Table of contents

[binding_recto] [interleaf] [interleaf] [interleaf]

COLLEZIONE
di
Manuali
componenti una
ENCICLOPEDIA
di
Scienze Lettere ed Arti Scienze Naturali

[titlePage_recto]
[titlePage_verso]
[titlePage_recto]
MANUALE
DELLA
STORIA NATURALE
RECATO IN ITALIANO
sull’ undecima edizione tedesca pubblicata in Gottinga nel 1825
DAL
Dottor C.G. Malacarne
coll’ aggiunta d’importanti sue note
e corredato
di molte emende ed ampliazioni
comunicate nel marzo 1826 dallo stesso autore
e dal prof. hausmann
VOLUME VI
Milano
PER ANTONIO FONTANA
M.DCCC.XXX
[titlePage_verso]

AVVERTIMENTO
DEL
VOLGARIZZATORE

[[I]]

Se in fondo abbia io, col presente volgarizzamento del Ma-
nuale Blumenbachiano della Storia Naturale, sfigurato il Testo,
deluso l’aspettazione degli Associati all’ Opera, e tradito gl’ in-
teressi degli Editori, spetterà ad altri, a me non già, il giu-
dicarne; sebbene, a dir vero, ripugni troppo al consentirvi
l’animo mio, conscio della decisa intenzione, che m’ ebbi pur
sempre, di fare almeno, quanto al primo, tutto quel meglio,
ch’ io mi sapessi, per appagar poi, così gli uni, come gli altri.

Comunque per altro, adoperandomi nel lavoro, possa essere
io riuscito in tale mio intento, m’ è pur forza sclamarne col
Venosino:

. . . . . . . . . . . . . . Amphora coepit
Institui; currente rota cur, urceus exit?

e confessar poscia ingenuamente, che, colle ben molte Note,
ed Aggiunte da me fatte al Testo originale, soprattutto in ri-
guardo al Regno minerale od inorganico, onde portarlo a li-
vello colle più recenti scoperte, e ridurlo ad un tempo uni-
forme ed equabile in tutte le sue parti, lunge che mi potesse
venir fatto di contenermi ne’ limiti, che all’ Opera intiera
aveano da bel principio creduto gli Editori di potere assegna-
re, siccome fecero dessi, compatibilmente però appunto con tali
proposte Note ed Aggiunte, co’ loro Manifesti a stampa del 1.°
e de’ 15 Maggio 1826; allorchè trattossi di pubblicarne il già
molto vistoso precedente volume V, che pure non era l’ultimo,
pensai di dovere, coll’ Avvertimento, che lo precede, assumere,
in conto mio proprio, ogni analoga responsabilità, sgravandone
al tutto, per quanto in me stasse, i medesimi Editori, ai
quali mi professo anzi riconoscentissimo per la veramente ami-
chevole fiducia, che vollero in me riporre, e per non aver
[[II]] essi ulteriormente insistito1, come il poteano esigere, e come
lo spirito di maggiore economia nelle spese avrà loro, forse, e
non senza ragioni molto plausibili, suggerito benissimo, nel-
l’indurmi a lasciar da parte nel volume VI, che oggi compari-
sce alla luce, ogni ulteriore ampliazione, meno che assoluta-
mente imprescindibile.

Ma il peggio si è, che, riuscito già, come ben si vede que-
sto Volume di mole anche superiore al precedente, non è per-
ciò che il Testo originale siane compiutamente esaurito, da
che ne rimane, non per anche tradotta, l’intiera Sezione XVI,
che tratta di proposito de’ Petrefatti, o de’ Fossili più propria-
mente detti (ing. the extraneous Fossile); Sezione, che, seb-
bene sia in oggi divenuta importantissima in riguardo alla Geo-
gnosia, può quasi considerarsi come al tutto straniera alla Orit-
tognosia, o almeno come appartatane, e riferentesi effettiva-
mente, meglio forse alla Zoologia, che non a qualsivoglia altra
parte della Storia naturale. Ora, siccome, a malgrado di quan-
to, in relazione a’ Fossili spettanti a’ singoli terreni, o, par-
lando più precisamente, alle Roccie terziarie e alle secondarie,
si è già detto nel presente VI volume dalla pag. 249 alla 287
nel mio sunto del Quadro dato, appunto di tali Roccie, dal-
l’inglese sig. H.F. De-la-Bèche, sta pur sempre l’impegno da
me preso alla precedente pag. 107, di offerire agli studiosi ap-
passionati per la Geognosia quella traccia, che possa loro ba-
stare, delle Tabelle proposte ultimamente dall’ illustre Brongniart
pe’ Corpi organizzati, che giovar possono alla più esatta deter-
minazione de’ singoli Terreni, giusta la recente distribuzione
da lui fattane, e della quale mi sono ingegnato di dare io
pure un Saggio, che stendesi dalla pag. 51, fino alla pag. 106
dell’ attuale Volume, nè potrei mantenere la parola, se non
traducendo la porzione rimanente del Testo, che, così cre-
sciuta, ingrosserebbe troppo a dismisura questo Volume, ch’ è
oggimai, anche senza di ciò, il più grosso di tutto il Manua-
le, perciò penso, che possa essere più spediente il soprassedere
[[III]] per ora ad un così fatto lavoro ulteriore, del quale per altro
non desisterò dall’ occuparmi, onde, quanto più presto mi sarà
fattibile, l’Opera non abbia a riuscire imperfetta, almeno,
per chi ne desideri il compimento.

Ritenendo poi, che il presente Manuale Blumenbachiano
della Storia Naturale, aumentato, com’ è ora, in tante sue
parti, siccome vedesi anche in questo stesso volume VI, ove,
oltre alle numerosissime altre aggiunte, tutte più o meno es-
senziali od importanti, una ne fu fatta di buone 238 pagine
sul semplice argomento delle Roccie, de’ Terreni, e delle For-
mazioni geognostiche, quando sarà completato colla porzione,
che pur tuttavia ne manca, com’ è detto qui poco sopra, e
ricco, siccome trovasi, presentemente di un infinito numero
di sinonimie nelle diverse e principali lingue colte d’Europa,
e di quante più località nostrali si poterono raccogliere degli
oggetti singoli: ritenendo, io diceva, che questo Manuale,
così complesso ed esteso, non sia per riuscire utilizzabile
comodamente, all’ occasione, a quel modo, che però sarebbe
da augurarsi, se non col soccorso d’un Registro, d’un Re-
pertorio generale, o d’un Indice alfabetico di tutta quanta
l’Opera; Indice, che, promesso già fino da bel principio, e
comunque laboriosissimo, stommi pure oggimai da un pezzo
redigendo, ma che non potrà essere ultimato, per cominciarsene
poi la stampa, se non soltanto ad opera completa: sono entrato
nella determinazione d’appigliarmi all’ unico partito, che in
fatto rimanga a mia disposizione, per combinare ogni cosa
plausibilmente, riserbandomi di pubblicare quanto prima sul
bel principio di un VII ed ultimo volume, in forma d’Appendice,
che già rendeasi imprescindibile per fornire l’Indice generale al-
fabetico, naturalmente desideratissimo, di tutto questo Manuale
Blumenbachiano, la preaccennata Sezione XVI, che ancor ne
manca, comprendente i Petrefatti, ossiano i Corpi organizzati fos-
sili, colla aggiunta eziandio delle promesse Tabelle del Brongniart.

Un riflesso per altro di somma rilevanza mi s’ affaccia ora
alla mente appunto sovra questo proposito, ed è, che troppi
degli Associati al presente Manuale, chiamandosi per avventura
stancheggiati soverchiamente dagli occorsi ritardi e prolunga-
[[IV]] menti, ne volessero male, ad un tempo, a me, che so pure
d’aver fatto sempre quel meglio che mi sapessi fare, e agli
Editori, che, in me confidando pienamente, potrebbero di
leggieri venirne accusati d’avere abusato d’indulgenza a mio
riguardo; nè io sarei uomo da soffrire indolentemente, che
questi ultimi di tale loro indulgenza per me avessero poi alla
perfine ad essere puniti nell’ interesse; quindi è che, senza
esimermi dal procedere nel lavoro fino all’ intiero compimento
della Sezione XVI e dell’ Indice alfabetico generale, non lascerò
cominciare la stampa di questa residua parte, se non nel pros-
simo venturo mese di giugno; epoca per la quale i signori
Associati, che per caso non fossero contenti del qui ora da
me proposto spediente, potranno aver fatto pervenire agli Edi-
tori le loro rispettive proteste contro alla continuazione delle
loro associazioni; mentre, quando queste proteste riuscissero tal-
mente numerose da recare ad essi un danno troppo riflessibi-
le, o quando, comunque, a quell’ epoca i medesimi signori
Editori non intendessero d’intraprendere eglino in conto pro-
prio la stampa e la pubblicazione dell’ anzidetta Appendice, sono
disposto ad esonerarneli affatto, e ad assumerne poi, a pieno
mio rischio e pericolo, oltre alla fatica, anche la spesa, ulte-
riormente occorrenti; mentre non saprei consentire, che i pos-
seditori de’ primi sei volumi, vogliosi d’aver l’Opera intiera,
e gli apprezzatoti del mio, qualch’ esso siasi lavoro, avessero
a rimanerne in difetto per colpa mia concorrentevi.

CLARO-GIUSEPPE Dottor MALACARNE

MANUALE
DI
STORIA NATURALE SEGUITO
DELLA
SEZIONE DUODECIMA COLPO D’OCCHIO

[Seite 5]

sulle più rimarchevoli Roccie o Sostanze mine-
rali miste o complesse, qui contemplate in for-
ma d’Appendice aggiunta dall’ Autore del Testo
alla Sezione XII del di lui Manuale originale,
ove trattasi delle Pietre e de’ Minerali terrosi.

§ 244

Abbiamo in fino ad ora trattato delle Pietre
e delle Terre, riguardandole sempre unicamente
come altrettanti Minerali omogenei o meccanica-
mente semplici; ma, da poichè ci accade bene
spesso d’abbatterci anche in altre sostanze mine-
rali, del pari terrose, e petrose o litoidee, i
[Seite 6] principii prossimi delle quali, sebbene tra di loro
di Specie diversa, e talora differenti affatto per-
fino in riguardo al Genere, cui dessi rispettiva-
mente appartengono, pure rinvengonsi insieme
misturati in una maniera che, mentre riesce va-
ria molto nelle masse o negli individui diversi,
è però costante e determinata nelle masse o ne-
gli individui, che ne risultano in ultima analisi
identici, e costituenti ammassi talora vistosissimi,
e letti o strati (ted. Gebirgslagern) più o meno
possenti ne’ differenti Terreni, perciò diventa im-
portantissimo, soprattutto per ciò che può riguar-
darne alla parte geognostica della Mineralogia,
l’ordinare in una forma sistematica anche questi
così fatti minerali complessi, o composti di pa-
recchie Specie eterogenee di sostanze minerali ad
un tempo; misture naturali che usasi in oggi
quasi universalmente di contraddistinguere col
nome particolare di Roccie (SaxaPetrae he-
terogeneae:
fr. les Roches: ted. die Gebirgsarten
FelsartenGesteine: ing. the Rocks).

§ 245

Vogliamo per altro limitarci qui ora a quelle
unicamente di tali Roccie, o di tali Sostanze mi-
nerali complesse, che, serbando pur sempre co-
stantemente un determinato rapporto di mistura,
formano di per sè gli intieri ammassi, i filoni,
i banchi, i letti o gli strati ne’ vari così detti
[Seite 7] Terreni, ne’ quali naturalmente rinvengonsi, e
fatta eccezione di quell’ altre, nelle quali soltanto
di rado succede che un qualche pezzo o cristal-
lo, e questo anche talora isolato, d’una deter-
minata sostanza orittognostica trovisi infisso e
concresciuto dentro ad un’ altra sostanza minerale
petrosa, affatto da quella differente, come n’ è
precisamente, tra gli altri ben molti, il caso di
que’ cristalli di Quarzo jalino, a cagion d’esem-
pio, che da quando a quando emergono natu-
ralmente impiantati nelle cripte, nelle geodi o
nelle cavità, che osservansi per entro al marmo
di Carrara; fatto che non mancammo di notare
già alla pag. 514 del precedente Volume V del
presente nostro Manuale: e come se ne rinnova
il caso eziandio ogniqualvolta succede, che nelle
cavità, nelle geodi o nelle cripte d’una roccia
di formazione antica molto, siasi infiltrata, o co-
munque depositata una qualche altra sostanza mi-
nerale, od orittognostica, spettante ad una forma-
zione in confronto di gran lunga più moderna,
come succede, per esempio, quando la Calce
sedimentaria od incrostante (Kalksinter) rin-
viensi nelle cavità delle Lave scoriacee terrose
(Erdschlacken), o d’altre Lave porose (Laven)
e simili1.

§ 246

[Seite 8]

Queste sostanze minerali complesse o compo-
ste, propriamente dette Rocce (fr. les Roches: ted.
[Seite 9] die Felsarten: ing. the Rocks), quando non si
considerano che in pezzi staccati, e Terreni poi
(fr. les Terrains: ted. die Gebirgsarten), quando
[Seite 10] sono considerati in posto ed in masse vistose mol-
to, a norma della varia loro mistura, e del di-
verso modo di loro composizione, possono ripar-
[Seite 11] tirsi nelle seguenti tre classi principali, vale a
dire:

A) In Rocce, Masse di rocce o Terreni, nei
[Seite 12] quali i differenti elementi prossimi, o le diverse
parti integranti (Gemengtheile) si sono in ori-
gine precipitate a un tratto, o nella medesima
[Seite 13] epoca di deposizione, dal fluido primordiale in cui
stavansi disciolte, com’ è stato di già accennato
ne’ precedenti §§ 227 e segg., alla pag. 8 e suc-
cessiva del nostro vol. V, e cristallizzate poi in-
sieme, e concresciute quasi l’una coll’ altra, senza
alcun estraneo cemento, che serva loro di pasta
collegante fondamentale; sicchè i pezzi staccatine
e tratti a politura ne rammentano, più che al-
tro, quasi un lavoro a mosaico, come veggiamo
succedere ne’ così detti Graniti;

B) In Roccie o Terreni, ne’ quali alcuni pezzi
o frammenti, quasi chi dicesse isolati, di certe
sostanze minerali, riescono insieme agglutinati
mercè d’un’ altra sostanza minerale petrosa, per
lo più differente, che serve loro come di glutine,
[Seite 14] di cemento o di pasta principale, come accade
ne’ Porfidi;

C) E finalmente in Roccie o Terreni, ne’ quali
una vistosa copia, o massa stipata di grani, pezzi
arrotondati o ciottoli, scorgesi del pari tenuta in
assetto, consolidata insieme, e costituita in una
massa sola petrosa, mercè d’una materia diversa,
che le serve di glutine, di pasta o di cemento,
come accade nelle così dette Breccie, nelle Pud-
dinghe, ne’ Conglomerati, nell’ Arenarie e simili.

Nelle due prime di tali classi gli elementi mec-
canici, i principii prossimi o le parti integranti
delle Roccie o de’ Terreni, che ne risultano, do-
vrebbero avere tutte quante una origine contem-
poranea, o derivare dall’ epoca medesima di for-
mazione; mentre al contrario nelle Roccie o nei
Terreni della classe terza, ma per lo meno poi
nelle Breccie propriamente dette, i grani, i pezzi
arrotondati od i ciottoli, onde sono desse com-
paginate, debbono avere una origine, od appar-
tenere ad un’ epoca di formazione anteriore a
quella in cui formossi la materia, ch’ è poscia
sopravvenuta ad agglutinarli insieme, o a servir
loro di pasta o di cemento.

§ 247

Io mi sono poi anche ingegnato di ripartire
sempre, in quanto almeno ciò riescisse fattibile, le
singole Specie principali (Hauptarten) di Roccie
[Seite 15] nella seguente maniera, vale a dire:

a) In Specie tipo, o Specie propriamente detta
(eigentliche Art); e tale sarà quella, che risul-
terà pura affatto, e non composta se non unica-
mente di que’ tali elementi o principii prossimi,
che entrano come necessarii od essenziali nella
sua composizione; e quindi chiamerò, a cagion
d’esempio, Granito propriamente detto (eigen-
tlicher Granit
), quel Granito che troverò essere
unicamente composto di Feldspato, di Quarzo e
di Mica;

b) In false Specie (Afterarten); e come tali
riguarderò quelle Roccie, nelle quali all’ uno o
all’ altro degli elementi essenziali, o de’ principii
prossimi necessarii, troverò che sia stata sosti-
tuita una qualche sostanza estranea, od un prin-
cipio affatto straniero alla loro composizione;

c) In Specie complesse o sovraccomposte (ue-
bermengte Arten
); e considererò come tali quel-
le, nelle quali, oltre a’ loro principii prossimi,
od elementi essenziali e necessarii, riscontran-
sene anche alcuni altri, quasi chi dicesse sopran-
numerarii;

d) In Sottospecie, Mezze specie o Semispecie
(Halbarten); e riterrò per tali quelle, nelle
quali manca l’uno o l’altro degli elementi es-
senziali, o de’ loro principii prossimi necessarii,
senza che siavi stata sostituita alcun’ altra sostanza
soprannumeraria, o straniera alla propria loro com-
posizione.

[Seite 16]

Dietro a così fatti nostri principii, ecco qui ora
quale siasi lo schizzo, che proporrei, per tesserne
un quadro generale della distribuzione delle Roc-
cie, o sia delle Sostanze minerali composte o
complesse:

A) Roccie, o Sostanze minerali complesse, risul-
tanti composte di principii prossimi, o d’ele-
menti essenziali originariamente concresciuti
gli uni cogli altri.

SPECIE 1. Granito (Granites: fr. le Gra-
nite:
ted. der Granit: ing. the Granite). –
Questa Roccia rinviensi generalmente in grandi
e vistose masse in posto nelle montagne, o
per meglio dire, ne’ terreni, che ritengonsi pri-
mordiali o primitivi, sebbene qualche volta in-
contrisi anche, come chi dicesse, stratificata in
banchi possenti; varia però dessa sommamen-
te, così in riguardo della compage e della gra-
na, che può esserne più o meno grossolana, o
più o meno fina, come in riguardo alla propor-
zione disuguale de’ principii che concorrono es-
senzialmente nella sua composizione, come final-
mente in ragione della maggiore o minore so-
dezza o freschezza della grana, e via discorrendo.

a) Granito propriamente detto, o anche il
Granito orientale, la Sienite, la Sinaite
ec.
(Syenites1 di PlinioPyrrhopoecilos: fr. le
[Seite 17] vrai Granitele Granite orientalle Gra-
nite proprement dit
la Syénitela Sinaï-
te:
ted. eigentlicher GranitSyenitSinaït
– volgarmente Heidestein, ed anche Brocken-
[Seite 18] stein nell’ Harz – Geissstein, ed anche Geiss-
bergerstein,
o finalmente Giessstein nella Sviz-
zera – Sandstein nell’ Erzgebirge Sassone –
Grindgebirge nel Voigtland – ed altrove poi in
Germania Granez, Crenstein, Grenstein, e Kaz-
zenstein:
ing. the true Graniteoriental Gra-
nite
Syenite, ec.); constar debbe questa Spe-
cie, qui figurante, per così dire, la Specie tipo,
giusta quanto accennammo di già poco sopra,
unicamente di Feldspato, di Quarzo e di Mi-
ca, come n’ è precisamente il caso nel così detto
Granito orientale, o Granito d’Egitto, o Gra-
nito rosso antico,
o anche Granito rosso delle
guglie;
e tale si è riconosciuto esser pure quel fa-
moso enorme Trovante, o smisurato masso erra-
tico, che rinvennesi in una palude presso al
Golfo di Finlandia, e che, comunque non pe-
sasse meno di tre milioni di libbre, fu ciò non-
dimeno trasportato fino a Pietroburgo, perchè
avesse a servirvi di base alla statua del famoso
Autocrata delle Russie, Pietro il Grande1.

Il così detto Petunzè (Pe-tun-tse) de’ Chinesi,
[Seite 19] che è uno degl’ ingredienti principali della loro
superba porcellana, debb’ essere del pari un Gra-
nito propriamente detto, in cui il Feldspato la-
minoso sia alquanto alterato, o trovisi in uno
stato d’incoata decomposizione.

b) Falso Granito (fr. le faux Granite: ted.
der Aftergranit: ing. the untrue GraniteAf-
tergranite
); di tal fatta è, per esempio, quella
qualunque Roccia di compage granitoidea, ma
nella quale, mentre esistonvi pur sempre costan-
temente gli altri due principii prossimi necessarii
del Granito, vale a dire il Quarzo ed il Feld-
spato, alla Mica è poi sostituito l’Anfibolo o sia
l’Orniblenda; e quindi è che in fatto parecchie
sorta o varietà de’ tanti così detti Graniti anti-
chi
sono da connumerarsi tra i falsi Graniti; ma
però non può essere lo stesso mai della vera
Sienite.

c) Il Granito complesso o sovraccomposto (fr.
le Granite surcomposé: ted. uebermengter Gra-
nit:
ing. the complex Graniteover-compoun-
ded Granite
); e tale si è quello, a cagion d’e-
sempio, nella composizione del quale, oltre al
Feldspato, al Quarzo ed alla Mica, che ne sono
i principii prossimi essenziali, scorgonsi entrare
eziandio, in una proporzione più o meno vistosa
e ragguardevole, ora l’Orniblenda o l’Anfibolo
come s’ è detto, ora lo Scorlo nero o la Tor-
mallina comune in istanghette cristalline (Stan-
[Seite 20] genschörl
), ora i Granati, ora il Corindone la-
minoso o lo Spato adamantino (Demantspath),
ora lo Stagno ossidato (Zinnstein), ora il Ferro
magnetico (magnetischer Eisenstein1), e via di-
scorrendo.

d) Semi-granito, od anche talora il Grani-
tello
(fr. le Pseudo-granitele Granitelle:
ted. der HalbgranitRapakivi degli Svezzesi);
e tale si è, a cagion d’esempio, quella foggia
di Roccia granitosa o granitica, nella composi-
zione della quale non entrano essenzialmente, se
non soltanto il Feldspato e l’Anfibolo o l’Or-
niblenda; nel qual caso poi, a misura che vi
predomina quest’ ultimo principio sul primo, che
ne apparisce più fina la grana, e che la mistura
ne riesce più intima, la Roccia, in riguardo al-
meno all’ aspetto suo orittognostico, passa a quel-
l’altra, che i Tedeschi usano chiamare Grünstein
[Seite 21] (Pietra verde), sebbene dessa non sia sempre ver-
de, e che noi denomineremo più volontieri alla
moderna, Diabase o Diorite (fr. la Diabase
la Dioritela Roche amphibolique: ing. the
Greenstone
), di cui è stata già fatta menzione,
parlando del Basalte, come Specie orittognostica,
a pag. 403 e segg. del precedente nostro vol. V.:
o quando non v’ entrano per componenti, se
non il Feldspato e la Mica, e tale si è poi ap-
punto, trall’ altre, quella bella Roccia del Mar
Bianco, che, comunque rara, pure suole scor-
gersi talvolta nelle meglio fornite collezioni mi-
neralogiche contrassegnata col nome di Avventu-
rina feldspatica, o con quello di Feldspato-av-
venturina (fr. le Feldspath-avanturine: ted. der
Aventurinspath
Feldspath-avanturino: ing.
the Venturine-spar?); Roccia ch’ è già stata da
noi ricordata in una Nota al Feldspato adularia,
appiè della pag. 295 e seg., nello stesso nostro
precedente vol. V.

Abbiamo noi pure dovizia somma, e forse invidiabile,
così di Graniti, conosciuti a Milano sotto il nome vol-
gare di Migliaroli, come d’altre Roccie granitiche, alle
quali dannosi i nomi triviali di Sarizzi, Sarizzetti ec., an-
che in posto e, non contando i Trovanti, ad una non gran
fatto calcolabile distanza dalla Città, e de’ quali si po-
trebbe agevolmente crescere ancora di molto il commer-
cio utile, che se ne fa già in parte coll’ Italia più bas-
sa, la quale ne manca quasi onninamente; e di tal fatta
sono principalmente: 1.° il superbo Granito rosso di Ba-
[Seite 22] veno, analoghissimo al Granito antico orientale rosso;
2.° il Granito rosso di Melano, e d’altre parecchie lo-
calità del Luganese, Canton Ticino nella Svizzera, che
somiglia molto a quello di Baveno; 3.° il Granito rosso
Plutonico, o Tifoniano che siasi, sovrapposto alla Calca-
rea conchiglifera in molte parti del Tirolo, ed indicatoci
non ha guari dal giustamente celebre e benemeritissimo
Naturalista, l’altre volte citato amico mio signor conte
Giuseppe Marzari-Pencati di Vicenza, I.R. Consigliere
ed Ispettor generale montanistico nelle Provincie Venete;
4.° il Granito grigio e perfetto di Fariolo, vicinissimo di
ubicazione a quello di Baveno; 5.° l’altro Granito gri-
gio (se pure non fosse per avventura meglio detto il falso
Granito, o il Granito a Feldspato alterato, con Talco? e
Litomarga?) di Montorfano sul Laghetto di Mergozzo
presso allo sbocco del fiume Toce nel Verbano, onde
stanno traendosi anche attualmente le colossali Colonne
destinate alla restaurazione dell’ incendiato famoso Tem-
pio di S. Paolo in Roma; 6.° il Granito grigio e per-
fetto, di grana varia, della Valle superiore al così detto
Paradiso de’ Cani presso ad Introbbio in Vallesasina, per
andare in Valle di Biandino; 7.° il Granito grigio di
grana minuta e compattissimo di S. Fedelino presso alla
Riva di Chiavenna sul Lario; 8.° la bellissima Diorite
(fr. DiabaseDiorite: ted. Urgrünstein?Wieni-
scher Syenit?
) di Miggiandone in sulla Toce, nella Valle
di Vogogna, Alto Novarese, Stati Sardi. 9.° L’altra Dio-
rite o Diabase granitosa ad un tempo e porfiroidea, com-
posta tutta quanta di grossi e bei cristalli prismatici d’Or-
niblenda o d’Anfibolo nero, collegati insieme mercè,
quasi direbbesi, d’un cemento di Feldspato bianco gra-
nulare, la quale rinviensi in posto, come ho di già ac-
cennato in una mia Nota alla pag. 233 del precedente no-
stro vol. V, in Valle Saviore nella Provincia di Bergamo;
[Seite 23] 10.° La Mimosite (fr. Mimositela Roche amphi-
bolique:
ted. Flötz grünstein), composta d’Anfibolo
nero, intimamente misturato col Feldspato grigio granu-
lare e con poca Mica, delle fucine d’Introbbio in Valle-
sasina; 11.° il Granitello, o Granito talcifero dell’ Orrido
di Bellano sul lago di Como; e 12.° finalmente, per
tacere di tanti altri, il Protogino, (fr. Protogyne
le Granitelle de Saussure) o sia quell’ altro Granito,
Granitello o falso Granito dell’ Alpi, quasi stratoso,
abbondantissimo di Feldspato bianchiccio, e nel quale
scorgesi, poco meno che costantemente, sostituito alla Mica
un Talco laminoso, com’ è quello, a cagion d’esem-
pio, delle Gallerie che incontransi lungo lo stradale del
Sempione, e come sono quelli eziandio dell’ Aiguille du
midi
sul Monte Bianco, del Monte Gran S. Bernardo,
del Monte Rosa, e via discorrendo. – Agg. del T.

SPECIE 2. Gneiss, o anche il Granito stra-
tificato di grana minuta,
e talora, sebben meno
acconciamente, il Granitello (fr. le Gneissle
Granite veiné – le Granite schistoïde
le
Granite feuilletè
le Granite stratifié – e le
Granitelle
per alcuni, ma a torto: ted. der Gneis
GneissKneissKneussGneuss
schiefriger Granit – e talora eziandio Gestell-
stein,
tutto che meno plausibilmente: ing. the
Gneiss?
) – Questa Roccia è composta de’ me-
desimi principii prossimi, ond’ è composto il per-
fetto Granito, col quale ha dessa il più delle
volte moltissima analogia, ed al quale effettiva-
mente passa talvolta, e soprattutto, per quello
[Seite 24] che taluni giudicano, allora quando può compe-
terle a buon dritto il nome di Granito venato
(fr. le Granite veiné), stato da Saussure com-
partito ad una Roccia particolare granitoidea stra-
tiforme, frequentissima nell’ Alpi, che altri de-
nominano ora più volontieri Protogino o anche
Granitello. Comunque però la cosa siasi, il vero
Gneiss è quasi sempre più o meno stratificato,
o affetta almeno una marcata tendenza alla stra-
tificazione; a tale che, spezzandolo verticalmente,
mostrasi talvolta, quasi chi dicesse, compaginato
di grosse fibre parallele; ciò non pertanto han-
nosene alcuni saggi, che si durerebbe fatica a vo-
lerli ritenere, nè per effettivamente stratificati, nè
per stratiformi; rinviensi desso soprattutto nei
così detti Terreni a filoni (ted. in Ganggebir-
gen
), e può riguardarsi come ripartibile in al-
trettante varietà o sotto-specie, quante già ne
marcammo per la Specie Granito.

SPECIE 3. Micaschisto, o anche lo schisto mi-
caceo
(Saxum fornacum erroneamente per taluni:
fr. le Micaschistele Schiste micacé: ted. der
Glimmerschiefer
Landschiefer nel Bannato –
Granitin per taluni – e per altri ancora Gestell-
stein,
che corrisponde precisamente al predetto Sa-
xum fornacum,
ma troppo male a proposito; men-
tre sotto un così fatto nome, sembra che sia da in-
tendersi piuttosto una Roccia talcosa fissile, apira
quasi affatto, o almeno resistentissima all’ intenso
[Seite 25] fuoco delle nostre fornaci o degli alti forni fu-
sorj: ing. the Mica-slatemicaceous Slate
micaceous Schist). – Questa Specie è essenzial-
mente composta soltanto di Quarzo con moltis-
sima Mica, e dimostrasi schistosa nella sua com-
page; è dessa una Roccia bene spesso minerife-
ra, e qualche volta contiene eziandio alcun poco
d’Allume (Soprassolfato d’allumina con potas-
sa). – Ve n’ ha una varietà, che, a motivo
dell’ uso, cui è specialmente destinata, di servire
alla costruzione delle parti le più essenziali del-
l’alto forno, o del forno fusorio, ove trattansi
le miniere ferree, vien detta latinamente Saxum
fornacum,
ed in tedesco poi Gestellstein; (se pure,
come accennammo di già qui sopra nella sino-
nimia, questa Roccia particolare non appartiene
piuttosto alle Roccie talcose, che non alle mica-
cee, delle quali qui trattasi positivamente).

Altra varietà, invero assai bella e pregiatissima,
di questo stesso Micaschisto o Schisto micaceo, si
è l’Avventurina, Roccia quarzosa di colore bruno
di cannella nel fondo, ma micante qua e là,
quando è tratta a politura lucida, per punti o
per ischeggie d’un bel giallo d’oro, che ci pro-
viene da Catherinenburgo in Siberia, dalla Spa-
gna ec.

Come una terza varietà poi del Micaschisto ri-
guardano taluni, e può forse a buon dritto rite-
nersi tale (quando pure non meriti di formar Spe-
[Seite 26] cie a parte), la così detta Itacolumite, o la Pietra
elastica
del Brasile (fr. le Grés élastique du Bré-
sil
le Grés fléxible du Brésilla Itaco-
lumite:
ted. der Itakolumitbiegsamer Wetz-
schiefer
biegsamer Quarzbiegsamer Sand-
stein
elastischer Sandschieferelastischer
Quarzschiefer
elastischer Chlorit-sandstein
– Gelenkquarz:
ing. the Itakolumite?), che sca-
vasi, trall’ altre sue località, a non molta di-
stanza da Villa Rica nella provincia di Minas
Geraes al Brasile nell’ America meridionale; pie-
tra molto curiosa, e circa alla quale potranno,
non senza profitto, leggersi volentieri, oltre a
parecchi altri scritti analoghi, e forse più recen-
ti, anche le indagini praticatene da Spix e da
Martius, come stanno descritte alla pag. 352, e
segg. della I. Parte del loro Viaggio al Brasile
(von Spix und von Martius Reise in Brasi-
lien
).

Finalmente ci resta da notare qui ancora, tra
i Micaschisti, quella Roccia granatifera che i Tede-
schi sogliono denominare Murkstein, la quale non
è altro precisamente, che un Micaschisto inlar-
dato di Granati cristallizzati, e nella quale scor-
gonsi in fatto disseminati, più o meno fini e pre-
gevoli, i Granati frequentissimi; Roccia questa ch’ è
quindi da ritenersi per un pretto Micaschisto gra-
natifero (fr. Micaschiste granatique).

[Seite 27]

B) Roccie complesse o miste, nelle quali i fram-
menti isolati, o le bricie più o meno distinta-
mente visibili di certe Sostanze minerali (in
ted.
einzelne Brocken von gewissen Fossilien),
sono, quasi come in una pasta, sparsi o dis-
seminati per entro alla massa principale della
Roccia, che serve a quelle di cemento, e che
le tiene poi riunite insieme in un solo tutto.

SPECIE 4. Porfido (PorphyritesSaxum
porphyreum
PurpuritesLeucostictos
Leptosephos: fr. le Porphyre: ted. der Por-
phyr:
ing. the PorphyryPorphyre). – In
questa maniera di Roccia, è soggetta a variare
moltissimo la pasta, o il cemento, che però spesso
n’ è un Petroselce (Hornstein: e quindi poi l’Horn-
stein-porphyr,
o il Porfido a pasta di Petrosel-
ce), ma che può essere, ora un’ Argilla indu-
rata (verhärteter Thon: e quindi hassi il Thon-
porphyr,
o sia il Porfido a cemento d’Argilla
indurata), ora un Trappo (Trapp: e quindi
hassi il Trapp porphyr, o sia il Porfido a base
di Trappo), ora la Pietra picea (Pechstein: e
quindi hassi allora il Pechstein-porphyr, o sia il
Porfido a cemento di Pietra picea), ora l’Obsi-
diana, e così via via discorrendo. In generale
sembrano i Porfidi appartenere bene spesso, e
anzi per lo più, come le Roccie precedentemente
descritte, e come forse alcune eziandio di quelle,
[Seite 28] che concorreranno a formare in complesso le no-
stre seguenti Specie 5 e 6, a’ così detti Ter-
reni di transizione,
o Terreni da filoni (Gang-
gebirgsarten
), e presentansi il più delle volte in
più o meno grandi ammassi in posto, quasi sem-
pre in massa compatta affatto amorfa, e romponsi
poi in cialde di forma al tutto irregolare; ta-
lora però accade d’incontrarne alcuni, che hanno
la forma piuttosto di sferoidi, di palle o di globi
imperfetti di varia grandezza. Possono dessi ri-
partirsi al solito, come abbiamo già indicato pei
Graniti, nel seguente modo cioè a dire: in

a) Porfido propriamente detto (eigentlicher
Porphyr
), e tale sarà quella foggia di Porfidi,
in cui il Feldspato, od anche l’Anfibolo o l’Or-
niblenda cristallizzati scorgerannosi più o meno
manifestamente sparsi o disseminati per entro ad
una delle varie sostanze, che accennammo qui
poco sopra come atte a formare la pasta, il ce-
mento o la massa principale de’ varj Porfidi.

Quello che si conosce in oggi universalmente
sotto il nome appropriatogli di Porfido antico, e
ch’ è realmente, tra gli altri, pregievolissimo, a
motivo della singolare sua bellezza, della molta
sua durezza e d’altre sue doti parecchie, rie-
sce in complesso di quel medesimo colore rosso
bruno, che è proprio della sua pasta o del suo
cemento, formato tutto quanto d’una materia pie-
trosa, o sia d’una sostanza o roccia (Gestein)
[Seite 29] petroselciosa, analoga in certo tal qual modo al
Diaspro, e per entro alla quale scorgonsi sparsi o
disseminati, in copia or maggiore ed ora minore,
alcuni piccoli frammenti di Feldspato compatto
bianchiccio, tinto leggermente in rosso da quella
stessa pasta, o da quel suo cemento rosso bru-
no, o veramente incontransi alcuni grani quasi
cristallini d’altro Feldspato, o anche d’Orniblen-
da nera. Le località principali di questo pregia-
tissimo Porfido rosso antico, sembrano dover es-
sere state il Basso Egitto, e l’Arabia petrea.

b) Il falso Porfido (fr. le faux Porphyre:
ted. der After-porphyr: ing. the untrue Por-
phyre
); e tale si è quello, in cui, a cagion d’e-
sempio, oltre all’ Orniblenda, veggasi lo Spato
calcareo sostituito a’ frammenti o a’ grani di Feld-
spato, siccome scorgesi talora in certe Roccie del
Vesuvio, che a torto, per quanto ci sembra, cor-
rono poi attorno sotto il nome di Lave compatte
appunto del Vesuvio, e circa alle quali c’ in-
trattenemmo già, quanto può per avventura ba-
stare, alla pag. 394 del precedente nostro vol. V.,
ingegnandoci di ricondurle piuttosto alla nostra
Specie Trappo (la 36 de’ Minerali argillosi), che
non consentire di lasciarle passar più oltre per
Lave compatte, mentre in fatto nol sono;

c) Il Porfido sovraccomposto (fr. le Porphyre
surcomposé:
ted. uebermengter Porphyr: ing.
the over-compounded Porphyre); e tale sarà, ge-
[Seite 30] neralmente parlando, quello, nella composizione
complessiva della pasta del quale entreranno più
di due differenti sostanze, o più che non due
soli elementi prossimi.

Così è, per esempio, di quella Trachite porfi-
ritica o porfiroidea dell’ Ungheria, che taluni co-
noscono sotto il nome tedesco di Graustein (Sa-
xum metalliferum
di De Born: fr. la Trachyte
porphyroïde
la Domitela Léucostine gra-
nulaire – la Tephrine endurcie
le Porphyre
trappéen:
ted. der Trapp-porphyrThon-
porphyr:
ing. the Trapp-porphyre, ec.), che ri-
sulta composta d’una pasta principale, o d’un ce-
mento d’Argilla indurata (vehärteter Thon),
in cui scorgonsi disseminati o sparsi l’Orniblenda,
il Feldspato, la Mica, e bene spesso anche il
Quarzo in grani; Roccia questa che abbonda,
trall’ altre sue località, die sono ben molte, se-
gnatamente nella bassa Ungheria, ove forma la
massa principalissima di quel Terreno a filoni
(das Hauptgangebirge), e serve di matrice (Mut-
tergestein
) alle ben molte e ricche miniere di
oro e d’argento, che ivi appunto esistono, e
che vengono con ragguardevole profitto esercìte1;

[Seite 31]

d) Il Semiporfido, o anche il Pseudoporfido
(fr. le Pseudo-porphyrele Demi-porphyre
l’Aphanite porphyroide?: ted. der Halb-porphyr:
ing. the half PorphyrePseudo-porphyre); e
come tale riterremo quella Roccia d’apparenza
porfiritica, nella pasta fondamentale, o nel ce-
mento della quale non iscorgerassi sparsa o dis-
seminata in grani, se non una sostanza sola; così
è, a cagion d’esempio, di quella bella e pre-
giata Roccia antica dell’ Egitto, in pieno di color
verde, che è conosciuta generalmente da’ Lapi-
darj italiani sotto l’incompetente nome di Ser-
[Seite 32] pentino verde antico,
la quale consta d’un ce-
mento di color verde di porro, il più delle volte
petroselcioso (Hornstein-porphyr), ma pure ta-
lora anfibolico, o di Grünstein (Grünstein-por-
phyr
Aphanit?), per entro a cui sono sparsi
o disseminati alcuni più o meno evidenti grani
o frammenti Feldspatici, che, in grazia d’una
tal quale loro mistione parziale colla pasta, di-
mostrano anch’ essi una leggiere tinta verdiccia
pallida.

SPECIE 5. Schisto porfiritico, o il Porfido
schistoso, lo Schisto petroselcioso
, o anche lo
Schisto corneo
(Schistus fissilis sonorusSchi-
stus corneus:
fr. la Pierre sonore porphyritique
le Schiste cornéen porphyritiquela Pierre
resonnante porphyritique
la Phonolite por-
phyroïde
la Léucostine compacte – e talora
l’Éurite sonore et schistoïde: ted. der Klingstein-
porphyr
Phonolith-porphyrPorphyrschie-
fer
Hornschiefer – Hornsteinschiefer, e si-
mili: ing. the KlingstonePhonolite-porphyre
– Hornslate,
e via discorrendo). – Il cemento,
la pasta o la massa fondamentale di questa ma-
niera di Roccia porfiritica o porfiroidea, suol es-
sere in pieno costituita da quella sostanza pe-
trosa, che considerammo già orittognosticamente
appunto sotto il nome di Fonolite, come Spe-
cie 35 de’ Minerali a base d’Argilla, alla pag. 389
e seg. del precedente nostro vol. V; ed in così
[Seite 33] fatto cemento, la compage del quale in massa
suole volgere più o meno sensibilmente alla schi-
stosa, o almeno alla schistoidea, per modo che
sfassi quasi in tavole, che riescono poi sonore in
conseguenza della percussione, scorgonsi qua e
là disseminati in bricie, od anche in piccoli grani
cristallini, ora il Feldspato, ed ora il Quarzo,
o simili altre sostanze.

Quasi poi precisamente il contrario di quello
che ha luogo, come accennammo, nella compo-
sizione delle Roccie appartenenti a questa nostra
Specie 5, succede in un’ altra, di compage an-
ch’ essa per lo più schistosa o schistoidea, cui suol
darsi ora il nome di Leptinite, o anche quello
d’Eurite schistosa (fr. l’Éurite schistoïdela
Leptinite:
ted. der WeisssteinGranulit
Namiesterstein, dal luogo ove, tra gli altri non
pochi, rinviensi in Moravia – ed Amausit poi, o
anche Glasurstein, giusta taluno, calcolandone però
unicamente la pasta od il cemento: ing. the Lep-
tinite?
Eurite-slate?); mentre in questa la
pasta fondamentale, che ne forma il cemento, è
un bell’ e buon Feldspato compatto in massa,
per entro a cui scorgonsi sparsi o disseminati
parecchi grani cristallini di Granati, e talora al-
cune laminette di Mica, di Talco, o altro, che
compartiscono alla Roccia in complesso un aspetto
porfiritico o porfiroideo.

[Seite 34]

C) Roccie complesse, o miste, e dette forse meglio
ancora
Roccie conglomerate, le quali constano
essenzialmente di grani, di frammenti, di
scheggie, di bricie, di sabbie, di rene o di
ghiaje, non stati per anche rotolati, o vera-
mente di ciottoli o pezzi stati già rotolati,
domi ed arrotondati in sugli spigoli, e deri-
vanti sempre da altre Roccie che loro preesi-
stevano, collegati, tenuti in sesto e, quasi
chi dicesse, impastati insieme, mercè d’un sem-
plice e scarso cemento, che non si può mai
dire ne formi la massa principale.

SPECIE 6. Breccia, o anche il Conglomerato
breccioso
(fr. la Brèchela Roche brèchi-
forme
le Traumatele Psammite: ted. die
Bresche
Brekzieder ConglomeratGrau-
wacke
ConglomeratTrummerstein
Trummergestein: ing. the SandstoneMilsto-
ne-grit
Conglomerateconglomerate Rock
GreywackePlum-pudding?) – Questa varia-
bile foggia di Roccie consta in generale di ciotto-
li, frantumi, o pezzi di forma affatto irregolare,
d’antiche Roccie impastate o collegate insieme in
un tutto rammentante, meglio che nessun’ altra
Roccia, quella che usiamo denominare Arena-
ria,
e talora Macigno, o Pietraserena, o an-
che Pietraforte e simili, mercè di un cemento,
che può essere, nelle diverse Breccie, di dif-
[Seite 35] ferente natura, come sono soggetti a variarne mol-
tissimo anche i frammenti di Roccie più antiche,
ovvero i ciottoli, che entrano a farne parte. Si suole
per altro richiedere, in una Roccia, onde chia-
marci in diritto di ritenerla per una Breccia pro-
priamente detta, che il cemento ne sia sempre
in massa compatta, e non dimostri mai alcuna
marcata tendenza alla compage sfogliosa, o schi-
stoidea, secondo che si suol dire parlando il lin-
guaggio scientifico.

Accenneremo qui ora le poche seguenti, come
quelle, tra le tante varietà delle Breccie, che ci
sembrano, più forse che non tutte quante le al-
tre, meritevoli d’essere, almeno così all’ ingrosso,
descritte e fatte conoscere:

a) La così detta Breccia verde d’Egitto; roc-
cia antica, bella e preziosa molto, che appari-
sce composta di frammenti e ciottoli di Feldspato
verde compatto (Feldstein), di Petroselce (Horn-
stein
), di Serpentino e d’Eliotropio, Elitropia
o Diaspro sanguigno, come si suol dire comune-
mente, sull’ esempio de’ Lapidarj italiani; tuttochè,
per quello che, non essendo desso un Diaspro, ne
lasciammo già travedere anche alla pag. 69. del pre-
cedente nostro vol. V., non gran fatto a buon drit-
to; e quindi poi ancora di Quarzo, di Baldogea
o Terra verde, e d’una tal quale Roccia sieniti-
ca, aggregati, coagmentati od impastati insieme,
mercè d’uno scarsissimo e sopraffino cemento,
[Seite 36] in una massa, che a prima giunta rammente-
rebbe, forse meglio che null’ altro, un Grün-
stein,
una Diabase, o una Diorite granitoidea di
grana piuttosto grossolana. – Di questa pregia-
tissima Roccia, che sembra ora doversi ascrivere
geognosticamente alla formazione della più antica
Arenaria, ed alla quale sono stati applicati in
questi ultimi tempi i nomi novelli e significativi
di Anagenite, di Traumate e di Breccia ana-
genitica dell’ Egitto (ted. das AEgyptische Ur-
fels-trümmergestein
Urfels-konglomerat), rin-
vengonsi in fatto anche presentemente rupi, sco-
gli e macigni, trovanti o pezzi erratici nella
Valle di Cosseïr, che è appunto nell’ Egitto, ed
hannosene poi, formati in tutto o in parte, parec-
chi monumeni d’arte, varj de’ quali veggonsi
nella famosa Villa Albani presso Roma, come
ne è un altro, ben degno d’essere da noi qui
citato, il Battisterio, o la Fonte Battesimale della
Chiesa cattedrale di Capua, e come n’ è un al-
tro ancora, famoso e ragguardevolissimo, quel ma-
gnifico Sarcofago, che nel museo Britannico si fa
vedere, non so bene con quanto dritto, sotto il
nome di Tomba d’Alessandro Magno, e come,
in fine, pare che ben molti restino per avventura
da rinvenirsene ulteriormente, così negli antichis-
simi Templi e Sepolcri, come nelle attuali Mo-
schee dell’ Egitto pur sempre, e delle regioni a
quel classico paese adjacenti e finitime. – (Il Trad.)

[Seite 37]

b) La Puddinga quarzosa vera, o il Pudding-
stone
degl’ Inglesi (fr. la Poudingue psammiti-
que:
ted. der Puddingstein); Roccia composta
essenzialmente di ciottoli arrotondati silicei, co-
me a dire di Focaja o Piromaco, di Selce (Horn-
stein
), di Quarzo, di Diaspro, d’Agata, di Fta-
nite o Schisto siliceo (Kieselschiefer) e simili,
insieme collegati, o sodamente agglutinati mercè
d’un cemento selcioso anch’ esso o quarzoso, per
lo più di colore grigio giallastro, in un tutto
rammentante, più che non altro, un’ Arenaria
(Sandstein), ma duro a un dipresso quanto possa
esserlo il Diaspro, e suscettibile anch’ esso di
bella politura lucida, offerente, allorquando è ta-
gliato in lastre piane, una selva di macchie ro-
tondeggianti contigue le une alle altre, e gene-
ralmente non distinte, se non in grazia delle in-
terpostevi altre macchie triangolari curvilinee, che
ne rappresentano il cemento o la pasta1. Le lo-
calità principali di questo Puddingstone sono nella
Scozia e nell’ Inghilterra, ove se ne fa un uso
grandissimo nelle costruzioni, ritenendovisi, come
il più bello di tutti, quello che scavasi presso a
S. Alban nell’ Hertfordshire:

[Seite 38]

c) La Breccia, od Arenaria rudimentaria, o
la Psefite, conosciuta qua e là sotto il nome
triviale di Terren morto, o sotto quello di Suolo
sterile,
e da’ Canopi tedeschi denominata quasi
universalmente das roth-todte Liegendes (fr. la Psé-
phite
le Grés rudimentairele Grés sté-
rile
l’Arkose molairele Sol mortle
Sol stérile:
ing. the lower red Sandstone); Roc-
cia, di cui la massa fondamentale suol essere il
più delle volte una vera Arenaria (Sandstein
Grés) formata di pezzi, grani, scheggie, e fram-
menti affatto irregolari e non arrotondati, di va-
rie Roccie quarzose o silicee, od anche argillo-
se, di Micaschisto (Glimmerschiefer), di Ftanite
(Kieselschiefer) e simili, più o meno salda-
mente tenute in sesto mercè di un cemento ar-
gilloso ricchissimo di Ferro ossidato. Questa Roc-
cia suole frequentissimamente incontrarsi nelle
scavazioni mineralurgiche poste immediatamente
al di sotto de’ letti stratificati secondarii (Flötz-
lage
); a tale che, per lo meno, sembrerebbe for-
mar dessa la porzione ultima inferiore di tali
letti, banchi, depositi o, come usasi ora di dire
alquanto più acconciamente, Terreni stratificati.
Spesso accade però eziandio, ch’ essa costituisca,
per la massima loro parte, alcune speciali e molto
estese formazioni nelle montagne, come avviene
nella Svizzera, ed anche altrove, di quell’ Are-
naria recente di grana grossa, che chiamano ora
[Seite 39] taluni Gomfolite (fr. la Gompholitela Pou-
dingue calcaire polygénique:
ted. die Nagelflue
– Nagelfluhe
der NagerfluhNagelstein
– Buchstein
Tuffstein?Wurststein ec.1):

d) La Breccia antica, detta generalmente il
Grovacco,
o anche la Grauwacfe, qua e là co-
nosciuta in Italia sotto i diversi nomi di Pietra
forte,
di Pietra serena, di Bardellone, di Pie-
tra bigia,
di Macigno, o finalmente d’Arenaria
antica,
o di Arenaria di transizione (fr. la
Grauwacke
le Mimophyrel’Arkose
la Psammitel’Anagénitele Traumate
le Grés micacéle Grés ancienle Grés
[Seite 40] des houilliéresle Grés-gris, ec.: ted. der
Grauwacke:
ing. the Greywakeold Sand-
stone
Millstone-grit, ec.); Roccia questa, l’im-
pasto complessivo della quale suol essere appunto
un’ Arenaria a cemento argilloso, per lo più gri-
gia di colore, e per entro alla quale scorgonsi
più o meno frequenti, più o meno vistose, più
o meno stipate, e più o meno tenacemente ag-
glutinate, molte parti, come a dire, grani, scheg-
gie, frammenti, bricie o simili, per lo più an-
golose ancora o non arrotondate, di Roccie quar-
zose o silicee, di Ftanite (Kieselschiefer), di
Fillade o Schisto argilloso (Thonschiefer), di
Mica, di Feldspato e simili. Questa maniera di
Rocce sembra passare a bastanza naturalmente alle
vere Arenarie (Sandstein), ed in particolar modo
a quella Arenaria, che occorre frammezzo a’ veri
Litantraci, e che quindi suole incontrarsi costan-
temente nelle Litantraciere, o ne’ Terreni da Li-
tantrace (fr. dans les terrains houillers: ted.
bey dea Steinkohlen flötzen), e che perciò ap-
punto si vuole contraddistinguere, col nome di
Arenaria de’ Litantraci (fr. le Grés des houil-
liéres
le Grés-grisle Psammite micacé:
ted. der Kohlensandstein), dalle altre Arenarie
più comuni e di formazione più recente (Flötz-
sandsteine
). – Molte, e frequenti quasi per tutto
nelle montagne, sono le località de’ veri Grau-
wacken;
ma, per non citarne qui ora più d’una,
[Seite 41] ci limiteremo a dire, che il vero Grauwacke
de’ Tedeschi forma uno de’ principalissimi Ter-
reni (Hauptgebirgsart) della Ercinia superiore
(Oberharz), dove racchiude ben molti e ricchi
filoni mineriferi (Erzgänge), e dove sembra for-
mar desso il passaggio (Uebergang), da’ Terreni
o dalle Roccie massiccie primitive, primordiali o
primigenie (UrfelsenUrgebirge), a’ Terreni o
alle Roccie stratificate o secondarie (Flötzgebirge).

SPECIE 7. Breccia schistosa (fr. les Bréches
schisteuses
les Bréches feuilletées: ted. der
Breschenschiefer
Brechzienschiefer) – La
composizione di questa maniera di Roccie è in ge-
nerale analoga affatto a quella delle Breccie, delle
quali trattammo di proposito pure testè, e solo
da quelle deggiono esse differire in causa della
compage che, come ne importa già lo stesso loro
nome, ne è schistosa.

Così è, per cagion d’esempio, di quello Schi-
sto, o di quella Roccia schistosa, siasi poi dessa
una Fillade (Thonschiefer), o veramente una
Arenaria, o una Psammite schistoidea, che i Tede-
schi usano denominar bene spesso Grauwacken-
schiefer
1, che, trall’ altre sue località, incontrasi
[Seite 42] in più d’un punto dell’ Harz superiore, ed in
particolare poi in sul così detto Burgstetterzug
presso a Clausthal, e che racchiude alcune im-
pressioni, impronte o vestigia, rammentanti, più
che non altro, qualche giunco, o canna che sia
(Schilfähnliche Abdrücke); impronte o vestigia
organizzate che, in riguardo alla Geogenia, diven-
gono tanto più meritevoli di considerazione, in
quanto che è molto probabile, che siano desse
per avventura assolutamente le più antiche trac-
cie di Creazione organica, che rinvengansi in tutto
quanto il nostro Orbe terracqueo.

SPECIE 8. Arenaria (fr. le Grés: ted. der
Sandstein:
ing. the Sandstone) – In questa fog-
gia di Roccie il Quarzo trovasi generalmente ri-
dotto in rena o sabbia, o in piccoli grani, tra di
[Seite 43] loro a un dipresso uniformi quanto alla mole,
e insieme agglutinati in massa più o meno com-
patta, mercè di un cemento, la natura del quale
può variare moltissimo; per modo che talora è
calcareo, talvolta argilloso, alle volte sommamen-
te ferrugineo, e qualchevolta quasi onninamente
quarzoso, fino al segno di stabilire allora un de-
ciso passaggio, dall’ Arenaria a quel medesimo
Quarzo granulare comune, che descrivemmo già
orittognosticamente alla pag. 55 e seg. del pre-
cedente vol. V. di questo nostro Manuale. – Può
dessa a bastanza acconciamente considerarsi ri-
partibile, così in generale, nelle seguenti due va-
rietà principali, che sono:

a) L’Arenaria propriamente detta (fr. le Grés
simple:
ted. eigentlicher Sandstein: ing. the
Sandstone
); Roccia, che incontrasi talora in ter-
reni, formazioni, ammassi, letti o depositi (La-
gern
) assai possenti, che ne sono intieramente
formati, e che, ben di rado cristallizzata essa stessa,
ostenta però qualche volta una grana in certo tal
qual modo cristallina, e porta poi da quando a
quando le impressioni, le impronte, o anche le
vestigia più o meno manifeste, di fossili petrefatti
o di corpi, che debbono avere appartenuto o
all’ uno o all’ altro de’ due regni organizzati del
Mondo primitivo, o ad una Creazione proba-
bilmente anteriore alla nostra attuale.

Tra le Arenarie, che fanno pompa d’un a-
[Seite 44] spetto strano e rimarchevole, merita a tutto buon
dritto d’essere menzionata particolarmente quella,
che rinviensi in forma di palle, di sferoidi o
d’imperfetti globi, sommamente variabili quanto
alla mole loro rispettiva, trall’ altre località, pres-
so a Clausenburgo.

Quanto alla così della Arenaria cristallizzata
di Fontainebleau presso a Parigi (fr. le Grés
cristallisé de Fontainebleau:
ted. krystallisirter
Sandstein von Fontainebleau
), noi ne femmo già
più opportunamente il cenno, che appunto al-
lora ben si dovea, in via orittognostica, fra gli
Spati calcarei alla pag. 490 e seg. del prece-
dente nostro vol. V.; ma ci sembra che possa
meritare ben piuttosto d’essere qui citata, come
in luogo che più precisamente le appartiene, quel-
l’altra vera Arenaria screziata (fr. Grés bigar-
ré:
ted. Buntersandstein: ing. new red Sand-
stone
red Marlred Fordred Rock
– red Ground
variegated Sandstone), con-
formata bene spesso in cristalli romboedri emer-
genti dalla medesima Arenaria massiccia, o an-
che a mala pena disegnati sovra i piani di quel-
la, nelle sue cripte, fenditure o commissure na-
turali, che rinviensi particolarmente a Stuttgard,
o a Stoccarda nel Wirtemberghese, a Tubinga
ed anche altrove.

b) L’Arenaria sovraccomposta (fr. le Grés
surcomposé:
ted. uebermengter Sandstein: ing.
[Seite 45] the overcompounded Sandstone); Roccia que-
st’ altra, che contiene generalmente una buona
dose di Mica; ma che può per altro racchiudere
benissimo ancora, oltre alla predetta Mica, di-
verse altre sostanze minerali, come succede, a ca-
gion d’esempio, in quella Roccia singolare, che
serve di matrice (Muttergestein) alla miniera di
Piombo cromato, o Piombo rosso (rothes Bleyerz)
di Beresofsk presso a Catherinenburgo appiè della
falda orientale de’ monti Ural nella Russia Asiati-
ca, nella quale Roccia talcosa (che fu dal cele-
bre mineralogista Napoletano Professore Tondi già
in addietro qualificata per un Talco granulare,
mentre altri ebbero sospetto, che potess’ essere
un Gneiss), nella quale, composta principalmente
di grani di Quarzo insieme coadunati e cemen-
tati, oltre alla Mica, (che può forse non essere
se non pur sempre Talco lamelloso?), oltre a
molti piccoli grani di Pirite marziale, oltre a
poca Galena, oltre a qualche bricia o pagliuzza
d’Oro nativo, ed oltre al predetto Piombo cro-
mato, rosso, ed anche al Piombo cromito, ver-
de, rinvengonsi sparsi o disseminati parecchj pic-
coli cubetti o piuttosto prismetti di Ferro bruno
compatto, o di Ferro idrossidato litoideo (fr.
Fer oxidé hydraté: ted. Brauneisensteinpri-
smatisches Eisenerz
Rubinglimmer – Pyro-
siderit
GöthitLepidokrositStilpnosi-
derit
brauner Glaskopf: ing. compact brown
[Seite 46] Iron-ore
brown Hematitebrown Iron-
stone,
ec.).

Sembrerebbe poi anche, che debba, appunto a
questa maniera d’Arenarie sovraccomposte, a ba-
stanza acconciamente appartenere quella tale Roc-
cia topazzia
(fr. la Roche de Topazela
Topazogyne
le Topazogénele Topazo-
séme
la Leptynite topazoséme: ted. der To-
pasfels:
ing. the Topas-rock), di Schnekken-
stein presso ad Auerbach in Sassonia, che ac-
cennammo di già come affatto particolare, ed
anzi l’unica che se ne conosca bene infino ad
ora, alla pag. 183 del precedente vol. V di que-
sto nostro Manuale, ragionandovi di proposito
delle varie località del Topazzo, la quale appa-
rirebbe quasi consistere unicamente in una così
fatta Arenaria formante passaggio, secondo che
si suol dire, al Quarzo granulare, e sparsa poi,
disseminata e talora attraversata, o anche com-
penetrata da cristalli neri ed aciculari d’Anfibolo
actinoto, o piuttosto di Tormallina (schwarzer
Stangenschörl
), da fili o venuzze di Quarzo (ed
anche di Feldspato comune compatto), da qual-
che Topazzo gialliccio in cristalli prismatici, e
da altri grani quasi amorfi pur di Topazzo, e
finalmente da una Litomarga anch’ essa giallo-
gnola, con poca Mica color di bronzo, e non
senza qualche traccia eziandio di Rame carbonato
verde (Kupfergrün1).

[Seite 47]

SPECIE 9. Arenaria schistosa (fr. le Grés
schisteux:
ted. der Sandsteinschieferschie-
feriger Sandstein:
ing. the Sandstone-slate
[Seite 48] Grit-slate?) – Questa maniera di Roccie, in
ragione della sua compage fissile o schistosa, si
può dire che stia all’ Arenaria compatta e mas-
siccia, a quel modo che il nostro Schisto porfi-
ritico (Specie 5 – Phorphyrschiefer) può stare
a confronto col nostro Porfido (Specie 4 – Por-
phyr
), o anche a quel modo che il Grauwacken-
schiefer,
recato come esempio della nostra Brec-
cia schistosa (Specie 7 – Breschenschiefer), può
essere raffrontato col nostro Grovacco o Grau-
wacke, formante la varietà d. del Grauwacke
(Specie 6 – Bresche).

L’Arenaria schistosa propriamente detta è, per
l’ordinario, misturata di Mica, che scorgevisi per
entro manifestissima, soprattutto in sulle faccie di
contatto delle lamine ond’ è compaginata, e che
può essere benissimo la cagion principale della
sua fissilità, schistosità o disposizione a divi-
dersi in foglie, in lamine o in tavole più o meno
sottili. Così è almeno in particolare, a cagion
d’esempio, di quell’ Arenaria schistoso-micacea,
che gl’ Inglesi sogliono contraddistinguere co’ loro
nomi di Yorkstone (Pietra di York), di Breming-
stone
(Pietra di Breming), e via discorrendo poi
d’altre così fatte. Variano soltanto moltissimo in
[Seite 49] queste diverse Arenarie la proporzione, e gli al-
tri rapporti di distribuzione e, dirò così, di mi-
stura, tra il Quarzo e la Mica, che, giuntavi la
sostanza destinata a servir loro di cemento, prin-
cipalmente concorrono nella rispettiva loro com-
posizione1.

AGGIUNTA DEL TRADUTTORE
a riguardo in generale
DELLE ROCCIE, DE’ TERRENI
E DELLE FORMAZIONI

[Seite 50]

I progressi fattisi nella Geognosia a’ tempi no-
stri, e soprattutto le osservazioni qua e là emerse,
mercè delle moltiplicatesi escursioni montanisti-
che, più esatte assai che per l’addietro non si
usasse di farle, e il diligente confronto de’ risul-
tamenti di quelle in diverse località del Globo
nostro terracqueo, minacciavano da un pezzo di
rovesciare quasi onninamente le idee, spesso molto
fra esse discordi, e talora, non senza qualche ap-
parente appoggio di ragione, dannate anche d’ete-
rodossia, ammesse, o per lo meno proposte, co-
me fondamentali, in riguardo alla Geologia, e ri-
clamavano altamente un libro che, comprendendo
tutte le cose correlative, e facendosi carico a un
tratto d’ogni fenomeno mirante a tale proposi-
to, e possibilmente anche di tutte quante le cir-
costanze speciali accompagnanti ogni singolo fe-
nomeno geologico osservato, dilucidasse la ma-
teria, per sè stessa astrusa e complessa molto, in
modo conveniente.

[Seite 51]

Appunto a così fatto scopo tendenti, varie sono
l’Opere e le Memorie, che, quale con più, quale
con meno, felicità di successo, andarono a ga-
ra pubblicando, per non citarne altri, i già ben
favorevolmente conosciuti e celeberrimi signori
D’Aubuisson, Bonnard, Brongniart, Humboldt, De-
Buch, Phillips, Mac-cullok, Sedgwick, Murchi-
son, Buckland, Bertrand-Geslin, Bouè, Oma-
lius de Halloy, von Hof, Raumer, Hausmann,
Decken, Oeynhausen, Keferstein, Targioni-Toz-
zetti, Marzari-Pencati, Elia de Beaumont, ec. ec.;
ma fra tanti, niuno vi ebbe ancora, per avviso
nostro, che meglio e più plausibilmente sciogliesse
il nodo, e che ardisse di spingersi di sbalzo
tant’ oltre, quanto ci sembra aver fatto ultima-
mente il bravo signor Alessandro Brongniart, già
da noi qui sopra citato, coll’ interessantissimo suo
libro intitolalo = Tableau des terrains qui com-
posent l’Écorce du Globe, ou Essai sur la struc-
ture de la partie connue de la Terre
= solo
testè (1829) pubblicatosi co’ tipi del Levrault,
a Parigi, in 8; ed è precisamente perciò, che ri-
tenghiamo non sia per noi da soprassedersi a
darne qui un qualche breve cenno; tanto più che,
comunque in ciò fare siamo per tenerci ristret-
tissimi, onde non abusare di soverchio spazio per
un argomento solo, pure non si potrà a meno
di non iscorgere, anche da quel poco che ne di-
remo, una grande coincidenza tra i principii,
[Seite 52] ben si può dire, novelli, su i quali s’ appoggia qui
il Brongniart, e quelli che già trasparire dovettero,
manifesti a bastanza, anche dal contesto della min
notizia accompagnante il Tipo geognostico del De-
Buch circa a’ terreni osservati in posto tra il Lago
d’Orta e il lago di Lugano; notizia che leggesi
inserita a pag. 113 e seguenti del Fascicolo CLXVI,
per lo scorso Ottobre, della nostra Biblioteca Ita-
liana.

Divide egli (il Brongniart) questa di lui Opera
recentissima principalmente in due Capi, il pri-
mo de’ quali, sotto l’intitolazione di Introdu-
zione,
e Considerazioni generali sull’ argomento,
che imprendesi a trattare nell’ Opera, non versa
appunto, che soltanto sulle generalità relative alla
Geognosia, come a dire: (art. 1.°) sulla Ter-
minologia, ch’ egli intende di adottare: (art. 2.°)
su i caratteri e sulle disposizioni generali de’ ter-
reni,
com’ egli si esprime, collocati in serie co-
stantemente progressiva,
a confronto co’ terreni,
che non istanno sempre in quella serie medesi-
ma, e non sembrano farne parte costantemente,

e in fine (art. 3.°) sul modo, nel quale possa
tornar più acconcio di considerare, così all’ in-
grosso ripartiti, e demarcati tra di loro, i diversi
terreni, e sulla nomenclatura quasi al tutto no-
vella, ed in parte tratta dalla Mitologia pagana
antica, che ha egli giudicato a proposito d’in-
trodurre, onde meglio contraddistinguerli; tanto
[Seite 53] più che, così adoprando, vengono a schivarsi
molto più agevolmente molte anfibologie, molti
controssensi e soprusi, che non ischiverebbonsi
del pari in altro modo.

Nel Capo secondo poi, sotto l’intitolazione di
Quadri o Tabelle offerenti sviluppati i caratteri
particolari delle nove Classi distinte de’ terreni,

che gli sembrano doversi ammettere, l’Autore co-
mincia dal presentarci infatto un Quadro gene-
rale delle Divisioni, delle Classi e degli Ordini
de’ Terreni, e termina poi col darci in fine del-
l’Opera, disposti in 20 altri distinti Quadri, tutti
quanti i Corpi organizzati, che infino ad ora so-
nosi rinvenuti fossili, raffrontandoli alle Classi,
agli Ordini e a’ varj Gruppi di terreni, a’ quali
è forza consentire che, a meno di pochi casi
dubbi od incerti ancora, appartengono dessi ri-
spettivamente.

Ma, limitandoci per ora al preaccennato Qua-
dro generale delle divisioni de’ terreni,
ch’ egli,
non senza plausibili ragioni, intraprende di con-
siderare, piuttosto procedendo dall’ alto allo in-
giù, che non dal basso all’ insù, come i più dei
Geognosti soleano fare in addietro, diremo che,
in complesso, a due soli riduce l’Autore i grandi
Periodi, ne’ quali può ritenersi che si formassero
tutti quanti i terreni, qualunque esser essi si
possano, vale a dire:

I.° il periodo attuale, ch’ egli predilige di chia-
[Seite 54] mare Periodo Giovio, o Gioviano (la Période
Jovienne
), e

II.° il periodo antico, ch’ egli chiama volon-
tieri Periodo Saturnio, o Saturniano (la Pério-
de Saturnienne
).

PERIODO GIOVIO
OD ATTUALE

Tre sone le Classi di terreni, che il Brongniart
considera come spettanti a questo primo di lui
periodo, e sono desse:

Classe I.

I Terreni alluviali (les terrains alluviensAl-
luvium
di Buckland e di Sedgwick – neuere
Alluvial-bildungen
di Bouè), i quali possono ri-
partirsi ne’ seguenti tre distinti gruppi, o forma-
zioni che vogliano dirsi:

1.° Terreni alluviali fitogeni (les terrains al-
luviens phytogénes
), racchiudenti il terriccio (le
terreau
Humus), le varie Torbe erbacee, e
le Torbe legnose (la TourbeTorf), quale si
è, a cagion d’esempio, la pretesa nostra Li-
gnite di Gandino nella Valle di Leffe, Provincia
di Bergamo.

2.° Terreni alluviali fanghigliosi (les Limons
les terrains limoneuxLotus – Lehm
LeimLeimenLetten).

[Seite 55]

3.° Terreni alluviali ghiajosi o ciottolosi (le
Gravier
les Caillouxles Galets).

Classe II.

I terreni Lisii o Lisiani (les terrains Lysiens),
ch’ è quanto chi dicesse, formatisi mercè di una
dissoluzione chimica, i quali possono essere di-
stribuiti nelle seguenti cinque distinte formazioni
o gruppi:

1.° Terreni lisii Calcarei (les formations cal-
caires
), comprendenti tutte le calcaree incro-
stanti o concrezionate, come a dire, le Stala-
ctiti, le Stalagmiti, i diversi Travertini, le Cal-
caree d’acqua dolce, le Pisoliti, le Trizie cal-
caree, i Confetti di Tivoli, lo Sprudelstein, ed
anche alcune così dette Arragoniti incrostanti, e
simili.

2.° Terreni lisii Selciosi (les formations sili-
ceuses
), a’ quali si riferiscono particolarmente, ol-
tre a tant’ altre, le incrostazioni calcedoniose del
Geyser in Islanda

3.° Terreni lisii Acidi o Salini (les formations
acides ou salines
), a’ quali appartengono propria-
mente le varie sorgenti d’acque minerali, ve-
gnenti belle e preparate dalle interne viscere della
terra; ma non già come accade delle diverse, e
più o meno frequenti, produzioni di Natron, di
Borace, d’Allume nativo, di Nitro, di Reussina o
sia Solfato di soda nativo, di Sale d’Epsom o sia
Solfato di magnesia nativo, e di Salgemma o
[Seite 56] sia Muriato di soda nativo, che sono tutte quante
risultati della decomposizione attuale spontanea, o
favoreggiata dalle circostanze atmosferiche, o da
altre influenze eventuali di certe sostanze mine-
rali atte a produrli. Quanto però agli Acidi na-
tivi, generalmente parlando, non pare che for-
minsi neppur essi propriamente ne’ luoghi, ove
mostransi, ed è da credere che, approntati già
nelle profonde viscere della terra, non siano ora,
se non trascinati o spinti qua e là verso la su-
perficie; così debb’ essere almeno degli Acidi sol-
foroso, solforico e muriatico o idroclorico nativi
de’ terreni vulcanici, ed anche del Gaz acido car-
bonico della famosa Grotta del Cane, e di tan-
t’ altre località; ma non si può perciò dire lo
stesso poi dell’ Acido borico o boracico de’ La-
goni di Toscana, o del Vulcano di Stromboli,
che sembra in que’ luoghi prodursi continuamente
per via di sublimazione.

4.° Terreni lisii Infiammabili (les formations de
corps inflammables
), a’ quali spettano in grandis-
sima parte le così dette miniere, o piuttosto gli
scavi attuali di Solfo non vulcanico e d’origine
decisamente Saturnia, come il sono quelli di Ce-
sena, di Forlì, e d’altre così fatte località della
Romagna e dell’ Appennino, quelli della Stradel-
la, e quelli pure della Sicilia, della Spagna, di
Bex nella Svizzera, della Carintia e delle spon-
de del Volga in Russia; a differenza de’ rima-
[Seite 57] nenti Solfi d’origine Gioviana od attuale, che
tutti quanti sembrano vulcanici, eziandio allora
quando, sebbene sempre in piccolissima quantità,
vengono depositati anche presentemente e di con-
tinuo dalle acque minerali che ne son gravide,
come succede alle terme d’Aquisgrana, ad Aix
in Savoia, presso a Tivoli, nella così detta Sol-
fatara di Pozzuolo ed in altre simili. A questa
medesima formazione appartengono poi inoltre il
poco Arsenico, ed il pochissimo Selenio, che,
uniti allo Solfo, emettono presentemente alcuni Vul-
cani: il Gaz idrogeno, ora puro ed ora carbo-
nizzato o anche solforato, che forma le varie fon-
tane ardenti di Barigazzo e di Pietramala in
Italia, del Dipartimento dell’ Isére in Francia
presso a Grenoble, ed anche altrove, come pur
quello che, unitamente ad un Bitume, Nafta o
Petrolio, che ha pur esso la medesima pertinen-
za, suole accompagnare le così dette Salse del
Modonese e del Sanese in Italia, del lago As-
faltite nella Giudea, e via discorrendo.

5.° Terreni lisii Metallici o metalliferi (les for-
mations métalliques ou métallifères
), a’ quali spet-
tano segnatamente la produzione attuale del Ferro
fosfato azzurro delle paludi, e quella del così
detto Ferro ossidato argilloso de’ prati o de’ pan-
tani (RaseneisensteinMorasterz), come, oltre
alle Piriti riprodottesi nella nostra epoca, se pure
è vero che ve n’ abbia alcuna, lo che è pur tut-
[Seite 58] tavia dubbioso, quelle fors’ anco d’alcuni mine-
rali di rame di Chessy presso a Lione in Fran-
cia, di Cuença in Ispagna, e di Bodenmais o
di Silberberg in Baviera, ove rinvengonsi da
quando a quando druse assai belle di Ferro sol-
fato in cristalli aggruppati insieme, ora sulla Pi-
rite magnetica, e talora perfino sovra i legnami
che adoperaronsi per armare, o per sostenere le
gallerie di quelle miniere.

Classe III.

I Terreni pirogeni o pirogenici (les terrains
pyrogénes
), ch’ è quanto chi dicesse, terreni
prodotti od elaborati dal fuoco. Di questi terre-
ni, che pure mostrano d’appartenere anche al-
l’epoca qui in discorso, o al periodo Gioviano del
Brongniart, pochissimo potrebbe dirsi, che non
abbiasi da ripeter poi parlando de’ di lui terreni
Tifoniani, che costuiscono la Classe IX nella qui
propostane novella Distribuzione; tanta è l’affi-
nità che v’ ha, sotto ogni maniera di riguardi, tra
questi terreni vulcanici od ignei d’origine mo-
derna, e quelli che, sebbene d’origine antichis-
sima, sembrano però essere stati anch’ essi opera
del fuoco. Ciò non pertanto, per pure accennare
un tal quale riparto, che possa farsi presente-
mente de’ terreni di questa Classe, in Ordini, di-
remo che sono da ritenersi, sotto a questo spe-
ciale riguardo, i seguenti:

1.° Terreni pirogeni Vulcanici attuali (les ter-
[Seite 59] rains pyrogénes volcaniques
terrains volca-
niques actuels
terrains ignés sortans ou sortis
des volcans actuels
), i quali risultano sempre ma-
nifestamente formatisi in forza dell’ azione del fuoco
de’ vulcani attualmente attivi.

2.° Terreni pirogeni Flogosici (les terrains py-
rogénes phlogosiques
terrains pseudo-volcani-
ques
), che debbono essersi formati mercè d’una
qualche infiammazione parziale, ma senz’ alcun
manifesto rigonfiamento, o senza tumefazione.

3.° Terreni piogeni Atmosferici (les terrains
pyrogénes atmosphériques
pierres météori-
ques,
ec.), i quali, senz’ essere usciti, che almeno
sappiasi di certo, da alcun punto della superfi-
cie terrestre, cadono o precipitansi da quando a
quando, sotto la concorrenza di certi speciali fe-
nomeni, sul nostro Pianeta per la via dell’ atmo-
sfera, come si sa delle così dette Bolidi, Aero-
liti o Pietre meteoriche, e come si può supporre
che abbia ad essere stato eziandio delle così dette
Masse di ferro meteorico, quale si fu quella fa-
mosa di Pallas in Siberia, quella d’Otumpa nel-
l’America meridionale, che descrisse Don Rubin
de Celis, ed altre parecchie.

E nello scopo poi di coadunare qui ora ezian-
dio una tal quale sposizione di tutto ciò che con-
corre a stabilire il riposo attuale di qualsivoglia
grande fenomeno geologico, e la mancanza d’o-
gni completa formazione d’alcun altro terreno
[Seite 60] novello di tal fatta, senz’ occuparsi di proporre
una distribuzione, reputa egli che possa tornare
opportuno il rammentare qui ora, in forma di
sunto, e ne’ seguenti termini, i fatti che, nella
storia de’ terreni pirogeni vulcanici, tendono a
confermare una così fatta proposizione:

1.° Tutti quanti i crateri, o le bocche vulca-
niche attualmente attive, formano parte integrante
d’un sistema vulcanico, di cui l’origine precisa,
o l’epoca d’apparizione sulla superficie del Globo,
ci è assolutamente sconosciuta. Non si ha luogo
di citare pur una bocca vulcanica novella, nè
tampoco un cono, o una vetta vulcanica, nè ter-
restre, nè litorale, nè marittima, che non fac-
cia parte, o che non sia collegata ad un qual-
che sistema vulcanico Saturniano o Saturnio di
terreni, vale a dire di cui possasi marcare de-
cisamente l’origine.

2.° Tra i sistemi vulcanici esistenti nell’ in-
terno de’ Continenti e al tutto estinti, non hassi
pure un esempio d’alcuna bocca ignivoma o di
alcun cratere, che siavisi riacceso.

3.° Le lave d’origine attuale o Gioviana, mancano
al tutto d’una copiosa serie di quelle Roccie ed
altre sostanze minerali, che riscontratisi invece
benissimo, e assai frequentemente, tra le Lave
antiche d’origine Saturniana, e che debbono es-
sere state prodotte da cause diverse. Così, per
esempio, in quelle prime non avvien mai che
[Seite 61] riconoscasi, nè alcun Basalte propriamente detto,
nè alcuna vera Trachite, nè mai tampoco qua-
lunquesiasi minerale metallico in vene o in filo-
ni, e via discorrendo, come succede nelle se-
conde.

4.° Le Roccie e i Minerali proprii de’ terreni
Pirogenici, che sonosi formati, o sono stati de-
posti per via di dissoluzione acquiforme, come
sono, a cagion d’esempio, le Incrostazioni calce-
doniose del Geyser in Islanda, e le varie Cal-
caree concrezionate incrostanti, non solo non am-
mettono tra di loro varietà gran fatto rimarche-
voli, ma sogliono aver anche sempre pochissima
estensione, ed essere assai poco addensati o sti-
pati, ponendoli a confronto colle sostanze ana-
loghe spettanti a’ terreni Plutonici, Trachitici o
Vulcanici di data più antica.

PERIODO SATURNIANO
SATURNIO od ANTICO

Le rimanenti Classi di terreni, dal medesimo Bron-
gniart assegnate a questo secondo e più antico pe-
riodo di formazioni, sono in numero di sei, le pri-
me quattro delle quali vengono da lui riguardate,
sotto la denominazione A) di terreni Nettuniani
(terrains Neptuniens), come composte, tutte quante,
di terreni disposti in serie non iscontinuata, e
[Seite 62] stratificati; mentre le rimanenti ultime due Classi
de’ terreni, com’ ei gli chiama, Plutonici, e dei
terreni Vulcanici, ne vengono considerate simul-
taneamente sotto il novello nome complessivo B)
di terreni Tifoniani (terrains Typhoniens), o sia
di terreni che non istanno in serie co’ primi, o
finalmente anche con quello di terreni massicci
(terrains massifs).

A) TERRENI NETTUNIANI, O STRATIFICATI

Classe IV.

I terreni Clismiani o Clismici, ch’ è quanto
chi dicesse, terreni di innondazione; da che in
fatto, per la massima parte, sono dessi risultamenti
di un trasporto, o di una deposizione dall’ acque
in via meramente meccanica, o anche i terreni
Diluviani (les terrains Clysmiens, ou terrains
Diluviens
terrains de transport, d’alluvion,
d’atterrissement
terrains Diluviens di Bon-
nard – Diluvium di Buckland, di Sedgwick e
d’altri ancora – aufgeschwemmtes Gebirge,
giuntovi eziandio il jüngeres Flötzgebirge di Ke-
ferstein – ältere Alluvial-bildungen di Bouè, ec.),
i quali possono considerarsi ripartiti in quattro
distinti gruppi o formazioni, che sono:

1.° Terreni clismiani Limosi o fanghigliosi
(les terrains Clysmiens limoneuxLehm-bil-
dung
di Keferstein), a’ quali spettano la Belletta
[Seite 63] argillo-sabbionosa (le Limon argilo-sableux), e
la Belletta argillo-torbosa (le Limon argilo-tour-
beux
), comunissime nelle pianure quasi per ogni
dove.

2.° Terreni clismiani Detritici, o risultanti
dallo sfacimento in pezzi o frammenti, o dal de-
trito d’alcune Roccie più antiche (les terrains
Clysmiens détritiques
terrains mastozootiques
détritiques
di Omalius d’Halloy), a’ quali pos-
sono acconciamente riferirsi i Ciottoli e le Pud-
dinghe (les Galets et les Poudingues), gli in-
teressantissimi Trovanti o Massi erratici (les Blocs
erratiques
), e le varie Ghiaje conchiglifere (les
Graviers et les Fahluns coquillers).

3.° Terreni clismiani Clastici, o composti di
frammenti benespesso di corpi un tempo orga-
nizzati (les terrains Clysmiens clastiques), ai
quali si riferiscono le differenti Breccie ossee
(les Brèches osseuses), come sono quelle della
Dalmazia, di Cherso ed Osero, d’Antibo, di Niz-
za, di Villafranca, dell’ Oliveto presso Pisa, del
Capo Palinuro nel Regno di Napoli, della Cor-
sica, della Sardegna, di Mandolce in Sicilia, del
Veronese, e di Roncà nel Vicentino, di Gibilter-
ra ec., e le Roccie, che sogliono riempire le fen-
diture d’alcune Breccie ferruginose (les Bréches
ferrugineuses
), e le cavità sotterranee in forma di
canali o di condotti, che diconsi comunemente
Caverne ossarie (les Cavernes à ossemens), come
[Seite 64] sono quelle, divenute oggimai, quale più quale
meno famose di Bauman e di Biel presso a Blan-
kenburgo, e di Scharzfeld presso ad Osterode
nell’ Harz, quelle di Glücksbrunn e di Mug-
gendorf, e soprattutto quella di Gailenreuth in
Franconia, quella detta Kluterhöhle in Vestfa-
glia, quelle d’Adelsberg in Carniola, e le così
dette Grotte de’ Draghi de’ Monti Carpazii nel-
l’Ungheria; poi quelle di Kirkdale, di Oreston
e di Callow, e la così detta Caverna di Goat,
e quella di Banwell, oltre a più altre ancora nel-
l’Inghilterra; quindi ancora quella di Osselles presso
a Bésançon, quelle di Echenoz e di Fouvent nel-
l’Alta Saona, quelle di Lunelviel, di Saint-An-
toine e di Saint-Julien presso a Mompellieri, e
quella in fine detta le Trou de Granville presso
a Miremont nella Dordogna in Francia; per non
parlare di tante altre qua e là sparse in varie
altre parti del Globo.

4.° Terreni clismiani Plusiaci (les terrains
Clysmiens plusiaques
), ch’ è quanto chi dicesse
doviziosi, ricchi od abbondanti di minerali più
o meno preziosi; siccome quelli ne’ quali effetti-
vamente incontransi, per la massima parte, i
Diamanti, gli Zaffiri, gli Spinelli, i Giacinti,
i Giargoni, ed altre così dette gemme, ed anche
l’Oro ed il Platino, e lo Stagno, ec.; oggetti per
lo più, come ognun vede, della più raffinata uni-
versale cupidità, e che sogliono considerarsi come
[Seite 65] misure della ricchezza individuale. A questi ter-
reni quasi disaggregati, e il più delle volte mo-
bili, la base potissima o il principale cemento
de’ quali suole consistere in una rena o sabbia
quarzosa, abbondantissima di Ferro idro-ossidato
o di Ferro ocraceo, appartengono propriamente
quasi tutti i così detti terreni di lavacro, come
i varj Seifenwerke dell’ Erzgebirge Sassone, della
Boemia, della Cornovaglia ec., onde traesi lo Sta-
gno: le diverse Ghiaje o Sabbie aurifere sparse
qua e là quasi da per tutto nell’ antico Conti-
nente, sebbene più ricche assai nell’ America: le
Ghiaje o Sabbie Platinifere dell’ America e della
Siberia Asiatica, e le Sabbie adamantifere del Bra-
sile e dell’ Indie Orientali, e l’altre Sabbie o
Ghiaje gemmifere, o portanti frammenti di Corin-
doni, di Zaffiri, di Spinelli, di Giacinti, di
Giargoni, di Granati e simili, del Ceylan e di va-
rie altre località, forse più frequenti e più ricche
nell’ Indie Orientali ed al Brasile che non al-
trove, ma delle quali non mancano alcune trac-
cie molto riflessibili anche qua e là pel resto del
Globo; come ci sembra che debbano pure apparte-
nervi alcune di queste nostre Terre o Sabbie quar-
zoso-ferruginee ed incoerenti, la più usitata delle
quali scavasi ne’ fondi patrimoniali dell’ espertissimo
Ingegnere, ed ottimo amico mio il signor conte An-
tonio Litta-Biumi, e che troppo male a proposito
chiamansi abitualmente qui tra di noi Argille o
[Seite 66] Crete di Tradate,
o d’altra qualunque località dei
nostri colli di Mozzate, Abbiate Guazzone, Appia-
no ec., s’ egli è vero, come ho luogo di supporre,
ch’ esse siano strettamente connesse di formazione
con un banco di Ferro idro-ossidato vajuoloso o
quasi pisiforme, che hassi in posto appunto nelle
ivi contigue colline d’Abbiate Guazzone; foggia di
presentarsi del Ferro, ch’ è ritenuta far parte
anch’ essa di questi medesimi terreni Clismiani
plusiaci.

Classe V

I terreni Izemiani, o sia di sedimento (les
terrains Yzémiens, ou terrains de sédiment

terrains secondaires et tertiairesFlötzgebir-
ge
), i quali giova di ripartire da prima, in vista
della loro moltitudine, e delle soverchie loro dif-
ferenze rimarcabilissime, almeno per ora, ne’ tre
distinti Ordini seguenti, divisibili poi anch’ essi,
come la maggior parte di quelli delle Classi pre-
cedenti, in gruppi o in formazioni.

Ordine A. Terreni izemiani Talassici, ch’ è
quanto dire marini, o del mare (les terrains
yzémiens Thalassiques, ou de sédiment supérieur

terrains tertiairesMergelkalk del De Hof),
i quali, generalmente calcarei, sabbiosi e mar-
nosi, comprendono i sette seguenti gruppi, o for-
mazioni, tra esse a bastanza ben distinte:

1.° Terreni Epilimnici (les terrains Épilymni-
ques
terrains lacustres supérieursupper
[Seite 67] Freshwater-formation
tertiäre Süsswasser-
bildung
di Bouè – jüngste Süsswasser-kalkbil-
dung
di Keferstein), i quali comprendono al-
cuni de’ così detti Travertini, ed anche alcune
Stalactiti e Stalagmiti, o Calci carbonate o me-
glio ancora Calcaree concrezionate, granulari,
compatte, lamellose o laminose, d’antica data,
o manifestamente formatesi in un’ epoca anteriore
alla Gioviana od attuale; dessi abbracciano poi
eziandio le così dette Calcaree marnose, e le
Marne, tanto calcaree, quanto argillose, e la
Calcarea silicifera, cui spettano le Silex meu-
liére
de’ dintorni di Parigi, una sorte particolare
di Selce piromaco, e fors’ anche di Résinite, tutti
ben diversi da quelli che sono proprii de’ ter-
reni da Creta (terrains de la Craye).

2.° Terreni Proteici (les terrains Protéi-
ques
terrains marno-sableux marinster-
rains marins supérieurs
Crag of Suffolk and
Norfolk?
Bag’ s hot sandMolasse- oder
postpaläotherium Mergel-formation
di Keferstein –
zweite tertiäre Sandstein- und Kalk-formation di
Bouè – Calcaire moellon di Marcel de Serres),
tra’ quali sono da comprendersi il Grés blanc o
il Grés marin di Fontainebleau, di Némours,
di Meudon, di Montmartre ec., ne’ dintorni di
Parigi, contenente talora alcuni arnioncini di
Ferro arenaceo (Fer sablonneux), ed altre volte
un po’ di Manganese smontato (Manganèse terne),
[Seite 68] dispostovi in macchie superficiali o in dendriti,
oltre a moltissime Conchiglie di mare: poi la Gom-
folite (Nagelfluela Poudingue de la Molasse),
com’ è la nostra di Paderno, e anche d’altri
luoghi, e la Puddinga propriamente detta (la
Poudingue siliceuse du Grés blanc
), il Maci-
gno molasse,
quale si è, tanto la Molasse della
Svizzera, quanto il nostro così detto Ceppo gen-
tile
della Brianza, composto di Sabbia quarzosa
collegata da un cemento calcareo, con poca Argil-
la, e giuntavi eziandio qualche laminetta di Mica:
e quindi poi ancora l’Arenaria conchiglifera (Grés
coquiller
) del cantone Svizzero d’Argovia, che ivi
è sempre sovrapposta alla Molasse, ed il Cal-
caire moellon,
propriamente così detto dal Mar-
cel de Serres, de’ dintorni di Montpellier, e di
qualche altra località della Francia, giuntevi ben
anche le varie Marne o Marghe marine, e simili.

3.° Terreni Paleoterici, o Paleoteriani, o in-
somma racchiudenti traccie costanti, o del Palaeo-
therium,
o di qualche altro Pachidermo della me-
desima Famiglia (les terrains Palaeothériensse-
conds terrains d’eau douce
terrains lacustres
inférieurs
Pariser Gyps-formationPari-
ser mittlere Süsswasser-formation
di Keferstein
Süsswasser-bildung des ersten tertiären Kalk
di Bouè), tra’ quali sono da comprendersi la
Lignite Svizzera, coll’ altre Ligniti proprie della
Molasse, come il sono quelle di Lobsann in Al-
[Seite 69] sazia, di Vévay, di Lausanne, di Ugg e di
Köpfnach in Isvizzera, di Häring in Tirolo, e
di Cadibona nel Golfo di Genova in Italia: le
Marne limniche: i Gessi grossolani o paleoteri-
ci, com’ è, per esempio, quello di Montmartre
presso a Parigi, e finalmente alcune particolari
Calcaree silicifere, com’ è, per esempio, quella
di La-Chapelle presso a Crècy ne’ dintorni di
Parigi.

4.° Terreni Tritonici, o Calcareo-sabbiosi,
marini pur sempre e conchigliferi, e contenenti
talora qualche Ictiolite, con vestigia di Cetacei,
ed anche con alcuna traccia, tuttochè rarissima,
di certi Rettili marini; ma inferiori poi sempre ai
precedenti (les terrains Tritoniens – terrains cal-
careo-sableux
Formation du prémier calcaire
tertiaire
di Bouè), tra i quali sono da compren-
dersi il Grés lustré, bianco e decisamente Tri-
toniano di Beauchamps presso a Pontoise in Fran-
cia, e quella Calcarea grossolana, Tritoniana an-
ch’ essa, di Parigi e di que’ dintorni, che, a se-
conda della varia sua grana e d’altre variazioni
di poca entità, prende colà i varj nomi di Cli-
cart,
di Liais, di Roche, di Lambourde, di
Pierre à bâtir, di Pierre d’appareil, di Pierre de
taille,
di Moellon e simili.

5.° Terreni Marno-carboniosi (les terrains
Marno-charbonneux
), a’ quali appartengono l’Ar-
gilla figulina, quasi tutte quante le Marghe o
[Seite 70] Marne o Argille calcarifere, ben molte Rene,
Ghiaje o Sabbie silicee, ed assai spesso un Grés
quarzoso bianchissimo, che n’ è composto, ed al-
cune Ligniti, come sarebbe per esempio, la Lignite
Soissonnoise,
che in qualche sua parte quasi ram-
menterebbe la pretesa nostra già altrove citata
Lignite di Leffe in val Gandino, Provincia di
Bergamo: come il sono le Ligniti de’ dintorni di
Aix, di Marsiglia, di Tolone e d’altre località
in Francia: come il sono le Ligniti Succinifere
di Highgate e di Brentford, e quella dell’ isola
di Sheppey in Inghilterra, ricca di frutta fossili pe-
ritose: come il sono le Ligniti inferiori a’ terreni
Basaltici del Meissner, d’Habichtswald, di Töp-
litz, di Carlsbad e d’altre località in Germania,
e come il debbon essere per la più parte anche
le tante nostre Ligniti del Vicentino.

6.° Terreni Argillo-sabbiosi (les terrains ar-
gilo-sableux
), a’ quali si riferisce, più che ad al-
tro, l’Argilla plastica propriamente detta, che suole
d’ordinario riposare, unitamente alla Sabbia quar-
zosa, con cui alterna sempre, quasi immediata-
mente sulla Creta, o in mancanza di questa, so-
vra i terreni, che le sogliono star tosto al di sotto.

7.° Terreni izemiani talassici tritoniani Clastici
(les terrains thalassiques tritoniens clastiques),
composti di ciottoletti o di pezzi arrotondati,
piuttosto selciosi che non calcarei, terreni questi,
che però non sono confondibili mai colla Gom-
[Seite 71] folite (Nagelflue), perchè superiori sempre al ter-
reno della Creta, e costantemente inferiori al
terreno talassico Paleoterico; di tal fatta sono,
per esempio, le Puddinghe che stanno al di sotto
della Calcarea grossolana di la Morlaye, come
pur quelle de’ dintorni di Némours, di Moret,
e d’altre località molte in Francia ed altrove, e
tra di noi alcune forse della provincia di Vicen-
za, e più probabilmente poi ancora una curiosa
Puddinga a ciottoli marnosi e silicei, collegati
da un cemento marnoso anch’ esso, la quale ac-
compagna, cuopre e sostiene l’ottimo Litantrace
del Monte Civeron in faccia al Borgo di Valsu-
gana nel Tirolo meridionale.

Ordine B. Terreni izemiani Pelagici, ch’ è quanto
chi dicesse dell’ alto mare (les terrains izémiens
Pélagiques, ou de sédiment moyens
terrains se-
condaires
di Humboldt, in parte, – terrains Am-
monéens
di Omalius d’Halloy, in parte, – su-
pérmedial Order
di Phillips e Conybeare, in
parte, – Flötzgebirge di Bouè, in parte – jün-
geres Flötzgebirge,
e parte anche del mittleres
Flötzgebirge
di Keferstein), i quali, compatti,
terrosi, smontati quasi affatto d’ogni nitore,
stratificati sempre, e collocati al di sotto della
Creta, e al di sopra del Lias, mostrano d’essersi
formati per sedimento in via poco meno che al
tutto meccanica. Comprendono dessi i quattro se-
guenti gruppi o formazioni, tra esse a bastanza
ben distinte:

[Seite 72]

1.° Terreni pelagici Cretacei (les terrains Pé-
lagiques crétacés
Craieterrains de Craie
de la série Calcaire
di Bonnard – weisser Iu-
rakalk
di Hausmann – Scaglia talora nel Vicen-
tino – e Majolica generalmente in Lombardia),
a’ quali spettano

a) La Creta bianca (la Craie blancheup-
per Chalk
di De la Béche – erdige Kreide di
Bouè),

b) la Creta grigia (la Craie tufauGrey-
chalk
Chalk-marle,Malm-rockmerge-
lige Kreide,
o grobe Kreide di Bouè, compren-
dente, trall’ altre cose, anche il Chert, ch’ è un
Selce corneo, il Fire-stone di Rygate in In-
ghilterra, e il Macigno crayeux di Bonnefon-
taines in Francia), e

c) la Glauconia cretacea (la Glauconie cra-
yeuse – upper Greensand
di Conybeare – Grey-
chalk
– e Greensand, in parte – e Tourtia dei
Fiamminghi – chloritisque Kreide di Bouè – Pla-
nerkalk,
comprendente una Marna argillosa, de-
nominata Gault o Galt ne’ dintorni di Cam-
bridge in Inghilterra, e ricca assai de’ petrefatti
proprii anche della predetta Creta grigia; Marna
questa, che abbonda in posto particolarmente a
Folkstone presso a Douvres). Questa sorte di terreni
cretacei abbonda moltissimo quasi per ogni dove,
ma segnatamente ne’ dintorni di Parigi, a Meudon,
a Bougival, a Compiegne ec., ed anche a Hon-
[Seite 73] fleur e via discorrendo, in Francia; e nell’ In-
ghilterra poi lungo le Coste del Sussex, nel Nor-
folk, nell’ Herdfort ec., come pure nella Zelanda,
nella Scania, in Lituania, in Volinia ec.

2.° Terreni pelagici Arenacei (inferior Green-
sand
grüner Sandstein di Bouè, che vi com-
prende parte del Quadersanstein, ed il bun-
ter Alpensandstein
di Uttinger – Grés et Sa-
bles verts et ferrugineux,
e Grés secondaire à
Lignites
di Humboldt, e fors’ anche il Tour-
tia
de’ dintorni di Valenciennes nel Brabante),
a’ quali appartengono:

a) La Glauconia sabbiosa (Glauconie sableuse
– Shanklinsand
) piritifera e lignitifera di Wis-
sant in Piccardia, delle Coste di Calais e di
Douvres, e dell’ isola d’Aix nella Charente in
Francia,

b) l’Argilla veldiana, o sia di Weald nel Sus-
sex in Inghilterra (Argile plastique veldienne
Argile veldienneWeald-clayOaktree-
clay
Testworth-clayHastings Sand), in-
fusibile e non effervescente, e quindi, a meno
della sua posizione alquanto più profonda, ana-
loga quasi affatto all’ Argilla plastica propriamente
detta,

c) la Sabbia ferruginea (le Sable ferrugineux
– Tilgate beds
), ora grigia, or rossastra, ora
verdiccia, ora giallognola, e talora perfino ne-
rastra, composta di Glaucoma sabbiosa, di rena
[Seite 74] quarzosa, d’Argilla e d’un po’ di Calce, con più
o meno di Legno fossile carbonizzato e di Ferro
idro-ossidato, della quale hannosi qua e là fre-
quenti esempi ad Amberga in Baviera, presso a
Bajona in Francia, a Folkstone in Inghilterra,
sulla montagna di Fis nella catena del Buet in
Savoja, e altrove in più luoghi; tanto più che
possono associarvisi anche quasi tutt’ i depositi na-
turali di Ferro ocraceo, che stanno da presso
agli strati di Sabbia ferruginea, e finalmente

d) la Calcarea lumachella Purbeckiana, o del-
l’isola Purbeck (le Calcaire lumachelle Pur-
beckien
Purbeck-limestone di Sedgwick); cal-
carea compatta, suscettibile di politura, somi-
gliantissima al così detto Marmo di Sussex, e
piena zeppa di nicchiuzzi univalvi, rammentanti
quella Paludina vivipara, che alcuni vorrebbono
che si rinvenga talora frequentissima in alcuni
esemplari della nostra così detta Pietra di Viggiù.

3.° Terreni pelagici Epioolitici, o posti al di
sopra delle Ooliti e de’ terreni del Iura (les
terrains pélagiques épioolithiques
les Marnes
bleues supérieures
di Prevost – upper-oolitic Sy-
stem
di Conybeare), costantissimi in Inghilterra,
e forse mancanti il più delle volte sul Continen-
te, a’ quali appartengono, per quel che sembra,
decisamente,

a) la bella Calcarea oolitica compatta di Port-
land in Inghilterra (le Calcaire Portlandien
[Seite 75] Portland-stone); e meno dichiaratamente poi,

b) la Marga o Marna argillosa dell’ Havre (la
Marne argileuse Havrienne
kimmeridge Clay,

c) la Calcarea corallica o corallifera (le Cal-
caire, corallique
la Lumachelle virgulaire
Coral-ragmiddle oolitic System di Conybeare)
in cui abbonda la Gryphaea virgula, di la Héve
presso all’ Havre, ed anche delle vicinanze di
Beauvais in Francia, e de’ dintorni d’Oxford in
Inghilterra, e

d) la Marna d’Oxford (la Marne Oxfordien-
ne
Oxford-clayKelloway-rockblue
Clay
), nella quale suole abbondare invece la
Gryphaea dilatata.

Non tralascieremo per altro di notare qui ul-
teriormente, che Bouè riferisce qui alla Calca-
rea di Portland, nella quale abbonda in par-
ticolare l’Ammonites triplicatus, che ne sembra
caratteristico, anche le Calcaree sabbiose e le
Arenarie contenenti Fucoidi (les Calcaires sableux
et les Grés à fucoïdes
Grés carpathique di
Bouè stesso – Flisch di Studer), d’alcune parti
dell’ Alpi Svizzere, dell’ Alpi Ligure, degli Ap-
pennini e de’ monti Carpazii.

4.° Terreni pelagici Iurassici, o sia del Iura
(les terrains pélagiques jurassiquesle Cal-
caire oolithique moyen
le Calcaire oolithique
principal
the great Oolithelower oolitic
System
di Conybeare – Oolite-formation di De
[Seite 76] la Béche – CornbrashIurakalk di Bouè;
eccettuandone per altro il Lias), i quali possono
ripartirsi in

a) Soprajurassici (Suprajurassiques).

b) Medio jurassici (Mediojurassiques), e

c) Infrajurassici o sottojurassici (infrajuras-
siques
); ritenendo, che alla prima divisione ap-
partengono propriamente, la Calcarea schistoi-
dea (le Calcaire schistoïdeCornbrash
Schieferkalk), colla sua Oolite silicifera (la Oo-
lithe silicifere
forest Marble), per esempio,
di Mamers in Francia, e giuntavi poi la Pietra li-
tografica o la Calcarea litografica (le Calcaire li-
thographique
la Pierre lithographique) di
Pappenheim, di Solenhofen e di Eichstädt in
Baviera, di Stonesfield presso ad Oxford in In-
ghilterra, ed anche di qualche altra località: la
Calcarea zoofitica (le Calcaire zoophytique
Calcaire à polypiersTartufite) del Calva-
dos in Francia, di Nizza in Provenza e del Vi-
centino tra di noi, e finalmente la Marna ar-
gillosa jurassica (Marne argilleuse jurassique
Bradford Gay); mentre a’ mediojurassici ap-
parterranno, la Calcarea comune compatta (le
Calcaire compacte commun
Calcaire de Caen),
compresovi la Oolite migliare (la Oolithe mi-
liaire
great Oolitedichter Iurakalk mit
Bohnerz
), accompagnata talora da un Ferro
globuloso oolitico anch’ esso: la Marna calcarea
[Seite 77] jurassica, e la Marna smectitica di Nutfield in In-
ghilterra, e finalmente la Dolomia jurassica (Do-
lomie jurassique
dichter Jurakalk mit Dolomit
di De Buch), della quale, bianchissima e tempe-
stata di superbi cristalluzzi nelle cripte o fenditure,
abbiamo in Italia esempi palmari ad Enego fra-
zione de’ Sette Comuni, nel così detto Canale di
Brenta
in Vicentina, ed anche a Terracina in
Romagna; e mentre finalmente agli infrajurassici
spetterà segnatamente la Calcarea compatta con
Oolite ferruginosa (le Calcaire compacte et l’Oo-
lithe ferrugineuse
eisenschüssiger Oolithei-
senschüssiger Roggenstein
), abbondante per l’or-
dinario di frequenti esemplari di Gryphaea cym-
bium
e di Ammonites planulites, com’ è quella
dei dintorni di Eichenstädt nella Franconia,
quella de’ dintorni di Bayeux nel Calvados in
Francia, ed altre parecchie consimili, nelle quali
scorgonsi appunto spesso grani, arnioncini, gru-
mi od anche straterelli di Ferro idro-ossidato ooli-
litico, e rinvengonsi le prime traccie di Spato
pesante, o sia di Baritina (Barytine), talora
con Galena. Spettar debbe qui pure la forma-
zione principale di quella maniera di Lignite ju-
rassica, analoga a quella che avremo occasione
di riscontrare anche in progresso nel terreno del
Keuper, e che, per essere tutta quanta compo-
sta di stipiti di piante del genere Cycas, propone
ora il Brongniart di contraddistinguere dall’ altre
[Seite 78] col nome di Stipite (la StipiteHouille des
Cycadées
), come il sono, trall’ altre, quella di
Neuwelt presso a Basilea, quella di Larzac nel-
l’Aveyron in Francia, quelle di Brora e di
Whitby nell’ Yorkshire in Inghilterra, e come
debb’ esserlo pure quella che scavasi a Bornholm
in Isvezia.

Ordine C. Terreni izemiani Abissici, ch’ è
quanto dire degli abissi del mare, o del mare
antico (les terrains izémiens abyssiques, ou de
sédiment inférieurs
terrains secondaires per
molti – terrains alpins), i quali, per lo più
compatti anch’ essi, sedimentarj e stratiformi,
appariscono essersi generalmente formati per via
meccanica, e stendonsi dal Lias (Mergelkalk)
fino inclusivamente a quel terreno Litantracifero,
che Bouè ha denominato prima formazione d’A-
renaria stratificata (erste Flötz-sandstein-forma-
tion
), e fino alla così detta Calcarea di transi-
zione esclusivamente. Abbracciano questi i nove
seguenti gruppi o formazioni, a bastanza tra esse
ben distinte e caratterizzate:

1.° Terreni abissici del Lias (les terrains abys-
siques du Lias
terrains liasiques di Omalius
d’Halloy – LiasCalcaire à gryphites ar-
quées – Marnes bleues inférieures
Mergelkalk
di Bouè), a’ quali si riferiscono: l’Arenaria del
Lias, o sia l’Arenaria della Calcarea marnosa a
grifiti (Quadersanstein di Humboldt – Sand-
[Seite 79] stein des Gryphiten-kalkstein
), come sono, tral-
l’altre, quella di Maiziéres presso a Vic in Fran-
cia, e quella di Aalen nella valle del Neckar,
ricche talora di Antracite, di Ferro idro-ossidato
compatto, di Wavellite, d’Arragonite ec.: la stessa
Calcarea marnosa sparsa di Grifiti arcuate, ed
accompagnante talora traccie di Ligniti, di Piriti,
di Blenda, di Galena ec., con Gesso, Dolomia
spatosa ec., come lo è tra di noi, per esempio,
quella della Madonna del Soccorso sul lago di
Como, e come debbono esserlo pure le così dette
Piode di Moltrasio; e finalmente l’Ampellite al-
luminosa (alaunhaltiger Mergelschiefer), giun-
tovi eziandio il Macigno solido (Macigno solide
di Brongniart – sandiger Mergelkalk).

2.° Terreni abissici del Keuper (les terrains
abyssiques da Keuper
terrains Keupriques
Marnes irisées di Charbaut – Marnes bigar-
rées
per altri), a’ quali spettano: un’ Arenaria
con impressioni o traccie vegetabili (Grés im-
pressionné
), giuntevi le Marne proprie del Keu-
per (les Marnes keupriques), con traccie di Sti-
piti (StipitesHouille du Lias – Houille
des Cycadées
Houille du Grés bigarré), l’Ar-
gilla figulina (Argile figulineTöpferleimen),
ed una Calcarea marnosa, quasi a teste di chio-
di, ora con Gesso striato (Nagelkalkupper
red Marle and Gypsum
), ed il Sal Gemma (Sel
marin rupestre
).

[Seite 80]

3.° Terreni abissici Conchigliferi (les terrains
abyssiques conchyliens
Calcaire conchylien
– Muschelkalk
rauchgrauer Kalkstein di Me-
rian – Zechstein per taluni), a’ quali sono da
riferirsi alcune Calcaree marnose, contenenti talora
cristalluzzi di Quarzo jalino, con traccie di Gale-
na, ed accompagnanti il Gesso, come hassi a No-
biallo, ed anche a Limonta sul lago di Como,
e bene spesso i depositi di Sal Gemma (Sel ma-
ria rupestre
), associati, ora alla Calcarea fetida
(Stinkkalk), ora ad una Calcarea sparsa di En-
criniti (le Calcaire à Encrines), ed ora ad una
tal quale Dolomia oolitica (Dolomie oolithique
Rauchwacke), somigliante a qualche pezzo
della nostra Calcarea d’Arona sul lago Mag-
giore.

4.° Terreni abissici Peciliani, ch’ è quanto chi
dicesse screziati o variegati (les terrains abys-
siques poeciliens
terrains du Grés bigarré
Grés bigarrébunter Sandsteingypseous red
Sandstone
new red Sandstonered Mar-
le
), i quali comprendono l’Arenaria screziata
propriamente detta (le Psammite bigarréle
Grés bigarré
bunter Sandstein), colle Ligniti
che le sono proprie, col Macigno oolitico (le
Macigno oolithique
di Brongniart – Oolithe an-
cienne
Roggenstein), col Ferro idro-ossidato
compatto litoideo, colla Smectite (SmectiteAr-
gile à foulon
Walkererde), ed anche talora
[Seite 81] con una foggia di Dolomia spatosa e grumosa, od
in arnioni (Dolomie en rognons), come accade
nell’ Yorkshire in Inghilterra: certe Marne scre-
ziate anch’ esse (la Marne bigarrée), accompa-
gnanti, ora il Gesso striato, ora lo Solfo ed ora
un Ferro idro-ossidato: alcuni depositi Salini (Sel
marin
), con traccie d’una Lignite composta prin-
cipalmente di Felci e d’Alberi coniferi, ed una
foggia di Puddinga tutt’ affatto particolare. –
Bouè riferisce precisamente a questa sorta di ter-
reni, vale a dire a’ terreni della Arenaria scre-
ziata, i grandissimi depositi, o le famose Miniere
di Sale di Wieliczka e di Bochnia, come pur
quelle di Gesso e Salgemma della Castiglia e della
Mancha in Ispagna, e vi riunisce poi, non solo
tutti quanti i terreni stratificati, che racchiudono
ad un tempo ligniti, conchiglie e semenze di ve-
getabili, ma perfino le diverse roccie, che con-
traddistinguonsi comunemente in Italia co’ nomi di
Macigno, di Pietra serena, di Pietraforte e simili.
– È però da dire, che una tale da lui proposta as-
sociazione di roccie, molto l’una dall’ altre dif-
ferenti, non è per anche da tutti ritenuta come
affatto assentata e sicura.

5.° Terreni abissici Penei (les terrains abys-
siques pénéens
terrains Pénéens di Omalius
de Halloy – Calcaire alpinAlpenkalk
Zechstein, ed anche per alcuni Tedeschi –
magnesian Limestone), a’ quali riferisconsi il
[Seite 82] più delle volte principalmente: i depositi di Gesso
striato accompagnanti il Sal marino: poi la Cal-
carea fetida (StinksteinStinkkalk): la Do-
lomia penea (la Dolomie penéennemagne-
sian Limestone – Bitterkalk
), che può essere
compatta, globulosa o cellulosa (zelliger Kalk
in quest’ ultimo caso), ed è associata, ora alla
Arragonite, ora ad una Calcarea cellulosa, ma
non Dolomitica (HohlenkalkRauchkalk
RauhkalkRauhsteinRauchwacke), e ta-
lora ad una Marna cenerognola (la Marne cen-
drée
Aschemergelige Ascheearthy
Dolomit
): poscia la Calcarea penea fina e com-
patta (le Calcaire pénéen – Calcaire compacte fin
Zechstein propriamente detto – compact Li-
mestone
), associata bene spesso, o al Ferro idro-
ossidato, o al Ferro spatico, o all’ ossido di Man-
ganese, o a poca Galena, o allo Spato pesante,
e finalmente lo Schisto bituminoso (le Schiste
bitumineux
BrandschieferMarlslate), ora
cuprifero, come nell’ Assia, ed ora idrargirifero,
come ad Idria, e giuntavi bene spesso la Ampel-
lite alluminosa (l’Ampélite alumineux).

6.° Terreni abissici Rudimentarj (les terrains
abyssiques rudimentaires
), fra i quali sono da con-
tarsi varie antiche Arenarie o Grauwacke, come
sarebbono, a cagion d’esempio, l’Arcosia molare,
o sia l’Arenaria da macine (l’Arkose molaire
di Brongniart – le Grés VosgienGrés des
[Seite 83] Vosges
Millstone-grit), e l’Arcosia migliare
(l’Arkose miliaireWeissliegendes), propria
particolarmente della formazione litantracifera dei
terreni di sedimento inferiori: l’Arenaria o la
Psefite rossiccia (la Pséphite rougeâtreRoth-
todt-liegendes
lower red Sandstone), e final-
mente l’Arcosia granitoidea (l’Arkose granitoïde
la Psammite granitoïde – varietà di Grau-
wacke
per ben molti), metallifera, e ricca ta-
lora, o almeno misturata di Spato pesante, di
Spato fluore e di Spato calcareo ec.

7.° Terreni abissici Entritici, o risultanti, quasi
chi dicesse, da una cristallizzazione confusa con
traccie di cristalli nella stessa sua composizione,
(les terrains abyssiques entritiquesFeldstein-
porphyr
almeno in parte), fra i quali sono da
comprendersi il Mimofiro (le MimophyreGrau-
wacke
in parte), la Eurite anfibolica (la Éurite
amphibolique – Hornfels
Hornstein-porphyr, e
Flötztrapp-porphyr, in qualche loro parte), al-
cuni Porfidi, e principalmente poi la Spilite (la
Spilite
PerlsteinBlättersteinSchaal-
stein
– e Mandelstein, in qualche loro parte),
e l’Argillofiro (l’Argilophyre – Thonporphyr):
poi il Melafiro, o sia Porfido nero (le Mélaphyre
la Roche noirele Porphyre noirTrapp-
porphyr
), e finalmente la Trappite, o Roccia
trappica, o il Porfido pirossenico (la Trappite
la Roche de trapple Porphyre pyroxé-
[Seite 84] nique
Trapp-porphyr Augit-porphyr
WhinWhinstone – ed in particolare poi
Dike of Whinstone).

8.° Terreni abissici Litantraciferi (les terrains
abyssiques houillers
), a’ quali appartengono: la
predetta Arcosia migliare, l’Arenaria bianca (le
Grés blanc
): l’Arenaria grigia comune, o Psam-
mite comune (le Psammite communGrés gris
Grés micacéGrés houillerGrés des
houillères
Grauwacke): la vera Puddinga si-
licea inglese, o la Puddinga psammitica (la Pou-
dingue psammitique
PuddingstoneClifton’ s
Pudding
): gli Schisti argillosi, o le Filladi mica-
cee, nerastra e rossiccia (le Phyllade pailletté noi-
râtre – Thonschiefer
ShalePhyllade
pailletté rougeâtre
SchieferthonGrauwa-
kenschiefer
Schiefrig-grauwacke, in parte):
l’Argilla schistosa (Schieferthon propriamente),
racchiudente, ora il Ferro carbonato litoideo o
Ferro spatico, ed ora il Bitume, e poi il Litantrace
filicifero, o portante traccie manifeste di Felci
(la Houille filicifèreCoal measuresFar-
renkrauthaltende Steinkohle
), associato alle Pi-
riti, alla Galena, alla Blenda, al Quarzo, alla
Ftanite (Schwuhl), ed anche allo Spato calca-
reo, e finalmente l’Antracite (Glanzkohle).

9.° Terreni abissici Carboniferi (les terrains
abyssiques carboniféres
terrains anthraciféres
di Omalius de Halloy – terrains du Grés rouge
[Seite 85] ancien
terrains de transition supérieurs, ge-
neralmente per gl’ Inglesi), a’ quali sono dà ri-
ferirsi: la Lavagna, e l’Ardesia o lo Schisto ar-
gilloso (le Schiste argileuxle Phyllade
l’Ardoisele Schiste blea luisantThon-
schiefer
BrandschieferDachschiefer
GrijfelschieferTafelschiefer, ec. – Siate):
giuntavi eziandio l’Ampellite alluminosa (l’Am-
pélite alumineux
le Schiste alumineux
Alaunschiefer): poi la Calcarea carbonifera
(mountain Limestone di Bristol, di Liegi e d’al-
tre località), associata al Ferro idro-ossidato presso
a Namur, e all’ Antracite (l’Anthracite pulvérin
mineralische Holzkohle) a Schönebeck, a
Geislautern presso a Saarbruck, a Bruchen presso
a Magonza, ed anche altrove, e finalmente l’A-
renaria rossa antica, o la Psammite rossiccia (le
Psammite rougeâtre
rother Grauwackeold
red Sandstone
).

Classe VI

I terreni Emilisii, o Emilisiani, ch’ è quanto
chi dicesse, formatisi in parte per via di deposi-
zione o di sedimento, ed in parte mercè d’una
precedente loro tal quale dissoluzione chimica
(les terrains Hémilysiensterrains de tran-
sition
terrains de transition sémicompactes
terrains intermédiaires per alcuni – terrains pri-
mordiaux
per altri – uebergangs Gebirge
Ganggebierge), che gioverà di ripartire in tre
[Seite 86] distinti gruppi o formazioni, abbastanza ben di-
stinte l’una dall’ altre.

1.° Terreni emilisii Calcarei (les terrains
hémilysiens calcaires
le Calcaire de tran-
sition moyen des anglais
Bergkalkstein
Bergkalk-formation), tra i quali comprendonsi:
la Calcarea compatta metallifera (le Calcaire
compacte metallifere
Mountain-limestone),
come sono, trall’ altre, quella di Dudley nel
Worchestershire in Inghilterra, quella di Cristia-
nia in Norvegia, e molto probabilmente la nostra
ferrifera della Valle di Pasturo in Valsasina, e
la Calcarea compatta sublamellosa avente traccia
di Encriniti (le Calcaire compacte sublamellaire
Calcaire à Encrines), com’ è quella di les
Écassines
presso a Mons, e come dovrebb’ esser
quella del nostro Calvasone o Mendrisone o Monte
Generoso, che spesso ne precipita giù lungo la
strada, che da Chiasso conduce a Bissone sul lago
di Lugano; giuntivi eziandio il Marmo nero bi-
tuminoso o la Calcarea nera fetida, com’ è per
esempio il nostro nero di Varenna, e quasi
tutta la Calcarea nera del ramo Comasco del La-
rio a fior d’acqua, come vi si comprende ezian-
dio una foggia di Dolomia fetida (Dolomie fé-
tide?
) metallifera, e talora fluorifera, di Matlock
nel Derbyshire, e de’ dintorni di Namur e di
Mons. Appartengono pure a questo medesimo
gruppo, tanto la Breccia calcarifera ad Entro-
[Seite 87] chiti, o la Spilite zootica (Spilite zootique cal-
carifère, à portions d’Entroques, avec noyaux cal-
caires
), ed il Porfido che, unitamente al Ferro
oligisto in filoni, al Diaspro ed alla Ftanite o
allo Schisto siliceo (PhtaniteKieselschiefer),
ve l’accompagna, amendue in forma di Roccie
ricuoprenti, di Kerza presso a Clausthal nel-
l’Harz, e probabilmente in fine il nostro Maci-
gno solido e compatto, altramente detto, ora
Pietra serena, ora Pietra bigia ed ora anche
Pietra forte degli Appennini, alternante ivi per
lo più con un’ altra Calcarea fina e compatta,
che viene denominata sopra luogo Pietra colom-
bina,
la quale corrisponde al dichter grauer Kalk
di Bouè.

2.° Terreni emilisii Frammentarj (les terrains
hémilysiens frammenteux
grobkörnige Grau-
wacke
), a’ quali appartengono ben molte delle
così dette Breccie antiche, come a dire le Ana-
geniti variegate, composte di frammenti a grana
grossolana di Roccie primitive (Anagénite va-
riée
GrauwackeGreywacke), e la Psam-
mite rossiccia, compresovi lo Schisto argilloso
ferrugineo (Grauwackenschieferschiefriger
Grauwacke
porphyrartiger Grauwacke), come
sono, trall’ altre, quella di Clausthal nell’ Harz
ed alcune di Norvegia.

3.° Terreni emilisii Quarzosi (les terrains hé-
milysiens quarzeux
jüngerer Grauwacke
[Seite 88] rother uebergangs Sandstein, di Bouè), cui ri-
ferisconsi l’Arenaria porporina (le Grés pour-
pré
la Pséphite rougeâtreroth-todtes Lie-
gendes – Flötz-thonporphyr
), e le Quarziti ros-
siccia e bianchiccia (les Quarzites rougeâtre et
blanchâtre
Grés quarzeuxPegmatite – e
Aplite, ou Granite graphique).

4.° Terreni emilisii Schistosi (les terrains hé-
milysiens schisteux
les terrains traumateux
les Traumates di D’Aubuisson – les ter-
rains de transition anciens
ältere Grauwa-
cken-formation
di Bouè – ältere Uebergangs-
gebirge
), a’ quali appartengono la Psammite schi-
stoidea (GrauwackenschieferSchiefrig-grau-
wacke
), la Fillade micacea e quarzifera (les
Phyllades pailleté et quarzifére
Thonschie-
fer
Grauwackenschiefer), l’Ardesia (le Schi-
ste ardoise
PhylladeThonschieferLa-
yenstein
Dachschiefer), la Cote o lo Schi-
sto degli arruotini (le Schiste coticuleWetz-
schiefer
), e lo Schisto carburato o la Matita dei
disegnatori (le Schiste carburéGriffelschie-
fer
schwarze Kreide – e talora in qualche
parte anche Brandschiefer), giuntovi alle volte
eziandio il Diaspro, e la Ftanite (la Phtanite
KieselschieferLydischer Kieselschiefer – ja-
spisartiger Kieselschiefer
), come vi appartengono
pure l’Ampellite alluminosa (Alaunschiefer), e
l’Ampellite grafica (schwarze Kreide, molto pro-
[Seite 89] priamente), e giuntevi in qualche caso l’Antracite,
la Calcarea sublamellosa e la Dolomia compatta,
ora colla Galena argentifera, come succede nel-
l’Harz, or colla Blenda ed ora colle Piriti.

5.° Terreni emilisii Talcosi (les terrains hémi-
lysiens talqueux
terrains de transition an-
ciens – Talk – Quarz
und Thonschiefer-for-
mation
di Bouè – Talkige Formation di Kefer-
stein), a’ quali spettano: i Calcischisto venato ed
amigdalare (le Calschiste veiné, et l’amygda-
lin
ThonschieferTalkschiefer – e ta-
lora zerreiblicher Grünsteinschiefer), come, per
esempio, alla base del monte Ramazzo nella Li-
guria, giuntavi bene spesso anche l’Antracite:
poi lo Steaschisto porfiroideo, ed il noduloso
(Stéaschiste – Talkschiefer), com’ è quello, tra
gli altri, giadifero di Grattacasolo tra Lovere e
Pisogne sul lago d’Iseo nel Bresciano, giuntovi
la Quarzite e lo Schisto clorite (la Chlorite schi-
stöide
Cloritschiefer); e quindi v’ apparten-
gono ancora lo Schisto lucente (le Schiste lui-
sant
ThonschieferTalkschiefer), colla
Calcarea spatosa, che suole accompagnarlo bene
spesso, colla Fillade rasata (le Phyllade satiné
glanzender Thonschieferschimmernder
Thonschiefer
), e anche colla Fillade maclifera (le
Phyllade maclifère
hohlspathführender Thon-
schiefer
chiastolithführender Thonschiefer),
colla Grafite, col Ferro ossidulato, col Ferro
[Seite 90] oligisto, colla Galena argentifera, colla Blenda e
col Rame piritoso, che qua o là sogliono accom-
pagnarle.

Classe VII

I Terreni Agalisii, o Agalisiani, ch’ è quanto
chi dicesse, terreni cristallizzati primordiali (les
terrain Agalysiens
terrains primordiaux de
cristallisation
terrains primitifs, propriamente
così detti – terrains primordiaux di Omalius
d’Halloy, soltanto in parte – krystallinische
Schiefer-gebilde
krystallinische geschichtete
Gebilde
– e krystallisch-neptunische Gebilde di
Bouè – Ganggebirge di Keferstein, ma soltanto
in parte), che gioverà di ripartire alla prima,
onde conciliare nell’ argomento la possibile mag-
giore chiarezza, almen per ora, vedutone il nu-
mero e le grandissime diversità, ne’ sette distinti
Ordini seguenti, divisibili poi, cadauno, come
per la maggior parte il furono i terreni accen-
nati già nelle sei Classi precedenti, in diversi
gruppi o formazioni a bastanza ben distinte.

Ordine A. Terreni agalisii Epizoici, ch’ è quanto
dire, superiori ad alcune traccie o vestigia di corpi
organizzati un tempo viventi (les terrains aga-
lysiens épizoïqués
), i quali offroncisi senza se-
guir mai un ordine stabile e costante, ma sono
ciò nondimeno ripartibili ne’ seguenti quattro gruppi
diversi, o formazioni, che vogliano dirsi:

1.° Terreni agalisii epizoici Calcici (les ter-
[Seite 91] rains agalysiens calciques
), a’ quali sono da ascri-
versi il Marmo salino, o la Calcarea saccaroi-
dea (le Marbre salinle Calcaire saccharoïde
körniger KalksteinGlanz-marmorsalini-
scher Marmor
), com’ è quella di Carrara, e quella
di Cambo ne’ Pirenei, e come sono pure ezian-
dio le nostre della Candoglia, d’Ornavasso e
di Crevola sullo stradale del Sempione, e quelle
di Piona, e di Musso o di Santa Eufemia sul La-
rio, giuntovi eziandio il così detto Marmo cipol-
lino:
poi l’Oficalce granulare (l’Ophicalce gré-
nue
), ed il Calcifiro feldspatico (le Calciphyre
feldspathique
körniger Kalk anch’ esso),
com’ è quello della Tarantasia in Savoia, o quello
del Col du Bonhomme sul Montebianco, giun-
tovi il Gesso saccaroideo, che lo accompagna ta-
lora, come accade in Val Canaria sul S. Got-
tardo, e finalmente il Calcischisto granitellino (le
Calschiste granitellin
Thonschiefer per alcu-
ni, – mentre altri il denominano talora più
volontieri zerreiblicher Grünstenschiefer), come
è quello dell’ Harz. – In questa speciale ma-
niera, o in questo gruppo di terreni, rinvengonsi
sparsi o disseminati bene spesso la Mica, la Wer-
nerite, l’Apatite, la Fosforite, il Granato no-
bile, la Grossularia e fors’ anco l’Epidoto, il
Ferro ossidulato e le Piriti, e sul Montebianco
poi il Feldspato in cristalluzzi, a Carrara il
Quarzo jalino, alla Candoglia il Quarzo bianco
[Seite 92] amorfo, al Ceylan lo Spinello, alla Nuova-York
e in Norvegia la Sahlite e la Grammatite, a Lo-
bo l’Idocraso, in Pensilvania la Condrodite, a
Carrara ed a Cambo ne’ Pirenei la Grafite, ed a
Tunaberg in Isvezia il Cobalto grigio, e via di-
scorrendo.

2.° Terreni agalisii Magnesici (les terrains agaly-
siens magnésiques
Talkschiefer), a’ quali sono
da riferirsi: lo Steaschisto rude (Stéaschiste rude)
di Pesey in Savoia, e l’altro nostro, ch’ è a quello
analoghissimo, di Viconago presso al Ponte Tresa
nella Provincia di Como, accompagnanti amen-
due la Galena argentifera: lo Steaschisto steati-
toso (Stéaschiste stéatiteux), com’ è, tra gli al-
tri, quello granatifero di Gondo in sul S. Got-
tardo: il Talco clorite (Talc chloritique), come
è quello di Corsica, ed altri parecchi, giuntovi
il Cipollino di Barége ne’ Pirenei, e quello pure
del Sempione, e giuntovi eziandio l’Oficalce gra-
nulare (l’Ophicalce grenué di Newburg nel Mas-
sasuchet, e di Newhaven nel Connecticut. – In
questo secondo gruppo di terreni Agalisii, tro-
vansi sparsi bene spesso o disseminati, ora l’Oro
nativo, ora il Rame nativo ed ora il Rame pi-
ritoso, con altre Piriti, o il Rame grigio, o il
Mispickel, o il Ferro ossidulato, o il Ferro
cromato, o il Quarzo jalino, o la Brucite, la
Fosforite, la Dolomia spatosa, la Tormallina, il
Disteno, l’Actinoto, l’Ortosio ed altri Feldspa-
[Seite 93] ti, il Diallagio, e fors’ anche qualche Triclasite,
oltre alla Galena argentifera come a Pesey e a Vi-
conago, all’ Almandino o Granato nobile come a
Gondo sul S. Gottardo, e a qualche altra so-
stanza ancora.

3.° Terreni agalisii Anfibolici (les terrains aga-
lysiens amphiboliques
uebergangs Grünstein),
a’ quali spettano l’Anfibolite (l’Amphibolite
Hornblendegestein), com’ è quella, trall’ altre,
d’Allemont nell’ Isére in Francia, come è la Dio-
rite schistoidea (Diorite schistoïdeGrünstein-
schiefer
), e come è la Selagite (Diorite sé-
lagite
Sélagite). – In questo terzo gruppo
trovansi sparsi o disseminati, più frequentemente
che altro, i Granati, l’Epidoto, le Piriti, il
Ferro titanato, lo Sfeno, l’Ipersteno ec.

4.° Terreni agalisii Filladici (les terrains aga-
lysiens phylladiques
Urthonschiefer), a’ quali
appartengono le diverse Filladi, come a dire la
rasata (le Phyllade satinéKillas), com’ è
quella di Marejol (ThonschieferTalkschie-
fer
), la Petroselciosa (le Phyllade pétrosiliceux
HornsteinschieferHornschiefer), la Ma-
clifera (le Phyllade maclifèreChloritschiefer
– Thonschiefer
), come sono quelle di Bayreuth
e di Nantes, e finalmente la Staurotica, Stauro-
tidifera o Granatitifera (le Phyllade stauroti-
que – Chloritschiefer
), com’ è quella di Coray,
di Pensilvania ec. – In questi terreni riscontransi
[Seite 94] non di rado sparsi o disseminati, la Macla o sia
la Chiastolite, la Staurotide ed il Dipiro, come
accade sul S. Gottardo, le Piriti varie e talora
l’Antracite.

Ordine B. Terreni agalisii Ippozoici, ch’ è
quanto chi dicesse, inferiori sempre a’ terreni, che
contengono traccie di corpi organizzati in addie-
tro viventi (les terrains agalysiens hypozoïques
terrains primitifsUrgebirge), i quali
possono ripartirsi ne’ seguenti altri tre gruppi, o
formazioni, anch’ esse l’una dall’ altra a bastanza
ben distinte e caratterizzate, vale a dire:

5.° Terreni agalisii Micacei (les terrains aga-
lysiens micaciques
Glimmerschiefer-gebirge),
ne’ quali predomina sempre di gran lunga la Mica
a’ pochi altri loro principii componenti. Sono da
rapportarsi a questi: il Micaschisto o sia lo Schi-
sto micaceo (MicaschisteGlimmerschiefer), com-
presivi lo Schisto lucente (Schiste luisant), il
Quarzo, il Ferro oligisto ed il Ferro idro-ossidato
compatto, come succede a Bourbon-Vendèe in
Francia, unitamente a diverse Piriti, ed il Ialomicte
(HyalomicteGreisen), tanto granitoideo, co-
m’ è quello stannifero dello Schlackenwalde in
Boemia, quant’ anche lo schistoideo, come è
quello di Florac in Francia. – In questi terreni
riscontransi sparsi o disseminati, il Columbio, il
Molibdeno, il Titanio rutilo, le Piriti, lo Sta-
gno ossidato e lo Scheelino ferrugineo, come
[Seite 95] accade nell’ Erzgebirge: il Mispickel, il Quarzo
jalino in druse, il Quarzo in massa, il Corindo-
ne, il Berillo acquamarina, la Fluorite, la Fo-
sforite, il Feldspato, l’Epidoto, l’Anfibolo, ec.,
come altrove in più luoghi, ed in Piemonte poi
il Ferro ossidulato, a Skutterode nell’ Harz il Cobal-
to grigio, od Oedelfors in Isvezia l’Oro nativo,
a Piriac in Francia la Tormallina, sul S. Got-
tardo il Disteno, la Staurotide, ed anche, come
quasi dappertutto, i Granati, a Cosseir in Affrica
sul Mar Rosso, e nel Salisburghese lo Smeraldo.

