fr. le Hoccole Fai-
san de Carassou:
ted. der CurassoHocco:
ing. the Hokocrested Curassow). – Questa
specie ha la così detta cera di color giallo alla ra-
dice del hecco; ha nera in generale la piuma sul
corpo, ma bianca poi sul ventre. (Vedi Buffon.
Vol. II Tab. 13
).

È dessa indigena propriamente della Gujana,
e d’altre ivi circonvicine località delle Coste Nord-
Est dell’ America meridionale, ov’ è indigena an-
che la Penelope o Parraque, alla quale attribui-
sconsi del pari, da’ Francesi, i differenti nomi di
Parrakua, di Faisan parraqua, di Faisan cou-
reur,
e di Faisan de la Gujane.

GENERE XLVII. Meleagride (Meleagris: fr.
Dindon: ted. Puter: ing. Turkey). I pochi uc-
celli spettanti a questo genere, tra quali ci terre-
mo paghi d’accennar qui la specie tipo, hanno
tutto quanto il capo coperto di escrescenze car-
nose, o di caruncule approssimate, rosse e ber-
noccolute, o come grumose; dalla gola pende poi
[Seite 209] loro un’ altra escrescenza carnoso-membranacea lon-
gitudinale.

SPECIE 1. ed UNICA qui per noi. Gallo d’In-
dia
, o il Pollo d’India, qua e là per l’Italia
il Pollino, il Tocco, il Dindio, il Pitto, e
meglio poi il Meleagride Gallopavone (M. Gallo-
pavo:
fr. le Dindon: ted. der TruthahnPuter
Wälsche HahnKalekuterKuhnhahn
das WelschhuhnTruthuhn: ing. the Tur-
key
). – Il maschio di questa specie ha la barba
sul petto (mas pectore barbato).

La specie n’ è indigena propriamente, ad un
tempo delle regioni temperate, ed eziandio delle re-
gioni alquanto più settentrionali d’America, ove in
numerosi stormi vive su per gli alberi. Fu dessa tra-
sportata per la prima volta in Germania nell’ an-
no 1530, ov’ è tenuta, com’ anche tra di noi in
Italia, ne’ cortili, insieme coll’ altro Pollame a fog-
gia appunto di Pollame domestico, reso in oggi
assai comune, essendovi degenerato in parecchie
varietà a riguardo del colore della piuma; di modo
che non è rado il vederne talora individui, ed an-
che le intiere razze, di color bianco, e via discor-
rendo.

GENERE XLVIII. Pavone (Pavo: fr. Paon:
ted. Pfau:. ing. Peacock). Il capo negli uccelli di
questo genere suol esser sempre rivestito di penne,
per così dire, spiralmente incurvate, o ravvolte
sopra di sè, e ricciute; le penne della coda poi ne
[Seite 210] sono allungate molto, e terminano in larghe barbe
piane, sulle quali sono disegnati quasi direbbesi al-
trettanti occhi.

SPECIE 1. e per noi qui UNICA. Pavone pro-
priamente detto, o il Pavone crestuto (P. Cri-
status:
fr. le Paon: ted. der Pfau: ing. the Pea-
cock
). – Questa specie ha in certo modo depresso
il pennacchio, o il ciuffo di piume, che porta sul
capo, ed ha poi solitarii gli sproni (calcaribus
solitariis
).

Comunque in realtà originaria dell’ Indie orien-
tali, ov’ è naturalmente indigena anche al giorno
d’oggi, pure questa assai bella e molto vistosa
specie di volatili, trasportata in Europa fino dai
tempi d’Alessandro Magno, s’è resa indigena an-
che fra di noi. L’individuo maschio, giunto in sul
terz’ anno dell’ età, fassi ben tosto distinguere ed
ammirare in forza soprattutto della rara bellezza
delle sue penne caudali, o piuttosto delle lunghe
penne occhiute che porta impiantate nel suo grop-
pone, o codione. Ritiensene come di tutte la più
singolare, e in certo modo anche la più ricercata,
la varietà bianca.

GENERE XLIX. Ottarda, o meglio, se vogliasi,
Otide (Otis: fr. Outarde: ted. Trappe: ing. Bu-
stard
). Gli uccelli spettanti a questo genere hanno
conformata a volta, o fornicata, la porzione del
becco che serve loro di mandibola superiore, ed
hanno inoltre cursori i loro piedi, vale a dire co-
[Seite 211] stituiti in modo che l’individuo possa agevolmente
correre pedonando, senza perciò giovarsi indispen-
sabilmente dell’ ali.

SPECIE 1. ed anzi UNICA ora qui per noi.
Ottarda vera, o l’Otide tarda (O. Tarda:
fr. l’Outarde: ted. der Trappe: ing. the Bu-
stard
). – Negli uccelli di questa specie il maschio
ha ornata di un ciuffo piumoso, o d’un appari-
scente pennacchio, non meno la testa, che amen-
due i lati della gola (Vedi Von Wildungen Taschen-
buch für das Jahr 1796
).

È dessa una delle più grandi specie d’uccelli
indigeni dell’ Europa nostra, ed è indigena fra di
noi, come lo è delle regioni temperate di tutto
l’antico Continente; il maschio può pesarne ben
trenta libbre, ed ha lunghesso il collo come un
sacco nascosto, che gli corrisponde poi sotto la
lingua.

fine dell’ ordine sesto

ORDINE VII
Struzzi (Struthiones: fr. Autruches: ted. Strause:
ing. Ostrichs).

[Seite 212]

Gli uccelli racchiusi in quest’ ordine sono
grandi animali terrestri, aventi libere e di-
stinte le dita de’ piedi, vale a dire non col-
legate da una interpostavi membrana na-
tatoria, e aventi sempre l’ali cortissime in
proporzione colla loro mole corporea, de-
stitute di remi, e quindi troppo poco di-
sposte al volo.

GENERE L. Struzzo (Struthio: fr. Autruche:
ted. Straus: ing. Ostrich). Le poche specie di
questo genere hanno costantemente il becco quasi
conico, e i piedi cursori, o disposti in modo che
l’animale può giovarsene comodamente per correre,
anche come suol dirsi alla distesa, senz’ avere per-
ciò bisogno di valersi del sussidio delle sue già
troppo misere ali.

SPECIE 1. Struzzo propriamente detto, o an-
che lo Struzzolo, o meglio lo Struzzo cammello
(S. Camelus: fr. l’Autruche proprement dite:
ted. der Straus. – ing. the Ostrich). – Questa
specie non ha muniti i piedi se non che di due
[Seite 213] sole dita, delle quali l’esteriore, in confronto molto
più picciolo dell’ altro, è mutico, ossia mancante
d’unghia; porta dessa armata di due aculei amen-
due l’ali. (Vedi Ménagerie du Muséum national, Livrai-
son I. Tab. 3. – e vedi pure Abbildungen ec. Tab. 77
).

Lo Struzzo cammello ritiensi come probabil-
mente il più grande di tutti gli Uccelli, pervenen-
do esso, e superando ben anche talora l’altezza di
otto piedi; è propriamente indigeno dell’ Affrica,
fuor della quale non rinviensi che soltanto nell’ A-
rabia. La sua totale inettitudine al volo viene in
qualche maniera compensata in esso dalla straor-
dinaria e anzi sorprendente rapidità del suo corso1.
La femina ne pone giù ben da trenta ova per
ogni covata, e cadauna di queste ova può rite-
nersi che a un dipresso corrisponda in peso ed in
volume a ventiquattro delle nostre ova comuni di
gallina. Quest’ uccello è soprattutto apprezzato a
motivo dell’ ottime penne da scrivere che fornisce.
Havvi però anche nel nuovo Continente una specie
particolare di Struzzo, che distinguesi col nome
appunto di Struzzo americano, o di Struzzo rea
(Struthio Rhea: ted. der Americanische Straus),
che trovasi indigeno, più che altrove, al Chili.

SPECIE 2. Casoar, o lo Struzzo dell’ Indie Orien-
tali
. (S. Casuarius: fr. le Casoarl’Emeu:
ted. der CasuarEmeu: ing. the Cassowary?).
[Seite 214] – Questa specie ha i piedi forniti ciascuno di
tre dita distinte; ha nude, tanto la celata, quanto
le due giogaje (galea, palearibusque nudis), ed
ha spinosi i remi (remigibus spinosis). (Vedi Ab-
bildungen ec. Tab. 97
).

È dessa indigena dell’ Indie orientali; ha una
gran forza nell’ unghione del suo dito di mezzo;
le sue penne ne riescono, quasi direbbesi, cor-
nee, e le barbe poi di quelle, com’ anco la piuma
minuta in generale, ne sembrano, più che altro,
formate di setole o di crini di cavallo, che sempre
a due per due sorgono da uno stipite comune.

Havvi ancora un’ altra distinta specie di Casoar
priva d’elmo o di celata, indigena propriamente
della Nuova Galles settentrionale nella Quinta Parte
del globo, o nella Nuova Olanda, ove non sono
molti anni che fu scoperta, ed alla quale diessi il
nome scientifico di Struzzo Australe (Struthio au-
stralis
).

GENERE LI. Dido, Dronte, o Dudu. (Didus:
fr. DronteDondon: ted. Dudu: ing. Dodo).
I pochi uccelli di questo genere hanno nel bel
mezzo il becco ristretto da due rughe traversali;
amendue le mandibole ne sono inflesse o colla
punta rivolta all’ indentro, e la faccia al di là
degli occhi ne riesce nuda affatto o destituta di
piumino.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui per noi. Dido
inetto,
o il Dronte propriamente detto, o anche
[Seite 215] il Dudu. (D. Ineptus – già prima per altri Cy-
gnus cucullatus:
fr. le Drontele Dondon
le Doudou: ted. der DuduDronteWalgh-
vogel:
ing. the Dodo). – Questa specie ha i
piedi passeggiatori o, come suol dirsi, ambula-
torii,
brevissima la coda, e le penne incurvate,
o ravvolte in sè stesse. (Vedi Abbildungen ec. Tab. 35).

Era dessa di certo indigena un tempo dell’ isola
di Francia, e dell’ isola Borbone, ma ove vogliasi
prestar fede alle indagini che sopra luogo ne in-
stituì Morel, parrebbe oggimai posto affatto fuor
di dubbio che di tale specie oggidì non esista as-
solutamente più individuo alcuno, nè nell’ una,
nè nell’ altra di quell’ isole; e ciò anzi non è per
niente improbabile, se si badi dover esser stato
questo il più goffo, il più lordo, e il più tardo
di tutti quanti gli uccelli, e quindi d’ogni altro
il più facile a lasciarsi pigliare: tanto più poi se
s’aggiunga che, per averne la carne un sapore
ributtante e nauseoso, ben poca utilità avrebbesi
riportato dall’ impegno che avesse l’uomo voluto
assumere di favorirne artificiosamente la riprodu-
zione e la conservazione della specie1, sì che non
venisse poi, come in fatto venne, a perire.

[Seite 216]

Ora faremo che ci basti quanto fin qui spo-
nemmo circa agli uccelli terrestri, e passeremo a
discorrere degli acquatici, ripartendoli ne’ due or-
dini distinti di Gralle o Trampolieri, e d’Oche
od Anitre.

fine dell’ ordine settimo

ORDINE VIII
Gralle, o Uccelli Trampolieri (Grallae: fr. Gral-
les:
ted. Sumpvögel: ing. Stilts-birds?).

[Seite 217]

Gli uccelli di quest’ ordine che, tanto diconsi
uccelli di riviera, uccelli di palude o uc-
celli di maremma, quanto eziandio uccelli
trampolieri, a motivo delle alte e lunghis-
sime loro gambe, rammentanti appunto,
più che altro, un pajo di trampoli, hanno
il becco cilindrico, variamente lungo nelle
diverse specie, e il più delle volte lungo
anche il collo, ma poi sempre corta la co-
da. Dimoran essi nelle paludi, nelle ma-
remme, ne’ terreni sortumosi, lungo le la-
gune, i laghi, gli stagni, i fiumi ec., e vivono
per l’ordinario d’anfibii, di pesci, d’in-
setti, e di piante acquatiche proprie di così
fatte località. Dessi mettono giù i loro nidi
or sopra terra, ed ora fra’ canneti, e riescono
poi utili alla specie nostra, che suol trovarne
quasi sempre saporitissima la carne, e man-
giarne con piacere anche le ova.

GENERE LII. Fenicoptero. (Phoenicopterus:
fr. Phoenicoptére: ted. Korhorre: ing. Flamingo?).
Gli uccelli racchiusi in questo genere, relativa-
[Seite 218] mente al quale non accenneremo qui se non sol-
tanto la specie tipo, hanno il becco come denu-
dato, curvato all’ indentro, quasi come se fosse
spezzato, e denticulato sul margine, ed hanno poi
i piedi guerniti cadauno di quattro dita.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui per noi. Fiam-
mingo
, o meglio ancora il Fenicoptero rosso. (P.
Ruber:
fr. le Flamand: ted. der Flamingo
FlamantKorkorre: ing. the Flamant?). –
Questa specie ha la piuma di color rosso, a meno
soltanto de’ remi, che ne riescono di color nero.
(Vedi Sylvan, von Laurop und Fischer, für das Jahr 1814).

Abita dessa le spiagge marittime de’ climi più
caldi, così dell’ antico, come del nuovo Conti-
nente. Quantunque la mole del corpo non siane
colossale per niente, pure, in grazia del lungo
suo collo, e delle sue gambe, lunghe anch’ esse ec-
cessivamente, l’individuo ne perviene fino all’ al-
tezza abituale d’un uomo.

GENERE LIII. Platalea. (Platalea: fr. Plata-
lea
Spatule: ted. Löffelreiher: ing. Platalea
– Spoonbill
). Gli uccelli racchiusi in questo ge-
nere, tra’ quali del pari non citeremo qui se non
soltanto la specie tipo, hanno sempre il becco
quasi affatto piano, o come chi dicesse, appianato
in tutta la sua lunghezza, a meno dell’ apice, che
n’ è bensì dilatato, e in certo tal qual modo or-
biculato, ma pur sempre appianato anch’ esso, o
quasi compresso; i due piedi poi ne sono muniti
[Seite 219] cadauno di quattro dita, e riescono in qualche
foggia mezzo palmati.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui per noi. Albar-
deola
, o il Palettone, il Mestolone, la Spat-
tola
, o meglio la Platalea leucorodia. (P. Leu-
corodia:
fr. la Spatule blanche, e talora anche
le Cuiller, sebbene a torto, mentre questo nome
negli uccelli, è riserbato come sinonimo di Sava-
cou,
ad indicare la Cancroma coclearia: ted. die
Löffelgans
der Löffelreiher: ing. the Spoon-
bill.
). – Questa specie ha su tutto quanto il
corpo bianca la piuma, a meno del sottogola, che
ne riesce nero, ed ha ornato l’occipite d’un ciuf-
fetto, o d’una cresticina piumosa. (Vedi Frisch.
Tab. 200. e segg.
).

Abita dessa indistintamente or qua or là soprat-
tutto nelle regioni occidentali dell’ antico Conti-
nente.

GENERE LIV. Palamedea (Palamedea: fr. Pa-
lamedea
Camoucle: ted. Kamichy: ing. Pa-
lamedea
Screamer?) Gli uccelli attenenti a
questo genere, tra’ quali ci terremo paghi di qui
ora indicare la specie tipo, hanno sempre il becco
in complesso di forma conica, solo che la parte
inserviente ad uso di mascella superiore ne ter-
mina adunca, od uncinata alla punta; i piedi
poi ne sono guerniti cadauno di quattro dita, e
sono fessi intieramente, non mai palmati.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui ora per noi.
[Seite 220] Camichi, o meglio la Palamedea cornuta (P. Cor-
nuta:
fr. le Kamichile Camoucle: ted. der Ka-
michy
Kamoucle: ing. the horned Screamer
– horned Palamedea
). – Questa specie ha pic-
colissime l’ali, armate cadauna di due aculei, e
porta sulla fronte una sorta di corno (Vedi Latham.
Vol. III. P. I. Tab. 74
).

Abita dessa nelle così dette Savanne delle re-
gioni Orientali dell’ America meridionale.

GENERE LV. Micteria o Jabirou: (Mycteria:
fr. Jabirou: ted. Jabiru: ing. Jabiru). Gli uc-
celli spettanti a questo genere, tra’ quali noi qui
non trasceglieremo che soltanto la specie tipo,
hanno sempre il becco, quasi direbbesi, ascendente
dalla base verso la punta, che poi termina acuta
molto; la parte che ne fa le funzioni di mandi-
bola superiore ne riesce triquetra, e l’inferiore
trigona, o sia di sezione triangolare, ma più acu-
minata, ed effettivampate ascendente; la fronte
n’ è calva affatto, le narici ne sono come linea-
ri, e i piè guerniti amendue di quattro dita di-
stinte.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui per noi; Cico-
gna del Brasile
, o anche il Jabirou, il Touyou,
e meglio poi la Micteria americana (M. Ame-
ricana:
fr. la Cigogne du Brésille Jabirou
le Touyou: ted. der JabiruTouyou: ing.
the American StorkAmerican Jabiru
Touyou). (Vedi Latham. Vol. III. P. I. Tab. 26).

[Seite 221]

Anche questa specie è indigena, come la pre-
cedente, delle Savanne dell’ America meridionale
orientale1.

[Seite 223]

GENERE LVI. Cancroma. (Cancroma: fr. Can-
crome:
ted. Cancroma: ing. Cancroma). I po-
chi uccelli componenti questo genere, fra i quali
non ci faremo carico che soltanto della specie ti-
po, hanno costantemente gobbo o gibboso il becco,
colla mandibola superiore rammentante, più che
altro, una navicella rovesciata col fondo allo in sù.

SPECIE 1. ed anzi UNICA ora qui per noi.
Cucchiaja, o il Becco vuoto, o meglio poi assai
la Cancroma cocleare. (C. Cochlearia: fr. la Cuil-
lère:
le Savacou, o anche le Ceuiller: ted. der
Löffelvogel?
Hohlschnabel?Cancroma:
ing. the Boat-bill.). – La piuma del ventre rie-
sce in questa specie di color bruno rossiccio, in-
clinante al lionato. (Vedi Latham. Vol. III. P. I. Tab. 26).

[Seite 224]

È dessa pure indigena del Brasile, e d’altre
ivi vicine località d’America.

GENERE LVII. Ardea, o anche Airone, o Aghi-
rone
, (Ardea: fr. Héron: ted. Reiher: ing. He-
ron
). Gli uccelli che racchiudonsi in questo ge-
nere, hanno costantemente il becco dritto, acuto,
lungo, e schiacciatello, o alcun poco compresso
d’alto in basso, e i piè muniti di quattro dita.

SPECIE 1. Uccello reale, o il picciolo Aghi-
rone,
o la Grue coronata, e meglio poi l’Ar-
dea pavonina.
(A. Pavonina: fr. l’Oiseau royal:
ted. der Kron-Kranich: ing. the crowned Grane.).
– Questa specie porta dritto sul capo un bel
pennacchio, od una elegante cresta piumosa, quasi
direbbesi, composta di filamenti di seta, ed ha
poi sulle tempia due escrescenze o caruncule nude.
(Vedi Buffon. Vol. VII. Tab. 11).

Abita dessa nell’Affrica più meridionale. Le piu-
me che ne costituiscono la così detta corona, o la
sontuosa cresta ond’ essa ha ornato il capo, sono
bellamente ravvolte a foggia di spira.

SPECIE 2. Grue, o la Gru, e meglio poi l’Ar-
dea gru.
(A. Grus: fr. la Grue: ted. der Kra-
nich:
ing. the Crane). – Questa specie ha nudo
l’occipite, ma tempestato di papille, o di pic-
ciole escrescenze quasi carnose; la piuma n’è in-
distintamente di color grigio di cenere sopra tutto
quanto il corpo, e l’ali ne riescono per di fuori
in certo modo testacee, o colle penne dispostevi
[Seite 225] sopra per serie regolari, che contribuiscono al tut-
t’ insieme un aspetto imbricato. (Vedi von Wildungen.
Taschenbuch für das Jahr 1797
).

Vive dessa abitualmente nelle contrade setten-
trionali dell’ antico Continente, d’onde emigra ta-
lora per recarsi in regioni alquanto più tempe-
rate, senza passar però mai ne’ paesi caldi, e quindi
è poi che ne incontriamo qualche volta numerose
torme anche tra noi.

SPECIE 3. Cicogna, o meglio l’Ardea cico-
gna
. (A. Ciconia: fr. la Cigogne: ted. der Storch:
ing. the Stork). – Questa specie ha bianca in
generale la piuma, coll’ orbite nude, co’ remi ne-
ri, col becco, co’ piedi, e con tutta quanta la cute,
di color rosso cruento o sanguigno.

Vive dessa per lo più nelle regioni temperate
dell’ antico Continente, e quindi rinviensi spesso
anco tra noi, soprattutto nell’ autunno; non è vero
altrimenti ch’ essa nutrasi esclusivamente soltanto
d’anfibii, mentre si sa ora benissimo ch’ essa divora
anche moltissimi altri animali utili nell’ economia
sociale, come fra gli altri succede delle intiere fa-
miglie o associazioni di Pernici, e simili, e come si
sa che, se può averne, reca non di rado nel pro-
prio nido, onde rendernelo più sofice, stracci, panno-
lini, refe, filo, bambagia, e altre così fatte cose1.

[Seite 226]

SPECIE 4. Airone vero, o anche il Grande
Aghirone
, e meglio poi l’Ardea maggiore. (A.
Major:
fr. le Héron: ted. der ReiherFi-
schreiher:
ing. the Heron). – Questa specie porta
sull’ occipite una tal quale cresta nera, che gli cade
giù penzoloni; la piuma e le penne ne sono poi
per tutto altrove di colore grigio di cenere, a meno
d’una striscia lineare al di sotto del collo, e di
una fascia sul petto, che ne riescono nere. (Vedi
Frisch. Tab. 199
).

È dessa indigena anche fra noi, e rinviensi, quasi
direbbesi, per ogni dove in amendue i Continenti
antico e nuovo; essa è da riguardarsi come animale
nocivo, a cagione de’ gravi danni che arreca al pe-
sce negli stagni, nelle peschiere e simili, e soprat-
tutto poi agli avanotti, o pesciatelli giovani. Que-
sti Aironi pongono i nidi loro sulle cime le più
elevate delle quercie, delle roveri, e d’altri alberi
pervegnenti a grandi altezze1.

SPECIE 5. Garza, o la Garzetta, o anche il
Garzetto
, e meglio poi l’Ardea garzetta. (A. Gar-
[Seite 227] zetta: fr. l’Aigrette: ted. der kleine weisse Rei-
her?
weisse Reiher?: ing. the JayPiet
– little Egret?
). – Questa specie porta anche
essa ornato l’occipite d’un ciuffo, o d’una ma-
niera di cresticina piumosa; ha bianca tutta quanta
la piuma, con nero il becco, i piè verdicci, e ver-
dicce anche le denudate gote, sicchè l’individuo
ne sembra in certo modo imbrigliato di verde
(loris pedibusque virescentibus). (Vedi Buffon, Tom.
VII. Tab. 20
).

È dessa indigena, a quanto pare, specialmente
della Persia e delle regioni a quella più vicine,
ma rinviensi anche nell’Affrica orientale settentrio-
nale, e talora eziandio nelle parti più meridionali
dell’ Europa orientale, sebbene radi molto ne sem-
brino gli esempli. Apprezzatissime ne sono certe
penne sericee, lunghe molto, e di color bianco
lucente argentino, che l’individuo porta posterior-
mente.

SPECIE 6. Tarabuso, o l’Aghirone de’ canneti,
e per taluni, senza però fondamento, il Trom-
bone,
o il Botauro, ma meglio poi l’Ardea stel-
lare.
(A. Stellaris: fr. le Butor: ted. die Rohr-
dommel
der Iprump: ing. the Bittern). – Que-
sta specie ha in certo modo liscio, quasi direb-
besi glabro, il capo, nero in sul vertice; le penne
del corpo ne riescono superiormente come imbri-
cate, a motivo delle macchie trasversali e strie ne-
riccie onde n’è tempestato il fondo bruno fulvo,
[Seite 228] o lionato; per di sotto poi il fondo n’è un poco
più chiaro, e le macchie, appena fosche, ne sono
bislunghe. (Vedi von Wildungen Taschenbuch für das-
Jahr 1808
).

Indigena spesso anche tra di noi, essa lo è pure
delle regioni più temperate del settentrione di tutto
il globo terracqueo1.

[Seite 254]

GENERE LVIII. Tantalo (Tantalus: fr. Tan-
tale
Ibis: ted. Tantal: ing. Tantal). Gli uc-
celli racchiusi in questo genere hanno sempre il
becco lungo molto, subulato o conformato a fog-
gia di lesina, più che altro, terete o quasi cilin-
drico, leggermente curvato all’ ingiù; nude affatto
le gote fin’ oltre agli occhi, e i piedi forniti di
quattro dita distinte, non palmate se non soltanto
presso alla loro radice.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui ora per noi.
Ibis, o anche l’Ibis bianca, o meglio poi il Tan-
talo Ibis
(T. IbisTantalus AEthiopicus di
Latham – Numenius Ibis di Cuvier1: fr. l’Ibis
l’Ibis blanc: ted. der Ibisweisse Ibis:
ing. the IbisEgyptian Ibis). – Questa spe-
cie ha in complesso tutta bianca la piuma, a meno
dell’ estremità de’ remi, del becco e de’ piedi, che
ne son neri, con questo poi di più, che i remi se-
condarii ne riescono come prolungati, e d’un co-
lor nero violaceo. (Vedi Abbildungen ec. Tab. 86).

Questo famosissimo uccello, comune una volta
nel Basso Egitto, e tenuto dagli antichi abitatori
di quel paese quale simbolo delle periodiche, re-
golari, e colà vantaggiosissime, innondazioni annuali
[Seite 255] del Nilo1, e come tale eternato ne’ loro monu-
menti, a segno che, giusta quanto vi si soleva pra-
ticare anche colle spoglie mortali degli uomini loro
contemporanei, e co’ cadaveri di parecchi altri ani-
mali, e segnatamente di varie maniere d’uccelli
di rapina, or Falconi, or Sparvieri, se ne pre-
paravano Mummie2, che disponeansi spesso in
grandissima copia per serie entro appositi sepol-
cri, o altre così fatte sotterranee caverne, vi è in
oggi divenuto rarissimo3, come avvennevi pure
[Seite 256] dell’ Ippopotamo, o Cavallo del Nilo, del Cocco-
drillo, ec. ec.

Quanto poi all’ Ibis nera, più picciola della pre-
cedente, oserei quasi dire ch’ essa non sia effetti-
vamente altra cosa che l’Ibis falcinello, ossia il
Ciurlo verde, Chiurlo verde, le Courlis d’Italie dei
Francesi, il Tantalus falcinellus di Latham, o il
Tantalus igneus
di Gmelin?, non infrequente in
Europa, e non estremamente raro nemmeno nelle
parti più meridionali della Germania.

GENERE LIX. Beccaccia, o Scolopace (Scolo-
pax:
fr. Bécasse: ted. Schnepfe: ing. Woodcock).
Gli uccelli compresi in questo genere delle Bec-
cacce hanno costantemente anch’ essi il becco piut-
tosto terele o quasi cilindrico, ottuso all’ estre-
mità, sensibilmente più lungo di quel che non sialo
la testa dell’ uccello, ed hanno poi la faccia tutta
quanta coperta di piuma, e i piè muniti di quat-
tro dita distinte, il posteriore de’ quali appoggian-
tesi a terra con parecchie articolazioni o falangi
a un tratto, quando l’uccello sta sui suoi piedi.
Infra le ben oltre a trenta specie diverse d’uccelli,
che attualmente potrebbero considerarsi come ap-
partenenti al genere degli Scolopaci o delle Bec-
cacce, noi ci accontenteremo di trasceglierne le
sole seguenti tre, come indigene de’ nostri paesi, e
per noi le più alla mano.

SPECIE 1. Beccaccia arcuata, o anche il Chiur-
lo grande
, o Ciurlo maggiore (S. ArquataNu-
[Seite 257] menius di Brisson e di Cuvier: fr. le Grand Cour-
lis cendré,
e talora, sebbene a torto, le Corlieu:
ted. die Brachschnepfe – das Brachhuhn: ing.
the Curlew). – Questa specie ha il becco curvo,
i piedi azzurrognoli, e l’ali nere, con sopra tem-
pestatevi macchie d’un bel bianco di neve. (Vedi
von Wildungen Taschenbuch für das Jahr 1808
).

È dessa molto diffusa per le terre più setten-
trionali del Globo, ove predilige soprattutto le co-
ste e il litorale, e nelle stagioni appropriate è in-
digena, e a bastanza frequente, anche fra noi.

SPECIE 2. Beccaccia propriamente detta, o
anche la Gheggia, l’Acceggia, la Ghega, e talora
qua e là in Italia, sebbene a torto la Gallinac-
ci
, mentre questo nome specifico sembra che do-
vrebb’ essere con maggior convenienza riserbato,
onde indicarne la specie susseguente, ma meglio
poi la Beccaccia rusticola (S. Rusticola: fr. la
Bécasse:
ted. die Waldschnepfe: ing. the Wood-
cock
). – Questa specie ha il becco d’un colore
che inclina piuttosto al rosso lionato presso alla
sua base, i piedi di color grigio di cenere, le co-
scie tutte coperte di piuma, e porta sul capo una
fascia nera. (Vedi von Wildungen Taschenb. f.d.J. 1809).

Indigena anche fra di noi in certe determinate
stagioni dell’ anno, essa lo è del pari di quasi
tutte quante le regioni più calde dell’ antico Con-
tinente.

SPECIE 3. Gallinaccia propriamente detta, o
[Seite 258] anche il Beccaccino reale, il Beccaccino mag-
giore, il Coccolone
, o la Pizzarda, e meglio poi
la Beccaccia gallinaccia (S. Gallinago: fr. la
Bécassine:
ted. die HeerschnepfeHimmelszie-
ge
der Haberbockdas Haberlammchen:
ing. the Snipe). – Questa specie ha dritto il bec-
co e tubercoloso, co’ piedi di color bruno scuro,
e porta sulla fronte quattro distinte linee di que-
sto medesimo color bruno scuro.1 (Vedi von Wildun-
gen Taschenbuch für das Jahr 1803
).

Dessa non solo rinviensi spesso anche fra noi,
ma può dirsi quasi indigena d’ogni qualunque
località alcun poco settentrionale del Globo.

[Seite 259]

GENERE LX. Tringa, ovvero Tifa, Pavon-
cella
, ed anche lalora, comunque poco plausibil-
mente, Beccaccino, o Sciacora, e molto meno inop-
portunamente poi, Beccanotto, o Beccadello, e
volgarmente nella Lombardia Sgneppa, di manifesta
derivazione dal tedesco Schnepfe – Schnepfchen,
(Tringa: fr. Bècasseau, o anche Vanneau: ted.
[Seite 260] Schnepfchen?Grünbeinchen? propriamente la
Sforzana
de’ Veneti – Wasserschnepfe? ing. Lap-
wing?
). Gli uccelli appartenenti a questo genere
hanno sempre il becco, più che altro, terete o
subcilindrico, lungo a un dipresso quanto suol esser
lungo il capo dell’ individuo, e portano poi alto
da terra il loro dito posteriore, formato d’un solo
pezzo, e giocante con una sola articolazione. Ora
se ne contano bene da ventiquattro specie, di due
sole delle quali terremo qui conto.

SPECIE 1. Tringa battagliera, o anche la Pa-
voncella di mare
(T. Pugnax: fr. le Combattant
le Paon de merle Bécasseau combattant:
ted. der KampfhahnRenommistHausteu-
fel:
ing. the Ruff). – Questa specie ha rosso il
becco, e rossi anco i piedi, ha senza macchie af-
fatto le tre rettrici laterali, ed ha le gote tutte
quante coperte di papille carnose granuliformi.
(Vedi Frisch. Tab. 232. e seguenti).

È dessa indigena anche tra noi, e rinviensi, non
solo nelle paludi di quasi tutta l’Europa, ma si
può dire in quelle di quasi tutte le contrade set-
tentrionali dell’ antico Continente, e viene così
denominata dal sommo coraggio, e anzi da quella
maniera ben singolare d’accanimento, con cui i
maschi sogliono combattere insieme corpo a corpo
nel tempo de’ loro amori.

SPECIE 2. Vanello, o anche la Gavia, la
Pavoncella
propriamente detta, e talora la Sgnep-
[Seite 261] pa, la Gillardina, il Beccadello, il Beccanotto,
ma meglio poi la Tringa vanello (T. Vanel-
lus
– olim Gavia: fr. le Vanneau: ted. der Kie-
bitz
Kibitz: ing. the bastard PlowerLap-
wing
Peewit). – Questa specie ha anch’ essa
i piedi rossi, porta sul capo un pennacchio, o
una cresticina piumosa, che gli scende all’ ingiù
penzoloni, ed ha nera la piuma sul petto. (Vedi
Frisch. Tab. 213
).

È dessa del pari indigena, così fra noi alle sta-
gioni convenienti, come in tutte quasi le contrade
alquanto settentrionali del Globo.

GENERE LXI. Caradrio, o Piviere (Charadrius:
fr. Pluvier: ted. Regenpfeiffer: ing. Plower). Gli
uccelli di questo genere, de’ quali qui non cite-
remo se non la specie tipo, hanno il becco riton-
detto, quasi cilindrico o terete, e terminante in
una punta ottusa; hanno le narici ristrette, sicchè
rappresentano una semplice linea, e i piedi mu-
niti di tre sole dita, ma poi corridori, od atti a
far sì che l’individuo possa, pedonando, correre.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui per noi. Piviere
propriamente detto, o l’Uccello della pioggia,
o l’Allodola di mare, e meglio poi il Caradrio
jaticula
(C. Hiaticula: fr. le Pluvier à collier:
ted. die Seelercheder Brachvogel: ing. the sea-
Lark). – Questa specie ha nera affatto la piuma
sul petto, nericcia quella che gli ricuopre la fron-
te, ma con sopravi una sottile benda bianca, di
[Seite 262] color bruno scuro, o fosco, la piuma sul vertice,
e i piedi gialli. (Vedi Frisch. Tab. 214).

È dessa indigena anche fra noi lungo le sponde
de’ fiumi, ma è ancora più frequente lungo quelle
delle regioni più settentrionali del Globo, e si sa
rinvenirsi frequentissima poi soprattutto nell’ isole
Sandwich.

GENERE LXII. Recurvirostro (Recurvirostra:
fr. Avocette: ted. Säbelschnäbler: ing. Avoset?).
Gli uccelli di questo genere hanno piano e de-
presso, quasi direbbesi, schiacciato, il becco, verso
l’apice acuminato e anzi conformato a foggia di
lesina, o come suol dirsi, subulato, rivolto al-
quanto all’ indietro, e flessibile sulla punta, co’ piedi
guerniti di sole tre dita palmate.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui ora per noi.
Avosetta propriamente detta, o meglio il Recur-
virostro avosetta
(R. Avosetta: fr. l’Avocette:
ted. der eigentliche Säbelschnäblerdie Avo-
sette:
ing. the Avoset?). – Questa specie ha la
piuma tutta quanta variegata di bianco e di nero.
(Vedi Buffon. Vol. VIII. Tab. 38).

È dessa indigena delle regioni più temperate
dell’ antico Continente, e anche di qualche altra
località, ove nutresi, più volontieri che d’altro,
d’insetti acquatici e di vermiciatti che, col suo
becco stranamente ricurvato all’ indietro, è atta ad
afferrare.

GENERE LXIII. Ematopo, od anche Imantopo
[Seite 263] (Haematopus: fr. HématopeHuitrier: ted. Au-
sterdieb
Austervogel: ing. Oyster-catcher).
Gli uccelli di questo genere, tra’ quali ci terremo
qui paghi d’accennare unicamente la specie tipo,
hanno compresso, quasi schiacciato, il rostro, fatto
a maniera di cuneo in sulla punta; co’ piedi mu-
niti di tre sole dita, e costituiti in modo da po-
ter prestarsi a ciò che l’individuo diasi, all’ oc-
casione, pedonando, al corso.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui ora per noi.
Ostrichiere, o il Pigliaostriche, o l’Ostra-
lega
, o ancora la Beccaccia di mare, o final-
mente il Picchio di mare, e meglio ancora l’Iman-
topo ostralgo
(H. Ostralegus: fr. le Huitrier
proprement dit:
ted. der AusterdiebAuster-
mann
die Meerälster: ing. the Sea-pieOy-
ster-catcher
). – Questa specie ha di color ros-
so, così il becco, come i piedi. (Vedi Latham.
Vol. III. P I. Tab. 84
).

Rinviensi dessa qua e là lungo le coste marit-
time quasi in ogni parte del Globo, rara però in
questi nostri paesi, e nutresi principalmente d’o-
striche, e d’altri così fatti testacei.

GENERE LXIV. Folaga (Fulica: fr. Foulque:
ted. Wasserhuhn: ing. Waterhen). Le po-
che specie d’uccelli comprese in questo genere,
che noi qui restringeremo anche alle due sole,
che riescono tra di noi o le più comuni, o le più
universalmente conosciute, hanno costantemente
[Seite 264] il becco convesso, col margine della mandibola su-
periore disposto a foggia di volta al di sopra della
inferiore, colla fronte calva, e co’ piedi guerniti
di quattro distinte dita, ma vestiti di penna quasi
alla foggia d’ali.

SPECIE 1. Folaga sultana, e meglio poi la Fo-
laga porfirione
(F. Porphyrio: fr. la Poule sul-
tane
– Varietà del Genere Porphyrion di Vieil-
lot: ted. das Porphyrion?der Purpurvogel:
ing. the purple Waterhen). – Questa specie
ha i piè fessi e rossi, come ha rossa anche la
fronte, ed ha la piuma per di sopra verdeggiante,
ma per di sotto poi d’un colore violetto, che in-
clina bellamente al purpureo. (Vedi Buffon. Vol. III.
Tab. 17
).

È dessa indigena propriamente di molte isole,
e anche del litorale o delle coste marittime di
tutte quante le regioni torride del Globo terrac-
queo. Si addimestica con somma facilità, e pre-
senta un uccello, non meno piacevole per la bella,
svelta ed elegante sua forma, che per la sua sta-
tura vantaggiosa, e per la superba e splendida sua
piuma mista di violetto e di verde.

SPECIE 2. Folaga propriamente detta, o la
Folaga comune,
o meglio poi ancora la Folaga
nera
(F. Atra: fr. la Foulquela Morelle:
ted. das schwarze Blässhuhn: ing. the Coot). –
Questa specie ha piumosi i piedi (pedibus pin-
natis
), la fronte d’un colore rosso incarnato, ha
[Seite 265] ornate le gambe d’armille gialliccie, situate presso
alla piegatura dell’ arto, e la piuma nericcia su
tutto il rimanente del corpo (Vedi Frisch. Tab. 209).

È dessa indigena anche fra noi, come lo è di
quasi tutte le regioni settentrionali discretamente
temperate del Globo.