6.° Terreni agalisii Quarziferi, o Quarzici (les
terrains agalysiens quarziques
), ne’ quali pre-
domina il Quarzo, ed a’ quali spettano la Quar-
zite jalina (le Quarzite hyalinQuarz-fels),
con druse d’Amatista, giuntavi eziandio la Pie-
tra elastica, l’Arenaria elastica o la Itacolumite
(le Grés flexibleItacolumitePierre éla-
stique du Brésil – Gelenkquarz
), col Topazzo in
druse, e finalmente il Micaschisto ferrifero, ed il
Ferro micaceo massiccio o il Siderocriste (le Sidero-
criste
Eisenglimmerschiefer), accompagnante ta-
lora, come al Brasile, l’Oro nativo, il Ferro os-
sidulato, le Piriti, l’Actinoto, e fors’ anche il
Diamante, ec.

7.° Terreni agalisii Gneissici (les terrains aga-
lysiens gneissiques
GneissGneuss
Gneuss-gebirge), a’ quali appartiene appunto il
Gneiss (GneissGneuss), giuntivi la Eurite
[Seite 96] schistoidea (l’Éurite schistoïdeWeissstein),
come è quella di Freyberg in Sassonia: il Gra-
nito accompagnante il Kaolino, come sono quelli
di Laufenburgo, di Passavia, de’ Pirenei, di Saint-
Yrieix presso Limoges in Francia, e forse i no-
stri di Baveno, e del Vicentino: l’Anfibolo in
massa, l’Anfibolite schistoidea (l’Amphibolite
schistoïde
HornblendeschieferHornblen-
deslate
), com’ è trall’ altre quella del Sempione,
e la Calcaria saccaroidea, com’ è quella, frall’ al-
tre, di Crevola parimenti in sul Sempione, giun-
tivi eziandio il Ferro ossidulato compatto, come
succede in Isvezia a Dannemora ed a Taberg,
e la Grafite, come accade a Passavia.

In questa particolare maniera di terreni ri-
scontransi, qua e là sparsi o disseminati, i Gra-
nati, il Titanio rutilo, la Fluorite, ed a Co-
lumbo nel Ceylan il Molibdeno solforato, nel-
l’Erzgebirge le Piriti, al Coromandel o sia alla
Costa Ciòlamandala nell’ Indie Orientali il Ferro
ossidulato, a Marienberg lo Stagno ossidato, a
Tunaberg in Isvezia il Cobalto grigio, al Picco
d’Adamo nel Ceylan il Giargone, a Taberg la
Giobertite, nello Zillerthal la Tormallina, sul
Montblanc l’Epidoto, sul Fichtelgebirge il Di-
steno, a Bodenmais in Baviera il Peliom o la
Cordierite, nel Maine (America Settentrionale)
l’Acqua marina, ed a Ytterby in Isvezia la Ga-
dolinite.

B) TERRENI TIFONIANI
[Seite 97]

(che, volendosi per essi alludere, siccome pare, al Gigante
Tifeo della mitologia pagana, forse direbbonsi ancora meglio
Tifeani),

O TERRENI MASSICCI

Questa seconda grande Divisione del Periodo
Saturniano o Saturnio de’ Terreni formanti la cor-
teccia del nostro Pianeta, racchiudente le Clas-
si VIII e IX, che sono le ultime della presente
Distribuzione di tutti possibilmente i Terreni,
proposta dal Brongniart, fu a lui, come anche
a tanti altri, suggerita dalle ultime scoperte fat-
tesi di Roccie emerse dal di sotto de’ Graniti o
delle così dette Roccie primitive; scoperte, alle
quali, trall’ altre, si riferisce anche quella del
Porfido pirossenico nero, emergente dal di sotto
appunto de’ Graniti e d’altre simili Roccie pri-
mordiali nel Luganese, da me non ha guari ac-
cennatane mercè d’una mia Memoriuccia ac-
compagnante un Tipo del signor Barone De-Buch,
la quale può leggersi alla pag. 113 e segg. nel
fascicolo CLXVI, pel mese d’Ottobre 1829 ul-
timo scorso, della nostra Biblioteca Italiana.

Classe VIII.

I terreni Plutonici o Plutoniani (les terrains
Plutoniques
terrains d’épanchementmas-
sive Gebilde
Plutonische Gebilde di Bouè),
i quali possono considerarsi acconciamente ripar-
[Seite 98] tibili ne’ quattro seguenti gruppi, o formazioni
ben distinte:

Terreni plutonici Granitoidei (les terrains Plu-
toniques granitoïdes
), a’ quali riferisconsi:

a) il Granito plutonico dell’ Erzgebirge, della
Borgogna, della Scozia, e della Norvegia, ed il
Granito porfiroideo dell’ Alvernia, di Predazzo
e d’altre località nel Tirolo, della Valgana,
della penisola di Morcò, e di Melano oltre Men-
drisio nel territorio Svizzero; giuntivi la Pegma-
tite o il Granito grafico di Geyer e d’altre lo-
calità, ed il Kaolino di Saint-Yrieix presso Li-
moges, di Cambo presso Bajona in Francia, di
Aue presso Schneeberg in Germania, dei Tretti
nel Vicentino, e via discorrendo. – In questo
speciale gruppicino di terreni rinvengonsi sparsi
o disseminati qua e là il Topazzo, il Quarzo
jalino, la Tormallina, il Cimofano, il Giargo-
ne, la Cordierite, l’Epidoto, i Granati, la Ja-
mesonite, il Berillo, la Pinite, la Fosforite, la
Lepidolite, la Petalite, il Trifano, il Molib-
deno solforato, il Wolfram o Scheelino ferrugi-
neo, il Titanio rutilo, lo Stagno ossidato, la
Grafite e il Ferro ossidulato:

b) il Protogino, o il Granito avente il Talco
sostituito alla Mica (le Protogynele Grani-
telle
di Saussure) del Montebianco, del Mon-
rosa, del Sempione, ed in particolare delle Gal-
lerie praticatevi, e ancora più presso a noi, del-
[Seite 99] l’Orrido di Bellano sul lago di Como. – In
questo secondo gruppicino rinvengonsi sparsi qua
e là lo Sfeno, il Talco laminoso, la Clorite
e la Pinite:

c) la Sienite granitoidea (la Syénite grani-
toïde
granitartyger Syenit) de’ Vosgi, e del-
l’Erzgebirge; senz’ ommettere tampoco quella che
abbiamo qui tra di noi, non mai in posto, ma
bensì in trovanti talora colossali, sulle nostre som-
mità calcaree, e che viene volgarmente deno-
minata Ghiandone, e giuntevi eziandio la Sie-
nite circonifera (Zirkon-syenituebergangs
Syenit
) della Norvegia, la Diorite granitoidea
(granitartiger Grünstein) di Coutances in Fran-
cia, e di Miggiandone sulla Toce in Valle di Vo-
gogna, la Diorite orbiculare, detta anche il Gra-
nito orbiculare (kügelförmiger Granitkü-
gelförmiger Diorit
) di Corsica, e la Selagite
(Diorite sélagiteSélagite) di Felsberg nel
paese di Darmstadt e d’altre località, alle quali
roccie passa essa quasi affatto irreconoscibilmente.
– In questo terzo gruppicino rinvengonsi sparsi o
disseminati, ora i Granati, ora la Pinite, ed ora
la Parantina, con altre Scapoliti, l’Ipersteno (for-
mante una vera Sienite iperstenica scopertasi ul-
timamente in posto dal Naturalista Ginevrino si-
gnor Necker anche tra Bormio e Tirano in Val-
tellina), il Diallagio, il Giargone, lo Sfeno con
altri Titanii, il Molibdeno ec.

[Seite 100]

2.° Terreni plutonici Entritici, ch’ è quanto
chi dicesse inlardati di particelle cristalline confuse
(les terrains Plutoniques entritiques), a’ quali
spettano per la più parte i Porfidi d’ogni ma-
niera; non ommessi, nè il Melafiro o Por-
fido nero (le MélaphyreTrapp-porphyr),
nè la Eurite porfiroidea (Hornsteinporphyr
Flötztrapp-porphyrÈurite porphyroïde), colle
Ofiti e colle Varioliti di Corsica, della Ligu-
ria, del Piemonte e del Drac in Francia, che
le stanno subordinate, nè finalmente la Trappite
(Roche de TrappPorphyre noirPor-
phyre pyroxénique
TrappiteTrapp
UrtrappTrapp-porphyrDikeWhin-
stone
Whinston’ s Dike), come sono, tral-
l’altre, quelle di Lestèrel presso a Fréjus, di
Saulieu e di Lucenay, del Mont-tonnerre e della
montagna di Tarare in Francia, de’ dintorni di Cri-
stiania e di Boerum in Norvegia, de’ dintorni di
Halle in Sassonia, della Val d’Orco presso a Schio,
e di Recoaro nel Vicentino, e finalmente, assai
più presso a noi, di Melano presso a Mendrisio,
e della penisola di Morcò nel Luganese. – In
questo gruppo rinvengonsi qua e là bene spesso
sparsi o disseminati i Granati, le Piriti, il Ferro
ossidato, il Manganese, l’Albite e l’Epidoto,
come accade segnatamente ne’ nostri Porfidi neri
del Canton Ticino e della Valgana.

3.° Terreni plutonici Ofiolitici (les terrains
[Seite 101] Plutoniques ophiolithiques
), a’ quali spettano ge-
neralmente i Serpentini, come sono:

a) la Ofiolite (Ophiolithela Serpentine
Serpentin – Ophit), quale si è quella di Roche-
l’Abeille in Francia, quella di Zöblitz in Ger-
mania, quella de’ nostri Appennini del Pie-
monte, della Toscana, del Monte Rosa, del Sem-
pione e via discorrendo:

b) l’Eufotide, o il Gabbro, Granitone, Verde
di Corsica,
o Serpentino duro (ÉuphotideLeh-
manite
), come sono quelle di Corsica, e della
Rocchetta nel Genovesato, del Mussinetto e d’al-
tre località in Piemonte, del lago di Geneva,
di Prato, di Figline e dell’ Impruneta in Toscana;
come sono pur quelle, tra di noi, di Val-Bian-
dino e della Valtellina, e com’ è quella eziandio,
che rivenghiamo spesso in grandi masse erratiche
o in trovanti sulle cime de’ nostri monti Calca-
rei, e finalmente

c) l’Oficalce venata, o la Calcarea lamellosa
serpentinifera e talora diasprifera (l’Ophicalce
veiné
), come sono il Marmo detto Portovenere,
il Polzevera, il così detto Verde antico, il Verde
di Susa, il Verde di Varallo e simili in Italia,
il Serrancolino de’ Pirenei, ed altri così fatti.
– In questo gruppo speciale di terreni riscon-
transi frequentemente sparsi o disseminati, ora
l’Idocrasio, ora i Feldspati, ed or l’Amfibolo,
l’Asbesto, la Sahlite, la Grammatite, il Pirosse-
[Seite 102] no, il Diallagio, il Crisoprasio, l’Arragonite,
il Cromo ossidato, il Manganese ed il Ferro ossi-
dulati, il Ferro cromato, il Rame nativo, ed
in particolare poi al Monte Ramazzo in Liguria,
anche il Rame piritoso.

Ma, oltre alle predette Roccie, appartengono
ancora a questa medesima formazione de’ terreni
Plutonici ofiolitici:

d) la Magnesite e la così detta Giobertite si-
licifera e calcedonifera, tanto di Bandissero e di
Castellamonte in Piemonte, quanto eziandio l’al-
tra Magnesite di Vallecas in Ispagna, e la Sahlite
o il Pirosseno compatto, e

e) la Dolomia granulare, com’ è quella del
S. Gottardo, ricca di Tormalline verdi, di Corin-
doni azzurro e rosso, di Realgar, di Piriti epi-
genie, di Ferro oligisto, di Titanio rutilo e
d’altre curiose sostanze; Dolomia che, giudicata
infino ad ora primitiva, venne ultimamente ricon-
dotta a’ terreni stratificati o secondarj dal bravo
signor Elia de Beaumont, Ingegnere delle miniere
nel Regno di Francia, il quale rinvennevi per
entro le Belemniti.

4.° Terreni plutonici Trachitici (les terrains
Plutoniques trachytiques
), fra’ quali sono da con-
numerarsi le varie Trachiti, come sono, trall’ al-
tre, a cagion d’esempio, quelle del Cantal e del
Mont d’or in Francia, quella di Drachenfels nel
Siebengebirge in Germania e quella del Chimbo-
[Seite 103] raço nell’ America meridionale: la così detta Ma-
segna
de’ Colli Euganei nel Padovano, e segnata-
mente quella d’Arquà sovrapposta alla Calcarea, e
la sua analoga, tanto dell’ Ungheria, come dell’ i-
sola d’Ischia e d’altre località vulcaniche del Re-
gno di Napoli, e la Domite del Puy-du Dôme
in Francia anch’ essa, che non sembra essere se
non una Trachite decomponentesi o alquanto più
terrosa dell’ ordinario, e compresovi poi la Basa-
nite, la Dolerite, la Leucostina, la Perlite porfi-
ritica (Graustein) e la Stigmite (Pechstein-por-
phyr
Obsidian-porphyrPerlstein-porphyr), e
quindi il Porfido argilloso o l’Argillofiro (Thon-
porphyr
); e giuntevi anche la Pietra alluminosa
della Tolfa o l’Alunite (AluniteAluminit
Alaunstein), l’Eurite compatta, com’ è, a cagion
d’esempio, la Fonolite (PhonoliteKlingstein),
ed in fine le varie Brecciole, o i varj Conglome-
rati trachitici e pumicei, come il sono alcuni così
detti Trass, Tufa o Tufi vulcanici, Peperini ec.
– In questo speciale gruppicino rinvengonsi d’or-
dinario sparsi o disseminati, oltre al Feldspato
vitreo, al Pirosseno, a’ Granati, alle Piriti, alla
Mica ed all’ Anfibolo, il Giargone, lo Spinello,
il Mesotipo e altre Zeoliti, come vi sono comunis-
simi, al Messico e in altre località particolar-
mente dell’ America meridionale, la Ialite, il
Quarzo jalino, l’Opala, la Resinite e simili, a
Hohentwiel la Natrolite, sulle sponde del lago
[Seite 104] di Laach la Hauyna, a Drachenfels nel Sieben-
gebirge il Corindone e lo Sfeno, al Mont d’or
ed in America lo Solfo, in Transilvania il Tel-
lurio o il Silvano, nell’ Ungheria l’Oro, ed al
Puy-du Dôme in Francia il Ferro oligisto.

Classe IX.

I terreni Vulcanici (les terrains Vulcaniques
– terrains de fusion
terrains volcaniques an-
ciens
), i quali possono riguardarsi come ripar-
tibili a bastanza acconciamente ne’ due seguenti
gruppi o formazioni, l’una dall’ altra ben distinte:

1.° Terreni vulcanici Trappici (les terrains
volcaniques trappéens
), ne’ quali sono da com-
prendersi, in generale: le varie Basaniti (Ba-
sanite
BasalteMélaphyreTrachyte
ÉuritePhonoliteKlingstein): le Spi-
liti (SpiliteAmygdaloïdeWacke amygda-
laire
MandelsteinToadstone): le Dole-
riti (DolériteGrünstein Duckstein): le
Wacke (VakiteWake): i Peperini (Pépé-
rine
Brecciole), come, per esempio, quelli
di Viterbo negli Stati Pontificii, e di Valnera
nel Vicentino, e finalmente le varie Marne
trappiche (les Marnes trappéennes), come il
sono quella di Graciosa al Nuovo Mondo, e
quella del così detto Mittelgebirge in Germania.
– In questo primo gruppo sogliono rinvenirsi
frequentemente sparsi o disseminati, in grani cri-
stallini, l’Augite o il Pirosseno, l’Olivina, l’Or-
[Seite 105] niblenda o l’Anfibolo, il Feldspato, il Ferro
titanato, lo Sfeno e la Mica, e nell’ Italia meri-
dionale l’Amfigeno; mentre, in forma di noduli,
d’arnioncini, di drusicine o simili, rinvengon-
visi poi ancora il Mesotipo e la Stilbite, con tutte
l’altre così dette Zeoliti, la Prehnite, la Caba-
sia, l’Analcimo, il Quarzo jalino, il Quarzo
amatistino, le Agate, i Diaspri, il Quarzo resi-
nite, l’Armotomo, la Celestina, la Baritina,
l’Arragonite, lo Spato calcareo, il Rame nati-
vo, il Rame resinite, la Terra verde o Baldo-
gea, la Sferosiderite, il Bitume, il Legno car-
bonizzato e simili.

2.° Terreni vulcanici Lavici (les terrains vol-
caniques laviques
), tra’ quali sono da annoverarsi:
la Lava petroselciosa o Leucostina (Léucostine
Lave petrosiliceuseGraustein): le Tefri-
ne o Lave propriamente dette (Tephrine
LaveGreystone), com’ è quella di Borghetto
nell’ Italia meridionale: l’Obsidiana (Vitrine
Stigmite), com’ è trall’ altre quella del Messico:
la Pomice, Pumite o Lava pumicea (Pumite): i
Peperini (Pepérite), e le Brecciole (Trassvul-
kanisches Conglomerat
), compresovi anche quella
della Pietra alluminosa della Tolfa ed altre, colle
così dette Breccie vulcaniche (Bréche volcanique
TufaTufaïte), colle Pozzuolane (Pouz-
zolane
Pouzzolit), e co’ Rapilli e colle Ce-
neri vulcaniche (vulkanische Asche), e final-
[Seite 106] mente colla Moya di Carquarraro nel Perù. – In
questo secondo gruppo scorgonsi bene spesso
sparsi o disseminati in grani cristallini, quasi co-
me nel gruppo precedente, il Feldspato vitreo,
l’Anfibolo, il Pirosseno, il Peridoto, l’Amfige-
no, la Haüyna, il Ferro oligisto, il Ferro tita-
nato, lo Sfeno, la Mica, la Breyslackite, il
Quarzo jalino, il Sale marino, l’Arragonite, il
Solfo, il Selenio e l’Arsenico solforato, e talora
poi inviluppati per entro alla pasta di Lava, il
Giargone, il Corindone, la Cordierite, il Quarzo
amorfo, il Pleonaste, l’Idocraso o Vesuviano, i
Granati, la Mica verde, la Nefelina, la Sodali-
te, la Mellilite, la Wollastonite (Tafelspath),
la Gismondina, la Dolomia, il Granito e via
via discorrendo.


Utilissime riescono poi, onde guidarci alla più
facile determinazione de’ singoli terreni, e dei
gruppi o delle formazioni, onde cadauno di essi
risulta in complesso costituito, le Tabelle che, co-
munque per avventura non ancora così perfezio-
nate, come richiederebbonsi, pure in N.° di 18
lo stesso espertissimo ed infaticabile Alessandro
Brongniart ci ha, in questa medesima di lui Opera
recentissima, procurato, de’ Corpi organizzati che
vi si riscontrano per entro; ma di queste Ta-
[Seite 107] belle, che rendonsi estremamente importanti, io
mi riserbo di dare quella traccia, che possa pel
nostro bisogno bastare, nel seguito della Sezione
decimasesta del Testo nostro, ove tratta il Blu-
menbach di proposito de’ Petrefatti; tale paren-
domene il luogo il più acconcio ed appropriato;
ed intanto giudico, che possa gradire agli stu-
diosi della Storia Naturale, ed in particolare poi
agli iniziati nelle discipline geologiche e geogno-
stiche, ch’ io offra qui loro un’ idea possibilmente
concisa delle opinioni emesse già da’ più moderni
Naturalisti, prima ancora che il prelodato Brongniart
si facesse a pubblicare il di lui Tableau des Ter-
rains
ec., del quale ci siamo pur ora occupati
nel dare un saggio, circa alla metodica succes-
sione de’ Terreni, o degli assortimenti delle Roc-
cie affini in posto nella porzione che abbiamo
potuto infino ad oggi, almeno parzialmente ed in
qualche modo riconoscere, della corteccia del no-
stro Pianeta; opinioni che, come si potrà ve-
dere, variavano già a bastanza riflessibilmente
l’une dall’ altre, anche non computando se non
le quattro sole, dell’ Humboldt, del già più volte
lodato mio amicissimo il Sig. Conte Marzari-Pen-
cati, del Cavaliere Leonhard Professore in Hei-
delberga, e dell’ Inglese signor De la Bêche.

I.° Il celeberrimo Alessandro de Humboldt, nel
suo Essai géognostique sur le gisement des Ro-
ches dans les deux Hémisphères,
pubblicato in
[Seite 108] Parigi nel 1823, ci ha presentato, come appron-
tatosi già fino dall’ anno precedente, un

QUADRO DELLE FORMAZIONI

osservate ne’ due Emisferi, nel quale considera
egli, ascendendo dal basso all’ insù, le Roccie
come in generale procedenti quasi dappertutto
sulle norme della seguente successione:

Terreni primitivi.

1.° Granito primordiale – Granito e Gneiss
primitivi – Granito stannifero (Greisen – Hya-
lomicte) – e Weiss-stein (Eurite) con Serpen-
tino.

2.° Gneiss primitivo – Gneiss e Micaschisto
– Graniti posteriori al Gneiss, ed anteriori al
Micaschisto primitivo – Sienite primitiva? –
Serpentino primitivo? – e Calcarea primitiva?

3.° Micaschisto primitivo – Granito poste-
riore al Micaschisto, ma anteriore al Thonschie-
fer (Schisto argilloso – Ardesia – Phyllade),
– Gneiss posteriore al Micaschisto – Grünstein-
schiefer (Diabase o Diorite schistosa?)

4.° Thonschiefer primitivo – Quarzite, o Roc-
cia di quarzo primitiva, con masse di Ferro oli-
gisto metalloideo – Granito e Gneiss posteriori
al Thonschiefer – e Porfido primitivo?

5.° Eufotide primitiva (Gabbro – Granitone
– Lehmanite) posteriore al Thonschiefer.

[Seite 109]

Terreni di transizione.

1.° Calcarea talcifera granulare – Micaschisto
di transizione – e Grauwacke con Antracite.

2.° Porfidi e Sieniti di transizione, ricuoprenti
immediatamente le Roccie primitive – con Cal-
carea nera e Grünstein.

3.° Thonschiefer di transizione, racchiudente
alcune Grauwacke, alcuni Grünstein, alcune Cal-
caree nere, alcune Sieniti ed alcuni Porfidi.

4.° e 5.° Porfidi, Sieniti e Grünstein poste-
riori al Thonschiefer di transizione, e qualche
volta perfino alla Calcarea contenente le Ortoce-
ratiti.

6.° Eufotide di transizione.

Terreni secondarj.

1.° Grande deposito di Litantrace (Houille)
– Grés rosso e Porfido secondario (intercalato
dall’ Amigdaloide, dal Grünstein e da alcune
Calcaree) – Roccia di Quarzo, o Quarzite se-
condaria.

2.° Zechstein, o Calcarea alpina (Magnesian
Limestone) – Gesso idrato – Sal gemma.

3.° Depositi arenacei e calcarei (marnosi ed
oolitici), situati tra lo Zechstein e la Creta (Craie),
e collegati con tali due terreni – Argilla scre-
ziata e Grés screziato (Grés dalle Ooliti) –
Grés di Nebra – new red Sandstone – e red
Marl, con Gesso e Sal gemma – Muschelkalk
(Calcarea conchiglifera – Calcarea di Gottin-
[Seite 110] ga) – Quadersandstein (Grés di Königstein)
– Calcarea del Iura (Lias – Marne e grandi
depositi oolitici) – Grés e Sabbie ferruginose –
Grés e Sabbie verdi – Grés secondario dalle
Ligniti (Ironsand e Greensand).

4.° Creta (Craie).

Terreni terziarj.

1.° Argille e Grés terziarj dalle Ligniti (Ar-
gilla plastica – Molasse – e Nagelfluhe d’Ar-
govia).

2.° Calcarea di Parigi (Calcaire grossier), o
Calcarea dalle Ceriti; formazione parallela all’ Ar-
gilla di Londra ed alla Calcarea arenacea di Bo-
gnor.

3.° Calcarea selciosa, e Gesso dagli ossamenti,
alternanti colle Marne (Gypse de Montmartre).

4.° Grés e Sabbie superiori al Gesso dagli os-
samenti (Grés de Fontainebleau).

5.° Terreno lacustre, colle Pietre da molino
(Meuliéres) porose, superiore al Grés di Fon-
tainebleau (Calcarea dalle Limnee).

Terreni esclusivamente vulcanici, i quali nel Qua-
dro stanno posti in parallelo co’ Terreni se-
condarj, e co’ Terreni terziarj qui sopra.

1.° Formazioni trachitiche – Trachiti grani-
toidee e sienitiche – Trachiti porfiritiche (feld-
spatiche e pirosseniche) – Fonoliti delle Tra-
chiti – Trachiti semivetrose – Perliti colla Obsi-
[Seite 111] diana – Trachiti da pietre da molino (Tra-
chytes meulières
) cellulose, con grumi, nidi od
arnioni silicei = (Conglomerati trachitici e pu-
micei, con Allumiti o Pietre alluminari, Solfo,
Opalo e Legno opalizzato).

2.° Formazioni basaltine – Basalti con Oli-
vina, con Pirosseno e con qualche poco anche
d’Anfibolo – Fonoliti de’ Basalti – Doleriti
– Mandelstein celluloso, o Wacke amigdalare –
Argilla con Piropo (Granato piropo; piccola for-
mazione, quest’ ultima dell’ Argilla granatifera, che
sembra collegata con quella dell’ Argilla dalle Li-
gniti del terreno terziario, sulle quali accade bene
spesso, che siansi sparse alcune colate di Basal-
te) – e per ultimo Conglomerati basaltici, e
Scorie basaltine.

3.° Lave uscite da un Cratere vulcanico (Lave
antiche) conformate in ampie, larghe o vaste co-
late di materia il più delle volte abbondante di
Feldspato, – ed eziandio Lave moderne in
forma di correnti distinte tra esse, aventi sem-
pre un’ ampiezza minore delle precedenti, – ed
infine Obsidiane delle Lave, – e Pomici delle
Obsidiane.

4.° Tufi o Toffi vulcanici (Tufs des volcans),
racchiudenti talora qualche Conchiglia = (De-
positi di Calcarea compatta, di Marna, d’Argille
con Ligniti, di Gesso e di Ooliti, sovrapposti ai
Tufi o Toffi vulcanici modernissimi. – Queste
[Seite 112] piccole formazioni locali appartengono per avven-
tura a’ terreni terziarj; e così sembra essere, a
cagion d’esempio, dell’ Altipiano di Riobamba
(le Plateau de Riobambe) in America, e delle
isole di Fortavventura e di Lancerotta.

II. Il conte Giuseppe Marzari-Pencati di Vi-
cenza, attualmente I.R. Consigliere ed Ispettor
Generale Montanistico nelle Provincie Venete, e
benemeritissimo scopritore d’una selva di feno-
meni geologici interessantissimi nelle Provincie di
Vicenza e di Padova, e soprattutto poi nel Ti-
rolo, quasi chi dicesse, trascinatovi eziandio,
tanto dalle risultanze, analoghe alle di lui pro-
prie, che ebbero le osservazioni fatte dall’ Inge-
gnere Tommasi, del pari che da quelle, che pra-
ticarono poscia, e andarongli di mano in mano
comunicando, i signori Mayer e De-Pantz, sovra
l’indole vera e la posizione rispettiva de’ Terreni,
che stanno all’ intorno della grande ed ubertosa
miniera cuprifera d’Agordo nella Provincia di
Belluno, come dal conto, diverso alquanto dal
solito, in che volle egli tenere alcune delle meno
recenti osservazioni geognostiche, fatte, tra gli
altri, dal sempre veritiero e sommo Saussure, nel-
l’Alpi, dal chiaroveggente fu Giovanni Arduino,
in tutta quanta la così detta Terraferma spettante
alla cessata Repubblica Veneta, e poi ancora da
Fleurieau de Bellevue, dal fu benemeritissimo no-
stro Padre Professore D. Ermenegildo Pino, già
[Seite 113] Delegato per gli affari relativi alle miniere nel
tempo della così detta Lombardia Austriaca, e
dall’ altro bravo, degno e rispettabile amico mio
carissimo, il già altre volte citato con lode signor
Gautieri, nostro Ispettor Generale de’ boschi, in
Valle Travaglia, in Val Gana, ed in altre ivi
vicine ed interessantissime località del territorio
di Varese, del Luganese e del Mendrisotto, il
C. Marzari-Pencati ammette, come io diceva,
lo stesso, qui ora fatto precedere, Quadro delle
Formazioni,
che serve d’Indice all’ Essai Géo-
gnostique sur le gisement des Roches dans les
deux Hémisphères
(1822) del signor Barone
Alessandro de Humboldt; ma egli stima, onde
scansare al leggitore ogni confusione, di doverlo
capovolgere, o rovesciare in modo, che i di lui
Terreni primitivi (les Terrains primitifs), in
vece che il principio, abbiano a formarne la ba-
se, ed i Terreni stratificati i più recenti di tutti,
ed affatto superficiali sul Globo nostro, ne riman-
gano in cima; purchè allora questo Quadro del-
l’Humboldt, così rovesciato, leggasi poi proce-
dendo dal basso all’ insù, e con che abbiasi cura
di traslocare tutti i sei di lui Terreni interme-
diarii o di transizione (les Terrains de tran-
sition
) decisamente al di sopra de’ quattro di lui
grandi Terreni secondarii (les Terrains sécon-
daires
), e di situare poi immediatamente al di
sopra de’ Terreni intermediarii o di transizione,
[Seite 114] oggimai, com’ è detto, trasposti sovra i secon-
darii, certi altri Terreni ch’ egli, per sue ra-
gioni, chiama volontieri Terreni crateriferi, com-
prendenti a un tratto tutti quanti i Terreni più
recenti, siansi poi dessi, o non siano vulcanici;
di modo che, così adoperando, ottiensi, fra gli
altri moltissimi vantaggi che ne va accennando
l’Autore, anche quello di far sparire affatto la
bisezione, cui fu l’Humboldt obbligato di ricor-
rere pe’ Terreni che situava egli, nel suo Quadro
delle Formazioni, al di sopra de’ suoi Terreni di
transizione.

Volendo pertanto convenire nelle novelle opi-
nioni geognostiche dal Marzari professate ne’ varii
scritti ch’ egli andò pubblicando e diramando agli
amici, non meno che a’ Corpi accademici delle
più colte nazioni, dall’ anno 1819, infino a que-
sti ultimi tempi, converrebbe considerare i di-
versi Terreni, ond’ è formata la corteccia esplo-
rabile del nostro Pianeta, procedendo dal basso
alla superficie più esterna, come costituiti a un
dipresso nella maniera indicata dall’ Humboldt,
ma come succedentisi, sempre in posto, ed in se-
rie naturalmente progressiva, come segue:

1.° Terreni fondamentali (Granito, Gneis,
Weissstein, Micaschisto, Thonschiefer, ed Eu-
fotide primitivi), distinti da’ Terreni secondarii
(2.°), mercè della superficie inferiore dell’ Are-
naria rossa (le Grés rouge), che ne stabilisce il
[Seite 115] limite naturale positivo e reale, vale a dire mercè
d’un semplicissimo combaciamento (jonction),
tra quella Arenaria e que’ Graniti ec., senza com-
penetrazione, senza saldatura e senza mai l’av-
vicendamento d’alcun di que’ ch’ egli chiama pre-
ludii,
nè ascendenti, nè discendenti, fra i due
ivi limitrofi sistemi 1.° e 2.°

2.° Terreni secondarii (grande formazione di
Litantrace: Zechstein: formazione arenaceo-cal-
carea marnosa ed oolitica, e Creta), distinti dai,
come sopra trasposti, Terreni intermediarj (3.°),
mercè, non già delle formazioni di Litantrace,
come Humboldt indicherebbe, ma bensì del Thon-
schiefer
con Ampelite e Ftanite o Pietra Lidia,
alternanti con alcune Calcaree compatte e coi
Grauwacken; lo che costituisce un limite, più che
altro, immaginario, vale a dire un limite che
ammette, fra’ due ivi limitrofi terreni 2.° e 3.°,
que’ così detti passaggi graduati dall’ uno all’ al-
tro, che i Tedeschi contraddistinguono col nome
di Uebergängen, e che noi pure, sul loro esem-
pio, indichiamo talora colla frase di Transizioni
mineralogiche, o di passaggi.

3.° Terreni intermediarii (Calcarea granulare
talcosa con Micaschisto di transizione, e Grau-
wacke
con Antracite, Porfidi e Sieniti pure di
transizione: Thonschiefer di transizione con Grau-
wacke Grünstein,
Calcarea nera, Sieniti e Por-
fidi, Calcarea dalle Ortoceratiti ed Eufotide pur
[Seite 116] sempre di transizione), distinti da’ successivi Ter-
reni crateriferi del Marzari, che per lui sono gli
ultimi, mercè de’ Porfidi intermediarj dell’ Hum-
boldt e delle Trachiti; Roccie costituenti, fra
questi due terreni 3.° e 4.°, un limite: che era
estremamente problematico per lo stesso Humboldt
almeno nell’ anno 1822: che Daubenton, Bon-
nard, Beudant ed altri parecchi Geologisti ri-
conoscono come necessario, tutto che enigmatico:
che Cordier, e qualche altro, ritengono come rea-
le, e che il Marzari, con Strange, con Bed-
does, col signor Luigi Pasini di Schio e fors’ an-
che con Breislack, almeno fino all’ anno 1823,
ritiene per assolutamente immaginario.

Troppo ci vorrebbe per accompagnare, come
sarebbe pure convenevole in opera di tutt’ altra
natura, che non è questo nostro Manuale, l’in-
gegnosissimo Conte Marzari nella esposizione delle
tante ragioni, ch’ egli non cessa d’addurre, con
un calore che ne dimostra il più intimo convin-
cimento, della necessità, in cui versiamo attual-
mente di traslocare, come s’ è detto ch’ egli
suggerisce, i Terreni attribuiti finora all’ epoca
della Transizione, dal di sotto, positivamente al
di sopra de’ Terreni stratificati o secondarii, e
de’ grandi vantaggi, che ricavarebbonsi da questa
trasposizione, secondo lui naturalissima, comun-
que possa dessa, prima giunta, e stanti i pre-
giudizii di scuola, onde siamo invasati, apparire
[Seite 117] strana affatto e a taluno fors’ anco improbabile. Per-
tanto farò che qui ora mi basti il riportare di sbalzo
uno squarcio d’uno Scritto, che leggesi di lui,
sotto il titolo di Epilogo d’alcune Memorie geo-
logiche del Conte Marzari Pencati,
nel Bime-
stre VI per l’anno 1824 del Giornale di Fisica
di Pavia de’ signori Professori Configliacchi e Bru-
gnatelli, nel quale, dopo d’essersi egli occupato
a provare, come una verità di fatto ed assoluta-
mente inopponibile, che dannosi benissimo, come
a Predazzo ed altrove in Tirolo, veri Graniti,
Gneiss ed altre Roccie di grana cristallizzata,
quali sono appunto quelle che sogliono riguar-
darsi come primitive, primigenie o primordiali,
la massa indipendente delle quali ci è forza dire,
che siasi consolidata al di sopra d’una Calcarea
stratificata conchiglifera e decisamente secondaria,
accompagnate bene spesso, nelle vicinanze de’ loro
contatti, da certi, com’ egli li chiama, amalgama-
menti
di quelle Roccie cristallizzate con questa
Calcarea secondaria, si esprime poi egli nel modo
che segue sulla concreta materia = ‘“Andrò
incamminandomi a dire, quale mi sembri poter
essere il ripiego col quale, pe’ terreni che sono,
ovvero si pretendono, anteriori alla Creta, con-
cilierebbonsi i risultati sì opposti della Zoologia
de’ fossili, e della Geognosia Werneriana, o,
se si vuole, Stenoniana. A costo di scandalizzar
fortemente coloro, che non hanno sotto gli occhi
[Seite 118] le
63 pagine già impresse del mio Frammento F,
azzardo qui di narrarle, signor Professore, che
questo ripiego mi sembra poter consistere:

‘1.° Nel rimettere la transizione al di sopra di
quella gran massa, o dicasi serie, di Calcarea indi-
pendente, sulla quale Saussure avea collocati l’Ar-
desia antracitosa
(Amalgama per l’A.), che fa
parte della Transizione medesima, ed il Gro-
vacco (Grauwacke;
altro Amalgama per lui), in
cui l’Ardesia degenera; massa Calcarea, sopra
cui Brongniart vide un Diaspro, che rappre-
senta l’Ardesia antracitosa, e che non è diviso
dalla Calcarea indipendente, che da alcuni altri
membri della medesima formazione complessa, nella
quale il Diaspro stesso figura; massa calcarea
finalmente, sopra cui molti Geognosti videro il
vero Grovacco, che la investe in molti diversi
paesi, ne’ quali non esistono più le Roccie cri-
stallizzate, che il Grovacco suole dividere dalle
grandi gibbosità calcaree;

‘2.° Nel riconoscere, che questa gran massa,
o serie Calcarea, la quale appartiene inferior-
mente a’ sedimenti secondarii, ne sostiene tal-
volta alcuni di terziarii, quantunque, senza
la Zoologia, non possasi spesso
séparer les cou-
ches supérieures comme appartenant au terrain ter-
tiaire (Vedi les Annales de Chimie, Tom. XXIII,
pag. 261, – e Vedi eziandio il Frammento F
del Marzari a pag. LXXV), e quantunque,
[Seite 119] tanto i sedimenti secondarii, quanto quelli ter-
ziarii, abbiano acquistato, fino ad una più o
men grande distanza dalle Roccie cristallizzate
sovrapposte, que’ caratteri che si sono assegna-
ti, sia a’ terreni intermediarii, sia a quelli che
si pretendono meno antichi di questi, ma la di
cui pseudo-stratificazione (quando ne subirono,
e quando essa è regolarissima), concorda colla
pseudo-stratificazione de’ terreni intermediarii,
e
discorda quindi dalla stratificazione vera della
Calcarea orizzontale
(le Calcaire horizontal) di
Omalius d’Halloy, come dal congiungimento fon-
damentale dell’ Arenaria rossa
”’. =

Premesse così queste poche cose risguardanti
alle opinioni particolari dall’ amicissimo ed esper-
tissimo Conte Marzari-Pencati in questi ultimi
tempi esternate, e con vigor sommo sostenute,
circa alla vera ed universale succession naturale
de’ Terreni geognostici, farò che questo sia il
luogo, in cui, senza pretendere di giustificare in
conto alcuno que’ sentimenti d’ogni maniera, che
non ho cessato mai di professargli, e che leghe-
rannomi a lui per sempre indissolubilmente, io
confessi con tutta ingenuità, che i progressi im-
mensi fattisi in questi ultimi tempi nelle geo-
gnostiche discipline, e qualche mia maggiore istru-
zione in proposito, abbianmi reso oggimai tutt’ al-
tr’ uomo da quel ch’ io m’ era allora quando, in
sul finire della mia lettera de’ 7 Gennaro 1821,
[Seite 120] inserita nella Biblioteca Italiana, intorno alle
scoperte pure allora fatte dal Marzari nel Tiro-
lo, ed indiritta al fu comune amico nostro, e
mio degno e veneratissimo Capo, il Barone Isim-
bardi, I.R. Consigliere e Direttore della Zecca
di Milano, uscii inavvedutamente con quella espres-
sione, che dolse all’ ottimo Conte Marzari oltre
modo = ‘“giacchè reputo, che una formazione
plutonica o pirurgica di Serpentino sia per es-
sere la cosa più assolutamente nuova, e senza
esempio, che abbia fin qui esposto, relativamente
al Tirolo, il Marzari, se ne eccettuiamo,
ec.”’ =;
espressione, che ripudio ora con tutta la possi-
bile maggiore formalità, non solo perchè dolse
all’ amico in modo da raffreddarne assai i senti-
menti, co’ quali soleva egli ricambiare i miei, ma
ben più ancora perchè sono in oggi convinto af-
fatto del contrario; mentre è troppo dimostrata at-
tualmente l’affinità ed anzi l’associazione frequentis-
sima, se pur non continua, delle Roccie serpenti-
nose colle Roccie pirosseniche, per poterla più oltre
impugnare; tanto più che primeggiano desse in-
sieme, come s’ è veduto, fra le Roccie, che al-
tri, con nome novello sì, ma significantissimo,
vorrebbon ora chiamar Tifoniane.

III. In terzo luogo il sig. Consigliere intimo
von Leonhard, Professore in Heidelberga, al ter-
mine della sua Charakteristik der Felsarten,
fatta di pubblica ragione nel 1824, ci diè un
[Seite 121] Quadro delle diverse Roccie disposte giusta la
supposta naturale loro serie progressiva dal basso
all’ alto, sotto il titolo di

UEBERSICHT
der verschiedenen Felsarten nach ihrer
Reihenfolge,

in cui scorgerebbonsi quelle succedersi le une alle
altre coll’ andamento, che ci faremo qui ora ad espor-
re. – Qualunque esso siasi questo Quadro del Leon-
hard, che al presente può riguardarsi come al-
quanto arretrato, a confronto di ciò che in mate-
rie geognostiche è stato pubblicato in Francia e
in Inghilterra dopo del 1824, e che considera
come Specie distinte, e facenti casa da sè, certe
Roccie, che per avventura non sono, se non sem-
plici modificazioni d’altre vere Specie di Roc-
cie, ho ciò non pertanto creduto, che possa tanto
più convenire il darne qui una traccia, in quanto
che poco o nulla d’importante panni che siavi
trasandato, ed in quanto che, così adoperando,
m’ è dato, meglio che altramente, di completar
forse in qualche modo il Trattatello, invero
troppo succinto, che il nostro Testo Blumenba-
chiano ci porgeva circa appunto alle predette
Roccie. – Ecco pertanto qui di seguito l’idea
di tale Quadro, cui ebbi cura d’aggiugnere le
sinonimie, le nostralità e qualche richiamo al
Testo.

[Seite 122]

DIVISIONE I.a = Roccie eterogenee (un-
gleichartige Gesteine
).

I.a Sezione = Roccie eterogenee granulari.

SPECIE 1. Granito – composto essenzialmente,
(come notammo già a pag. 17 e segg. del pre-
sente nostro VI vol., ed anche altrove), di Feld-
spato, Quarzo e Mica, insieme misturati per grani
cristallini, e quindi di compage granulare. – In
via d’accidente contiene esso eziandio, ora la
Tormallina, ora qualche Granato ed or la Pinite
o simili. – Le località ne sono moltissime nel-
l’Alpi, e fra di noi a Baveno, a Feriolo, a
S. Fedelino sulla riva di Chiavenna, e via di-
scorrendo.

SPECIE 2. Sienite – composta essenzialmente
di Feldspato lamelloso, e assai più di rado poi
di Feldspato compatto (Feldstein) e d’Orniblen-
da; la grana n’ è cristallina. – Nella Sienite comune
è frequente il Titanio (Titanit), e nella Sie-
nite zirconiana incontrasi bene spesso anche il
Giargone (Zirkon), come accade in quella di
Norvegia. – Il nostro così detto Ghiandone, seb-
bene contenga anche buona dosa di Mica nera,
è un buon esempio della prima varietà.

In riguardo alle Sieniti, che rivenghiamo tra
di noi, merita d’essere qui notato, che, ol-
tre alle Sieniti del Tirolo e dell’ Alpi in gene-
rale, ed oltre al predetto nostro Ghiandone,
[Seite 123] che n’ è pure una granitoso-porfiritica, di cui
è fatta già menzione alle pagine 165 e 310,
ed anche altrove, nel precedente nostro vol. V,
come d’uno de’ più vistosi pezzi erratici o Tro-
vanti,
che ci accada d’incontrare spesso anche su
per le cime de’ nostri monti calcarei, una impor-
tantissima ne rinvenne ultimamente, per assai buon
tratto in posto, nella Valtellina, tra Bormio e
Tirano, il valentissimo Naturalista Ginevrino si-
gnor L.A. Necker, della quale abbiamo traccie a
bastanza frequenti anche nel nostro rizzo o sel-
ciato di Milano, composta appunto come l’al-
tre Sieniti, se non che all’ Orniblenda comune,
v’ è in parte sostituito l’Ipersteno o la così detta
Orniblenda del Labrador (l’Hyperstèneder
Paulit
); ma di tale scoperta ho già fatta quella
menzione che può bastare a pag. 55 e segg., vol. X
degli Annali Universali d’Agricoltura, Economia
rurale e domestica, Arti e Mestieri (Tecnologia),
Milano, 1830; tanto più che ne riparlo poi più
diffusamente nell’ altro mio Scritto, che legge-
rassi ivi pure in uno de’ prossimi Fascicoli.

(Veggasi anche quanto sponemmo già, circa
all’ Ipersteno, alla pag. 234 e segg. del prece-
dente nostro vol. V).

SPECIE 3. Diorite (DiabaseGrünstein
Urgrünstein) – composta essenzialmente di dosi
quasi uguali d’Orniblenda e di Feldspato com-
patto (Feldstein), e ben più di rado di vero
[Seite 124] Feldspato lamelloso; la mistura n’ è intima, e
la grana cristallina, d’ordinario fina assai. – Ne
può essere un buon esempio la così detta Sie-
nite di Vienna, e noi poi l’abbiamo in posto
a Miggiandone sulla sponda sinistra del fiume
Toce in Valle di Vogogna nell’ Alto Novarese,
ed in ciottoli erratici frequentissima nel rizzo o
selciato di Milano. – A questa stessa 3.a Specie
delle Roccie di Leonhard, ascrivonsi però ora,
quasi da tutti quanti i più moderni Geologisti,
come altrettante Varietà più o meno rimarche-
voli, tanto il così detto Granito globulare di
Corsica (Granite de CorseGranite orbicu-
laire
Granite globuleuxDiorite globaire
Diabase globaireKügel-dioritKügel-
granit
kügelförmiger Grünstein), quanto
eziandio quelle, tralle tante così dette Varioliti,
che, al pari della predetta bellissima Roccia di
Corsica, risultano composte essenzialmente dei
qui sovra accennati principii prossimi, o elementi
meccanici proprii della Diorite; quando almeno
il Feldspato compatto (Feldstein) ne forma le
macchie o le prominenze, rammentanti in certo
tal qual modo le pustule del vajuolo; ma del-
l’uno e dell’ altre penso d’aver detto oggimai
quanto possa pe’ nostri leggitori bastare, nella mia
Aggiunta alla Specie Trappo, che è la 36 de’ Mi-
nerali a base d’argilla nel Testo, dalla pag. 395
alla 399 del precedente nostro vol. V.

[Seite 125]

SPECIE 4. Dolerite (MimoseMimosite
GrünsteinFlötz-grünsteinbasaltähnlicher
Grünstein
– e talora GrausteinDuckstein)
– composta essenzialmente di Feldspato compatto
(Feldstein), od anche di vero Feldspato lamel-
loso, o d’amendue a un tratto, e quindi poi
di Pirosseno nero (Augit) e di Ferro magnetico
(Magneteisen); la mistura n’ è intima, e la
grana cristallina, ma anche qui fina assai. –
Esempi ne abbiamo ne’ Colli detti della Bergon-
za, nelle vicinanze di Recoaro, e anche ne’ Colli
d’Altavilla nel Vicentino – (Vedi, per questa, quanto
già ne dicemmo a pag. 202 e segg., poi a pag. 232
e segg. del precedente nostro vol. V, e final-
mente anche alla pag. 22 e segg. del volume pre-
sente).

SPECIE 5. Gabbro (Verde di CorsicaGra-
nitone
Granito di GabbroGranito del-
l’Impruneta
Granito di PratoEuphotide
– Lehmanite
OphiolitheUrgrünstein
Serpentinsteinserpentinischer Urgrünstein
Serpentinitserpentinartiger GranitZob-
tenfels
SchillerfelsDiallage-rock) – com-
posto essenzialmente di Giada e Diallagio, o di
Feldspato compatto, di Feldspato lamelloso e di
Diallagio in grani, e di compage granulare. –
La Liguria, il Piemonte, la Toscana, i dintorni
del lago, di Ginevra, e la Corsica ne abbondano
sommamente; ma ne abbiamo noi pure frequen-
[Seite 126] tissimi i pezzi erratici, come a dire Trovanti,
su pe’ monti, e ciottoli nel rizzo o selciato di
Milano. – (Veggasi quanto s’ è detto sul Gab-
bro, sull’ Eufotide e sul Serpentino, a pag. 240
e segg., ed a pag. 443 e segg. del precedente
nostro vol. V).

SPECIE 6. Eclogite (Roccia smaragditica
Amphibolite actinotiqueSmaragditfels –
Omphazitfels
) – composta essenzialmente di
Diallagio e di Granato, con compage granulare e
cristallina. – Se n’ hanno frequenti esempi in
posto, nella Stiria, al Saualpe in Tirolo ed
anche altrove.

SPECIE 7. Roccia cornea (HornfelsKie-
selschieferfels
) – composta essenzialmente di
Quarzo e di Feldspato compatto (Feldstein), con
pochissima Tormallina; di mistura intima, quasi
come se il tutto fosse stato fuso insieme. –
L’Harz n’ è infino ad ora la sola località bene
riconosciuta. – (Vedi quanto s’ è detto già an-
che in riguardo a questa sostanza alla pag. 92,
e segg. del precedente nostro vol. V).

SPECIE 8. Piromeride (Porfido orbiculare di
Corsica
Pyromèride, globairePorphyre
globuleux
Porphyre orbiculaire de Corse
Roche porphyroïde globuleuse de Corse) –
composta essenzialmente di Feldspato lamelloso,
di Feldspato compatto (Feldstein) e di Quarzo;
il Feldspato compatto misturato d’un po’ di Quarzo
[Seite 127] ne forma la pasta, nella quale giacciono sparsi
diversi globi, composti parimente di Feldspato com-
patto, o anche di Feldspato lamelloso e di Quarzo.
– La Corsica è il solo paese infino ad ora cono-
sciuto che ne abbondi. – (Veggasi ciò che s’ è detto
in proposito di questa singolarissima Pietra dura,
prima a pag. 339 e segg., e poi più diffusamente
a pag. 339 e segg., del precedente nostro vol. V.)

II.a Sezione = Roccie eterogenee schistose.

SPECIE 9. Gneiss (GneisGranite veiné
Granite schisteuxGranite feuilletéKneiss
– Kneuss
Gneussschiefriger Granit – e
talora anche Gestellstein, tutto che non gran
fatto acconciamente, per la ragione che vedi
alle pag. 325 e 426 e segg. del precedente no-
stro vol. V, e più diffusamente poi alla pag. 24
del presente istesso nostro volume) – composto
essenzialmente di Feldspato lamelloso, di Quarzo
e di Mica, in granellini più o meno intimamente
misturati, con compage ad un tempo granulare
e schistoidea; la massa ne suol essere formata
di Feldspato e di Quarzo, e la Mica vi è di-
sposta per entro in laminette, in isquame o scheg-
gie, per straterelli, che compartiscono alla Roc-
cia in complesso una compage schistoidea. – In
via d’accidente v’ entrano talora alcune altre so-
stanze, fra le quali primeggiano soprattutto i
Granati. – Noi ne abbiamo vistose masse in po-
[Seite 128] sto nelle vicinanze di Piè di Mulera nella preac-
cennata Valle di Vogogna, ove è volgarmente
chiamato, ora Beola, ora Sarizzetto, ed ora Sa-
rizzo,
ed ivi racchiude talora anche qualche pa-
gliuzza d’Oro nativo.

SPECIE 10. Micaschisto (Schisto micaceo
MicaschisteSchiste micacéGlimmerschie-
fer
LandschieferGranitin – e qualche vol-
ta, tutto che a torto anch’ esso, Gestellstein
Micaslatemicaceous Schist) – composto es-
senzialmente di Quarzo e Mica, con compage
fissile, o decisamente schistosa. – In via d’ac-
cidente, abbondano qui pure i Granati, più d’o-
gni altra cosa. – A questa Roccia dovrebbe ap-
partenere eziandio, piuttosto che non a’ Grani-
ti, quella Roccia quarzosa, generalmente stan-
nifera e avente la Mica a fogliuzze curvilinee, cui
dannosi i differenti nomi di Greisen (Hyalo-
micte
GraisenGreisstein). – (Vedi per
questa la pag. 24 del presente nostro vol. VI).

SPECIE 11. Itacolumite (Pietra elastica del
Brasile
Arenaria pieghevole del Brasile
Grés flexible du BrésilPierre élastique du
Brésil
biegsamer Quarzbiegsamer Sand-
stein
elastischer Sandschieferbiegsamer
Quarzschiefer
GelenkquarzChlorit-sand-
stein
) – composta essenzialmente di Quarzo e
di Clorite, o di Talco, insieme collegati, con
compage ad un tempo granulare e cristallina. –
[Seite 129] Il Brasile ne è infino ad ora la sola località co-
nosciuta.

SPECIE 12. Schisto ferro-micaceo (Ferro mi-
caceo schistoso
Ferro-micaschistoEisen-
glimmerschiefer
) – composto essenzialmente di
Ferro micaceo (Eisenglimmer) e di Quarzo; Roccia
che ostenta una compage granulare ad un tempo
e schistosa. – Passa dessa, ora alla precedente
Itacolumite, ed ora alla Itabirite, di cui faremo
parola tosto qui di seguito, e talora allo Schisto
argilloso (Thonschiefer), o anche allo Schisto-
clorite o alla Clorite schistosa (Cloritschiefer).
– Sembra, che abbia da riguardarsi, come una
semplice varietà di tale Schisto ferro-micaceo, la
ora così detta Itabirite (ItabiritEisenfels),
composta essenzialmente di Ferro micaceo, di
Ferro speculare (Eisenglanz) e di Ferro ma-
gnetico (Magneteisen), con poco Quarzo are-
naceo; il tutto dimostrante del pari una compage
granulare ad un tempo e schistosa; ma qualche-
volta in massa quasi al tutto compatta. – Passa
dessa, tanto alla Itacolumite, quant’ anche allo
Schisto ferro-micaceo, co’ quali trovasi in conti-
nuazione al Brasile, che è infino ad ora la sola
località che conoscasi per tutt’ e tre.

SPECIE 13. Schisto tormallinico (Tormal-
lina schistosa
TurmalinschieferSchörl-
schiefer
– e in qualche luogo anche semplice-
mente Schiefer) – composto essenzialmente di
[Seite 130] Quarzo e di Tormallina, d’impasto granulare,
e di compage schistosa. – Fu desso confuso
malamente in addietro, ora col Gneiss, ora col
Micaschisto, ed ora perfino collo Schisto argil-
loso (Thonschiefer), ma merita d’esserne di-
stinto, per ciò soprattutto, ch’ è stato ricono-
sciuto ultimamente come uno de’ principalissimi
terreni (Lagerstätten) stanniferi; tanto più che i
terreni stanniferi di lavacro (Seifengebirgen)
sembrano farne parte, ed anche perchè giace
desso sempre immediatamente sovrapposto ad una
delle più antiche formazioni di Granito. – La
località che possiamo ritenerne infino ad ora, come
la meglio constatata d’ogni altra, si è l’Auersberg
nel paese di Eibenstock in Germania.

SPECIE 14. Schisto Dioritico (Diorite schi-
stosa
SyénischisteRoche de corneDio-
rite schistoïde
Diabase schisteuseDiabase
schistoïde
Schiste cornéCornéenne schi-
steuse
Cornéenne feuilletéeDioritschiefer
– Grünsteinschiefer
GrünschieferHorn-
schiefer
KlingerSyenitschiefer) – com-
posto essenzialmente di Feldspato compatto (Feld-
stein
), e d’Anfibolo orniblenda (Hornblende);
la compage ne è schistoidea, o schistosa in gran-
de. – Le località ne sono moltissime, tanto nel-
l’Alpi nostre, come ne’ dintorni del Monte bian-
co, nell’ Oisans in Delfinato e nell’ Alvernia in
Francia, quanto eziandio nell’ Erzgebirge, nel-
[Seite 131] l’Harz, nel Fichtelgebirge, in Boemia e via via
discorrendo.

SPECIE 15. Roccia Topazzogina (Roccia dei
Topazzi
Roche de topazeTopazogène
TopazogyneTopazosèmeLeptinite topa-
zosème
TopasfelsTopas-rock) – compo-
sta essenzialmente di Topazzo, Quarzo e Tor-
mallina, offerenti insieme un tutto di compage
granulare ad un tempo e schistoidea, in cui han-
nosi cripte, cavità, spazii o geodi, che presen-
tano frequenti drusicine di Topazzo e di Quarzo
cristallizzati, con sopra sparsavi qua e là par-
zialmente alquanta Litomarga giallognola, con
poca Tormallina, pochissima Mica, e con qualche
traccia di Rame carbonato verde (Kupfergrün),
di Stagno ossidato (Zinnerz), e talora eziandio
di Feldspato, d’Amianto o anche di Grammatite
(asbestartiger Strahlstein). – Merita dessa d’es-
sere considerata a parte dall’ altre Roccie per ben
molti riguardi, e segnatamente perchè serve di
matrice a’ Topazzi, e al minerale di Stagno: per
le condizioni speciali del Feldspato, che spesso
racchiude; condizioni già da noi notate a pag. 47
del presente nostro vol. VI, e pel suo giacimento
concordante collo Schisto argilloso (Thonschie-
fer
), o ben piuttosto ancora col Micaschisto, e
sempre a pochissima distanza da un qualche ter-
reno di Granito a grana grossa ed a Feldspato
alterato. – La principale località, che infino ad
[Seite 132] ora conoscasi della Roccia Topazzia, si è lo Schne-
ckenstein presso ad Auerbach ed a Tanneberg
nel Voigtland.

III.a Sezione = Roccie eterogenee porfirifor-
mi, o Porfidi ritenuti come primitivi o come
antichissimi.

SPECIE 16. Porfido petroselcioso (Porfido
rosso
Porfido rosso anticoPorfido rosso
d’Egitto
Porfido orientalePorfido rosso
euritico
Porphyre rougePorphyre rouge
oriental
Porphyre pétrosiliceuxPétrosi-
lex compacte porphyrique
Porphyre éuritique
– Éurite porphyroïde
Léucostine compacte
porphyrique
Feldstein-porphyrFeldspath-
porphyr
rother Porphyrälterer Porphyr
Hornstein-porphyr
Horn-porphyr – e talora
perfino Thon-porphyr, sebbene non troppo ac-
conciamente) – composto essenzialmente d’una
massa d’Eurite, o di Feldspato compatto (Feld-
stein
), che serve di pasta fondamentale o di ce-
mento, e di cristalli, lamine, grani o frammenti
di Quarzo, di Feldspato lamelloso, d’Orniblenda
e di Mica; la compage ne è, secondo che si suol
dire, propriamente porfiritica, più o meno evi-
dente o marcata; il colore ne suol essere in pieno
il rosso, con varie volgenze, per gradi, al gial-
lastro, al bruno, al bianchiccio, al grigio, al gri-
gio nerastro, al turchiniccio violetto, al verdic-
[Seite 133] ciò, e talora perfino al nero deciso. – In via
d’accidente, nelle interne cavità di questo Porfido
euritico o petroselcioso, incontransi talvolta, quasi
a modo di filoncini, il Quarzo, il Calcedonio,
l’Agata, l’Opala comune, lo Spato pesante, lo
Spato fluore, la Litomarga, l’Epidoto, il Gra-
nato, il Ferro bruno litoideo compatto, la Pi-
rite marziale, la Pirite cuprea, il Ferro ossidato
rosso compatto (Roth-eisenstein), ed il Man-
ganese ossidato grigio (Grau-manganerz), ed
altre volte ancora, sebbene assai più di rado,
qualche traccia di Cinabro, o d’altre qualità
di miniere di Mercurio, e perfino d’Antracite
(Kohlenblende) e di vero Litantrace (Houille
– Steinkohle
). – Questo porfido può essere
massiccio affatto, o aver anche così all’ ingrosso
qualche apparenza di stratificazione, ma si sfa poi
sempre, rompendolo, in cialde di forme affatto
irregolari; passa desso, ora al Granito, ora al-
l’Arenaria antica (älter Sandstein), ed ora al
Gneiss compatto, ed in grande d’aspetto schi-
stoideo. Tra questi Porfidi, alcuni ve n’ ha, che
tutti indistintamente riguardarono in addietro come
primitivi o primordiali, ed altri ve n’ ha, e tra
questi, i neri principalmente, che, o ritennersi
in passato come appartenenti all’ epoca interme-
diaria o di transizione, o vorrebbonsi attualmente
riguardare come spettanti a’ terreni Tifoniani, o
a’ terreni in massa, che taluni credono abbiano ad
[Seite 134] essere emersi, in epoche più o meno recenti,
dal di sotto delle Roccie stesse ammesse general-
mente da quasi tutti quanti i Geologisti, come
primigenie, primordiali o primitive. – Certo è
intanto, che i giacimenti di questa Roccia variano
assai; mentre, se ve n’ ha, che giacciono sovra
banchi di Schisto argilloso (Thonschiefer), al-
tri ve n’ ha, che stanno immediatamente sovrap-
posti, in masse emergenti e quasi verticali (als
stehende Stöcke
), o in giacimento più o meno
concordante, ora su’ Graniti, ora sul Gneiss, ora
sul Micaschisto, ora sulla vera Grauwacke, come
in più luoghi del Tirolo ed anche altrove, ora
sull’ Arenaria antica, ed ora sovra i terreni del
vero Litantrace; intanto che se n’ ha anche qual-
che esempio di decisamente disposti in forma di
filoni nel Gneiss e nel Thonschiefer, come nel-
l’Erzgebirge Sassone, in Boemia ec., o in forma
di frammenti o di ciottoli inviluppati a mo’ d’una
vera Breccia in una pasta della stessa loro na-
tura porfiritica, e costituenti così que’ diversi con-
glomerati porfiritici, che i Tedeschi usano con-
traddistinguere col nome di Porphyr-breckzie
(Breccia porfiritica, o anche Porfido brecciato
de’ Lapidarj), o con quello di Trummer-por-
phyr
(Porfido frammentario). – Molti di que-
sti così fatti Porfidi feldspatici, euritici o petro-
selciosi, abbiamo noi pure, in fino ad ora troppo
dimenticati, ad Arona e ad Angera sul Lago Mag-
[Seite 135] giore, a Melano, a Bissone, a Morcò ed altrove
nel Canton Ticino, e ne’ dintorni di Varese più
presso a noi; per tacere di que’ tanti, che ci fece
non ha guari conoscere nel Tirolo il bravo e be-
nemeritissimo amico mio sig. Conte Marzari-Pen-
cati, I.R. Consigliere ed attuale Ispettor Generale
Montanistico nelle provincie Venete – (Veggasi
quanto sta sposto già nel Testo, circa a’ Porfidi,
a pag. 27 e segg. del presente nostro vol. VI).

DIVISIONE II.a = Roccie omogenee (glei-
chartige Gelsteine
).

A) Roccie che, volendo, potrebbero anche con-
siderarsi come altrettante decise Specie minerali
orittognostiche.

I. Sezione = Roccie omogenee granulari.

SPECIE 17. Granulite (EuriteLeptinite
– Petrosilex fusible
Feldspath compacte gra-
nulaire
GranulitWeiss-steinNamie-
sterstein
– e talora anche AmausitGlasur-
stein,
ec.) – composta essenzialmente, ed in prin-
cipalità, di Feldspato compatto (Feldstein), or
bianco rossiccio, or giallo ed ora grigio, a spez-
zatura scheggiosa fina, e di compage granulare
ad un tempo ed inclinante alla schistoidea, con
frammistivi, in via più o meno accidentale, l’An-
fibolo lamelloso nero (Hornblende), il Granato
rosso, la Tormallina, il Disteno (Kyanit), la
[Seite 136] Mica, il Quarzo, e la Pirite cuprea. – Passa
questa, o alla Diorite schistosa (Dioritschiefer),
o all’ Anfibolite schistosa (Hornblendeschiefer),
o al Granito, o al Gneiss, ed è soggettissima
ad alterarsi; contiene essa talora filoncini di Quar-
zo e di Spato pesante, ed ha qualche volta, co-
me subordinate a sè, alcune Roccie, che pigliereb-
bonsi volontieri, quali per veri Graniti, per Sie-
niti e per Gneiss, e quali poi per Serpentini,
per Roccie Anfiboliche od Anfiboliti (dichte Horn-
blende
) ec. – Abbonda la Granulite singolar-
mente nella porzione Nord-Ovest dell’ Erzgebirge
Sassone, nella Moravia, nella Stiria, nell’ Austria,
nella Svezia, nella Groenlandia, e per quanto
se ne sa, all’ isola Ceylan, oltre che in molte al-
tre località ancora.

SPECIE 18. Roccia quarzosa (Quarzo in massa
Quarzo massiccioRoche de quarz
Quarzgestein); – può questa considerarsi divisa:

a) in Quarzo granulare (Quarz en roche
Quarz en masseQuarziteQuarz grénu
– körniges Quarz-gestein
Urquarzfels
körniger Quarzfelsdichter Quarzfels
Flötzquarz-gesteinQuarz-rockgranular
Quarz-rock
– e propriamente Fjällsandstein in
molti luoghi della Svezia) – composta essen-
zialmente, e per la massima sua parte, di Quar-
zo bianco, grigio, rosso o bruno, ora cristal-
lino, ed ora granulare, od anche amorfo, in massa
[Seite 137] compatta, a spezzatura scheggiosa, scevro bene
spesso d’ogni qualunque straniera mistura, ma
pur talora contenente traccie più o meno sensi-
bili di Mica, di Feldspato, d’Epidoto, di Tor-
mallina, di Pirite marziale, e ben più di rado
di Granati, di Ferro spatico e simili, e passante
poi ora alla Roccia cornea (Hornfels), ed ora
alla Roccia quarzosa frammentaria (quarzige Trum-
mer-gesteine
), e

b) in Quarzo poroso (Quarz poreuxQuarz
cellulaire
Quarz caverneuxMeuliére
SilexSilex meuliérePierre meuliére
poröses Quarzgesteinporöses Mühlenstein
– Millstone,
ec.) – composto essenzialmente
tutto quanto d’un Quarzo di grana finissima,
ora rammentante il Calcedonio, ed ora il Piro-
maco o la Focaja, ma sparso per ogni dove di
un infinito numero di piccoli vani, di cavità o
cavernette affatto affatto irregolari, ora nude e vuo-
te, ora incrostate d’Ocra, ora tempestate di cri-
stalluzzi di Quarzo, ed ora ripiene d’una Marna
argillosa, o veramente d’un’ Argilla sabbionosa.
– Racchiude questo bene spesso qualche trac-
cia di Conchiglie univalvi d’acqua dolce, o an-
che di certe sostanze vegetabili petrefatte.

Troppo diverse d’indole, e di formazione o
d’origine debbono essere necessariamente queste
due sorta di Roccie quarzose, perchè io possa diffon-
dermi a ragionar sovr’ esse alquanto più addentro
[Seite 138] ed appartatamente; tanto più che il volermivi ac-
cingere importerebbe quasi una Dissertazione ap-
posita, che sarebbe qui affatto fuor di luogo; farò
pertanto che mi basti l’averle almeno così ac-
cennate amendue.

SPECIE 19. Roccia anfibolica (Anfibolite com-
patta
Orniblenda in massaCorneus spa-
thosus
Amphibolite grènueAmphibolite
granitoïde
Amphibolite lamellaireAmphi-
bolite commune
Hornblende-gesteinkör-
niges Hornblende-gestein
dichte Hornblende
– gemeine körnige Hornblende
) – composta
essenzialmente, ed in principalità, di Anfibolo
nero (Hornblende), lamelloso o radiato, o co-
munque, almeno sempre di grana più o meno
fina, il più delle volte senza mistura alcuna, ma
pure talora racchiudente qualche Pirite marziale,
o anche traccie di Granati, di Feldspato, e si-
mili. – Abbonda questa Roccia in posto, tral-
l’altre molte sue località, nelle Alpi; e noi ne
abbiamo molti trovanti, o pezzi erratici assai vi-
stosi in sulle alture, che ci stanno dintorno, e
frequenti ciottoli eziandio nel nostro rizzo o sel-
ciato di Milano.

SPECIE 20. Roccia augitica (Pirosseno in
massa
Roccia pirossenicaPyroxéne en
roche
AugitfelsLherzolit – e talora an-
che PyrgomFassaït) – composta essenzial-
mente, e bene spesso unicamente, di Augite o Pi-
[Seite 139] rosseno, il più delle volte nero o verdastro, di
grana or grossa, or fina ed ora minutissima, ma
pur sempre angolosa; talora per altro accade di
scorgervi per entro traccie più o meno manifeste
d’Asbesto, di Talco, di Tormallina, e perfino
di Spato calcareo. – Hannosi esempi di questa
Roccia in posto, fra di noi, nella Valgana ed al-
trove ne’ dintorni di Varese, nella Penisola di
Morcò, e presso a Melide lungo la strada postale
che mette a Lugano, a Melano oltre Mendrisio,
ne’ dintorni di Recoaro, ed altrove poi nella Pro-
vincia di Vicenza, ne’ colli Euganei, nella Valle
di Fassa in Tirolo, e via discorrendo.

SPECIE 21. Calcarea granulare (Calcarea pri-
mitiva
Calcarea salinaMarmo salino
Calcarea saccaroideaMarmo saccaroideo
Marmo statuarioMarmo bianco di Paros,
di Carrara, della Candoglia, di Ornavasso, di
Crevola, di Piona, di Musso, di S. Eufemia
ec. –
Calcareus micansCalcaire primitifPierre
calcaire grénue
Chaux carbonatée harmopha-
ne
Marbre blanc salin, statuaire o saccha-
roïde
– e talora, almeno in parte, Calciphyre
– körniger-Kalk
Urkalksteinsalinischer
Marmor
Parischer MarmorKarrarischer
Marmor
– e qualche volta Bergkalkprimi-
tive Limestone
primary Limestonewhite
Marble of Carrara, of Paros
ec.) – composto
essenzialmente, e poco meno che in tutto, di
[Seite 140] Calce carbonata dimostrante una grana quasi
cristallina, ed una compage grano-lamellosa; in
via d’accidente però, vi si riscontrano per entro
bene spesso la Mica, il Quarzo, l’Orniblenda,
la Stralite, la Grammatite, l’Epidoto, il Gra-
nato, alcune Piriti, e via discorrendo. – In ge-
nerale è raro assai che accada di riscontrarvi al-
cuna traccia di sostanze organizzate.

SPECIE 22. Gesso granulare (Gesso comune
Gesso sedimentario – Alabastro gessoso, ec. –
Gypse saccharoïdeGypse du Calcaire alpin
– Albâtre,
ec. – körniger GypsUrgyps
– uebergangs-Gyps
älterer Flötzgyps
Schlottengypsunterer GypsAlabaster
schöner MadchensteinKnochengyps von Pa-
ris
granular Gypsum, ec. ec. ec.) – com-
posto essenzialmente, e quasi al tutto, appunto
di Gesso (Calce solfata), di grana or fina, ed
ora più o meno grossolana; contiene però desso
da quando a quando, tuttochè per lo più in via
meramente accidentale, qualche mistura di Mi-
ca, di Quarzo, di Boracite, di Solfo e simili;
spesso non racchiude traccia alcuna di Corpi or-
ganizzati; ma pure talora vi s’ incontrano per
entro, soprattutto quando è in letti o in am-
massi molto potenti, le vestigia d’alcuni Qua-
drupedi, gli scheletri di diversi Uccelli, qualche
Pesce, e via discorrendo; non senza anche talora
parecchie Conchiglie d’acqua dolce, e le traccie
[Seite 141] di qualche pianta terrestre. – Noi abbiamo in
posto assai grandi masse di Gesso, a Nobiallo ed
a Limonta sul lago di Como, a Melide presso a
Lugano, a Mairano ne’ colli di Casteggio, e nelle
colline della Stradella, nelle vicinanze di Re-
coaro sul Vicentino, in Valle Canaria sul S. Got-
tardo, ed in molti altri luoghi ancora; ma, nè
tutte queste formazioni possono ritenersi come di
origine decisamente contemporanea, nè mi pare,
siami permesso il dirlo, che questa Specie 22
delle Roccie del Leonhard, sia da risguardarsi
come tale, da farci luogo a poterle qui ora di-
sporre tutte quante con quel bell’ ordine, che sa-
rebbe pure da desiderarsi.

SPECIE 23. Dolomia (Calcarea magnesifera
– Chaux carbonatée magnésifère granulaire,
o
compacte, o anche caverneuseCalcaire lent
– Dolomie
Dolomite – e talora Wacke en-
fumée,
e in qualche special luogo Corgneula
Dolomitkörniger Kalksteinbiegsamer
Kalkstein
RauchwackeRauchkalkRauh-
kalk
talkhaltiger KalksteinFlötz-dolomit
– e talora Höhlen-kalksteinQuacker-gestein
knauriges Gesteinknoralisches Gebirge
schlitteriges GebirgeGneistKnaust
Ober-rauchsteinmagnesian LimestoneRed-
sand-limestone
Dolomite) – composta essen-
zialmente, ed anzi in totalità, di Calce carbonata,
e di Magnesia carbonata, formanti insieme un
[Seite 142] tutto di compage quasi sempre decisamente gra-
nulare, e spesso anzi, quasi direbbesi, un tes-
suto, o piuttosto un ammasso di piccoli cristal-
luzzi romboedri, obbliqui od aguzzi molto, con
frequenti cripte, fenditure o piccole cavità aventi le
pareti soprattempestate di tali cristalluzzi, il più
delle volte senz’ alcun miscuglio affatto, ma pure
racchiudente talora, in via d’accidente, il Talco
laminoso, la Tormallina, il Corindone, la Pi-
rite marziale, il Ferro speculare, il Titanio ru-
tilo, il Realgar ed altre sostanze minerali anco-
ra. – Generalmente si ritiene che la Dolomia
sia quasi onninamente priva di traccie d’orga-
nizzazione; ma di certo non è sempre così; men-
tre, nella nostra Dolomia granulare di Campolungo,
ricca, più d’ogni altra, de’ minerali sovrannomi-
nati, in sul S. Gottardo, ebbe, non ha guari, il
bravissimo sig. Elia de Beaumont, Ingegnere delle
miniere di Francia, a rinvenire un buon numero
di Belemniti, e mentre, in quelle compatte del
monte S. Salvatore presso a Lugano, e del monte
della Madonna di Varese, incontransi frequentis-
sime le Conchiglie marine petrificate.

SPECIE 24. Salgemma (Sel gemmeSoude
muriatée native
Sel en rocheSteinsalz
Rock-salt) – composto essenzialmente, e quasi
in totalità, di Soda muriata (Sal comuneSal
marino
Sel marin) di grana ora grossolana,
ed ora più fina o minuta, e di compage bene
[Seite 143] spesso grano-lamellosa a faccette quadrilatere re-
golari; è desso qualche volta puro assolutamen-
te, ma altre volte riesce più o meno impuro, e
variamente colorato dalle sostanze anche metalli-
che, come Ferro, Rame ec., che lo inquinano,
lo sporcano, o vi sono intimamente commiste.
– Nel Salgemma a pena incontransi talvolta al-
cune traccie di Galena, con qualche frammento
di legno, e poche Turbinoliti; ma Conchiglie
bivalvi forse non mai.

II. Sezione = Roccie omogenee schistose.

SPECIE 25. Steaschisto (Schisto talcoso
Schisto magnesiacoTalco schistoideoSchi-
sto rupestre,
e Lardaro nel Vicentino – Cor-
neus fissilis mollior
StéaschisteSchiste
talqueux
= Talc schistoïdeTalkschiefer
schiefriger Talk – ed anche Gestellstein, in qual-
che caso molto meglio che così non si dicessero il
Gneiss ed il Micaschisto – talcose SchistTalc-
slate
Steaschist) – composto essenzialmente,
e quasi al tutto, di Talco laminoso, dimostrante
una compage decisamente schistosa, in cui scor-
gonsi, in via d’accidente, disseminati ora alcuni
Granati, ora cristalli o stanghe prismatiche di
Staurotide, di Disteno (Kyanit), di Tormalli-
na, di Scorlo o di Stralite, come avviene sul
S. Gottardo, e talora anche grani, arnioncini,
grumi o frammenti di Giada o di Feldspato te-
[Seite 144] nace rossiccio, come ho notato a pag. 325 e
426 del precedente nostro vol. V, ed anche al-
trove, che succede a Grattacasolo nella parte più
alta del lago d’Iseo, Provincia di Brescia.

SPECIE 26. Orniblenda schistosa (Schisto an-
fibolico
Anfibolite schistoideaAnfibolo schi-
stoideo
Amphibole schisteuseAmphibolite
schistoïde
Hornblendeschieferschiefrige
Hornblende
– e talora anche semplicemente
HornschieferHornblende-schistHornblen-
de-slate
AmphiboliteActinolite) – com-
posta essenzialmente, ed anzi per l’ordinario in
totalità, d’Anfibolo, d’Actinoto, di Stralite,
o d’Orniblenda cristallina, di colore per lo più
verde o nerastro, e con compage più o meno di-
chiaratamente fibrosa e radiata, schistosa o schi-
stoidea. – Talora vi s’ incontrano sparsi per en-
tro alcuni Granati cristallizzati, qualche Pirite
marziale, e simili.

SPECIE 27. Clorite schistosa (Schisto-clorite
Schisto cloriticoTalco clorite schistoideo
– Corneus nitens
Chlorite schisteuseSchi-
ste-chlorite
Talc chloriteux schistoïde
Chloritschiefer – e talvolta anche Schneider-
stein
Chlorite-schistTalc-chlorite-slate)
– composta essenzialmente di Talco-clorite (Chlo-
rit
), di compage decisamente schistosa, tenera
molto, talora pura affatto e d’un bel bianco ar-
gentino, com’ è per esempio quella del Peccetto
[Seite 145] sul Monte rosa, ma però altre volte contenente il
Ferro magnetico, la Tormallina, l’Anfibolo cri-
stallizzato, lo Spato magnesiano (Bitterspath),
lo Sfeno (Titane siliceo-calcaire), e così fatte al-
tre sostanze, come in più luoghi del Piemontese
della Liguria, al S. Gottardo, nel Tirolo e via
discorrendo.

III.a Sezione = Roccie omogenee in massa
compatta.

SPECIE 28. Calcarea di transizione (Calca-
rea intermediaria
Marmo rosso corallino
Marmo nero d’EgittoMarmo affricano fio-
rito
Breccia dorataMarmo granito
Marmo piccolo granitoMarmo pavonazzo
Marmo Lucullano neroCalcaire de transi-
tion
Calcaire intermédiaire – e talora poi
CalciphyreMarbre noir de NamurMar-
bre noir de Dinant,
ec. – Marbre granite, o
petit GraniteMarbre Africain fleurìMar-
bre noir de Lucullus
Marbre jaune et rouge
antique
Marbre bréche-doréeuebergans
Kalk
HochgebirgskalkMittel-kalkstein
BergkalksteinLukullanTransitions-lime-
stone
Mountain-limestone ec.) – composta
essenzialmente di Calcarea, o di Calce carbonata
compatta, a spezzatura scheggiosa, e ben di rado
granulare, di colore per lo più grigio, o anche
rosso, o giallognolo, e fors’ anco nero; talora
[Seite 146] mancante onninamente di Petrefatti, ma pur qual-
che volta racchiudente vestigia di corpi organiz-
zati, che per lo più attualmente non si osserva
che esistano più. – Se n’ hanno esempii in po-
sto tra di noi, soprattutto nelle alture della così
detta Tramezzina sovra Lenno e Menaggio, e alla
Madonna del Soccorso nel ramo Comasco del La-
rio, e quindi poi nell’ Alpi Venete del Friuli,
ne’ Grigioni e simili, negli Appennini, segnata-
mente presso a Firenze, a Pisa ed a Siena, nel
Golfo della Spezia, in Piemonte, in Tirolo, nella
Stiria, nel Salisburghese, in Austria, in Mora-
via, in Boemia, nell’ Harz, in Sassonia e via
discorrendo.

SPECIE 29. Calcarea alpina (Calcaire alpin
Chaux carbonatée compacte commune
prémier Calcaire secondaireAlpenkalk
AlpenkalksteinAlpinischer Kalkstein
schwarzer Kalksteinerster FlötzkalkSala-
stock-kalkstein
– e in qualche caso anche Mit-
tel-kalkstein
mountain Limestone, almeno
in parte – ma più costantemente poi, e forse
meglio assai, carboniferous Limestone) – compo-
sta essenzialmente, e quasi in totalità anch’ essa,
di Calcarea, o di Calce carbonata compatta, di
grana ora piuttosto fina ed ora grossolana, a
spezzatura piana, inclinante in parte alla con-
coidea ed in parie alla scheggiosa o squamosa,
di colore grigio, o rossiccio o nerastro, e man-
[Seite 147] cante bene spesso di traccie d’organizzazione,
che però, quando vi si rinvengono per entro, so-
gliono essere quasi sempre tutte quante derivanti
da Corpi organizzati, i quali dovettero menare la
vita loro nel mare antico. – Oltre a’ tanti esempi
che di questa ragione di Calcarea ci offrono, la
Svizzera nella valle d’Altorf, sul lago di Wal-
lendstadt ed altrove, la Savoja ne’ dintorni del
lago d’Annecy, la Francia e la Germania in
più luoghi, le Alpi del Tirolo, e quelle della Sti-
ria, l’Appennino nella Liguria, nel Sanese, a
Fossombrone e via discorrendo, noi pure l’ab-
biamo in posto tra Como e Bellano, ed è anzi
famosa ivi appunto, trall’ altre, quella nera, e spesso
antracitifera, ch’ è conosciuta anche in commer-
cio sotto il nome di Marmo nero di Varenna.

SPECIE 30. Calcarea del Iura (Calcaire du
Jura
Calcaire jurassiqueCalcaire oolithi-
que
Calcaire compacte caverneuxCalcaire
à cavernes
Calcaire à ossemensJurakalk
– Jurakalkstein
– ed in parte anche talora Höh-
lenkalkstein
– e AppenninenkalkOolite for-
mation
Jura-limestone?) – composta essen-
zialmente, e poco meno che per intiero anch’ essa,
di pretta Calce carbonata compatta, a spezza-
tura concoideo-scheggiosa, di colore grigio bian-
chiccio, od anche giallognolo, per lo più chiaro
o sbiadato molto, e ricchissima poi generalmente
di Petrefatti quasi d’ogni maniera, ma soprat-
[Seite 148] tutto marini. – Questa è sempre meglio strati-
ficata, che non sogliano esserlo mai le due Cal-
caree precedenti, e noi l’abbiamo in posto fre-
quentissima, ed in formazioni assai vistose, come
è per tutto altrove, vale a dire costituente talora
intieri monti ed anche Catene di montagne, nel-
l’Appennino della Toscana, della Liguria e della
Calabria più meridionale, nella Svizzera in più
luoghi, ed ancora più da presso a noi, nel Ti-
rolo, nel Veronese e nel Vicentino; poi ne’ din-
torni di Lecco, ed in qualche luogo del così
detto Pian d’Erba, e finalmente anche in sul
Verbano, ove mostrasi spesso silicifera, ed ove
sembra che sia dessa stata talora parzialmente tra-
sformata in Dolomia, in forza di quelle tali Roc-
cie, che diconsi ora Tifoniane, perchè sembrano
emerse dal di sotto finanche del Granito e d’al-
tre Roccie primitive.

SPECIE 31. Calcarea litografica (Pietra li-
tografica
Marmo litograficoMarna lito-
grafica
Schiste calcaire, o Calcaire schistoïde
à empreintes de poissons
Pierre lithography-
que de Pappenheim
Pierre graphyque d’In-
golstadt
Calcaire à écrèvisses et à poissons
– lithographischer Stein
Steindruck-kalkstein
– e talora anche Kalkschiefer, o Kalksteinschie-
fer,
o schiefriger KalksteinPurbeck-sand-lime-
stone?
) – composta essenzialmente di Calce car-
bonata compatta, di compage qualche volta ooli-
[Seite 149] tica, a spezzatura concoidea, e di colore ora
gialliccio ed or grigio di fumo, volgente quasi sem-
pre più o meno al biancastro. Contiene dessa ge-
neralmente copiose vestigia d’organizzazione, fra
le quali contansi alcune spoglie di Pesci, di Coc-
codrilli, di Granchi, di Conchiglie e via discor-
rendo. – Tutto sembra coincidere a farci cre-
dere, che le colline d’Urago e di Collebeato presso
a Brescia, siccome quelle che contengono strati-
ficata, in ben vistosa formazione ed in posto, una
Calcarea conchiglifera, ed una assai bella Calca-
rea oolitica compatta, quando saranno esaminate
a dovere, siano per fornirci anche una buona
Calcarea litografica, di cui manchiamo affatto in-
fino ad ora ne’ nostri dintorni, e per la quale i
nostri diversi stabilimenti litografici perseverano
pur sempre ad essere passivi colla Baviera, donde
diramansi, quasi per ogni dove, le più pregiate
Pietre litografiche, che si conoscano.

SPECIE 32. Calcarea conchiglifera (Calcarea
dalle Grifiti
Calcaire secondaire coquiller
Calcaire horizontalCalcaire de Gottingue –
second Calcaire secondaire
seconde Forma-
tion calcaire
MuschelkalkFlötz-muschel-
kalkstein
jüngeres Flötzkalkjüngster
Flötzkalk
oberer Flötzkalk – e talora an-
che TrochitenkalkGryphitenkalkMuschel-
marmor
MehlbazLiasForest-marble
– Cornbrash
Portlandstone, ec.) – compo-
[Seite 150] sta essenzialmente di Calce carbonata, interpolata
da numerosissime Conchiglie fossili intime e con-
fusamente commistevi, e formante così un im-
pasto or bianco, or grigio ed or giallo, ma quasi
sempre pallido o sbiadatissimo, a spezzatura
scheggiosa a squame fine, od anche omogenea,
equabile e quasi affatto terrosa. – È dessa co-
mune in più luoghi, fra’ quali ci basterà per ora
d’avere qui sopra indicato, per noi, le colline su-
burbane di Urago e Collebeato presso a Brescia.

SPECIE 33. Calcarea grossolana (Pietra cal-
carea triviale, o comune da fabbriche.
Cal-
caire grossier
Calcaire moèllonPierre à
bâtir
Pierre de taille vulgaireCalcaire
horizontal
Calcaire à céritesGrobkalk
grober MuschelkalkCerithien-kalkjüng-
ster Flötzkalk
Pariser KalksteinLondon
Clay’ s Limestone?
) – composta essenzialmente
anch’ essa, poco meno che in totalità, di Calce
carbonata, a spezzatura scheggiosa ineguale e di
grana sempre più o meno grossolano, mista bene
spesso di Sabbia o Rena quarzosa, non senza
talora qualche minuta traccia di Terra verde
(Grünerde), e di qualche altra sostanza. –
Suole esser questa sempre abbondantissima di Con-
chiglie, quasi chi dicesse, calcinate. – È dessa da
per tutto comune a segno, che non dovrebb’ es-
servi bisogno d’indicarne alcuna località; ma per
pure accennarne qui una, diremo che n’ è for-
[Seite 151] mato in totalità il monte che sta sopra la Città
di Brescia.

SPECIE 34. Creta (CraieCalcaire argi-
leux horizontal
Calcaire crayeuxCal-
caire craie
TufauCraie-tufauChaux
carbonatée crayeuse
KreideKreidekalk
e talora PlanerPlanerkalkSandkalk
jüngerer KalkChalk – e talora anche
Freestone ec.) – composta essenzialmente pur
sempre di Calce carbonata, con poca Magnesia,
poca Argilla, e talora anche alcun poco di Ferro
ossidato; il tutto formante un miscuglio più o
meno tenero, di grana piuttosto grossolana, ed
a spezzatura terrosa, ora uguale od omogenea, ed
ora disuguale, e qualche volta perfino alcun poco
scheggiosa, il colore dominante ne è d’ordinario
il bianco, non però senza che volga più o meno
al giallo, al grigio od anche al nero grigiastro.
– Di vera Creta propriamente detta, non mi ri-
sulta che abbiamo alcun palmare esempio in
Lombardia, mentre hannosi frequenti e vistosissimi
in molte altre località, come per esempio ne’ din-
torni di Parigi e di Valenciennes, in Inghilter-
ra, in Boemia, in Moravia, in Sassonia, nel Ti-
rolo e via discorrendo; e quindi poi a Gabio
ne’ così detti Sette Comuni, provincia di Vicenza,
nelle colline della Stradella, a Baudissero ed a
Castellamonte negli Stati Sardi, ec. ec.; ma si ri-
tiene, che noi ne abbiamo gli equivalenti, così nella
[Seite 152] Calcarea bianca compatta e scheggiosa, qui tra
di noi conosciuta sotto il nome triviale di Ma-
iolica
di Gavirate, di Cittiglio e del Buco del
Piombo
nel Pian d’Erba o nell’ alta Brianza,
come in quell’ altra Calcarea ammonitifera terrosa
rossa, e talora screziata, o ben piuttosto macchiata
in verde dal Talco, e racchiudente parecchi strate-
relli d’una Focaja diasprina e ferrifera rossa, an-
che con qualche grumo o globetto di Selce o di
altra Focaja verdiccia, la quale rinviensi in posto
a Civate, a Canzo, a S. Salvatore presso ad Er-
ba, e quindi poi eziandio, tanto a Cittiglio in Valle
Cuvia, quanto a lato del preaccennato Buco del
Piombo,
ove è grossolanamente misturata, o anzi
confusa, colla Majolica, e che è volgarmente co-
nosciuta qui tra di noi sotto il nome triviale di
Ceppo rosso; Roccia questa che fu già da me
citata a pag. 94 del precedente nostro vol. V
(almeno quella di Canzo in Vall’ Assina, cui
dassi pure un tal nome triviale), forse in gra-
zia di qualche abbaglio preso, non saprei ben
come, per un’ Arenaria rossa antica e di grana
finissima, ma che ebbi campo di riconoscere meglio
nell’ altre qui ora precitate località, appunto per
una pretta Calcarea cretacea rossa. – Del resto
poi il terreno della Creta, del quale qui ora trat-
tasi di proposito, viene in modo particolare carat-
terizzato anche da’ Fossili ben molti e ragguardevo-
lissimi, che suole racchiudere e che riferisconsi
[Seite 153] principalmente a’ grandi Sauriani, alle Testug-
gini, a qualche Pesce, e finalmente a parecchi
Molluschi ed Echinodermi.

SPECIE 35. Calcarea d’acqua dolce (Calcaire
d’eau douce
SüsswasserkalkFresh-water-
limestone
) – può dessa ritenersi come riparti-
bile a bastanza acconciamente in:

a) Calcarea d’acqua dolce compatta (Cal-
caire d’eau douce
Calcaire lacustreCal-
caire fluviatile
Calcaire à Lymnées, Planor-
bes,
ec. – dichter Süsswasserkalkweisser
Schieferstein
Mockenweisse Platte
schwarze Platte) – composta essenzialmente di
Calce carbonata, a spezzatura scheggiosa o con-
coidea, e caratterizzata poi soprattutto dalle Con-
chiglie d’acqua dolce e terrestri, che racchiude.
– Può essercene d’esempio non gran fatto lunge
da noi, la così detta Pietra di Costozza, che sca-
vasi tra Vicenza e Padova;

b) Calcarea silicifera (Calcaire siliceux
Kieselkalkkieseliger Kalk) – composta es-
senzialmente di Calce carbonata compatta, di grana
finissima, tutta quanta misturata o anzi compe-
netrata da una materia quarzosa o silicea, e
racchiudente poi, soprattutto per di sopra, e af-
fatto in sulla superficie (che dentro riesconvi
sempre scarsissime), le spoglie di molte Con-
chiglie d’acqua dolce trasformate in Selce o in
Calcedonio. – Famosa n’ è, trall’ altre, la lo-
calità di Champigny presso Parigi;

[Seite 154]

c) Travertino (Travertino in tutte le lingue),
– composto essenzialmente anch’ esso di Calce car-
bonata, in massa ora stipata e compatta, ed ora
cellulosa o piena anzi tutta quanta di vani o di
bulle, che compartisconle talora in complesso,
l’apparenza quasi d’una spugna; la spezzatura
ne è ineguale, la grana poi piuttosto minuta,
tendente più o meno alla terrosa, e la compage
terroso-granulare, di rado inclinante un poco alla
cristallina od anche alla fibrosa. – Alle volte rin-
vengonvisi per entro, oltre ad alcuni Nicchi ter-
restri o fluviatili, le vestigia soprattutto di certe
sostanze vegetabili; come a dire di giunchi, can-
nuccie e simili. – Gran parte del suolo de’ din-
torni di Roma, come a dire il Colle Aventino,
la Grotta di Caco e via discorrendo, è composta
precisamente di questo Travertino, del quale
hannosi poi ancora moltissimi altri esempi in po-
sto nell’ Italia nostra, come presso a Ferentino,
alla Grotta di Nettuno presso Tivoli, a Torre-
monte presso ad Orvieto, e tra Camerelle e la
valle di Caldano non lunge da Viterbo, ec. e

d) Toffo calcareo (Tufo calcareoTo-
phus
Tuf calcaireCalcaire tufChaux
carbonatée sedimentaire
Chaux carbonatée
incrustante
KalktuffTuffsteinTuph-
stein
– ed in qualche speciale località, anche
DucksteinAlbenAlm) – composto es-
senzialmente pur sempre di Calce carbonata com-
[Seite 155] patta e massiccia, ed allora scheggiosa in sulla
spezzatura, o più o meno cavernosa, spugnosa,
porosa, tubiforme, od anche conformata quasi
per goccie, e quindi ora stalactitica, ora stalag-
mitica, e conformatasi in questi così fatti casi sulle
spoglie delle sostanze animali o vegetabili, sulle
quali questo Toffo s’ è andato mano mano depo-
sitando, in via d’incrostazione, mercè dell’ acqua
che il trascinava seco in dissoluzione. – Frequen-
tissimi ne sono gli esempi quasi per ogni dove,
seguatamente nelle caverne de’ Monti Calcarei;
e noi abbiamo una Toffaja assai vistosa a Mag-
gianico presso a Lecco, come un’ altra ne ab-
biamo, molto meno utilizzata che la prima non
sia, al di sopra di Canzo in Vall’ Assina, lungo
il sentiere che, da quel paese, conduce a’ così detti
Corni di Canzo.

SPECIE 36. Marna (MargaCalcarea ar-
gillifera
MarneCalcaire argileuxAr-
gile calcarifére – Mergel,
e qualche volta anche
Letten, sebbene non troppo plausibilmente –
Marlcompact Marlindurated Marl) –
composta essenzialmente di Calce carbonata, in-
timamente misturata coll’ Argilla, o colla Silice,
od anche con tuttadue queste terre ad un tem-
po, ed offerente un tutto insieme, che bene spesso
ha un’ apparenza, più che altro, sabbiosa od
arenacea, ed una compage in grande schistosa
o schistoidea; la spezzatura ne riesce ineguale,
[Seite 156] tendente da un canto alla scheggiosa, e dall’ altro
canto alla concoidea appianata. – Servono a me-
glio caratterizzarla, qua alcune, ed altrove altre,
delle varie sostanze che possono esservi sparse o
disseminate e racchiuse, fra le quali, per ciò che
ne risguarda alle vestigia d’organizzazione, ba-
sterà l’accennare, che desse possono essere Pe-
sci, Conchiglie, Piante ec.

Qui debbe appartenere eziandio quella singo-
lare sostanza litoidea, che rinviensi, per esem-
pio, a Görarp nella Scania, e anche, per quanto
almeno pretendono alcuni, a Quedlinburgo, a
Hildesheim ed a Lauenstein in Germania, e forse
altrove, formatasi di certo a un dipresso a quel
modo, che sono formate le Stalactiti, e che
viene da’ Tedeschi indicata co’ diversi nomi di
Tuten-mergel, Tuttenmergel, Tuttenkalk, Dut-
tenstein, Struth-mergel,
o anche di Nagelkalk,
quasi chi volesse dire fra di noi Marna o Cal-
carea a cartocci, a cornette, a papille, a ca-
pezzoli, a mammelle, od anche a teste di chiodi;
sostanza, che consta infatto d’una Marna, o d’una
Argilla calcarifera intimamente misturata di Calce
carbonata sedimentaria (Kalksinter), dispostavi
per entro in parti evidenti, e in modo da con-
tribuire al tutto insieme esternamente un aspetto
mammilliforme, quasi ondoso, e l’attitudine a sfarsi
poi naturalmente al caso in pezzi o in cialde
(Absonderungs-stücke) di forma conico-curvi-
linea, e di compage testacea nel loro interno.

[Seite 157]

SPECIE 37. Calcarea fetida (Calcarea puz-
zolente
– e talora anche Pietra porcoCal-
caire bitumineux fétide
Calcaire hépatique
Pierre puantePierre de porcChaux car-
bonatée bituminifère fétide
StinkkalkStink-
stein
Sausteindichter LucullanSwi-
nestone
Stinkstonebituminous Marlite)
– composta essenzialmente di Calce carbonata
compatta, di colore bruno o grigio, il più delle
volte oscuro o carico, e nerastro, colla spezzatura
scheggiosa, ed emettente per attrito, per isfrega-
mento, sotto la percussione, o anche mediante il
riscaldamento, una puzza o un odore bituminoso,
più o meno ingrato in causa appunto del bitu-
me, dello solfo o simili, che racchiude intima-
mente commistivi. – È conosciutissima, tral-
l’altre, quella d’Haering in Tirolo, che contiene
qualche vestigia di Testuggine, oltre ad altre ve-
stigia organizzate fossili; ma ne abbiamo noi pure
nel Comasco, ed in più luoghi anche altrove.

Qui debbe propriamente appartenere anche
quell’ altra Calcarea argillo-silicifera, grigia, più
o meno compatta o stipata, e talora porosa, ma
contenente meno bitume della precedente, e
scheggioso-terrosa poi, e di grana grossolana nella
sua spezzatura, la quale abbonda nella Turingia e
nel paese di Mannsfeld, e che i Tedeschi con-
traddistinguono col nome di Rauchstein, per noi
Pietra rozza letteralmente, tanto dallo Stinkstein
[Seite 158] precedente, quanto dal loro Rauchwacke, che
vale per noi Wacke affumicata.

SPECIE 38. Oolite (Calcarea oolitica
HammitesOolitheCalcaire oolithe
Calcaire oolithiqueRogensteinRoggen-
stein
HirsensteinOolithCenchrit
OoliteRoestone ec.) – composta essenzial-
mente di Calce carbonata più o meno pura,
tutta quanta compaginata di granellini globulari,
rammentanti l’Uova di pesce, riuniti e salda-
mente impastati insieme mercè d’un cemento, ora
calcareo affatto anch’ esso, ed ora marnoso, o più
o meno argillifero. – Forma dessa in qualche
luogo, e segnatamente in Inghilterra, un terreno
esteso e potente, a segno da meritarsi d’essere ripar-
tito, come vedemmo già altrove, in diversi gruppi
tra di loro distinti; ma ne abbiamo noi pure
terreni vistosi abbastanza, per esempio, ne’ colli
d’Urago e Collebeato presso Brescia, nel Ve-
ronese, e via discorrendo.

SPECIE 39. Fonolite (Pietra sonoraPho-
nolite
Pierre resonnanteÉurite sonore
Èurite schistoïde – e talora poi Schiste corné
sonore
Roche sanadoireLéucostine com-
pacte schistoïde et sonore
Trachyte schystoïde
et sonore
Feldspath compacte sonoreBa-
salte en tables sonores
PhonolithKling-
stein
PorphyrschieferHornschiefer
HornsteinschieferHornslateClinkstone
[Seite 159] PhonoliteFonolite – e qualche volta anche
Lava, ec.) – composta essenzialmente di Feldspato
compatto (Feldstein), che, tuttochè quasi non
mai puro, ne forma il cemento, e anzi la massa
principale, in cui, trall’ altre cose, scorgonsi
sparsi o disseminati alcuni cristalli di Feldspato
laminoso, e talora anche di Titanite, con qualche
grano di Ferro magnetico (Magneteisen) e si-
mili. – La compage di questa Roccia ha, al-
meno in grande, alcun che dello schistoso o dello
schistoideo, ed è essa talora effettivamente dura
e compatta in modo, che le lastre, ottenutene spez-
zandola, riescono sonore alla percussione. – È
dessa soggetta a decomporsi in grazia delle po-
tenze atmosferiche, a cagion delle quali bene
spesso scorgesi superficialmente vestita o coperta
d’una più o meno vistosa crosta bianca e quasi
affatto terrosa. – Passa essa ora all’ Afanite
(Aphanit), ora al Basalte ed ora alla Trachi-
te. – Moltissime ne sono poi le località, fra le
quali qui citeremo quella de’ Colli Euganei nella
Provincia di Padova, come quella ch’ è univer-
salmente riconosciuta per la più vicina a noi;
tuttochè ne abbiamo esempi anche nel tratto di
paese, che sta fra Varese, Lugano e Mendrisio.
Giace dessa ora sul Granito, come succede a Pe-
non nell’ America: ora sul Gneiss, come in Boe-
mia a Bilin: ora sovra il Serpentino, come nelle
sponde dell’ Orenoco: ora sull’ Arenaria rossa an-
[Seite 160] tica, come nell’ isole della Scozia, ed ora, come
particolarmente nella Catena delle Andes nell’ A-
merica meridionale, perfino sulla Pietra picea
(Pechstein); altre volte essa attraversa qualche
terreno salifero, come nel basso Perù ad Huaura,
lunghesso la costa del Mare del Sud, ed è ta-
lora, come chi dicesse, concatenata, frammista o
confusa con una Roccia pirossenica amigdalare,
alternante colla Diorite. In Boemia essa contiene
a un tratto il Ferro magnetico, l’Augite, l’Or-
niblenda, la Mica, la Titanite, la Natrolite ec.:
nell’ Alvernia racchiude il Pirosseno (Augit):
in Ungheria hannovisi esempii di Ialite: a Ho-
hentwiel in Isvizzera, oltre alla stessa Ialite, con-
tiene dessa abbondantissima la Natrolite, e mo-
stra di passare assai facilmente all’ Argilla schi-
stosa (Schieferthon), e così via via discorrendo.

SPECIE 40. Schisto siliceo (FtaniteSchi-
sto selcioso
Schisto indurato dal quarzo
Pietra LidiaParangonePietra di para-
gone
Lapis lydiusLapis heracleus
CoticulaBasanusChrysitisLydienne
– Cornéenne lydienne
Cornéenne schisteuse
– Quarz argilifère schistoide
Jaspe schi-
steux
Jaspe schistoïdeSilex corné –
– Silex schiste
Schiste siliceuxPhtanite
– Kieselschiefer
KieselschieferfelsLy-
discher stein
Jaspis-schiefer – ed in qual-
che caso poi anche TrappTrappschiefer –
[Seite 161] Hornschiefer
Basanitschiefriger Horn-
stein
– e precisamente allora che rinviensi
nelle Litantraciere, SchwuhlTouchstone
siliceous Schistsiliceous SlateLydian
stone
FtanitePhtanite) – composto es-
senzialmente di materia silicea accompagnata da
una quantità variabile, e più o meno rimar-
chevole, d’Allumina, di Carbonio, o anche di
Ferro ossidato; la spezzatura ne riesce d’ordi-
nario a bastanza compatta o stipata, la com-
page all’ ingrosso alquanto schistosa, o almeno
schistoidea, ed il colore ora nero affatto, or ne-
rastro ed ora volgente più o meno al grigio. –
Spesso è desso attraversato da venuzze o da stra-
terelli di Quarzo bianchiccio, che bastano a com-
partirgli almeno un’ apparente tendenza alla fis-
silità.

B) Roccie in apparenza omogenee, anch’ esse,
ma che assolutamente non potrebbero essere
mai considerate, quand’ anche il si volesse, co-
me Specie orittognostiche.

I.a Sezione = Roccie in apparenza omoge-
nee, ma granulari.

SPECIE 41. Lava (LaveLéucostine com-
pacte
Lava – e qualche volta anche Grau-
stein
) – composta essenzialmente di Feldspato,
d’Amfigeno (Leuzit), di Pirosseno (Augit), e
[Seite 162] di Ferro titanato o Ferro magnetico titanifero
(titanhaltiges Magneteisen), insieme riuniti in
una massa omogenea o in una mistura più o
meno intima, nella quale scorgesi però sempre
ad un tempo una tal quale compage granulare.
Questa Roccia riesce bene spesso anche porosa,
bullosa, cellulosa, pertugiata, spugnosa e via
discorrendo, e i pori, i buchi, le bulle, le cel-
lette, o in una parola le cavernette, ora ne rie-
scono vuote affatto, ed ora ripiene soltanto in
parte; talvolta però vi si scorgono manifesti per
entro, com’ entrano anche nella pasta stessa della
Roccia, il Feldspato, il Pirosseno o l’Augite, il
Ferro magnetico, l’Amfigeno o la Leucite, la
Mica, il Peridoto o l’Olivina, l’Anfibolo o l’Or-
niblenda, la Hauyna, la Nefelina, il Quarzo,
la Pirite, il Rame muriato silicifero, lo Solfo, e
varie altre sostanze ancora.

II.a Sezione = Roccie in apparenza omoge-
nee, ma schistose.

SPECIE 42. Schisto argilloso (Ardesia
LavagnaSchisto lucido, o primitivoSchi-
sto sublucido, o intermediario, o di transizione.
– Corneus nitens
Corneus fissilis mollior
Schistus mensalis, tabularis, durusSchiste
argileux
Schiste primitifSchiste de tran-
sition
Schiste traumatiqueArdoise
Schiste ardoiseSchiste cornéSchiste com-
[Seite 163] mun bleu, ou noir, luisant, ou subluisant –
Roche argileuse feuilletée – Phyllade – Thon-
schiefer – Urthonschiefer – Uebergangs-thon-
schiefer – Grauwackenschiefer – grauwa-
ckenähnlicher Thonschiefer – Dachschiefer
– Tafelschiefer
Griffelschiefer – e talora
perfino, tutto che, a quanto pare, meno lode-
volmente, schiefriger GrauwackeClay-Slate
KillasArgillite) – composto essenzial-
mente di Mica, Quarzo, Feldspato e Talco, ai
quali aggiugnesi anche bene spesso, se pure non
sempre, l’Orniblenda; il tutto intimissimamente
combinato, in modo da non poterne riconoscere
i principii, in una massa d’apparenza affatto omo-
genea, di grana finissima, e di compage più o
meno manifestamente fissile o schistosa, a spez-
zatura in parte scheggiosa ed in parte terrosa, e
di colore variabile dal grigio, al rosso, al bru-
no, al verdastro sporco, e perfino al nero; la
polvere di scalfittura però, o la polvere trattane
facendo uno sfregio con una punta di ferro alla
massa, ne riesce sempre grigia chiara, e quasi
assolutamente destituta d’ogni nitore, o non mai
rilucente. – Questa Roccia schistosa è bene spesso
scevra d’ogni ulteriore mistura discernibile al-
l’occhio nudo; ma pur talora accade, che vi si
scorgano qua e là qualche squama di Mica, qual-
che grano anche cristallino di Feldspato, ed in
certe località poi particolarmente i prismi più o
[Seite 164] meno vistosi, e più o meno frequenti di Macla o
Chiastolite (ChiastolithMacle); e quanto alle
vestigia di corpi organizzati, questo solo vogliamo
qui accennare, che tra gli Schisti argillosi, quelli
che ritengonsi come i meno antichi degli altri,
e che perciò appunto contraddistinguonsi da tutti
i più antichi col nome di Schisti dalle Trilobiti,
sogliono principalmente racchiudere le così dette
Trilobiti (Trilobiten).

SPECIE 43. Schisto alluminoso (Allumite schi-
stosa
Alluminite schistosaSchisto allu-
mifero
Ampellite alluminosaSchistus alu-
minaris
Schiste alumineuxSchiste aluni-
fére
Ampélite alumineuxAlaunschiefer
e Trilobitenschiefer, forse più acconciamente che
nessuna delle Roccie che appartengono alla Spe-
cie precedente – schiefriger AluminitAlum-
slate
common Alum-slateglossy Alum-
slate
). – Non è questo precisamente altra cosa,
nel fondo, che un pretto e mero Schisto argilloso
(Thonschiefer), di colore bruno nerastro, in cui
le vicende atmosferiche decomponenti debbono
avere sviluppato l’Allume (Soprassolfato d’al-
lumina con potassa
) in conseguenza dell’ altera-
zione cagionata sulle Piriti, sull’ Argilla e for-
s’ anche sul Feldspato contenutivi; uno sfregio,
che facciasi sovra questa Roccia con una punta,
o con qualunque corpo duro, suole riuscirvi di
color nero e lucente; e si osserva poi infatto che,
[Seite 165] oltre alle Trilobiti, in essa più frequenti che
non in diverse altre Roccie, ed oltre a qualche
altra sostanza, v’ esistono eziandio ben molti
grani di Pirite marziale.

SPECIE 44. Schisto cuprifero (Schisto marno-
bituminosoMarna schisto-bituminosaSchi-
ste marneux cuivreux
Schiste metallifère
Schiste marno-bitumineuxSchiste marneux
bituminifère
Kupferschiefer Metallschiefer
– bituminöser Mergelschiefer
– e talora poi an-
che schiefriger StinkmergelKrausenschiefer
Kräuterschiefer – e Fischschieferbituminous
Marlslate
bituminous Marlite, ec.) – composto
essenzialmente di Calce carbonata, e d’Argilla, chi-
micamente combinate, e nello stesso tempo mec-
canicamente compenetrate da diverse sostanze me-
talliche, ed in particolare poi da un minerale cu-
prifero e dal Bitume; la compage ne suol es-
sere più o meno schistosa, o almeno schistoi-
dea; la spezzatura n’ è disuguale, ma di grana fina,
ed il colore per l’ordinario nerastro. Non sono
infrequenti in questa Roccia le vestigia di pa-
recchie sostanze organizzate, ma le più comuni
ne sono quelle di diversi Pesci.

SPECIE 45. Argilla schistosa (Argilla litoi-
dea fissile
ArgilloliteSchisto grossolano
– Argile schisteuse
Argile feuilletée – Schi-
ste à empreintes végétales
Phyllade charbon-
neuse
Schiste grossierSchieferthon
[Seite 166] KohlenschieferFarrenkräuterschiefer – ed
anche talora Blätterthon – o Kräuterschiefer,
assai più acconciamente qui, che nol si dica mai
per la Specie precedente – ShaleSlate-
clay
) – composta essenzialmente d’Argilla car-
bonio-bituminifera, grigia in generale, ma pur
volgente piuttosto al nerastro, che non al bianco
ed al rossiccio, e di compage fissile grossolana-
mente, o schistosa in lastre grosse, spesse e po-
tenti molto, nella quale scorgonsi assai frequenti
traccie di corpi organizzati, ed in particolare poi
le impressioni manifeste, e talora perfette e con-
servatissime di parecchie sostanze vegetabili.

Può qui collocarsi molto accomodatamente ed
a proposito, in via d’Appendice a quest’ Argilla
schistosa, anche la così detta Argilla schistosa bru-
ciata (l’Argile bruléegebrannter Schiefer-
thon
the Burnt-clayburnt Clay), la
quale in fatto non è altra cosa, che una Argilla
schistosa, or rossa, or gialla, ed ora anche bru-
niccia, meno dichiaratamente fissile o schistosa,
che quella d’ordinario non sia, ed offerente in
complesso una Roccia grezza, aspra, porosa,
cellulosa, e tale in somma, che testifica colla
stessa sua apparenza esteriore, d’essere stata, per
così dire, bruciata, o d’aver dovuto, quale che
possa esserne stata la cagione, sopportare un
fuoco d’incandescenza.

SPECIE 46. Schisto infiammabile (Schisto bi-
[Seite 167] tuminoso
Schistus carbonariusSchiste bi-
tuminifère
Schiste bitumineuxSchiste in-
flammable
Argille schisteuse bitumineuse
Brandschiefer – e talora anche, ma però sem-
pre fuor di proposito, Kohlenschieferbitu-
minous Shale
) – composto essenzialmente an-
ch’ esso d’Argilla schistosa, ricchissima di Bitume,
e costituente, quasi chi dicesse, una Roccia in-
termediaria tra la predetta Argilla schistosa, ed
il Litantrace schistoideo nero (Schwarzkohle).
In questo Schisto infiammabile succede non di
rado, che tralle sue lamine schistose, scorgansi sot-
tili straterelli di Asfalto o Catrame fossile, o di
Bitume terroso (Erdpech).

SPECIE 47. Schisto allappante (Silex schi-
stus adhaesorius
Schiste happant – e talora,
sebben meno plausibilmente, Argile feuilletée
KlebschieferSaugschieferBerstschiefer
e Blätterthon, meglio che nol si dica per la
semplice Argilla schistosa – happing Slate –)
– composto essenzialmente, per oltre alla metà,
di Silice (= 0,58 od anche 0,62), con Acqua
(per circa 1/5), Ferro e Manganese ossidati
(per 1/11), Magnesia (per meno di 1/16), Ar-
gilla (per 1/20), e con una traccia di Calce e
di Bitume; il tutto costituente insieme una Roc-
cia, nella quale i principii non si riconoscono
più, di colore grigio gialliccio chiaro, od anche
bianco grigiastro, di compage schistosa, e sfaci-
[Seite 168] bile in lastricine sottili, di spezzatura equabile
od omogenea, e di grana affatto terrosa, la
quale, applicata alla lingua o alle labbra umide,
vi aderisce con forza, o come si suol dire, al-
lappa (happe à la langue) ec. Dessa viene a
bastanza caratterizzata, in confronto colle rima-
nenti sostanze schistose, da’ grumi od arnioncini
di Menilite, che racchiude particolarmente a
Ménil-le-montant presso a Parigi (Vedi Meni-
lite
a pag. 81 e segg., e Schisto allappante a
pag. 83 e segg. del precedente nostro vol. V).

SPECIE 48. Schisto politorio (Schisto tripo-
liano
Schisto tripolitanoTripoli schistoso
Silex schistus politoriusSchiste tripoléen
PolirschieferTripelschieferSaugkiesel
e talora anche volgarmente SilbertripelPo-
lierslate
polishing SlateTripoli-slate) –
composto essenzialmente di Silice (per 0,79),
con Acqua (per 0,14), con poco Ferro ossi-
dato, e con traccie a pena d’Argilla e di Calce,
e quindi rassomigliante assai da presso al prece-
dente Schisto allappante, dal quale in fatto non
diversifica, se non per la proporzione maggiore di
Silice che contiene; mentre ci si offre anch’ esso
come una Roccia schistosa, o fissile in foglie o
lastricine sottili molto, sfacibile con somma faci-
lità a seconda dell’ andamento delle sue lamine,
e tenera poi a segno da poterla ridurre in pol-
vere premendola giusta quella direzione medesima
[Seite 169] unicamente colle dita; la spezzatura ne è poi del
pari equabile, la grana affatto terrosa, ed il co-
lore per lo più bianco giallognolo. – I corpi or-
ganizzati ne sogliono essere alcune foglie vegetabili,
qualche frammento legnoso, e alquanto più di rado
le impronte d’alcuni piccoli Pesci; ma non vi
si rinvengono mai le Meniliti, e le località ne
sono, trall’ altre, Menat nell’ Alvernia, Planitz
in Sassonia, il Kritschelberg non lunge da Bi-
lin in Boemia, la valle di Drusel nell’ Habichts-
walde, e via discorrendo.

(Vedi, anche per questo, lo Schisto allap-
pante
a pag. 83 del nostro precedente vol. V,
ove n’ è fatto menzione; tanto più che spesso
dannosi quasi per sinonimi amendue questi Schisti).

III.a Sezione = Roccie in apparenza omoge-
nee, ma porfiritiche.

SPECIE 49. Trachite (MasegnaNecrolite
Saxum metalliferum di De-Born, almeno in
parte – TrachyteDômiteLéucostine
granulaire
– ed anche Téphrine endurcie, in
qualche loro parte – e per taluni poi, Lave
pétrosiliceuse
Porphyre trappéenGranite
chauffé en place
TrachytTrapp-porphyr
– Thonporphyr – Thonstein
Granit-por-
phyr
Domit, ec. ec.) – composta essenzial-
mente a un dipresso, di Silice, per circa 0,91,
col resto = 0,09, per andare a 100, di Ferro,
[Seite 170] d’Allumina, di Calce, di Soda muriata, d’A-
cqua e d’altre sostanze, tanto volatili, che fis-
se; il tutto combinato in una massa fondamen-
tale di grana fina, di colore or bianco grigiastro,
ed ora grigio di cenere o simili, a spezzatura
scheggiosa, od anche disuguale, e anch’ essa di
grana fina, e d’aspetto in generale sempre smon-
tato, o terroso e destituto affatto d’ogni nitore;
però in questa massa complessa, che serve di
pasta alla Roccia, debbono essenzialmente scor-
gersi disseminati parecchj cristalli di Feldspato
vetroso, che ne sono caratteristici; ed oltre a
questi, non è rado che vi si trovino anche alcune
fogliuzze di Mica, con parecchj cristalluzzi d’Or-
niblenda, di Titanite, di Augite o Pirosseno,
e d’altre così fatte sostanze. – L’esempio, che
abbiamo il più vicino a noi, di vera Trachite, si
è quello della così detta Masegna de’ Colli Euga-
nei nel Padovano; ma altre ben molte se n’ hanno
poi in Ungheria, in Transilvania, nella nostra
Bassa Italia, nell’ Alvernia, in Ispagna, al Kamt-
schatka, alle Antille, nell’ America Meridionale
ed anche altrove, e varii saggi interessanti in
sommo grado, recatimene ultimamente in dono
dall’ ottimo amico mio il cavaliere Alberto della
Marmora, esperto, infaticabile ed oggimai be-
nemeritissimo Geognosta, documentano a chiare
note, che l’Isola di Sardegna n’ è, quasi chi di-
cesse, un emporio, ove questa Roccia rinviensi
[Seite 171] concatenata, non solo con le Roccie le più dichia-
ratamente vulcaniche, ma anche con tali altre,
che taluni, rinvenendole altrove, durerebbono
troppa fatica a ritenere, come pure debbono es-
sere indubitatamente, per spettanti all’ impero
del fuoco.

SPECIE 50. Afanite (Porfido neroMela-
firo
Porfido nero anticoSerpentino verde
antico – Xerasite
TrappoTrappite
Corneus trapeziusCorneus fissilis durior
TrappCornéenne-trappCorneenne ba-
saltique
Grünstein compacte porphyrique
Porphyre noirMélaphyreAphanite por-
phyrique
Porphyre aphanitiquePierre
de corne basaltique
Ophite basaltiqueDio-
rite basaltique
Diabase basaltique – e tal-
volta ancora Roche noirePorphyre pyroxè-
nique
AphanitTrapp-porphyr – e ta-
lora eziandio porphyrartiger Basaltbasal-
tartiger Grünstein
basaltähnlicher Grünstein
– dichter Grünstein
uebergangs Porphyr
– Grünstein-porphyr
Grünstein-basalt
HornfelsPorphyrschiefer ec. ec.) – com-
posta essenzialmente di Feldspato compatto (Feld-
stein
), e d’Anfibolo (Hornblende), che, inti-
mamente insieme misturati, in modo da non po-
terli così facilmente discernere l’uno dall’ altro,
ne costituiscono la pasta o la massa principale,
di compage porfiritica grano-lamellosa, e d’un
[Seite 172] colore per lo più verde cupo oscuro molto, od
anche nerastro, in cui scorgonsi qua e là disse-
minati, sparsi od impiantati, alcuni cristalli di
vero Feldspato laminoso o d’Orniblenda, e in via
poi di mero accidente, ora il Pirosseno (Augit),
ora la Mica, ora qualche Granato, ora l’Epidoto,
ed ora il Quarzo, la Lomonite ec., con alcune
Piriti marziali, e con qualche traccia ben anche
di Ferro magnetico, e via discorrendo. – Passa
questa Roccia, ben più naturalmente che ad al-
tro, alla Diorite (DiabaseUrgrünstein), e
quando è di già alterata, ad una tal qual foggia
di Sienite. – È dessa frequentissima nell’ America
meridionale, nella Groenlandia, nella Norvegia,
ne’ Pirenei, nell’ Alvernia, nell’ Ungheria, nel-
l’Harz, nel Fichtelgebirge, ed anche altrove in
più luoghi.

A me sembra, che qui siano state assai poco
plausibilmente dal Leonhard confuse insieme,
sotto l’unico nome di Afanite, diverse Roccie,
che non debbono avere in realtà troppo che fare
le une colle altre; mentre, lasciando anche da
parte le Roccie pirosseniche propriamente det-
te: 1.° la vera Aphanite di Brongniart (la Cor-
néenne
di Dolomieu), altro non sarebbe che
una Roccia trappica, massiccia, compatta e tenace
bensì, ma soltanto semidura, di compage e di
grana terrosa, e fusibile al cannello in ismalto
nero: – 2.° il Trapp dello stesso Brongniart,
[Seite 173] com’ è generalmente per tutti i Geognosti, sarebbe
una Roccia nera, o tutt’ al più bruno-carica, o
anche verde nerastra, quasi compatta e di grana
terrosa, ma che per poco direbbesi tutta quanta
compaginata di frammenti, ed è fusibile anche
essa in ismalto nero: – 3.° la Trappite pur
sempre di Brongniart (la Roche de trapp), sa-
rebbe quasi la stessa di lui Aphanite, resa però
porfiritica dal Feldspato, dall’ Anfibolo, dalla Mi-
ca, ed anche dal Ferro titanato (Nigrine), dal
Pirosseno (Augit), dalle Piriti marziali, e da
qualche Granato, disseminativi per entro, e sem-
brerebbe dover essere precisamente quella, che il
Leonhard avrà assunto per tipo della sua Apha-
nit:
– 4.° finalmente il Mélaphyre di Bron-
gniart (le Porphyre noir – ed anche talora la
Roche noire
comunemente – Trapp-porphyr
di Werner), fusibile in ismalto or nero ed ora
grigio, sarebbe una Roccia porfiritica, nella pa-
sta nera della quale, formata quasi in totalità
d’Anfibolo petroselcioso, ch’ è quanto dire d’Or-
niblenda intimamente misturata col Feldspato
compatto granulare (Feldstein), scorgerebbonsi
sparsi e disseminati, od anche impiantati, parec-
chi cristalli di quel Feldspato, che ora chiamasi
di preferenza Albite. – E solo allora mi troverei in
condizione d’indicare, come esempi nostrali di
questa vera Aphanite, accennata qui per la pri-
ma, trall’ altre, alcune Roccie osservate ne’ colli
[Seite 174] della Bergonza sovra Thiene nel Vicentino, che
ci fe’ conoscere anni sono il bravo Conte Mar-
zari-Pencati, il quale rapportavale al basaltar-
tiger Grünstein
de’ Tedeschi; come esempi fra
noi del Trapp, qui indicato pel secondo, quelle
Roccie, che il fu nostro Amoretti ci diede in ad-
dietro precisamente col nome di Trappi d’In-
tra; come esempi della Trappite, una gran parte
di quelle Roccie, che ci dà il Leonhard per Apha-
nit,
ed infine, come esempi del Mélaphyre, pur
sempre dello stesso Brongniart, non iscostandoci
gran fatto da questi nostri paesi, quelle tali Roc-
cie, delle quali, appunto col nome di Melafiri,
compartito loro dal sommo De Buch, ebbi occa-
sione di far parola nella mia Memoria con Tipo
geognostico, impressa a pag. 113 e segg. del Fa-
scicolo CLXVI (Ottobre 1829) della nostra Bi-
blioteca Italiana, come di Roccie, che sembrano
allo stesso De-Buch avere operato un giuoco
grandissimo sulla costituzione fisica de’ terreni
della Penisola, che stendesi da Lugano a Morcò,
e in que’ dintorni, tanto verso Como, quanto
verso il Lago Maggiore, e che effettivamente scor-
gonsi quasi ancora in azione a Melide, in tutta,
quanta è, la così detta Valle Da fiume, scendente
verso Morcò, e meglio forse che altrove, in più
luoghi ancora, nell’ ingresso alla valle detta del
Viganà,
presso a Melano, e non gran fatto lunge
da Mendrisio, ove si direbbe, che emergono desse
[Seite 175] dal di sotto d’un Granito rosso, analogo a quello
di Baveno, che abbiano già in addietro disse-
stato, ed in parte poi lacerato e trascinato per-
fino seco all’ insù, inviluppandolo inferiormente e
da quattro lati nella propria loro sostanza, non
senza alterare anche le Roccie, che sono a quello
sovrapposte, ed in particolare la Calcarea secon-
daria conchiglifera, che il De Buch ne giudica
stata trasformata in Dolomia.

IV. Sezione = Roccie compatte o massiccie, ed
omogenee in apparenza.

SPECIE 51. Serpentino (SerpentinaGab-
bro
Granito del GabbroGranitone
OfiteOfioliteSerpentinus saxosusSer-
pentine
Roche serpentineuse – Roche de Ser-
pentine
Roche à base de SerpentineO-
phite
– ed in parte poi anche Ophiolithe
Pierre ollaireSerpentin – in qualche luogo,
KammtsteinKammstein – e talora, almeno
in parte, LebersteinLawezzsteinSerpen-
tine
Ophite, ec.) – composto essenzialmente
di Diallagio, e di Giada o Feldspato compatto
tenace (Feldstein), insieme intimissimamente mi-
sturati in una massa di grana estremamente fi-
na, e di color verde carico, o bruniccio, o grigio
giallognolo in sulla spezzatura, che, ad eccezione
del Gabbro o Granitone propriamente detto, il
quale è sempre di grana più o meno grossolana,
[Seite 176] come lo è anche la Lehmanite, piglierebbesi a prima
giunta per una Roccia decisamente omogenea, ed
in cui scorgonsi però, sparsi o disseminati, come
misture più o meno essenziali, ed in parte più
o meno evidenti, il Diallagio, la Bronzite o l’An-
tofillite, il Feldspato compatto o la Giada, la
Mica, il Talco, la Clorite, l’Asbesto o l’A-
mianto, l’Anfibolo o l’Orniblenda, la Gram-
matite o Tremolite, qualche Granato, il Ferro
magnetico, le Piriti marziale, cuprea ed arse-
nicale, e talora il Rame nativo, la Galena o il
Piombo solforato, il Titanio siliceo-calcareo o la
Ligurite, lo Spato magnesiano (Bitterspath), e si-
mili; ma soprattutto belle vi riescono, e talora
d’un grand’ effetto, le frequenti venature d’A-
sbesto, e segnatamente quelle d’Amianto dorato,
che incontranvisi ne’ monti della Liguria; mentre
in via quasi meramente accidentale, vi si rinvengono
poi altre volte per entro la Steatite (Speckstein),
il Quarzo amorfo, il Quarzo scintillante o l’Oc-
chio di gatto (Schillerquarz), il Calcedonio, il
Crisoprasio, l’Idrofano o il Semiopalo (Halbo-
pal
), la Magnesite o la Magnesia pura nativa o
la Magnesia idrata (Talkhydrat), e qualche altra
sostanza ancora. – Alle volte il Serpentino è
misturato, per parti molto vistose, con una Calcarea
bianca, dispostavi per entro quasi a quel modo in
cui nel Gabbro o Granitone, e nella Lehmanite
od Eufotide granitoidea, stassi la Giada, ma molto
[Seite 177] più irregolarmente; a tale che ne risultano poi
que’ Marmi macchiati, che sono comunemente detti
Verde antico, Verde di Susa, Verde di Varal-
lo,
e via discorrendo. – Meritano, attualmente
forse più che mai, d’essere con ogni diligenza
studiati e determinati a dovere, tanto i diversi
giacimenti, quanto i così detti passaggi del Ser-
pentino alle altre Roccie, e i vari amalgami, che
esso debbe avere con alcune di quelle formato;
mentre tutto combina a farci credere, che possa
desso facilmente non aver poco contribuito dal
canto suo ad alterare, a modificare e a dissestare
la superficie del nostro Pianeta, e a fargli pren-
dere, in somma, una figura ed una forma este-
riore, che non doveva di certo aver prima. In-
tanto però ci accontenteremo di notare che, an-
che trasandando le smisurate formazioni Serpen-
tinose delle Americhe e di parecchie delle loro
isole, come anche quelle della Nuova Zelanda, che
debbono pure essere vistosissime, ed altre ben
molte ancora, troppo da noi lontane, e forse non
meno imponenti, ove vogliamo limitarci unica-
mente alle parti le meglio conosciute della nostra
Europa, il Serpentino che, senza che se n’ ab-
bia quasi traccia nella vulcanizzata Sardegna, for-
ma la Roccia predominante in tutta la Corsica
ivi vicina, lo è del pari nella Liguria, d’onde
da un lato stendesi, per tutto il Piemonte e per
la Savoia, fino quasi alla sommità del Montblanc,
[Seite 178] seguitando poi per l’Alpi, riconoscibile tratto tratto,
ed anzi visibilissima a Susa, al S. Bernardo, al
Monte Cervino, al Monrosa, al Sempione, al San
Gottardo, presso a Chiavenna, nel Tirolo, nel
Salisburghese, nella Stiria, nella Sassonia, ed in
somma in tutte quante le catene di montagne
della Germania, dell’ Ungheria, della Francia,
dell’ Inghilterra ec., mentre dall’ altro lato esso
stendesi lunghesso la falda occidentale dell’ Ap-
pennino, pel Bolognese e via discorrendo, fino
alla Maremme oltre Prato in Toscana, ove con-
fina poi co’ terreni vulcanizzati della Romagna.
(Vedi quanto s’ è detto sulla Eufotide e sui Ser-
pentini alla pag. 240 del precedente vol. V).