GENERE LXV. Parra, e per taluni Enante,
come per altri Jacana (Parra: fr. ParraJa-
cana:
ted. ParraJakana: ing. ParraJa-
cana
). Gli uccelli componenti questo genere, non
gran fatto numeroso, e tra’ quali qui noi non men-
zioneremo se non soltanto la specie tipo, hanno
il becco piuttosto terete o subcilindrico, terminante
mezzanamente acuto all’ apice, hanno ovate nel
bel mezzo del becco le narici, portano parecchie
escrescenze carnose, o caruncule bitorzolute a for-
ma di lobetti in sulla fronte, ed hanno spinose
le alette, o vogliam dirle, le false ali armate di
aculei spinosi (alulae spinosae).

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui per noi. Jacana,
o meglio Parra jacana (P. Jacana: fr. le Chi-
rurgien
le Chevalier: ted. das Jakana: ing.
the Jacana). – Questa specie ha lunghissime le
unghie delle dita posteriori, e i piedi d’un co-
lore che volge al verde. (Vedi Buffon. Vol. VIII. Tab. 16).

È dessa indigena dell’ Indie occidentali, del Bra-
sile, e d’altre ivi vicine località.

GENERE LXVI. Rallo (Rallus: fr. Râle: ted.
Ralle: ing. Rail). Gli uccelli di questo genere,
[Seite 266] de’ quali qui noi non noteremo se non la specie
tipo, hanno il becco ingrossato molto presso alla
base, compresso o schiacciatello, assottigliato poi
in sul dorso verso la punta, che n’ è acuminata
a bastanza, e del resto equabile, co’ piedi muniti
ciascuno di quattro distinte dita ben fesse.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui per noi. Rallo
propriamente detto, per alcuni il Re delle Qua-
glie,
e per altri, ma con meno plausibili fon-
damenti, la Gallinella, il Rallo battagliero,
e meglio poi il Rallo crex (R. Crex – altre
volte Ortygometra: fr. le Râle de genetle
Roi des Cailles:
ted. der WachtelkönigSchnerz
WiesenschnarrerSchars: ing. the Rail
Dakerhen). – Questa specie ha le ali di color
rosso giallo, alquanto ferrugineo. (Vedi Frisch. Tab. 210).

È dessa indigena anche fra noi, come lo è di
presso che tutte le regioni temperate dell’ antico
Continente. Quest’ uccello suole volgarmente chia-
marsi, poco meno che in tutte le lingue Euro-
pee, il Re delle Quaglie, sul fondamento dell’ an-
tica invalsa idea, riconosciuta in oggi come una
pretta favola, ch’ esso fosse effettivamente il con-
dottiero delle Quaglie nelle periodiche loro mi-
grazioni abituali.

GENERE LXVII. Psofia, o Strepitatore (Pso-
phia:
fr. Agami: ted. Agami: ing. Agami). –
Questo genere, composto, a quanto finora sembra,
d’una specie sola, quando pure non venga a ve-
[Seite 267] rificarsene una seconda, indigena dell’ Affrica e
indicata da Gmelin sotto il nome di Psophia un-
dulata,
ha per caratteri generici, un becco corto,
cilindrico ad un tempo e conico, convesso, segna-
tamente alla punta, che ne riesce piuttosto acuta,
colla mandibola superiore più lunga di quello che
non ne sia l’inferiore, le narici aperte o spalan-
cate, di forma ovale, e i piedi lunghi e sottili,
amendue muniti di quattro dita distinte e fesse.

SPECIE 1. ed UNICA affatto. Agami, o la Ma-
ckukawa, il Trombetta, il Trombettiere, l’Uc-
cello dalla Trombetta,
e meglio poi la Psofia cre-
pitante
(P. Crepitans: fr. l’Agami,l’Oiseau-
trompette,
l’Oiseau de trompette: ted. die
Trompete
der AgamiMackukawa: ing. the
Agami
). – Questa specie ha la piuma sericea,
nera da per tutto, ma sotto al collo, e lungo il
petto, scherzante assai piacevolmente sopra varii
colori dell’ iride, la coda corta molto, e i piedi di
un color giallo, che volge al verdiccio. (Vedi La-
tham. Vol. II. P. II. Tab. 68
).

È dessa indigena dell’ America meridionale, e
frequentissima poi, più che altrove, lungo le
sponde del Rio delle Amazzoni; riesce assai fa-
cilmente addimesticabile, ed è anzi suscettibile di
pigliar molta affezione al proprio padrone.

fine dell’ ordine ottavo

ORDINE IX

[Seite 268]

Anitre, Anatre, o anche Oche (Anseres: fr. Ca-
nards, Canes
o anche Anséres: ted. Schwim-
mvögel,
o anche GänseEnten: ing. Duck
DrakeGooseGander).

I numerosi uccelli compresi in quest’ ordine
nono, sono a bastanza riconoscibili, anche
a primo aspetto, mercè de’ loro piedi nata-
torii, od atti alla natazione, posti più al-
l’ indietro di quello che non sogliano esserlo
negli altri uccelli, ond’ è appunto che ser-
vono dessi ottimamente all’ individuo a fog-
gia di remi, sebbene gli riescano incomo-
di molto per procedere innanzi, secondo
che si suol dire, pedonando. La porzione
superiore del loro becco termina il più
delle volte alla punta in una maniera di
uncino assai corto, ed è poi, nel maggior
numero delle specie, tutta quanta rivestita,
com’ anche la mandibola inferiore, d’una
pelle morbida, ricca di nervi e quindi sen-
sibilissima. (Veggasi a questo proposito,
quanto già se n’ è detto nella annotazione
dell’ Autore al §. 64). Son dessi forniti di
[Seite 269] una lingua molto carnosa, d’un palato ru-
vidissimo e, quasi direbbesi, tappezzato di
aculei, e il più de’ loro maschi trovasi es-
sere eziandio munito, alla parte d’avanti
dell’ aspera arteria, o della trachea, d’una
picciola capsula speciale, ora cartilaginea,
ed ora ossea. La loro piuma è, non solo
spessa, folta ed addensata, ma in certo
modo grassa ed untosa, a segno tale da riu-
scir quasi impermeabile dall’ acqua. Usano
essi di starsene sempre presso alle acque,
sia lungo le coste del mare, o sulle sponde
de’ laghi, o sulle ripe de’ fiumi, or sull’ iso-
le, ora sugli scogli, ed ora fra’ canneti,
e vivono quasi tutti in una sorta di poli-
gamia. Le femine metton giù talora anche
un solo uovo per volta, o, per lo meno,
sempre pochi assai ad ogni loro covata,
ma a malgrado di ciò, sono da riguardarsi
quasi tutti come animali d’una grande uti-
lità per la specie umana, alla quale forni-
scono un’ ottima carne, e buon grasso per
cibo, come penne, piumini, ec. per altri
usi diversi, talora anche di sommo lusso.

GENERE LXVIII. Rincope, o anche Becco a ce-
soja
(Rhincops: fr. RhyncopsBec en ciseaux:
[Seite 270] ted. Verkehrtschnabel?Schereschnabel? – Rhyn-
cops:
ing. Cut-waterRhyncops). I pochi uccelli
di questo genere hanno dritto il becco, ma colla
mandibola superiore molto più corta, che non lo
sia la inferiore, la quale ultima termina colla punta
tronca.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui per noi. Rin-
cope
propriamente detta, o il vero Becco a ce-
soja,
e meglio poi la Rincope nera (R. Nigra:
fr. le Bec en ciseaux – le Rhyncops noir: ted.
der Verkehrtschnabel?Schereschnabel?
schwarze Rhyncops: ing. the Sea-crowCut-
water
). – Questa specie ha in complesso tutta
quanta la piuma nera per di sopra, e bianca poi
per di sotto, col rostro di color rosso presso alla
base. (Vedi Brisson. Vol. VI. Tab. 21, fig. 2).

È dessa indigena dell’ America settentrionale. La
porzione superiore del becco ne è, appunto come
s’è detto, sensibilmente più corta dell’ inferiore,
ma con questo di più, che l’ultima va poi a col-
locarsi per entro alla superiore, quasi a quel modo
che in un coltello comune da tasca la lama va a
rinchiudersi nel manico.

GENERE LXIX. Sterna, o anche così generica-
mente talora, Rondine di mare (Sterna: fr. Ster-
ne
Hirondelle de mer: ted. Meerschwalbe?
e giusta taluno, ma assolutamente per errore, an-
che Rheinschwalbe?, mentre questo nome speci-
fico debbe appartener già ad una vera Rondine,
[Seite 271] o Rondinella, frequente sulle rive del Reno: ing.
Sterna). Gli uccelli attenenti a questo genere
hanno il becco sdentato, subulato, o conformato
a foggia di lesina, quasi dritto affatto, molto
bene acuto, e alquanto schiacciatello, ed hanno
le narici di forma lineare, situate alla base del
becco.

SPECIE 1. Noddi, o anche semplicemente lo
Stolto
, o veramente l’Uccello diavolo, e me-
glio poi la Sterna stolida (S. Stolida: fr. le
Fou
le Diable: ted. die Noddy: ing. the
Noddy
). – Questa specie ha la piuma tutta quanta
nera, a meno della fronte, che ne riesce bian-
chiccia, ma poi colle sopracciglia nerissime. (Vedi
Brisson. Vol. VI. Tab. 18, fig. 2
).

È dessa indigena indistintamente di tutti i mari
situati fra i due Tropici.

SPECIE 2. Rondine di mare propriamente detta,
o anche la Rondine argentea, l’Uccello d’ar-
gento
, e meglio poi la Sterna rondine (S. Hi-
rundo:
fr. la Sterne hirondelle,l’Hirondelle
de mer
– e per taluno le Pierre-garin: ted. die
Seeschwalbe
Meerschwalbe: ing. the Silverbird).
Questa specie porta la coda conformata a guisa
di forbice mezzo aperta, ed ha le due rettrici le
più esteriori segnate nel bel mezzo da una mac-
chia di bianco e di nero. (Vedi Frisch. Tab. 119).

È dessa indigena di tutte quante le regioni le più
settentrionali del Globo.

[Seite 272]

GENERE LXX. Colimbo, o Mergo (Colymbus:
fr. ColymbeGrébePlongeon: ted. Tau-
cher
Tauger: ing. ColymbusSea-turtle).
Gli uccelli racchiusi in questo genere hanno il
becco sdentato, subulato o conformato a subbio o
a foggia di lesina, dritto e acuminato molto, ed
hanno i piedi, come chi dicesse, inceppati, o con-
formati e disposti in modo, che s’ inceppano a
vicenda l’un l’altro (pedes compedes).

SPECIE 1. Colimbo propriamente detto, o an-
che il Piccione di Groenlandie, o il Colombo del
Groenland
: e meglio poi il Colimbo grillo: (C.
Grylle:
fr. le Plongeon du Groenland: ted. die
Grönlandische Taube:
ing. the Sea-turtle). – Que-
sta specie ha i piedi palmati, muniti ciascuno di
tre dita, nera affatto la piuma su tutto quanto il
corpo, a meno delle rettrici dell’ ali, che ne rie-
scono bianche (Vedi Frisch. Tab. 185).

È dessa indigena poco meno che di tutte le re-
gioni più settentrionali del Globo.

SPECIE 2. Colimbo piviere, o anche il Piviere
del Nord
, e meglio poi il Colimbo troile (C.
Troile:
fr. le Guillemot: ted. die Lumer: ing. the
Guillemot
). – Questa specie ha i piedi palmati,
muniti ciascuno di tre dita, bruno-scura la piuma
di tutto quanto il corpo, ad eccezione del petto
e dell’ abdomine, che ne sono candidi come la
neve, e de’ remi secondarii, che ne terminano bian-
chi anch’ essi all’ estremità. (Vedi Frisch. Tab. 185).

[Seite 273]

È dessa anche tra noi indigena delle spiagge
marittime delle regioni settentrionali del Globo.

SPECIE 3. Marangone, o il Mergo marangone,
il Corvo calvo, il Serolone, il Segalone, e me-
glio poi il Colimbo urinatore (C. Urinator: fr. la
Grébe
le Grébe huppé: ted. die Grebe? –
der Silbertaucher?:
ing. the GrebeWater-
silverrawen?
greater Loon?). – Questa spe-
cie ha la testa liscia, disadorna, le due palpebre
inferiori giallognole, e porta sull’ ali una macchia
bianca (Vedi Edwards. Tab. 306, fig. 2).

È dessa indigena delle regioni più temperate ed
anche calde della nostra Europa. Si suol far uso
a bastanza frequentemente della lanugine, del piu-
mino, o della peluria bianco-argentina, che rive-
ste per di sotto gli individui, tanto di questa spe-
cie, quant’ anche quelli del Colimbo crestato (Co-
lymbus cristatus
), e di qualche altra specie di
Mergo o Colimbo, per formarne manicotti, fodere
e altre così fatte guarnizioni di vestiti per l’inverno,
a seconda della moda1.

[Seite 274]

GENERE LXXI. Gabbiano, o Mugnajo, o anche
Laro (Larus: fr. Mouette: ted. Möve: ing. Gull).
Gli uccelli di questo genere, tra’ quali ci chia-
meremo paghi d’accennar qui unicamente la spe-
cie tipo, hanno anch’ essi il becco sdentato, drit-
to, cultriforme, o conformato a foggia di coltello,
ma terminante in una punta alcun poco adunca,
ed hanno in oltre gibbosa al di sotto della sua
punla, la parte che ne serve di mandibola infe-
riore. Questi così falli uccelli dimorano il più delle
volte presso alle coste marittime delle nostre regioni
alquanto settentrionali, ma però ve n’ha di quelli
che si rinvengono, anche talora a stormi nume-
rosissimi, per fino nel mare del Sud.

SPECIE 1. ed anzi UNICA ora qui per noi. Gab-
biano nostrale,
o il Mugnajo propriamente detto,
o anche il Tarocco, e meglio poi il Laro tri-
dattilo
(L. Tridactylus: fr. le Tarrockla
[Seite 275] Mouette Tarrock:
ted. der Tarrock – die eigen-
tliche Möve
weisse Möve: ing. the Tarrock).
– Questa specie ha in complesso bianchiccia
tutta quanta la piuma, con grigia, quasi direbbe-
si, incanutita, quella della schiena, e con nere
le punte delle rettrici, meno soltanto l’ultima; i
piedi ne sono muniti di tre dita. (Vedi Brisson.
Vol. VI. Tav. 17, fig. 2
).

È dessa molto frequente ne’ nostri mari i più
settentrionali.

GENERE LXXII. Ploto, o anche Aninga (Plo-
tus:
– altre volte varietà del Pelecanus: fr.
Anhinga: ted. Anhinga: ing. Anhinga). I pochi
uccelli di questo genere, che per avventura tutti
riduconsi a semplici varietà della specie unica,
della quale faremo qui ora menzione, hanno co-
stantemente il becco lungo, dritto, fusiforme, acu-
tissimo, e finissimamente denticulalo su i lembi;
i lembi della mandibola superiore presso alla base
ne sono dilatati, compressi e ripiegati all’ inden-
tro; le narici ne sono lineari, longitudinalmente
disposte, e come occultate per entro ad una ri-
piegatura poco profonda; il collo n’è lungo assai,
e sempre molto sottile, e la testa poi affilatissima;
i piedi ne sono corti, grossi, robusti e palmati;
il tarso n’è breve molto; il dito di mezzo e l’e-
steriore ne sono i più lunghi, e riescono come
inviluppati in una membrana comune; il pollice
n’ è articolato internamente a livello dell’ altre di-
[Seite 276] ta; le ali ne sono piuttosto lunghe, col primo
remo più lungo del secondo, del terzo e del quar-
to, e finalmente la coda n’è ampia, larga ed es-
pansa, e composta di dodici rettrici.

SPECIE 1. ed UNICA, a quel che pare, per tutti
gli Ornitologisti. Aninga propriamente detta, o me-
glio anco il Ploto aninga (P. AnhingaLe-
vaillantii
di Temminck – SenegalensisGuja-
nensis
di Buffon – Melanogaster di Latham:
fr. l’Anhingal’Anhinga du Sénégall’An-
hinga de la Guyane
l’Anhinga noir de
Cayenne:
ted. der Anhinga: ing. the Anhinga).
– La specie, che ha qui in vista l’Autore, e che,
come s’ è detto, sembra essere l’unica del genere,
ma ammette poi parecchie varietà, forse relative
alle località, all’ età ed al sesso, ha bianco il ven-
tre. (Vedi Willoughy. Tab. 72).

È dessa indigena del Brasile, ma delle varietà qui
sopra mentovate, quale rinvennesi alla Cajenna,
quale al Senegal, e quale perfino nell’ isole della
Sonda. Quanto alla statura, l’individuo ne vien gros-
so a un dipresso come un’ Anitra comune, se non che
poi la supera d’assai in grazia del lunghissimo suo
collo, ravvolto in sè spiralmente, e che all’ occasione
esso sviluppa con molta forza per slanciarne la testa,
e così meglio ancora il becco possente, contro il
pesce che vuole assalire e predare sott’ acqua.

GENERE LXXIII. Fetonte, o anche Uccello
del Tropico
(Phäeton: fr. Phäeton: ted. Phäeton:
[Seite 277] ing. Phaëton). Gli uccelli non molto numerosi di
questo genere, e fra’ quali ci accontenteremo di
qui menzionare la specie tipo, hanno il becco con-
formato a foggia di coltello, dritto molto, ed acu-
minato, colla faringe affatto spalancata appena al
di là del becco, e co’ piedi aventi il dito poste-
riore rivolto all’ innanzi.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui per noi. Uccello
del Tropico
propriamente detto, o meglio poi
il Fetonte etereo (P. AEthereus: fr. le Paille
en queue:
ted. der Tropikvogel: ing. the Tro-
pic-bird
). – Questa specie ha lunghissime due
delle sue rettrici, ha il becco serrato, o minutis-
simamente denticulato su i margini, i piedi assai
bene equilibrati (pedibus aequilibribus), e il dito
posteriore connesso (digito postico connexo). (Vedi
Brisson. Vol. VI. Tab. 42, fig. 1
).

Rinviensi dessa, quasi esclusivamente a qualsi-
voglia altra località, sempre in alto mare fra i
due Tropici, e si nutre soprattutto del così detto
Pesce volante. (Trigla volitans, ed altri).

GENERE LXXIV. Procellaria (Procellaria: fr.
PetrelProcellaire: ted. Sturmvogel: ing. Tem-
pest-bird
). Gli uccelli di questo genere, fra’ quali
qui non trasceglieremo che soltanto la specie tipo,
hanno il becco sdentato, alcun poco compresso o
schiacciatello, le mandibole a un di presso fra di
loro uguali, a meno che la superiore ne termina
adunca alla punta, mentre l’inferiore al suo apice
[Seite 278] ne termina, come chi dicesse, compressa ad un
tempo, e conformata a canaletto o a doccia, e i
loro piedi, invece del dito posteriore, non hanno
che soltanto un’ unghia sessile, o piantata e radi-
cata immediatamente nel piede.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui per noi. Uccello
delle tempeste
propriamente dello, e meglio poi
la Procellaria pelagica (P. Pelagica: fr. le Pe-
trel:
ted. der SturmvogelUngewittervogel:
ing. the Tempest-birdStormfinchMother
cary’ s chicken
). – Questa specie ha tutta quanta
nera la piuma del corpo, a meno dell’ uropigio,
o groppone o codione, che ne riesce bianco. (Vedi
Linné, Fauna Suecica. Tab. 2, fig. 143
).

È dessa indigena, tanto de’ mari settentrionali,
quanto de’ meridionali; e rinviensi il più delle
volte in alto mare, su per gli scogli lontanissimi da
ogni terra. I navigatori sogliono avere ad indizio
d’imminente tempesta ogni qualvolta accade che
alcuno di questi uccelli venga a rifugiarsi sul loro
bastimento; e gli abitanti dell’ isole Feroer se ne
valgono a foggia di lampade, di lucerne o di can-
dele, facendo passare a traverso del corpo d’uno
di questi uccelli un lucignolo, che poscia accen-
dono a tempo e luogo, e che, mercè della quinci
fondentesi molta sua pinguedine, mantiene poi ac-
ceso lo stoppino, continuamonte inzuppatone, per
ben lungo tempo.

GENERE LXXV. Albatros, o Diomedea (Dio-
[Seite 279] medea: fr. AlbatrosseDiomedée: ted. Alba-
tros:
ing. Albatros). Gli uccelli di questo genere,
delle tre sole specie de’ quali infino ad ora cono-
sciute, noi non terremo qui conto che soltanto di
quella che può servire di tipo al genere, hanno
il becco dritto, con adunca presso all’ apice quella
parte, che ne serve di mandibola superiore, men-
tre l’inferiore ne riesce, quasi chi dicesse, tron-
cata.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui ora per noi. Dio-
medea
propriamente detta, e talora l’Uccello-mon-
tone del Capo di Buona Speranza,
o anche lAl-
batros,
e meglio poi la Diomedea fuggiasca, o
la Diomedea esule (D. Exulans, e anche Dio-
medea Padicea,
finch’ è ancora molto giovane:
fr. l’Albatros communla Diomedéele
Mouton du Cap:
ted. der Albatros: ing. the Al-
batros
). – Questa specie porta l’ali pinnate, e anzi
lunghissime, ed ha i piedi molto bene equilibrati
(pedibus aequilibribus), e muniti amendue di tre
dila distinte. (Vedi Edwards. Tab. 88).

Perviene dessa, quanto alla sua mole corpo-
rea, a un di presso alla statura abituale d’un
Cigno, ma, quando tiene dispiegate le possenti
sue ali, dalla cima dell’ una all’ estremila del-
l’ altra può comodamente misurarsene una lun-
ghezza di circa undici piedi, e si vuole che, li-
brata sopra queste, si sostenga essa talora, con-
tinuamente in sul volo, fino alla distanza d’oltre
[Seite 280] a tremila miglia dalla Terraferma, alzandosi però
ben di rado al di là di dieci, o tutt’ al più venti
piedi dalla superfìcie del mare; nutresi essa, più
che d’altro, del così dello Pesce volante (Trigla
volitans,
e d’altri così fatti)1; ora però si sa che
essa si riposa e s’ addormenta anche sull’ acqua.

GENERE LXXVI. Pellicano (Pelecanus: fr. Pé-
lican:
ted. Pelikan: ing. Pelican). Gli uccelli
spettanti a questo genere, hanno sempre dritto
il becco, adunco soltanto presso alla punta, ed
unguiculato, i piedi assai bene equilibrati (pedes
aequilibres
), muniti cadauno di quattro distinte
dita, tutte quante formanti insieme come una palma
di mano (digitis omnibus quatour simul palmatis).
– Può questo genere dividersi comodamente in
due sezioni:

a). Pellicani aventi il becco sdentato.

SPECIE 1. Grotto, o l’Onocrotalo, o an-
che il Pellicano comune, il vero Pellicano, e
meglio ancora il Pellicano onocrotalo (P. Ono-
crotalus
Sula di Brisson: fr. Pélican: ted. die
Kropfgans
der PelikanTölpel?: ing. the
Pelican
). – Questa specie, ha come chi dicesse,
un ampio sacco membranaceo alla gola. (Può ve-
dersene un apposito bel disegno in rame, pubbli-
calo da J.E. Ridinger già fino dall’ anno 1740).

[Seite 281]

È dessa indigena propriamente de’ climi più
caldi di tutte le cinque parti del Globo nostro,
quando almeno il così detto Pellicano d’America
non meriti effettivamente d’essere considerato co-
me una specie affatto distinta da quello che rin-
viensi nell’ antico Continente. Il nome di Pelli-
cano n’è d’origine Greca, e deriva dalla voce
asinina, che suole emettere spesso questo volatile;
e quello tedesco di Kropfgans, equivalente per
noi ad Oca gozzuta, è tratto invece appunto dal-
l’ enorme gozzo a sacca, estensibile, che gli pende
giù dalla porzione inferiore del becco, lungo la go-
la, e ch’ è capace di contenere fin’ oltre a trenta
libbre d’acqua.

SPECIE 2. Uccello fregata, o anche l’Uc-
cello sartore,
o l’Aquilio, e meglio poi il
Pellicano aquilo
(P. AquilusAquilius: fr. le
Tailleur
la Fregate: ted. die Fregatteder
Fregattvogel:
ing. the Man of war bird). – Que-
sta seconda specie di Pellicano ha amplissime l’ali,
la coda conformata a foggia di forbici aperte
(cauda forficata), la piuma nera sopra tutto il
corpo indistintamente, nere affatto anche l’orbite,
e rosso poi il becco. (Vedi Edwards. Tab. 309).

Se guardiamo, tanto alla speciale conforma-
zione di questo uccello, quanto anche al suo modo
di condurre la vita, ci è forza confessare aver
desso una grandissima analogia coll’ Albatros (Dio-
medea exulans
), se non che poi l’ali ne riescono
[Seite 282] ancora più lunghe, mentre, quando l’individuo,
cresciuto compiutamente, le tiene ben distese,
giungono ad occupare uno spazio lungo perfino
quattordici piedi, di modo che, libratosi al volo,
fa desso una figura, che realmente reca maraviglia.

SPECIE 3. Cormorano, o il Cardo, detto an-
che da taluno, non saprei bene il perchè, il Cor-
vo marino,
e meglio poi il Pellicano carbone (P.
Carbo
Hydrocorax di Vieillot: fr. le Cor-
moran:
ted. die Scharbeder SeerabeKor-
moran:
ing. the Cormoran). – Questa specie ha
la coda, quasi direbbesi, arrotondata, la piuma
tutta quanta nera, il becco sdentato affatto, e
porta sul capo una maniera di picciolo pennac-
chio, o ciuffo piumoso. (Vedi Frisch. Tab. 187).

È dessa indigena poco meno che di tutte le
cinque parti del Globo nostro; nuoce estrema-
mente a’ pesci, a’ quali dà la caccia per cibarse-
ne; e si moltiplica talora, entro il periodo di po-
chissimi anni, fino ad esservene poi le molte mi-
gliaja, sopra spiagge, nelle quali la specie ne era
da prima affatto sconosciuta1.

Una specie analoghissima al Cormorano, e che
suole denominarsi propriamente il Cormorano della
[Seite 283] China, o il Pellicano della China, le Cormoran
de la Chine
de’ Francesi, (Pelecanus Sinensis),
viene appunto in quell’ Impero abitualmente ad-
destrata con vantaggio alla pesca. (Di questi specie
medesima può vedersi l’effigie nelle mie Abbildungen, ec.
Tab. 25
).

b). Pellicano avente il becco serrato, o den-
ticulato sul margine, come il tagliente d’una sega.

SPECIE 4. Bassano, o anche il Matto di Bas-
sano
, e talora l’Oca possa, ma meglio poi il
Pellicano bassano
(P. BassanusSula major
di Brisson – Morus Bassanus di Vieillot: fr. le
Fou de Bassan
le Grand Foule Fou
commun:
ted. die Rothgans: ing. the Gannet
Soland Goose). – Questa specie, qui l’ultima
per noi de’ Pellicani, porta la coda cuneiforme,
o conformata a foggia di cuneo, ha bianca tutta
quanta la piuma del corpo, a meno de’ remi pri-
marii, che ne sono neri, e della faccia, che n’è
azzurrognola, col becco nero anch’ esso. (Vedi
Brisson. Vol. VI. Tab. 44
).

È dessa frequentissima nel Nord, tanto dell’ Eu-
ropa nostra, quant’ anche dell’ America, e più
forse che altrove, nell’ Ebridi o nell’ isole della
Scozia, e tra queste segnatamente nell’ isola Bass,
d’onde appunto trasse il suo nome specifico1
[Seite 284] questa maniera di Pellicano per alcuni, di Sula
per Brisson, di Moro per Vieillot, e d’Oca per
altri. Costituisce propriamente quest’ uccello il prin-
cipalissimo nutrimento degli isolani di S. Kilda,
le donne de’ quali, non d’altra materia fatte, por-
tano le scarpe, fuorchè della pelle toltagli, co-
munque queste così fatte scarpe non durino loro
se non cinque giorni tutt’ al più, di modo che, tra-
scorso un sì breve periodo di tempo, è forza cal-
zarne altre nuove, lo che non è però che l’af-
fare d’un momento1.

GENERE LXXVII. Anitra, o Anatra (Anas:
fr. CanardCane: ted. EnteMeyer: ing.
GooseDuckElk). Gli uccelli spettanti a
questo assai numeroso genere, hanno costantemente
il becco, ad un tempo lamelloso e dentato, con-
vesso ed ottuso, e la lingua cigliata ed ottusa an-
ch’ essa.

SPECIE 1. Cigno, e meglio ancora l’Anitra
Cigno
, o l’Anitra Olor (A. Olor: fr. le Cy-
gne:
ted. der SchwanStummerschwan
SingschwanElbsch: ing. the SwanElk).
– Questa specie ha il becco nero, appena in
qualche modo dimostrante una tal quale tendenza
alla forma cilindrica, quasi direbbesi saldato in
base con una cera nera del pari; la piuma poi di
[Seite 285] tutto quanto il corpo n’ è bianca affatto. (Vedi
Frisch. Tab. 152
).

È dessa indigena di tutte le regioni molto set-
tentrionali dell’ antico Continente, rarissima in
Italia, ove alligna assai di rado; nutresi parti-
colarmente di rane, ranocchi, piante acquatiche,
e simili. A riguardo di quest’ uccello diremo qui,
che bisogna distinguer bene il Cigno domestico,
o almeno addimesticato, ch’ è sempre muto, dal
così detto Cigno salvatico, o Cigno vero, e in
istato di libertà, (Anas Cygnus), il quale porta
alla radice del becco una tal quale pelle di color
gialliccio, ed ha poi un’ aspera arteria, o una
trachea assai più lunga e curvata, mentre non è
che soltanto quest’ ultimo, quello che può emettere
una voce chiara molto, risonante fino da lunge,
ed effettivamente non ingrata.

Il Cigno nero poi (Anas nigra), avente bian-
chi i remi, non rinviensi indigeno che soltanto
nella quinta parte del Globo terracqueo, ove fu
trovato, così a Botanybay, com’ anche lungo le
Coste occidentali della Nuova Olanda, e quindi
descritto come un uccello bello ed interessante
fin dal 16971.

SPECIE 2. Anitra cignoidea, detta poi anche
l’Oca di Guinea, o l’Oca Turca, o l’Oca di
[Seite 286] Spagna, o l’Oca della China, (A. Cygnoides:
fr. l’Oye de Guinée: ted. die Spanische Gans
Türkische GansSchinesiche Gans: ing. the
Swan-goose
Chinese Goose). – Questa specie
ha il becco di forma poco meno che cilindrica, ed
ha alla radice del becco la così detta cera disposta
gibbosamente, con tumide o rigonfie le palpebre
(cera gibbosa, palpebris tumidis). (Vedi Frisch. Tab.
153 e 154
).

È dessa indigena, tanto alla Costa di Guinea,
e al Capo di Buona Speranza, quanto in Siberia
e alla China, e a quanto sembra, rinviensi per-
fino nel mare Pacifico, e segnatamente all’ isole
Sandwich, sebbene se ne distinguano parecchie
varietà.

SPECIE 3. Oca, o l’Anitra oca, e meglio poi
l’Anitra ansere (A. Anser: fr. l’Oye: ted. die
Gans:
ing. the Goose). – Questa specie ha essa
pure il becco di forma poco meno che cilindrica,
il corpo tutto coperto d’una piuma del color gri-
gio proprio della cenere, per di sotto però alquanto
più smontato o pallidetto, e col collo striato.

Rinviensi assai frequentemente in istato di sal-
vatichezza, poco meno che in tutte le cinque parti
del Globo terracqueo, ed è a bastanza comune an-
che fra noi. Di tutti gli animali a sangue caldo,
essa ci presenta quello, che acquista in un tempo
determinato il massimo e più sollecito incremento.
Tra l’Oche domestiche succede a bastanza di spesso
[Seite 287] di vederne individui maschi colla piuma bianca tutta
quanta come la neve, ma non è se non ben di
rado che se ne scorgano bianche le femine.

SPECIE 4. Oca d’Egitto, o meglio l’Anitra
d’Egitto
(A. AEgyptiacaAnser varius di
Meyer – AEgyptiacus – già prima Chelanopex:
fr. l’Oye d’Egypte: ted. die AEgyptische Gans:
ing. the Egyptian Goose?). – Questa specie ha
anch’ essa il becco di forma quasi cilindrica, la
piuma del corpo disegnata a macchie ondulate,
ma bianca poi sulla sommità del capo, e porta
sull’ ali una macchia conformata a foggia di spec-
chietto, di colore bianchissimo con una fascia nera.
(Vedi Ménagerie du Mus. Nat. Livrais. V. Tab. 4).

È dessa propriamente indigena dell’ Egitto, e di
tutta la Costa orientale dell’ Affrica, e sebbene
di rado, lasciassi pur talvolta vedere fin anche
nelle regioni più meridionali d’Europa. Gli anti-
chi Egiziani ne faceano uso bene spesso ne’ loro
monumenti d’arte, come d’un simbolo rappresen-
tante l’amor filiale.

SPECIE 5. Oca grigia, o anche l’Oca della
Baja d’Hudson
, o il Cigno dal colletto, o dalla
collana,
e meglio poi l’Oca del Canada (A. Cana-
densis:
fr. l’Oye du Canadàl’Oye à cravate
le Cigne à cravate: ted. die Hudsonsbay-Gans: ing.
the grey Goose). – Questa specie ha la piuma in
complesso tutta quanta del color grigio proprio della
cenere, a meno del capo e del collo, che ne rie-
[Seite 288] scono neri, e delle gote e del sottogola, che ne
sono bianchi. (Vedi Edwards. Tab. 151).

È dessa indigena propriamente delle regioni più
fredde dell’ America settentrionale. L’ ottima e fi-
nissima peluria lanuginosa, o l’eccellente piumino
di quest’ Oca, è ricercatissimo ed apprezzassimo
per l’uso de’ nostri letti. Essa fornisce poi anche
penne da scrivere squisite.

SPECIE 6. Bernacla, o anche l’Oca di Sco-
zia, l’Oca rossa,
e meglio poi ancora l’Oca ber-
nicla
(A. BerniclaAnas Leucopsis di Tem-
minck, ora per alcuni semplice varietà dell’ Anas
erythropus
di Linneo, di Gmelin e di Buffon:
fr. la Bernaclela Bernachel’Oye bernache
le Cravanl’Oye cravant: ted. die Baum-
gans
Rothgans – Schottische Gans: ing. the
Scottisch Goose
crooked Bill?). – Questa spe-
cie ha di color bruno fosco la piuma, col capo
nero, e con neri affatto anche il collo ed il petto,
ma portante poi una maniera di collare bianco.
(Vedi Frisch. Tab. 156).

È dessa indigena delle regioni settentrionali più
fredde d’amendue i Continenti, d’onde non di-
scende, che soltanto per isvernarvi, in Iscozia, e
talora anche in altri alquanto più temperati pae-
si, che sono pur sempre molto settentrionali, ove
trall’ altre cose, cibasi assai volontieri del Mollusco
che abita quella Conchiglia o Lepade, che appunto
da ciò è denominata Lepas anatifera (Barnacle
[Seite 289] de’ Francesi); onde n’è nata poi la favola oggi-
mai obsoleta, che questa maniera d’uccelli non
emerga già, come tutti gli altri, da un uovo, ma
bensì da una conchiglia1.

SPECIE 7. Oca morbidissima, o l’Oca d’Islan-
da, l’
Oca lanuginosa, o anche l’Oca di Groen-
landia,
e per alcuni l’Eidèro, comunque assai
poco italianamente, (A. Mollissima: fr. l’Oye
à duvet
le Canard Eiderl’Oye Eider: ted.
der Eidervogel: ing. the EiderduckCuthbert-
duck
). – Questa specie ha il becco di forma ci-
lindrica, e la cera per di dietro bifida e rugosa.
(Vedi Brunnichs. N.G. des Eidervogels. Tab. 1. e segg.).

È dessa indigena propriamente de’ paesi setten-
trionali, ma soprattutto poi frequentissima, tanto
in Islanda, quanto nella Groenlandia. Le sue ova
e la sua carne, ne riescono saporitissime, ma la
pelle lanuginosa poi ne diviene di tanto maggiore
importanza, in quanto che usasi in forma d’ap-
prezzatissima pelliccia, per farne fodere e orna-
menti del nostro vestito, e la stessa cosa dicasi
anche del prezioso suo piumino che, a riguardo dello
[Seite 290] speciale uso a cui è destinato, vien chiamato dai
Tedeschi Eiderdun, ed Edredon da’ Francesi, quasi
chi dicesse, il piumino per le coltrici.

SPECIE 8. Anitra, propriamente detta, o l’Oca
boschide
(A. Boschas – e forse meglio Boschis:
fr. le Canardla Cane: ted. die Ente – e an-
che Wildente: ing. the Duck mallard). – Que-
sta specie porta, come carattere, negli individui ma-
schi, ricurvate le rettrici intermediarie, e il becco
dritto (Vedi Frisch. Tab. 158, e sogg.).

È dessa indigena di quasi tutte quante le terre
settentrionali, somministrando un gran numero di
belle varietà, ed è poi comune molto fra noi. L’A-
nitra addimesticata (Anas domestica) sembra avere
una grande disposizione agli accoppiamenti non
naturali, ed è cosa di fatto che accade talora di
veder Anitre, ardenti per qualche gallina, o per
qualche pollo, cercare avidamente di satollarsene
la cupidigia.

SPECIE 9. Anitra dallo scudo, o anche l’Ani-
tra palettone,
o l’Anitra spatola (A. Clypeata:
– ed anche Anas rubens, quando l’individuo è
giovane: fr. le Souchetle Canard souchet
le Canard spatule – e anche quand’ è gio-
vine, le Canard rouge: ted. die Löffelente: ing.
the Schoveler). – Questa specie ha la parte estrema
del becco ad un tempo dilatata, e rotondata, ed
ha l’unghia curvata all’ indentro. (Vedi Frisch.
Tab. 161, e segg.
).

[Seite 291]

Ha dessa comune quasi affatto la patria colla
specie precedente. I lembi marginali del becco di
questa però sono internamente guerniti di certe
setole dure e cornee, che non male rammentereb-
bono in piccolo i barbiglioni della Balena1.