SPECIE 52. Basalte (BasaltoBasanite
BasaltesBasanitesBasalteBasanite
– Lave compacte
Lave basaltiqueLave
argilo-ferrugineuse homogéne
Lave lithoïde
BasaltBasanit – e sul Meissner volgarmente
anche Zechsteinfigurate TrappWhin
Whinstone?prismatic Basanite? ec.) –
composto essenzialmente di Pirosseno (Augit),
di Feldspato lamelloso, o anche di Feldspato
compatto (Feldstein), e di Ferro magnetico; il
tutto in parti quasi indiscernibili all’ occhio nu-
do, e misturato insieme intimissimamente in una
massa compatta e tenace, d’apparenza per così
dire omogenea, che è fusibile in ismalto nero;
la spezzatura ne riesce per lo più imperfettamente
[Seite 179] concoidea a fossette piane, ma è suscettibile di
inclinare, ora alla scheggiosa, ed ora piuttosto alla
lamellosa o alla granulare, mentre il colore ne suol
essere, più che altro, il nero, volgente all’ azzurro-
gnolo od al grigio. Valgono principalmente a ca-
ratterizzare questa Roccia, sviante bene spesso
l’Ago calamitato, e che non suole essere mai
stratificata, ma presentasi invece, come chi dices-
se, divisa grossamente in prismi poliedri a bastan-
za regolari e quasi affatto verticali, o anche in
ampie lastre, o in palle, in globi, in isferoidi
compaginate di strati concentrici a mo’ delle ci-
polle; valgono, io diceva, a caratterizzarla, meglio
che altro, il Peridoto o l’Olivina, ed il Piros-
seno o l’Augite, che spesso vi sono per entro
sparsi o disseminati in grani od in cristalli, ad
onta che ben molte siano l’altre sostanze oritto-
gnostiche, che di frequente accade di scorgervi
ancora qua e là, più o meno vistose ed abbon-
danti, sparse od impiantate, come sono la Stil-
bite, il Mesotipo, l’Armotomo, la Cabasia, l’A-
nalcimo, la Lomonite, l’Apofillite, la Prenite,
l’Epidoto, l’Idocraso (Vesuvian), lo Spato cal-
careo, l’Arragonite, il Quarzo, l’Amatista, il
Calcedonio, il Diaspro, l’Eliotropio, il Semio-
palo, la Ialite, la Terra verde, la Steatite, la
Litomarga, l’Orniblenda, la Mica, il Giargone,
la Celestina o la Strontiana solfata, l’Antofil-
lite, la Pirite, e via discorrendo, compresovi
[Seite 180] talora eziandio alcuni frammenti di Roccie, co-
me a dire di Granito, di Sienite, di Gneiss, di
Grauwacke o simili, e questi per lo più rive-
stiti da ogni lor parte, come chi dicesse, d’una
camicia o d’una crosticina superficiale, che sem-
bra dover essere stata fusa. –. Del resto i pas-
saggi, o le transizioni le più naturali e frequenti
del Basalte, sono: alla Dolerite, cui è anzi desso
analoghissimo, a meno della grana, che ne ha di
gran lunga più fina, quanto alla composizione
essenziale, e quindi poi alla Fonolite (Kling-
stein
), alla Trachite, ed alla Wacke; e ne va-
riano poi moltissimo i giacimenti sovra Roccie
di poco meno che qualsivoglia epoca, come di
materia, che sembra dovere essere stata fluida
un tratto, ed avere anzi in certi casi decisamente
fluito, secondo che si suol dire, in colate. Presso
che infinite ne sono le località, fra le quali fa-
remo che ci basti il notar qui ora le nostre di
Castelgomberto, de’ Panarotti presso S. Giovanni
Ilarione, di S. Catterina, di Bolca, e degli Stan-
ghellini
in Vestena Nuova, de’ Colli della Ber-
gonza presso a Thiene, e di monte Gloso presso a
Bassano, tutte quante nella Provincia di Vicen-
za; sebbene altri ve n’ abbia eziandio in quella di
Padova, ne’ Colli Euganei, a Monte Galda e via
discorrendo. – (Vedi anche quanto sponemmo
già orittognosticamente sul Basalte a pag. 400 e
segg. del precedente nostro vol. V).

[Seite 181]

SPECIE 53. Wacke (VacchiaTrappo amig-
dalare alterato
Variolite tenera – e talvolta
Variolite del Drac – o falsa VarioliteWa-
cke
– e talora poi, passim anche, TrappLave
– Basalte décomposé
Cornéenne altérée
Phonolite décomposéeVariolite tendre
AmygdaloïdeThermantide cimentaireTé-
phrine
Asclérine – e PozzoliteWacke
– Eisenthon
WackenthonMandelstein
– mandelsteinartiger Trapp
Mandelstein der
Wacke
– e qualche volta BlätternsteinIron-
clay
Toadstone, ec.) – composta essenzial-
mente di parecchie sostanze, fralle quali primeg-
giano il Feldspato compatto o Petroselce fusibile
(Feldstein), il Pirosseno (Augit), il Ferro ma-
gnetico, il Peridoto (Olivin), ed altre così fatte,
tutte più o meno alterate, e costituenti, insieme
intimamente misturate, una Roccia massiccia, tenera
molto e quasi sfacibile tralle mani, ben di rado
soda, stipata e compatta, e più spesso poi cel-
lulosa, porosa, bullosa o spugnosa, di appa-
renza, più che altro, terrosa, ed affatto smontata
o destituta di nitore, a spezzatura concoidea e
disuguale, e di colore ora verdastro, or grigio
ed ora bruno, le cellule rotondeggianti della quale
sono, o vuote, o piene al tutto, o soltanto mezzo
riempiute di Spato calcareo, d’Arragonite, d’A-
gata, di Zeoliti, di Celestina, di Terra verde,
o in somma di qualsivoglia di quelle tante so-
[Seite 182] stanze, che indicammo già rinvenirsi anche nel Ba-
salte della Specie precedente, al quale è dessa af-
fine molto, ed a cui fa essa effettivamente passag-
gio il più delle volte. – Tralle tante località, ove
questa Roccia rinviensi, noi qui non citeremo se
non soltanto le nostre, conosciute oggimai quasi
dappertutto: del Tirolo, come la Valle di Fassa
e simili: del Vicentino, come la Valle de’ Zuc-
canti presso a Schio, Montecchio Maggiore ec.,
e del Veronese, la falda del monte Baldo, e via di-
scorrendo. – (Vedi, per questa, quanto s’ è detto
già alla pag. 391 e segg., ed alla pag. 405, come
ad altre parecchie del precedente nostro vol. V).

SPECIE 54. Roccia allumifera. (Pietra allumi-
nosa, o Pietra alluminare della Tolfa
Al-
lumite
Alluminite della TolfaAlumite
Aluminite de la Tolfa – ma meglio poi assai
AluniteRoche alunifèreAlaunfels – e
talora anche Alaunstein – ed Aluminit von la
Tolfa
Allum-rockAllumstone?) – com-
posta essenzialmente: di Silice, per oltre alla sua
metà: d’Allumina per un quinto, od anche per
due quinti, e d’Acido solforico, per un buon
quarto dal più al meno, con poca Potassa, e per
l’ordinario con una dose a bastanza sensibile (da
meno di 1/30, fino a quasi 1/5) anche d’Acqua;
il tutto formante una Roccia soda o compatta e
massiccia, spesso bucherata o cavernosetta, ma
non mai stratificata, di grana terrosa, e d’un
[Seite 183] nitore affatto smontato, a meno che in qualche
punto, soprattutto nelle cellette, ove risplendono
i cristalluzzi di vera Alluminite salina, che è
priva sempre d’ogni qualunque dosatura di Sili-
ce; il colore di questa Roccia, dura talora in
modo da dar scintille, ma sempre a bastanza da
sfregiare lo Spato calcareo, è giallognolo, od an-
che bianco rosaceo, o bianco grigiastro; essa riesce
talora macchiata, così in ragione dello stato suo
di freschezza o d’alterazione, come a motivo
della varia copia, e dello stato in cui sono ri-
dotte le varie sostanze, che sogliono esservi fram-
miste, sparse, disseminate od impiantate, e che
possono ridursi appunto alla Alluminite salina,
cristallizzata, o non cristallizzata, al Quarzo, alle
Piriti marziali e al Manganese ossidato. La sem-
plice calcinazione di questa Allumite, ne sviluppa
un sapore stitico astringente, e le località infino ad
ora cognite di questa stessa Roccia allumifera ridu-
consi unicamente, per quello che ne posso saper io,
alla Tolfa presso a Cività Vecchia negli Stati Pon-
tificii, a Piombino nella Toscana, alle Isole Milo
e Nipoligo nell’ Arcipelago Greco, e a’ dintorni
di Tockay, come anche altrove nell’ Ungheria,
ov’ è dessa sempre ne’ terreni Trachitici. – (Vedi
ciò, che notossi già, circa questa Pietra allumife-
ra, dalla pag. 378 e segg. fino alla 383, nel pre-
cedente nostro vol. V).

SPECIE 55. Argilla (ArgileThon
[Seite 184] Clay); può questa Specie ripartirsi a bastanza
acconciamente in:

a) Argilla comune (Terra creta, volgar-
mente, ma pur sempre a sproposito – Terra
grassa
ArgileArgile glaiseGlaise
Glaise à potierTerre glaiseArgile à
pipes
Argile plastiqueArgile de Londres
– gemeiner Thon
erdiger Töpferthon
schiefriger Töpferthon – e talora poi Pfeifen-
thon – Letten
Thon-mergelLötherde
LütenClayLondon-clayplastic Clay
– Weald-clay – oaktree Clay – pipe Clay
– earthy potter’ s Clay
slaty potter’ s Clay
– blue Clay
Oxford ClayClunche-clay)
– composta essenzialmente, a quanto pare, del-
l’Allumina idrata, e degli altri diversi principii,
come a dire, Silice, Magnesia, Ferro ossidato
e simili, risultati dalla decomposizione di parec-
chie Roccie più antiche di quello ch’ essa non
sia, tra’ quali il predominante suole però essere
sempre la Silice, che ne fa parte per circa i 2/3,
mentre l’Allumina pare che non v’ entri se non
per circa 1/3; e l’insieme ne può riescire, ora sodo
o stipato, ed ora tenero e friabile o sfacibile,
ma pur sempre appiccaticcio alquanto o tenace,
e magro poi al tatto, o almeno pochissimo un-
tuoso e saponaceo; la compage ne è terrosa, di
grana più o meno fina; la spezzatura disuguale,
ed il colore grigio, biancastro, bruniccio e via
[Seite 185] discorrendo, e talora anche vario, onde l’Ar-
gilla ne riesce poi in complesso screziata. Trat-
tando questa sostanza coll’ Acqua, se ne ottiene
una massa pastosa e duttile, alla quale si può
far prendere, tanto colla mano, quanto col torno,
quella figura che più ci piaccia. – Forma dessa
banchi talora potentissimi e quasi orizzontali, al-
ternanti colle Sabbie e colle Ghiaje nelle pianure
sottomontane. – In via poi d’accidente, vi si rin-
vengono per entro in pezzi, in frammenti, in la-
mine, in isquame, in grumi, in arnioni, in ciot-
toli, ed anche in cristalli, la Calce carbonata,
la Focaja o il Piromaco, il Ferro bruno (Braun-
eisenstein
), il Ferro argilloso (Thoneisenstein),
il Serpentino, la Steatite, il Gesso spatico, la
Mica, l’Alluminite, la Terra verde, i Granati,
le Piriti, e talora perfino il Succino o l’Ambra,
lo Solfo e simili, come vi si rinvengono ezian-
dio, non gran fatto infrequenti, alcune vestigia di
Corpi organizzati, quali sono, a cagion d’esem-
pio, le ossa di Coccodrilli, di Testuggini, le cro-
ste de’ Granchi, le restie e i denti di vari Pesci,
e soprattutto poi in grandissima copia i Testacei,
e gl’ impronti od anche le parti di molti vegeta-
bili. – (Veggasi quanto sponemmo già, su que-
sta maniera d’Argilla, a pag. 340 e seg. del pre-
cedente nostro vol. V).

b) Argilla salifera (Argile salifèreSalz-
thon
Salz-letten – ed a Wieliczka poi vol-
[Seite 186] garmente Halda, od anche Huldasalt’ s Clay?)
– composta essenzialmente d’Argilla bituminosa
e carbonifera, per entro alla quale incontransi
sparsi alcuni cristalli o grani, e talora perfino al-
cune vistose masse informi, e affatto irregolari, di
Sal comune (Soda muriataSoda idroclora-
ta
). Dessa suol esser sempre d’un colore grigio
di fumo, e la grana, del pari che la spezzatura,
ne sono costantemente terrose e smontate, a meno
delle particelle saline cristallizzate, che ne rie-
scono nitenti. In via d’accidente vi si rinvengono
per entro, ora il Gesso spatoso, e più di rado
poi l’Anidrite, ed ora le Piriti, la Blenda o la
Galena; mentre i denti di Mammuth, alcune po-
che Conchiglie di mare, bene spesso microscopi-
che ed univalvi, e talora, come per esempio, a
Wieliczka, qualche frutto arboreo petrefatto, e
qualche traccia ed impronto di Licheni (Farren-
kräuter-abdrücke
), sono le poche vestigia organiz-
zate, che accada d’incontrarvi. – Le località le
meglio conosciute di questa Roccia salifera, sono
appunto Wieliczka nella Polonia Austriaca, Santa
Catterina e Castelvetere in Calabria, Hall in Ti-
rolo, e via discorrendo poi qua e là altre an-
cora in Germania, nella Spagna, in Inghilterra
e nell’ America.

[Seite 187]

V.a Sezione = Roccie vetrose massiccie, e in
apparenza omogenee.

SPECIE 56. Pietra picea (RétinitePetro-
selce résinite
Obsidiana smalloideaPierre
de poix
RétinitePetrosilex résinite
Petrosilex résiniformePetrosilex résinoïde
– ed in qualche parte poi Pechstein volcanique
StigmiteObsidienne smalloïdeLave
vitreuse opaque
Lave vitreuse piciforme
Lave pechstinite
Trachyte vitreuxPor-
phyre rétinitique
Rétinite porphyritique
Porphyre à base de PechsteinPechstein
Pechstein-porphyrhemihyalischer Quarz
e talora anche Fettstein, sebbene troppo inaccon-
ciamente – PitchstonePitchstone-porphyr,
ec.) – composta essenzialmente, per quasi tre
quarte parti del suo peso, di Silice: per un ot-
tavo all’ incirca, d’Allumina: per un dodicesimo,
d’Acqua, Bitume e principii carboniosi, e pel
rimanente poi, di Soda, Calce, Ferro ossidato
e Manganese ossidato; il tutto formante insieme
una massa d’apparenza, per così dire, mezzo
vetrosa e mezzo picea, avente d’ordinario un
nitore grasso untuoso, analogo a un dipresso a
quello che hanno la Cera ed il Catrame, ed un
colore, ora verdastro, ed ora grigio sporco, vol-
genti più o meno al rosso o al bruno, e di cui
la spezzatura suol essere, o concoidea, o scheg-
[Seite 188] giosa. In questa massa, che forma la pasta fon-
damentale della Roccia, spesso non misturata,
occorrono alcune volte, in più o meno copia,
sparsi, disseminati od impiantati il Feldspato, il
Quarzo, il Calcedonio, l’Anfibolo o l’Orni-
blenda, il Pirosseno o l’Augite, e la Mica, con
qualche traccia di Carbone di legno in parte si-
licificato (mineralische Holzkohle mit vieler Kie-
selerde
) e simili, con qualche frammento ezian-
dio di Gneiss, di Micaschisto o d’Arenaria (Sand-
stein
) e via discorrendo, con questo poi di più
che, quando accade che il Feldspato, l’Orni-
blenda ed il Pirosseno vi siano in grani cristal-
lini, contribuiscono dessi allora alla Roccia una
compage più o meno porfiritica o porfiroidea. I
passaggi i più naturali di questa Roccia, nella
quale non so che si riscontrassero mai traccie ma-
nifeste d’organizzazione animale, sembrano essere
ad alcune Roccie feldspatiche, come sarebbono
il Feldspato compatto in massa (Feldstein
Amausit), l’Eurite, la Fonolite (Klingstein),
la Giada tenace e simili, od alcune Roccie
vetrose Pirosseno-feldspatiche, come a dire l’Ob-
sidiana, la Perlite (Perlstein), la Trappite, il
Melafiro, l’Afanite, e talora perfino il Basalte,
la Basanite, il Trappo e via discorrendo. – Mol-
tissime sono, anche fra di noi, le località di
questa Roccia, per esempio, ne’ Colli Euga-
nei, nel Vicentino, e più da presso ancora a Mi-
[Seite 189] lano, ne sono Grantola, Cunardo ed altre fra Va-
rese e Lugano. – (Vedi quanto sponemmo già,
tanto sulla Pietra picea e sulla Retinite, quanto
sull’ Obsidiana e sulla Gallinace, che ci accin-
giamo a descrivere tosto qui sotto, alla pag. 80
e segg. del precedente nostro vol. V).

SPECIE 57. Obsidiana (ObsidianaPumex
vitreus solidus
Lapis obsidianusAchates
Islandicus
Verre volcaniqueVerre des
volcans
Laitier des volcansÉmail des vol-
cans
Lave vitreuseLave volcanique
Verre feldspathiqueLave fontiformeLave
téphrinique
Lave pétrosiliceuseObsidien-
ne
GallinaceTrachyte vitreuxPierre
de Gallinace
– e talora anche StigmiteNé-
mate
AsclérineObsidianGlasachat
– Isländischer Achat
GlaszeolithMa-
rekanit
Tokayer Luchs-saphirLavaglas
– e talvolta Glaskugelhemihyalischer Quarz
– Obsidiane
ec., ec., e finalmente poi Hraf-
tinna
in lingua Islandese) – composta essen-
zialmente di Silice (per quasi le quattro quinte
parti del suo peso), d’Allumina (per circa un
decimo), di Potassa o di Soda, o anche d’amen-
due (per circa un diciottesimo), e di Ferro e
Manganese ossidati (per un trentaduesimo all’ in-
circa), con qualche traccia eziandio di Calce, e
talora d’Acqua, formanti insieme una Roccia il
più delle volte molto vetrosa, e più o meno ras-
[Seite 190] somigliante ad una massa d’un bel nero, vol-
gente ora al grigio di fumo ed ora all’ azzurrogno-
lo, ma nitente poi sempre, e più o meno tran-
slucida, di Scorie fuse assai bene in vetro, la
spezzatura della quale riesce concoidea, appunto
come quella che suole essere propria del vetro.
In questa massa poi rinvengonsi sparsi o disse-
minati, anche in modo da far prendere alla Roc-
cia un aspetto porfiroideo, ora il Feldspato, ora
una sostanza bianchiccia fibroso-radiata, che ram-
menterebbe un Mesotipo, or la Mica ed ora il
Quarzo; come vi s’ incontrano talora eziandio
traccie o frammenti di Trachite, di Perlite, di
Pietra picea e di Pomice, alle quali Roccie o so-
stanze passa poi anche naturalissimamente l’Obsi-
diana. – Le principali località ne sono, oltre ai
Vulcani attuali, Tockay ed Eperies in Unghe-
ria, il Cabo de Gates in Ispagna, l’isola di Sar-
degna in più luoghi, il Madagascar e via discor-
rendo. – (Vedi, circa all’ Obsidiana, quanto s’ è
detto di già a pag. 88 e segg., e a pag. 116 e segg.,
come pure a pag. 414 e segg. del precedente no-
stro vol. V).

SPECIE 58. Perlite (Obsidiana smalloidea
Pietra perlataPerlitePierre perlée
PerlaireLave vitreuse perléeObsidienne
perlée
Obsidienne smalloïdeTrachyte
émaillée
Perlsteinvulkanischer Zeolith
zeolitischer Pechsteinhemihyalischer Quarz
[Seite 191] Pearlstone, ec.) – composta essenzialmente
a un dipresso come l’Obsidiana, e formante una
massa per lo più grigia ed opaca, o ben poco
translucida, che direbbesi quasi stata fusa, d’un
nitore cereo-vetroso-perlaceo, ma poco vivace, e
d’apparenza mezzana tra il vetro e lo smalto,
compaginata di grani o di sferoidi cipolliformi a
lamine curvilinee concentriche, le quali ne ren-
dono la spezzatura squamoso-concoidea. Per en-
tro a questa Roccia scorgonsi sparsi o disseminati,
in modo da renderla talora porfiritica, l’Obsidiana
nerastra e vetrosa, il Feldspato lamelloso, il Feld-
spato compatto (Feldstein), l’Opalo, la Mica, il
Quarzo ed i Granati, con traccie qualche volta di
Diaspro, di Focaja e di Ftanite (Kieselschiefer),
e ne’ suoi pori, di Calcedonio, di Pomice, di Ia-
lite e perfino di Spato calcareo. – Questa Roccia
passa poi molto naturalmente alla vera Obsidiana,
alla Pietra picea, alla Pomice, e via discorrendo;
e molte ne sono le località, come della Pietra
picea, avendone noi pure saggi negli Euganei, e
a Marostica ed anche altrove nel Vicentino. –
(Veggasi quanto sponemmo già di proposito orit-
tognosticamente sulla Perlite, a pag. 122 e segg.,
ed anche alla precitata pag. 414 e segg. del
precedente nostro vol. V).

SPECIE 59. Pomice (Pumex VulcaniPo-
rus igneus
PoncePierre poncePu-
mite
Pumite légèreLave vitreuse pumi-
[Seite 192] céeTrachyte filamenteuseVerre fibreux
– Verre scoriiforme des volcans
Asclèrine
– Obsidienne scoriacée
BimsteinBimms-
stein
hemihyalischer QuarzPumice – ed
in qualche luogo poi volgarmente Skuursteen
Pinsten, ec.) – composta essenzialmente di Si-
lice (per un po’ meno di 0,08), e d’Allumina
(per un po’ meno di 1/6), con un poco di Ferro
ossidato, formanti insieme una massa semivetri-
ficata, più o meno porosa, cavernosa, traforata,
cellulare o spugnosa, compaginata talora di fibre
lucenti, sericee e fragilissime, insieme tra esse
intrecciate senz’ alcuna regolarità; la spezzatura
ne è concoidea a fossette minute; la grana fina;
il nitore perlaceo, ed il colore generalmente bian-
castro, ma volgente ora al grigio, ed ora al
giallastro o al verdiccio. Vi si rinvengono talora
sparsi per entro il Feldspato, il Quarzo, la Mi-
ca, il Ferro magnetico, l’Augite, l’Orniblen-
da, l’Amfigeno (Leuzit), il Granato nero (Mé-
lanite
), l’Haüyna (Latialite), il Pleonasto, e
via discorrendo. – Passa questa Roccia a ba-
stanza naturalmente, ora alla Obsidiana, ora alla
Perlite ed ora alla Pietra picea o simili, e le
località ne sono quasi lutti i Vulcani attuali, ai
quali sono però da aggiugnersi anche alcuni ter-
reni già un tempo vulcanizzati, come per esempio
i dintorni di Tockay in Ungheria, i dintorni di
Roma, l’Alvernia in Francia, i Colli Euganei
[Seite 193] nel Padovano, i dintorni del lago di Laach, e
d’Andernach in sul Reno, le Ebbridi, e via di-
scorrendo. – (Veggasi quanto sponemmo già, in
riguardo alla Pomice, a pag. 85 e segg., ed an-
che a pag. 412 e segg. del precedente nostro
vol. V.)

SPECIE 60. Argilla schistosa vetrificata (Dia-
spro porcellana
Diaspro porcellanicoPor-
cellanite
TermantideThermantide porcel-
lanite
Jaspe porcelaineverglaster Schiefer-
thon
PorcellanjaspisPorcelain-jasper) –
composta essenzialmente di Silice (per oltre a 3/5)
d’Allumina (per 7/25), e di Magnesia, Potassa e
Ferro ossidato, quasi in parti uguali (per 0,01, in
complesso), che insieme dovettero aver formato in
addietro una vera Argilla schistosa, la quale deb-
be, in grazia, forse più che non d’altro, della
combustione d’una qualche Litantraciera, o d’al-
tro consimile eventuale infuocamento, essersi es-
siccata, screpolata, fessurata, e fatta porosa,
cellulare, cavernosa, spugnosa o sforacchiata, in
modo da presentare poi ora una Roccia non gran
fatto frequente, opaca, o a mala pena alcun
poco translucida in sugli estremi spigoli, fragile
molto e dotata sempre di pochissimo nitore grasso
vetroso, e di color grigio, volgente ora al tur-
chiniccio, ora al rossastro, or al giallognolo ed
ora perfino al nerastro, talvolta macchiata o scre-
ziata, ed a spezzatura imperfettamente concoidea,
[Seite 194] inclinante spesso alla terrosa, per entro alla quale
altre traccie d’organizzazione non sogliono rinvenir-
si, fuorchè soltanto qualche impronta vegetabile. –
Di questa Roccia, che non è infatto se non un’ al-
terazione accidentale di quell’ Argilla schistosa, di
cui parlammo già a pag. 87 e segg., ed anche
a pag. 345 e segg. del precedente nostro vol. V,
hannosi esempj qua e là, appunto nelle Litantra-
ciere combuste.

VI. Sezione = Roccie scoriacee, in appa-
renza omogenee.

SPECIE 61. Lava scoriacea (ScoriaSco-
rie
Lave scorifiéeScorie grumeleuse, ec.
verschlackte Lavaschlackige Lava
schlackenartige Lavaschaumige Lava
schaumartige Lava) – È questa sempre una
Roccia complessa, secca od arida, poco lucente,
ma qualche volta tempestata di punti o di par-
ticelle micanti, e più o meno porosa, buchera-
ta, bullosa, cellulare o spugnosa, o in somma
scoriacea, nella interna compage della quale scor-
gonsi alcuni setti o trammezze, alcune stanghette
ed anche alcune parti fibrose, di rado curvilinee,
ed a vicenda intrecciantisi senz’ alcuna regolarità,
con entro sparsivi, quasi in una pasta vetrosa o
smalloidea, alcuni cristalluzzi di Feldspato, di
Pirosseno (Augit), o d’Amfigeno (Leuzit),
con qualche laminetta anche di Mica, di Ferro
[Seite 195] magnetico, e simili. La spezzatura ne suole es-
ser sempre imperfettamente concoidea, inclinante
alla disuguale; la grana n’ è più o meno fina e
mezzo vetrosa, ed i colori ne variano, dal ne-
ro, al bruno, al grigio, al verde, al giallastro,
e tutto che molto più di rado, pur talora an-
che al violaceo. Le cellule d’ordinario ne sono
vuote affatto, ed è dessa sempre produzione ma-
nifesta dell’ azione fondente de’ Vulcani attuali,
che la emettono semifluida in ogni loro eruzione.

Poichè però, nè qui, ove si discorre propria-
mente della Lava scoriacea, nè alla Specie 41,
ove nel presente Quadro Leonhardiano delle
Roccie trattossi di proposito della Lava, come
Roccia granulare, tra le Roccie d’apparenza omo-
genea, che non v’ è modo plausibile di conside-
rare come Specie orittognostiche, nè finalmente
alla Specie 49, ove, tra quelle Roccie medesime
aventi una compage porfiritica, parlossi della Tra-
chite, non veggo che il Professore Leonhard, a
malgrado di quel tanto, che pure ne dice d’al-
cune, dalla pag. 444 fino alla pag. 458 del suo
Charakteristik der Felsarten, siasi fatto tutto
quel carico, che pure potea, delle diverse sostanze,
alle quali s’ è dato in addietro, e dassi pure pre-
sentemente in più luoghi dell’ Italia nostra, il
nome di Lave, perciò ho creduto, che potesse
esservi il prezzo dell’ opera nell’ aggiugnerne qui
io una possibilmente compendiosa notizia, accen-
[Seite 196] nando soltanto, così in genere, che per lo pas-
sato usavasi forse troppo, ed anzi abusavasi di
confondere, sotto il nome di Lave, fralle Lave
compatte, parecchie Trachiti, e fralle Lave sco-
riacee, ben molti Tufa, qualificando questi ultimi
co’ diversi epiteti di pietroso, grossolano, friabile,
o polveroso, di Cimiento,
ec. – Ella è cosa di fat-
to, che incontransi qua e là per l’opere de’ Na-
turalisti Italiani, oltre a’ nomi di Lava sco-
riacea,
di Lava feldspatica, di Lava pumicea
lionata,
di Lava grigia biancastra, giallastra,
persichina
e simili, di Lava spugnosa, di Lava
porosa,
di Lava basaltina, di Lava petrosel-
ciosa nerastra
o altro, di Lava smaltata, di
Lava nera vetrosa, di Lava rossiccia, di Lava
colonnare,
di Lava farinosa, di Lava con cal-
carea,
di Lava in sabbia calcarea ec; nomi che
con poca fatica s’ intendono da chicchessia; usa-
vasi, io diceva, d’aggiugnere anche questi al-
tri di Necrolite o Lava necrolite, di Nenfro
o Lava nenfro, di Manziana, di Masegna, di
Peperino, di Piperno e di Cimiento; e appunto
di questi, che a prima giunta non si possono in-
tender bene da tutti, stimo convenga dir pure al-
cun che, come intendo di far io qui di seguito:

a) La Necrolite, o la Lava necrolite, o anche
il Sasso morto – è una vera Trachite, presentan-
tesi in forma d’un aggregato vulcanico, di colore,
generalmente ed in complesso, grigio-rossiccio, con
[Seite 197] entro racchiusivi od impastativi molti Feldspati
vetrosi. Trall’ altre località, che ne abbondano,
citansi i Monti Cimini presso a Viterbo.

b) Il Nenfro, o la Lava nenfro – è in fatto
una Lava bruno-scura, piuttosto dura, di grana
terrosa grossolana, a spezzatura ineguale, che
riesce venata, o attraversata in forma di vena-
ture da un’ altra Lava smalloidea nera. Una delle
località n’ è S. Giovanni di Bieda presso a Ve-
tralla ne’ medesimi Monti Cimini.

c) La Manziana, o la Pietra di Manziana
– è anch’ essa una vera Trachite nero-rossiccia,
racchiudente parecchj Feldspati jalini e poca Mi-
ca. La località ne è Manziana sul Monte Virgi-
nio, d’onde derivolle il nome.

d) La Masegna – è essa pure una pretta Tra-
chite granitosa o porfiroidea, della quale han-
nosi esempj in grande assai ne’ Colli Euganei,
nell’ Ungheria ed altrove, com’ anche nell’ isole
Ponza ed Ischia, e presso al Vesuvio.

e) Il Peperino – è pur desso una Lava ge-
neralmente grigia, più o meno compatta, od an-
che porosa, con entrovi pezzetti d’un’ altra Lava
giallognola, e frammenti, così di Roccie primiti-
ve, come di Roccie calcaree, e con grani cristal-
lini di Pirosseno e d’Anfibolo, e con poca Mi-
ca. (Vedi per questo la Specie 80 qui seguente).

f) Il Piperno – è del pari una Lava granu-
lare, secca e sonora, di colore violaceo, con en-
[Seite 198] trovi frammenti o bricie di Mica, di Pirosseno
e di Feldspato, e con ischeggie d’un’ altra Lava
nera cellulare. Una delle località principali n’ è
Ronciglione ne’ Monti Cimini.

g) Il Cimiento – in fine è un impasto bruno,
leggiero e friabile di Ceneri vulcaniche, con entrovi
grani di Feldspato, di Pirosseno e di Mica, e
con pezzetti ben anche d’un’ altra Lava nera; im-
pasto che rinviensi, frall’ altre sue località, nei
dintorni di Sessa fra Terracina e Napoli.

SPECIE 62. Basalte scoriaceo (Scoria basal-
tina
PozzoliteBasalte scorioïdeBa-
salte scoriacé
Scorie basaltiquePierre
meuliére du Rhin
– e per taluni anche Lave
poreuse
Gallinace smalloïdeGallinace
imparfaite
verschlackter BasaltRheini-
scher Mühlstein
– e talora poi schlackige Lava
– Erdschlacke,
e via discorrendo – Millsto-
ne?
) – è una Roccia anch’ essa fragile, agra,
secca, aspra e ruvida, bullosa, spumosa, e cellu-
lare o spugnosa, d’indole, dal più al meno, piros-
senico-feldspatica, di compage granulare, di grana
fina, a spezzatura ineguale, e di colore or grigio,
or rosso, or bruno ed ora nerastro, in cui, come
in una pasta fondamentale, scorgonsi sparsi, dis-
seminati od impiantati il Pirosseno, il Feldspato,
la Mica, l’Olivina, l’Orniblenda o l’Anfibolo,
la Haüyna o Lazialite, la Nefelina, il Quarzo,
i Granati, il Ferro micaceo ed altre sostanze di-
[Seite 199] verse; compresovi talora alcuni frammenti d’al-
tre Roccie anche Granitose o Granitoidee, e di
Micaschisto, di Schisto argilloso, di Grauwacke e
simili. Dessa rinviensi particolarmente ove credesi
che abbiano altre volte esistito Vulcani attivi, che
poscia s’ estinsero, come a dire nell’ Alvernia,
ne’ dintorni d’Andernach sul Reno, presso al
lago di Laach, in Ungheria, in Boemia, nei
dintorni di Roma, in Sardegna, ne’ Colli Euga-
nei, ed in moltissime località del Vicentino, e
frall’ altre, ne’ così detti Colli della Bergonza, e
via discorrendo.

SPECIE 63. Scoria terrosa (Scorie terreuse
– Erdschlacke
earthy Slag) – è dessa an-
cora una Roccia scoriacea, secca, leggiera, fragi-
lissima ed anzi sfarinabile con somma facilità,
schiumoso-spugnosa, esteriormente vetrosa, e ta-
lora dotata d’un nitore quasi metallico, a spez-
zatura or disuguale di grana fina, ora scheggiosa
alquanto, ed ora affatto terrosa, di color grigio,
rosso, bruno od anche nero, macchiata, scre-
ziata o variegata ec., in cui, come in un ce-
mento poco coerente, scorgonsi qualche volta
ritagli o frammenti quasi arrostiti o mezzo bru-
ciati di Argilla schistosa (Schieferthon), di Por-
fidi e simili, con qualche grano anche di Quarzo,
e perfino di Gesso spatoso sovrattempestatovi, ma
senza mai alcuna delle sostanze proprie delle La-
ve, e senza traccie mai d’organizzazione, almen
[Seite 200] che si sappia. – Hannosi saggi di questa Roc-
cia, che derivano da Delau, da Milsau, da Prie-
sen, da Postelberg e da altre località della Boe-
mia, come altri se n’ hanno dall’ Habichtswalde
nell’ Assia, da Duttweiler nel paese di Saarbruck,
da Planitz in Sassonia, da’ dintorni di Häring
in Tirolo, e via discorrendo.

DIVISIONE III.a = Roccie frammentarie
(Trummer-gesteine)

SPECIE 64. Grauwacke (GrovaccoMaci-
gno
BardelloneGalestroPietra se-
rena
Pietra forteArenaria di transizione
– e talora perfino Matajone, e Pietra colombi-
na,
sebbene assai poco acconciamente; dacchè per
Matajone debbe intendersi propriamente un’ Ar-
gilla turchiniccia calcarifera con Mica argentina,
del Valdarno Superiore, e per Pietra colombina
è da ritenersi, più che non altro, una Calcarea
grigia, a spezzatura concoideo-scagliosa e luccicante,
de’ dintorni di Paullo negli Appennini Modone-
si – PsammiteMimophyreTraumate
e talvolta eziandio GrauwackePoudingue
BrécheGrés, e via discorrendo – Grau-
wacke
Sandsteinuebergangs Sandstein
grauwackiges GesteinGreywacke – old red
Sandstone
Plum-pudding?, ec.) – compo-
sta essenzialmente di grani angolosi, e qualche
volta anche alcun poco arrotondati in sugli spi-
[Seite 201] goli, o finalmente di ciottoletti di Quarzo, di
Granito, di Schisto argilloso (Thonschiefer), di
Ftanite (Kieselschiefer), di Micaschisto (Glim-
merschiefer
), di Porfido euritico o Petroselcioso
(Feldsteinporphyr), e perfino di Calcarea, di
vario volume, impastati insieme alla rinfusa, in
forma, come si suol dire, d’una Breccia, di
grana variabilissima, or grossolana affatto, ed ora
finissima, per entro ad un cemento argilloso fer-
rifero (ThonThonschieferSchieferthon),
più o meno abbondantemente compenetrato dal
Quarzo. Il colore predominante di questa Roc-
cia, dura a bastanza, consistente e tenace, suol
essere il grigio, non però senza che volga essa
talora al rosso, od anche al grigio nericcio, ed al
bruno rossastro, con diversi gradi d’intensità,
inclinanti sempre al giallastro, allorchè la Roc-
cia comincia ad alterarsi, o soggiace ad una de-
composizione; e quanto alla spezzatura, questa
Roccia, allorchè è di grana talmente fina da co-
stituirla quasi compatta e massiccia, essa ne suol
essere, ad un tempo terrosa, e scheggiosa. Hannovi
alcune Grauwacke, ed una, frall’ altre, n’ ab-
biamo noi pure, di color rosso carico, al di là
a pena della Tuffaja di Maggianico presso a Lec-
co, che racchiudono per entro alla propria loro
massa, alcune palle, globi o sferoidi della mede-
sima materia, ond’ è formata la Roccia, ma di
gran lunga più stipata e più dura, e di grana
[Seite 202] finissima. Riscontransi poi sparsi, in grani disse-
minati od anche impiantati, come quasi in una
matrice, per entro alla Grauwacke propriamente
detta, ora la Mica, ed ora il Feldspato lamel-
loso, la Litomarga, le Piriti marziali, il Ferro
spatoso, il Feldspato o Petroselce (Feldstein),
lo Spato calcareo, il Gesso spatoso, il Rame
carbonato azzurro (Kupferlasur), la Pirite cu-
prea, l’Asfalto (Erdpech), l’Antracite e simi-
li, come vi si rinvengono in filoni, il Quarzo,
lo Spato calcareo, lo Spato pesante, alcuni mi-
nerali di Ferro, di Rame, d’Antimonio ed al-
tre così fatte sostanze; mentre rarissime vi sono le
traccie d’organizzazione, che risolvonsi in qual-
che Ammonite, Isterolite, Solenite, Mitulite,
Coralliolite, Madreporite, ed in pochissime ve-
stigia vegetabili. Comunemente è dessa in banchi
massicci, ma pure talora mostra una tal quale di-
sposizione alla schistosità o fissilità, come succede in
quella, che i Tedeschi contraddistinguono col no-
me di schiefriger Grauwacke, che non è da
confondersi mai, come accennammo già altro-
ve, col Grauwackenschiefer, ch’ è tutt’ altra co-
sa. – Del resto sembra, che questa Roccia passi
il più delle volte, meglio che non ad altro, allo
Schisto argilloso (Thonschiefer), e all’ Arenaria
grigia de’ Litantraci (Kohlen-sandsteinGrés
gris
le Grés des houillères). – Variano qua
e là sensibilmente i giacimenti della vera Grau-
[Seite 203] wacke, che, per esempio, presso ad Ilseburgo
nell’ Harz, come pure altrove, hassi sovrapposta
immediatamente al Granito; mentre altrove, ed
in particolare ad Herrengrund nell’ Ungheria, in-
contrasi sovrapposta immediatamente al Gneiss
e allo Schisto micaceo, e mentre occorre poi in
altre località sovrapposta alla Diorite, come per
esempio a Rosstrappe nell’ Harz: allo Schisto ar-
gilloso (Thonschiefer), come ad Andreasberg
pure nell’ Harz, e finalmente alla Calcarea di
transizione (Uebergangs-kalk), come, stando pur
sempre nell’ Harz, ad Elbingerode, a Rübeland
e a Grund.

SPECIE 65. Arenaria antica (Gres antico
Arenaria rossaPsefiteArenaria secon-
daria,
e per taluni perfino terziaria, tutto che
senza buoni fondamenti – Grés ancienGrés
rouge
Poudingue du Grés rougeGrés ru-
dimentale rouge, vert et blanc
Grés rouge
ancien
nouveau Conglomérat rougePsè-
phite
Psèfiteaelterer Sandsteinrothes
Todt-liegendes
– e talora graues Liegendes,
weisses Liegendes
– ed in qualche parte poi
anche impropriamente, ora Alpensandstein, or
uebergangs Sandstein, quando Aftergranit, e
quando regenerirter GranitFlötz-sandstein
Flötz-grauwackealter SandsteinKonglo-
merat
rothes Gebirgerothes Flötz
Sandflötz, e perfino talora weisser Sand in Un-
[Seite 204] gheria – Nagelflueneues Rothkonglomerat
Waldplatten – e talora perfino Leubenplatten
nella Turingia – new red Conglomerate, ec.) –
composta essenzialmente di grani, bricie, pezzi,
frantumi e ritagli, più o meno minuti o grossolani,
soprattutto Quarzosi, o di Granito, di Gneiss,
di Micaschisto, o di Mica in laminette, di Clorite
schistosa, di Steaschisto, di Schisto argilloso
(Thonschiefer), di Schisto anfibolico od Anfibo-
lite, di Ftanite o Schisto siliceo (Kieselschiefer),
di Porfido euritico o petroselcioso (Feldstein-por-
phyr
), di Diorite, di Trappo o Wacke amig-
dalare, e più di rado poi di vero Feldspato la-
minoso o lamelloso, di Calcarea litoidea e simili,
collegati insieme od impastati in un cemento più
o meno saldo e tenace, e talora duro assai, ar-
gilloso-siliceo, variabilissimo, anche in riguardo al
colore ed alla grana, in ragione delle dosi di
Sabbia quarzosa, di Calce carbonata, o della Mar-
na e dell’ Ocra ferruginea, che concorrono a
farne parte, e quindi ora rossastro, or bruno-
rossiccio, ora biancastro, or grigio, ed ora ver-
dognolo; donde ne risulta poi, ora una Roccia
brecciosa, o tutta quanta compaginata di rottami,
o di frammenti grossolani, ora un’ Arenaria di
grana più o meno fina, generalmente priva d’o-
gni qualunque estranea mistura, quando se ne
eccettuino alcune poche Terebratuliti, che si
pretende esistanvi nel Nord della Francia, e qual-
[Seite 205] che Chamite, che dicesi rinvenuta nel Weiss lie-
gendes
di Riechelsdorf nell’ Assia, unitamente a
qualche traccia di Calcarea spatosa e di Gesso
lamelloso, come altrove hannovi talora alcuni in-
dicii di Spato pesante, di Piriti, di Galena, di
Blenda, di Bitume minerale, di Lignite e simi-
li. In forma poi di filoncini incontransi per en-
tro a questa Roccia, il Quarzo, lo Spato calca-
reo, lo Spato fluore, lo Spato pesante, il Gesso
spatoso, la Strontiana solfata, l’Asbesto, il Ferro
spatico, con altri minerali di Ferro, di Piombo,
di Rame, di Mercurio e di Cobalto, poi il Porfido
petroselcioso (Feldsteinporphyr), il Basalte, la
Dolerite e simili. – Del resto i passaggi i più
ovvii di quest’ Arenaria antica sembrano essere
al Porfido euritico o petroselcioso (Feldsteinpor-
phyr
), all’ Arenaria screziata (Buntersandstein),
ed alla vera Grauwacke, descritta già da noi nella
Specie precedente, e i giacimenti ne sono diver-
sissimi, a norma delle varie località; giace des-
sa, a cagion d’esempio, sovrapposta immediata-
mente al Granito, tra gli altri luoghi, a Bielsa
ne’ Pirenei: sul Micaschisto, tanto al di là di Sasso
Rancio, e della miniera ferrea della Gaeta sul
lago di Como, quanto nella Valle Trompia Bre-
sciana, ed anche altrove: sulla così detta Cal-
carea primitiva, all’ ouest di Cierp pure ne’ Pi-
renei, ed in altri luoghi: sul Porfido petrosel-
cioso (Feldsteinporphyr), alternando anche seco,
[Seite 206] nella Turingia, ne’ Vogesi, ec.: sullo Schisto
argilloso primitivo (Urthonschiefer), a Chessy
poco lunge da Lione in Francia: sull’ Ardesia o
sullo Schisto argilloso di transizione (uebergangs
Thonschiefer
), ne’ monti, che separano, ne’ Pi-
renei, la valle di Bastan da quella di Baigorry:
sovra i terreni di Grauwacke e di Thonschiefer,
nel paese di Stollberg, e sulla Calcarea di tran-
sizione, nel monte Aureusso presso a Serrancolin
pure ancora ne’ Pirenei. Al di sopra poi di que-
sta Roccia rinviensi in parecchie località, come
a cagion d’esempio ne’ paesi di Mannsfeld, di
Stollberg ed altri, collocato quello Schisto me-
tallifero, che i Tedeschi usano contraddistinguere
dagli altri Schisti col nome di Kupferschiefer; e
segnatamente ne’ paesi, che stanno dintorno a
Basilea nella Svizzera, sembra che le così dette
Formazioni del Iura (Jura-Bildungen) siano state
tutte quante profondamente compenetrate da que-
sta medesima Arenaria antica.

In via poi d’Appendice a questa medesima
Specie 65, sembra che sia da considerarsi pro-
priamente, come al posto che geognosticamente
le debbe appartenere, quella Breccia primitiva,
o Roccia frammentaria, compaginata tutta quanta
di frammenti angolosi di Roccie primigenie o pri-
mordiali, ch’ ebbe da Haüy il nome distintivo,
e in certo tal qual modo, caratteristico, di Ana-
genite (AnagènitePoudingue anagènique
[Seite 207] Roche bréchiforme à fragmens de roches primor-
diales
Urfels-trummergesteinUrfels-kon-
glomerat
– parte dell’ aelterer Sandstein) –
composta essenzialmente appunto di frammenti
primitivi insieme impastati, o collegati ora in
una foggia di cemento granitoideo, o veramente
micaschistoideo, o anche semplicemente quarzo-
so, ed ora in uno sminuzzamento finissimo dei
grani medesimi, ond’ è compaginata. Un esempio
assai bello e parlante abbiamo, tra gli altri, noi
medesimi di questa Roccia, appunto nella indi-
cata località di Sasso Rancio al di là della Gaeta
sul Lario, ove, tra i banchi potentissimi dell’ A-
renaria rossa antica a cemento argilloso-ferrifero,
due se ne scorgono meno possenti, ma posti l’uno
immediatamente sovra l’altro, a circa 20 brac-
cia al di sopra del pelo d’acqua del lago, di
questa Anagenite durissima, a cemento siliceo,
con impiantativi cristalli di Feldspato e grani ar-
rotondati di Quarzo affumicato; Roccia questa,
che presterebbesi ad ogni più bello e pregievole
lavoro, ottenibile da una Breccia d’impasto tutto
quanto variegato, e dura in ogni sua parte al
pari del Diaspro il più duro e fino che si cono-
sca, com’ è quello fasciato, a cagion d’esempio,
che ci proviene da Catharinenburgo in Siberia.

SPECIE 66. Arenaria de’ Litantraci (Metas-
site
Grés grisGrés des houilléres
Grés houillerGrés charbonneuxMéta-
[Seite 208] xite
– e forse in qualche sua parte Psammite
KohlensandsteinSteinkohlen-konglomerat
– rauher Sandstein
– e talora eziandio, or
più or meno acconciamente, mürber Sandstein
flötzleerer SandsteinCoal-sandstone) – com-
posta essenzialmente di Rena o Sabbia quarzosa,
non senza qualche ciottoletto sparsovi, ed impa-
stata in un mezzo o cemento grigio terroso, ana-
logo all’ Argilla schistosa (Schieferthon), più che
a nient’ altro. Questa Roccia è quasi sempre di
un color equabile grigio scuro, volgente talora al
bianco, e talora, in grazia dell’ Ocra o del Ferro
ossidato, al rossiccio, o al giallognolo, ma molto
più di rado poi al turchiniccio. In via d’accidente
vi s’ incontrano alcune traccie di Galena, di Blenda
e di Piriti; mentre ben più frequenti vi occor-
rono diverse vestigia d’organizzazione, come a
dire di Licheni, di Palme, di Canne, di Fron-
de, Foglie ec., quanto a’ vegetabili; e quanto agli
animali, tra gli altri, varie Conchiglie e soprat-
tutto il Mytilus. – Questa Roccia, soggettissima
ad alterarsi, passa bene spesso all’ Argilla schi-
stosa (Schieferthon), che racchiude talora, a vi-
cenda coll’ Argilla rossa, colla Calcarea grosso-
lana argillifera, colla Marna, col Ferro argil-
loso e co’ Litantraci, come altrettante Roccie che
le sono subordinate. – Le località ne sono mol-
tissime nell’ Ungheria ed in Germania, nella Sle-
sia, nel paese di Due Ponti, in Vestfaglia, nel
[Seite 209] Basso Reno, nella Francia settentrionale, nelle
parti più meridionali della Scozia, ed anche al-
trove.

SPECIE 67. Arenaria screziata (Arenaria va-
riegata
Arenaria rossa recenteGrés bi-
garré
nouveau Grés rougeGrés avec ar-
gile
Grés à oolithesGrés calcairebun-
ter Sandstein
Sandstein von Nebraneue-
rer Sandstein
neuer rother Sandstein
Sandstein mit Thonnew red Sandstone
variegated Sandstonered Marlred Ford
– red Rock
– e talvolta anche red Ground)
– composta essenzialmente di Rena o Sabbia quar-
zosa, più o meno fina e spesso uniforme, insieme
collegata mercè d’un cemento marnoso, calca-
reo od anche, almeno in qualche sua parte, sel-
cioso, in una Roccia alcun poco schistoidea, di
grana piuttosto fina, e di colore grigio, volgente
al biancastro, al giallognolo, al bruniccio e qua
e là poi anche al rosso od al verdiccio, per mac-
chie, fiamme, tacche o striscie, nella quale oc-
corrono, per quanto credesi generalmente, più
che altro, in via d’accidente, sparsi la Mica, il
Talco o la Clorite, e talora il Ferro micaceo
in laminette, con qualche traccia di Spato pe-
sante e di Spato calcareo, e bene spesso con
qualche grumicino argilloso arrotondato (Thon-
gallen
). Quand’ osservansi in questa Roccia ve-
stigia di organizzazione, lo che non suol essere
[Seite 210] frequentissimo, desse riduconsi alle impronte di
pochi vegetabili, come a dire di Foglie, Fronde,
ramicelli di Giunchi, Canne, Licheni e simili,
non però senza che talora vi s’ incontrino anche
alcuni Fusti o Tronchi arborei; e quindi poi a
diverse Conchiglie di mare, come sono le Strom-
biti, le Pettiniti, le Mituliti, le Ostraciti, le
Grifiti e via discorrendo. Hannosi esempi di Ba-
salte, di Porfido petroselcioso (Feldstein-porphyr),
e anche di Pietra picea (Pechstein), dispostivi
per entro in filoncini, di Calcarea spatosa in ve-
ne, e di Quarzo, Spato calcareo e Ferro spa-
tico in cristalli sparsi, disseminati od impianta-
tivi; mentre vi si incontrano poi per entro, co-
me Roccie che le sono subordinate, una Calcarea,
una Oolite, un Gesso argillifero (Thongyps), il
Ferro ossidato argillifero, tanto bruno, quanto
rosso (brauner, and rother Eisenstein), l’Ar-
gilla e la Sabbia colle Chamiti, l’Arenaria de’ Li-
tantraci ricchissima di Quarzo, e perfino gl’ in-
dizii d’un Litantrace, ch’ è però sempre una
pretta Lignite (Braunkohle). Tra la Calcarea al-
pina, e l’Arenaria screziata, accade talora, seb-
bene alquanto di rado, che incontrisi anche una
formazione gessosa. Finalmente, quanto alle loca-
lità di questa foggia d’Arenaria, diremo che sono
desse moltissime, per esempio, appunto a Ne-
bra in Turingia, nell’ Harz, nell’ Assia, nel Voigt-
land, in Boemia, nel Virtemberghese, nella Sviz-
[Seite 211] zera, ne’ Pirenei ed altrove, in Francia, nell’ In-
ghilterra, nell’ Italia nostra e via discorrendo; ed
aggiugneremo poi qui ancora, come accennam-
mo già altrove, che nelle colline giacenti all’ est
della città di Stoccarda, hannosi frequenti esempi
appunto d’Arenaria screziata in cristalli rom-
boedri.

SPECIE 68. Arenaria quadrilatera (Arenaria
bianca
Arenaria secondaria recentissima
Arenaria da costruzioni – e volgarmente poi
qui in Lombardia, CeppoCeppo gentile
Ceppo mortoCeppo molera, a norma delle
varie sue condizioni – Grés pour pierre de
taille
– e per taluni poi, Grés blancGrés
commun
Grés de troisième formationGrés
de Königstein
troisième Grés secondaire
Grés du LiasQuader-sandsteinSandstein
von Königstein
ThonsandsteinSandstein
des Gryphiten-kalksteins
oberer Sandstein
jüngster SandsteinSandstonewhite Sand-
stone
common SandstoneLias’ s Sand-
stone
) – composta essenzialmente di grani an-
golosi minutissimi, ed anche di ciottoletti di Quar-
zo, impastati insieme con uno scarso cemento, il
più delle volte affatto argilloso, e formanti insieme
una Roccia generalmente non gran fatto soda o
poco coerente, di grana fina e talora anzi micro-
scopica, e quasi uniforme, di colore grigio, o bianco
giallognolo, assai di rado volgente ad un giallo
[Seite 212] più dichiarato, od anche ad un rosso quasi la-
terizio, o finalmente al bruno, in grazia del Fer-
ro ossidato o dell’ Ocra ferruginea, onde può
per altro essere compenetrata talora fino al se-
gno di stabilirne un deciso passaggio al Ferro
ossidato argillifero litoideo (Thon-eisenstein). Ta-
lora accade ch’ essa sia più o meno annerita da
un tal quale inzuppamento carbonioso o bitumi-
noso, ed è rado che mostrisi schistosa; ma rom-
pesi piuttosto volontieri in cialde, masse, pezzi
o tavole grossolane (Absonderungs-stücke), affet-
tanti
una forma goffamente quadrilatera, e per
entro scorgonvisi, senz’ alcuna regolarità, dissemi-
nate alcune squamicine di Mica, e qualche rara
volta alcune Piriti, qui volgarmente chiamate Fer-
retto,
le quali, venendo a decomporsi, contribui-
scono non poco a renderla, anche quando è po-
sta in opera nelle costruzioni, alterabile in causa
delle vicende atmosferiche. In riguardo alle vesti-
gia d’organizzazione, è da dire, che non sogliono
esservi desse gran fatto frequenti, ma che però,
là dove quest’ Arenaria trovasi a contatto colla
Calcarea conchiglifera (Muschelkalk), vi si scor-
gono talora, oltre alle traccie di diversi vegeta-
bili, anche quelle stesse Conchiglie, che in detta
Calcarea riscontransi più frequenti. In forma di
filoncini vi occorrono poi talora il Quarzo e ta-
lora la Calce fibrosa (Faserkalk), mentre, co-
me sostanze subordinatevi, ritengonsi la Pietra cal-
[Seite 213] carea (Kalkstein), la Creta, la Marna, l’Argil-
la, il Ferro ossidato argilloso (Thon-eisenstein),
ed anche qualche Litantrace, che debb’ essere
pur sempre una Lignite (Braunkohle). – Mol-
tissime ne sono infine le località, e diversissi-
mi poi anche i giacimenti; da che, ne’ dintorni
di Freyberg in Sassonia, hassi l’Arenaria quadri-
latera sovrapposta immediatamente al Gneiss:
presso a Wernigerode, a Goslar, ed a Lutter
nell’ Harz, hassi sovrapposta alla Grauwacke ed
al Thonschiefer: in Boemia, e nella Slesia, hassi
sovrapposta all’ Arenaria de’ Litantraci (Kohlen-
sandstein
): in Sassonia ed altrove, hassi, come
anche tra di noi, in più luoghi del Comasco, so-
vrapposta alla Calcarea alpina: a Schweinfurt,
tra Hildesheim e Dickholzen sul Meno, come
presso a Vic nella Lotaringia ed altrove, come
anche fra noi, nel così detto Pian d’Erba, e nel-
l’Alta Brianza, hassi sovrapposta alla Calcarea
conchiglifera (Muschelkalkstein), e finalmente
ne’ dintorni di Norimberga, e presso ad Isem-
burgo nell’ Harz, ed anche in altre località, hassi
sovrapposta all’ Arenaria screziata (bunter Sand-
stein
), e così via discorrendo.

SPECIE 69. Sabbia verde (Grés vertSa-
ble vert
Glauconie sableusegrüner Sand-
stein
bunter Alpensandsteingrüner Sand
– Greensand
green Sandgreen Sand-
stone
– e talora altrove in Inghilterra, anche Shan-
[Seite 214] klin-sand) – composta essenzialmente, a mo’ di
un’ Arenaria più o meno soda, compatta e con-
sistente, e alle volte incoerente, friabile ed af-
fatto arenacea, di granellini, o di grani, fram-
menti, o ritagli quarzosi o silicei angolosi, impa-
stati in un cemento generalmente calcareo, e for-
manti insieme un tutto di fondo verdiccio più o
meno carico, e vario, per quanto sembra, a nor-
ma della diversa proporzione, in cui v’ entra il
Ferro idro-ossidato, la sovrabbondanza del quale
è da presumersi, che basti a trasformare questa
Sabbia verde nella Sabbia ferrifera, di cui ra-
gioneremo nella Specie susseguente. – Per entro
a questa Roccia, comune, assai più che non al-
trove, in ben molti luoghi de’ Regni Uniti della
Gran Brettagna, ma di cui hannosi parecchi esempi
anche in Francia, a la Fertè-Bernard, a la Flê-
che, a Saintonge e nel Perigord, incontransi, in
via di miscuglio, alcune particelle talcose, che
direbbonsi simili affatto alla Terra verde o Bal-
dogea (Grünerde), con più o meno frequenti
squamicine o scheggie di Mica, lo Spato calca-
reo, e lo Spato pesante, smesso cristallizzati in
compagnia del Quarzo, ed alcune Piriti, con un
poco anche di Ferro bruno fibroso (Brauneisen-
stein
); e ne sono poi singolarmente caratteristi-
che ben molte traccie d’organizzazione, come a
dire: il Legno petrefatto, i Denti di certi Pesci, ed
oltre a diversi Crostacei, come a dire all’ Echiniti,
[Seite 215] all’ Encriniti, alle Corallioliti, alle Alcioniti e
simili, anche un buon numero di Testacei, o sia
di Nicchi, o Conchiglie marine, o altre, fra le
quali contansi diverse Ammoniti, due distinte
Nautiliti, e varie Belemniti, Hammiti, Turriliti,
ec. ec. – Del resto questa Roccia, facilissima sem-
pre ad alterarsi, e quindi a sfarsi in terra solla,
presenta allora un suolo estremamente fertile. Vi
si osservano frequenti vene di Calcedonio o di Fo-
caja, ed alterna dessa spessissimo con alcuni stra-
terelli di pretta Argilla, e anche di Calcarea,
rinvenendovisi talora per entro eziandio quest’ ul-
tima, o sia la Calcarea, come succede soprat-
tutto nell’ isola Wight, una dell’ isole Inglesi, in
forma di grumi od arnioni, che colà contraddi-
stinguonsi col nome di Rog.

SPECIE 70. Sabbia ferrifera (Sable ferrifère
Sable ferrugineux lacustreFer hydro-
xidé sabloneux
eisenschüssiger Sandeisen-
schüssiger Sandstein
IronsandHasting’ s
Sand
Tilgate-bedsCarstoneQuern-
stone
) – composta essenzialmente di grani sili-
cei angolosi, ed anche di ciottoli quarzosi, più o
meno discernibili ad occhio nudo, con assai poca
coerenza impastati in un cemento siliceo anche
esso, ma compenetrato da una quantità grandis-
sima di ossido bruno di Ferro, che contribuisce
all’ insieme il proprio colore bruno scuro, vol-
gente da quando a quando al giallo d’ocra, e for-
[Seite 216] niente, sfacendosi, un terreno fertilissimo. Rade
volte occorrono in questa Roccia singolare, e copio-
sissima essa pure in varie località dell’ Inghilterra,
mentre altrove non è ancora ben conosciuta, se
non in qualche parte della Francia occidentale, le
vestigia d’organizzazione, e possono desse ridursi,
così in generale, ad alcune Nautiliti, ed a sem-
plici frantumi d’Ammoniti, Belemniti, Ostraciti,
Terebratuliti, Spongiti, oltre a qualche aculeo di
Echiniti; ma hannovi bensì frequenti alcuni Legni
carbonizzati (Wood-coal degl’ Inglesi). Alternano
d’ordinario nella medesima, gli strati d’Arenaria
con quelli di pretta Rena incoerente, e tra gli
uni e gli altri, incontransi poi di frequente, in al-
tri straterelli subordinati, l’Argilla, la Belletta
(Lehm), le Marne, l’Argilla saponacea (Wal-
kererde
), con qualche nido, grumo, arnione od
ammasso di miniere ferree, talora utilizzabili.

SPECIE 71. Molassa (Arenaria tenera comune
– e volgarmente tra di noi MoleraCeppo
triviale
Arenaria delle LignitiMacigno
– Grés à lignites
Grés tendrePsammite
molasse
Macigno molasseCalcaire moel-
lon
Braunkohlen-sandsteinMergel-sand-
stein
Nagelflue-sandjüngster Sandstein
tertiärer Sandsteincommon Sandstone) –
composta essenzialmente di Rena quarzosa, o di
minuti grani di Quarzo, impastati in un cemen-
to, che può essere, tanto argilloso, quanto ezian-
[Seite 217] dio calcareo, o veramente marnoso o marga-
ceo, e formanti in complesso una Roccia di grana
fina ed equabile, non mai gran fatto soda, sti-
pata e consistente, ma il più delle volte poco
coerente, e talora friabile, o anzi sfacibile quasi
premendola tra le dita, di colore biancastro o
grigio, volgente talora per gradi al rossiccio o
all’ azzurrognolo, o anche al giallastro impuro o
finalmente al bruniccio, ed ostentante il più delle
volte, almeno così all’ ingrosso, una tal quale
compage fissile o schistoidea. Per entro riscon-
tranvisi disseminate in buona copia, le scheggie o
laminette di Mica, dispostevi in modo tale, che
sembrano determinarne la fissilità; e ben molte
esser sogliono poi le traccie d’organizzazione, che
vi occorrono, tralle quali, come vegetabili, è da
notarsi il Palmacites flabellatus, e come grandi ani-
mali quadrupedi, che in oggi non esistono più,
meritano d’essere citali particolarmente l’Ano-
plotherium,
il Mastodonte angustidente, ed il Casto-
reo ec.1, di Köpfnach presso ad Horghen sul lago
di Zurigo in Isvizzera, e l’Anthracotherium di
Cadibona presso a Savona, Stati Sardi, come,
tra le Conchiglie d’acqua dolce, sono da contarsi
[Seite 218] alcune Limnee, Planorbe ec., e tra le marine, so-
prattutto rimarchevoli riescono diverse Ammoni-
ti, Citeree e Donaciti, oltre a molte altre an-
cora. È poi altresì questa una Roccia soggettissi-
ma ad alterarsi assai in causa delle vicende at-
mosferiche, e tanto più decomponibile, quanto
più ne sia argilloso il cemento; stannole subor-
dinate la Calcarea compatta bianco-gialliccia, la
Calce bituminifera, il Gesso fibroso, le Marne,
il Ferro argilloso e la Lignite; sostanze tutte,
colle quali mostra dessa da quando a quando di
alternare. Moltissime ne sono le località, come varii
ne sono i giacimenti, avendosela, ad Oedenburgo,
sovrapposta al Gneiss e al Micaschisto: in Unghe-
ria, sovrapposta all’ Arenaria de’ Litantraci (Koh-
len-sandstein):
presso e Geneva, sovrapposta alla
Calcarea alpina: ad Aarau, a Brundrutt, a Bou-
dry e in varie località dell’ Ungheria, sovrap-
posta alla Calcarea del Iura: nel mezzodì della
Francia occidentale, sovrapposta alla Creta: tra
Hebkern ed il piccolo Emmenthal, com’ anche tra
noi presso ad Imbersago, sovrapposta, sottopo-
sta ed alternante colla Gomfolite (Nagelflue), e
finalmente in alcune parti dell’ Ungheria, so-
vrapposta alla Mimosite, al Mimofiro o alla Roc-
cia frammentaria trachitica (trachytisches Trüm-
mer-gestein
). – Spesso questa Roccia incontra-
si, come in più luoghi della nostra Brianza e del
Pian d’Erba, affatto allo scoperto, ma in qual-
[Seite 219] che speciale località, come, per esempio, nell’ Un-
gheria, vi si trovò sovrapposta una Calcarea gros-
solana, analoga a quella di Parigi, ed in altri
luoghi poi, la Calcarea d’acqua dolce, ecc.

SPECIE 72. Gomfolite (Puddinga calcarea
Breccia grossolanaArenaria grossolana
ultima Arenaria di grana grossa – e volgar-
mente tra di noi, Ceppo marognaPoudin-
gue poligénique à ciment calcaire
Gompholite
– Nagelflue
NagelfluhNagelfluheNa-
gelstein
– e talora poi anche BuchsteinTuff-
stein
WurststeinPudding) – composta
essenzialmente di ciottoli grandi e piccoli, ed an-
che di frammenti, in generale calcarei; non però
senza che vi concorrano bene spesso, in via d’ac-
cidente o d’altro, eziandio alcuni frantumi di
Arenaria più antica e di vera Grauwacke, con
altri ciottoli di Granito, di Gneiss, di Porfido e
di Diorite, e con parecchie scheggie di Petro-
selce corneo (Hornstein), di Focaja, di Schisto
argilloso (Thonschiefer), di Ftanite (Kieselschie-
fer
), e perfino di Serpentino; il tutto insieme
collegato, e tenuto in sesto, mercè d’un cemento
arenario-calcareo (kalkig-sandstein-artiger Kitt),
il colore del quale è internamente bianco giallic-
cio, impuro o sporco, mentre all’ esterno mostrasi
bene spesso inclinante al rossiccio. Pochi sono i
fossili di questa Roccia; ma pure qualche Con-
chiglia accade talora di rinvenirvi, ed i passaggi
[Seite 220] i più naturali ed ovvii, ne sono a taluna dell’ al-
tre più recenti Arenarie, come a dire alla Mo-
lassa, con cui alterna, a quel modo che alterna
dessa alle volte con qualche straterello d’Argilla,
e per entro poi a pena succede di scorgervi al-
cuna venatura di Spato calcareo. – Numerose sono
le località della Gomfolite nella Svizzera, in Ger-
mania, in Francia ed anche in altre regioni,
e noi pure ne abbiamo alcuni esempj, per tratti
di terreno a bastanza vistosi, da Paderno in su,
lungo l’Adda, in su i colli, che ci guidano a
Varese, e via discorrendo.

In via d’Appendice a questa Gomfolite, sem-
bra che si possa collocare anche quella Roccia
calcarea frammentaria, che è qui conosciuta ge-
neralmente da tutti sotto il nome di Breccia cal-
carea (Brèche calcaireKalk-trümmer-gestein
Kalk-brekzie) – essenzialmente composta an-
ch’ essa di ciottoli e rottami calcarei, giunti a
pezzi, frammenti, ritagli, minuzzoli o ciottoli di
Granito, di Gneiss, di Thonschiefer, di Quar-
zo, di Kieselschiefer, e fors’ anco di Trappo,
insieme impastati in un cemento, calcareo bensì
esso pure, ma silicifero, e quindi molto più
duro, che quello della Gomfolite non siasi per
l’ordinario. Questa Roccia, che comprende forse
parecchie delle Breccie antiche propriamente dette,
o de’ così detti Marmi brecciati, rinviensi abbon-
dante presso a Serrancolin, presso a Vicdessos,
[Seite 221] ad anche altrove ne’ Pirenei; ed una ne abbiamo
noi pure di cupi colori, analoga in certo modo
alla qui ora indicata, ma di certo più antica, che
non sia mai la Gomfolite, la quale è composta
di frantumi, che non appariscono stati rotolati, e
scorgesi anche a fior d’acqua, presso alla Gaeta
sul lago di Como, ove sembra servire d’incas-
satura a quella ottima miniera di Ferro ocraceo,
ch’ è conosciuta sotto il nome di Sasso Rancio.

SPECIE 73. Breccia frammentaria ossifera (Brec-
cia ossea
Breccia dalle ossamentaBréche
osseuse
Knochen-trümmer-gesteinKnochen-
brekzie
) – composta essenzialmente d’ossami
confusi di Leoni, Tigri, Lepri, Alci, Cervi,
Antilopi, Buoi, Cavalli ed altri animali, anche
spettanti a diverse Classi, e perfino a Generi al
tutto sconosciuti finora, misturati non gran fatto
solidamente con rottami, scheggie e frantumi in
parte sminuzzatissimi, di Calcarea compatta, che
sembra avvicinarsi, più che non ad altro, alla Cal-
carea del Iura, e di qualche altra Roccia anco-
ra, mercè d’un cemento argilloso-calcareo, reso
più o meno rossastro od anche bruniccio dal Ferro
ossidato, ond’ è compenetrato. – Conosconsi pre-
sentemente moltissime località di questa curiosa
Roccia, tra le quali ci terremo paghi d’accen-
narne qui ora alcune soltanto delle principali e
più celebrate, come sono, in Europa, Gibilter-
ra, Queva-rubia a Concud presso Terruel in Ispa-
[Seite 222] gua, Cagliari in Sardegna, i dintorni di Bastia
in Corsica, Antibo Nizza marittima negli Stati
Sardi di Terra-ferma, e Cette in Linguadoca, oltre
ad altre località diverse nella Francia meridionale,
e soprattutto a Lunelviel, a Saint-Antoine e a
Saint-Julien, ne’ dintorni di Montpellieri, a Os-
selles presso Besanzone, a Echenoz e a Fouvent
nella Haute-Saône, al così detto Trou de Gran-
ville
presso a Miremont nella Dordogna, ed an-
che altrove; e come sono poi in Germania, le
caverne di Baumann e di Scharzfeld nell’ Harz,
quella di Gailenreuth e l’altre parecchie di Mug-
gendorf in Franconia, quella di Glücksbrunn tra
l’Harz e la Franconia, quelle di Klutterhöhle
e di Sandwich in Vestfaglia, quella d’Adelsberg
nella Carniola, le così dette Grotte de’ Dragoni
ne’ Monti Carpazii in Ungheria, in Inghilterra,
quelle di Kirkdale nel Yorkshire, di Oreston presso
a Plymouth, di Callow nel Derbyshire, e di
Goat a Paviland nel Glamorgan, e nell’ America
settentrionale, quelle del paese di Lanark nel-
l’Alto Canadà; e volendo ritornare più presso
a noi, le isole di Cherso ed Osero in faccia al
così detto golfo del Quarnero, il territorio di
Ragosniza fra Trau e Sebenico, ed il paese di
Nona presso a Zara, giuntavi anche l’isola Greca
di Cerigo, e quindi poi Mare-dolce presso a Pa-
lermo in Sicilia, il promontorio Palinuro nel Regno
di Napoli, il monte Oliveto presso a Pisa, i din-
[Seite 223] torni di Caso-lungo nel Sanese, ed infine, per
trasandarne ancora molte altre, la località, per
esempio, di Roncà in sulla linea di demarcazione
tra le due provincie di Verona e di Vicenza, ove
hassi pure una bella e buona Breccia ossea; seb-
bene io non voglio ommettere d’accennare che,
tanto il così detto Buco del piombo sopra Erba
nel nostro Pian d’Erba, quanto eziandio le Grotte
o Caverne d’Osteno sul ramo di Porlezza del
lago di Lugano, mi sembrano, al paro di qual-
che altra delle spelonche naturali de’ nostri mon-
ti, poste in circostanze tali, da dover essere fe-
conde d’ottimi risultamenti, allorchè esploreran-
nosi colla occorrente diligenza, nell’ intento di rin-
venirvi le ossa fossili, che vi possono essere co-
perte, o dalle Stalagmiti, o dallo sfacimento delle
pareti e delle vôlte.

SPECIE 74. Tapanhoacanga (Breccia testa di
Moro
Conglomerato ferrignoPuddinga di
ferro litoideo
Tête de NégrePoudin-
gue,
o Bréche de minerai de ferTapanhoa-
canga
Negerkopf-brekzieEisenstein-kon-
glomerat
) – Roccia, che vollesi ritenere come
tutt’ affatto particolare, e composta essenzialmente
di frammenti angolosi, o almeno sempre po-
chissimo arrotondati, ma talvolta perfino colos-
sali, di Ferro speculare (Eisenglanz), e di
Ferro magnetico (Magneteisen), associati qua e
là bene spesso ad altri pezzi, ritagli o minuzzoli
[Seite 224] di Itacolumite, ed il tutto poi agglutinato in-
sieme mercè d’un cemento di Ferro ocraceo
(Eisenocker), or rosso, or bruno ed ora gial-
lo, ed inequabilissimo nella sua distribuzione, fino
al segno di mostrarsi talora esso solo, e affatto privo
d’ogni grano, o senza alcun frammento, che ab-
bia un tal quale nitore metalloideo. Per solito
questa Roccia dissesta o svia l’Ago calamitato, e
alle volte riesce in sommo grado aurifera, tutto
che altro non vi si scorga per entro, anche in via
di mero accidente, se non qualche scagliuzza o
squamicina di Talco o di Clorite. Come Roccia
subordinata, vi si rinviene però qua e là qual-
che deposito d’un’ altra Breccia formata, quasi
per intiero, di frammenti di Manganese ossidato
litoideo vario, nella quale riscontransi bene spes-
so alcuni nidi, grumi od arnioni, a bastanza
vistosi, di Vavellite. – Del resto questa Roccia
brecciosa, che non fu trovata finora, se non sol-
tanto nella Sierra do Tapanhoacanga, Provincia
di Minas-geraes al Brasile, d’onde vollesi deri-
varne il nome, cuopre ivi le vette le più alte,
cui pervenganvi il Ferro micaceo (Eisenglimmer),
e lo Schisto argilloso (Thonschiefer), forman-
dovi una crosta della potenza perfino d’otto o
nove piedi, la quale, mercè delle nere e, quasi
chi dicesse, ricciute e crespe gibbosità, che ne
offre al di fuori il cemento, ivi poco meno che
tutto quanto di Ferro bruno litoideo fibroso, a
[Seite 225] dir vero, non rappresenta troppo male un ammasso
di teste di Negri; preciso importare di Tapan-
hoacanga
nella lingua propria d’alcuni di quei
Negri Affricani, che la così detta Tratta de’ Ne-
gri solea trasportare colà in addietro, come schiavi
da lavoro.

SPECIE 75. Breccia trachitica (Roccia fram-
mentaria trachitica
Conglomérat trachytique
Conglomérat de TrachyteBrèche trachyti-
que
Bréche siliceuse du Mont d’or di Cor-
dier – Mimophyre?Trachyt-trümmer-ge-
stein
Trapp-porphyr-konglomerat – e talora,
almeno in qualche loro parte, anche Backofenstein
– Trümmer-porphyr
Thon-porphyr, ec. ec.)
– composta essenzialmente di frammenti, o an-
che ciottoli di Trachite, con radi minuzzoli di
Pomice, ed inoltre con ritagli, pezzi o scheggie
di Basalte; il tutto insieme agglutinato mercè di
un cemento, trachitico anch’ esso, ma sempre più
o meno alterato o decomposto, di colore bianco-
giallognolo, o veramente bianco-grigiastro sporco,
e ben di rado poi rossastro, bruniccio o par-
zialmente verdastro. – La Roccia, che ne ri-
sulta, ha in grande una manifesta tendenza alla
schistosità o alla fissilità. Qualche volta vi si scor-
gono frammisti, ed affatto inalterati, anche alcuni
pezzi o frantumi di Roccie, secondo che si suol
dire, di transizione, come a dire, di Grauwacke
vera, di Thonschiefer, di Quarzo e via discor-
[Seite 226] rendo, come vi s’ incontrano sparsi o disseminati,
in cristalli, il Feldspato vetroso, il Pirosseno
(Augit) e l’Orniblenda, ed in grani, il Ferro
magnetico e qualche altra sostanza ancora, oltre
ad una, giallognola, saponosa e tenera molto,
che vi si osserva nelle cellule, e che all’ aria si fa
più dura, screpolando per ogni verso. – Le lo-
calità ne sono moltisime, per esempio, nell’ A-
merica meridionale, soprattutto ne’ dintorni di Qui-
to, nell’ isola di Sardegna, in Francia, nell’ Alvernia
e nel Cantal, ne’ Colli Euganei della Provincia
di Padova, nella Transilvania, in Ungheria ec.

SPECIE 76. Breccia pumicea (Brèche ponceuse
Brèche pumicéeConglomérat ponceux
Agglomérat ponceuxPépérine ponceuse per
Brongniart – Bimstein-brekzieBimstein-
konglomerat
– ed anche volgarmente Sandstein
nel Basso Reno; tutto che affatto impropriamen-
te) – composta essenzialmente di frammenti o
ritagli più o meno vistosi di Pomice, che stanno
uniti insieme, senz’ alcun manifesto cemento in-
terpostovi, o anche di così fatti frammenti, te-
nuti in sesto od impastati mercè d’un cemento
pumiceo anch’ esso. Nel primo caso que’ fram-
menti riescono più grossi ed angolosi, e vi si
scorgono interspersi, quasi chi dicesse, alcuni
ciottoletti di Trachite, di Perlite o Pietra perlata
(Perlstein), d’Obsidiana e simili, e sembrano
rimanere uniti in una massa sola, in grazia d’una
[Seite 227] tal quale semifusione, che abbiane avuto luogo,
allorchè le parti ne furono venute a contatto.
Nel secondo caso poi i grani, o frammenti di Po-
mice vetrosa e fibrosa, ne sono più sminuzzati,
ed il cemento, che concorre a tenerli uniti mol-
lemente insieme, suol esserne poco coerente, bian-
chiccio, assai di rado verdognolo, granulare,
uniforme od omogeneo, ed oltre a grani di Per-
lite e di Trachite, vi si incontrano talora sparsi
anche alcuni ciottoletti di Quarzo e simili. Così
l’una, come l’altra delle due qui accennate va-
rietà d’una così fatta Roccia, offrono spesso, nei
loro pezzi o frammenti pumicei, qualche laminetta
di Mica, con alcuni cristalluzzi di Feldspato,
d’Orniblenda, di Quarzo, di Granato, e anche
d’Haüyna, sebbene più di rado, non senza alcuni
punti perfino di Ferro magnetico, come presen-
tano desse eziandio traccie d’Opalo ligniforme
(Holzopal), con vestigia d’altre sostanze ve-
getabili cangiate quasi in Lignite (Braunkohle),
e con qualche spoglia, rara, ma pure incontra-
stabile, di Conchiglie marine. Le località ne sono
costantemente, o in vicinanza de’ Vulcani igni-
vomi, a ne’ terreni che debbono essere stati altre
volte vulcanizzati; e i giacimenti ne vanno soggetti
a grandi variazioni nelle diverse località. Così,
per cagion d’esempio, abbiamo la Breccia pu-
micea sovrapposta alla vera Grauwacke, nel paese
di Neuwied: sovrapposta immediatamente all’ A-
[Seite 228] renaria quarzosa, a Saibiza presso a Neusohl in
Ungheria: sovrapposta alla Calcarea, presso a Li-
bethen del pari in Ungheria: sovrapposta imme-
diatamente alla Trachite, nella Glashüttner Thal
in sul Gran, e finalmente sovrapposta, nel pre-
detto paese di Neuwied, ad una Rena o Sabbia
fina ed incoerente, formata di granellini di Pomi-
ce, misturati di minuzzoli d’Augite, d’Orniblenda
e di Ferro magnetico, con qualche frammento
di Basalte poroso. Molte altre ne sono però le
località, come a dire, ne’ dintorni di Tockay ed
altrove in Ungheria, al Mont d’or e al Cantal
in Francia, ne’ dintorni di Quito nell’ America
meridionale, e via discorrendo.

SPECIE 77. Trass (Tufa vulcanico per taluni
– TrassoïteTuffa volcaniqueTrass
Tarras – e talora eziandio DucksteinTuff-
stein
DielsteinLeberstein) – composto
essenzialmente, per la massima sua parte, di rita-
gli, minuzzoli, bricie e ciottoletti, ec. di Pomice,
misturati di rimasugli, o anche di tronchi, ra-
mi, ec., vegetabili, o in totalità o in parte car-
bonizzati; il tutto formante insieme una Roccia
tenera molto, o una massa, più che altro, ter-
rosa, ora grigia, ed ora bruna e smontata o
sparuta affatto, quanto al nitore; in questa Roc-
cia scorgonsi per altro eziandio qua e là sparsi,
comunque radi sempre, alcuni frantumi di Thon-
schiefer,
di Trachite, di Basalte e di Scorie,
[Seite 229] con qualche grano di Ferro magnetico e di Quar-
zo, con qualche scheggia o laminetta di Mica
nera o color di Tombacco, e talora con qual-
che traccia anche di Haüyna, e in alcuni pochi
casi d’Amfigeno, di Zeolite farinosa (Mehlzeo-
lith
), e via discorrendo. Molte ne sono le loca-
lità, come a dire, in Germania, ne’ dintorni d’An-
dernach, di Pleit o Plaidt, di Krez, di Kruft,
di Tönnistein, di Brohl e simili, e più presso poi
a noi, a Montecchio Maggiore, nella Valle de’ Zuc-
canti ed altrove, nel Vicentino, nel Tirolo, e
via discorrendo. – Questo Trass sembra sempre
analogo, per ben molti riguardi, alla Roccia di
cui tratterassi nella Specie qui tosto susseguente,
dalla quale forse non diversifica, se non perchè
il primo non appartiene, come il Tufa, a’ Vul-
cani attualmente ignivomi.

SPECIE 78. Tufa (Toffo vulcanicoTufo vul-
canico
PozzolanaPozzuolanaTuffaite
Roccia della Rupe tarpeaRoccia capitolina
– Roccia del Campidoglio
Wacke di Monte
Verde
Tuf volcaniqueTufaïtevulka-
nischer Tuff – Wacke vom Monte Verde

Fels des KapitolsPouzzolan-gestein, ec.) –
composto, a un dipresso come il Trass, di pez-
zetti di Pomice o di Lava pumicea lionata, e di
Lava bruna stipata o compatta, in parte polve-
rosi, e formanti insieme una Roccia, ora pietrosa
e compatta, ed ora porosa e friabile, tenera però
[Seite 230] sempre, di grana or fina ed ora grossolana, smon-
tata affatto, a spezzatura generalmente terrosa,
e di un colore, che può esserne grigio, bruno o
rossastro, nella quale, a norma delle diverse
sue località, scorgonsi impastati la Mica, il Feld-
spato, il Pirosseno, l’Amfigeno e via discorren-
do, con bricie o minuzzoli di Basalte, di Pepe-
rino e d’altre Lave, ed anche di Calcarea al-
pina, e talora con qualche venuzza o rilegatura
di Calce carbonata spatosa, e perfino con alcune
vestigia vegetabili, come a dire di Licheni, Fo-
glie ec. – Le principali località del Tufa sono,
per tacere di tante altre, principalmente i din-
torni immediati del Vesuvio, le Isole d’Ischia,
di Stromboli e altre vulcaniche del mare di Na-
poli, i Sette Colli di Roma e i loro dintorni, per
un buon tratto, fin oltre Marino, Anagni, Nemi,
Bolsena, Viterbo, Cività Castellana ecc., fin verso
alle così dette Paludi Pontine.

SPECIE 79. Tufa di Posilippo (TufaTu-
faïte
Tuf de PausilippePausiliptuf) –
composto principalmente d’una materia, petrosa
sì, ma leggiera, tenera ed anzi fragile, a spez-
zatura terrosa, non dotata mai d’alcun nitore,
e d’un colore bianco giallognolo, o giallo di pa-
glia chiaro, in cui scorgonsi frequentissime certe
fibruzze o filetti corti, o ritagli, per così dire,
lineari, tanto di Pomice bianca finamente fibro-
sa, com’ anche d’una Lava nera, porosa, poco
[Seite 231] rilucente, e a spezzatura piana ed equabile, ma
nella quale è rado assai, che nulla rinvengasi di
cristallizzato. – Questa foggia singolare di Tu-
fa alterabilissimo, che rinviensi in masse più o
meno voluminose per entro ad un altro Tufa
biancastro e friabile, d’ordinario coperto d’uno
straterello di Pomici fratturate, o talora par-
zialmente anche da una Calcarea, presso alla
parrocchia di Posilippo ne’ dintorni di Napoli,
non somiglia gran fatto in conto alcuno agli al-
tri Tufa da noi precedentemente descritti; tanto
più, in quanto che, per più riguardi sembre-
rebbe quasi, che fosse desso un lavoro dalle a-
cque sovra la materia pumicea, che un Vulcano
stasse eruttando allora precisamente. Altre loca-
lità sembra però, che se ne abbiano anche al di
sotto di Sant’ Elmo in sulla via di Pizzifalcone,
e più in su ancora a Camaldoli, come pure presso
a Pozzuolo, al Capo di Chino, e lungo la stra-
da, che mena dal lago d’Agnano alla Solfata-
ra, ne’ così detti Campi Flegrei, nelle colline di
Falerno (Monte Barbaro) ec.; e pretendono poi
alcuni, che ottimi saggi ce ne provengano ezian-
dio da Teneriffa.

SPECIE 80. Peperino (TuffaitePépérine
TufaTufaïteTuf basaltiqueConglo-
mérat ponceux
Brecciole trappéennePe-
perin
). – È questo una Roccia vulcanica, il di
cui cemento mostrasi analogo, più che ad altro,
[Seite 232] ad una Wacke tenera, agevolmente sfacibile, od
anche sfarinabile tra le mani, il più delle volte
di colore, nel fondo, grigio cenerognolo, ma su-
scettibile di volgere più o meno al bruniccio od
al rossastro, di spezzatura ineguale e terrosa a
grana fina, e per entro alla quale scorgonsi spar-
si, disseminati od impastati, in bricie, in fram-
menti, in laminette o in grani cristallini, più
frequentemente l’Augite, la Mica, il Ferro ma-
gnetico e la Dolomia, più di rado la Calcarea
compatta, il Basalte e la Lava, e ben più di
rado ancora l’Amfigeno (Leuzit), il Feldspato
vetroso, l’Olivina o il Peridoto, l’Haüyna ed una
sostanza scoriacea particolare di color verde cu-
po, con qualche altra sostanza ancora, e colle
diverse misture di queste medesime varie sostan-
ze. – Il Peperino, che ostenta sempre una tal
quale tendenza alla stratificazione, sembra non
essere nel fondo altra cosa, che un sémplice
riagglutinamento delle ceneri eruttate da un Vul-
cano, che abbiano trovato un cemento atto a
tenerle in qualche modo, e tutto che assai fie-
volmente, insieme riunite in massa, o in forma
di Roccia, la quale ha spesso moltissimi carat-
teri, che la riavvicinano più o meno alla Lava,
Specie 41 del presente Quadro Leonhardiano,
se pure non riescono a qualificarla per poco meno
che al tutto identica con quella, salva soltanto
qualche modificazione eventuale, e forse, più
[Seite 233] che altro, locale. – Moltissime ne sono poi, oltre
alle tante altre in altri paesi, nell’ Italia meri-
dionale, le località, talora estesissime, così nel
Regno di Napoli, com’ eziandio ne’ colli di Roma
e ne’ suoi dintorni per un ben ampio perimetro,
in riguardo al quale faremo che ci basti il citare
Frascati, Grotta-ferrata, Marino, il lago di Ca-
stello, il lago di Nemi, il monte Lazio od Al-
bano, il colle Artemisio, la valle Aricia, Vel-
letri, e gran parte in somma della pianura di
Roma, fino quasi alle così dette Paludi Pontine.

SPECIE 81. Tufa trappico (Toffo trappico
Tufa basaltinoBreccia basaltinaWa-
cke basaltina
Tuf basaltiqueTufaïte
Brecciole trappéenneBrèche trappéenne
Bréche basaltique – e talora eziandio Conglo-
mérat basaltique
Poudingue trappéenne – e
in qualche parte perfino, MimophyreTrapp-
tuff
Basalt-tuffBasalt-brekzieBasalt-
konglomerat
Tuffwacke) – composto es-
senzialmente di ciottoli, frammenti, ritagli o bri-
cie di Basalte, di Dolerite, di Wacke, di Scorie
e simili, più o meno alterati o decomposti, ai
quali sono associati bene spesso anche altri ciot-
toli o frantumi di Quarzo, di Granito, di Gneiss,
di Feldspato compatto (Feldstein), di Schisto
de’ Grauwacke (Grauwackenschiefer), di Calca-
rea compatta, di Arenaria rossa antica e via di-
scorrendo, e non ommessone qualche traccia an-
[Seite 234] che talora di Legno carbonizzato; il tutto impa-
stato insieme con un cemento di tali sostanze me-
desime ridotte in polvere più o meno fina, e
compenetrato poi intimamente da uno Spato cal-
careo, che ne tiene le diverse parti insieme riu-
nite, e qualche volta anzi molto coerenti, non
senza che vi si scorgano qua e là per entro im-
piantati, sparsi o disseminati, in cristalli, in fram-
menti, in grani o in lamine, anche il Peridoto
(Olivin), il Pirosseno (Augit), l’Anfibolo
(Hornblende), il Ferro magnetico, lo Spato
calcareo, l’Arragonite, l’Analcimo, la Strontiana
solfata (Cölestin), la Albite, la Mica e simi-
li, e non senza che occorranvi, a bastanza fre-
quentemente disseminate, eziandio diverse Conchi-
glie, fralle quali possono notarsi le seguenti:
Nummulites, Bulla, Helix, Turbo, Turritel-
la, Trochus, Ampullaria, Melania, Conus,
Natica, Cyprea, Voluta, Cassis, Murex, Ce-
rithium, Fusus, Pterocerus, Strombus, Arca,
Mytilus, Cardium, Turbinolia,
e via discor-
rendo. – Questa Roccia grigio-scura, nerastra,
verdastra, o anche rossastra, ostenta sempre una
tal quale tendenza alla stratificazione, e rinviensi
in molte località, come a dire, tra di noi, nel
Vicentino a Montecchio Maggiore, a Monte Via-
le, a Ronca, in Val Nera, ed altrove poi, in più
luoghi, nella Stiria, in Boemia, nella Sassonia,
nell’ Assia, nell’ Ungheria, in Iscozia, nell’ isola
di Madera, alle Canarie, ec.

[Seite 235]

SPECIE 82. Roccia frammentaria Amfigenia
(Leuzit-trümmer-gestein). – È questa d’ordina-
rio un pretto impasto, a bastanza duro, saldo e
compatto, di frammenti più o meno discernibili,
o anche di cristalli d’Amfigeno e di Pirosseno,
senz’ alcun cemento affatto, o tutt’ al più con
pochissimo, e in ogni caso derivante anch’ esso,
a quel che ne pare, da uno sminuzzamento di tali
due sostanze medesime. Dessa suole esser sempre
porosa, a pori o cellette angolose, come suole
ostentare costantemente una disposizione verticale
a Rocca di Papa presso ad Albano, e al monte
Cavo ne’ dintorni, di Roma, che ne sono tra noi
le principalissime, e forse le sole località; sebbene
anche al Riet-berg, poco lunge dal lago di Laach,
credasi pure d’averne di recente scoperto un’ al-
tra, in cui, oltre all’ Amfigeno e al Pirosseno,
scorgonsi eziandio alcuni cristalli di Feldspato ve-
troso, ed alcune laminette di Mica di color bruno
di Tombacco, e simili.

DIVISIONE IV.a = Roccie discrete, sciolte,
disgregate, od incoerenti
(lose Gesteine).

SPECIE 83. Ciottoli (CiottiTrovanti
Massi erraticiPezzi erraticiPietre roto-
late
GaletsCailloux roulésPierres rou-
lées – Blocs erratiques
TrouvansPierres
erratiques
GeschiebenRollsteineBlö-
cken
– e talora localmente anche Flinten
[Seite 236] Pebbles). – Sotto così fatti nomi racchiudonsi
in questa Specie, tutti quanti i pezzi o frammenti,
o anche le masse più o meno vistose, e aventi
sempre gli spigoli alquanto arrotondati, di Roccie
diversissime, che rinvengonsi presentemente o
sparse ed isolate sovra terreni, a’ quali non ap-
partennero in prima origine, come accade fra noi
del Ghiandone, dell’ Eufotide, de’ Serpentini, dei
Gneiss e simili, che rinvengonsi su pe’ nostri
monti calcarei, o veramente ammucchiate qua e
là nelle pianure, e formanti poi allora banchi
estesissimi, e qualche volta anche potentissimi, co-
me è quello assai curioso, a cagion d’esempio,
ond’ è, chi sa fino a quale profondità, costituita
la vastissima così detta campagna di Montechiaro
nel Bresciano, dalla falda de’ Monti, fino a quelle
che chiamansi le Basse o le Lande di Ghedi, di
Lenno ec.; campagna, che stendesi per ben molte
miglia in ogni direzione. – Questa Specie di Roccie
è stata già, e può essere ancora argomento di me-
morie o dissertazioni accademiche per chiunque ami
d’ingegnarsi a dicifrare un po’ meglio, che finora
non siasi fatto, l’origine vera soprattutto de’ massi
erratici colossali, e il modo nel quale, di dove
erano prima, poterono essere trasportati, colà dove
sono attualmente; ma per ora noi ci terremo paghi
di accennare, che le opinioni in tale proposito
emesse, così dal De Buch, e dal Conte Marza-
ri-Pencati, come da altri anche dopo di loro,
[Seite 237] fondate sulle scoperte più recentemente fattesi nelle
materie geognostiche, sembrano avvicinar l’epo-
ca, in cui potremo risaperne alcun che di posi-
tivo e plausibile, senza il bisogno di ricorrer più
alle zattere naturali, a’ ghiacci galleggianti sull’ a-
cque, come fecero taluni in addietro. – Fram-
mezzo a’ Ciottoli ammucchiatisi naturalmente, non
è gran fatto raro il caso, che rinvengansi ossa,
denti ed altre vestigia animali, od anche vege-
tabili.

SPECIE 84. Ghiaja (SabbioneGravier
Sablongros SableTalusGruss). –
Questa Roccia incoerente risulta sempre dallo sfa-
cimento, dirò così, mezzano, o almeno non spinto
troppo in là, delle Roccie compatte costituenti se-
gnatamente i terreni non omogenei, le quali, ve-
nendo a scomporsi, risolvonsi in grani più o
meno alterati, o in ciottoletti più o meno arro-
tondati, che poi depongonsi appiè de’ monti e
nelle pianure, formandovi banchi di varia potenza,
e di diversa estensione, ora a fior di terra, co-
me lunghesso il corso de’ fiumi, ed ora sotterra,
ove stabiliscono il fondo de’ terreni alluvionali.

SPECIE 85. Sabbia (RenaArenaSable
– e talora anche GrésSand – e a norma
poi della finezza della grana, degli usi a’ quali può
destinarsi, e d’altre circostanze speciali, Perlsand
FlugsandMehlsandQuicksandTrieb-
sand-Formsand,
e via discorrendo). – È que-
[Seite 238] sta sempre il risultamento della decomposizione, o
anzi dello sfacimento totale di parecchie Roccie
soprattutto quarzose, ed è suscettibile di variare
assai, appunto in vista della speciale natura delle
Roccie, ond’ è derivata, a riguardo, non meno
dell’ indole sua, che della grana e del colore. La
porzione principale ne consiste d’ordinario nei
granellini quarzosi, ed il colore ne è bianco nel
fondo, ma può volgere più o meno decisamente
al giallo, al verde, al rosso, al bruniccio e per-
fino al nerastro, in ragione della varia sua mi-
stura, e segnatamente in ragione del Ferro os-
sidato, del Ferro magnetico, della Mica, del
Talco, della Clorite, ec., e de’ principii vegetabili,
o del Carbonio o altro, che vi sono pur talora
commisti. Riesce dessa da quando a quando mac-
chiata, strisciata, variegata o screziata di rosso, di
grigio, di giallo e di bruno più o meno scuro.
V’ ha qualche caso, in cui la Sabbia riesce mol-
lemente collegata mercè d’un cemento, che può
essere calcareo, marnoso, argilloso o ferrugino-
so, e talora vi si scorgono per entro sparse al-
cune particelle di Mica, di Focaja, di Ferro ma-
gnetico, di Ferro litoideo compatto (Eisenstein),
d’Oro, e talora di Platina nativo, e di Calcarea
spatosa, con alcuni frammenti o cristalluzzi di pa-
recchie Gemme, e con tritumi poi di Granito, di
Gneiss, di Diorite, di Porfido e di Ftanite (Kie-
selschiefer
), non senza le vestigia di diversi corpi
[Seite 239] organici, come a dire di Conchiglie, fralle quali
sogliono primeggiare il Cerithium, il Solarium, la
Calyptraea, la Melania, il Pectunculus, la Cythe-
raea,
la Corbula, l’Ostrea ed altre simili, o anche
di Ossa e di Denti d’alcuni Pesci, di Gusci d’al-
cuni Granchi, quali sono il Brachyurus, il Me-
nadius,
e perfino di Tronchi di certi alberi. Dalla
varia mistura poi de’ grani quarzosi, soprattutto
col Ferro ossidato, coll’ Argilla e con qualche
altra sostanza, vengono a risultarne le diverse così
dette Terre, Sabbie, Crete e simili, che riescono
utilizzabili migliorandole artificialmente, per farle
servire alle forme da getti, alla costruzione dei forni,
delle cassette, de’ crogiuoli e d’altri argomenti,
che rendonsi necessari per le fusioni metallurgiche,
e per ben molti altri usi importantissimi ancora. E
terre sabbiose di questa fatta, lunge che ci man-
chino, abbiamo noi pure a dovizia, diffuse ne’ no-
stri colli e nelle nostre pianure, senza che ne
abbiamo saputo trarre finora tutto quel migliore
partito, che pure potremmo trarne, come ho detto
altrove essere avvenuto dell’ ottime terre sabbiose
e ferrifere di Lurago-marinone e di que’ dintorni,
e di quelle della Stradella, che varrebbono be-
nissimo, per quello che ne penso io, a sottrarci
abbondevolmente, e con doppio vantaggio, adope-
randole, e smerciandone noi stessi il superfluo,
da quella passività coll’ estero, in cui ne stiamo
pur sempre indolentemente pe’ nostri bisogni.

[Seite 240]

SPECIE 86. Sabbia magnetica (Sabbia ferro-
titanata
Sable magnétiqueFer oxidulé ti-
tanifère en grains
Titane oxydé ferrifère gra-
nuliforme
IsérineSable ferrugineux vol-
canique
MénakaniteMagneteisensand
sandiges TitaneisenTitansandsandiges
Magneiteisen
IserinMänakanMena-
kanit
). – È questo un Ferro magnetico, bene
spesso titanifero, ed arenaceo, o veramente con-
formato tutto quanto in granellini o frantumi an-
golosi irregolari, o anche parzialmente in ischeg-
gie più o meno minute, fralle quali è rado, che
scernasi alcun cristalluzzo ottaedro cogli spigoli
leggermente smussati; cospersi vi si osservano,
in via accidentale, altre bricie, od altri granelli
o minuti cristalli di Feldspato, di Pirosseno (Au-
git
), di Peridoto (Olivin), di Mica, di Giar-
gone (Zirkon), di Spinello, di Pleonaste, di
Granato, di Melanite, di Quarzo comune, di
Cristallo di Rocca, di Quarzo rubiginoso (Eisen-
kiesel
), di Titanio rutilo (Titanit) e simili, e
talora perfino di frammenti di Lava, di Pomice,
di Basalte, di Dolerite e di qualche altra Roc-
cia ancora; mentre sembra che, appunto alla de-
composizione di così fatte Roccie, debbano sem-
pre, più che non ad altro, le Sabbie magneti-
che la loro derivazione. Desse sono frequentissi-
me nelle località vulcanizzate, e di fatto ne ab-
bondano singolarmente le coste occidentali della
[Seite 241] Bassa Italia, ne’ dintorni di Napoli, presso a Poz-
zuolo, presso alla Torre dell’ Annunziata, e via
discorrendo; ma se n’ hanno esempi ben anco ne-
gli Euganei, Provincia di Padova, com’ eziandio
altrove, ne’ dintorni del lago di Laach presso
ad Andernach, a Muggelsee non gran fatto lunge
da Berlino, in Ungheria presso a Vissegrad lungo
le rive del Danubio, e ne’ dintorni del lago Ba-
laton, in Francia nell’ Alvernia, nell’ isole che
stanno dintorno alla Scozia nel Regno d’In-
ghilterra, in Sicilia, nell’ Islanda, al Kamtschatka,
al Madagascar, a Teneriffa, alla Martinica, alla
Guadalupa, ed in più luoghi dell’ America meri-
dionale.

SPECIE 87. Terra da purgo (Terra de’ folloni
– Argilla de’ folloni – Argilla delle gualchiere
– Galactites
Terra fullonumCreta ful-
lonum
Terre à foulonArgile smectique
– Terre savonneuse
Argile à foulons
WalkererdeWalkerde – WalkthonFül-
lererde
grüne SeifenerdeFuller’ s earth).
– È questa una Roccia alcun poco schistoidea,
terrosa, tenera, e sfacibile agevolmente tra le
mani, di grana più o meno fina è disuguale, o
talora, almeno, localmente, concoidea, a fossette
appianate, nella sua spezzatura, smontata sem-
pre, ma suscettibile di divenire nitente, sfregian-
dola, in sulla scalfittura, e di colore grigio nel
fondo, ma volgente ora al giallo sporco, ed ora
[Seite 242] al bianco impuro anch’ esso, o veramente mac-
chiata; sembra essa derivare, più che non da
altro, dalla decomposizione d’una qualche Dio-
rite, tanto compatta, come schistosa. – Questa
sostanza, di cui ragionammo già, in via orittogno-
stica, quanto basta diffusamente, anche alla Spe-
cie 24, tra le Argille del Testo, a pag. 355 e
segg. del precedente nostro vol. V, sotto il nome
ad essa affatto incompetente, e per abbaglio applica-
tole da me in allora, di Smectite; mentre un tal
nome appartiene decisamente alla Specie 7 della
Magnesia del Testo, di cui trattossi poi di propo-
sito alla pag. 440 e segg. del medesimo nostro
vol. V., allappa alla lingua, riesce grassa, un-
tuosa o saponacea al tatto, ed assorbe avidamente
l’olio e le sostanze grasse; ma, trattandola col-
l’acqua, lunge dall’ impastarsi con essa, e dal di-
venirne duttile e riducibile in forme al tornio o
alla mano, ne cade tosto al fondo in polvere
incoerente, non senza lasciarvisi scappare alcune
bulle d’aria atmosferica. – Del resto l’Argilla da
purgo incontrasi frequentemente in più luoghi,
come a dire, nella Moravia, a Rosswein in Sasso-
nia, a Riegersdorff in Islesia, a Reiffenstein nella
Stiria, ed in Inghilterra poi soprattutto, a Rygate
nel Surrey, nell’ Hampshire, nel Bedfordshire, e fi-
nalmente, tra di noi in Italia, presso ad Urbino, ed
anche altrove, il più delle volte a pena al di sotto
del terriccio, sovrapposta d’ordinario alla Dio-
[Seite 243] rite schistosa (Dioritschiefer), ed alternante con
alcuni straterelli sabbiosi ed argillosi.

SPECIE 88. Cenere minerale (Marna terrosa
Marga pulverulentaAscheMergelerde
erdiger MergelStinksteinerdesand-
förmiger Stinkkalk
– e Sand poi particolarmente
a Riechelsdorf nell’ Assia elettorale). – Questa
foggia di Cenere marnosa, o di Marna terrosa,
sembra essere il risultato della decomposizione
spontanea o naturale della Calcarea fetida, ed è
composta di Calce e d’Argilla impregnate di Bitu-
me, con pochissima Silice, presentando una massa
terrosa, polverosa ed alcun poco sabbiosa, di grana
fina e poco coerente, e di un colore bruno, vol-
gente più o meno al grigio, e quando è bene
asciutta, al giallognolo. Dessa fa sempre un po’
d’effervescenza cogli acidi, e coll’ acqua, da pri-
ma si rigonfia, risolvendosi poi seco d’ordinario
in una melma o belletta nerastra. Non è gran
fatto raro il caso, che per entro a questa sostanza
polverosa, si scorgano disseminate alcune molecule
di Mica e di Spato calcareo, e se n’ hanno saggi
punzecchiati, macchiati, pezzati, fiammati o stri-
sciati d’Ocra ferruginea; talora, tutto che molto
meno frequentemente, contiene dessa eziandio qual-
che traccia d’Argilla, di Rena o Sabbia quar-
zosa, di Gesso, e di quella maniera d’Agari-
co minerale o di Calce carbonata cretosa, che
suole denominarsi comunemente Schiuma di terra
[Seite 244] (Schaumerde); ed è cosa rara che vi si rinvengano
traccie d’organizzazione; ostenta dessa alcuna volta
una qualche tendenza alla stratificazione, e sem-
bra essere una Roccia locale, soprattutto del paese
di Mannsfeld, della Turingia, e dell’ Assia, ove
scorgesi bene spesso poco al di sotto del terric-
cio, posta tra la Calcarea fetida (Stinkkalk), e la
Calcarea alpina grigio-scura (Rauchwacke), o ve-
ramente tra il Gesso e queste stesse Roccie cal-
caree.

SPECIE 89. Belletta argillosa (Fanghiglia mar-
nosa
LössLoesLoeschSchnecken-
häusel-boden
– e talora Briz – e nell’ Oberland
di Baden, semplicemente Mergel). – È questa un
miscuglio melmoso, o fanghiglioso ed incoerente di
bricie, pezzetti e polvere d’Argilla, con circa 1/6
di Calce, ed altrettanto di Silice, con minutissime
squamicine di Mica, ridotte insieme in un tutto
di colore grigio giallastro sporco, a spezzatura
sempre decisamente terrosa, racchiudente alcune
Ossa fratturate, con Denti e Zanne di Mammuth,
unitamente ad alcune Conchiglie, soprattutto terre-
stri e d’acqua dolce, che ne debbon essere ca-
ratteristiche, quali sono parecchie Elici (Helix),
alcune Limnée (Lymnaeus), con qualche Pupa, e
fors’ anche con qualche Bulimus, ora petrefatte,
ora calcinate, ed ora conservanti ancora, quasi
affatto inalterati, i loro colori naturali. Questa mi-
stura terrosa, della quale occuparonsi molto e più
[Seite 245] che non altri, i valenti Professori di Heidelberga,
Leonhard e Bronn, fornisce un ottimo ingrasso,
soprattutto pe’ vigneti posti lungo il Reno. Varie
ne sono in Germania le località attualmente co-
gnite, come a dire Wiesloch e Bruchsal, Frey-
burg in Brisgovia, Neuwied, i dintorni appunto
di Heidelberga, Weinheim presso ad Alzey nel
Bergstrasse, l’Haarrlass e i dintorni dello sbocco
del fiume Neckar, e finalmente i dintorni di Nast-
berg e di Andernach, ove questa Roccia mede-
sima mostra talora di contenere anche qualche
raro frammento di Pomice e di Scoria vulcanica
nella sua mistura.

SPECIE 90. Limo (MelmaFangoLoto
LehmLaimenLeimenLetten
Loam). – È questo il risultamento della dissolu-
zione totale di Roccie fra loro diversissime, co-
me a dire di Granito, di Gneiss, di Micaschisto,
di Porfidi, di Basalte, di Wacke ec., ed è ge-
neralmente composto di moltissima Argilla, mi-
sturata in proporzioni variabili, e più o meno
intimamente, colla Rena o Sabbia quarzosa, col-
l’Ocra ferruginea, e qualche volta colla Terra
calcarea; il che tutto insieme presenta sempre
una massa terrosa, tenera e friabile, di colore gri-
gio giallastro, talora venuzzato, e suscettibile di
volgere per gradi al verdastro, al giallo d’ocra
ed al bruniccio; la spezzatura n’ è ineguale, la
grana grossolana, terrosa e smontata affatto, a
[Seite 246] meno delle poche frammistevi squamicene di Mica,
che ne riescono nitenti. Gli strati superiori di que-
sto Limo sogliono essere più lordi od imbrattati,
ma i più profondamente situati ne sono sempre
più puri, e bene spesso anche più abbondanti
di Sabbia selciosa. Vi si rinvengono per entro di-
verse Conchiglie soprattutto terrestri, e con esse
talora alcune Ossa di Mammuth, di Rinoceron-
te, di Cavallo e via discorrendo. È dessa final-
mente una vera Roccia alluvionale, comunissima per
tutto, ed in particolare nelle pianure, ove i ru-
scelli e l’altre acque dolci correnti sogliono aprirsi
l’adito alla discesa verso i fiumi, gli stagni, i
laghi ec., fino al mare.

SPECIE 91. Rapilli (Lapilli – Rapilli). –
Altra cosa i Rapilli precisamente non sono, se
non bricie o frammenti bucherati di Lave leg-
giere, porose o spugnose, brune, giallastre o ne-
rastre, recentemente eruttate da’ Vulcani. Dessi rin-
vengonsi di fatto sempre dappresso a’ crateri igni-
vomi, spesso a fior di terra, e non coperti, se non
per lo più dalle ceneri vulcaniche, e ben di rado
poi da uno straterello sottilissimo di terriccio. La
località per noi la più vicina, ne è il Vesuvio;
ma pure se n’ hanno frequenti saggi anche dai
terreni, che stanno d’intorno a Roma.

SPECIE 92. Sabbia vulcanica (Sabbia de’ Vul-
cani
Sable des VolcansSable volcanique
– vulkanischer Sand
). – Questa foggia di Sab-
[Seite 247] bia sembra essere il risultato di un grado sommo
di rigonfiamento, e d’una tal quale scorificazione
delle Lave; e anzi le stesse scorie ejette con vio-
lenza da’ crateri de’ Vulcani, sogliono spesso in
aria dividersi, e piovere poi giù in forma appunto
d’una Sabbia di grana più o meno fina, il più
delle volte nera o almen nerastra, piuttosto pe-
sante, a particelle rilucenti, e composta princi-
palmente di Lave diverse sfracellate in bricie, e
di frammenti di Scorie, tra mezzo alle quali scor-
gonsi sparsi molti cristalluzzi d’Augite, con alcuni
grani angolosi di Feldspato, e talora di Leucite
od Amfigeno, di Ferro magnetico o Ferro tita-
nato, di Ferro oligisto micaceo, e via discorren-
do. Questa Sabbia vulcanica, coll’ andar del tem-
po, diventa ottima per fertilizzare i terreni dei
campi; e tale diventa poi tanto più presto, quanto
sia essa misturata con maggior dose di quelle, che
chiamansi più volentieri Ceneri (Asche). – Le
località ne sono principalmente i Vulcani ignivo-
mi, come l’Etna, il Vesuvio e simili.

SPECIE 93. Cenere vulcanica (Cendre volca-
nique
CinériteSpoditeLave pulvéru-
lente
– e talora anche Thermantide pulvéru-
lente
vulkanische Aschestaubförmige La-
va
). – È questa propriamente una Lava ridotta
in polve finissima, a caldo bene spesso emettente
una tal quale luce fosforica, incoerente poi af-
fatto, leggiera assai assorbente con somma avi-
[Seite 248] dità, e con isvolgimento d’un fortissimo odor
di terra, o come si suol dire, con odore argil-
loso, l’acqua che vi si sopravversi in poca quan-
tità, e di colore ora grigio, ora bianchiccio spor-
co, ed ora perfino nerastro. Si può dire che con-
sista essa in un’ Argilla ferro-calcarifera stata ar-
roventata o sottoposta ad un fuoco d’incande-
scenza, e nella quale, col microscopio, oltre ai
frammenti di Lave, e alle bricie di Scorie, pos-
sono scorgersi ancora molte squamicine di Mica,
alcune laminette cristalline, tutto che incomplete,
di Feldspato, alcuni grani angolosi di Ferro ma-
gnetico, di Ferro titanato e d’Augite, con qual-
che traccia eziandio di Pomice, d’Amfigeno ter-
roso, di Rame, di Manganese, di Sale ammo-
niaco, di Potassa, di Soda, di Carbone e via
discorrendo; compresovi probabilmente alcun poco
di Solfo, da che, tenendola sopra un ferro ro-
vente, svolgesene talora l’odore manifestissimo, ed
anzi acuto molto. Non sarebbe in somma al tutto
fuor di luogo il ritenere, che la Cenere vulcanica
precisamente detta, altro in fatto non sia, se non il
risultato polveroso dello sfregamento violento, cui
nell’ atto stesso della eruzione d’un vulcano, co-
me per esempio del nostro Vesuvio, dovettero
andar soggette, nell’ uscire del cratere, le La-
ve, le Scorie e l’altre Roccie o sostanze minerali
eruttatene, quali ch’ esse si possano esser mai.
– V’ hanno certe eruzioni vulcaniche, nelle quali
[Seite 249] la quantità delle Ceneri eruttate, spintene qualche
volta a grandi distanze, supera di gran lunga in
complesso quella delle Lave, che n’ escono con-
temporaneamente, ed è probabilissimo, che allora
diano esse origine a molti di que’ fenomeni locali,
che vengono poi descritti sotto il nome, arbitra-
rio affatto e capriccioso, di pioggie di polveri, di
pioggie di sassi, di pioggie di scorie, di pioggie
di sangue,
e simili; tanto più che tutte queste
così dette pioggie riescono d’ordinario somma-
mente fertilizzanti il suolo delle plaghe, sulle quali
cadono; proprietà che è stata da gran tempo ri-
conosciuta anche nelle Ceneri vulcaniche.

In forma d’Appendice finale al di lui Quadro
complessivo delle diverse Roccie, giusta la loro se-
rie successiva, qui ora da noi fatto conoscere, ag-
giugne poi ancora il Leonhard i varj Litantraci;
ma di questi ci si farà luogo a ragionar di pro-
posito, soggiugnendone anche quanto di più ci sem-
brerà occorrere, allorchè avremo fra le mani la
Sezione 14 del nostro Testo Blumenbachiano.

IV. Finalmente l’inglese Signor Henry F. De
la Bèche, valentissimo Geognosta inglese, essendosi
fatto a riproporci ultimamente nel 1828, sotto
l’intitolazione di = a tabular and proportio-
nal View of the superior, supermedial, and me-
dial Rocks (tertiary, and secondary Rocks
),
la seconda edizione, accresciuta di molto, e me-
glio diligentata, d’un Quadro, o Colpo d’occhio
[Seite 250] generale delle Roccie che, procedendo dall’ alto
all’ ingiù, ed ommessone le primitive o primor-
diali, sogliono d’ordinario riguardarsi da tutti,
or come terziarie, ed ora come secondarie, men-
tre i Geologisti di lui compatriotti usano ripar-
tirle ne’ tre ordini distinti: di Roccie superiori,
sovrammezzane e mezzane, io credo bene di of-
frirne qui, a comune notizia degli studiosi, e
come il posso più compendiosamente, una idea;
tuttochè un tale tentativo tenga per avventura
ancora troppo dell’ ipotetico, in riguardo alla uni-
versalità de’ Terreni, considerati in tutto quanto
l’Orbe terracqueo, anche nel supposto caso, che
calzi desso perfettamente a dovere a’ Terreni ingle-
si; ed eccone qui pertanto quello schizzo, che m’ è
paruto tanto più convegnente di portarne, ezian-
dio fra di noi, ad alquanto più universale cogni-
zione, che in fino ad ora non sia, in quanto che,
comunque vogliasi pur forse da taluno riguar-
darlo come assai meglio adattato, che non ad al-
tri, quali ch’ essi si siano, a’ Terreni e alle For-
mazioni proprie dell’ Inghilterra, sarebbe almeno
da desiderarsi, che servisse d’esempio e di sprone
a’ Geognosti di tutte l’altre colte nazioni, perchè
avessero dessi, ciascuno per la propria, a procu-
rarci un Quadro analogo e corrispondente a quello,
che si è fatto merito di proporre il bravo signor
De la Bèche, e del quale appunto m’ accingo a
dare qui ora un semplice saggio.

A) ORDINE SUPERIORE
de’ terreni o delle roccie in posto.
[Seite 251]

Roccie terziarie (superior Order of Rocks
tertiary Rocks).

I terreni (Formations), qui pel momento non
divisi ancora in Formazioni o in Gruppi distinti
(Subformations), e spettanti a questo Ordine pri-
mo del signor De la Bèche, superiore a tutti gli
altri, sono i seguenti:

a) L’Alluvium (fr. les Terrains alluviens:
ted. neuere Alluvial-bildungen), comprendente
tutti quanti i terreni propriamente detti alluvio-
nali o d’alluvione attuale, come sono le Ghia-
je, le Sabbie comuni, le Argille le più triviali,
e simili altri depositi, o sedimenti formatisi da
cause, che sono pur tuttavia sempre attive, e stati
depositati, o all’ imboccatura de’ fiumi, o all’ e-
stremità de’ laghi, o in sulla spiaggia del mare
e via discorrendo. Vi si scorgono per entro in
generale, più che non altre, le vestigia degli
animali e de’ vegetabili, che esistono anche pre-
sentemente, con pochissime traccie d’altri animali,
che sembrino in oggi non esistere più viventi sulla
terra, e, trall’ altre, quelle dell’ Alce d’Irlanda
(Cervus megaceros: ing. the Irish Elk).

b) Il Diluvium (fr. les Terrains diluviens
Terrains de transportTerrains d’alluvion
[Seite 252] Terrains d’atterrissement: ted. aufgeschwemmtes
Gebirge
jüngstes Flötzältere Alluvial-
bildungen
), comprendente tutti quanti i terreni
d’alluvione più antichi, come sono appunto le
Ghiaje, le Sabbie e le Argille, formatesi da cause,
che hanno cessato d’operare all’ epoca presente.
Questo terreno ha per caratteristiche le vestigia
di corpi organizzati, così marini, come terrestri,
e tra questi ultimi, soprattutto l’Elephas primige-
nius,
ed il Rinoceros tichorinus, coll’ aggiunta di
traccie anche del Mastodonte, d’altri Elefanti e
Rinoceronti, dell’ Elasmotherium, del Cavallo,
del Daino, del Toro o Bue, del Tragonthe-
rium,
del Megatherium, del Megalonix, delle
Tigri, dell’ Orso, della Iena, dell’ Ippopotamo,
d’alcuni Cetacei e via discorrendo.

c) Il Terreno d’acqua dolce superiore (fr. le
troisième Terrain d’eau douce:
ing. the upper
fresh-water Formation
); terreno variabilissimo,
soggetto a grandi anomalìe, e racchiudente, così
in generale, le Marne calcaree friabili bianche,
le così dette Pietre da molino (ing. Millstones)
selciose, tanto porose, quanto compatte, ed il
Selce corneo, conosciuto dagli Inglesi sotto il nome
di Chert. Può questo terreno giugnere fino alla
potenza di 60 piedi all’ incirca, ed ha per ca-
ratteristiche alcune vestigia di corpi organizzati, o
d’acqua dolce, o terrestri, fra le quali, oltre a
diverse piante, sono da notarsi particolarmente
[Seite 253] le seguenti: Gyrogonites, Cyclostoma, Potami-
des, Planorbis, Limnaeus, Bulimus, Pupa, Helix.

d) Il Terreno marino superiore (fr. le deu-
xième Terrain marin:
ing. the upper marine
Formation
), racchiudente le Sabbie selcioso-mi-
cacee, coperte dalle Arenarie silicee (ing. the
siliceous Sandstones
), e cuoprenti le Marne ar-
gillose verdi (ing. the argillaceous green-Marls),
non senza qualche grumo, nodulo od arnione,
od anche qualche straterello di Ferro ossidato
sabbioso bruno rossiccio (ing. sandy reddish
brown Iron-ore
), sparso od interposto nella por-
zione superiore del Terreno, che può in com-
plesso pervenire fino alla potenza di 160 piedi
all’ incirca, e che ha, per caratteristiche, alcune
vestigia di corpi organizzati marini, come a dire,
le Specie: Oliva, Fusus? Cerithium, Solarium?
Melania, Pectunculus, Crassatella? Donax? Cy-
theraea, Corbula, Ostrea,
alle quali però in qual-
che special caso, secondo il Desnoyers, al di
fuori del così detto Bacino di Parigi, aggiun-
gonsi sempre, a quel che pare, in via però me-
ramente subordinata, anche alcune poche altre
Conchiglie, così d’acqua dolce, come terrestri,
ed eziandio alcuni vegetabili legnosi.

e) Il secondo Terreno d’acqua dolce, o il
Terreno d’acqua dolce gessoso
(fr. le deuxième
terrain d’eau douce:
ing. the second, or gyp-
seous fresh-water Formation
), composto di letti
[Seite 254] o strati di Gesso, separati e coperti dalla Marna,
e cuoprenti la Calcarea, o anche la Calcarea si-
licifera; perviene questo talora fino alla potenza
di 170 piedi all’ incirca, ed ha, per caratteristi-
che, le vestigia d’alcuni corpi organizzati terre-
stri, o anche d’acqua dolce, come sono, in ge-
nerale, le Palme ed altre piante, non senza qual-
che Ornitolite eziandio, ed in particolare poi il
Palaeotherium, l’Anoplotherium, l’Anthracothe-
rium,
il Lophiodon, il Cheropotamus, l’Adapis,
ed il Vespertilio o sia il Pipistrello, a’ quali
sono pure da aggiugnersi alcuni piccoli animali
carnivori, come il Myoxus e lo Sciurus, al-
cuni Anfibj, come il Coccodrillo e la Testuggine
o la Tartaruga, parecchj Pesci, e tralle Conchi-
glie poi, la Cyclostoma, il Lymnaeus, il Planor-
bis,
e via discorrendo.

f) Il Terreno della Calcarea grossolana, o
anche il Terreno della Argilla di Londra (fr.
le Calcaire grossier: ing. the London Clay),
comprendente quelle Calcaree grossolane, e sempre
pochissimo colorate, che alternano colle Marne
argillose e colle Marne calcaree, e che, stando-
sene al di sotto delle Arenarie (fr. les Grés:
ing. the Sandstones), sono costantemente supe-
riori alle Sabbie verdi (fr. les Sables verts –
la Glauconie crayeuse,
e anche la Glauconie sa-
bleuse:
ing. the green SandsUpper-green-
sand
inferior Greensand: ted. Planerkalk
[Seite 255] Quadersandsteinbunter Alpensandstein; – e
qua e là poi, ora Tourtia, ed ora Gault
Galt, ec.); può pervenire questo terreno alla
potenza di fin presso a 110 piedi, ed ha, per ca-
ratteristici, alcuni corpi organizzati per lo più ma-
rini, con qualche vegetabile terrestre, però mera-
mente in via subordinata; e tali corpi sogliono
essere, tra i Cetacei, il Lamantino, la Balena, il
Cavallo marino (Walrus), e tra le Conchiglie,
la Nummulites, il Cerithium, la Lucina, il Car-
dium,
la Voluta, la Crassatella, l’Ostrea, la
Turritella, l’Orbitolites, la Cardita, l’Ovuli-
tes,
l’Alveolites, il Terebellum, la Calyptraea,
il Pectunculus, l’Ampullaria, la Cytheraea, la
Miliolites, l’Oliva, l’Ancilla, il Fusus, la
Nucula, la Venericardia, la Venus, ed altret-
tali; con questo anche di più, che, meglio ap-
propriato alla parte inferiore di questo terreno,
suol essere il Cerithium giganteum, mentre nella
parte superiore del medesimo riscontransi poi nu-
merosissimi gli altri Cerithia.

g) Il Terreno dell’ argilla plastica, o il
Terreno d’acqua dolce, il più antico terreno
d’acqua dolce
(fr. le premier terrain d’Eau dou-
ce:
ing. the plastic Clay), composto, general-
mente parlando, di Sabbia, d’Argilla e di Ciot-
toli (Pebbles), disposti per letti o strati, alter-
nanti insieme quasi affatto irregolarmente; ma nei
dintorni di Parigi, rappresentato invece da un’ Ar-
[Seite 256] gilla screziata untuosa e tenace, la quale ivi viene
separata distintamente da un’ altra Argilla neric-
cia che ne sta al di sopra, mercè d’un letto di
Sabbia; varia d’ordinario moltissimo questo ter-
reno in riguardo alla potenza, e viene caratte-
rizzato da proprie vestigia di corpi organizzati,
tanto terrestri e d’acqua dolce, quanto marini,
come a dire di Lignite racchiudente l’Ambra o il
Succino, e di qualche Coccodrillo, a’ quali sono
da aggiugnersi, tra le Conchiglie, il Planorbis, la
Physa, il Lymnaeus, la Paludina, la Melania,
la Melanopsis, la Nerita, la Cyrena, il Ceri-
thium,
l’Ampullaria, l’Ostrea, l’Infundibu-
lum,
il Murex, la Turritella, il Cyclas, il Car-
dium,
e via discorrendo.

E notisi qui bene, che questi precedenti primi
sette distinti Terreni (a, b, c, d, e, f, g),
infino ad ora da noi descritti dietro al signor De
la Bèche, come formanti quello ch’ egli chiama Or-
dine superiore de’ Terreni e delle Formazioni delle
Roccie in posto (superior Order of Rocks, or tertia-
ry Rocks
), riscontransi manifesti, meglio forse che
non per tutto altrove, nel così detto Bacino di
Parigi (le Bassin de Paris); mentre i seguenti
altri quattro Terreni (h, i, k, l), che sono
i primi, o i meno antichi del di lui Ordine so-
vrammezzano, e fino inclusivamente alla Forma-
zione del Lias, ch’ è la più bassa Formazione o
l’ultimo membro inferiore del Terreno d’Oolite
[Seite 257] (ing. the Oolite Formation: fr. le Calcaire du
Jura:
ted. der Jurakalkstein), riescono forse più
evidenti che altrove, nell’ Inghilterra.

B) ORDINE SOVRAMMEZZANO
de’ terreni o delle roccie in posto.

Roccie secondarie più recenti (supermedial
Order of Rocks
secundary Rocks).

I Terreni (Formations), e le Formazioni o i
Gruppi (Subformations), spettanti a questo se-
condo Ordine del De la Bèche, sono i seguenti:

h) La Creta (ing. the Chalk: fr. le terrain
de Craie
la Craie: ted. die Kreide), la qua-
le, come formante banchi, letti o strati, che,
segnatamente in Inghilterra, giungono talora ad
una potenza complessiva di 700 piedi, può a
bastanza comodamente ripartirsi in due distinte
e bene caratterizzate Formazioni, o Gruppi che vo-
gliansi dire (Subformations), e che saranno:

1.a La Creta superiore, o la formazione Cre-
tacea superiore,
od anche la Creta con selci
o focaje
(the upper ChalkChalk with Flints),
che è per l’ordinario piuttosto tenera, sofice e
morbida al tatto, e che racchiude, nella porzione
sua superiore o più moderna, gran copia di Selci
o Focaje (Flints) di figura irregolare, dispo-
stevi per letti o per strati, le quali vanno decre-
scendo di numero sempre più, a misura che scen-
[Seite 258] desi nel banco medesimo a maggiori profondità;
per modo che finalmente, nella parte infima di
quello, quasi non se ne rinviene più alcuna.

2.a La Creta inferiore, o la formazione Cre-
tacea inferiore
, o anche la Creta senza selci e
senza focaje
(the lower ChalkChalk without
Flints
), che, posta a confronto colla preceden-
te, suole riuscirne alquanto più dura, stipata,
compatta e resistente; a tale che viene qualche
volta adoperata utilmente nelle costruzioni. Nella
parte più bassa di questa seconda o più antica
Formazione cretacea, accade spesso che s’ incon-
trino, così la Baldogea o la Terra verde, com’ an-
che alcuni grani di Quarzo.

Caratteristiche poi d’amendue queste Forma-
zioni di Creta, sono le vestigia di parecchj corpi
organizzati, segnatamente marini, e assai di rado
terrestri; e della prima in particolare; il sono il
Mosasaurus, le vertebre ed alcune altre ossa di
animali Sauriani, alcuni pochi Crostacei, ed anche
qualche Pesce; poscia le Echiniti, le Encriniti, ed
il Legno, con alcune altre Piante, e quindi poi
le Asterie, gli Alcioni, i Coralli, gli aculei o le
spine d’alcune pinne di Pesce (defensiveFin-bone),
le Glossopetre o i denti di Squalo, i Palates,
l’Actinocamax e le Spugne, e tra i Testacei,
il Nautilo, varie Ammoniti, il Cirrus, il Dolium,
la Vermicularia, la Serpula, il Pecten, la Pla-
giostoma, la Dianchora, l’Ostrea, la Teredi-
[Seite 259] ne, la Terebratula, l’Inoceramus, il Balanus?,
il Magas e la Crania; mentre della seconda
di tali due Formazioni, riescono più particolar-
mente caratteristiche ancora, oltre a’ qui sopra
già accennati corpi organizzati, la Scaphites, la
Turrilites, le Belemniti, la Cucullaea, la Tri-
gonia,
la Pachymya, la Plicatula, la Gryphaea
e la Lutraria?, e forse più decisamente ancora
il Catillus Cuvieri di Brongniart (l’Inoceramus
Cuvieri
dello Sowerby).

i) La Glauconia, o la Glauconite, o il Ter-
reno di sabbia verde
(fr. la Glauconie: ing. the
Glauconite
greensand Formation); terreno
questo, che può considerarsi diviso nelle tre se-
guenti diverse Formazioni o Gruppi (Subforma-
tions
):

1.a La Glauconia, o la Sabbia verde superiore
(fr. la Glauconie supérieurele Sable vert
supérieur:
ing. the upper Greensand), formante
letti o strati parziali di 100 piedi all’ incirca di
potenza, e composti di Sabbie o Rene, di Are-
narie (Sandstones) e di Marne, insieme colle-
gate mercè d’un cemento di Baldogea o Terra
verde, che può esservi più o meno copioso, e
che riduce talora l’insieme in una Roccia dura
a bastanza da potersene giovare nelle fabbriche e
costruzioni. Questa Formazione ha, per caratteristi-
che, alcune vestigia di corpi organizzati, soprattutto
marini, non senza qualche traccia anche di corpi
[Seite 260] organizzati terrestri, che sembrano esservi in via
meramente subordinata. Tali corpi sogliono es-
sere in complesso, oltre a pochi Pesci, e ad al-
cuni Crostacei, il Legno, le spine d’alcune pinne
di Pesce (defensive Fin-bones), le Echiniti, gli
Alcioni, il Nautilo, le Ammoniti, la Turrilite,
la Scaphites, il Pecten, le Gryphaeae, l’Avicu-
la,
il Cirrus, la Isocardia, la Mya, la Plica-
tulae,
ed alcune Ostriche, fralle quali segnata-
mente l’Ostrea carinata, e fors’ anche la Cor-
bula?

2.a La Glauconia o la Sabbia verde mezzana
(ing. the Gault), che risolvesi in una Argilla
marnosa azzurro-grigiastra, aspra al tatto, dispo-
sta per banchi o strati, che importano talora una
potenza complessiva di 150 piedi, ed avente,
come proprie caratteristiche, parecchie sostanze
organizzate analoghe a quelle della Glauconia su-
periore, alle quali resta però che s’ aggiungano
eziandio diverse Piante, le Glossopetre o i Denti
di Squalo, i Coralli, le Hamites, le Belemniti,
l’Ampullaria, la Rostellaria, la Nucula, il Den-
talium,
forse anche la Natica?, e soprattutto poi
l’Inoceramus sulcatus.

3.a La Glauconia, o la Sabbia verde infe-
riore
(fr. la Glauconie inférieurele Sable
vert inférieur:
ing. the inferior Glauconite
inferior Greensand: ted. grüner Sand), for-
mante un banco, che in Inghilterra può perve-
[Seite 261] nire fin anche alla vistosa potenza di 250 piedi,
e che è composto, al di sopra, di Sabbie ferru-
ginee, e al di sotto poi, di Sabbie verdi, mostran-
tisi talora di tinta molto diversa, e d’onde viene a
risultarne, in complesso, una Roccia variabilissima,
quanto al grado di sua durezza. Anche questa terza
Glauconia ha, come caratteristici, i suoi proprii
corpi organizzati marini, oltre a qualche altro
eziandio terrestre, in via però sempre subordi-
nata; e tali corpi in pieno sono, oltre a quelli
delle due Glauconie precedenti, che le sono su-
periori, il Murex, la Serpula, la Melania,
la Lutraria?, la Venus, l’Astarte, la Cucul-
laea,
l’Arca, la Chama, la Plagiostoma, la
Podopsis, la Pinna, la Terebratula, la Sphae-
ra,
la Perna, la Tellina, il Pectunculus, il My-
tilus,
il Turbo, la Natica, la Nummulites, e
meglio ancora delle rimanenti, la Gervillia avicu-
loides,
la Thetis minor e la Trigonia aliformis.

k) Il Terreno argilloso veldiano, o il Ter-
reno argilloso di Weald
(fr. le Terrain de
Weald
le Terrain d’Argile de Weald
la Formation argilleuse Weldienne: ing. the
Wealden Formation
); terreno, che può benis-
simo considerarsi, anch’ esso, quasi naturalmente
ripartibile nelle tre seguenti Formazioni, o ne’ tre
distinti Gruppi (Subformations) seguenti:

1.a L’Argilla Veldiana propriamente detta, o
l’Argilla di Weald (fr. l’Argile de Weald
[Seite 262] l’Argile Veldienne: ing. the Weald Clay),
formante un banco, principalmente composto
d’Argilla schistosa grigio-turchiniccia scura, e
morbida al tatto, che arriva bene spesso, appunto
a Weald nel Sussex, pur sempre in Inghilterra,
fino alla potenza di circa 300 piedi, compresovi
alcuni straterelli di Calcarea subordinativi, e non
senza qualche altro straticciuolo eziandio di Ferro
argilloso litoideo (Clay ironstone), che incontrossi
nella parte più bassa della Formazione. I corpi
organizzati, che ne riescono caratteristici, sono
per la più parte d’acqua dolce, ma però in via
subordinata ve n’ ha qualcuno anche di marino;
sono dessi principalmente gli Ossami di qualche
Coccodrillo, alcuni Pesci, la Cyrena, la Mela-
nia,
la Paludina, e fors’ anco la Potamides?,
poi il Cardium, la Pinna, la Venus, la Cy-
clas,
l’Ostrea, e meglio ancora d’ogni altro, la
Cypris faba, e la Vivipara fluviorum.

2.a La Sabbia ferruginosa, o la Sabbia d’Ha-
stings
(fr. le Sable d’Hastingsle Sable fer-
rugineux:
ing. the Hastings SandIron Sand:
ted. der Eisensand), formante un banco di Sab-
bie, e d’Arenarie (Sandstones), il più delle volte
ferruginose, che giugne in qualche luogo fino
alla potenza di 400 piedi all’ incirca, nella parte
superiore del quale incontrasi una Arenaria cal-
carea compatta, mentre nella parte inferiore della
sua massa complessiva, osservansi anche varie
[Seite 263] alternazioni d’Argilla colle Marne e colle Sab-
bie, giuntovi perfino talora il Ferro litoideo
(Ironstone). Le vestigia di corpi organizzati ca-
ratteristiche di questa grande Formazione sabbioso-
argillosa, in Inghilterra più forse che non al-
trove vistosissime, sono, o terrestri, o d’acqua
dolce, con alcune anche marine che, da quanto
pare, non vi si riscontrano, se non in via su-
bordinata; tali corpi sono principalmente, oltre
ad alcune Piante legnose ed erbacee, la Lignite
ed i vegetabili carbonizzati, l’Iguanodon, il Me-
galosaurus,
il Plesiosaurus, qualche Coccodril-
lo, alcuni pochi Uccelli, diverse Testuggini, le
Glossopetre o i Denti di Squalo, gli aculei o le
spine d’alcune pinne di Pesci, ed i Palates, con
diversi Pesci, e fra i Testacei poi, l’Echinites, la
Cypris faba, la Nucula, la Cyrena, la Palu-
dina,
la Vivipara, l’Unio, la Potamides, la
Mya, la Cyclas, il Mytilus, e fors’ anche l’A-
vicula.

3.a La Calcarea di Purbeck, o la Calcarea
Purbeckiana
(fr. la Calcaire Purbeckien: ing. the
Purbeck Limestone
), formante un banco di ben
250 piedi di potenza, composto di straterelli sot-
tili di Calcarea argillacea, alternanti colle Marne
schistose, e caratterizzato da proprie vestigia di
corpi organizzati, in parie d’acqua dolce, ed in
parte marini, che possono ridursi a’ pochi se-
guenti, vale a dire a qualche Ossame di Cocco-
[Seite 264] drilli, di Testuggini e di Pesci, e ad alcune spine
od aculei di pinne, alla Vivipara, e all’ Ostrica.

l) Il Terreno d’Oolite, o il Terreno ooli-
tico
, o anche la Calcarea del Iura (fr. le Ter-
rain oolithique
le Calcaire du Jurale Cal-
caire jurassique:
ing. the Oolite formation: ted.
der Jurakalkstein); terreno che, considerandolo
in particolare nell’ Inghilterra, ov’ è vistosissimo,
può dividersi per lo meno nelle seguenti undici
Formazioncine, o Gruppi che voglian dirsi (Sub-
formations
), tra di loro a bastanza ben distinti
e caratterizzati:

1.a L’Oolite di Portland (ing. the Portland
Oolite
), formante un banco, che può avere a
un dipresso 120 piedi di potenza, composto tutto
quanto d’Oolite di color chiaro, e di Calcarea
comune o grossolana, d’ordinario sbiadata molto
anch’ essa di colore, e variabile assai, quanto al
grado di sua durezza e stipatezza. I corpi orga-
nizzati, che possono servire a caratterizzarla ap-
partatamente, sono più che altro marini, tutto che,
in via però meramente subordinata, alcuni ve ne
concorrano anche di terrestri; dessi sogliono essere,
in complesso, certi grossi tronchi d’albero fossili
(large fossil Woods), alcuni Pesci, i Coralli, e
tra i Testacei poi, le Ammoniti, la Turritella,
la Natica, il Solarium, alcune Ostreae, i Tro-
chi, la Trigonia, la Venus, l’Astarte, la Lu-
traria,
la Nerita, la Cardita, la Cyclas, e, me-
[Seite 265] glio ancora di tutti gli altri, il Pecten lamello-
sus
e l’Ammonites triplicatus.

2.a L’Argilla di Kimmeridge, o anche la
Marna argillosa dell’ Havre
(fr. la Marne ar-
gileuse Havrienne – l’Argile calcarifère du Ha-
vre
l’Argile de Kimmeridge: ing. the Kim-
meridge Clay
); formazione, la quale in Inghil-
terra mostrasi in un banco, che perviene talora
alla assai cospicua potenza di 500 piedi, qua
composto d’Argilla turchiniccia schistosa, e là
d’Argilla giallo-grigiastra, contenente talora qual-
che letticciuolo o straterello, conchiglifero ad un
tempo, e bituminosissimo. Le vestigia organizzate
che caratterizzano particolarmente questa Forma-
zione, sono anch’ esse marine, sebbene altre ve
ne concorrano in via subordinata, che debbono
avere appartenuto alle acque dolci; sono desse
in complesso l’Ichthyosaurus, alcuni Coccodril-
li, e tra’ Testacei poi, il Nautilus, varie Am-
moniti, il Trochus, il Turbo, la Melania, va-
rie Ostriche, la Venus, l’Astarte, la Trigo-
nia,
la Modiola, la Cardite, il Cardium, la
Mactra, la Tellina, la Chama, l’Avicula, il
Pecten, la Terebratula, la Serpula, la Phola-
domya,
e più forse ancora degli altri, l’Ostrea
deltoida.

3.a La Calcarea corallifera (fr. le Calcaire
corallique
la Lumachelle virgulaire: ing. the
Coral-rag
middle oolitic Sjstem); formante
[Seite 266] un banco, che in Inghilterra perviene a un di-
presso alla potenza di 150 piedi, composto di
tre distinti letti, il superiore de’ quali consta d’una
Calcarea compatta semplice (Freestone), sbiadata
o pallida, e di compage più o meno oolitica, a tale
che certe volte direbbesi quasi pisolitica; mentre
il letto mezzano n’ è fatto di Calcarea rossiccia
abbondante di Coralli, e mentre l’inferiore ne
consta di Sabbie, Rene o frantumi di natura si-
liceo-calcarea. I corpi organizzati fossili, che ser-
vono a caratterizzar meglio questa Formazione o
questo special Gruppo, sono in generale marini,
giuntovene però eziandio alcuni terrestri, pochi e
radi, e soltanto in via subordinata; sono dessi
l’Ichthyosaurus, i Coralli in gran copia, ed il
Legno fossile, e tra’ Testacei poi, sono da no-
tarsi le Echiniti, le Ammoniti, il Nautilus, le
Belemniti, la Melania, i Turbini, i Trochi,
l’Ampullaria, la Serpula, le Ostriche, il Pe-
cten,
la Chama, la Trigonia, la Lima, il My-
tilus,
la Modiola, la Turritella e l’Arca; ma
i predominanti ne sono i ben molti Coralli, e gli
aculei o le spine degli Echini.

4.a L’Argilla d’Oxford, o la Marna d’Ox-
ford
(fr. l’Argile d’Oxfordla Marne Ox-
fordienne:
ing. the Oxford ClayKelloway-
rock
blue Clay), formante in Inghilterra,
appunto presso ad Oxford, un banco di ben 600
piedi di potenza, composto superiormente di strati
[Seite 267] piuttosto massicci d’una Argilla calcarifera, o
d’una Marna argillosa grassa e tenace, di colore
turchino carico, detta perciò sul luogo blue Clay
alternante con alcuni straterelli calcarei o mar-
nosi, e con altri schistosi ad un tempo e bitu-
minosi (bituminous Shale), che talora tagliano
anche l’Argilla (Septaria found in the Clay);
mentre la parte più bassa, che ne suole essere
la meno massiccia o la meno potente, e che de-
nominasi colà propriamente Kelloway-rock, con-
tiene, come per accidente, alcuni straterelli ir-
regolari di Calcarea. I fossili caratteristici ne sono
in generale marini, non però senza che alcuni
ve n’ entrino eziandio, tutto che in via mera-
mente subordinata, in parte terrestri, ed in parte
d’acqua dolce; sono dessi i tronchi arborei d’al-
cuni vegetabili, varj Coccodrilli, il Plesiosaurus,
l’Ichthyosaurus, le spine o gli aculei delle pinne
di certi Pesci, alcune impronte di pochi Pesci, e
tra’ Testacei poi, il Nautilo, le Ammoniti, le Belem-
niti, la Rostellaria, la Patella, la Cardita, la
Chama, la Trigonia, le Ostreae, la Perna, il Pe-
cten,
la Plagiostoma, l’Avicula, la Terebra-
tula,
e parecchie Gryphaeae, fralle quali segna-
tamente la Gryphaea dilatata.

5.a Il Cornbrash degl’ Inglesi, formante, ap-
punto in Inghilterra, un banco di circa 30 piedi
di potenza, composto di frammenti d’una Cal-
carea rossiccia sbiadata, riuniti insieme e collegati
[Seite 268] mercè di un cemento argilloso, e racchiudente,
come fossili suoi caratteristici, il legno fossile,
alcuni Coccodrilli, le Pentacriniti, le Echiniti,
le Ammoniti, il Turbo, la Turritella, la Ser-
pula,
la Rostellaria, la Modiola, la Trigonia,
il Cardium, la Cardita, alcune Ostreae, il Pe-
cten,
l’Avicula, la Lima, alcune Terebratulae
e simili.

6.a Il Forest-marble, o anche lo Stonesfield-
slate
degl’ Inglesi, formante, in Inghilterra, un
banco di circa 50 piedi di potenza, compaginato
di straterelli di Calcarea schistosa o fissile (ted.
SchieferkalkKalkschiefer), interpolati sem-
pre fra due strati di Sabbie, Rene o frammenti
siliceo calcarei. Fossili caratteristici di questa For-
mazioncina, in cui si ritiene compresa anche la
Calcarea schistosa di Stonesfield (Stonesfield Sla-
te
), sono ad un tempo marini, terrestri, ed an-
che d’acqua dolce, e i principali ne sono il Di-
delphys,
il Megalosaurus, qualche Coccodrillo, e
il Plesiosaurus, con qualche Uccello e con qual-
che Cetaceo; poi le Testuggini, con qualche Pe-
sce, e colle spine o cogli aculei d’alcune pinne
pure di Pesce (defensive Fin-bones), alcuni Eli-
tri d’Insetti, con certi tronchi d’alberi, ed alcuni
vegetabili erbacei, indi i Pentacrinites, l’Encri-
nite di Bradford (Apiocrinites rotundus), il Nau-
tilus,
le Belemniti, la Patella, la Turritella,
l’Avicula, la Rostellaria, l’Ancilla, la Serpu-
[Seite 269] la,
la Trigonia, la Mya, diverse Ostreae, il
Pecten e la Pholadomya; tra gli altri Testacei
però è da notarsi, che l’Avicula ovata è estre-
mamente abbondante nello Stonesfield Slate.

7.a L’Argilla o la Marna di Bradford (ing.
the Bradford Clay), formante di per sè sola, in
Inghilterra, un banco della potenza di circa 50
piedi, come il Forest-marble, che gli è sovrappo-
sto, è nel fondo un’ Argilla marnosa turchina,
di cui i fossili marini caratteristici sono analoghi
in cerio modo a quelli della Formazione prece-
dente; se non che sembrano mancarvi quasi on-
ninamente quelli d’acqua dolce, mentre i terre-
stri non vi si rinvengono, che in via meramente
subordinata; sono dessi, oltre ad alcuni tronchi
legnosi od arborei, in particolare le Encriniti,
e soprattutto l’Encrinite di Bradford (Apiocri-
nites rotundus:
ing. the Bradford Encrinite); poi
i Coralli, la Turritella, il Trochus, la Serpula,
la Modiola, alcune Ostriche, la Trigonia, il
Pecten, l’Avicula, la Terebratula e la Chama.

8.a La grande Oolite (fr. la formation mo-
yenne d’Oolite:
ing. the great. Oolite), formante
un banco di circa 130 piedi di potenza, com-
posto di Calcaree particolarmente oolitiche, sem-
pre pallide, o di colori sbiadatissimi e poco viva-
ci, e i fossili caratteristici del quale possono ri-
tenersi come identici con quelli della precedente
Argilla marnosa, o Marna argillosa di Bradford;
[Seite 270] tanto più che qui pure, come nelle precedenti
due Formazioncine del Forest-marble, e della
Marna argillosa di Bradford, distinguesi partico-
larmente l’Apiocrinites rotundus, conosciuto in
Inghilterra sotto il nome di Encrinite di Brad-
ford (Bradford Encrinite).

9.a La Terra da gualchiere, o la Terra dei
folloni
, o anche la Smectite1, o piuttosto l’Ar-
[Seite 271] gilla smectica, o la Terra da purgo (ing. the ful-
ler’ s Earth
), Formazione costituente un banco,
che in Inghilterra può pervenire ad una potenza
a un dipresso di 140 piedi, e nel quale scor-
gonsi un’ Argilla turchina e gialla, posta al di so-
pra, ed alcuni strati marnosi o di Calcarea argil-
losa, or più ed ora meno indurata, al di sotto
della vera Terra da gualchiere. I fossili, che la
caratterizzano, sono principalmente marini; non
[Seite 272] essendo perciò che vi manchino affatto anche al-
cuni terrestri, come a dire certe Piante terrestri,
le quali sembrano esservi soltanto in via subor-
dinata; sono dessi segnatamente i così detti Pa-
lates,
a’ quali sono da aggiugnersi diversi Cro-
stacei, le Echiniti, le Encriniti ed i Coralli;
mentre i Testacei sogliono esserne il Nautilus,
le Ammoniti, le Belemniti, il Trochus, la Ne-
rita,
il Cirrus, la Melania, i Turbini, la Ro-
stellaria,
l’Ampullaria, la Trigonia, la Cucul-
laea,
la Nucula, la Cardita, la Lutraria, l’A-
starte,
la Mya, il Mytilus, la Modiola, il
Donax, la Pinna, la Terebratula, alcune Ostri-
che, il Pecten, la Lima, l’Avicula, la Per-
na,
la Plagiostoma, la Serpula e la Myoconcha.

10.a La Oolite inferiore (fr. la Oolithe in-
férieure
la formation inférieure d’Oolithe
– le Calcaire compacte avec Oolithe ferrugineu-
se:
ing. the inferior Oolithe), formante in In-
ghilterra un banco di circa 180 piedi, composto
di Calcarea, o bruniccia, o a colori pallidi sem-
pre o sbiadati, racchiudente una grandissima co-
pia di grani di Ferro ossidato bruno, e riposante
sovra Sabbie o Rene lievemente calcarifere, le
quali contengono anche diverse concrezioni calca-
ree. I fossili caratteristici di questo Gruppo, o di
questa Formazione, possono ritenersi, senz’ eccezio-
ne, identici con quelli, che indicammo proprii della
precedente Formazione della Terra da Gualchiere.

[Seite 273]

11.a Il Lias, o la Formazione del Lias (fr.
le Liasle terrain de Liasla Formation
Liasique
le Calcaire à Gryphites arquées avec
les marnes bleues inférieures:
ted. der Mergel-
kalk
Gryphitenkalk, und Sandstein des Gry-
phitensandstein:
ing. the Lias), formante in In-
ghilterra un banco, che perviene talora fin oltre
a 500 piedi di potenza, e composto, per la mas-
sima sua parte, che è la superiore, di Marne
turchine, alternanti, ora con straterelli di Marna
indurata, ed ora con altri straterelli irregolari
di Calcarea argillosa; mentre invece la parte mi-
nore, che ne è posta inferiormente, ne è costi-
tuita da numerosissimi straterelli sottili di Calca-
rea argillifera, assai variabile in riguardo al grado
di sua durezza, i quali riescono separati, l’uno
dall’ altro mercè d’alcuni setti, o straterelli di
Argilla schistosa (ted. Schieferthon), o piuttosto
di Marna argillosa. – Notisi qui, che nel paese
de’ Vosgi, la parte più bassa del così detto Ter-
reno del Lias è formata da quell’ Arenaria, che
molti Tedeschi contraddistinguono col nome di
Quadersandstein. – I fossili caratteristici di que-
sta Formazione del Lias, sono principalmente ma-
rini, tutto che, in via subordinata, ve se ne ri-
scontrino bene spesso alcuni terrestri, ed alcuni
eziandio, che dovettero un tempo avere apparte-
nuto alle acque dolci. In complesso sono dessi
la Lignite, ed alcune Piante arboree, con altri ve-
[Seite 274] getabili erbacei, il Coccodrillo, il Plesiosaurus,
l’Ichthyosaurus, alcuni pochi Pesci, e gli acu-
lei o le spine delle pinne d’altri Pesci (defen-
sive Fin-bones
), i così detti Palates, ed inoltre
qualche Crostaceo; poi le Echiniti, le Pentacri-
niti, e tra i Testacei, segnatamente il Nautilus,
le Ammoniti, le Belemniti, le Ortoceratiti, ed
i generi Turbo, Helicina, Serpula, Trochus, Me-
lania, Patella, Dentalium, Modiola, Unio?, Car-
dita, Astarte, Cytheraea, Arca, Cucullaea, Nucu-
la, Spirifer, Terebratula, Gryphaea, Ostrea, Pe-
cten, Plagiostoma, Lima, Plicatula, Hippopodi-
cum, Pinna
ed Avicula, e soprattutto poi la Gry-
phaea incurva,
l’Ammonites Bucklandii, e la
Plagiostoma gigantea; con questo anche di più,
che nel Lias del Virtemberghese, giusta le re-
centi asserzioni di Iäger, riscontransi contempo-
raneamente gli avanzi d’alcuni Coccodrilli, del
Geosaurus, dell’ Ichthyosaurus e del Plesio-
saurus.

m) Il Terreno dell’ Arenaria rossa (fr. le
Terrain du Grés rouge moderne:
ing. the new
red Sandstone:
ted. erste rothe Flötz-sandstein-
formation
neueres Flötz-sandstein-gebirge);
terreno, che può agevolmente ripartirsi ne’ cin-
que seguenti Gruppi, o Formazioni, che si vo-
gliano dire, cadauna delle quali è a bastanza ca-
ratterizzata, e ben distinta dalle rimanenti.

1.a La Marna rossa, o anche la Marna iride-
[Seite 275] riegata, la marna screziata, o la Marna iride-
scente
, o finalmente alla maniera tedesca, il Keu-
per
(fr. la Marne iriséela Marne bigarrée
le Keuper: ted. der Keuper: ing. the Keu-
per
variegated Marlred Marl), formante
un banco, che perviene talora, come nel Vir-
temberghese e ne’ Vosgi, fino alla potenza di
560 piedi a un di presso, composto di una Marna
screziata e non schistosa, la quale, mentre è co-
perta per di sopra da un possente letto di Marna
grigio-verdiccia, riposa poi ancora sovra altre
Marne di colore grigio smorto o sbiadato; que-
sto banco suole comprendere bene spesso, nella
parte sua superiore, alcuni irregolari straterelli
calcarei contenenti la Strontiana: nelle sue parti
mezzane, il Gesso, la Calcarea magnesifera (ma-
gnesian Limestone
), il Litantrace (Coal) ed
un’ Arenaria (Sandstone), e finalmente, nelle parti
sue più inferiori, ora il Gesso, ed ora il Salgem-
ma (Rocksalt). I fossili caratteristici di questa
Formazione sono in generale terrestri, e se ve ne
ha talora alcuno d’origine marina, ciò sembra,
quanto almeno a’ Testacei, non succedere che ben
di rado, e soltanto in via subordinata; tali fos-
sili soglion essere, più che non altri, varie Piante,
tanto monocotiledoni, che dicotiledoni; ma per
altro nel Keuper del Virtemberghese asserisce
Iäger, che da quando a quando, rinvengansi il
Cilindricodon ed il Cubicodon.

[Seite 276]

2.a La Calcarea conchiglifera (fr. le Calcaire
conchylien:
ted. der Muschelkalkrauch-
grauer Kalk:
ing. the Muschelkalk?), formante
un banco di circa 300 piedi di potenza, compo-
sto d’una Calcarea di colore grigio di fumo,
la quale, negli strati suoi superiori, racchiude
il Piromaco o la Focaja (fr. Silex corné: ing.
Chert), essendo coperta al di sopra da una Mar-
na schistosa grigio-verdiccia, contenente alcune
masse informi di Calcarea, ora compatta, ed ora
cellulosa, mentre il tutto riposa poi sovra letti
molto sottili e leggieri, ma conformati a foggia
d’una Calcarea magnesifera (ing. Dolomite, or
magnesian Limestone: ted. Zechstein?). I fossili
caratteristici di questa Formazione, considerata par-
ticolarmente nel paese de’ Vosgi, sono d’origine
marina, con pochi terrestri, se pure è vero che
alcuno ve n’ abbia talora; e questi, a quanto si
può giudicarne, vi stanno sempre in via meramente
subordinata. Tali fossili sono, in generale, i resti di
alcuni Rettili sauriani, le Encriniti, e frall’ altre,
marcatamente l’Encrinites liliiformis di Schlot-
theim, il Nautilus, varie Ammoniti, tralle quali
soprattutto l’Ammonites nodosus, il Mitilus edu-
liformis,
la Cypricardia socialis, la Trigonia, la
Plagiostoma, alcune Ostraciti, la Terebratula vul-
garis
e la Rhincolites. Per altro, ove vogliasi stare
alle asserzioni di Iäger, il Muschelkalk del Vir-
temberghese debbe contenere le vestigia, non
[Seite 277] solo del Plesiosaurus e dell’ Ichthyosaurus, ma
ben anche quelle d’un altro Rettile, che non è
stato infino ad ora descritto.

3.a L’Arenaria screziata, o anche l’Arena-
ria rossa recente,
o finalmente il Grés varie-
gato
(fr. le Grés bigarréle Psammite bi-
garré:
ted. der Buntersandstein: ing. the new
red Sandstone
), formante nel paese de’ Vosgi un
banco anch’ esso di circa 300 piedi di potenza,
e composto in pieno d’un’ Arenaria micacea, di
grana fina e screziata, o veramente d’un colore
bruno rossiccio, sulla quale stassi un’ altra Are-
naria marnosa micacea, schistosissima, e conte-
nente, ora il Gesso, ed ora una Calcarea magne-
sifera (ing. Dolomite, or magnesian Limestone:
ted. Zechstein?); mentre il tutto insieme riposa
poi sovra possenti letti d’una terza Arenaria as-
sai meno micacea, e di gran lunga più grossolana
o triviale. I fossili caratteristici di questa Forma-
zione sono, in parte terrestri, ed in parte mari-
ni, e fra essi contansi particolarmente alcune Piante
monocotiledoni, ed altre anche dicotiledoni, co-
me tra i Testacei sono da contarsi il Mytilus, la
Cypricardia, la Trigonia, la Natica, e fors’ anco
la Melania?.

4.a La Calcarea alpina, o anche la Calca-
rea magnesifera,
o lo Zechstein (fr. le Calcaire
alpin:
ted. der ZechsteinAlpenkalkstein:
ing. the Zechsteinmagnesian Limestone
[Seite 278] inferior Dolomite?), formante un banco, che
perviene talora fino alla potenza di 500 piedi. In
Germania lo Zechstein caratterizzatissimo, di co-
lore grigio di fumo, ed avente scheggiosa, sca-
gliosa o squamosa, e ad un tempo alcun poco ine-
guale la sua spezzatura recente, non suole aver
mai, se non poche tese di potenza, e ad ogni
volta che va poi facendosi più massiccio, cangia
desso sensibilmente di natura; mentre le parti
sue superiori trasformansi allora, quasi chi di-
cesse, in una pretta Calcarea fetida (ted. Stink-
stein
). Ivi poi lo Zechstein è sovrapposto imme-
diatamente ad uno Schisto marno-bituminoso,
che sopra luogo vien detto Kupferschiefer, o Schi-
sto cuprifero, appunto dal minerale di rame, che
contiene in una copia tale da costituirne spesso van-
taggiosa la lavorazione. Nell’ Inghilterra invece la
Calcarea magnesifera, cui suol darsi comunemente
lo stesso nome di Zechstein, è gialla di colore,
ha una compage granulare, rammentante quasi
quella che è propria dell’ Arenaria, riesce nitida
molto ed anzi rilucente, e contiene od accom-
pagna, ora il Gesso, ed ora il Sal gemma (Rock-
salt
), e talvolta amendue queste sostanze. I fos-
sili, che ritengonsi come caratteristici dello Zech-
stein,
e della Calcarea fetida, che l’accompagna,
sono in generale radi molto, e quasi tutti quanti
d’origine marina; possono dessi ridursi alle En-
criniti ed a’ Coralli, e quanto a’ Testacei, a va-
[Seite 279] rie Ammoniti, alla Terebratula, all’ Arca, ed alle
Producta, tra le quali rimarcansi particolarmente
le così dette Producta aculeata; nel Kupferschie-
fer
però rinvengonsi eziandio, da quando a quando,
altre traccie di corpi organizzati, tanto terrestri,
quanto d’acqua dolce, come a dire, per esem-
pio, alcune piante erbacee, con qualche vestigio
della Lacerta Monitor, e con diversi Pesci, che
ne sono ritenuti per più caratteristici d’ogni al-
tra cosa.

5.a L’Arenaria rossa sterile, o la Psefite
rossiccia, il Gres rosso antico,
o finalmente il
Suolo sterile rosso
(fr. le Grés rouge ancien
la Pséphite rougeâtrel’Arkose molaire?
le Grés Vosgien?le Sol mort stérile rouge:
ted. das rothe todte Liegendes: ing. the red Con-
glomerate
lower red Sandstone.Exeter red
Conglomerate
), formante, particolarmente in Ger-
mania, un banco, che può giugnere talora an-
ch’ esso ad una potenza di circa 500 piedi, e
composto in pieno d’Arenarie, Breccie o Con-
glomerati, per lo più di color rosso, circa a’ quali
questo è da notare, che i frammenti, onde sono
per la massima loro parte fatti, riescono bene
spesso angolosi, o cogli spigoli non ismussati quasi
per niente, soprattutto in vicinanza delle Roccie,
onde debbono rispettivamente essere derivati. La
Formazione della presente Arenaria rossa antica,
sempre mancante affatto di fossili di quale si vo-
[Seite 280] glia origine, che valer possano a caratterizzarla
in confronto coll’ altre Arenarie rosse, è spesso
intimamente collegata colla così detta Formazione
trappica, e lo è poi ancora più stretta ed uni-
versalmente colla formazione Porfiritica.

C) ORDINE MEZZANO
de’ terreni o delle roccie in posto

Roccie di transizione, o anche Roccie inter-
mediarie
(medial Order of Rocks).

Le Roccie, comprese dal sig. De la Béche in
questo di lui Ordine terzo, e i Gruppi o le For-
mazioni (Subformations), e finalmente i Terreni
(Formations), che ne risultano, sono stati sem-
pre infino ad ora ritenuti tutti quanti per secon-
darii da’ Geognosti inglesi, a differenza de’ Geo-
gnosti del resto d’Europa, che, generalmente
parlando, mentre ne ritengono come secondaria
la porzione superiore, ne considerano per inter-
mediaria, o, come si suol dire, transizionale, o
appartenente all’ epoca della Transizione (ted. Ue-
bergangs-zeit
), la parte che ne sta immediata-
mente al di sotto. Tali Roccie, considerate sotto
forma di Terreni, e di Gruppi o Formazioni, ten-
gonsi dietro, giusta il sig. De la Béche, in serie
progressiva nell’ Inghilterra, come segue tosto qui
sotto:

n) Il Terreno litantracifero, o il Terreno
[Seite 281] del Litantrace (fr. le Terrain houiller: ing.
the Coal formation: ted. das Steinkohlen-gebir-
ge
); terreno, che può a bastanza comodamente
riguardarsi come diviso nelle seguenti due For-
mazioni principali, o Gruppi che vogliansi dire
(Subformations):

1.a I così detti Coal-measures inglesi, o sia
la Formazione complessiva, o i letti composti
de’ diversi strati di Litantrace filicifero
(fr.
la Houille filicifère), colle loro alternazioni fre-
quenti, e ripetute indefinitamente, d’Argilla
schistosa (fr. l’Argile schisteusele Phyllade
pailleté:
ted. der Schieferthon: ing. the Slate-
clay
ShaleCoal-shale), e d’Arenaria
(fr. le Grés houillerle Grés des houillères
le Grés grisle Psammite de la Houille
– la Poudingue psammitique:
ted. der Quader-
sandstein:
ing. the Sandstone). Questa Forma-
zione perviene talora alla potenza di fin oltre a
1000 piedi; ne sono caratteristici alcuni fossili
terrestri, con pochi altri, così d’acqua dolce, co-
m’ eziandio marini, che però non sembrano esi-
stervi, se non soltanto in via subordinata; e tali
fossili sono, in generale, ben molti vegetabili aco-
tiledoni, come alcune Lycopodinae, diverse Fi-
lices verae,
e Filices anomalae, con alcune Equise-
taceae, Najadaeae,
e Cycadaeae, parecchi vege-
tabili monocotiledoni, tra’ quali segnatamente le
Palmae flabellariaPalmacitesNoeggera-
[Seite 282] thia – e Scitaminites, e finalmente alcuni po-
chi vegetabili dicotiledoni, fra’ quali possono no-
tarsi in particolare la Knorna, la Stigmaria e
la Conites; i Lycopodia e le Filices occorrono fre-
quentissimi soprattutto nel Coal-shale, o sia nel-
l’Argilla schistosa de’ Litantraci; e quanto alle
Conchiglie, come ad altri fossili del regno animale,
che riscontransi talora in questa Formazione, pos-
sono dessi ridursi, in generale, all’ Unio, al My-
tilus,
all’ Ammonites, all’ Orthocera, alla Tere-
bratula,
al Pecten ed alla Lingula, a’ quali,
giusta Sowerby, restano d’aggiugnersi poche spi-
ne od aculei delle pinne di alcuni Pesci (de-
fensive Fin-bones
), qualche Palates, ec.

2.a L’Arenaria bianca alternante collo Schi-
sto argilloso de’ Litantraci
(fr. la Mètaxite
l’Arkose miliaire, ou le Grés blanc alternant
avec le Phyllade micacé des Houilléres:
ted. der
Kohlen-grauwäcken mit Schieferthon:
ing. the
Millstone grit, and Shale
); Formazione (Subfor-
mation
), che perviene talora alla potenza per-
fino di 700 piedi, composta d’un’ Arenaria quar-
zosa di grana grossolana ed a cemento argilloso,
disposta per strati, che alternano con una foggia
di Argilla schistosa, o di Schisto argilloso (ing.
Shale), per modo che, mentre in complesso mo-
strasi predominante l’Arenaria nelle parti supe-
riori della Formazione, nelle inferiori suole in-
vece predominar quasi sempre lo Schisto. Torna
[Seite 283] qui poi in acconcio il soggiugnere ancora ulte-
riormente, che in questa stessa Formazione ac-
cade d’incontrar bene spesso, quasi chi dicesse,
in via d’accidente, qualche straterello di pretta
Calcarea, e qualche filetto anche di Litantrace;
e quanto a’ pochi fossili, che la caratterizzano, di-
remo che, in generale, sono dessi, ora d’origine
terrestre, ed ora marini, e solo aggiugneremo
qui ora in particolare, che negli Schisti qui so-
pra accennati occorrono d’ordinario quelle piante
medesime, che citammo già come caratteristiche
de’ precedenti Coal-measures, e che i Testacei
marini, Ostrea e Pecten, non sogliono incontrarsi
se non soltanto negli straterelli ultimamente no-
tati di pretta Calcarea (Limestone).

o) Il Terreno della Calcarea carbonifera (fr.
le terrain Calcaire à Encrinesle Calcaire
à Encrinites
le Marbre, ou le Calcaire co-
quillier de transition
le premier terrain cal-
caire de transition:
ted. neuere Uebergangs-
kalk-formation
der BergkalksteinUeber-
gangs-kalkstein
die Bergkalk-formation: ing.
the mountain-Limestonecarboniferous Lime-
stone
Encrinal Limestone); terreno tutto quanto
calcareo, che da moltissimi vien ritenuto come
spettante decisamente alla così detta epoca di tran-
sizione,
o ad un’ epoca, che supponesi interme-
diaria tra la grande Formazione primitiva, e la se-
condaria de’ Terreni e delle Roccie, ed è quindi
[Seite 284] allora contraddistinto col nome di ultimo Terreno,
o Terreno moderno della Calcarea di transizione
(ing. the Transition Limestone); perviene desso talora
fino alla ben vistosa potenza di 850 piedi; da quan-
do a quando è attraversato da venuzze, da filetti
o da fascie di Spato calcareo; presenta anche
qualche volta una compage quasi oolitica; il co-
lore predominante nè è il grigio turchiniccio,
più o meno carico, volgente talora al nerastro,
e qualche altra volta parzialmente, e come in via
d’accidente, al rossiccio; gli strati, che ne stanno
più al basso, altro d’ordinario non sono, se non
una sostanza argillosa, morbidissima al tatto, ed
offerente una compage decisamente schistosa, che
gl’ Inglesi sogliono denominare the lower Lime-
stone-shale,
quasi chi dicesse tra di noi, lo Schi-
sto che sta immediatamente al di sotto della Cal-
carea dalle Encriniti. Le pietre calcaree, che trag-
gonsi da questo terreno, sono per lo più dure e
compatte a bastanza da poter ricevere, lavoran-
dole, al pari degli altri Marmi più fini e pregia-
ti, una bellissima politura lucida e permanente.
I fossili, che ne sono ritenuti come i più carat-
teristici, sono per lo più d’origine marina, tutto
che, almeno nell’ Inghilterra, ve se ne incontrino
alcuni anche terrestri, almeno in via subordina-
ta; circostanza che sembra dovrebbe bastar sola
a non lasciarci consentire più oltre di riguardar
questo terreno calcareo come spettante all’ epoca
[Seite 285] di Transizione; tali fossili poi sogliono essere in
complesso, oltre a diverse piante, a qualche dente
e a qualche vertebra di Pesce, a’ Palates ed alle
spine od aculei delle pinne d’altri Pesci, le Trilo-
biti, e copiosissime poi le Encriniti, onde ne venne
a tale Calcarea il nome di Calcarea dalle Encri-
niti, e quindi i Coralli in gran copia, le Echiniti,
la Hystricites, il Nautilus, varie Ammoniti, la Or-
thocera,
la Conularia, l’Euomphalus, il Cirrus,
la Nerita, e fors’ anche l’Helix, la Melania, il
Turbo, la Modiola, la Mya, il Cardium, la Te-
rebratula,
lo Spirifer e la Producta, amendue in
molta abbondanza di Specie, poi il Bellerophon,
l’Ampullaria, la Sanguinolaria, la Turritella, il
Buccinum, il Megalodon ed il Murex.

p) Il Terreno d’Arenaria rossa antica (fr. le
Grés rouge intermédiaire
le Grés pourpré in-
termédiaire
l’Anagénite variéele Psam-
mite rougeâtre
la Pséphite rougeâtrela
Traumate?
la Grauwacke: ted. der Grau-
wacke
jüngerer Grauwacke: ing. the old red
Sandstone
red Greywacke); terreno riguar-
dato dagli Inglesi, e tra gli altri, dal signor De
la Bèche, come in Inghilterra sicuramente il più
basso, o l’ultimo, o il più antico membro della
grande Formazione secondaria, mentre invece i
Geognosti degli altri paesi lo riguardano, in ge-
nerale, come ricuoprente immediatamente la Grau-
wacke
antica, la vera Grauwacke o la Grau-
[Seite 286] wacke più propriamente detta. Del resto questo
terreno, fa pompa talora d’una potenza di circa
1500 piedi, e suole constare di grani, frammenti,
ritagli, bricie o minuzzoli più o meno grossolani,
a spigoli taglienti, e non mai arrotondati, di Roc-
cie primitive quarzose, micacee, schistose o si-
mili, insieme in qualche modo coagmentate mercè
di poco cemento, che è d’ordinario argilloso ad
un tempo e ferrugineo, e che contribuisce, gene-
ralmente parlando, al tutto insieme un colore
rosso ferruginoso sporco, o bruno scuro, vol-
gente talora più o meno al grigio. Passa poi que-
sta Breccia antica o quest’ Arenaria, alternante
da quando a quando con qualche straticiuolo ar-
gilloso, ora ad un Conglomerato quasi intiera-
mente quarzoso (Anagénite), e talora poi, facen-
dosi a mano a mano sempre più schistosa, e di
grana sempre più fina, ad una Roccia schistosa
affatto, micacea e di grana spesso anche finissi-
ma (fr. Phyllade: ted. schiefriger Grauwacke
Grauwackenschiefer: ing. micaceous Sand-
stone-slate
Greywacke-slate), come passa an-
che bene spesso insensibilmente, almeno nella por-
zione che ne sta più al basso, alla vera Grau-
wacke
o all’ Arenaria antichissima, alla quale
trovasi dessa sempre quasi immediatamente so-
vrapposta. I fossili caratteristici di questo terreno,
tutto che radi vi occorrano in sommo grado, pos-
sono essere, tanto terrestri, quanto eziandio d’o-
[Seite 287] rigine marina; riducendosi in generale, i primi, a
pochissimi vegetabili, ed i secondi, a qualche En-
crinite, e ad alcune poche Terebratule; v’ ha
però chi sostiene d’aver rinvenuto, nell’ Arena-
ria rossa antica (old red Sandstone) della Nor-
mandia, anche le Trilobiti, le Producta, parec-
chie Terebratule e la Conularia.

fine dell’ aggiunta del traduttore
alle roccie
ec. del testo

SEZIONE DECIMATERZA
de’ sali minerali

[Seite 288]

§ 248

I Sali, o le Sostanze saline, delle quali asso-
lutamente non si può ommettere di tener conto
in un trattato di Mineralogia, in generale di-
stinguonsi da tutte quante le altre sostanze mi-
nerali, soprattutto in grazia della facile loro so-
lubilità nell’ acqua, o anche mercè del sapore
specifico, proprio particolare o caratteristico, onde
cadauna di esse suole essere dotata.

§ 249

Tutti indistintamente que’ Sali, de’ quali, ap-
punto perchè sono di natura minerale, importa
che facciasi qui ora parola, considerati così in
complesso, debbono appartener sempre, o a’ così
detti Sali neutri alcalini, o a’ così detti Sali
medii terrosi,
o finalmente a’ così detti Sali me-
tallici,
e sono poi sempre i risultati della com-
binazione di un Acido, qual ch’ esso siasi =

A) con un Alcali,1

B) con una Terra semplice, o

C) con un Ossido metallico, o sia con
un Metallo qualunque combinatosi già
[Seite 289] prima coll’ Ossigeno in proporzioni che
possono talora essere diverse.

Annotazione. A dire il vero, anche il Gesso e
l’altre sostanze, come quello, naturalmente composte
d’una terra qualunque combinata con un qualche
acido, dovrebbero nel fondo formar parte della pre-
sente Sezione de’ Sali minerali; ma, attesa la loro
mancanza assoluta di sapore, e vistone la pochissima
solubilità nell’ acqua, si è creduto più conveniente di
ragionarne, siccome femmo di già, al seguito delle
Terre e delle Pietre, ne’ precedenti nostri Generi VII,
VIII e IX, cominciando dalla pag. 540, ove trattasi
delle Calci solfate, e procedendo fino alla fine del
voi. V del presente Manuale, ove si termina colle Ba-
riti carbonate e solfate.

§ 250

Questi Sali minerali possono, meglio che non
in qualsivoglia altro modo, distribuirsi, a norma
della diversa natura dell’ acido, con cui le singole
[Seite 290] basi salificabili sono combinate, ne’ seguenti cin-
que distinti Generi, vale a dire: in

I. Sali medii muriatici, ossiano Muriati (Idro-
clorati
);

II. Sali medii solfati, o semplicemente Solfati;

III. Sali medii nitrati, o semplicemente Nitrati;

IV. Sali medii borati, o semplicemente Bora-
ti, e

V. Sali medii carbonati, o semplicemente Car-
bonati.


GENERE I

[Seite 291]

Muriati, o Sali muriati, Idroclorati (Muriata
– Salia muriatica:
fr. MuriatesHydro-
chlorates
Sels muriatiquesSels muria-
tés:
ted. salzsaures Geschlecht: ing. muria-
tic Salts
).

SPECIE 1. Sal gemma, o la Soda muriata,
o anche il Muriato di Soda (Sal gemmaMu-
ria montana
– ed anticamente Sal ammoniacum:
fr. la Soude muriatée: ted. das Steinsalzna-
türliches salzsaures Natron
– e talora der
Spak
o Salzspath, in Gallizia, quando è pu-
rissimo, non deliquescente e fibroso-bacillare: ing.
the fossil SaltMuriate of Soda). – Questa
Specie salina, sfregiante il Gesso, e sfregiabile dallo
Spato calcareo, è qualche volta limpida o jalina,
e priva affatto di colore; ma bene assai più spesso
riesce essa di colore grigiastro, ed altre volte poi,
sebbene molto più di rado, hassi anche di colore
rosso laterizio, o giallo, o veramente di un colore
celeste, azzurro, turchiniccio e via discorrendo,
in ragione di qualche mistura metallica, di Sol-
fo, ec.; è sempre, dal più al meno, translucida,
ora nitente da per tutto, ed ora micante soltanto
qua e là per parti, per punti o per laminette;
la compage ne può essere, come la spezzatura,
[Seite 292] granulare, stipata, compatta, lamellosa, od an-
che fibrosa1, spesso è dessa affatto massiccia od
amorfa, ma pur talora hassi cristallizzata, e ge-
neralmente in cubi, per entro a’ quali in qual-
che caso avvenne di scorgere racchiusa, o qual-
che goccia d’acqua, o alcun che d’altro. Decre-
pita essa da principio al fuoco, ma poi fondevisi
in una massa vetrosa, e sciogliesi agevolmente
anche nell’ acqua fredda. – Il peso specifico se
ne ragguaglia = 2,200, ma può giugnere fin an-
che a 2,300; e l’analisi chimica l’ha dimostrata
composta =

d’Acido muriatico 33
di Soda 50
d’Acqua 17
––––
Totale 100. – Talora

il Salgemma, così costituito, offrecisi inquinato
da qualche atomo, o da qualche più o meno
calcolabile dosatura di Calce solfata, di Magnesia
muriata, di Calce muriata, e di Calce Solfata,
con qualche traccia bene spesso eziandio di una
sostanza argillosa o margacea indisciolta, o non
[Seite 293] combinata. – Si può ripartirlo acconciamente in
Sal gemma lamelloso, ed in Sal gemma fibroso, e
rinviensi talora in strati anche molto potenti, in
ammassi (Salz-stöcke), o in banchi (Salz-lager)1,
come succede, per esempio, trall’ altre ben molte
e universalmente conosciutene località, a Bochnia
ed a Wielieczka presso a Cracovia nella Polonia,
e via discorrendo, mentre altre volte rinviensi,
come produzione analoga al Sal marino, in for-
ma di crosta salina solida, più o meno spessa,
e più o meno pura, a seconda delle circostanze,
lunghesso le sponde de’ Mari mediterranei, degli
Stagni o de’ Laghi salati, ove andò depositandosi
mano mano da quelle acque salse vaporizzate dal
calor del sole, come accade in più luoghi del-
l’Egitto2, nell’ Affrica, in Arabia, al Lago Bai-
kal, ed anche altrove nell’ Asia, e via discorrendo.

SPECIE 2. Sal ammoniaco nativo, o anche la
Ammoniaca muriata, il Muriato d’Ammoniaca
, o
l’Idroclorato d’Ammoniaca (Sale ammoniacum:
fr. l’Ammoniaque muriatéele Sel ammoniac
le Sel de Tartariele Muriate d’ammo-
niaque:
ted. natürliches SalmiakGediegen-
[Seite 294] salmiaksalzsaures Ammoniakoktaedri-
sches Ammoniaksalz
vulcanisker Salmiak: ing.
the Muriate of ammoniacSal ammoniac
Ammoniac-salt). – Questo Sale suol essere ge-
neralmente di colore bianco, o grigio, ma di-
viene talora anche giallo o d’altro colore, a mo-
tivo dello Solfo, del Ferro ossidato, o d’altra
sostanza, che, misturata più o meno-intimamente
con esso, compartiscagli il proprio colore; poco
ne suol essere sempre il nitore, e qualche volta
mostrasi anzi, quasi chi dicesse, farinoso od in-
farinato, mentre altre volte apparirebbe compa-
ginato di minutissime parti cristalline, più o meno
translucide, e di forma difficilmente determinabile,
ma derivante sempre dall’ ottaedro regolare. È
desso dotato d’una tal quale duttilità, accompa-
gnata da un poco di elasticità; sfregia il Talco,
essendo sfregiabile dallo Spato calcareo; ha un
sapore acre, e pungente ad un tempo, e rinfre-
scativo, congiunto ad un odore alquanto urino-
so, che svolgesi particolarmente fregandolo, o
triturandolo; sciogliesi in tre volte e mezzo il suo
peso d’acqua fredda, e si volatilizza presto in
fumi bianchi, ponendolo sovra le bragie ardenti.
– Il peso specifico se ne ragguaglia = 1,540,
ma può giugnere talora fino a 1,600. – Kla-
proth, che analizzò, tanto quello che ci forni-
sce il Vesuvio, quanto eziandio quello che ci viene
nativo da uno de’ Vulcani attivi della Tartaria,
[Seite 295] li trovò composti =

il sale ammoniaco

del Vesuvio della Tartaria
d’Acido muriatico 68,0 66,3
d’Ammoniaca 31,5 31,2
di Solfato d’ammo-
niaca
0,5 2,5
––––– –––––
Totali 100,0 100,0; om-

mettendone una qualche traccia di Soda muria-
ta, o Muriato di soda, che pur talora egli ed al-
tri Chimici dissero d’avervi riscontrato. – Le
località, d’onde ci provengono saggi di Sale am-
moniaco nativo, sono, generalmente parlando, i
Vulcani attivi, ed oltre a quelli del Vesuvio, se
ne citano infatto alcuni anche della Solfatara, del-
l’Etna, di Lipari, dell’ isola Bourbon, del monte
Tourfan in Tartaria, della Montagna bianca nel
paese di Bisch-balikh, com’ eziandio d’alcuni
Vulcani attualmente ignivomi dell’ America. Per
altro la massima parte del Sale ammoniaco di
commercio è uno de’ prodotti dell’ industria uma-
na, che sa trarlo artificiosamente dall’ urina e da-
gli escrementi del Cammello.


GENERE II

[Seite 296]

Solfati, o Sali solfati (SulphataSalia sul-
phatica:
fr. SulfatesSels sulfatés: ted.
schwefelsaures Geschlecht: ing. sulphurie Salts).

Questi Sali possono acconciamente ripartirsi
in: A Solfati alcalini, B Solfati terrosi, e C Sol-
fati metallici, come segue:

A. Solfati alcalini.

SPECIE 1. Soda solfata, o anche il Solfato
di soda nativo, l’Idrosolfato di soda, il Sale
di Glauber
(Sal mirabile Glauberi: fr. la Soude
sulfatée
le Sel admirablele Sel de Glau-
ber natif
le Sulfate de soudela Reussine
– la Reussite:
ted. natürliches Glaubersalz
schwefelsaures Natronprismatisches Glau-
bersalz
WundersalzReussin: ing. the
Glauber-salt
Sulphate of sodaGlaube-
rite
Reussite). – Questo Sale è d’ordinario
di colore bianchiccio, ora translucido e scolorato
affatto, ed ora appannato, sfiorito o, quasi chi
dicesse, polveroso; sfregia il Gesso, ed è poi, ora
confusamente fibroso aciculare, ora stalactitico ed
ora farinoso, con forme, che ne derivano sem-
pre dall’ ottaedro quadrato; ha un sapore acre
da bel principio, che va poscia facendosi amaro
[Seite 297] salito, piuttosto disgustoso, e sfiorisce all’ aria;
sciogliesi desso molto agevolmente nell’ acqua, e
fondesi a caldo nella propria acqua di cristalliz-
zazione, che suole importarne oltre alla metà del
peso. – Il peso specifico se ne ragguaglia =
1,400, ma può pervenirne, quando non è per
anche sfiorito, fino a 2,300. – Reuss, che ana-
lizzò deacquificato quello di Eger in Boemia, lo
riconobbe composto come segue, vale a dire =

di Soda solfata pura 67,03
di Soda carbonata 16,33
di Soda muriata 11,00
di Calce carbonata 5,64
–––––
Totale 100,00; e le

proporzioni, in cui stannovi i principii componenti
la Soda solfata pura affatto, sono =

Soda pura 19,4
Acido solforico 24,8
Acqua di cristallizzazione 55,8
–––––
Totale 100,00. –

Le località principali di questo Sale, general-
mente disciolto nelle Acque minerali, o nelle
Acque salmastre de’ laghi, degli stagni, e via
discorrendo, sono: in Boemia, Eger, Sedlitz,
Saidschütz e Carlsbad: Pilln presso a Brux, nel
Circolo di Saatz: Ischel, Aussee, Hallstadt, nel-
l’Austria: Hallein, nel Salisburghese: la Caverna
[Seite 298] del Pigmeo (die Zwergeshöle) presso a Marien-
berg, nel paese di Hildesheim: i dintorni di Ve-
vey nella Svizzera: quelli di Grénoble nel Delfi-
nato: Jassy in Moldavia: Aranyuez in Ispagna:
i laghi salati della Siberia, e gli stagni parimente
salati, e le così dette steppe, o simili della Russia
Asiatica, della Tartaria, della Siria, della Pa-
lestina, della Persia, dell’ Arabia, dell’ Egitto e
d’altre regioni dell’ Affrica. Hannosene però trac-
cie superficiali anche sovra alcune Lave eruttate
pochi anni sono dal Vesuvio.

La Reussina (Reussin) propriamente detta,
composta, giusta Reuss, in onore del quale eb-
b’ essa il suo nome, come segue, vale a dire =

di Soda solfata 66,04
di Magnesia solfata 31,35
di Magnesia muriata 2,19
di Calce solfata 0,42
–––––
Totale 100,00 – sem-

bra non dover essere precisamente ritenuta per
altra cosa, fuorchè per una intima mistura na-
turale di Magnesia solfata colla Soda solfata na-
tiva; mistura, che incontrasi effettivamente in pa-
recchie delle località qui da noi accennate, come
proprie appunto del Sale di Glauber o della
Soda solfata nativa, detta spesso da taluni anche
Glauberite.

Finalmente due sostanze analoghe, in certo
[Seite 299] modo, per la loro natura, alla Soda solfata, ri-
mangono da rammentare, come recentemente sco-
pertesi, e più o meno meritevoli di speciale con-
siderazione, vale a dire la Thenardite, e la Bron-
gniartina:

La prima di queste non è, se non una Soda
solfata anidra, rinvenuta da prima nel 1826 in
Ispagna, e poscia nel Cantone d’Argovia in Isviz-
zera, dal Naturalista e Consigliere di Legazione
Bavarese, sig. Gimbernat, generalmente nel Gesso,
in forma di lastre nitenti, ora in polvere bianca,
ora in sottili incrostazioni smalloidee, e talora fi-
nalmente disciolta in certe acque minerali;

La seconda poi, o sia la Brongniartina, detta
anche talora la vera Glauberite (ted. Brithyn-
salz
), trovata, unitamente ad un’ Argilla, per en-
tro al Sal gemma, a Villarubia presso ad Ocanna
nella Provincia di Toledo in Ispagna, è una mi-
stura naturale di Soda e di Calce solfate anidre,
in parti quasi fra di loro uguali, da che l’acqua
pura ne sottragge 0,51 di Soda solfata, lascian-
done addietro, in forma di residuo insolubile, la
Calce solfata anidra nella quantità precisa di 0,49,
e mentre la più completa analisi chimica con-
statolla composta =

di Soda pura 20
di Calce 20
d’Acido solforico 58
colla perdita di 2
––––
Totale 100. – Dessa
[Seite 300]

sfregia il Gesso laminoso; spesso è diafana, o
per lo meno translucida, nitente quasi a modo
del vetro, bianca affatto, e scolorata, o giallo-
gnola od anche rossiccia, di compage lamellesa,
e cristallizzata il più delle volte in gruppi, drusi-
cine od ammassi, ostentanti forme, che sembrano
derivar sempre da un prisma obbliquo romboi-
dale; ha un sapore, ad un tempo leggermente
salmastro, ed astringente; sul fuoco decrepita alla
prima, ma fondesi poi alla perfine in uno smalto
bianco, e la polvere gettatane nella tintura di
viole mammole, la fa volgere al color verde. –

(Il Trad.)

SPECIE 2. Polialite, o anche la Potassa
solfata, inquinata però d’altre sostanze parec-
chie
(fr. la Polyhalite: ted. der Polyhalit: ing.
the Polyhalite). – Questa sostanza minerale
fibrosa, che venne da prima connumerata, troppo
male a proposito, fra i Gessi, come il fu poscia,
non gran fatto più plausibilmente, fra le Anidri-
ti, e che solo, non ha guari, trasse poi lo Stro-
meyer1 da tali confusioni, descrivendola in modo
convegnente, e offerendocene anche l’analisi chi-
mica, riesce a mala pena translucida, dotata
[Seite 301] d’un nitore, che rammenta, più che altro, quello
della cera, ed è d’un colore grigio rossastro,
volgente ora al carnicino, ora all’ incarnato, e
più spesso ancora al rosso laterizio. Dessa è sem-
pre massiccia ed amorfa, a meno d’una tal quale
tendenza confusa ad una fibrosità intrecciata, o
alla bacillarità, nella compage, e nella spezzatu-
ra, che ne riesce poi anche scheggiosa ed ine-
guale. Il sapore ne è ad un tempo amaro e sal-
mastro. Sfregia dessa lo Spato calcareo, venendo
agevolmente scalfitta dallo Spato fluore; sciogliesi
a bastanza bene in una quantità d’acqua, che
possa bastare, come fondesi anche tosto di per
sè sola al cannello con somma facilità, da prima
in una perla bruniccia ed opaca, che, insistendo,
imbianca poi e finisce per presentare, come chi
dicesse, un guscio cavo, o un globicino al di den-
tro vuoto; ma fondendovela col borace, dà essa
invece una perla vetrosa, che non rimane pelluci-
da, se non finch’ è calda, e che va facendosi sem-
pre più rosso-scura, a misura che si raffreddi
meglio. – Il peso specifico di questa sostanza
ragguagliasi a un dipresso = 2,760, e l’analisi
fornitacene, com’ è detto, dallo Stromeyer, ce
la qualifica composta come segue =

[Seite 302]
di Potassa solfata 27,7037
di Calce solfata 44,7429
di Magnesia solfata 20,0347
di Soda muriata 0,1910
di Ferro ossidato rosso 0,3376
e d’Acqua 5,9535
colla perdita di 1,0366
––––––––
Totale 100,0000 – Rin-

viensi la Polialite, unitamente al Gesso ed alla
Anidrite, tanto ad Ischel nell’ Austria superiore,
come a Berchtesgaden in Baviera, e fors’ anche
altrove.

B. Solfati terrosi.

SPECIE 3. Magnesia solfata, o anche il Sol-
fato di Magnesia nativo, il Sal amaro, Sal
d’Inghilterra, Sal d’Epsom, Sal di Modena,
Sal di Canale nativo
(Magnesia vitriolata
Magnesia sulphata: fr. la Magnésie sulfatée –
le Sel amer natif
le Sel capillairele Sul-
fate de magnésie
le Vitriol de magnésie –
– le Sel d’Angleterre
le Sel d’Epsom –
le Sel de Sedlitz
l’Epsonite: ted. natürliches
Bittersalz
Haarsalzprismatisches Bitter-
salz
GletschersalzEpsomer SalzFedera-
laun
HaarvitriolSaliter: ing. the Epsom-
salt
EpsoniteSulphate of magnesia, ec.)
– Questo Sale è il più delle volte bianchiccio,
[Seite 303] e per lo meno translucido; consta per l’ordinario
di cristalluzzi aciculari, o talora capillari, fragi-
li, insieme confusamente ammucchiati, ed offe-
renti forme, che derivano da un prisma eretto
quadrilatero; si scioglie desso agevolmente in tan-
t’ acqua fredda, quant’ è il suo proprio peso, e
sponendolo al fuoco, fondevisi ben presto nella
propria acqua di cristallizzazione; ma riesce poi
difficile il fonderlo, anche insistendovi col can-
nello mercè d’un fuoco intenso e gagliardo as-
sai. Il sapore ne è piuttosto disgustoso, vale a
dire, salito ad un tempo ed amaro molto. Vogel,
che ne analizzò uno derivante dalla Catalogna,
lo riconobbe composto =

di Magnesia pura 18
d’Acido solforico 33
e d’Acqua 48
colla perdita di 1
––––
Totale 100. – Vi fu

però chi, analizzandone un altro provegnente
dall’ Arragona, ebbe a riscontrarvi 0,50,00 d’A-
cqua, 0,48,60 di pretta Magnesia solfata dea-
cquificata, e 0,035 di Soda solfata, colla per-
dita di 0,00,05. – Tra le località principali,
nelle quali questo Sale rinviensi nativo, e più o
meno puro o genuino, possono contarsi: Fah-
lun nella Svezia: in Germania, Villich in sul
Reno, Clausthal, Goslar e Zellerfeld nell’ Harz:
[Seite 304] il Teufelslöcher presso a Iena: Witschitz in
Boemia: Göllnitz, Pacherstollen ed Herrengrund
presso a Neusohl e Paräd in Ungheria, e più
presso poi a noi, la Via Mala, il Grindelwald e
altri luoghi della Svizzera: quindi Idria, ove sono
le famose miniere di Mercurio, il Modonese,
Canale in Piemonte, e i dintorni di Varenna sul
lago di Como, per tacere di tante altre sue lo-
calità nella Spagna, nella Gran Brettagna, nel-
l’Arcipelago Greco, nella Siberia, nell’ America,
ec., e non contando tampoco la Sicilia, la Sol-
fatara presso al Vesuvio, e via discorrendo.

Ad una semplice modificazione, o foggia par-
ticolare di questo Sale medesimo, ridusse Klaproth
il così detto Sal capillare od Allotrico (Hallotri-
cum
Halotrichum dello Scopoli), che rin-
viensi, meglio che non forse altrove, ad Idria,
contraddistinto a bastanza da qualsivoglia altro
Sale, in forza segnatamente de’ lunghi e fini cri-
stalluzzi, quasi capilliformi, onde suol essere
contessuto, non che dallo splendido suo color
bianco, e dal suo nitore, sericeo ad un tempo,
ed argentino. La composizione ne fu in fatto tro-
vata analoga a quella del Sal amaro, meno sol-
tanto la sopraggiunta nell’ Allotrico d’alquanto
Ferro solfato.

Finalmente ci sembra, che possa tornare in ac-
concio di citar qui anche la Bloedite (fr. la Bloe-
dite:
ted. der Bloedit: ing. the Bloedite), che
[Seite 305] rinvennesi, non ha gran tempo, insieme colla
Anidrite e colla Polialite, ad Ischel nell’ Austria,
e che, compatta ed amorfa, ma sempre tenera
molto, di compage in generale finamente fibro-
sa a fibre dilicatissime, e qua e là, solo però
localmente, lamellosa, a spezzatura scheggiosa
ed ineguale, d’un colore che ne sta tra il rosso
laterizio e il rosso di carne, dotata d’un ni-
tore, che ha spesso assai del vetroso, e translu-
cida, a meno che non siane incoata già la de-
composizione in causa delle vicende atmosferi-
che, che l’appannano e la fanno divenire bian-
chiccia, fu da John, che l’analizzò, riconosciuta
composta =

di Magnesia solfata 36,66
di Soda solfata 33,34
di Manganese solfato 0,33
di Soda muriata 0,33
di Ferro sottosolfato 0,34
e d’Acqua 22,00
colla perdita di 7,00
–––––
Totale 100,00. –

(Il Trad.)

SPECIE 4. Allume nativo, o anche l’Allu-
mina solfata
, e meglio di tutto poi, il Sopras-
solfato d’Allumina con Potassa
(Allumen –
Argilla vitriolata:
fr. l’Argile vitrioléel’A-
lun
l’Alumine sulfatéel’Alumine sulfa-
tée alkaline
l’Alumine sursulfatée alkaline:
[Seite 306] ted. der Alaunnatürlicher Alaunschwe-
felsaure Thonerde
das Alaunsalzoktae-
drisches Alaunsalz
natürliches Alaunsalz
schwefelsaures Thonkali: ing. the AlumSul-
phate of Alumine,
ec.). – Questo Sale, siccome
quello che sfiorisce assai presto all’ aria ed alla
luce, è bene spesso naturalmente di color grigio,
e il più delle volte translucido; è desso rilucente al-
cune volte d’un nitore sericeo, ma per lo più
micante solo parzialmente qua e là, e talora per-
fino sparuto o smorto affatto; l’apparenza n’ è quasi
al tutto terrosa; ha per forma sua prediletta, l’ot-
taedro, quando mostrasi in cristalli, o in parti
cristalline, che sono qualchevolta perfino capillari,
come accade nel così detto Allume di piuma:
fr. l’Allumine fluatée alkaline fibreusel’Alun
de plume
l’Alun scissile: ted. der Feder-
alaun
); sfregia a mala pena il Gesso lamino-
so; sciogliesi agevolmente nell’ acqua; al fuoco si
rigonfia assai, tramandando in sulle prime gran
copia di vapori acquei; ma poi, insistendovi so-
pra al cannello con un fuoco più intenso, svolge
alcun che di solfureo, e finisce per ridursi in
una massa spugnosa mezzo fusa. La compage ne
è lamellosa, inclinante ora alla fibrosa ed ora
alla radiata, e la spezzatura n’ è concoideo-terrosa.
Il peso specifico suole ragguagliarsene = 1,560,
ma può pervenir fino a 2,000. – Klaproth, che
analizzò appunto l’Allume di piuma di Freyen-
[Seite 307] walde in Germania, lo riconobbe composto come
segue =

d’Allumina pura 15,25
di Potassa 0,25
di Ferro ossidulato 7,50
e d’Acido solforico con Acqua 77,00
–––––
Totale 100,00. –

Ha desso un sapore acerbo ed astringente, in sul
principio, ma che lascia poi in bocca un sentore
di dolce; e le località ne sono moltissime: in
Germania, nel Voigtland, nel Palatinato supe-
riore, nell’ Erzgebirge Sassone, nella Boemia,
nel Salisburghese, nell’ Austria, in Baviera: in
Ungheria: nella Gran Brettagna: nell’ isole della
Grecia: nella Scandinavia: nella Groenlandia: in
America e via via discorrendo; ma in Italia
sono famose quelle di Montenuovo e della così
detta Grotta d’Allume presso a Napoli, la Sol-
fatara del Vesuvio, le Isole di Lipari, di Vol-
cano e di Stromboli, come lo sono in Sicilia le
località di Monterosso, di Petraglia, di Gampi-
gliari, ed il piè del Monte Peloro tra Messina e
Taormina; ritenuto che ve n’ ha pur una, recen-
temente scopertasi, a Sogario nell’ Isola di Sar-
degna. ec. ec.

Avvertiremo ora qui, a scanso d’inconvenien-
ti, non doversi ritener mai il nome tedesco di
Federsalz, come alcuni pur fanno, per sinonimo
[Seite 308] di Federalaun, ch’ è per noi, come s’ è detto, l’Al-
lume di piuma o il Sale Allotrico; mentre Fe-
dersalz
viene trivialmente denominato, in Ger-
mania, ora un Ferro solfato nativo, ora uno
Zinco solfato del pari nativo, ed ora perfino un
Gesso spatoso cilindrico, o conformato, quasi di-
rebbesi, quanto all’ aspetto suo esteriore, a foggia
del tubo d’una penna da scrivere.

Finalmente non sarà se non bene il notare
ancora in questo luogo, come il così detto Burro
di montagna (fr. le Beurre de montagne: ted.
die Bergbutter), che taluni vorrebbono rappor-
tar qui, piuttosto che non altrove, altro in fatto
non sia, se non una mistura naturale, ora d’Al-
lume e di Ferro ossidato, ed ora eziandio d’Al-
lume e di Ferro solfato, come a suo luogo in
fra breve vedrassi.

(Il Trad.)

C. Solfati metallici.

SPECIE 5. Vitriolo nativo, od anche Cop-
parosa
, comprendente almeno i seguenti quattro
diversi Solfati metallici, vale a dire l’Ossido di
Rame solfato, l’Ossido di Ferro solfato, l’Ossido
di Zinco solfato e l’Ossido di Cobalto solfato, i
quali, comunque talora insieme variamente mi-
sturati, portano pur tant’ e tanto il nome, che
competerebbe più esattamente al Solfato, che par-
ticolarmente vi predomina.

a) Rame solfato, od anche il Solfato di
[Seite 309] rame, il Vitriolo azzurro, il Vitriolo di Ci-
pro, la Copparosa turchina
(fr. le Cuivre sul-
faté
le Sulfate de Cuivre – le Vitriol de
Cuivre
le Vitriol de Chyprela Coupe-
rose bleue:
ted. der Kupfervitriolblauer Vi-
triol
Cyprischer Vitriolschwefelsaures
Kupfer
prismatisches Vitriolsalz: ing. the
Vitriol of Copper
Sulphate of Copper
bleue Vitriol). – Questo Sale, sfregiante il Ges-
so, e sfregiabile dallo Spato calcareo, è per so-
lito di colore azzurro o cilestro, ma può volgere
benissimo anche al verdiccio, e soprattutto al colore
del verderame; è desso translucido, dotato d’un
nitore vetroso, e rinviensi generalmente stalacti-
tico, ora in incrostazioni, ed ora in goccie, in
grumi, in arnioni, in tubercoli papillosi o simi-
li; talvolta è amorfo in massa compatta, altre-
volte è cavernosetto o celluloso, talora disseminato
nella ganga, in forma quasi di denti, che lasciano
travedere, in qualche modo, la forma del pri-
sma obbliquo romboidale, ch’ è quella, cui desso
inclina in fatto di preferenza. Sciogliesi agevol-
mente nell’ acqua, e la soluzione ottenutane can-
gia in un color rosso di Rame la superficie d’una
lastricina di Ferro, che vi s’ immerga; gettandolo
nel fuoco, questo Sale comunica alla fiamma, che
se ne va svolgendo, un colore verdognolo, ed è
finalmente dotato d’un sapor acre, astringente e
metallico suo proprio, molto nauseabondo. – Il
[Seite 310] peso specifico se ne ragguaglia = 2,190, ma può
pervenire finanche a 2,300. – Berzelius, che lo
analizzò, lo riconobbe composto =

di Rame ossidato 32,13
di Acido solforico 31,37
di Acqua ec. 36,50
––––
Totale 100,00. – Quanto

alle località, ne son desse moltissime; ma fa-
remo che ci basti accennarne: Rammelsberg nel-
l’Harz, lo scavo detto alte Mahlscheid nel paese
di Nassau, Schmölnitz ed Herrengrund presso a
Neusohl in Ungheria, Saintbel presso a Lione in
Francia, Rio Tinto nella Spagna, alcune miniere
di Rame esistenti presso ad Anglesea e a Parry in
Inghilterra, ed altre presso a Wicklow in Irlanda, e
Fahlun nella Svezia, oltre a certe altre località
della Siberia, dell’ isola di Cipro e via discorren-
do; senz’ ommettere però di citare poi anche, in
Italia, la famosa miniera ferro-cuprifera d’Agordo
nel Bellunese, le vicinanze del Ponte del Mus-
sinetto presso a Bovegno nella Valle Trompia Bre-
sciana, ed il Vallone della Martica tra Induno
ed Arcisate ne’ dintorni di Varese, Provincia di
Como, ec. ec.

(Il Trad.)

b) Ferro solfato, o anche il Solfato di Fer-
ro, il Vitriolo di Marte, il Vitriolo verde
,
il Vitriolo Romano, la Copparosa verde (Me-
lantheria:
fr. le Fer sulfatéla Couperose
[Seite 311] verte
le Fer vitrioléle Fer vitriolique
le Vitriol de Ferle Sulfate de Ferle
Vitriol martial natif:
ted. der Eisenvitriol
grüner Vitriolgrüner Vitriol-jöckelGoe-
ckelgut
Kupferwasserschwefelsaures Ei-
sen
hemiprismatisches Vitriolsalzrhom-
boedrisches Vitriolsalz:
ing. the Vitriol of Iron
– Sulphate of Iron
). – Questo sale suole esser
sempre di color verde, variabile però a norma
del diverso grado di sua purezza, e freschezza od
inalteratezza, dacchè l’esposizione all’ aria basta per
appannarlo o renderlo opaco, e per farnelo volgere
al giallo d’ocra; talora per altro riesce desso anche
bianchiccio, soprattutto quando non è che sempli-
cemente sovrattempestato alle Piriti solfuree (Schwe-
felkies
), o simili, in forma d’intonaco, di fiori-
tura o di crosticina superficiale; ma hassi ezian-
dio conformato in goccie o in lagrime, come suol
dirsi, in arnioncini, in grumi, in tubetti o can-
nucce, o botritico, od anche in massa compatta
ed amorfa, o veramente in parti cristalline fibro-
laminose o capillari, collegate per mazzetti tran-
slucidi e nitenti a foggia del vetro, o disposte
quasi in guisa di stelle, e sempre in forme tali
da dimostrarne la speciale tendenza al romboe-
dro; la compage n’ è spesso fibrosa, e la spez-
zatura concoidea. Sfregia desso lo Spato calcareo,
ma viene sfregiato dallo Spato fluore; è dotato
d’un sapore molto astringente, acerbo e metal-
[Seite 312] lico, suo proprio particolare, che usiamo indicar
col nome di sapor d’inchiostro; sciogliesi desso
agevolmente nell’ acqua, e la soluzione ottenu-
tane annerisce poi la tintura di Noci di Galla,
e trattandolo al cannello in sul carbone, lascia
sovra questo una polvere nerastra e magnetica,
od attraibile almeno in parte dalla calamita. – Il
peso specifico se ne ragguaglia prossimamente =
2,000. – Berzelius, che ne analizzò uno verde ed
inalterato, lo riconobbe composto =

di Ferro ossidato 25,7
d’Acido solforico 28,8
e d’Acqua ec. 45,5
––––
Totale 100,01
[Seite 313]

Quanto poi alle località del Ferro solfato, oltre
alle già da noi indicatene dell’ Harz, faremo che
ci basti il dire, che possono esserne altrettante,
quante possono essere le circostanze, nelle quali
concorrano insieme, nel Thonschiefer, nell’ Are-
naria, nelle Argille e simili, i diversi Solfuri
metallici, e soprattutto le Piriti marziali, e siane
favoreggiata la decomposizione; ond’ è che han-
nosene qua e là frequenti esempj anche allo
Schneeberg nell’ Erzgebirge, ad Häring nel Ti-
rolo, a Schmölnitz nell’ Ungheria, presso a Nan-
tes in Francia, presso a Bilbao nella Spagna,
a Fahlun nella Svezia, ed altrove poi in Italia,
nella Prussia, in Inghilterra, nella Scozia, in
Asia, in America, e via discorrendo.

Soggiugneremo qui ora, unicamente a più uni-
versale notizia, circa alla Pietra atramentaria di
Rammelsberg, detta Sory a Goslar, insolubile
nell’ Acqua, ma solubile assai bene nell’ Acido
solforico, com’ essa ci sembri esser sempre una
mistura del vero Misy di Plinio, o sia di Ferro
solfato decomposto, giallognolo, soffice, leggero e
poroso, ora micante di parti cristalline, ed in
tal caso scagliosetto, ed altre volte smorto o spa-
ruto e terroso affatto, con una porzione varia-
bile di Colcotar (VitriolrothVitriolbraun
Kalkothar) nativo, ed avente probabilmente la
medesima origine del Misy, se non che n’ è meglio
deacquificato, e forse più ossidato ancora, polveroso
[Seite 314] sempre, o in forma di fioritura superficiale: alla
quale mistura siansi aggiunte ancora alcune parti
di Ferro solfato e di Rame solfato indecomposti,
e perfino alcune Piriti inalterate, o non decom-
poste ancora neppur esse.

Come una semplice Sottovarietà poi di questo
stesso nostro Ferro solfato, può meritar forse
d’essere finalmente considerato quel così detto
Burro di montagna (ted. die BergbutterStein-
butter
Kamenoemaslo de’ Russi), che, di co-
lor giallo, translucido, nitente quasi a mo’ della
cera, lamelloso e grasso untuoso o saponaceo
al tatto, accennammo di già alla pag. 308 di
questo stesso nostro vol. VI, e che rinviensi co-
piosissimo soprattutto nella Siberia, come a ca-
gion d’esempio in su l’Altai, negli Ural, e via
discorrendo. – (Il Trad.)

c) Zinco solfato, o anche il Solfato di Zin-
co, il Vitriolo bianco, la Copparosa bianca, il
Vitriolo di Zinco
(fr. le Zinc sulfatéle Sul-
fate de Zinc
la Couperose bianchele Zinc
vitriolé
le Vitriol de Zinc: ted. der Zinkvitriol
– weisser Vitriol
schwefelsaurer Zinkpy-
ramidales Vitriolsalz
GallizensteinBergun-
schlitt
– e talora, almeno in qualche parte, Berg-
butter:
ing. the Vitriol of ZincSulphate
of Zinc
). – Questo Sale è per lo più di colore
bianco giallognolo, o veramente grigio, volgente
assai di rado al rossiccio, d’un nitore vetroso
[Seite 315] sericeo, ma però micante soltanto per punti o
per laminette, qua più e là meno; la spezzatura
n’ è per l’ordinario fibrosa; è desso tenero sem-
pre assai, e spesso anzi sfarinabile tralle dita,
e a mala pena translucido; il sapore ne è me-
tallico, astringente e nauseabondo; rinviensi ta-
lora in massa compatta ed amorfa; altre volte
però mostrasi in cristalli aciculari, in filamenti
capillari intrecciati (Federalaun), in goccie, in
lagrime, in grumi, in arnioni e via discorrendo,
e talora perfino in forma di fioritura farinosa o
lanugginosa superficiale. È poi desso solubile nel-
l’acqua, ed, esposto al fuoco, vi si rigonfia, im-
bianca il carbone che gli sta a contatto, e spin-
gendo il calore, tramanda un fumo bianco den-
sissimo, e finisce per lasciarsi addietro un tal
quale residuo scoriaceo o in forma di scorie. –
Il peso specifico se ne ragguaglia per lo meno =
1,320, ma può per altro giugnere fin anche a
2,000. – Schaub, che ne analizzò una varietà
vegnente dalla Cornovaglia, e Klaproth, che ne
analizzò due provegnenti da’ dintorni di Rammel-
sberg nell’ Harz, le trovarono composte come
segue =

[Seite 316]
xxx

Quanto finalmente alle località, nelle quali in-
contrasi nativo questo Sale, più o meno puro,
diremo, che possono esserne tante, quante sono le
località, ove le Blende vanno soggette ad una
decomposizione spontanea; ma, per pure indi-
carne alcune più distintamente, soggiugneremo
che, oltre alle già da noi indicatene di Goslar o
di Rammelsberg nell’ Harz, e di Cornovaglia, se-
gnatamente a Flintshire, altre se ne conoscono a
Schemnitz in Sassonia, a Fahlun ed a Sahlberg
nella Svezia, a Villefranche nell’ Avèyron in Fran-
cia, e via discorrendo.

d) Cobalto solfato, o il Vitriolo di Cobalto
(fr. le Cobalt sulfatéle Vitriol de Cobalt
le Cobalt vitrioléle Vitriol rouge: ted.
der Kobalt-vitriol – schwefelsaurer Kobalt:
ing. the red VitriolSulphate of Cobalt –
[Seite 317] Vitriol of Cobalt
). – Questo Sale, qualche volta
pellucido, suol essere d’un color di rosa più o
meno pallido; ma se n’ ha qualche saggio anche
d’un color rosso carneo; desso è spesso sparuto,
smorto o terroso, mentre è dotato talora d’un ni-
tore decisamente vetroso o sericeo, ed è poi fra-
gile o agevolmente sfarinabile tralle dita; è solubile
nell’ acqua, alla quale contribuisce un sapore sti-
tico, e posto sovra le bragie, vi ribolle gonfian-
dosi, e quasi chi dicesse, friggendo, non senza
tramandare, in via d’accidente, alquanto odore
d’Arsenico. Presentasi d’ordinario questo in forme
stalactitiche, come in goccio, in grumi, in pa-
pilluzze mammillari o dentiformi, in arnionci-
ni, ec., o veramente in forma di sfioritura, e la
spezzatura ne riesce sempre terrosa. – Kopp,
che analizzò quello di Herrengrund, presso a
Bieber nel paese di Hanau, ch’ è la sola località
infino ad ora ben conosciutane, lo riconobbe
composto come segue, cioè =

di Cobalto ossidato 38,71
d’Acido solforico 19,74
e d’Acqua 41,55
–––––
Totale 100,00. –

Nella località qui sovra marcatane, è desso ac-
compagnato dal Cobalto terroso, da’ fiori d’Arse-
nico e dallo Spato pesante; esso sembra andarsi
probabilmente formando ivi anche oggidì, mercè
[Seite 318] della ossidazione del Cobalto solforato. – Non sarà
poi se non ben fatto l’avvertire qui ora, essere
stato per isbaglio, che ci dettero taluni per Vi-
triolo di Cobalto una Sostanza particolare vegnente
da Neusohl in Ungheria, la quale fu poscia ri-
conosciuta per un semplice Sale amaro colorato
dall’ ossido di Cobalto; e così fu pure un altro
sbaglio quello preso da Schroll nel darci per Vi-
triolo di Cobalto una Sostanza avuta da Leogang
nel Salisburghese, che tale non è assolutamente.
– La principalissima località, ond’ hannosi saggi
di Vitriolo di Cobalto, sembra essere infino ad
ora, come s’ è detto, Bieber presso ad Hanau,
cui pare però, che sia da aggiugnersi eziandio
qualche miniera di Cobalto dell’ Ungheria. –

(Il Trad.)

GENERE III

[Seite 319]

Nitrati, o Sali nitrati (NitrataSalia ni-
trata:
fr. NitratesSels nitratés: ted. Sal-
petersaures Geschlecht:
ing. nitrate Salts
nitric Salts).

SPECIE I ed UNICA qui ora per noi. Nitro,
il Salnitro,
o il Nitrato di Potassa (Nitrum
prismaticum:
fr. le Nitrele Salpètrele
Nitre natif
le Nitre prismatiquele Nitrate
de potasse
la Potasse nitratée: ted. natürli-
cher Salpeter
salpetersaure Pottaschepris-
matisches Nitrumsalz:
ing. the Nitrate of Potash).
– È questo bianchiccio, bene spesso translucido o
semitrasparente, talora nitente, ma però soltanto
micante qua e là per punti o per parti, ora
in aghi dilicatissimi, ora in una foggia di la-
nuggine cristallina, ed ora in cristalli prismatici
a sei lati terminati da una piramide diedra; ma
sempre in forme tali, che possono riguardarsi co-
stantemente come riducibili, o come derivabili da
un ditetraedro rettangolare, che sembra esserne la
forma prediletta; alcune volte per altro accade, che
il Nitro nativo ci si presenti amorfo affatto in in-
crostazioni stalactitiche, ora sottili e superficiali, ed
ora ostentanti una spessezza o una potenza al-
quanto più vistosa. Sfregia desso il Talco, ve-
[Seite 320] nendo scalfitto sempre dallo Spato calcareo; scio-
gliesi benissimo in sei o sette volte il suo peso
d’Acqua pura, e fondesi poi e detona ponendolo
sovra le bragie. Il peso specifico se ne raggua-
glia = 1,970, ma, quando è in cristalli vistosi
molto, può pervenire fin anche a 2,000. – Kla-
proth, che analizzò quello nativo e misturato,
come per lo più succede, colla Calce, nelle così
delle Terre nitrose (Salpetererde), che hassi da
Pulo di Molfetta, lo riconobbe composto nel modo
che segue, vale a dire =

di Potassa nitrata, o puro Nitrato di potassa 42,55
di Calce solfata, Solfato di calce, o Selenite 25,45
di Potassa muriata, o Muriato di potassa 0,20
di Calce carbonata, o Carbonato di calce 30,40
colla perdita di 1,40
–––––
Totale 100,00;

ritenendo, che il puro e pretto Nitrato di potassa
è sempre composto, secondo Wollaston, di Po-
tassa per 46,67, e d’Acido nitrico per 53,33, e
secondo altri poi, di 46,64 della prima, e 53,36
del secondo. – Tra le moltissime località cono-
sciute, onde traesi il Nitro, oltre all’ anzidetta
di Pulo di Molfetta in Puglia, faremo che ci ba-
sti accennar qui ora segnatamente il Ludamar nel-
l’interno dell’ Affrica, come nell’ America in più
luoghi, e nell’ Asia poi in Persia, nell’ Indostan ec.;
mentre qua e là rinviensi quasi da per tutto
[Seite 321] nella nostra Europa, ma forse in maggiore ab-
bondanza ancora, che non altrove, nell’ Ungheria,
in Sicilia, nella Ucrania, in Podolia e nella Spa-
gna, ed in Germania poi presso ad Homburgo nel
paese di Wurzburgo, presso a Gottinga in sul-
l’Arenaria di Reinhaus (im Reinhauser Sand-
stein
1), e via discorrendo. Gli usi principali,
che facciansi del Nitro, consistono nel giovarse-
ne, com’ è noto, nella fabbricazione delle Pol-
veri pirie, nel trarne l’Acqua forte da partire, e
simili. – Il Trad.)

GENERE IV

[Seite 322]

Borati, o Sali boracici (BorataSalia bora-
cica:
fr. BoratesSels boratésSels bora-
ciques:
ted. Boraxsaures Geschlecht: ing. bo-
rate Salts
boracic Salts).

SPECIE 1. Borace, o anche il Tinkal, il Sot-
toborato di Soda, il Borato di Soda, la Soda
borata
(Borax: fr. le Boraxla Soude bo-
ratée
la Soude sousboratéele Sousbo-
rate de Soude:
ted. der TinkalTincal
Boraxroher Boraxprismatisches Borax-
salz:
ing. the Boraxthe Borate of Soda:
ed in Persiano poi Baurah o Baurach, in Chi-
nese Pong-cha o Poun-xa, in Tibetano Zala
o Swaga ec.). – Questo Sale è il più delle
volte bianco grigio, verdiccio, od anche giallognolo,
translucido, e risplendente d’un nitore analogo
in certo modo a quello che è proprio della ce-
ra; la spezzatura ne è lamellosa a laminette cur-
vilinee, ed hassi anche cristallizzato in prismi
compressi o schiacciati a sei lati colle sommità
obbliquamente affilate od aguzze; forme tutte deri-
vanti da un prisma obbliquo rettangolare. Il sa-
pore ne apparisce in sulle prime dolcigno, ma
poi si fa ben presto acre, urente, ed anzi, quasi
chi dicesse, caustico. Sfregia desso il Gesso; scio-
[Seite 323] gliesi nell’ acqua, ed, esposto al fuoco, fondesi da
prima nella propria acqua di cristallizzazione,
poi si rigonfia e fassi spugnoso; ma, insistendovi
colla fiamma del cannello, finisce poi per fon-
dersi in un globicino vetroso o diafano, che, stando
a contatto coll’ aria, sfassi ben presto o sfarinasi.
Il peso specifico se ne ragguaglia = 1,560, ma
può pervenire fin anche a 1,700. – Klaproth,
che lo analizzò, lo riconobbe composto come
segue =

di Soda pura 14,5
d’Acido boracico 37,0
e d’Acqua 47,0
colla perdita di 1,5
––––
Totale 100,0. – La località

principale, onde ci proviene il Borace, si è il Ti-
bet, ove traesi da certi piccoli Laghi o Stagni
intermontani, che sono sparsi frammezzo a quelle
Alpi o Montagne coperte di nevi perpetue. Par-
lasi però anche del Nepaul nelle Indie orientali,
e così del Potosi, e di qualche altra regione del-
l’America meridionale, come d’altre località, ove
siasi rinvenuto il Borace nativo; ciò però non è
da tutti ritenuto per un fatto provato a bastan-
za, e non ammettente oggimai più dubbio alcu-
no. – Resta infine da avvertire che il Borace
Indiano spesso ci perviene in commercio in fram-
menti cristallini tinti esternamente di bruno.

(Il Trad.)

[Seite 324]

SPECIE 2. Sassolino, od Acido boracico na-
tivo
, o Sale sedativo nativo e concreto (fr.
l’Acide boracique natifle Sassolin: ted. der
Sassolin
gediegene BoraxsaureSedativ-
salz:
ing. the native Boracic acidSassoline).
– Quest’ Acido nativo presentasi in forma di la-
minette translucide, scheggiose quasi come la
Mica, ma indeterminabili, e d’un colore bianco o
grigio gialliccio, dotate d’un nitore perlaceo, che
per poco direbbesi argentino, le quali spesso at-
taccansi alle dita; la massa, toccandola, ne rie-
sce morbida ed alcun poco saponacea, e sulla
lingua risveglia da bel principio un sapore aci-
detto, che poi fassi acre ed amaro, e che fini-
sce per diventare ad un tempo dolcigno e ripu-
gnante o nauseabondo; arrossa però questo sem-
pre le tinture azzurre vegetabili, ed è tenerissimo ed
anzi agevolmente sfarinabile tra le dita; sciogliesi
assai bene nell’ Acqua, com’ eziandio nell’ Acido
solforico ed in altri liquori, ed al fuoco poi fondesi
da prima nella propria acqua, per così dire, di
cristallizzazione; ma, spingendo il fuoco col can-
nello, si fonde alla perfine in un globicino, o
in una perla vetrosa affatto trasparente. Il peso
specifico ne varia a norma dello stato diverso in
cui trovasi: mentre quello del Sassolino, tal quale
come rinviensi, si ragguaglia = 0,498, e quello
dell’ Acido boracico, o del Sassolino puro, che
abbia subìto la fusione in vetro, perviene a 0,803,
[Seite 325] e talora fin anche a 0,812. – Stromeyer1, che
analizzò l’Acido boracico sublimato dell’ Isola di
Vulcano, lo trovò essere tutto quanto Acido bo-
racico purissimo, meccanicamente misturato con 5,
e qualche volta anche con 20, per 100, di Solfo;
ma Klaproth, analizzando il vero Sassolino dei
Lagoni di Toscana (quello in polvere scheggiosa
che Höfer scoprì al Cerchiajo pel primo, come
asserisce il celebre Mascagni, il quale scoprì po-
scia nella località detta il Sassolino, quello con-
creto o in massa, cui diessi un tal nome), lo
riconobbe composto = d’Acido boracico puro,
per 0,86; di Manganese solfato alquanto ferrife-
ro, per 0,11; e di Calce solfata, per 0,03:
Totale 1,00. – Oltre alle località qui indicatene
dell’ Isola di Vulcano, e del Cerchiajo poi e di
Sassolino ne’ così detti Lagoni di Toscana, al-
tre ve n’ ha ancora spettanti a questi medesimi
Lagoni, come a dire Sasso, Castelnuovo, Lu-
stignano, Serrazzano
e via via discorrendo, ove,
sempre in grotte o crepacci, ond’ emergono certe
acque termali, il tetto e le pareti scorgonsene
tappezzate di Sassolino, ora in ischeggie mezzo
cristalline discrete, ora in forma d’intonacatura
compatta quasi stalactitica, ed ora perfino in una
maniera d’incrostazione, che sembra non poter
essere provenuta d’altronde, fuorchè da una vera
sublimazione d’Acido boracico. – (Il Trad.)

GENERE V

[Seite 326]

Carbonati, o Sali carbonati (Carbonata
Salia carbonata: fr. CarbonatesSels car-
bonatés:
ted. kohlensaures Geschlecht: ing.
carbonate Saltscarbonic Salts).

SPECIE 1., ed UNICA qui ora per noi. – Na-
tro,
o Natron, Soda carbonata nativa, Soda
sottocarbonata, Sottocarbonato di Soda
, o
Carbonato alcalinulo di Soda (NatrumNa-
tron
– e per gli Antichi anche Nitrum: fr. la
Soude carbonatée native
la Soude blanche
native
l’Alkali fixe minéralle Sous-car-
bonate de soude:
ted. natürliches Natron
natürliches mineralisches Laugensaltzkohlen-
saures Natron
prismatisches Natronsaltz
MineralalkaliSodaNatronNitrum:
ing. the Carbonate of Sodanative Soda, ec.
– Borech per i Persiani – e Trona per gli Ara-
bi). – Questo Sale suol essere bianchiccio, ma
è suscettibile di volgere più o meno al giallo, al
bruno, o al grigio, e, tutto che più di rado, anche
al violetto pallido; non è desso che tutt’ al più
a mala pena translucido; il più delle volte, quando
non è compenetrato da una Marna ferrifera, pre-
sentasi sotto una apparenza quasi decisamente
terrosa; sebbene non di rado abbiasi poi anche
[Seite 327] in massa compatta ed amorfa, o in polvere, e
quasi chi dicesse in farina, o talora in forma
di goccie, d’incrostazioni stalagmitiche e simili,
o veramente in masse subcristalline aciculari, ba-
cillari e via discorrendo, aventi una tal quale
manifesta tendenza all’ ottaedro romboidale, che
sembra esserne sempre la forma prediletta. La
compage ne è per altro più generalmente granu-
lare, e solo da quando a quando bacillare, a
fascelli congregati o radiati; la spezzatura n’ è
concoidea a fossette minute, inclinante, più che
altro, alla disuguale, e la lucentezza od il nitore
n’ è talora debolmente vetroso. Sfregia poi desso
il Talco, e viene sfregiato dal Gesso laminoso;
sciogliesi agevolmente nell’ Acqua, come sciogliesi
anche negli Acidi, facendo seco loro alcun po’
d’effervescenza; ha un sapore acre urente alca-
lino, o come si suol dire, di lisciva, che finisce
per riuscire contemporaneamente salato, e trattan-
dolo al fuoco del cannello, fondesi tosto nella
propria acqua di cristallizzazione, perduta la quale
riducesi in una perla vetrosa o smaltata, che po-
scia sfiorisce. – Il peso specifico se ne raggua-
glia = 1,410, ma può pervenire benissimo fino
a 1,600. Klaproth, che ci fornì l’analisi di due
Natron vegnenti da diverse località, li trovò com-
posti come segue =

[Seite 328]

Il Natron

comune dell’ Egitto radiato di Tripoli
di Soda carbonata 32,6 75,0
di Soda solfata 20,8 2,5
di Soda muriata 15,0 0,0
e d’Acqua 31,6 22,5
––––– –––––
Totali 100,0 100,0; stando

costanti le proporzioni, per la pura Soda carbo-
nata, di Soda = 38, d’Acido carbonico =
40,1, e d’Acqua = 20,9, in complesso 100. –
La località principale, d’onde provienci il Na-
tron del commercio, si è l’Egitto, che suole ab-
bondarne assai in alcuni suoi laghi, o piuttosto
stagni salati; hannosene però saggi a bastanza
vistosi anche dal paese di Sukena nella Reggenza
già qui sovra menzionata di Tripoli in Barberia,
come hannosene altri dalla China, dall’ Indostan,
dal Kamtschatka, del Messico, dal Potosì, e via
discorrendo, come altri hannosene da Carlsbad,
da Eger, da Bilin ec. in Boemia, da’ dintorni
di Debreczin in Ungheria, dalle miniere che
stanno presso ad Hameln nell’ Annoverese, dalle
Smirne, da Efeso, e via discorrendo, e come
altri alla perfine, o almeno traccie, hannosene an-
cora dal così detto Pico di Teyde nell’ Isola di
Teneriffa, dal Monte Etna in Sicilia, dal Monte
Nuovo, e dal Vesuvio nel Regno di Napoli ec. ec.
– Gli antichi Egiziani usavano di macerare du-
[Seite 329] rante un mese i corpi de’ loro morti per entro
a questo Sale, innanzi che prepararli in foggia di
Mummie1; e debbe essere probabilmente a que-
sto Sale medesimo, che i negozianti viaggiatori,
naufragati presso al lido del Belo, ebbero l’ob-
bligazione d’aver trovato, com’ è noto, l’arte
di fabbricare il vetro; da chè anche attualmente
viene desso assai frequentemente adoperato a que-
sto uso medesimo nelle contrade del Levante,
ove serve desso eziandio, così a farne sapone,
come ad imbiancare le stoffe, ed a fissarvi sopra
stabilmente i colori a mo’ di mordente; mentre
anzi in Egitto è questo usato ulteriormente a sa-
larne la pasta, con cui si fa il pane, ed a con-
dirne perfino le vivande.

Quanto poi a quel così detto Afronitro, o Sale
delle muraglie (AphronitrumAlkali calca-
reum:
fr. le Sel des murailles: ted. das Mauer-
salz
), che scorgesi talvolta fiorire qua e là su
per le mura vecchie inumidite, a foggia quasi
d’una ammuffitura lanugginosa, esso in fatto
[Seite 330] non è altra cosa, che un Natron nativo impuro,
o per dir meglio una Soda sottocarbonata, mistu-
rata e lordata da alquanta terra Calcarea.

fine della sezione decimaterza

SEZIONE DECIMAQUARTA1
de’ combustibili minerali, così propriamente detti.

[Seite 331]

§ 251

Sarebbero per verità da ritenersi, propria-
mente parlando, in generale, come combustibili
effettivamente infiammabili, tutti quanti que’ Corpi
minerali, o tutte quante quelle produzioni fossili
naturali, che si combinano così agevolmente col-
l’Ossigeno, da svilupparne tosto in modo sen-
sibile, e in abbondanza, il Calorico e la Luce; e
in conseguenza d’una tale definizione, chiaro si
vede, che in stretto senso verrebbero natural-
mente a comprendersi nella presente Sezione, anco
[Seite 332] i Metalli; se non che, essendosi fatto riflesso che
i Metalli, oltre alle proprietà che possono aver
comuni co’ Combustibili minerali propriamente
detti, posseggono ancora parecchj altri particolari
caratteri esclusivi, e bastanti a contraddistinguerli
senza timor d’abbagli, tanto da quelli, come
eziandio da tutti, quanti mai siansi, i rimanenti
Corpi minerali, o Produzioni fossili minerali
che vogliano dirsi; perciò appunto s’ è giudicato
conveniente di rispettarne pur tuttavia la distri-
buzione apposita in una Sezione appartata, che
sarà per noi la seguente XV; distribuzione già
ab antiquo universalmente ricevuta, in forza della
quale, come annunciammo anche nel precedente
§ 241 a pag. 37 e 38 del vol. V di questo stesso
[Seite 333] nostro Manuale, mentre i Corpi combustibili, onde
sarà questione nella Sezione presente, vengono
ritenuti nella Classe III de’ Minerali, presi in-
sieme tutti quanti, riguardansi poi come compresi
nella Classe IV i Metalli propriamente detti, e l’al-
tre Sostanze naturali metalliche. Pertanto non ci
rimangono qui ora da considerare, sotto la quali-
ficazione di Combustibili minerali propriamente
detti, se non soltanto i quattro1 seguenti Gene-
ri, vale a dire:

I. Lo Solfo nativo,

II. Il Bitume,

III. La Grafite, e

IV. Il Diamante.

§ 252

Il primo di questi Generi, del pari che la
massima parte delle Specie comprese nel secon-
do, hanno questo di comune tra essi, e di di-
verso affatto da’ rimanenti due Generi terzo e
[Seite 334] quarto, che i Combustibili considerati farne par-
te, quando siano puri, sciolgonsi agevolmente
nell’ Olio, e che, posti sulle bragie, ardonvi con
fiamma e fumo, diffondendo un odore loro pro-
prio, e per lo meno ignisconsi (glimmen), e
possono in qualche modo servire a mantener vivo
il fuoco. Tra i Bitumi, una Specie ve n’ ha, ch’ è
liquida, vale a dire la Nafta, il Petrolio o
l’Olio di Sasso, e l’altre Specie, che ne sono
concrete, e più o meno sode e consistenti, rie-
scono tutte quante in sommo grado idioelettriche.


GENERE I

[Seite 335]

Solfo, o Zolfo (Sulphur: fr. Soufre: ted.
Schwefelgeschlecht: ing. BrimstoneSul-
phur; e Swibla
poi in lingua Gota, e Swe-
fel
nella lingua Anglo-sassone).

SPECIE 1., ed anzi UNICA qui ora per noi. –
Solfo nativo (Sulphur nativum: fr. le Soufre
natif:
ted. natürlicher Schwefel: ing. the native
Sulphur
native Brimstone. – È desso gene-
ralmente di color giallo, com’ è noto, in molte
diverse gradazioni, sebbene in qualche special caso
mostrisi invece verde-bruniccio; è dal più al
meno alquanto translucido, e dotato d’un ni-
tore, che partecipa molto, e meglio che non d’al-
tro, del grasso untuoso; la spezzatura ne è con-
coidea, e la compage ora fibrosa ed ora terrosa;
è sempre agro e fragile, d’ordinario amorfo, in
massa, piuttosto solla e porosa, che non soda e
compatta; ma è pur talvolta cristallizzato in pi-
ramidi trilatere, o in doppie piramidi quadrilate-
re, o in somma in forme derivabili sempre dal-
l’ottaedro romboidale, che n’ è la forma pre-
diletta. Sfregia desso a mala pena il Gesso, e
viene poi sfregiato sempre dallo Spato calcareo.
Basta il semplice sfregamento, per isvilupparne a
un tratto un odore suo proprio particolare, ed
[Seite 336] una elettricità negativa; non isciogliesi per niente
nell’ Acqua, ma combinasi invece, anche per via
umida, cogli Alcali. Accendesi agevolmente ponen-
dovi a contatto un corpo ardente, ed allora,
precisamente a gradi 244 della scala termome-
trica di Fahrenheit, brucia con fiamma azzurro-
gnola, diffondendo un odore soffocante d’Acido
solforoso, ed entra poi in decisa fusione a gradi
414 della medesima scala termometrica. Il peso
specifico se ne ragguaglia = 2,000, ma può
pervenire fino a 2,100. – È desso qualche vol-
ta, soprattutto quando è cristallizzato in cristalli
isolati alquanto vistosi, pretto Solfo purissimo;
spesso però, e così è appunto segnatamente il Solfo
terroso, è reso più o meno lordo od inquinato
da principii diversi, che possono essere, a cagion
d’esempio, il Gesso, le Argille, le Marne e
via discorrendo. Rinviensi più frequentemente an-
cora, che non altrove, nel Gesso stratificato; come
succede, trall’ altre tante località, presso a Lauen-
stein nell’ Annoverese, nel Salisburghese, nella
Romagna, in Sicilia, ecc.; ma se n’ hanno saggi
frequentissimi anche in altri terreni, come a dire
nelle Marne, nelle Argille, in varie Calcaree,
in alcune Arenarie, in certe Trachiti, e perfino
nel Quarzo, che fa parte d’alcuni Micaschisti,
ed hannosene poi traccie più o meno vistose,
tanto presso a’ Vulcani attuali, come ne’ terreni
che debbono essere stati vulcanizzati in addietro,
[Seite 337] per esempio al Mont d’or nell’ Alvernia, nella
Groenlandia, nella Spagna, ec. Nè è da dimen-
ticarsi qui la circostanza, che questo medesimo
Solfo è il principalissimo mineralizzatore de’ Me-
talli nelle loro rispettive così dette miniere; di
modo che le Piriti, le Galene, le Blende e si-
mili, altro in fatto non sono, se non Ferro o
Rame, Piombo, Zinco, o altri Metalli ancora,
mineralizzati dallo Solfo. – Tralle così dette Pi-
riti poi, gioverà sapere ulteriormente, non essere
gran fatto raro il caso, che collo Solfo concorra
a mineralizzare il Ferro, anche il Selenio; so-
stanza recentemente scopertasi, che può ritenersi
quasi come, per propria natura, intermediaria
tra lo Solfo e le sostanze decisamente metalli-
che. – (Il Trad.)


GENERE II

[Seite 338]

Bitume (Bitumen: fr. BitumeSubstances bi-
tumineuses:
ted. Erdharzgeschlecht: ing. Bi-
tumen
).

SPECIE 1. Mellite, o la Mielite, la Pie-
tra di miele
(fr. la Mellitela Melitite
la Pierre de mielle Succin transparent en
octaèdres:
ted. der Honigsteinpyramidales
Krystallharz:
ing. the Honeystone). – Questa
sostanza minerale, pur tuttavia piuttosto proble-
matica ancora, suole generalmente ostentare un
colore gialliccio vario, ma analogo sempre a
quello ch’ è proprio del Miele, onde si è voluto
trarne la maggior parte de’ nomi, co’ quali viene
dessa in più lingue contraddistinta da tutte l’altre;
riesce essa per lo meno translucida, ed è dotata
d’una manifesta doppia rifrazione, quando è tra-
sparente a bastanza per consentirci di verificarla;
sviluppa, fregandola, una elettricità resinosa, ed
il nitore ne sta tra il vetroso ed il grasso untuo-
so; è poi dessa piuttosto fragile, a spezzatura
concoidea colle fossette piane e minute, ed in-
clina sempre a presentarcisi con una manifesta ten-
denza alla cristallizzazione, la quale ne consiste per
lo più in una doppia piramide quadrilatera, o
piuttosto in un ottaedro quadrato, che ne è co-
[Seite 339] stantemente la forma prediletta; ma i cristalli ne
riescono ora solidi, ora più o meno striati, ora
bucherati, ora isolati, ed ora ammucchiati a più
per volta in forma di druse. Sfregia dessa il Ges-
so, ma è sfregiabile dallo Spato calcareo, e trat-
tata al cannello sovra un carbone, comincia dallo
smarrirvisi di colore, e dal perdervi quasi tutta
la sua translucidità, facendovisi bianca, e poscia,
per così dire, vi si raggrinza, senza perciò subirvi
una decisa fusione, come ne succederebbe nel Ni-
tro che brucii, mentre allora sciogliesi dessa com-
piutamente. – Il peso specifico se ne raggua-
glia = 1,400, ma può però pervenirne finanche
a 1,660, e Klaproth, che analizzolla, fu il primo
a scoprirvi per entro in buona dose un Acido
affatto particolare, che sembrerebbe dover essere
di natura vegetabile, e la riconobbe composta =

d’un tale Acido, che piacquegli
denominar Mellitico
46,00
d’Allumina 16,00
e d’Acqua 38,00
–––––
Totale 100,00.

– Finora sembra che questa singolare sostanza non
sia stata trovata se non soltanto ad Artern in
una Litantraciera del paese di Mansfeld nella Tu-
ringia, per lo più in cristalli isolati imperfetti,
o in drusicine, per entro alle spaccature de’ più
grossi pezzi di Legno bituminoso, che ivi rin-
[Seite 340] vengonsi, o sulle faccie di divisione naturale di
quel Litantrace terroso (Erdkohle), accompa-
gnatavi talora collo Solfo nativo. – La descri-
zione qui ora data della Mellite, che non è in
conto alcuno da confondersi colla Melilite di Capo
di Bove, della quale ragionammo già di propo-
sito a pag. 271 e segg. del precedente vol. V di
questa nostra edizione italiana, e che è assolu-
tamente tutt’ altra cosa, non dovrebbe consentire
più oltre, in vista soprattutto della decisa sua
incombustibilità, che abbiasi da connumerarla fra
i Bitumi; nè il femmo noi, se non perchè non
le è stato per anche, di comune consentimento
de’ Naturalisti, assegnato nel sistema orittogno-
stico un luogo, che meglio le competa.

(Il Trad.)

SPECIE 2. Succino, o anche l’Ambra gialla,
il Carabe, l’Elettro
ec. (SuccinumElec-
trum
Lyncurium – e Glessum per Tacito: fr.
le Succinl’Ambre jaunele Carbone phy-
togène hydrogèno-succinè
le Carabèle
Karabè:
ted. der BernsteinAgtsteingel-
ber Amber
Karabegelbes Erdharz: ing.
the yellow AmberSuccinumKarabe). –
Il colore di questo Bitume, pregiato anche come
gradevole profumo, sta tra il bianco giallognolo
ed il rosso rancio carico, passando per tutti i
gradi possibili tra questi due, com’ è desso ora
diafano, ed ora quasi affatto opaco; è però rado
[Seite 341] che sia limpido e scolorato come l’acqua, e mo-
strasi il più delle volte d’un colore giallo d’O-
lio chiaro1; il nitore ne è in parte vetroso ed
in parte grasso untuoso, analogo a quello della
cera, e la spezzatura ne è concoidea evasata a
fossette ampie, ma appianate molto. Del resto poi
l’Ambra sfregia il Gesso, essendo sfregiabile dallo
Spato calcareo; presentasi in masse grossolana-
mente arrotondate, come a dire in isferoidi, in
grumi, in arnioni, in goccie, in lagrime, o si-
mili, grezze sempre e bruniccie al di fuori; con-
sente d’essere tornita e tratta a politura lucida,
e per mezzo dello sfregamento, non solo sviluppa
una elettricità resinosa, ma tramanda anche un
odor grato, che diventa molto più sensibile ri-
scaldandola, nel qual caso, incalzando il fuoco, si
fonde, e finisce per ardere con fiamma gialla,
e con fumo bianco e profumato, lasciandosi ad-
dietro un residuo carbonoso. Dessa non iscio-
gliesi per niente nell’ Acqua, ma si ammollisce
bensì nell’ Acqua bollente, e può sciogliersi nel-
l’Alkool mercè d’una lunga digestione. Il peso
[Seite 342] specifico se ne ragguaglia = 1,060, ma può
pervenirne fin anche a 1,100. – Ne abbiamo due
analisi, cotanto differenti l’una dall’ altra, che le
riporteremo amendue, appunto perchè quasi di-
rebbersi eseguite sovra sostanze di natura affatto
diverse. La prima incompletissima è di Baumer,
il quale, senz’ accennare la precisa località del-
l’Ambra da lui esaminata, ha preteso d’averne
ricavato =

di Carbonio 7,0
d’Olio bituminoso 72,0
di Ferro 5,0
d’Acido succinico 4,5
colla perdita di 11,5
–––––
Totale 100,0.

La seconda poi è fatta da Drapiez sopra un’ Am-
bra gialla provenuta da Traheniéres nell’ Henne-
gau, ch’ egli asserisce d’aver riconosciuta com-
posta =

di Carbonio 80,59
d’Idrogeno 7,31
d’Ossigeno 6,73
di Calce 1,54
d’Allumina 1,10
di Silice 0,63
colla perdita di 2,10
–––––
Totale 100,00. – Quanto

alla Origine di quest’ Ambra gialla, o Succino
che voglia dirsi, noteremo non essere affatto im-
[Seite 343] probabile, che possa dessa non essere per avven-
tura altra cosa, che una semplice modificazione
della ragia o resina propria degli alberi conife-
ri, che in forma di selve ricopriano parzialmente
qua e là la superficie del nostro Globo terra-
cqueo all’ epoca in cui andò questo soggetto a
qualche cataclisma (Erderevolution)1; e a vero
dire non sono gran fatto infrequenti gli esem-
pj, ne’ quali scorgansi racchiusi per entro alla
massa del Succino, tal quale come rinviensi, al-
cuni insetti, come a dire Mosche, Dermesti,
Ips, Punteruoli, Falene e simili, soliti a recar
sempre danni più o meno gravi appunto a così
fatte piante arboree nelle foreste delle montagne.
Le località poi ne sono ora moltissime, ma le
principali ne stanno pur sempre, come già nei
tempi più antichi, lungo le sponde del Baltico,
nella Pomerania Prussiana, nel Mecklenburghe-
se, e via discorrendo, ove spesso, come s’ è
detto, incontrasi or negli strati di Legno bitu-
[Seite 344] minoso (bituminöses Holz1), ora nella Lignite
(Braunkohle) propriamente detta, come altre volte,
e altrove, nell’ Argilla, nel Gesso, nella Calcarea,
in qualche Arenaria, o simili; sebbene accada
talora di rinvenirne qualche grumo eziandio, ora
galleggiante in sull’ acqua del mare presso alla
spiaggia, ed ora sul lido stesso del Baltico, se-
gnatamente lungo quegli Stretti. – (Il Trad.)

SPECIE 3. Petrolio, o la Nafta, o anche
più trivialmente l’Olio di Sasso (Petroleum
MalthaNaphtaNaphtha: fr. le Bitume
liquide
le Petrolel’Huile minérale com-
mune
le Naphte: ted. das ErdöhlBer-
göhl
SteinöhlNaphthaBergtheer
Maltha: ing. the Naphta – mineral Oil
fossile Tar). – Questa specie è sempre dal
più al meno fluida-liquida; ve n’ ha anzi una
qualità, che è liquida in modo da scorrere
fluentissima, e da colare in goccie, la quale dicesi
propriamente Nafta; ma altre volte è dessa in-
[Seite 345] vece vischiosa e molto tenace, a modo quasi d’un
vero catrame spesso ed essiccato; e tale appunto
è quella, che potrebbesi denominar in italiano
Pissasfalto, come suole in Germania contrad-
distinguersi co’ nomi di Maltha e di Bergtheer,
ed in Francia con quelli di Malt, Pissasphalthe,
Goudron minèral,
ec. Varia poi moltissimo il Pe-
trolio anche in riguardo al colore e alla traspa-
renza, all’ odore ed al sapore; mentre, per
esempio, la Nafta suol esser quasi sempre insi-
pida, e d’un colore più o meno giallo, ed il
Pissasfalto invece riesce fetido, e dal bruno ver-
diccio, com’ è il vero e pregiatissimo Catrame
minerale di Barbados (ted. Barbados-theer: ing.
Barbados-tar), può passare fino al bruno nera-
stro, come il sono i Catrami fossili più triviali;
la prima è pellucida, ed il secondo non è che
a mala pena translucido, allorchè se ne guardino
a traverso i filamenti o le parti più sottili. Del
resto poi è proprietà comune a tutti quanti gli
Olii di Sasso, o i Petrolii, d’accendersi facil-
mente, anche a qualche distanza dalla fiamma
che si vada loro avvicinando, e di ardere con
fiamma biancastra, spandendo, oltre a molto
fumo soffocante, un odore loro proprio partico-
lare, che dicesi odore bituminoso, assai più forte
che non facessero finch’ erano freddi, ora non
lasciandosi dietro alcun residuo, come fa la
Nafta propriamente detta, ed altre volte lascian-
[Seite 346] done indietro uno piuttosto carbonoso che non
altro, com’ è il solito degli Olii di Sasso più
triviali; dessi sono insolubili nell’ Acqua, e quasi
affatto anche nell’ Alcool, a meno della Nafta,
che diventa solubile in quest’ ultimo, qualora sia
stata prima purificata mediante la distillazione;
finalmente la vera Nafta è suscettibile di combi-
narsi cogli Alcali fissi, e mercè del concorso
dell’ aria atmosferica, in una foggia di Sapone ge-
neralmente bruniccio. – Il peso specifico se ne
ragguaglia = 0,750, ma perviene finanche a
0,840. – Thomson, che ne analizzò una varietà
vegnente dalla Persia, la riconobbe composta co-
me segue, vale a dire =

di Carbonio puro 82,2
e di Gas idrogeno 14,8
colla perdita di 3,0
––––
Totale 100,0. – Le

principalissime località, per tacere di tant’ altre,
ne sono, per la Nafta, le Campagne arse, che
stanno presso al così detto Mar Caspio, e per la
Maltha (Bergtheer), soprattutto Barbados; seb-
bene ne abbiamo qui traccie noi pure (nell’ Han-
noverese), come, per esempio, ad Edemissen, Ba-
liaggio di Meinersen. Può la vera Nafta servire
a bastanza acconciamente, facendola ardere, tanto
per oggetto d’illuminazione, come per riscaldarne
gli ambienti a mo’ di stufe, di tepidarj o si-
[Seite 347] mili, e quanto al semplice Petrolio comune, ci
basterà rammentare che, tra gli altri usi, a’ quali
può farsi servire, viene desso adoperato anche co-
me farmaco in medicina1.

SPECIE 4. Bitume, od anche la Pece minerale
(fr. le Bitumela Poix minerale: ted. das
Erdpech:
ing. the mineral Pitch) – Questa Spe-
cie, molle e tenera, o dotata sempre di poca con-
sistenza, elettrizzabile negativamente tanto per
l’attrito, quanto per riscaldamento, non solubile
che soltanto negli Olii e nella Nafta, diffondente
per l’ordinario un odore suo proprio, che dicesi
odore bituminoso, fusibile al calore dell’ Acqua
bollente, bruciante con fiamma più o meno vi-
vace, e talora con isvolgimento d’un fumo denso
assai, e lasciante, dopo bruciata, un residuo cine-
reo ora bruno nerastro, ed ora bianco grigio,
può considerarsi come ripartibile a bastanza ac-
conciamente nelle seguenti principalissime due Sot-
to-specie:

a) Il Bitume comune, o anche l’Asfalto, il
Bitume giudaico, la Pece di Giudea,
ec. (As-
phaltum:
fr. l’Asphaltela Poix minérale com-
mune scoriacée
le Karabé de Sodomele
Bitume solide
le Bitume de Judée – le Beau-
[Seite 348] me de Mosmie, ec: ted. das Judenpechge-
meine schlackige Erdpech
ErdharzAs-
phalt:
ing. the Asphaltumcompact mineral
Pilch
slaggy mineral Pitch, ec.), che riesce
ordinariamente di color nero, o nero bruno, e
non translucido alquanto, se non soltanto a tra-
verso de’ lembi più sottili delle sue scheggie; do-
tato d’un nitore or grasso untuoso, ed ora quasi
decisamente vetroso; fragile per lo meno, quando
non è friabile, ed avente una spezzatura il più
delle volte concoidea; scalfibile agevolmente da
qualunque corpo duro con isfregio di color bruno
epatico; emanante un odore suo proprio partico-
lare, che quasi indicherebbesi volentieri coll’ epi-
teto di amarognolo, e bruciante poi con fiamma
vivace e con isvolgimento d’un fumo denso. Il
peso specifico suole ragguagliarsene = 1104. – La
località principale ne è il così detto Mar morto in
Palestina, o sia il lago Asfaltite od Asfaltide, onde
questa maniera di Bitume minerale trasse il più co-
mune de’ suoi nomi, che è il Greco; in oggi però
conosconsene anche parecchie altre località, che om-
etteremo a motivo di maggiore brevità. – Gli an-
tichi Egizii usavano giovarsene come d’ingrediente
essenziale di quel composto, con cui preparavano
le loro Mummie, ed al presente ne fanno uso i
Turchi, gli Arabi, ed altri popoli orientali, so-
prattutto sciogliendolo, o misturandolo coll’ Olio
per ugnerne, rammorbidirne e lustrarne le bar-
[Seite 349] dature de’ loro cavalli, per tenersi lontane le Mo-
sche cavalline (Conope o Stomosso, per cui vedi
alla pag. 543 del vol. III del presente nostro Ma-
nuale), e per così fatti altri bisogni. – Tralle
varietà di questa Sotto-specie, che potrebbono me-
ritare d’essere menzionate a parte, non vogliamo
almeno dimenticare qui affatto, nè il decantatis-
simo, odoratissimo e molto prezioso Balsamo con-
creto e glutinoso di montagna (fr. le Beaume de
montagne
le Bitume odoriférant et suave de
Perse
la Momie minérale: ted. der Bergbal-
sam
die mineralische Mumie: il Muminahi1
de’ Persiani), che rinviensi sparso qua e là, sem-
pre in piccolissima quantità, per entro alle fendi-
ture delle Roccie in posto nel Khorasan, lunghesso
le falde del Caucaso, e nè tampoco il così detto
Munjak, che viene rigettato dal Mare nella Baja
di Campéche al Messico, e che per diversi ca-
ratteri a quello s’ assomiglia;

b) La Pece minerale elastica, o anche il Bi-
tume elastico, il Catecù fossile, l’Elateri-
te,
ec. (fr. la Poix minérale élastiquele Bitume
élastique
le Cahoutchouc fossilele Dapê-
[Seite 350] che
l’Élatérite: ted. der Elateritelasti-
sches Erdpech
fossiles Federharz: ing. the
elastic Bitumen
mineral Cahoutchouela-
stic mineral Pitch,
ec.), che costituisce realmente
una singolare sostanza minerale, di color bruno,
destituta affatto di nitore, ed elastica poi a segno
tale che, non già che si lasci dessa stirare ed al-
lungare senza rompersi nè stracciarsi, come fa la
così detta Gomma elastica o il Catecù vegetabi-
le, ma consente di lasciarsi un tratto comprimere,
per ripigliare poi tosto la pristina sua forma,
quasi a quel modo che fa il molle Sughero. –
La località principale, per tacere qui ora delle
poche altre, che se ne conoscono, ne sta ne’ din-
torni di Castletown nel Derbyshire, ove presen-
tasi d’ordinario nell’ una o nell’ altra delle se-
guenti due sue varietà:

1.a Elaterite compatta, la quale è bruno-nera-
stra, volgente talora alcun poco al verde d’oli-
vo, ed è suscettibile d’ammollirsi pel caldo; e
questa è propriamente quella, che nell’ esterna
apparenza s’ accosta più o meno, ma però sem-
pre assai più che non la Sotto-specie successiva,
alla Gomma elastica vegetabile, e

2.a Elaterite tenera e porosa, la quale è d’un
color bruno di capegli, e dimostra una compage
in certo tal qual modo spugnosa, inclinante al-
cun poco alla occultamente fibrosa; e questa suole
riuscire più tenace di quello che non sia mai la
Elaterite compatta.

[Seite 351]

SPECIE 5. Legno bituminoso, o il Xilantrace
per taluni (Oryctodendron – Lignum fossile bi-
tuminosum:
fr. le Boix bitumineux – e a torto
poi la Lignite fibreuse: ted. bituminöses Holz
holzige Braunkohle: ing. the bituminous Wood
– fìbrous brown Coal
). – Questa Specie, non
confondibile in conto alcuno colla vera Lignite
(Braunkohle), della quale parleremo più di pro-
posito in progresso, suole generalmente ostentare
un color bruno di capegli, volgente talvolta al-
quanto al bruno nerastro, come succede, a ca-
gion d’esempio, nel così detto Legno nero, o
Legno annerito (SchwarzholzSurturbrand
SuturbrandSurtar-brand) dell’ Islanda;
ostenta dessa sempre dal più al meno una ma-
nifesta compage legnosa, e forma talora, come
suol dirsi, passaggio o transizione, tanto al Li-
tantrace bruno, o alla Lignite propriamente detta
(fr. le Lignitela Lignite: ted. die Braun-
kohle
), quanto eziandio al Litantrace piceo (Pech-
kohle
). Rinviensi questa da quando a quando in
letti, strati, banchi o depositi naturali anche di
ragguardevole potenza1, e non è infrequente il
caso che riesca alluminifera.

[Seite 352]

Il Legno bituminoso terroso, o la Terra di
Legno bituminoso
, detta comunemente anche la
Terra d’Ombra,
o la Terra di Colonia (fr. le
Bois bitumineux terreux
la Lignite terreuse
[Seite 353] la Terre d’Ombre
la Terre bitumineuse
de Cologne:
ted. die bituminöse HolzerdeErd-
kohle
erdige Braunhohleerdige Afterkohle
– erdiges bituminöses Holz
Köllnische Erde
– Köllnische Umbra:
ing. the Earth-coal
earthy Brown-coal), non sembra essere general-
mente altra cosa, fuorchè l’effetto d’una sem-
plice decomposizione spontanea di questo mede-
simo Legno bituminoso, e di fatto rinviensi be-
nespesso per entro a’ banchi o agli strati di quel-
lo, sebbene incontrisi poi qualche volta eziandio
ne’ terreni alluvionali o di trasporto, come a dire
tra mezzo alle Torbe modernissime nelle Torbie-
re, e via discorrendo.

SPECIE 6. Litantrace, od anche il Carbon-
pietra, il Carbone di terra, il Carbon fossi-
le,
ec. (Lithanthrax: fr. la Houillele Charbon
de terre
le Charbon fossile: ted. die Stein-
kohle:
ing. the Coal). – Le ben molte, e talora
[Seite 354] assai tra di loro differenti, sostanze, che qui nella
Specie Litantrace per brevità racchiudonsi, sem-
brerebbono dover essere tutte quante, ed in modo
quasi da non poterne più oggimai ragionevol-
mente dubitare, in prima origine, di derivazione
vegetabile; tanto più che talora qua e là vi si
scorge ancora manifestissima la compage vegeta-
bile, o che ci si offrono all’ occhio indubitabili,
in sulla superficie di quelle, le impressioni o le
impronte di qualche pianta esotica, o d’alcuni
vegetabili stranieri1; mentre altre volte vi s’ in-
contrano per entro commisti, e saldamente im-
piantati, alcuni Carboni vegetabili, o Legni car-
bonizzati. Del resto poi il Litantrace brucia dif-
fondendo un fumo nero, mentre consta di Bitume
minerale (Erdharz) e di Carbonio, combinati
insieme in proporzioni che variano nelle diffe-
renti varietà che se ne conoscono, le quali di-
versificano tra esse moltissimo, quanto al colore,
al nitore, alla compage ec.; sicchè, consideran-
dole poi anche più particolarmente dal canto delle
rispettive loro condizioni geognostiche, consentono
d’essere ripartite in due Sotto-specie, che ne
comprendano in complesso le seguenti sei varietà
[Seite 355] principali; ritenuto però che le prime quattro di
esse s’ accostano tutte, qual più qual meno, al pre-
cedente Legno bituminoso, siccome quelle che
presentatisi in banchi, letti, strati o depositi na-
turali, talora molto possenti, per lo più sovrap-
poste all’ Arenaria stratificata comune (gemeine
Flötz-sandstein
), o alla Calcarea compatta, e co-
perte bene spesso dal Basalte; mentre le due
ultime invece non sogliono offerircisi, se non in
istrati aventi per lo più pochi piedi di potenza,
ed alternanti spessissimo con altri straterelli o let-
ticciuoli d’Argilla schistosa (Schieferthon), o
d’Arenaria de’ Litantraci (fr. le Grés grisle
Grés des Houilléres:
ted. Kohlensandstein), sic-
come accennammo di già alla pag. 40 del pre-
sente nostro vol. VI. Aggiungasi inoltre, che le
due varietà di Litantrace, delle quali qui ora si
ragiona, come formanti la seconda Sotto-specie,
incontransi, più frequentemente che non le prime,
in vicinanza de’ così detti Terreni a filoni, o
Terreni di transizione (Ganggebirge), e che av-
viene poi quasi sempre di trovarle coperte dalla
predetta Arenaria de’ Litantraci, o dall’ Argilla
schistosa, ricca talora d’impressioni, impronte o
vestigia vegetabili, come a dire di Piante cripto-
game, di Giunchi o simili, o finalmente dallo
Schisto infiammabile (Brandschiefer), che indi-
cammo già altrove, ed in particolare alla pagi-
na 347 del precedente nostro vol. V.

A) Litantraci bruni.
[Seite 356]

1.a La Lignite, o il Fitantrace, il Litan-
trace bruno
(fr. le Lignitela Lignitela
Houille brune:
ted. die BraunkohleErdkohle:
ing. the Bovey-coal), che è di color bruno scu-
ro, e smontata assai, quanto al suo nitore, e
forma naturalmente passaggio, tanto allo Schisto
alluminoso, e alla Terra alluminosa (Alaunerde),
quanto eziandio al Legno bituminoso, dal quale
però contraddistinguesi a bastanza manifestamente
per la sua compage, di gran lunga meno dichia-
ratamente legnosa;

2.a Il Litantrace piciforme, o il Carbon fos-
sile piceo
(fr. la Houille piciformela Lignite
piciforme
– e talora l’Azabachele Jayet
le Jaisla Houille grassela Houille
résinoïde
la Houille eclatantela Houille
vitreuse,
ec.; ted. die PechkohlePechsteinkohle
FettkohleHarzkohleGlanzkohle: ing.
the Pitch-coalJet? ec.), ch’ è, come lo sono
dal più al meno anche le varietà successive, di
un color nero bruniccio analogo a quello del Car-
bon di legna, dotato d’un nitore assai vivo, e
colla spezzatura concoidea a fossette piuttosto pic-
cole;

3.a Il Litantrace bacillare, o la Lignite in
istanghette
(fr. la Houille scapiformela
Houille bacillaire
la Lignite bacillaire: ted.
[Seite 357] die Stangenkohlestängeliger Anthrazit: ing.
the columnar Glancecoal), che suol essere te-
nero, fragile e compaginato appunto di stanghe, o
quasi come di colonnette imperfette ed irregolari,
leggermente coaderenti, e che poi si sfanno in
pezzetti o frammenti, che pareano già prima ap-
prontati, o, come dicono i Tedeschi, in Abge-
sonderungs-stücken;
il nitore ne riesce per lo più
grasso od untuoso. Desso rinviensi particolarmente
al Meissner nell’ Assia;

4.a Il Gagate vero, o l’Ambra nera, il Suc-
cino nero,
o il Geantrace (fr. le Jayetle
Jais
la Houille compacte, incombustible et
polissable
– e talora anch’ esso l’Azabache: ted.
die Gagatkohleschwarzer Bernstein – e per
altri poi PechkohlePechsteinkohle: ing. the
Jet
Pitchcoal, ec.), che è d’un color simile
quasi affatto a quello del Carbone vegetabile, di
un nitore smontato, che ostenta una spezzatura
concoidea a fossette appianate, ed è sodo poi o so-
lido, compatto e resistente in modo da poterlo
trattare al tornio, e trarre a bella politura luci-
da. – A questa varietà sembra avvicinarsi piut-
tosto da presso la così detta Houille de Kilkenny
o sia il CannelcoalKennelcoalCandlecoal
del Lancashire in Inghilterra, il peso specifico
del quale ragguagliasi = 1275;

B) Litantraci neri
[Seite 358]

5.a Il Litantrace schistoso, o il Zoofitantra-
ce
? (fr. la Houille schisteusela Houille
feuilletée
la Houille fissilele Charbon de
terre lamelleux:
ted. die SchieferkohleBlät-
terkohle
RasenkohleRüschelkohle – e
per taluni Pechkohle, – mentre altri il deno-
minano anche talora Schürbel-schichtenLe-
be-schichten
Zähn-schichten: ing. the Slate-
coal
foliated Coal), che ostenta una compage
schistosa, sfogliosa, fissile e laminosa, od anche
lamellosa, è dotato generalmente d’un nitore
rammentante assai bene quello che è proprio della
cera, riesce tenero e fragile, o sfacibile assai fa-
cilmente giusta l’andamento delle sue lamine, e
forma un passaggio a bastanza manifesto, più che
non ad altro, allo Schisto bituminoso infiamma-
bile (Brandschiefer), e

6.a finalmente, il Litantrace nitido, o il Li-
tantrace risplendente, il carbon fossile luci-
do
, ec. (fr. la Houille eclatante – e talora an-
che, sebbene a torto, l’Anthracite compacte: ted.
die Glanzkohlegemeine Steinkohle – e a
torto poi, per taluni, schlackiger Anthrazit:
ing. the conchoidal Glancecoal), che è d’un co-
lore nerastro simile a quello del ferro, ed è do-
tato d’un nitore metalloideo, o anzi quasi af-
fatto metallico, e la di cui spezzatura mostrasi
[Seite 359] concoidea a fossette piuttosto grandicelle, men-
tre frangesi naturalmente in pezzi o ritagli cuboi-
dei (in würftigen Absonderungs-stücken). – Que-
sto Litantrace, frequentissimo soprattutto nella
Gran Brettagna, viene ivi riguardato come il mi-
gliore di tutti per giovarsene onde alimentare,
bruciandolo, i forni, i fornelli e simili, per uso
di riscaldamento o per altri usi così fatti.

Oltre all’ uso, che, com’ è noto, fassi gene-
ralmente de’ vari Litantraci, o Carboni fossili, in-
servienti con vantaggio ora maggiore ed ora mi-
nore alla combustione, e al riscaldamento che ne
consegue, non sarà se non bene il soggiugnere
qui, che le ultime due varietà in particolare ser-
vono eziandio a trarne il così detto Catrame (zum
Theerschwelen
), e talora a prepararne il Sale
ammoniaco (zur Gewinnung des Salmiaks).


AGGIUNTA DEL TRADUTTORE
A’ LITANTRACI O CARBONI FOSSILI
DEL TESTO

Le più recenti indagini fattesi in riguardo ai
Litantraci, e all’ altre Sostanze minerali combu-
stibili, che hanno con quelli una marcata analo-
gia, hanno dato luogo a considerarli meglio sotto
due diversi modi, vale a dire, non meno orit-
[Seite 360] tognosticamente, che sotto l’aspetto loro geogno-
stico; e dietro ad una così fatta duplice consi-
derazione, ne risultarono poi le due corrispon-
denti ripartizioni, sotto l’aspetto orittognostico,
in un ben maggior numero di Specie, che non
sono le varietà notatene nel Testo, e geognosti-
camente parlando, in due Specie sole, analoghe
appunto alle due nel Testo stesso orittognostica-
mente assegnatene; e noi stimiamo, che possa
esservi il prezzo dell’ Opera nel dare qui, die-
tro al Leonhard, una breve traccia di tali loro
due distinte distribuzioni moderne.