[Seite 295]

GENERE LXXVIII. Smergo, ma pur talora an-
che Mergo, sebbene, come può facilmente scor-
gersi, a tutto torto, da che quest’ ultimo nome è
già stato dato qui poco sopra, a pag. 271 quale
sinonimo del Colimbo, genere 70, (Mergus: fr.
Harle: ted. TaucherTauger, qui pure come
per il precedente genere Colimbo (p. 272), che sem-
bra aver avuto sempre fino ad ora tali due nomi
in comune collo Smergo, del quale qui trattasi –
Wasserhuhn, altro nome generico, già come tale
adoperato (p. 263), per indicare la Folaga, ge-
nere 64, e che qui indurrebbe agevolmente con-
fusione tra il genere Folaga, ed il presente ge-
nere Smergo – e quindi per avventura molto
meglio, Tauchente?Tauchergans?: ing. Goos-
ander
). I pochi uccelli di questo genere, riducen-
tisi a non più di sei distinte specie, fra le quali
non terremo qui conto se non di quella che può
servire di tipo, hanno sempre il becco dritto,
lunghetto, sottile, cilindrico-conico, or più, or
[Seite 296] meno allargato presso alla base, co’ lembi d’amen-
due le mandibole serrati, o denticolati alla ma-
niera del tagliente d’una sega, co’ denticoli acuti
molto, e rivolti all’ indietro, colla punta della
mandibola superiore sommamente adunca ed un-
guicolata, colle narici di forma elittica, aperte
longitudinalmente presso alla metà del becco, ed
hanno poi i piè corti, quasi direbbesi, attratti
verso l’abdomine, muniti di tre dita perfettamente
palmate, delle quali l’esteriore riesce più lunga
di tutte l’altre, e d’un quarto dito situato po-
steriormente, libero affatto, articolato anch’ esso
sul tarso, e coll’ estremità pervegnente fino a ter-
ra, ed hanno in fine l’ali mezzanamente grandi,
col primo remo, o uguale al tutto, o a mala pena
alcun poco più corto del secondo.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui ora per noi.
Smergo anserino, o lo Smergo mergansere (M.
Merganser
Mergus castor di Gmelin – Mer-
gus rubricapillus
di Gmelin e di Buffon: fr. le
Harle commun
le Harle blancle grand
Harle:
ted. der Kneifer: ing. the Goos-ander).
– Questa specie porta disposta longitudinalmente
sul capo una cresticina di piume, o un pennac-
chietto più tosto dritto, ha sul petto la piuma
di fondo bianchiccio, senza macchia alcuna, e le
rettrici di fusto nericcio, colle barbe del color gri-
gio della cenere. (Vedi Frisch. Tab. 190).

É dessa indigena di tutte quante le regioni set-
[Seite 297] tentrionali del Globo, ed è, come alcune altre
specie di Smergo, da ritenersi dannosa molto per
i pesci conservati in peschiera, e soprattutto poi
per i pesciutelli nel tempo del così detto fregolo1.

[Seite 300]

GENERE LXXIX. Alca (Alca – ora però me-
glio Mormon; genere stabilito da Illiger: Fr. Al-
que:
ted. AlkAlckAlkaAlkerAuk:
ing. Auk). Gli uccelli spettanti a questo genere
[Seite 301] hanno il becco non denticulato a foggia di sega,
o serrato sul margine, corto molto, comoresso o
schiacciato, convesso, e trasversalmente solcato,
colla mandibola inferiore sensibilmente gibbosa pres-
so alla sua base (mandibula inferior ante basin
gibba
).

Tutte quante le specie di questo genere sogliono
rimanersi, quasi si direbbe, a stabile domicilio
in sulle Coste delle regioni le più settentrionali del
Globo, o su per gli scogli sparsi in que’ mari
gelati.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui ora per noi. Al-
ca Artica
(A. Arctica: fr. le Macareux: ted. der
Papageytaucher:
ing. the Puffin). – Questa spe-
cie ha il becco compresso, ancipite (rostro com-
presso-ancipiti
), marcato con quattro distinti sol-
chi; ha bianche le orbite, com’ anche le tempia,
e porta la palpebra superiore mucronata (palpe-
bra superiori mucronata
).

Mette dessa il nido nelle caverne sotterranee,
quando ne trova di pronte, e in difetto, se le
scava di per sè appositamente per questo effetto1.

[Seite 302]

GENERE LXXX. Aptenodite (Aptenodytes: fr.
Manchot: ted. Fettgans – Pinguin: ing. Pin-
guin
). Gli uccelli compresi in questo genere han-
no il becco alcun poco compresso o schiacciato,
conformato quasi alla maniera di un coltello, obbli-
quamente solcato giusta la sua lunghezza, colla
punta della mandibola inferiore troncata, coll’ ali
spennate, ma pinniformi (alae impennes, pinni-
formes
).

La piuma, sempre affatto liscia e lucente di que-
sti uccelli, congiunta colle picciole ali loro squa-
mose, e quindi, più che ad ali di volatili, so-
miglianti alle pinne o natatoje de’ pesci, e col loro
incesso eretto, o quasi affatto dritto in piedi, con-
tribuiscono a questi uccelli, diremmo così, una
fisionomia tutta particolare, e anzi molto strana.
Incontransene, talora in stormi innumerevoli, di-
verse sorta in sulle Coste meridionali dell’ Affrica
e dell’ America, e lungo le spiaggie delle loro
isole, come altre ancora se ne rinvengono, tanto
alla Nuova Olanda, quanto alla Nuova Guinea,
e alla Nuova Zelanda, ove stannosene continua-
mente a domicilio1.

SPECIE 1. Crisocoma, o meglio poi l’Apte-
nodite crisocomo
(A. Chrysocome: fr. le Man-
chot sauteur?:
ted. der springende Aptenody-
[Seite 303] tes?: ing. the crested Pinguin?). – Questa spe-
cie ha il becco di color rosso bruno scuro, o
fulvo carico, co’ piedi giallicci, e con un ciuffo
piumoso, o pennacchio nerissimo e dritto in sulla
fronte, oltre ad un altro consimile auriculare, gial-
liccio, ripiegato all’ ingiù. (Vedi Abbildungen, ec.
Tab. 46
).

È dessa indigena tanto dell’ isole Falkland, o
Malouine, quant’ anche della Nuova Olanda, e
d’altre analoghe, o non molto differenti località.

SPECIE 2. Aptenodite della Terra de’ Pata-
goni,
o Aptenodite Patagonica (A. Patagonica
– per altri A. Patachonica: fr. le grand Manchot:
ted. der grosse Aptenodytes?: ing. the greatest
Pinguin
Patagon-Pinguin?). – Questa specie
porta nero il becco, come ha neri anche i piedi,
ed ha poi presso alle due orecchie come una
macchia dorata. (Vedi Forster, Historia Aptenodytae, citata
già nella nota apposta appunto al presente genere. Tab. 2
).

È dessa indigena delle medesime località da noi
già indicate come proprie della specie precedente;
forma la specie più cubitale di tutto intiero il
genere, e quanto all’ elegante colorito, e alla va-
ghezza del disegno delle sue piume, singolarmente
sul collo, riesce anche molto più bella dell’ altre.

SPECIE 3. Aptenodite demersa, o anche l’Ap-
tenodite degli Ottentotti,
e meglio ancora lo
Sfenisco saltatore
(A. demersa: fr. le Man-
chot tacheté des Hottentots
le Manchot sau-
[Seite 304] teur du Caple Sphénisque sauteur: ted. der
schwarzfüssige Pinguin?:
ing. the blackfooted
Pinguin
). – Questa specie ha anch’ essa di co-
lor nero, così il becco, come i piedi, ma ha poi
bianche le sopracciglia, e bianca eziandio una fa-
scia sul petto. (Vedi Edwards. Tab. 94).

È dessa frequentissima ne’ dintorni del Capo di
Buona Speranza, e in qualche altra non molto
dissimile località1.

[Seite 320]

fine del secondo volume

Appendix A INDICE

[Seite 321]

SEZIONE QUINTA


Notes
1.
[Seite 8]

Può vedersi ciò che io medesimo ho creduto di dover espor-
re a bastanza diffusamente a riguardo delle particolari pro-
prietà che riscontransi nell’ interna struttura del corpo degli
uccelli, nel mio Specimen Physiologiae comparatae inter animan-
tia calidi sanguinis vivipara et ovipara,
Tomo IX. delle Com-
mentationes Societatis regiae Scientiarium Gottingensis
dalla pag.
108. alla 128.

1.
[Seite 11]

I nomi artificiali e proprii ad esprimere questa varia con-
formazione de’ piedi negli uccelli, sono opportunamente spie-
gati tanto nell’ Enchiridion di Forster a pag. 15, e nella Il-
liger’
s Terminologie, e veggonsi anche superbamente rischia-
rati con corrispondenti figure o disegni nella III. Parte del-
l’Opera Von Bechstein’ s Ornithologisch. Taschenbuch.

1.
[Seite 12]

Veggasi a questo proposito quanto espose il D. Jenner
nelle Philosophical Transactions for 1824. P. I. pag. 1 e ne-
gli Annals of Philosophy; Januar 1824. T. XXXVI. pag. 66.

1.
[Seite 13]

A riguardo dello scopo vero con cui questi tali uccelli
sono spinti a tranguggiare così fatte pietruzze, e de’ vantaggi
che quinci debbono loro risultarne, variano infino ad ora gran-
demente le opinioni de’ Fisiologisti; da che alcuni non ebbe-
ro ribrezzo di ritenere il fatto incontrastabile come derivante
affatto da una tal quale stupidità di questi animali; io però tro-
vomi indotto dalle ripetute indagini appositamente praticate,
a considerare quel fatto medesimo come una imprescindibile
circostanza ausiliare, col mezzo della quale soltanto i grani
o le sementi inghiottite dall’ animale possono, vintane al tutto
la forza organica e quasi diremmo vitale, che è loro pro-
pria e che non poteva se non opporti alle forze digerenti
del ventricolo, essere opportunamente macerate e quindi con
profitto dell’ individuo digerite.

1.
[Seite 14]

Di consimile derivazione deggion essere senza dubbio quei
corpicciuoli che il volgo denomina in Germania Sternschnup-
pen,
quasi chi dicesse smoccolature delle stelle, e soprattutto
que’ grumi bianco-grigiastri, gelatinosi, il più delle volte a su-
perficie anfrattuosa od intestiniforme, che rinvengonsi, talora
anche a bastanza frequenti, d’improvviso su pe’ prati, o anche
altrove, mentre altro quelli effettivamente non sono, se non
interiora semidigerite di rane o di consimili animaletti che le
Cornacchie (Corvus cornix), gli uccelli di palude o di marem-
ma, e gli uccelli acquatici hanno dovuto recere o rigurgitare.
Vedi in proposito D. Persoon’s in Voigt’ s Magazin. T. I,
part. II, a pag. 56. e seguenti.

1.
[Seite 20]

Vedi a questo proposito l’opera di Ad. L. Wirsing inti-
tolata: Sammlung von Nestern und Eyern verschiedener Vö-
gel, beschrieben von Fr. Chr.
Günther; Norimberga 1772, in
folio.

1.
[Seite 21]

In questo special caso sembra quindi che, nelle femmine
degli uccelli, l’emetter ova sia talora una operazione spon-
tanea e volontaria affatto, lo che è di gran lunga diverso dal-
l’ involontario parto di tutte quante le femmine degli animali
mammiferi.

1.
[Seite 22]

Plinio al Cap. 55. del Libro X così si esprime a tale pro-
posito: Livia Augusta, prima sua juventa Tiberio Caesare ex
Nerone gravida, cum parere virilem sexum admodum cupe-
rat, hoc usa est puellari augurio, ovum in sinu fovendo, at-
que cum deponendum haberet, nutrici per sinum tradendo, ne
intirmitteretur tepor.

2.
[Seite 22]

Aristotelis Histor. Animal. Libro VI. cap. 2 – L’art de
faire éclore des oiseaux domestiques par
De Reaumur. Paris.
1741. Vol. 3. in 12. – Ornithotrophie artificielle de l’Abbé Co-
pineau
. Paris. 1780 in 12.

3.
[Seite 22]

Una accurata descrizione di così fatta macchina, utile ad
un tempo e di pochissima spesa, e che vale ad assicurarci un
tanto interessante, quanto istruttivo trattenimento, può vedersi
nell’Opera del fu nostro Hollmann, intitolata: Unterricht von
Barometern und Thermometern,
stampata in Gottinga nel
1783 in 8.° dalla pag. 206 alla 271, e seg.

1.
[Seite 23]

A riguardo di questa formazione del pulcino durante la co-
vatura, e delle parti organiche dell’ uovo spettanti alla econo-
mia del pulcino medesimo, può consultarsi utilmente la sezione
ventisettesima dell’ Opera mia intitolata: Handbuch der ver-
gleich. Anatomie.

1.
[Seite 47]

Linneo, e dietro lui molti altri Naturalisti, com’ anche
poi principalmente gli Antiquarii, vollero ritener questo Gufo
come l’uccello sacro a Minerva presso a’ popoli gentili Greci
[Seite 48] e Romani; che però così in fatto non sia, e che invece l’uc-
cello di Minerva debba piuttosto essere stato una Strige aven-
te liscia affatto la testa (probabilmente l’Assiuolo, o la Strix
passerina
), parmi d’essere riuscito a provarlo col fondamento
degli antichi oggetti d’arte, o monumenti Greci che riman-
gonci, nel mio Specimen historiae naturalis antiquae artit ope-
rilus illustratae,
a pag. 20, e segg.

1.
[Seite 51]

Consultisi in proposito di questi volatili l’opera intito-
lata: Histoire naturelle des Perroquets, par F. Levaillant
Paris 1810 e anni successivi, in folio grande.

1.
[Seite 60]

Vedi V.A. Huber, Dissertat. de lingua et osse hyoi-
deo Pici viridis.
Stuttgard, 1821 in 4.°, con disegni litografici.

1.
[Seite 66]

Vedi Nozemann en Chr. Sepp Nederlandsche Vogelen. pag.
129 sq.

1.
[Seite 69]

Veggasi l’opera intitolata: Histoire naturelle des Colibris,
et des Oiseaux mouches, par
S.B. Audebert. Paris; già pub-
blicatasi per puntate fin dall’ anno 1800, in folio.

1.
[Seite 72]

Comunque il benemeritissimo Autore del testo non ab-
bia creduto che gli bisognasse enumerar più che le qui
da noi riportate tre specie di Trochili, noi pensiamo che
non possa se non tornar gradita a’ nostri leggitori una
alquanto più estesa sposizione delle assai numerose spe-
cie e varietà principali attualmente riconosciute ed am-
messe in questo genere, diremo così, di giojelli viventi,
spettante all’ ordine degli Anisodattili nel metodo Orni-
tologico di Temminck; genere che non riesce meno cu-
rioso a riguardo della estrema eleganza che suole sfog-
giarne il color delle piume, di quello che interessantissimo
per la mansuetudine, e per tant’ altre belle e piacevoli
abitudini che ne sono proprie degli individui. Ed è ap-
punto con tale lusinga che, ritenendone pur sempre la
ripartizione in Trochili Canpilorinchi, o a becco cur-
vo, propriamente detti Colibrì, e in Trochili Ortorin-
chi, o a becco dritto, denominati abitualmente Uccelli-
Mosca; ripartizione ch’ è già ammessa anche dal Blu-
[Seite 73] menbach, ci faremo ora ad accennarne qui di volo, sul
fondamento di quanto ne dice Drapiez (Dictionnaire
Classique d’Histoire naturelle.
Paris. T. IV, 1823
pag. 315 Vocabolo Colibri), almeno le specie principali.

Ripartizione I. Trochili Campilorinchi, ossia a becco
curvo,
o veri Colibrì.

Specie I. T. dalla coda acuta. (T. caudacutus: fr. Co-
libri acutipenne
); del Paraguaj. È desso verde dorato
al di sopra, co’ remi nericci, colle rettrici verde-azzurre,
e colla gola punteggiata di nero; becco nero.

Specie II. T. arlecchino. (T. multicolor: fr. Colibri
Arlequin
); è desso dorato, volgente al verde, col dorso
e colla groppa brunicci, coll’ ali e colla coda bruno-vio-
lacei, e con una fascia turchina dall’ occhio alla nuca.

Specie III. T. d’Azzara. (T. Azzara: fr. Colibri Az-
zara
); del Paraguaj. È desso verde-azzuro, cangiante sul
dorato, col capo bruno-rosso, co’ fianchi bruni, e coll’ ul-
time rettrici bianche alla cima.

Specie IV. T. dalla striscia nera. (T. atricapillus:
fr. Colibrì à bande noire); del Paraguaj. È verde do-
rato, con fiamme rossastre qua e là, colla testa nericcia,
e con fascia nera dal becco alla coda.

Specie V. T. azzurro. (T. cyaneusT. venustissimus:
fr. Colibri bleu); del Surinam. Sembra questo essere si-
nonimo del T. granato (T. granatinusT. Bancrosti
T. gularis – T. violaceusT. auratus: fr. Co-
libri grenat – Colibri violet du Surinam
); specie di cui
gli individui variano assai, a norma delle differenze di
sesso e di età ec.

Specie VI. T. dal becco nero. (T. superciliosus: fr.
Colibri brin blanc); della Gujana e anche di Cajenna.
Ha desso lunga molto la coda; al di sopra è verde d’oliva
dorato; i remi e le tettrici ne sono violaceo-nere ec.

Specie VII. dubbia ancora, T. dal vertice turchino.
[Seite 74] (T. cyanurus: fr. Colibri brin bleu); del Messico. È
desso verde superiormente, col vertice, col petto e colle
rettrici intermediarie turchine; ma grigio poi per di sotto.

Specie VIII. T. bruno-carico. (T. fuscus: fr. Colibri
brun
); del Brasile. È desso superiormente bruno con
qualche tendenza al verde, co’ remi violetto-carichi, e col
sottogola nero, conterminato da una linea bianca che viene
dall’ inserzione della parte inferiore del becco, e col collo
e col petto bruni; per di sotto è desso poi bianco, come
bianche ne sono anche per la più parte le penne rettrici;
il becco n’ è di color nero, e le gambe ne sono coperte
di una fina lanuggine o peluria.

Specie IX. T. dal pennacchio purpureo. (T. galeritus:
fr. Colibri à casque pourpré); del Chili. Per di sopra
è desso verde dorato; porta sul capo un ciuffo o pen-
nacchio di color porpora dorato anch’ esso; ha i remi e
le rettrici brune; per di sotto poi è rosso dorato.

Specie X. T. cenerognolo. (T. cinereus: fr. Colibri
cendrè
). Per di sopra è anch’ esso verde dorato, con
una macchietta bianca al canto esterno degli occhi, coi
remi violetto-nerastri, con verdi le rettrici intermediarie,
mentre l’altre ne sono nere, e screziate di bianco con
pochissimo verde; per di sotto poi è desso di un color
grigio di cenere.

Specie XI. T. porpora. (T. torquatusT. purpura-
tus:
fr. le Colibri à collier bleu). Superiormente è ver-
de, come verdi ne sono anche il petto e il sottogola,
mentre la pancia n’ è color grigio di cenere, e mentre
così l’ali, come la coda che n’è biforcuta, ne sfoggiano
un bel color di porpora carico.

Specie XII. T. dal colletto rosso. (T. leucurus: fr. Co-
libri à collier rouge
); del Surinam. Ha desso di color
verde-bruniccio dorato il dorso, il sottogola, il petto e
le picciole tettrici dall’ ali, co’ remi purpurei, colle due
[Seite 75] rettrici intermediarie d’un verde che scherza su i varii
colori dell’ iride, mentre le rimanenti ne sono bianche,
screziate di bruno, particolarmente verso l’apice, e con
un mezzo collare rosso; inferiormente poi riesce esso di
color grigio di cenere chiaro; il becco n’ è nero e i piedi
bianchicci.

Specie XIII. T. dal colletto nero. (T. nigricollis: fr. Co-
libri à cravate noire
); del Brasile. È desso superior-
mente verde dorato, ed ha poi bruno-violacei, tanto i
remi, quanto le rettrici, con nero di velluto il sottogo-
la, come nero n’ è anteriormente il collo, e come nera
n’ è eziandio la parte mezzana del petto, e colla pan-
cia verde.

Specie XIV. T. dal colletto verde. (T. maculalus
T. gularis: fr. Colibri à cravate verte); di S. Domin-
go. Ritiensi questo, al pari del Trochilo dalla coda vio-
lacea (T. albusT. nitidus: fr. Colibri à queue vio-
lette
), e del Trochilo verde perlato (T. Dominicus:
fr. Colibri vert-perlé), come una semplice varietà d’età del
Trochilo dalla gorgiera verde (T. gramineus – T. pecto-
ralis:
fr. Colibri à haussecol vert), il quale per di sotto
riesce poi verde scuro, a pena alcun poco dorato, coi
remi e colle rettrici nero-violacee, col sottogola e coi
lati del collo d’un bellissimo color verde carico e ri-
splendente, con una grande macchia nera di velluto sul
petto, coll’ abdomine verde-nero, e talora anche bian-
co, e col becco lungo assai e nero, com’ anche i piedi.

Specie XV. T. dalla faccia rancia. (T. fulvifrons:
fr. Colibri à face orangeé). Superiormente è desso tutto
d’un nero che volge al turchiniccio; tanto la parte più
alta della gola, quanto i lembi esteriori de’ remi, e le
tettrici inferiori della coda, ne riescono di quel mede-
simo color rancio, del quale porta una macchia visibi-
lissima d’ambe le parti tra il becco e gli occhi; le ret-
[Seite 76] trici ne sono turchine, i piè neri, e il becco alla base nero,
che termina poi bianco all’ estremità. – Specie dubbia
di cui non si conosce tampoco la patria.

Specie XVI. T. dalla fronte gialla. (T. flavifrons:
fr. Colibri à front jaune). Il fondo della piuma n’è
verde, ad eccezion della fronte che n’ è gialla, e dei
remi e delle rettrici, che ne sono nericcie. – Specie dub-
bia anch’ essa.

Specie XVII. T. dalla gorgiera dorata. (T. aurulentus:
fr. Colibri à haussecol dorè); di Porto Ricco. Per di
sopra la piuma n’è di color verde scuro dorato; ma le
tettrici della coda ne sono verdi affatto; le rettrici ne sono
bruno-verdiccie, a meno delle laterali che ne sono violacee,
e terminano poi turchine; il sottogola n’è d’un superbo
color verde dorato risplendentissimo, scherzante ne’ con-
torni sull’ azzurro; il petto n’è, come il becco, e come
i piedi, di color nero; la pancia n’è bruna, e i fianchi
ne sono screziati di verde dorato e di nericcio. L’ età
e il sesso cagionano grandi variazioni in questa specie.

Specie XVIII. T. dalla coda biforcuta. (T. elegans:
fr. Colibri haussecol à queue fourchue); di S. Domin-
go. La piuma n’è in generale tutta verde, ma risplen-
dentissima, singolarmente lungo i lati del collo e su tutto
il sottogola; il petto, e una porzione del ventre, ne sono
neri; le rettrici nero-violacee, colle laterali più lunghe; il
becco ne riesce nero per di sopra, e per di sotto giallastro;
e i piedi ne sono piumosi e bianchi.

Specie XIX. T. dal pennacchio. (T. paradiseus: fr. Co-
libri huppé
); del Messico. Specie dubbiosa molto. Il
fondo del color delle piume n’ è il rosso, se non che
poi le ali ne riescono di color cilestro; essendone le ret-
trici intermediarie più lunghe assai delle rimanenti; porta
desso il capo ornato d’un pennacchio di piume sottili e
lunghe che gli ricade sul collo.

[Seite 77]

Specie XX. T. dal pennacchio dorato. (T. cristatel-
lus:
fr. Colibri à huppe doreé). La piuma in com-
plesso n’è verde, e verde, ma risplendentissimo e can-
giante in sul dorato, n’ è il pennacchio, ond’ ha guer-
nita la testa; l’ali e la coda poi ne sono nere affatto.
Il maschio ne differisce molto dalla femina, che per
di sopra è bruno-verdiccia, e bianchiccia per di sotto.

Specie XXI. T. della Giamaica. (T. MangoT. mar-
garitaceus:
fr. Colibri de la JamaïqueC. à pla-
stron violet
C. à plastron noir); delle Antille. Per
di sopra è verde dorato; ma le rettrici ne sono bru-
no-purpuree, scherzanti a foggia d’iride soprattutto in
sul violetto; il sottogola, tutta la parte anteriore del
collo, e il petto, ne sono di color nero vellutato, con-
terminato per tutto da una striscia azzurra che scende
dal becco. Questa specie varia molto in forza dell’ età,
del sesso, ec.

Specie XXII. T. del Messico. (T. holosericeus: fr. Co-
libri du Mexique
); appunto del Messico. Sul sottogola,
e in generale dappertutto per di sopra, la piuma n’è di
un colore verde dorato ad un tempo e scherzante su i
colori dell’ iride, con una fascia nera sul petto, colle
penne tettrici, tanto dell’ ali, come della coda, turchine,
e colle rettrici di color nero volgente al violaceo; per di
sotto poi la piuma ne riesce d’un color nero inclinante
al colore di bronzo, o metalloideo. La femina di questo Tro-
chilo, che viene da taluno considerata come formante specie
da sè sotto il nome di Trochilo dalla pancia nera (T. atri-
gaster:
fr. Colibri à ventre noir), è anch’ essa per
di sopra verde dorata, co’ remi e colle rettrici nero-vio-
lacee, col sottogola verde, e per di sotto di color nero vol-
gente al purpureo, col becco e co’ piè neri.

Specie XXIII. T. del Brasile. (T. thaumantius: fr. pe-
tit Colibri du Brésil
); appunto del Brasile. La piuma
[Seite 78] n’ è tutta quanta di color verde dorato, a meno del-
l’ali che ne sono bruno-violacee, d’una picciola mac-
chia bianca sull’ abdomine, e delle rettrici che ne sono
orlate di bianco.

Specie XXIV. T. dalle gambe pelose (T. hirsutus:
fr. Colibri à pieds vétus); dell’ America meridionale. Per
di sopra è in generale di color verde dorato, del qual
colore sono qui anche le due rettrici intermediarie, men-
tre le tre laterali ne sono invece rossastre, con ciascuna
una macchia nera che termina in bianco; per di sotto
poi la piuma n’ è parimenti rossastra, come lo è pure il
sottogola; il becco n’ è nero, a meno della mandibola in-
feriore, che ne riesce gialliccia; i piedi ne sono vestiti di
piuma gialliccia; le dita e l’unghie ne sono bianche.
Questa specie è soggetta a variare assai in ragione del
sesso, dell’ età, oc.

Specie XXV. T. da’ quattro colori. (T. quadricolor:
ir. Colibri quadricolore); del Paraguaj. Per di sopra
è verde dorato, colla testa nericcia e colle rettrici di
fondo violetto, ma poi terminanti in nero; la parte an-
teriore del collo e il petto ne sono di color turchino ca-
rico, contornato a’ lati di celeste o d’azzurro chiaro; il
rostro n’ è appena alquanto curvato.

Specie XXVI. T. dalla coda bianco-verdiccia. (T. vire-
scens;
fr. Colibri à queue blanche et verte); dell’ isola
della Trinità. Per di sopra la piuma n’ è verde dorata;
la testa però n’ è bruno-verdiccia, col becco poco incur-
vato, bianchiccio in complesso, ma nero superiormente,
com’ anche all’ apice. Quest’ uccello porta una striscia
bianca al di sopra dell’ occhio; ha rossastri i remi, il
sottogola e il petto di uno splendente colore verde-gial-
lognolo, la pancia grigia misturata d’un po’ di verde,
le rettrici come arrotondate, e d’un color misto di verde
dorato e di bianco, e i piè giallastri.

[Seite 79]

Specie XXVII. T. dalla coda strana (T. erricurus: fr. Co-
libri à queue singuliére
); dell’ isola della Trinità. Per di
sopra è di color verde dorato, ma bruni ne sono i remi,
e le rettrici ne sono stranamente disposte, per modo che
le laterali ne riescono più lunghe, quelle che tengono
dietro a queste, ne sono d’un buon terzo più corte, e tutte
quante poi sono affatto brune, a meno delle interme-
diarie cortissime, che ne sono orlate di color verde; il
sottogola n’ è parte violetto-chiaro e parte purpureo;
a tutto ciò aggiugnesi qui ancora una maniera di mezzo
collare bianchiccio e giallo, che cuopre quasi tutto il petto
dell’ individuo, avente il becco ben poco incurvato e di
color nero, come ne sono neri anco i piedi.

Specie XXVIII. T. minutamente macchiato. (T. nae-
vius:
fr. Colibri tacheté); del Brasile. Per di sopra la
piuma n’ è di color verde cupo, con a pena qualche
lieve tendenza al dorato; i remi ne sono violetti; delle
rettrici, che sono tutte di lunghezza eguale, le inter-
mediarie sono verdi, le due laterali rosso-giallastre, e
le rimanenti misturate di rosso-bruniccio e di verde;
per di sotto poi è desso di fondo bianco-sporco, con mac-
chie nere longitudinalmente disposte; il sottogola, e tutta
la parte anteriore del collo, ne sono rosso gialli; il becco
bianco giallastro in complesso, n’ è di color nero tanto
al di sopra, quant’ anche verso l’apice, e i piedi ne sono
di color bruno.

Specie XXIX. dalla testa turchina. (T. porficatus:
fr. Colibri á tête bleue); della Giamaica. La piuma
n’è in generale di color verde dorato, a meno del capo,
ov’ è turchina, de’ remi che ne sono bruno-violacei, e
del ventre, che n’ è bianchiccio; le rettrici laterali ne
riescono lunghissime, in confronto dell’ altre, che si vanno
facendo mano mano sempre più corte fino alle interme-
diarie che ne sono brevissime; il becco, a pena alcun
[Seite 80] poco, ricurvo, n’ è nero, come neri affatto ne sono an-
che i piedi.

Specie XXX. T. dalla testa nera. (T. polytmus: fr.
Colibri á tête noire); della Giamaica. Per di sopra è
verde dorato, co’ remi e colle rettrici d’un bruno-vio-
letto, che scherza su i colori dell’ iride; le rettrici late-
rali ne sono lunghissime, e le rimanenti, sempre a mano
a mano più corte, e disposte per serie successive; il capo
n’ è ornato di lunghe piume nere giocanti in sul tur-
chino; le armille che porta in sulle giunture de’ suoi piedi
neri, ne sono bianche, e il becco giallo. La femina di
questa specie ha screziati di bianco le parti inferiori, del
pari che i lati del collo e le rettrici, ed ha poi il ver-
tice d’un color bruno-nerastro.

Specie XXXI. T. dal capo rancio. (T. aurantius: fr.
Colibrì á tête orangée); specie ancora assai dubbiosa,
e di cui non è ben determinata la patria. Per di sopra
la piuma n’è bruno-scura; i remi ne sono purpurei,
le rettrici fulve o lionate; la testa n’è rancia, il sotto-
gola e il petto gialli, e l’abdomine bruno.

Specie XXXII. T. topazzo, o T. pella. (T. Pella:
fr. Colibri topaze); della Gujana. Vedi per questo la
Specie 1. nel Testo, con questo di più, che il rosso del-
le sue parti superiori è, piuttosto che altro, un misto
di brun-marrone e di porpora, volgente in sul brun-
rancio verso il groppone, che il capo n’ è d’un color
nero purpurescente che stendesi poi anche lungo il sot-
togola, ove circonda una macchia verde brillantissima,
scherzante sul giallo di topazzo, che i remi ne sono
bruni, giocanti a modo d’iride soprattutto in sul violetto,
e che le due lunghissime rettrici intermediarie ne riescono
nero-violacee, mentre l’altre, assai più corte, ne sono
rosso-giallastre; il becco n’è nero, coi piedi bianchicci. La
femina suol averne in complesso la piuma d’un color
[Seite 81] verde cupreo, le quattro rettrici intermediarie verde-
dorate, e rosso-gialliccie le rimanenti, uguali alle prime
in lunghezza, col sottogola purpureo ad un tempo e
dorato.

Specie XXXIII. T. variegato (T. exilis: fr. Colibri
varié
); della Gujana. La piuma n’è in pieno d’un co-
lor bruno verdiccio, scherzante ad un tempo sul dorato
e sul purpureo, se non che il vertice n’ è guernito di
un pennacchio, o d’una maniera di cresta verde alla
base e d’un verde dorato risplendentissimo verso la som-
mità; i remi poi e le rettrici ne sono affatto di color
nero.

Specie XXXIV. T. dal ventre giallo-rosso. (T. Bra-
siliensis:
fr. Colibri à ventre roussâtre); del Brasile, e
anche della Gujana. Per di sopra la piuma n’è verde
d’ulivo dorata, con una striscia nera in vicinanza del-
l’ occhio, ed una bianca immediatamente sotto quell’ or-
gano medesimo; colle rettrici acuminate, disposte per
serie diverse, come suol dirsi a canne d’organo, e quindi
di varia lunghezza, di color nero-violaceo, giocante in
su i colori dell’ iride, ma bianche poi verso la som-
mità; colle due rettrici intermediarie più lunghe delle
rimanenti; per di sotto è desso in pieno di color gri-
gio di cenere volgente al giallognolo; la parte inferiore
del becco n’ è bianco-gialliccia, e i piedi ne sono ve-
stiti di piume.

Specie XXXV. T. verde. (T. viridis: fr. Colibri vert);
delle Antille. La piuma in complesso n’è tutta d’un verde
carico, giocante assai bene in sul dorato; i remi però
ne sono bruno-violetti, e le rettrici azzurre, coll’ estre-
mità delle laterali marginate come d’una frangia bianca;
il becco e i piedi ne sono neri affatto.

Specie XXXVI. T. Zitzit, o Trochilo dal sottogola
turchino. (T. punctulatuspunctatus. fr. Colibri Zit-
[Seite 82] zitC. à gorge bleue – C. à ventre piqueté); del
Messico. La piuma in massa n’è d’un color verde, che
rammenta in qualche modo il rame, e che scherza più
o meno or sul dorato, ed ora sul purpureo; i remi ne
sono bruno-violetti, le rettrici brune anch’ esse, ma
giocanti a maniera d’iride soprattutto sul verde, e ter-
minanti verso l’apice di color bianco; il sottogola, e
tutta quanta la parte anteriore del collo, com’ anche le
tettrici dell’ ali, ne sono tutti quanti screziati di bianco
a punti, o a picciolissime macchie; il becco poi e i piedi
ne sono neri affatto. Gl’ individui di questa specie sono
soggetti a variar moltissimo gli uni in confronto cogli altri,
in ragione delle differenze d’età, di sesso, ec.; a tale
che alcuni Ornitologisti ne hanno fatto talora varie spe-
cie distinte.

Ripartizione II. Trochili Ortorinchi, ossia a becco
dritto,
o veri Uccelli mosca.

Specie XXXVII. T. rubino, o Trochilo amatista. (T. co-
lubris
T. amethystinus: fr. Oiseau-mouche rubisOi-
seau-mouche améthyste
); di tuttaddue le Americhe, e in
particolare poi della Gujana. Per di sopra è di color verde
dorato, co’ remi bruni e colle rettrici nere tutte quante,
a meno delle intermediarie, che ne riescono verdi e più
corte dell’ altre; il sottogola n’è d’un bel rosso vivo e
splendido; per di sotto poi è desso in pieno di color
grigio di cenere, nerastro verso la pancia. La femina ne ha
meno vivaci i colori, e non ha, come il maschio, forcuta
la coda, ma ha invece le rettrici laterali bianche alla punta,
con bianchiccio il sottogola, non meno che tutte le parti
inferiori. Il sesso, l’età ed altre circostanze ancora,
costituiscono qui varietà talmente ragguardevoli, che ven-
nero spesso pigliate come specie distinte.

Specie XXXVIII. T. dal becco bianco. (T. albiro-
stris:
fr. Oiseau-mouche à bec blanc); specie ancora
[Seite 83] dubbiosa, cui fu ascritta per patria la Gujana. Per di
sopra è in complesso di color bruno, volgente a modo
d’iride, così sul dorato, come sul purpureo, soprattutto
in sulla testa; co’ remi bruni anch’ essi, e più lunghi che nol
siano le rettrici rosso-giallastre; collo, petto e sottogola
di color verde-dorato, con piume marginate di frange
bianche; abdomine bruno del pari ed irideggiante, e tet-
trici caudali inferiori bianche.

Specie XXXIX. T. dal becco a sega. (T. serrirostris:
fr. Oiseau-mouche à bec en scie); del Brasile. Per di
sopra è verde dorato, co’ remi violacei, col sottogola
turchino-violetto, ad un tempo cangiante, e volgente so-
prattutto al dorato e al verde, col petto e co’ lati del ven-
tre bruno-violetti, mentre l’abdomine ne riesce bianco;
il becco n’è nero, e serrato a foggia del tagliente d’una
sega lungo gli orli di quella porzione, che ne fa le veci
di mandibola superiore.

Specie XL. T. rubin-topazzo. (T. mosquitus – T. hypo-
phaeus – T. pegasus – T. carbunculus – T. maculatus
leucogaster:
fr. Oiseau-mouche rubis-topazeOiseau-
mouche à calotte brune
Oiseau-mouche à ventre gris
de Cayenne – Oiseau-mouche escarboucle – Oiseau-mou-
che à cou moucheté – Oiseau-mouche à cravate dorée
de Cayenne
); dell’ America meridionale. Per di sopra suole
aver le piume di color verde-nero, col vertice rosso pur-
pureo scuro, rilucente e cangiante a modo d’iride in sul
color del rubino; i remi ne sono bruno-violetti, e le ret-
trici invece d’un rosso-gialliccio, volgente al purpureo, fin
verso la punta, ove terminano nere; il sottogola e tutta
quanta la parte anteriore del collo ne sono d’un verde-
scuro che cangia in sul più splendido color di topazzo;
il rimanente delle parti inferiori n’è di fondo nero, con
sparsevi fra mezzo alcune macchie branche più o meno
visibili, e finalmente le tettrici caudali inferiori ne rie-
[Seite 84] scono per l’ordinario di color rosso-giallastro o rosso-
bruniccio. La femina ha per lo più, tanto le parti supe-
riori, quanto anche il vertice, di un color verde cupreo; su
tutte le tettrici, e sulle rettrici intermediarie, una tal quale
tendenza al metalloideo dorato; il sottogola poi, del pari
che tutte quante le parti inferiori, ne riescono d’un co-
lor grigio di cenere. – Le diversità di sesso, d’età, forse
di paese, ec., cagionano in questa specie, ch’ è la terza
del nostro Testo, tali e tante variazioni, che molti mo-
derni Ornitologisti hanno creduto poter riguardare come
altrettante specie distinte, siccome evincesi dalla molti-
tudine di nomi specifici che ne riportammo nella sino-
nimia.

Specie XLI. T. rubin-smeraldo. (T. rubineus: fr. Oi-
seau-mouche rubis-émeraude
); della Gujana. La piu-
ma n’è in complesso di uno splendido color verde me-
talloideo dorato, se non che, mentre le grandi tettrici
dell’ ali, i remi e le rettrici, ne riescono rosso-gialla-
stre, ed orlate poi di bruno violaceo, le picciole tettrici
dell’ ali ne sono d’un color di bronzo, che volge alcun
poco al cupreo, al pari del sottogola, che scherza anche
ad un tempo in sul più del rosso vivo di rubino. Il
becco e i piedi ne sono di colore affatto nero.