A) In via orittognostica, i Litantraci possono
ritenersi divisi nelle Specie seguenti:

1.a L’Antracite, o il Geantrace, o il Car-
bon fossile incombustibile
(fr. l’Anthracite
l’Anthracite feuilletéel’Anthracolitela
Houillite
la Plombagine charboneusela
Blende charboneuse
le Charbon oxidulé, ec.:
ted. die Kohlenblendeschiefrige Glanzkohle
der Anthrazit: ing. the slaty Glancecoal
native mineral Carbon), che pesa specificamente
= 1,790, è suscettibile di sviluppare per isfre-
gamento una elettricità negativa, brucia con som-
ma difficoltà, senza svolgimento d’alcun Acido
particolare, nè d’Ammoniaca, nè d’alcuna re-
sina, e suole rinvenirsi in massa amorfa e com-
patta, avente un nitore metalloideo, o anche al
[Seite 361] tutto metallico, e di colore nero ferrigno, di rado
cangiante in sul grigio d’acciajo, di compage schi-
stoidea in grande, e colla spezzatura concoidea.
Vauquelin ne analizzò una composta di 68 di
Carbonio, 2 di Ferro, e 30 di Silice, in tutto
= 100; mentre Guyton de Morveau trovonne
composta un’ altra, per 95 di Carbonio, e per
5 di Ferro con Allumina, in tutto = 100, senza
traccia alcuna di Silice. – Le principali località
ne sono l’Harz, il Voigtland, la Sassonia, la
Spagna, l’Inghilterra e la Scozia, e, per tacere
poi d’altre, la Tarantasia in Savoia, Kongsberg
in Norvegia, Kilkenny in Irlanda, e via discor-
rendo. – Tra di noi se n’ hanno traccie nella
Calcarea alpina nera bituminosa ed antracitifera
detta comunemente Marmo nero di Varenna sul
Lario, e grumi, nidi, arnioncini e straterelli,
tanto nella Calcarea nera fissile, o sia nel Lias
conosciuto volgarmente sotto il nome di Piode di
Moltrasio,
parimenti sul Lario, quanto eziandio
nell’ Arenaria rossa antica, che scorgesi in posto
appiè del monte Dolomitico di S. Salvatore, tra
Melide e Lugano sul lago di Lugano, ed anche
altrove;

2.a il Litantrace lucido, o l’Antracite ni-
tida
(fr. la Houille éclatantel’Anthracite
compacte:
ted. die Glanzkohlemuschlige Glanz-
kohle
schlackiger Anthrazit: ing. the conchoi-
dal Glancecoal
black-shining Coal?), che
[Seite 362] pesa specificamente = 1,480, e si ignisce al
fuoco senza sviluppar fiamma, e senza svolgere
nè fumo, nè molta puzza, lasciando alla perfine,
come residuo di sua ignizione, una cenere bian-
chiccia; è anch’ esso amorfo, in massa più com-
patta che non soglia esserlo la Specie precedente;
è dotato d’un forte nitore metalloideo, giunto ad
un colore nero ferrigno, bene spesso volgente ad
altri colori, o piuttosto cangiante, e talora per-
fino iridescente, con una marcatissima spezzatura
concoidea. È desso composto, per 96,60 di Car-
bonio ed Idrogeno, per 2,00 d’Allumina, e per
1,33 di Silice con poco Ferro ossidato, oltre
alla perdita di 0,07, in tutto = 100,00. – Le
principali località ne sono il Meissner nell’ Assia
elettorale, e Schönfeld in Sassonia; ma ne pos-
seggono anche la Francia e la Gran Brettagna in
più luoghi, e presso a noi se ne ha qualche esem-
pio in quello che denominano Librone gli scava-
tori delle tante nostre Ligniti del Vicentino ed al-
tre, quando mostrasi compatto, invece d’essere,
come per l’ordinario, sfoglioso o schistoso. – E
qui non sarà se non utile il notare, come bene
spesso accade di trovare scambiata troppo male a
proposito questa denominazione di Litantrace lu-
cido, quasi incombustibile, e che appartiene pro-
priamente ad una foggia d’Antracite nitida molto
o risplendente, con un’ altra maniera di veri Litan-
traci, brucianti con fiamma, fumo ed odore, ed
[Seite 363] anche non lasciantisi addietro alcun residuo ter-
roso, ma pure talora in via d’accidente nitidis-
simi anch’ essi, o molto risplendenti;

3.a il Litantrace piceo, o il Carbon fossile
piciforme
, e più generalmente poi il Gagate, o
l’Ambra nera, il Succino nero, ec. (Gagates
Gagas: fr. la Houille piciformel’Azaba-
che
le Jayetle Jais: ted. die Pechkohle
– Pechsteinkohle
GagatkohleSchuppen-
kohle?
schwarzer Bernstein: ing. the Jet
Pitchcoal, ec.), che pesa specificamente = 1,290,
ma può giugnere fino a 1,350, fassi elettrico
negativamente mercè dello sfregamento, e brucia
poi con fiamma, senza fondersi, senza gonfiar-
si, e senza fare, come si suol dire, la vôlta,
ma pure talora diffondendo all’ intorno un odore
acuto molto e penetrantissimo, quasi chi dicesse,
d’Acido pirolegnoso; è questo in massa compatta
ed amorfa, ed è rado assai, che mostri traccie
di tessuto legnoso, o di compage ligniforme; rie-
sce sempre opaco, d’un bel nero di velluto, vol-
gente al nero di pece, con un nitore grasso un-
tuoso marcatissimo, e con una spezzatura con-
coidea a grandi fossette. – Hannosi esempi non
infrequenti di questo Gagate, o Litantrace piceo
propriamente detto, che passa al Legno bitumi-
noso. – Molte ne sono le località nel Virtem-
berghese, in Baviera, in Franconia, in Turin-
gia, nell’ Assia, uella Svizzera, nell’ Ungheria,
[Seite 364] nelle Spagne, in Francia, nella Gran Brettagna,
in Groenlandia e via discorrendo, e tra di noi,
per tacer d’altri luoghi, ci assicura il professore
Catullo, a pag. 306 dell’ applauditissimo di lui
recente Saggio di Zoologia fissile: Padova, Se-
minario, 1827, in 4.° grande, con tavole litogra-
fiche,
che in addietro se ne siano rinvenute trac-
cie, tanto presso a Vicenza (sulla fede del fu
benemeritissimo Giovanni Arduino), quanto ezian-
dio nella Marca Trivigiana, presso ad Asolo
(sulla fede d’una lettera autografa, ch’ egli pos-
siede, del Bottari di Chioggia), e probabilmente a
Moffumo, ov’ esiste effettivamente un’ ottima Li-
gnite atta a saldare benissimo il Ferro, la quale
è veramente peccato, che, per effetto di certi
privati contrasti sgraziatamente insorti, come suc-
cede anche di tante altre del Vicentino e del Ve-
ronese, non venga utilizzata a quel modo che
pur converrebbe!;

4.a il Litantrace sfoglioso, o il Litantrace
laminoso, il Carbon fossile schistoso
, e così via
discorrendo (fr. la Houille schisteusela Houil-
le feuilletée
la Houille fissilele Charbon
de terre laminaire
le Charbon lamelleux: ted.
die BlätterkohleSchieferkohleRasenkohle
SchürbelkohleLebekohleZähnkohle
SchichtenkohleRüschelkohle – ed in parte
poi talora Pechkohle –, e forse ancora Letten-
kohle
BockkohleSplitterkohleKirsch-
[Seite 365] kohle?
ec.: ing. the Slatecoalfoliated Coal
CakingcoalSplintcoalCherry-coal, ec.),
che pesa specificamente = 1,270, potendo però
giugnere fin anche a 1,340, si fa elettrico nega-
tivamente per l’attrito, e brucia lasciandosi ad-
dietro un abbondante residuo carbonoso scorii-
forme (ing. Cinders), utile quasi come il Coke,
così per le fonderie, come per formarne alle fu-
cine un letto capace d’una attivissima ignizione;
suole questo contenere: di Carbonio per ben ol-
tre alla metà, e di Bitume per oltre ad un terzo
del suo peso totale, ora con pochi principii terrosi
(per una vigesima sua parte all’ incirca), ed ora
con pochissimo Ferro ossidato derivante dalle Pi-
riti in grani, che talora vi sono per entro disse-
minate. È poi desso opaco ed amorfo sempre e
in massa compatta, schistoso in grande, e di
compage decisamente laminosa, dotato d’un ni-
tore più o meno grasso od untuoso, talora alcun
poco cangiante od iridescente, con un colore che
sta tra il nero di velluto ed il nero grigiastro, e
colla spezzatura ineguale, tendente alla imperfet-
tamente concoidea. – Le località principali ne ven-
gono accennate nel Virtemberghese, nell’ Alsazia,
nella Franconia, nella Svizzera, in Baviera, in
Boemia, nella Slesia, in Ungheria e via discor-
rendo, e trall’ altre poi Newcastle, Dumfriesshire
e simili nel Regno della Gran Brettagna. Più
presso a noi io non saprei indicarne località mi-
[Seite 366] gliore, nè più acconcia agli usi nostri, oltre a
quella del monte Civeron e suoi dintorni, in fac-
cia al Borgo di Valsugana nel così detto Canale
di Brenta,
Tirolo meridionale, alla quale indiriz-
zommi il già più volte citato, e benemeritissi-
mo amico mio sempre carissimo, il signor Conte
Giuseppe Marzari Pencati, I.R. Consigliere ed
Ispettor Generale montanistico nelle Province Ve-
nete, e della quale occupossi in addietro con
sommo calore il signor Cavaliere De Hippoliti,
di Borgo stesso, come se ne sta occupando ora
con molto vantaggio, a quello che me ne fu det-
to, sbituminizzandone il Litantrace trattone, un
certo signor Conte di Tannenberg, nella di lui
fonderia di Rame sita in Roncegno, ove fa tra-
durre con assai grave dispendio, a schena di muli,
il proprio minerale cuprifero, se non m’ inganno,
da Pergine, o da altra lontana località dell’ in-
terno del Tirolo. – Ora questo Litantrace sfo-
glioso, non confondibile al certo colle tante Li-
gniti, onde abbonda l’Italia nostra, e servibile
ottimamente ad usi di ben maggiore importanza,
che non quelle per noi, giace ed è situato in mo-
do, che sembra quasi stato dalla Provvidenza de-
stinato a tutto beneficio dell’ Italia settentrionale,
e delle Province Venete in particolare; nè può se
non dolere assai, a chiunque v’ ha tra di noi che
ami davvero il proprio paese, e ne auguri di
cuore il maggiore ben essere possibile, di non ve-
dervelo, come pur si dovrebbe, meglio utilizzato;

[Seite 367]

5.a il Litantrace fiaccola, o il Litantrace
di Kilkenny,
o anche il Carbon candela (fr. la
Houille de Kilkenny
la Houille compacte de
Kilkenny
le Charbon chandéllele Can-
nelcoal:
ted. die KannelkohleKennelkohle
CannelkohleFackelkohle: ing. the Can-
nelcoal
CandlecoalParrot-coal), che pesa
specificamente = 1,270, e s’ infiamma assai fa-
cilmente, ardendo poi con una fiamma grande
e chiara, e lasciandosi alla perfine addietro un
residuo carbonoso; è desso amorfo affatto in massa
compatta, di un colore, che sta frammezzo al nero
di velluto ed al nero grigiastro, ed è dotato di
un nitore debolmente grasso od untuoso, colla
spezzatura concoidea a fossette grandi ed evasa-
tissime, e quindi quasi affatto piana. Le due ana-
lisi datecene da Kirvan e da Thomson, variano
talmente fra esse, che stimo meglio offerirle qui
amendue, tanto più che non mi consta se abbiano
essi operato sovra lo stesso, o sopra due Can-
nelcoal inglesi sì, ma di diversa provegnenza; sono
quelle come segue:

secondo Kirwan secondo Thomson
Carbonio 75,20 64,72
Bitume 21,68 0,00
Idrogeno 0,00 21,56
Azoto 0,00 0,00
Cenere 3,10 13,72
colla perdita di 0,02 0,00
–––––– –––––
Totali 100,00 100,00. – Le
[Seite 368]

sole località, che infino ad ora se ne conoscano,
sono Kilkenny, ed altre, tutte quante situate nel
Regno della Gran Brettagna;

6.a il Litantrace bacillare, o il Litantrace
scapiforme,
o anche il Carbon fossile in istan-
ghette, in fuscelli,
ec. (fr. la Houille bacillaire
la Houille scapiforme: ted. die Stangenkohle
stängliger Anthrazit: ing. the columnar Glan-
cecoal
), che pesa specificamente = 1,420, si fa
elettrico negativamente, tanto coll’ attrito, quanto
eziandio col riscaldamento, brucia assai difficil-
mente senza fare nè fiamma nè fumo, e lasciasi
addietro un residuo quasi come d’Argilla cotta,
avente ancora la forma stessa che avea il pezzo pri-
ma che venisse bruciato; è desso in masse compa-
ginate di stanghette insieme ammucchiate e coa-
derenti, ma però sfacibili, di un colore che sta
tra il nero di pece e il nero di velluto, talora
volgente al nero grigiastro, e d’un nitore debol-
mente grasso od untuoso, colla spezzatura con-
coidea a piccole fossette. Uno sfregio, che facciasi
a questo Litantrace con un corpo duro, ne lascia la
scalfittura molto più lucente, che il rimanente del
pezzo non sia. – Ve n’ ha esempi al Meissner,
come anche in più luoghi del Regno unito della
Gran Brettagna, ed altrove; e sembra, dal suo
giacimento quasi costante frammezzo alle Roccie
trappiche stratiformi, che vada esso debitore della
forma bacillare, che ne ostentano le parti, ad una
[Seite 369] qualche ignizione od incandescenza un tratto sof-
fertane. – Non veggo però bene la ragione di
fare di questo Litantrace una Specie a parte;
mentre si potrebbe agevolmente ricondurlo, o fra
le Antraciti, vista la difficoltà con cui brucia, o
fra le Ligniti le meno perfezionate, badando al-
l’indole del residuo ch’ esso lascia dopo bruciato;

7.a il Litantrace grossolano, o il Litantrace
triviale, il Carbon fossile comune
(fr. la Houille
grossiére:
ted. die Grobkohle: ing. the Coarse-
coal
), che pesa specificamente = 1,450, ma può
giugnere fino a 1,600, e ch’ è sempre amorfo in mas-
sa compatta, in grande però schistoideo a lastre
grossolane, d’un colore nero grigiastro volgente più
o meno al nero di pece, d’un nitore grasso od
untuoso, ma debolissimo, e colla spezzatura molto
disuguale. – Rinviensi questo in Sassonia, nell’ Harz,
in Baviera, ed in varii altri luoghi anche più presso
a noi, associato sempre col precedente nostro Li-
tantrace laminoso della Specie 4; e quindi è che
non so scorgere il perchè s’ abbia a farne, come
qui ora, una Specie appartata;

8.a il Litantrace fuligginoso, o il Carbon
fossile fuligginoso, la carbonella fossile
, ec.
(fr. la Houille faligineuse: ted. die Russkohle
– das Lösch
die Kohlen-lösche: ing. the
Soot-coal
), ch’ è sfarinabile tra le dita, e conserva
almeno tutto quel po’ di nitore, che gli è proprio,
in sulla scalfittura; desso è sempre in massa a-
[Seite 370] morfa, e spesso anzi polveroso, o a parti debolis-
simamente coaderenti; il colore n’ è il nero fer-
rigno scuro, il nitore debolissimo, e la spezzatura
disuguale, ma di grana fina, ed avvicinantesi
alla terrosa. Questa foggia di Litantrace s’ accorda,
sotto molti riguardi, col Litantrace laminoso, col
quale suole essere anzi d’ordinario associato nella
Turingia, nel paese di Bamberga e nella Scozia;
ma non può già riguardarsi come un Litantrace
lamelloso o schistoso, alterato o decomposto, at-
teso che quest’ ultimo perde la facoltà di brucia-
re, mentre il presente Litantrace fuligginoso la
possiede anzi eminentemente;

9.a il Litantrace legnoso, o il Carbone di
legna fossile
(fr. le Charbon de bois fossile:
ted. mineralische Holzkohlefaseriger Anthra-
zit:
ing. the mineral Charcoal), che è tenero
molto, ed anzi il più delle volte friabile, di com-
page fibrosa a fibre sublucenti, quasi come se fos-
sero di seta, e d’un colore nero grigiastro, vol-
gente alquanto al nero di velluto, e che rinviensi
in istraterelli, per esempio, tra le lastricine del
Litantrace laminoso o schistoso nella Turingia,
in Sassonia, nella Slesia ec., ed in particolare
poi a Newcastle in Inghilterra. – Anche tra di
noi se n’ hanno esempj non infrequenti sparsi per
entro al Trass di Montecchio maggiore, e per lo
più soprattempestati e compenetrati tutti quanti
d’Analcimi jalini microscopici;

[Seite 371]

10.a il Litantrace bruno, od anche la Li-
gnite
propriamente detta, o il Fitantrace? (fr.
la Houille brunela Lignitele Phytan-
thrace?:
ted. die Braunkohlegemeine Braun-
kohle
muschelige Braunkohle – schiefrige
Braunkohle:
ing. the brown CoalBrowncoal),
non confondibile mai col Legno bituminoso (bitu-
minöses Holz
), e variabilissimo nella composizio-
ne; mentre ve n’ ha qualcuno che, bruciando,
non lasciasi addietro, se non pochissimo residuo
terroso (argilloso), e mentre qualche altro ve n’ ha
che, dopo la combustione, lascia per residuo più
della metà del suo peso in terra argillosa figu-
rata e mezzo cotta, or rossastra, ed ora grigia o
color di cenere, ma non carbonosa per niente.
È desso talora ricchissimo di principii che il fuoco
volatilizza, e questo è il migliore pe’ fornelli di ri-
scaldamento e di vaporizzazione, ed è poi sem-
pre amorfo in massa compatta, ora schistosa, ora
appena schistoidea, ed ora, tutto che ben di
rado, ostentante una tal quale più o meno mani-
festa compage fibrosa, ch’ è indizio quasi dell’ an-
tico suo tessuto legnoso, la spezzatura ne suole
essere generalmente, più che non altro, terrosa,
di rado inclinante alla concoidea a fossette grandi
ed appianate; il nitore n’ è piuttosto grasso od
untuoso, quando bene non siane smorto o spa-
ruto affatto, ed il colore n’ è bruno nerastro, di
rado volgente al nero di pece. – Questa foggia
[Seite 372] variabilissima di Litantrace, che, pel suo residuo
terroso ed inutile, forma una delle due grandi
divisioni de’ Litantraci, rinviensi abbondantissima
in molti luoghi, e, più che non forse altrove,
nella nostra Italia, ove ne abbiamo immensi de-
positi naturali nel Lario, nel Vicentino, nel Ve-
ronese, nella Marca Trivigiana, in Toscana, ed
in Romagna, per non citare poi, se non a pena,
Cadibona, Savona ed altre località ne’ finitimi
Stati Sardi, Köpfnach presso Horghen sul lago
di Zurigo in Isvizzera, e via discorrendo;

11.a il Litantrace corteccia, o anche la Li-
gnite elastica
, o la lignite pieghevole in for-
ma di scorza
(fr. la Houille en forme d’écorce
la Lignite élastique? ted. die Bastkohle), che
è pieghevole ed in qualche modo elastica, osten-
tante appunto, più che non altro, la forma di
una corteccia d’albero, compaginata tutta quanta
di fibre molli insieme confuse, e di colore bruno
nerastro, con un nitore grasso od untuoso debo-
lissimo. – Suole questo accompagnar sempre le
Ligniti propriamente dette, o i Litantraci bruni,
unitamente ad una terra solfurea, e rinviensi par-
ticolarmente ad Ossenheim in Vetteravia, ove
sembra composto di scorze di Pini, d’Ontani e
simili;

12.a il Litantrace aciculare (fr. la Lignite
aciculaire
la Houille en aiguilles – e talora
eziandio la Lignite bacillaire: ted. die Nadel-
[Seite 373] kohle
), ch’ è propriamente una Lignite anch’ essa
pieghevole ed elastica, internamente compaginata
di parti, quasi direbbesi, in forma d’aghi, ora
sciolti o discreti, ed ora collegati insieme per fa-
scetti giusta la loro lunghezza, aventi un nitore
resinoso giunto ad un colore nero bruniccio, ed
esternamente poi coperta d’una maniera di cor-
teccia più tenera e più bruna, ma d’un nitore
smontato affatto, e colla spezzatura concoidea; è
dessa associata, ora al Litrantrace bruno (10), ed
ora al Litantrace legnoso (9), ed esponendola alla
fiamma d’una candela, comincia dal decrepitarvi
assai vivamente, ma poi brucia diffondendo una
puzza di Bitume, e finisce per lasciarsi addietro,
come fanno parecchie altre Ligniti, un residuo ter-
roso, o una cenere bianca o grigia. – Rinviensi
questa Lignite aciculare particolarmente a Lobsan
nell’ Alsazia; hannosene però esempi anche al-
trove, come a dire a Köpfnach presso ad Hor-
ghen sul lago di Zurigo nella Svizzera, e in molti
altri luoghi;

13.a il Legno bituminoso, od anche il Car-
bon fossile immaturo, il Litantrace fibroso le-
gnoso ed immaturo, la Torba legnosa, la Li-
gnite immatura,
ec. (fr. le Bois bitumineux
la Lignite fibreuse imparfaitela Houille li-
gneuse?
ted. bituminöses Holzfasrige Braun-
kohle
holzige Braunkohleholzige After-
kohle – Surturbrand:
ing. the bituminous Wood –
[Seite 374] mineral carbonated Wood
fibrous Brow-
coal
Surturbrande), che pesa specificamente
= 1,380, ma può giugnere fin anche a 2,000, in
ragione del Bitume che contiene, e dell’ Acqua
igrometrica che lo mantiene più o meno umido, e
nel quale riscontransi manifestissimi ancora tutti
quanti i caratteri di un legname stato in forma
d’intiere selve sotterrato, e coll’ andar del tempo
in parte anche schiacciato o compresso, partico-
larmente giusta la lunghezza de’ tronchi arborei,
o de’ rami più grossi, da qualche alluvione, od
altra qualunque consimile subitanea catastrofe. La
compage ne suol essere fibrosa, appunto com’ è
quella del legname, del quale distinguonsi be-
nissimo i tronchi, i rami e le radici, la cortec-
cia, il libbro e perfino i circoli, come si suol dire,
annui, o le zone concentriche; il colore ne è più
o meno bruniccio, e quasi nullo poi il nitore, a
meno che in sulla scalfittura che ne è lucente. –
Desso non brucia bene, se non quando sia stato
stagionato od asciugato a dovere. – Moltissime
ne sono le località; ma, per pur citarne una no-
strale, e qui conosciutissima, tutto che non uti-
lizzata ancora a quel modo che si dovrebbe, dirò
che tale si è appunto la pretesa Lignite di Leffe
in Val Gandino, Provincia di Bergamo; vero Le-
gno bituminoso, o vera Torba legnosa, che sba-
gliano taluni per Carbon fossile, abusando di un
nome che non compete, se non a’ veri Litantraci;

[Seite 375]

14.a il Litantrace fanghiglioso, o anche me-
glio la Lignite fanghigliosa (fr. la Houille li-
moneuse
la Lignite limoneusela Houille
lozangée
la Houille trapèzoidale: ted. die
Moorkohle
Moorbraunkohletrapezoidale
Braunkohle:
ing. the Moorcoaltrapezoidal
Coal
), che pesa specificamente = 1,200, potendo
però pervenire fino a 1,300; è desso in massa
compatta ed amorfa, di spezzatura ineguale, e
di un colore nero di pece, o bruno nerastro, de-
bolmente nitente d’un nitore grasso untuoso, e
spesso micante per punti o laminette lucide, ma
acquistante poi un nitore più vivo ancora in sulla
scalfittura, sfregiandolo con un corpo duro. – Ac-
compagna questo a bastanza frequentemente le
vere Ligniti, e sembra anzi non essere altra cosa,
che il risultato d’una tal quale decomposizione
del Litantrace bruno;

15.a il Litantrace terroso, o il Legno bitu-
minoso terroso, la Lignite terrosa, la Terra
d’Ombra, la Terra di Colonia
, ec., (fr. la Li-
gnite terreuse
le Bois bitumineux terreux
la Terre d’Ombrela Terre de Cologne, ec.:
ted. die Erdkohleerdige Braunkohlebi-
tuminöse Holzerde
erdige Afterkohleer-
diges bituminöses Holz
Köllnische Umbra
Köllnische ErdeUmber: ing. the Earthcoal
– earthy Browncoal
Umbra), che è affatto
incoerente, friabile od anche polveroso, d’un
[Seite 376] nitore smontato e propriamente terroso, e di co-
lore bruno nerastro, volgente al bruno di legno,
od anche talora al grigio giallastro, e che bru-
cia con fiamma chiara, facendo molto fumo, e
svolgendo un odore bituminoso. – Anche que-
sto è da ritenersi come una vera Lignite, più
pura e più decisamente decomposta ancora, di
quello che nol fosse il precedente Litantrace terro-
so; e di fatto essa rinviensi sempre, e da per tutto
accompagnante il Litantrace bruno (Braunkohle);

16.a il Disodilo, o anche la Torba papira-
cea, la Terra fogliata bituminosa
, e più tri-
vialmente poi a Melilli presso Siracusa in Sicilia,
ove, per esempio, rinviensi, la Merda del Dia-
volo
(fr. le Dysodilele Dusodilela Houil-
le papyracée
la Tourbe papyracéela
Terre foliée bitumineuse de Melilli:
ted. der Dy-
sodil
die StinkkohlePapierkohle: ing. the
Dysodile
), che è tenero e schistoso, a foglio
sottili, in parte elastiche e pieghevoli, ma fra-
gili, quando si voglia piegarle un po’ troppo,
con sopravi talora alcune impronte, come di di-
ta, che abbianvi calcato sopra; pesa esso specifi-
camente = 1,140, sebbene possa giugnere fino
a 1,250; emette un odore terreo od argilloso al
fiatarvi sopra, ostentando una spezzatura ter-
rosa, piuttosto uguale od omogenea nel senso op-
posto all’ andamento delle sue lamine, bruciante
con fiamma vivace, e con isvolgimento d’un
[Seite 377] odore analogo a quello dell’ Assa faetida, e la-
sciantesi addietro un residuo carbonoso nero. È
desso opaco, sebbene nell’ acqua le foglie sottili
ne acquistino una tal quale semitrasparenza, e
rinviensi tanto a Melilli in Sicilia, come s’ è det-
to, ov’ è grigio gialliccio, o grigio verdiccio vol-
gente al bruno epatico, e mancante affatto di
nitore, quanto eziandio a Skoplan presso a Kol-
diz in Sassonia, ov’ è invece bruno nerastro,
dotato d’un debole nitore grasso od untuoso, e
qualche volta micante per punti, per laminette
o per particelle lucenti.

B) In via geognostica poi, sono divisibili a ba-
stanza acconciamente i Litantraci, in ri-
guardo al rispettivo loro giacimento, ap-
punto a quel modo che vedemmo orittogno-
sticamente nel nostro Testo Blumenbachia-
no, 1.° in Litantraci propriamente detti o
Litantraci neri (Schwarzkohlen), e 2.° in Li-
gniti, propriamente dette, o Litantraci bruni
(Braunkohlen):

1.° A’ Litantraci propriamente detti (Schwarz-
kohlen
), possono allora ascriversi:

a) il Litantrace laminoso, o Litantrace schi-
stoso (Blätterkohle),

b) il Litantrace fiaccola (Kannelkohle),

c) ed il Litantrace fuligginoso (Russkohle), con
parte eziandio de’ tre seguenti:

[Seite 378]

d) Litantrace piceo (Pechkohle),

e) Litantrace grossolano, o triviale (Grob-
kohle
), e

f) Litantrace legnoso, o Carbone di legna fos-
sile (mineralische Holzkohle);

2.° mentre tralle Ligniti propriamente dette
(Braunkohlen), potranno connumerarsi:

a) la Lignite picea, o i varj Litantraci picei
(Pechkohlen), non spettanti alla precedente prima
divisione, e soprattutto poi le Ligniti nitide (Glanz-
kohlen
), ed il Pechteinkohle, o la Houille pici-
forme
la Lignite piciformel’Azabache
ed in parte ancora il Gagate o le Succin noir
le Jayetle Jaisthe JetPithccoal
Gagat, ec.,

b) la Lignite comune (gemeine Braunkohle
muschelige Braunkohlela Houille brune
la Lignite houilliformela Lignite terne
the Browncoal),

c) il Legno bituminoso (bituminöses Holz),

d) la Lignite fanghigliosa (MoorkohleMoor-
braunkohle
),

e) la Lignite terrosa (Erdkohleerdige
Braunkohle
), e finalmente

f) l’Alluminite nera, la Pietra alluminifera,
lo Schisto alluminoso infiammabile, o lo Schisto
nero allumi-bituminoso (fr. l’Aluminite bitumi-
neux
la Terre alumineuse: ted. die Alau-
nerde
erdige Afterkohleerdiger Alaun-
[Seite 379] schiefer
AlaunerzLebererz: ing. the A-
launearth
), che è amorfa in massa compatta, di
compage imperfettamente schistosa o schistoidea,
a spezzatura terrosa, mancante affatto di nitore,
ma facentesi lucida in sulla scalfittura, e di color
nero volgente al bruno nericcio; frequentissima
in molti luoghi anche tra noi, come accennam-
mo già altrove. – Agg. del T.


GENERE III

[Seite 380]

Grafitico (fr. Graphite: ted. Graphitgeschlecht:
ing. Graphite).

SPECIE 1. Blenda carbonosa, o anche la
Grafite schistoidea, la Piombaggine carbonosa,
l’Antracite
propriamente detta (Anthracoli-
thus:
fr. l’Anthracitela Graphite charbon-
neuse
la Plombagine charbonneuse: ted. die
Kohlenblende
schiefrige Glanzkohleschie-
friger Graphit,
ec.: ing. the Anthraciteslaty
Graphite
Blindcoal, ec.). – Questa Specie
orittognostica è stata, com’ anche la susseguente,
da qualche sistematico connumerata fra i veri Li-
tantraci o Carboni fossili, ad alcuno de’ quali, ed
in particolar modo poi al Litantrace lucente, o
alla Lignite nitida (Glanzkohle), somiglia essa in
fatto moltissimo, ove almeno non si badi che alle
apparenze sue esteriori; e tanto anzi vi somiglia,
che ebbe ad essere in passato bene spesso sbagliata
per un vero Glanzkohle; lorda essa assai le dita
maneggiandola; è tenera e fragilissima, e la compage
in sulla spezzatura ne riesce ora schistoidea, ed
ora bacillare o in istanghette, o piuttosto in pic-
coli prismi quadrilateri. Il peso specifico se ne
ragguaglia = 1,468, ed è generalmente compo-
sta, secondo Guyton de Morveau, di Carbonio,
[Seite 381] con poco Ossigeno, e con un 4. per % all’ in-
circa d’Allumina. Incontrasi d’ordinario sul Quar-
zo, od accompagnata dal Quarzo, trall’ altre va-
rie località, presso a Gera, e presso a Chemnitz,
ed anche a Kongsberg in Norvegia, ov’ è talora
associata coll’ Argento nativo.

SPECIE 2. Grafite, o anche la Piombaggine,
il Ferro carburato,
e talora poi eziandio il La-
pis nero, il Lapis carboncino,
ec. (Plumbago:
fr. la Graphitela Plombaginele Crayon
noir
le Crayon d’Angleterrele Fer car-
buré
le Carbone oxidulé ferruginé: ted. der
Graphit
ReissbleySchriftbley: ing. the
Plumbago
Plumbagineblack LeadKe-
swick-lead
– e qualche volta anche Wad). –
È questa per lo più d’un colore grigio di piom-
bo, o veramente grigio ferrigno, e dotata sempre
d’un nitore dal più al meno metallico; lorda
anch’ essa le mani, riuscendo grassa od untuosa
al tatto, ed è, quando in massa compatta amor-
fa, e quando finalmente schistoidea, di compage
ora granulare, ora scheggiosa, ed ora lamellosa
a laminette curvilinee, ma poi tenerissima sem-
pre. – Il peso specifico ragguagliasene = 2,089,
e Vauquelin dichiarolla composta unicamente di
Carbonio, con un 8. per % di Ferro. Trattandola
a fuoco vivo a bastanza e all’ aria aperta, essa
si consuma o si volatilizza per la massima parte,
non lasciandosi addietro, se non un po’ di Ferro
[Seite 382] ossidato, con pochissima Silice1. – La località
principale, tanto per la grandissima quantità
che se ne trae, come per la finezza della gra-
na, ne è Reswick in Cumberlandia nella Gran
Brettagna2. – Si suole far uso della Grafite più
fina e soda, preparandone i varj così detti Lapis
neri, ed anche formandone la punta delle spran-
ghe, nelle quali terminano i parafulmini al di
sopra de’ tetti; mentre la Grafite più grossolana
e più comune si suole adoperare, per farne pa-
delle, crogiuoli ed altri così fatti recipienti ad
uso di fusioni metalliche (zu Ipser-schmelztie-
geln
), o veramente per approntarne, ne’ forni di
fusione, quel fondo nero, che qui tra noi dicesi
comunemente la presura (Ofenschwärze), e così via
[Seite 383] discorrendo, o ancora per ugnerne, in sostitu-
zione agli olii grassi od alla sugna, i maschi
delle viti di legno, i rodigini, e simili altri or-
digni, o macchinamene più o meno delicati1.

[Seite 385]

GENERE IV

[Seite 386]

Diamante (fr. Diamant: ted. Demant: ing. Dia-
mond
).

SPECIE 1., ed UNICA. – Diamante (Ada-
mas:
fr. le Diamant: ted. der DemantDia-
mant:
ing. the Diamond). – Questa sostanza
minerale, che sembra non essere altra cosa se non
un Carbonio purissimo e compattissimo, è senza
contrasto, sotto ogni possibile riguardo, una delle
più rimarchevoli ed anzi maravigliose produzio-
ni, che la Natura abbiaci, nell’ immenso suo do-
minio, saputo presentare, come ne è ad un
tempo la più rara e la più preziosa di tutte. –
È desso propriamente scolorato affatto, e dotato
d’una estrema limpidezza, non raffrontabile, che
a pena da lontano, colla più pura goccia di ru-
giada; hannosi però frequenti esempi di Dia-
manti pallidamente colorati, quasi in ogni tinta
immaginabile; gli è proprio un nitore partico-
lare vivacissimo, che s’ accosta molto da presso
al così detto splendore metallico, ed è poi sem-
pre, nella bella sua prima origine, cristallizzato
per lo più in doppia piramide quadrilatera, o
anche talora in altre forme, derivabili però tutte
quante dall’ ottaedro regolare, che n’ è la forma
primitiva costante. Questo anzi di singolare os-
[Seite 387] servasi d’ordinario ne’ cristalli di Diamante, che
le faccie della loro forma, vogliasi ottaedra, o
vogliasi di due piramidi a quattro lati, riunite a
base con base, sono convesse, e talora nel bel
loro mezzo così fattamente aguzze, da trasformare
il cristallo che ne risulta, in un dodecaedro
a faccie romboidali o trapezoidali. La compage
del Diamante è lamellosa, e gli andamenti (Durch-
gänge
) delle commissure, suture o giunture na-
turali delle lamelle (les clivages pe’ Francesi),
non procedono, o non sono mai diretti altramen-
te, che nel senso degli otto lati della forma ottae-
dra fondamentale; ed è perciò, che non può desso
essere diviso o sfaccettato, se non giusta così fatte
direzioni delle suture naturali delle sue laminet-
te1. – Il Diamante è poi il più duro di tutt’ i corpi
conosciuti, a tale che sfregia perfino lo Zaffiro,
il quale scalfisce tutti gli altri, nè v’ è maniera di
lima, sia pure mordente quanto vogliasi, che
valga ad intaccarlo; ed è conseguenza di questa
[Seite 388] sua somma durezza, superiore a quella di tutte
indistintamente l’altre Gemme e Pietre dure, che
altro propriamente non hassi per trarlo a poli-
tura, fuorchè la stessa sua polvere, chiamata
appunto Polvere di Diamanti (fr. la Poudre de
Diamant – la Poudre d’égrisée:
ted. der Dia-
mantstaub
DemantboordDiamantboord –
Demantbrod
). – Il peso specifico se ne rag-
guaglia = 3,400, ma può giugnere fin anche a
3,600. È desso in sommo grado idioelettrico, e ve
n’ ha alcuni, che s’ inzuppano, per così dire, di
luce, o che mostrano di assorbirne una grandis-
sima dose, ponendola poscia in libertà nella oscu-
rità, mercè di quel fenomeno, che dicesi fosfo-
rescenza del Diamante.

Del resto la deduzione fatta da Newton a prio-
ri
1, che il Diamante, appunto perchè dotato di
una somma e affatto straordinaria forza refrin-
gente pe’ raggi della luce, dovesse essere o con-
tenere una sostanza infiammabile, è ora dimo-
strata decisamente vera da ben molte sperienze,
dalle quali risulta, come s’ è detto poco stante,
non esser esso in fatto altra cosa, fuorché un
puro e pretto Carbonio stipato in assai mirabil
foggia, o addensatissimo, capace di trasformarsi
tutto quanto in Acido carbonico, bruciandolo
[Seite 389] sotto la concorrenza di certe determinate circo-
stanze nel Gas ossigeno, e tale infine che, ag-
giunto ad una spranga di ferro, che poi con
quello si tratti a fuoco competente, se ne ottiene
la trasformazione in acciajo fuso, o, come si suol
dire più comunemente, in vero acciajo di fusio-
ne. – Quanto alle principali località, nelle quali
i Diamanti rinvengonsi, sono desse parecchie nelle
Indie Orientali, come a dire la Penisola dell’ In-
dostan, l’Isola Borneo1, ec., ed in America il
Brasile2.

fine della sezione decimaquarta

SEZIONE DECIMAQUINTA
de’ metalli

[Seite 390]

§ 253

Non abbiamo taciuto nel precedente § 251
(vedi le pagg. 331 e segg. di questo stesso no-
stro Volume VI), come in fatto anco i Metalli
propriamente detti si potrebbero considerare, vo-
lendolo, tra i Combustibili minerali; ma non
abbiamo tampoco ommesso di prevenire, fino da
allora, chi legge, del motivo assai ragionevole
che inducevaci a considerarneli a parte, vale a
dire della sussistenza in quelli di certi caratteri,
o di certe particolari proprietà, in forza delle
quali i Metalli, e le così dette Sostanze metalli-
che riescono a contraddistinguersi a bastanza ma-
nifestamente, non solo da’ Minerali compresi nella
decimaquarta Sezione precedente, ma ben anche
da tutte quante le sostanze, che furono da noi
contemplate come spettanti alle prime due Classi
del Regno minerale. Ora ci faremo ad esporre qui
brevemente questi così fatti caratteri, o queste
loro particolari proprietà, che sono le seguenti:

I Metalli propriamente detti, sono i corpi i
più decisamente opachi1, che la Natura abbia
[Seite 391] saputo offerirci; essi sono più o meno dotati tutti
quanti d’un nitore proprio particolare, e quasi
affatto esclusivo, che perciò dicesi splendore me-
tallico,
o lucentezza metallica, e d’una spezza-
tura granulare angolosa, generalmente aspra al
tatto, e che direbbesi volontieri uncinata (in ted.
hackiger Bruch), visto ch’ essa rode quasi a mo’
d’una lima; molti ve n’ ha, che posseggono tre
distinte maniere di arrendevolezza, le quali so-
gliono comprendersi tutte e tre sotto il nome di
Duttilità; di fatto, mentre taluni, come il
Piombo e lo Stagno, riescono semplicemente pie-
ghevoli, altri ve n’ ha che, come l’Oro e l’Ar-
gento, sono malleabili, e possono a colpi di mar-
tello distendersi anche in larghe lamine, di gran
lunga più sottili, che il più fino foglio di carta
non sia, ed altri ve n’ ha finalmente che, dotati
di maggioreo minore tenacità, consentono d’es-
sere trafilati, o si lasciano tirare alla trafila in
minugia o in lunghe fila, che a norma de’ di-
versi Metalli, come a dire, procedendo dai me-
glio trafilabili, Platina, Oro, Ferro ec., onde
sono tratte, possono riuscire più o meno sottili,
[Seite 392] e che, quando da’ diversi Metalli siano tratte di
uguale spessezza, diventano, osservando i pesi
che occorrono per romperle, i misuratori della
tenacità rispettiva di que’ Metalli medesimi1.

Al fuoco, datane la elevatezza di temperatura
rispettivamente occorrente, i Metalli in generale
si fondono tutti, eccettone il Mercurio, che ci
si presenta sempre liquido anche ad una tempera-
tura di gran lunga più bassa che le nostre abituali
non siano, ma che pur finalmente, alla tempe-
ratura di gradi 34 sotto lo zero della scala ter-
mometrica Reaumuriana, finisce per consolidarsi.
Il Platina, il Ferro, il Manganese, il Tungsteno,
e via via discorrendo, abbisognano in vece di tem-
perature elevatissime per fondersi, e quando sono
fusi, non cessano per questo d’essere assolutamente
opachi, ed offrono sempre allora una superficie
convessa.

Ove se ne eccettuino soltanto alcuni de’ Metalli
più recentemente scopertisi, si può dire che tutti
quanti gli altri sono solubili, o nell’ Acido nitri-
co, o nell’ Acido muriatico (Idroclorico), o ta-
lora nell’ Acqua regia (Idrocloro – Acido ni-
tro-muriatico), ch’ è un composto risultante dalla
[Seite 393] semplice mistura fatta di tali due Acidi insieme
in varie proporzioni.

Tutti indistintamente i Metalli sono poi ottimi
conduttori della elettricità.

§ 254

Per quanto svariata e multiforme possa essersi
l’apparenza, sotto cui per lo più sogliono le So-
stanze metalliche naturalmente presentarcisi, con-
sentonci desse ciò nondimeno di poter risguar-
dare ogni singolo Metallo, come offerentecisi, ri-
spetto a queste così fatte loro differenze, prin-
cipalmente nelle due maniere seguenti, vale a
dire:

a) o come Metallo nativo, Metallo vergine,
Metallo naturalmente puro, ch’ è quanto dire
non alterato dalla combinazione con alcun mi-
neralizzatore, e presentantesi precisamente sotto
l’aspetto metallico che gli suol essere proprio
(Metallum nativum: fr. Métal natifMétal
vierge:
ted. gediegenes Metall: ing. native Metal);

b) o come Metallo mineralizzato (Metallum mi-
neralisatum:
fr. Métal minéralisé: ted. vererztes
Metall:
ing. OreMetall-oremineralised
Metal?
); mineralizzazione che, presa in senso
lato, può essere di più ragioni, ma che suole
importar sempre nel Metallo che si ha in vista,
lo smarrimento o totale o parziale di quell’ aspet-
to, o di quell’ abito, che gli è proprio e carat-
[Seite 394] teristico quando è o nativo od altramente puro,
o, secondo che si suol dire, regolino.

§ 255

Non è perciò che anche nello stato nativo, o
naturalmente puro de’ Metalli, non occorrano bene
spesso differenze di qualche entità, e quindi me-
ritevoli d’essere tenute a conto; mentre, per
esempio, un Metallo nativo può in certi casi,
in un Minerale determinato, offerircisi manifesto
o discernibile chiaramente anche ad occhio nudo,
e può in altri casi esistervi invece occulto o sia
larvato, o sparso e disseminato per particelle in-
discernibili in quello o in un altro Minerale, e
mentre inoltre talora un qualche Metallo nativo,
puta il Mercurio, rinviensi di per sè puro o sce-
vro affatto da ogni combinazione con ogni qua-
lunque altro Metallo, ed altre volte accade di
trovare misturati o combinati insieme due o più
Metalli, tutti però puri o nativi, come n’ è il
caso, per esempio, nel così detto Amalgama na-
tivo (natürliches Amalgama
).

§ 256

Il mineralizzamento, o l’atto della mineraliz-
zazione
presa in senso lato, siccome accennam-
mo qui poco stante nel § 254, succede esso pure
in varie maniere; vale a dire, in primo luogo,
e come si verifica il più delle volte, mercè della
[Seite 395] semplice combinazione di un qualche Metallo
collo Solfo o Zolfo, che, com’ è noto, è esso pure
un’ altra sostanza combustibile; ed in tal caso quel
tale Metallo dicesi poi solforato, o anche solfuro,
e comunemente poi indicasi eziandio, quasi però
in istretto senso, col semplice aggiunto di mine-
ralizzato.
Osservasi che in generale questa foggia
di mineralizzazione non suole, almeno il più delle
volte, privare i Metalli di tutto assolutamente il
proprio loro nitore, o lucentezza, o splendor me-
tallico, che voglia dirsi.

§ 257

Altre volte poi una tale mineralizzazione de’ Me-
talli ha luogo con loro alterazione di gran lunga
maggiore e più essenziale, come quando ne rie-
scono dessi combinati con qualche Acido, o col-
l’Ossigeno; mentre allora, tanto se ne sono, come
nella prima combinazione, salificati, quanto ezian-
dio, se ne risultano, come nella seconda, ora
ossigenati, ossidati o calcinati, ed ora acidificati
essi stessi, sempre dal più al meno vengono dessi
a perdere il loro splendore o nitore metallico.

La ossidazione poi de’ Metalli, o comunque,
la loro combinazione coll’ ossigeno, si fa sempre
o nell’ uno o nell’ altro di questi due modi: vale
a dire, o in grazia della unione loro immediata
coll’ Ossigeno, che puro, isolato o non per an-
che combinato altramente, siane venuto a con-
[Seite 396] tatto, o veramente mercè dell’ azione, che può
esercitare sovr’ essi di preferenza un Ossigeno,
che fosse già prima combinato con una base in
una di quelle combinazioni chimiche, che diconsi
propriamente Acidi.

§ 258

Noi non conosciamo infino ad ora, se non
nove soli Metalli, che trovinsi naturalmente nel-
l’una e nell’ altra di tali loro due fogge d’esse-
re, cioè tanto nativi, puri o regolini, quanto
eziandio mineralizzati, e sono dessi: l’Argento,
il Mercurio, il Rame, il Ferro, il Bismuto,
l’Antimonio, l’Arsenico, il Tellurio ed il Pal-
ladio1; mentre per la massima loro parte i ri-
manenti non sogliono incontrarsi mai, a meno di
ben poche eccezioni, altramente che mineralizzati.

§ 259

Non credo, che meriti più oggimai tampoco
d’essere qui avvertita la maniera, che usossi in
[Seite 397] addietro di ripartire queste Sostanze in veri Me-
talli, Metalli perfetti, o Metalli propriamente detti,
ed in Semimetalli, o Metalli imperfetti; stante che
questa distribuzione non era derivata o desunta
se non da rapporti vaghi, affatto indeterminati e
puramente relativi, nè fondata mai sovra princi-
pio alcuno naturale.

§ 260

Al presente possono in complesso contarsi alme-
no i seguenti ventotto Metalli propriamente detti
come appartenenti a questa nostra XV Sezione,
i quali tutti, eccettuandone il Cerio o Cererio,
sono ad un tempo anche i Corpi i più specifica-
mente pesanti, che la Natura ci offra tra le sue
produzioni. Sono dessi:

I il Platina (Platina: fr. le Platine: ted. die
Platina
das Platin: ing. the Platina),

II l’Oro (AurumSol: fr. l’Or: ted. das
Gold:
ing. the Gold),

III l’Argento (ArgentumLuna: fr. l’Argent:
ted. das Silber: ing. the Silver),

IV il Mercurio (HydrargyrumMercurius:
fr. le Mercure: ted. das Quecksilber: ing.
the MercuryQuicksilver),

V il Rame (CuprumVenus: fr. le Cuivre:
ted. das Kupfer: ing. the Copper),

VI il Ferro (FerrumMars: fr. le Fer: ted.
das Eisen: ing. the Iron),

[Seite 398]

VII il Piombo (PlumbumSaturnus: fr. le
Plomb:
ted. das Bley: ing. the Lead),

VIII lo Stagno (StamnumIupiter: fr. l’Ètain:
ted. das Zinn: ing. the Tin). – E questi otto
primi sono precisamente quelli, che soleano
in addietro i Naturalisti, al pari de’ Chimici,
considerare come veri Metalli, Metalli perfet-
ti, o Metalli più propriamente detti; distin-
guendoli così da’ susseguenti, gran parte dei
quali era pure loro conosciuta, e che riguar-
davano essi come Semimetalli, o come Me-
talli meno perfetti che que’ primi non fossero;
quali sono:

IX lo Zinco (Zincum: fr. le Zinc: ted. der
Zink:
ing. the Zinc),

X il Bismuto (Bismuthum: fr. le Bismuth: ted.
der Wismuth: ing. the Bismuth),

XI l’Antimonio (StibiumAntimonium: fr.
l’Antimoine: ted. das Spiessglanz: ing. the
Antimony
),

XII il Cobalto (Cobaltum: fr. le Cobalt: ted.
der KobaltKobold: ing. the Cobalt),

XIII il Nickel (NiccolumNickel: fr. le Ni-
ckel:
ted. der NickelNikkel: ing. the Nickel),

XIV il Manganese (MagnesiumMagnium
Manganesium: fr. le Manganése: ted. das
Mangan:
ing. the Manganese),

XV l’Arsenico (Arsenicum: fr. l’Arsénic: ted.
der Arsenik: ing. the Arsenic),

[Seite 399]

XVI il Molibdeno (Molybdaena: fr. le Molyb-
dène:
ted. die Molybdändas Wasserbley:
ing. the Molybdene),

XVII lo Scheelio, o Scheelino, o anche Tung-
steno (Scheelium: fr. le Schéelin: le Tung-
sténe:
ted. der ScheelTungsteinWol-
fram:
ing. the Wolfram),

XVIII l’Urano (UranumUranium: fr. l’U-
rane:
ted. das Uranium: ing. the Uranium),

XIX il Titanio (TitanumTitanium: fr. le
Titane:
ted. der Titandas Titanium: ing.
the Titanium),

XX il Tellurio, o Silvano (TelluriumAurum
graphicum
Sylvanum: fr. le Tellurele
Sylvane:
ted. das TelluriumSylvan: ing.
the Tellurium),

XXI il Cromo (Chromium: fr. le Chrome: ted.
das Chromium: ing. Chromium),

XXII il Tantalio, Colombio, o Columbio (Tan-
talium
TantalumColumbium: fr. le
Tantale
le Colombiumle Columbium:
ted. das TantalumColumbium: ing. the
Tantalum,
ec.),

XXIII il Cerio o Cererio (CeriumCererium:
fr. le Cériumle Cérèrium: ted. das Ce-
rium:
ing. the Cerium),

XXIV l’Iridio (Iridium: fr. l’Iridium: ted. das
Iridium:
ing. the Iridium),

XXV il Palladio (Palladium: fr. le Palladium:
ted. das Palladium: ing. the Palladium),

[Seite 400]

XXVI il Cadmio (Cadmium: fr. le Cadmium:
ted. das Cadmium: ing. the Cadmium),

XXVII l’Osmio (Osmium: fr. l’Osmium: ted.
das Osmium: ing. the Osmium),

XXVIII il Rodio (Rhodium: fr. le Rhodium:
ted. das Rhodium: ing. the Rhodium1).

[Seite 401]

Siccome poi i due ultimi Metalli qui ora cita-
ti, vale a dire l’Osmio ed il Rodio, non si rin-
vengono mai altramente che collegati; nel così
[Seite 402] detto Polyxen, col Platina insieme coll’ Iridio e
col Palladio, citati alquanto più addietro, e con
qualche altro Metallo più comune ancora, perciò
penso che possa bastare il farne così semplicemente
menzione in questo nostro Trattato di Mineralo-
gia orittognostica; mentre chi volesse risaperne
[Seite 403] qualche cosa di più, potrà a piacer suo consul-
tare ciò che ne sta sposto ben più diffusamente
nel vol. XXIV, per l’anno 1806, dell’ opera pe-
riodica intitolata = Gilbert’ s Annalen = a pa-
gina 209 e segg.; ed intanto noi disporremo che
questi così fatti Metalli, meno appunto i due ul-
timi soltanto, ci servano di fondamento a’ se-
guenti ventisei distinti Generi metallici.


GENERE I
platina

[Seite 404]

Il Platina regolino, o il Regolo di Platina
perfettamente puro, è di un color bianco, consi-
mile a un dipresso a quello ch’ è proprio dell’ Ar-
gento. Il peso specifico ne è = 20,850, anche
senza mallearlo, o senza passarlo alla trafila1,
ed è per conseguenza il più specificamente pe-
sante di tutti i Corpi, che la Natura offraci nel
suo dominio. Nel suo stato di perfetta purezza,
è desso estremamente duttile ad un tempo e te-
nace2, siccome già notammo al precedente § 253
[Seite 405] pag. 391 di questo stesso nostro Volume; scio-
gliesi poi nella così detta Acqua regia (Acido
nitro-muriatico – Idrocloro), ed è suscettibile
d’amalgamarsi benissimo col Mercurio bollente;
è desso il più difficile a fondersi di tutti i Me-
talli conosciuti sotto il nome di Metalli nobili o
perfetti, e n’ è anche il più duro dopo del Fer-
ro, alla maniera del quale si può anche saldarne
insieme a caldo pezzo con pezzo. – Gli usi prin-
cipali, che se ne facciano, consistono nel giovar-
sene per costruirne ogni foggia di misure, cam-
pioni, regoli, compassi, scale termometriche inal-
terabili, fili da micrometri, pinzette da supporto
pe’ pezzi che si vogliono sottomettere all’ azione
della fiamma spinta col cannello o tubo feru-
minatorio, crogiuoletti e capsule evaporatorie
inattaccabili, palle o globi per penduli, pirome-
tri, lampade di sicurezza alla maniera di Davy,
lumini da notte senza fiamma visibile alla fog-
gia insegnata da Clarke, ruoticine o simili per
gli oriuoli tascabili, e combinato poi, od alle-
gato col Rame e coll’ Arsenico, per farne specchi
di riflessione pe’ telescopii, e via via discorrendo.

SPECIE 1., ed anzi UNICA. Platina nativo
(fr. le Platine natif: ted. gediegenes Platin
Polyxen1: ing. the native Platina). – Questa
[Seite 406] sostanza metallica naturale, conosciuta già in
America fino dal 1736, non fu trasportata in
Europa dall’ Ulloa, se non per la prima volta,
nel 1741, appunto sotto il nome di Platina, di-
minutivo di Plata, che in lingua spagnuola si-
gnifica Argento, quasi chi volesse dire Argen-
tello.
Essa non suole rinvenirsi, che soltanto in
granellini più o meno piccoli, di colore quasi
consimile a quello dell’ acciajo, parte arroton-
dati, e parte angolosi, ma generalmente schiac-
ciati o compressi, i quali talora, oltre al Plati-
na, che ne forma il principale fondamento, con-
tengono fino ad otto altri Metalli diversi, che
sono il Rame, il Ferro, il Titanio, il Cromo,
l’Iridio, l’Osmio, il Rodio ed il Palladio; men-
tre altre volte sono accompagnati invece da un
[Seite 407] poco d’Oro, d’Argento e di Ferro ossidulato
magnetico, e sparsi poi generalmente in una
Sabbia ferruginosa, complessa e contenente il
Ferro magnetico, e l’Oro di lavacro, con qualche
globicino di Mercurio, ed anche con qualche pic-
colo frammento o minuzzolo di Giacinti e d’al-
tre Gemme diverse, tra gli altri luoghi, a Santa
Fè nel Messico.


GENERE II
oro

[Seite 408]

L’Oro è in sommo grado duttile sotto tutti e
tre i riguardi, di pieghevolezza, di distendibilità o
malleabilità, e di tenacità o trafilabilità; è per
altro tenero assai, sebbene, a forza di mallearlo,
o di trattarlo sotto al martello, si riesca a farne
perfino sufficienti molle o spire elastiche ad uso
degli oriuoli da tasca. Il peso specifico n’ è =
19,257, quando è puro affatto, e malleato o
trafilato bene; mentre l’Oro nativo, tal quale
come traesi da’ suoi depositi naturali, o dalle mi-
niere, non suole oltrepassare il peso specifico di
17,700. Sciogliesi desso a bastanza facilmente
nell’ Acqua regia, come dicemmo del Platina,
e dalla soluzione ottenutane in quel suo men-
struo, precipitansi poi, col Sale ammoniaco (Mu-
riato d’ammoniaca – Idroclorato d’ammonia-
ca), il così detto Oro fulminante, e colle solu-
zioni di Stagno, la così detta Porpora del Cas-
sio
o la Porpora minerale (mineralischer Pur-
pur
). Quest’ ’ Oro puro è ancora attissimo ad amal-
gamarsi col Mercurio, ed è probabilmente, dopo
del Ferro e del Manganese, sebbene sempre in
dose di gran lunga minore, il Metallo il più
universalmente sparso e diffuso ne’ dominii della
Natura.

[Seite 409]

SPECIE 1., ed anzi UNICA. Oro nativo (fr.
l’Or natif: ted. gediegenes Gold: ing. the na-
tive Gold
). – Questo Metallo, ch’ è più pre-
zioso di tutti gli altri, è giallo, ma d’un giallo
più o meno carico, o più o meno chiaro, ed an-
che volgente ad altri colori, come al pallido, al
rossastro, e perfino al grigio d’acciajo, a nor-
ma delle qualità e quantità diverse d’altri Me-
talli, che possono esservi mescolati, o giunti in
lega, quali sono, a cagion d’esempio, il Rame,
l’Argento, il Ferro, il Tellurio o Silvano, ec.
Rinviensi desso sotto differenti aspetti, come a
dire in laminette, in ischegge, in pagliuzze, in
grani, o in pepiti più o meno voluminose, ta-
lora dentritico, e talora contessuto quasi a modo
di maglia, e via discorrendo, e qualche volta
poi anche cristallizzato in varie forme, fra le
quali le più comuni ed ovvie sogliono essere il
cubo, l’ottaedro, o altre così fatte.

Bene spesso, ed anzi il più delle volte, rin-
viensi l’Oro, che, appunto come Oro di lava-
cro, scavasi con maggiore profitto di tutti gli altri,
in que’ Terreni alluvionali ghiajosi, o sabbionosi
de’ fiumi, o altrettali, che i Tedeschi chiamano
propriamente Seifenwerke, o anche Seifenge-
bierge,
quasi come chi volesse significare Ter-
reni da lavacro, o Terreni da’ quali è da trarsi
partito col mezzo della lavatura; Terreni que-
sti, come, oltre a tanti altri, lo è, per ca-
[Seite 410] gion d’esempio, quello di Wicklow in Irlanda,
sovra i quali avremo motivo di riparlar poi nel-
l’occasione in cui tratteremo del Genere Stagno.

Altre volte però questo medesimo Metallo rin-
viensi, come accennammo già nel precedente
§ 255, a pag. 394 di questo stesso nostro volu-
me, larvato, od occultato frammezzo ad altre
sostanze metalliche nella ganga, o nella roccia
che gli serve di matrice; hannosi esempi d’Oro
larvato, puta, nella Stilpnosiderite o nella Ema-
tite compatta bruna (fr. le Fer oxidé noir
vitreux:
ted. dichter Brauneisenstein) di Bere-
sofsk in Siberia, nel così, detto Braunerz, o Mi-
nerale misto di Blenda, Galena, Pirite di ferro
e Pirite di Rame di Rammelsberg nell’ Harz, in
molte Piriti solfuree (Schwefelkiese), in alcune
Galene, in parecchie Blende, e via discorrendo,
e particolarmente poi ancora in quella foggia di
Litantrace aurifero di Verespatak in Transilvania,
che colà sopra luogo viene contraddistinto col
nome triviale di Branderz, quasi chi volesse
dire Minerale infiammabile1.


GENERE III
argento

[Seite 411]

L’Argento, che naturalmente è bianco, ha la
proprietà di volgere al giallo nero, quando i vapori
dello Solfo vi giocan sopra. Il peso specifico n’ è
= 10,474, e quando è stato o trafilato, o ben
malleato, può pervenire fin anche a 10,500; è
desso duttile assai, e nello stesso tempo a ba-
stanza tenace o coerente; dopo del Rame passa
pel più sonoro di tutti gli altri Metalli; si scio-
glie benissimo nell’ Acido nitrico, e dalla solu-
zione ottenutane viene poi precipitato, mediante
l’Acido muriatico (Acido idroclorico), in Ar-
gento corneo, Luna cornea o Muriato d’Argento
(Idroclorato d’Argento), e mediante il Mercu-
rio, in quel curiosissimo e volubilissimo Preci-
pitato metallico, che è oggimai universalmente
conosciuto sotto il nome alchimistico di Albero
di Diana,
e che è un Argento amalgamato col
Mercurio e cristallizzabile.

SPECIE 1. Argento nativo (fr. l’Argent na-
tif:
ted. das Gediegensilber: ing. the native Sil-
ver
). – Questo presentasi sotto apparenze parti-
colari e spesso tra di loro ben diverse, come a
dire, ora in laminette, ora in forma quasi di den-
ti, di capegli, di lavori a maglia, e via di-
[Seite 412] scorrendo; qualche volta incontrasi cristallizzato,
e particolarmente in doppie piramidi a quattro
faccie unite a base con base, e formanti insieme
un ottaedro; da quando a quando mostrasi den-
dritico, e rinviensi poi eziandio in alcune pe-
trificazioni metallizzate come a dire, per esempio,
nelle così dette Spiche di frumento (Kornähren)
di Frankenberg, e in altre consimili pseudomorfosi.

Desso non si presenta però quasi mai assolu-
tamente puro, ma bensì combinato in lega na-
turale con qualche altro Metallo, che può essere,
qua l’Antimonio, là l’Arsenico, talora il Ferro,
e più spesso l’Oro; e così è, a cagion d’esem-
pio, dell’ Elektrum tanto di Kongsberg in Nor-
vegia, quanto di Schlangenberg nella Siberia A-
siatica, rammentato dal Conte di Weltheim, che
suol essere un Argento nativo, 100 parti del
quale ne racchiudono 28 d’Oro puro.

SPECIE 2. Argento arsenicale, o ben piut-
tosto l’Argento ferro-arseni-antimonifero (fr.
l’Argent antimonial ferro-arsénifèrel’Argent
arsénical:
ted. das Arsenik-silbereisen-ar-
senik-haltiges Antimonsilber – Silber-arsenik:

ing. the arsenical Silver-ore). – È questo di un
colore bianco, che sta fra mezzo a quello dello
Stagno e a quello dell’ Argento, e la spezzatura
ne riesce lamellosa; desso rinviensi talora anche
cristallizzato in prismi ed in piramidi a sei fac-
cie; riesce piuttosto tenero, e la composizione ne
[Seite 413] è soggetta a variare moltissimo; uno però, che,
provegnente da Andreasberg nell’ Harz, ne fu
analizzato da Klaproth, risultogli composto =

di Ferro 44,25
Arsenico 35,00
Argento 12,75
Antimonio 4,00
colla perdita di 4,00
–––––
Totale 100,00; – d’onde

chiaro si vede, che non a torto è questa rite-
nuta per una miniera d’Argento, piuttosto che
non di Ferro o d’Arsenico; così importando il
maggior valore dell’ Argento contenutovi, che non
sia quello degli altri metalli.

SPECIE 3. Argento antimoniale (fr. l’Argent
antimonial:
ted. das SpiessglanzsilberAnti-
monsilber
prismatisches Antimon: ing. the
antimonial Silver-ore
). – È questo di un colore
bianco quasi come quello dello Stagno, e d’ordi-
nario è compatto in massa amorfa; ma pure rin-
viensi talora cristallizzato in prismi a quattro od
a sei lati, o veramente in tavole exaedre anche
esse. La composizione ne è sempre costantemente
d’Argento e d’Antimonio, amendue puri, ma essa
ne varia poi a bastanza sensibilmente quanto alle
proporzioni, fino a contenere, ora soltanto 75,25,
ed ora perfino 84 per 100 d’Argento nativo;
uno, per tacere degli altri, analizzatone da Kla-
[Seite 414] proth, di grana grossolana, e vegnente da Wol-
fach nel Furstenberghese, ne fu riconosciuto com-
posto =

d’Argento puro 76
e d’Antimonio 24
––––
Totale 100. – Ne abbonda l’Harz.

SPECIE 4. Argento solforato, od anche l’Ar-
gento vitreo, l’Argento vetroso, l’Argento
piritoso, la Pirite d’Argento
, ec. (fr. l’Ar-
gent sulfuré
l’Argent sulfuré flexible
l’Argent vitreux: ted. das GlaserzGlan-
zerz
SilberglanzSilberglasSilberkies –
Weichgewächs
hexaedrischer Silberglanz:
ing. the compact Silver-glancecommon Sul-
phurate of Silver
). – Suole esser questo d’un
colore grigio plumbeo, inclinante più o meno al
nerastro, con un nitore smontato sì, o sparuto,
ma pure micante per punti, per ischeggie o per
particelle; la scalfittura ne riesce lucente, sfre-
giandolo con un corpo più duro di quel ch’ esso
non sia, come a dire, per esempio, collo Spato
calcareo; spesso rinviensi cristallizzato in prismi
exaedri, oppure in doppie piramidi quadrilatere,
o in ottaedri, e più di rado poi in cubi, o an-
che in altre forme; ed è poi tenero a segno ta-
le, che cede sotto la pressione delle dita, ora
piegandosi, ora sbriciolandosi, e talora ricevendo
perfino e conservando l’impronta, puta, d’un si-
gillo, d’una moneta, e via discorrendo. Il peso
[Seite 415] specifico n’ è = 7,215. – Klaproth ne analizzò
uno dell’ Erzgebirge Sassone, e lo riconobbe com-
posto esattamente =

d’Argento 85
e di Solfo 15
–––
Totale 100.

SPECIE 5. Argento solforato fragile, o l’Ar-
gento vetroso agro
(fr. l’Argent antimonié sul-
furé noir
l’Argent vitreuxl’Argent sulfuré
aigre
l’Argent pyriteuxla Pyrite d’Ar-
gent:
ted. das SprödglaserzSprödglanzerz
Schwarzgültigerz – prismatischer Melanglanz
sprödes GlaserzRöscherzRöschgewächs
Silberkies: ing. the brittle Silver-glancefrail
Sulphuret of Silver?
). – È questo per lo più
d’un colore nero ferrigno, e talora anzi fuliggi-
noso; non è gran fatto rado che rinvengasi cri-
stallizzato, e più spesso che non in altra forma,
in quella di piccoli prismi, o anche di tavole
exaedre; qualche volta poi mostrasi poroso o cel-
luloso, ma riesce sempre agro o fragile. Il peso
specifico ne suol essere = 7,208, e Klaproth,
che ne analizzò uno provegnente da Schemnitz
nell’ Ungheria, la quale n’ è una delle principa-
lissime località, lo riconobbe composto =

d’Argento 66,50
di Solfo 12,00
d’Antimonio 10,00
e di Ferro 5,00
colla perdita di 6,50
––––––
Totale 100,00.
[Seite 416]

SPECIE 6. Argento nero, o l’Argento nero
terroso, la miniera d’Argento tigrata
(fr. l’Ar-
gent noir terreux
l’Argent sulfuré terreux:
ted. die Silber-schwärzeGlanzerzschwärze
erdiges GlanzerzSilbermulmTiegererz:
ing. the earthy Silver-glance). – È questo di
un colore nero azzurrognolo, che lorda le dita
maneggiandolo; la compage ne è di grana fina
assai, e riesce poi sempre tenero molto. – Sem-
bra essere desso, più che non altro, una mistura
naturale del Rame solforato antimoniale nero
(Schwarzgülden), di cui parleremo a suo tem-
po, e del precedente Argento vetroso (Glaserz),
amendue alquanto alterati, o decompostisi; ed
in fatto rinviensi, tanto presso all’ uno, che presso
all’ altro, di que’ due Minerali metallici, in Un-
gheria ed altrove.

SPECIE 7. Argento muriato, od anche l’Ar-
gento corneo
(fr. l’Argent muriatéla Mine
d’Argent corné:
ted. das HornerzHornsil-
ber
Silberhornerzsalzsaures Silberal-
kalisches Silbererz
hexaedrischer Perl-kerat:
ing. the Horn-orecorneous Silver-ore). –
È questo, per solito, di un colore grigio di perla,
volgente più o meno, ora al bruniccio, ed ora
al verde di pistacchio; mostrasi translucido in
sugli spigoli, ed ha un nitore grasso od untuo-
so, che s’ accosta assai da presso a quello che
è proprio della cera; generalmente è desso in
[Seite 417] grumi colla superficie bocciolosa; ma pur talora
rinviensi anche cristallizzato in cubi, o in pri-
smi exaedri, i quali ultimi ne corrispondono alla
forma primitiva; altre volte però presentasi in
apparenza di dendriti, e così è, per esempio,
dell’ Argento corneo dello Schlangenberg in Sibe-
ria. Del resto, è poi questo tenero sempre, e ce-
devole a segno, che si può agevolmente portarne
via qualche bricia coll’ uso delle unghie. Il peso
specifico n’ è = 4,840, e Klaproth, che ebbe
la opportunità d’analizzarne due di diversa pro-
vegnenza, li trovò composti come segue =

Argento muriato

di Sassonia del Perù
d’Argento puro 67,75 76,0
d’Ossigeno 6,75 7,6
d’Acido muriatico 14,75 16,4
di Ferro ossidato 6,00 0,0
d’Allumina 1,75 0,0
d’Acido solforico 0,25 0,0
colla perdita di 2,80 0,0
–––––– ––––––
Totali 100,00 100,00.

– Le località principali ne sono, oltre alle già
citatene della Siberia, di Freyberg e di Iohann-
georgenstadt in Sassonia, e del Perù, Ioachims-
thal in Boemia, Annaberg nell’ Austria, la Cor-
novaglia, e via via discorrendo.

SPECIE 8. Argento rosso, o anche l’Argento
[Seite 418] Antimonio-solforato, o la Rubina d’Argento (fr.
l’Argent rougel’Argent rosiclairle Ro-
siclair
l’Argent antimonié sulfuré: ted. das
Rothgültigerz
dunkles, lichtes, e fahles Roth-
gültigerz
RothgüldenRothsilberdie
Silberblende
Rubinblende rhomboedrische
Rubinblende:
ing. the red Silver-ore – e talora
Ruby-oreantimoniated Sulphuret of Silver). –
Può essere questo de’ diversi colori, che stanno
tra il rosso chiaro di sangue, ed il cremisi o il
colore rosso scuro della cocciniglia, e da que-
st’ ultimo può anzi desso passare ancora al gri-
gio plumbeo e al nero di ferro; è desso dal più
al meno translucido, in modo che poi talora,
come accade precisamente in quello che gl’ Inglesi
denominano Ruby-ore, guardandone i cristalli
a luce riflessa, appariscono rosso-scuri, mentre
traguardandoli invece contro alla luce, riescono
d’un colore rosso sanguigno. Questo Minerale è
sempre al tempo stesso dotato d’un nitore ve-
troso, e d’uno splendore o d’una lucentezza de-
cisamente metallica, ed i cristalli sogliono esserne
prismi a sei lati, terminanti in piramidi o in acu-
minature, ora a sei, ed ora a tre sole faccie;
forme tutte derivanti dalla primitiva romboedra;
altre volte però l’Argento rosso incontrasi in for-
ma dendritica, e sempre poi, sfregiandolo, mo-
stra più rossa la scalfittura, di quello che esso
naturalmente non sia. Il peso specifico mezzano
[Seite 419] se ne ritiene = 5,503, sebbene ve ne siano
esemplari, che non arrivano, se non a 5,400,
ed altri che ne pervengono fino a 5,800. Varia-
bile fino ad un certo segno ne riesce anche molto
la composizione; ma faremo che ci basti per
ora il riportarne l’analisi, da Klaproth eseguita,
di uno rosso scuro di Andreasberg nell’ Harz;
che non di troppo gran fatto se ne discostano
poi l’altre. Egli lo riconobbe composto =

d’Argento ossidato 60,0
d’Antimonio ossidato 20,3
di Solfo 11,7
e d’Acido solforico deacquificato 8,0
–––––
Totale 100,0. –

Altri vi rinvennero talora qualche più o meno
sensibile traccia d’Arsenico, e Vauquelin, che
volle darsi il pensiero di determinarne anche
la proporzione dell’ Ossigeno, ve la trovò =
12,13, complessivamente sovra i due metalli
Argento ed Antimonio. – Le località princi-
pali, d’onde traggonsi buoni esemplari d’Ar-
gento rosso, sono, oltre all’ Harz in più luo-
ghi, Wolfach nel paese di Baden, Ioachimsthal
in Boemia, Iohanngeorgenstadt, Marienberg,
Freyberg, Schneeberg ed altre, nell’ Erzgebirge
Sassone, Schemniz, Kremniz, Siegen, ed altre
ancora nell’ Ungheria, e del resto poi il Virtem-
berghese, l’Alsazia, il Delfinato, la Spagna, la
Cornovaglia, il Messico, il Perù, ec. – (Il Trad.)


GENERE IV
mercurio

[Seite 420]

Il Mercurio conserva all’ aria generalmente
inalterato lo splendore metallico argentino, che
gli è proprio, ed è abitualmente fluido liquido,
senza perciò bagnare le mani, che lo toccano o
lo maneggiano; ma è poi suscettibile di consoli-
darsi a gradi 34 all’ incirca sotto lo zero della
scala termometrica Reaumuriana, o sia a gradi
43,50 negativi Fahrenheitiani, nel qual caso di-
venta poi anche malleabile. Il peso specifico,
quando è fluido alla nostra temperatura mezza-
na abituale, è = 13,568, ma quando è con-
gelato, duro e malleabile, riesce invece = 14,391,
siccome rilevasi dal Gehlen’ s Journ., vol. IV,
alla pag. 434. Sciogliesi desso compiutamente e
con facilità nell’ Acido nitrico; fosforeggia nel
così detto Vacuo Torricelliano, come a dire nella
parte, che ne sta più elevata nel barometro; è su-
scettibile d’amalgamarsi facilissimamente coll’ O-
ro, coll’ Argento, collo Stagno e col Piombo,
e da questa sua attitudine ne derivano poi le
utilissime applicazioni agli usi diversi, che se ne
suol fare, per trattare le miniere contenenti Me-
talli fini o preziosi col processo della amalgama-
zione, per varie adorature ed inargentature,
[Seite 421] per fabbricarne gli specchi, spalmandone come
l’arte insegna, una delle due superficie delle la-
stre di vetro o di cristallo a ciò destinate, e
via discorrendo; sebbene, oltre a tali suoi usi,
venga questo medesimo Metallo adoperato an-
cora con sommo vantaggio, sia per completarne,
diversi stromenti meteorologici, sia per allonta-
nare, o far perire un gran numero d’insetti,
vermi ec., e sia finalmente per giovarsene in
uso medico, come d’un farmaco talora assai pos-
sente, cui altri infino ad ora tenterebbesi invano
di sostituirne.

SPECIE 1. Mercurio vergine, o Mercurio na-
tivo
(fr. le Mercure natifle Vif-argent na-
tif:
ted. gediegenes QuecksilberJungfern-
quecksilber
Gediegen-quecksilber: ing. the na-
tive Quicksilver
native Mercury). – Scorgesi
questi d’ordinario in forma di goccie globulari
argentine per entro alle fenditure, o ad altri
vani, che incontransi in alcune miniere di Mer-
curio. Le località principali ne sono, in Euro-
pa, Idria, ed il Palatinato di Due-Ponti.

SPECIE 2. Amalgama nativo, od anche il Mer-
curio argentale, il Mercurio nativo argenti-
fero
(fr. le Mercure argentall’Amalgame
d’argent natif:
ted. das Amalgamhalbflüs-
siges,
e festes natürliches Amalgamdodekae-
drischer Mercur:
ing. the native Amalgam). –
Non è questo propriamente altra cosa, che una
[Seite 422] lega, o una combinazione naturale, o, come
suol dirsi, un Amalgama del Mercurio vergine
coll’ Argento nativo, sotto proporzioni che sono
soggette a variare piuttosto sensibilmente, secondo
che potrà meglio apparire dal confronto delle
tre diverse analisi, forse fatte sopra Amalgami
derivanti da località differenti, che ce ne fornirono
i tre distinti Autori seguenti, e che abbiamo qui
comprese in una apposita Tabella:

Mercurio argentale

Heyer Klaproth Cordier
Argento puro 25 36 27,5
e Mercurio 74 64 72,5
colla perdita di 1 0 0,0
–––– –––– ––––
Totali 100 100 100,0. –

La località principale ne è Moschel-landsberg nel
Palatinato di Due Ponti; ma però se n’ hanno
saggi anche da Szlana nell’ Ungheria, da Sahl-
berg in Isvezia, da Allemont in Francia, e da
Almaden in Ispagna.

SPECIE 3. Cinabro, od anche il Mercurio os-
sidato solforato rosso
, talora detto il Ver-
miglione
(fr. le Cinabre natifle Vermillon
le Mercure sulfuré rougel’Oxyde de Mer-
cure sulfuré rouge
le Mercure oxidé sulfuré
rouge:
ted. der ZinnoberBergzinnober –
Zinnoberspath
die Quecksilberblenderhom-
boedrische Rubinblende:
ing. the Cinnabar). –
[Seite 423] È desso di un colore rosso, variabile dallo scar-
latto chiaro fino al cocciniglia carico, con poche
volgenze ad altri colori diversi, il più delle volte
opaco, ma pure talora dal più al meno trans-
lucido, d’aspetto bene spesso affatto amorfo,
or lamelloso, ora fibroso, e tale altra volta ter-
roso, sebbene se n’ abbiano poi esemplari dotati
d’un nitore quasi decisamente metallico, come
altri se n’ hanno di compage cristallina, ed altri
perfino cristallizzati, il più delle volte in piramidi
a quattro faccie, ed anche in qualche altra forma,
derivabile però sempre o riducibile al romboe-
dro, che n’ è la forma dominante; è desso più o
meno tenero, e ve n’ ha che lorda perfino di rosso
le mani; sfregiandolo, la scalfittura ne riesce
quasi costantemente d’un bel colore rosso scar-
latto vivacissimo; sciogliesi in parte nell’ Acido
nitro-muriatico, e trattandolo al cannello, vi si
infiamma da prima, e poscia vi si dissipa in to-
talità con isvolgimento d’odore solforoso. Il peso
specifico ne sta tra 6,700, e 8,200, e la com-
posizione ne varia spesso alcun poco, come ri-
sulterà dal confronto delle analisi riportatene nella
seguente Tabella:

[Seite 424]
xxx
[Seite 425]

Le località cognite ne sono presentemente mol-
tissime; ma primeggiano sovra tutte l’altre quelle
d’Idria, di Due Ponti, d’Almaden in Ispagna,
della China, del Giappone e del Messico.

(Il Trad.)

Il così detto Quecksilber-branderz, o Mine-
rale mercuriale infiammabile di Idria, il quale-
s’ accende effettivamente alla fiamma d’una can-
dela, e vi brucia con fiamma vivace, diffondendo
all’ intorno un odore analogo a quello che svol-
gesi dalla così detta Cera lacca, o Cera di Spa-
gna rossa,
ma senza mai odore alcuno di Sol-
fo, sembra non essere altro, se non una intima
mistura naturale, sia di pretto Cinabro, o sia
d’un Mercurio ossidato, con una sostanza bitu-
minosa non fetida, e forse, a cagion d’esempio,
colla Nafta pura?, o veramente, secondo che
altri pensano, con quello Schisto bituminoso in-
fiammabile (Brandschiefer), che citammo già in
più luoghi, ed in particolare alla pag. 347 del
precedente nostro vol. V. – (Il Trad.)

Noi stimiamo di poter ritener poi positivamen-
te, come un Cinabro solforato, quello che, piuttosto
raro, ed accompagnato manifestamente dallo Spato
calcareo e da buona dose di Piriti marziali e cu-
pree, rinviensi in Idria stessa, rosso di scarlatto,
translucido, dimostrante una compage spatosa o
lamellosa, ed emettente, quando è fregato, un
odore analogo a quello del Fegato di solfo, viene
[Seite 426] colà denominato Stinkzinnober, o Cinabro puz-
zolente, e che non so bene il perchè sia stato da
qualche Autor francese qualificato col nome strano
di Cinabre alcalin. – (Il Trad.)

SPECIE 4. Mercurio epatico, o anche il Mer-
curio testaceo, il Mercurio solforato bitumi-
nifero
(fr. le Mercure hépatiquele Mercure
sulfuré bituminifére
le Mercure hépatique et
bitumineux:
ted. das LebererzQuecksilber-
lebererz
– e talora Korallenerz – e per ta-
luni eziandio die Quecksilberblende: ing. the
hepatic Sulphuret of Mercury
hepatic Mer-
curial-ore
hepatic Sulphuret of Quicksilver). –
Questo Minerale suol essere d’un colore rosso di
cocciniglia scuro o carico, e volgente più o meno al
nero di ferro; è desso dotato di pochissimo nitore,
a meno d’alcuni punti, ove riesce parzialmente
micante; è tenero molto, e, scalfendolo, mostrasi
in sullo sfregio d’un bel rosso di cocciniglia
vivo. La varia sua compage ci abilita a distin-
guerne almeno le due varietà, compatta, e lami-
noso-testacea a laminette, quasi chi dicesse, con-
centriche, come scorgesi succedere eziandio in
alcune Ematiti (Glaskopf1). Il peso specifico ne
[Seite 427] suol essere = 7,937, e Klaproth, che analiz-
zollo, lo trovò composto =

di Mercurio 81,80
di Solfo 13,55
di Rame 0,20
di Carbonio 2,30
di Silice 0,65
d’Allumina 0,55
di Ferro ossidato 0,20
e d’Acqua, colla perdita 0,75
––––––
Totale 100,00; ana-

lisi questa, che sembraci avvicinare moltissimo la
composizione di questo Mercurio epatico testaceo
Idriano a quella da noi riportata nella prece-
dente Tabella, come dataci da Iohn, d’un Ci-
nabro Giapponese. Del resto poi la località prin-
cipale di questo minerale particolare di Mercu-
rio, si è appunto Idria, ove si può dire, che
sia il più comune d’ogni altro. – (Il Trad.)

SPECIE 5. Mercurio muriato, o anche il Mer-
curio corneo
(fr. le Mercure chloraté – le Mer-
cure muriaté
le Mercure corné: ted. das
Quecksilber-hornerz
natürliches Turpeth
natürlicher Sublimatgediegener Sublimat
Hornquecksilbersalzsaures Quecksilber
weisser Markasitpyramidales Perl-kerat:
ing. the mercurial Horn-orecorneous Mer-
cury – corneous Quicksilver
). – Questa Spe-
[Seite 428] cie è generalmente di un color grigio di fumo,
o cenerognolo, volgente al bianco, al giallognolo
od anche al verdiccio, alquanto translucido, e
dotato d’un nitore adamantino, che ha molto
della lucentezza, o dello splendore metallico; esso
è poi tenero sempre in modo, che si può con
tutta facilità tagliarlo in pezzi col mezzo d’un
coltello, e sfregiarlo perfino coll’ unghia; il fuoco
lo volatilizza per intiero, e l’acqua ne scioglie
una parte, che se ne precipita poi tosto in un
sedimento di color giallo rancio, quando a pena
vi si sopravversi un po’ d’acqua di Calce. Rin-
viensi desso per lo più in forma d’una incro-
stazione, o quasi chi dicesse, d’una pellicola
cristallina, o anche in cubi, o piuttosto in pri-
smi quadrilateri minutissimi e riuniti per drusi-
cine, nelle fenditure, ne’ crepacci, o comunque,
ne’ vani degli altri minerali di Mercurio, insieme
col Mercurio nativo, coll’ Amalgama nativo, e
colla Litomarga, più frequentemente forse, che
non nell’ altre già citate località di tali miniere,
in quelle che ne esistono nel paese di Due Pon-
ti. Klaproth, che ne analizzò uno appunto di
tale derivazione, ebbe a riconoscerlo composto =

di Mercurio ossidato 76,0
d’Acido muriatico 16,4
e d’Acido solforico 7,6
––––
Totale 100,0. – Non
[Seite 429]

sarà però se non bene andare qui avvertiti, che
corrono spesso in commercio mineralogico, sotto
nome di Mercurio corneo, alcuni saggi, che nulla
hanno propriamente che fare con esso, soprat-
tutto allorchè ostentano dessi, nella loro cristalliz-
zazione, forme tendenti alla romboide o al rom-
boedro; forme incompatibili col prisma quadra-
lo, che sembra esserne la forma fondamentale.

(Il Trad.)


GENERE V
rame

[Seite 430]

Il Rame è un Metallo duro molto ed elasti-
co, ed è ritenuto come il più sonoro di tutti,
quanti essi sono. Il peso specifico mezzano n’ è
stimato = 7,788. Tutti gli Acidi lo attaccano e
lo disciolgono, quale con maggiore, e quale con
minore facilità; è desso suscettibile di bruciare,
ora con fiamma verde, ed ora con fiamma tur-
chiniccia od azzurrognola, e conformasi poi age-
volmente in lega con diversi altri Metalli, onde
vengono a risultarne appunto quelle varie così
delle Leghe o composizioni di Rame, che tor-
nanci tutte più o meno vantaggiose nella vita so-
ciale, come il sono, a cagion d’esempio, col-
l’Oro, il vero Similoro, ed il Suasso de’ Malesi:
collo Zinco, l’Ottone ed il Tombacco (Tomba-
go,
equivalente di Rame in lingua Malaja o Ma-
lese, che vogliasi dire): collo Stagno, il Bronzo
statuario antico e simili, del pari che quegli al-
tri Bronzi, o quelle moderne metalliche com-
posizioni che denominiamo Metallo da campane
(Glockengut), e Metallo da Cannoni (Stückgut):
coll’ Arsenico, il così detto Argento falso in tri-
tume
(fr. l’Argent haché), che serve di materia,
con cui fannosi apparenti inargentature, ed il
[Seite 431] Rame bianco (fr. le Cuivre blanc), o sia quella
composizione metallica, di cui si fa uso talora
per approntarne specchi da telescopj, riverberi
per microscopj, ed altri così fatti stromenti od
utensili lucidi, o riflettenti la luce, ma non sog-
getti ad irrugginire o ad appannarsi: col Nickel,
il famoso Pack-fong de’ Chinesi, e via via di-
scorrendo. A tali usi del Rame per farne utili
leghe o composizioni metalliche, resta però qui
da aggiugnersi anche quello, che se ne suol fare
nelle Zecche, sia allegandolo in determinata pro-
porzione, e sotto il nome di titolo regio, col-
l’Oro e coll’ Argento destinati a batterne mone-
te, o sia battendolo anche solo pel bilione ec.

SPECIE 1. Rame nativo (fr. le Cuivre natif:
ted. das Gediegen-kupferoktaedrisches Ge-
diegen-kupfer
– e talora eziandio Cäment-kup-
fer
1: ing. the native Copper). – È questo ta-
lora aurifero, argentifero, o in somma allegato
naturalmente con qualche dose d’un altro Me-
tallo puro, e quindi è, che il colore rosso pro-
[Seite 432] prio del Rame, ne rimane più o meno alterato
da qualche volgenza a varj altri colori; e così
dicasi eziandio delle forme, sotto alle quali suole
esso mostrarsi, mentre ve n’ ha, che ci si pre-
senta cristallizzato, soprattutto in doppie piramidi
quadrilatere, o in ottaedri, come ve n’ ha in
massa amorfa, in arnioni, in grumi, in arbore-
scenze, e via discorrendo. – In Europa le loca-
lità principali ne sono la Cornovaglia e l’Unghe-
ria; ma la Siberia Asiatica ne abbonda molto
più, segnatamente a Katharinenburg, ove se ne
rinvengono saggi che, secondo Iohn, constano
di 99,80 di purissimo Rame, col resto, per an-
dare a 100,00, d’Oro o di Ferro. Altri esem-
plari se n’ hanno però ancora ne’ Gabinetti, che
provengono, o dalle spiagge di Mednoi Ostrow
(o sia dell’ Isola del Rame), situata nel Golfo
di Kamtschatka, o dalle ripe del così detto fiu-
me del Rame,
posto al nord-ouest della Baja
d’Hudson, o dal Brasile, e anche da altri luoghi.

SPECIE 2. Rame vitreo, od anche il Rame
vetroso, il Rame solforato
(fr. le Cuivre sul-
furé
le Cuivre vitreuxla Mine de Cui-
vre vitreuse:
ted. der KupferglasKupfer-
glanz
Lecherzprismatischer Kupferglanz –
e talora eziandio Grau-kupfererz: ing. the Cop-
per-glance
vitreous Copper-ore). – Questo Mi-
nerale è per solito di un colore grigio, consimile
a quello del Piombo, ma suscettibile di volgere
[Seite 433] poi più o meno al violaceo, al bruno epatico scu-
ro, ed anche a qualche altro colore; è desso alle
volte dotato d’una lucentezza metallica; la spez-
zatura ne inclina, forse più che non ad altro, alla
lamellosa, e il più delle volte incontrasi in massa
amorfa; ma però hassi anche cristallizzato, e soprat-
tutto in prismi exaedri, che sembrano costituirne
la forma fondamentale; è poi desso tenero molto,
poco meno che molle, pieghevole, e quasi taglia-
bile col coltello in fette, e morbido al tatto; uno
sfregio, che gli si faccia, riesce lucido, ed espo-
nendolo al fuoco, vi si fonde senza grande dif-
ficoltà. Il peso specifico mezzano suole esserne
= 5,074, e Klaproth, che analizzonne un sag-
gio venuto dalla Siberia, lo trovò composto =

di Rame 78,50
di Solfo 18,50
di Ferro 2,25
e di Silice 0,75
–––––
Totale 100,00. – Le località

principali ne sono, in Europa, la Cornovaglia,
ed il Bannato.

SPECIE 3. Rame epatico, o il Rame piritoso
epatico, il Rame piritoso screziato
, e meglio
ancora il Rame solforato epatico o screziato
(fr. le Cuivre pyriteux hépatiquele Cuivre
piriteux panaché
le Cuivre sulfuré bigarré:
ted. das BuntkupfererzKupferindig – e ta-
lora Kupferlebererz, e meno poi acconciamente
[Seite 434] ancora Kupferlasur: ing. the variegated Cop-
per-ore
). – Questo suol essere nel fondo d’un
color bruno di Tombacco, volgente qua e là al
rosso proprio del Rame, e anche ad altri colo-
ri, e bene spesso cangiante a quel modo ch’ è
proprio del collo d’alcuni piccioni; il nitore ne
è per altro metallico, e riesce esso più fragile
ed agro che il Rame vitreo non sia, lasciandosi
inoltre da un corpo duro scalfire con uno sfre-
gio rosso bruniccio. Desso non suole incontrarsi
che in massa amorfa, ora in lastre appianate, e
quasi incrostanti o stalagmitiche, ed ora soprat-
tempestato ad altri minerali di Rame, e talora dis-
seminatovi per entro, ma assai di rado in cristalli,
e la spezzatura ne apparisce concoidea, inclinante
più o meno alla ineguale, essendone la grana va-
riabile. Il peso specifico mezzano ne sembra es-
sere = 4,940. – Varia desso alquanto di com-
posizione, come risulta dalle tre analisi che vo-
gliamo riportarne de’ due Chimici

xxx
[Seite 435]

Oltre alle qui sopra accennatene località, rin-
viensi questo in molte altre miniere di Rame
della Turingia, del Salisburghese, dell’ Erzge-
birge Sassone, dell’ Inghilterra, della Svezia,
della Lapponia e dell’ America. – Non sarà se
non bene il notare che, mentre taluni hanno fat-
to, come ora qui noi pure, di questo Rame epa-
tico una Specie a parte, altri lo ritennero come
una semplice modificazione spontanea del Rame
piritoso, o della Pirite gialla di Rame, che for-
merà il soggetto della seguente Specie 4.a, ed al-
tri poi predilessero di riguardarlo piuttosto, e
forse con più plausibile intendimento, come una
modificazione del precedente Rame vitreo, o Ra-
me vetroso, alla composizione del quale sembra
avvicinarsi desso effettivamente alquanto più da
presso. A tanto vogliamo qui soggiugnere ancora
che il Kupferindig o l’Indaco di rame, rinvenu-
tosi nel Kupferschiefer di Sangershausen in Tu-
ringia, descritto pel primo da Freiesleben, e da-
toci poscia da Breithaupt, a pag. 178 del vol. IV
dell’ Hoffmann’ s Handbuch der Mineralogie, co-
me una Specie a parte, appunto sotto quel nome
di Kupferindig, non ci sembra neppur esso dif-
ferire gran fatto dal presente nostro Rame epa-
tico, del quale potrebb’ essere benissimo non al-
tra cosa, che una decomposizione alquanto più
spinta. – (Il Trad.)

SPECIE 4. Pirite cuprea, o la Pirite di ra-
[Seite 436] me, la Pirite gialla, la Pirite cuprifera, la
Miniera gialla di rame, il Rame piritoso,
ec.
(fr. le Cuivre pyriteuxla Mine jaune de
Cuivre
la Pyrite cuivreusele double Sul-
fure jaune de Cuivre et de Fer
le Cuivre avec
Fer sulfuré jaune
le Fer sulfuré cuprifère:
ted. der KupferkiesGelfGelferzGelb-
kupfererz
gelbes Kupfererzpyramidaler
Kupferkies:
ing. the yellow Copper-oreCop-
per-pyrites
). – Questa Specie è d’un colore
giallo dorato, ma variabile, e volgente talora al
verdiccio, e cangiante bene spesso sopra varj co-
lori ad un tempo alla maniera, come suol dirsi,
del collo di piccione; il più delle volte è affatto
amorfa, offerendo però da quando a quando di
apparenza speculare una delle sue faccie di con-
tatto; altre volte sembrerebbe quasi che essa avesse
fluito, e mostrasi incrostante o stalagmitica, pa-
pillosa o mammilliforme, od anche in arnioni,
in isferoidi, in grumi, in grappoli, in lagrime e
via discorrendo; ma ben più di rado poi cristalliz-
zata, ed in tal caso in piramidi triedre, o in ot-
taedri quadrati, o in altre forme derivabili da
quest’ ultima, che n’ è ritenuta come la fonda-
mentale; sfregia dessa la Calce carbonata spato-
sa, venendo sfregiata dallo Spato fluore; è so-
lubile nell’ Acido nitrico a caldo, lasciandosi ad-
dietro lo Solfo, e, trattata al cannello, vi decrepita
sul principio, finindo poscia per fondervisi in
[Seite 437] un pallino di Rame. Il peso specifico ne suole
essere = 3,980, ma può giugnerne fin anche
a 4,860. Contiene dessa per l’ordinario un terzo
circa del suo peso di Rame, un terzo di Ferro,
e un altro terzo di Solfo, come ne dimostrano
generalmente le analisi, tralle quali ci acconten-
teremo di riportare qui di seguito quella, che ese-
guì Phillips sovra una Pirite cuprea di Cornova-
glia, e che trovò composta =

di Rame 30,00
di Ferro 32,00
di Solfo 35,16
di Piombo con Arsenico 2,14
colla perdita di 0,70
–––––
Totale 100,00. – E

questa la più comune delle miniere di Rame, e
rinviensi spesso associata colle due Specie prece-
denti, vale a dire col Rame vitreo, e col Rame
epatico, in quello Schisto marno-bituminoso, che,
come accennammo già altrove, ed in particolare
poi alle pag. 529 e 530 del precedente nostro
vol. V, appunto in causa di tale circostanza spe-
ciale, ottenne in più luoghi della Germania, il
nome proprio di Kupferschiefer, o sia di Schisto
cuprifero.

SPECIE 5. Rame bianco, o anche la Miniera
bianca di rame, la Pirite bianca di rame
, ec.
(fr. la Mine de Cuivre blanchele Cuivre
blanc
la Pyrite blanche de Cuivre: ted. das
[Seite 438] Weisskupfererz
weisses Kupfererz: ing. the
white Copper-ore
). – Questo Minerale è d’un
colore bianco di Stagno, che volge alquanto al
giallo pallido (Speisgelb), ed è poi quasi affatto
destituto di nitore, e fragile od agro molto; qual-
che volta, ciò non pertanto, dà esso alcune scintille
sotto i colpi dell’ acciarino. Henckel ci assicura
contener esso a un dipresso il 40 per % in Ra-
me, mentre il resto ne debb’ essere Ferro ed Ar-
senico, ma non vi nota poi come necessaria la
presenza dello Solfo. Passa questo naturalmente,
dall’ un canto alla precedente Pirite cuprea, e
dall’ altro canto al seguente Rame grigio; ma
non sembra aversi a ritenere, se non per una
semplice naturale modificazione dell’ una e del-
l’altro; tanto più che è raro sempre da per tutto,
anche a Freyberg, e a Freudenstadt, che ne
dovrebbon essere le principali località. Così è
pure da dirsi del Trümmererz (Minerale fram-
mentario o breccioso di Rame
) dell’ Ungheria,
che non è se non una mistura brecciosa, costi-
tuita appunto di ritagli o frammenti di Pirite cu-
prea, di questo Rame bianco, e di Rame grigio,
collegati insieme da uno Spato calcareo; e così
è da dirsi ancora del famoso Minerale da cam-
pane (Glockenerz
), per esempio, di Cornova-
glia, il quale non risolvesi, se non in una mi-
stura naturale di Rame piritoso, o anche di
questo Rame bianco, e di Stagno solforato
[Seite 439] (Zinnkies), d’onde colla fusione ritraesi bella e
pronta quella lega di Rame e Stagno, che dicesi
Bronzo o Metallo da campane. – (Il Trad.)

SPECIE 6. Rame grigio, o la Miniera grigia
di Rame
(fr. le Cuivre grisla Mine de Cui-
vre grise:
ted. das FahlerzKupferfahlerz
Graugültigerztetraedrischer Kupferglanz
e nell’ Harz comunemente anche Weissgulden:
ing. the grey Copper-ore). – Questa Specie è
il più delle volte di un colore grigio d’acciajo,
suscettibile di volgere più o meno al nero di
Ferro; la scalfittura ne riesce grigio-rossiccia;
d’ordinario rinviensi in massa amorfa, ma pur
talora hassi anche cristallizzato, per esempio, in
piramidi triedre, o veramente in prismi a sei
faccie, o in altre forme derivabili dal tetraedro,
che se ne ritiene la fondamentale. Il peso speci-
fico ne è = 4,360, ma può gingnerne benissi-
mo fin anche a 4,890. Sfregia questo pure lo
Spato calcareo, essendo sfregiabile dallo Spato
fluore, e, trattato al cannello, vi decrepita viva-
mente in sulle prime, ma finalmente poi vi si
fonde in un pallino metallico, dopo d’essersi li-
berato or dall’ Arsenico, ed ora dall’ Antimonio,
ch’ eravi commisto. Klaproth ne analizzò parec-
chi saggi di varia derivazione, e i risultati ch’ e-
gli ne ottenne, ci forniscono la seguente Tabel-
la, cui non aggiugneremo, se non l’analisi fatta
dal Napione d’un Rame grigio del Piemonte, ed
un’ altra fatta da Thomson d’uno d’Inghilterra.

[Seite 440]
xxx
[Seite 441]

Tali sono alcune delle principali località, ove
rinvengonsi buoni saggi di Rame grigio; ma, ol-
tre a questi, è da notarsi, che uno ve n’ ha gri-
gio scuro, vegnente da Poratsch nell’ Ungheria,
dal quale Klaproth trasse 39 di Rame, 26 di
Solfo, 19,50 d’Antimonio, 7,50 di Ferro, e
6,25 di Mercurio, colla perdita di 1,75, in tut-
to 100,00; com’ è da notarsi eziandio, che qual-
che volta il Rame grigio è anche aurifero. Av-
vertasi poi, che in causa della vistosa sua do-
satura di Piombo, quel Rame grigio nero ed ar-
gentifero dell’ Harz, e precisamente di Andrea-
sberg, del quale nella Tabella qui sopra ripor-
tammo l’analisi di Klaproth, ottenne da taluno
la denominazione particolare di Bley-fahlerz, o
sia di Rame grigio plumbifero, con tanta ragione
a un dipresso, con quanta potrebbesi chiamare
Rame grigio mercuriifero quello di Poratsch, che
citammo pure testè. – (Il Trad.)

Di tre Sostanze cuprifere novellamente scopertesi,
trovo di dovere far qui breve cenno, da che il nostro
Testo non ne fa menzione in verun luogo: la Tennan-
tite
cioè, il Seleniuro di Rame, e la Eukairite:

1.° la Tennantite di Cornovaglia, ove fu rinvenuta
insieme con altri minerali di Rame, è d’un colore gri-
gio di piombo, volgente più o meno al nero di ferro, di
rado in massa amorfa e compatta, e ben più spesso cri-
stallizzata in dodecaedri romboidali, o in poche altre
forme da questa derivabili, ed ora smontata affatto, ora
dotata d’un nitore decisamente metallico, e talvolta al-
[Seite 442] quanto cangiante a quel modo che scorgesi in alcuni cri-
stalli di Stagno; è dessa alquanto più dura, di quello
che nol siano mai, nè il Rame vitreo (Kupferglanz),
nè il Rame grigio (Fahlerz), da’ quali è spesso accom-
pagnata, e che essa riesce a sfregiare. Sfregiandola con
una punta, la scalfittura ne risulta grigio-rossiccia, e,
trattata al cannello, essa vi decrepita, rendendone azzurra
la fiamma, diffondendo un forte odore d’Arsenico, e
risolvendosi in una scoria grigia attraibile dalla calami-
ta. Il peso specifico n’ è = 4,375, e l’analisi fattane da
Phillips, la qualifica composta =

di Rame 45,3
di Solfo 28,7
d’Arsenico 11,8
di Ferro 9,2
e di Silice 5,0
–––––
Totale 100,0.

2.° Il Seleniuro di Rame, o il Rame seleniato, rin-
venutosi a Sckrickerum nella Smolandia in Isvezia, venne
da Berzelius qualificato appunto per un Seleniuro sem-
plice di Rame, ma io ne ignoro infino ad ora i precisi
caratteri distintivi, ove almeno non siano quelli stessi
delle masse grumose nere, che accompagnano, come di-
remo, la Eucairite, che acquistano, sotto all’ azione d’un
coltello, un nitore metallico, e che danno poi, sotto al-
l’uso del cannello, odore di Selenio.

3.° La Eucairite od Eukairite, trovatasi non ha guari
parimenti a Sckrickerum nella Svezia, e riguardata dallo
stesso Berzelius come un Seleniuro doppio di Rame e di
Argento, è tenera a segno di poterla quasi tagliare in
fette con un coltello, e scalfibile poi con isfregio argen-
tino, e con polvere di scalfittura grigia smontata, seb-
bene il colore proprio ne sia il grigio di Piombo, e lo
splendore metallico. Il peso specifico non ne è stato per
[Seite 443] anche determinato a dovere, ed è dessa in massa com-
patta ed amorfa; ma ostenta però una tal quale inde-
terminata compage cristallina, con una spezzatura, più
che non altro, granulare di grana fina, e suole essere
associata allo Spato calcareo, e ad alcune masse gru-
mose d’una sostanza nera, contenente essa pure molto
Rame con poco Argento, mineralizzati amendue dal Se-
lenio; masse che si possono ritenere per un Seleniuro di
Rame argentifero. Trattandola coll’ Acido nitrico bollente,
la Eukairite, vi si scioglie assai bene, ed al cannello,
essa dapprima inverdisce la fiamma, ma poi fondesi age-
volmente diffondendo un odor di rape, e lasciando per
residuo un pallino di Seleniuro d’Argento, che è fragile
assai. Berzelius, che la analizzò la riconobbe composta =

di Rame 23,05
di Selenio 26,00
d’Argento 38,93
e d’altre Sostanze, soprattutto terrose 8,90
colla perdita di 3,12
––––––
Totale 100,00.

Agg. del T.

SPECIE 7. Rame nero agro e compatto, o an-
che la Miniera nera agra di Rame, o il Rame
solforato antimoniale
(fr. le Cuivre noir et ai-
gre
la Mine gris-noirâtre aigre et compacte
de Cuivre
le Cuivre gris antimonifèrele
Cuivre sulfuré noir antimonifère:
ted. das
Schwargülden
dunkles FahlerzSpiesglanz-
fahlerz
SchwarzerzSchwarzkupfer – e
talora anche SchwarzgültigerzGraugültigerz:
ing. the black Copper-oreblack Fahlerz
[Seite 444] black Sulphuret of Copper?). – Questo Mine-
rale di Rame d’ordinario mostrasi d’un colore
nero di ferro, ma può passare benissimo, per
gradi, fino al grigio proprio dell’ acciajo; è do-
tato d’un nitore decisamente metallico, e d’una
spezzatura concoidea a fossette minute; è un po’
più duro, e più agro e fragile, di quello che per
solito non sia il precedente Rame grigio, e rin-
viensi spesse volte amorfo in massa compatta,
ma pure incontrasi da quando a quando, so-
prattutto a Clausthal nell’ Harz, anche cristalliz-
zato in piramidi triedre. – Noi ne riportammo
già nella precedente nostra Tabella l’analisi, da
Klaproth fatta di quello di Kapnick nel Banna-
to, la quale è ivi la sola che importi una tenue
dosatura (0,05) di Zinco, e ve la riportammo
in vista segnatamente di ciò che alcuni opinano,
possa questa Sostanza minerale non essere che
una accidentale modificazione di quello stesso Ra-
me grigio. – (Il Trad.)

SPECIE 8. Rame nero terroso, od anche il
Rame ossidato nero, la Miniera nera polverosa
di Rame
, o l’Ossido nero nativo di Rame (fr.
le Cuivre oxydé noirl’Oxyde noir de Cui-
vre
la Mine noire terreuse de Cuivre: ted.
die Kupferschwärze: ing. the Copper-black –
– black Copper-ore
earthy black Copper
black Oxide of Copper). – Questo minerale di
Rame suol essere di un color nero, volgente più
[Seite 445] o meno al bruniccio, od anche al turchiniccio;
è poi desso terroso, e friabile o sfarinabile agevol-
mente tralle dita, magro al tatto, e lordante le
mani; d’ordinario è privo affatto d’ogni nitore,
ma pure ve n’ ha qualche saggio che mostrasi
quasi vellutato; lo sfregio ne riesce alquanto più
lucente ch’ esso mai non sia; al cannello fondesi
in un pallino di Rame, senza diffondere un sensi-
bile odore solforoso, e sciogliesi nell’ Ammonia-
ca, lasciandosi addietro un ossido di Ferro. È
desso poi sempre affatto amorfo, ora in grumi,
in arnioncini, o in botrioidi, ed ora, come av-
viene più spesso, in forma di fioritura, o d’in-
tonacatura sovrattempestata al Rame nativo, al
Rame grigio, o meglio forse ancora alla Pirite cu-
prea, di cui esso sembra essere una decomposizione,
con perdita di tutta la sua dosatura di Solfo. –
Selb ha opinato ultimamente, che il così detto
Kupferschwärze di Schapbach nel paese di Ba-
den altro infatto non sia, se non un Rame os-
sidato manganesifero. – (Il Trad.)

SPECIE 9. Rame rosso, o la Miniera rossa di
Rame, il Rame ossidato rosso, il Rame ossidu-
lato rosso,
o ben piuttosto il Rame ossido-car-
bonato rosso
(fr. le Cuivre oxydé rougele
Cuivre oxydulé rouge
le Cuivre oxydé car-
bonaté rouge
la Mine de Cuivre rouge: ted.
das Rothkupfererzdichtes Rothkupfererz
blättriges Kupfererzhaarförmiges Kupfererz
[Seite 446] oktaedrisches KupfererzKupferroth –
Rothkupferglas
– e talora pur anco, sebbene
impropriamente, Kupferlebererz: ing. the red Cop-
per-ore
ruby Copper-oxide). – Questa Spe-
cie mostrasi generalmente d’un colore, nel fondo,
bruno epatico, o anche rosso di cocciniglia, ma
suscettibile di volgere, mercè della graduata me-
scolanza di tali due colori, e di qualche altro,
fin anche al grigio di Piombo; quando vi predo-
mina il rosso chiaro, riesce dessa translucida,
ma poi assai di rado trasparente; suol essere do-
tata d’un nitore, che ha molto dello splendor
metallico; spesso rinviensi amorfa in massa com-
patta, ed è talora di compage lamellosa; se ne
hanno però anche masse cristalline a bastanza vi-
stose, nelle quali scorgonsi alcune doppie pira-
midi a quattro faccie, o piuttosto alcuni ottaedri,
o cristalli d’altre forme, derivabili dall’ ottaedro
regolare, che sembra esserne la forma primi-
tiva o fondamentale; se n’ hanno saggi ezian-
dio, ne’ quali questo Minerale apparisce, ora fi-
lamentoso e capilliforme, ora aciculare, ed ora
fibroso a fibre nitenti, quasi chi dicesse, seri-
cee, come succede, per esempio, in quelli che
diconsi Fiori di rame (fr. les Fleurs de cui-
vre:
ted. die Kupferblüthe). Sfregia poi desso lo
Spato calcareo, ma viene sfregiato dall’ Apatite,
e lo sfregio ne riesce ad un tempo rilucente, e
d’un colore che s’ accosta più o meno al rosso
[Seite 447] laterizio; al cannello, ne inverdisce sensibilmente
la fiamma, e finisce poi per fondersi in un pal-
lino di Rame; sciogliesi agevolmente nell’ Acido
nitrico, e sciogliesi in parte anche nell’ Ammo-
niaca liquida, con cui forma una soluzione di
colore azzurro chiaro o celeste. Il peso specifico
n’ è = 5,690, ma può giugnerne benissimo an-
che fin oltre a 6,000, e le analisi ne diversifi-
cano talora a bastanza l’una dall’ altre, perchè
stimiamo conveniente di riportarne le cinque se-
guenti, che ci troviamo averne in pronto delle
accennatene diverse località, alle quali però al-
tre molte rimarrebbero ancora d’aggiugnersi.

xxx

La località principale de’ Fiori di rame stassene
presso a Rheinbreidbach nelle vicinanze di Colo-
nia. – (Il Trad.)

[Seite 448]

SPECIE 10. Rame laterizio, od anche la Ocra
rosso-bruna di Rame, la Miniera ocracea di Ra-
me del color de’ mattoni
(fr. l’Ochre de cuivre
rouge
le Cuivre oxydulé terreux et ferrifère
la Mine de cuivre couleur de brique: ted. das
Ziegelerz
KupferziegelerzKupferbraun –
Kupferpecherz
Kupferlebererz – e talora poi,
ma per mero abuso, semplicemente Pecherz
Lebererz ec.: ing. the Tile-oreTile-copper-
ore
). – Questo Minerale, che da un colore
rosso di mattone, o da un rosso di giacinto
smontato affatto, passa gradatamente, tanto al
bruno della pece da una parte, quanto anche
dall’ altra al giallastro, quasi sempre destituto
affatto d’ogni nitore, ma pur talora dotato di
una tal quale lucentezza, analoga appunto a quella
che suole esser propria della pece, è bene spesso
terroso, incoerente e sfacibile assai facilmente tra
le dita, che ne rimangono lorde; alcune volte per
altro mostrasi alquanto più consistente od indu-
rato, come n’ è il caso nel Rame piceo (Kup-
ferpecherz
) propriamente detto, ed in tal caso
riesce poi, quanto alla sua spezzatura, concoi-
deo a fossette minute, e può acquistare un qual-
che maggior nitore in sulla scalfittura, mentre
la polvere trattane collo sfregio ne apparisce di
colore alquanto più chiaro, e anzi per l’ordinano
giallognola. Sembra che questa Sostanza minera-
le, piuttosto che non perseverare a farne, senza
[Seite 449] sufficienti ragioni, una Specie a parte, possa ri-
guardarsi, volendolo, come una mistura più o
meno intima, ed in proporzioni fino ad un
certo segno variabili, del precedente Rame rosso,
con un’ Ocra bruna di ferro. Accade bene spesso
che nelle screpolature, o ne’ vani di questa mi-
stura, scorgansi le traccie manifeste d’una bellis-
sima Malachite fibroso-sericea. Le località prin-
cipali ne sono poi Lauterberg nell’ Harz, Ora-
wicza e Moldawa nell’ Ungheria, e Naila nel paese
di Bayreuth, oltre ad altre parecchie nel Banna-
to, nel Virtemberghese, nel Badese, nel Voigt-
land, nella Siberia, nel Chilì, e via discorrendo.

SPECIE 11. Azzurro di Rame, o anche l’Az-
zurro di montagna, il Rame carbonato azzurro

(fr. l’Azur de cuivrela Chrysocolle bleue
l’Azuritele Cuivre azuréle Bleu de monta-
gne
le Cuivre carbonaté bleu: ted. die Kupfer-
lasur
KupferblauBergblauprismatischer
Lasur-malachit
blauer Kupfer-malachit
blaues kohlensaures Kupfer: ing. the blue Carbo-
nate of Copper
azure Copper-oreCopper-
azure
). – Questa Sostanza minerale è di un co-
lore azzurro o turchino, che può variare dal ce-
leste il più chiaro, fino al colore della zaffera e
dell’ azzurro di Berlino, od anche al turchino
scuro dell’ indaco da una parte, e dall’ altra fino
al grigio turchiniccio, al verde-azzurro e all’ az-
zurro grigio verdognolo; talora è dessa affatto
[Seite 450] smontata, terrosa, friabile, o compaginata di parti
terrose tra esse poco coerenti, o assai debolmente
raccozzate insieme in una massa, che lorda poi
anch’ essa le dita, maneggiandola; altre volte
però presentasi molto più compatta e soda, ed
in tal caso può essere dotata più o meno di ni-
tore vetroso, e riuscire talora perfino trasparen-
te; se n’ hanno esemplari, la compage de’ quali
mostrasi fibroso-radiata; ma bene spesso rinviensi
in grumi, in arnioncini, in grappoli e via di-
scorrendo, e non è poi gran fatto infrequente
l’averne saggi cristallizzati, per esempio, in corti
prismi quadrilateri, od anche in ottaedri ed in
altre forme derivabili dal prisma obbliquo rom-
boidale, che ne sembra la forma primitiva o fon-
damentale. Del resto, composta, come è, giusta
Kirvan, di 0,69 di Rame, e 0,31 d’Acido carbo-
nico, sciogliesi dessa, senza residuo, ma con effer-
vescenza marcatissima, nell’ Acido nitrico, for-
mando seco una soluzione turchina; quand’ è
dura e compatta, sfregia la Calce carbonata spa-
tosa, venendo sfregiata sempre essa stessa dallo
Spato fluore. – Le località principali, ove rin-
viensi l’Azzurro di Rame sono Saint-Bel et Chessy
presso a Lione in Francia, il Tirolo in più luo-
ghi, il Bannato, l’Ungheria, la Baviera, il Vir-
temberghese, la Turingia, Linares in Ispagna,
Leadhills nella Scozia, e la Cornovaglia in In-
ghilterra, la Corsica, Kolivan e Catharinenburgo
[Seite 451] in Siberia, Santa Rosa nel Chili (America me-
ridionale), e via discorrendo. – L’analogia di
composizione, che passa tra questo Minerale, e
gli altri Rami carbonati, de’ quali siamo per trat-
tare anche nella seguente Specie 12, c’ induce a
darne qui complessivamente, per maggior como-
do, nell’ unita Tabella le analisi, che ci trovia-
mo averne in pronto.

[Seite 452]
xxx
[Seite 453]

SPECIE 12. Malachite, o il Rame carbonato
verde
(fr. la Malachitele Cuivre carbonaté
Malachite
le Cuivre oxydé carbonaté vert
le Vert de montagne: ted. der Malachitgrü-
nes kohlensaures Kupfer
– ora Habronem-ma-
lachit,
ed ora Staphylin-malachit – Kupfergrün
BerggrünAtlaserz: ing. the Copper-green
Malachitegreen Carbonate of Copper). –
Questo Rame carbonato verde viene generalmente
ripartito almeno in due varietà principali, che
sono:

a) la Malachite sericea, o anche la Malachite
vellutata (Atlaserz), la quale è d’un bel color
verde di Smeraldo, dotata d’un nitore sericeo,
e quasi vellutata; è dessa bene spesso fibrosa, e
mostrasi talora in cristalluzzi capillari distinti o di-
screti, ed altre volte in istanghette divergenti da
un centro comune, o anche in altre maniere di
tale o di consimil fatta. Le località ne sono Lau-
terberg nell’ Harz, il Bannato, la Siberia, Saint-
Bel et Chessy nel Lionese in Francia, ec.;

b) la Malachite propriamente detta, o la Ma-
lachite compatta, che traesi a politura lucida in
lastre, o in pezzi di varie forme, onde fannosi
poi collane, armille, monili ec., la quale rin-
viensi ora in grumi o in arnioni, ora in grappoli
o botrioidi, ora in informi tubi cavi e cilindrici,
ora in una foggia quasi stalagmitica e mammilli-
forme, o compaginata, come chi dicesse, di parti
[Seite 454] curvilinee a zone concentriche or verdi, ed ora
grigio-verdiccie, che contribuiscono a’ pezzi lavo-
ratine una tal quale apparenza ondosa, e via di-
scorrendo. Il peso specifico mezzano di questa
suol essere = 3,641. Le analisi, che ci trova-
vamo averne in pronto, stanno comprese nella
precedente Tabella de’ Rami carbonati, e la lo-
calità principale ne è Catharinenburgo in Siberia.

SPECIE 13. Rame verde silicifero, o anche la
Malachite silicifera, la Crisocolla, la Pietra
d’Armenia
(Aerugo nativaChrysocolla
Lapis Armenus: fr. le Cuivre carbonaté vert si-
licifère
le Vert de montagne silicifèrele
Cuivre hydraté silicifère
la Malachite silici-
fère
la Pierre d’Arménie: ted. das Kupfer-
grün
KieselkupferKieselmalachitun-
theilbarer Staphylin-malachit:
ing. the siliceous
Copper-green
siliciferous MalachiteChry-
socolle
). – Questo Minerale, sfregiante il Gesso,
e sfregiabile dallo Spato fluore con polve verdic-
cia, suole ostentare per l’ordinario un colore
analogo a quello ch’ è proprio del così detto
Verde-rame, o tutt’ al più volgere poi alquanto
più decisamente, ora al verde di Smeraldo, ed
ora al celeste o all’ azzurro chiaro; è rado che
esso riesca translucido, anche trasparendone sol-
tanto gli spigoli. Il peso specifico ne è = 2,000, o
tutt’ al più 2,500, e fondesi desso al cannello col
Borace, in un vetro verde scuro, tempestato di
[Seite 455] punti rossi di Rame regolino o metallico; bene
spesso poi ha desso un’ apparenza quasi al tutto
terrosa, ed in tal caso è friabile; talora però
mostrasi compatto, in arnioni, in grappoli, ec.,
e la spezzatura n’ è allora concoidea, inclinante
alla ligniforme e terrosa. Sembra non rinvenirsi
desso, se non soltanto sparso per più o meno
minute particelle, soprattutto frammezzo ad alcuni
determinati altri minerali di Rame, e può quasi
ritenersi, che sia sempre una mistura naturale di
Rame carbonato coll’ Allumina, colla Silice, ec.;
sciogliesi desso con piccola effervescenza nell’ A-
cido nitrico, rimanendone la Silice, e le località
principali ne sono poi Saalfeld in Turingia, Dil-
lenburgo ed altre, ma sopratutte l’altre sta Catha-
rinenburgo in Siberia (Quanto all’ analisi chimica,
vedila riportata, con altre analoghe, nella Tabella
unita alla seguente Aggiunta). – (Il Trad.)

Una rara assai, quasi ancora al tutto nuova, e quindi
ne’ Gabinetti sempre apprezzatissima, Sostanza cuprifera,
che si fa talora servire anche come gemma preziosa,
merita bene almeno, che siane qui reso in qualche modo
conto, come affine, sotto certi speciali riguardi di com-
posizione, al nostro Rame verde silicifero del Testo, da
che non vi è dessa tampoco nominata; intendo dire del

Dioptaso, o Smeraldina, o Smeraldo di Rame, o Rame
Verde silicifero cristallizzato, o Smeraldo di Siberia, o
Achirite, o Rame dioptaso, che vogliasi chiamarlo (fr. le
Dioptase
le Cuivre dioptasel’Émeraudinel’Éme-
raude de Sibèrie
l’Achirite: ted. der Dioptas – Kupfer-
[Seite 456] schmaragd – Kupfersmaragd – Achirit
romboedrischer
Smaragd-malachit
krystallisirtes Kupfergrün: ing.
the Emerald-copperDioptase), il quale sfregia an-
che lo Spato fluore, ed è poi sfregiabile dal Feldspato
e dal Quarzo con isfregio sempre di colore verde chia-
ro, sebbene il colore di smeraldo, che gli è proprio il
più delle volte, possa volgerne più o meno, ora al co-
lore proprio del verde-rame, ed ora anche ad un verde
scuro, quasi nerastro: il nitore n’ è molto vivace, e par-
tecipa ad un tempo del vetroso e del perlaceo; è desso
per lo meno translucido, ma talora riesce anche traspa-
rente, ed in tal caso è dotato di una doppia rifrazione,
e la spezzatura ne è poi concoidea a fossette minute.
Rinviensi desso il più delle volte in cristalli di forma
romboedra, isolati, e qualche volta aggruppati in drusi-
cine, impiantate ora nella Calce carbonata spatosa, ed
ora nel Quarzo, accompagnato da altre foggie di Rami
carbonati azzurri o verdi; è affatto insolubile nell’ Acqua,
ma sciogliesi poi a caldo, e senza effervescenza sensibile
nell’ Acido muriatico (Idroclorico), e, trattato al can-
nello, impallidisce rendendone la fiamma giallo-verdic-
cia, ma non si riduce in un granellino di Rame, se non
coll’ aggiunta del Borace, che colora dapprima in verde.
Le analisi, che hannosi in pronto, così del Dioptaso,
come del Rame verde silicifero del Testo, e anche d’un
altro Rame silicifero compatto verde d’asparago a scal-
fittura celeste, infusibile, ma brunescente al cannello, ci-
tato da John, senza che ne risulti la località, compren-
donsi nella seguente Tabella:

[Seite 457]
xxx
[Seite 458]

Altra località non si conosce infino ad ora pel Diop-
taso, fuori delle miniere di Rame, che stanno in Sibe-
ria nella Catena de’ Monti Altai, Paese de’ Cirguisi.

Agg. del T.

SPECIE 14. Rame fosfato (fr. le Cuivre pho-
sphaté:
ted. phosphorsaures Kupferder Pseu-
do-malachit
Oliven-malachitdiprismati-
scher Oliven-malachit
diprismatischer Habro-
nem-malachit:
ing. the Phosphate of Copper). –
Questa Specie minerale è in fondo quasi sempre
di color verde, ma d’un verde, che sta tra ’ l
verde del così detto Verde-rame, ed il bel verde
deciso dello Smeraldo; dessa non è mai traspa-
rente, ed è il più delle volte dotata d’un nitore
sericeo, od anche micante qua e là per punti o
per laminette; la spezzatura poi n’ è sempre dal
più al meno fibrosetta a fibre fine e delicate, e
riesce tenera in modo da essere sfregiabile dallo
Spato fluore con uno sfregio bianchiccio; rinviensi
dessa comunemente in forma di grumi, d’ar-
nioncini, di grappoli o simili, e non è che sol-
tanto di rado che hassi poi in cristalluzzi a
sei lati, o forse piuttosto in piccoli ottaedri, o
almeno in forme derivabili dall’ ottaedro, che si
ritiene esserne il tipo della cristallizzazione. Non
isciogliesi per nulla nell’ Acqua, ma nell’ Acido
nitrico sciogliesi benissimo a freddo, ed anche a
caldo, senz’ alcuna effervescenza, ed al cannello fon-
desi senza grande difficoltà in un imperfetto pallino
[Seite 459] di Rame bruno scuro macchiato e quasi chi di-
cesse, spumoso. Tre possono ritenersene le va-
rietà principali, che sono il Rame fosfato lamel-
loso, il Rame fosfato fibroso, ed il Rame fo-
sfato terroso. Il peso specifico ne è talora =
4,070, ma può giugnerne fin anche a 4,300. –
Klaproth, che analizzò quello di Virneberg presso
a Rheinbreitbach nel paese di Colonia, lo trovò
composto =

di Rame ossidato 68,13
e d’Acido fosforico 30,95
colla perdita di 0,92
–––––
Totale 100,00. – Le

località principali ne sono, oltre alla anzidetta
di Colonia, quelle di Libethen e di Neusohl
in Ungheria, il Perù ed altre varie. – (Il Trad.)

SPECIE 15. Rame arseniato, od anche la Far-
maco calcite
(fr. le Cuivre arseniatél’Éu-
chroïte:
ted. das arseniksaures Kupferar-
seniksaures Kupfererz
KupferschaumKup-
ferglimmer
PharmakochalzitOlivenerz
OlivenitLinsenerzStrahlenkupferEu-
chroit:
ing. the arseniate CopperArseniate
of Copper
lenticular Copper-oreprisma-
tic Oliven-ore
earthy Oliven-oretrihedral
Oliven-ore
Wood-copper, ec.). – Il colore
proprio generalmente delle varie Sostanze, ed
anzi, secondo taluni, delle varie Specie qui ora
coadunate sotto il semplice nome di Rame arse-
[Seite 460] niato, suol essere l’olivastro o il verde d’oli-
va; ma può questo volgere più o meno, da un
canto, al verde-porro, e dall’ altro canto, al
Verde-rame; d’altronde il Rame arseniato può
essere, ora a mala pena translucido, ed ora affatto
trasparente, ed il nitore ne riesce il più delle
volte alquanto grasso ed untuoso. Spesso accade
d’incontrarlo cristallizzato, e sotto forme così
fattamente diverse, che taluni se ne fecero fon-
damento a costituirne varie Specie distinte; così,
per esempio, fu detto Kupferglimmer, o Mica di
Rame, o anche blätteriges Olivenerzhemi-
prismatiches Euchlor-glimmer
Olivenitspath, od
Olivenite spatosa, laminosa o lamellosa (in fr.
Cuivre arseniaté en octaëdres aigusCuivre
arseniaté micacé,
ec.: in ing. prismatic Copper-
mica
micaceous Copper-oreprismatic Oliven-
ore
), quel Rame arseniato, che presentasi in tavole
exaedre, o in prismi romboidali, o piuttosto in ot-
taedri acutangoli od aguzzi; fu detto Linsenerz –
Linsenkupfer
prismatischer Lirokon-malachit,
o Rame arseniato lenticolare, o meglio ancora Ra-
me arseniato in ottaedri ottusi (in fr. Cuivre ar-
seniaté en octaëdres obtus:
in ing. lenticular
Copper-ore
), quello che presentasi appunto con-
formato in ottaedri piani ed ottusangoli, ram-
mentanti, meglio che nessun’ altra cosa, altret-
tante lenti; fu detto faseriges Olivenerz,Fa-
ser-olivenit
Strahlenkupfernadel-förmiges
[Seite 461] Olivenkupfer?
(in fr. Cuivre arseniaté mame-
lonné:
in ing. Wood-copper), od Olivenite fi-
brosa, Olivenite mammilliforme, Olivenite acicu-
lare, o Rame arseniato ligniforme, quello che pre-
sentasi in prismetti a sei lati, o in prismi dritti
romboidali, ora isolati e discreti, ed ora raccoz-
zati insieme e divergenti da un centro comune,
in forma di grumi, d’arnioncini, di papille, di
protuberanze mammilliforme, di mazzetti o simili,
che poi, spezzati, dimostrano una compage fi-
broso-radiata, a raggi, fibre o stanghette quasi
stellari, e dotate d’un nitore sericeo; fu detto
Kupferschaum, o Schiuma di Rame, od anche
prismatischer Euchlor-glimmer, quel Rame ar-
seniato micaceo, che, in forza della indetermi-
nabilità, e della confusion somma delle sue la-
minette micanti, mostrasi piuttosto sotto forma
d’una schiuma verdognola, che non d’altro; e
finalmente fu detto erdiges Olivenerz, od Olive-
niterde,
quasi chi volesse dire Olivenite terrosa
(in fr. Cuivre arseniaté terreux: in ing. ap-
punto earthy Oliven-ore), quel Rame arseniato
che ci si presenta coll’ apparenza d’una terra
verdiccia, nella quale più non iscorgesi alcun ma-
nifesto indicio di cristallizzazione. Offriremo qui
ora le analisi, che ci troviamo avere in pronto di
questi diversi Rami arseniati. – (Il Trad.)

[Seite 462]
xxx
[Seite 463]

Del resto il Rame arseniato lenticolare (Lin-
senerz
Strahlenkupfer?), di colore celeste vol-
gente al verdiccio, sfregiabile dallo Spato fluo-
re, avente per fondamento di sua cristallizzazione
l’ottaedro rettangolare, solubile senza efferve-
scenza nell’ Acido nitrico, riducentesi al cannello
in una scoria nera o bruna e fragile, e pesante
specificamente = 2,800–2,900, non sembra rin-
venirsi che soltanto in Cornovaglia.

Le tre Oliveniti, che sono il Rame arseniato
spatoso (Olivenitspath), il Rame arseniato fi-
broso (Faser-olivenit), ed il Rame arseniato ter-
roso (Olivenit-erde), d’un colore rammentante
più o meno il verde d’oliva, non senza qualche
volgenza al giallo di paglia ed al bruno, almeno
in sullo sfregio, non isfregianti mai il vetro,
aventi per fondamento della loro cristallizzazione
il prisma dritto romboidale, solubili nell’ Acido
nitrico, riducentisi al cannello con sobbollimento
e diffusione di vapori arsenicali, in una scoria
dura bruno-rossiccia, e pesanti specificamente in
complesso = 4,200–4,600, rinvengonsi, non
meno in Cornovaglia, che a Chessy ed a Vauvy
in Francia, a Vollberg nel paese di Berg, a
Rheinbreitbach nella Prussia Renana, a Wolfach
nel paese di Baden, ed anche in Siberia.

Il Rame arseniato micaceo (Kupferglimmer
Kupferschaum?), di colore verde di Smeraldo,
volgente al Verderame, sfregiante a mala pena il
[Seite 464] Gesso, e sfregiabile anche dal Linsenerz, o Ra-
me arseniato lenticolare, con isfregio di color verde
pomo, avente per fondamento della sua cristal-
lizzazione il prisma obbliquo romboidale, non
gran fatto soggetto a decomporsi facilmente in
causa delle vicende atmosferiche, solubile anche
esso nell’ Acido nitrico senza effervescenza, ridu-
cibile al cannello, da prima con isvolgimento di
fumi arsenicali, in una scoria nera spumosa e
leggerissima, e poscia, insistendovi col fuoco, in
un globicino, o in una perla vetrosa, e pesante
specificamente = 2,500–2600, rinviensi, soprat-
tutto, come i precedenti, in Cornovaglia, ma
hannosene buoni esemplari anche in Tirolo, a
Weindlzeche presso a Schwatz, ed in Ungheria
sull’ Igloer Königsberge appiedi del monto Gölniz.

Finalmente la Euchroite (Euchroïtpri-
smatischer Smaragd-malachit
), descrittaci dal già
altre volte con lode citato signor Guglielmo Hai-
dinger, come avente un colore verde di Sme-
raldo, con un vivo nitore vetroso, translucida,
ed anche talora trasparente, nel qual caso è do-
tata di doppia rifrazione, agra piuttosto, e colla
spezzatura concoidea a fossette minute, inclinante
alla piana ed equabile, dura in modo da scalfir
sempre la Calce carbonata spatosa, e da rima-
nere poi sfregiata essa stessa dallo Spato fluore
romboedro o silicifero, avente, da quanto pare,
per fondamento della sua cristallizzazione, un
[Seite 465] prisma romboidale, suol pesare specificamente =
3,389, ed è poi quella di cui, come rinvenutasi
a Libethen nell’ Ungheria, riportammo nella pre-
cedente Tabella de’ diversi Rami arseniati, l’ana-
lisi da Turner fattane di recente, e circa alla
quale crediamo bene d’aggiugnere qui ancora
che, esponendola al fuoco, essa vi perde la pro-
pria acqua, facendosi verde giallognola, e diven-
tandovi quasi friabile, ma incalzando poi col
cannello la fiamma sul pezzo di carbone che la
sostiene, finisce per ridursi in un globetto di Ra-
me malleabile mercè d’una tal quale istantanea
detonazioncina. – (Il Trad.)

Reputo conveniente, anche perchè abbiasi in que-
st’ Opera un saggio almeno del metodo di classificazione
orittognostica de’ Minerali, in Germania novellamente
(1820) introdotto dal celebre Professore Federico Mohs,
già Direttore del famoso Iohannaeum Arciducale di Gratz,
poi successore del benemeritissimo Werner a Freyberg, ed
ultimamente chiamato a Professore presso al Gabinetto della
Università Imperiale in Vienna, il far qui conoscere, come
abbia egli stimato di dover ordinare, contraddistinguere
con nomi nuovi, e definire la massima parte delle diverse
Sostanze minerali cuprifere, che occorrono rammentate da
noi nelle Specie 11, 12, 13, 14 e 15 del nostro Testo,
giuntavene pure qualche altra ancora. – Intanto ha egli
stabilito le sue Malachiti in un Ordine apposito, che è
il IV della di lui Classe II, comprendente i Minerali
insipidi ed aventi una gravità specifica superiore sempre
a 1,8, e quest’ Ordine ne viene poscia ripartito ne’ se-
guenti sei Generi, suddivisi, quando il caso lo richiede,
in alcune poche Specie, come anderemo accennando:

[Seite 466]

Genere I. Malachite botritica (ted. Staphylin-mala-
chit = Kupfergrün
eisenschüssiger Kupfergrün: ing.
common Copper-green: fr. Cuivre carbonaté vert ma-
melonné
), la quale è indivisibile cristallograficamen-
te, o non mostra una forma regolare che sia stata fino
ad ora determinata, scalfisce il Gesso, venendo sfregiata
dallo Spato calcareo con isfregio scolorato, è amorfa in
masse botritiche, arnioniforrni ec., e pesa specificamente
da 2–2,2.

Genere II. Malachite a scalfittura pallida (Lyrokon-
malachit
), scaccata o tessulare, od anche prismatica,
sfregiante il Gesso, e sfregiabile dallo Spato calcareo,
e pesante specificamente da 2,8–3. – Ve n’ hanno due
Specie:

1. prismatica (ted. prismatischer L.M. = Linse-
nerz:
ing. diprismatic Olivenitelenticular Copper:
fr. Cuivre arseniaté lenticulaire), la quale è divisibile
paralellamente ad un prisma di forma ancora sconosciu-
ta, dante una polvere di scalfittura d’un pallido colore
di verde-rame, od anche celeste, e dura poi, e pesante
com’ è detto del Genere.