Specie XLII. T. zaffiro (T. saphirinus: fr. Oiseau-
mouche saphir
); della Gujana. Le parti superiori ne
sono d’un vivacissimo e risplendentissimo color di bron-
zo; brune e ad un tempo dorate le tettrici alari; bruni
semplicemente i remi; ma poi le rettrici d’un bellissimo
azzurro d’acciajo brunito; il vertice, il sottogola, tutta
quanta la parte anteriore del collo e il petto, ne sono
d’un bel turchino carico cangiante, o volgente a modo
d’iride soprattutto in sul violaceo. Il rimanente poi delle
parti inferiori ne riesce d’un color nero-verdiccio, il
becco bianco, terminante in nero alla punta, e i piedi bru-
[Seite 85] ni. L’età, il sesso, ed altre circostanze ancora, cagio-
nano qui varietà rimarcabilissime ne’ colori, che rendono
talora dubbiosa la precisa determinazione delle specie,
e che forse per alcuni le moltiplicarono soverchiamente.
In generale però è da ritenersi che gl’ individui giovani
di questa specie hanno la piuma, per di sopra d’un
verde che rammenta il rame, e per di sotto screziata
di nero e di grigio, non senza qualche traccia alcuna
volta d’azzurro o di turchino, la parte superiore del
sottogola n’è rosso-bruniccia, e le rettrici brune, mar-
ginate da lembi di color grigio.

Specie XLIII. T. Zaffiro smeraldo. (T. bicolor;
fr. Oiseau-mouche Saphir-éméraude); delle Antille.
Per di sopra è d’un verde dorato, e per di sotto, verde
sì, ma meno splendido; le piume del vertice e del sotto-
gola ne riescono risplendentissime, soprattutto in forza
del loro scherzare piacevolmente sull’ azzurro; le penne
scapuilari e le tettrici ne sono d’un bel colore violaceo,
i remi neri, e le rettrici d’un nero vellutato, che gioca a
modo d’iride specialmente sull’ azzurro e sul violetto,
colle laterali alcun poco più lunghe dell’ altre. Il becco
n’ è in complesso nero, ma in parte gialliccio per di sotto,
e i piedi ne sono del pari neri.

Specie XLIV. T. sasino, o Trochilo lionato, o rosso-
bruniccio. (Trochilus rufus – collaris; fr. Oiseau-mou-
che sasin
); della baja di Nootka nell’ America Nord-
Ouest. Per di sopra la piuma ne riesce in complesso di
color bruno, che volge al fulvo o lionino; sul capo però
è piuttosto verde-rossastra, dorata ad un tempo e ri-
splendentissima; le tettrici dell’ ali ne sono verde-do-
rate, i remi bruno-purpurei, e brune affatto le rettrici,
che sono larghe ed acuminate; i lati del collo ne sono
ornati di piume un po’ più lunghe delle circonvicine;
sul sottogola, e sulla parte superiore anteriore del petto,
[Seite 86] la piuma n’è dello splendido color rosso che osservasi nel
rubino; la parte inferiore del petto e l’principio del-
l’ abdomine ne sono bianchicci, ma più in giù il colore
ne torna insensibilmente al bruno; il becco e i pie’ ne sono
nericci. La femina non ha quella maniera di collare di
piume lunghe, che il maschio porta lungo il collo, ed
ha invece bianchiccio il sottogola, con picciole macchie
fulve disseminatevi fra mezzo, ed ha le rettrici laterali
conterminate di bianco.

Specie XLV. T. dalla testa azzurra. (T. cyanocepha-
lus:
fr. Oiseau-mouche à tête bleue); del Chili. Per
di sopra è in generale verde dorato, colla testa d’un
colore azzurro splendidissimo, co’ remi e colle rettrici
turchine, giocanti sul porpora dorato. Per di sotto poi
la piuma n’ è di color rancio, e la coda ne riesce ben
tre volte più lunga che non sialo tutto quanto il corpo.
Il becco n’è bianchiccio.

Specie XLVI. T. affatto verde. (T. viridissimus: fr.
Oiseau-mouche or vertOiseau-mouche tout vert); della
Gujana. Per di sopra la piuma n’ è d’un bel verde dorato,
molto risplendente; il vertice n’ è verde cupo; i remi
ne sono violaceo-neri; il sottogola, il petto e il ventre
verde-dorati; la parte più bassa del ventre, e le tettrici
inferiori della coda, di color bianco misturato di verde;
il becco bruno, inferiormente gialliccio, e i piè nerastri.

Specie XLVII. T. della Gujana, o Trochilo verde
chermisino. (T. Gujanensis: fr. Oiseau-mouche vert et
cramoisi
); della Gujana; specie ancora dubbiosa. Per
di sopra è dessa di color verde dorato; il vertice n’ è
ornato d’una picciola cresticina rossa; i remi e le ret-
trici ne sono variegate di verde, di rosso e di porpora;
il petto n’ è rosso, e il becco nero, lungo e sottile, o come
suol dirsi, gentile.

Specie XLVIII. T. violetto dalla coda biforcuta, della
[Seite 87] Gujana. (T. furcatus: fr. Oiseau-mouche violet à queue
fourchue
); appunto della Gujana. Per di sopra la piuma
n’ è in generale d’un colore turchino violaceo dorato, a
meno dell’ ali, e della coda, che riescon verdi; il vertice
ne è verde bruniccio, scherzante a modo d’iride in sul
verde dorato; le rettrici ne sono turchino-nere, e l’este-
riore n’è più lunga dell’ altre, che vanno progressiva-
mente facendosi sempre più corte; il sottogola n’è d’uno
splendidissimo color verde-dorato; il petto e i fianchi ne
sono pur sempre anch’ essi di colore turchino violaceo dora-
to, ma il resto delle parti inferiori ne riesce più che altro
nericcio, come nericci ne sono eziandio il becco, e i piedi.

Specie XLIX. T. dalle racchette, o anche Trochilo
dalla coda lunga. (T. platuruslongicaudus: fr. Oi-
seau-mouche à raquettes
); della Gujana. Per di sopra
la piuma n’ è in complesso verde dorata, se non che i
remi ne sono bruno-violetti, e le rettrici bruno-verdic-
cie, delle quali le otto intermediarie riescono acuminate,
mentre le due laterali ne sono conformate appunto a fog-
gia di racchette o di palette, col fusto o gambo giallic-
cio; il sottogola ed il petto ne sono d’un bel color verde
di smeraldo, colla pancia nero-bruna, terminante all’ ab-
domine in bianco.

Specie L. T. dalla coda rosso-gialla, o rosso-bruna.
(T. ruficaudatus: fr. Oiseau-mouche à queue rousse);
della Gujana. Per di sopra la piuma n’è in fondo grigio
scuro, che fassi poi quasi nero affatto presso al grop-
pone, e sempre assai debolmente scherzante in sul dorato;
le tettrici dell’ ali ne sono d’un bruno rossiccio alquanto
più dorato; i remi in parte bruni, e in parte rosso-gial-
lastri, e le rettrici bruno-gialle orlate di bianco; la parte
inferiore del sottogola n’ è d’un vivacissimo rosso infocato;
la parte anteriore del collo, e il petto ne riescono di co-
lor verde, come verdi, ma scherzanti a modo d’iride
[Seite 88] in sul turchino, ne sono tutte l’altre parti inferiori. Il
becco e i piedi ne sono neri affatto. La femina di questa
specie suol essere per di sopra in complesso di color bru-
no, e grigia per di sotto, colle rettrici intermediarie
verde-brune, mentre le rimanenti ne sono, qua rosso-
giall, là nere, ma terminanti in bianco all’ apice loro.

Specie LI. T. verde dalla coda biforcuta, del Brasile.
(T. glaucopis: fr. Oiseau-mouche à queue fourchue du
Brésil
); appunto del Brasile. La piuma n’ è in generale
tutta quanta d’uno splendido verde dorato, col vertice
azzuro-violaceo, colle grandi tettrici dell’ ali nero-ver-
diccie, co’ remi bruno-violetti al pari delle rettrici, le
più esterne delle quali riescono sensibilmente più lunghe
dell’ altre, e colle tettrici inferiori della coda di color
bianco affatto.

Specie LII. T. dalla coda cilestra. (T. cyanurus: fr. Oi-
seau-mouche à queue azurée
); dell’ America meridio-
nale. Per di sopra la piuma n’ è verde dorata, ma la
fronte n’ è invece nerastra, ad un tempo dorata anche
essa e anzi splendidissima; porta desso in oltre una mac-
chia nera laterale ad amendue le parti della testa; le ret-
trici ne hanno le barbe addensate, fitte e di color cele-
ste, colle laterali più lunghe dell’ altre, che vanno mano
mano gradatamente decrescendo. Per di sotto poi la piuma
n’ è variegata di bruno e di bianchiccio. La femina suole
aver sempre colori meno vivaci di quelli onde fa pompa
il maschio, e ha le tettrici caudali inferiori di color bruno
nel fondo, ma screziate anche qui di bianchiccio.

Specie LIII. T. rosso, o anche Trochilo porporino.
(T. ruber: fr. Oiseau-mouche pourpré); dell’ America
meridionale. Per di sopra il color della piuma nel fondo
n’è bruno, ma variegato di gialliccio, co’ remi e colle ret-
trici laterali di colore violetto purpureo; per di sotto poi
è d’un color fulvo o lionato splendidissimo, variegato co-
[Seite 89] m’ è di rosso e di nero, e sempre bellamente scherzante
sulla porpora a modo d’iride; il becco n’è in pieno nero,
sebbene la parte superiore ne volga anch’ essa sensibil-
mente al rossiccio, e i piè ne sono affatto neri.

Specie LIV. T. minimo, o anche l’Uccello mosca pro-
priamente detto. (T. minimus: fr. le plus petit des Oi-
seaux-mouches
); della Gujana e delle Antille. Per di so-
pra ha desso verde dorata la piuma, mentre per di sotto
l’ha bianco-sudicia; i remi ne sono di color violaceo;
le rettrici intermediarie nero-azzurrognole, colle laterali
in pieno di color grigio di cenere, ma terminanti poi in
bianco alla sommità; il becco n’ è nero, e i piedi bruni.
La femina di questa specie riesce ancora più picciola del
maschio, che non suole sorpassare in lunghezza un pol-
lice e un terzo; ha colori meno briosi o vivaci, ed ha
d’un colore grigio di cenere più oscuro, e quasi direb-
besi, grigio di piombo, la piuma che ne cuopre in gene-
rale le parti inferiori. Il nostro testo ne fa menzione pre-
cisamente sotto questo stesso nome di Trochilo minimo,
o d’Uccello mosca alla specie II de Trochili.

Specie LV. T. petasoforo. (T. petasophorusJan-
thinotus:
fr. Oiseau-mouche pétasophore); del Brasile.
Per di sopra la piuma n’ è in complesso verde dorata,
ma porta il collo lateralmente ornato da un vistoso ad-
dobbo di lunghe e foltissime piume di fondo violaceo, ma
scherzanti bellamente quasi su tutti quanti i colori del-
l’iride; il sottogola se ne direbbe coperto d’uno splendi-
dissimo velluto verde; per di sotta poi la piuma n’ è di
un verde alquanto più cupo; i remi e le rettrici in gene-
rale, larghissime tutte, e disposte in maniera da con-
tribuire alla coda una tal quale figura un po’ bifor-
cuta, ne sono d’un nero lucente metalloideo, che volge
in certo modo alla lucentezza del bronzo, se non che le
tre laterali di queste rettrici, d’ambi i lati, sono orlate da
[Seite 90] un filetto bianco affatto, e molto sottile; i piedi e il becco
ne sono neri.

Specie LVI. T. dalle orecchie. (T. auritus: fr. Oi-
seau-mouche à oreilles
); delle Antille e dell’ America
meridionale. Per di sopra la piuma in pieno n’ è di uno
splendido color verde dorato, se non che ad ambo i lati
del collo porta poi un doppio mazzetto, o ciuffo allun-
gato, di piume a bastanza lunghe di colore, in parte verde,
e in parte violetto, e sotto gli occhi porta ancora una
maniera di benda o pieciola fascia d’un bel colore di
velluto nero; i remi ne riescono nericci; le quattro ret-
trici intermediarie ne sono di color nero volgente al tur-
chino, mentre le laterali ne sono bianche al paro del
sottogola e di tutte le parti inferiori, col becco e co’ piedi
neri. La femina di questa specie per di sotto ha essa pure
di fondo bianco la piuma, ma sempre veggonvisi sparse
qua e là, o disseminale, alcune macchie, o alcuni punti
di colore nericcio, e non ha azzurro-nerastre, se non
due soltanto, e non già quattro, delle rettrici intermediarie.
Talora in questa specie la striscia o benda nera vellutata,
che ne sta sotto gli occhi, si fa più grande, e varia dal
nero all’ azzurro porpora.

Specie LVII. T. maugeo o anche il Trochilo di Ta-
bago. (T. maugaeusTabagensis: fr. Oiseau-mouche
maugè
Oiseau-mouche de Tabago); dell’ Antille, e so-
prattutto poi dell’ isola Tabago. Tanto per di sopra, quanto
per di sotto, può dirsi che ha la piuma in complesso di
uno splendidissimo color verde dorato, se non che per
di sotto quel colore medesimo scherza assai bellamente in
sull’ azzurro e in sul violetto; i remi e le rettrici ne sono
d’un bel nero vellutato, giocante a modo d’iride sul
l’azzurro violaceo; le rettrici laterali ne riescono sensi-
bilmente più lunghe dell’ altre; l’abdomine n’ è bianco
affatto; il becco nero, ma per di sotto giallastro, e i
[Seite 91] predi al tutto neri. La femina poi ne suol essere d’un
color verde meno splendido, co’ remi bruni, colle ret-
trici laterali terminanti in azzurro, o turchino, all’ apice,
e finalmente in bianco le più esteriori; il sottogola ne
riesce bianco, come di bianco ha sempre per di sotto pez-
zata a picciole macchie, o a punti, la piuma di fondo
verdiccio.

Specie LVIII. T. marmorato (T. marmoratus: fr.
Oiseau-mouche marbré); del Paraguaj. Por di sopra la
piuma n’è in fondo verde, con questo però che ogni sin-
gola piuma n’è marginata d’un filetto rosso bruniccio;
il vertice n’ è bianco affatto, ma circondato tutt’ all’ in-
torno d’una zona rosso bruna carica; l’occipite n’ è
screziato di bianco, di rosso giallastro, e di bruno; al-
cun che di bianco scorgevisi eziandio al canto esterno
degli occhi, come osservasi lungo ambe le parti del corpo
una striscia bianca longitudinale. Per di sotto invece la
piuma ne riesce variegata di turchino, di nero e di bian-
co; il becco e i piedi ne sono sempre nericci.

Specie LIX. T. magnifico, o anche il Trochilo su-
perbo (T. magnificus: fr. Oiseau-mouche magnifique);
del Brasile. Per di sopra la piuma n’è d’un verde-dorato ve-
ramente superbo; il capo n’ è’ ornato d’un ciuffo, o di
una cresticina, di color rancio, e il collo n’ è d’ambe le
parti bellamente guernito di lunghe piume bianche, ter-
minanti all’ apice di bel nuovo in un verde dorato, di-
sposte in più serie, e formanti due mazzetti, o monili,
che rivolgonsi in bel modo all’ indietro; le tettrici del-
l’ ali in fondo verde-dorate, ne sono orlate di color rancio;
i remi nero-violetti, e le rettrici inferiori bruniccie, mar-
ginate anch’ esse da un filetto di color rancio; per di
sotto poi la piuma ne riesce d’un verde dorato un po’
meno vistoso od appariscente, e vi si osserva costante-
mente una striscia bianca situata nella parte più bassa
del sottogola; il becco n’è bruno, co’ piedi neri.

[Seite 92]

Specie LX. T. macrouro, o anche il Trochilo dalla coda
lunga del color d’acciajo brunito. (T. macrourus: fr.
Oiseau mouche à longue queue couleur d’acier bru-
ni
); della Gujana. Per di sopra la piuma n’ è d’un bel-
lissimo color verde dorato; ma tanto le tettrici dell’ ali,
quanto i remi, ne sono bruno-violacei, e le rettrici poi,
delle quali le due laterali estreme sono le più lunghe,
e l’altre si vanno mano mano accorciando sempre più
fin nel mezzo, sono appunto d’un lucentissimo azzurro
d’acciajo imbrunito; il vertice, il sottogola, e tutto
quanto il collo, ne sono azzurro-violacei, e verde n’è
poi tutto il resto delle parti inferiori, col becco nero, e
co’ piedi neri.

Specie LXI. T. dal becco lungo. (T. longirostris: fr.
Oiseau-mouche à long bec); dell’ isola della Trinità. Per
di sopra la piuma n’è d’un color verde carico, pur sem-
pre dorato, e il vertice n’è turchino. Osservasi in questa
specie una striscia nera, a cui ne tien dietro un’ altra
bianca, che si stende dall’ angolo del becco, tanto a de-
stra, come a sinistra, infino alla nuca; le rettrici late-
rali ne terminano in bianco all’ apice, il sottogola ne
riesce d’un color rosso-vermiglio vivacissimo; i lati del
collo e i fianchi ne sono verdi, e bianco poi tutto il
rimanente delle parti inferiori, col becco nericcio e
lunghissimo.

Specie LXII. T. latipenne, o anche il Trochilo avente
grossi molto e curvi i tubi de’ remi (T. latipennis
campylopterus: fr. Oiseau-mouche à larges tuyaux);
della Gujana. Per di sopra la piuma n’ è verde anche
qui, ma a pena rammentante alcun poco, e ben da lon-
tano, il dorato; alcuni de’ remi più grandi ne hanno il
loro tubo, o lo stipite, dilatato assai, presso alla sua metà
curvo, e guernito di barbe corte e nericcie; le rettrici
laterali ne sono nere per tutto, fuorchè alla loro estre-
[Seite 93] mità, ove terminano bianche; il sottogola, e tutte le parti
inferiori, ne riescono di color grigio di cenere, e il becco
n’ è nero.

Specie LXIII. T. di Langsdorff. (T. Langsdorffi: fr. Oi-
seau-mouche de Langsdorff
); del Brasile. Per di sopra
la piuma n’è d’un verde dorato assai appariscente; i
remi ne sono violacei, e le rettrici, disposte per serie
successive, ne sono di color grigio violetto, colle laterali
più lunghe, e d’uno splendido azzurro le sei intermediarie,
tutte quante progressivamente sempre assai più corte;
il sottogola e la parte più alta del petto ne sono d’un
bellissimo verde di smeraldo; havvi poi qui una sorte di
mezzo collare di colore purpureo dorato, che separa il petto
dal ventre, che ne riesce nero, mentre l’abdomine più al-
l’ ingiù n’ è poi bianco affatto; il becco n’ è nero, e i
piedi ne sono nericci, colle gambe rivestite d’una piuma
bianca.

Specie LXIV. T. pileato, o anche il Trochilo dal cap-
pello. (T. pileatuspuniceus: fr. Oiseau-mouche á
huppe bleue
); delle Antille. La piuma n’è in complesso
da per tutto d’un color bruno, qua più, là meno carico,
a meno d’una maniera di ciuffo, pileo, o cappelletto di
piuma, d’uno splendidissimo colore azzurro, che gli adorna
il capo superiormente. È probabile che questa, qui ora sup-
posta specie distinta, in altro alla perfine non abbia a ri-
solversi se non in una varietà meramente accidentale della
specie che segue immediatamente qui sotto, ossia del Tro-
chilo dal ciuffetto. (T. cristatus).

Specie LXV. T. dal ciuffetto, o anche il Trochilo cre-
stuto. (T. cristatus: fr. Oiseau-mouche huppé); delle An-
tille. Per di sopra la piuma n’è d’un verde bruno dorato,
e la testa n’ è guernita d’una cresta, o d’un ciuffetto
verde appariscentissimo; i remi e le rettrici ne sono di
un bruno che scherza a modo d’iride in sul verde e in
[Seite 94] sul violetto; le due rettrici intermediarie poi ne sono ver-
de-dorate, e la base del becco n’ è ravvolta in un piu-
mino verde anch’ esso; per di sotto invece esso riesce d’un
color verde nericcio, pochissimo dorato, col sottogola di
color grigio di cenere, e co’ piedi bruni rivestiti di piuma
di questo medesimo colore. La femina ne suol essere
sempre più picciola del maschio, la di cui lunghezza non
oltrepassa i tre pollici, e manca affatto d’ogni traccia di
ciuffo; i colori ne sono sensibilmente più scuri; le parti
inferiori ne sono tutte quante di color grigio di cenere,
ed ha poi inoltre le rettrici laterali terminanti in bianco
alla sommità.

Specie LXVI. T. ornato (T. ornatus: fr. Oiseau-mou-
che huppecol
); della Gujana. Per di sopra la piuma n’è
in complesso di color verde scuro dorato; sul capo porta
anch’ esso un ciuffetto, o una cresta piumosa, di color rosso
giallognolo, come porta eziandio da ambedue i lati del
collo un ammasso longitudinale o mazzetto, spingentesi
all’ indietro, di piume distribuite in più serie, in fondo di
quello stesso colore rosso gialliccio, ma che presso alla loro
estremità scherza vivacissimamente sovr’ altri colori con
un cangiante iridoideo; il groppone, e le tettrici della coda,
ne sono rosso-giallo cariche, o piuttosto brune, i remi
bruno-violetti, le rettrici brune anch’ esse, ma orlate di
rosso giallo; il sottogola e il petto verde-scuri splendida-
mente cangianti; l’abdomine grigio di cenere; il beceo
rosso giallo esso pure per tutto, fuorchè all’ apice che n’è
nero, e i piè nericci. La femina di questa specie non ha
ciuffo sul capo, nè monile alcuno lungo i lati del collo,
ed ha invece splendidamente dorato il groppone; rosso-
gialliccie e misturate di verde tutte quante, senza eccezione,
ne sono le parti inferiori, e le rettrici rosso-gialle al prin-
cipio, ma poi verde-nericce verso la sommità.

Specie LXVII. T. massimo, o anche il più grande de-
[Seite 95] gli Uccelli-mosca (T. maximus: fr. le plus grand des
Oiseaux-mouches
); d’incerta località nell’America. Per di
sopra la piuma n’ è verdiccio-dorata; tanto il vertice, quanto
i remie le rettrici, ne sono azzurrognoli; il sottogola bianco
affatto; il petto decisamente verde, e l’abdomine rosso
giallastro; le rettrici intermediarie però ne riescono più
lunghe dell’ altre.

Specie LXVIII. T. suggimiele, o mellisugo. (T. melli-
sugus:
fr. Oiseau-mouche à gorge verte); delle Antille.
Per di sopra la piuma n’è tutta quanta d’un verde do-
rato, a meno de’ remi che ne sono nero-violacei, del sot-
togola e de’ lati del collo, che ne sono d’un verde scher-
zante sopra varii de’ colori dell’ iride, col petto, col ventre
e co’ fianchi d’un verde gialliccio dorato; l’abdomine o il
basso ventre n’è bianco, e i piedi rivestiti di piuma e neri,
come n’ è nero anche il becco. La femina mostra sem-
pre minor brio, o meno vivacità ne’ colori della sua piu-
ma; e infine gl’ individui di questa specie, ancora gio-
vani affatto, hanno la verde loro piuma misturata di bruno,
e il ventre poi decisamente tutto quanto bruno.

Specie LXIX. T. mellivoro, o divorator del miele. (T.
mellivorus,
e quand’ è giovane Trochilus fimbriatus: fr.
Oiseau-mouche à collier, e quand’ è ancora molto gio-
vane, Oiseau-mouche à gorge tachetèe); d’incerta loca-
lità d’America. Per di sopra la piuma n’ è in complesso
di color verde dorato, col capo turchino, al pari del sot-
togola, il quale negl’ individui giovani riesce macchiato;
i remi ne sono azzurro-violetti, e le rettrici bianche, ma
terminanti in nero all’ estremità; il petto n’ è turchino
verdiccio; al basso del collo porta desso una foggia di
mezzo collare di color bianco, come bianca n’ è eziandio
la pancia; il becco e i piedi ne sono affatto neri.

Specie LXX. T. dal collo rosso gialliccio. (T. ruficollis:
fr. Oiseau-mouche à gorge rousse); del Paraguaj. Per
[Seite 96] di sopra la piuma n’ è in fondo di color verde bellamente
dorato, ma le rettrici ne sono d’un risplendente lionato
chiaro, o fulvo gialliccio, conquesto di più, che le due
intermediarie, e le due laterali ne riescono visibilmente
più corte delle rimanenti; il sottogola poi n’ è rosso gial-
liccio, come porta il nome stesso a questa specie appli-
cato; per di sotto è dessa pur sempre verde dorata, ma
però variegato qua e là di bruno, e il becco n’ è per tutto
rossiccio, fuorchè all’ apice, ov’ è nero. Ritengonsi come
semplici varietà accidentali di questa specie medesima,
dipendenti dal sesso, e dall’ età, o altro, certi individui,
che rinvengonsi pure al Paraguaj, colle rettrici dorate,
con una macchia gialla all’ estremità delle tre rettrici la-
terali, e col sottogola, al pari del petto, d’un colore bruno
di cannella.

Specie LXXI. T. macchiato, o anche il Trochilo dal
petto e dal sottogola verdi. (T. maculatus: fr. Oiseau-mou-
che à gorge et poitrine vertes
); della Gujana. Per di
sopra la piuma n’è verde bruniccia, assai debolmente
dorata; il sottogola e il petto ne sono d’un verde deciso
dorato; osservasi in quest’ uccello per tutta la lunghezza
del ventre, una linea bianca angolosa, che finisce per riu-
nirsi colle tettrici inferiori della coda, le quali sono d’un
color grigio cangiante iridoideo; le rettrici laterali ne sono
orlate d’un filetto rosso giallastro; il becco, giallo alla base,
ne termina nero alla punta. Crediamo opportuno d’av-
vertir qui che il nome specifico di Trochilus maculatus,
oltre all’ essere stato applicato al giovine Colibrì dalla
gorgiera verde, come accennammo altrove, fu dato ezian-
dio all’ Oiseau-mouche à cou moucheté de’ Francesi, in-
digeno delle Antille, il quale per di sopra è anch’ esso
verde bruno, debolmente dorato, e porta una macchia rossa
ad ambe le parti del sottogola, che n’è bianchiccio, come
bianchiccia ne sono tutte quante le parti inferiori, ed ha
[Seite 97] le rettrici laterali terminanti alla punta in bianco; ora però
sembra decisamente riconosciuto quest’ ultimo non essere
già una specie distinta, ma bensì una semplice varietà
d’età d’altro già descritto Trochilo dell’ Antille.

Specie LXXII. T. cerulo. (T. coerulescens: fr. Oiseau-
mouche à gorge bleue
); della Gujana. Per di sopra è
desso d’un color verde, che rammenta in tal qual modo il
rame, ma che riesce splendidissimo; i remi ne sono nero-
violacei, e le rettrici turchine ad un tempo e verdiccie;
il sottogola n’ è turchino scherzante in sul bruno porpo-
ra; la parte anteriore del collo, il petto e il ventre, ne
sono decisamente verdi; il becco nero, se non che infe-
riormente n’ è bruno-gialliccio, e i piedi neri.

Specie LXXIII. T. dal collo bianco. (T. albicollis:
fr. Oiseau-mouche à gorge blanche); non è al tutto
fuor di luogo il dubbio, che questo Trochilo in altra
cosa alla perfine non risolvasi, se non nell’ individuo fe-
mina del Trochilo maugeo delle Antille; noi però il ram-
mentiamo come indicato sotto un tal nome, ed anche di-
segnato, da Temminck.

Specie LXXIV. T. ourissia, od anche Uccello mosca sme-
raldo-amatista. (T. ourissia: fr. Oiseau mouche Èmé-
raude-Améthyste
); della Gujana. Per di sopra ha desso la
piuma d’un superbo colore misturato di turchino e di
amatista; tutta la parte posteriore della schiena, inchiu-
sovi anche il groppone, n’ è d’un bel bruno dorato che
scherza sopra diversi colori dell’ iride; i remi ne sono
nericci, e nere poi le rettrici, delle quali le laterali sono
sensibilmente più lunghe dell’ altre; il sottogola e tutta
la parte anteriore del collo, ne sono verdi dorate, il petto
turchiniccio, e la pancia bianca.

Specie LXXV. T. splendido. (T. splendidus: fr. Oi-
seau-mouche êclatant
); del Paraguaj. Per di sopra la piu-
ma n’è in pieno d’un bel verde dorato, se non che poi
[Seite 98] azzurre ne sono le rettrici, le laterali delle quali sono
sensibilmente più lunghe delle rimanenti; porta desso
oltre un punto bianco al di dietro dell’ occhio; ha il
sottogola, e la parte anteriore del collo d’un colore tur-
chino carico, il ventre bianco, e il becco rosso colla te-
sta del resto nera.

Specie LXXVI. T. dalla doppia cresta, o il Trochilo
bilofo. (T. bilophus: fr. Oiseau-mouche à double hup-
pe
); del Brasile. Per di sopra la piuma n’ è d’un color
verde dorato assai vistoso, col vertice ceruleo, o piutto-
sto celeste, circondato tutt’ all’ intorno, come chi dicesse,
da un fondo superbo del color del Berillo acqua-marina.
Sorge in questo uccello dal canto esterno degli occhi ad
ambe le parti come un doppio pennacchio o ciuffetto, com-
posto di parecchie penne d’un color rosso di rame nel
fondo, ma orlate di giallo e terminanti in sommità verdi.
Altre lunghe penne poi d’un colore violaceo nericcio ne
ricoprono tutto il mento, del pari che tutta la parte su-
periore del sottogola; il petto e le parti laterali del collo
ne sono bianche, i remi grigio-violacei, bianche le ret-
trici laterali, che vanno mano mano accorciandosi sempre
più, a misura che rendonsi più esteriori, e verdi final-
mente le rettrici intermediarie, che riescono più lunghe di
tutte l’altre.

Specie LXXVII. T. squamoso. (T. squamosus: fr. Oi-
seau-mouche écailleux
); del Brasile. Per di sopra la piu-
ma n’ è in generale d’un color verde carico metalloideo;
sul sottogola però, e su tutta la parte anteriore del collo,
le piume ne riescono in fondo nere, ma orlate d’un fi-
letto bianco; osservasi qui costantemente da amendue le
parti della testa, presso agli occhi, una macchia bianca, ed
in oltre come una benda dello stesso colore; una porzione
del petto, e tutto quanto l’abdomine, ne riescono bianchi
del pari; i remi e le rettrici ne sono di un coior nero vio-
[Seite 99] laceo, che scherza su i colori dell’ iride; havvi pure una
picciola macchia bianca al di sotto di cadauna delle dieci
rettrici laterali, come sono anche bianche le tettrici della
coda, orlate poi d’un filetto grigio di cenere; la coda ne
riesce piuttosto corta, e alcun poco biforcuta, e il becco
n’ è nero e lunghissimo, giacchè arriva alla lunghezza di
quattordici linee in un uccello che non suole superar mai
i quattro pollici di lunghezza totale. La femina di que-
sta specie ha sempre colori molto meno vivaci che il
maschio.

Specie LXXVIII. T. di Delalande. (T. Delalandi: fr. Oi-
seau-mouche Delalande
); del Brasile. Per di sopra la
piuma n’è tutta d’un bellissimo verde dorato, e la te-
sta n’ è superiormente ornata d’un ciuffo, o d’una cresta
di piume verdi, dal centro della quale sorge una lunga
penna turchina; al canto esterno d’ogni occhio scorgevisi
costante una macchia bianca; i remi, e le rettrici ne sono
di color bruno violetto, quest’ ultime essendo uguali di
lunghezza, solo che le laterali ne terminano bianche al-
l’ estremità; il sottogola e le parti laterali del collo ne
sono di color grigio di cenere volgente all’ azzurrognolo;
il petto e la porzion superiore del ventre ne riescono del
colore azzurro ch’ è proprio dell’ acciajo imbrunito, se
non che l’abdomine, o la parte più bassa del ventre, n’è
grigio di cenere deciso, al pari delle tettrici caudali in-
feriori; il becco e i piedi finalmente ne sono affatto neri.
La femina di questa specie non porta ornata di pennac-
chio la testa come il maschio, e ha bianche le sopracci-
glia; per di sotto è tutta quanta di color grigio di ce-
nere, come ne lo sono anche il petto e il sottogola, ed
ha alla perfine il becco giallo presso alla base.

Specie LXXIX. T. calibeo, o sia il Trochilo color d’ac-
ciajo. (T. chalibaeus: fr. Oiseau-mouche chalybée); del
Brasile. Per di sopra la piuma n’ è di colore verde cupo,
[Seite 100] più splendido e più dorato sul vertice, e sulle tettrici
dell’ ali che non altrove; la fronte e le guance ne sono
ornate di lunghe piume, disposte per serie successive, di
color verde dorato, e terminanti alla cima con una mac-
chia bianca; il groppone n’è giallo, i remi di color vio-
letto, e le rettrici del color della ruggine di ferro carica;
porta poi desso una foggia di collare bianco, variegato
di bruno; per di sotto, del pari che sul petto, la piuma
ne riesce nel fondo di color grigio di cenere volgente al
bruno, e tempestato di macchie trasversali alquanto più
scure; il becco e i piedi finalmente ne sono affatto neri.

Specie LXXX. T. cinereo, o anche il Trochilo color
della cenere. (T. cinereus: fr. Oiseau-mouche cendré);
del Paraguaj. Per di sopra la piuma n’ è in complesso
verde dorata, a meno de’ remi, che ne sono violacei, delle
rettrici, che ne sono disposte per serie successive o, come
suol dirsi, a scala, verdi, e terminanti in turchino le in-
termediarie, e turchine tutte l’altre, con questa diffe-
renza soltanto, che le laterali ne terminano con una mac-
chia bianca all’ estremità; il sottogola, con tutta la parte
anteriore del collo, il petto e le tettrici inferiori della
coda, ne sono di color grigio scuro, il ventre verde, e il
becco nero per tutta la sua lunghezza, fuorchè presso alla
base, ov’ è rossiccio.

Specie LXXXI. T. leucocrotafo, o il Trochilo dalle
tempia bianche. (T. leucocrotaphus: fr. Oiseau-mouche
aux temples blanches
); del Paraguaj. Per di sopra la
piuma n’ è, come il più delle volte in questo genere di
uccelli, di color verde dorato, con due strisce, o pic-
ciole bende, bianca l’una, e l’altra nericcia, contigue al
canto esterno di cadaun occhio; le rettrici in complesso
ne sono d’un colore turchino nero, colle laterali che ter-
minano poi bianche verso la cima; le parti inferiori ne
sono invece bianchiccie, come bianchicci ne sono ezian-
[Seite 101] dio il sottogola e il petto; e finalmente il beceo n’è ros-
siccio presso alla base, ma nero poi alla punta.

Specie LXXXII. T. scuro. (T. obscurus: fr. Oiseau-
mouche à croupion, ailes et queue pourprés
); d’in-
certa località nell’ America. Il vertice n’ è di color verde
scuro; il collo invece, e la parte anteriore della schiena,
di colore turchino carico; il rimanente della schiena,
compresovi il groppone e la coda, di color bruno purpu-
reo, e le tettrici dell’ ali di colore azzurro purpureo, al
pari del petto e del ventre; il sottogola poi n’ è d’un
bellissimo color verde risplendente. – N. del T.

1.
[Seite 110]

Vedasi in questo proposito l’opera intitolata: Histoire na-
turelle des Grimpereaux sucriers, des Promérops, et des Oi-
seaux de Paradis par
L.P. Vieillot, J.B. Audebert, et C.
Sauvages. Parigi; in folio, già fino dall’ anno 1801, – e così
pure l’altra intitolata: Histoire naturelle des Oiseaux de Pa-
radis, des Rolliers, et des Promêrops, suivie de celle des Tou-
cans, et des Barbus, par
F. Le Vaillant. Parigi; in folio del
pari fin dal 1801.

1.
[Seite 111]

Veggasi a questo proposito l’opera intitolata: J.R. For-
ster
, von den Paradisvögeln und dem Phönix; in der Indischen
Zoologie. Halle
1795 in folio, a pag. 26 e seg. dell’ edizione
seconda.

1.
[Seite 115]

Talora anzi la femina del Cuculo spinge per entro a così
fatti nidi le proprie ova, e col becco poi ve le confonde insie-
me con quelle dell’ uccello diverso che n’ è proprietario. Vedi
a tale proposito l’opera intitolata: Weidmanns Feierabende.
Parte I pag. 67, pubblicatasi l’anno 1815.

2.
[Seite 115]

Può con vantaggio consultarsi per ciò che concerne le sin-
golari abitudini e tutta quanta la Storia naturale de’ Cuculi,
uccelli che a dir vero tengono assai del mirabile e dello strano,
quanto ne spose il Dottor Jenner nelle Philosophical Tran-
sactions.
Vol. LXXVIII. P. II. pag. 219.

1.
[Seite 119]

Giovasi desso a tale effetto particolarmente della Tillan-
dsia usneoides,
le fronde della quale, sembrando crini, rammen-
tano, più che altro, la criniera d’un Cavallo.

1.
[Seite 122]

La quantità d’Allodole diverse, che frequentano la
bella nostra penisola, e la moltiplicità de’ nomi, ora confusi,
co’ quali pare che probabilmente i nostri antichi le distin-
guessero le une dalle altre, ci suggeriscono di dover qui
esporre alcun che più, sulle specie che attualmente se ne
ammettono da’ Naturalisti, di quel poco che ce ne inse-
gnano le sole due specie dal benemerito Autor nostro ac-
cennatene nel Testo. Tale si è il fondamento della presente
nostra Nota, che potrà per avventura ad altri servire a ciò
che pervengasi alla più giusta applicazione de’ tanti nostri
nomi d’Allodole, alle singole specie o varietà, che me-
glio il comportino. Diremo pertanto che al presente co-
nosconsi, quanto a questo genere d’uccelli;

Specie I. L’Allodola de’ campi (A. arvensis), di cui
parla il Testo alla Specie 1, e di cui è da credevsi che la
Coquillade
de’ Francesi (A. undata) altro non sia che
una semplice varietà alcun poco più grande, e colle tinte
della piuma tendenti in pieno un po’ più al rosso gial-
liccio.

Specie II. L’Allodola Italiana (A. Italica: la Girole
de’ Francesi), che, comunissima in tutta Italia, potrebbe
[Seite 123] forse non essere anch’ essa che una varietà della prece-
dente, colla piuma in complesso d’un colore alquanto
più inclinante al bruno marrone, o bruno castagno scuro.

Specie III. L’Allodola cenerognola (A. cinerea: la Cen-
drille
de’ Francesi), che non è infrequente soprattutto
in Francia, ed ha le piume per di sopra del color grigio
della cenere, con una maniera di calantica sul capo, dalla ra-
dice del becco fin’ oltre agli occhi, conterminata da un
lembo bianco, e con una macchia rosso-giallastra, o bruna,
da amendue le parti del collo, essendo bianca affatto per
di sotto, e avendo nere, tanto le tettrici dell’ ali, quanto
le rettrici, a meno delle più esterne, presso alla cima delle
quali sta pure una macchia bianca.

Specie IV. L’Allodola cappelluta (A. cristata: le Co-
chevis,
o anche l’Alouette crètèe de’ Francesi), di cui
parla il Testo alla Specie 2, e ch’ è indigena di tutta
quanta l’Europa più meridionale.

Specie V. L’Allodola del Senegal (A. Senegalensis:
la Grisette,
o anche l’A. du Sénégal), indigena appunto
del Senegal, e che potrebbe altro non essere che una
semplice varietà della specie precedente, per di sopra di
un grigio misturato di bruno, con qualche piuma spen-
nacchiata sul capo, e per di sotto bianca, con macchie brune
lungo il sottogola, con grigie le rettrici intermediarie, le
rimanenti essendone marginate di un colore rosso gialla-
stro, che stendesi lateralmente anche sulle più esterne.

Specie VI. L’ Allodola de’ boschi (A. cristatella
arboreanemorosa: l’Alouette des bois, o anche l’A.
Lulu
de’ Francesi), indigena di quasi tutta quanta l’Eu-
ropa, e che dimora abitualmente su pe’ campi coltivi, ove
nutresi, ora d’insetti, ed ora di sementi vegetabili abbon-
danti d’olio, od atte a fornirne, e che ritirasi a porre
il nido nelle così dette brughiere. È questa per di sopra
bruniccia, o piuttosto rosso-giallastra, con macchie brune
[Seite 124] sparsevi, col capo ornato d’un picciolo ciuffo o d’una ere-
sticina piumosa, con una traccia bianchiccia sopra gli oc-
chi, e con un’ altra simile, ma di forma triangolare, sulle
sue guancie, che ne sono di color bruno; per di sotto poi
quest’ Allodola riesce gialliccia, con qualche macchia sul
petto; le rettrici ne sono tutte quante nerastre, ma alla
punta ne terminano in bianco, ad eccezione della più
esterna, che n’ è di color grigio, orlata di bianco. La sua
lunghezza in totale n’ è a un dipresso di sei pollici.

Specie VII. La Calandra (A. Calandra – Sibirica:
fr. la Calandre, o anche l’Alouette des bruyéres, l’A.
de Sibérie de Gmelin:
ted. die Kalenderlerche), indi-
gena di tutta quanta l’Europa meridionale, e frequentis-
sima anche tra noi, la quale non cangia paese, se non nella
stagione più rigida, e sempre per pochissimo tempo; essa
è per di sopra di un colore nel fondo grigio di cenere rossa-
stro, con macchie brune dispersevi; ha bianchi affatto il sot-
togola, e il ventre in tutta la sua estensione; ha lungo il collo,
da ambe le parti, una grande macchia nera, i fianchi e il
petto giallicci, con macchie brune tempestatevi e lanceolate;
i remi orlati di bianco e terminanti in questo medesimo colo-
re; le tettrici mezzane bianche per un gran tratto, fino inclu-
sivamente all’ apice; la rettrice laterale d’ambe le parti
bianca anch’ essa quasi per intiero, e le rimanenti, ad ec-
cezione delle intermediarie, bianche soltanto per picciolo
tratto alla punta. Viene lunga in tutto circa sette pollici.

Specie VIII. La Calandrella del Bonelli, Naturalista di
Torino (A. brachydactylaarenaria: fr. la Calendrelle,
e l’A. pinsonnée, e anche l’A. de Portugal, che altro non
ne sono in fatto se non semplici varietà), indigena dell’ Eu-
ropa nostra, compresovi il mezzodì della Francia, ov’ è fre-
quente, e anche talora delle regioni più settentrionali del-
l’Affrica, ov’ emigra durante la parte più fredda del no-
stro inverno, e che ha la testa, il collo, e il dorso, di un
[Seite 125] colore isabella, che accostasi, sulla nuca più che altrove, al
grigio di cenere, bianco il sottogola, e bianca pure una
striscia, che porta a modo di benda al di sopra degli oc-
chi; ha essa inoltre due o tre piccioli punti bruni su i
lati del collo, il petto ed i fianchi d’un rosso gialliccio
chiaro, il ventre bruno rossastro, le rettrici esteriori quasi
affatto bianche, quelle che tengono immediatamente die-
tro a queste, d’un color bianco volgente al rosso brunic-
cio sulle barbe esteriori, e le rimanenti di fondo nero,
ma orlate d’un filetto rosso giallognolo, qua più, là meno,
carico. Questa specie non suole superare in complesso la
lunghezza di cinque pollici e mezzo, e quindi riesce più
picciola non solo della Calandra, ma anche dell’ Allo-
dola de’ boschi.

Specie IX. L’ Allodola dalla gorgiera nera (A. alpe-
stris
flava: l’Alouette à haussecol noir, o anche l’A.
de Sibèrie
di Buffon, o l’A. ceinture de prétre), indi-
gena in generale de’ luoghi bassi ed umidi d’amendue i
Continenti, antico e nuovo, e che ha per di sopra la piuma
rossastra con macchie nere longitudinali sparsevi, con
baffi neri del paro, come nera n’ è una picciola striscia al di
sopra degli occhi, e come nera n’è eziandio l’ampia gorgiera
che porta al collo; il fronte ed il sottogola ne sono di
color fulvo o lionato chiaro, l’abdomine bianchiccio, quasi
direbbesi, slavato o tinto leggermente di giallo lungo i
fianchi; i remi ne sono nericci, e le rettrici nere, ad ec-
cezione della più esterna, che al di fuori è bianca affatto.
Questa specie vien lunga sei pollici e mezzo, vale a dire
quanto la precedente Specie IV o sia l’Allodola crestuta, e
anche quanto la Specie V, o sia l’Allodola del Senegal.

Specie X. L’ Allodola nera, o l’Allodola di Tartaria
(A. TartaricamutabilisTanagra Sibirica di Gme-
lin: fr. l’Alouette négre, o anche l’A. changeante, o
l’A. de Tartaric), indigena propriamente dell’ Asia orien-
[Seite 126] tale, ma migrante, per parte dell’ autunno, anche nella
Russia Europea, e che ha la piuma in complesso da per
tutto di fondo nero, orlata però d’un filetto bianco, e
terminante in bianco alla punta, tanto sulla parte infe-
riore del collo, quanto sul groppone, e lungo i fianchi.
La femina non ne ha nemeno decisamente nera la piuma,
colla fronte di color grigio. Questa specie perviene ad una
lunghezza totale di sette pollici e mezzo.

Specie XI. L’ Allodola da’ piedi lunghi (A. longipes:
fr. l’Alouette à longs pieds), indigena anch’ essa della
Tartaria e della Russia, non differisce essenzialmente se
non per la maggiore lunghezza delle gambe, e per qual-
che abitudine sua propria particolare, dalla nostra Spe-
cie I, o dall’ Allodola de’ Campi, di cui non sembra co-
stituire che una semplice varietà.

Specie XII. L’Allodola Mongola, o anche l’Allodola
del Mogol (A. Mongolica: fr. l’Alouette Mongole), in-
digena propriamente delle regioni di frontiera, che dividono
l’impero Russo da quello della China, e che ha la piuma
per di sopra del color giallo proprio dell’ ocra di ferro,
con una tinta nericcia sul vertice, circondata come da una
benda, o zona bianca circolare, e con due macchie nere
affatto isolate sul sottogola.

Specie XIII. L’Allodola del Malabar (A. Malaba-
rica:
fr. l’Alouette du Malabar), indigena appunto del
Malabar, e che ha per di sopra la piuma bianca nel fon-
do, ma tempestata di picciole macchie bianche, con un
ciuffetto di piume pur bianche sul capo, e con una benda
longitudinale nera sul collo; per di sotto poi è dessa bianco-
rossastra; tanto i remi, quanto le rettrici ne sono brune,
ma terminanti di color rosso giallastro alla sommità. Viene
lunga un po’ meno di sei pollici in tutto.

Specie XIV. L’Allodola gialla, o anche l’Allodola
di Java (A. crocea: fr. l’Alouette jaune, o l’A. de
[Seite 127] Java), indigena appunto dell’ isola Java, o Giava, una della
grand’ isole della Sonda, e che ha per di sopra le piume
di fondo bruno, orlate di giallo rossiccio, colle tettrici
giallognole, con una gorgiera nera sul fondo giallo, che
ne hanno le piume del sottogola, come di tutte le parti
inferiori dell’ individuo; le rettrici esteriori ne sono in
parte bianche, e in parte gialle, ma l’altre ne riescono
brune affatto.

Specie XV. L’ Allodola di Corea (A. Goreensis: fr.
l’Alouette de Gorée), indigena propriamente dell’ Indie
orientali, e frequentissima poi, più che altrove, nella
Gorea, e che ha per di sopra la piuma tutta quanta ne-
riccia, con bruno poi il groppone, come brune ne sono,
ma strisciate o vergate di linee nere, le parti inferiori,
coll’ abdomine bianchiccio, e colle rettrici nerastre, or-
late di bianco, eccettone le esteriori, che hanno in oltre
una macchia triangolare di questo medesimo colore presso
al loro apice.

Specie XVI. L’Allodola Gingitana, o anche l’Allodola
di Gingi (A. Gingica: fr. l’Alouette de Gingi), indi-
gena essa pure dell’ Indie orientali, e che ha per di so-
pra la piuma grigio-azzurrognola, e nera poi da per tutto
per di sotto, come n’è nera eziandio una striscia ch’ essa
porta sul capo da ambi i lati.

Specie XVII. L’Allodola del Capo di Buona Speranza
(A. Capensis: fr. l’Alouette du Cap, o anche l’A. à
cravate jaune
), indigena appunto del Capo di Buona Spe-
ranza e di quelle circonvicine località, e che ha brune le
parti superiori, ma screziate, o variegate di grigio, con
una grande macchia di color rancio, marginata di nero,
stendentesi lungo il collo e lungo il sottogola, e coll’ ab-
domine rosso bruno, volgente al rancio. Vien dessa lunga
in complesso fino a sei pollici e mezzo.

Specie XVIII. L’Allodola Affricana, o anche il Sirli
[Seite 128] (A. Africana: fr. le Sirli o anche l’Alouette d’Afri-
que
), indigena di quasi tutta quanta l’Affrica, e che di-
stinguesi tosto da tutte quante l’altre Lodole, in forza so-
prattutto della sua lunghezza totale, che perviene fino agli
8 pollici, e del lunghissimo suo becco assai sensibilmente
incurvato; carattere quest’ ultimo che potrà facilmente co-
stituirla una volta specie di qualche altro genere. Per di
sopra è dessa screziata di bruno e di bianco, sopra un
fondo rossogiallastro; per di sotto poi riesce bianchiccia
con striscie brune disposte per lo lungo.

Specie XIX. L’Allodola apiata (A. apiata: fr. l’A-
louette bateleuse
), indigena dell’ Affrica meridionale, la
quale ha per di sopra la piuma di colore brun castagno
carico, o brun marrone, variegato di nero, orlato di bian-
co, con bianco pure il sottogola, con bianco eziandio il
petto, ma variegato di color fulvo o lionato, e col ven-
tre di color rancio.

Specie XX. L’ Allodola canopa, o anche l’Allodola
scavatrice (A. cunicularia: fr. l’Allouette mineuse), in-
digena dell’ America meridionale, e che ha per istinto di
scavarsi un nido sotterra, ne’ burroni, fin’ anche alla pro-
fondità di due piedi. È dessa per di sopra di color bruno,
ma porta sopra degli occhi una striscia bianca; le tettrici
dell’ ali ne sono di color rosso giallastro; per di sotto poi
è dessa di color bianco rossastro; le rettrici esteriori ne sono
rosso-giallognole, essendone tutte l’altre nere affatto. Per-
viene dessa alla lunghezza di sei pollici.

Specie XXI. L’Allodola della Nuova Zelanda (A No-
vae Zelandiae:
fr. l’Alouette de la Nouvelle Zélande, o
anche le Kougou-Arourè), indigena appunto della Nuova
Zelanda, e che ha per di sopra le piume nericcie, orlate
d’un filetto di color grigio di cenere, con una benda
bianca che le circonda gli occhi; per di sotto poi è bianca
con una tinta grigio di cenere, tanto sul collo, quanto sul
basso ventre. – N. del T.

1.
[Seite 141]

Il genere Gros-bec (Becchigrosso), che fa parte
de’ Granivori, il quarto degli Ordini stabiliti da Tem-
minck nel suo metodo di distribuzione sistematica degli
Uccelli, è forse più ricco d’ogni altro, quanto al gran-
dissimo numero di specie che racchiude, e si compone,
quasi può dirsi, degl’ intieri generi Loxia di Latham,
Coccothraustes di Brisson, e Fringilla d’Illiger, con al-
[Seite 142] cune specie attinenti anche a’ generi Emberiza, e Tanagra
dello stesso Latham, ed a’ generi Passerina, e Linaria di
Vieillot, oltre a qualche altra specie ancora. Siccome poi
sventuratamente succede che, in tanta moltitudine d’uc-
celli componenti il medesimo genere, non si seppero infino
ad ora rinvenire linee di demarcazione tali da agevolarne
il riparto in sezioni diverse, e quindi lo studio in com-
plesso, e a questo effetto insufficiente vennesi a riconoscere
la, dallo stesso Temminck proposta, separazione in specie
Laticoniche, Breviconiche, e Lungiconiche, tratta appunto
dalla contemplazione delle diverse proporzioni rispettive
de’ becchi in sè, perciò lungi troppo ci troviamo ancora
dallo scorgere in questo proposito tolta ogni confusione;
confusione che ci sembra sia per riuscire alla per fine
una volta sminuita d’assai, quand’ avverrà che sia più
universalmente conosciuta e adottata la distribuzione pro-
postane già dal sommo Cuvier, colle modificazioni sug-
geritene compendiosissimamente dal bravo Latreille nel-
l’ aurea e recentissima di lui Opera intitolata – Familles
naturelles du Régne Animal
etc. par M. Latreille. Pa-
ris
1825 – da pag. 67 a pag. 88.

Ciò premesso, comunque noi siamo d’avviso coll’ illu-
stre Drapiez (Dictionnaire Classique d’Histoire Na-
turelle. Paris, Fevrier
1826. Tome IX al Vocabolo Lo-
xie,
pag. 520 e 521) che il nome di Lossia (Loxia)
debbasi conservare unicamente per indicare i Becchi in
croce propriamente detti; nel qual caso le specie se ne
ridurrebbero alle sole quattro seguenti:

Specie I. Lossia degli Abetaj. (Loxia pytiopsittacus
Loxia curvirostra major; le Bec croisè des Sapins
– le Perroquet des Sapins
de’ Francesi), che forma
appunto la Specie 1. anche nel nostro testo, la quale
vien lunga fino a sette pollici, e ch’ è indigena anche fra
noi durante la stagione invernale;

[Seite 143]

Specie II. Lossia de’ Pineti, o il Becco in croce co-
mune. (Loxia curvirostra: le Bec croisè des Pins,
le Bec croisè commun de’ Francesi), indigena essa pure
tra noi, non oltrepassante mai la lunghezza di sei pol-
lici, e che ha poi, in confronto colla precedente, il becco
assai meno curvato, e la piuma in generale d’un colore
più volgente al verde, fuorchè subito dopo la prima muta,
nella qual epoca i maschi riescono piuttosto di color rosso
laterizio, con una grande macchia bruna sulle bianche
loro tettrici inferiori della coda;

Specie III. Lossia falcirostra. (Loxia falcirostra: le
Bec croisè falcirostre
de’ Francesi), indigena propria-
mente dell’ America settentrionale, non sorpassante mai
in complesso la lunghezza di tre pollici, di cui l’indivi-
duo maschio, fino all’ età di due anni, ha una piuma del
color rosso della lacca, ma dopo quell’ epoca si veste poi
di grigio verdiccio, portando due fascie o bende in tra-
verso sull’ ali, e avendo la coda manifestissimamente bi-
forcuta;

Specie IV. Lossia di Siberia. (Loxia SibericaLo-
xia Sibirica: le Bec croisè de Sibérie
), se pur questa,
descritta da Pallas, Tomo VIII. n°. 53, come indigena
appunto della Siberia, non è piuttosto, siccome pare, da
connumerarsi fra i Becchigrossi, o fra i Gros-becs dei
Francesi;

Pure pensiamo possa non tornar discaro a’nostri leg-
gitori che ci facciamo qui ora concisamente, e senza pre-
tesa alcuna, ad accennare alfabeticamente anche l’altre
specie che nell’ opere degli Autori preaccennati troviamo,
sotto il nome Francese di Gros-becs, ascritte al genere
Loxia.

Loxia. Specie 1. Afra (Gros-bec à ventre noir); del-
l’ Affrica.

– 2. Africana. (Gros-bec Verdier sans vert); del
Capo di Buona Speranza.

[Seite 144]

Loxia. Specie 3. Americana – L. pectoralis. (Gros-bec
à poitrine noire
); dell’ Affrica.

– 4. Asiatica. (Gros-bec Asiatique); indigena della
China.

– 5. Astrild. (Gros-bec Astrild); dell’ Affrica.

– 6. Atricapilla. (Gros-bec Mungul); dell’ Indie
orientali.

– 7. Aurantia. (Gros-bec Bouveret); dell’ Affrica.

– 8. Aurea. (Gros-bec à dos doré); dell’ Indie
orientali.

– 9. Bella. (Gros-bec à dos rouge); dell’ Oceania.

– 10. Bengalensis. (Gros-bec Orchef); dell’ Indie
orientali, la Lossia delle Filippine. Sp. 6 del Testo.

– 11. Bicolor. (Gros-bec Brunoir); dell’ Indie
orientali.

– 12. Bonariensis. (Gros-bec noir-souci); dell’ Ame-
rica settentrionale.

– 13. Butyracea. (Gros-bec front jaune); del Capo
di Buona Speranza.

– 14. Caerulea. (Gros-bec bleu); degli Stati Uniti
d’America settentrionale.

– 15. Cafra. (Gros-bec Cafre); dell’ Affrica più me-
ridionale.

– 16. Cana. (Gros-bec gris de fer); dell’ Asia.

– 17. Canora. (Gros-bec chanteur); nostrana.

– 18. Cantans. (Gros-bec gris fluteur); dell’ Af-
frica.

– 19. Capensis. (Gros-bec du Coromandel); indi-
gena propriamente della Costa di Ciolamandala,
fino al Capo Comorino, ma che pure dovrebbe in-
contrarsi anche al Capo di Buona Speranza.

– 20. Cardinalis. (Gros-bec Cardinal huppè); del-
l’Affrica settentrionale, e quella medesima ch’ è
descritta alla specie 7 del nostro testo.

[Seite 145]

Loxia. Specie 21. Cinerea. (Gros-bec cendré); dell’ isola
Java, o Giava.

– 22. Coccothraustes. (Gros-bec commun); d’Euro-
pa; è quella medesima ch’ è descritta alla specie 2
del nostro testo.

– 23. Collaria. (Gros-bec Nonette); dell’ Indie
orientali.

– 24. Collaris. (Gros-bec grivelin à cravate); del-
l’ Affrica.

– 25. Coronata. (Gros-bec à huppe noireBou-
vreuil huppé
); d’America.

– 26. Cucullata. (Gros-bec Paroave huppé); del-
l’America.

– 27. Dominicensis. (Gros-bec Verderin); delle
Antille.

– 28. Erythrocephala. (Gros-bec d’Angola); del-
l’ Affrica occidentale.

– 29. Erythromelas. (Gros-bec Erythroméle); d’in-
certa patria.

– 30. Fasciata. (Gros-bec fascié); del Senegal.

– 31. Fascinans. (Gros-bec à ailes bleues); della
Nuova Olanda.

– 32. Ferruginea. (Gros-bec ferrugineux); di pa-
tria ignota.

– 33. Ferruginosa. (Gros-bec à téte blanche); del-
l’Indie orientali.

– 34. Flabellifera. (Gros-bec à quêue en éven-
tail
); dell’ America settentrionale.

– 35. Flavicans. (Gros-bec jaunátre); dell’ Asia.

– 36. Flaviventris. (Gros-bec à ventre jaune); di
patria ignota.

– 37. Frontalis. (Gros-bec front pointillé); dell’ Af-
frica.

[Seite 146]

Loxia. Specie 38. Grisea. (Gros-bec gris Albin); del-
l’ America settentrionale.

– 39 Grossa. (Gros-bec à gorge blanche); del Se-
negal.

– 40. Guttata. (Gros-bec moucheté de Malimbre);
dell’ Affrica.

– 41. Haematina. (Gros-bec Hématine); dell’ Af-
frica.

– 42. Hordacea. (Gros-bec à croupion jaune); del-
l’Indie orientali.

– 43. Javensis. (Gros-bec gris brun); dell’ isole Mo-
lucche.

– 44. Indica. (Gros-bec des Indes orienlales); del-
l’India; specie dubbiosa.

– 45. Ludoviciana. (Gros-bec rose-gorge); dell’Ame-
rica settentrionale.

– 46. Maculata. (Gros-bec tacheté); dell’ America
settentrionale.

– 47. Madagascariensis. – L. Grix. (Gros-bec Fondi
Gros-bec rouge et noir); dell’ isola di Fran-
cia, e d’altre vicine località analoghe, fino al Ma-
dagascar.

– 48. Malabarica. (Gros-bec du Malabar); appunto
del Malabar.

– 49. Malacca. (Gros-bec Jacobin); dell’ Indie orientali.

– 50. Mayn. (Gros-bec Maïan); dell’ isola Java, o
Giava.

– 51. Melamera. (Gros-bec mélamère); della China.

– 52. Melanocephala. (Gros-bec mélanocéphale);
della Gambia in Affrica.

– 53. Nitida. (Gros-bec lunulé); dell’ Australasia.

– 54. Oryzivora. (Gros-bec Padda); dell’ Indie
orientali.

– 55. Orix. (Gros-bec Oryx); del Capo di Buona
[Seite 147] Speranza; probabilmente quella medesima ch’ è
descritta alla specie 9 del nostro testo.

Loxia. Specie 56. Perlata. (Gros-bec perlé); dell’ Affrica.

– 57. Porto-ricensis. (Gros-bec de Porto-rico); ap-
punto di Porto-ricco.

– 58. Prasina. (Gros-bec Prasin); dell’ isola Java,
o Giava.

– 59. Punctularia. (Gros-bec Domino); dell’ Indie
orientali.

– 60. Radiata. (Gros-bec radiê); di patria ignota,
se pure non è la stessa colla Loxia striata.

– 61. Rubicilla. (Gros-bec du Caucase); appunto
della catena del Caucaso.

– 62. Sanguinirostris. (Gros-bec à bec rouge); del-
l’Affrica; specie da ritenersi nel genere Emberiza.

– 63. Sinensis. (Gros-bec Verdier de la Chine); ap-
punto della China.

– 64. Socia. (Gros-bec social du Cap); forse la
stessa colla Loxia gregaria, ch’ è descritta alla spe-
cie 4 del nostro testo.

– 65. Striata. (Gros-bec de l’île de Bourbon); ap-
punto dell’ isola Borbone.

– 66. Sulfurata. (Gros-bec du Cap de Bonne Espe-
rance
); dell’ Affrica meridionale.

– 67. Virens. (Gros-bec verdâtre); dell’ America
meridionale.

E ciò senza far qui conto di tre a quattrocento altre
maniere di Gros-becs de’ Francesi, a’quali non ci risulta
che i da noi sopra citati Ornitologisti abbiano mai ap-
plicato il nome generico di Loxia, ma ben piuttosto gli
altri or d’Emberiza, di Fringilla, di Coccothraustes, di
Pusilla, e di Passerina, or di Tanagra, ed ora di Li-
naria,
o simili. – N. del T.

1.
[Seite 148]

È questa la sola creatura vivente, che accada di rinve-
nire in quelle regioni, fino all’ altezza di duemila piedi oltre
il livello delle nevi perpetue. Veggasi a questo riguardo l’Ope-
ra intitolata: Wahlenberg ueber din Lappändischen Alpen;
mit Anmerkungen von Hausmann.
Stampata a Gottinga, nel
1812 in 4.° a pag. 55.

1.
[Seite 156]

Consultisi a questo proposito lo Scritto intitolato: Günt-
hers Nester und Eyer verschiedener Vögel, durch Wirfing;

Tav. X.

1.
[Seite 159]

Nella difficoltà di ricondurre questa Muscicapa capinera
precisamente alla sua vera significazione, e volendo schi-
vare una Nota troppo lunga, quale diverrebbe quella,
con cui io mi facessi a citar qui tutte le 112 specie di-
verse, che trovo ammesse attualmente dagli Ornitologisti
nel genere Muscicapa, nel quale rimasero per lunghissimo
tempo, al tutto, o in parte confusi i diversi trattine, alcuna
volta più moderni, generi Platyrhyncus, Lanius, Tham-
nophilus, Sylvia, Myothera, Ampelis, Tyrannus, Rubetra,
Icteria, Vireo, Alectrurus, Edolius, Dicrurus, Cuculus,
Corvus,
e altri, non senza qualche Motacilla, etc. etc., ho
creduto non dover tralasciare almeno d’indicare distinta-
mente le tre diverse Muscicapa atricapilla, nelle quali m’ è
venuto fatto d’abbattermi, co’ rispettivi loro caratteri, e
colle Sinonimie che me ne sono cadute contemporanea-
mente alle mani.

Specie I. Muscicapa atricapilla di Gmelin – Musci-
capa luctuosa
di Temminck – Rubetra Anglicana di
Brisson – Motacilla ficedula dello stesso Gmelin – Syl-
via ficedula
di Latham – Mussicapa muscipeta di Bech-
[Seite 160] stein – Traquet d’Angleterre, e Bec-figue di Buffon, pl.
enlum. 668 fig. 1. – e infine Gobe-mouche bec-figue di Dra-
piez (Vedi Dictionnaire Classique d’Histoire naturelle.
Tom. VI, pag. 401). Questa sarebbe nera per di sopra,
ed avrebbe pur nere le rettrici, colle tettrici grandi e
mezzane dell’ ali, bianche nel fondo, ma aventi le barbe
interiori che poi terminano in nero, e per di sotto sarebbe
bianca, con candida la fronte, con nero il becco, e coi
piè neri, e perverrebbe alla lunghezza totale di cinque
pollici. La femina in vece ne riuscirebbe per di sopra, di
un color bruno volgente al grigio di cenere, ed avrebbe
le tre rettrici laterali orlate di bianco. I maschi ancora
troppo giovani, vale a dire fin dopo avvenuta la loro se-
conda muta di primavera, rassomigliano moltissimo alle
femine, se non che hanno per di sopra qualche piuma
nera, sparsa sul fondo, che ne accennammo di color bruno
grigio. La stessa numerosa sinonimia, qui da me riportata
come spettante a questa Muscicapa, basta a dar divedere
quanto la somma varietà del vestito, provegnente, non
meno dall’ età e dal sesso, che forse dal domicilio, e an-
che dalle speciali abitudini di quest’ uccello, o da qual-
sivoglia altra circostanza, abbia potuto illudere gli Orni-
tologisti; ed è di fatto ch’ essa s’approssima talora tanto
alla Muscicapa albicollis (la vera Gobe-mouche à col-
lier
de’ Francesi, che descriveremo tosto qui sotto), da
sbagliarne troppo facilmente l’una per l’altra, se non
fosse lo specchietto bianco sull’ ali che, comunque più o
meno evidente, ne distingue sempre quest’ ultima. Quella,
di cui trattiamo ora qui di proposito, rinviensi da quando
a quando, così in Francia ed ia Germania, com’ anco
fra di noi, e quasi per tutta Italia, ed è per tutto ri-
guardata come un boccon ghiotto e prelibato.

Specie II. Muscicapa atricapilla di Jacquin – M. al-
bicollis
di Temminck – M. collaris di Bechstein – Gobe-
[Seite 161] mouche à collier de Lorraine di Buffon. pl. enlum. 365.
f. 2. – Gobe-mouche à collier di Drapiez (Dictionnaire
Classique d’Histoire naturelle.
Paris. T. VII, pag. 403).
Questa avrebbe per di sopra, la piuma nera, portando al
collo una ben ampia e vistosa fascia bianca a modo di
collare; la fronte, e le parti inferiori, ne sarebbero bianco-
candide; il groppone ne sarebbe variegato di nero e di
bianco; una macchia bianca vi si scorgerebbe su i remi
presso al luogo di loro inserzione, con bianche eziandio
le tettrici dell’ ali, a meno delle più grandi, sulle quali
alla parte interna della loro cima starebbe sempre una
macchia nera, colle rettrici nere affatto, e con nero il
becco, al pari de’ piedi. La lunghezza dell’ individuo
ben cresciuto ne sarebbe qui pure di cinque pollici. La
femina di questa specie per di sopra ha la piuma in fondo
di color grigio di cenere, portando una picciola benda
bianchiccia sulla fronte; le grandi tettrici dell’ ali ne rie-
scono bianche lungo il loro margine esterno, e le due
rettrici laterali ne sono orlate pure di bianco; il collare
n’è di color grigio di cenere chiaro, ma meno vistoso
che nel maschio; per di sotto poi essa riesce bianca affatto.
Il maschio, non per anche perfettamente cresciuto, somi-
glierebbe moltissimo alla femina, se a contraddistinguerlo
non concorressero efficacemente l’absenza in quello della
picciola benda bianchiccia sulla fronte, e l’essere invece
per di sotto tutto quanto tempestato, sul fondo bianco,
di picciole macchie di color grigio di cenere. Questa spe-
cie, sempre rara assai, rinviensi talora nelle più stipate
e cupe foreste dell’ Europa centrale.

Specie III. Muscicapa atricapilla di Vieillot – Gobe-
mouche à tète noire de la Chine
di Drapiez (Diction-
naire Classique d’Histoire naturelle.
T. VII, pag 413).
Per di sopra avrebbe questa la piuma di color bruniccio,
colla testa nera affatto, e colla nuca guernita di piume,
[Seite 162] o piuttosto penne lunghe, sfilate e discrete; tanto i remi,
quanto le rettrici, ne sarebbero di color bruno, ma l’ul-
time ne terminerebbero alla punta in bianco, ed il grop-
pone ne sarebbe bianco sporco, o bianco slavato; per
di sotto sarebbe dessa d’un grigio cenerognolo, più pal-
lido che per tutto altrove, in vicinanza della gola; le tet-
trici caudali inferiori ne sarebbero di color rosso; il
becco e i piedi ne sarebbero al tutto neri, pervenen-
done la lunghezza totale dell’ individuo, cresciuto a do-
vere, fin anche a nove pollici. – Avvertasi che questa spe-
cie, di cui non è tampoco ben conosciuta la patria, am-
mette ancora grandi dubbiezze. – N. del T.

1.
[Seite 164]

Presso gli Autori di nostra lingua trovo ancora, come
sinonimi di Beccafico: Seperagnola, Seperagnola mag-
giore, Seperagnola mezzana, Seperagnola minore, Se-
peragnola a petto bianco, Scoperagnola, Passera sco-
pajola, Beccafico di palude, Beccafico grigio rossiccio,
Beccafico canapino, Pettirosso dell’ Olina, Capinera, e
Codirosso,
e panni non possa aversi dubbio, che la più
parte di questi nomi Italiani diversi deve avere avuto un
tempo significazioni rispettivamente diverse e indicanti, o
specie diverse d’uccelli, o forse talora rimarchevoli va-
rietà eventuali di una specie medesima; ma co’ pochis-
simi fondamenti, su’ quali puossi ora per ciò far calcolo,
[Seite 165] reputo arduo troppo il voler tutti riapplicarli con preci-
sione, come pure tenterò all’ occasione di fare, al luogo
conveniente. – N. del T.

1.
[Seite 169]

Vedi a questo proposito l’opera di Nozemann, En Sepp
Nederlandsche Vogelen,
e segnatamente la Tav. 59 a pag. 111.

1.
[Seite 173]

Veggasi anche a tale proposito Nozemann en Sepp Neder-
landsche Vogelen,
tab. 26, pag. 49.

1.
[Seite 176]

Le ragioni militanti a favore dell’ opinione che impor-
terebbe la migrazione delle Rondini, per isvernarvi, in paesi
più caldi de’ nostri, sono state con plausibile diligenza raccolte,
sposte, e in tal qual modo anche comprovate, da Guenau de
Monbeillard,
Assistente e Collaboratore del celebre Buffon,
nell’ Histoire des Oiseaux. Vol. IV, a pag. 557.

2.
[Seite 176]

Uno de’ più recenti e zelanti partigiani del sonno inver-
nale o letargo delle Rondini, è certamente da riputarsi Dai-
nes Barrington,
che ne trattò di proposito nelle sue Mi-
scellanies,
a pag. 225. – Tre differenti appoggi ulteriori a
questa seconda opinione possono, volendo, consultarsi nelle
Memories of the American Academy of arts and sciences,
pubblicate a Boston, Vol. I, a pag. 494, e Vol. II, Parte I,
a pag. 93 e 94.

1.
[Seite 181]

Comincierò giustificandomi presso l’Autore beneme-
ritissimo di qualche arbitrio qui presomi nella versione
del testo; arbitrio di cui penso non sia egli per aversi
a male, veduta l’intenzione, per avventura non biasi-
mevole, che mi vi ha questa volta indotto quasi a forza,
onde trarre partito a tempo e luogo delle novità emerse
recentemente, senza perciò nuocer troppo, ch’ io creda,
all’ aurea opera di lui. E per verità, a riguardo soprat-
tutto dalla descrizione della specie 1., stommi pur sem-
pre nell’ avviso che occorresse positivamente quanto del
mio vi soggiunsi, a scanso di confusione con qualche altra
specie, e anzi, se l’avessi osato, avrei per essa lasciato
correre ancora, il rustica di Linneo, invece del dome-
stica
sostituitovi, onde nel medesimo Genere non si aves-
sero poi due diversissime Hirundo domestica, un’ altra
essendovene già di Vieillot, dataci come indigena del
Paraguaj, di color turchino nero iridescente per di sopra,
co’ remi, colle tettrici e colle rettrici di color nero af-
fatto, colle guancie aventi, più che altro, l’aspetto d’un
vero velluto nero, colle parti laterali della testa neric-
cie, con tutto quanto il sottogola, infino al petto, bian-
chicci variegato di bruno, come il sono anche i fian-
chi, col petto, e col ventre bianchi affatto, co’ piedi
nero-violacei per davanti, e rossicci poi per di dietro, e
colla coda biforcuta; la quale Rondine perviene fin quasi
[Seite 182] ad otto pollici di lunghezza totale. Così pure a riguardo
della Salangana mi avrebbe sembrato che sarei stato
colpevole d’una vera ommissione, se, rettificatone ed am-
pliatone alquanto la troppo concisa, e quasi direbbesi,
stringata descrizione, non avessi anche soggiunto ciò che
di più plausibile si sa ora sulla sua storia naturale par-
ticolare, e soprattutto su i tanto decantati suoi nidi.
E quanto alla specie 5. trovomi anzi in dovere di notar
qui, che nelle cinquanta e più specie di Rondini am-
messe oggidì dagli Ornitologisti francesi, l’Apoda (Hi-
rundo apus
) non fa più numero, il sommo Cuvier aven-
dola costituita tipo del Genere Apus, come Latreille del
Genere Martinet.

Restami poi da avvertire in proposito della migrazione
annua delle Rondini, essersi ulteriormente creduto di ri-
levare con qualche maggiore positività che, presso allo
Equinozio autunnale, esse riunisconsi per stormi più o
meno numerosi sulla spiaggia dal Mediterraneo, costi-
tuendovisi come centro d’attruppamento una torre od
altro luogo elevato, ed ivi soffermansi talora più giorni
di seguito in attesa d’un vento propizio che assista loro
nel lungo tragitto, che in sul far del giorno, quando
il tempo n’è giunto, imprendono poi, che sappiasi, di
comune accordo, fin sulle rive del Senegal. La verità d’un
tal fatto viene opportunamente documentata da’ Navi-
gatori, a’ quali accade talora di vedersi passar per di so-
pra, viaggiando in que’ mari, simili stormi di Rondini, le
quali di quando in quando, o contrariate da’ venti, o
comunque soverchio oppresse dalla fatica, veggonsi pre-
cipitare a piombo nell’ onde, se l’accidentale passaggio
d’un bastimento non presentasi a prestar loro un tempo-
rario ed indispensabile luogo di rifugio, e di riposo, nel
qual caso, a un tratto, alberi, sponde, ponti, vele, sarte e
gomene trovansene intieramente coperte. – N. del T.

1.
[Seite 185]

Anche qui vorrà, spero, l’Autore benemeritissimo per-
donarmi l’arbitrio col quale mi lasciai indurre dal troppo
conciso suo! – C. narium tubis obsoletis. (V. Frisch. Tab.
101): – a soggiugnere alcun che di più di quanto il Testo
fornivami, così a riguardo del Genere, come della specie.
N. del T.

1.
[Seite 187]

A riguardo de’ Colombi potrà con vantaggio consultarsi
l’opera intitolata: Les Pigeons par Mad. Knip, le Texte par
C.J. Temminck. Paris:
stampata fino dal 1811. in folio
grande.

1.
[Seite 190]

Può su di ciò consultarsi il libro: Göttingisch Taschen-
kalender
per l’anno 1790.

1.
[Seite 193]

Del resto abbiamo in Toscano ancora, oltre a’di-
versi nomi, già da noi co’ proprii epiteti a luogo a luogo
riferiti, di Colombo o di Palombo, anche questi altri
di Colombo grosso, di Colombaccio, di Bastardello, e
di Colombo terraiuolo, che precisamente non saprem-
mo su qual fondamento applicar come meglio convenga,
lo che potra meglio per avventura altri praticare. –
N. del T.

1.
[Seite 201]

Veggasi su questo particolare ciò che ne dice Sonnerat.
Vorage aux Indes. Vol. II, confrontandone anche le Tav.
94. 95.

1.
[Seite 202]

Ma v’è anco di più, che ne’ così detti Galli dal pennac-
chio, o nelle Galline dal ciuffo, fornite appunto d’una ricca,
vistosa ed elegante cresta piumosa sul capo, la parte fron-
tale del cranio, in causa appunto, o per effetto di quel ciuf-
fo, scorgesi trasformata quasi in una mostruosa vescica, che
[Seite 203] tutto ne involge il cervello. Esempio forse unico nel suo ge-
nere di deviazione ereditaria del niso o conato formativo, che
mi sono fatto carico di descrivere nella mia Commentatio de
nisus formativi aberrationibus,
illustrandolo ben anche de-
gli opportuni disegni anatomici.

1.
[Seite 203]

A riguardo del noto, ma quanto alla fisiologia non per-
ciò meno significante, artificio con cui l’umano capriccio rie-
sce ad innestare stabilmente, quasi a piacer suo, lo sperone
d’un Gallo nella cresta carnosa ch’ esso porta sul capo, può
consultarsi, oltre allo scritto del Duhamel pubblicatone nelle
Mémoires de l’Académie des Sciences de Paris fino dall’ an-
no 1746 a pag. 349 e segg., anche quanto n’espose più di
recente qui in Milano in apposita Dissertazione fisiologica il
Dottore Baronio.

1.
[Seite 213]

Volat curriculo .... Plauto.

1.
[Seite 215]

Fra l’altre prove che hannosi alla mano di una tal quale
mutabilità nella Creazione, ho questa pure citato io stesso nella
prima parte della mia opera intitolata: Beytrage zur Natur-
geschichte,
ec. a pag. 24 e segg.