2. tessulare o scaccata (ted. tessularischer L.M. =
Würfelerz: ing. hexadreal OliveniteCube-ore: fr.
Fer arseniaté), la quale è divisibile paralellamente ad un
exaedro, dante una polvere di scalfittura di colore oli-
vastro pallido, od anche bruniccia, e dura poi come la
precedente, ma pesante da 2,5–3.

Genere III. Malachite olivastra (Oliven-malachit), pri-
smatica, di un colore, tanto essa stessa, come la polvere
trattane colla scalfittura, che non ne è, nè decisamente
azzurro o turchino, nè d’un bel verde vivace, sfregiante
la Calce spatosa, ma sfregiabile dallo Spato fluore ot-
taedro, e pesante specificamente da 3,6–4,6. – An-
che di questa ve n’ hanno due Specie:

[Seite 467]

1. prismatica (ted. prismatischer O.M. = Oliven-
erz:
ing. acicular Olivenite: fr. Cuivre arseniaté aci-
culaire
), la quale è divisibile paralellamente ad un pri-
sma di forma infino ad ora non bene determinata, dante
una polvere di scalfittura di colore olivastro, od anche
bruniccia, dura quanto lo Spato calcareo, e pesante spe-
cificamente da 4,2–4,6.

2. diprismatica (ted. diprismatischer O.M. = Oli-
venerz
Phosphor-kupfer von LibethenEuchroit?:
ing. OliveniteEuchroïte?: fr. Éuchroïte?), la quale
mostra di tendere occultamente essa pure ad una forma
prismatica non per anche ben determinata, dà una pol-
vere di scalfittura di color verde d’oliva, è dura quanto
lo Spato fluore ottaedro, e non pesa specificamente che
soltanto da 3,6–3,8.

Genere IV. Malachite azzurra (ted. Lasur-malachit =
Kupferlasur:
ing. blue Copper – prismatic Malachite:
fr. Caivre carbonaté bleu), la quale dimostrasi occulta-
mente prismatica, senza che il prisma siane stato deter-
minato, è di colore azzurro, celeste o turchino, dante
una polvere di scalfittura turchiniccia, dura poi in modo
da sfregiare lo Spato calcareo, e da venir sfregiata dallo
Spato fluore romboedro o silicifero, e pesante specifica-
mente da 3,5–3,7.

Genere V. Malachite smeraldina (ted. Smaragd-ma-
lachit = Kupfersmaragd
Dioptas: ing. rhomboidal
Emerald copper:
fr. DioptaseCuivre-dioptase), la
quale è romboedra, e divisibile appunto giusta un rom-
boedro, dando una polvere di scalfittura verdiccia, ed è
poi dura come lo Spato fluore romboedro o silicifero, e
pesante specificamente da 3,3–3,4. – (Haidinger ha
supposto, che qui, piuttosto che non alle Malachiti oli-
vastre, possa per avventura appartenere la così detta Eu-
croite di Libethen in Ungheria).

[Seite 468]

Genere VI. Malachite fibrosa (Habronem-malachit),
prismatica, di colore verde bello e vivace, tanto essa stes-
sa, come la polvere trattane colla scalfittura, che è dura in
modo da sfregiar sempre lo Spato calcareo, ma sfregia-
bile poi dallo Spato fluore romboedro o silicifero, e pe-
sante specificamente da 3,5–4,3. – Ve n’ hanno due
Specie:

1. prismatica (ted. prismatischer H.M. = Phosphor-
kupfererz:
ing. prismatic Olivenitephosphate of
Copper:
fr. Cuivre phosphaté), la quale mostrasi oc-
cultamente divisibile a seconda de’ lati d’un prisma non
per anche bene determinato, dà una polvere di scalfit-
tura di color verde di smeraldo, è dura quasi quanto
lo Spato fluore romboedro o silicifero, e pesa specifica-
mente da 4–4,3,

2. diprismatica (ted. diprismatischer H.M. = Ma-
lachit:
ing. common Malachiteacicular Malachi-
te:
fr. Cuivre carbonaté vert soyeuxMalachite),
la quale mostrasi occultamente prismatica anch’ essa, e
divisibile giusta un prisma non ancora ben determinato,
dà una polvere di scalfittura di color verde d’erba, od
anche verde-pomo, è dura a segno di sfregiare lo Spato
calcareo, venendo sfregiata sempre dallo Spato fluore ot-
taedro, e pesa specificamente da 3,5–3,7.

Classificate, ordinate, nomenclate e definite così le sue
Malachiti, rimaneano poi al signor Mohs da collocare
ancora il Kupferglimmer e il Kupferschaum di Werner,
pe’ quali tralle Malachiti non avea trovato luogo adatta-
to, e s’ indusse a trasportare, unitamente a tante altre af-
fatto diverse, queste due Sostanze minerali, tuttochè cu-
prifere al pari di molte delle precedenti, tra le sue Mi-
che (Glimmer), formanti nella da lui proposta Classifi-
cazione, l’Ordine V di quella medesima sua Classe II,
in sul bel principio di quest’ Ordine così fatto, nel modo
seguente:

[Seite 469]

Genere I. Mica verde-vivace (Euchlor-glimmer), pi-
ramidale e prismatica, di un bel color verde vivace,
dante una polvere di scalfittura ora verde, ed ora giallo-
gnola, sfregiante costantemente il Talco laminoso prismati-
co, ma poi sfregiabile sempre dallo Spato calcareo, e
pesante specificamente da 2,5–3,2. – Di questa maniera
di Mica, hannovi, secondo lui, le tre Specie seguenti:

1. emiprismatica (ted. hemiprismatischer E.G. =
Kupferglimmer:
ing. prismatic Copper-mica: fr. Cuivre
arseniaté micacé
), la quale è divisibile a seconda d’un
prisma non per anche ben determinato, dà una polvere
di scalfittura, ora verde di smeraldo, ed ora verde pomo,
è dura quanto il Gesso laminoso prismatoideo, e pesa
specificamente da 2,5–2,6.

2. prismatica (ted. prismatischer E. G. = Kupfer-
schaum
), la quale è divisibile essa pure a norma d’un
prisma non per anche ben determinato, dà una polvere
di scalfittura d’un color verde pomo pallido o sbiadato,
è dura in modo da venir sfregiata fin anche dal Gesso
laminoso prismatoideo, e pesa specificamente da 3–3,2.

3. piramidale (ted. piramidaler E.G. = Uranglim-
mer:
ing. pyramidal Uranite: fr. Urane oxydé micacé),
dimostrante sott’ ogni riguardo una marcata tendenza ap-
punto alla forma piramidale, dante una polvere di scal-
fittura ora verdiccia ed ora giallognola, dura in modo
da essere sfregiata sempre dallo Spato calcareo, e pe-
sante anch’ essa specificamente da 3–3,2.

Sostanza quest’ ultima, che, da quello che qui si vede,
non ha più niente che fare co’ Minerali cupriferi, come
non hanno più niente che fare con essi nemmeno le ri-
manenti Sostanze minerali dal signor Mohs comprese in
questo suo Ordine delle Miche. – Agg. del T.

[Seite 470]

SPECIE 16. Rame muriato, o anche la Sma-
ragdocalcite
(fr. le Cuivre muriatél’Ataca-
mite:
ted. das Salzkupfererzsalzsaures Kup-
fer
Smaragdo-chalzitAtakamit: ing. the
Muriate of Copper
CoppersandAtaca-
mite?
). – Questo minerale sfregiante il Gesso,
e di un colore verde vario, il più delle volte è
affatto opaco, ma ve n’ ha qualche esemplare,
che riesce translucido almeno guardandolo con-
tro la luce a traverso degli spigoli, o delle più
sottili sue scheggie; d’ordinario è desso smorto
o sparuto, quanto al nitore, e perfino d’aspetto
terroso; hannosene non pertanto saggi, ne’ quali
il nitore può anch’ esso fino ad un certo segno
variare. Così è, per esempio, della Ataca-
mite
propriamente detta, la quale ci si offre in
forma d’una minuta sabbia o rena d’un bel
colore verde di Smeraldo, composta tutta quanta
di granellini tra di loro di grandezza piuttosto
disuguale, ma translucidetti, dotati d’un discreto
nitore vetroso, ed ostentanti talora forme cristal-
line, che rammenterebbono un ottaedro rettango-
lare, i quali, posti sulle bragie ardenti ed in-
fiammate, ne rendono assai bella la fiamma, cui
contribuiscono parziali e marcatissime volgenze,
qua al ceruleo, e là invece al verdiccio. Il peso
specifico se ne ragguaglia = 4,430; esso non
isciogliesi nell’ Acqua, ma sciogliesi bensì nell’ A-
cido nitrico, senza effervescenza, ed al cannello
[Seite 471] fondesi agevolmente in un pallino di puro Rame
avente la superficie, quasi chi dicesse, cristal-
lizzata. Proust, che analizzò l’Atacamite del Perù,
la riconobbe composta =

di Rame ossidato 70,50
d’Acido muriatico 11,00
e d’Acqua 18,00
con la perdita di 0,50
––––––
Totale 100,00; e l’al-

tre analisi, che se n’ hanno, tentate dallo stesso
Proust, da Klaproth e da Berthollet, così su
questo, come sovra Rami muriati d’altre loca-
lità, dal più al meno corrispondono a bastanza
da presso a quella, che sola qui ora ne ripor-
tammo. L’America meridionale, e segnatamente
un fiumicello, che ne scorre all’ occidente in un
deserto sabbioso, detto Atacama, onde si fe’ poi
Atacamite, e che divide il Perù dal Chilì, sembra
essere la più famosa tra le località di questo Ra-
me muriato; ma non è da tacersi, che anche
alcune Lave moderne del Vesuvio ne riescono
talora in alcune loro cripte superficialmente tem-
pestate, come eziandio che qualche traccia deb-
besi averne avuto pure ad Erla-rothenberg presso
allo Schwarzenberg nell’ Erzgebirge Sassone1.

(Il Trad.)

[Seite 472]

GENERE VI
ferro

[Seite 473]

Il Ferro regolino possibilmente puro, o, come
dicono molto plausibilmente i Tedeschi, das Fri-
scheisen,
interpretabile per Ferro fresco, Ferro
nuovo,
o Ferro di recente fuso, ha un colore
suo particolare, che sta tra il grigio proprio del-
l’acciajo ed il bianco argentino, ed è poi do-
tato di una grandissima coerenza o tenacità. Il
peso specifico suole ragguargliarsene = 7,807.
Viene desso attratto dalla calamita, ed anzi non
si dura grande fatica a magnetizzarlo, o a ren-
derlo esso stesso attrattorio, od attraente un al-
tro Ferro, in causa del magnetismo anche arti-
ficialmente comunicatogli, compartitogli o svi-
luppatone. La somma difficoltà, che s’ incontra
a rifondere, o a ricondurre in fusione liquida il
Ferro fuso (da che esso non fondesi se non all’ al-
tissima temperatura di gradi 158 del pirometro di
Wedgewood, pari all’ incirca a gradi positivi 9608
Reaumuriani, quando il Ferraccio o la Ghisa non
ne richiede se non 130 de’ primi, pari a un
dipresso a gradi 7990 di Reaumur), lo costitui-
rebbe un metallo di gran lunga meno servibile
a’ bisogni dell’ uomo nella vita sociale, s’ esso
non fosse, com’ è, suscettibile d’essere, mercè
[Seite 474] della così dettane bollitura, saldato a spranga con
spranga, alla temperatura di gradi 95 del sud-
detto pirometro, pari a soli gradi 5968 Reau-
muriani all’ incirca. Del resto il Ferro puro è at-
taccabile con facilità da tutti quanti gli Acidi,
formando seco altrettante soluzioni dotate gene-
ralmente d’un sapore di vitriolo, meglio cono-
sciuto ancora come sapore d’inchiostro, e dalle
quali viene desso precipitato in nero coll’ Acido
gallico, ed in turchino coll’ Acido prussico (Idro-
cianico
). È poi desso il più diffuso, ed anzi il più
universalmente sparso di tutti i metalli, non solo
in sul Globo terracqueo, ma perfino ne’ Corpi
organizzati; nè v’ è alcun altro metallo, che sia
in tanta copia e in tanti modi, come esso, ela-
borato, preparato ed utilizzato dalle nazioni al-
quanto incivilite, così come Ferro propriamente
detto, nelle sue due principali qualità di Ghisa,
Ferro fuso o Ferraccio (Guss-eisen), e di Ferro
ladino, Ferro in verghe o Ferro battuto (Stab-
eisen
), quanto eziandio nelle due qualità d’Ac-
ciajo, che si suole formarne, vale a dire d’Ac-
ciajo fuso o Acciajo di fusione (Schmelz-stahl
geschmolzener Stahl), e d’Acciajo di cemen-
tazione (gebrannter Stahlgebackener Stahl1).

[Seite 475]

SPECIE 1. Ferro nativo (fr. le Fer natif:
ted. gediegenes EisenGediegen-eisen: ing. the
native Iron
). – Trall’ altre famose, e talora co-
lossali masse di Ferro nativo, per quanto si cre-
de, meteorico, che qui sarebbono da citarsi come
recentemente riconosciute, e in parte già da noi
accennate a pag. 21 del precedente nostro vol. V,
nella Nota al § 233, e quindi poi anche alle
pagg. 457 e 458 di quel volume medesimo, al-
lorchè stavamo trattando della Olivina e del Cri-
solito, merita a tutto buon dritto d’occupare il
primo posto quella celebratissima, che, scoperta
nel 1749 da un Cosacco per nome Medwedef,
Pallas potè rinvenire ancora nell’ anno 1752 sul
dorso di una piccola catena di montagne schi-
stose, o di roccia cornea grigia e compatta, tra
Krasnojarsk ed Abekansk nella Siberia Asiatica,
la quale gli si presentò agli occhi sotto un aspetto
molto strano, da che mostravasi in qualche sua
parte ramificata, e la compage apparivane contem-
poraneamente qua e là, come chi dicesse, caver-
nosetta o cellulare, e conteneva poi in copia
nelle sue cellette, o ne’ vani, quella sostanza mi-
[Seite 476] nerale giallo-verdiccia, il più delle volte diafana
e dotata d’un nitore vetroso, che appunto alla
precitata pag. 457 del precedente nostro vol. V,
indicammo già come analoga molto alla Olivina
od al Crisolito; tanto più che il Ferro stesso,
ond’ era in pieno composta tutta quanta quella
massa, pesante non meno di 1600 funti, o lib-
bre di Germania, fu da Stromeyer trovata con-
tenere un buon 10 per % di Nickel e di Cobalto.

Un’ altra massa di gran lunga più colossale an-
cora di Ferro nativo, da quel che pare, meteo-
rico anch’ esso, fu rinvenuta nel 1782 da certo
D. Michele Rubin de Coelis ad Otumpa presso
al fiume Parama nel Chaco, America meridio-
nale spagnuola, la quale fu calcolata pesare non
meno di 30 mila funti, o libbre tedesche1,
mentre il Ferro, ond’ essa era costituita, fu poi
riconosciuto contenere un 10 per % soltanto di
Nickel.

Il Ferro nativo telluriano o terrestre (fr. le
Fer natif amorphe:
ted. Tellur-eisentellu-
risches Gediegen-eisen
fossiles Gediegen-eisen:
[Seite 477] ing. terrestrial native Iron), per esempio, della
miniera denominata Eisernen Iohannes di Gross-
kammsdorf
nel Circolo di Neustadt in Sassonia,
ben diverso da’ precedenti Ferri, come diconsi,
meteorici, contiene invece, giusta l’analisi fattane
da Klaproth =

di Ferro 92,50
di Piombo 6,00
di Rame 1,50
––––––
Totale 100,00.

È noto a bastanza come sia posto oggimai fuori di
dubbio, che le così dette Bolidi od Aeroliti (fr. Pierres
de tonnerre
Pierres tombeés du ciel – Aërolithes
BolidesMétéorolites: ted. Meteorsteine – Cerau-
niten
Aërolithen: ing. Meteorolite), tratto tratto ca-
denti, per l’atmosfera, sul Globo nostro terracqueo, col-
l’apparenza di meteore ignee, accompagnate da detona-
zione, scuotimento tempestoso dell’ atmosfera, uracani
parziali e da simili altri fenomeni, siano ritenute quasi
universalmente, piuttosto che non terrigene, nè derivanti
dalla nostra stessa atmosfera, nè slanciateci dalla luna,
come produzioni cosmiche, analoghe forse in qualche
modo alle comete, ma però assai probabilmente non pe-
riodiche, come le più delle comete sembrano essere.
Ora di queste non spiacerà, io credo, d’avere qui in
pronto qualche cenno più, che non abbiasene dato a
pag. 458 del precedente nostro vol. V, nella Nota del-
l’Autore, o in qualsivoglia altro luogo di questo Ma-
nuale Blumenbachiano. Sono desse masse sferoidali o in-
formemente globose, o almeno aventi sempre i canti vi-
vi, gli angoli solidi o gli spigoli arrotondatissimi, ester-
namente rivestite d’una crosticina sottile scoriacea, bruna
[Seite 478] o nerastra, e spesso vetrosa, ora liscia, glabra o lucente,
ed altre volte rozza, grezza o ruvida, dura a segno di
sfregiare il vetro, e di dare qualche scintilla all’ accia-
rino, e internamente poi grigie, tenere, e talora per-
fino terrose e friabili, ma mostranti qua e là qualche
punto o qualche laminuccia di Ferro nativo, di Nickel
nativo, di Pirite o simili. – Esse pesano specificamente
da 3,430 fino a 3,700, sviano l’ago magnetico dalla
sua direzione naturale, e, trattandone al cannello le bri-
cie trattene dal di dentro, veggionsi quelle coprirsi a
poco a poco d’una crosticina nerastra, analoghissima a
quella, onde le Bolidi o le Meteoroliti sono costantemente
rivestite al di fuori. Molti chimici adoperaronsi nell’ as-
soggettare all’ analisi queste produzioni singolarissime, e
fra questi si distinsero in addietro Howard, Klaproth,
Thénard, Gehlen, Moser, Vauquelin, Scherer, Lowitz,
Laugier e Stromeyer; ma noi ci accontenteremo di ripor-
tarne una, più dell’ altre recente, e fors’ anche più esatta,
fattane da quest’ ultimo Autore, che trovò composta co-
me segue quella, che imprese ad analizzare, vale a dire:

di Ferro puro 24,415
di Nickel puro 1,579
di Solfo 2,952
di Silice 36,320
di Magnesia 23,584
d’Allumina 1,604
di Calce 1,922
di Ferro ossidulato 5,574
di Manganese ossidato 0,705
di Cromo ossidato 0,246
e di Soda 0,741
colla perdita di 0,358
–––––––
Totale 100,000; – sebbene
[Seite 479]

oltre a tali principii, altri de’ Chimici prenominati ab-
bianvi ravvisato qualche traccia, o piccola dosatura di
Acqua, di Carbonio, d’Acido muriatico, e anche d’al-
tre diverse sostanze elementari. Chladni ci ha fornito un
esteso Catalogo di tutte le Aeroliti, delle quali aveasi
memoria fino all’ epoca in cui scrisse, e questo Cata-
logo è in oggi conosciutissimo, perchè fu riprodotto quasi
da per tutto con moltissime aggiunte tendenti a comple-
tarlo. Ora poi, a quel modo che i più giudicano prove-
nute sul Globo nostro queste Bolidi od Aeroliti, pen-
sano molti, che possano essere parimente d’origine co-
smica, e giunte per la via dell’ atmosfera ne’ luoghi, ove
ci accade di rinvenirle sulla Terra, anche le masse di
Ferro nativo accennate nel Testo, ed altre molte non
menzionatevi, che perciò chiamiamo meteoriche, tanto
quando sono, come il più delle volte succede, nicke-
lifere,
quanto eziandio quando nol sono, come sareb-
bono per esempio: una, che si dice stata scoperta nel 1762
presso ad Aquisgrana, del peso di circa 16,000 funti, ed
un’ altra accennata dal Chladni come scopertasi circa
60 anni fa presso a Villa? sulla nostra Brianza, del peso
di 2, a 3 cento funti, circa alla quale confesso di non
avere alcuna altra notizia più positiva.

Citasi poi, come ne vedemmo citato già nel nostro Testo
quello di Grosskammsdorf in Sassonia, qualche esempio
di preteso Ferro nativo telluriano o terrestre, d’un color di
acciajo, e così citansi quello del Monte di Oulle presso
a Grenoble in Francia, e quello di Medziana-Gora nella
Gallizia; ma il fatto sta, che la esistenza non n’ è per an-
che stata posta affatto fuori di dubbio, e che tali Ferri
nativi, forse gratuitamente supposti telluriani o terrigeni,
potrebbero in ultimo risultato non essere altro, se non
residui di qualche antica fusione; non è per altro da dire
la stessa cosa de’ quattro seguenti veri Ferri nativi,
[Seite 480] sulla esistenza reale de’ quali sembra invece, che non
cada oggimai più dubbio alcuno; sono dessi:

1.° la Sidero-grafite (Sydero-graphite), scoperta da
Torrey nella Catena de’ monti Scholeys nella provincia
di Nuova-York, Stati-Uniti dell’ America settentrionale,
e che è una mistura naturale di Ferro nativo colla Gra-
fite. Pesa dessa specificamente = 5,110, svia l’ago ma-
gnetico dalla sua direzione abituale, e brucia al cannello
emettendo continuamente scintille. Dal tentativo d’ana-
lisi fattone, dessa risulterebbe composta =

di Ferro nativo 54,25
di Grafite 11,50
e d’altre Sostanze non per anche determinate 34,25
––––––
Totale 100,00;

2.° il Ferro nativo, che Proust pretende d’aver tro-
vato sovrattempestato, sparso o spruzzato sopra alcune
Piriti, od altri Metalli mineralizzati dallo Solfo, venuti
dall’ America;

3.° il Ferro nativo vulcanico (fr. le Fer natif volca-
nique:
ted. vulkanisches Gediegen-eisen: ing. native
Iron of Volcanos
), rinvenuto da Mossier nel 1770, in
arnioncini cellulosi, ma dotati di tutta l’augurabile dut-
tilità, e coperti poi da una densa crosta di Ferro ocra-
ceo (Eisenocker), in sul pendio settentrionale del monte
Gravenière presso a Clermont-Ferrand nell’ Alvernia; e

4.° l’Acciajo nativo (fr. l’Acier natifl’Acier pseu-
do-volcanique:
ted. der Gediegen-sthal), scoperto dallo
stesso Mossier nell’ anno 1778 à la Bouiche, all’ est del
Chateau des Forges, presso a Neris nel Dipartimento
dell’ Allier in Francia, ove trovossene poi ancora un al-
tro pezzo del peso di 16 libbre nell’ anno 1800, in for-
ma d’arnioncini o di sferoidi informi, internamente cel-
lulose ed esternamente attaccate ancora ad una foggia di
[Seite 481] scoria vetrosa, con qualche traccia accidentale anche di
Carbone. Questo Acciajo nativo riesce a mala pena in-
taccabile da una delle più perfette lime mordenti: riesce
duttile al martello senza scaldarlo: è benissimo magne-
tizzabile, conservando a lungo il magnetismo comparti-
togli, e si fa nero colà dove abbialo toccato una goccia
d’Acido nitrico. Il peso specifico ne è = 7,440, e Go-
don de Saint-Mémin, che lo analizzò, lo trovò compo-
sto =

di Ferro 94,50
di Carbonio 4,30
di Fosforo 1,20
–––––
Totale 100,00. – Agg. del T.

SPECIE 2. Ferro piritoso, o anche il Ferro
solforato, la Pirite marziale, la Marchesetta

o la Marcassite gialla (Pyrites: fr. le Fer sul-
furé
la Pyrite de Ferla Pyrite mar-
tiale:
ted. der SchwefelkiesEisenkiesMar-
casit
Pyrithexaedrischer Eisenkies – e
talora poi anche GoldkiesGesundheit-stein
das Katzengold: ing. the Mundickmartial
Pyrites
Iron-pyritessulphuret of Iron).
– Questo Minerale è d’un colore dal più al
meno giallastro, volgente da un canto al giallo
dorato, e dall’ altro quasi fino al grigio dell’ ac-
ciajo, e spesso poi anche cangiante, a modo del
collo d’alcuni piccioni, anche in sul bruno di
tombacco, essendo dotato d’un deciso splendore
metallico; sfregia desso il Feldspato, ma viene sem-
pre sfregiato, con polvere di scalfittura grigia, dal
Quarzo, e battendolo coll’ acciarino, emette il più
[Seite 482] delle volte molte scintille vividissime, diffondendo
all’ intorno, come fa anche col semplice attrito,
un odore di Solfo che brucii; non è per altro
infrequente che, oltre al Ferro, e allo Solfo che
lo mineralizza, contenga desso traccie più o meno
manifeste d’Oro, d’Argento, d’Arsenico e via
discorrendo. – Diverse assai sono le foggie, nelle
quali offroncisi sott’ occhio naturalmente i Ferri
piritosi, o siano le Piriti marziali; mentre ve
n’ hanno esemplari arnioniformi, globuliformi,
sferoidali, grappolosi o botritiformi, incrostanti
o stalagmitiformi, fungiformi e simili, come al-
tri ve n’ hanno cristallizzati, ora in ottaedri, o
in doppie piramidi tetraedro congiunte o sal-
date a base con base, ora in dodecaedri a fac-
cie pentagone, ne’ quali contansi venti marcatissi-
mi angoli solidi, od anche in una delle forme
che più di rado incontrinsi nel regno minerale,
vale a dire in icosaedri a faccie trilatere uguali,
e con dodici angoli solidi o canti vivi ben mar-
cati; ma ben più spesso poi ne occorrono esempj
in cubi a faccie striate in modo così strano e
mirabile, che, mentre la direzione delle stria-
ture delle due faccie diametralmente opposte cor-
rispondesi esattamente, le striature invece delle
tre faccie concorrenti a formare insieme uno,
qualunque siasi, degli angoli solidi del cubo, pro-
cedono, le une in confronto colle altre, in senso
opposto, ed intersecansi a vicenda ad angolo ret-
[Seite 483] to; nè ritenghiamo già d’avere qui accennato
tutte quante le forme cristalline, sotto alle quali
possano i Ferri piritosi presentarcisi, che altre
parecchie rimarrebbero da indicarsene, e solo a
motivo di brevità ci accontenteremo di notare,
che tutte debbon essere dipendenti, e facilmente
derivabili, dal dodecaedro pentagono, che sem-
bra esserne la forma fondamentale. Il peso spe-
cifico massimo se ne ragguaglia = 5,000 per lo
meno, ma può desso non giugnerne che soltanto
a 4,700, e qualche rara volta anche a 4,600. –
Hatchett, che analizzò parecchie Piriti, ne ri-
conobbe quasi sempre costante la composizione =

di Ferro 47,85
e di Solfo 52,15
–––––
Totale 100,00. – Il passag-

gio, o la transizione la più naturale d’ogni al-
tra, e la più comune delle Piriti marziali o dei
Ferri solforati, si è al Ferro bruno compatto,
o sia Ferro ossidato rubiginoso (Brauneisenstein),
che avremo occasione di descrivere in progresso.
– Le località poi ne sono senza numero; da
che si può dire, che appunto la Pirite marziale
possa considerarsi come la più comune di tutte
quante le miniere, e come la più diffusa quasi
indistintamente per tutto quanto il Globo ter-
racqueo.

[Seite 484]

La così detta Pirite bianca (Wasserkies1) è
effettivamente di un colore giallo alquanto più
chiaro, che l’altre Piriti marziali d’ordinario non
siano, e rinviensi frequentemente in forma d’ar-
nioni, di sferoidi o simili; dessa è poi, o in
massa compatta, la quale prende talora il nome
di Pirite epatica (Leberkies), e può essere an-
che cristallizzata, il più delle volte in ottaedri,
o in doppie piramidi quadrilatere congiunte colle
loro basi, o veramente in altre forme analoghe,
aggruppate o in drusicine, o in creste, o siano
prominenze regolari, che perciò appunto diconsi
poi Piriti in creste, o a cresta di Gallo (Kamkiese
Hahnenkamkiese)2, oppure presentaci, segna-
tamente nel suo inferno, una compage radiata,
onde vien detta poi Pirite radiata (Strahlkies), e
di tal fatta ritengo che siano alcune così dette Pi-
riti capillari (Haarkiese), e trall’ altre, per esempio,
quella, che, sotto ad un tal nome, viene dalla
località di Sant-Andreasberg nell’ Harz, e che
[Seite 485] presentasi all’ occhio in forma d’aghi lunghi e
capelliformi, sciolti, distinti o discreti. Altre volte
però questa Pirite bianca offresi ancora sotto di-
verse forme strane, come a dire in foggia d’in-
crostazioni stalagmitiche o stalactitiche, di tu-
betti o di cannuccie goffamente cilindriche, o
quasi come se fosse intessuta a maglie, o tutta
piena di cellette e via discorrendo, e talora è
perfino pseudomorfa o rappresentante, metalliz-
zata, la effigie di qualche corpo organizzato ap-
partenente ad una Creazione anteriore (der Vor-
welt
), come succede particolarmente d’alcune
Ammoniti, o simili, trasformate in Pirite. Berze-
lius, che analizzò, tra gli altri, un esemplare
di quella, che chiamasi propriamente Pirite ra-
diata (Strahlkies), lo trovò composto =

di Ferro 45,07
di Manganese 0,70
di Solfo 53,35
di Silice 0,80
colla perdita di 0,08
–––––
Totale 100,00. – Di

questa ragione di Piriti, o di Ferri solforati, si
suol far uso, più che non per altro, per trarne
ora lo Solfo, ora l’Allume, ed ora il Vitriolo
di Ferro, ed alcune tra esse, le più dure, e le
meno facili a decomporsi, adoperavansi in addie-
tro a quel modo medesimo, pel quale adopransi
[Seite 486] presentemente le Focaje, facendone il focile so-
prattutto agli schioppi tedeschi, alle spingarde ec.

SPECIE 3. Pirite magnetica, od anche il Ferro
solforato magnetico
(fr. la Pyrite magnétique
le Fer sulfuré magnétiquele Fer sulfuré
ferrifère:
ted. der Magnetkiesmagnetischer
Kies
blättricher Magnetkiesrhomboedri-
scher Eisenkies
Speise – e talora anch’ essa
LeberkiesZellkies: ing. the magnetic Pyri-
tes
hepatic PyritesLiver-pyrites). – Que-
sta maniera di Piriti suole ostentare una serie di
colori, che dal bruno di tombacco, passa, pel
rosso di rame, al giallognolo, o viceversa; è do-
tata sempre di un più o meno deciso splendore
metallico, dando talora, ed anzi bene spesso, nel
cangiante, ed incontrasi poi d’ordinario in massa
amorfa, ma pure di quando in quando all’ Harz,
tuttochè anche colà assai di rado, cristallizzata in
tavole, o piuttosto in prismi exaedri, co’ canti
terminanti il più delle volte troncati1; la durezza
ne è mezzana tra quella dello Spato fluore e
quella dell’ Adularia, che, sfregiandola costante-
mente, ne trae una polvere di scalfittura di co-
[Seite 487] lor grigio; il peso specifico se ne ragguaglia =
4,380, ma può pervenirne fin anche a 4,600. È
dessa, al pari di parecchie altre miniere ferree,
come si suol dire, retrattoria, od attraibile dalla
Calamita, ed anzi dimostra qualche volta una
manifesta polarità magnetica; fondesi al cannello,
previa diffusione d’un fumo solfureo, in un pal-
lino metallico nero, giocante molto sull’ ago ca-
lamitato, e ridotta in polvere, sciogliesi a caldo,
con lento svolgimento di Gas idrogeno solforato
(Acido idrotionicoAcido idrosolforico), tanto
nell’ Acido solforico diluto, quanto eziandio nel-
l’Acido muriatico. Secondo Berzelius, la Pirite
epatica magnetica, o almeno quella che è pro-
priamente denominata in Germania Leberkies,
è, tra le miniere composte di Ferro e di Solfo,
quella che, di tutte quante, contenga la minima
proporzione possibile di Solfo; da che non ne
contiene se non un po’ più d’un terzo del suo
peso. Eccone per altro le analisi, che ci trovia-
mo averne in pronto di lui, e d’altri due chi-
mici, quando almeno le Piriti qui analizzate pos-
sano meritarsi a buon dritto il nome di Leber-
kiese,
lo che forse non sarà; alcuna di esse do-
vendo per avventura rapportarsi meglio alla no-
stra precedente Specie 2., ove perciò appunto
accennammo il nome tedesco di Leberkies come
altro de’ sinonimi. Comunque siasi la cosa, le
analisi ne sono come segue:

[Seite 488]
xxx

Le località ne sono moltissime, quasi da per
tutto, segnatamente nelle montagne, come si suol
dire, a filoni (Ganggebirge); ma per pur citarne
taluna, oltre alle qui sopra accennatene, indi-
cheremo lo Silberberg presso a Bodenmais nel
Palatinato superiore, Joachimsthal in Boemia,
Breitenbrunn, Freyberg e Johanngeorgenstadt nel-
l’Erzgebirge Sassone, e poscia noteremo ancora
il Delfinato, la Norvegia, la Svezia ec., senz’ om-
mettere tampoco di nominare Roncegno nel Ti-
rolo, ed il Monte Muffetto nella Valle Trompia,
Provincia di Brescia in Lombardia. – (Il Trad.)

SPECIE 4. Ferro magnetico, o anche la Ca-
lamita naturale, la Miniera nera di ferro, la
Miniera di ferro nera, la Miniera di ferro at-
[Seite 489] trattoria, il Ferro ossidulato compatto ec. ec.
(fr. le Fer oxyduléle Fer magnétique
l’Aimantle Fer oxydé noir magnétique: ted.
das Magneteisenattraktorisches Eisenerz
natürlicher MagnetMagnet-eisenstein: ing.
the Load-stonemagnetic Iron-stone). – Que-
sto è generalmente d’un colore nero ferrigno,
amorfo il più delle volte, ora compatto, or fi-
broso, or lamelloso (Spath-eisenstein), ed ora
terroso, ma pur talora cristallizzato in piccole
piramidi quadrilatere raddoppiate, o giunte a
base con base, o piuttosto in piccoli ottaedri re-
golari, che sembrano costituirne il tipo della for-
ma cristallina; è desso fragile bensì od agro, ma
duro sempre a bastanza per isfregiare lo Spato
fluore, venendo però esso stesso sfregiato dal
Quarzo, che ne trae una polvere di scalfittura,
più che non altro, nera; contraddistinguesi desso
da tutte quante l’altre miniere di Ferro, segna-
tamente in grazia delle speciali proprietà fisiche
ond’ è dotato, d’attrarre il Ferro, e di disporsi
nella direzione de’ due poli del Globo, quando
è sospeso in modo da potersi situare liberamente,
a seconda della speciale sua natura; proprietà
che esso è in condizione di contribuire anche al
Ferro ed all’ Acciajo, qualora vi concorrano certe
determinate circostanze occorrenti; del resto poi
al cannello esso si fa più bruno, ma di per sè
solo non si fonde, ed anzi il più delle volte,
[Seite 490] insistendovi con fuoco vivo assai, vi perde al-
meno in parte il magnetismo, o la forza con cui
attraea da prima il Ferro; finalmente nell’ Acido
muriatico sciogliesi esso benissimo, soprattutto
coll’ ajuto d’una opportuna elevatezza di tempe-
ratura. Il peso specifico se ne suole ragguagliare
= 4,243, sebbene possa, quando è cristallizzato,
pervenirne finanche a 5,280. – Sembra che in
ultima analisi questo Ferro magnetico altro in sè
non sia, se non un Etiope marziale nativo, o
un Ossido nativo nero di Ferro (schwarzes Ei-
senoxyd
), o ben forse piuttosto una combina-
zione naturale di un Ferro ossidulato con un
Ferro ossidato; osservasi per altro, ch’ esso con-
tiene molto frequentemente in combinazione an-
che qualche altro Ossido metallico, come a di-
re, l’Ossido di Titanio, l’Ossido di Manganese,
l’Ossido di Cromo, l’Ossido di Silicio (Silice), e
così via discorrendo altre Sostanze ancora. – Ec-
cone qui ora le poche tre analisi, che ci trovia-
mo averne in pronto:

[Seite 491]
xxx

A bastanza numerose si può dire, che sono le
località, nelle quali, anche oltre alle già accen-
natene, rinviensi il Ferro magnetico; molto più
numerose ancora, se vogliansi contarvi, insieme
colla vera Calamita, che hassi, com’ è noto, dalla
China, dalla Siberia, dall’ Isola d’Elba, e via
discorrendo, eziandio i diversi Ferri titaniati,
Ferri cromati, e simili; ma da che questi ram-
menterannosi altrove, ci accontenteremo qui di
accennarne il così detto Magnetberg (Monte della
Calamita
) nella Vercoturia, lo Spitzberg nel-
l’Harz1, ec. – (Il Trad.)

[Seite 492]

Quanto alla così detta Sabbia magnetica, o al
Ferro magnetico arenaceo (Magnes glareosus:
fr. le Sable magnétique – le Sable ferrugineux
des Volcans – le Fer titané – le Fer oxydé
titanifère – le Fer oxydulé titanifère:
ted. der
Eisensand – Magneteisen-sand – magnetischer
Eisensand – sandiges Magneteisen:
ing. the
Iron-sand – magnetic Sand – arenaceous ma-
gnetic Iron-stone
), è dessa in fatto una foggia di
Sabbia nerastra, o nero-bruniccia, in piccoli grani
aventi gli spigoli ottusi o smussati, e rinviensi,
ora sparsa o disseminata per entro alla pasta di
alcune roccie (Gebirgsarten), come accennammo
per esempio succedere di certi Graniti sovrac-
composti, o, se meglio così vogliasi, di certe
roccie granitoidee, alla pag. 20 del presente no-
stro vol. VI, tanto nel Testo, quanto nella Nota
ivi appiè di pagina, o veramente in alcuni Porfidi,
ne’ Basalti, e via discorrendo; e ben più di spesso
ancora rinviensi poi sciolta, o affatto disaggregata,
in certe tali sabbie o rene delle spiagge del ma-
re, de’ laghi, de’ fiumi e simili. – Volendo
considerare qui ora la Sabbia magnetica, talora
effettivamente titanifera, come una sostanza di-
stinta da’ minerali di Titanio, propriamente detti,
su i quali avremo occasione d’intrattenerci di
proposito anche in progresso, possiamo intanto
indicarne le diverse analisi comprese nella seguente
Tabella:

[Seite 493]
xxx
[Seite 494]

Avvertasi però, che alcune delle analisi in que-
sta nostra Tabella date come riferentisi alle Sab-
bie magnetiche, ed in particolare poi quella di
Klaproth del Ferro titanato (Titaneisen) di Spes-
sart in Germania, possono per avventura rife-
rirsi eziandio alla Specie 5 qui tosto seguente.

(Il Trad.)

SPECIE 5. Ferro titanato, o il Ferro ossi-
dulato titanifero
(fr. le Fer titané – le Fer
titanié – le Fer oxydulé titanifère:
ted. das
Titaneisen – Titaneisenstein:
ing. the magne-
tic titaniferous Ironstone
). – Questo Minerale
presentasi, ora di colore bruniccio, ed ora di un
colore nero di ferro; alcuna volta mostrasi di un
nitore sparuto o quasi smorto, mentre altre volte
ostenta invece un nitore analogo molto a quello
ch’ è appunto proprio del Ferro, e la spezzatura
ne inclina, quando, più che non altro, alla con-
coidea, e quando alla lamellosa. Hassi desso non
di rado in grani cristallini tutti quanti angolosi,
ed è poi sempre duro ad un tempo, e fragile od
agro. Il peso specifico se ne ragguaglia general-
mente = 4,667, e la composizione ne è bene
spesso simile a quella della Sabbia magnetica,
di cui femmo menzione in forma d’appendice
alla Specie precedente, mentre anzi l’analisi da
Klaproth ivi riportata del Titaneisen di Spessart
appartiene appunto al Minerale ferreo titanifero
qui ora da noi contemplato come una Specie di-
[Seite 495] stinta. – Oltre a Spessart, altre località molte
se ne potrebbero indicare, volendo, come a ca-
gion d’esempio, Eggersund, Krageroe e simili
in Norvegia, ed altre ancora in Germania, in
Siberia, in Inghilterra, in Francia, in Italia, e
via discorrendo. – La Brookite e la Chrichto-
nite, amendue del Delfinato, dovrebbero qui pure
appartenere, se non altro in forma di varietà del
Ferro titanato; ma pensiamo che possa essere
per avventura meglio fatto il riserbarci a par-
larne alquanto più diffusamente quando, avendo
per le mani il Genere Titanio, avremo occasione
di rammentarle insieme collo Spintero, colla O-
negite, colla Pictetite, e con altri minerali tita-
niferi recentemente scopertisi.

SPECIE 6. Ferro cromato (fr. le Fer chro-
maté – le Chromate de Fer:
ted. das Chrom-
eisen – chromsaures Eisen – Chrom-eisenstein:

ing. the Chromate of Iron). – Questo Minerale
suol essere d’un colore grigio d’acciajo, vol-
gente più o meno al bruno nerastro, o anche
al nero piceo, ed è dotato di poco nitore metal-
lico, ma pure micante qua e là per punti, per
grani o per laminette; è duro a segno da sfre-
giar l’Apatite, venendo sfregiato dal Quarzo con
iscalfittura or bruniccia, ed ora di color grigio
di cenere, ed è poi sempre piuttosto fragile od
agro; la spezzatura ne riesce aspra e disuguale,
ed inclinante alla granulare concoidea a fossette
[Seite 496] piuttosto minute; è generalmente amorfo, ma
pure mostra una tal quale tendenza all’ ottaedro
regolare ne’ suoi conati alla cristallizzazione; così
almeno è quello di Baltimora nella Marilandia. Fi-
nalmente, ridotto che sia in polvere, viene esso at-
tratto manifestamente dalla Calamita artificiale. È
infusibile trattandolo al cannello da per sè solo,
ma riesce fusibile, trattandovelo unitamente al Bo-
race, in una perla vetrosa di color verde. Il peso
specifico se ne ragguaglia = 4,032, ma può giu-
gnerne fin anche a 4,500. – Ecco ora le poche
analisi, che ci troviamo avere in pronto di saggi
di Ferro cromato derivanti da diverse località:

xxx

Le località principali, oltre alle già qui accen-
natene, si riducono a’ dintorni di Nantes in Fran-
[Seite 497] cia, allo Silberberg nella Slesia, a Fetlar ed
Unst nelle isole della Setlandia, e a Portsoy
nella Gran Brettagna. – (Il Trad.)

SPECIE 7. Ferro speculare, o il Ferro oli-
gisto metalloideo,
e talora poi, ma per abuso,
come suol dirsi particolarmente di quello del-
l’Elba, la Miniera d’acciajo (fr. le Fer spé-
culaire – le Fer oligiste – le Fer oligiste mé-
talloïde – le Fer noir métalloïde:
ted. der Ei-
senglanz – das Spiegeleisen – rhomboedrisches
Eisenerz:
ing. the Iron-glance – specular I-
ron-ore
). – Questa Specie è generalmente di
un colore grigio d’acciajo, talora iridescente o
vagamente cangiante sopra diversi colori, a quel
modo che fa il collo d’alcuni piccioni; suole
essere dotata d’una vivacissima lucentezza me-
tallica, e rinviensi poi, tanto amorfa in massa
compatta, e talora di compage radiata, quanto
eziandio cristallizzata, e in quest’ ultimo caso
ora in doppie piramidi triedre, che passano bene
spesso alla forma lenticolare, ora in prismi o ta-
vole exaedre, ed ora in altre forme diverse, che
sembrano tutte quante derivabili da un romboe-
dro fondamentale. Sfregia dessa l’Apatite, ve-
nendo però sfregiata sempre essa stessa dal
Quarzo con iscalfittura volgente variamente al
rossastro; è infusibile da per sè sola al can-
nello, ma spesso vi si fa alquanto più nerastra,
diventandovi sensibile, mentre non lo era dap-
[Seite 498] prima, alla Calamita; finalmente è dessa solu-
bile a caldo nell’ Acido muriatico (Idroclorico).
Il peso specifico ne suol essere per lo meno =
4,930, ma può giugnerne benissimo, quand’ è
bene cristallizzata, ed in cristalli alquanto vistosi,
fin anche a 5,240. – Questo Minerale si può
considerare costantemente come un Ossido di
Ferro, composto di 70 pel Ferro, e 30 per l’Os-
sigeno, secondo alcuni, o veramente di 100 pel
Ferro, e di 44 1/4 per l’Ossigeno, secondo Ber-
zelius, e viene reso talora impuro da qualche so-
stanza intrusavisi naturalmente in via, più che al-
tro, accidentale. – La miniera la più ricca che
se ne conosca, e quella anzi che ne sommini-
stra i saggi i più belli sotto ogni riguardo, ed in
particolare poi dal canto della varietà nelle for-
me di cristallizzazione, si è quella dell’ Isola
d’Elba nel Mediterraneo; se n’ ha però bene
spesso anche d’altronde, come a dire dal Mont-
d’Or e da Framont in Francia, da Traversella e
dal Colle di Tenda in Piemonte, e quindi poi
ancora dal San Gottardo, ove se n’ incontrano
rose o drusicine bellissime, tempestate di Rutilo
o Titanio ossidato ferrifero in cristalli, dal Ve-
suvio, dall’ Isola Stromboli, dalla Stiria, dalla
Slesia, dalla Sassonia, dalla Boemia, dal Salis-
burghese, dalla Siberia, dalla Lapponia, dalla
Svezia, dalla Norvegia e via discorrendo.

Quanto al così detto Ferro micaceo, o Ferro
[Seite 499] scheggioso, Ferro scaglioso, o Ferro squamoso,
che vogliasi dirlo (fr. le Fer micacé – le Fer
oligiste écailleux – le Fer sublimé des Vol-
cans – le Fer spéculaire volcanique:
ted. der
Eisenglimmer – schüppiger Eisenglanz – blät-
triger Eisenglanz – Eisenmann – Eisenrahm –
Eisenram:
ing. the micaceous Iron-glance –
– micaceous Iron-ore – Iron-mica
), è il più
delle volte d’un colore nero di ferro, ed è più
o meno dotato sempre d’un nitore metallico; la
compage ne riesce laminosa od anche lamellosa; è
desso talora facilmente sfacibile tra le dita, alle
quali non è gran fatto rado che ne rimangano
aderenti moltissime scheggiuzze o squamicine lu-
centissime. Anche questa particolare foggia di mi-
niera di Ferro rinviensi ora amorfa, ed ora cri-
stallizzata in prismetti, o in piccole tavole exae-
dre, che talora sono insieme accozzate in modo
da lasciar tra esse frequenti vani, loculi o cellet-
te, irregolari sì, ma poliedre. Le località ne sono
frequentemente le stesse con quelle del Ferro
speculare, e quindi è che riesce desso, più forse
che non altrove, comune all’ Isola d’Elba; ma
per altro se ne incontrano masse qua e là an-
che in altre miniere ferree, come accade per
esempio, unitamente al Ferro spatico al Pinker
presso a Collio, a Pezzaze, ed in molti altri luo-
ghi della Valle Trompia Bresciana e del Berga-
masco, ove i Canopi lo denominano, affatto ar-
[Seite 500] bitrariamente, e invero troppo male a proposi-
to, Antimonio. Curioso è però, tra gli altri, il
Ferro micaceo, che suole spesso accompagnare il
Litoxilon, o sia il Legno silicificato (Holzstein)
di Kiefhäuserberg in Germania, ma lo è pur
quello, che rinviensi talora disseminato, sparso o
sovrattempestato ad alcune Lave del Vesuvio.

(Il Trad.)

SPECIE 8. Ferro rosso, o anche il Ferro
ossidato rosso
(fr. la Mine de Fer rouge – le
Fer oxydé rouge – le Fer oligiste rouge – la
Hématite rouge compacte:
ted. der Rotheisen-
stein:
ing. the compact red Iron-stone – com-
pact red Iron-ore – compact Iron-glance
). –
Questo suol essere di colore rosso bruniccio va-
rio, volgente da un canto fino al rosso di ce-
rasa, e dall’ altro fino quasi al grigio proprio
dell’ acciajo; a meno del colore, e di qualche
accidentale mistura terrosa, accostasi desso mol-
tissimo, così in riguardo alla sua composizione,
com’ anche per la maggior parte de’ rimanenti
caratteri, al Ferro speculare della Specie prece-
dente; per altro se ne distinguono almeno le tre
seguenti varietà, vale a dire:

a) il Ferro micaceo rosso, o anche l’Eisen-
rahm rosso
, o la Miniera di Ferro micaceo
rosso
(fr. le Fer oxydé rouge luisant – le Fer
oligiste rouge luisant:
ted. der Eisenrahm –
Eisenschaum – Rotheisenrahm – Rotheisen
-
[Seite 501] schaumschuppiger Rotheisenstein: ing. the
red scaly Iron-ore
red Ironfroth), ch’ è
leggiero molto, tenero, sfacibile ed anzi sfarina-
bile tra le dita, le quali, mentre col tatto lo
sentono grasso piuttosto, o morbido ed untuo-
so, ne rimangono lordate di un rosso tempestato
di frequenti e minutissime laminette quasi mica-
cee, o micanti come se fossero d’acciajo. Que-
sto rinviensi non gran fatto di rado nelle mi-
niere ferree, ora in massa compatta, ora soprat-
tempestato, ed ora in forma d’intonacatura, di
crosta, o come si suol dire, di fioritura, sopra
diversi altri minerali ferrei, e segnatamente poi
accompagnante qualche altro Ferro ossidato.

b) il Ferro rosso compatto, o il Ferro os-
sidato rosso compatto
, o anche la Sanguina,
la Rubrica,
ec. (fr. la Mine commune de Fer
rouge – le Fer oligiste rouge compacte – le
Fer oxydé rouge compacte – la Hématite rouge
compacte:
ted. dichter Rotheisenstein: ing. the
compact red Iron-stone – compact red Iron-
ore – compact red Iron-glance
), che d’ordi-
nario è amorfo affatto, ma pure presentasi talora
anche in falsi cristalli (Afterkrystallen), per esem-
pio, in forma di cubi, come al Capo di Buona
Speranza, e come eziandio a Töschnitz nella
Turingia; sporca per lo più le mani anch’ esso,
e, sfregiandolo, mostrasi in sulla scalfittura d’un
colore rosso cruento, o rosso di sangue. – Han-
[Seite 502] nosene alcuni saggi, ne’ quali questo minerale
riesce terroso, ed agevolmente sfacibile tralle di-
ta, ed è appunto allora il caso di poterlo de-
nominare Ferro rosso ocraceo, o sia Ferro ossi-
dato rosso ocraceo, od anche Sanguina terrosa (fr.
le Fer oxydé rouge ocreux – le Fer oligiste
rouge terreux – l’Ochre de Fer rouge foncé:

ted. der Rotheisenocker – ockriger Rotheisen-
stein – ockriger Blutstein:
ing. the red O-
chre – ochry red Iron-stone
).

c) la Matite rossa, o anche la Matita ros-
sa, la Amatita rossa, il Ferro ossidato rosso
fibroso, il Ferro ossidato rosso ematitico,
e
più comunemente poi eziandio la Sanguina, la
Rubrica
ec. (HaematitesRubrica: fr. le Fer
oxydé fibreux, et concrétionné, hématite rou-
ge
le Fer oligiste rouge fibreuxla Hé-
matite rouge:
ted. rother Glaskopffasriger
Rotheisenstein
fasriger Blutstein: ing. the red
Hematite
fibrous red Ironstone), che è per
lo più in masse rossastre arnioniformi, amorfe
o stalactitiche, esternamente ondose, o confor-
mate in protuberanze mammilliformi, ed inter-
namente fibroso-radiate, spezzabili paralellamente
alla loro superficie in istraterelli curvilinei con-
centrici, e verticalmente poi in istanghette fi-
brose quasi cristalline, e per così dire cunei-
formi, rosse bensì anch’ esse, ma dotate ad un
tempo d’uno splendore metallico, che non iscor-
[Seite 503] gevasi su quelle masse prima di romperle. l’uso
principale che suol farsi di questo minerale, ol-
tre a quello di trarne il Ferro, consiste segna-
tamente nel ridurlo in polvere, onde giovarsene
poi per ripulirne gli ordigni od utensili d’ac-
ciajo, ed altri oggetti di ferro, ec.

Ecco qui ora di seguito alcune poche analisi,
che, fattene da alcuni Chimici, ci troviamo avere
in pronto di tali Ferri ossidati rossi, derivanti
da varie località.

[Seite 504]
xxx
[Seite 505]

In via d’Appendice sarebbono forse da aggiu-
gnersi qui, come altrettante varietà distinte del
Ferro rosso, diversi altri Minerali ferrei, nei
quali il Ferro occorre pur sempre ossidato e di
color rosso; ma noi, per amore di brevità, ci ac-
contenteremo di citarne le quattro seguenti, co-
me le più importanti dell’ altre, e come quelle
che ci pajono meritare, sotto ogni riguardo, qui
appunto d’essere particolarmente rammentate.
Sono desse come segue:

1. il Ferro rosso selcioso, o il Ferro dia-
sprino rosso, il Ferro piromaco rosso
(rother
Kiesel-eisenstein
Eisenstein-kiesel), che non è
altro, se non un’ intima mistura di Ferro rosso
ocraceo e di Quarzo, di Focaja, o anche di
Petroselce infusibile (Hornstein), giuntavi ta-
lora eziandio qualche altra sostanza in via d’acci-
dente; mistura questa, che riesce sempre amorfa
in massa compatta, in forma di straterelli di poca
potenza, e di colore ora rosso cruento, ed ora
rosso turchiniccio. Di questo hannosi esempi nel-
l’Harz, segnatamente ad Ilefeld, a Lehrbach e
via discorrendo, ed uno marcatissimo di color
rosso cupo, e ricco assai di Ferro, ne abbiamo
noi pure sopra Canzo in Vall’ Assina, riguar-
dato da molti per un vero Diaspro sinope, che
incontrasi, disposto per strati della potenza tutto
al più di qualche pollice, in quella Calcarea ros-
sa, che nella mia Nota appiè della pag. 94,
[Seite 506] vol. V del presente nostro Manuale, aveva io sba-
gliato, senza saperne bene il come, per un’ Are-
naria rossa antica, ma che mi sono affrettato di
ricondurre, come n’ era dovere, fra le Calcaree
cretacee, a pag. 153 di questo stesso vol. VI;

2. il Ferro rosso argilloso (fr. le Fer ar-
gileux commun – le Fer oxydé argilifère mas-
sif:
ted. rother Thoneisenstein – gemeiner Thon-
eisenstein – jaspisartiger Thoneisenstein:
ing.
the common Clay-iron-stone – jaspery Clay-
iron-stone
), che è esso pure una mistura più o
meno intima di Ferro rosso ocraceo, e d’Argil-
la, o di qualche Roccia argillosa, in massa com-
patta amorfa sempre, a spezzatura disuguale, in-
clinante alla concoidea a fossette appianate, e
di un colore, che dal rosso bruno passa al rosso
di sangue. Se n’ hanno esempi frequenti anche in
banchi a bastanza possenti, così ne’ terreni strati-
formi, come eziandio ne’ terreni a filoni, tral-
l’altre località, a S. Andreasberg, e a Lauter-
berg nell’ Harz, a Fischau nell’ Austria, in Boe-
mia, in Inghilterra, in Iscozia, all’ Isole Fe-
roer, e via discorrendo;

3. il Ferro rosso bacillare, o anche il Ferro
rosso scapiforme
(fr. le Fer oligiste bacillaire-
conjoint – le Fer oxydé rouge argilifère sca-
piforme – le Fer oxydé rouge bacillaire:
ted.
stängelicher Thoneisenstein – Nagelerz –
Schindelnägel – rother Mergel-eisenstein – kör-
[Seite 507] niger Thoneisenstein?
rother Kalk-eisenstein:
ing. the columnar Clay-iron-stonescapiform
Clay-iron-stone
), che sembra non essere altra cosa,
se non un Ferro argilloso rosso, alterato per ef-
fetto di qualche incendio sotterraneo, sfacibile in
frammenti scapiformi o bacillari, e di un colore
rosso bruno, tanto più scuro, quanto l’incen-
dio ne sia stato più attivo e più intenso. Di fatto
rinviensi questo generalmente in vicinanza dei
terreni, o vulcanici, o vulcanizzati, o mezzo
vulcanizzati, come a Duttweiler nel paese di
Saarbruck, a Saatsee in Boemia, nell’ isola di
Arran, e in altri diversi luoghi così fatti;

4. la vera Sanguina, o la vera Rubrica, la
Matita rossa grafica,
ec. (Rubrica: fr. l’Ar-
gile ocreuse rouge graphique – la Sanguine –
le Crayon rouge – le Fer oligiste argilifère
compacte rouge – l’Argile martiale rouge:

ted. der Röthel – ockeriger Thoneisenstein –
Rothstein – rothe Kreide:
ing. the Reddle), che
sembra essenzialmente composta di Ferro rosso
ocraceo e d’Argilla insieme intimamente mistura-
ti, che presentansi sempre in massa amorfa com-
patta, tenera, lordante le mani e segnante in
rosso la carta, e che si mostra terrosa affatto nella
spezzatura. l’uso precipuo, che se ne faccia, è ap-
punto per disegnare a rosso in sulla carta. Dessa
rinviensi anche in forma di banchi vistosi a ba-
stanza, tra mezzo a’ terreni di Schisto argilloso di
[Seite 508] transizione (Uebergangs-Thonschiefer), come
per esempio in sul Rothberg presso a Saalfeld in
Turingia, ec. – (Il Trad.)

SPECIE 9. Ferro bruno, o anche il Ferro
bruno compatto, il Ferro ossidato rubiginoso

(fr. le Fer oxydé rubigineux – le Fer hyper-
oxydé – le Fer hydraté – le Fer hydr-
oxydé – le Fer oxydé hydraté:
ted. der Braun-
eisenstein – Eisen-oxyd-hydrat – prismati-
tisches Eisenerz – Rubinglimmer – Stilpnosy-
derit – Pyrosyderit – Göthit – Lepidokrosit:

ing. the brown Hematite – brown Iron-stone –
brown Iron-ore
). Questo Minerale suol essere
per lo più d’un colore bruno, analogo a quello
ch’ è proprio de’ così detti Chiodi di garofano,
o per lo meno bruno di capegli, volgente per
gradi, da un lato al giallastro, ed anche al ver-
dognolo, e dall’ altro al nero bruniccio, e si
può dire che sia essenzialmente una combina-
zione naturale di Ferro ossidato coll’ Acqua (Ei-
sen-oxyd-hydrat
); sfregia desso lo Spato fluore,
e talora perfino l’Apatite, venendo però sfregiato
sempre dal Cristallo di rocca, con una polvere di
scalfittura, ora bruno-gialliccia chiara, ed ora di
un colore giallo d’ocra; sciogliesi a caldo be-
nissimo nell’ Acido nitro-muriatico, ed al cannello
s’ annerisce tosto fino da bel principio, e diviene
sensibile alla calamita, mentre da prima non lo
era; ma poi, insistendovi sopra col fuoco, e me-
[Seite 509] glio ancora col soccorso d’un qualche fondente
adattato, riducesi in una scoria nera, e col Borace
in un vetro verdastro. – Il peso specifico mezzano
se ne ragguaglia = 3,940, sebbene ve n’ abbiano
alcuni saggi, che non pesano più di 2,603, intanto
che altri ne pervengono fin anche a 4,020. –
Generalmente se ne ammettono per lo meno le
due seguenti principalissime varietà:

a) il Ferro bruno compatto, o anche la Ema-
tite bruna compatta,
e talora il Ferro piceo,
il Ferro bruno diasprino, e simili (fr. le Fer
oxydé brun compacte – le Fer oxydé noir vi-
treux – la Hématite compacte brune,
ec.: ted.
dichter Brauneisenstein – jaspisartiger Braun-
eisenstein – schlackiger Brauneisenstein –
Stilpnosiderit – Pech-eisenstein – glänzender
Braunstein – Braunsteinglas:
ing. the brown
compact Iron-ore – brown Iron-stone
), che il
più delle volte è amorfo in massa compatta, ta-
lora incrostante, stalactifico, botritico e simili,
ma pur qualche volta anche cristallizzato nelle
forme già da noi accennate in addietro alla pa-
gina 482 di questo stesso nostro volume, come
proprie della Pirite solfurea o della Pirite mar-
ziale, vale a dire ora in dodecaedri a faccette
pentagone, ora in cubi aventi le sei faccie striate
in quel curioso modo, che appunto allora abbia-
mo voluto rimarcare in quella pagina medesima,
e talora conformato eziandio in petrificazioni sul
[Seite 510] modello di qualche corpo organizzato alle volte
incognito, e spettante per avventura, secondo
che si suol dire, ad un mondo primitivo (Vor-
welt
), o ad una Creazione organica anteriore al-
l’attual; come n’ è il caso, per esempio, delle
Turbiniti (Schraubensteine), delle Fungiti, e si-
mili, che in pseudomorfosi di questo Ferro bruno
compatto rinvengonsi, fra gli altri luoghi, par-
ticolarmente presso a Rübeland nell’ Harz. – I
passaggi naturali, o le transizioni le più ovvie di
questo Minerale, quando almeno non sia desso
conformato in forme regolari, ne sono al Ferro
spatico (Spatheisenstein), al Ferro argilloso litoi-
deo o compatto (Thoneisenstein), e via discor-
rendo. – Qui debbe spettare eziandio la così
detta Ocra marziale bruna, o sia il Ferro ossi-
dato terroso bruno (fr. le Fer oxydé pulvéru-
lent – le Fer oxydé terreux – l’Ochre mar-
tiale brune:
ted. der Brauneisenocker – ocke-
riger Brauneisenstein:
ing. the brown Iron-
ochre – ochry brown Iron-ore – ochry brown
Iron-stone
), che è di colore bruno giallastro,
lordante alquanto le dita maneggiandolo, e com-
paginato di particelle, quasi chi dicesse, terro-
se, più o meno tenacemente collegate insie-
me, ma pur sempre poco coerenti, d’un ni-
tore smorto, sparuto o terroso, disuguale in
sulla spezzatura, ora disseminato, ed ora soprat-
tempestato sul Ferro bruno compatto o fibroso
[Seite 511] segnatamente di Neuenbürg nel Virtemberghese,
e sulle miniere ferree di Siegen, come su quelle
di Tilkerode nell’ Harz, e su quelle della collina
denominata Shotover nella Contea d’Oxford in
Inghilterra, e via discorrendo. – E qui riten-
gono alcuni, che spetti ancora la così detta Terra
d’Ombra
di Turchia (fr. la Terre d’ombre de
Turquie
– l’Argile ochreuse brune: ted. die
Umbra
Türkische Umbra – Türkische Um-
ber
), che è tenera molto, od anzi affatto ter-
rosa ed amorfa: allappa fortemente alla lingua:
assorbe l’acqua assai volontieri, senza impastarsi
con quella, ed anzi sgretolandosi poi tosto dopo,
ed ha un colore mezzano tra il bruno epatico ed il
bruno di castagno, con un nitore, o al tutto smon-
tato, o tutt’ al più parzialmente micante, e in
sulla scalfittura poi analogo a quello che è pro-
prio della cera, e colla spezzatura concoidea. Il
peso specifico se ne ragguaglia = 2,060, e Kla-
proth, che assoggettolla all’ analisi, la riconobbe
composta =

di Ferro ossidato 48
di Manganese ossidato 20
di Silice 13
d’Allumina 5
d’Acqua 14
––––
Totale 100; onde si

vede chiaro, non essere questa Terra d’ombra
Turca
da confondersi mai con quell’ altra Terra
[Seite 512] d’Ombra, o Terra di Colonia, della quale fem-
mo già parola, come a tutto buon dritto le si
conveniva, tra i nostri Combustibili minerali o
Litantraci, alle pagg. 352 e 353 di questo stesso
nostro vol. VI. – Dessa rinviensi stratificata, uni-
tamente al Diaspro, nell’ Isola di Cipro; ma se
n’ hanno ottimi esemplari in nidi od arnioncini,
ed anche in forma di incrostazioni o spalmature
parziali, nelle fenditure del Thonschiefer di tran-
sizione del Wittgensteiner Schlossberg in Ger-
mania. – (Il Trad.)

b) la Ematite bruna, o anche la Miniera di
Ferro bruno ematitico
(fr. la Hématite brune –
le Fer oxydé brun hématite:
ted. brauner Glas-
kopf:
ing. the brown Hematite), la quale per
lo più in tutto il rimanente, ad eccezione sol-
tanto del colore, che qui ne è bruno, s’ assomi-
glia moltissimo alla Ematite rossa precedente-
mente descritta a pag. 502 di questo stesso no-
stre volume, come varietà c) della Specie 8.a
Ferro rosso. La presente Ematite bruna mostrasi
per altro talora anch’ essa di compage fibrosa
nella sua spezzatura a fibre rilucenti, e d’un ni-
tore quasi sericeo, e D’Aubuisson, che ne ana-
lizzò una, trall’ altre, per l’appunto fibrosa, di
Bergzabern in Germania, la riconobbe compo-
[Seite 513] sta =

di Ferro ossidato 79
di Manganese ossidato 2
di Silice 3
d’Acqua 15
colla perdita di 1
––––
Totale 100. – Ben altre

analisi hannosi però d’altri Ferri bruni prove-
gnenti da diverse località, e giudichiamo anzi, che
non sia per tornar grave a’ Leggitori studiosi lo
averne qui almeno alcune in pronto nella seguente
Tabella:

[Seite 514]
xxx

(Il Trad.)

[Seite 515]

SPECIE 10. Ferro statico, o anche il Ferro
ossidato carbonato
, o il Ferro carbonato, il
Ferro spatoso,
ec. (fr. le Fer spathique – le
Fer carbonaté – la Mine d’acier – la Mine
de Fer blanche – la Mine de Fer spathique –
le Fer oxydé carbonaté
– e già un tempo, ma
ora non più, la Chaux carbonatée ferrifère,
ch’ è ben tutt’ altra cosa che il Ferro spatico non
sia: ted. der Spath-eisenstein – Eisenspath –
Stahlstein – Flintz – kohlensaures Eisen –
schuppiger Eisenkalk – dichter Eisenkalk –
Knopprüssel – brachytyper Parachros-baryt:

ing. the sparry Iron-stone – sparry Iron-ore –
Carbonate of Iron
). – Questa Specie può es-
sere giallognola, grigia, bianchiccia, bruniccia
od anche nerastra; riesce talora translucida in
sugli spigoli, o almeno in su i lembi delle scheg-
gie sottili; spesso mostrasi cristallizzata, soprat-
tutto in prismi a faccie romboidali, in forma di
lenti, o in somma in forme riducibili sempre al
romboedro, che ne è la fondamentale; e non è
infrequente anzi che rompasi abitualmente in
frammenti, i quali mostrino anch’ essi una marcata
tendenza appunto a questa stessa forma romboe-
dra; dessa è poi sempre fragile; sfregia la Calce
carbonata spatosa, e talora perfino la Calce flua-
ta, ma è poi sempre sfregiabile essa stessa dal
Feldspato, dando una polvere di scalfittura bian-
chiccia, giallognola o bruniccia; sciogliesi con
[Seite 516] difficoltà, e in tal caso poi con poca efferve-
scenza, nell’ Acido nitrico, e trattandola al can-
nello, s’ annerisce, diventandovi sensibile alla ca-
lamita; ma di per sè sola non si fonde, men-
tre col Borace trasformasi in un vetro gialliccio
od olivastro. Il peso specifico suole ragguagliar-
sene per lo meno = 3,690, sebbene giunga ta-
lora fin anche a 3,900. – Le analisi, che ci tro-
viamo avere in pronto di varj Ferri spatici pro-
vegnenti da località anche diversissime, sono com-
prese nella seguente Tabella:

[Seite 517]
xxx

(Il Trad.)

[Seite 518]

SPECIE 11. Sferosiderite, o anche il Ferro
spatico stalacitiforme, il Ferro spatoso mam-
millare
, o il Ferro spatico fibroso bruniccio
(fr. la Sphaerosydéritele Fer oxydé carbo-
naté concretionné-mamelonné:
ted. der Sphä-
rosyderit
strahliger Spatheisensteinstrah-
liger Eisenbraunkalk
– ed anche talora sem-
plicemente strahliger Braunkalk, sebbene troppo
male a proposito: ing. the Sphaerosiderite
fibrous carbonate of Ironfibrous Iron-sto-
ne
). – Questo Minerale, duro a un dipresso co-
me il Ferro spatico, suol essere di colore giallo
di vino, o veramente bruno gialliccio, o di qual-
che altro consimile colore, non mai però gajo o
vivace; i frammenti ne sono translucidi almeno in
sugli spigoli; internamente la compage ne inclina
in certo tal qual modo alla fibrosa, ed è poi do-
tato di ben maggior nitore, che esso non mostri
mai al di fuori, ove ostenta una forma incom-
pletamente sferoidale, o, come appunto suol dir-
si, mammillare, essendo soggetto a spezzarsi oriz-
zontalmente in istraterelli, o in lastre curvilinee
concentriche a mo’ delle cipolle. Il peso specifico
ragguagliasene generalmente = 3,915, e Stro-
meyer che analizzò quello di Steinheim presso
Hanau, lo riconobbe composto come segue =

[Seite 519]
di Ferro ossidulato 57,50
di Manganese ossidato 3,50
di Calce 0,20
di Magnesia 0,14
d’Acido carbonico 38,00
colla perdita di 0,66
––––––
Totale 100,00; d’onde

chiaro si scorge, non essere in fatto la Sferoside-
rite, se non una semplice modificazione, forse
più che non altro, accidentale della precedente
Specie 10 Ferro spatico, analoga particolarmente
alle varietà, che nella Tabella analitica aggiunta
a quella Specie medesima accennammo come
Ferro spatico fibroso. – (Il Trad.)

SPECIE 12. Ferro argilloso, o il Ferro os-
sidato argillifero
(fr. le Fer argileux – le
Fer oxydé argilifère:
ted. der Thoneisenstein –
e talora poi anche Ortstein: ing. the argillaceous
Iron-ore – clay-Iron-stone
). – Questo Mine-
rale, quanto a’ colori, è suscettibile di passare
gradatamente dal giallo più o meno dichiarato o
deciso, pel bruno rosso, fino al bruno nero;
ma se n’ hanno benissimo anche alcuni esemplari
di colore grigio di fumo; per lo più è desso ter-
roso, tenero e magro al tatto; generalmente rin-
viensi in massa amorfa, sebbene da quando in
quando ci si offra poi anche sotto certe forme
particolari, ora accompagnante alcuni corpi or-
[Seite 520] ganizzati d’un’ epoca probabilmente anteriore
alla Creazione umana (mit Petrefakten der vor-
velt
), vale a dire con certe conchiglie o con al-
cune impronte vegetabili, come succede, a ca-
gion d’esempio, nelle famose così dette Teste
di gatto (Katzeköpfe
) di Colbrookdale nella
Gran Brettagna, moltissime delle quali racchiu-
dono internamente le impressioni a bastanza ma-
nifeste di una piccola Felce. Il Ferro argilloso è
per solito ricchissimo di Ferro, a segno da con-
tenerne fino al 40 per %.

Meritano d’esserne considerate, come varietà
più importanti dell’ altre, almeno le quattro se-
guenti:

a) il Ferro argilloso bacillare (fr. le Fer
argileux bacillaire – le Fer oxydé argilifère
bacillaire:
ted. stängeliger Thoneisenstein –
Nagelerz – Schindelnägel:
ing. the scapiform
Clay-iron-stone
), che è di un colore bruno ros-
siccio, e mostrasi compaginato tutto quanto di
stanghette, a seconda delle quali dividesi poi an-
che nello spezzarsi, rappresentando quasi, così
in piccolo, o, come s’ usa di dire, in miniatura,
un ammasso di Basalti colonnari. Probabilmente
questo Minerale debbe essere d’origine pseudo-
vulcanica, e rinviensi, trall’ altre sue località,
particolarmente ad Hoschenitz in Boemia.

b) La Etite, o anche la Pietra d’Aquila,
la Pietra aquilina, o il Pane del Diavolo, il
[Seite 521] Ferro argilloso giallo in geode, il Ferro os-
sidato argillifero arnioniforme,
ec. (Aetites: fr.
le Fer oxydé géodiquela Mine de fer en
géodes isolées
la Pierre d’aigle – la Aeti-
te
le Fer jaune-brun réniforme: ted. die Ei-
senniere
schaaliger ThoneisensteinAd-
lerstein
KlappersteinAetites: ing. the
kidney-shaped Clay-iron-stone – reniforme Clay-
iron-ore
), che è generalmente di colore bruno
giallo, e rinviensi in forma d’arnioncini, di
grumi o di sferoidi irregolari, compaginata di
strati concentrici, quasi a modo delle cipolle,
spesso vuota per di dentro, e racchiudente ta-
lora uno o più pezzi della propria sostanza stac-
catine, i quali, nello scuoterla, muovonsi produ-
cendovi uno strepito, o un tal quale sordo romo-
rìo; ma ve n’ hanno ben molte, che riescono
compatte, e piene o solide, sebbene di forma
pur sempre irregolarmente sferoidale1.

[Seite 522]

c) Il Ferro pisiforme (fr. le Fer oxydé glo-
buliforme
le Fer limoneux globuleuxla
Mine de fer globuliforme
le Fer oxydé pi-
siforme
le Fer limoneux oolithique: ted. das
Bohnenerz
kugelicher Thoneisensteinkör-
niger gelber Thoneisenstein:
ing. the pissiform
Iron-ore
granular Iron-stonePea-ore
granular Clay-iron-stone), che è per lo più di
un colore bruno giallastro, o giallo scuro, do-
tato d’un tal quale nitore piuttosto grasso, e
che rinviensi in grumi, arnioncini, sferoidi, grani
o pezzi a spigoli arrotondati, talora compressi
alquanto od appiattiti; così è, per esempio, di
quello che viene dal Capo di Buona Speranza in
forma di vistose fave rotonde, e politissime.

d) Il Ferro lenticolare (fr. le Fer lenticu-
laire
la Mine de fer en lentillesle Fer
oxydé lenticulaire
la Mine de fer argileuse
lenticulaire:
ted. das Linsenerzlinsenförmi-
ger Thoneisenstein:
ing. the lenticular Clay-
iron-stone
), che è in piccoli grani insieme coag-
mentati senza molta coerenza, e s’ assomiglia tal-
volta moltissimo ad una Oolite agevolmente sfa-
cibile, o della quale i grani stacchinsi gli uni
dagli altri senza troppa fatica.

Della Rubrica, Sanguina, o Matita rossa, che
vogliasi dire, la quale potrebbe, e forse non a
torto, considerarsi come appartenente a questi
Ferri argillosi, ritenghiamo d’aver parlato oggi-
[Seite 523] mai quanto possa bastare alla precedente pagi-
na 502, in questo medesimo nostro Volume; e solo
vogliamo qui soggiugnere, che saggi d’un Ferro
argilloso rosso, il quale però non fornirebbe che
una cattivissima Rubrica, hannosi anche dalle falde
del monte Baldo nel Veronese, e precisamente
dalle vicinanze di Brentonico; località d’onde
traesi, com’ è noto, la Baldogea, o la così detta
Terra verde di Verona. – (Il Trad.)

Resta ora che riportiamo le seguenti poche
analisi, che ci troviamo avere in pronto di que-
sti Ferri argilliferi:

[Seite 524]
xxx

(Il Trad.)

[Seite 525]

SPECIE 13. Ferro ossidato fanghiglioso, o
anche il Ferro ossidato argilloso delle prate-
rie, la Miniera di ferro paludosa, il Ferro
fangoso, il Ferro limoso,
ec. (Tofus Tubal-
caini – Minera ferri subaquosa:
fr. la Mine
de fer limoneuse – la Mine de fer de gazon –
le Fer oxydé argileux des étangs, des marais,
des prairies, ec. – le Fer terreux limoneux –
la Limonite:
ted. der Raseneisenstein – Ort-
stein? – Limonit – Morasterz – Sumpferz –
Wiesenerz – Phosphor-eisenstein:
ing. the Low-
land-iron-ore – bog Iron-ore – Morass-ore –
Morassi-iron-ore – Swamp-ore – swampy I-
ron-ore – Meadow-iron-ore
). – Questo Mi-
nerale è di un colore bruno giallastro, volgente
or più or meno al nericcio; ostenta qualche volta
un nitore grasso alcun poco od untuoso, ma ge-
neralmente è smorto, sparuto, smontato o de-
cisamente terroso; d’ordinario apparirebbe, più
che non altro, compaginato di frammenti poco
tra di loro coerenti, in forma d’arnioni, o di
grumi affatto irregolari, o sotto l’aspetto d’una
terra piuttosto solla o sofice, o anche configu-
rato in varie strane foggie, come a dire in cilin-
dri, in tubi, in canali o simili, e talora rac-
chiude, commutate nella propria sostanza, le ve-
stigia di quasi ogni maniera di sostanze vegeta-
bili appartenenti sempre ad un’ epoca molto mo-
derna, quali sarebbono alcuni Moschi o Muschi,
[Seite 526] certi frustuli di radici, ed altri oggetti così fatti. –
Klaproth, che analizzò quello di Klempnon nella
Pomerania, ebbe a riconoscerlo composto =

di Ferro ossidato 66,0
di Manganese ossidato 1,5
d’Acido fosforico 8,0
d’Acqua 23,0
colla perdita di 1,5
––––
Totale 100,0. – Suole

questo rinvenirsi a pena al di sotto del terriccio
(Dammerde) ne’ terreni alluvionali, nella parte
più bassa d’alcune praterie, nelle così dette Lan-
de,
o ne’ terreni paludosi, presso ad alcune Tor-
biere, e via discorrendo1.

SPECIE 14. Ferro azzurro, o il Ferro fo-
sfato,
e per taluni anche il Ferro prussiato,
o il Prussiato di Ferro nativo
, o l’Idrocianato
di Ferro,
sebbene a torto (fr. le Fer azuréle
Fer phosphaté
– e troppo male a proposito poi,
le Bleu de Prusse natifle Prussiate de Fer
natif
l’Hydrocyanate de Fer natif: ted. das
[Seite 527] Eisenblauphosphorsaures Eisen – e a torto
poi talora, natürliches Berlinerblau: ing. the blue
Iron-ore
). – Questa Specie è sempre di un co-
lore azzurro, dal più al meno analogo a quello
del così detto Azzurro di Berlino, o Bleu di
Prussia
del commercio; sporca le mani, e se-
gna di quel medesimo colore la carta; sfregia
desso lo Spato calcareo, ma viene poi sfregiato
sempre dal Feldspato, che ne trae una polvere
di scalfittura d’un colore azzurro alquanto più
chiaro, leggiero o sbiadato, e rammentante quasi
la Zaffera, o l’Azzurro di Cobalto, detto co-
munemente Smaltino. La indagatane tendenza
cristallina, apparve esserne al prisma obbliquo
romboidale. Desso non isciogliesi per nulla nel-
l’Acqua, ma sciogliesi invece, senza troppa diffi-
coltà, così nell’ Acido solforico, com’ eziandio
nell’ Acido muriatico (Idroclorico), quando siano
questi opportunamente diluti, od allungati col-
l’acqua. Il peso specifico poi può ragguagliar-
sene = 2,600, tutto che pervengane in qual-
che caso, e segnatamente il lamelloso ed il fi-
broso, fin anche a 3,000; ma il terroso non mai.
Ammettonsi generalmente, per lo meno, le seguenti
due varietà di Ferro fosfato, o di questo Ferro
azzurro, vale a dire:

a) Il Ferro azzurro lamelloso, o il Ferro
fosfato lamelloso, il Ferro fosfato spatoso,
il Ferro fosfato fibro-lamelloso,
od anche in
[Seite 528] qualche special caso, la Vivianite, o il Ferro
fosfato cristallizzato
(fr. le Fer phosphaté cry-
stallisé – le Fer phosphaté fìbreux – le Fer
phosphaté laminaire – la Vivianite – le Bleu
martial fossile crystallisé –
e talora, tutto che
affatto impropriamente, le Schorl bleu: ted. der
späthiges Eisenblau – fasriges Eisenblau – spä-
thiges phosphorsaures Eisen – Eisenblauspath –
Vivianit – prismatischer Eisenglimmer – kry-
stallisirte Blau-eisenerde – e talora perfino Ei-
sengyps,
tutto che troppo male a proposito: ing.
the Vivianite – foliated blue Iron-ore – fi-
brous blue Iron-ore
), il quale ostenta qualche
volta una compage fibrosa a fibre dotate d’un
nitore sericeo, o veramente presentasi in forma
d’aghi, o anche altramente cristallizzato, come a
dire, in tavolette quadrilatere, ed in tal caso i
cristalli ne riescono più o meno striati secondo la
loro lunghezza, e bene spesso poi rivestiti, come
chi dicesse, d’una fioritura o d’una crosticina di
Ferro bruno ocraceo, ora isolati, ed ora aggrup-
pati insieme in drusicine; hannovene alcuni ni-
tidi a bastanza, d’una lucentezza vetroso-perla-
cea, che ha talora del sericeo, e translucidi a
segno da mostrarsi atti a rifrangere doppiamente
i raggi della luce, ed i colori ne possono essere il
turchino dell’ Indaco, lo smaltino o colore della
Zaffera, il grigio azzurrognolo, ed anche talora
il verde-porro; e perfino il nero di corvo. –
[Seite 529] Le principali locatità ne sono nella Cornovaglia,
d’onde pervengoncene i saggi i più vistosi; ma
se n’ hanno belli e buoni esemplari anche da
Bodenmais in Baviera, dalla Groenlandia, da
varie parti della Francia, ed anche da altre re-
gioni, così dell’ antico, come del nuovo Conti-
nente.

b) Il Ferro azzurro terroso, o il Ferro fo-
sfato terroso
(fr. le Fer azuré terreux – l’O-
chre martiale bleue – le Bleu de Prusse ter-
reux natif – l’Azur de Berlin natif terreux –
le Fer phosphaté terreux:
ted. erdiges Eisen-
blau – die Eisenblau-erde – blaue Eisenerde –
phosphorsaure Eisenerde – natürliches Berliner-
blau:
ing. the blue martial Earth – blue Iron-
earth – native Prussian Blue
), il quale, finchè
se ne sta sotterra, è per lo più bianchiccio, ma
colla esposizione all’ aria, fassi poi più o meno tur-
chiniccio, avvicinandosi, quanto all’ atto preciso del
colore, o all’ Indaco, o all’ azzurro di Berlino, o
infine all’ azzurro di Cobalto; è desso generalmente
d’aspetto terroso, od anche polveroso, o almeno
sempre poco coerente, ed è in piccole masse affatto
amorfe, sparse o disseminate per entro alla massa
d’alcune roccie alluvionali ferrifere, o altre di di-
versa natura, e spesso anche semplicemente so-
prattempestatovi. Le località poi ne sono ben più
numerose, che per la precedente varietà lamello-
sa, mentre se ne rinvengono saggi nel paese di
[Seite 530] Baden, nella Prussia, nel Virtemberghese, presso
a Francoforte sul Meno, nella Turingia, nella
Lusazia, in Baviera, nella Stiria, in Ungheria, in
Francia, in Norvegia, nella Svezia, in Groen-
landia, nella Siberia, e in amendue le Ameri-
che. Trall’ altre sue località però vogliamo, per
effetto di predilezione, citarne qui ora presso a
noi (nell’ Annoverese), le sponde del fiume Steck-
nitz, e rammentarne eziandio quella, che indicam-
mo già alla precedente pag. 352 di questo stesso
nostro vol. VI, incontrarsene in quel Legname
bituminoso fossile, che, trascinato a galla in sul-
l’acque, ci giugne fin presso a Stade, ove rac-
cogliesi per trarne partito bruciandolo, e circa al
quale veggasi, e certo non senza interesse, ciò che
l’Hausmann ne spone di proposito alla pag. 233
del VI vol. dell’ Opera intitolata = Denkschrift.
der königlich. Akadem. der Wissenschaft. zu
München II. Abtheil.
=1. – (Il Trad.)

Le analisi, che abbiamo in pronto di questi diversi
Ferri azzurri, o Ferri fosfati, fatte da diversi Autori,
sono comprese nella seguente Tabella:

[Seite 531]
xxx

(Agg. del T.)

[Seite 532]

SPECIE 15. Ferro terroso verde, o anche il
Ferro ossidato verde terroso,
e talora fors’ anco
la Calcosiderite
(fr. le Fer oxydé terreux jau-
ne-verdâtre
le Fer terreux vert: ted. die
Grün-eisenerde
Grün-eisensteinfasriger
Grün-eisenstein
Chalkosiderit?: ing. the green
Martial-earth
grenn Iron-ore). – Questa
Specie minerale è per lo più terrosa, o almeno
poco coerente, e quindi agevolmente sfacibile o
friabile, e lordante le mani, ed in tal caso d’un
color verde chiaro, o verde giallognolo; ve n’ ha
però qualche esempio di più soda e arnioniforme,
avente una tal quale compage più o meno oc-
cultamente fibroso-radiata, ed in tal caso è dessa
di colore, come si suol dire, verde di monta-
gna, verde-porro, verde nericcio, od anche nero
verdastro. La vera composizione di questo Ferro
verde, o sia il modo, nel quale il Ferro è in
essa mineralizzato, non è ancora ben conosciu-
to; il cannello però documenta, trattandone i
diversi saggi col Borace, che v’ entra per qual-
che cosa anche il Rame, al quale è per avven-
tura da attribuirsene il colore, che ne è sempre di
fondo verde, come s’ è detto. Quanto alle loca-
lità, nelle quali rinvengonsi queste diverse fogge
di Ferro verde, diremo, che il terroso hassi
tanto da Schneeberg, e da Johann Georgenstadt
nell’ Erzgebirge Sassone, quanto da Bieber nel-
l’Assia, da Schindelloch in Baviera, e da Ba-
[Seite 533] din nel Comitato di Sohl in Ungheria, mentre il
compatto od occultamente fibroso, e la Calcosi-
derite hannosi dagli scavi denominati Offhaüser
e Mittelberg nel paese di Sayn, come hannosi
eziandio dal Grangjärde-kirchspiel nel Dalarne.

(Il Trad.)

SPECIE 16. Ferro in dadi, od anche il Ferro
cubico,
ed assai meglio ancora il Ferro arse-
niato
(fr. le Fer arséniaté – le Fer arséniatè
cubique – l’Arséniate de Fer natif en cubes:

ted. das Würzfelerz – arseniksaures Eisen –
Pharmakosiderit – hexaedrischer Lirokon-ma-
lachit:
ing. the Cube-ore – cubic Iron-ore –
Arseniate of Iron
). – Questo Minerale, sfre-
giante a pena la Calce carbonata spatosa, è di
colore verde d’oliva, o verde di pistacchio, od
anche verde nericcio, ed è dotato d’un nitore
che tende alquanto al grasso; le varietà più chiare
ne riescono limpide, mentre l’altre non ne sono che
soltanto translucide; presenta desso, sfregiandolo,
una polvere di scalfittura di color verde d’oliva
pallido, volgente talora alcun poco al bruniccio,
e rinviensi d’ordinario in piccoli cubi, o almeno
in cristalli, aventi sempre una forma derivabile
dal cubo, impiantati il più delle volte nel Ferro
bruno compatto (Brauneisenstein); non iscio-
gliesi per niente nell’ Acqua, ma al cannello fon-
desi immantinente, con isvolgimento di un abbon-
dante fumo arsenicale, riconoscibile anche per l’o-
[Seite 534] dor d’aglio, che diffonde all’ intorno. Il peso spe-
cifico suole ragguagliarsene = 2,990, ma può
giugnerne fino a 3,000. – Ecco le due sole ana-
lisi, che ci troviamo avere in pronto di quello di
Cornovaglia, ove infino ad ora ne sono le prin-
cipalissime località =

xxx

Hannosene per altro saggi belli e buoni anche
da Saint-Léonhard (Haute-Vienne) in Francia,
e secondo Proust, altri hannosene ancora dalla
Mancha in Ispagna, e da Viana in Gallizia, co-
me uno se n’ ha pure dal Chili in polvere bianca.

(Il Trad.)

SPECIE 16. Pittizite, o il Ferro ossidato
resiniforme,
o anche il Minerale piceo di ferro
(fr. le Fer oxydé résinite – le Hydrosulfate
bi-ferrugineux – le Fer oxydé résinoïde – le
Fer piciforme – la Mine de fer résiniforme –

e talora le Sel acide phosphorique martial, ec.:
[Seite 535] ted. der PittizitEisenpecherzEisensin-
ter
Kobaltpech: ing. the pitchy Iron-ore). –
Questo Minerale è per lo più bruno rossiccio,
bruno epatico, bruno gialliccio, od anche bruno
nerastro, talora screziato per fascie di questi così
fatti colori, a guisa d’una fettuccia, od anche per
tacche o macchie irregolari, e rammentante quasi,
come suol dirsi, una breccia; è desso dotato d’un
discreto nitore piceo, o piuttosto vetroso, parteci-
pante assai del grasso untuoso, ed è semipellucido,
o almeno translucido, e bene spesso d’un colore
rosso infuocato, guardandone a traverso gli spi-
goli contro alla luce, e mostrasi poi concoideo,
tendente all’ omogeneo o all’ equabile in sulla spez-
zatura; rinviensi desso in massa compatta, e per
l’ordinario sotto forma d’arnioni, di grumi o di
goccie, tutte quante screpolate o piene di fen-
diture, o anche a modo di semplice sfioritura,
sovra le Piriti, o altri Minerali di Ferro; sfregia
a pena il Gesso spatoso, venendo sfregiato sempre
dallo Spato calcareo, con una polvere di scalfit-
tura più o meno giallastra, e affatto smorta, o
d’un nitore molto sparuto; ha un sapore marcatis-
simo di Vitriolo, o come si suol dire d’inchiostro;
sciogliesi in qualche parte nell’ Acqua, coloran-
dola in giallo, e divenendovi esso stesso dap-
prima più vetroso, più trasparente e più rosso,
mentre poi alla lunga vi si sfa quasi in una pol-
tiglia; al cannello infine si ignisce tosto decrepi-
[Seite 536] tando, e tramandando un odore d’Arsenico, ma
finisce poscia fondendovisi in una scoria sviante
l’ago magnetico dall’ abituale sua direzione. –
Il peso specifico ragguagliasene = 2,200, seb-
bene possa giugnerne fin anche a 2,400. – Le
poche analisi, che ne abbiamo, sono le seguenti:

xxx

Hannovene per altro alcune varietà, che, in via
d’accidente, contengono, ora un cotal poco d’Ar-
gento, ora un po’ di Zinco, od altro.

(Il Trad.)

Aggiunta del Traduttore a’ Ferri del Testo
[Seite 537]

Non giudichiamo che convenga ommettere di far qui,
almeno in qualche modo, menzione d’alcuni pochi Mine-
rali ferrei importantissimi, che non rinvengonsi tampoco
menzionati nel Testo, nè fra così fatti Minerali, nè al-
trove; e tali sono principalmente la Ienite dell’ isola d’El-
ba, la Edenbergite di Sudermania, il Ferro litoideo az-
zurro delle ripe del fiume Orange nell’ Affrica meridio-
nale, la Pirodmalite di Bjelke, e la Knebelite.

1. La Ienite, o anche l’Ilvaite, la Lievrite, la Lelie-
vrite, o finalmente il Ferro siliceo-calcareo (fr. la Lié-
vrite – la Yénite – l’Ilvaïte – le Fer siliceo-cal-
caire:
ted. der Lievrit – Ilvait – Yenit: ing. the Ye-
nite – Ienite
), che rinviensi, non solo all’ isola d’Elba,
ma eziandio, siccome pare, a Rhode-island nell’ America
settentrionale, è una sostanza di un colore nero di ferro,
volgente talora al bruno, almeno superficialmente, dotata
d’un nitore vetroso ad un tempo e metallico, spesso
cristallizzata in forme derivabili, secondo taluni, da un
prisma dritto romboidale, e secondo altri, da un dite-
traedro rettangolare, e dura a bastanza da sfregiar l’A-
patite, e da dare qualche scintilla all’ acciarino, ma
sfregiabile poi sempre essa stessa dal Feldspato con pol-
vere di scalfittura grigio-nerastra scura; è solubile con mol-
tissima facilità, e suscettibile di conformarvisi in gela-
tina, nell’ Acido muriatico (Idroclorico), col quale pre-
senta una soluzione, da cui, dopo che il Prussiato (Idro-
cianato
) di potassa, avrà precipitato il Ferro in Azzurro
di Berlino,
l’Ossalato di potassa farà poi precipitare
ancora in bianco la Calce, e finalmente è fusibile al can-
nello in una perla nera, che svia sensibilmente l’ago ma-
gnetico dalla sua direzione abituale. Hannosi esempi di
[Seite 538] Ienite cilindroidea, bacillare, fibrosa, radiata, ed anche
amorfa in massa compatta. Il peso specifico se ne rag-
guaglia = 3,820, ma può giugnerne fin anche a 4,060. –
V’ ha chi vorrebbe ritenerla come una semplice mistura
naturale di Ferro ossidato e d’Epidoto. Noi ne abbiamo
le seguenti analisi:

xxx

2. La Edenbergite (fr. la Hedenbergite: ted. der He-
denbergit:
ing. the Hedenbergite), che non fu rinve-
nuta altrove infino ad ora, fuorchè nella miniera deno-
minata Mormors in Sudermania, in masse compatte ed
amorfe, ma spezzabili in frammenti romboedri, di com-
page radiata, colla spezzatura ineguale, e di un colore
verde nerastro, volgente alquanto al bruno, con un nitore
più che non altro vetroso; sfregia essa lo Spato calca-
reo, ma viene sfregiata dallo Spato fluore con iscalfit-
tura verde bruniccia; si ignisce con somma facilità al
cannello, e vi decrepita vivamente, facendovisi più nera,
e divenendovi sensibile all’ ago magnetico; ma di per sé
[Seite 539] sola non vi si fonde. Il peso specifico se ne ragguaglia =
3,154. – Hedenberg, che analizzolla, la riconobbe com-
posta come segue =

di Ferro ossidulato 35,25
di Silice 40,62
d’Acqua 16,05
di Manganese ossidato nero 0,75
d’Allumina 0,37
di Calce carbonata 4,93
colla perdita di 2,03
––––––
Totale 100,00.

3. Il Ferro litoideo azzurro (fr. le Fer lithoïde bleu-
átre:
ted. der Blau-eisenstein: ing. the blue Iron-stone),
rinvenutosi unicamente infino ad ora lungo le ripe del fiu-
me Orange, a non grandissima distanza dal Capo di Buona
Speranza nell’ Affrica più meridionale, che è in massa com-
patta ed amorfa, con qualche impronta superficiale di Piriti
cubiche, e d’un colore di fior di lavanda carico; riesce
esso duro soltanto discretamente, da che con una punta
d’acciajo se ne trae una polvere di scalfittura d’un colore
del fiore di lavanda più chiaro; ha un’ apparenza quasi
al tutto terrosa, smorta, sparuta o senza nitore, e fon-
desi al cannello sovra il carbone in una scoria nera e
bullosa. Il peso specifico ragguagliasene = 3,200. – Kla-
proth, che analizzollo, lo trovò composto =

di Ferro ossidulato 40,5
di Silice 50,0
d’Acqua 3,0
di Soda 5,0
di Calce 1,5
–––––
Totale 100,0.

4. La Pirodmalite, o il Ferro muriato (fr. la Pyrod-
malithe – le Fer muriaté:
ted. der Pirodmalith – Py-
[Seite 540] rosmalith – salzsaures Eisen:
ing. the native Muriate
of Iron
Pyrodmalite), della quale non rinvennesi
infino ad ora che, come sembra, per effetto di mero ac-
cidente, un semplice pezzo staccato nella miniera deno-
minata Bjelke, presso a Philippstadt nel Wermeland in
Isvezia, è una sostanza di colore bruno quanto all’ ester-
no, ma nell’ interno poi è d’un bel verde di pistacchio,
translucida almeno in sugli spigoli, soltanto semidura, e
dante una polvere di scalfittura di colore verde pallido;
la spezzatura ne è disuguale, inclinante or più ed ora
meno alla scheggiosa, ma però qua e là micante per
punti o per laminette; la forma fondamentale della cri-
stallizzazione sembra esserne un prisma exaedro, le fac-
cette delle giunture, suture o commissure naturali del
quale mostrano un nitore vetroso, che partecipa alquanto
del perlaceo, mentre in vece le faccie laterali de’ cri-
stalli sogliono esserne coperte d’un’ intonacatura, o d’una
crosticina grezza affatto e smorta o sparuta. Dessa non
isciogliesi in conto alcuno nell’ Acqua, ma sciogliesi poi
benissimo nell’ Acido nitrico, rimanendone indisciolta la
sola parte silicea; trattatandola al cannello, dà essa luogo
allo svolgimento sensibile d’alcuni vapori muriatici, fa-
cendovisi di color bruno nerastro, e diventandovi sensibile
all’ ago magnetico; ove però se ne incalzi il fuoco, fon-
desi dessa, anche di per sè sola, in una perla vetrosa ne-
ra, quando invece, colla semplice aggiunta del Borace, la
colorazione del pallino vetroso, che ottiensene facilissi-
mamente, basta a farvi riconoscere la concorrenza del
Manganese, del Ferro, e d’altri suoi principii componenti
ancora. – Il peso specifico se ne ragguaglia = 3,080, ed
Hisinger, che ne analizzò due saggi diversi, la rico-
nobbe composta come segue, vale a dire =

[Seite 541]
di Ferro ossidulato 21,810 32,6
di Manganese ossidulato 21,140 23,7
di Ferro sotto-muriato 14,095 0,0
d’Acido muriatico 0,000 6,5
di Silice 35,850 34,8
d’Allumina 0,000 0,6
di Calce (accidentale?) 1,210 0,0
d’Acqua e perdita 5,895 1,8
–––––– –––––
Totale 100,000 100,0.

5. La Knebelite (Knebelite infino ad ora per tutti),
che fu in qualche modo descritta ed analizzata da Do-
bereiner, e della quale non mi rinviene la precisa loca-
lità, è una sostanza di colore or grigio ed ora bruno,
opaca e tenace, avente un peso specifico = 3,710,
e composta =

di Ferro ossidato 32,0
di Manganese ossidato 35,0
di Silice 32,5
colla perdita di 0,5
––––
Totale 100,0; sicchè vie-

ne dessa ad essere, più che non altro, un Silicato di
Manganese e di Ferro, di cui era per avventura più con-
vegnente il far parola tralle Silici; lo che però non fem-
mo, e quindi è che torna bene l’essercene, se non al-
tro, rammentati qui ora. – Agg. del T.


GENERE VII
piombo

[Seite 542]

Il Piombo, stando esposto all’ aria, vi va sog-
getto ad una alterazione, che lo fa oscurarsi al-
quanto, in riguardo al colore, o diventare ta-
lora un po’ cangiante, od almeno appannarsi sem-
pre alla superficie; fregandolo con forza, sporca
esso di nero le mani, e tramanda un odore, che
si può dire siagli proprio e particolare. È desso
il più tenero di tutti quanti i Metalli solidi, o
non fluidi, è quindi è che riesce pieghevole con
somma facilità, ma non è perciò da dirsi che
sia gran fatto duttile e malleabile, o distendi-
bile col martello, in confronto cogli altri, ed è
poi anche pochissimo coerente o tenace, siccome
accennammo di già nel § 253, a pag. 390 e
successiva dello stesso presente nostro VI vol. –
Il peso specifico ragguagliasene = 11,352; al
fuoco fondesi desso prima d’arroventarvisi, o di
divenirvi rosso od incandescente, ed ossidasi, o vi
si calcina con facilità, e spingendone la tempera-
tura ad una conveniente intensità, va esso a poco
a poco vetrificandovisi. Viene poi il Piombo at-
taccato più o meno da tutti gli acidi, co’ quali suole
formar sali, o soluzioni saline dotate in generale
d’un tal quale sapore dolcigno. Oltre a’ ben
[Seite 543] molti usi, pe’ quali si sa a bastanza da tutti e
ciascuno, che questo Metallo viene adoperato per
ogni dove, formandone palle da schioppo, qua-
drettoni,
e pallini o trizia, lastre da coprirne i tetti
degli edificii, tubi o canali cilindrici pe’ condotti
d’acqua, caratteri per le stamperie, apparati,
come a dire camere di piombo, storte, recipienti
e simili per la fabbricazione, la rettificazione e
la conservazione dell’ Olio di vitriolo, e altre so-
stanze così fatte, giova desso ancora moltissimo,
e torna anzi bene spesso prezioso, in metallur-
gia (Hüttenwesen), ed in docimasia, e segnata-
mente nelle zecche e nella orificieria, per le
coppellazioni, per la quartazione, per gli assaggi,
secondo che si suol dire, di fino, e via via di-
scorrendo, come serve ancora finalmente alla pre-
parazione di parecchi colori importantissimi per
l’arte di dipingere ad olio, ec., ec.,1.

[Seite 544]

SPECIE 1. Galena, od anche il Piombo sol-
forato
(Galena: fr. le Plomb sulfuréla Ga-
léne
le Sulfure de Plomb natif: ted. der Bley-
glanz
hexaedrischer Bleyglanz: ing. the Ga-
lena
Lead-glance). – Questo Minerale è ge-
neralmente d’un colore grigio suo proprio, che
perciò dicesi plumbeo, o piombino, o grigio di
piombo, ma qualche volta ha un cotal poco di
quel cangiante, che osservasi in sul collo d’alcuni
piccioni; è bene spesso dotalo d’un vivo e forte
nitore, che, com’ è noto, dicesi lucentezza, o
splendore metallico, e lorda alcun poco le dita
maneggiandolo. Molti ed anzi frequenti ne sono
[Seite 545] gli esempi, ne’ quali presentasi esso al tutto informe
ed amorfo, o in massa compatta; ma altri se ne
hanno non pochi, ne’ quali scorgonsi alcune faccie
speculari, come altri ancora che, pel loro modo
d’essere, sembrerebbono quasi stati fusi, ed avere
colato; mentre altri ne sono poi tutti quanti cellu-
losi, altri d’una apparenza dendritica, ed altri in
fine, quasi chi dicesse, contessuti a maglia. Bene
spesso, per altro, è desso cristallizzato in cubi,
piuttosto che non in altra forma; tale essendone
appunto la forma fondamentale della cristalliz-
zazione; ma pur talora, sebbene assai di rado,
hassi eziandio in ottaedri, o in doppie piramidi
tetraedre giunte a base con base, o veramente
in prismi exaedri, e via discorrendo poi, anche
in altre parecchie modificazioni di queste forme
così fatte; ed osservasi, che le faccie cristalline,
in generale, invece di riescirne piane, sogliono
esserne qua concave, e là convesse; rompesi esso
d’ordinario in dadi, o in frammenti, che ostentano
essi pure una tal quale forma cubica; dimostra il
più delle volte una compage laminosa, con una
grana piuttosto grossolana, o lamellosa, di grana più
o meno fina e brillante; sfregia desso sempre viva-
mente il Gesso laminoso, venendo esso stesso sfre-
giato con qualche stento dallo Spato calcareo, o dal
Marmo, e lo sfregio, comunque fattovi sopra, ne
riesce per solito più lucente, che non siane il rima-
nente del pezzo; sciogliesi bene nell’ Acido nitrico,
[Seite 546] lasciandosi addietro lo Solfo in forma di un pre-
cipitato bianco gialliccio, e trattato al cannello,
comincia dal decrepitarvi, ma poi vi si fonde in
un pallino di Piombo puro, con isvolgimento d’un
fumo solforoso, e con ingiallamene del sottopo-
stovi carbone. Il peso specifico ragguagliasene =
7,000; ma può giugnerne benissimo fin anche
a 7,600, e la composizione è soggetta a variarne
alquanto, soprattutto in causa de’ principii acci-
dentali, che talora racchiude, come a dire l’Ar-
gento, l’Oro, il Ferro, l’Antimonio e simili;
mentre la proporzione de’ suoi principii neces-
sarii sembra esserne stata determinata come co-
stante, da Berzelius, di = 86,65 pel Piombo, e
13,35 per lo Solfo; e a tanto corrispondono di
fatto a un dipresso le due analisi, che qui sole
ora ne proponghiamo, di Thomson e di Kla-
proth, che però sono d’incerta derivazione:

di Piombo 85,13 85
di Solfo 13,02 13
di Ferro 0,50 0
colla perdita, forse
per trascuranza, di

1,35

2
––––– –––––
Totale 100,00 100. –

È questo uno forse de’ Minerali i più universal-
mente diffusi, che si conoscano; di modo che,
ommettendo di citarne le innumerevoli e più lon-
tane località, non faremo che rammentarne al-
[Seite 547] cune poche delle più per noi ammannite ed in-
teressanti, quali sarebbono, a cagion d’esem-
pio, quella molto argentifera, di grana fina e lu-
centissima, che abbiamo ne’ dintorni di Vicona-
go, presso al lago di Lugano; quella di grana
fina a bastanza anch’ essa, ma non perciò argen-
tifera, che rinviensi nelle vicinanze di Mandello,
sul ramo di Lecco, lago di Como; l’altra, non
argentifera in conto alcuno, ma ricca di Piombo
a segno di contenerne fin oltre all’ 86 per cento,
laminosa, compatta e pesantissima, della località
denominata La Fratta sul monte di Vobarno nella
Val sabbia Bresciana, ed altre così fatte, frequenti
pure in sul Sempione, ed altrove. – (Il Trad.)

Havvi poi ancora un altro minerale di Piom-
bo mineralizzato dallo Solfo, chiamato da taluni
Piombaggine, od anche la Galena compatta, smor-
ta e nerastra, o il Piombo solforato antimonii-
fero compatto, nero e non lucente (Plumbago:
fr. la Mine de Plomb compactela Galène
compacte
le Plomb sulfuré compacte: ted.
der Bleyschweifdichter Bleyglanz: ing. the
compact Galena
compact Lead-glance), che
suol essere d’un colore ora grigio d’acciajo scu-
ro, ed ora nero di ferro, lordante molto le ma-
ni, dotato di pochissimo nitore, o tutt’ al più
micante per punti, per laminette o per striscie,
più tenero di quello che non sia mai la Galena
ordinaria, di cui parlammo pure testé, amorfo
[Seite 548] sempre, e non mai tampoco laminoso, ma bene
spesso misturato visibilmente con quella per fi-
letti o per striscie, in ciò che denominasi poi Ga-
lena a striscie (Galena striata: fr. le Plomb sul-
furé strié:
ted. streifiger Bleyglanz.Strip-
malm,
ec.); contiene desso di fatto una buona
dose d’Antimonio solforato, come lo documenta
anche il cannello, e la spezzatura ne riesce equa-
bile, inclinante alla concoidea a fossette piane.
Anche di questo Minerale sono piuttosto frequenti
le località, per esempio a Wolfach nel Badese,
a Rauschenberg nella Baviera, a Freyberg nel-
l’Erzgebirge Sassone, a Gersdorf ed a Klausthal
nell’ Harz, a Sahlberg in Isvezia, in Siberia, a
Leadhills nel Lanarkshire, ed anche nel Derby-
shire in Inghilterra1, a Servoz in Savoia, e via
discorrendo, come ne abbiamo noi pure ottimi
esemplari in alcuni ciottoli del nostro stesso, così
detto, rizzo o selciato di Milano, e come uno
[Seite 549] ne abbiamo poi auro-argentifero in posto nella
precitata nostra miniera di Viconago. – (Il Trad.)

In proposito di questa Galena, che forma per
noi la 1.a Specie de’ minerali di Piombo, mi occorre
d’aggiugnere, steso per mano del signor Professore
e Consigliere Hausmann, quanto qui ora seguirà,
fattomi tenere, come ho altrove accennato, dalla
gentilezza dell’ Autore del Testo originale tede-
sco con sue lettere de’ 26 marzo 1826. – In
oggi dovrebbe forse al Piombo solforato, o ap-
punto alla Galena, tener dietro il Seleniuro di
Piombo (Selenbley), che è a quello, quanto al-
l’aspetto suo, analogo molto, di grana minuta,
e in lamelle finissime, il di cui peso raggua-
gliasi = 7,697, e che al cannello emette e tra-
manda all’ intorno un forte odore di rape infra-
cidile, nel mentre che il Selenio ne riveste il
sottoposto carbone d’un colore rosso d’amaran-
to. Stromeyer, analizzando quello che traesi dallo
scavo denominato Lorenz presso a Clausthal nel-
l’Harz, lo riconobbe composto =

di Piombo 70,98
di Cobalto 0,83
di Selenio 28,11
colla perdita di. 0,08
–––––
Totale 100,00. – (Vedi,

circa a questo Minerale, ciò che ne sta sposto
alla pag. 34 del Götting. gelehrt. Anzeig. pel
1825. – (Il Trad.)

[Seite 550]

SPECIE 2. Piombo nero, o anche il Piombo
carbonato nero
(fr. le Plomb carbonaté noir:
ted. das Schwarz-bleyerz – dunkler Bleyspath –
Bleyschwärze:
ing. the black Lead-ore). – È
questo di un colore nero-grigiastro, volgente al
color grigio della cenere, tutt’ al più alcun poco
translucido in sugli spigoli, tenero e sfregiabile
assai facilmente, con una polvere di scalfittura
bianco-grigia; è desso dotato di un nitore, che sta
tra il metallico e l’adamantino; la spezzatura ne
è ineguale, ed inclinante alla concoidea a fossette
piane; è esso talora cristallizzato in piccoli pri-
smi exaedri, come il seguente Piombo bianco,
o Piombo carbonato bianco; ma rinviensi anche
amorfo in massa compatta, o celluloso, pertugia-
to, poroso o corroso, o veramente sparso, tempe-
stato, impiantato o disseminato per entro alla ganga
di Spato fluore, o di Spato pesante o simili, o
anche nel Piombo carbonato bianco, nella Gale-
na, nella Blenda, nelle Piriti e via discorrendo;
sciogliesi con poca effervescenza nell’ Acido nitri-
co, lasciandosi addietro un residuo nero carbo-
noso, ed al cannello fondesi in un pallino di
Piombo. Il peso specifico ragguagliasene = 5,700.
Non è questo precisamente altra cosa, che un
Piombo carbonato, reso nerastro da una mistura
di principio carbonoso, come ha documentato
Lampadius, il qual vi riconobbe coll’ analisi =

[Seite 551]
di Piombo ossidato 79
d’Acido carbonico 18
e di Carbonio 2
colla perdita di 1
–––
Totale 100. – Le lo-

calità principali ne stanno in Sassonia, a Zscho-
pau, e soprattutto a Freyberg, ove spesso contiene
desso un 60 per % di puro Piombo; ma han-
nosene belli e buoni esemplari anche da Poinik,
e da Schittersberg nell’ Ungheria, come da altri
paesi ancora. – (Il Trad.)

SPECIE 3. Piombo bianco, od anche il Piombo
carbonato bianco, il Piombo spatoso, il Piombo
spatico, lo Spato di Piombo bianco, la Cerussa
nativa
(fr. le Plomb blancle Plomb carbo-
naté blanc
la Mine de Plomb blanche: ted.
das Weiss-bleyerz – kohlensaures BleyBley-
spath
diprismatischer Bley-barytBley-
weiss
Heterochrom – e talora anche Bley-
glas:
ing. the white Lead-oresparry Lead-
orenative carbonate of Lead). – Suol es-
sere questo, nel fondo, di colore bianco niveo,
ma può volgere anche più o meno sensibilmente
al grigio, al giallognolo od al bruno, talora con
qualche altra screziatura verde od azzurrognola,
dipendente da una qualche mistura accidentale; è
d’ordinario per lo meno translucido, e dotato di
un nitore, più che non altro, adamantino, e rin-
[Seite 552] viensi, tanto amorfo in massa compatta, quanto
eziandio cristallizzato in aghi, o in prismi a quat-
tro lati od a sei; ma per altro sempre in forme
riducibili all’ ottaedro, o al ditetraedro rettango-
lare, che n’ è ritenuta la forma fondamentale
della cristallizzazione; con questo poi di più, che
i cristalli, quando ne sono un po’ vistosi, so-
gliono esserne striati secondo la loro lunghezza;
la spezzatura ne riesce ineguale ed a grana mi-
nuta, non senza qualche tendenza alla concoidea.
Questo Minerale sfregia benissimo la Calce carbo-
nata, venendo sfregiato sempre dal Feldspato con
una polvere di scalfittura bianca, e priva affatto
di nitore, la quale fosforeggia gittandola sovra
le bragie; sciogliesi con effervescenza nell’ Acido
nitrico; annerisce tosto al vapore dell’ Ammoniaca
solforata, ed al cannello decrepita da bel prin-
cipio, finindo per altro col fondersi in un pal-
lino di Piombo. – Il peso specifico ragguaglia-
sene = 6,000, sebbene possa pervenirne talora
fin anche a 6,600. – Eccone infine le quattro
analisi diverse, che ne abbiamo, nella Tabella
seguente:

[Seite 553]
xxx

Spesse volte poi contiene desso qualche più o meno
sensibile traccia anche d’Argento. E quanto alle
località, ne sono desse moltissime in Inghilterra,
nell’ Harz, in Siberia, in Baviera, nell’ Alsazia,
in Sassonia, in Carintia, nell’ Ungheria, nel-
l’Alto Egitto, in America, ec.; ma i saggi i più
vistosi, che me ne siano mai capitati alle mani,
provenivano dall’ isola di Sardegna. – (Il Trad.)

SPECIE 4. Piombo terroso, o anche il Piombo
carbonato terroso, la Piromorfite terrosa
(fr.
le Plomb carbonaté terreuxle Plomb car-
bonaté concrétionné terreux:
ted. die Bleyerde–
zerreibliche Bleyerde
gemeine verhärtete Bley-
erde
erdiger PyromorphitBleyocker: ing.
[Seite 554] the earthy Lead-oreLead-earth?). – Questo
Minerale non sembra essere in fatto, se non una
semplice alterazione o modificazione della Specie
precedente, ed in qualche parte anche del Piom-
bo fosfato, con Allumina, Silice, ec., e riesce
ora affatto polveroso, ed ora in massa terrosa
amorfa, un po’ più od un po’ meno coerente, ma
però sempre friabile, e varia poi riflessibilmente
di colore, dal grigio volgendo al verdiccio, al ros-
siccio, al bruno ed al nerastro, e perfino al giallo
citrino dello Solfo; nel quale ultimo caso chiamanlo
alcuni Massicot nativo; il nitore ne suol essere
sempre pochissimo, ed è tutt’ al più micante per
parti, per laminette o per ischeggie, e, per quanto
ve n’ ha, riesce grasso ed untuoso, come è quello
della cera; la spezzatura n’ è terrosa, tendente al-
cun poco, o alla disuguale di grana fina, o anche
alla scheggiosetta. Rinviensi desso disseminato per
grumicini, o sovrattempestato ad altri minerali
di Piombo; sciogliesi con effervescenza nell’ Acido
nitrico, ed al cannello in sul carbone, risolvesi
assai facilmente in un pallino metallico. Non è
rado che esso contenga qualche più o meno sen-
sibile dosatura d’Argento, ed il peso specifico
suole ragguagliarsene = 5,570. Ne abbiamo le
due seguenti analisi, eseguite da John sovra quelli

[Seite 555]
di Tarnowiz di Kall
nella Slesia nell’ Eiffel
Ferro ossidato 66,00 48,25
Acido carbonica 12,00 10,00
Acqua 2,25 4,00
Silice 10,50 29,00
Allumina 4,75 5,25
Ferro con Manganese, ossidati 2,25 3,00
Calce colorata dal Ferro ossidato 0,00 0,50
colla perdita di 2,25 0,00
–––––– ––––––
Totale 100,00 100,00.

Le località poi ne sono diverse; mentre, oltre
alle qui accennatene della Slesia e della Carin-
tia, se n’ hanno saggi anche dall’ Harz, dalla Sas-
sonia, dalla Baviera, dalla Gran Brettagna, dalla
Polonia, dalla Siberia, dall’ Egitto, e perfino dal
S. Gottardo e via discorrendo. – (Il Trad.)

SPECIE 5. Piombo verde, od anche talora il
Piombo bruno, il Piombo fosfato
, o il Piombo fo-
sfato arsenicifero
, giuntovi anche qualche Piombo
arseniato
(fr. le Plomb vertle Plomb pho-
sphaté
le Plomb phosphaté arsénifèrele
Plomb phosphaté arsénié
– ed in qualche caso
anche le Plomb arséniaté: ted. das Grünbley-
erz
BraunbleyerzBuntbleyerzgrünes
Bleyerz
braunes Bleyerzgrüner Bley-
spath – phosphorsaures Bley
Phosphorbley –
Traubenbley
Traubenerzrhomboedrischer
Bley-baryt
PolychromPyromorphit: ing.
the green Phosphate of Lead.brown Pho-
sphate of Lead
green Lead-orebrown
[Seite 556] Lead ore
). – Questo Minerale è il più delle
volte di color verde, variabile assai in sul gial-
lo, o anche in sul bruno, fino al bruno di ga-
rofano, e suscettibile di volgere poi eziandio più
o meno al nerastro, al rossiccio, e perfino, tut-
tochè ben di rado, al bianchiccio; suol essere per
lo meno translucido, e qualche volta, a quanto di-
cesi, diafano, con un nitore grasso rammentante
la cera; la compage ne ha alcun che d’occulta-
mente fibroso e di radiato; la spezzatura ne rie-
sce piuttosto ineguale di grana fina, con un co-
tal po’ di tendenza, ora alla scheggiosa, ed ora
alla concoidea, e rinviensi poi in massa amorfa,
sotto figura di grumi talvolta cellulari, o in arnion-
cini, in goccie o lagrime, in grani, in grappoli
o botriti, in incrostazioni, o sovrattempestato in
fioriture superficiali, e via discorrendo; ma hassi ben
più spesso cristallizzato in druse, in rose, in gruppi,
talora in prismi exaedri discreti, sciolti od iso-
lati, e talora in cristalli d’altre forme, deriva-
bili però sempre, o dal dodecaedro bipiramidale
ad orlature uguali, che dapprima riteneasene co-
me la forma fondamentale della cristallizzazione,
o ben piuttosto da un romboedro, che presente-
mente se ne ritiene a maggior dritto per tale.
Sfregia questo costantemente il Gesso laminoso,
e talvolta anche il Piombo bianco o il Piombo
carbonato bianco, e perfino lo Spato calcareo,
ma viene sfregiato dall’ Apatite con iscalfittura
[Seite 557] bianchiccia; non isciogliesi per niente nell’ Acqua;
coll’ ajuto però d’una temperatura alquanto ele-
vata, sciogliesi invece benissimo, e senza efferve-
scenza, nell’ Acido nitrico; trattandolo al cannello
sovra ’l carbone, vi decrepita da principio, ma
poi vi si fonde in una perla vetrosa grigia polie-
dra e affatto irreducibile. Il peso specifico raggua-
gliasene = 6,270, sebbene esso possa per altro giu-
gnere fino a 7,260. Ecco qui ora finalmente le
varie analisi, che ne abbiamo di quattro diversi
Chimici:

[Seite 558]
xxx

(Il Trad.)

[Seite 559]

Oltre a tali principii, accade bene spesso di rin-
venire ancora qualche sensibile traccia d’Argento
in alcuni Piombi fosfati, e Vauquelin, come Col-
let-Descotils ed altri eziandio, ebbero a riscon-
trare in qualche Piombo fosfato, e soprattutto
poi in quello, che ci viene da Beresofsk o da Ca-
tharinenburgo in Siberia, una dose più o meno ri-
marchevole di Cromo ossidato. Quanto alle ben
molte località, d’onde in oggi ce ne provengono
saggi, faremo che ci basti il dire, in riguardo
alle oggimai accennatene nella precedente Tabella
analitica, che Huelgoet ne è nella Brettagna, e
Roziéres nell’ Alvernia, in Francia; Zschopau in
Sassonia: Hofsgrund in Brisgovia, e Wanlockhead
in Iscozia; e soggiugneremo che altri saggi han-
nosene poi ancora da parecchi altri luoghi, co-
me a dire da’ paesi di Baden e di Nassau, dalla
Prussia Renana, da Bleyberg nell’ Eiffel in Ca-
rintia, dall’ Alsazia, dall’ Harz, da Przibram e
da Bleystadt in Boemia, da Hunding in Baviera,
da Vilzeck nel Palatinato superiore, dall’ Un-
gheria, dalla Bukovina, dalla Spagna, dalla Cor-
novaglia, dalla Siberia, dal Messico, dalla Pen-
silvania negli Stali Uniti d’America, e via via di-
scorrendo. – Nè sarà se non bene, cred’ io, l’av-
vertire qui ora, come taluni citano pure un Piom-
bo fosfato terroso (erdiges phosphorsaures Bley),
sebbene ci sembra, che questo possa assai me-
glio, in generale, riferirsi al precedente nostro
[Seite 560] Piombo carbonato terroso. – Notisi eziandio, che
in addietro alcuni veri Piombi fosfati gialli scam-
biavansi, o sbagliavansi erroneamente, per Piombi
molibdati, i quali sogliono essi pure essere quasi
sempre di color giallo. – E ritengasi alla perfine
come cosa di fatto, che hannosi, tanto dalla mi-
niera detta Dreyfaltigkeit di Zschopau nell’ Erzge-
birge Sassone, quanto anche da Poullaouen nella
Brettagna in Francia, saggi di un Piombo fosfato
azzurro, o grigio azzurrognolo, o veramente tur-
chino nerastro (fr. le Plomb bleule Plomb pho-
sphaté bleu
– e talora le Plomb noirle Plomb
sulfuré epigène prismatique?:
ted. das Blau-bleyerz
Schwarzblau-bleyerz: ing. the blue Lead-ore),
il quale non è precisamente altra cosa, fuorché
una intima mistura naturale di Galena e di Piombo
fosfato, e rinviensi ora in massa compatta affatto
amorfa, ed ora in cristalli, analoghi nella forma
loro a quelli, che sono proprii del Piombo fosfato
puro, ma smorti, sparuti e mancanti affatto di ni-
tore, o tutt’ al più vivamente micanti, ed acquistanti
poi un nitore decisamente metallico, colà dove
vengano con un corpo duro sfregiati. Questa so-
stanza ostenta in generale una spezzatura equabile
ed uniforme, inclinante alla concoidea a fossette
minute, e trattata al cannello, ne rende azzurra
la fiamma, ma poi alla perfine riducesi sul car-
bone in un pallino di Piombo. – (Il Trad.)

SPECIE 6. Piombo rosso, o anche il Piombo
[Seite 561] cromato (fr. le Plomb rougele Plomb chro-
maté:
ted. das Roth-bleyerzChromsaures
Bley
rother BleyspathKallochrom
Chrom-bleyhemiprismatischer Bley-baryt
ing. the Chromate of Leadred Lead-spar
red Lead ore). – Questo Minerale è d’un bel
color rosso di giacinto vivacissimo, che volge
ora al rosso d’aurora, ed ora al rancio o al
rosso gialliccio del melarancio; è per lo meno
translucido, ma se n’ hanno, sebben radi, al-
cuni saggi, ne’ quali riesce semipellucido, con un
nitore vetroso, che ha alcun che dell’ adamanti-
no, e con una spezzatura disuguale a grana fi-
na, tendente alquanto alla concoidea. Rinviensi
desso talora amorfo in massa compatta, sparso,
disseminato, o sovrattempestato alla roccia, o
ad altri minerali di Piombo, spesse volte acicu-
lare, od anche in prismi quadrilateri, o in al-
tre forme agevolmente derivabili dal prisma ob-
bliquo romboidale, che n’ è la forma fondamentale
della cristallizzazione. Esso sfregia poi il Gesso,
e viene sfregiato dallo Spato calcareo con iscalfit-
tura giallognola, o rancia; sciogliesi senza effer-
vescenza nell’ Acido nitrico, col quale forma una
soluzione gialla del colore dello Zafferano, e,
trattato al cannello, vi si ignisce con facilità,
diventando nero e decrepitando, ma insistendo,
vi si fonde in una scoria nera e vetrosa. Il peso
specifico se ne ragguaglia = 5,750, sebbene possa
[Seite 562] giugnerne fin anche a 6,020. – Due sole sono
le analisi, che ne abbiamo in pronto, e dalle
quali questo Piombo rosso risulta composto =

secondo Klaproth, e secondo Pfaff
di Piombo ossidato 63,60 68
e d’Acido cromico 36,40 32
–––––– ––––
Totali 100,00 100.

Le località principali, e che per buon tratto di
tempo furono anzi le sole che se ne conoscesse-
ro, ne sono le miniere di Piombo denominate
Zwietnoi-Rudnik, e Preobraschenskoja-Gora in
sulla falda orientale de’ monti Ural presso a Be-
resofsk nella Siberia Asiatica, ove rinviensi mi-
sturato, impiantato, disseminato o sovrattempesta-
to, e bene spesso reticolato quasi a foggia d’o-
pera a maglie, con altri minerali di Piombo, in
quella curiosa roccia, siasi poi dessa un Gneiss
in decomposizione?, un’ Arenaria complessa o so-
vraccomposta?, o veramente una Roccia talcosa?,
di cui femmo già menzione a pag. 45 del presente
stesso nostro vol. VI, avvertendo che all’ espertissi-
mo Tondi era piaciuto un tempo di denominarla
Talco granulare. Ora però si sa, grazie al cele-
bre Pallas, che anche più in là di Beresofsk, e
di Catharinenburgo, havvi, pur sempre nella Si-
beria Asiatica, un’ altra località atta a procurarci
ottimi esemplari di Piombo cromalo d’ogni ma-
niera, e si sa pure, che altri se n’ hanno da Con-
[Seite 563] conhas-de-Campo nel Brasile, ov’ è desso in
un’ Arenaria, accompagnatovi dal Piombo terro-
so, dalla Litomarga, e da una Pirite marziale
commutantesi in un Ferro bruno compatto (Braun-
eisenstein
).

Finalmente è questo il luogo di rammentare
anche la Vauquelina, la Vauquelinite, o per ta-
luni, il Piombo cromito (fr. la Vauqueline
la Vauquelinitele Plomb chromeuxle
Plomb chromé verdâtre:
ted. der Vauquelinit:
ing. the Vauquelinite), che suol essere d’un co-
lor verde, volgente più o meno, ora allo scuro o
al nerastro, ora al verde d’oliva, ed ora al bruno
epatico, e che rinviensi accompagnante, nelle stesse
sue località, il Piombo rosso, o il Piombo cro-
mato, talvolta in forma di goccie, di grumicini,
o di piccole masse arnioniformi, spesso vuote
per di dentro, e non gran fatto di rado poi an-
che in piccoli cristalluzzi, analoghi, secondo Bloe-
de, a quelli dello stesso Piombo rosso, ma, se-
condo Berzelius, derivabili ben piuttosto da un
romboedro. È dessa tenera molto, e sfregiabile con
iscalfittura verde chiara, micante, od anche ri-
lucente d’un nitore vetroso, che partecipa alquanto
del grasso della cera; la spezzatura ne riesce
concoidea a fossette appianate; sciogliesi soltanto
in parte nell’ Acido nitrico, ed al cannello im-
pallidisce in sulle prime, poi si gonfia fortemen-
te, facendosi quasi spumosa, e anche di per se
[Seite 564] sola, finisce per fondersi in una massa globosa
grigio-nerastra, dotata di un tal quale splendore,
e tutta quanta tempestata di granellini di Piom-
bo. Il peso specifico ragguagliasene = 5,500,
sebbene possa giugnerne fino a 5,780. Berzelius,
che analizzolla, la trovò composta =

di Piombo ossidato 60,87
di Rame ossidato 10,80
d’Acido cromico 28,33
––––––
Totale 100,00. – (Il Trad.)

SPECIE 7. Piombo giallo, o anche il Piombo
molibdato
(fr. le Plomb jaunele Plomb mo-
lybdaté:
ted. das Gelb-bleyerzBley-gelb –
molybdänsaures Bley
Molybdän-bleygel-
ber Bley-spath
pyramidaler Bley-baryt: ing.
the yellow Lead-oreMolybdate of Lead). –
Questo Minerale suole esser sempre giallognolo,
rancio, o anche giallo di cera, volgente più o
meno al colore del cedro o del limone, al giallo
di miele, al giallo di vino, e anche al brunic-
cio, al grigio, e talora perfino al rosso d’auro-
ra; riesce esso per lo meno translucido in sugli spi-
goli, ed è dotato d’un nitore grasso od untuo-
so, che non lascia di sfoggiar anche talora una
qualche più o meno marcata tendenza all’ adaman-
tino; è poi questo generalmente cristallizzato in ta-
vole quadrilatere, o in qualche altra forma così
fatta; ma derivabile pur sempre dall’ ottaedro
[Seite 565] quadrato, che n’ è il tipo della cristallizzazione;
assai più di rado poi hannosene saggi aciculari,
ed i cristalli ne sono più o meno lisci o glabri
e nitidi, ora riuniti in drusicine o, come suol dir-
si, in rosette, e talora internamente vani o vuoti,
ora discreti e sciolti, ed ora impiantati o sparsi
nella roccia; hassi però bene spesso anche amorfo
in massa compatta; la spezzatura ne è per lo
più ineguale e di grana piuttosto fina, inclinante
alcun poco alla concoidea; sfregia desso il Ges-
so, venendo sfregiato perfino dalla Calce carbo-
nata spatosa con iscalfittura bianco-giallognola;
sciogliesi a poco a poco, per digestione, nell’ Acido
nitrico, ed al cannello decrepita con molta viva-
cità; ma, ridotto in polvere, e sopra il carbone, vi
si risolve facilmente in una foggia di scoria vetrosa
di colore grigio scuro. – Il peso specifico rag-
guagliasene = 5,480, ma perviene fin anche a
6,800. – Non ne abbiamo che le due analisi
seguenti, fatte amendue su quello che ci viene da
Bleyberg in Garintia, la prima di Klaproth, e
l’altra di Hatchett, i quali lo riconobbero com-
posto =

di Piombo ossidato 64,42 58,40
d’Acido molibdico 34,25 38,00
di Ferro ossidato 0,00 2,08
di Silice 0,00 0,28
colla perdita di 1,33 1,24
––––– –––––
Totale 100,00 100,00.
[Seite 566]

Le località principali ne sono appunto Bleyberg
ed Erzberg in Carintia; ma se n’ hanno in oggi
saggi belli e buoni anche da Annaberg nell’ Au-
stria, da Maukeritz nel Tirolo, da Challanches
in Savoia, dal paese di Baden, dall’ Erzgebirge
Sassone, dall’ Ungheria, e dal Messico, com’ an-
che dagli Stati Uniti dell’ America settentrionale,
e via via discorrendo.