1.
[Seite 221]

Ci faremo qui lecito di rimarcare come il bene-
meritissimo Autor nostro, sulle pedate del sommo Lin-
neo, abbia fatto delle Micterie un genere independente,
mentre d’altra parte ritenne poi comprese nell’ unico suo
genere LVII delle Ardee, le Grù, le Cicogne e gli
Aghironi, e ciò sul fondamento d’una lieve curvatura
all’ insù che osservasi nel becco delle Micterie, ma, es-
sendovi una Cicogna (Ciconia maguari), il di cui becco
è conformato appunto a quel modo che lo è nelle Mic-
terie,
perciò co’ migliori Ornitologisti moderni opinerem-
mo, che potesse esser meglio l’ammettere un genere ap-
posito per le Cicogne, in cui racchiuderebbonsi anche
le poche Micterie, che si conoscono. In tal caso questo
genere LV, trasformato in Cicogna (Ciconia: fr. Cigogne:
ted. Storck: ing. Stork), comprenderebbe le seguenti:

Specie I. La Cicogna Argala, la Cigogne à Sac dei
Francesi (Ardea argala di Linneo, Ardea dubia di Cu-
vier, Mycteria argala di Vieillot); indigena dell’ Af-
frica e dell’ Indie orientali, alta talora perfino sette piedi,
e voluminosissima, facilmente addimesticabile, e grandis-
sima consumatrice di ogni maniera di rettili, d’uccelli,
e anche di quadrupedi, avente per di sopra la piuma du-
ra e rigida, ed in complesso di color grigio di cenere, e
per di sotto bianca e lunga molto, con nudi, e coperti
di pelle callosa e rossa, il capo ed il collo, ove trovansi
sparsi radi peluzzi, con una lunga pelle membranacea che,
coperta d’una peluria fina, gli scende in forma di cono
nel bel mezzo del collo, con bruni i remi, come il sono
anche dodici delle rettrici, colle tettrici caudali inferiori
[Seite 222] fine e morbidissime, col becco di color grigio di cenere,
grossissimo in base, e con grande straordinariamente l’a-
pertura della bocca;

Specie II. La C. bianca (Ciconia alba di Brisson, e al-
tri, Ardea alba di Linneo, di Buffon e di Blumenbach,
e per la quale vedi la specie III delle Ardee nel testo);

Specie III. La C. dell’ Indie orientali (Mycteria asia-
tica
di Latham); alta circa tre piedi e mezzo, bianca
tutta, a meno d’una benda a’ due lati della testa, del co-
dione, dell’ ali e della coda, che ne sono neri, col becco
corneo, portante al di sopra una gibbosità, e al di sotto
un rigonfiamento, e co’ piè rossi;

Specie IV. La G. Jabiru (Mycteria americana di La-
tham e di Buffon, e fors’ anche di Blumenbach, che qui
nel testo non descrive la specie, onde non si sa bene s’ei
non voglia intender piuttosto la specie susseguente); del-
l’America meridionale, alta fin’ anche sei piedi, bianca
del tutto, a meno del collo, la di cui pelle floscia e ru-
gosa ne riesce nuda e nera, con pochi peli sulla fronte,
con una macchia rossa in sulla parte bassa dell’ occipite,
come rosso n’è del pari un ricco collare, che le orna il
collo al di sotto, e co’ piedi neri;

Specie V. La C. Maguari (Ciconia americana di Bris-
son, Ardea maguari di Gmelin); anch’ essa indigena
del nuovo Continente, e ben di rado vedutasi nella no-
stra Europa, alta da circa tre piedi, bianca anch’ essa
per tutto, ad eccezione dell’ ali e delle tettrici caudali su-
periori, che ne sono d’un bel nero iridescente, colla parte
inferiore del collo guernita di lunghe penne pendenti, con
nudo e rosso un ampio spazio espansibile in basso del sot-
togola, col becco turchiniccio, ma inclinante al verde pres-
so alla base, coll’ iride bianca, e co’ piè rossi;

Specie VI. La C. nera, o Cicogna bruna (Ciconia nigra
di Belou, Ardea nigra di Linneo, Ciconia fusca di Bris-
[Seite 223] son e di Buffon); europea, alta da circa tre piedi, per
di sopra d’un bel nero iridescente, e per di sotto poi
bianca, come bianca ne è pure la parte inferiore del petto,
col becco d’un bel rosso chermisino, come il sono an-
che le parti nude che le stanno in fra gli occhi, e in sul
sottogola, o co’ piè di color rosso carico;

Specie VII. La C. della Nuova Olanda (Mycteria au-
stralis
di Latham); alta cinque piedi, nera per di so-
pra, e bianca poi per di sotto, colla testa e col sopra-
collo guerniti di penne verde-nericcie, con nuda e rossa
porzione del sottogola, col becco nero, e co’ piè rossi;

Specie VIII. La C. del Senegal (Mycteria senegalensis
di Latham); alta ben da sei piedi, tutta bianca, ornata
di scapolari, co’ piè neri, e col becco da principio bian-
chiccio, quindi nero, e poi all’ apice rosso. N. del T.

1.
[Seite 225]

Veggansi in questo riguardo le belle ed interessanti os-
servazioni, pubblicatesi nel fasc. 96 dell’ Hannoverschen Ma-
gazin
pel 1809, sul modo di vivere delle Cicogne.

1.
[Seite 226]

Le penne nere d’Aghirone che, derivanti dal Levante,
mi capitarono alle mani, non mi parvero differire, nè per la
forma, nè per l’aspetto loro, o vogliam dirla, compage o com-
mettitura, da quelle che porta sulla nuca lo stesso nostro Aghi-
rone comune, solo che il colore riuscivane d’un color nero
di gran lunga più splendido; ma quell’ altre penne d’Aghirone,
affatto bianche, e che differiscono onninamente dalle prime
anche per la forma, provengono, almeno a quanto pretendesi,
dalla Garzetta, della quale parlasi qui tosto dopo alla specie 5.

1.
[Seite 228]

Più di settanta, senza comprendervi le Grù, che al-
tre sette ne contengono in apposito genere, sono le spe-
cie ammesse in oggi da’ più esperti moderni Ornitologisti
soltanto nel genere delle Ardee, che il valoroso Drapiez
(Dictionnaire Classique d’Historie Naturelle Tom. VIII.
Septembre 1825. Paris), alla pag. 162 e segg., vocabolo
Héron, propone di ripartire per maggior comodo in due
sezioni, la prima delle quali racchiuderebbe gli Aghironi
propriamente detti (les Hérons), aventi il becco più lungo
assai che non sialo la loro testa, largo per lo meno quanta
n’è l’altezza alla sua base, la mandibola superiore quasi
dritta affatto, e le gambe in gran parte nude; mentre
l’altra comprenderebbe, insieme co’ Tarabusi, tutte l’altre
maniere d’Ardee, distinte da’ Francesi co’ nomi loro pro-
prii di Bihoreaux, Butors, Crabiers, e Blongios, aventi
tutti il becco lungo a un dipresso quanto n’ è lunga la te-
sta, più alto di quel che non sia largo, e molto schiacciato
o compresso d’alto in basso, la mandibola superiore al-
cun poco curva, e solo una picciola parte delle loro gambe
nude. Per non lasciare qui ora i nostri leggitori al tutto
indietro di così fatte innovazioni, crediamo che possa aver-
tisi grado di quanto ci facciamo a soggiugnere in tale
proposito, il più concisamente che ci riesca fattibile, a
scanso di quella confusione che incontrerebbesi raffron-
tando il nostro Testo coll’ opere Ornitologiche più recenti.

[Seite 229]

Quanto alle Grue, che occuperanno qui appunto le prime
sette specie seguenti, se ne distinguono:

Specie I. La Grue d’Amérique. (Ardea americana di
Linneo, e forse anche A. gigantea di Latham?): avente
oltre a cinque piedi di statura, bianca in complesso, coi
remi maggiori neri, con nera una macchia triangolare
sotto l’occipite, col becco bruno gialliccio, lungo cinque
pollici e mezzo, in parte serrato sul lembo, e col cranio
coperto d’una pelle callosa, di color rosso, disseminata,
al pari delle sue gote, di peluzzi neri;

Specie II. La G. de la Baie d’Hudson, o la Grué brune.
(Ardea canadensis di Linneo, Grus fusca di Vieillot);
alta circa sei piedi, colla piuma di colore nel fondo gri-
gio di cenere screziato di bruno chiaro e di cilestro, col
capo di color roseo sul vertice, nudo affatto di piuma, e
tempestato di peluzzi neri, corti e duri;

Specie III. La G. caronculée. (Ardea carunculata di
Latham); dell’ Affrica meridionale, alta cinque piedi, colla
piuma tutta quanta nera, a meno del capo superiormente,
del dorso, e delte tettrici dell’ ali, che ne riescono di co-
lor turchino cenerognolo, e della faccia e del collo, che
ne sono bianchi, col becco in parte rosso e in parte ne-
riccio, munito in base di due caruncule pendenti e coperte
di rade piume bianche, e co’ piedi nero-azzurrognoli;

Specie IV. La G. cendrée, o la Grue comune, la Grue
du Mexique, e fors’ anche la Grue du Japon? (Ardea
cinerea
di Linneo, Grus mexicana di Brisson, Ardea grus
di Blumenbach, specie 2 del Testo); comune fra noi, ove
anzi non se ne conoscono indigene altre specie, alta al-
l’incirca tre piedi e mezzo; uccello stupidissimo, avente
in complesso la piuma del color grigio della cenere, a
meno del sottogola, di tutta la parte anteriore del collo
e dell’ occipite, che ne riescono neri, del vertice, che n’è
nudo e rosso, e del becco, che n’ è nero verdiccio, ma che
[Seite 230] termina rossiccio presso all’ apice. Il maschio di questa
specie suol avere sconvolte, e in tal qual modo ricciute, le
barbe d’alcuni de’ suoi remi, mentre i pulcini ne sono
tutti sempre indistintamente di color grigio di cenere;

Specie V. La G. couronnée, o la Grue brune du Ja-
pon, o la Grue Baléarique, o la Grue panachée d’Afri-
que, (Ardea pavonina di Linneo e di Blumenbach, spe-
cie 1 nel Testo, Ardea balearica di Brisson e di Buf-
fon); indigena propriamente dell’ Affrica, alta quattro piedi
all’ incirca, avente la piuma per di sopra di color grigio
di cenere volgente all’ azzurrognolo, con neri i remi pri-
marii, e bruni i secondarii, con due grandi e larghe mac-
chie bianche sull’ ali, con un ciuffo di peli sericei, gialli
e spiralmente contorti sull’ occipite, colla fronte d’un bel
nero di velluto, colle gote di color rosso, con bianca
la membrana che ne cuopre le tempia, e co’ piè neri;

Specie VI. La G. demoiselle, o la Grue de Numidie,
(Ardea virgo di Latham); indigena, così dell’ Affrica, come
anche dell’ Asia, alla circa tre piedi, avente la piuma va-
riegata di grigio, di nero e di bianco, con due fascetti di
piume fine di color biondo, che partono dall’ angolo del-
l’occhio, e ricadono lungo la parte bassa del collo, e col
becco giallo verdiccio, terminante in rosso all’ estremità;

Specie VII. La G. des Indes Orientales, o la Grue à
collier (Ardea torquata di Gmelin e di Buffon, Ardea
antigone
di Latham); alta sei piedi all’ incirca, avente
la piuma per di sopra d’un color grigio di cenere bian-
chiccio, co’ remi neri, colla sommità del capo bianca, e
quasi affatto callosa, con una macchia bianca presso alle
orecchie, con rossa una parte della testa e anche del
collo, ov’ è disseminato qualche peluzzo nero, col becco
gialliccio terminante in nero, e co’ piedi rossi;

E quanto agli Aghironi, e a tutte le rimanenti Ardee,
ritenutone la sopra indicata ripartizione, distinguonsi ul-
[Seite 231] teriormente come segue: gli Hérons proprement dits, dalla
specie VIII fino alla specie L, gli Hérons-bihoreaux
dalla specie LI alla LII, gli Hérons-butors, dalla spe-
cie LIII alla LVI, gli Hérons-crabiers, dalla specie LVII
alla LXXIII, e finalmente gli Hérons-blongios, dalla spe-
cie LXXIV fino all’ ultima specie racchiusa in questa
nota.

Specie VIII. Le Hèron agami (Ardea agami di Lin-
neo); indigeno dell’ America meridionale, alto due piedi
e mezzo circa, avente per di sopra la piuma di color gri-
gio di cenere azzurrognolo, col capo nero, munito di ciuffo
o pennacchio nero anch’ esso, coll’ occipite e il sopracollo
azzurrognoli, colla piuma, tanto per di sotto, quanto sulla
parte anteriore del collo, bruno-rossiccia, col becco nero,
co’ piedi gialli, e col codione, o vogliam dirlo groppone,
guernito, esclusivamente però al solo maschio, di lunghe
penne azzurre, mentre la femina ne ha sempre in pieno
più smorti i colori delle piume, con bruno il sopracollo,
e coll’ abdomine tempestato di macchiette bianche;

Specie IX. Le H. à ailes blanches (Ardea leucoptera
di Vieillot); dell’ Oceania, alto soltanto da quattordici pol-
lici, avente per di sopra la piuma bruno-rossiccia, col-
l’ali bianche, col collo e il sottogola bianco-rossicci, stri-
sciati per lo lungo da macchie rosso-brune, bianco poi
per di sotto, con due lunghe penne piantate nell’ occi-
pite, e col becco bruno superiormente, e inferiormente
gialliccio;

Specie X. Le H. aigrette o la grande Aigrette, e an-
che le Héron blanc (Ardea egretta di Linneo, Ardea
alba,
e anche A. egrettoides di Gmelin, Ardea candida
di Brisson, e a quel che sembra, Ardea garzetta di Blu-
menbach, specie 5 del nostro Testo); indigeno d’amen-
due i Continenti, alto da circa tre piedi e un terzo, avente
la piuma in generale tutta quanta bianco-candida, con
[Seite 232] alcune penne lunghette sulla nuca, con lunghe anche, e
sfilate, o a barbe staccate, nel maschio adulto, alcune
piume in sul dorso, col becco verdiccio, terminante in nero
alla punta, coll’ iride verdiccia anch’ essa, e colle gambe
lunghe, sottili, verdi o bruno-verdastre, al tutto nude
per un gran tratto al di sotto del ginocchio; la femi-
na non ne ha tampoco ornata la nuca delle penne lun-
ghette qui sopra indicate;

Specie XI. Le H. aigrette rousse (Ardea rufescens di
Linneo e di Buffon); dell’ America settentrionale, alto
bene due piedi e mezzo, avente tutta quanta la piuma
grigio-nericcia, a meno delle sue lunghe penne sfilate del
capo, del collo e del dorso, che ne riescono bruno-rossic-
cie, o piuttosto giallo-rossiccie, col becco giallo, terminante
in nero all’ apice, e co’ piè verdicci;

Specie XII. Le H. blanc à calotte noire (Ardea pileata
di Latham e di Buffon); dell’ America meridionale, alto
da due piedi circa, avente la piuma bianca nel fondu, ma
tinta qua e là inegualmente di gialliccio, con un ciuffetto
di poche penne bianche in sul vertice, col becco, e colle
gambe di color giallo verdiccio;

Specie XIII. Le H. blanc de lait (Ardea galeata di
Latham); specie ancora molto dubbiosa, dataci come in-
digena anch’ essa dell’ America meridionale, e dell’ altezza
di due piedi e mezzo, avente la piuma tutta quanta del
color bianco del latte, col becco giallo, co’ piè rossi, e
portante un ciuffetto sulla nuca;

Specie XIV. Le H. blanc et roux (Ardea bicolor di
Vieillot); della Nuova Olanda, alto da tre piedi e due
pollici, avente la piuma nel fondo tutta bianca, ad ec-
cezione della testa, del collo, del sottogola e delle lun-
ghe penne che porta sul petto, che riescono d’un color
giallo rossiccio, a bastanza splendido e vivace, col becco
bianchiccio, e co’ piedi piuttosto rossi;

[Seite 233]

Specie XV. Le H. blanc à tête rousse (Ardea rufica-
pilla
di Vieillot); anch’ esso della Nuova Olanda, alto
non più di quattordici pollici, avente in complesso tutta
la piuma bianca, a meno del capo, dell’ estremità de’ remi
e delle penne tettrici, che ne riescono d’un bel rosso vi-
vo, col becco, e co’ piè giallicci;

Specie XVI. Le H. bleu (Ardea soco di Latham); del-
l’ America meridionale, alto poco meno di tre piedi, avente
la piuma per la massima sua parte d’un color grigio di
cenere azzurrognolo, colla nuca ornata d’un ciuffetto,
con sfilate e bianche affatto le penne che ne rivestono la
parte inferiore del collo, con nere poi le parti laterali
della testa, con bianche affatto le gote, il sottogola e
tutto quanto il collo, co’ remi di un color grigio di ce-
nere, col becco giallognolo, e co’ piedi del color grigio
proprio del piombo;

Specie XVII. Le H. bleu à gorge blanche (Ardea al-
bicollis
di Lacépéde); del Senegal, alto tutt’ al più un
piede e due pollici, avente in complesso la piuma tutta
d’un color turchino volgente quasi al nero, con bianco
poi il sottogola, col becco bruno, come bruni ne rie-
scono eziandio i lati nudi della testa, e co’ piedi neri;

Specie XVIII. Le H. bleuâtre à ventre blanc, o anche
le Héron demi-aigrette (Ardea leucogaster, di Latham
e di Buffon); della Cajenna, alto un po’ meno di due pie-
di, avente la piuma per di sopra del color dell’ ardesia,
e bianca poi per di sotto, con gialla la pelle nuda delle
gote, col becco bruno, e co’ piedi giallicci;

Specie XIX. Le H. Bulla-Ra-Gung (Ardea pacifica
di Latham); della Nuova Olanda, alto ben oltre a tre
piedi, avente per di sopra la piuma tutta d’un colore
turchino d’ardesia carichissimo, e per di sotto poi bian-
ca, ma colle piume orlate su i lembi d’una zona di co-
lor grigio di cenere, col capo e col sopracollo bianco-
[Seite 234] rossicci, con alcune larghe pezze nere sulla parte ante-
riore del collo, co’ lati del petto, e colle penne scapulari
di un color bruno volgente al purpureo, colle tettrici del-
l’ ali scherzanti a modo d’iride in sul verdiccio, co’ remi
orlati di bianco, col becco nero per di sopra, e bianco per
di sotto, e co’ piedi neri;

Specie XX. Le H. cendrè (Ardea cinerea di Latham,
Ardea major di Gmelin, e di Blumenbach, specie 4
nel nostro Testo, Ardea rhenana di Sand e di Buffon);
indigena quasi di tutto il Globo terracqueo, e frequente,
in certe appropriate stagioni, anche tra noi, alto fin’ oltre
a tre piedi, avente per di sopra la piuma nel fondo di
un color grigio di cenere azzurrognolo, o piuttosto tur-
chiniccio, colla fronte, col sopracollo, colla parte mez-
zana del ventre, co’ lembi estremi dell’ ali, e colle coscie,
tutti quanti d’un bel color bianco, coll’ occipite, colle
parti laterali del petto, e co’ fianchi, di color nero, colla
nuca ornata di lunghe penne nere sfilate, con altre penne
o piume lunghe, bianche e sericee, che gli ornano a fog-
gia di ricco collare le regioni più basse del collo, col
becco giallo, e co’ piè bruni. Questi veri nostri Aghironi,
o grandi Aironi, finchè sono ancor tenerelli, non hanno
traccia, nè di ciuffo sulla nuca, nè di collare, e finchè
si facciano adulti, hanno sempre di color grigio di cenere
la fronte, e tutto quanto il capo, di color bianco il sot-
togola, di color grigio di cenere, anch’ esso, ma macchiato
poi di bruno, il sopracollo, screziate di bruno la schiena
e l’ali, macchiato a striscie disposte per lo lungo il petto,
e co’ piedi di color gialliccio;

Specie XXI. Le H. cendré du Mexique (Ardea hou-
hou
di Drapiez); specie ancora molto dubbiosa, che ci
vien data come alta un po’ più di due piedi, avente la
piuma in complesso di color grigio di cenere per di so-
pra, e d’un bianco tendente anch’ esso alcun poco al
[Seite 235] cenerognolo per di sotto, con un bel ciuffo di color pur-
pureo, impiantato sul vertice purpureo del pari, col becco
nero, e co’ piedi, bruni nel fondo, ma variegati di gial-
liccio;

Specie XXII. Le H. cendré de New-York (Ardea eana
di Latham); specie anch’ essa dubbiosa molto, ma dataci
come pervegnente all’ altezza d’un po’ meno di due pie-
di, ed avente per di sopra la piuma d’un color grigio
di cenere carico, e per di sotto bianca, come bianche
ne son pure le gote e il sottogola, senza traccia di ciuffo
sul capo, col becco nero, e co’ piè gialli;

Specie XXIII. Le H. de la côte de Coromandel, o an-
che le Héron violet (Ardea leucocephala di Latham,
e di Buffon); specie ancora dubbia, che potrebbe forse
appartener meglio al genere delle Cicogne da noi accen-
nato nella nota al genere Micteria del Testo, alta due
piedi e mezzo all’ incirca, avente la piuma per di sopra
d’un bel nero turchiniccio, scherzante a modo d’iride in
sul violetto o in sul pavonazzo, col davanti del sopra-
collo, col sottogola, e con tutte quante le parti inferiori,
d’uno splendido bianco candido, col becco nericcio, e
co’ piedi bruno-rossicci;

Specie XXIV. Le H. à cou brun (Ardea fuscicollis
di Vieillot); dell’ America meridionale, alto un po’ più
d’un piede, avente per di sopra la piuma turchino-vio-
lacea, colla testa, in fondo nera, ma variegata di turchi-
no e di lionato, con bruni, la parte posteriore del so-
pracollo, ed il codione, o, come suol dirsi, groppone,
e per di sotto poi tempestata di macchie longitudinali
bianche, nere e rosso-giallastre, colla pancia bianca af-
fatto, col becco nero per di sopra, e giallo per di sotto,
e co’ piedi nero-verdicci;

Specie XXV. Le H. à cou couleur de plomb (Ardea
cyanura
di Vieillot); anch’ esso dell’ America meridio-
[Seite 236] nale, alto da circa sedici pollici, avente la piuma per
di sopra d’un color grigio di piombo, col capo, l’oc-
cipite, il collo e tutto quanto il dorso, lungo il filo della
schiena, ornati di lunghe penne, col sottogola, del pari
che la parte anteriore del collo, variegati di bianco, di
nero e di rosso giallastro, col petto, col sopracollo, colle
parti laterali del corpo e colle gambe, di color grigio di
cenere turchiniccio, e co’ remi, al pari delle rettrici, del
color turchino proprio dell’ ardesia;

Specie XXVI. Le H. à cou jaune (Ardea flavicollis
di Latham); specie ancora dubbiosa molto, che ci è data
come vegnente dall’ Indie orientali, alta poco meno di
due piedi, avente la piuma tutta quanta d’un color bruno
nericcio, con un pennacchio, o ciuffo di lunghe penne
in sulla testa, con gialle le parti laterali del collo, che
riesce poi bruno anteriormente nel fondo, ma con spar-
savi qualche piuma orlata di nero e di bianco, e col
becco nerastro;

Specie XXVII. Le H. couleur de rouille (Ardea rubi-
ginosa
di Latham); specie dubbiosa anch’ essa, dataci
come provegnente dall’ America settentrionale, alla da due
piedi e un terzo, avente di color nericcio in pieno, tanto
la fronte, quanto tutta la piuma per di sopra, a meno
del sopracollo, che ne riesce nel fondo di color grigio di
cenere, con sopravi quattro striscie nere longitudinali, con
un picciolo ciuffo sulla nuca, e colle rettrici d’un color
grigio di cenere, volgente al turchiniccio; per di sotto poi
è dessa bianchiccia, striata di nero, col becco, e co’ piedi
gialli;

Specie XXVIII. Le H. étoilé (Ardea virescens. di La-
tham); dell’ America settentrionale anch’ esso, alto da circa
venti pollici, di color bruno carico per di sopra, colle ret-
trici terminate sempre, al par de’ remi, da una picciola
macchia bianca, colle rettrici di un color grigio di cenere
[Seite 237] azzurrognolo; col sottogola poi, col sopracollo anterior-
mente, e con tutte quante le parti inferiori, bruniccie, e
in fine col becco, e co’ piedi verdicci;

Specie XXIX. Le H. cracra (Ardea cracra di Latham);
specie ancora molto dubbiosa, dataci come vegnente dal-
l’ America meridionale, alta da ventidue pollici; per di
sopra variegata di grigio di cenere, di verdiccio, di bruno
e di giallo, colle tettrici alari bruno-verdiccie, orlate di
giallo chiaro, co’ remi neri, strisciati di bianco, col ver-
tice di colore grigio di cenere, volgente al bruno, col sot-
togola, e col petto bianchicci, tempestati di macchie bru-
ne, col becco bruno, e co’ piè gialli;

Specie XXX. Le H. flute du Soleil, o anche le Héron
Curahi-Remimbi (Ardea sibilatrix di Temminck); an-
ch’ esso dell’ America meridionale, alto a un dipresso co-
me il precedente, grigio azzurrognolo per di sopra, col
vertice nero turchiniccio, ornato di pennacchio, le cime
estreme del quale riescono bianche, con un’ ampia mac-
chia rosso-giallastra ad ogni lato della testa, col sopra-
collo bianco gialliccio, ornato in basso di penne lunghe
e sfilate, quasi direbbesi, scompaginate o sconvolte, colle
tettrici alari di colore nel fondo bruniccie o rosso-gialla-
stre, ma striate poi di nero e di rossiccio, colle rettrici
bianche, al pari di tutte le parti inferiori, col becco rosso,
nero all’ apice, e co’ piedi nericci;

Specie XXXI. Le H. garzette, o anche l’Aigrette (Ar-
dea garzetta
di Linneo, e, a quanto pare, anche di Blu-
menbach, vedi specie 5 nel Testo, Ardea candidissima,
e anche Ardea nivea di Gmelin); indigeno, per tratti,
di quasi tutto quanto l’antico Continente, alto tutt’ al
più due piedi, avente bianca tutta la piuma, portante in
sull’ occipite, ora due, ed ora anche tre, penne lunghe sfi-
late e discrete, con altre piume lunghette e lucenti al di
sotto del collo, ed anche sul dorso, ove osservansi, di-
[Seite 238] sposte in tre serie distinte e continue, altre così fatte piu-
me o penne lunghe, di fusto debole, ravvolte in spira,
ed ergentisi colle lor cime, con poche e rade barbe sfi-
late, fine e lucenti a foggia di seta, colle gote nude nel
centro e verdiccie, col becco nero, co’ piè verdicci, e colle
dita gialle;

Specie XXXII. Le grand Héron d’Amérique (Ardea
heradius
di Latham); del Canadà, alto quattro piedi e
due terzi, avente per di sopra la piuma bruna variegata
di nero, con nere, tanto le tettrici dell’ ali, quanto i remi,
col sottogola rosso giallastro, al pari della parte superiore
del collo; per di sotto nel fondo rosso-gialliccia o bruna,
striata di bruno più carico sul petto e sulla parte inferiore
del collo, e avente poi le penne sulla nuca ben lunghe
e sfilate, col becco bruno, gialliccio su i lembi marginali,
e co’ piedi d’un bruno, che volge sensibilmente al ver-
diccio;

Specie XXXIII. Le Héron de l’isle S.te Jeanne (Ardea
Johannae
di Latham); specie ancora molto dubbiosa, avente
per di sopra la piuma grigia, co’ remi neri, come nero n’è
eziandio il dimesso o picciolissimo ciuffo occipitale, e
bianca poi per di sotto, con una maniera di collare di
penne sfilate, bianche e tempestate di macchiette nere, sotto
al collo, col becco giallo, e co’ piè bruni;

Specie XXXIV. Le H. Lahausung (Ardea indica di
Latham); specie dubbia anch’ essa, dataci come prove-
gnente dall’ Indie orientali, ed alta bene da tre piedi e
mezzo, avente per di sopra la piuma bruno-carica, tempe-
stata di picciole macchie verdi, colle tettrici dell’ ali bian-
che, come il sono eziandio i remi esteriori, e tutto quanto
il corpo al di sotto, co’ remi interni d’un bel color verde,
al pari della fronte e del sottogola, colle rettrici nere, come
lo è il becco, e co’ piedi rossicci;

Specie XXXIV, bis. Le H. marbré (Ardea marmorata di
[Seite 239] Vieillot); dell’ America meridionale, allo anch’ esso da
circa tre piedi e mezzo, avente per di sopra la piuma va-
riegata di rosso giallastro e di bruno, e bianca poi, stri-
sciata di nero, per di sotto, co’ remi esterni, e colle tet-
trici alari, di color nero nel fondo, ma tempestate di punti
bianchi, e terminanti in bianco anche all’ estremità, colla
testa screziata di rosso giallo e di nericcio, come la parte
posteriore del collo, col petto macchiato di rosso giallo,
colla parte anteriore del collo screziata di bianco, di
rossogiallo e di nericcio, col becco nero in complesso,
ma giallo poi per di sotto, e co’ piedi verdicci;

Specie XXXV. Le H. Matook (Ardea matook di Vieil-
lot); dell’ Australasia, alto poco più d’un piede e mezzo,
avente in complesso tutta la piuma d’un bel colore az-
zurroverdiccio, con bianco poi il sottogola, e col becco
giallo, al paro de’ piedi;

Specie XXXVI. Le H. noir (Ardea atra di Drapiez);
specie dubbiosa molto, che ritiensi come Europea, alta
anche oltre tre piedi, avente la piuma in fondo di colore
nericcio, ma senerzante bellamente in sul turchino, con
nero il becco, e co’ piedi neri;

Specie XXXVII. Le H. noir du Bengale (Ardea nigra di
Vieillot); alto da un piede e tre quarti, avente per di so-
pra la piuma di color nero azzurrognolo, che volge però
qua e là in sul verdiccio, e per di sotto invece grigio-ne-
rastra, con nera affatto la sommità del capo, bianco, tem-
pestato di macchie rosso-giallastre triangolari, il sottogola,
nero il petto, variegato di bianco, con una benda gialla
lungo il collo da ambe le parti, col becco e co’ piedi bruni.
Nelle femine i colori ne riescono meno vivaci, e al nero
scorgesi in esse sostituito in complesso il color grigio
bruno;

Specie XXXVIII. Le H. de la Nouvelle Hollande (Ar-
dea Novae Hollandiae
di Latham); alto da circa ventisei
[Seite 240] pollici, avente la piuma in complesso di un grigio di ce-
nere azzurrognolo, co’ remi e colle rettrici d’un bel tur-
chino nericcio, col vertice nero affatto, al pari del ciuffo
o pennacchio che ne discende, colla fronte, le gote, il sot-
togola, e la parte anteriore del collo, bianchi, colle lun-
ghe piume del petto, del ventre, e delle coscie, mistu-
rate di rossiccio, col becco nero, e co’ piedi bruno-gial-
lognoli;

Specie XXXIX. Le H. onoré rayé (Ardea lineata, e
finch’ è ancor giovine, anche Ardea tigrina di Latham);
dell’ America meridionale, alto bene due piedi e mezzo,
avente in fondo la piuma di color bruno intimamente mi-
sturato o screziato minutamente di gialliccio e di rosso
giallognolo, col vertice rosso giallo finissimamente striato
di bruno, come anche la parte posteriore del collo, di
cui la parte anteriore riesce invece, al pari di tutte l’al-
tre parti inferiori, bianchiccio, tempestato di macchiette
brune, coll’ ali e colla coda nere, col becco turchino,
come n’è turchina anche la pelle nuda, che mostra a’ due
lati della testa, e co’ piè gialli. La femina poi n’è bruna
pezzata di picciole macchie nere, colla parte più alta del
sottogola, al paro di tutte le parti inferiori, di fondo giallo,
tempestato di bruno nero, colla coda nera, striata di bian-
co, e con nera affatto la parte più eminente della testa;

Specie XL. Le H. panaché, o anche l’Aigrette di Buf-
fon (Ardea decoraArdea nivea di Latham, Ardea
candidissima
di Wilson); dell’ America settentrionale,
alto un po’ meno di due piedi, avente in generale tutta la
piuma d’un sontuoso bianco lucente, col capo ornato di
un bel pennacchio, o ciuffo, composto di lunghe penne
a fusto debolissimo, ed a barbe sericee, sciolte, sfilate,
come chi dicesse, scomposte, con un’ altra maniera di ciuf-
fo, o ammasso di penne consimili, tanto sulla parte più
bassa del collo, quanto sul codione, o se meglio così piac-
[Seite 241] cia in sul groppone, col becco e co’ piedi d’un color gri-
gio di cenere volgente al bruno;

Specie XLI. Le H. plombé o anche le Héron Gaaa (Ar-
dea cadrulescens
di Vieillot); dell’ America meridionale,
alto ben da tre piedi e tre quarti, avente la piuma in
pieno per di sopra grigio-azzurrognola, e per di sotto
bianchiccia, colle tettrici alari bianchiccie anch’ esse, col
vertice d’un color turchiniccio d’ardesia, volgente al nero
più che ad altro, colla nuca bianca nel fondo, ma or-
nata di penne lunghe e strette a barbe sciolte, discrete
e come scomposte, col sopracollo, e col sottogola, tem-
pestati di macchiette turchiniccie sul fondo bianco, col
collo guernito in basso d’altre lunghe piume turchino-
nericcie, con nera affatto l’estremità delle rettrici, col
becco tutto giallo, fuorchè presso alla radice, ov’ è rossic-
cio, e colle gambe di un color nero volgente al violaceo
o al purpureo;

Specie XLII. Le H. pourpré, o anche le Héron pour-
pré huppé, le Héron varie, le Héron montagnard, le
Héron
roux (Ardea purpurata di Linneo e di Gmelin,
Ardea botaurus di Gmelin, Botaurus major di Brisson
e di Buffon, e quand’ è giovine, Ardea variegata di La-
tham e di Scopoli, Ardea caspica di Gmelin, Ardea
monticola
di Lapeyrouse, ec., troppo agevolmente sbaglia-
bile coll’ Ardea major di Blumenbach, specie 4 nel nostro
Testo, ove se ne ammetta la descrizione invero ivi alcun
po’ soverchiamente limitata, e sbagliato poi anche da La-
tham sotto il nome di Ardea botaurus colla seguente spe-
cie LIII Héron-butor); indigeno appunto anch’ esso in
certe epoche, come il nostro Grande Aghirone del Testo,
poco meno che di tutte quante le regioni del Globo, e alto
talora poco meno di tre piedi, avente per di sopra la
piuma in pieno di color grigio di cenere, volgente al rosso
gialliccio, ma scherzante a bastanza elegantemente a modo
[Seite 242] d’iride in sul verde, e per di sotto poi di un colore che
si avvicina al purpureo, col vertice e coll’ occipite in fondo
d’un color nero iridescente, guerniti di penne lunghe a
barbe sfilate e discrete, con bianco il sottogola, colle
parti laterali del collo di color rosso gialliccio, ove stanno
descritte tre ben distinte fascie nere lineari, longitudinali,
strette e sottili, col collo anteriormente screziato a mac-
chie bislunghe, porporine, lionate e nere, e in basso poi
ornato d’una maniera di collare di piume più lunghe, di
un color bianco tinto di porpora, mentre le scapolari ne
sono d’uno splendido, elegantissimo e veramente sontuoso
color rosso gialliccio purpurescente, e mentre le coscie ne
sono coperte d’una piuma di un bel colore rosso giallo,
o d’un lionato rossiccio assai vivace. Questo bell’ Aghi-
rone, che, come si disse, è talora indigeno anche fra noi,
finch’ è giovine, non è ornato nè di pennacchio sul capo,
nè di lunghe piume sotto al collo e sulle scapole, ma ha
invece nera affatto la fronte, rosso-giallastre la nuca e le
gote, bianco affatto il sottogola, gialliccia, ma tempestata
di picciole macchie nere, la parte anteriore del collo; e per
di sotto riesce al tutto bianco, col resto delle sue piume
nel fondo tutte quante d’un color grigio di cenere scuro,
ma come chi dicesse, orlate d’una maniera di frangia rosso
gialliccia su i lembi;

Specie XLIII. Le H. rayé (Ardea virgata di Latham);
specie ancora assai dubbiosa, ma dataci come vegnente
dall’ America settentrionale, ed alta da circa sedici pollici,
avente in generale tutta la piuma di color bruno neric-
cio, senza ciuffo sul capo, colla parte superiore del collo
di color rosso giallastro, col sottogola bianco, colla parte
anteriore dei collo, al pari delle tettrici dell’ ali, variegata
a lineette alternanti nere, bianche e gialliccie;

Specie XLIV. Le H. rayé de la Guyane (Ardea striata
di Latham); specie dubbiosa anch’ essa, alta da circa tre
[Seite 243] piedi, avente la piuma in complesso di color grigio, col-
l’ali brune, rigate di nero, con nera superiormente la te-
sta, e colla parte anteriore del collo di color ferrugineo;

Specie XLV. Le H. rougeàtre (Ardea rubiginosa di
Latham); dell’ America settentrionale, alto due piedi e un
terzo, avente per di sopra la piuma di fondo bruno, tem-
pestata di macchiette nere, e per di sotto bianchiccia, ri-
gata pure di nero, con ornata d’un picciolo ciuffetto, o
pennacchio rosso giallo, la nuca di color bruno, su cui
stanno descritte quattro linee o striscie lineari nere paral-
lele, colla fronte nericcia, co’ lati del collo portanti una
riga nera, che ne scende giù d’ambe le parti fin sul petto,
co’ remi neri, colle rettrici di color grigio di cenere, col
sottogola bianco, col becco, e co’ piedi gialli;

Specie XLVI. Le H. rouge et noir (Ardea erythro-
melas
di Vieillot); specie ancora dubbiosa, ma dataci come
vegnente dall’ America meridionale, e poco più alta d’un
piede, avente la piuma per di sopra nera, e per di sotto
bianca rigata di nero, co’ lati della testa rosso-giallicci, come
il sono anche la parte più elevata del collo e le tettrici
dell’ ali, e col petto tempestato di striscie rosse;

Specie XLVII. Le H. roux (Ardea sacra di Latham);
dell’ Arcipelago degli Amici, alto circa due piedi e un
terzo, avente per di sopra la piuma bianchiccia, sparsa
però qua e là di striscie bruno-scure, e bianca affatto per
di sotto, co’ remi terminanti in nero all’ apice, col becco
e co’ piedi gialli. Quest’ uccello nell’ isole del mare del
Sud, ov’ è indigeno, è oggetto d’una speciale supersti-
zione religiosa, ond’ è che derivonne l’epiteto specifico
sacra;

Specie XLVIII. Le H. Soy-je (Ardea sinensis di La-
tham); specie fino ad ora dubbiosa, dataci come vegnente
dall’ Impero chinese, alta un po’ più d’un piede, e avente
la piuma per di sopra di fondo bruno, variegata d’un
[Seite 244] bruno più chiaro, e per di sotto ancora più chiara, con
neri affatto i remi e le rettrici, col becco giallo, e coi
piedi verdi;

Specie XLIX. Le H. Tobactli (Ardea hoactli di La-
tham); specie dubbiosa molto anch’ essa, ma dataci come
Messicana, alta da circa due piedi e un terzo, e avente
per di sopra la piuma grigia, variegata di bruno nero iride-
scente, e per di sotto bianca affatto, colla fronte nera
in mezzo e marginata poi di bianco, con nera anche la
nuca ornata d’un elegante ciuffo o pennacchio, e con
nero eziandio il becco a lembi marginali gialli, e co’ piedi
giallicci;

Specie L. Le H. varié du Paraguay (Ardea variegata
di Vieillot, da non confondersi coll’ Ardea variegata di
Latham e di Scopoli, menziona la qui sopra alla spe-
cie XLII); alto solo un po’ più d’un piede, avente la
piuma per di sopra screziata di bianco, di rosso e di nero,
e per di sotto, com’ anche lungo la parte anteriore del
collo, screziata di bianco, di rosso e di bruno, a meno
dell’ abdomine, che n’è bianco affatto, colle parti laterali,
così della testa, come del collo, di color rosso giallognolo,
con una fettuccia o benda nera scendentegli per lo lungo
della nuca, col becco di color rancio, e co’ piè verdicci;

Specie LI. Le Héron-bihoreau commun, o le Pouacre
di Buffon (Ardea nycticorax di Linneo, Ardea macu-
lata,
o anche Ardea gardeni, Ardea obscura, e Ardea
badia
di Gmelin, Ardea calcedonica, Ardea Novae
Hollandiae, Ardea Tayazu-guira
di Vieillot, le quali
non sembrano esser tutte se non mere varietà dipendenti
dal diverso clima, dalla pastura, dalla stagione, dall’ età
o dal sesso dello stesso nostrale Aghirone corvo nottur-
no,
le Héron-bihoreau commun de’ Francesi); indigeno,
si può dir quasi, di tutte quante le latitudini temperate
del Globo, alto generalmente fra noi un piede e mezzo,
[Seite 245] ma innalzantesi, a quanto almeno pretenderebbe Latham,
fin anche alla statura di ventisei pollici nella Schiavonia,
ed avente per di sopra la piuma in complesso di color gri-
gio di cenere, e per di sotto poi bianca affatto, colla som-
mità della testa, al pari dell’ occipite e delle piume sca-
polari, d’un nero scherzante bellamente in su diversi co-
lori dell’ iride, col pennacchio, o ciuffo composto di sole
tre penne bianche, lunghe, sottili e quasi cilindriche, in
certo modo investientisi l’una nell’ altra, con bianca la
fronte, e bianchi ugualmente il sottogola, e la parte an-
teriore del collo, coll’ iride degli occhi rossa, col becco
tutto nero, ad eccezion della base, che ne riesce giallic-
cia, e co’ piedi verdicci. Grandi del resto sono le anoma-
lie, o le diversità che, in forza soprattutto della muta,
debbono aver qui spesso illuso gli Ornitologisti;

Specie LII. Le Héron-bihoreau à six brins (Ardea caya-
nensis
di Latham, Ardea sex-setacea di Vieillot, il solo
degli Aghironi corvi notturni, Hérons-bihoreaux de’ Fran-
cesi, che sembri effettivamente meritare di formare specie
distinta dalla precedente, quando pure non meriti piuttosto,
come dubitiam forte, e come lasciò travedere lo stesso La-
tham, che lo ripetè sotto il nome specifico di Ardea viola-
cea,
di passar fra gli Hérons crabiers, nel qual caso il
distinguerebbe Drapiez colla denominazione francese: le Hé-
ron-crabier gris de fer
); dell’ America meridionale, alto
da circa venti pollici, e avente la piuma per di sopra d’un
turchino analogo al color proprio dell’ ardesia nel fondo, ma
striato di nero, e per di sotto di color grigio di cenere,
con nera poi la testa, a meno d’una macchia lineare bianca
ad amendue i lati, e ornata per di dietro d’un ciuffetto
o pennacchio composto di piume strette raffilate, e va-
riegate di nero e di bianco, con neri, tanto i remi, quanto
le rettrici, col becco nero, e co’ piedi verdicci;

Specie LIII. Le Héron-butor commun, o anche sempli-
[Seite 246] cernente le Butor (Ardea stellaris di Linneo, di Buffon
e anche di Blumenbach, specie 5 delle Ardee nel Testo);
alle convenienti stagioni indigeno di molte località d’amen-
due i Continenti, alto da circa due piedi e mezzo, e avente
per di sopra la piuma d’un colore in fondo bruno lio-
nato, su cui sono disseminate frequenti macchie trasver-
sali, e striscie nerastre, e per di sotto variegata allo stesso
modo, ma soltanto a colori più pallidi, con nera la som-
mità del capo, con molto più lunghe dell’ altre, le piume
che gli rivestono le parti laterali e la parte inferiore del
collo, col becco e co’ piedi giallicci;

Specie LIV. Le Héron-butor de la Baie d’Hudson
(Ardea mohoko di Vieillot, riguardata, sebbene a torto,
per quanto sembra, da Latham, come una semplice va-
rietà della specie precedente); dell’ America settentrionale,
alto due piedi, e avente la piuma per di sopra nel fondo
di color bruno ferrugineo, rigata di nero traversalmente,
e per di sotto poi bianchiccia, con nera la sommità della
testa, colle gote rossiccie, con bruno il sopracollo, con
bianchiccio, e tempestato come di mosche, parte bruno-
rossiccie e parte nere, il collo stesso anteriormente, colle
coscie nel fondo bianchiccie anch’ esse, ma striate di linee
or brune, or nere, col becco nero in complesso, a meno
de’ lati e del di sotto, che ne sona bianchi;

Specie LV. Le Héron-Butor jaune (Ardea flava di
Latham); del Brasile, alto poco meno di tre piedi, e avente
per di sopra la piuma d’un color bruno gialliccio, e per
di sotto, com’ anche sul petto e lungo la parte più bassa
del collo, bianchiccia, screziata di bruno a foggia d’onde
marginate di giallo, colle lunghe piume del capo e del
sopracollo di color giallo pallido, macchiale ad onde ne-
re, co’ remi, e colle rettrici, variegate di color grigio di
cenere e di nero con striscie bianche, e col becco e i
piedi di color cenerognolo. Gli individui giovani hanno
[Seite 247] invece per di sopra la piuma di fondo nerastro, tempe-
stata di punti gialli, la parte superiore del collo bianca
screziata per lo lungo di striscie brune e nere, i remi ne-
ricci, e nericcie eziandio le rettrici;

Specie LVI. Le Héron-butor rouillé (Ardea ferrugi-
nea
di Latham); specie ancora dubbiosa molto, ma da-
taci come indigena dell’ Asia più settentrionale, alta circa
venti pollici, e avente per di sopra la piuma in pieno
nera, marginata di rosso giallastro lungo i lembi laterali,
e per di sotto, com’ anche sul codione, variegata di bru-
no, di rosso gialliccio, di bianchiccio e di grigio di ce-
nere, colle tettrici dell’ ali screziate di rosso giallo, o lio-
nato, di nero e di bianco, co’ remi neri, e in fine col
becco verdiccio al pari de’ piedi;

Specie LVII. Le Héron-crabier commun, o anche le
Héron-crabier
cajot (Ardea ralloides di Scopoli, Ar-
dea comata
di Pallas, di Gmelin e di Latham, Ardea
squaiotta
di Gmelin e di Buffon, Ardea castanea,
Ardea erythropus, Ardea Marsigli
di Latham e di
Gmelin, Ardea audax di Lapeyrouse, Ardea pumila di
Latham e di Buffon); indigeno delle regioni meridionali
ed orientali dell’ Europa nostra, alto da circa un piede
e mezzo, e avente per di sopra la piuma di color rosso
gialliccio chiaro, sparsa di rade piume lunghe molto e
sfilate, e per di sotto, com’ anche sul sottogola, d’un bel
bianco candido, colla schiena d’uno splendido rosso giallo,
colla fronte ed il sincipite coperti di lunghe penne gial-
liccie striate di nero, coll’ occipite ornato d’un pennac-
chio, o ciuffo composto di otto o dieci penne bianche,
lunghe, strette e sottili, quasi direbbesi, ricamate di ne-
ro, col becco azzurro, terminante in nero alla punta, e
co’ piè gialli, come n’ è gialla anche l’iride negli occhi.
Gl’ individui giovani di questa specie mancano delle
lunghe piume sull’ occipite, hanno la testa, il collo e le
[Seite 248] tettrici dell’ ali, nel fondo di color lionato volgente al bru-
no, tempestate di larghe striscie brune, hanno brune ezian-
dio le piume scapolari, i remi bianchi, ma esternamente
di colore grigio di cenere, il codione o groppone, e il
sottogola, bianchissimi, il becco bruno, e i piedi d’un
color grigio di cenere che volge al verdiccio;

Specie LVIII. Le Héron-crabier à aigrette dorée (Ar-
dea russuta
di Temminck); datoci come indigeno del-
l’ America meridionale, ma che sembra esserlo anche del-
l’ Indie orientali, alto tutt’ al più venti pollici, avente
per di sopra la piuma di color fulvo, o lionato, più che
altro, o giallo rossiccio, e per di sotto bianchiccia, or-
nato dietro la testa, e lungo la schiena, di lunghe penne
sfilate, o a barbe discrete e separate, di color rosso giallo
dorato, col becco e co’ piedi bruni. Gl’ individui ancora
giovani ne riescono bianchi affatto, mancanti di piume
lunghe sulla nuca e sul dorso, ed hanno soltanto sulla
fronte una tal quale leggere tendenza al color lionato, col
becco rosso terminante in bruno all’ apice, e co’ piedi
giallo-verdicci, e pigliano allora il nome di Hérons-cra-
biers à bec rouge,
o l’altro di Héron-crabiers blancs
du Mexique;

Specie LIX. Le Héron-crabier bleu (Ardea caerulea
– Ardea cyanopus
di Latham); indigeno, tanto del
Continente americano, quant’ anche, a quel che sembra,
dell’ Oceania, alto da circa venti pollici, e avente in
complesso tutta la piuma del color turchiniccio proprio
dell’ ardesia, carico molto, e scherzante, particolarmente
lunghesso il sopracollo, in sul porporino, con lunghissime
poi, strette molto e sfilate, le solite penne sparsevi per
entro, cominciando dalla nuca, scendendo lungo il collo
e in sulla schiena, col becco bianco, e co’ piedi di color
verde. Le femine adulte non portano se non una sem-
plice traccia di ciuffo alla nuca, hanno bianca la piuma
[Seite 249] sul dorso e sulle spalle, e la piuma del sopracollo d’un
color porporino smontato, e gl’ individui maschi, non per
anche cresciuti a bastanza, hanno generalmente la piuma
tutta di un color grigio di cenere turchiniccio, coll’ ali,
e colla coda screziate di nero e di bianco, riescono quasi
affatto bianchi per di sotto, hanno il becco e i piedi az-
zurri, e assumono allora il nome proprio di Hérons-
crabiers cendrés,
che corrisponde precisamente all’ Ar-
dea cyanopus
di Latham come sopra;

Specie LX. Le Héron-crabier bleu à cou brun (Ar-
dea caerulescens
di Latham, e di Buffon); dell’ Ame-
rica meridionale, alto un po’ più d’un piede e mezzo,
avente la piuma in totale d’un colore azzurro, o piut-
tosto turchino nericcio, a meno del collo, che n’è bru-
no, colla nuca fregiata di due lunghe e belle penne che
gli scendon giù fino alla metà del collo, col becco, e
co’ piedi nericci. Gl’ individui affatto giovani ancora, ne
riescono bianchi affatto, e non acquistano se non a poco
a poco, e gradatamente, la piuma d’adulti;

Specie LXI. Le Héron-crabier cannelle (Ardea cin-
namomea
di Latham); dell’ Indie orientali, alto circa
un piede e mezzo, avente per di sopra la piuma d’un
color bruno di castagna, che riesce alquanto più chiaro
per di sotto, con bianchi, tanto l’abdomine, quanto quella
parte presso al becco, che ne corrisponderebbe al mento,
con una gorgiera nericcia, e con una macchia bianca ad
ambedue i lati del sottogola, col becco e co’ piedi gialli.

Specie LXII. Le Héron-crabier chalyb (perée Latham
varietà della sua Ardea caerulea, descritta qui sopra alla
specie LIX, ma che pure sembrerebbe per avventura do-
verne andar specificamente distinta, sicchè potrebbe be-
nissimo, volendo, denominarsi Ardea chalybea); del Bra-
sile, alto da circa sedici pollici, e avente per di sopra
la piuma d’un bel colore grigio di cenere azzurrognolo,
[Seite 250] scherzante a modo d’iride, e per di sotto bianca nel fondo,
ma screziata di grigio di cenere e di gialliccio, colle tet-
trici dell’ ali variegate di bruno, di turchiniccio e di gial-
lo, colle rettrici verdi, e co’ remi verdi anch’ essi, ma mac-
chiati di bianco verso la punta, col becco bruno per di
sopra e giallo per di sotto, e con gialli poi anche i
piedi;

Specie LXIII. Le Héron-crabier à collier (Ardea tor-
quata
di Latham); specie infino ad ora dubbiosa molto,
avente la piuma bruna per di sopra, e bianchiccia poi, ma
tempestata di picciole macchie gialle semilunari per di
sotto, con nero il solito pennacchio, e con nero anche il
petto;

Specie LXIV. Le Héron-crabier du Coromandel (Ar-
dea cornata
di Latham e di Buffon, che potrebb’ essere
benissimo, come questi autori il pensarono, una semplice
varietà dell’ Héron-crabier commun, specie LVII qui so-
pra, dipendente dalla diversa località); alto da circa venti
pollici, e avente la piuma per di sopra fulva, o lionata,
ch’ è quanto dire rosso-giallastra, e per di sotto bianca,
con rosso-giallo-dorata, tanto quella del capo, quanto
quella della parte inferiore del collo, col becco e co’ piedi
gialli;

Specie LXV. Le Héron-crabier à gorge blanche (Ar-
dea jugularis
di Forster e di Bosc); d’America, alto tut-
t’ al più un piede e mezzo, e avente la piuma tutta quanta
nera, a meno del sottogola, che ne riesce bianco, col becco
e co’ piedi bruni;

Specie LXVI. Le Héron-crabier pygmée (Ardea exi-
lis
di Latham); dell’ America settentrionale, alto un poco
meno d’un piede, avente la piuma per di sopra d’un color
di castagna carico, colle parti laterali del collo d’un splen-
dido color rosso vivo, colla parte anteriore del medesimo
collo tempestata di picciole macchie lionate e bianche, e al
[Seite 251] basso di quello poi, una maniera di ricco collare di lunghe
penne rosso-gialliccie, col petto nel fondo bruno nericcio,
su cui lateralmente sono disseminate diverse macchie con-
formate a foggia di mezzaluna, coll’ abdomine bianco,
colle tettrici alari brune, ma striate di nero, co’ remi,
e colle rettrici nere, col becco bruno e co’ piedi verdi;

Specie LXVII. Le Héron-crabier à huppe bleue (Ar-
dea cyanocephala
di Latham); specie infino ad ora
molto dubbiosa, alta circa un piede e mezzo, di non ben
riconosciuta provegnenza, e avente per di sopra la piuma
azzurra, coll’ ali nere, orlate d’azzurro in su i lembi,
coll’ occipite ornato d’un pennacchio azzurro anch’ esso,
colle piume lunghe del dorso di color verde, coll’ abdo-
mine bianchiccio, col becco nero, e co’ piedi gialli;

Specie LXVIII. Le Héron-crabier à huppe rouge (Ar-
dea erythrocephala
di Latham); specie dubbiosissima an-
ch’ essa, ma dataci come indigena del Chilì, e avente la
piuma bianca tutta quanta, con ornato il capo d’un su-
perbo pennacchio rosso;

Specie LXIX. Le Héron-crabier noir (Ardea Novae
Guineae
di Latham, e di Buffon); alto da circa dieci
pollici, e avente la piuma tutta quanta nera, col becco
bruno, e co’ piedi di color verdiccio, come il sono an-
che i calzari o le armille;

Specie LXX. Le Héron-crabier des Philippines, o an-
che le petit Héron-crabier (Ardea Philippensis di La-
tham); alto da circa dieci pollici, e non più, avente la
piuma per di sopra d’un bruno rosso gialliccio scuro,
striata d’un bruno gialliccio più chiaro, e per di sotto
poi grigio-bruniccia, colle tettrici alari di color nerastro,
orlato come d’una frangia bianco-bruniccia, con neri i
remi, al pari delle rettrici, col becco nero per di sopra e
gialliccio per di sotto, e co’ piè bruni;

Specie LXXI. Le Héron-crabier pourpré (Ardea spa-
[Seite 252] dicea di Latham); specie ancora assai dubbiosa, ma da-
taci come indigena del Messico, alla un piede all’ incirca,
e avente la piuma per di sopra d’un bruno di castagna
volgente al porporino, e per di sotto giallo-rossiccia,
col sincipite nero, e co’ remi d’un color rosso bruno
carico;

Specie LXXII. Le Héron crabier roux à tête et queue
vertes, o anche Le Héron-crabier de la Louisiane (Ardea
Ludoviciana
di Latham e di Buffon); dell’ America set-
tentrionale, avente in complesso la piuma bruna, con verde-
cupe la parte più elevata della testa, una parte delle tet-
trici così dell’ ali, come della coda, e le rettrici tutte quan-
te, colle lunghe piume sfilate del dorso d’un color bruno
volgente al purpureo, co’ remi neri terminanti in bianco
alla punta, col sopracollo rosso giallastro, come l’abdomi-
ne, col becco bruno, e co’ piedi gialli;

Specie LXXIII. Le Héron-crabier vert (Ardea virescens
di Latham); dell’ America settentrionale, alto circa un piede
e mezzo, avente la piuma per di sopra di fondo nero, va-
riegata di un turchino analogo a quello ch’ è proprio dell’ ar-
desia, e per di sotto poi grigio di cenere, colle piume del
pennacchio d’un bel verde dorato, al pari dell’ altre lun-
ghe e sfilate che ne ornano la schiena, e com’ anche le
tettrici alari, che sono inoltre orlate di bruno sul margi-
ne, col sopracollo di color ferrugineo, con bianchi, tanto
il mento, quanto il sottogola, col becco e co’ piedi ver-
dicci. La femina suol portar piume di colore sempre meno
brioso che non ha il maschio, e aver poi le tettrici del-
l’ ali screziate di bianco, di lionato e di nericcio;

Specie LXXIV. Le Héron-blongios commun, o anche
le Héron-butor roux de Latham, le petit Héron-bu-
tor
d’Edwards, o le Héron-butor brun-rayé, o final-
mente le Héron-crabier de Gmelin, ec. ec. (Ardea mi-
nuta
di Linneo, Botaurus rufus di Brisson, Ardea da-
[Seite 253] nubialisArdea soloniensis di Latham, di Gmelin, e
di Buffon, Ardea castanea di Gmelin); europeo, alto
anche un po’ più di tredici pollici, avente la piuma per
di sopra nera, scherzante assai elegantemente in sul ver-
de, siccome succede anche della sommità della testa, del-
l’ occipite e delle rettrici, e per di sotto poi giallo-bru-
niccia, come accade eziandio delle parti laterali della te-
sta, di tutto quanto il sopracollo e delle tettrici alari,
co’ remi d’un color grigio di cenere scuro, volgente al
nericcio, col becco giallo, terminante in bruno alla punta,
e co’ piedi verdicci. Gli individui non ben cresciuti ancora
sogliono aver per di sopra la piuma in fondo di color
bruno lionato, tempestata di picciole macchie longitudinali
bruno-nericcie, con bruna la sommità del capo, con bruno-
carichi i remi e le rettrici, con bianca la parte anteriore
del collo, tempestata anch’ essa di minute macchie brune
disposte per lo lungo, col becco bruno, e co’ piè verdi;

Specie LXXV. Le Héron-blongios nain (Ardea pusilla
di Vieillot); della Nuova Olanda, alto da dieci pollici
circa, avente la piuma per di sopra, come sulle parti la-
terali del capo, lungo il collo, sulla parte più alta della
schiena, e sui lati del petto, d’un color giallo bruniccio,
e per di sotto, com’ anche sulla parte anteriore del collo,
d’un color bianco rossiccio, con nere poi, tanto le spalle
e le penne scapolari, quanto le picciole tettrici dell’ ali, i
remi e le rettrici tutte, col becco bruno, e co’ piedi gial-
licci. La femina ha inoltre tempestati sempre di macchiette
nere il sottogola, e tutta quanta la piuma per di sotto;

Specie LXXVI. Le Héron-blongios tacheté de la Nou-
velle Galles du Sud (Ardea maculata di Latham); spe-
cie dubbiosa molto finora, ma dataci come avente la piuma
per di sopra bruniccia, tempestata di macchiette nere e
bianche, e per di sotto bianchiccia, co’ remi di color fer-
rugineo, e col becco e i piedi giallicci. – N. del T.

1.
[Seite 253]

Potrà con vantaggio consultarsi in tale proposito la di
lui Determination des Oiseaux nommès Ibis par les anciens
Egyptiens,
nella prima parte delle da esso pubblicate Recher-
ckes sur les ossemens fossiles,
a pag. CXLI.

1.
[Seite 255]

A pensarla così doveano essere indotti naturalmente gli
Egiziani dallo scorgere combinati sempre il giugnere di que-
st’ uccello nel loro paese, il tempo della sua covatura, e l’e-
poca del suo ripartirne, col principiare, collo starsi, e col
retrocedere dell’ acque costituenti appunto tali innondazioni
annue, alle quali quel maraviglioso paese andava debitore di
tutta la sua prosperità e ricchezza. Potrà in tale argomento
consultarsi utilmente l’Histoire naturelle et mythologique de
l’Ibis, par
Jules Cesar Savigny. Paris 1805, in 8.° avec plan-
ches en taille douce.

2.
[Seite 255]

Ho avuto occasione io medesimo d’esaminare due così
fatte Mummie d’Ibis in Londra, e ne ho fatto menzione nelle
Philosophical Transactions per l’anno 1794, nella quale cir-
costanza mi pigliai briga di dirne quanto m’ è emerso di os-
servabile in amendue.

Si può eziandio vedere quanto ne spone Cristiano Augu-
sto Langguth
nel suo Trattato De mumiis avium in labyrin-
tho apud Sacaram repertis.
Viteb. 1803, in 4.° con rami.

3.
[Seite 255]

Questo stesso Ibis rinviensi ora invece nelle regioni più
meridionali dell’ Affrica, d’onde, mercè della squisita genti-
lezza, che mi volle usare il sig. Pastor primario Hesse, già un
tempo Pastore nella città del Capo di buona Speranza, potei
averne un esemplare.

1.
[Seite 258]

Non basta che i più moderni Ornitologisti abbiano
ripartito in due distinti generi a bastanza numerosi gli
uccelli qui tacitamente dall’ Autor nostro coadunati nel-
l’ unico genere Scolopax, distribuendoli in Scolopaci pro-
priamente detti, Beccacce per noi, e Bécasses de’ Fran-
cesi, che hanno sempre il becco dritto, ed in Numenii,
Chiurli per noi, e les Courlis de’ Francesi, i quali lo
hanno sempre alcun poco incurvato, da che Cuvier volle
sottrarne ancora il Courlis corlieu propriamente detto
de’ Francesi (Scolopax phdopus di Linneo e di Buf-
fon), alto da circa un piede e un terzo, indigeno così
dell’ Europa nostra, come della conterminante Asia, ed
avente per di sopra la piuma bruna, e per di sotto sol-
tanto tempestata di macchie e striscie brune, sopra un
fondo bianchiccio, con una riga misturata di bianco sul
vertice, colle gote bianchiccie, minutissimamente striate di
nero, e attraversate da una linea bruna che, partendo dal-
l’ angolo dal becco, protraesi fin oltre all’ occhio, co’ remi
[Seite 259] maggiori a fusto bianchiccio, e a barbe nerastre, co’ ri-
manenti remi terminanti in bianco all’ apice, e macchiati
sul margine di quel medesimo colore, colle rettrici di co-
lor grigio di cenere nel fondo, ma striate di bruno, con
bianchi il sottogola e l’abdomine, col becco piuttosto cor-
to, e quasi dritto affatto negli individui ancora giovani,
ma poi lungo ed incurvato negli adulti, bruno in comples-
so, e solo bianchiccio presso alla base della mandibola
inferiore, coll’ iride degli occhi bruna, e co’ piedi del co-
lor grigio della cenere, da che, dico, Cuvier volle sottrar-
nelo per formarne il sottogenere Phdopus, che trasformo
poi nel sottogenere Falcinello, e che Temminck final-
mente rifuse nel genere seguente de’ Beccaccini, (Bécas-
seaux
de’ Francesi, Tringa).

Del resto i nomi italiani, già sopra mano mano riferiti,
di Beccaccia, di Ciurlo o Chiurlo maggiore, d’Acceggia,
di Gallinaccia, di Beccaccino reale, di Beccaccino mag-
giore, di Coccolone, di Pizzarda, e gli altri di Beccac-
cia bianca, Beccaccia mora, Beccaccia scherzosa, Piz-
zardella ec., de’ quali non si conosce più la significazione
precisa, mostrano a bastanza che i nostri antenati furono
migliori Ornitologisti, che nol fossimo noi infino adesso,
e verrà forse il tempo di riprodurne la giusta rispettiva
riapplicazione. – N. del T.

1.
[Seite 273]

Dalle a bastanza numerose specie del genere Colym-
bus,
una buona decina ne sottrasse Latham per instituir-
ne, non senza ottimi fondamenti, il suo nuovo genere Po-
diceps,
che viene a corrispondere al Grébe de’ Francesi,
e al nostro Mergo o Marangone, mentre il superstite ge-
nere Colymbus ne corrisponde al Plongeon de’ Francesi,
e al nostro Colimbo. Ciò premesso, è bene che si sap-
pia, a scanso d’ogni possibile confusione, che il Colym-
[Seite 274] bus urinator qui dell’ Autor nostro, e anche di Gmelin,
deve corrispondere al Grébe huppé, o Grébe commun
dei Francesi (Podiceps cristatus di Latham, Colymbus
cornutus
di Brisson e di Buffon), mentre poi il suo Co-
lymbus cristatus,
citato nella Storia naturale del Colimbo
urinatore, debbe corrispondere al Grébe cornu, o Grébe
du Lac de Genéve,
o Petit grébe, o Petit grébe cornu,
o Petit grébe huppé de’ Francesi (Podiceps cornatus,
Podiceps caspicus
di Latham – Colymbus obscurus di
Gmelin, Colymbus nigricans di Scopoli, Colymbus cri-
status minor
di Brisson e di Buffon). – N. del T.

1.
[Seite 280]

Può a questo proposito consultarsi opportunamente il
Vol. II. dell’ Opera intitolata Pennant’ s Arctic Zoology, a
pag. 507.

1.
[Seite 282]

Si consulti anche a tale proposito, a pag. 109, la mia
Commentatio de quorundam animantium coloniis, già pre-
cedentemente citata a pag. 170 del primo Volume della pre-
sente traduzione, quando trattossi delle migrazioni del Mus
rattus,
ossia del nostro Ratto comune.

1.
[Seite 283]

Veggasi a questo proposito lo scritto dell’ Harvey, de
Generat. animal.
, a pag. 30.

1.
[Seite 284]

Qui pure può consultarsi opportunamente l’opera inti-
tolata Mart. Martin’ s Voyage to S. Kilda, the remotest of
all the Hebrides.
London. 1698 in 8.°

1.
[Seite 285]

Si consulti in tale proposito lo scritto Valentin’ s Oost-
Indien,
III. D. 2. St. pag. 69, Tab. D.

1.
[Seite 289]

Altra favola consimile era invalsa altre volte nel volgo
a riguardo dell’ Anitra eritropo (Anas erythropus), specie
affine molto a quella di cui si è qui ora parlato, e che ha
la piuma in generale di color grigio, colla fronte bianca (Vedi
Frisch. Tab. 189), la quale, perciò stesso, presso molti Orni-
tologisti, porta anch’ essa il nome di Bernacla, o Bernicla
(Vedi l’opera – Fischer im Sylvan. 1820. Tab. 3).

1.
[Seite 291]

Colle mentovate nove diverse specie d’Oche o d’A-
nitre, il benemerito Autor nostro si è disimpegnato da
ben oltre a cento quaranta specie diverse, che attualmente
sono convenuti di ammetterne i migliori Ornitologisti, e
non è se non soltanto nel plausibile intento, che non
s’ignorino al tutto qui tra noi i progressi, che va facendo
altrove, anche in questa parte, la Storia naturale, che ci
stimiamo in dovere di qui ora soggiugnere, traendolo, per
norma comune, da quanto ne dice l’illustre Drapiez (Dic-
tionnaire Classique d’Histoire Naturelle, Tome III.
Paris
1823, al vocabolo Canard, da pag. 122, a pag. 143),
quanto segue. – Il numerosissimo genere Anas di Linneo
venne da parecchi Ornitologisti diviso ne’ tre distinti ge-
neri de’ Cigni, dell’ Oche, e dell’ Anitre, ma la confu-
sione che, a riguardo della occorrente determinazione
delle specie, emergea necessariamente dalla impossibile
demarcazione de’ caratteri generici fondamentali, troppo
poco marcati o salienti, obbligolli ad abbandonare l’im-
presa, e ad attenersene di bel nuovo alla più semplice ma-
niera, proposta originariamente dal sommo Linneo, e tutto
al più ripartendone, per comodo, l’estesissimo genere
unico in tre diverse ripartizioni, sezioni, o sottogeneri, non
già famiglie, mentre di queste Cuvier e Latreille ne am-
mettono un numero anche maggiore.

Tali tre ripartizioni del genere dell’ Oche o dell’ Ani-
tre (Anas: Canard de’ Francesi), emergono poco meno
[Seite 292] che di per sè, dalla stessa, statane precedentemente ten-
tata, divisione in tre generi distinti, vale a dire:

I. in Cigni propriamente detti, aventi sempre il collo
lunghissimo, e i meati nasali, o le narici esteriori aperte
a un dipresso verso la metà del loro becco: e a questa
prima ripartizione apparterrebbono: l’Anas Cygnus, ci-
tato quasi per incidenza come Cigno salvatico nella Sto-
ria naturale della specie 1 nel Testo; l’A. Olor, co-
stituente nel Testo appunto la specie 1; poi l’A. melanotos,
l’A. Canadensis, costituente la specie 5. nel Testo, l’A.
Gambensis,
l’A. Cygnoides, costituente la specie 2. nel
Testo, l’A. Plutoniciatrata, e l’A. nigricollis
melanocephala.

II. in Oche propriamente dette, aventi sempre il collo
mezzanamente lungo, il becco in qualche modo conico,
più corto che non lo sia la loro testa, come di forma
alquanto conica ne sono anche i minuti denti, onde rie-
scono serrati, o seghettati, i lembi delle due mandibole;
e a questa seconda ripartizione apparterrebbono: l’A. an-
tarctica,
l’A. Behringii, l’A. leucopsiserythropus,
probabilmente la stessa che vien contemplata nella spe-
cie 6 del Testo, l’A. candidasi, l’A. borealis, l’A. hy-
brida,
l’A. anser, costituente la specie 3 nel Testo,
l’A. Indica, l’A. Coromandeliana, l’A. Coscoraba,
l’A. ruficollis, l’A. Bernicla, che può forse corrispon-
der meglio dell’ A. leucopsiserythropus, già prece-
dentemente citata, alla nostra specie 6 del Testo, l’A.
semipalmatus,
l’A. AEgyptiacusvarius, costituente
la specie 4 nel Testo, l’Anser griseus, l’Anas hyper-
borea
caerulescens, l’A. leucoptera, l’A. Javanen-
sis,
la quale non è per avventura se non una varietà della
precedente A. Coromandeliana, l’A. Madagascariensis,
l’A. montana, l’A. picta di Latham, l’A. melanoleuca,
l’A. branchypteracinerea, l’A. albifrons di Lin-
[Seite 293] neo – Casarca di Gmelin, l’A. segetum, l’A. gran-
dis,
l’A. Magellanica, l’A. cana, e l’A. variegata.

III. in Anitre propriamente dette, aventi sempre il becco
assai depresso, quasi chi dicesse, schiacciato, ed allar-
gato poi verso il petto, lunghi e piatti i minuti denti,
onde ne riescono serrati, o seghettati i lembi delle due
mandibole, e il dito posteriore libero affatto e indepen-
dente, vale a dire non collegato, mercè della solita mem-
brana de’ palmipiedi, a foggia d’una palma di mano, cogli
altri, o tutt’ al più con una semplice traccia rudimentale
di così fatta membrana; e a questa terza ed ultima ri-
partizione apparterrebbono: l’A. peposaca, l’A. cyanop-
tera,
l’A. falcaria di Latham, l’A. Bahamensis, l’A.
leucocephala,
l’A. sponsa, l’A. curvirostra, l’A. fla-
virostris, l’A. malacorynchos,
l’A. erythroryncha di
Gmelin, l’A. rubrirostris, l’A. paekilorincha, l’A. ver-
sicolor,
l’A. Brasiliensis, l’A. obscura. l’A fucescens,
l’A. bucephalarustica, quando è femina, l’A. lo-
bata
carunculata, l’A. jubata, l’A. strepera, l’A.
histrionica
minuta, quando è giovine, l’A. dispar,
l’A. torquata, l’A. Damiatica, l’A. Dominicana,
l’A. mollissima, costituente la nostra specie 7 del Te-
sto, l’A. leucopsis di Vieillot – viduata di Latham,
l’A. fulva, l’A. cinerascens, l’A. glangula,glau-
cion,
quand’ è femina e giovine, l’A. Gattair, l’A. Geor-
gica,
l’A. glogitans, l’A. superciliosa, l’A. Hina,
l’A. Islandica, l’A. cristata, l’A. Ipecutiri, l’A. leu-
cophthalmos
Nyraca, l’A. Americana, l’A. rutila
– Casarka
di Gmelin, che però sembrerebbe appartener
piuttosto alla ripartizione II, ove già la citammo, a tempo
e luogo, l’A. Kekuschka, l’A. acuta, l’A. nigra,
forse la stessa coll’ A. cinerascens di Bechstein, già pre-
cedentemente citata, o coll’ A. cinerea di Gmelin, quando
l’individuo è o femina o giovane molto, e se pure non
[Seite 294] è la stessa anche coll’ A. erythropus, menzionata nella
Nota dell’ Autore alla specie 6 del Testo, tale almeno
essa pure da aver dato luogo sul proprio conto alla me-
desima favola, ch’ era invalsa un tempo circa al suo na-
scere non già dall’ uovo, ma bensì da una conchiglia,
l’A. fusca, l’A. perspicillata, l’A. glacialis, l’A. fe-
rina
rufa, l’A. marinafrenataKagolca, l’A.
monacha,
l’A. fuligulaglaucion minus di Brisson,
l’A. glaucion, l’A. moschatus, l’A. Nilotica, l’A. No-
vae Zeelandiae,
l’A. picta di Latham, che però sem-
brerebbe anch’ essa appartenere piuttosto alla riparti-
zione II, ove già la citammo, l’A. viduata, se non è pro-
priamente la stessa colla già sopra citata A. leucopsis
di Vieillot, l’A. Labradora, l’A. lucida di Gmelin, so
pur non è la stessa colla già sopra mentovata A. glan-
gula
di Vieillot, l’A. spinicauda, l’A. bicolor, l’A. re-
gia,
l’A. Balbul, l’A. recurvirostra di Vieillot – Ja-
maicensis
di Latham, l’A. albeola di Linneo, che sem-
bra essere l’istessa cosa colla già precitata A. bucephala
di Latham, l’A. discors, l’A. galericulata, l’A. quer-
quedula
Circia di Gmelin, che potrebbe non essere
se non una semplice varietà accidentale dell’ A. Crecca
citata qui sotto, l’A. Gmelini di Latham, che sembra
essere la stessa colla precedente A. lucida di Gmelin,
l’A. Dominica, l’A. Crecca, l’A. Manillensis, l’A. fal-
caria Javensis,
l’A. formosa, l’A. Novae Hispaniae,
l’A. spinosa, l’A. Alexandrina, l’A. Arabica, l’A. Sir-
sair,
l’A. Carolinensis, l’A. mersa, l’A. boschas, co-
stituente la nostra specie 8 nel Testo, l’A. Penelope,
l’A. Capensis, l’A. arborea che, sotto il nome appunto
di Baumgans, sembra essere stata riguardata dall’ Autor
nostro come una semplice varietà dell’ Anas bernicla,
specie 6 nel Testo, l’A. autumnalis, l’A. rufina, l’A.
melanura
di Linneo, che sembra non essere se non la
[Seite 295] stessa cosa coll’ A. erythroryncha di Gmelin già da noi
precedentemente citata, l’A. Scandiaca, specie molto dub-
biosa ancora, l’Anas clypeata di Linneo – rubens di
Gmelin, l’A. leucophris, l’A. Sparmanni, l’A. Platelea,
l’A. Jacquini, l’A. tadorna di Linneo – cornuta di
Gmelin, l’A. caryophillacea, l’A. spectabilis, l’A. ja-
spidea,
l’A. Tzitzihoa, l’A. Tzonyayauhqui, l’A. Jamai-
censis
di Latham, che debb’ esser l’istessa coll’ A. recurvi-
rostra
di Vieillot, l’A. membranacea, l’A. Xalcuani,
l’A. cyanorostris, e forse ancora qualche altra. – N. del T.

1.
[Seite 297]

Anche qui suppongo che non vorranno, nè l’Au-
tore benemeritissimo, nè il Lettore benigno, ascrivermi a
colpa di mero arbitrio le poche modificazioni, che quasi
mi costrinsero ad introdurre nel Testo, più che altro,
la circostanza dell’ identità osservata de’ nomi tedeschi in-
dicanti questo genere, con quelli già adoperati per indi-
care il genere Colimbo, ed il genere Folaga, e l’altra
d’una tal quale soverchia concisione nella esposizione dei
caratteri generici; spero anzi che possa esserne lodata la
costante mia intenzione di schivare, per quanto in me
stia, ogni causa di mala intelligenza, e di confusione,
o di eccedente difficoltà. E poichè a poche riduconsi le
specie conosciute oggidì componenti il genere degli Smer-
ghi, penso che per avventura non isconvenga di qui bre-
vemente tutte accennarle, seguendo in ciò il bravo Dra-
piez (Dictionnaire Classique d’Histoire Naturelle.
Tom. VIII. Paris 1825, al vocabolo Harle, pag. 49, 50
e 51), giusta il quale sarebbono:

Specie I. Mergus albellus di Linneo – minutusAsia-
ticus
di Gmelin – Pannonicus di Buffon e di Scopoli –
Imperialis di Latham, quando trattasi dell’ individuo
femina; le Harle piette, e trattandosi della femina, le
H. êtoilé, le H. Imperial
de’ Francesi; indigeno dell’ Eu-
ropa nostra, alto da circa sedici pollici, avente, in com-
plesso, la piuma bianca tutta quanta, con due curve di
un bel nero dirette verso il petto, con nero del pari il
lembo delle penne scapolari, con una grande macchia
nero-verdiccia ad ogni lato del becco, e con un’ altra simile
[Seite 298] sull’ occipite, al di sopra della quale sta poi un ciuffo
piumoso o pennacchio bianco, co’ fianchi e colle coscie
variegati di color grigio cenerognolo, e con nero il bec-
co, al pari de’ piedi e delle dita, collegate poi quest’ ul-
time mediante la solita membrana natatoria, che ne rie-
sce nera. La femina è sempre alquanto più picciola del
maschio, ha di color bruno rossastro il vertice, l’occi-
pite e le gote, per di sopra riesce in pieno, com’ anche in
su la coda, d’un color grigio di cenere scuro, che va fa-
cendosi un po’ più chiaro su i fianchi, sul petto e sul
groppone o codione, coll’ ali screziate di bianco, di ce-
nerognolo e di nero, mentre per di sotto è bianca. Gli
individui giovinetti ancora, stanno, quanto al color della
piuma, frammezzo al maschio e alla femina. – Propor-
remmo, precisamente per questa specie, il nome specifico
di Falaride fornitoci già dalla stessa nostra lingua, e quindi
la specie sarebbe per noi, come meglio piacesse, lo Smergo
Falaride,
o lo Smergo albello.