SPECIE 8. Piombo solfato, od anche il Vi-
triolo di Piombo
(fr. le Plomb sulfatéle Vi-
triol de Plomb:
ted. das Vitriol-bleyerzBley-
vitriol
Bleyglasprismatischer Bley-baryt:
ing. the native Vitriol of LeadLead-vitriol
native sulphate of Lead). – Questo Minerale,
che di rado riesce limpido e scolorato affatto, è
per lo più bianco nel fondo, e talora candido,
quanto possa esserlo la neve più pura, ma è suscet-
tibile di sfoggiare bene spesso diverse volgenze al
grigiastro, al giallognolo, al verdiccio, al bruno
e al turchiniccio, dipendentemente da qualche
sua mistura accidentale col Ferro, col Rame ec.;
se n’ hanno poi anche alcuni esempi variegati, scre-
ziati o macchiati a tacche di più colori a un
tratto; in generale è desso per lo meno translu-
cido in sugli spigoli, ed è dotato di un nitore
vetroso, che partecipa alcun poco dell’ adamanti-
no, e qualche volta del grasso od unto, a modo
della cera; la spezzatura ne è concoidea a fos-
sette minute, ed hassi ora in lastre, in lamine,
[Seite 567] o in masse cristalline, ed ora in cristalli insieme
aggruppati, od anche isolali, impiantali o sparsi per
entro alla roccia o a qualche altro minerale di Piom-
bo, e conformati in doppie piramidi quadrilate-
re, in romboedri o in simili altre forme, deriva-
bili o riducibili sempre all’ ottaedro rettangola-
re, che se ne ritiene come il tipo della cristal-
lizzazione. Del resto sfregia desso il Gesso, e viene
sfregiato dallo Spato fluore con iscalfittura bian-
co-grigiastra; riesce poco solubile nell’ Acido ni-
trico, anche coll’ aiuto del calore; riscaldandolo
fosforeggia, e trattato poi in pezzi al cannello,
di per sè solo vi decrepita, mentre ridotto che
sia in polvere, vi si fonde in una scoria vetrosa
biancastra, e giunto alla Soda vi si riduce in un
pallino metallico. Il peso specifico ragguaglia-
sene = 6,200, ma può per altro pervenirne fin
anche a 6,710. Ci troviamo averne in pronto le
tre seguenti analisi, le prime due delle quali sono
di Klaproth, mentre la terza è di Stromeyer; in
forza di queste, desso risulta composto come segue:

Piombo solfato di
Anglesea Vanlockhead Zellerfeld
Piombo ossidato giallo 71,0 70,50 72,91
Acido solforico 24,8 25,75 26,01
Acqua 2,0 2,25 0,12
Ferro ossidato 1,0 0,00 0,11
Manganese ossidato 0,0 0,00 0,16
Silice ed Allumina 0,0 0,00 0,46
colla perdita di 1,2 1,50 0,23
––––– –––––– ––––––
Totali 100,0 100,00 100,00.
[Seite 568]

In riguardo alle località, d’onde pervengonci
i migliori saggi di questo Piombo solfato, dire-
mo, che le principali ne sono appunto Anglesea,
Vanlockhead, Leadhills, e la Cornovaglia nella
Gran Brettagna, Zellerfeld, Klausthal ed altre an-
cora nell’ Harz; avvertendo però che a queste se ne
possono aggiugnere molte altre ancora del paese
di Baden, dell’ Assia, dell’ Ungheria, della Bu-
kovina, della Spagna, della Siberia, e perfino
degli Stati Uniti dell’ America settentrionale.

(Il Trad.)

Hannovi per altro ancora diversi, a bastanza
importanti, minerali di Piombo, che, o non citati
tampoco, o non contemplati a tutto dovere, e
come sarebbe da desiderarsi, nel nostro Testo
Blumenbachiano originale tedesco, sembrano me-
ritare d’essere qui ora rammentati almeno in via
d’Appendice, o descritti con qualche maggior
diligenza.

Tanto appunto suggeriva già il Consigliere Pro-
fessore Hausmann in una Nota di sua mano, fat-
tami tenere dallo stesso benemeritissimo Blumen-
bach con sue lettere de’ 26 marzo 1826, che
fosse da fare in riguardo de’ Piombi arseniati,
de’ quali il nostro Testo originale tedesco non
avea tenuto conto, e per questi rimandavami egli
a pag. 1097 e segg. dell’ Hausmann’ s Handbuch
der Mineralogie;
Göttingen: 1813, in 12., ove
si fece egli a descriverli a bastanza plausibilmente
[Seite 569] nella Specie Bleyblüthe (Fiori d’Arsenico), tra
i suoi Polychrom, sotto alle varietà: a) Bleyniere
(Piombo arnioniforme), b) flöckige Bleyblüthe
(Fiori di piombo arseniati arnioniformi fioccosi),
e c) erdige Bleyblüthe (Fiori di piombo arseni-
cali arnioniformi terrosi
); ma, siccome, così fa-
cendo, rimarrebbono pur non ostante ancora da
indicarsi, a compimento del presente Genere,
il Piombo corneo, il Piombo gommoso, il Piom-
bo ossidato rosso o il Minio nativo, il Piombo
ossidato giallo o il Massicot nativo, la Cotun-
nia, e qualche altro minerale plumbifero ancora,
perciò ho stimato, che convenisse meglio per av-
ventura il descrivere brevemente qui di seguito,
in apposita Appendice al Genere, cadauna di tali
Sostanze minerali plumbifere, nel Testo ommesse;
sebbene tutte debbano riuscire più o meno inte-
ressanti, così per chi studia, come per chi si
occupa nel far Collezioni orittognostiche regolari,
e possibilmente complete. Con tale intendimento
mi determinai quindi a soggiugnere qui ora le
poche seguenti notizie:

1.a Il Piombo arseniato, o i Fiori di piombo
arsenicali
(fr. les Fleurs de Plomb arsènica-
les
le Plomb arsénié terreuxle Plomb
arséniaté filamenteux
le Plomb réniforme
e talora anche le Massicot natifle Plomb
vert arsénical:
ted. das Arsenik-bleyarse-
niksaures Bley
Flockenerzschaalige Bley-
[Seite 570] erde
verhärtete Bley-erdeBleyniere
flöckige Bley-blütheerdige Bley-blüthe: ing.
the Arseniate of Lead), è tenero e friabile o sfa-
rinabile tra le dita, e ben di rado alcun poco pie-
ghevole, ma affatto insolubile nell’ Acqua; il co-
lore n’ è il giallo citrino volgente al verdiccio, o
veramente il bruno volgente più e meno, ora al
rossiccio, ed ora al grigio, ostentante, per di
fuori, un giallo d’ocra, mentre al di dentro rie-
sce piuttosto giallo di paglia; desso rinviensi bene
spesso in cristalli non mai decisamente pellucidi,
aciculari, dilicatissimi, ed anche capillari, dotati
d’un nitore rammentante la cera, e riuniti per
fiocchi, per mazzetti o per fascicoli; ma hassi poi
talora terroso affatto, o disposto anche in gru-
micini, in piccoli arnioni, in massiccine sferoi-
dali appianati, o simili, sovrattempestato ad al-
cuni minerali di Piombo, o altro; la compage suol
esserne più o meno manifestamente fibrosa, e la
spezzatura concoidea inclinante alla ineguale e
alla terrosa. Trattandolo di per sè solo al can-
nello, il Piombo arseniato sviluppa costantemente
un odor d’aglio, che è caratteristico dell’ Arse-
nico, ed in parte vi si revivifica, o vi acquista
una tal quale apparenza regolina, ed una lucen-
tezza metallica. Il peso specifico ragguagliasene =
3,930, ma può giugnerne benissimo fin anche
a 6,400; e Bindheim, che analizò quello di
Klitschinsk presso a Nertschinsk in Siberia, lo
[Seite 571] riconobbe composto =

di Piombo ossidato 35,00
d’Acido arsenico 25,00
d’Acqua 10,00
di Ferro ossidato 14,00
d’Argento 1,15
di Silice con Allumina 10,00
colla perdita di 4,85
––––––
Totale 100,00.– Le

località principali ne sono, oltre quella già qui
sopra accennatane della Siberia, in Francia Saint-
Prix-sous-Beuvray nel Dipartimento di Saone-et
Loire, l’Herpie nell’ Oisans (Delfinato), e Cham-
pellement presso a Nevers nel Nivernese, nel-
l’Inghilterra Huel-unity in Cornovaglia, e nella
Spagna l’Andalusia.

2.a Il Piombo corneo, o il Piombo muriato,
o anche il Piombo muriato-carbonato (fr. le
Plomb corné
le Plomb muriatéle Plomb
murio-carbonaté:
ted. das Horn-bleyHorn-
bleyerz
Bley-hornerzsalzsaures Bley: ing.
the corneous Lead-oreHorn-leadMu-
riate of Lead
), è sfregiabile dal Piombo bianco
o Piombo carbonato, come anche dallo Spato
fluore, con uno sfregio bianco e smontato, o quasi
affatto terroso; non rinviensi che soltanto cri-
stallizzato in forme derivabili sempre dalla fon-
damentale, che ne è un prisma dritto quadrato;
[Seite 572] la compage ne è lamellosa: la spezzatura con-
coidea, ed il nitore, più che non altro, adaman-
tino. Hannosene saggi limpidi e al tutto scolorati
come l’acqua, mentre altri ve n’ ha, che volgono
più o meno, quanto al colore, dal bianco al
grigio, al giallognolo, al verdiccio e perfino al
bruniccio, divenendo così tutt’ al più semipellu-
cidi. Nell’ Acqua è desso insolubile; ma, gittan-
dolo in polvere nell’ Acido nitrico, vi si discio-
glie sviluppando calore, e facendovi un cotal po’
di effervescenza. Sotto l’azione della fiamma del
cannello, esso fondesi tosto da bel principio in
una massa globosa opaca di color giallo rancio,
che poi, insistendovi col fuoco, s’ imbianca e
cuopresi alla superficie, quasi chi dicesse, d’un
elegante e dilicatissimo tessuto a maglia; dopo
di che, riponendo questa massa medesima sul car-
bone, e perseverando a farvi giocar sopra la fiam-
ma, risolvesi desso in un pallino di Piombo,
previo lo svolgimento dell’ Acido muriatico, che
erane uno de’ principali principii componenti. Il
peso specifico del Piombo corneo ragguagliasi =
6,060, ma può pervenirne fino a 6,500. – Kla-
proth, che analizzò quello di Cromfort-level presso
a Matlock nel Derbyshire (Gran Brettagna), lo
riconobbe composto =

di Piombo ossidato 85,50
d’Acido muriatico 8,50
d’Acido carbonico 6,00
–––––
Totale 100,00, e tale
[Seite 573]

ne trovò pure la composizione Chenevix, che volle
ripeterne l’analisi. – Altra località non so che
infino ad ora conoscasi del Piombo corneo, ol-
tre alla qui ora accennatane, se non il Vesuvio,
ove in qualche lava rinvennesi, non ha guari,
e d’onde diramansene i saggi sotto nome di Co-
tunnia,
e se pure non forse anche i dintorni di
Northampton nell’ America settentrionale.

3.a Il Piombo gommoso, o il Piombo-gomma
(fr. le Plomb-gommele Plomb rougeâtre en
stalactites:
ted. der Bley-gummi: ing. the Gum-
mi-lead?
), è papilloso, arnioniforme, translucido
e rilucente al di fuori appunto come la Gomma
Arabica secca, e rammenta poi, meglio che ogni al-
tra cosa, la così detta Ialite, o la Fiorite silicea di
Santa Fiora in Toscana; la interna compage ne
riesce occultamente fibrosa, ed il colore n’ è gial-
liccio, o tutt’ al più bruno rossiccio; è poi desso
tenero molto, e, trattato al cannello, tosto s’ i-
gnisce e vi decrepita, perdendovi l’acqua di cri-
stallizzazione; ma, insistendovi col fuoco, si fa
da prima bianco, poscia diviene scuro; di per
sè solo però assolutamente non fondesi, mentre
fondesi poi col Borace in un vetro diafano, e col
Nitro, o anche colla Soda carbonata, in un pal-
lino regolino di Piombo. Berzelius, che analiz-
zollo, lo trovò composto =

[Seite 574]
di Piombo ossidato 40,14
d’Allumina 37,00
d’Acqua 18,80
d’Acido solforoso 0,20
di Calce e Ferro con Manganese ossidati 1,80
di Silice 0,60
colla perdita di 1,46
––––––
Totale 100,00.

Non se ne conosce infino ad ora altra località,
fuorché quella francese di Huelgoet presso a Poul-
laouen nella Brettagna.

4.a Il Minio nativo, o il Piombo ossidato
rosso
(fr. le Plomb oxydé rougele Minium
natif:
ted. natürliches rothes Bley-oxyd – Men-
nig:
ing. the native Miniumnative red Oxyde
of Lead
), è tenero, e spesso anzi friabile od
anche polveroso, ed è d’un bel color rosso di
aurora, qua e là volgente talora parzialmente al
turchiniccio, od anche al grigio, con un nitore
molto sparuto al di fuora, ma nell’ interno più
vivace, e partecipante ad un tempo del grasso un-
tuoso, e del perlaceo; quand’ è compatto, lo sfre-
gio fattogli con un corpo duro riesce di color
giallo-rancio, ma non lucente; rinviensi in massa
più o meno coerente ed amorfa, a meno che
non vi si scorga sopra, come pur qualche volta
succede, alcuna impronta de’ cristalli di Quar-
zo, co’ quali trovavasi naturalmente in contatto;
[Seite 575] ma hassi anche sparso o disseminato per entro,
o sovrattempestato ad altri minerali plumbiferi,
o alle roccie che sogliono accompagnarli; la
spezzatura ne riesce terrosa, tendente or più or
meno alla equabile od omogenea, o alla concoi-
dea a fossette appianate, e talvolta la compage
ne rammenta pur tuttavia manifesta quella d’una
Galena, alla decomposizione della quale, sotto
certe determinate circostanze, può forse andar esso
debitore della propria origine. Allappa desso, quan-
do più, e quando meno, alla lingua, sebbene al
tatto risulti sempre, come si suol dire, magro;
nell’ Acido nitrico allungato coll’ acqua fassi più
bruno, e scioglievisi in parte senz’ alcuna efferve-
scenza, e trattato al cannello sovra il carbone, da
prima quasi s’ annera, pronto a ripigliare il pri-
miero suo color rosso, solo che gli si dia il tempo
di raffreddarsi; ma se invece s’ incalzi il fuoco,
in breve riducesi in un pallino di Piombo. –
Sembra ch’ esso altro non sia, se non un Piombo
ossidato nativo, reso talvolta impuro dalla acciden-
tale mistura di qualche altro minerale di Piombo,
o fors’ anco da altre sostanze; ma non me ne è
nota alcuna analisi, come ne ignoro eziandio il
vero peso specifico. – Quanto poi alle località,
d’onde si può averne saggi, son desse lo Schlan-
genberg in Siberia, Anglesea, Grassingtonmoor,
Craven, Grasshill-chapel, Wierdale, ed il York-
shire in Inghilterra, Brilon nella Vestfaglia, Haus-
[Seite 576] baden presso a Badenweiler nel paese di Baden,
e qualche luogo ancora della Bassa Austria.

5.a Il Litargirio nativo, o il plombo ossidato
giallo
(fr. le Plomb oxydé jaunela Litharge
native:
ted. natürliches gelbes Bley-oxyddie
Bleyglätte:
ing. the native yellow Oxyde of
Lead?
), quando pure non sia sempre artificiale,
sembra non essere, se non una naturale, ma al
tutto poi accidentale, modificazione del Minio na-
tivo precedente. Gli esemplari, che ne corrono in
commercio mineralogico, provengono tutti quan-
ti, se per altro io non ne sono stato male infor-
mato, da un terreno alluvionale di Breinig presso
a Stolberg, e a non molta distanza da Aquisgra-
na. John, che volle analizzarlo, lo trovò com-
posto =

di Piombo ossidato 93,2691
d’Acido carbonico 3,8462
di Ferro ossidato con Calce 0,4808
di Silice misturata di Ferro ossidato 2,4039
di Rame ossidato traccia
–––––––
Totale 100,0000.

6.a Il Piombo scintillante, o il Piombo sol-
forato antimonio-arsenicifero
(fr. le Plomb étin-
celant
le Plomb sulfuré antimonio-arsènifé-
re:
ted. die Bleyschimmer: ing. the antimony-
arseniferous Lead-glance?
), è tenero, morbido
al tatto, dilicato e fragilissimo, in massa amorfa
[Seite 577] sempre, al di fuori smorto o sparutissimo, di un
colore grigio di piombo chiaro, screziato da al-
cune striscie nerastre, ma sfregiabile con una
scalfittura brillante, ed internamente poi di grana
fina lucentissima, ed anzi scintillante d’un nitore
assai vivo e decisamente metallico; gettandolo in
polvere nell’ Acido nitrico diluto, esso vi si scio-
glie con facilità, e trattandolo al cannello sopra
un carbone, fondesi in un pallino di Piombo re-
golino, con diffusione all’ intorno d’odore, a un
tratto di Solfo, e d’Arsenico, mentre il supporto
di carbone ne rimarrà colorato di bianco, e qua
e là anche di un colore rossastro. Il peso speci-
fico ragguagliasene = 5,950. – La decomposi-
zione, anche spontanea, induce questo minerale
a risolversi in masse gialliccie sferoidali compres-
se, terrose nella spezzatura, ed aventi nel loro
centro un nocciolo inalterato di quel Minerale
medesimo. Pfaff, che sottomise, così il primo,
come le seconde, all’ analisi chimica, ne riconobbe
la composizione come segue =

[Seite 578]
pel Piombo scintillante
inalterato, e decomposto
di Piombo puro 43,44 33,10 ossidato
d’Antimonio 35,47 41,86 ossidato
di Solfo 17,20 0,60 acidificato
d’Arsenico 3,56 14,40 acidificato
di Rame ossidato 0,00 3,24
di Ferro ossidato con
Manganese

0,00

3,56
di Silice 0,00 3,24
colla perdita di 0,33 0,00
–––––– ––––––
Totale 100,00 100,00. – L’unica

località, onde sappiasi infino ad ora, che ne pro-
vengono saggi nel commercio mineralogico, si è
la Siberia, senza ch’ io ne conosca poi la più
precisa ubicazione. – Per altro il presente Piombo
scintillante può benissimo ritenersi pur sempre
come una modificazione della Galena, insieme
co’ pochi altri seguenti minerali di Piombo.

7. Il Piombo pulverulento, o il Piombo fa-
rinoso,
o anche la Galena sfiorita (fr. le Plomb
farineux
le Plomb sulfuré effleuri: ted. mul-
miger Bleyglanz
BleyschwärzeBleymulm:
ing. the earthy sulphurate Lead?), non è preci-
samente altra cosa, che una Galena decomposta,
friabile o farinosa, di color grigio, lordante le
mani, talora a pena un cotal poco coerente, e
[Seite 579] compaginata tutta quanta di scheggiuzze o squa-
micine dotate di molto nitore metallico. – Rin-
viensi questo particolarmente a Freyberg in Sas-
sonia, ove accompagna la Galena propriamente
detta e inalterata, in cui è sparso o dissemina-
to, o su cui è anche sovrattempestato, come lo
è pure talora sul Piombo verde, sul Piombo
bianco, sullo Spato fluore, sul Quarzo o simili,
che ivi pure accade spesso d’incontrare.

8. La Galena quarzifera, o il Piombo sol-
forato quarzifero
(fr. le Plomb sulfuré quarzi-
fère
la Galéne quarzifère: ted. quarziger
Bleyglanz:
ing. the quarziferous Lead-glance?),
è una semplice intima mistura naturale di Ga-
lena e di Quarzo, con entrovi pure qualche trac-
cia di Piriti marziale e cuprea. Ne offrono saggi
frequenti le miniere di Piombo argentifere della
Savoia.

9. Il Piombo arenaceo, o il Minerale di
Piombo in forma d’Arenaria
(fr. le Minerai de
Plomb arénacé
le Plomb en forme de Grés:
ted. das Bley-sanderzKnotenerz: ing. the
sandy Lead-ore?
), è propriamente, nel fondo, una
Arenaria, nella quale scorgonsi disseminati copiosi
grani di Galena e d’altri minerali di Piombo. –
Forma questa un banco possente ed estesissimo
a Bleyberg nell’ Eiffel in Carintia.

10. Il Minerale piombifero da lavacro, o la
Sabbia piombifera da lavacro
(fr. le Minerai
[Seite 580] de Plomb sablonneux à lavage:
ted. das Wa-
scherz
), è frequente in varie miniere di Piom-
bo, siccome quello che non consiste, se non nella
disseminazione naturale di più o meno copiose
particelle di Galena per entro alla massa di qual-
che roccia, in modo tale, che la presenza di
quelle particelle non isfugga all’ occhio, almeno
allora quando è questo armato di lente.

11. Il così detto Schattenerz (minerale di
Piombo larvato), del quale hassi un ottimo esem-
pio nell’ isola di Scozia denominata Ylei, non è
precisamente altra cosa, che una mistura naturale
più o meno intima di Galena e di Blenda verde.

12. Il Piombo argentifero, o anche la Galena
argentifera
(fr. le Plomb sulfuré argentifère
la Galène argentifère: ted. der Silberglanz: ing.
the silverbearing, o argentiferous Lead-glance?), è
il nome, giuntavi la solita sinonimia, con cui so-
glionsi contraddistinguere, dalle Galene semplici,
quelle che sono più o meno ricche d’Argento.
L’Ungheria ne abbonda; ma, come s’ è già detto
altrove, ne abbiamo copia noi pure in più luo-
ghi, e, fra gli altri, ne’ dintorni di Viconago
presso al Ponte della Tresa nella Provincia di
Como, ove hassene una miniera, che, coltivata
a dovere, è da credere, non riuscirebbe meno
produttiva di quello che il sia, pel Regio Go-
verno del vicino Piemonte, la ben promossa atti-
vazione della analoga Galena, argentifera essa
pure, di Pesey e di Moutiers in Savoia.

[Seite 581]

13. La Galena cobaltifera (fr. le Plomb sul-
furé cobaltifère:
ted. das Kobalt-bleyerz: ing. the
Cobalt-bearing Lead-glance?) finalmente, non è, se
non appunto una Galena, nella composizione della
quale entri in una sensibile proporzione anche il
Cobalto, che si riconosce tosto al cannello in gra-
zia del colore azzurro, che contribuisce al vetro
di Borace. Questa sostanza minerale, che rinviensi
particolarmente presso a Klausthal nell’ Harz, e
nella Spagna, soprattutto in Catalogna, presen-
tasi, o disseminata per entro alla Galena comu-
ne, o per entro alla roccia che le serve di gan-
ga, o veramente altre volte anche sotto la for-
ma di minutissimi cristalluzzi aggruppati insie-
me, e rammentanti, meglio che nessun’ altra cosa,
un ammasso di musco. – (Il Trad.)


GENERE VIII
stagno

[Seite 582]

Lo Stagno è duttile a bastanza, e anche molto
malleabile, ma non è poi gran fatto resistente
o tenace, nè dotato di una grande coesione tra
le sue molecole; crepita desso stringendolo fra i
denti, e scricchiola, secondo che si suol dire, o
fa sentire quello, che i Francesi chiamano le cri
de l’Étain,
quando si riesce a piegarne o ad in-
curvarne i cordoni o le lamine1, e strofinandolo
poi, o anche riscaldandolo, tramanda un odore
suo proprio particolare. Il peso specifico raggua-
gliasene = 7,857. – Questo Metallo è facilis-
simamente alterabile dall’ Aria atmosferica, sotto
la cooperazione d’una temperatura elevata solo
a bastanza per mantenerlo fuso (= gradi 181
positivi del termometro Reaumuriano), ed in
[Seite 583] tal caso presto, come si suol dire, si calcina,o
si ossida, trasformandosi in quella polvere grigia,
che i Francesi usano contraddistinguere col no-
me di Potée d’Etain (Calce di Stagno – Os-
sido di Stagno); esso sciogliesi anche benissimo
nell’ Acido nitro-muriatico (Acqua regia). Non
è desso gran fatto comune, stante che le miniere,
che lo contengono, non rinvengonsi se non in po-
chissime località; ma ivi poi, quasi per compenso
allo scarso numero di miniere dalla Natura ac-
cordatocene, ottiensi quasi sempre in grandissi-
me quantità; quanto agli usi principali, a’ quali
questo metallo viene particolarmente destinato,
faremo che ci basti l’accennare, che si fa quello
servire a farne la così detta Carta d’Argento, o
la Carta inargentata: a comporne i varj Bron-
zi, come il Bronzo da campane, il Bronzo per
cannoni: a prepararne il più bello e splendido
colore di scarlatto nelle tintorie, e via discor-
rendo.

Non sono ancora perfettamente unanimi gli
Orittognosti sul grado di convenienza, che vi
possa essere nell’ ammettere, o no, l’esistenza
dello Stagno nativo. Stanno per altro in favore
della sua ammissibilità le circostanze d’uno Sta-
gno di Cornovaglia, datoci come nativo da Romé
de l’Isle, e quelle in oltre d’alcuni saggi di Stagno,
ritenuto del pari per nativo, che scorgonsi in pa-
recchie Collezioni orittognostiche esistenti in Pa-
[Seite 584] rigi, e finalmente anche il rinvenimento d’uno Sta-
gno in apparenza regolino nella località d’Épieux,
presso a Cherbourg, dipartimento de la Manche
in Francia, sebbene Schreiber abbia giudicato
quest’ ultimo come una produzione meramente ac-
cidentale. Noi rimetteremo la decisione di questa
così fatta questione a’ risultamenti delle indagini,
che praticherannosi allo scopo in progresso an-
che in altre località, e in ogni maniera di ter-
reni Stanniferi. – (Il Trad.)

SPECIE 1. Stagno solforato, o anche la Pi-
rite di Stagno, lo Stagno piritoso
, o l’Oro
musaico nativo
(fr. la Pyrite d’Étain – l’Étain
pyriteux
l’Or musif natif: ted. der Zinn-
kies:
ing. the Tin-pyritesBell-metal-ore). –
Questo Minerale è d’un colore grigio d’acciajo,
che volge più o meno al giallo d’ottone, dotato
d’un deciso nitore metallico, e riesce fragile sempre
od agro, ed amorfo, in masse sparse o dissemi-
nate nella ganga; sfregia poi desso la Calce car-
bonata spatosa, venendo sfregiato dal Quarzo con
iscalfittura nericcia: sciogliesi con facilità nell’ A-
cido nitrico, e, trattalo al cannello, tramanda da
principio un odore solfureo, fondendovisi di per
sè solo in una scoria nera, mentre col Borace
fondesi in un vetro giallo verdiccio. Il peso spe-
cifico ragguagliasene per l’ordinario = 4,350,
ma può giugner fin anche a 4,780. Klaproth, che
analizzò quello di Sainte Agnés in Cornovaglia, lo
[Seite 585] trovò composto =

di Stagno 26,5
di Rame 30,0
di Ferro 30,5
di Solfo 12,0
colla perdita di 1,0
–––––
Totale 100,0. – Non

se ne conoscono altre località, fuorchè in Corno-
vaglia, ove, oltre alla precitata di Sainte Agnés,
hannovi pur quelle di Stenna-gwinn, Huel-rock,
ed Huel-scorier. – Bergmann citò una Pirite di
Stagno vegnente dalla Siberia, ma poscia si ri-
conobbe, che quella non era in fatto, se non
una produzione artefatta. – (Il Trad.)

SPECIE 2. Stagno litoideo, o lo Stagno os-
sidato spatoso,
o anche la Miniera di Stagno
vetrosa
(fr. la Mine d’Étain vitreusel’Étain
oxydé spathique
l’Étain oxydé vitreux: ted.
der Zinnsteinedler Zinnstein – späthiges
Zinnerz
ZinngraupenZinnzwitterpy-
ramidaler Zinnerz:
ing. the Tin-stone). – Que-
sta specie è comunemente di colore bruno, ca-
pace però di volgere più o meno al nerastro, al
grigio, al bianchiccio, ed anche al giallognolo,
o al rosso di giacinto, in generale oscuro molto;
talora è translucida, e qualche volta perfino tra-
sparente, come accade in quella di Cornovaglia,
che gl’ Inglesi denominano Rosin-tin, ed è poi
dotata d’un nitore, ora piuttosto debole, e qual-
[Seite 586] che volta vivo o forte, che sta tra il vetroso, il
grasso untuoso e l’adamantino; la compage ne
riesce d’ordinario spatosa o lamellosa, e la spez-
zatura ne suole essere vetrosa, ineguale e di grana
grossolana; o anche di grana piuttosto fina, ed in-
clinante, quando alla concoidea, e quando meglio
alla scheggiosa. Rinviensi poi dessa talora amorfa,
e sparsa o disseminata nella ganga in forma di
particelle, di grani, di frammenti o anche, quasi
chi dicesse, di ciottoli, ne’ così detti Terreni
di lavacro
(fr. Terreins de lavage: ted. Seifen-
werken
1; ing. Stream-tin), ma ben più spesso
cristallizzata in druse cristalline aggruppate (Zinn-
graupen
), e formate da cristalli, cadauno dei
quali il più delle volte ostenta la forma di un
[Seite 587] prisma tetraedro accorciatissimo, terminante alle
due sue estremità in una acuminatura a quat-
tro faccie, o anche in cristalli così fatti aggemel-
lati (Visirgraupen), o veramente in cristalli con-
formati quasi a foggia di tante teste di chiodi
(ted. Nadelzinnerz: ing. Needle-tin), o insom-
ma in forme derivabili, o riducibili sempre al-
l’ottaedro quadrato, che n’ è la forma fondamen-
tale. Del resto questa miniera di Stagno ossidato
vetroso, dà sempre scintille all’ acciarino, sfre-
giando costantemente il Feldspato, e non venendo
sfregiata, che soltanto dal Topazzo, con iscalfit-
tura bruna o bruno-grigia; gli Acidi non vi
esercitano sopra alcuna sensibile azione dissolven-
te, e, trattandola al cannello, talora non se ne
risente essa tampoco, come succede particolarmente
di una di Finbo nella Svezia, che fu riconosciuta
Tantalifera, e il più delle volte poi vi decrepita da
bel principio, facendosi di colore alquanto più pal-
lida; ma di per sè sola non vi è riducibile, se
non a pena in que’ punti, ov’ essa trovasi a con-
tatto col supporto di carbone; mentre invece
colla Soda dà qualche microscopico globicino di
Stagno regolino, coll’ Acido fosforico cangiasi in
un vetro bianchiccio, e col Borace in una per-
luccia vetrosa grigia semipellucida. – Il peso spe-
cifico se ne ragguaglia = 6,300, per lo meno,
ma può giugnerne benissimo, quando è cristal-
lizzata, fin anche a 7,000. Ecco ora finalmente
le poche analisi, che ne abbiamo:

[Seite 588]
xxx
[Seite 589]

Le località finalmente, omettendo quella di Thon-
hausen in Baviera, ove già da molt’ anni non
se ne trova più, ne sono, in Boemia, oltre allo
Schlackenwald già qui sopra accennato, Joachims-
thal, Zinnwald, Platten e Graupen: nell’ Erz-
gebirge Sassone, oltre a quella citatane di Eh-
renfriedersdorf, Altenberg, Geyer, Breitenbrunn,
Johan-georgenstadt, Marienberg e Zinnwald: nella
Slesia, Gieren ed il Riesengebirge: in Cornovaglia
la miniera di Sainte Agnés, e quelle di Re-
druth, di Huel-fanny e di Saint Austle: nella Spa-
gna, Monterey in Galizia: nella Francia, Blon nel-
l’Alta Vienna, Puy-les-vignes presso a Saint-
Léonhard, e Bessine, oltre a Piriae e a Port-au-
loup presso a Penhareng nell’ Alta Loira: nella
Svezia, Finbo,come notammo qui sopra: in Groen-
landia, Ivikaet: nella Siberia, Orion tra Nertschinsk
ed il Lago Baikal: nell’ Oriente, il Mogol, la Pe-
nisola di Malacca, il Regno di Siam, il Pegu e
la China in più luoghi, oltre all’ isole di Ban-
ca, di Sumatra ec.: e nell’ America, oltre a Gua-
naxuato, Zacatecas al Messico, ed il Chili in va-
rie parti; luoghi questi, ove rinviensi lo Stagno
ossidato litoideo o spatoso, ora in massa amor-
fa, ed ora cristallizzato, secondo che si suol dire,
in roccia, ed ora disseminato in forma di rotta-
mi, di frammenti, o di ciottoli, per entro a
certi terreni alluvionali o di trasporto, che pi-
gliano, come notammo, il nome di terreni Stan-
[Seite 590] niferi di lavacro (fr. terreins Stannifères de la-
vage
Étain oxydé granuliforme: ted. Seifen-
gebirge
ZinnsandSeifenzinn: ing. Stream-
works
Stream-tin), dal modo che si tiene per
trarne, o cernirne il pretto minerale Stannifero,
mercè de’ lavacri, delle lavande o delle lavature.
– In addietro accadde spesse volte a’ meno esperti
Orittognosti di scambiare, gli uni per gli altri,
gli esemplari d’alcune varietà di questo Stagno
ossidato cristallizzato, ora per saggi di Tungste-
no, di Wolfram o di Scheelino ossidato, ed ora
perfino per esemplari di Topazzi. – (Il Trad.)

SPECIE 3. Stagno ligniforme, o anche lo Sta-
gno ossidato fibroso, lo Stagno legnoso
, o la
Miniera di Stagno di Cornovaglia
(fr. l’Étain
oxydé concrétionné
la Mine d’Étain mamme-
lonné
l’Étain limoneuxl’Étain grenu
la Hématite d’Étain: ted. das Holz-zinnfas-
riges Zinnerz
fasriger ZinnsteinCorni-
sches Zinnerz
Kornisch-zinnerz: ing. the
Wood-tin
Cornish Tin-ore). – Questo Mi-
nerale, che per diversi caratteri riesce affine molto
allo Stagno ossidato della Specie 2.a, è general-
mente di un color bruno, che sta tra il bruno
del legno e il bruno di capegli, ma può volgere
più o meno al grigio rossiccio, al grigio giallognolo
o anche al bianco grigiastro; riesce desso d’or-
dinario opaco, e d’un nitore sparuto, che ha
però talvolta alcun po’ del sericeo, e rinviensi in
[Seite 591] grani, in piccole massiccine arnioniformi, o in
pezzi aventi grossolanamente arrotondati gli spi-
goli, esternamente grezzi, che, quantunque dimo-
strino manifesta una struttura concentrica, a strati
disposti l’un sull’ altro a mo’ delle cipolle, con
una compage d’altronde fibrosa, ed una spezza-
tura scheggiosa, romponsi poi in frammenti cunei-
formi; è duro anch’ esso a bastanza da dar scin-
tille percuotendolo coll’ acciarino, e il peso spe-
cifico ragguagliasene = 5,800, potendo esso però
giugnerne fin anche a 6,450. Noi ne abbiamo in
pronto, per due di Cornovaglia, le seguenti due
analisi, che offeriamo, fattene da Vauquelin e da
Collet-Descotils, per le quali ne risulta la com-
posizione =

di Stagno ossidato 91 95
di Ferro ossidato 9 5
––– –––
Totali 100 100. – E

quanto alle località, ritenuto che le più celebri
ne sono appunto quelle di Gavrignan, di Sithney,
di Saint Creet, di Gossmoor, di Pentawen, di
Saint Mevan, di Saint Columb, di Saint Roach,
e di Saint Denis in Cornovaglia, diremo che al-
tre ve ne sono anche lungo le sponde del fiume
Paraopebo nel Brasile, ed altre ancora presso a
Guanaxuato nel Messico, nel così detto Nuovo Mon-
do, ove sembra che il giacimento primigenio dello
Stagno ligniforme, che vi si rinviene, possa es-
sere stato talora in filoni anche nella Trachite.

(Il Trad.)


GENERE IX
zinco

[Seite 592]

Lo Zinco, che gl’ Inglesi chiamano Spelter,
ha un colore intermediario tra quello del Piombo
e quello dello Stagno, e distinguesi particolarmente
dagli altri Metalli in grazia della spezzatura, ad
un tempo uncinata, e radiata a raggi larghi, che
gli è propria, com’ eziandio in grazia della as-
sai ragguardevole estensibilità a caldo e sotto allo
strettojo, ond’ è dotato, siccome abbiamo già ac-
cennato nella Nota appiè della pag. 392 del pre-
sente nostro VI vol., ed il peso specifico raggua-
gliasene = 7190. Del resto fondesi desso a gradi
positivi Reaumuriani 241, vale a dire prima di
farsi rosso od incandescente, e quindi poi arde
all’ aperto con fiamma verde azzurrognola, risol-
vendovisi in un fumo densissimo, che rappigliasi
tosto in quella sostanza fioccosa e leggiera, che
chiamano taluni Pomfolice, o Fiori di Zinco
(Lana phylosophicaNihil album, ec.). Gli
acidi lo attaccano e lo disciolgono tutti quanti, ri-
sultandone altrettante soluzioni scolorate affatto, e
danti colla concentrazione Sali di color bianco. –
L’uso il più importante, che se ne faccia, si è
quello di giovarsene per la composizione, così del-
[Seite 593] l’Ottone, come d’alcuni Bronzi, e simili1.

Quanto a’ minerali di Zinco i più universal-
mente conosciuti, sono dessi:

SPECIE 1. Blenda, o lo Zinco solforato, o
anche la Miniera solfurea di Zinco (fr. la Blende
la Mine de Zinc sulfureusele Sulfure de
Zinc natif
le Zinc sulfuré: ted. die Blende
– dodekaedrisches Granat-blende:
ing. the Blen-
de
Black-jack). – Questa specie minerale sem-
bra nel fondo essere, più che non altro, bruna, ma
è capace di volgere gradatamente più o meno, a
norma della varia sua dosatura di solfo, o della
diversa proporzione, in cui v’ entrano alcuni ossidi,
da un canto al bruno nerastro, e dall’ altro al gial-
lo, com’ eziandio al rosso ed al verde; ma però
se n’ hanno talora saggi, quando decisamente ne-
ri, e quando bruni, o rossi, o gialli o verdi af-
fatto; e quindi provengono appunto le varie de-
[Seite 594] nominazioni che, segnatamente in lingua tedesca,
qua e là spesso se ne incontrano: di Pechblende
(Blenda picea – Blenda di color nero come la Pe-
ce), di Colophonium-blende (Blenda di color bruno
come la Colofonia), di Rubinblende (Blenda di
color rosso come il Rubino), di Spiegelblende
(Blenda speculare – Blenda gialla pellucida), e via
discorrendo. Dessa riesce in generale più o meno
translucida, e qualche rara volta soltanto, quasi
affatto diafana, come accennammo pur ora, od
anche decisamente opaca; è dotata d’un nitore
vario, e spesso vivace assai, inclinante ora piut-
tosto all’ adamantino, ed ora al perlaceo; rin-
viensi le molte volte amorfa in massa compatta,
quando spatica o laminosa (Blätter-blende
Zinkblendeverglaste BlendeRubinblende
RothschlagKolophonium-blendeSpie-
gelblende
Braunerz?), quando radiata, (Strahl-
blende
strahlige braune Blendele Zinc sul-
furé laminiforme, ou lamelleux de Metz
), e quando
fibrosa (FaserblendeSchaalenblendedichte
Blende
hepatisches Zinkerzle Zinc sulfuré
compacte
le Zinc sulfuré concrétionnéle
Zinc sulfuré mamelonné
the fibrous brown
Blende
); ma non meno frequentemente incon-
trasi poi anche cristallizzata, per esempio in pira-
midi triedre, o veramente in ottaedri, o in dop-
pie piramidi tetraedre insieme unite colle loro
basi, o anche in altre forme diverse, riducibili
[Seite 595] però sempre, o derivabili dal dodecaedro rom-
boidale, che sembra esserne la forma fondamen-
tale costante. Hannovi alcune Blende, che, rom-
pendole, triturandole, o anche fregandole soltanto
con qualche forza, diffondono un odore epatico,
o di Fegato di solfo, come altre ve n’ ha che, tra-
sportate in un luogo oscuro, vi fosforeggiano grat-
tandole semplicemente con un ferro; tutte quan-
te, per altro, sfregiano lo Spato pesante, venendo
sfregiate dall’ Apatite, e danno una polvere di
scalfittura, o bruno-giallognola, o bianco-grigia-
stra, sempre pochissimo lucente, ed anzi bene
spesso smorta e sparuta affatto, o decisamente
terrosa; disciolgonsi a caldo nell’ Acido muriati-
co, con isvolgimento di Gas idrotionico (Gas idro-
geno solforato), e, trattandole al cannello, vi
decrepitano più o meno vivacemente, vi sfiori-
scono talora, ingiallandosi, e rendendone azzur-
rognola la fiamma, ma non vi si fondono nem-
men coll’ aggiunta del Borace. Il peso specifico
ragguagliasene = 3,700 per lo meno, ma può esso
giugnerne benissimo fin anche a 4,200. – Ecco
poi qui ora le analisi, che diversi Chimici ci hanno
fornito di parecchie Blende derivanti da varie lo-
calità:

[Seite 596]
xxx
[Seite 597]

Le località poi, oltre alle qui sovra citate, ne
sono quasi dappertutto ne’ terreni mineriferi; spesse
volte succede, che le Blende riescano aurifere ed
argentifere, in grazia della più o meno intima loro
mistura colle Piriti, e colle Galene; e tale è ap-
punto il caso, p.e., del così detto Braunerz di
Rammelsberg nell’ Harz. – (Il Trad.)

SPECIE 2. Giallamina, o anche la Calamina,
la Pietra calaminare, la Gellamina
, o lo Zinco
ossidato comune
(Lapis calaminarisCadmia:
fr. la Calaminela Pierre calaminairela
Chaux de Zinc
le Zinc oxydéle Zinc
oxydé quarzeux
le Zinc oxydé silicifère:
ted. der Galmeydas Zink-oxydZink-
glaserz
prismatischer Zink-baryt: ing. the
Calamineelectric Calaminesiliceous Oxyde
of Zinc
). – Questa sostanza minerale varia or-
dinariamente di colore dal grigio di Piombo, per
gradi, in sul bruno giallognolo, o anche in sul
verdastro, e riesce qualche volta più o meno tran-
slucida, se non altro, a traverso degli spigoli; ma
se n’ hanno anche saggi quasi affatto opachi; il più
delle volte è dessa amorfa in massa più o meno
compatta, talora con impressioni o infossature
superficiali, quando botritica, quando in arnioni,
palle o sferoidi, e qualche volta tutta quanta per-
tugiata o porosa; hannosene però non infrequenti
saggi, ne’ quali è dessa cristallizzata in forme de-
rivabili, o riducibili sempre al ditetraedro ret-
[Seite 598] tangolare, che se ne ritiene ora come la forma
fondamentale; sfregia dessa sempre lo Spato cal-
careo, e talora eziandio lo Spato fluore, ma è
poi sfregiabile essa stessa costantemente dal Feld-
spato, con una scalfittura bene spesso grigio-gial-
liccia, almeno quando trattisi di alcuna delle sue
varietà più scure; riesce elettrica, così per isfrega-
mento, come per riscaldamento, ed è bene spesso
fosforescente anche pel solo attrito; riducendola
in polvere, sciogliesi a caldo, senza effervescen-
za, nell’ Acido solforico, facendo con esso gela-
tina, e, trattata poi al cannello, vi decrepita con
vigore, e vi perde la sua trasparenza, se prima
era diafana, rendendone la fiamma verdiccia,
ma senza perciò fondervisi da per sè sola, men-
tre, coll’ aggiunta del Borace, vi si riduce ben
presto in un vetro scolorato e limpidissimo. Il
peso specifico ragguagliasene = 3,300, ma per-
viene talora fin anche a 3,520. Noi ne abbiamo
le seguenti analisi:

[Seite 599]
xxx
[Seite 600]

Rinviensi dessa in molti lunghi della Germania,
dell’ Inghilterra, dell’ Ungheria, della Polonia,
della Spagna, della Francia, dell’ Italia, della
Siberia, e via via discorrendo. – (Il Trad.)

Rapporteremo qui ora, a questa Specie mede-
sima, anche le seguenti quattro sostanze Zincifere,
che sembrano aver con essa moltissima analogia,
dal canto almeno della composizione, ma che
nel Testo originale tedesco non iscorgonsi nep-
pur nominate in alcun luogo. Sono desse:

a) Lo Zinco ossidato rosso (fr. le Zinc oxydé
rouge:
ted. das Zinkoxydrothes Zinkoxyd
prismatischer Zinkerz: ing. the red Zincred
Oxyde of Zinc
), che sfregia lo Spato calcareo,
e viene sfregiato dall’ Apatite con iscalfittura gri-
gio-bruniccia, volgente talora più o meno al giallo
rancio, essendo esso d’ordinario d’un colore
rosso d’aurora, volgente al rosso cruento, o an-
che al rosso laterizio, ed opaco poi, o tutt’ al
più translucido in sugli spigoli; che rinviensi
amorfo in massa compatta sovr’ altri minerali
di Zinco, o veramente sparso o disseminato per
entro alla ganga; che dimostrasi nella compage
lamelloso in sulla sua spezzatura concoidea e lu-
cente, mentre esternamente riesce piuttosto smorto
o smontato, in grazia d’una crosticina bianco-perla-
cea, onde suol essere intonacato o coperto; che
è solubile anch’ esso negli acidi senza effervescen-
za, e che, infusibile al cannello da per sè solo,
[Seite 601] fondevisi col Borace in una perla vetrosa giallo-
gnola. Il peso specifico ragguagliasene = 6,220.
Le due sole analisi, che ci troviamo avere di
Zinco ossidato rosso, sono le seguenti, di Bruce
la prima, e l’altra di Berthier, e da queste ri-
sulta esso composto =

di Zinco ossidato puro 92 88
di Ferro ossidato manganesifero 8 12
–––– ––––
Totali 100 100.

Le sole località, che infino ad ora se ne cono-
scano, sono Franklin, Stirling, Rutgerz e i din-
torni di Sparta, negli Stati Uniti dell’ America
settentrionale.

b) La Franklinite (fr. la Franklinitele
Minéral Zincifère noir:
ted. der Franklinit:
ing. the Franklinite), che è d’un colore nero
ferrigno, ostenta una compage lamellosa, con una
spezzatura ineguale od anche concoidea, e pre-
sentasi in massicine compatte ed amorfe, non
però senza qualche faccetta d’apparenza quasi
cristallina, ma indeterminabile; che viene sfre-
giata dall’ Apatite con iscalfittura di colore bruno
scuro; che svia l’ago calamitato dalla solita sua
direzione, senza essere però dotata mai di po-
larità, e che a caldo sciogliesi anch’ essa, senza
effervescenza, nell’ Acido muriatico. Il peso speci-
fico suol esserne = 4,870, e Berthier, che ana-
lizzolla, la trovò composta come segue =

[Seite 602]
di Zinco ossidato 17
di Manganese ossidato rosso 16
e di Ferro perossidato 66
colla perdita di 1
––––
Totale 100.

L’unica località, che se ne conosca, si è quella
dello Stato di Franklin nell’ America settentriona-
le, ove rinviensi collo Zinco ossidato rosso, e
collo Spato calcareo.

c) Lo Zinco ocraceo, o anche l’Ocra di Zin-
co
, o lo Zinco ossidato terroso (fr. le Zinc
oxydé terreux
la Calamine oxydée terreuse:
ted. der Zink-ocker – e talora eziandio gemeiner
Galmey:
ing. the common Calamineearthy
Oxyde of Zinc
), che non è se non una sem-
plice, e più o meno intima mistura naturale di
Calamina pura con un’ Ocra di ferro; mistura, che
poi rinviensi, tanto presso ad Aquisgrana (Aachen),
come nelle vicinanze di Tarnowitz.

d) Finalmente lo Zinco ossidato ferrifero (fr.
le Zinc oxydé ferrifère), che non si rinvenne
sinora altrove, fuorchè presso a New-jersey nel-
l’America settentrionale, accompagnatovi dallo
Spato calcareo, e dal Ferro speculare, o Ferro
oligisto lucente metalloideo. Vauquelin, che ana-
lizzollo, lo riconobbe per una mistura naturale =

di Zinco ossidato 50
di Ferro ossidato 45
di Manganese ossidato 5
––––
Totale 100. (Il Trad.)
[Seite 603]

SPECIE 3. Zinco spatico, o lo Zinco spato-
so, lo Zinco carbonato
(fr. le Zinc carbonaté
la Mine de Zinc terreusele Zinc spathi-
que
la Calamine spatheuse: ted. der Zink-
spath
blättriger Galmeyspäthiger Gal-
mey
edler Galmeyrhomboedrischer Zink-
spath
die Zink-blüthe: ing. the sparry Ca-
lamine
Carbonate of Zinc). Questo Minerale
è generalmente di colore bianchiccio, soggetto
per altro a diverse graduate volgenze al grigio,
al giallo, al turchino, al verde, al rossiccio e
perfino al bruno; colori questi ultimi, ond’ è
desso spesse volte coperto, almeno superficial-
mente, e talora poi anche pezzato, macchiato,
screzialo o punzecchiato; non è esso se non tutt’ al
più translucido, dotato d’un nitore, che può es-
serne tanto vetroso, quanto perlaceo, e d’una
compage confusa ed intralciatamente fibrosa, con
una spezzatura ineguale e di grana grossolana,
tendente più o meno ora alla scheggiosa, ed ora
alla terrosa. Rinviensi questo le molte volte amorfo
e in massa compatta, in grumi, in arnioni od in
botriti, o quasi stalactitico in tubi, in cannuccie
o simili, ma pur talora è cristallizzato, e spesso
in pseudomorfosi sovra cristalli di Calce carbona-
ta, o veramente di Spato fluore, e qualche altra
volta poi in ottaedri, o in doppie piramidi a
quattro faccie riunite per le loro basi, o anche
in prismi exaedri, o in altre forme agevolmente
[Seite 604] riducibili al romboedro, che se ne ritiene come il
tipo della cristallizzazione. Del resto sfregia desso
lo Spato fluore, e viene poi sfregiato dal Feld-
spalo con iscalfittura bianca e sparuta, o di un
nitore quasi affatto smontato; ridotto che sia in
polvere, sciogliesi benissimo con assai viva effer-
vescenza nell’ Acido solforico, ed a caldo anche
nell’ Acido nitrico, e, trattandolo al cannello in
sul carbone, esso vi perde assai della sua tran-
slucidità, e v’ ingialla, divenendovi fragile e talora
perfino friabile; ma, insistendo più oltre col fuoco,
vi smarrisce gran parte del proprio Acido carbo-
nico, riveste il carbone d’un indumento super-
ficiale bianco, rendendo sempre più briosa e vivace
la fiamma, sebbene non si riesca per altro mai
a fonderlo in vetro limpido e scolorato, se non
coll’ aggiunta del Borace. Il peso specifico raggua-
gliasene = 3,590, ma può esso giugnerne finan-
che a 4,500. Le poche analisi, che ci troviamo
aver in pronto di alcuni Zinci spatici, derivanti
da diverse località, ma non fatte se non da due
soli Chimici, sono le seguenti:

[Seite 605]
xxx

Le località ne sogliono in generale essere quelle
stesse, ove rinviensi anche la Giallamina; ma pure,
per dirne alcun che di più positivo, soggiugne-
remo, che se ne traggono i migliori saggi dal paese
di Baden, da Altenberg presso ad Aachen, dalla
Vestfaglia, da Raibel e da Bleyberg in Carintia,
da Tarnowitz nella Slesia, da Medziana-gora nel
paese di Sandomir, da Sauxais de Saint Sauveur
(la Manche) in Francia, da Aulus ne’ Pirenei,
dal Derby, da Sommerset, da Allonhead nel
Durham, da Holywall nel Flintshire, e da qual-
che altra località ancora dell’ Inghilterra, dall’ Al-
tai nella Siberia Russa, ec. – (Il Trad.)

Resta poi ora, che aggiugniamo ancora a que-
sta Specie medesima, in via d’Appendice, le due
[Seite 606] seguenti sostanze, che, considerate orittognosti-
camente, sembrano avere con essa maggiore ana-
logia, che non con qualsivoglia altra sostanza mi-
nerale, vale a dire:

a) i Fiori di Zinco nativi, o sia la Gialla-
mina terrosa,
o meglio assai lo Zinco idro-ossi-
carbonato
(fr. le Zinc carbonaté hydreux: ted.
die Zinkblüthe: ing. the earthy Calamine), che
rinviensi particolarmente a Bleyberg in Carintia,
ed è precisamente quello stesso, ivi, come ben si
vede, acquifero, di cui nella precedente Tabella
analitica riportammo la prima delle tre analisi, fat-
tene e date da Smithson-tennant circa agli Zinci
spatici, ed in proposito del quale Berthier augure-
rebbe, non solo che avesse a ripetersene con qual-
che maggiore diligenza l’analisi, mentre è egli
da’ proprii sperimenti indotto a stimarne soverchia
l’assegnazione della dosatura d’acqua ivi portatane
fin presso ad un 20 per %, ma avverte eziandio
d’essersi spesso imbattuto in saggi di questi, qui
ora così detti Fiori di Zinco nativi, più o meno
intimamente misturati, o vogliasi anche dire, in-
quinati, in via forse meramente, più che non al-
tro, accidentale, tanto dal Ferro e dal Manga-
nese ossidati, quanto ancora dalla Calce, dal-
l’Allumina e dalla Magnesia.

b) la Hopeite (fr. la Hopèïte: ted. der Ho-
peït:
ing. the Hopeite), non rinvenutasi infino
ad ora, almeno ch’ io sappia, se non soltanto nelle
[Seite 607] miniere di Calamina o Giallamina, che esistono ad
Altenberg presso ad Aachen, e che riesce mor-
bida al tatto, più dura del Gesso, ma meno dura
dello Spato calcareo, onde viene intaccata con
uno sfregio bianco, mentre il colore suo proprio
suol esserne piuttosto il bianco bigio; è dessa ra-
rissima ancora, cristallizzata in prismi a quattro
faccie corrispondentisi a due per due opposta-
mente, ora più o meno translucidi, ed ora af-
fatto diafani, ed in tale ultimo caso poi rifran-
genti doppiamente il raggio lucido; è questa do-
tata d’un nitore vetroso perlaceo, e il peso spe-
cifico ragguagliasene = 2,760. – Questa singo-
lare sostanza era stata in sulle prime risguardata
come una semplice varietà di Stilbile, ma ci
annuncia il già altre volte lodato signor Gugliel-
mo Haidinger, che Nordenskiöld, dietro ad una
serie di sperienze sovr’ essa praticale, avendo ri-
levato che, trattandola al cannello, essa vi perde
in sulle prime la propria acqua di cristallizza-
zione, e ne inverdisce la fiamma, fondendovisi
poscia, senza troppa difficoltà, di per sè sola,
in una perluccia vetrosa limpida e affatto scolo-
rata: che fondesi dessa in ogni proporzione col-
l’Acido fosforico, e co’ Sali fosfati, senza spo-
gliarvisi della Silice: che col Borace vi forma
essa invece un globicino offuscantesi pel raffred-
damento, e che colla Soda, mentre emette un
fumo denso di Zinco ossidato, vi si risolve in
[Seite 608] una foggia di scoria, o piuttosto di fritta, gial-
lognola finchè rimane infuocata, ma in sulla su-
perficie della quale pare che a freddo scorgasi
poi anche una tal quale sfioritura, o un indu-
mento di Cadmium ossidato; dietro a tutto que-
sto, io diceva, ne inferì Nordenskiöld, che possa
essere benissimo questa Hopeite, in ultima ana-
lisi, una combinazione naturale d’uno degli Acidi
più forti che si conoscano, quali sarebbono, a
cagion d’esempio, il Fosforico o il Boracico,
collo Zinco, e con una base terrosa, ad un tem-
po, e con qualche traccia di Cadmium, tenuta
poi in sesto ogni cosa, mediante una dose d’A-
cqua piuttosto vistosa. – (Il Trad.)


GENERE X
bismuto

[Seite 609]

Il Bismuto (Marcasita offìcinalisPlumbum
cinereum
Plumbum griseumTectum ar-
genti
BismuthumWismuthum?: fr. le Bi-
smuth
l’Étain de glace: ted. der Bismuth
das Wismuth – e talora der Markasit?
das Aschbleyoktaedrisches Wismuth: ing. the
Bismuth
Tin-glass), ha un colore, che dal
bianco d’argento volge sempre sensibilmente al ros-
siccio, con una compage lamellosa, e che riesce poi
agro e fragile molto. Il peso specifico ragguaglia-
sene = 9,822. Fondesi desso qualche tempo pri-
ma ancora di farsi rosso, o di diventare incan-
descente1. Non è però che questo Metallo possa
[Seite 610] mai considerarsi, come uno di quelli, onde, per
la copia, Madre Natura siaci stata prodiga assai,
a confronto con alcuni altri; mentre non se ne
rinvengono che molto infrequenti le miniere, e
quanto agli usi diversi, che se ne suol fare,
tranne pochissimi altri, i principali se ne limi-
tano a farne, collo Stagno, quando la così detta
saldatura fondente (Schnell-loth), e quando la
saldatura di stagno (Zinn-loth).

SPECIE 1. Bismuto nativo (fr. le Bismuth na-
tif:
ted. das Gediegen-wismuthgediegenes
Wismuth
oktaedrisches Wismuthgedie-
gener Bismuth:
ing. the native Bismuth). – Que-
sto Metallo incontrasi benissimo nativo, e più o
meno rilucente, di un colore nel fondo bianco
argentino, volgente alcun poco al rosaceo, ma il
più delle volte cangiante superficialmente, a quel
modo, che suol fare talora il collo di certi pic-
cioni; d’ordinario è desso in massa amorfa; ta-
lora direbbesi quasi come contessuto a mo’ d’un
lavoro di maglia, e più di rado poi hassi ezian-
dio cristallizzato in piccoli cubi, od anche in al-
[Seite 611] tre forme, derivabili sempre dall’ ottaedro rego-
lare, che n’ è il tipo della cristallizzazione; la
spezzatura ne è lamellosa, come anche la com-
page, che n’ è di grana equabile ed appianata,
ma piuttosto grossolana; sfregia desso il Gesso,
e viene sfregiato dallo Spato calcareo; fondesi
alla semplice fiamma d’una candela, ed al can-
nello si volatilizza assai presto, ingiallando il
sottopostovi carbone; sciogliesi poi benissimo
nell’ Acido nitrico, e la soluzione ottenutase-
ne, all’ aggiunta d’un po’ acqua, tosto si de-
compone, lasciandone precipitare quell’ Ossido
bianco di Bismuto, che è conosciuto in Medi-
cina sotto il nome di Magistero di Bismuto.
Il peso specifico ragguagliasene = 8,900 per lo
meno, ma può giugnere fin anche a 9,570. –
Il Bismuto nativo suole contenere una qualche
traccia d’Arsenico. – Non è desso gran fatto
comune; ma pure rinviensi ancora meno in-
frequentemente, che non accada de’ seguenti altri
minerali Bismutiferi, che lo accompagnano talo-
ra, frall’ altre poche località, soprattutto nel-
l’Erzgebirge Sassone e nella Boemia, ed altrove
poi anche nella Svezia, in Norvegia e in Cor-
novaglia, come eziandio in Francia, segnatamente
nella Brettagna, ed a Valossan ne’ Pirenei, e co-
me finalmente presso ad Huttington negli Stati
Uniti dell’ America settentrionale. – (Il Trad.)

SPECIE 2. Bismuto solforato, o anche la
[Seite 612] Galena di Bismuto (Bismuthum sulphure mine-
ralisatum, minera alba caerulescente laminosa

Galena Wismuthi: fr. le Bismuth sulfuréla
Galène de Bismuth
la Mine de Bismuth sul-
fureuse:
ted. der Wismuth-glanznadelför-
miger Wismuthglanz
prismatischer Wismuth-
glanz
Grau wismutherz – graues Wismuth-
erz:
ing. the sulphurated BismuthBismuth-
glance
). – Questo Minerale è d’un colore gri-
gio di piombo chiaro, volgente più o meno al
grigio d’acciaio, al bianco di stagno, o anche
al giallo d’ottone, e qualche volta cangiante; in
sulla spezzatura la compage ne suol apparir bene
spesso lamellosa, e talora alcun poco radiata; ge-
neralmente è desso amorfo in massa compatta,
ma pure, sebben più di rado, incontrasi qual-
che volta anche in cristalli aciculari striati, ed ag-
gregati per lo lungo, or dritti, ed ora più o
meno incurvati, o in cristalli capillari collegati
per fascicoli o per mazzetti, o finalmente ancora
in masse cristalline sparse, disseminate o impian-
tate nella ganga, ma sempre in forme agevolmente
derivabili, o riducibili al prisma dritto romboi-
dale, che sembra esserne il tipo della cristalliz-
zazione. Desso è tenero molto, da che basta lo
Spato calcareo a sfregiarlo con una polvere nera
di scalfittura; si può tagliare in fette con un
coltello; sciogliesi con facilità, e senza efferve-
scenza, nell’ Acido nitrico, lasciando per residuo
[Seite 613] lo Solfo che lo mineralizza, ed al cannello si
volatilizza in gran parte, colorando di giallo il
supporto di carbone; ma è assai difficile che di
per sè solo vi si riduca poi in un pallino metal-
lico, a meno che non vi si aggiunga un cotal
pó’ di Cobalto. Il peso specifico ragguagliasene =
6,100, ma può per altro giugnerne fino a 6,400.
Eccone qui ora tre analisi, che a dir vero non
concordano gran fatto insieme, a motivo forse di
loro non sempre rimarcata diversa provegnenza;
comunque sia, sono desse come segue:

Rose Sage Klaproth
di Bismuto 80,98 60 95
di Solfo 18,72 40 5
colla perdita di 0,30 0 0
–––––– –––– ––––
Totali 100,00 100 100.

Quanto alle loro località, altro non si sa di po-
sitivo, se non che il Bismuto solforato, sul quale
versa la qui sovra riportata analisi di Klaproth,
è quello propriamente di Deutsch-pilsen in Un-
gheria, ch’ era in addietro, non ne so bene il
perchè, denominato Molibdeno argentifero, o
Argento molibdenifero (fr. l’Argent molybdique:
ted. das Wasserbley-silber), e che, come ben
si vede, risolvesi forse nel più puro Bismuto
solforato che si conosca. Del resto hannosi saggi
di questo Bismuto solforato da Bieber presso Ha-
nau, dalla Boemia, dall’ Erzgebirge Sassone, dal
[Seite 614] Virtemberghese, da Dognatzka nel Bannato di
Temisvar, dalla Svezia, dalla Cornovaglia, dalla
Siberia, e via discorrendo. – (Il Trad.)

SPECIE 3. Bismuto aciculare, o il Bismuto
solforato piombo-cuprifero
(fr. le Bismuth sul-
furé plumbo-cuprifère
le Triple sulfure de
Bismuth, Plomb et Cuivre
le Bismuth sulfuré
aciculaire:
ted. das Nadelerz: ing. the Needle-
ore). – Questo Minerale di Bismuto è di un
colore al di fuori grigio d’acciajo volgente al
nero, e superficialmente poi al verde giallastro,
mentre per di dentro, in sulla sua spezzatura ine-
guale inclinante alla concoidea, e di grana ora fina
ed ora grossolana, riesce d’un grigio d’acciaio pur
sempre, che volge però piuttosto al bruno, o al
rosso di rame, e dotato di una brillantissima lu-
centezza metallica. Rinviensi desso talvolta cristal-
lizzato in forme analoghe a quelle, che indicam-
mo già nella precedente Specie 2., come proprie
del Bismuto solforato, sparso per piccole masse,
e sfregiabile pur sempre dallo Spato calcareo con
iscalfittura un po’ meno nitida, e alquanto più scu-
ra; sciogliesi con effervescenza e con rutilazione
nell’ Acido nitrico, e, trattato al cannello, vi de-
crepita in sulle prime, tramandando un forte odore
solforoso, poi vi si fonde in un pallino metalli-
co, che, insistendovi con fuoco forte, alla per-
fine si volatilizza, almeno in gran parte, colo-
rando in giallo il supporto di carbone. Il peso
[Seite 615] specifico se ne ragguaglia = 4,320, potendo esso
però pervenire fin anche a 6,120. – Noi non ne
conosciamo infino ad ora altra analisi, fuorchè la
sola fattane da John, che lo riconobbe com-
posto =

di Bismuto puro 43,20
di Piombo 24,32
di Rame 12,10
di Nickel? 1,58
di Tellurio? 1,32
di Solfo 11,58
colla perdita di 5,90
–––––
Totale 100,00; lo che

viene a corrispondere, giusta la traduzione dal-
l’Hausmann fatta di tale di lui Tabella analitica,
all’ altra che qui segue, vale a dire =

di Bismuto solforato 50,76
di Piombo solforato 28,07
di Rame solforato 15,13
di Nickel? 1,58
di Tellurio? 1,32
colla perdita di 3,14
–––––
Totale 100,00. – Le

sole solissime località che se ne indichino, ne
sono le miniere denominate Pinskminskoï, e Klut-
schefskoï
presso a Catharinenburgo in Siberia,
ove i cristalli aciculari o capillari, ne sono d’or-
dinario impiantati in un Quarzo latteo (Milch-
[Seite 616] quarz
), in compagnia talora di qualche pagliuz-
za, laminetta od altra traccia qualsiasi, d’Oro
nativo. Avvertasi però, ch’ è precisamente un er-
rore, in oggi riconosciuto e condannato, quello di
tollerare più oltre, che questo minerale Siberiano
smercisi ancora e sia serbato, come il fu in ad-
dietro, nelle collezioni sotto il nome di Cromo
nativo,
mentre l’addottane analisi debbe docu-
mentare a bastanza l’assoluta incompetenza per
esso d’una così fatta denominazione. (Il Trad.)

Ci faremo ben piuttosto carico di notare, co-
me qui pure, forse meglio che non altrove, per-
tinenti a’ Bismuti solforati, o della Specie 2.a, o
della 3.a, del nostro Testo anche i due seguenti
altri minerali Bismutiferi, vale a dire:

a) Il Bismuto solforato cuprifero (fr. le Bi-
smuth sulfuré cuprifère
le Bismuth avec Cui-
vre sulfurés:
ted. das Wismuth kupfererz
Kupfer-wismutherz: ing. the cupreous Bismuth-
ore
cupriferous sulphurated Bismuth-ore),
di cui hannosi saggi dalle miniere di Fürsten-
berg nel paese di Baden, e che è anch’ esso di
un colore grigio di piombo chiaro, volgente
internamente più o meno al grigio d’acciaio o
al bianco di stagno, e al di fuori talora giallo-
gnolo, rossiccio o bruniccio, screziato o can-
giante; la spezzatura ne suol essere ineguale a
grana fina: la compage qua e là radiata, ed il
nitore metallico affatto; desso riesce inoltre mor-
[Seite 617] bido al tatto, tenero molto, e scalfibile agevol-
mente dallo Spato calcareo con isfregio nero, e
di un nitore al tutto smorto o smontato; rinviensi
talora amorfo e disseminato nella roccia, ma non
di rado scorgevisi impiantato in cristalli prismatici,
o in fascicoli, o in mazzetti di cristalluzzi fibroso-
radiati insieme aggruppati, e sciogliesi nell’ Acido
nitrico, lasciandosi addietro indisciolto lo Solfo
che lo mineralizzava, e bene spesso alcun poco
eziandio di rena quarzosa finissima, ch’ era seco
meccanicamente commista. – Non ne abbiamo,
che la sola analisi fattane da Klaproth, e ridotta
poscia dall’ Hausmann a diversa, e forse più na-
turale lettura, sicchè ne risulta la seguente dop-
pia Tabella:

secondo Hausmann secondo Klaproth
Bismuto solforato 55,507 Bismuto puro 47,24
Rame solforato 43,325 Rame 34,66
colla perdita di 1,168 Solfo 12,58
colla perdita di 5,52
––––––– –––––
Totale 100,000 Totale 100,00.

b) Il Bismuto piombo argentifero, e forse molto
meglio ancora il Piombo bismuto-argentifero (fr.
le Bismuth plumbo-argentifèrele Plomb bi-
smutho argentifère
l’Argent bismuthifère?:
ted. das Wismuth-bleyerzWismuth-silber:
ing. the Bismuth-silver?), del quale hannosi saggi
unicamente finora dalla miniera denominata Frie-
[Seite 618] drick-christians-grube
presso a Schapbach nel
paese di Baden, e che è pur sempre anch’ esso
di un colore grigio di Piombo chiaro, qua e là
appannato da macchie o taccherelle alquanto
più scure, dotato però d’una lucentezza decisa-
mente metallica, e mostrantesi in sulla spezza-
tura ineguale, e di grana fina. Rinviensi questo
talora amorfo, per massiccine sparse o disseminate
per entro alla ganga, ma hassi altre volte in cri-
stalli aciculari, o in filamenti capillari; sciogliesi
assai bene nell’ Acido nitrico diluto, e fondesi
tosto al cannello in un globicino metallico per-
sistente. – Klaproth lo trovò composto =

di Bismuto 27,0
di Piombo 33,0
d’Argento 15,0
di Ferro 4,3
di Rame 0,9
di Solfo 16,3
colla perdita di 3,5
–––––
Totale 100,0. – (Il Trad.)

SPECIE 4. Bismuto ocraceo, o anche l’Ocra
di Bismuto, i Fiori di Bismuto
, o il Bismuto
ossidato
(fr. le Bismuth oxydél’Ochre de
Bismuth
l’Oxyde natif de Bismuthla
Mine de Bismuth calciforme:
ted. der Wismuth-
ocker
Wismuth-ockerdie Wismuth-blü-
the:
ing. the Bismuth-ochre). – Questo Mine-
[Seite 619] rale terroso, tenero e friabile, è per lo più di
un colore giallo di paglia, suscettibile di volgere
più o meno al verde, al rancio ed al grigio,
sfregiabile in bianco giallognolo, con un nitore
nullo, o sparuto affatto, o tutt’ al più rammen-
tante quello che è proprio della cera; la spez-
zatura ne riesce terrosa sempre, con qualche ten-
denza alla ineguale ed alla concoidea, e rin-
viensi poi in massa amorfa, avente tutt’ al più
qualche impronta originata da’ corpi che stavan-
gli a contatto; ma ben più spesso poi è sparso qua
e là per entro alla ganga, o incrostante, o co-
me sovrattempestato ad altri minerali, in forma
di sfioritura, o simili. Il peso specifico raggua-
gliasene = 4,360. Sciogliesi desso agevolmente
nell’ Acido nitrico, e basta allora l’Acqua sola a
precipitare dalla soluzione, così ottenutane, il Ma-
gistero di Bismuto, e finalmente al cannello sul
carbone fondesi tosto in un globetto metallico,
volatilizzabile con ingiallamento del supporto car-
bonoso. Lampadius ce ne ha fornito l’analisi,
onde la composizione risulta esserne =

di Bismuto ossidato 86,3
di Ferro ossidato 5,2
d’Acido carbonico 4,1
d’Acqua 3,4
colla perdita di 1,0
–––––
Totale 100,0. – Le
[Seite 620]

località principali ne sono le solite degli altri
meno infrequenti minerali di Bismuto, vale a
dire l’Erzgebirge Sassone, la Boemia, la Corno-
vaglia e la Siberia. – Avvertiremo ora qui, es-
sere spesso accaduto in addietro, che, in causa
d’un errore oggimai riconosciuto, si scambias-
sero per saggi di Piombo cromito, di Vauqueli-
nite o simili, alcuni esemplari d’un bel color
verde di questo Bismuto ocraceo, e soggiugnere-
mo alla perfine, che l’inglese Gregor ha ultima-
mente parlato della scoperta fattasi a Sainte Agnés
in Cornovaglia dal di lui connazionale Mitchell,
d’un Bismuto carbonato (fr. le Bismuth carbo-
naté:
ted. kohlensaures Wismuth: ing. the car-
bonate of Bismuth
), sfregiante il vetro, solubile
con molta effervescenza nell’ Acido nitrico, avente
un colore verde grigio, o grigio giallastro spor-
co, e qualche volta anche bruno, con un peso
specifico = 4,310, ch’ egli riconobbe composto =

di Bismuto ossidato 28,8
di Ferro ossidato 2,1
d’Allumina 7,5
di Silice 6,7
d’Acqua 3,6
d’Acido carbonico? 51,3
–––––
Totale 100,0. (Il Trad.)

GENERE XI
antimonio

[Seite 621]

Il regolo d’Antimonio ha un colore, che sta
frammezzo al bianco dello Stagno e a quello del-
l’Argento, mentre la compage ne riesce ad un
tempo lamellosa e radiata; esso è poi agro e fragi-
le, e il peso specifico se ne ragguaglia = 6,702;
fondesi senza troppa difficoltà a gradi positivi Reau-
muriani 345, ed è soggetto a sublimarsi anche
per intiero in fiori, come si suol dire, argentini
d’Antimonio,
ove tengasi lungamente esposto al
fuoco che vi bisogna; non isciogliesi, che soltanto
incompletamente, negli Acidi, e quando se n’ abbia
ottenuta una soluzione, quale sarebbe, puta, il Ni-
tro-muriato d’Antimonio coll’ Acqua regia (Acido
nitro muriatico
Cloro nitroso), basta aggiugnervi
la soluzione di Potassa, per precipitarnelo in for-
ma di Ossido bianco d’Antimonio. Tra gli altri
usi diversi, che si fanno di questo Metallo nella vita
sociale, diremo che esso viene in generale ado-
perato per rendere alquanto più duri que’ Metalli,
che di per sè riuscirebbono teneri o molli trop-
po, e quindi è poi che desso ritiensi come uno dei
componenti essenziali di quella Lega metallica,
che serve a fabbricarne i caratteri per le stam-
perie ec.

[Seite 622]

SPECIE 1. Antimonio nativo, o l’Antimonio
vergine
(Antimonium nativumStibium nati-
vum:
fr. l’Antimoine natifl’Antimoine vier-
ge:
ted. das Gediegen-antimonGediegen-spiess-
glanz
gediegenes Spiesglanzdodekaedri-
sches Antimon:
ing. the native Antimony). –
Questo Minerale suol esser d’un colore bianco
quasi come lo Stagno puro, talora però, in via
forse d’accidente più che altro, è superficialmente
macchiato a tacche ora grigie ed ora giallognole,
ed è dotato sempre d’un nitore metallico più o
meno vivo, e talora anzi brillantissimo; la com-
page ne è, al pari della spezzatura, ora granula-
re, ora lamellosa a lamelle piane, ed ora lami-
nosetta a laminette curvilinee; nel quale ultimo
caso avviene poi, come in fatto talora scorgesi,
che il Minerale, nello spezzarsi, si divida in ri-
tagli aventi naturalmente le faccie loro curvilinee
(krummschaalige Absonderungen); esso rinviensi
ora amorfo affatto, ora sparso o disseminato in ar-
nioncini, in grumi, in lagrime, in goccie o in
botriti, ed ora in masse cristalline, nelle quali
dominano le tendenze all’ ottaedro regolare, e al
dodecaedro trapezoidale; forme, che se ne riten-
gono come le principali. Viene desso sfregiato sem-
pre dallo Spato fluore; sciogliesi in parte nel-
l’Acido nitrico, ed al cannello fondesi tosto in
una perla metallica, che quasi direbbesi coperta
talora tutta quanta di cristalluzzi aciculari; ma,
[Seite 623] incalzando il fuoco, se ne dissipa poi ogni cosa
per sublimazione, imbiancandosi il sottoposto carbo-
ne. Il peso specifico ragguagliasene = 6,500, seb-
bene pervengane esso talora fin anche a 6,800. –
Klaproth, che ne analizzò uno di Saint-Andrea-
sberg nell’ Harz, lo trovò composto =

d’Antimonio puro 98,00
d’Argento 1,00
di Ferro 0,25
colla perdita di 0,75
–––––
Totale 100,00. – Le lo-

calità principali ne sono, oltre a quella dell’ Harz
qui sopra accennatane, Allemont nel Delfinato,
e quindi poi alcune altre ancora nell’ Ungheria,
nella Svezia, ed al Brasile.

Merita d’essere qui, in aggiunta, rammentato
anche l’Antimonio nativo arsenicale (fr. l’An-
timoine natif arsénifère
l’Antimoine arséni-
cal
l’Antimoine natif testacé: ted. arsenika-
lisches Gediegen-antimon:
ing. the native arse-
niferous Antimony
), appunto della precitata lo-
calità di Allemont in Francia, nel quale Sage
dicea d’aver riscontrato fino a 0,16 d’Arsenico,
mentre invece Monnet non seppe rinvenirvene
mai più di 0,03. – (Il Trad.)

SPECIE 2. L’Antimonio solforato, o anche
la Miniera grigia d’Antimonio (fr. l’Antimoine
sulfuré:
ted. das Grau-spiessglanzersgraues
[Seite 624] Spiesglaserz
SpiessglanzkiesAntimonglanz –
Schwefel-spiessglanz
prismatischer Antimon-
glanz:
ing. the grey Antimony-ore). – Questa Spe-
cie è grigia, del colore ora del piombo, ed ora del-
l’acciaio, o veramente è nerastra, o anche iride-
scente, e il più delle volte riesce esternamente
ricoperta d’una crosticina nero-bigiastra, ma è
dotata sempre d’una assai viva lucentezza metal-
lica; segna dessa in azzurro il Quarzo, ma non
isfregia, che a pena il Talco laminoso, e viene
sfregiata dallo Spato calcareo con una polvere di
scalfittura nera; spesso è amorfa affatto in massa
compatta, o mostrasi di compage lamellosa, in-
clinante talora alcun poco alla radiata, con una
spezzatura concoidea a fossette minute, tendente
alla ineguale, e di grana grossolana; non ne sono
per altro infrequenti i saggi, ne’ quali mostrisi
dessa in cristalluzzi aciculari insieme affastellati,
o anche in vistosi prismi a quattro lati od a sei,
o in somma nelle diverse forme, che possono de-
rivarsi dall’ ottaedro romboidale, che se ne ri-
tiene come il tipo della cristallizzazione. Si può
fonderla al lume d’una candela, che allora ne
arde con fiamma cerulea, e, trattandola al cannel-
lo, finisce per isfumare, volatilizzandovisi quasi in
totalità. Il peso specifico ragguagliasene = 4,130,
benchè possa esso giugnerne fin anche a 4,600. –
Varie sono le analisi, che ne avremmo in pronto;
ma s’ assomiglian desse cotanto, che faremo ci basti
[Seite 625] l’accennarne qui una sola di Thomson, il quale
la riconobbe composta =

d’Antimonio 73,77
e di Solfo 26,23
–––––
100,00. –

Le località ne sono frequenti, e numerose a ba-
stanza, soprattutto nell’ Ungheria, in Transilva-
nia, e via discorrendo poi anche nell’ Harz, in
Sassonia, in Boemia, nel Salisburghese, nel Del-
finato, nella Savoia, in Sardegna, in Cornovaglia,
nella Sicilia, in Toscana, nella Navarra, al Mes-
sico, negli Stati Uniti dell’ America settentrionale,
e perfino in sul monte Muffetto nel fondo della
Valle Trompia Bresciana, ec. – (Il Trad.)

Del resto possono benissimo ripartirsi gli Anti-
monii solforati in parecchie varietà, dipendente-
mente, o dalla compage e forma particolare, nella
quale sogliono presentarcisi nelle diverse locali-
tà, o anche dalle varie sostanze, che possono
dessi naturalmente, tuttochè forse in via di mero
accidente, contenere, distinguendoli in:

a) Antimonio solforato lamelloso (fr. l’An-
timoine sulfuré lamelleux:
ted. blättriger Anti-
monglanz
blättriges Grauspiessglanzerz
strahliges Grauspiesglaserz: ing. the lamellar grey
Antimony-ore
);

b) Antimonio solforato compatto (fr. l’Anti-
moine sulfuré compacte:
ted. dichter Antimon-
glanz
dichtes Grauspiessglanzerz: ing. the
compact Antimony-ore
);

[Seite 626]

c) Antimonio solforato argentifero (fr. l’An-
timoine sulfuré argentifère
la Mine d’Argent
grise antimoniale:
ted. silberhaltiger Antimon-
glanz
silberhaltiges Grauspiessglanzerz: ing.
the argentiferous Antimony-ore), che rinviensi,
non meno cristallizzato, che amorfo in massa
compatta, ad Himmelsfürst presso a Freyberg in
Sassonia, del pari che a Magurka in Ungheria,
e che non solo riesce talora argentifero, ma bene
spesso contiene anche qualche più o meno con-
siderabile traccia d’Oro nativo;

d) Antimonio solforato cuprifero (fr. l’An-
timoine sulfuré cuprifère
la Mine de Cuivre
grise antimoniale:
ted. kupferhaltiger Antimon-
glanz:
ing. the cupriferous Antimony-ore), che
rinviensi ne’ Pirenei in Francia, nel paese di
Nassau, ed in Siberia, come anche altrove, e che
taluni considerano più volontieri come una sem-
plice varietà del Rame grigio (Fahlerz);

e) Antimonio solforato capillare, o anche
l’Antimonio in barbe di penna (fr. l’Antimoine
sulfuré capillaire:
ted. das Federerzhaar-
förmiger Antimonglanz:
ing. the capillary An-
timony-ore
), argentifero qualche volta anch’ esso,
che suol essere di colore grigio di piombo scuro,
tendente al nero il più delle volte, ma pur ta-
lora anche al grigio chiaro dell’ acciaio, con qual-
che iridescenza, e non senza qualche poco an-
che di lucentezza metallica, almeno in quelle
[Seite 627] parti o in que’ punti, ove esso riesce micante, e
compaginato poi tutto quanto di peluzzi, di capelli,
o di fibre dilicatissime; a tale che bene spesso
viene ad ostentar quasi l’aspetto d’un ammasso di
lana, di cotone, di barbe d’una penna da scri-
vere o simili; rinviensi desso, trall’ altre diverse
sue località, per esempio a Saint-Andreasberg
nell’ Harz, a Freyberg nell’ Erzgebirge Sassone,
a Raudenberg nel paese di Nassau, a Schemnitz
e a Felsobanya in Ungheria, a Nagybanya in
Transilvania, al Messico e via discorrendo.

(Il Trad.)

SPECIE 3. Antimonio solforato nickelifero
(fr. l’Antimoine sulfuré nickélifèrele Nickel
arsénical antimonifère:
ted. das Nickelspiess-
glanzerz
NickelspiesglaserzNickel-anti-
monglanz:
ing. the nickeliferous grey Antimony-
ore
Nickel-antimonial-ore). – Questo Mi-
nerale, che nel fondo suol essere d’un colore
grigio di piombo, volgente da un canto al ne-
rastro o al nero di ferro, e dall’ altro al grigio
dell’ acciaio, e talora fin anche, tutto che assai
più di rado, al bianco dello stagno, nitente
sempre d’una lucentezza più o meno metallica,
dimostrante una compage imperfettamente lamel-
losa, ed una spezzatura ineguale di grana piut-
tosto fina, e che rinviensi amorfo in massa com-
patta, il più delle volte sparso o disseminato
per entro ad altri minerali metallici, soprattutto
[Seite 628] ferriferi, piombiferi o cupriferi, non isfregia che
tutt’ al più lo Spato calcareo, e viene sfregiato
sempre dal Feldspato con iscalfittura nero-gri-
giastra, affatto destituta d’ogni nitore, e sciogliesi
poi con facilità nell’ Acido nitrico, lasciandosi ad-
dietro un residuo bianco giallognolo. Trattato al
cannello in sul carbone, esso vi decrepita con
molta veemenza, ma riscaldandolo bel bello, tra-
manda molti fumi solforosi, e il più delle volte
anche arsenicali, lascia rivestito il sottopostovi
carbone d’una camicia bianca, e sotto un fuoco
forte a bastanza finisce poi per fondersi in una
scoria, o piuttosto in una fritta d’un color nero
grigio. Il peso specifico ragguagliasene = 6,020,
per lo meno, ma può pervenirne talora fin anche
a 6,830. Noi ne riportiamo assai volontieri le tre
analisi, che ne tenghiamo in pronto, anche per-
chè possano apparirne meglio le differenze di
composizione; sono desse di =

Ullmann Klaproth John
Nickel 26,10 25,25 23,33
Antimonio 47,56 47,75 61,68
Arsenico 9,94 11,75 traccia
Cobalto traccia 0,00 0,00
Ferro 0,00 0,00 traccia
Solfo 16,40 15,25 14,16
perdita 0,00 0,00 0,83
–––––– –––––– –––––––
Totali 100,00 100,00 100,00. –
[Seite 629]

V’ hanno taluni, che ritengono più volontieri que-
sto tra i Minerali di Nickel, che non tra quelli
d’Antimonio, e ciò può lasciarsi benissimo in
pieno loro arbitrio, attesa segnatamente la rarità
di que’ primi molto maggiore, che non de’ se-
condi. – Le località poi ne stanno particolar-
mente nel così detto Westerwald, nel paese di
Nassau, ec. – (Il Trad.)

SPECIE 4. Antimonio rosso, o anche l’Antimo-
nio idro-solforato
(fr. l’Antimoine rouge – l’An-
timoine oxydé sulfuré
l’Antimoine oxydé hy-
dro-sulphuré:
ted. das Roth spiessglanzerzro-
thes Spiesglaserz
natürlicher Mineralkermes
prismatische Natronblendestrahlige Antimon-
blende
Spiessglanzblende: ing. the red An-
timony-ore
). – Questa Specie è le molte volte
rossa nel fondo, ma però suscettibile di variare
assai, ora in sul giallo, ora in sul bruno, ora in
sul grigio d’acciaio, ed ora fin anche in sul nero
di ferro; qualche volta riesce dessa screziata so-
pra alcuni di questi colori a un tratto, sempre
però ostentando dal più al meno una tal quale
lucentezza metallica, od almeno un nitore submetal-
loideo, che ha pure talora alcun che dell’ adaman-
tino; è rado che essa sia tampoco translucida in
sugli spigoli; la compage ne è confusamente fi-
broso-radiata, e rinviensi poi, quando amorfa
in massa compatta, quando sparsa o soprattem-
pestata ad altri minerali, e quando finalmente
[Seite 630] in cristalluzzi derivanti, come si crede, da un
prisma eretto romboidale, ma aciculari, e quasi
chi dicesse, fibrosi od anche capilliformi, accoz-
zati variamente insieme in mazzetti, in fascicoli,
ec., e perfino in forma di stelle, o simili. Dessa è
tenerissima, a segno che suole essere sfregiabile
perfino dal Gesso laminoso; tenuta nell’ Acido
nitrico, essa vi si ricopre d’una crosta o patina
bianca, e, trattata al cannello, tramanda molto
odore solforoso accompagnato da un fumo bianco,
ma poscia vi si fonde generalmente in un globetto
metallico. Il peso specifico ragguagliasene = 4,000,
potendo però pervenir fino a 4,600. – Klaproth,
che analizzò un saggio di Antimonio rosso radiato
provegnente da Braunsdorf, credette, sebbene
sembri dissentirne ora Berzelius, di poterlo di-
chiarare composto =

d’Antimonio 67,5
d’Ossigeno 10,8
di Solfo 19,7
colla perdita di 2,0
–––––
Totale 100,0. – Le lo-

calità principali ne sono Perneck e Felsöbanya
in Ungheria, Horhausen nel paese di Nassau,
Braunsdorf nell’ Erzgebirge Sassone, Allemont
in Francia, Pereta in Toscana, e via discorrendo.

Come varietà particolare di questa Specie me-
desima, può ritenersi che sia l’Antimonio solfo-
[Seite 631] rato in forma d’esca, o la così detta Miniera
agariciforme d’Antimonio
(fr. la Mine d’Anti-
moine semblable à de l’amadou:
ted. das Zun-
dererz:
ing. the Tinder-ore), la quale è tene-
rissima, o anzi molle affatto, e ad un tempo
pieghevole alquanto e friabile tralle dita, e dotata
d’un color rosso di cerasa, sporco di grigio e di
bruno e lordante le mani, opaca e micante, di
compage lamellosa, o ben piuttosto contessuta di
fibre insieme confusamente affastellate, e rinviensi
soprattempestata sovra altri minerali, come a
dire sulla Galena e simili, od anche sul Quarzo
ec., per entro alle geode, ora in forma di sem-
plice sfioritura, ed ora in forma quasi d’una
pelle sottile. È questa bene spesso argentifera,
senza che l’Argento vi serbi mai una propor-
zione costante. – Link ce ne ha fornito la se-
guente analisi, sull’ esattezza della quale rimane
pure ancora qualche dubbiezza, ma da cui risul-
terebbe quella composta =

d’Antimonio ossidato 33
di Ferro ossidato 40
di Piombo 16
di Solfo 4
colla perdita di 7
––––
Totale 100. – Rinvien-

si dessa, tanto all’ Harz in più luoghi, quanto
eziandio nel paese di Nassau. – (Il Trad.)

[Seite 632]

SPECIE 5. Antimonio bianco, o l’Antimonio
ossidato
, o anche i Fiori d’Antimonio (fr. l’An-
timoine oxydé
les Fleurs d’Antimoinela
Chaux d’Antimoine native
– e talora, ma però
inopportunamente, le Muriate d’Antimoine natif:
ted. das Weiss-spiessglanzerzweisses Spies-
glaserz
Spiesglanz-weiss – prismatischer An-
timonglimmer
die Antimonblüthe: ing. the
white Antimony-ore
). – Questo Minerale è gene-
ralmente bianco, ma passa talvolta anche al giallo
ed al grigio; è desso spesso dotato d’un vivo
nitore perlaceo, od anche adamantino, con una
compage lamellosa, inclinante alla aciculare ra-
diata e stellare, e dimostrante una spezzatura
concoidea a fossette piccole, tendente più o meno
alla ineguale; riesce esso per lo meno translucido,
e qualche volta perfino diafano, ed è cristallizzato
il più delle volte in aghetti lucenti, o in cri-
stalluzzi capillari insieme variamente accozzati per
mazzetti, per fascicoli, per drusicine, od anche
in grumi, in isferoidi o in globicini informi, o
altramente, in modo però che la forma domi-
nante nella cristallizzazione abbia a risultarne
sempre il prisma dritto rettangolare. Del resto è
desso sempre tenerissimo, venendo sfregiato co-
stantemente perfino dal Gesso spatoso con iscal-
fittura grigiastra; fondesi tosto esponendolo sem-
plicemente alla fiamma d’una candela, ed al
cannello si fonde, per poscia sublimarsi, imbian-
[Seite 633] cando il sottopostovi supporto di carbone, e sciogliesi
compiutamente nell’ Acido nitro-muriatico, d’onde
poi l’Acqua sola basta a farlo precipitare in for-
ma, come si suol dire, di magistero, o di un se-
dimento soffice e finissimo. Il peso specifico rag-
guagliasene = 5,000, sebbene possa esso giugnerne
fin anche a 5,600. Vauquelin, che volle analiz-
zare quello di Allemont in Francia, lo trovò com-
posto =

d’Antimonio ossidato 86
di Ferro ossidato antimoniifero 3
e di Silice 8
colla perdita di 3
–––
Totale 100.

Le principalissime località ne sono poi, oltre a
quella già citatane di Allemont, Challanches nel
Delfinato, Przibram in Boemia, Wolfach nel
paese di Baden, Horhausen in quello di Nassau,
Bräunsdorf nell’ Erzgebirge Sassone, Malaczka in
Transilvania, e l’Ungheria in più luoghi. Kla-
proth ci previene, che questo Minerale s’ assomi-
glia, non meno in riguardo alle esterne apparen-
ze, che in riguardo alla sua chimica composizione,
a quella preparazione artificiale, che è cono-
sciuta sotto il nome di Neve d’Antimonio (Nix
Antimonii:
ted. weisse Spiessglanzblume). –
Non debbe più cader dubbio tampoco, che l’An-
timonio ossidato giallo nativo (fr. l’Antimoine
oxydé épigène jaune:
ted. das Gelbspiessglanz-
[Seite 634] erz
), del quale vengonci esemplari in commer-
cio, tanto dall’ Ungheria, quanto dalla Savoia,
ed anche da altre località diverse, non abbia da
ritenersi per altro, che per una semplice varietà
di colore della Specie qui ora da noi descritta.

(Il Trad.)

SPECIE 6. Antimonio ocraceo, o anche l’O-
cra nativa d’Antimonio, o il Chermes minerale
nativo
(fr. l’Antimoine oxydé terreux – le Ker-
mes minéral natif:
ted. das Spiessglanz-ocker –
Antimonocker:
ing. the Antimony-ochre). –
Questa Specie minerale è ordinariamente d’un
colore giallo citrino, o giallo di paglia, volgente
talora alquanto o al bruniccio o anche al verdo-
gnolo, ed è sempre tenera molto, e terrosa o
friabile, sparuta o affatto destituta di nitore, e
sparsa o disseminata per piccole masse in altri
minerali Antimoniiferi, e soprattutto nell’ Anti-
monio solforato grigio radiato, o anche soprat-
tempestatavi. Al cannello fondesi dessa con un vivo
sobbollimento, cessato il quale, riducesi in un glo-
betto metallico, che poi, insistendovi sopra col
fuoco, si volatilizza per intiero con diffusione al-
l’intorno d’un odore d’aglio, e con imbianca-
mento del sottopostovi carbone. Proust, che la
analizzò, la riconobbe per un mero Antimonio
ossidulato, nella composizione del quale l’ossi-
geno non entra, se non nella proporzione di 18,5,
mentre i rimanenti 81,5, per andare al 100, ne
[Seite 635] sono d’Antimonio puro. – Le località princi-
pali ne sono Horhausen nel paese di Nassau,
Freyberg e Bräunsdorf nell’ Erzgebirge Sassone,
Kremnitz, Magurska e Mito nel Comitato di Sohl
in Ungheria, Limoges in Francia, l’Andalusia
in Ispagna, ed altri luoghi diversi della Boemia,
della Cornovaglia, della Siberia, della piccola
Tartaria, ec. ec. – (Il Trad.)


GENERE XII
cobalto

[Seite 636]

Il Cobalto1 puro, o Cobalto metallico, che
dicesi ordinariamente Cobalto regolino, o Regolo
di Cobalto (ted. das Kobalt-metalldie Ko-
balt-speise
), ha un colore quasi simile a quello
del Ferro, ma volgente a un tratto alquanto al
grigio d’acciaio, ed al rossiccio; è desso solubile
nell’ Acqua regia (Acido nitro-muriatico), e la
soluzione così ottenutane, ci offre poi uno dei
più noti, così detti, Inchiostri simpatici (sympa-
thetische Tinte
) di un bel colore cilestro. Il peso
specifico ragguagliasene = 7,811. È desso som-
mamente refrattario, o almeno difficilissimo a
fondersi; da che non si riesce a fonderlo, che
con una elevatezza di temperatura corrispondente
a gradi 158 del Pirometro di Wedgewood, che
[Seite 637] pareggiansi a gradi positivi 9608 del Termome-
tro Reaumuriano, e quando è perfettamente pu-
ro, riesce anche magnetico a un di presso a quel
modo che lo può essere il Ferro. Mediante l’ar-
rostimento, o la torrefazione, esso si calcina,
come si suol dire, o riducesi in una polvere ne-
ra, la quale, unita ad alcune materie vitresci-
bili, e segnatamente alla così detta fritta del ve-
tro comune, fornisce poi lo Smaltino o la Zaf-
fera,
che è un vetro azzurro preparato, utilis-
simo, come si sa, per varie arti, nelle quali oc-
corre di colorare alcuni oggetti in azzurro, o in
un colore celeste d’indole minerale.

SPECIE 1. Cobalto bianco (Galena Cobalti:
fr. le Cobalt blancle Cobalt grisla Mine
de Cobalt arsénicale blanche et grise
le Co-
balt blanc argentin:
ted. der Speiss-kobalt
weisser SpeiskobaltKobaltkiesoktaedri-
scher Kobaltkies
– e talora anche in qualche
località, der GraupenkobaltKobaltspiegel
Festungs-kobaltFortifikations-kobalt: ing. the
tin-white Cobalt-ore
). – Questo Minerale è
per lo più di un colore bianco, analogo a quello
che è proprio dello Stagno metallico, ma suscet-
tibile di volgere, nell’ interno, più o meno anche
al grigio ed al nerastro, mentre al di fuori mo-
strasi ora grigio, ora nero, e più di rado poi d’un
giallo che rammenta quello dell’ ottone, od an-
che screziato o cangiante, con un nitore decisa-
[Seite 638] mente metallico, e qualche volta micante, a spezza-
tura ineguale e di grana fina, inclinante ora alla
equabile od uniforme, ed ora alla concoidea, e di-
mostrante una compage grano-lamellosa, od anche
fibro-lamellosa, quando radiata, e quando eziandio,
sebbene assai più di rado, stellare. Rinviensi desso
bene spesso amorfo in massa compatta, o vera-
mente in grumi, in pallottole, in arnioncini, op-
pure in grappoli o botriti, nel qual caso i Tedeschi
chiamanlo appunto Kobalt-graupen o Graupen-
kobalt
(Cobalto botritico, o Cobalto in grappoli),
qualche volta offerente una superficie piana e lu-
cida, quasi chi dicesse, come uno specchio, ed
allora viene da’ Tedeschi denominato Kobaltspie-
gel,
o Spiegelkobalt (Cobalto speculare): a quel
modo che contraddistinguon essi propriamente col
nome di grauer Speiskobalt, quello che, essendo
nel fondo di color grigio, riesce poi qua e là
micante per punti, per fibre, per ischeggie o
per laminette: con l’altro di gelber Speiskobalt,
quello che è intimamente misturato colle Piriti
marziali o cupree: talora con quello di Kobal-
kes
(Pirite di Cobalto), il Cobalto bianco, o
piuttosto grigio d’acciaio volgente sensibilmente,
almeno in sulla sua superficie, al rossiccio: con
quello di Hornkobalt (Cobalto corneo), una in-
tima mistura di Cobalto grigio col Quarzo, e fi-
nalmente, per ommetterne i rimanenti, co’ nomi
di Festungs-kobalt, o di Fortifications-kobalt,
[Seite 639] que’ Cobalti bianchi o grigi, i disegni accidenta-
li, che appariscono sulle superficie de’ quali,
rappresentano grossolanamente in qualche modo la
pianta d’una fortezza; lo che succede in fatto qual-
che volta, come succede eziandio, che sulla su-
perficie appariscanvi talora disegnate, per così dire,
alcune linee curve in parte, ed in parte rette, o
miste, più o meno marcate o rilevate a foggia di
dendriti, d’arborescenze ec., rappresentanti per-
fino qualche volta un tal quale lavoro a maglia,
quando più e quando meno regolare ed elegante.
Hassi però anche questo Minerale, e non gran
fatto di rado, cristallizzato apparentemente in
cubi, o in tali altre forme ancora, che siano
riducibili o derivabili sempre dal tipo di cristal-
lizzazione, che n’ è l’ottaedro regolare. Del resto
sfregia esso qualche volta perfino l’Apatite, ve-
nendo sfregiato costantemente dal Feldspato con
iscalfittura d’ordinario più risplendente ancora,
che il saggio naturalmente in complesso non ne
sia; sciogliesi a caldo nell’ Acido nitrico; espo-
sto soltanto, e senza più, alla fiamma d’una can-
dela, vi tramanda tosto un sensibile odore d’arse-
nico; ma poi, trattandolo solo col cannello so-
vra il carbone, ed insistendovi col fuoco quanto
può occorrere, si riesce ad ottenerne alla perfine
un pallino, o una perluccia metallica argentina, su-
perficialmente screziata, o scherzante a un tratto
sopra diversi colori; mentre, trattandolo col Bo-
[Seite 640] race calcinato, se ne ottiene un vetro di colore
azzurro. Il peso specifico ragguagliasene = 6,130,
sebbene esso possa pervenirne fin anche a 7,000.
Ecco qui ora alcune delle analisi, che i due se-
guenti valorosi Chimici ce ne hanno fornito =

STROMEYER JOHN
––– –––
Speiskobalt
cristallizzato
di
Riechelsdorf
Speiskobalt
fibroso
dello
Schneeberg
Cobalto 20,31 28,00
Arsenico 74,21 65,75
Ferro 3,42 0,00
Ferro ossid. manganesif. 0,00 6,25
Rame 0,15 0,00
Solfo 0,88 0,00
colla perdita di 1,03 0,00
–––––– ––––––
Totali 100,00 100,00.

Accade spesso, che questa Specie di minerali di
Cobalto riesca più o meno argentifera, ed è
qualche rara volta accompagnata anche da alcun
poco di Rame nativo; ma ciò stimasi qui avve-
nire, più che non altro, in via meramente acci-
dentale. – Le principali località ne sono, alla fine,
in Germania: Bieber presso ad Hanau, e Rie-
chelsdorf nell’ Assia elettorale; Siegen e Sayn-
altenkirch nel Westerwald; Embs presso a Nas-
sau; Saalfield e Glücksbrunn in Turingia; Wit-
[Seite 641] tichen nel paese di Baden; poi il Virtemberghese,
l’Harz, la Boemia, la Sassonia e l’Ungheria in
più luoghi, e quindi ancora Tunaberg nella Svezia,
Usseglio in Piemonte, Sierren al di sopra di Sit-
tis nel Vallese, Allemont nel Delfinato, Plau-de
Peyre nella Valle Gistain su i Pirenei, la Cor-
novaglia in più luoghi, e via discorrendo. –
È questa la più frequente e la più comune di
tutte quante le miniere di Cobalto. – (Il Trad.)

SPECIE 2. Cobalto grigio, od anche il Co-
balto arsenicale
(Minera Cobalti crystallisata,
seu cinerea:
fr. le Cobalt grisle Cobalt ar-
sénical gris-noirâtre subluisant
la Mine de
Cobalt arsénicale d’un gris cendré
le Sulfo-
arsèniure de Cobalt:
ted. grauer Speiskobalt
Arsenik-kobaltstahlderber Kobaltok-
taedrischer Kobalt-kies:
ing. the arsenical Co-
balt
grey Cobalt-ore). – Questo Mine-
rale suol essere di un colore grigio d’acciaio
generalmente piuttosto chiaro, ed è amorfo il
più delle volte; qualche volta mostra piana, lu-
cente e speculare una delle sue faccie naturali
(SpiegelkobaltKobaltspiegel), e talora pre-
senta una superficie, come chi dicesse, lavorata
a maglie; la spezzatura suole rammentarne, me-
glio che nient’ altro, quella che è propria dell’ ac-
ciaio inglese; è dessa sensibilmente più dura, che
il Cobalto bianco non sia, e contiene anch’ essa
per solito, associati al Cobalto, l’Arsenico, il
[Seite 642] Ferro, e talvolta qualche altro metallo ancora. –
Ullmann cita anzi un Cobalto arsenicale giallo
(gelber Speiskobalt), già da noi mentovato testè,
senza però accennarne alcuna località precisa, che
altro, a giudicio di lui, non dovrebb’ essere, se
non un’ intima mistura di questo stesso nostro
Cobalto grigio colla Pirite marziale (Eisenkies),
o colla Pirite epatica (Leberkies). – Le località
di questo Cobalto grigio sono quelle stesse che
già accennammo come proprie del precedente Co-
balto bianco, come a dire, per esempio, l’Erz-
gebirge, tanto dalla parte della Sassonia, quando
da quella della Boemia. – Sembra che possa es-
so, senza tema di far confusione, ritenersi come
una semplice varietà del Cobalto bianco, ad un
tempo più dura, più compatta, alquanto più ca-
rica di colore, e di una grana generalmente più
fina ed uniforme. – (Il Trad.)

SPECIE 3. Cobalto scaccato lucente, o anche il
Cobalto tessulare, il Cobalto piritoso speculare,

o la Pirite di Cobalto (Minera Cobalti tessu-
laris
Minera Cobalti sulphureaCobaltum
pyriticosum:
fr. le Cobalt luisantle Cobalt
pyriteux spéculaire
le Cobalt sulfuréla
Pyrite de Cobalt:
ted. der GlanzkobaltGlanz-
kobaltkies
Kobaltkies: ing. the pyritaceous Co-
balt – sulphurate Cobalt
specular Cobalt-ore?).
– È questo nel fondo d’un colore bianco di Sta-
gno, nel quale scorgesi però una tal quale leg-
[Seite 643] giera volgenza al rossiccio pallido; per lo più
rinviensi amorfo in massa compatta, talora in
grumi, arnioni o palle informi ed irregolari, e
qualche volta pur anco in minutissimi cristalluzzi
indeterminabili, o tutt’ al più riconducibili alla
forma dell’ ottaedro regolare, propria, come ve-
demmo, del precedente Cobalto bianco, del quale
taluni vorrebbono riguardar questo come una
semplice varietà, sebbene ne diversifichi a ba-
stanza sensibilmente anche la chimica composi-
zione, come apparirà più manifesto dalle analisi,
che ce ne hanno fornito alcuni espertissimi Chi-
mici, e che ci appariscono, per riguardi assai
ragionevoli, meritare d’essere riunite nella Ta-
bella, che tosto qui di seguito siamo per darne,
non senza però avere prima ulteriormente notato
ancora, che il Cobalto piritoso (Kobaltkies) di
Hausmann, provegnente o da Nya-Bastnaes, o
dalla miniera denominata Saint Göran presso a
Ryddarhyttan in Isvezia, di un colore grigio
d’acciaio chiaro, cangiante alquanto in sul ros-
so, in massa compatta amorfa, o disseminato
per parti nella ganga, o in altri minerali di Co-
balto, e che dimostra una spezzatura ineguale
tendente alla concoidea, sembra qui pure appar-
tenere anch’ esso. – Ecco ora finalmente la te-
stè promessa Tabella:

[Seite 644]
xxx
[Seite 645]

Ispezionando con qualche diligenza le spesso di-
versissime, e talora incomplete o incerte analisi,
di parecchi minerali di Cobalto, che pure con-
fondonsi talora sotto i medesimi nomi, riportate
qui ora da noi in questa, e nella precedente ta-
bella, non si potrà a meno di rilevarne tosto a
prima giunta, come molto resti ancora, circa
quelli, da desiderarsi, ma soprattutto poi una
loro distribuzione alquanto più soddisfacente, o
meglio fondata, che in fatto non siano quelle,
che ne stanno infino ad ora a nostra disposizio-
ne. – Quanto finalmente alle loro località, ben
si vede appunto dalla tabella medesima, che ve
n’ ha un buon numero; tanto più che vi si pos-
sono aggiugnere ulteriormente ben molte di quel-
le, che accennammo già come proprie della no-
stra Specie 1. Cobalto bianco, e trall’ altre, Sie-
gen nel Westervald, Wittichen nel paese di Ba-
den, Embs nel paese di Nassau, la Turingia,
il Virtemberghese, l’Harz, l’Erzgebirge Sassone,
la Boemia, la Stiria, l’Ungheria, la Francia,
Usseglio in Piemonte, i dintorni di Cristiania in
Norvegia, ecc. – (Il Trad.)

SPECIE 4. Cobalto terroso nero, o il nero
di Cobalto, il Cobalto ossidato kero terroso

(fr. le Cobalt oxydé noirl’Ochre noire de
Cobalt:
ted. schwarzer ErdkobaltKobalt-
mulm
RusskobaltSchlackenkobaltKo-
baltschwärze:
ing. the black Cobalt-ochre). –
[Seite 646] Questa Specie suol essere generalmente di color
nero, volgente talora all’ azzurrognolo, o al tur-
chiniccio dell’ Ardesia, o d’alcuni altri Schisti più
o meno a quella analoghi, e talora anche al bru-
niccio vario, come a dire al nero bruniccio, o al
bruno nerastro; lorda essa bene spesso le dita
nel maneggiarla, e può segnare anche leggier-
mente la carta, quasi alla foggia d’un lapis; è te-
nera sempre, e talora polverosa a modo di fulig-
gine, ond’ è che viene poi detta da’ Tedeschi Russ-
kobalt
(Cobalto fuligginoso), ma riesce, se non
altro almeno agevolmente sfacibile, sgretolabile o
sfarinabile coll’ ugne, anche quando mostrasi dessa
più del solito coerente o indurata, nel qual caso
i Tedeschi usano contraddistinguerla col nome di
Schlackenkobalt (Cobalto scoriaceo – Cobalto
scoriiforme); hassi poi essa ora amorfa affatto, or
grappolosa o botritica, ora in grumi od arnion-
cini, ed ora in forma di tubi o di cannuccie, sparsa
o disseminata per entro, o anche sovrai tempestata
ad altri minerali di Cobalto, in forma di sfioritura,
di ammuffitura, o d’incrostazione, d’intonaca-
tura, o simili; ostenta qualche rara volta una
compage testacea, ed una spezzatura concoidea
appianata, ma per lo più riesce al tutto terrosa
sotto amendue questi aspetti; il nitore ne suol
essere sparuto o smorto decisamente, sebbene
abbiasene qualche esemplare, che riesce micante
per punti o per laminette sparse da luogo a luo-
[Seite 647] go, e qualche altro anche glabro a bastanza, o
liscio da per tutto; uno sfregio, che le si faccia
con una punta, o con un corpo duro, ne sfog-
gia per altro sempre un nitore in certo tal qual
modo grasso od untuoso. È dessa inoltre leggiera
assai, mentre il peso specifico non ragguagliase-
ne, se non tutt’ al più = 2,200. Sciogliesi a
caldo bene a bastanza nell’ Acido muriatico (Idro-
clorico
), e la carta imbevuta della soluzione ot-
tenutane, si fa poi verde scaldandola; e final-
mente, trattata questa sostanza minerale al can-
nello, suole dessa sviluppar quasi sempre un
odore arsenicale, e colorarvi in azzurro il vetro di
Borace, essendovi infusibile affatto di per sè sola.
Sembra, ch’ essa debba la propria origine, più
che non ad altro, alla decomposizione spontanea
del Cobalto bianco, o del Cobalto grigio, co’ quali
trovasi associata; e quinci avrebbesi ragion d’ar-
guire, che la composizione avesse a risultarne
principalmente di Cobalto, Arsenico e Ferro os-
sidati, se pur non forse carbonati; ciò non per-
tanto, nell’ analizzare il Cobalto terroso nero di
Rengersdorf nell’ Alta Lusazia, (il quale però
potrebbe forse meritar benissimo d’essere con-
siderato a parte da tutti gli altri Cobalti terrosi ne-
ri), avvenne a Klaproth di trovarlo composto di =

[Seite 648]
Cobalto ossidato manganesifero 19,4
Manganese ossidato puro 16,0
Rame ossidato 0,2
Silice 24,8
Allumina 20,4
Acqua ed altre parti volatili 17,0
colla perdita di 2,2
–––––
Totale 100,0. – E

desso talora argentifero, ed anzi Selb ha ulti-
mamente preteso, che uno, appunto argentifero,
derivante dalla miniera denominata Sophia presso
a Wittichen nel paese di Baden, ove viene con-
traddistinto col nome di Silberkobalt (Cobalto
argentifero), contenga l’Argento nello stato d’A-
cido argentico. In riguardo finalmente alle loca-
lità, d’onde, oltre alle due già da noi citatene
qui sopra, hannosi saggi di Cobalto nero terroso,
polveroso o farinoso, od anche indurato e più
o meno coerente, diremo, che sono desse le mi-
niere Alpirsbach e Reinerzau nel Virtemberghe-
se, Bieber presso ad Hanau, Riechelsdorf nel-
l’Assia, Saalfeld e Linsenberg nella Turingia,
Ioachimsthal in Boemia, Geyer e Kitzbühel nel
Tirolo, Howth nell’ Irlanda, il Cheesbire in In-
ghilterra, e via discorrendo1. – (Il Trad.)

[Seite 649]

SPECIE 5. Cobalto terroso bruno, o anche
il Cobalto terroso giallo, il Cobalto ocraceo
bruno e giallo
, o l’Ocra bruna e gialla di
Cobalto
(fr. le Cobalt oxydé ferrifèrele Co-
balt terreux brun et jaune:
ted. brauner Erd-
kobalt
gelber ErdkobaltLederkobalt: ing.
the brown and yellow Cobalt-ochre). – È que-
sto di un colore generalmente bruno epatico, su-
[Seite 650] scettibile però di volgere più o meno al giallo di
paglia sporco, od anche in qualche modo al gri-
gio; e appunto da queste sue varietà, o grada-
zioni di colorito ne deriva poi la distinzione in
bruno, in giallo, in grigio, in Cobalto terroso
del colore del cuojo (Lederkobalt), e via discor-
rendo. È desso terroso, tenero sempre, amorfo
in massa terrosa, smorto o sparuto affatto, a
spezzatura terrosa, e sfregiabile con iscalfittura
alquanto lucente d’un nitore grasso untuoso, e
rinviensi sparso e disseminato, od anche sovrat-
tempestato in forma di sfioritura, o altramente,
ad altri minerali di Cobalto, e potrebbe forse
anco ritenersi come una semplice modificazione
accidentale del precedente Cobalto terroso nero.
Le località principali ne sono poi Alspirsbach e
Reinerzau nel Virtemberghese, Riechelsdorf nel-
l’Assia elettorale, Saadfeld e Kammsdorf nella
Turingia, Kupferberg in Islesia, Allemont in
Francia, e Gistain nella Spagna. – (Il Trad.)

SPECIE 6. Cobalto terroso rosso, o anche
il Cobalto arseniato, il Cobalto micaceo, i
Fiori di Cobalto
(fr. le Cobalt arséniatéle
Cobalt terreux rouge
les Fleurs rouges de
Cobalt:
ted. rother Erdkobaltarseniksaures
Kobalt
prismatischer Kobalt-glimmerKo-
baltblüthe
Kobaltbeschlag: ing. the Arseniate
of Cobalt
Cobalt-bloomradiated red Co-
balt-ochre
Cobalt-crustearthy red Co-
[Seite 651] balt-ochre
). – Questa Specie è di colore ge-
neralmente rosso cremisi, o rosso persichino, ma
suscettibile di volgere per gradi, e per effetto del
contatto coll’ aria, al bianchiccio, al grigio, al
bruniccio, e anche talora al verdiccio, sebbene
molto più di rado; sfregia essa il Gesso, ma non
mai lo Spato calcareo, e presenta, sfregiandola,
una scalfittura lucente; non è solubile in verun
conto nell’ Acqua, ma è poi solubile benissimo
nell’ Acido nitrico, senza che se ne sviluppi alcuna
sostanza gazosa; esposta in un cucchiajo all’ a-
zione della fiamma d’una candela, essa vi acqui-
sta un colore turchiniccio, perdendovi buona
dose dell’ acqua che dapprima conteneva, e trat-
tata sola al cannello in sul carbone, vi svolge
qualche fumo arsenicale, e giuntovi il Borace, si
fonde con esso in un vetro azzurrognolo. Il peso
specifico ragguagliasene = 4,000, per lo meno,
ma può giugnerne fin anche a 4300. Presentasi
dessa, ora in forma di crosta, di spalmatura,
e, quasi direbbesi, d’ammuffittura, o muffa di
Cobalto arseniato (fr. le Cobalt arséniaté pul-
vérulent
le Cobalt arséniaté terreux: ted. der
Kobaltbeschlag
erdiger rother Erdkobalt: ing.
the Cobalt-crust), ed in tal caso è ora affatto ter-
rosa, incoerente ed amorfa, ed ora compatta,
botritica, grumosa, arnioniforme o simili, sparsa,
disseminata, o sovrattempestata ad altri minerali
di Cobalto, smorta o di nitore al tutto sparu-
[Seite 652] ta, opaca, o translucida a pena in sugli spigoli
i più solidi, dimostrando in sulla spezzatura una
compage decisamente terrosa di grana fina; talora
presentasi essa in vece sotto specie di bella fio-
ritura di Cobalto, o, secondo che si suol dire,
di Fiori di Cobalto (fr. le Cobalt arseniaté aci-
culaire
les Fleurs de Cobaltles Fleurs
rouges de Cobalt:
ted. die Kobaltblüthestrah-
liger rother Erdkobalt:
ing. the Cobalt-bloom),
e qualche volta mostrasi cristallizzata in mazzettini,
in fascicoli od anche in brillanti stellette compagi-
nate d’aghi, o di fibruzze capillari, vagamente
insieme aggruppate, derivabili o riducibili, per
quello che se ne giudica, ad un prisma obbli-
quo rettangolare, che n’ è ritenuto come il tipo
della cristallizzazione, conformate poi talora an-
ch’ esse in grumi, in grappoli, in arnioncini,
in drusicine o simili, di compage fibrosa o ra-
diata, a fibre per lo meno translucide, e dotate
d’un nitore debolmente perlaceo, e appunto di
un colore per lo più analogo molto a quello, che
è proprio de’ fiori di persico. – Bueholz, che
analizzò i Fiori di Cobalto (Kobaltblüthe) di
Riechelsdorf nell’ Assia, li riconobbe composti
come segue =

[Seite 653]
di Cobalto ossidato 39
d’Acido arsenico 37
d’Acqua 22
colla perdita di 2
––––
Totale 100. Le lo-

calità principali ne sono, quanto alla Germania,
Wittichen nel Badese, Reinerzau nel Virtember-
ghese, Niederschelden nel paese di Siegen, Bie-
ber e Riechelsdorf, com’ è già detto, nell’ As-
sia, Glücksbrunn e Saalfeld nella Turingia, An-
naberg e Schneeberg nell’ Erzgebirge Sassone,
Unterinnthal, Brixlegg e Geyer in Tirolo, e Kup-
ferberg nella Slesia, e, quanto all’ altre regioni,
Allemont in Francia, Modum in Norvegia, Da-
larne e Tunaberg nella Svezia, Alva, Brough-
ton, e Tyndrum presso a Clifton nella Gran
Brettagna, ec. ec. – (Il Trad.)

A queste sei diverse maniere di minerali di Co-
balto stimo però, che occorra d’aggiugnere ulte-
riormente qualche notizia eziandio su gli altri
pochi, che qui ora seguono:

a) La Roselite di Levy, che è di un colore
di rosa carico molto, dura a un dipresso quanto
lo Spato calcareo, e quindi sfregiabile sempre
dallo Spato fluore con iscalfittura bianchiccia,
dotata di nitore vetroso e translucida, e cristal-
lizzata bene spesso in forme, a quanto ne sem-
bra, riducibili, o derivabili da un prisma qua-
[Seite 654] drilatero, che vorrebbe taluno ritenerne pel tipo
della cristallizzazione. Rinviensi questa appunto
particolarmente a Schneeberg in Sassonia, im-
piantata o concresciuta in un Quarzo romboe-
dro, e fu in addietro considerata come una sem-
plice varietà del Cobalto terroso rosso (rother
Erdkobalt
prismatischer Kobaltglimmer); ma
merita, giusta l’opinione emessane dal già più
volte lodato Professore Guglielmo Haidinger, di
esserne sottratta, per collocarla fra le Aloidi (Ha-
loide
) di Mohs; stante che, in forza de’ tenta-
tivi analitici dallo Children praticativi sopra, ri-
sulterebbe dessa contenere ad un tempo, come
suoi principii componenti, l’Acqua, il Cobalto
ossidato, la Calce, l’Acido arsenico e la Ma-
gnesia, in proporzioni decrescenti a norma della
progressione, dietro alla quale vengono essi qui
da me ora accennati. Sciogliesi dessa compiuta-
mente nell’ Acido muriatico, e, trattandola al
cannello di per sè sola, essa vi perde la pro-
pria acqua, facendosi nera, e vi acquista, tanto
col Borace, quanto eziandio co’ Sali fosforici, un
colore azzurrognolo;

b) Il Cobalto Sterco d’oca argentifero, o il
Cobalto arseniato terroso
, più propriamente detto
screziato, o cangiante (Minera argenti mollior,
diversicolor:
fr. le Cobalt merdoiele Cobalt
arséniaté terreux argentifère merde-d’oye –
l’Argent merdoie
la Mine d’Argent merdoie:
[Seite 655] ted. das GänsekötigerzGänsegötigerz
Gänsekötigsilbergänsekötiges Kobalt: ing.
the Goose-dung-ore), che è una mistura natu-
rale, a un tratto, di Cobalto terroso rosso (Kobalt-
beschlag
), di Cobalto terroso nero (schwarzer
Erdkobalt
), di Cobalto terroso bruno (brauner
Erdkobalt
), di Nickel arsenicale (arseniksaures
Nickel
), d’Argento nativo, d’Allumina, e via
discorrendo anche talora d’altre sostanze mine-
rali; mistura che rinviensi, tanto ad Allemont
nel Delfinato in Francia, quanto eziandio a
Schemnitz in Sassonia, come altre consimili se
ne rinvengono altrove, quale si è quella, a ca-
gion d’esempio, che hassi talora dall’ Harz sotto
a’ medesimi nomi tedeschi di Gänsekötigerz, o
di Gänsekötigsilber, composta essenzialmente di
Arsenico nativo, di Argento rosso antimoniale
(Rothgültigerz), di Argento nero terroso (Sil-
berschwärze
), e d’Orpimento, od Arsenico sol-
forato giallo;

c) Finalmente credo che sia bene il far qui ri-
marcare eziandio, che il celebre Hausmann ha
voluto contraddistinguere, colla denominazione par-
ticolare di schlackige Kobaltblüthe (Fiori di Co-
balto scoriacei), da’ rimanenti suoi fiori di Co-
balto radiati (strahlige Kobaltblüthe), e terrosi
(erdige Kobaltblüthe), quel minerale di Cobalto,
tenero ad un tempo e fragile, e translucido, che
hassi in forma di incrostazioncine sottili, grappo-
[Seite 656] lose o botritiche della miniera Sophia di Witti-
chen nel paese di Fürstenberg, di colore rosso
cremisi smontato, o rosso di giacinto cupo, o
anche bruno di castagna, che esternamente è li-
scio, glabro, e dotato d’un nitore grasso od
unto a un di presso come la cera, e che suole
ostentare costantemente una spezzatura concoidea.

(Il Trad.)


GENERE XIII
nickel

Il Nickel, o Niccolo che vogliasi dire, ha un
allo di colore suo proprio, che dal bianco grigia-
stro, volge alcun poco al rosso sbiadato; è desso
assai duro, e quasi affatto refrattario, riescendone
difficilissima la fusione, ad ottenere la quale non
occorre meno d’una temperatura di gradi 160
del Pirometro di Wedgewood = 9725 gradi po-
sitivi Reaumuriani all’ incirca. Quando si può
averlo assolutamente puro, è posto oggimai fuori
d’ogni contestazione, che anche questo Metallo
è magnetico al pari del Cobalto; sciogliesi poi
desso più facilmente nell’ Acido nitrico, che non
in qualsivoglia altro Acido minerale, e forma con
esso una soluzione di color verde; ma il suo os-
[Seite 657] sido, o la così detta Calce di Nickel, colora in-
vece la soluzione d’Ammoniaca in azzurro, o
turchiniccio. Il peso specifico ragguagliasene =
7,807, e si sa che alla China viene esso, unita-
mente al Rame, adoperato come ingrediente ne-
cessario nella composizione di quel Packfong, che
citammo già anche alla pag. 431 di questo stesso
Vol. VI del presente nostro Manuale.

Ammettesi ora generalmente l’esistenza d’un
Nickel nativo (fr. le Nickel natif: ted. das Ge-
diegen-nickel
gediegenes Nickel – e talora
anche der Haarkies; sebbene sotto ad un tal
nome taluno prediliga d’intendere piuttosto una
varietà capilliforme del Nickel piritoso, propria-
mente detto Nickelkies: ing. the capillar Pyri-
tes
native Nickel), che suole ostentare un
colore giallo d’ottone, volgente più o meno al gri-
gio d’acciaio, o screziato, o cangiante appunto
in sul grigio, o anche in sull’ abbronzato dello
stesso acciaio: che riesce opaco sempre, e dotato
d’un deciso nitore metallico, e che suole per lo
più ostentare una spezzatura concoidea a fossette
appianate; è desso agro, ed anzi fragilissimo, sfre-
ginole facilmente da una punta, ponghiamo, di
ferro con isfregio ancora più lucente, ch’ esso non
sia nel resto di sua superficie, e rinviensi in cri-
stalli capillari dilicatissimi, spesso rivestiti d’un’ O-
cra bruna di ferro, ora discreti o distinti, ora
intralciati e confusi, e qualche volta riuniti in
[Seite 658] mazzetti, in fascicoli, in cumuli o via discorren-
do. Questo minerale di Nickel sciogliesi poi a
caldo nell’ Acido nitro-muriatico, e, trattato di
per sè solo al cannello in sul carbone, ésso fon-
devisi il più delle volte, senza molta difficoltà, e
senza emettere, nè molto fumo, nè alcun troppo
sensibile odore d’Arsenico o di Solfo, in una
perletta nero-grigia, che, incalzando il fuoco,
cangiasi alla perfine in un pretto globicino me-
tallico; mentre, invece, trattandolo al cannello col
Borace, dà per l’ordinario un vetro verdiccio,
e, quando è cobaltifero, un vetro violetto. Kla-
proth, che intraprese e praticò diversi tentativi
analitici sovra questo Nickel nativo, lo trovò sem-
pre nel fondo Nickel puro allo stato metallico,
accompagnato soltanto, e forse più che altro in
via meramente accidentale, da qualche traccia,
or di Cobalto, ora d’Arsenico, ed ora d’amen-
due queste sostanze metalliche a un tratto. Alla
presenza accidentale dell’ Arsenico ama egli anzi
d’attribuire la facilità di questo Minerale ad en-
trare in fusione sollo l’azione della fiamma del
cannello: sapendosi d’altronde troppo bene, co-
me notammo testè, quanto refrattario esser so-
glia il Nickel regolino; e vale a fissarlo anche
meglio in questa opinione la circostanza, che al-
cuni saggi di Nickel nativo, probabilmente per-
chè mancano affatto d’Arsenico, non fanno che
annerarsi al cannello, senza fondervisi. – Le lo-
[Seite 659] calità principali ne sono poi la miniera denomi-
nata grüne-Anne presso a Schulzbach nel We-
sterwald, Johann-georgenstadt nell’ Erzgebirge Sas-
sone, e Joachimsthal, oltre a qualche altra an-
cora, in Boemia, e via discorrendo, ove rinviensi
sempre in terreni, come si suol dire, a filoni
(Ganggebirge), accompagnante i diversi mine-
rali di Nickel, e parecchie altre sostanze mine-
rali, parte metalliche, e parte no. – Si sa in ol-
tre ora benissimo, che il Nickel nativo, sebbene
non capillare, com’ è quello terrigeno, del quale
ci siamo infino ad ora occupati, esiste eziandio,
in molecole visibili bene spesso ad occhio nudo,
per entro alla massa di quelle così dette Bolidi,
Aeroliti o Meteoroliti, che ritengonsi per atmo-
geniche, o forse piuttosto ancora per cosmoge-
niche. – Finalmente non può essere, cred’ io,
se non ben fatto l’avvertire, che in addietro, fino
all’ epoca, in cui Klaproth assunse di dilucidar me-
glio le cose, in Germania riteneasi universalmente
il Nickel nativo capillare, sotto il nome di Haar-
kies
(Pirite capillare), come una semplice Pirite
marziale (Eisenkies), cristallizzata in prismetti
lunghissimi e sottili, rammentanti meglio che al-
tra cosa, altrettanti aghetti, o filamenti capilla-
ri. Ma poichè si danno realmente alcune Piriti
marziali così conformate, perciò non è da con-
sentirsi più oltre che, tanto queste, quanto il Ni-
ckel nativo capillare; differentissimi come sono,
[Seite 660] abbiano più quind’ innanzi a chiamarsi col me-
desimo nome di Haarkiese; tanto più che, qua-
lunque possa esserne la rassomiglianza, a prima
giunta, in riguardo alle apparenze esteriori, il
cannello basta a contraddistinguerne tosto le
prime dal secondo, mercè dell’ odore di Solfo,
che svolge da quelle bensì, ma da questo non
mai. – (Il Trad.)

SPECIE 1. Pirite di Nickel, o anche il Nickel
piritoso, il Nickel solforato
(fr. le Nickel py-
riteux
le Nickel sulfuré: ted. der Nickelkies
– e talora eziandio, tutto che troppo impro-
priamente, Haarkies: ing. the Nickel pyrites
native sulphuret of Nickel). – Suol esser que-
sta di un colore, che stassene tra il grigio pro-
prio dell’ acciaio ed il giallo del bronzo, e mo-
strasi per lo più in forma d’aghetti, o di fila-
menti capillari discreti o distinti, e più o meno
lunghi, a un dipresso a quel modo medesimo
che accennammo di già per incidente alla pa-
gina 484 e successiva del presente nostro VI
volume, parlando delle Piriti capillari segnata-
mente di Andreasberg nell’ Harz. Arfwedson,
che volle analizzarla, la trovò composta =

di Nickel puro 64,35
di Solfo 34,26
colla perdita di 1,39
––––––
Totale 100,00; ritenuto
[Seite 661]

che nella perdita qui notatane sono da compren-
dersi alcune traccie manifeste di Ferro e d’Ar-
senico. – La località, infino ad ora unica, che
se ne conosca, è quella di Johann-Georgenstadt
nell’ Erzgebirge Sassone, ove dessa rinviensi ge-
neralmente nelle cavità geodiche di un Petroselce
(Hornstein), che vi è in posto.

SPECIE 2. Nickel arsenicale, od anche la Mi-
niera di Nickel del color del rame
(fr. le Ni-
ckel arsénical
la Mine de Nickel rouge de
cuivre:
ted. der KupfernickelArsenik-nickel
– prismatischer Nickelkies:
ing. the Sulphuret
of Nickel
Copper-nickel). – Questo Mine-
rale è d’ordinario d’un colore rosso di rame
piuttosto pallido o sbiadato, che volge talora al-
quanto in sul giallo del bronzo, ed è dotato di
una decisa lucentezza metallica, ostentante spesso
alla superficie una tal quale cangianza, qua sul
bruno, e là piuttosto in sul grigio; esso riesce
generalmente amorfo in massa compatta, talora,
quasi chi dicesse, stalagmitico mammilliforme,
ora sferoidale, arnioniforme, botritico o grappo-
loso, ed ora superficialmente dendritico, o an-
che operato a quel modo, che suole indicarsi
colla espressione d’opera a maglia, con una com-
page di rado radiata, come è quella che scor-
gesi effettivamente nel Kupfernickel di Riegelsdorf
nell’ Assia, e ben più spesso poi lamellosa, ed
equabile, e tale anzi, che quasi direbbesi sfac-
[Seite 662] cettata, ma a faccette formanti sempre tra esse
angoli ottusi, e con una spezzatura uniforme,
od anche più o meno ineguale, di grana ora
grossolana, ed ora piuttosto fina, inclinante più
o meno alla concoidea. Sfregia esso sempre l’A-
patite, ma viene poi sfregiato dal Feldspato, con
una polvere di scalfittura grigio-rossiccia; fregan-
dolo con un pezzo d’acciajo, si riesce sempre
a svolgerne un odore d’Arsenico; sciogliesi assai
bene nell’ Acido nitro-muriatico, e tenendolo im-
merso nell’ Acido nitrico, va esso rivestendosi di
un intonaco, d’una crosta o d’una camicia di co-
lor verde di pomo, e finalmente, trattandolo al
cannello di per sè solo sopra il carbone, vi tra-
manda da prima buona copia di fumo bianco arse-
nicale, ma finisce per fondersi in un grano, o in
una perla d’aspetto metallico, che poi ben pre-
sto si fa nera, anche col semplice contatto del-
l’aria atmosferica. Il peso specifico in generale
ragguagliasene = 6,640, sebbene possa esso talora
pervenirne finanche a 7,720. Le poche analisi
che ci troviamo averne in pronto, stanno riunite
nella seguente tabella, da’ confronti, che prati-
cherannosi sulla quale, emergere dovranno ma-
nifeste le diversità a bastanza riflessibili, che pas-
sano nella composizione de’ Nickel arsenicali pro-
vegnenti da varie località. Ecco ora la Tabella:

[Seite 663]
xxx

Le località ne sono attualmente parecchie, come
a dire, Wittichen e Wolfach nel paese di Baden:
Riechelsdorf e Bieber presso ad Hanau nell’ As-
sia: Ronhard presso a Stachelauer in Vestfaglia:
Freyberg e Annaberg nell’ Erzgebirge Sassone:
Saalfeld in Turingia: Andreasberg nell’ Harz:
Joachimsthal in Boemia: Pillersee nel Tirolo:
Schladming nella Stiria: Orawicza nell’ Unghe-
ria: Allemont in Delfinato, e Riomanou sui Pi-
renei in Francia: Gistain nell’ Aragona; e quindi
poi la Cornovaglia, e Leadhills e Wanlockhead
nella Gran Brettagna, il Kolyvan in Siberia, e
via discorrendo; ove generalmente, quasi da per
tutto, il Nickel arsenicale qui ora da noi de-
[Seite 664] scritto, suole accompagnare il Cobalto speculare,
ed altre miniere di Nickel, di Cobalto, d’Ar-
gento, di Piombo, di Ferro, di Rame ec.

(Il Trad.)

Rarissimi debbon essere i cristalli di questo Ni-
ckel arsenicale, da che io mi trovo in condizione
di dover confessare, che non ne ho veduti mai;
non ignoro per altro, che citansene alcuni Saggi pro-
vegnenti da Riechelsdorf, come dimostranti alcune
forme cristalline, che condurrebbero, secondo Haus-
mann, al cubo, secondo Breithaupt, piuttosto al
prisma romboidale, e secondo Jameson, alla tavola
exaedra, o ad un prisma exaedro basso assai. – Sti-
mo poi conveniente l’avvertire qui ora i raccoglitori
di Minerali, che a torto sembra un certo Paulus,
mineralogista tedesco, aver voluto denominare
Kupfernickel arseniato (arseniksaurer Kupferni-
ckel
) un pretto Nickel arsenicale cobaltifero, di
colore nel fondo grigio d’acciajo, ma scherzante
superficialmente qua e là a modo della coda del
pavone, e provegnente, sia dallo scavo detto Ma-
ria-Lodovika,
o sia dall’ altro denominato Fran-
ziska,
amendue di Joachimsthal in Boemia, ch’ è
misturato sempre colla Pirite marziale, e colla
Galena.