Specie II. Mergus cucullatus di Latham – fuscus poi
dello stesso Latham, quando trattasi dell’ individuo fe-
mina; le Harle couronné, le H. huppé de Virginie,
le H. à crête,
e trattandosi della femina, le H. brun
pe’ Francesi; indigeno dell’ America settentrionale, alto
fin anche diciassette pollici, avente di color nero la fac-
cia, il collo e in generale tutte quante le piume per di
sopra, col capo ornato d’un bel ciuffo disposto a raggi
di colore grigio di cenere, de’ quali il centro è bianco,
e l’ambito nero, co’ remi bruni, ad eccezione de’ più in-
terni, che riescono orlati d’una maniera di ricamo bian-
co, per di sotto poi bianco, co’ fianchi di fondo bruno,
striati di nero, col becco e co’ piè neri. La femina n’ è
quasi tutta bruna, compresovi il ciuffo, che ne riesce sem-
pre più picciolo e meno vistoso che nel maschio. – Per
questa seconda e nuova specie proporremmo di conser-
[Seite 299] vare ad uso nostro l’epiteto latino, onde ne avremmo
così, lo Smergo cucullato, o lo Smergo incappucciato.

Specie III. Mergus furcifer di Latham: le Harle à
queue fourchue
pe’ Francesi; specie ancora dubbiosa mol-
to, e della quale positivamente ignorasi in fino ad ora
per fino la patria, avente la piuma in pieno tutta nera
per di sopra, sprovveduta di ciuffo sui capo, con bru-
niccie, tanto la fronte, quanto le gote, e con una pic-
ciola fascia di color nero lungo ambe le parti del collo;
per di sotto poi bianca, come bianche ne sono eziandio
le rettrici laterali, e finalmente col becco, nero bensi in
totale, ma rossastro nel mezzo. – Potrebbe anche qui
conservarsi, per uso della nostra lingua, l’aggettivo latino,
onde avremmo al caso, lo Smergo furcifero.

Specie IV. Mergus merganser di Linneo – castor di
Gmelin – rubricapillus dello stesso Gmelin e di Buffon;
le grand Harle, le H. blanc, e trattandosi della femina,
le H. cendré pe’ Francesi, la specie unica degli Smerghi
riportata nel Testo; indigena dell’ Europa nostra, alta
ben da circa due piedi e mezzo, ad eccezione della fe-
mina, che a pena suol giugnere a superare i due piedi,
ed avente per di sopra la piuma di color nero, con bian-
che, orlate d’una maniera di ricamo nericcio, le tettrici
dell’ ali, col capo e colla parte superiore del collo d’un
bel nero iridescente, ornato il primo d’un pennacchio
folto ed ampio, ma corto, col dorso e colla coda del co-
lor grigio proprio della cenere, e bianca poi per di sotto,
ma come se fosse slavata d’una mistura di giallo e di
color di rosa, colla porzion superiore del becco di color
nero, mentre la inferiore ne riesce dello stesso colore
bruno rossiccio, onde negli occhi ne apparisce tinta l’iri-
de. La femina suole invece avere, per tutto quanto il di
sopra, la piuma in complesso di color grigio di cenere,
colla testa e col sopracollo di color bruno rossastro, con
[Seite 300] un ben lungo pennacchio sfilacciato sul capo, con bianco
il sottogola, col petto, co’ fianchi e colle coscie d’un
color grigio di cenere bianchiccio, con tutte in massa
le parti inferiori bianco-giallognole, col becco e co’ piedi
d’un color rosso misto di cenerognolo. – Ci sembra che
potrebbe star bene, per uso della nostra lingua, il trarre
dallo stesso latino il nome di questa specie, facendone qual
più piaccia, o lo Smergo oca, o lo Smergo anserino.

Specie V. Mergus octosetaceus di Vieillot; le Harle
à huit brins
pe’ Francesi; specie ancora molto dubbiosa,
indigena del Brasile, alta un po’ meno d’un piede e mez-
zo, ed avente la piuma per di sopra del color turchinic-
cio proprio dell’ ardesia, col capo ornato d’un ciuffo, o
pennacchio, composto precisamente d’otto piume lun-
ghette e ben distinte, coricate lunghesso la nuca, e
per quella scendenti in sul collo, di sotto poi bianca
nel fondo, ma tempestata, soprattutto in su i fianchi, di
picciole macchie del color grigio della cenere, col bec-
co e co’ piedi di color nerastro. – Saremmo d’avviso
che potesse convenire, come nome specifico italiano di
questo novello Smergo Brasiliano, qualora venisse a
cessarne ogni attuale dubbiezza, o appunto il nome di
Smergo Brasiliano, che, a quanto pare, non lo con-
fonderebbe con alcuna altra specie, o altramente deri-
varne uno dall’ aggettivo latino Octosetaceus, già appli-
catogli, facendone, lo Smergo dalle otto festuche, o lo
Smergo dal pennacchio d’otto piume,
o finalmente lo
Smergo otto-pinnato.
N. del T.

1.
[Seite 301]

Vedi, anche a riguardo di questo genere, la nota che
m’è paruto indispensabile di soggiugnere in calce all’ 80.mo
genere susseguente, così sul presente, come su quello,
anche nello scopo di dilucidare un po’ meglio, se pure
la cosa può essere a mia portata, un argomento che, sia
detto con buona pace dell’ Autore benemeritissimo, mi è
sembrato estremamente intralciato nel Testo. – N. del T.

1.
[Seite 302]

Veggasi a tale proposito la Historia Aptenoditae di J.
Reinh. Forster, nell’ Opera – Comment. Soc. Sc. Gotting. per
l’anno 1780. Vol. III pag. 121, e segg.

1.
[Seite 304]

Onde riuscire, quando pure possa essermi fatto le-
cito di stimarmi da tanto, a porre in quella chiara luce
che, in conseguenza del grave incarco assuntomi, stanno
in diritto d’esigere i Leggitori benigni, le cose che riguar-
dano in particolare i generi LXXIX Alca, e LXXX
Aptenodite, gli ultimi due degli uccelli partitamente men-
zionati nel presente Testo, m’ è forza, invocando di bel
nuovo l’indulgenza dell’ Autore sempre benemeritissimo,
pigliar questa volta la cosa alquanto più, come suol dir-
si, ab ovo, di quello che io non abbia creduto neces-
sario di praticare all’ occasione di tutte quante le prece-
denti mie note, aventi uno scopo analogo a quello che ha
la presente.

Ciò brevemente premesso, in qualche modo a mia giu-
stificazione, sotto qualsivoglia rispetto, dirò, essere stato
il sommo Linneo quegli che, pel primo, instituì il genere
Alca, racchiudente a quell’ epoca, non solo gli attuali
Mormoni (Mormonles Macareux de’ Francesi), ed
i Penguini (Alcales Pingouinsles Alques dei
Francesi), ma, a quanto pare, ben anche i Monchi, os-
siano le Aptenoditi (Aptenodytes; nome di genere adot-
tato per la prima volta da Latham – les Manchots
[Seite 305] les Gorfousles Sphénisques – e les Stariques dei
Francesi, con inchiusavi probabilmente ancora un’ altra
specie, fin qui troppo poco conosciuta, e troppo incom-
pletamente caratterizzata, ma però disegnataci da Sonnerat
nella sua Tav. 115, della quale unica piacque poi a Vieil-
lot di formare il suo distinto genere appunto Apténodyte,
che potrebb’ essere per avventura la nostra Aptenodite
della Terra de’ Papus, o il Monco de’ Papous, specie 3
delle nostre Aptenoditi, genere V qui sotto).

Dopo Linneo poi, i più recenti Ornitologisti, avendo ri-
putato conveniente di ripartire ora in due soli, ed ora
anche in più generi, il di lui genere unico Alca, taluni
chiamarono con questo medesimo nome generico i Mor-
moni, mentre gli altri applicaronlo più volontieri a’ Pen-
guini; onde ne nacque già una confusione, cresciuta quindi
a più doppi in forza d’altre molto analoghe specie di vo-
latili, che si andarono in progresso mano mano da’ Na-
turalisti scoprendo. Ed è appunto nella plausibile inten-
zione di registrare alquanto più opportunamente le idee
circa questa specie d’uccelli, non affatto volgari fra noi, e
formanti specie, e anzi generi, che deggiono a tutto diritto
considerarsi come l’un dall’ altro diversi, che volli, ap-
poggiato a fondamenti non soggetti ad eccezione, pi-
gliarmi il pensiero di qui ora ripartirli nella seguente
forma:

GENERE I. (sostituibile per avventura al genere LXXIX
del Testo) Mormone (Mormon: fr. Macareux: ted. Mor-
mon?
ing. Mormon?). Gli uccelli racchiusi in questo
genere hanno costantemente il becco piuttosto corto, più
alto che lungo, e molto compresso o schiacciato, con amen-
due le mandibole inarcate, solcate in traverso, e portanti
presso alla punta una picciola spaccatura, come chi di-
cesse una doccia; il canto vivo, ossia l’angolo saliente,
che la mandibola superiore forma qui in alto, spingesi
[Seite 306] perfino al di sopra del livello del cranio; le narici lineari
ne sono poste presso al margine, e rimangono quasi oc-
cultate da una membrana nuda che le copre; i piedi ne
riescono corti, attratti in certo modo verso l’abdomine,
e sono muniti anteriormente di tre dita affatto palmate,
e armate d’unghie robuste, adunche molto, mancandovi
onninamente il pollice; le ali ne sono brevi e misere, coi
due primi remi alquanto più luoghi de’ rimanenti, e la
coda finalmente n’ è composta sempre di sedici rettrici.

Specie I. Mormone arctico, o il M. artico, o anche il
Monaco del Labrador
(M. fratercula di Temminck – Alca
arctica
di Gmelin, e per quanto pare, anche del nostro
Blumenbach, specie I ed unica del suo genere LXXIX
nel Testo – A. Labradorica di Latham: fr. le Maca-
reux Moine
M. du Labrador: ted. der Labradori-
sche Mormon?
– ma probabilmente non già, come al-
cuni pure il vorrebbono, graukehliger Papageytaucher,
che ci sembrerebbe corrisponder meglio al genere Fale-
ride-Phaleris, o allo Starique, o anche Macareux Per-
roquet
de’ Francesi: ing. the Labrador-Mormon). – Que-
sta specie ha d’un bel color nero lucente la piuma, tanto
per di sopra, quant’ anche in quella maniera di collare,
onde porta ornato il collo; le gote, al paro delle due sue
grandi sopracciglia, e del sottogola, ne sono di un color
grigio pallido o bianchiccio; i remi ne riescono bruno-ne-
ricci; per di sotto poi è tutta quanta bianca; il becco
presso alla base n’ è d’un colore turchiniccio cenerogno-
lo, ma nel mezzo si fa gialliccio, e all’ apice diviene di un
color rosso vivissimo, colla mandibola superiore a tre doc-
cie; negli occhi orlati esternamente di rosso, l’iride ne
riesce bianchiccia, e i piedi ne sono di color rosso vol-
gente al rancio. La statura abituale ne suol essere anche
alcun poco superiore ad un piede; ma gl’ individui ancora
troppo giovani se ne distinguono tosto, anche oltre alla
[Seite 307] scadente loro statura, in forza dello spazio tra gli occhi
e il becco, che hanno di color grigio di cenere nericcio,
delle gote e del sottogola, che hanno di color grigio di
cenere scuro, del gran collare cenerognolo nel fondo, ma
variegato di nero, ond’ hanno adorna la parte anteriore
del collo, del becco tutto quanto di colore lionato bruno,
che hanno, senza confronto, più picciolo, liscio, e man-
cante affatto di doccie.

La specie è indigena, così del nuovo, come dell’ an-
tico Continente, ove mena la sua vita quasi continuamente
in sull’ acque, non mostrandosi a terra se non per caso,
o nel tempo di porre giù le ova. Durante il fitto inverno,
accade quasi periodicamente di vederne giugnere alcuni
individui fin sulle Coste settentrionali d’Europa, ma quando
appena comincia in quelle a cedere alcun poco l’estremo
rigore del freddo, dessi rifuggonsene tosto per far ritorno
a’ loro proprii connaturali climi gelati.

Specie II. Mormone cirrato, o anche la Fratercula
(M. cirrata di Temminck, e di Buffon – Fratercula
cirrata
di Vieillot – Alca cirrata di Latham: fr. le Ma-
careux à aigrette
M. KallingakM. du Kamtschatka
– M. Mitschagatchi:
ted. der Kamtschadalische Mor-
mon:
– e per taluni der Papagey-taucher, comunque
non sembri troppo opportunamente nemmen qui: ing. the
Kamtschatka-Mormon?
). – Questa specie ha per di
sopra la piuma tutta d’un bel nero azzurrognolo a ba-
stanza lucente, e per di sotto poi bruno-scura; la fron-
te, i lati della testa, il mento, e i fusti de’ remi, ne rie-
cono, più che altro, bianchi; dalla parte che sta imme-
diatamente al di sopra degli occhi hanno qui origine certi
ciuffetti, o piuttosto certe ciocche di piume lunghe e sfi-
late, bianche da principio, le quali ingiallando a poco a
poco scendono d’ambo i lati lungo il collo; il becco, in
vece d’una sola, porta negli uccelli di questa specie,
[Seite 308] fino a tre distinte doccie, scannellature, o, se così vogliasi,
spaccature naturali, non molto profonde, ed ha poi una
prominenza ancora più massiccia di quello che accada di
osservare nell’ altre specie; sugli angoli che fanno le due
mandibole scorgesi una tal quale, negli uccelli così detta,
cera cartilaginosa, dispostavi in forma di rosetta; i piedi
ne sono di un color giallo rancio carico, con rossa poi
la membrana che ne impalma le dita, e coll’ unghie af-
fatto nere. La statura abituale a cui giugne questa specie,
cresciuta a dovere, è di diciannove pollici. La femina
riesce alquanto più picciola del maschio, le ciocche piu-
mose che le pendono dal di sopra degli occhi, ne sono
meno appariscenti, e non ha se non due sole doccie presso
alla punta del becco.

La specie è indigena di que’ mari, che all’ occidente ba-
gli no le Coste del Kamtschatka, e all’ oriente le corri-
spondenti Coste dell’ America settentrionale; non suole
allontanarsi mai più di diciotto o venti miglia dagli sco-
gli, o dall’ isole, ove riparasi in tempo di notte, o nelle
crepature naturali del terreno, o in fosse ch’ essa scavasi
all’ uopo appositamente, fin anche alla profondità di tre
piedi, e dalle quali è raro che, chi vuol farle uscire, ot-
tenga il suo intento senza riportarne qualche profonda
ferita, in conseguenza delle beccate colle quali l’individuo,
a propria difesa, il va di continuo tempestando con quel
suo rostro ad un tempo forte molto, acuminato e ta-
gliente.

Specie III. Mormone glaciale, o il M. del Nord (M.
glacialis
di Leach: fr. le Macareux du Nord: ted. der
Nordische Mormon?
ing. the Nord-MormonIce-Mor-
mon?
). – Questa specie ha per di sopra anch’ essa la
piuma nera con un collare, ricco quasi al paro di quello
che accennammo esser proprio del Mormone artico, colle
gole e colle parti laterali della testa di un color bianco
[Seite 309] volgente alcun poco al grigio, co’ remi bruni, e bianca
poi per di sotto; la porzion superiore del becco ne riesce
sollevatissima, e porta tre scannellature molto profonde,
e la porzione inferiore ne è assai inarcata; i piedi ne sono
di color giallo rancio, con rossa la membrana che ne im-
palma tutte quante le dita, e coll’ unghie nere affatto.
La statura dall’ individuo ben cresciuto non suole superar
mai l’altezza totale di tredici pollici.

La specie rinviensi indigena ne’ mari praticabili i più
vicini al polo.

GENERE II. Faleride, o anche Starico (Phaleris di
Temminck: fr. Starique: ted. Buschtaucher: ing. Pha-
leris?
). Gli uccelli componenti questo recentissimo gene-
re, hanno per note caratteristiche, il becco costantemente
più corto di quello che non lo sia la loro testa, appianato
o compresso, ed allargantesi d’ambi i lati, quasi qua-
drangolare, e colla punta tronca; la mandibola inferiore
forma qui, in confronto colla superiore, un angolo saliente
sensibilissimo; le narici esterne e di forma lineare, scor-
gonsi situate rasenti quasi lunghesso il margine, che cor-
risponde alla metà della lunghezza della mandibola supe-
riore, e riescono tanto posteriormente, quant’ anche dal di
sopra, come chi dicesse, socchiuse, ma poi col setto divi-
sorio traforato; le gambe ne sono corte e sottili, e poste
talmente all’ indietro, che l’individuo non può se non
rimanere fuor d’equilibrio ogni qualvolta voglia reggervisi
sopra; terminano desse in un piede munito di sole tre
dita, tutte anteriori, palmate e portanti alla loro estremità
unghioni adunchi, e senza pure la traccia di pollice, di
sperone o di dito posteriore; l’ali possono dirsene a
pena mezzanamente provvedute di penne, o di remi, il
primo de’ quali è più lungo di tutti gli altri. Quanto alla
mole, s’accostan essi alla statura de’ maggiori Colimbi, come
a dire, per esempio, del Colimbo troile, del Colimbo gril-
[Seite 310] lo, e d’altri così fatti, o a quelle delle Alche o de’ Pen-
guini, co’ quali hanno comune il domicilio nelle regioni
polari artiche d’amendue i Continenti, dalle quali non
sogliono scostarsi gran fatto mai, ed ove nuotano con
sommo coraggio, e con veramente maravigliosa destrezza,
tra mezzo a que’ massi enormi, o a quell’ isole natanti di
ghiaccio, o trascinansi per quelle eternamente inospiti
contrade, che pigliano un qualche aspetto di vita unica-
mente appunto in grazia delle talvolta molto numerose
loro legioni. Due delle specie, che fino ad ora se ne co-
noscono, appartengono a’ mari della Groenlandia, e del
Kamtschatka, ma havvene eziandio una terza, che però
non può dirsi ancora a bastanza esattamente determi-
nata e stabilita. Latham, che le connumerò tutte quante
fra le Alche, o fra’ Penguini, impose loro i nomi di Alca
cristatella
Alca antiqua – ed Alca psittacula, della
quale ultima egli riguarda come una semplice varietà, di-
pendente dal non essere ancora cresciuta a bastanza, l’Alca
tetracula.

Specie I. Faleride cristatella, o anche lo Starico
dalla piccola cresta
(P. cristatella di Temminck, e pur
dianzi, come s’è detto, Alca cristatella di Latham: fr. le
Starique à petite crête:
ted. der gehaubte Buschtau-
cher:
ing. the crested Pingwine?). – Questa specie non
suol superar mai in grandezza una nostra quaglia comune;
gl’ individui d’amendue i sessi ne portano sempre sulla fronte
un pennacchietto, o vogliam dir, ciuffo composto di sei,
o tutt’ al più d’otto penne, o piume a barbe corte e in-
sieme aderenti, di color grigio, ergentisi da prima od
ascendenti dritte, per poscia incurvarsi o rivolgersi bella-
mente a foggia d’arco all’ innanzi; da’ lati del becco, che
n’ è lungo da sei linee circa, sorgono ancora altre penne
o piume lunghe, frastagliate e bianchissime, tali come se
ne scorgono alcune fin sulla fronte, mentre le rimanenti
[Seite 311] scendongli giù dalle orecchie, o lungo la schiena; quanto
più invecchia l’uccello, almeno fino ad un certo segno,
tanto più lunghe e più candide vanno facendosi sempre
queste così fatte sue piume; il resto della piuma copren-
tegli il corpo, è per di sopra in pieno di color bruno ne-
riccio, per di sotto grigio turchiniccio, e presso al codio-
ne, e in que’ dintorni giallo bianchiccio; il becco n’ è rosso
giallognolo, e i piedi ne sono grigio-nericci.

La specie è indigena de’ mari del Giappone, del Kamt-
schatka, d’Ockotsk, e spingesi bene spesso fin anche oltre
allo stretto di Behring.

Specie II. Faleride antica, o anche lo Starico antico
(P. antiqua di Latham, come s’è veduto pur testè:
fr. le Starique ancien: ted. der alte Buschtaucher:
ing. the ancient Pingwine). – Di questa specie faremo
che ci basti averla qui nominata, null’ altro sapendosene.

Specie III. Faleride psittacula, o anche lo Starico
pappagallino
(P. psittacula – e quand’ è ancora troppo
giovine, Phaleris tetracula di Latham, come s’ è del pari
veduto qui sopra: fr. le Starique psittacin – e altre volte
già le Macareux perroquetle M. huppé: ted. der
Papagey-buschtaucher
– e forse qui più appropriata-
mente che altrove der Papageytaucher: ing. the Parrot-
pingwine
). – Anche di questa specie non diremo per
ora qui più che tanto, soprattutto a motivo che non è
dessa ancora a bastanza bene determinata.

GENERE III. Alca, o anche Penguino, o veramente
Pinguino, sebbene l’uno e l’altro di questi ultimi due
nomi sia stato usato in addietro quale sinonimo di Mor-
mone (Alca: fr. Pingouin, e anche Pingucas: ted. Alke
Pingucas: ing. AlkPingwine – Pingucas). Gli
uccelli di questo genere hanno il becco più corto di quello
che non lo sia in complesso tutta quanta la testa, a pena
un tantino più lungo che alto, cultriforme ad un tempo
[Seite 312] e compresso, co’ lati solcati, e come chi dicesse, incre-
spati; la mandibola superiore ne è incurvata presso alla
punta, mentre l’inferiore, gibbosa presso alla base, ne
termina come troncata in isbieco dall’ alto; le narici ester-
ne, poste secondo al solito presso al margine della man-
dibola superiore e vicine alla sua inserzione, ne riman-
gono quasi occultate da un piumino; la lingua ne riesce
lunghetta alquanto ed acuminata; le ali, brevi già in sè
stesse, non sono munite se non di brevi, o anzi di bre-
vissimi remi, le rettrici, ossiano le penne caudali, ne
sono da dodici a sedici; le gambe ne sono situate molto
all’ indietro, e come attratte verso l’abdomine, e d’al-
tronde brevissime, co’ piedi a tre dita intieramente pal-
mate, e senza pur traccia di pollice o dito posteriore. A
pena si può dire, che volino mai questi uccelli, ma
nuotan eglino invece a maraviglia. Rinvengonsi essi fre-
quenti molto ne’ mari Glaciali settentrionali, a quel modo
che i Monchi, o le Aptenoditi incontratisi frequentissime
ne’ mari Glaciali australi; non praticano mai l’acque dol-
ci, e non si riducono a terra, se non precisamente al-
l’epoca, nella quale mettono giù le ova.

Specie I. Alca torda, o anche l’Alca del mar Baltico,
ovvero il Penguino tordo (A. tordaBalthica-Pi-
ca
unisulcata; da che questi quattro nomi non sembrano
riferirsi se non a semplici varietà dalla medesima specie:
fr. le Pingouin tordale P. de la Baltiquele P.
Pie,
ec.: ted. der TordalkPingucasPinguin: ing. the
Pinguin
Pingucas). – Questa specie, da quanto qui
apparisce, suscettibile di offerire parecchie rimarchevoli
varietà, ha in generale nera la piuma per di sopra, e
bianca invece per di sotto; per lo più ha dessa l’ali at-
traversate da una striscia lineare bianca, come un’ altra,
bianca essa pure, ve ne suol essere che, d’ambe le parti,
stendesi dagli occhi in fino al becco; negli individui ma-
[Seite 313] schi riesce nera per lo più anche la gola. La statura per
l’ordinario n’ è quella a un di presso d’un’ Anitra co-
mune.

È dessa indigena di tutto quanto il mare che sta d’in-
torno al Polo artico, d’onde scende talora a metter giù
le ova all’ isole Feroer, o nell’ Ebridi, e anche sulle Co-
ste dell’ Inghilterra, e soprattutto poi all’ isola Wight,
e così anche sulle Coste occidentali della Norvegia, e qual-
che volta, sebbene molto di rado, per fino sulle più set-
tentrionali della Francia, dell’ Olanda, e altre così fatte.

Specie II. Alca spiumata, o il Penguino nudo, o meglio
ancora l’Alca impenne (A. impennis: fr. le grand Pin-
gouin
P. sans ailes: ted. der grosse Alk: ing. the
greatest Pingwine
). – Questa specie vien grossa a un
dipresso come un’ Oca comune; quanto a’ suoi colori somi-
glia essa alla specie precedente, se non che porta, tra il bec-
co e gli occhi, una vistosa macchia ovale bianca; il becco
ne riesce nero affatto, ma frastagliato da otto, o anche
da dieci solchi, o scannellature distinte, e l’ale ne sono
picciolissime, come picciolissimi ne sono del pari i remi.

È dessa indigena de’ mari i più settentrionali, ed è ra-
rissimo il caso che qualche individuo se ne vegga di
quando in quando, ma sempre poi nel cuore de’ più cru-
di inverni, giugnere fin sulle Coste le più settentrionali
della nostra Europa. Si pretende che la femina non metta
giù che soltanto un uovo, e questo sempre di colore pur-
pureo.

GENERE IV. Catarracte, o anche l’Oca dal grasso,
o finalmente il Gorfou (Catarrhactes di Brisson: fr.
Gorfou: ted. FettgansGorfou: ing. Gorfou?). Agli
uccelli appartenenti a questo genere, instituito da Bris-
son, non per anche universalmente adottato, e che in
fatto non so bene quanto possa essere necessario d’am-
[Seite 314] mettere, ascrive egli, per caratteri, un becco molto robu-
sto, possente ed acuminato, coll’ apice alquanto adunco,
e del resto ben poco compresso o schiacciato, avente il
suo colmo arrotondato, e co’ suoi solchi, o colle sue scan-
nellature, nascenti dalle narici esteriori e terminanti ob-
bliquamente in sul margine.

Il nome di Gorfou, attribuito, dietro Brisson, così dai
naturalisti Francesi, com’ anche da quelli di diverse altre
nazioni, a questa maniera d’uccelli, sembra derivare in
origine da una tal quale sincope, o corruzione di Coir
Fugel,
denominazione con cui gli abitanti dell’ isole Fe-
roer sogliono indicare in generale tutte le grandi Alche,
o tutti i grandi Penguini, che frequentano da quando a
quando quelle loro spiagge le più settentrionali.

Del resto le specie, che lo stesso Brisson ascrive a que-
sto suo nuovo genere, si riducono alle quattro seguenti,
che ci sembra d’aver già tutte citate in qualche altro dei
generi da noi nella presente nota sostituiti a’ due soli
dall’ Autore riportati nel Testo.

Specie I. Catarracte crisocoma (C. chrysocoma di
Brisson – già prima Aptenodytes catarrhactes di Ed-
wards, e la stessa precisamente dataci da Blumenbach
sotto il nome di A. chrysocome, specie 1.a delle nostre
Aptenoditi nel Testo: fr. le Gorfou sauteur, che pro-
babilmente non è altra cosa se non lo Sfenisco saltatore,
specie V del genere Sfenisco, l’ultimo da noi esposto nella
presente nota: ted. der goldhaarige Fettgans: ing. the-
Chrysocome-gorfou?
). – Questa specie viene d’una sta-
tura alquanto maggiore, che non soglia esser quella d’un’
Anitra comune, ha la piuma bianca per di sopra, e bianca
poi per di sotto, e porta sulla nuca da ambe le parti un
ciuffo o pennacchio, or bianco, ed ora di color giallo do-
rato. Rinviensi dessa indigena dall’ isole Malouine o di
Falkland, fino alla Nuova Olanda; pone le ova anch’ essa
[Seite 315] entro buche fattesi sotterra, e nuotando si fa talvolta
vedere a saltar fuor d’acqua come fanno alcuni pesci.

Specie II. Catarracte papua (C. Papua di Brisson, che
sembra essere la stessa cosa colla nostra Aptenodite della
Terra de’ Papus, specie 3 delle Aptenoditi nella presente
nota.

Specie III. Catarracte torquata (C. torquata di Bris-
son, che sembra essere la stessa cosa collo Sfenisco dalla
collana, specie 3 de’ nostri Sfenischi nella presente nota,
e su cui ci mancano le ulteriori notizie.

Specie IV. Catarracte minore (C. minor di Brisson, che
ci sembra dover essere uno Sfenisco, e particolarmente
quello che i Francesi distinguevano col nome di petit Man-
chot,
ma sul quale ci manca ogni ulteriore cognizione.

GENERE V (sostituibile per avventura al genere LXXX
ed ultimo degli uccelli nel Testo). Aptenodite, o Monco
(Aptenodytes: fr. ManchotApténodyte: ted. Apte-
nodytes?
ing. Aptenodytes?). Gli uccelli racchiusi in
questo genere, che non riesce infino ad ora gran fatto
più numeroso del precedente quanto alla copia di spe-
cie, hanno sempre il becco più lungo che non lo sia in
complesso la loro testa, sottile molto e dritto fino alla
punta, ove poi si ripiega; le due mandibole ne riescono
pari di lunghezza, per modo che gli apici loro, alquanto
ottusi, si corrispondono esattamente, ma la superiore ne è
solcata da varie scannellature per tutta la sua lunghezza,
e la inferiore, un poco più allargata presso alla sua ba-
se, è tutta quanta coperta esteriormente da una pelle li-
scia e affatto nuda; la fossa nasale ne è lunga molto e
rivestita di piume; le narici esterne scorgonsi a mala pena
situate sulla parte anteriore del becco, e molto dappresso
alla spina longitudinale che ne forma il colmo; i piedi
ne sono qui pure brevissimi, ed anzi più corti ancora che
nel genere precedente, ma più goffi, più tozzi, più gros-
[Seite 316] solani, quasi attratti onninamente verso l’abdomine, e
muniti poi di quattro diti cadauno, tre de’ quali anteriori,
collegati in forma di palma per mezzo della solita mem-
brana natatoria, ed uno cortissimo, situato posteriormente
ed articolato sulla falange che ne rimane nascosta nell’ in-
terno; le ali in fine ne sono sprovvedute di remi, e quindi
sono da ritenersene come del tutto inette al volo. Da così
fatta descrizione risulterà, supponghiamo, manifesto a ba-
stanza, che, se pur v’ha fra gli uccelli un genere d’ani-
mali al quale possa con qualche apparenza di ragione-
volezza competere il nome d’uccello-pesci, debb’ essere
al certo quello, di cui si sta qui trattando presentemente,
preso insieme col genere successivo.

Specie I. Aptenodite del Chili, o anche il Monco del Chi-
li
. (A. Chilensis di Gmelin – A. Molina di Latham: fr. le
Manchot du Chilì:
ted. der Kilianische Aptenodytes?
ing. the Chilian Aptenodytes?). – Questa specie, indi-
gena del Chili, non è nota ancora per altra via, fuorchè
soltanto per la invero troppo incompleta descrizione da-
tacene dal Molina, alla quale chi volesse attenersi, non
potrebbe se non collocare piuttosto fra i Penguini l’uc-
cello, di cui qui trattasi, di quel che riguardarlo come
specie attenente, o al presente genere delle Aptenoditi o
de’ Monchi, o a quello non ha guari stabilitosi degli Sfe-
nischi (Sphénisques de’ Francesi).

Specie II. Aptenodite di Chiloe, o anche il Monco di
Chiloe
(A. Chiloensis di Latham – Eudyptes Chiloen-
sis
di Vieillot: fr. le Manchot de ChiloéM. Qué-
chu:
ted. der Chiloësische Aptenodytes? ing. the Apte-
nodytes of Kiloé?
). – Questa specie è tutta quanta ri-
vestita per di sopra di piume lunghe, folte molto ed ad-
densate, leggermente increspate e d’un color grigio di
cenere, le quali per di sotto dell’ individuo riescono invece
bianchiccie.

[Seite 317]

Pretendono alcuni che gli abitanti dell’ isola Chiloe,
lungo le Coste della quale vive indigeno quest’ uccello,
posseggano l’arte di filare le finissime e resistenti barbe
di tali sue penne e piume, e quindi di tesserne il filato,
traendone in fine tessuti, de’ quali poi valgonsi come og-
getti di vestito, e anche per altri diversi usi loro econo-
mici, o di lusso.

Specie III. Aptenodite della Terra de’ Papus, o an-
che il Monco de’ Papous; (A. Papua di Latham: fr. le
Manchot Papou:
ted. der Papuanische Aptenodytes?
ing. the Papous-aptenodytes?). – Questa specie ha per
di sopra la piuma di un color nero volgente al turchi-
niccio, colla testa, al pari del collo, d’un colore più ca-
rico, e con ampie sopracciglia bianche, che distendonglisi
sull’ occipite ed anche molto più in giù; le rettrici, o
piuttosto le sete, che tengono qui il luogo delle rettrici,
ne sono disposte scalarmente o per serie distinte, le più
lunghe rimanendone situate nel mezzo; per di sotto poi
la piuma ne riesce bianca; il becco n’ è lunghetto anzi
che no, la mandibola inferiore alcun poco più corta di
quello che non sialo la superiore, amendue però di co-
lor rosso; negli occhi, l’iride n’è o gialla, o rossa, lo
che succede eziandio de’ piedi; la membrana natatoria ne
è di color nericcio, come nerastre ne sono del pari le un-
ghie. La statura ne giugne fino a ventotto pollici.

È dessa indigena dell’ isole diverse facenti parte della
Nuova Guinea.

Specie IV. Aptenodite maggiore, o anche il gran Monco
(A. Patachonica di Latham – e per quanto è da cre-
dersi, anche dell’ Autor nostro, che volle chiamarla Ap-
tenodytes Patagonica,
come chiamolla anche Gmelin
Eudyptes Patachonica di Vieillot e di Buffon: fr. le
grand Manchot
le Manchot des îles Malouinesle
[Seite 318] Manchot de la Nuovelle Guinée: ted. der grosse Fett-
taucher – grosse Aptenodytes?
Patagonische Ap-
tenodytes?
– ing. the greatest Aptenodytes?). – Que-
sta specie ha per di sopra la piuma d’un colore grigio
di cenere scuro, ma con questo di più, che ogni piuma
ne termina azzurrognola all’ apice; la testa, il collo e il
sottogola, ne sono di color bruno carico; a’lati della bocca
porta essa un paro di baffi, o mustacchi, in complesso
gialli, ma orlati di nero; per di sotto poi riesce bianca;
la mandibola superiore ne termina in una punta di color
giallo, mentre l’inferiore, tutta quanta di color giallo
rancio, finisce per farsi nera all’ estremità; negli occhi,
l’iride ne riesce di color bruno carico, e i piedi ne sono
neri affatto. La statura può giugnerne perfino a quattro
piedi. La femina distinguesi così in generale dal maschio,
in forza soprattutto de’ colori sempre più smontati, o meno
vivaci, della sua piuma.

È dessa indigena tanto delle isole Falkland, o Maloui-
ne, quanto anche di qualche altra località nell’ Oceano
australe e nel mare del Sud.

GENERE VI. Sfenisco (Spheniscus di Brisson: fr. Sphé-
nisque:
o anche Manchot à bec tronqué – o le petit
Manchot:
ted. Flossentaucher: ing. Spheniscus?). Gli
uccelli di questo genere, che Brisson volle stralciare, come
molti più recenti Ornitologisti vi consentirono, da’ Monchi
o dalle Aptenoditi (Aptenodytesles Manchots dei
Francesi), co’ quali andarono gran pezza confusi, hanno
per caratteri generici distintivi, il becco compresso, o
schiacciato, dritto ed irregolarmente solcato presso alla sua
base, colla mandibola superiore incurvata alla punta,
mentre la inferiore ne termina come troncata all’ apice;
ossi hanno poi le narici esterne coperte, e situate circa
alla metà del becco.

[Seite 319]

Specie I. Sfenisco del Capo di Buona Speranza, o an-
che lo Sfenisco demerso (S. demersus – già prima Ap-
tenodytes demersa
per molti, e fra gli altri, per lo stesso
Autore di questo nostro Testo, specie ultima degli uccel-
li: fr. le Sphénisque tachetèle S. à bec tronqué des
Hottentots
le petit Manchotle Manchot du Cap
de Bonne Espérance
le M. des Hottentots: ted. der
Capische Flossentaucher?
– e già prima, der Capi-
sche Fettgans
Capische Pinguin: ing. the Cape’ s
Spheniscus?
). – Questa specie ha la piuma per di sopra
nera in complesso, e per di sotto poi bianca, ha di co-
lor bruno il becco, con una striscia bianca nel mezzo;
ne’ maschi le sopracciglia sono bianche affatto, ma il sot-
togola ne riesce di color nero, con di più nera anche
una linea che, a cominciare dal petto, stendesi loro fin
sulle parti laterali dell’ abdomine.

È dessa indigena particolarmente de’ paesi circonvicini
al Capo di Buona Speranza, ove pone il nido nelle rupi
più basse. L’individuo suole intopparsi di frequente quando
vuol procedere di passo co’ piedi, e spesso se lo vede a
strascinarsi, quasi direbbesi, a quattro zampe.

Specie II. e altre successive, delle quali, come non an-
cora note a bastanza, ci terremo qui paghi per ora di far
conoscere semplicemente i nomi e le sinonimie. Sfenisco
antarctico
(S. antarcticus: fr. le Sphénisque antarcti-
que
– e già prima le Manchot antarctique).

Specie III. Sfenisco dalla collana (S. torquatus
– probabilmente già Aptenodytes torquata di Sonnerat:
fr. le Sphénisque à collier – e già prima le Manchot
à collier de la Nouvelle Guinée
).

Specie IV. Sfenisco Magellanico (S. Magellanicus:
fr. le Sphénisque Magellanique – e già prima le Man-
chot Magellanique
).

[Seite 320]

Specie V. Sfenisco saltatore (S. saliens: fr. le Sphé-
nisque sauteur
– e già prima le Manchot sauteur – le
M. huppé de Sibérie
). – N. del T.



Blumenbach, Johann Friedrich. Date:
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