Dirò inoltre, che dalla decomposizione spon-
tanea di questo stesso Nickel arsenicale (Kupfer-
nichel
), è per avventura da supporsi, che de-
rivi il così detto Nickelschwärze (Nero di Ni-
[Seite 665] ckel – Nickel nero), che ricuopre o almeno ac-
compagna sempre il Nickel arseniato (arseniksau-
rer Nickel
) di Riechelsdorf nell’ Assia; è desso
un Minerale amorfo, di colore nero bigio, e smor-
to affatto, o di un nitore sparutissimo, a meno
dello sfregio, che ne ostenta un nitore analogo
in certo modo a quello ch’ è proprio della cera,
e colla spezzatura terrosa, per lo più sparso,
disseminato, od anche sovrattempestato ad un
minerale di Cobalto nickelifero, ch’ è colà fre-
quentissimo. Troppo poco si sa infino ad ora
circa alla natura, o alla vera composizione chi-
mica di un tale nuovo minerale nero di Nickel,
mentre a pena sospettasi, che possa essere una
mistura di Nickel ossidato, e d’Arsenico esso pure
ossidato, da ciò che, digerendolo nell’ Acido ni-
trico, esso fornì una soluzione di color verde-po-
mo, lasciandosi addietro in forma di residuo, o
di precipitato, una polvere bianca, che giudicossi
possa essere benissimo stata un Acido arsenioso. –
Ed annuncierò finalmente, qui ancora a quel modo
che m’ è dato, e come in luogo, che per certo al tutto
loro non isconviene, i seguenti altri tre nuovi,
ma assai bene distinti minerali di Nickel, che non
veggio descritti in alcuna parte del Testo, e che
perciò verrebbono a ricadere nella presente no-
stra Specie 2. Nickel arsenicale, senza poter-
veli per altro ricondurre, caso che ci capitassero
alle mani; e tali appunto sono:

[Seite 666]

a) Il Nickel speculare, o il Nickel solfo-
rato arsenicale e ferrifero
(fr. le Nickel spé-
culaire?
le Nickel sulfuré arsènico-ferrifè-
re?:
ted. der Nickelglanz: ing. the Nickel-glan-
ce?
) di Helsigeland in Isvezia, ove rinviensi as-
sociato sempre al Nickel arseniato, giuntavi ezian-
dio una intonacatura nera, analoga forse an-
ch’ essa al Nero di Nickel (Nickel-schwärze),
testè mentovato qui sopra; è desso generalmente
di un colore grigio azzurrognolo leggiero, o al-
quanto sbiadato, e volgente talora più o meno al
bianco dello Stagno, cangiante sempre alla su-
perficie, a quel modo che può fare l’acciajo ab-
bronzito; dimostra una compage, più che altro,
lamellosa, con una spezzatura ineguale di grana fi-
na, e dotata d’una lucentezza decisamente metal-
lica; non riesce questo che tutt’ al più semiduro,
e nello stesso tempo agro o fragile in sommo gra-
do, ed è poi solubile con facilità nell’ Acido ni-
trico, rimanendone indisciolte le porzioni, che ne
corrispondono all’ Arsenico, e allo Solfo. Il peso
specifico ragguagliasene = 6,120, e Pfaff, che
analizzollo, lo trovò composto =

di Nickel puro 24,42
d’Arsenico 45,90
di Ferro 10,46
di Solfo 12,36
colla perdita di 6,86
––––––
Totale 100,00.
[Seite 667]

A questo stesso Nickel speculare v’ ha chi ascrive
ancora, come semplici varietà, parecchi altri mi-
nerali di Nickel solforati, sebbene, oltre ad una
alquanto maggiore dosatura dello Solfo, avvenga
d’incontrarvi eziandio un 4, o finanche un 5
per % di Cobalto.

b) Il Nickel di Wodan, o anche la Pirite di
Nickel di Wodan
, o il Nickel piritoso di Wo-
dan
(fr. le Nickel pyriteux de Wodan: ted. der
Wodankies:
ing. the Wodan-pyrites?), di Zscho-
pau in Ungheria, che, come tra poco avremo
occasion di vedere, diversifica essenzialmente, in
riguardo alla complessa sua composizione, da tutti
quanti gli altri minerali di Nickel. In fatti Lam-
padius credette di avere scoperto, tra i compo-
nenti di questo minerale, un Metallo al tutto
nuovo, cui aveva imposto il nome di Wodan
(Wodanium), e fu poscia appunto sovra tale
fondamento, che Breithaupt s’ indusse a formarne
il nome tedesco di Wodankies (Pirite di Wo-
dan
Wodano piritoso); ma l’analisi accura-
tissima, che in progresso ne fece poi Strome-
yer, non corrispose in conto alcuno a così fatta
supposizione, dacchè ebbe egli invece a ricono-
scerlo composto come segue, vale a dire:

[Seite 668]
di Nickel puro 16,2390
di Cobalto con poco Manganese ossidato 4,2557
di Ferro 11,1238
di Rame 0,7375
di Piombo 0,5267
d’Antimonio traccia
d’Arsenico 56,2015
e di Solfo 10,7137
colla perdita di 0,2021
––––––––
Totale 100,0000;

d’onde si scorge che, ove il si volesse, questo
Minerale, meglio che non un Nickel piritoso, e
molto meglio ancora che non un Wodanio pi-
ritoso, potrebbesi ritenere per un Arsenico sol-
forato nickelifero.

c) Qui finalmente sarebbe il luogo, che potrebbe
competere, come a suo tempo notammo, all’ An-
timonio solforato nickelifero, già da noi descritto
quale Specie 3., fra gli Antimonii, alle pagg. 627
e 629 di questo stesso nostro vol. VI, qualora ci
garbasse meglio di considerarlo fra i minerali di
Nickel; nel qual caso basterebbe commutarne un
tal nome in quello di Nickel solforato antimo-
niifero, o in quello di Nickel antimonio-solforato,
o finalmente in quello di Nickel antimonio-arse-
nicale solforato. – (Il Trad.)

SPECIE 3. Nickel ocraceo, o anche il Nickel
arseniato, l’Arseniato nativo di Nickel, il

[Seite 669] Nickel ossidato, i Fiori di Nickel, l’Ammuf-
fitura di Nickel
(fr. le Nickel arséniatéle
Nickel oxydé
le Nickel ochracéles Fleurs
de Nickel:
ted. der NickelockerNickel-
ocher
NickelbeschlagNickelmulmgrü-
ner Erdkobalt – die Nickelblüthe
arsenik-
saures Nickel:
ing. the Nickel-ochreArse-
niate of Nickel
). – Questa Specie minerale è
d’ordinario di un colore verdiccio pallido, o
verde pomo, volgente più o meno al bianca-
stro, soprattutto in sulla scalfittura, e riesce
poi molle, tenera e friabile, nè se non molto
di rado, alquanto indurata, come lo è una di
Riechelsdorf o Riegelsdorf nell’ Assia; è magra
al tatto, sebbene allappi alla lingua; sporca le
dita maneggiandola, e segna anche la carta
col proprio colore, scrivendovi sopra con essa;
la spezzatura ne è squamosa a squamette minu-
tissime, inclinante talora alla ineguale di grana
fina, e più spesso ancora alla decisamente ter-
rosa; il nitore ne suol essere sparutissimo o smon-
tato assai, ed è ben raro il caso, che scorgasi in
essa un qualche lontano sentore di nitore grasso
od untuoso. Rinviensi questa in massa amorfa, o
pure spatosa, disseminata soprattutto nel Kupferni-
ckel,
o anche sovrattempestatavi; sciogliesi com-
piutamente e con facilità negli Acidi, senza fare
alcuna effervescenza, e, trattandola di per sè sola
al cannello in sul carbone, vi perde essa da pri-
[Seite 670] ma la sua dosatura d’acqua, ed una parte del
suo colore, facendosi d’un giallo sbiadato, e po-
scia se ne svolgono molti fumi arsenicali, senza
ch’ essa si fonda, e senz’ ottenerne mai il rego-
lo; mentre invece col borace cangiasi in una
perluccia vetrosa, ora giallo-bruniccia, ed ora
verde d’oliva, sulla quale scorgonsi sparsi alcuni
globetti o granellini metallici. – Ecco ora qui
alla perfine le analisi di tre diversi Autori, che
ci troviamo avere in pronto di tre Nickel ocra-
cei derivanti da tre diverse località, de’ quali il
primo, come vedrassi, giusta Lampadius, non sa-
rebbe arseniato, come risultano esserlo abbon-
dantemente gli altri due. Tali analisi sono come
segue:

xxx
[Seite 671]

Sembra, che questa sostanza minerale, forman-
tesi anche presentemente, così nelle miniere, co-
m’ eziandio nelle collezioni, alla superficie de’ mi-
nerali di Nickel, e segnatamente sul Nickel arse-
nicale (Kupfernickel), debba effettivamente la
sua origine ad una ossigenazione ulteriore, od
anzi alla più o meno compiuta acidificazione del-
l’Arsenico, che appunto in questo Kupfernickel
ci rappresenta il mineralizzatore principale del
Nickel.

Quanto poi alle località principali, nelle quali
il Nickel ocraceo, ora semplicemente ossidato,
ed ora arseniato, rinviensi, diremo che sono:
Wittichen nel paese di Baden, Riechelsdorf e
Bieber nell’ Assia, Andreasberg nell’ Harz, Saal-
feld nella Turingia, Annaberg e Schneeberg nel-
l’Erzgebirge, Tschopau nell’ Ungheria, Allemont
in Francia, Leadhills, Wanlockhead ed Alva
nella Scozia, Kolywan nella Siberia, e via via
discorrendo. – (Il Trad.)

Finalmente rimanderemo il Leggitore a quanto
sponemmo già, trattando del Crisoprasio, alla
pag. 72 del precedente vol. V., di questo no-
stro Manuale, in riguardo al suo colore verdo-
gnolo chiaro, che questa a bastanza pregiata va-
rietà di Calcedonia debbe in tutto ad un ossido
di Nickel, che glielo contribuisce: come lo ri-
metteremo poi eziandio a quanto sta già notato
nelle pagg. 458 e 459 dello stesso nostro preac-
[Seite 672] cennato V volume, non che nelle pagg. 478 e
479, e fin anche nella precedente non lontana pa-
gina 659 del presente volume VI, sull’ entrare
che fa sempre il Nickel, ora ossidato, ed ora
nativo, come principio costituente essenziale,
tanto nel Crisolito e nella Olivina, e in quella
sostanza analoga alla Olivina, o ben piuttosto
identica con essa, che rinvennesi nelle cavità o
ne’ pori del famoso Ferro meteorico di Siberia,
descritto da Pallas, quanto eziandio nella mag-
gior parte delle così dette Bolidi, Aeroliti o Me-
teoroliti. – (Il Trad.)


GENERE XIV
manganese

Il Manganese regolino, che, come in parte
s’ è già detto alla pag. 398 precedente in que-
sto stesso VI vol., ha ora i diversi nomi di Man-
ganesio e di Magnio, ma non già quello di Ma-
gnesio, che debb’ essere proprio soltanto esclusi-
vamente del metallo della Magnesia (Magne-
sium
MagniumManganesium: fr. la Man-
ganèse
le métal du Manganèse commun des
verreries:
ted. das ManganMangan-metall –
Braunstein-metall:
ing. the Manganese), è ef-
[Seite 673] fettivamente un Metallo di colore bianchiccio vol-
gente al grigio d’acciaio od all’ argentino, duro as-
sai, fragile od agro, e refrattario a segno tale, che
abbisogna, per fonderlo, una temperatura analoga
per lo meno a quella, alla quale fondonsi il Nickel
ed il Cobalto precedenti; non senza molta diffi-
coltà traesi esso dal Manganese comune, o da quel
Manganese ossidato nero o bruno nero, che i fab-
bricatori italiani di vetri e cristalli conoscono ge-
neralmente sotto al nome triviale di Sapone dei ve-
traj
1. Questo Metallo, esalante all’ aria un odore
consimile a quello, che vi tramanda il Ferro, seb-
bene dotato d’una decisa lucentezza metallica, non
può perciò dirsi gran fatto nitido e risplendente,
a confronto di tanti altri; la spezzatura ne rie-
sce ineguale e di grana assai fina, ed il peso
specifico ragguagliasene comunemente = 6,850,
quantunque Hielm lo porti a 7,000, e Karsten
lo spinga fino a 8,013. Entra esso facilmente in
combinazione col Ferro, al quale trovasi anzi
bene spesso in natura associato, ed è di tutti
[Seite 674] quanti i Metalli quello, che mostra d’avere la
massima affinità coll’ ossigeno; e questa sua affinità
è anzi così grande, ch’ esso, rimanendo al contatto
coll’ aria atmosferica, in breve intervallo di tempo
vi si ossida, o vi si calcina in una sostanza pol-
verosa nera a spese appunto dell’ ossigeno, che
ne sottrae. È desso poi sparso universalmente ed
in qualche a bastanza vistosa copia sul Globo no-
stro, ove accade d’incontrarlo talora perfino
nella Creazione vegetabile. Gli usi principali, che
facciansi nella vita sociale di questo Metallo, e
delle miniere che lo racchiudono, si riducono a
giovarsene, onde perfezionarne i nostri vetri o cri-
stalli bianchi artificiali: onde prepararne il Gas
ossigeno, ed il Cloro, o sia l’Acido muriatico os-
sigenato e sopraossigenato, e via discorrendo.

Ammettono taluni, sulla fede de’ due Francesi
De la Peyrouse e André, la esistenza di un
Manganese nativo (fr. le Manganese natif: ted.
das Gediegen-mangan: ing. the native Mangane-
se
), di un colore bianco argentino, volgente al
grigio, dotato di una decisa lucentezza metallica,
alcun poco malleabile, insensibile all’ ago calami-
tato, ed ostentante una compage lamellosa, che
tende alla fibrosa intrecciata, o alla confusamente
radiata, che il primo de’ mentovati Francesi avrebbe
rinvenuto in forma di grumi o d’arnioni, nel 1789,
presso a Sem nella valle di Vicdessos, Contea
di Foix, ne’ Pirenei orientali, e che il secondo
[Seite 675] avrebbe osservato dendritico sopra una Ematite
fibrosa bruna (fasriger Brauneisenstein) di Tscho-
pau in Ungheria; ma, non ne sapendo io più che
tanto, in questo argomento, mi terrò pago di
averne sposto candidamente, e senza ombra di
pretese, quanto m’ avvenne di trovarne scritto. –
Riguardo poi a’ diversi minerali, ne’ quali il Man-
ganese predomina, sono dessi i seguenti.

(Il Trad.)

SPECIE 1. Manganese solforato, o anche la
Blenda di manganese, la Galena di manganese
,
il Manganese piritoso, o il Manganese lucente
(fr. le Manganèse sulfuréle Sulfure natif de
Manganèse
la Blende de Manganèse: ted. die
Manganblende – das Schwarzerz – der Mangan-
glanz
Braunsteinkiesprismatische Glanz-
blende
– e talora anche, sebbene poi troppo
male a proposito, schwarze Blende: ing. the
native Sulphuret of Manganese
Sulphuret of
Manganese
Black-oreMangan-glance?). –
Questa Specie è di un colore nero di ferro, vol-
gente talora più o meno al bruno della fuliggine,
o al grigio dell’ acciaio; riesce essa sempre opaca,
ma rilucente d’uno splendore metallico, non di
rado assai vivace, o come si suol dire, brillante,
ed è poi fragile molto, e la spezzatura mostrasene
ineguale di grana fina, qua e là micante per la-
minette, per particelle, o per punti più o meno
nitidi; essa non è che soltanto semidura, da che,
[Seite 676] mentre sfregia lo Spato calcareo, viene poi sfregiata
costantemente dall’ Apatite, che ne trae una polvere
di scalfittura di color verde porro affatto smorta
o smontata di nitore. Essa rinviensi bene spesso
disseminata o sparsa per entro a’ filoni di diverse
altre sostanze minerali, generalmente manganesi-
fere anch’ esse, per masse o druse cristalline,
nelle quali scorgesi una costante tendenza al pri-
sma dritto romboidale, che se ne ritiene come
la forma la più prediletta. Ridotta in polvere,
essa si scioglie negli acidi allungati coll’ acqua, con
effervescenza, e con isvolgimento vistoso di Gas
idrogeno solforato, e, trattandola al cannello di
per sè sola, vi diffonde un odore di Solfo che
brucia, mentre col Borace vi dà una perletta ve-
trosa di colore violaceo. Il peso specifico ragguaglia-
sene = 3,950, sebbene possa esso giugnerne fino
a 4,000. Dalle due seguenti analisi, che ne abbia-
mo di Klaproth e di Vauquelin, risulta dessa com-
posta =

di Manganese ossidulato 82 85
di Solfo 11 15
d’Acido carbonico 5 0
colla perdita di 2 0
–––– ––––
Totali 100 100.

La località principale, che infino ad ora se ne
conosca, si è Nagyag in Transilvania, ov’ è dessa
associata principalmente al Manganese rosso (Roth-
brausteinerz
), insieme colle Piriti marziali, col
[Seite 677] Rame grigio (Fahlerz), con alcuni minerali di
Silvano o Tellurio, col Brunispato, col Quarzo
e simili; sembra però, che presentemente se ne
abbiano saggi anche dalla Cornovaglia, dal Mes-
sico, e via discorrendo. – (Il Trad.)

SPECIE 2. Manganese grigio, o anche il Man-
ganese ossidato metalloideo
(fr. le Manganèse
gris
le Manganèse oxydé metalloïde gris, ec.:
ted. das Grau-manganerzGrau-braunstein-
erz
Mangan-oxydMangan-hyperoxyd
prismatoidisches Manganerz: ing. the grey Man-
ganese-ore
greyoxide of Manganese). – È
questo grigio sempre, ma d’un grigio d’acciaio, che
volge più o meno al nero di ferro, ed è dotato
d’una lucentezza metallica, ora vivacissima, ed ora
più o meno smorta o sparuta; sfregia tutt’ al più
lo Spato calcareo, ma viene costantemente sfre-
giato dallo Spato fluore con uno sfregio non lu-
cente, e con una polvere di scalfittura grigia af-
fatto; bene spesso incontrasi amorfo in massa
compatta, e perfino terroso (fr. le Manganèse
gris terne
le Manganèse oxydé gris terreux:
ted. erdiges Grau-manganerz), come succede,
per esempio, a Platten in Boemia, ad Eiserfeld
nel Westerwald, ec.; altre volte poi mostrasi fi-
broso radiato, a fibre disposte in forma di maz-
zetti o di fascicoli, e qualche volta perfino deci-
samente conformato in una congerie di parti stel-
lari (fr. le Manganèse oxydé metalloïde gris cry-
[Seite 678] stallisé:
ted. blättriges, strahliges, fasriges, ster-
niges Grau-braunsteinerz
), come accade, per
esempio, a Romanêche presso Maçon in Francia,
ad Ilefeld nell’ Harz, ed a Johanngeorgenstadt nel-
l’Erzgebirge Sassone, oltre ad altri luoghi moltis-
simi, ed altre volte è ancora meglio cristallizzato
in aghi, ora discreti o distinti, ed ora insieme
accozzati in drusicine, e perfino in cristalli iso-
lati prismatici tetraedri, terminanti all’ estremità
in acuminature aguzze molto; forme però queste
che sono sempre agevolmente riducibili, o deri-
vabili da un prisma dritto romboidale, che se ne ri-
tiene pel tipo della cristallizzazione. Sciogliesi desso
nell’ Acido solforico bollente con isvolgimento di
Gas ossigeno, e nell’ Acido muriatico, bollente
anch’ esso, con isviluppamento di Cloro o d’A-
cido muriatico ossigenato; ma non è poi solubile
in conto alcuno, nè sotto qualsivoglia condizio-
ne, nell’ Acido nitrico: e, trattandolo al cannello,
di per sè solo, vi emette una buona dose del
proprio Gas ossigeno, senza mai fondersi, men-
tre col Borace, vi forma una perla vetrosa di
colore violetto oscuro. Il peso specifico raggua-
gliasene generalmente = 3,693, sebbene possa esso,
secondo alcuni, giuguerne benissimo fin anche a
4,750; allora soprattutto, che se ne stanno esa-
minando cristalli vistosi assai, o masse cristalline
affatto pure e molto stipate. Noi daremo qui ora
alcune analisi, di saggi trattine da diverse locali-
tà, nella Tabella, che qui tosto ne segue:

[Seite 679]
xxx
[Seite 680]

John pretende d’avere spesso rinvenuto, in que-
sto minerale di Manganese, anche qualche leggiera
traccia di Rame e di Piombo. – Notisi poi a
maggiore intelligenza della precedente Tabella, che
le indicazioni, n e b, prepostevi alle quantità ri-
spettive di Manganese, significano nero o bruno,
e si ritenga, che il nero ne è stimato ridotto, in
forza del fuoco, al maximum di sua ossidazione;
per altro, ciò posto, il grado d’ossidazione del
Manganese nell’ ultime due analisi riportatevi non
debb’ essere nè bruno, nè nero; quanto alle ri-
manenti indicazioni per iniziali, ognuno le inten-
derà facilmente, anche senza dirne più di così.

In riguardo alle località di questo Manganese
ossidato grigio, diremo esser desse frequentissime
poco meno che in tutti quanti i terreni mineri-
feri; di modo che, oltre alle varie estere già qui
sopra citatene, faremo che ci basti, per non di-
lungarci soverchiamente, l’enunciare, che noi pure
ne abbiamo in Italia saggi a bastanza belli e vi-
stosi, così ne’ terreni metalliferi delle Provincie
di Vicenza, di Belluno e di Verona nel Veneto,
e nelle valli ferrifere delle Provincie di Brescia,
di Bergamo, di Como e di Sondrio in Lombar-
dia, come in molte parti del finitimo Tirolo, e
dell’ Italia più meridionale, e ben poi più assai
ancora negli Stati di Terra ferma a noi attigui di
S.M. il Re di Sardegna1. – (Il Trad.)

[Seite 681]

Breithaupt descrisse, non ha guari, sotto il
nome, ch’ egli assegnogli, di Kupfer-manganerz
(Minerale di Manganese cuprifero – Manganese
[Seite 682] ossidato cuprifero), un Minerale, che si suppone
ultimamente rinvenuto ne’ dintorni di Schlacken-
wald in Boemia, di colore nero turchiniccio, di-
[Seite 683] mostrante un nitore grasso untuoso più che non
altro, amorfo, o grumoso, botritico, grappolo-
so, ondoso o mammilliforme, od anche in ar-
[Seite 684] nioncini, tutt’ al più semiduro, e facilissimamente
sfregiabile da qualunque corpo duro, con iscal-
fittura e polvere analoghe al saggio, tanto in
riguardo al colore, che al nitore, o dimostrante
una spezzatura concoidea, con un peso specifico,
che se ne ragguaglia = 3,190, o quanto più, a
3,210; minerale solubile negli acidi, che Lam-
padius, fattone l’analisi, riconobbe composto =

di Manganese ossidato nero 82,0
di Rame ossidato bruno 13,5
e di Silice 2,0
colla perdita di 2,5
–––––
Totale 100,0; e che-

tro appunto a’ risultamenti di tale analisi, che
ne constatano il Rame ossidato, come altro dei
suoi principii componenti, credette il prelodato
Breithaupt d’essere in diritto di poter costituire
questo Minerale in una specie apposita; noi però
[Seite 685] ritenendo, che il Rame per avventura non vi
entri, se non in via di mero accidente, stimiamo
che si possa, volendo, riguardarlo piuttosto, al-
meno per ora, come una varietà distinta dal no-
stro Manganese ossidato grigio. – (Il Trad.)

SPECIE 3. Manganese nero, o il Manganese
ossidato nero, il Manganese ossidato
al maxi-
mum,
o anche il Manganese idro-ossidato (fr.
le Manganèse oxydé noir: ted. das Schwarz-
manganerz
Mangan-hyperoxydul-hydrat
Schwarz-braunsteinerzprismatisches Mangan-
erz
– ed anche talora Schwarz-eisenstein: ing.
the black Manganese-ore – e talora eziandio,
sebbene troppo a torto, compact black Iron-stone
friable black Iron-stoneWad?) – Que-
sta Specie suol essere sempre di color nero di
ferro, volgente più o meno al brunastro, e di-
mostrare una grana terrosa fina; riesce sempre
piuttosto tenera, e talora terrosa, polverosa e
fuligginosa, a segno perfino di lordare le ma-
ni, e di segnare la carta, come appunto suole
far sempre il così detto black Wad degl’ Ingle-
si, che traggonlo da Winster nel Derbyshire, il
quale, stropicciato, o fregato congiuntamente al-
l’olio di lino, s’ infiamma di per sè, e viene poi
così adoperato assai frequentemente quale altro
de’ materiali coloranti in nero, che servono alla
pittura a olio, o anche come semplice vernice a
olio. Questo Wad riesce sfregiabile perfino dal
[Seite 686] Gesso, e dà una polvere di scalfittura bruna; esso
non pesa più che = 0,395, ed è ora terroso,
ora fibroso, ed ora schiumoso. Qualche altra
volta poi il Manganese nero mostrasi invece in-
durato, e più o meno compatto, in masse gru-
mose, arnioniformi, stalagmitiche, tubulose, ra-
mificate o simili, ostentando talora una appa-
renza, quasi direbbesi, scoriacea, come accade
in quello di Saska nel Bannato di Temiswar; in
generale è da ritenersi, ch’ esso, anche quando è
induratissimo, non può sfregiar mai, se non tut-
t’ al più l’Apatite, o forse piuttosto lo Spato fluo-
re, mentre riesce sfregiabile sempre, tuttochè talora
non senza qualche difficoltà, dal Quarzo, che vi
fa sopra uno sfregio lucente, e che ne trae una
polvere di scalfittura bruno-nerastra; la spezza-
tura poi ne è concoidea, inclinante ora alla equa-
bile, ed ora alla disuguale, ma sempre di grana
piuttosto fina, ed il nitore ne è o smontato af-
fatto, o micante qua e là per punti o per lami-
nette lucenti. Al cannello da per sè solo, riesce
desso assolutamente infusibile, ma vi tinge in
violetto oscuro il vetro di Borace; e finalmente
cogli Acidi minerali esso comportasi come ab-
biamo detto comportarvisi il Manganese grigio. –
Quanto al peso specifico, ragguagliasi desso tutt’ al-
più = 3,838. – Berzelius ritiene, condottovi dalle
sperienze, ch’ egli fece con Arfwedson, appunto
a tale proposito dirette, che le proporzioni co-
[Seite 687] stanti nel Manganese nero siano, tra il Manga-
nese metallico, e l’Ossigeno :: 28,5 : 12,0, e tra
il Manganese ossidato nero, che ne risulta, e
l’Acqua :: 2 : 1; e Klaproth, analizzando quello
di Hutthale nell’ Harz, che è un vero Wad ler-
roso (erdiges Wad), lo riconobbe composto =

di Manganese ossidato nero e puro 68,0
di Carbonio 1,0
di Ferro ossidato 6,5
di Barite 1,0
di Silice 8,0
d’Acqua 17,5
––––––
Totale 102,0;

ove scorgesi un aumento di 0,02, attribuibile na-
turalmente alla ossidazione del Manganese, cre-
sciuta alquanto in forza del fuoco adoperato nel
processo analitico, in concorrenza coll’ ossigeno
dell’ aria atmosferica. – Le località del Manga-
nese nero compatto sono parecchie, come a di-
re, Eiserfeld e Kirchen nel Westerwald, Ilme-
nau nella Turingia, Geyer, Raschau, ec. nel-
l’Erzgebirge Sassone, Schmalkalden nell’ Assia
elettorale, l’Harz in più luoghi, Romanêche e
Suquet in Francia, Saint Marcel presso ad Ao-
sta in Piemonte, e via discorrendo; quelle del
Manganese nero terroso sono principalmente Hut-
thal, Ilefeld ed Iberg nell’ Harz, e Johanngeor-
genstadt nell’ Erzgebirge, oltre ad altre parecchie,
[Seite 688] e quelle del Wad sono: pel Wad fibroso ra-
diato bruno nericcio, Romanêche come sopra;
pel Wad spumoso bruno e metalloideo, Kirchen
nel Westerwald, e Wolfstieg nella Turingia, e fi-
nalmente pel Wad terroso bruno scuro, il Wester-
wald come sopra, oltre a La-voeulte nell’ Ardêche
in Francia, al Derbyshire in Inghilterra, all’ i-
sole Shetland, al Chili, ec. – Sembra che possa
non riguardarsi, come destituta affatto d’ogni buon
fondamento, l’opinione emessa da taluno, che il
Wad propriamente detto altro alla perfine non
sia, se non una alterazione spontanea d’altri
minerali di Manganese, avvenuta sotto la concor-
renza di certe speciali circostanze, che rimar-
ranno da determinarsi. – Merita poi d’essere qui
avvertita la circostanza speciale, che, per la mas-
sima loro parte, que’ disegni, come d’arborescen-
ze, di rovine e simili, che scorgonsi bene spesso
sulla superficie d’alcune Marne, Marmi od altre
Pietre, sono per lo più dovuti ad infiltrazioni
di questo Manganese ossidato nero. – Taluni
accennano saggi di Manganese ossidato nero,
ostentanti forme ottaedre manifeste, ed altri
saggi invece aciculari; nè vogliam già noi im-
pugnare tali asserzioni, ma ben piuttosto tro-
viamo conveniente il rammentare qui pure gli
eleganti esemplari di Manganese ossidato nero
cristallizzato, che vengonci attualmente da Unde-
näs nel Westgothland, e sulla precisa cristalliz-
[Seite 689] zazione de’ quali troppo poco sonosi fin qui oc-
cupati anche i più appassionati Cristallotomi o
Cristallografi. – Ritenghiamo finalmente che non
sia da trasandarsi qui almeno un cenno anche
d’un altro minerale, datoci da Dolomieu sotto
il nome di Manganèse oxydulée, e che fu po-
scia da Hauy denominato Manganèse oxydé noi-
râtre barytifère,
vegnente esso pure da Roma-
nêche in Francia, ov’ è spesso associato allo
Spato fluore, il quale dovrebb’ essere duro a se-
gno da sfregiare il Quarzo. Altro però noi non
qe diremo per ora, se non che Vauquelin, fa-
cendone l’analisi, ebbe a trovarlo composto =

di Manganese ossidato 50,0
d’Ossigeno 33,7
di Barite 14,7
di Carbonio 0,4
di Silice 1,2
––––––
Totale 100,0.

(Il Trad.)

SPECIE 4. Manganese ossidato rosso, od an-
che il Manganese roseo litoideo (fr. le Man-
ganèse oxydé rose:
ted. das Roth-manganerz
rothes Manganerz: ing. the red Manganese-
ore
). – Questo Minerale suole nel fondo osten-
tar sempre un colore rosso chiaro, o rosato, su-
scettibile di qualche modificazione; qualche volta
è desso decisamente compatto, solo che la spez-
[Seite 690] zatura mostrasene più o meno lamellosa; bene
spesso è affatto smontato, o d’un nitore sparu-
tissimo, sebbene abbiansene alcuni saggi dotati
d’un qualche nitore a bastanza appariscente, e
varia desso poi anche ragguardevolmente quanto
alla durezza. Klaproth, che ne volle esaminare
la natura con mezzi chimici, potè accertar-
si, non dovere essere desso infine altra cosa,
se non una mistura naturale di Manganese ossi-
dato, e di Silice. – Le località principali ne
sono particolarmente Nagyag, e Kapnick in Tran-
silvania, ove serve desso come di ganga o di
matrice a’ minerali auriferi di Tellurio o di Sil-
vano, che colà appunto rinvengonsi, e rinviensi
anche a Catharinenburgo nella Siberia Asiatica.

AGGIUNTA DEL TRADUTTORE
alla Specie 4.a Manganese ossidato rosso
del Testo.

È però noto, e ne femmo cenno noi pure altrove,
che anche dal Piemonte, come dall’ Harz, e da qual-
che altra località, hannosi saggi a bastanza vistosi di un
Manganese silicifero rosso, analogo a quello, cui sembra
alludere unicamente qui ora l’Autore del Testo; ma, sic-
come non istimiamo compiutamente esaurito nel Testo
medesimo il trattatello de’ minerali di Manganese, come
possono esigerlo le scoperte circa quelle fattesi in questi
ultimi tempi, perciò volontieri ci assumiamo l’incarico di
completarlo qui ora alla meglio co’ pochi cenni, che siamo
per fare delle seguenti sostanze minerali, manganesifere
[Seite 691] tutte, ed ora carbonate, ora silicifere, alcune delle quali
sembrano essere state qui dal nostro Blumenbach confuse
tutte pur sempre sotto lo stesso nome di Roth-manga-
nerz
in questa sua 4.a Specie de’ Manganesi. – E di tal
fatta sono appunto:

a) Il Manganese carbonato (fr. le Manganèse oxydé
carbonaté:
ted. kohlensaures ManganDialogit
Rhodochrositrother Braunsteinmacrotyper Pa-
rachros-baryt:
ing. the rhomboidal red Manganese
Carbonate of Manganese), che, rosso di colore, mo-
stra una più o meno manifesta tendenza alla forma rom-
boedra, e sfregia solo talora lo Spato fluore, ma sem-
pre poi lo Spato calcareo, essendo sfregiabile dall’ Apa-
tite, la quale ne trae una polvere di scalfittura bianco-
rossiccia chiara, che sciogliesi senza difficoltà, e con
viva effervescenza, nell’ Acido nitrico, e che, trattato di
per sè solo al cannello, da prima si annerisce alquanto,
acquistandovi una tal quale lucentezza metallica, ma po-
scia, insistendovi con fuoco forte, alle volte decrepita,
lanciando lunge da sè alcuni frammenti di forma rom-
boidale, e finisce o per scorificarsi, o per riuscirvi, co-
me chi dicesse, superficialmente spalmato d’una crosti-
cina vetrosa, mentre col Borace vi sobbolle un poco
sul principio, riducendovisi con facilità in una periuc-
cia vetrosa bruniccia o bruno-nerastra, macchiata qual-
che volta di rosso, e mentre contribuisce al vetro di Bo-
race un colore turchino violaceo. Del resto questo Man-
ganese carbonato può essere, o spatoso (Dialogit
späthiges kohlensaures Mangan), ed in tal caso la com-
page debbe riuscirne laminosa, a lamine ora piane, ed
ora curvilinee: mostrasi translucido in sugli spigoli: ha
un nitore perlaceo, ed è di un colore rosaceo, volgente
al carnicino, all’ incarnato o al bianco rossiccio; desso
rinviensi in botriti, o in altre masse grumose, grossola-
[Seite 692] namente sferoidali, od anche talora in masse cristalline,
ora granulari, ed ora lentiformi, od a faccie, qua con-
cave, e là convesse, tanto a Freyberg nell’ Erzgebirge, e
a Schebenholz nell’ Harz, quanto a Kapnick nell’ Unghe-
ria, a Nagyag in Transilvania, ed anche in Siberia; altre
volte in vece riesce desso compatto in massa amorfa, o
tutt’ al più in arnioncini (Rhodochrosit – dichtes koh-
lensaures Mangan
), ed allora la spezzatura n’ è scheg-
giosa, tendente alla equabile e piana: non suol essere se
non tutt’ al più translucido in sui lembi estremi degli
spigoli più sottili: è smontato, e solo qua e là sfavillante
o micante per punti o per laminette, inclinando piutto-
sto, quanto al colore, che nel fondo n’ è pur sempre ro-
saceo, al bianco rossiccio, e per di fuori qualche volta
al bruniccio; desso rinviensi a Kapnick e a Nagyag,
come il precedente, ma se n’ hanno buonissimi saggi
anche da qualche altra località, ed in particolare poi da
Offen-banya.

b) Il Manganese spatoso, o anche il Manganese ossi-
dato rosso silicifero (fr. le Manganèse oxydé silicifè-
re:
ted. der ManganspathMangananjaspisHorn-
mangan
MangankieselKieselmanganAlla-
git
RhodonitPhotizit – e talora eziandio, in
via però di mero abuso, RothsteinRubinspath: ing.
the red Manganese-ore), che, di colore nel fondo
rosso pur sempre anch’ esso, ma suscettibile di molte
graduate volgenze al rosaceo, o al rosso chiaro, al rosso
cupo, al bruniccio, al violetto, al turchiniccio, al pa-
vonazzo, al nerastro, e d’altra parte eziandio al ver-
diccio, al giallognolo, al grigio ed al bianchiccio, mo-
stra una qualche tendenza ad avere, per tipo della sua
cristallizzazione, un romboedro, sebbene presentisi tal-
volta eziandio (come succede appunto del Manganese bi-
silicato silicifero roseo della Valle d’Aosta nel Piemon-
[Seite 693] te), sotto le forme d’un ottaedro, e sfregia poi sempre
l’Apatite, venendo sfregiato costantemente dal Topazzo,
con una polvere di scalfittura in generale bianco-rossiccia
chiara; non isciogliesi desso con troppa facilità negli Acidi
minerali, co’ quali non suol fare, se non una debole ef-
fervescenza, se pure alcuna ne fa, e, trattato di per sè
solo al cannello, vi si annerisce alquanto, ma non mo-
stra una qualche tendenza a volersi fondere, che soltanto
in sugli spigoli più sottili, i quali ne riescono come smal-
tati d’una crosticina vetrosa bruniccia, ma translucida;
mentre invece, trattatovi col Borace, dopo d’aver sob-
bollito un poco, vi si fonde in una perla bruniccia, tutta
quanta tempestata di macchiette rosse, e mentre vi tinge
in violetto il vetro di Borace. Il peso specifico raggua-
gliasene = 3,500, sebbene se n’ abbiano talora saggi
compattissimi, che pervengono, come la così detta Alla-
gite, fino a 3,700, ed altri, come l’Hornmangan, o il
Manganese corneo, fin anche a 3,890; mentre altri se ne
ha poi, come la Fotizite, leggieri a segno tale, che a
pena giungono a 2,800. – Del resto questo Manganese
spatoso può distinguersi opportunamente: – 1.° in spatoso
propriamente detto, o lamelloso e cristallino, translu-
cidetto almeno in sugli spigoli, per lo più rosso scuro,
e dotato d’un nitore, che sta tra il vetroso ed il perla-
ceo, del quale hannosi saggi, tanto da Längbanshytta
nella Svezia, quanto da Catharinenburgo in Siberia; –
2.° in Manganese silicifero compatto, ostentante una
spezzatura concoideo-scheggiosa, talora translucidetto al-
quanto anch’ esso, ma d’un nitore smorto o sparuto af-
fatto, e di un color roseo, che volge volontieri al tur-
chiniccio, al violetto o al purpureo, e del quale han-
nosi ottimi saggi, così da Kapnick nel Bannato, e da
Längbanshytta in Isvezia, come pure dalla Valle di Soa-
na, da Valprà, da’ dintorni di Cogne e di Fénis, e da
[Seite 694] Saint Marcel nella Valle d’Aosta in Piemonte; – dovendosi
ritenere ancora, che tali pur siansi: la così detta Idro-
pite
di Schebenholz presso ad Elbingerode nell’ Harz:
il predetto Manganese roseo silicifero ottaedro del Pie-
monte; il da taluni così detto Mangankiesel di Ilefeld
nell’ Harz, e finalmente, il così da Klaproth denominato,
Schwarz-braunsteinerz di Klapperud nel Dahland in
Isvezia; – 3.° in Allagite, o Manganese silicifero verde
o bruno
(fr. le Manganèse silicifère vert ou brun: ted.
der Allagitgrünes und braunes Manganerz: ing.
the Allagite?), che sfregia il vetro, dando anche talora
qualche scintilla all’ acciarino, è di un colore, ora verde
di montagna, che, stando esposto all’ aria, vi si fa ben
tosto grigio o veramente nero, ed ora rosso bruniccio,
volgente più o meno al bruno di garofano, o al grigio
di perla, e che, opaco sempre, non è mai dotato d’un
tal qual nitore, se non quando è superficialmente tinto
d’un nero diseguale. Ostenta questo per l’ordinario una
spezzatura piana ed equabile, inclinante alla concoidea
a fosse grandi cd appianate, o, come si suol dire, evasa-
te, ed il peso specifico ragguagliasene = 3,700. Del rima-
nente questa Allagite, particolarmente quando è bruna,
ridotta che sia in polvere, sciogliesi a caldo, almeno in
qualche sua parte, nell’ Acido nitrico, facendovi una sen-
sibile effervescenza, e trattata poi al cannello col vetro
di Borace, gli contribuisce costantemente un colore vio-
letto; ma se vengavi trattata di per sè sola, quando è
verde, non vi si fonde, se non con somma difficoltà, men-
tre, se è bruna, fondevisi tosto in una perla nera lucen-
te. Rinviensi dessa costantemente amorfa in massa com-
patta, e sparsa poi, o disseminata in pezzi angolosi, la
verde, per entro alla seguente Fotizite, e la bruna per
entro al Manganese corneo scheggioso, che tosto dopo le
terrà dietro. La località principale ne è Schebenholz presso
[Seite 695] ad Elbingerode nell’ Harz, ma sembra che anche dalla
Fazenda de las pedras, presso a Minas geraes nel Bra-
sile, abbiansene ora saggi forse non meno belli e visiosi;
– 4.° in Rodonite, o Manganese silicifero rosso (fr.
le Manganèse silicifère rose: ted. der Rhodonit – das
Rothmanganerz:
ing. the Rhodonite?), che sfregia il ve-
tro al pari della precedente Allagite: è sempre d’un co-
lore rosso roseo, volgente tutt’ al più al bianco rossic-
cio, od anche al bianco giallognolo: è dotata d’un ni-
tore assai vivace, che anzi direbbesi scintillante: riesce
debolmente translucida in sugli spigoli o canti vivi, e
dimostrasi scheggiosa in sulla sua spezzatura, spesso
equabile e piana, con una compage ora granulare, ora
lamellosa o festucosa, ed ora fibroso-radiata; è dessa
pure sempre amorfa in massa compatta; ridotta in pol-
vere, sciogliesi con facilità nell’ Acido nitrico, e, trattata
al cannello, vi si fonde con facilità. Il peso specifico
ragguagliasene = 3,600, e rinviensi particolarmente nel-
l’Harz a Schebenholz, e a Stahlberg presso a Rübeland,
ov’ è accompagnata dal Diaspro, dal Quarzo rubiginoso
(Eisenkiesel), e da altre sostanze quarzose così fatte; –
5.° in Fotizite o Manganese diasprino (fr. le Manga-
nèse oxydé silicifère jaspoïde:
ted. der Photizit
kieselartiges RothmanganerzManganjaspis: ing.
the Photizite?), che sfregia alcun poco anche il Feld-
spato, dando spesso scintille all’ acciarino: che è nel
fondo di colore brutio giallognolo, volgente più o meno
al bianco, al verde, al rossiccio, e fin anche al rosa-
ceo, frequentemente screziata, pezzata o punzecchiata
d’alcuni di questi colori a un tratto, e dotata d’un ni-
tore debolmente grasso untuoso, e qua e là micante per
punti o per laminette lucide: che riesce translucida al-
meno in sugli spigoli, e che ostenta una spezzatura con-
coidea a fossette appianate. Il peso specifico se ne rag-
[Seite 696] guaglia per lo più = 2,800, sebbene non sia raro il
caso ch’ esso ne pervenga fino a 3,000. Trattandola sola
al cannello, questa sostanza minerale vi fosforeggia in
modo vistoso, ma fondesi assai difficilmente, e non più
oltre che sui lembi delle scheggie, o in sugli spigoli più
sottili; col Borace però, vi forma un vetro di color rosso,
analogo a quello del Giacinto. Essa non rinviensi mai al-
tramente che in massa compatta ed amorfa, e la sola
località, che infino ad ora se ne conosca, è, come sopra,
Schebenholz nell’ Harz, ove incontrasi associata alla pre-
cedente Allagite, o ad altre consimili sostanze mangane-
sifere; – 6.° in Manganese corneo (fr. le Manganèse
oxydé silicifère corné:
ted. das Hornmanganhorn-
artiges Manganerz
grünlichblaues Manganerz: ing.
the Horn-manganese-ore), che sfregia assai debolmente
il vetro, dando radissime scintille all’ acciarino: ch’ è nel
fondo di color bruno, ma suscettibile di varie volgenze
al grigio, al bianchiccio, ed anche al verdiccio, e al-
l’azzurrognolo, o al verd’ azzurro: che riesce piuttosto
micante per punti o per laminette, che non lucido, ma
che pure, mercè del suo più o meno lungo contatto col-
l’aria atmosferica, va mano mano acquistando un qual-
che nitore: che ostenta una spezzatura concoidea a fos-
sette evasate, od ampie ed appianate, inclinante talora
alla piana ed equabile, e di grana or grossolana, ed ora
piuttosto fina: che riesce alcun poco translucida in su-
gli spigoli, o in su i lembi estremi de’ suoi più sottili
canti vivi, e che fa pompa d’una compage scheggioso-
cornea. Il peso specifico se ne ragguaglia generalmente =
3,100, ma se n’ hanno benissimo saggi a bastanza frequen-
ti, che pervengono fin anche a 3,890. Trattato al cannello,
di per sè solo con un fuoco violento, vi fosforeggia, ma
non fondesi se non soltanto in sugli spigoli, mentre col ve-
tro di Borace conformasi in una periuccia di colore già-
[Seite 697] cinto, e finalmente, riducendolo in polvere, esso sciogliesi
a caldo, almeno parzialmente, nell’ Acido nitrico con sen-
sibile effervescenza. Non rinviensi questo mai altramente
che amorfo in massa compatta, e le località, infino ad
ora le più cognite, ne sono pur sempre Schebenholz, e
Stahlberg nell’ Harz, ove suol essere associato al Dia-
spro, allo Spato pesante, all’ Allagite, all’ Hornstein,
e a diverse altre sostanze ancora;

c) La Pirodmalite, o anche la Pirosmalite, della quale
abbiamo già reso conto a bastanza diffusamente alle pa-
gine 539 e 541 del presente nostro VI volume, nell’ Ag-
giunta a’ Ferri del Testo, e che, al pari della seguente
Knebelite, può stare tanto qui tra’ Minerali di Manga-
nese, quant’ anche tra quelli di Ferro;

d) La Knebelite, già da noi descritta succintamente
anch’ essa alla precitata pag. 541 di questo stesso volu-
me, nell’ Aggiunta a’ Ferri del Testo, ove può stare be-
nissimo;

e) La Bustamite di Real de Minas de Fetela de Jo-
notta
nell’ Intendenza di Puebla al Messico, fattaci co-
noscere dal celebre Alessandro Brongniart negli Annales
des Sciences naturelles
pel mese d’Agosto, anno 1826,
a pag. 411 e segg., la quale risolvesi in un Bisilicato di
Calce e di Manganese, presentantesi d’ordinario in masse
sferoidali di compage radiata, a raggi appianati, aventi
quasi piuttosto l’apparenza di lamine allungate: i colori
sogliono esserne il grigio verdiccio, il grigio giallogno-
lo, il grigio di cenere, o il grigio plumbeo, che pos-
sono passarne eziandio, ora al verdognolo, ed ora al bru-
niccio più o meno decisi: la compage ne è cristallina,
senza però mostrare alcuna marcata tendenza ad una
forma determinata: la spezzatura ne è concoidea: il ni-
tore ne è debolmente sericeo, e la trasparenza non ne
è che mezzana, unicamente in su i lembi estremi delle
[Seite 698] sue scheggi e, o degli spigoli più sottili. Del resto poi la
Bustamite sfregia il Feldspato, e il peso specifico raggua-
gliasene = 3,120, sebbene ne pervenga essa talora finan-
che a 3,230. Trattandola in polvere coll’ Acido muriati-
co, essa vi si scioglie in parte con effervescenza, rima-
nendone addietro una polvere bianca, e la soluzione ot-
tenutane dà indizii di Ferro e di Manganese, con buona
dose anche di Calce. Al cannello poi essa si fonde a ba-
stanza agevolmente anche da per sè sola in una perletta
bruno-scura ed opaca, che talora, insistendo colla fiam-
ma, si fa trasparente, mentre co’ sali fosforici vi si scio-
glie sobbollendo leggermente, o rigonfiandosi alquanto, e
lasciandosi addietro, come chi dicesse, uno scheletro di
sè di Silice bianca, e mentre colora il Borace in violetto,
e la Soda e il Nitro in verde. Questa sostanza novella,
rassomigliante, più che non ad altro, al Manganese
rosso silicifero (rothes Kieselmangan) di Langbanshytta,
o al Manganese corneo (Hornmangan), o anche talora
ad una foggia particolare di Pirosseno manganesifero
(manganhaltiger Augit), suol essere associata ad un
Quarzo, che in cristalli minutissimi la riveste superfi-
cialmente, e bene spesso anche al Manganese ossidato
metalloideo;

f) La Triplite, o anche il Manganese fosfato, o il
Fosfato nativo ferrifero di Manganese (fr. la Triplite –
le Manganèse phosphatés avec Fer:
ted. der Tri-
plit
Phosphor-manganphosphorsaures Man-
gan
– e talora eziandio das Eisenpecherz, sebbene
troppo inopportunamente: ing. the Phosphate of Iron
and Manganese
– e qualche volta ancora, ma ben
meno acconciamente, the pitchy Iron-ore). – Questa
sostanza minerale suol essere d’un colore, che sta tra il
nero della pece e il bruno di garofano: è dotata sem
pie di un debolissimo nitore grasso untuoso: non è mai
[Seite 699] translucida, che a mala pena qualche volta, guardandone
a traverso de’ lembi estremi le scheggie le più sottili: è
sempre amorfa in massa compatta, ma ostenta una ma-
nifesta tendenza alla forma parallelepipedica rettangola-
re, e nella spezzatura mostrasi concoidea evasata a fos-
sette appianate, inclinante ora alla equabile e piana, e
talora ben anche alla ineguale. Sfregia poi dessa l’Apa-
tite, venendo sfregiata dal Feldspato con una polvere di
scalfittura grigio-giallognola, od anche bruna; sciogliesi
agevolmente nell’ Acido muriatico, e, trattata al cannel-
lo, fondesi tosto con sobbollimento in una scoria, o in
una fritta di colore nero ferrigno, sviante l’ago magne-
tico dalla sua naturale direzione, e il peso specifico rag-
guagliasene il più delle volte = 3,430, sebbene abitan-
sene saggi, che pervengono talora fino a 3,890. – Po-
chissime sono infino ad ora le località cognite di questa
sostanza, che anzi riduconsi a due sole, vale a dire
alla collina di Barat presso a Limoges nell’ Alta Vienna
in Francia, ove pel prima scuoprilla un certo Alluaud,
e la Pensilvania negli Stati Uniti dell’ America setten-
trionale, ove dipoi fu pure rinvenuta.

Fatte per tal modo conoscere anche a’ nostri Studiosi
della Mineralogia, le qui ora descritte sostanze mangane-
sifere più recentemente scopertesi, ho giudicato che possa
esserne pure bene accolta la Tabella analitica compa-
rativa, che unisco in fine del volume comprendendovi
eziandio la Pirodmalite e la Knebelite, a malgrado, che
le analisi ne siano state già riportate altrove, affinchè
meglio così abbiano essi a scorgere in confronto le conver-
genze, non meno che le discrepanze, talora significan-
tissime, che occorrono fra tante sostanze state variamente
denominate, e che pure caderebbero, senza più, tutte
quante nel Roth-manganerz, specie 4. del Genere Man-
ganese nel Testo. – Agg. del T.


GENERE XV
arsenico, se pure non forse meglio, Arsenio.

[Seite 700]

L’Arsenico, o Arsenio regolino, o sia l’Arse-
nico metallico puro, ostenta un colore, che sta
frammezzo al bianco proprio dello Stagno, e al
grigio del Piombo, e la compage in sulla spez-
zatura ne è scagliosa, o lamelloso-squamosa. Il
peso specifico se ne ragguaglia = 8,308. È desso
forse il più volatile di tutti quanti i Metalli ammessi
ne’ tempi addietro, vale a dire, facendo astrazione
da quegli altri Metalli, che ottengonsi oggidì colla
decomposizione degli Alcali, delle Terre o simi-
li; da poi che basta il grado positivo Reaumuriano
144 per volatilizzarlo in forma di fumo bianco,
assai denso, avente per caratteristici un odore
analogo a quello dell’ aglio, un sapore dolciato,
e la proprietà d’imbiancare il Rame, su cui ab-
bia desso campo d’esercitare la propria azione,
come fa esso eziandio sovra tutti indistintamente
gli altri Metalli colorati, che, entrando in lega
coll’ Arsenico, imbiancano anch’ essi tutti dal più
al meno, a misura della dose di questo metallo, che
ranno dessi assumendo. – La Calce d’Arsenico,
l’Arsenico calcinato, o l’Ossido d’Arsenico pel fuo-
co, contiene un Acido metallico particolare, che
dicesi Acido arsenico, ed è in ragione appunto
di quest’ Acido, che riesce desso in parte solubile
nell’ acqua.

[Seite 701]

I minerali spettanti a questo Genere, sono i
seguenti:

SPECIE 1. Arsenico nativo (fr. l’Arsenic na-
tif
l’Arsenic testacé: ted. das Gediegen-ar-
senik
gediegenes Arsenik – e più trivial-
mente poi qua e là per la Germania, Näpfchen-
kobold
NäpfchenkobaltSchirlkobalt
SchirlkoboltScherbenkoboltGiftkobalt
Fliegenstein: ing. the native Arsenic). – Que-
sta Specie minerale suole mostrarsi d’un colore,
che sta tra il grigio di piombo chiaro, ed il
bianco di Stagno; ma col lungo rimanersi a con-
tatto coll’ aria atmosferica, può questo suo co-
lore acquistare qualche più o meno vistosa vol-
genza al gialliccio, al bruno di tombacco, al gri-
gio nerastro e perfino al nero; la compage ne è
imperfettamente laminosa, talora testacea, o a la-
minette curvilinee (fr. l’Arsenic testacé: ted. der
Scherbenkobalt
Näpfchenkobolt, ec.), non
senza qualche tendenza alla fibroso-radiata, a fi-
bre ora confusamente intrecciate, ed ora con-
formate in fascicoli, o per mazzetti; la spezza-
tura ne riesce ineguale, ma di grana fina, e fin-
chè è fresca, ne ostenta una, debole sì, ma
pure decisa, lucentezza metallica, o almeno un
tal quale nitore metalloideo, e quanto a’ fram-
menti (Absonderungs-stücke), o a’ ritagli, nei
quali questo Arsenico nativo spezzasi natural-
mente, sono dessi conformati ora in lastricine
[Seite 702] curvilinee, sonore alla percussione, ora in istan-
ghette rettilinee, e talora in grani d’apparenza cri-
stallina. Rinviensi esso amorfo in massa compatta,
o in grumi, in arnioni, in masse sferoidali, in
botriti o in grappoli, o quasi stalagmitico, in tubi
o canaletti, in cialde ondose o mammilliformi,
o anche in lastre piane variamente impressionate,
o pertugiate, od operate, quasi chi dicesse, a la-
voro di maglia in rilievo, o finalmente sparso o
disseminato in cristalli aciculari uniti insieme per
mazzetti, o per fascicoli, e riducibili, come cre-
desi, ad un ottaedro quadrato, che sembra es-
serne il tipo della cristallizzazione; la superficie
esteriore però di queste masse è d’ordinario piut-
tosto granosa, e d’un nitore o affatto sparuto,
o tutt’ al più micante qua e là per punti, per
laminette, e via discorrendo. Esso sfregia d’al-
tronde sempre lo Spato calcareo, ma viene sfre-
giato con iscalfittura lucente dallo Spato fluore;
battendolo o fregandolo, se ne svolge costante-
mente quel medesimo odor d’aglio, che se ne
sviluppa anche scaldandolo al cannello, o altra-
mente, a calore d’incandescenza, calore che ba-
sta per volatilizzarlo quasi per intiero in un fumo
bianco densissimo; ponendolo nell’ Acido nitrico,
esso vi si ossida con isvolgimento di molto Gas nitro-
so, mentre invece nell’ Acido solforico disciogliesi
con abbondante sviluppamene di Gas solforoso.
Il peso specifico ragguagliasene = 5,730, ma se
[Seite 703] n’ hanno saggi, che pervengono benissimo fin an-
che a 5,920. John, che analizzò l’Arsenico na-
tivo di Joachimsthal in Boemia, lo riconobbe
composto =

d’Arsenico 96,0
d’Antimonio 3,0
di Ferro ossidato ed Acqua 1,0
––––––
Totale 100,0.

Questo Minerale è bene spesso ferrifero anche
assai più di quello ch’ esso non risulti da tale
riportatane analisi, e per quanto ne spetta alle
località, diremo che le principali ne sono, oltre
alle già citatene pure testè, Andreasberg nel-
l’Harz, Wittichen nello Schwarzwald, Markir-
chen nell’ Alsazia, Allemont nel Delfinato in
Francia, Marienberg, Schneeberg, Annaberg e
Freyberg nell’ Erzgebirge Sassone, Kongsberg in
Norvegia, Orawicza e Nagyag nell’ Ungheria,
Schlangenberg in Siberia, Saint-Félix nel Chilì,
e via discorrendo. – Avvertiremo qui ora che in
diversi luoghi della Germania usasi denominare Ar-
senik-silber
(Argento arsenicale) una intima mi-
stura d’Arsenico e di Argento nativi, nella quale
le molecole d’Argento riescono qua e là discernibili
anche ad occhio nudo. Nè sarà se non bene l’es-
sere di ciò resi consapevoli, onde questa mistura
argentifera non abbia a sbagliarsi poi come iden-
tica con quell’ altra, ch’ è pure detta Arsenik-
silber, o Silber-arsenik
dell’ Harz, che, giusta
[Seite 704] quanto ne avvertimmo già alle pagg. 412 e 413
di questo stesso nostro vol. VI, risolvesi in un
Argento antimoniale misturato per entro ad una
massa d’Arsenico nativo, o viceversa. – Pare
inoltre, che a questa medesima nostra Specie 1.a
degli Arsenici, infrattanto che altro migliore col-
locamento loro non si destini, possano ascriversi
a bastanza acconciamente anche i seguenti due
Minerali, vale a dire:

a) Il Ferro arsenicale cobaltifero, o l’Arse-
nico ferro-cobaltifero
(ted. kobaltiges Eisen-ar-
senik
) di Wittichen nella Selva nera (Schwarz-
walde
), che, appena estratto dalla miniera,
assomiglierebbesi moltissimo al Cobalto terroso
nero (schwarzer Erdkobalt), da noi descritto
alla pag. 645 e segg. del presente nostro vol. VI,
se non fosse, che il primo inverdisce dopo una
breve esposizione all’ aria, e, trattandolo al fuo-
co, vi suole perdere a un dipresso 0,40 del pro-
prio peso, in grazia dell’ Arsenico, che se ne
va mano mano volatilizzando, e

b) il nero d’Arsenico (ted. die Arsenik-
schwärze
) di Joachimsthal in Boemia, che riempie
ivi, in forma di sostanza nera, polverosa, o al-
meno sempre pochissimo coerente, i vani e le
cellette, che esistono ne’ filoni di un Petroselce in-
fusibile (Hornstein), e racchiude non di rado il
Cobalto arsenicale in grani, o veramente in pic-
coli cristalli cubici. – (Il Trad.)

[Seite 705]

SPECIE 2. Pirite arsenicale, o anche il Ferro
arsenicale, il
Misspickel (fr. le Fer arsénical
la Mine d’Arsenic blanchel’Arsenic pyri-
teux
la Pyriter blanche arsenicalele Mis-
spickel:
ted. der ArsenikkiesGiftkies
Rauschgelb-kiesMisspickelWeisserz: ing.
the arsenical Pyritesarsenical Mundick). –
Questa Specie è generalmente d’un colore bianco
argentino, volgente più o meno al bianco di Sta-
gno, o al giallo d’Ottone, al di fuori, o super-
ficialmente grigia o anche gialliccia, e talora,
sebbene più di rado, alcun poco screziata, ed è
poi dotata d’un nitore metallico a bastanza viva-
ce, la spezzatura ne è disuguale, e di grana ora
fina, ed ora piuttosto grossolana, con una com-
page, che tende più o meno manifestamente alla
radiata. Essa presentasi spesso in massa amorfa
e compatta, o sparsa e disseminata in altri mi-
nerali arseniciferi, o nella loro ganga, o anche
soprattempestatavi, talora in forma di reticella, o
d’opera, come si suol dire, a maglia; ma rin-
viensi eziandio cristallizzata, ora in aghi isolati,
ora in aghi raccozzati per mazzetti o per fascico-
li, ed ora in prismi quadrilateri, o in altre for-
me derivabili sempre dal prisma dritto romboi-
dale, che se ne ritiene come il tipo della cri-
stallizzazione; è dessa dura a bastanza da dar
scintille all’ acciarino, e da sfregiare l’Apatite,
venendo per altro sfregiata costantemente dal
[Seite 706] Quarzo, che ne trae una polvere di scalfittura
grigia; fregandola, battendola, rompendola, o
riscaldandola, tramanda essa sempre l’odor d’a-
glio caratteristico dell’ Arsenico; sciogliesi a caldo
nell’ Acido nitrico, lasciandosi addietro un resi-
duo bianchiccio, e trattandola sola al cannello,
oltre all’ odore, che tramanda d’Arsenico e di
Solfo che brucia, il fumo che se ne svolge ne
imbianca superficialmente il sottoposto carbone,
e non ne rimane più altro sul supporto, che un
globicino di Ferro ossidato bruno, mentre colora
poi in nero il vetro di Borace. Il peso specifico
ragguagliasene = 5,700, sebbene possa esso giu-
gnerne fin anche a 6,520. – La composizione
ne ò soggetta a vistose variazioni, come apparirà
manifesto dalle cinque analisi, che, per l’oppor-
tuno confronto, qui ne adduciamo:

xxx
[Seite 707]

Hannovi parecchie Piriti arsenicali, che in via
d’accidente riescono più o meno argentifere, e
queste appunto furono da Werner contraddistinte
col nome di Weisserze (Miniere bianche d’ar-
gento: fr. le Fer arsénical argentifère). – Quanto
finalmente alle diverse località, ove rinvengonsi
le Piriti arsenicali, dirò essere desse piuttosto fre-
quenti quasi da per tutto ne’ paesi mineriferi, e
tra gli altri, a Kernberg presso a Neustadt nel-
l’Erzgebirge Sassone, ed anche a Freyberg, ove
se n’ hanno saggi cristallizzati, a Schönpickel e a
Kammerhof nell’ Austria, a Leoben nella Sti-
ria, nel paese di Baden, in quello di Bayreuth,
nel Salisburghese, nel Tirolo, in Francia, nella
Spagna, in Piemonte, in Sicilia, in Norvegia,
nella Gran Brettagna, in Islanda, e via discor-
rendo, e soggiugnerò, tacendo d’altre parecchie,
che una Pirite arsenicale abbiamo noi pure in
posto nella Valle Trompia Bresciana, presso al
Ponte del Fusinetto, in un’ ansa, che incontrasi
verso alla fine della prima discesa, lungo lo stra-
dale, che da Bovegno mena a Collio; località,
ove scorgonsi anche diverse traccie di un Mine-
rale piritoso di Rame, e di un Quarzo spesse
volte incrostato di Rame solfato, o Vitriolo di
rame. – (Il Trad.)

SPECIE 3. Risigallo, o la Blenda arsenica-
le, la Sandaracca, l’Arsenico rosso, l’Arse-
nico giallo,
o l’Arsenico solforato rosso o gial-
[Seite 708] lo, ec. (RisigallumSandaraca: fr. le Réal-
gar
l’Orpimentl’Arsenic sulfuré rouge
– l’Arsenic sulfuré jaune
le Soufre rouge
des volcans:
ted. rothes Rauschgelbgelbes
Rauschgelb
RealgarOpermentArse-
nikblende
rother Schwefel-arsenikgelber
Schwefel-arsenik
SandarachArsenik-rubin
– Rubinschwefel
Rauschrothhemipri-
smatischer Schwefel
prismatoïdischer Schwe-
fel:
ing. the red Opermentyellow Orpiment
– red Sulphuret of Arsenic
yellow Sulphu-
ret of Arsenic
). – Questa Specie minerale, di
colore ora rosso, più o meno misturato di giallo
o di bruno, ed ora giallo nel fondo, ma più o
meno misturato di rosso, di verdiccio, di grigio,
di bruno o anche di nero, è qualche volta tran-
slucida, almeno a traverso degli spigoli, e dotata
di un nitore quasi metalloideo vivace, partecipante
ad un tempo del grasso untuoso, del perlaceo e
perfino dell’ adamantino; rinviensi dessa non in-
frequentemente cristallizzata in aghi, qualche volta
isolati, ma ben più spesso insieme più o meno
confusamente accozzati per mazzetti o per fascicoli,
e di forme tali, che sembrano consentirne sempre
la derivazione dal prisma obbliquo romboidale,
che se ne ritiene come il tipo della cristalliz-
zazione; incontrasi dessa però il più delle volte
amorfa in massa compatta, o in lastricine, o an-
che in forma di incrostazioni superficiali; la spez-
[Seite 709] zatura ne riesce ineguale, di grana ora grosso-
lana ed ora piuttosto fina, inclinante alla concoi-
dea, alla scheggiosa, e qualche volta alla terro-
sa, con una compage spesso lamellosa, fuscel-
losa, o anche confusamente radiata, a laminette
talora pieghevoli ed elastiche; sfregia dessa il
Talco, venendo sfregiata dal Gesso, la rossa,
con iscalfittura giallo-rancia, sfoggiante un nitore
più sensibilmente metalloideo, e la giallo-verdic-
cia, con iscalfittura alquanto più tendente al giallo
deciso. Gli Acidi minerali la attaccano sempre
evidentemente, e la disciolgono talora con isvol-
gimento di una sostanza gasosa, arsenicale costan-
temente, e solforosa poi anche, quando se ne espe-
riscano le varietà gialle (Orpimento.). Al cannello
fondesi dessa agevolmente, ardendovi con fiamma
cerulea, diffondendo all’ intorno un forte odore,
ad un tempo di solfo che brucia e d’arsenico, ed
imbiancando superficialmente il sottopostovi car-
bone. Il peso specifico ragguagliasene = 3,300 per
lo meno, ma non è raro, che giungane desso fin
anche a 3,600. – Ecco qui ora, nella Tabella che
segue, le diverse analisi, che ci troviamo averne
in pronto.

[Seite 710]
xxx

Alcuni fanno più volentieri due Specie distinte
d’Arsenico solforato, mentre altri s’ acconten-
tano di ripartirlo nelle seguenti due varietà, de-
suntene, più che non da altro, dal diverso colore:

a) Il Realgar propriamente detto, o l’Arse-
nico solforato rosso, la Rubina d’arsenico
,
(rothes RauschgelbRubinschwefelSan-
darac
Realgarhemiprismatischer Schwe-
fel,
ec.), rosso d’Aurora, translucido, dotato
di un più vivace nitore vetroso, sfregiabile con
iscalfittura giallognola, spesse volte cristallizzato
in prismetti aventi quattro o anche sei lati, e pre-
sentantesi eziandio qualche volta soprattempestato
ad altri minerali, come, succede per esempio, ad
Andreasberg nell’ Harz, sulla Calce carbonata spa-
tosa, sopra alcune Zeoliti, ec., o veramente spar-
so, disseminato od inlardato, per così dire, entro
[Seite 711] a qualche roccia particolare, come sappiamo avve-
nire non di rado nella Dolomia granulare di Campo
Lungo sul San Gottardo, e via discorrendo:

b) L’Orpimento, o l’Arsenico solforato gial-
lo, l’Arsenico giallo
(Operment – gelbes Rau-
schgelb
gelber Schwefel-arsenikprisma-
toidischer Schwefel,
ec.), giallo citrino, a mala
pena translucido in sugli spigoli, ordinariamente
amorfo, ma pure talora cristallizzato in prismi
quadrilateri, ovvero in forme indeterminabili, di-
mostrante spesso una apparenza, più che altro,
talcosa a laminette pieghevoli, e dotate d’un ni-
tore quasi decisamente metallico.

Le località principali, d’onde hannosi saggi
d’Arsenico solforato nativo, tanto rosso, come
giallo, sono, oltre alle già da noi qui sopra ac-
cennatene, Felsobanya, Schmölnitz, Tajowa, Na-
gybanya e Kapnick in Ungheria, Bajuz in Tran-
silvania, Joachimsthal in Boemia, Schneeberg
nell’ Erzgebirge Sassone, Tauersberg in Carintia,
Falkenstein in Tirolo, Markirchen nell’ Alsazia,
Wittichen nello Schwarzwald, i Grigioni ed il
Vallese in Isvizzera, come altri hannosene poi
ancora dalla Turchia, dalla China, dal Messico,
dal Perù, e via discorrendo. – (Il Trad.)

SPECIE 4. Fiori d’Arsenico, o l’Arsenico
bianco nativo, l’Arsenico ossidato, l’Arsenico
carbonato, il Carbonato nativo d’Arsenico,
l’Arsenico bianco cristallino, l’Acido arsenioso

[Seite 712] nativo, o finalmente la Fioritura d’Arsenico
(fr. les Fleurs d’Arsenic – l’Arsenic blanc na-
tif crystallin
l’Arsenic oxydél’Acide ar-
sénieux natif:
ted. die Arsenikblüthearse-
nikte Saüre
natürliche arsenige Saürena-
türlicher Arsenikkalk:
ing. the Arsenic-bloom). –
Questa sostanza minerale è generalmente di un
colore niveo, o bianco candido, o veramente
bianco latteo, o tutt’ al più bianco grigiastro,
volgente talora più o meno, e in via soltanto
accidentale, al rosso, al giallo od anche al ver-
de: è a mala pena translucida in sugli spigoli,
o guardandola contro la luce a traverso de’ lembi
delle sue scheggie: è dotata bene spesso d’un
nitore, che sta frammezzo al sericeo ed al vetro-
so: la compage ne riesce lamellosa, tendente qual-
che volta alla fibroso-radiata od intrecciata, alla
capilliforme, o alla aciculare fascicolata, o disposta
per mazzetti, ma però di rado cristallizzata distin-
tamente in forme determinabili, tutto che osten-
tante sempre una tal quale tendenza più o meno
manifesta all’ ottaedro rettangolare, che quinci
se ne ritiene come il tipo della cristallizzazione;
hannosene tuttavia non infrequenti saggi, ne’ quali
è dessa piuttosto compaginata di stanghettine o fu-
scelli, o veramente botritica o grappolosa in acini
minuti, o stalagmitica, secondo chesi suol dire,
in goccie, come altri se n’ hanno, ne’ quali rie-
sce dessa sovrattempestata ad altri minerali arse-
[Seite 713] niciferi in forma appunto di sfioritura, ora cri-
stallina, ed ora terrosa, farinosa e smontata af-
fatto, o priva in tale ultimo caso d’ogni nitore.
È dessa tenera sempre e fragilissima; sulla lin-
gua eccita un sapore da bel principio astringen-
te, che fassi poi in progresso dolcigno; sciogliesi
nell’ acqua bollente, e, trattata al cannello, vi si
volatilizza, diffondendo l’odore solito dell’ Arse-
nico, ed imbiancando il sottoposto carbone. Il
peso specifico ragguagliasene d’ordinario = 3,600,
ma se n’ hanno esemplari, ne’ quali essa mostrasi
di gran lunga più leggiera. Berzelius, che ne ana-
lizzò una, non so bene di quale località, la ri-
conobbe composta =

d’Arsenico 75,82
d’Acido carbonico 24,18
––––––
Totale 100,00.

Le località principali ne sono Andreasberg nel-
l’Harz, Markirchen nell’ Alsazia, Gistain ne’ Pi-
renei occidentali, Kapnick nell’ Ungheria, Joa-
chimsthal in Boemia, Bieber nell’ Hanau, la Gua-
dalupa, e via discorrendo. – (Il Trad.)

Del resto, quanto a parecchi de’ suoi caratteri
esterni, il precedente Arsenico carbonato s’ as-
somiglia così fattamente ad un’ altra sostanza mi-
nerale, la quale avrebbe in regola dovuto trovare
il suo luogo a pag. 578 del precedente nostro
vol. V, in coda alle Calci salificate native, da
poterlo, chi almeno non vadane avvertito, troppo
[Seite 714] agevolmente scambiare con quella; tanto più che
le località sono loro talvolta comuni ad amen-
due; ed è quindi, non meno a riparo dell’ in-
corsa ommissione, che a scanso di così fatti ab-
bagli, che ci facciamo a descrivere qui ora bre-
vemente la sostanza in questione; è dessa

La Farmacolite, la Arsenicite, o la Calce
arseniata nativa
(fr. la Chaux arséniatéela
Pharmacolithe:
ted. der PharmakolithArse-
nizit
weisser Arsenik – arseniksaurer Kalk
e talora, sebbene a tutto torto, Arsenikblüthe
anch’ essa: ing. the Pharmacolite – native Ar-
seniate of Lime?
), che rinviensi a Wittichen nel
Badese, a Markirchen in Alsazia, a Riechelsdorf
nell’ Assia elettorale, ad Andreasberg nell’ Harz,
a Glücksbrunn in Turingia, a Neustädtel nel-
l’Erzgebirge Sassone, ed a Joachimsthal in Boe-
mia, ove presentasi sovrattempestata ad altri mi-
nerali arseniciferi, o simili, in forma o di sfiori-
tura, o d’una crosticina superficiale stalagmitica
in goccie, in acini, in arnioncini ec., ed anche
qualche volta in filamenti capillari, o in cristal-
luzzi aciculari raccozzati per mazzetti o per fa-
scicoli, o veramente in istellette, in grumi sfe-
roidali, e via via discorrendo, ed ostentante sem-
pre dal più al meno una com page fibroso-radia-
ta, una spezzatura concoidea inclinante alla ter-
rosa, una tal quale mezza trasparenza, un ni-
tore vetroso sericeo, qualche volta sparuto affatto
[Seite 715] o smontatissimo, ed un colore, che dall’ acqueo
passa, pel bianco, al grigio, al rossiccio, al ro-
saceo, e perfino al verdiccio; nel quale ultimo
caso un tale atto speciale di colore n’ è dovuto
ad un ossido di Nickel, che la inquina più o
meno. Del resto poi questa Farmacolite è sem-
pre tenera molto, insolubile affatto nell’ Acqua,
ma solubile nell’ Acido nitrico senz’ alcuna effer-
vescenza, e, trattata al cannello di per sè sola
in sul carbone, fondesi, non senza molta diffi-
coltà, in uno smalto bianco, con isvolgimento
sensibilissimo d’un odor d’aglio, caratteristico,
come si è detto, de’ Minerali arseniciferi; men-
tre col Borace fondesi invece in una perla ve-
trosa bianco-grigiastra, che non volge mai al tur-
chiniccio, se non quando contenga essa una qual-
che dosatura d’ossido di Cobalto. Il peso speci-
fico ragguagliasene = 2,640. Due sono le analisi
che ne abbiamo in pronto, la prima di Klaproth,
della Farmacolite di Wittichen, e la seconda di
John, della Farmacolite di Andreasberg, i quali
ne trassero =

di Calce 25,00 27,28
d’Acido arsenico 50,54 45,68
d’Acqua 24,46 23,86
colla perdita di 0,00 3,18
–––––– ––––––
Totali 100,00 100,00.

Quindi si vede però, che la Farmacolite, qua-
[Seite 716] lunque possa esserne d’altronde la rassomiglianza
co’ Fiori d’Arsenico propriamente detti, tanto
per la sua insolubilità nell’ Acqua, quanto pel
suo modo di comportarsi cogli Acidi, ed al can-
nello, ben diverso da quello, che è proprio dei
predetti Fiori d’Arsenico, per poco che esami-
nisi colla diligenza occorrente, si riesce a distin-
guerla da quelli a bastanza agevolmente.

Rammenteremo qui alla perfine anche la Far-
macosiderite, o il Ferro arseniato cubico o in
dadi, già da noi descritto come Specie 16 dei
Ferri nel Testo a pag. 533 e 534 del presente
nostro vol. VI, ma che pure potrebbe taluno
augurarsi di scorgere collocato piuttosto qui tra
i Minerali d’Arsenico. – (Il Trad.)


GENERE XVI
molibdeno

Il Molibdeno metallico, o il Regolo di Mo-
libdeno, è per quel che sembra, d’un colore gri-
gio, che rammenta assai da vicino quello del-
l’acciaio, ma riesce fisso al fuoco, agro e fragi-
lissimo, non gran fatto duro, e di difficilissima
fusione. Il peso specifico ragguagliasene secondo
alcuni = 6,963, e secondo Hielm a 7,400; os-
[Seite 717] sidasi desso facilmente, ed è anzi suscettibile di
trasformarsi, assumendo seco in combinazione
una dose sufficiente d’Ossigeno, in un Acido par-
ticolare, che denominasi Acido molibdico.

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui ora per noi. –
Molibdeno solforato, o anche la Miniera de
Molibdeno, la Galena di Molibdeno, la Pirite
di Molibdeno, il Molibdeno piritoso
, e talora
eziandio, tutto che sempre troppo impropriamen-
te, il Piombo d’acqua, o la Piombaggine (Mo-
lybdaena:
fr. la Mine de Molybdènele Mo-
libdène sulfuré:
ted. das WasserbleyMo-
lybdänkies – Molybdänbley:
ing. the Molyb-
denite
MolybdenaSulphuret of Molybde-
na
). – Questo Minerale, che gli inesperti, o i
meno intelligenti scambiano talvolta colla Grafi-
te, e colla Piombaggine più propriamente detta,
ostenta in fatti un colore grigio di piombo, ed è
dotato d’un brillante nitore metallico; la com-
page ne suol essere scagliosa, micacea, o piut-
tosto lamellosa a laminette bene spesso curvili-
nee, e pieghevoli alquanto, ma non elastiche; al
tatto riesce desso morbidissimo, ed anzi grasso
untuoso; è poi tenerissimo, venendo sfregiato
sempre dalla Calce carbonata spatosa, e lorda le
dita del proprio colore maneggiandolo, come se-
gna la carta scrivendovi sopra con esso, mentre
segna invece la porcellana bianca con traccie di
un colore grigio verdiccio; il peso specifico rag-
[Seite 718] guagliasene = 4,730, ma se n’ hanno saggi, che
non ne giungono se non soltanto a 4,400. Digeren-
dolo nell’ Acido nitrico, vi fa desso una vistosa ef-
fervescenza, dietro alla quale va poi deponendosi al
fondo del liquore un Ossido di color grigio, e trat-
tandolo solo al cannello, diffonde talora un odor
solforoso, senza perciò ridurvisi, ma imbiancando
il sottoposto carbone, mentre, unito alla Soda, vi
sobbolle da prima, o vi fa effervescenza, termi-
nando col ridurvisi in una perla rossiccia. –
Due sono le analisi, che ci troviamo avere in
pronto di questo Molibdeno solforato, una di Bu-
cholz, e l’altra di Brandes, che lo trovarono
composto =

di Molibdeno 60 59,6
e di Solfo 40 40,4
–––– –––––
Totali 100 100,0; e

quanto alle località, ne sono desse ben molte pre-
sentemente, come a dire, per tacer d’altre, ne-
gli Stati Uniti dell’ America settentrionale, al
Brasile, in Groenlandia, al Ceylan, in Siberia
presso al lago Baikal, in Finlandia, nella Sve-
zia, nella Norvegia, in Cornovaglia, nella Scozia,
e quindi poi in Francia, per esempio, a Chessy e
a Chateaulambert, in Savoja a Chamouny, ad Ar-
gentière, nel Vallese in Isvizzera, a Rothausberg
nel Salisburghese, a Schlackenwald ed a Zinn-
wald in Boemia, a Glatz nella Slesia, ad Alten-
berg, ad Ehrenfriedersdorf, allo Schneeberg, a
[Seite 719] Schwarzenberg, a Marienberg, ed a Geyer nel-
l’Erzgebirge Sassone, ad Orawicza in Ungheria,
e via discorrendo.

Un altro minerale di Molibdeno citasi ora,
sotto il nome di Molibdeno ocraceo, come pure
sotto quelli di Ocra di molibdeno, e d’Acido mo-
libdico nativo (fr. le Molybdène oxydél’O-
chre de Molybdène
l’Acide molybdique na-
tif:
ted. der MolybdänockerWasserbley-
ocker:
ing. the Molybdena-ochrenative Mo-
lybdic acid?
), friabile, polveroso, farinoso, o
terroso, disseminato nel, o sovrattempestato al
precedente Molibdeno solforato, dalla decompo-
sizione del quale sembra esso provenire, o anche
al Quarzo ed al Feldspato, che spesso lo accom-
pagnano, tanto a Linnäs nella Smolandia in Isve-
zia, quanto eziandio a Nummedalen in Norve-
gia, ed in Iscozia particolarmente a Corybuy nei
Loch-Creran, in Siberia e forse altrove. Questo
Minerale, di colore giallo citrino, o giallo ran-
cio, e smorto sempre, o sparuto affatto di ni-
tore, mostra d’essere ferrifero, ma non fu per
anche analizzato.

Merita parimente d’essere qui brevemente ram-
mentato un secondo Minerale nuovo racchiudente
il Molibdeno, rinvenutosi a Deutsch-Pilsen, o
a Börsöny nell’ Honther-komitate in Ungheria,
e che non è stato per anche da noi accennato
altrove, al quale fu imposto il nome di Molib-
[Seite 720] deno argentifero, promiscuamente coll’ altro d’Ar-
gento molibdenifero (fr. l’Argent molybdique
le Molybdène argentifère: ted. das Molybdän-sil-
ber
Wasserbley-silbersilberhaltiges Molyb-
dänerz?:
ing. the silverbearing Molybdena?
Molydena-silver); è desso di un colore grigio di
acciajo, volgente più o meno al bianco di sta-
gno, o veramente al grigio piombino: è dotato
d’un nitore decisamente metallico, e mostrasi
anzi bene spesso speculare, e d’una compage la-
mellosa, quasi chi dicesse, micacea, a scaglie al-
cun poco pieghevoli ed elastiche: riesce desso
tenero molto, ed alcun poco morbido al tatto:
dà, sfregiandolo, una polvere di scalfittura di
un colore nero di ferro scuro, e segna la carta
con linee grigie formate tutte quante di scagliuzze
o laminette minutissime, e presentasi finalmente
in masse cristalline, sfacentisi in grani, ne’ quali
scorgesi una manifesta tendenza al prisma exaedro,
essendo accompagnato dal Brunispato, o dalla Pi-
rite marziale per entro ad alcuni filoni di Por-
fido decomposto. Il peso specifico ragguagliasene
= 7,820. Digerendo la polvere di questo mine-
rale nell’ Acido nitrico, essa vi si discioglie, la-
sciandosi indietro indisciolto un residuo giallo, che
fu da taluno pigliato per Solfo, e trattandolo al
cannello sul carbone, esso vi si fonde tosto alla
bella prima in un globetto, che poscia, insisten-
dovi sopra colla fiamma, si rigonfia con isvol-
[Seite 721] gimento d’un fumo, che spesso ingialla il sot-
toposto carbone. Abbiamo per verità da Klaproth
l’analisi di un minerale appunto d’Ungheria,
ch’ eragli pervenuto sotto il nome di Molibdän-
silber,
dalla quale risulterebbe esso composto =

di Bismuto 95
e di Solfo 5
––––
Totale 100; ma sussiste

un gran dubbio sulla identità di quel minerale
che fu da lui analizzato, con quello di cui trat-
tasi propriamente qui ora da noi; e quindi non
ci rimane, se non d’attendere ulteriori notizie su
di quest’ ultimo, le quali vengano ad un tempo
a toglier di mezzo ogni dubbiezza, e ad istruir-
ci, come occorre meglio, sulla precisa composi-
zione de’ due minerali, che descrivemmo testè a
quel modo, che ora per noi si potè.

In via poi di mera abbondanza credo bene di
ricordare qui eziandio, che, per ciò che può
spettare al Piombo molibdato, o al Molibdato
nativo di Piombo (fr. le Plomb molybdatéle
Plomb jaune:
ted. das Molybdänbleymo-
lybdänsaures Bley
BleygelbGelb-bleyerz:
ing. the yellow Lead-oreMolybdate of Lead),
è da supporre che possa bastare quanto se ne
spose già a pag. 564 e seg. di questo stesso
vol. VI del presente nostro Manuale. – (Il Trad.)


GENERE XVII
scheelino, o tungsteno

[Seite 722]

Lo Scheelino metallico, o il regolo di Tung-
steno
(fr. le Tungstène métalliquele Schée-
lin:
ted. das Scheel-metallTungstein-metall
– Wolfram-metall:
ing. the Scheelium?Tung-
sten?
), non fu tratto, se non soltanto in sul
finire del secolo precedente, da taluno de’ po-
chissimi minerali, che lo contengono, e che qui
tosto sotto ci faremo a descrivere. Il colore ne
suole essere bianco grigio, e simile a un di presso
a quello che è proprio del Ferro, è desso agro,
ma durissimo, e il peso specifico ragguagliasene =
17,600; domina per altro ancora una grande in-
certezza, tanto sovra queste, come sovra parec-
chie altre delle sue proprietà, naturalmente a mo-
tivo della somma sua refrattarietà al fuoco, la quale
à cagione eziandio della grande difficoltà, che in-
contrasi ad ottenerlo puro, ed in massa compatta,
stipata ed omogenea, da che non si riuscì ad averlo
insino ad ora, se non in granellini metallici, o quasi
chi dicesse, in aghi minutissimi. Questo ben se
ne sa, che, riscaldandolo a fuoco conveniente,
esso s’ infiamma, e trasformasi in una sostanza
polverosa d’un bel colore giallo, che, o in
gran parte, o anche tutta quanta, è un acido
[Seite 723] particolare, che dicesi Acido tungstico; acido
che, sebbene non isciolgasi nell’ acqua, riesce
però combinabile con diverse basi in altret-
tanti Sali neutri, e trall’ altre coll’ Ammoniaca
(Alcali animale, o volatile), in un Tungstato di
ammoniaca. Accade in alcuni casi, che quest’ A-
cido metallico serve come di mineralizzatore a
qualche altra sostanza metallica, e quindi ne ri-
sultano poi i seguenti Minerali composti:

SPECIE 1. Scheelino calcareo, od anche il
Tungsteno calcareo, il Tungstato di Calce nativo

(fr. le Tungstène blancle Wolfram blanc
la Mine blanche de Tungstène – le Tungstate de
Chaux natif
le Schéelin calcairela Schée-
lite:
ted. der TungsteinScheelitSchwer-
stein
Scheel-barytKalk-scheelSchee-
lerz
–, e talora eziandio, tutto che troppo poi im-
propriamente, weisser Zinnspathweisse Zinn-
graupen:
ing. the Tungstenwhite Tungsten
grey TungstenTungstate of Limecalcareous
Wolfram
). – Questo Minerale pesantissimo è ge-
neralmente d’un colore bianco latteo, o bianco
gialliccio, riesce per lo meno translucido, ed è
dotato d’un nitore, che ha molto del grasso un-
tuoso; l’aspetto ne è litoideo, con una spezza-
tura quasi concoidea, associata ad una compage
laminosa, e con un andamento di giunture na-
turali tra le lamine, che ne mostra una manife-
sta tendenza alla forma dell’ ottaedro quadrato,
[Seite 724] che n’ è di fatto il tipo della cristallizzazione, co-
me rilevasi poi benissimo da’ cristalli, che talora
se ne hanno, appunto ottaedri quadrati, o secondo
che si suol dire, in doppie piramidi tetraedre a
faccie quadrate. Sfregia desso lo Spato fluore, ve-
nendo sfregiato dall’ Apatite; i pezzetti riscaldati
ne fosforeggiano al paro di carboncini accesi, ed
al cannello di per sè solo decrepita, perdendovi
la propria translucidità, ma senza però fonder-
visi, mentre invece col Borace vi si fonde in ve-
tro nero, e co’ Sali fosforici in vetro turchino;
finalmente sciogliesi desso negli Acidi minerali
bollenti. – Il peso specifico ragguagliasene =
6,066, ma giugne qualche volta fin anche a
6,070. – Klaproth, che analizzò quello di Schla-
ckenwalde in Boemia, lo riconobbe composto =

d’Acido tungstico 77,75
di Calce 17,60
di Silice 3,00
colla perdita di 1,65
––––––
Totale 100,00. – Ber-

zelius per altro ne stabilì costante la composizione
di due atomi d’Acido sopra uno di base, lo che dà
in peso 0,81 d’Acido tungstico, e 0,19 di Calce,
senza più. Rinviensi desso, comunque piuttosto
raro, tanto in cristalli decisi, quanto eziandio in
masse cristallino-petrose, impiantato o dissemi-
nato principalmente ne’ terreni stanniferi, come
[Seite 725] a dire nella Pegmatite, nel Greisen, ec., in Fran-
cia, a Puy-les-vignes nell’ Alta Vienna, e ad Oi-
sans nel Delfinato, nell’ Erzgebirge Sassone e Boe-
mo, nel Salisburghese, in Cornovaglia, a Bipsberg
e a Riddarhyttan in Isvezia, e finalmente ad Hut-
tington nel Connecticut (Stati uniti dell’ America
settentrionale), ov’ è anche associato a qualche
minerale bismutifero.

SPECIE 2. Scheelino ferrugineo, o anche il
Wolfram nero,
o il Tungstato nativo di ferro e
di manganese
(Spuma lupi: fr. le Schéelin ferru-
giné
le Schéelin ferrugineuxle Schéelin
martial
le Tungstate de manganèsele
Tungstate de fer:
ted. der WolframWol-
fert
WolfartEisen-scheelprismalisches
Scheelerz:
ing. the ferrugineous Wolfram). –
È questo per lo più molto pesante anch’ esso, e
di un colore nero affatto, o nero bruniccio; è do-
tato d’un nitore non vivacissimo, ma che ha pure
alcun che del metalloideo; le molte volte è amorfo
in massa compatta, sebbene nella spezzatura mo-
strisi laminoso a lamine per lo più curvilinee;
hannosene non pertanto frequenti saggi cristalliz-
zati, soprattutto in prismi exaedri corti o com-
pressi, e anche in tavole quadrilatere; forme, che
riescono costantemente riducibili al prisma dritto
romboidale, che se ne ritiene pel tipo della cri-
stallizzazione. Sfregia desso sempre lo Spato fluo-
re, e viene generalmente sfregiato dal Feldspa-
[Seite 726] to, che ne trae una polvere di scalfittura di co-
lore bruno rossiccio. Trattandolo di per sè solo
al cannello, esso vi decrepita senza fondersi, ma
col Borace vi dà un vetro verdiccio, come ne for-
nisce uno rosso co’ Sali fosforici; finalmente riesce
desso solubile a caldo, e sotto alla concorrenza
libera dell’ aria atmosferica, nell’ Acido muria-
tico (Idroclorico), lasciando precipitare una pol-
vere gialla, che si trova essere pretto Acido tung-
stico. Il peso specifico ragguagliasene = 6,850
per lo meno, da che hannosene saggi, che per-
vengono benissimo a pesar fino a 7,430. – Noi ne
abbiamo in pronto le seguenti tre analisi, l’una
delle quali varia troppo dall’ altre due, per non
lasciar luogo al sospetto di qualche grave abba-
glio incorso. Comunque siasi la cosa, son desse,
come segue, de’ fratelli Delhuyart, di Vauquelin
e di Berzelius, che lo trovarono composto =

di Manganese ossidulato 22,00 6,25 6,220
di Ferro ossidulato 13,50 18,00 18,320
d’Acido tungstico 64,00 67,00 78,775
di Silice 0,00 1,50 1,250
colla perdita di 0,50 7,25 0,000
–––––– –––––– ––––––
Totali 100,00. 100,00. 104,565;

nè debbe apparirci strano l’aumento avutosi nel-
l’analisi di Berzelius, solo che vogliamo por mente
alla variabilità della ossigenazione del Ferro, e
del Manganese, mercè del processo analitico, che
[Seite 727] egli avrà seguìto. – Quanto poi al giacimento,
ed alle località principali di questo minerale, di-
remo, che rinviensi desso ne’ terreni primordiali
(Gneiss, Pegmatite, Ialomicte ec.), o tutt’ al più
ne’ terreni a filoni (Grauwacke, e simili), ac-
compagnante i depositi stanniferi, lo Spato fluore,
i Topazzi, i Berilli, il Ferro apatico, lo Spato
magnesiano, lo Scheelino calcareo, le Piriti di
ferro e di rame, ed altri minerali ancora, al San
Gottardo, in più luoghi dell’ Harz, a Zinnwald,
e a Schlackenwald in Boemia, a Geyer e ad
Ehrenfriedersdorf in Sassonia, a Puy-les-vignes
in Francia, in più luoghi di Cornovaglia, nel-
l’Isola Rona, ch’ è una dell’ Ebbridi, a Odont-
schelon in Dauria, ad Huntington nel Connecti-
cut, alla Martinica, e via discorrendo.

Resta qui ora d’aggiugnersi, dappoichè non ne
femmo menzione tra i Piombi, anche il Piombo
tungstato, o il Tungstato nativo di Piombo (fr.
le Plomb tungstatele Tungstate de plomb:
ted. das scheelsaures Bley: ing. the native Tung-
state of Lead
); sostanza infino ad ora rarissima,
di colore giallo verdognolo, che non fu per an-
che rinvenuta, se non soltanto a Zinnwald in Boe-
mia, ove in piccolissimi cristalli prismatici a base
quadrata, e terminanti in sommità piramidali, o
anche in ottaedri, impiantati sul Quarzo, suole
accompagnar lo Stagno ossidato. Dessa si ricono-
sce agevolmente fondendola colla Soda, mentre
[Seite 728] fornisce così un composto solubile nell’ acqua, da
cui poscia, coll’ Acido nitrico, che ne ritiene in
soluzione il Piombo, si ottiene la precipitazione di
una polvere (Acido tungstico), la quale si fa gialla
mediante la bollitura del liquore. Quanto al Piom-
bo, può desso poscia ottenersene allo sfato me-
tallico, mettendo nella soluzione, che lo rattiene,
un pezzo di Zinco puro. – (Il Trad.)


GENERE XVIII
urano

L’Urano, scoperto da Klaproth soltanto nel
1789, come abbiamo già accennato altrove, deb-
b’ essere, per quanto almeno se ne sa infino ad
ora, un metallo di colore grigio scuro, dotato di
una lucentezza metallica, ora brillante, ed ora assai
sparuta o smontatissima; riesce desso piuttosto te-
nero, limabile e perfino tagliabile col coltello, ed
è poi fragilissimo, ma estremamente refrattario, e
difficilissimo a fondersi, se pure si può ritenere a
buon dritto, che sia desso in qualche modo riduci-
bile. Il peso specifico ragguagliasene = 6,640, se-
condo alcuni; Klaproth però lo fa ascendere ad
8,700, e Bucholz fino a 9,000. È desso solubile,
tanto nell’ Acido nitrico, quanto eziandio nell’ Acido
[Seite 729] nitro-muriatico (Acqua regia), e dalla soluzione
giallognola ottenutane con uno di questi due A-
cidi, può poscia procurarsi, col Ferro-cianuro di
Potassa, un precipitato rosso cruento, mentre colla
soluzione di Potassa, se ne ha la precipitazione
di una polvere gialla (Urano ossidato), che è ca-
pace di contribuire al vetro, con cui fondasi,
un bel colore bruno chiaro. – I minerali seguen-
ti, che entrano a comporre questo Genere, sono
tutti quanti molto agevolmente riconoscibili al
cannello, trattandoveli col vetro di Borace, da
ciò segnatamente, che, sollo all’ azione della fiamma
ossidante, contribuiscono essi a quello un colore
giallo cupo, mentre, trattandoveli colla parte este-
riore della fiamma, gli comunicano invece un co-
lor verde sucido. Sono d’altronde comuni ad
essi que’ caratteri medesimi, che abbiamo testè
accennato come appartenenti all’ Urano metallico
disciolto nell’ Acido nitrico. – (Il Trad.)

SPECIE 1. Urano nero, o anche l’Urano os-
sidulato
(Uranium sulphuratum: fr. l’Urane
noir
l’Urane oxydulé – e talora poi, seb-
bene affatto fuor di ragione, la Mine de Fer en
poix
le Fer piciforme: ted. das Uran-pe-
cherz
PecherzUranerzSchwarz-ura-
nerz
Pech-uranuntheilbares Uranerz
die Pechblende: ing. the Protoxide of Uranium
PitchblendePitch-ore). – Questa Specie suol
essere di un color nero volgente più o meno al
[Seite 730] bruno o al grigio scuro, talora superficialmente
cangiante, opaca sempre, e dotata d’un nitore ce-
reo grasso untuoso, o quasi piceo, ed è poi fra-
gile molto; la spezzatura ne è concoidea a fos-
sette piane ed evasate, tendente alla ineguale di
grana piuttosto grossolana, e rinviensi amorfa in
massa compatta, sparsa o disseminata, o in ar-
nioncini, in botriti, e simili. Sfregia dessa l’A-
patite, venendo sfregiata dal Feldspato con iscal-
fittura lucente; ridotta in polvere sciogliesi nel-
l’Acido muriatico (Idroclorico), senza efferve-
scenza, ma diffondendo all’ intorno un tal quale
odore analogo a quello, che è proprio del Gas
idrogeno solforato (Acido idrotionico), e trattata
al cannello di per sè sola non fondesi, mentre
col Borace forma una scoria grigia, e co’ Sali fo-
sforici cangiasi in una perluccia vetrosa d’un bel
color verde chiaro. Il peso specifico ragguaglia-
sene = 6,580 per lo meno, da che se ne ci-
tano saggi pesanti fin anche a 7,500. Ab-
biamo due analisi dell’ Urano nero, forse deri-
vante da due località diverse dell’ Erzgebirge, e
sono desse le seguenti, di Klaproth e di Pfaff,
onde risulterebbe esso composto =

d’Urano ossidulato 86,50 84,52
di Ferro ossidulato 2,50 8,24
di Piombo solforato 6,00 4,20
di Cobalto ossidato 0,00 1,45
di Silice 5,00 2,02
–––––– ––––––
Totali 100,00 100,43. –
[Seite 731]

Suole desso accompagnare quasi sempre taluna
delle Specie seguenti, unitamente a diversissimi
altri minerali metallici, soprattutto plumbo-ar-
gentiferi, e rinviensi, tanto nell’ Erzgebirge Sasso-
ne, a Johanngeorgenstadt, ad Annaberg, a Wie-
senthal, a Schneeberg e a Marienberg, quanto in
Boemia, a Joachimsthal, in varii luoghi della Cor-
novaglia, della Scozia, a Kongsberg in Norve-
gia, e via discorrendo, ne’ terreni primordiali.

SPECIE 2. Urano micaceo, o anche l’Urano
ossidato
(Uranium spathosum: fr. l’Urane oxy-
l’Urane micacé: ted. der Uranglimmer
UranspathUranitTorberitChalko-
lith
grüner Glimmer – grünes Uranerz
pyramidaler Euchlor-glimmer: ing. the Uran-
mica
micaceous Uranitegreen Uran-
ore
). – Questa Specie è per lo più d’un co-
lor verde d’erba, ma volge talora al verde del
verderame, al verdegrigio, al verd’ azzurro, e
simili; dessa è bene spesso translucida, e riesce
ora terrosa, or farinosa, ora friabile, e di un
nitore smorto o sparuto affatto, ed ora invece
riesce dotata d’un nitore più o meno vivace,
compatta, coerente e solida, e perfino cristallizzata,
il più delle volte in tavole quadrilatere. Una di
Cornovaglia (l’Urane-mica di Kirwan – la vera
Chalkolith di Werner), analizzata da Philipps,
ne risultò composta come segue =

[Seite 732]
d’Urano ossidato 60,0
di Rame ossidato 9,0
d’Acido fosforico 16,0
di Silice 0,5
d’Acqua 14,5
––––––
Totale 100,0.

SPECIE 3. Urano ocraceo, o anche l’Ocra di
Urano
(Uranium ochraceum: fr. l’Ochre d’U-
rane
l’Urane ochracél’Urane oxydé ter-
reux:
ted. der UranockerUranocher: ing.
the Uran-ochreearthy Uranium). – Suol
essere questo d’un colore giallo citrino, opaco,
terroso affatto, tenero e magro al tatto; sciogliesi
per intiero nell’ Acido nitrico, e rinviensi, o in
forma di sfioritura sovrattempestato all’ Urano ne-
ro, o anche sparso o disseminatovi per entro,
e soprattutto nelle fenditure. In riguardo alla sua
chimica composizione, deve esso ritenersi, come
l’Urano micaceo della Specie precedente, per un
Urano ossidato ad un tempo, e fosfato.

AGGIUNTA DEL TRADUTTORE

Ho lasciato qui correre esattamente come stanno de-
scritte nel Testo originale tedesco, tanto questa Specie 3.
quanto la Specie 2. che la precede immediatamente, o sia
l’Urano micaceo, divisando di sporne poi, come ora mi
accingo a fare, in via d’Aggiunta, quel di più, che mi
paresse conveniente, posto che un’ Aggiunta m’ era pur
[Seite 733] forza farvi in qualche modo, anche per accennare l’U-
rano solfato, di cui in esso Testo non è tampoco fatta
parola. Approfittandomi pertanto ora della così procu-
ratami opportunità, dirò:

1.° che per Urano ocraceo, Ocra d’Urano, Urano
iperossidato, od Urano ossidato terroso (Uranium ochra-
ceum:
fr. l’Ochre d’Urane – l’Uranitel’Urane
ochracé
l’Urane hyperoxydéL’Urane oxydé ter-
reux:
ted. der UranockerUranit: ing. the Ura-
nite
Uran-ochre), debbe ritenersi appunto quella so-
stanza gialla, dante, allorchè viene calcinata, una tal
quale dose d’Acqua, e che, sia in piccole masse af-
fatto terrose, sia in forma di sfioritura, non si è infino
ad ora presentata mai, se non sparsa o sovrattempestata
all’ Urano nero, di cui sopra nel Testo, o all’ Urano fo-
sfato giallo, che descriveremo tra poco nella presente
Aggiunta. Il color giallo ne varia talora, volgendo per
gradi, e più o meno, al rosso ed anche al bruno. Non
sono i Chimici riusciti per anche a determinare la quan-
tità d’Acqua che vi è contenuta; ma quanto alla sua
composizione, Beudant giudica, che l’Ossido possa es-
serne un Deutossido d’Urano, avente tre atomi d’Ossi-
geno. V’ ha però chi pensa, che l’Urano ocraceo debba
essere il risultato della decomposizione o dell’ Urano mi-
caceo, o talora dell’ Urano nero. – Le località princi-
pali, d’onde hannosene esemplari, sono Joachimsthal in
Boemia, Johanngeorgenstadt in Sassonia, e Saint Yrieix
presso a Limoges in Francia:

2.° che taluni intendono l’Urano micaceo, Specie 2.
del nostro Testo, la vera Uranite di Kirvan, l’Uran-
glimmer
di Werner, debba presentemente più a buon
dritto, e a scanso d’ogni errore ulteriore, denominarsi
sempre Urano fosfato (fr. l’Urane phosphaté: ted. der
Uranit
phosphorsaures Uranerz: ing. the Uranite
[Seite 734] Phosphate of Uranium, ec.), stante che troppi sono
stati, a dir vero, gli abbagli, che sovr’ esso si piglia-
rono in addietro, onde n’ emerse poi quella moltitudine
di nomi, con cui questo minerale venne qua e là chia-
mato, ritenendolo, chi per una Mica, chi per un Rame
muriato, e chi finalmente per un Bismuto ossidato. Il
fatto sta, che è desso una sostanza giallo-citrina, o di un
color verde di Smeraldo, trasparente o almeno translu-
cida, tenera, fragile, e solubile senza effervescenza nel-
l’Acido nitrico, con cui forma una soluzione gialliccia;
la compage ne è costantemente laminosa, ma in modo
tale, che le suture, o giunture naturali delle lamine,
ond’ è dessa costituita, ne guidano costantemente all’ ottae-
dro, o forse piuttosto alla forma d’un prisma dritto a basi
quadrate, che ne è il tipo della cristallizzazione. Del re-
sto poi, il nitore di quest’ Urano fosfato suol essere assai
vivace, non però senza un cotal che di perlaceo; riesce
desso fragilissimo, e tenero a segno di poterlo facilmente
scalfire anche coll’ ugna, non essendo esso che a mala pena
un po’ più duro del Gesso. Il peso specifico ne varia da
2,190, fino a 3,115. Esposto al fuoco in un matraccio,
vi perde esso una dose sensibile d’Acqua, facendosi più
opaco, ed acquistandovi un colore giallo di paglia; po-
sto a nudo in sulle bragie, vi si rigonfia alquanto, e,
trattato di per sè solo al cannello, vi si trasforma in una
perluccia nera, sulla superficie della quale scorgonsi al-
cuni indizii di cristallizzazione; mentre invece col Bora-
ce, fondevisi in un glubetto vetroso trasparente, e di un
colore verde giallognolo. Finalmente questa Specie può a
bastanza acconciamente ripartirsi nelle seguenti due sue
principalissime varietà, che sono:

a) l’Urano fosfato verde (fr. l’Urane phosphaté vert:
ted. der Chalkolith: ing. the Uran-mica), colorato dal
Rame ossidato in verde di Smeraldo, o in verde d’er-
[Seite 735] ba, o anche in verde gialliccio; e di questo, cui, quando
almeno sia desso di Cornovaglia, corrisponde precisamente
l’analisi di Phillips, fornitaci nel Testo per la Specie 2.a,
e che sembra essere il solo, che mostri qualche manife-
sta tendenza alla cristallizzazione, ci è dato d’offerir qui
alla curiosità degli Studiosi della Storia naturale anche la
seguente altra analisi fattane da Gregor, come d’un ti-
rano fosfato verde di Cornovaglia, che ne fu trovato com-
posto =

d’Urano ossidulato 74,40
di Piombo ossidato traccia
d’Acqua 15,40
di Rame ossidato 8,20
colla perdita di 2,00
––––––
Totale 100,00; nella quale ana-

lisi, come ben si vede, non è fatto cenno alcuno d’A-
cido fosforico. – Hannosi poi saggi di questa prima va-
rietà d’Urano fosfato verde, o sia di Calcolite, da Schnee-
berg e da Johanngeorgenstadt, da Eibenstock e da Rhein-
breitenbach, da Steinheidel e da Zinnwald nell’ Erzge-
birge Sassone, da Joachimsthal in Boemia, da Welsenberg
nel Palatinato superiore, da Bodenmais in Baviera, da
Wittichen nel Badese, da Reinerzau nel Virtemberghese,
da Sazka nel Bannato, e da Catharinenburgo in Siberia;
ma i più belli di tutti quanti sono pur sempre quelli fa-
mosissisimi oggimai di Cornovaglia, e

b) l’Urano fosfato giallo (fr. l’Urane phosphate jau-
ne
l’Uranite de Berzelius: ted. der Uranitgel-
bes Uranerz – gelbes phosphorsaures Uranerz:
ing. the
Uranite
yellow Phosphate of Uranium), che riesce di
un colore giallo citrino, volgente talora alcun poco al ver-
diccio, e che non ostenta se non di rado qualche tendenza
alla cristallizzazione, ma mostrasi invece quasi sempre in
lamine micacee disperse, od anche accozzate insieme in
[Seite 736] masse flabelliformi, o disposte tra di loro in modo da
offrirci, meglio che non altro, l’idea quasi d’un ven-
taglio. Berzelius, che analizzò l’Urano giallo di Autun
in Francia, ce ne fornì le due seguenti analisi, che, a
dir vero, variano un po’ troppo fra esse, per non darci
luogo a supporre, che una non siane stata sbagliata nella
trascrizione. In frattanto eccole qui tal quali come ci sono
desse cadute sott’ occhi =

Urano ossidato 59,57 72,15
Acqua 14,90 15,70
Acido fosforico 14,65 0,00
Zinco ossidato 0,00 0,75
Calce 10,88? 6,87
Silice, Magnesia e Manganese ossidato 0,00 0,80
colla perdita di 0,00 3,73
–––––– ––––––
Totali 100,00 100,00.

In una eziandio di queste due analisi, che sono pure del
massimo fra i Chimici viventi, vale a dire di Berzelius,
non iscorgesi fatta menzione alcuna dell’ Acido fosforico,
come d’altro de’ principii componenti dell’ Urano giallo
di Autun; e questa speciale circostanza, avvalorata ancora
dall’ analisi di Gregor, testè da noi riportata, dell’ Urano
verde di Cornovaglia, ove quell’ Acido manca del pari,
mi fa, non senza ragion, dubitare, che in fatto vi pos-
sano essere in natura Uranii verdi e gialli, ora fosfati, ed
ora soltanto ossidati, ma somigliantisi. Comunque però siasi
la cosa, lo località principali, d’onde hannosi esemplari
di questa seconda varietà d’Urano fosfato giallo, sono:
in Francia l’Ouche-d’eau, e Saint Symphorien presso
ad Autun, Saint Yrieix e Chanteloube presso a Limo-
ges, e Chessy presso a Lyon, e quindi poi Rabenstein
in Baviera, Brunswick nella Provincia del Maine, e i
dintorni di Baltimora negli Stati Uniti dell’ America set-
tentrionale, oltre a qualche altra ancora.

[Seite 737]

3.° Finalmente soggiugnerò, che John di Berlino ha
descritto, non è ancora gran tempo, sotto il nome d’R-
rano solfato (fr. l’Urane sulfaté: ted. schwefelsaures
Uranerz:
ing. the native Sulphate of Uranium), una
sostanza d’un color verde d’erba, vetrosa e translucida, e
solubile nell’ acqua, la quale fu rinvenuta a Rothegang,
presso a Joachimsthal in Boemia, in cristalli aciculari in-
sieme accozzati in forma radiata e divergenti, associata al
Gesso cristallizzato quasi a quel modo medesimo, nel Mi-
caschisto. Hauy ha creduto di ravvisare in tali cristalli di
Urano solfato una decisa tendenza al prisma romboidale a
base obbliqua. – Indetta località, e nello stesso giacimento
hassi poi eziandio una sostanza gialla pulverulenta, che fu
presa da taluno per un Urano idro-ossidato, ma che il me-
desimo John, per suoi motivi particolari, predilige di ri-
tenere come un Sottosolfato d’Urano. Per altro nulla si
sa finora, nè del peso specifico, nè circa alla durezza
propria di tali due sostanze, nè molto meno sulla più pre-
cisa loro rispettiva composizione; sicchè rimane sovr’ esse
molto ancora da desiderar di sapere, prima d’ammet-
terle. Si noti cionnonostante, che citasi eziandio un altro
Urano solfato de’ dintorni di Nantes in Francia, ove di-
cesi sia accompagnato da molte Tormalline aciculari.

Agg. del T.


GENERE XIX
titanio

L’inglese Guglielmo Gregor, esaminando la
così detta Menacanite di Cornovaglia, avea già
[Seite 738] sospettato fino dall’ anno 1781, che altro de’ suoi
componenti avesse ad esserne l’ossido di un Me-
tallo sui generis, e diverso da quanti altri ne fos-
sero stati infino allora ammessi, e Kirvan anzi, en-
trato nell’ opinione medesima, volle fino da quel-
l’epoca contraddistinguere il regolo di quel metallo
novello col nome di Menachine; ma viene gene-
ralmente attribuito a Klaproth, che poi applicogli
il nome di Titanio, il merito d’aver posta al tutto
fuori di dubbio, nell’ anno 1795, l’esistenza di
tale metallo, tanto nella predetta Menacanite,
quanto eziandio nel così detto Rutilo, o Scorlo
rosso d’Ungheria, e in qualche altro minerale
ancora, di quelli che verremo qui ora di seguito
indicando come Specie appartenenti al presente
nostro Genere XIX. Il regolo di Titanio, per
quanto infino ad ora se ne sa, è dotato d’un
color rosso, volgente al bruniccio, e quindi più
scuro sempre di quello che non soglia essere mai
il Rame; mostra esso pure una discreta lucen-
tezza metallica, comunque non abbiasi potuto ot-
tenerlo mai altramente, che sotto forma d’una
pellicola friabile; per altro è desso bensì agro e
fragile, ma pur solido, e se non assolutamente
refrattario, almeno difficilissimo a fondersi, da che
resiste al fuoco il più intenso, che sappiano dare
le nostre fucine; pare che ad una temperatura
alta esso eserciti una piuttosto marcata affinità
coll’ Ossigeno; sciogliesi agevolmente negli Acidi
[Seite 739] nitrico, muriatico e solforico, e dalle soluzioni
ottenutene viene poi desso precipitato, in forma
di sedimento bianco, col mezzo della soluzione di
Potassa, e in forma di sedimento bruno consi-
mile al Kermes, col mezzo della decozione di noci
di galla. Trattandolo al fuoco in un crogiuolo
congiuntamente al Nitro, detona esso con molta
vivacità, me gli Alcali (Potassa e Soda) pare
che non valgano ad attaccarlo direttamente, nè
per via secca, nè per via umida. Quanto al suo
peso specifico, non si potè precisarlo, appunto
perchè non si riuscì per anche ad ottenerlo mai
massiccio, o in massa soda e stipata, come oc-
correrebbe per desumerne a dovere il peso nel-
l’aria, e quindi poi nell’ acqua. – (Il Trad.)

SPECIE 1. Anataso, o anche l’Oisanite, l’Ot-
taedrite
, o il Titanio turchino (fr. l’Oisanite
l’Anatasele Titane anatasele Schorl
bleu
le Schorl octaèdrel’Octaèdrite: ted.
der AnatasOktahedritOktaedritOc-
taedrit
Oisanitpyramidaler Titanerz: ing.
the AnataseOisaniteOctahedriteblue
Titan-ore
). – Questa Specie suol essere, nel
fondo, di un colore turchino carico, rammentante,
meglio che nient’ altro, il colore dell’ Indaco, ma
suscettibile di volgere più o meno al bruno di ga-
rofani, al bruno gialliccio, o al rosso di giacinto,
ed è talora superficialmente screziata, o cangiante
sovra varj a un tratto di tali colori; è dessa
[Seite 740] dotata di un vivace nitore adamantino, parteci-
pante alquanto della lucentezza metallica, ed è
per lo meno traslucida, ma qualche volta rie-
sce perfino semitrasparente. Presentasi questa or-
dinariamente in piccoli cristalli ottaedri bislun-
ghetti, o anche in altre forme, derivabili però
tutte quante dall’ ottaedro quadrato, che n’ è il
tipo della cristallizzazione; sfregia poi l’Apatite,
venendo costantemente sfregiata dal Quarzo, che
vi fa sopra una scalfittura bianco-grigiastra, e rie-
sce affatto infusibile di per sè sola al cannello,
ove non fa se non acquistare un colore più cari-
co; ma invece col Borace, a parti prossimamente
uguali, fondesi essa in un vetro verde di Smeraldo,
e con una dose di Borace ancora maggiore, fondesi
in un bel vetro azzurro e trasparente, che, raf-
freddandosi, si fende in aghi. Il peso specifico
ragguagliasene = 3,857 a un dipresso, e sem-
bra dessa alla perfine non essere altra cosa, che
pretto Titanio ossidato. – Le località principali,
d’onde s’ hanno assai belli esemplari d’Anata-
so, sono i dintorni d’Oisans in Delfinato, i din-
torni del S. Gottardo nella Svizzera, Hadeland
in Norvegia, la Cornovaglia e la Spagna; a que-
ste però è ora d’aggiugnersi pur quella di Mi-
nas-geraes nel Brasile. – (Il Trad.)

SPECIE 2. Titanio rutilo, o anche semplice-
mente il Rutilo, lo Scorlo reticolato, lo
Scorlo capillare, il Titanio aciculare, lo Scorlo
[Seite 741] rosso, il Titanio ossidato rosso, il Titanio ossi-
dato ferrifero,
ec. (fr. le Titane oxydé rouge
le Titane rutilele Titane oxydé ferrifère
le Schorl rougele Schorl tricotéla Sa-
génite
le Schorl pourpre en aiguillesle
Spath adamantin brun-rougeâtre:
ted. der Ti-
tan-schörl
rother Schörl-blättriger Titan-
schörl
RutilTitan-rutilCrispitSa-
genit
GallitzinitNadelsteinprismato-py-
ramidales Titanerz:
ing. the red Schorlred
Titan-ore
CrispiteSagenite, ec.) – Que-
sto Minerale suol essere generalmente di un co-
lore rosso, che partecipa più o meno del bruno
o del giallo, e che volge, ora al rosso di sangue,
ora al rosso di giacinto, ed ora al rosso d’au-
rora, ed è non di rado superficialmente screziato
o cangiante; è desso dotato d’un vivo nitore ada-
mantino, che ha spesso alcun che anche del me-
talloideo, ed è poi anche talora translucido, almeno
guardandone contro alla luce le scheggie a tra-
verso de’ lembi loro più sottili, e la spezzatura
ne suole essere concoidea. Rinviensi questo amorfo
in massa compatta, sparso o disseminato per en-
tro, o veramente sovrattempestato al Ferro oligi-
sto, o anche a qualche altro minerale, o roccia,
come per esempio al Cristallo di rocca, o al
Quarzo comune, e via discorrendo, talora in forma
d’arborescenze, ma rinviensi eziandio, come suc-
cede a Boinik nell’ Ungheria, in prismi più o meno
[Seite 742] vistosi, aventi quattro delle loro faccie striate per lo
lungo, ed impiantati nello Schisto micaceo, o in un
Quarzo latteo, oppure rinviensi in istanghette cri-
stalline, o in aghi variamente intrecciati, a modo,
come si suol dire, di lavoro a maglia; forme, per
altro, che tutte quante debbono essere riconducibili
agevolmente al prisma dritto quadrato, che n’ è il
tipo della cristallizzazione. Del resto sfregia desso
il Feldspato, dando qualche scintilla all’ acciarino,
ma viene sempre sfregiato dal Quarzo, che vi fa
sopra una scalfittura bruna o grigio-giallognola;
riesce affatto inattaccabile dagli Acidi, e, trattato
al cannello, di per sè solo, vi è infusibile, men-
tre col Borace vi si rigonfia, facendo una viva-
cissima effervescenza, e finisce per fondervisi in
una periuccia gialla vetrosa. Il peso specifico rag-
guagliasene = 4,180 per lo meno, ma può giu-
gnerne benissimo fin anche a 4,420. – Analo-
ghissima al Titanio rutilo, eccettuatone il colore,
che n’ è nero di pece, volgente alquanto al ros-
siccio, si è la così detta Nigrina, o il Tita-
nio ferrifero nero (fr. le Titane oxydé ferrifère
noir
le Titane ferrugineuxle Sable fer-
rugineux titané:
ted. der Nigrin-Eisentitan
Iserinschwarzer Granat: ing. the Nigritie
black Titan-ore), che rinviensi in grani cristal-
lini, a canti vivi o a spigoli smussati, o anche in
forma di piccoli frammenti, ritagli o ciottoletti
magnetici, per entro alle sabbie aurifere desti-
[Seite 743] nate alle così dette lavande per trarne l’Oro, o
sia a’ lavori di lavacro (in den Goldseifenwer-
ken
), che hannosi presso ad Olahpian, od Oh-
lapian, che vogliasi dire, in Transilvania, ed an-
che in qualche altra località, come sarebbe, a ca-
gion d’esempio, nel Salisburghese quella di Hof-
gastein, ed altre parecchie poi qua e là ne’ monti
Ural in Siberia, ed a quanto pare anche nelle
montagne del paese di Spessart, e lungo le sponde
dell’ Iser (Iserufer) in Boemia. – Noi ne ab-
biamo in pronto le poche analisi seguenti, che
stimiam bene di ridurre in apposita tabella, onde
possa essa giovare agli Studiosi per gli opportuni
confronti all’ occasione. – (Il Trad.)

[Seite 744]
xxx

Agg. del T.

[Seite 745]

Quanto alle località, nelle quali accade di rin-
venire il Titanio ossidato ferrifero, ora rosso,
ora biondo, ora bruniccio ed ora nerastro, di-
remo essere desse moltissime, ed anzi innumere-
voli, e tra queste vogliamo qui ora citare, tra-
scurandone tant’ altre, i dintorni d’Aschaffen-
burgo in Baviera, varie parti della Valle di Ga-
stein, e i dintorni di Fusch in Baviera, Lisens
in Tirolo, i dintorni di Scheibenberg nell’ Erz-
gebirge Sassone, Sattelberg in Boemia, Rewuza
nell’ Ungheria, Arendal in Norvegia, Mursinka e
Catharinenburgo in Siberia, l’isola Wolkostrof
nel lago Onega in Russia, Cajuelo in Ispagna,
Killin ed altri luoghi in Iscozia, Saint Yrieix,
Gourdon ec. in Francia, i dintorni di Moutiers,
e di Chamouny in Savoia, Saint Martin nella
Valle d’Aosta, la montagna di Novarda nella
Valle di Viu, la Valle di Pellis, e la Cordon-
nera nella Valle Soana in Piemonte, e soprat-
tutto poi Taneda, Krispalt, Sella, Schipsius,
Gaveradi, Kamosch, Tavetsch, Bedretto e Cam-
polungo sul S. Gottardo, ed altri luoghi ben
molti in sul Sempione, nel Vallese, e ne’ Gri-
gioni in Isvizzera, a’ quali restano d’aggiugnersi
ancora molte altre località dell’ isola Madagascar
in Affrica, del Brasile, della Nuova Spagna, e
degli Stati Uniti nell’ America settentrionale. – In
questo proposito poi rammenteremo, qui oppor-
tunamente eziandio que’ bei cristalli di Titanio
[Seite 746] ossidato biondo, che unitamente allo Sfeno, o al
Titanio siliceo-calcareo, abbondano, come accen-
nammo già alla pag. 99, e alla pag. 122 del pre-
sente nostro vol. VI, ed anche altrove nel corso
di questo nostro Manuale, in quel così detto
Ghiandone, o sia in quella Sienite granitoidea,
che costituisce il massimo forse de’ Trovanti, o
pezzi erratici d’antica data, che spesso incon-
tratisi, tanto su pe’ nostri monti calcarei, quanto
eziandio talora in sulla vetta delle nostre colline
d’Arenaria (GompholiteMollasse, ec.) – Eke-
berg ed Hisinger, e quindi poi anche Vauquelin,
hanno parlato ultimamente di un Titanio cromi-
fero bruno rossiccio, o vogliasi dire, di un Titanio
rutilo cromato (fr. le Titane oxydé chromifère
le Titane ruthile chromatè: ted. chromhaltiges Ti-
tanerz
chromsaures Titanerz: ing. the chromi-
ferous Titan-ore?
native Chromate of Tita-
nium?
), rinvenutosi unitamente alla Tormallina,
ora impiantato in un Quarzo, ed ora disseminato
per entro ad una roccia micacea, a Käringbricka
nel Westmanland in Isvezia, avente un colore gri-
gio nerastro simile a quello del Ferro, giunto a
molta lucentezza metallica, e che è composto di
0,97 di Titanio ossidato, con 0,03 di Cromo;
sembra che questo nuovo minerale non sia da ri-
tenersi, che per una pretta varietà del Rutilo, o
del Titanio ossidato rosso, resa tale dalla mistio-
ne, forse più che non altro accidentale, di quel
[Seite 747] poco Cromo; e la stessa cosa è poi anche da ri-
tenersi in riguardo al già precitato Titanio rutilo
uranifero di Gersdorf.

In generale può dirsi, che ammettonsi presen-
temente, come principali varietà di forme del Ti-
tanio ossidato rutilo: 1.a il Rutilo laminoso, com-
paginato ora di lamine, ed ora di grani, o di
parti laminose: 2.a il Rutilo lamelliforme, che è,
o appunto in laminette sovrattempestate al Quar-
zo, come quello de la Tête noire sul Montblanc,
o in lamine esagone, ora acutangole, ed ora va-
riamente modificate, come quello di S. Cristophe
presso ad Oisans nel Delfinato: 3.a il Rutilo ci-
lindroideo, ch’ è, ora in prismetti allungati, e
striati per lo lungo, spesso impiantati nel Quar-
zo, ed ora in cilindri vuoti involti nella Clori-
te, come se n’ hanno esempi al San Gottardo:
4.a il Rutilo aciculare, ch’ è appunto in aghi, o
in filamenti capillari, per lo più impiantati od
inlardati nel Quarzo jalino, come se n’ hanno
saggi dal Madagascar, dal Ceylan e dal Brasile:
5.a il Rutilo reticolato (SagèniteCrispite),
che è formato tutto quanto di stanghettine, o di
cristalli aciculari regolarmente intrecciati a modo
quasi di rete o di opera a maglia sul Quarzo, sul
Feldspato, o anche sul Ferro oligisto, come se
n’ hanno saggi dal S. Gottardo, e da Boinik in
Ungheria. – Come varietà poi del medesimo Ru-
tilo, dipendenti dalla composizione, ammettonsi:
[Seite 748] 1.a il Rutilo ferrifero (Titane ruthile ferrifère
Fer titanéTitanate de ferEisentitan
Titaneisen), ch’ è granuliforme, di colore grigio
di ferro, e magnetico in grazia del 36, o del 40
per 100 di Ferro ossidulato, che contiene, e che
rinviensi ne’ terreni primitivi massicci, del pari
che ne’ terreni vulcanizzati; spettano a questo,
tanto la così detta Gallitzinite laminare o mas-
siccia di Aschaffenburgo nel paese di Spessart,
come pur quella di Egersund in Norvegia, quanto
eziandio la Menakanite, la Iserina, e la Nigrina
granuliformi,
di Menakan in Cornovaglia, di Iseru-
fer e di Sattelberg in Boemia, di Olahpian in
Transilvania, di Andernach sul lago di Laach,
di Hof-gastein nel Salisburghese, de’ Monti Ural
in Siberia, e via discorrendo: 2.a il Rutilo cro-
mifero (Titane ruthile chromifèreTitane oxydé
chromifère
Titane chromatéröthlich-brau-
nes chromhaltiges Titanerz
), grigio nerastro me-
talloideo, disseminato per entro ad un Talco verde
di Käringbricka presso a Sahla nella Svezia: 3.a il
Rutilo uranifero (Titane ruthile uranifère
uranhaltiges Titanerz) di Gersdorf in Sasso-
nia. – (Il Trad.)

SPECIE 3. Titanio spatoso, o anche la Tita-
nite, lo Sfeno, il Titanio siliceo-calcareo,
lo Spinellino, la Pictite, la Pictetite, la Li-
gurite
?, ec. ec. (fr. le Sphènela Séméline
le Titane siliceo-calcairela Pictitele Ti-
[Seite 749] tane spathique – le Spinthèrele Silicio-titanate
de chaux,
ec.: ted. der Titan-spathTita-
nit
TitanschörlSpinellinPiktit –
Brunon
TurneritOnegitSphen
Semelinprismatisches TitanerzGelb-me-
nakerz
Braun-manakerz, ec. ec.: ing. the
Titanitic-siliceous-ore
Sphene). – Questa
Specie è vetrosa, per lo meno translucida, e qual-
che volta trasparente, di un colore bruno più o
meno chiaro, ma volgente per gradi, quando al
rosso di Giacinto, quando al verde, e quando
al gialliccio; è dotata di un nitore vivo, che par-
tecipa a un tratto del grasso untuoso, e dell’ ada-
mantino; riesce fragile molto, e non gran fatto
dura, mentre non isfregia che l’Apatite, venendo
sfregiata dal Feldspato con iscalfittura bianchic-
cia, e la spezzatura ne è imperfettamente concoi-
dea, tendente alla ineguale di grana fina. È dessa
solubile a caldo nell’ Acido muriatico (Idroclori-
co), in cui lascia indisciolto un residuo siliceo e
i frammenti, riscaldatine come conviene, fosforeg-
giano con luce bianca, vivacissima; trattandola poi
al cannello di per sè sola, essa vi si fa bruna,
e fondesi poscia, non però senza molta difficoltà,
in vetro bruno oscuro, mentre col Borace fon-
desi agevolmente in un vetro giallognolo pelluci-
do, che si fa bruno di bel nuovo aggiungendovi
una nuova porzioncina di minerale, e mentre
colla Soda forma costantemente uno smallo, o
[Seite 750] vetro opaco. Generalmente il Titanio spatoso rin-
viensi cristallizzato in prismetti quadrilateri brevi,
terminanti ad amendue le estremità con due fac-
cette aguzze, o anche, come chi dicesse, in len-
ticine compresse o schiacciate, e dal S. Gottardo
poi hassi bene spesso in cristalli quasi decisamente
cruciformi, o in qualche altra forma ancora, ri-
ducibile però sempre al prisma obbliquo rom-
boidale, che se ne ritiene pel tipo della cristal-
lizzazione. Il peso specifico ragguagliasene =: 3,490
per lo meno, mentre se n’ hanno saggi, che per-
vengono fin anche a 3,600. – Riputiamo con-
veniente di riportare nella seguente Tabella le
poche analisi, che ci troviamo averne in pron-
to, di varj autori, e di saggi, che ne proven-
gono da diverse località:

[Seite 751]
xxx

(Il Trad.)

[Seite 752]

Ammettonsi presentemente, come varietà di
questo Titanio spatoso giallo, verdiccio, o bru-
no, in riguardo alle forme: 1.a lo Sfeno in pri-
smi romboidali a base obbliqua, o per meglio
dire in tavole romboidali sottilissime, come il
sono lo Sfeno verdiccio in tavole rivestite di Clo-
rite del S. Gottardo, la Titanite grigia di Aren-
dal in Norvegia, e forse alcuna delle così dette
Liguriti del Genovesato e del Piemonte?: 2.a lo
Sfeno, o la Titanite in prismi quadrangolari, ter-
minanti in sommità diedre, o in ottaedri cuneifor-
mi, come il sono quasi tutte le Titaniti propria-
mente dette, e la Pictite, o Pictelite del San Got-
tardo, e 3.a infine lo Spintero, o lo Sfeno in
ottaedri irregolari, agli apici terminali de’ quali
è sostituita una faccetta trapezoidale obbliqua,
come succede appunto nel così detto Spintero in-
viluppato da’ cristalli di Calce carbonata di Ma-
romme nel Delfinato in Francia. – Del resto
questa Specie minerale suole bene spesso avere i
suoi cristalli aggemellati, o variamente aggruppati
a due per due, in modo da formar talora, quasi
chi dicesse, una croce (Sphène en croisette), o
da lasciare tra di loro una doccia, o un canale,
che vollero taluni rapportare ad una grondaja
(Sphène canaliculéSphène en gouttière
Rayonnante en gouttière), o qualche volta an-
cora da rappresentare insieme, in certa tal quale
maniera, la punta di un bulino (PictitePic-
[Seite 753] tetite), come se n’ hanno frequenti esempi dal
San Gottardo. – Possono distinguersi in oltre i
Titanii spatosi, o gli Sfeni, o le Titaniti, che
vogliansi dire, in laminare, com’ è quello che suole
accompagnare il Ferro ossidulato, e l’Epidoto (Pi-
stazit
AkanticoneAkantikonitAren-
dalit
) di Arendal in Norvegia, ed in granulifor-
me, che, disseminato, ora in forma di cristal-
luzzi di un colore giallo citrino (Sémèline), nelle
sabbie, o anche nelle roccie vulcanizzate, riu-
viensi ad Andernach lunghesso il Reno, ed ora
in grani irregolari d’un colore giallo di miele
(Spinelline), che trovansi sparsi, tanto in una
roccia composta principalmente di Feldspato vi-
treo (Trachite) delle sponde del lago di Laach,
quanto eziandio per entro a quel nostro Tro-
vante,
che, come abbiamo già ripetutamente ac-
cennato, viene qui da’ Sassajuoli chiamato abi-
tualmente Ghiandone (Sienite granitoidea). –
Finalmente diremo ancora, che il Titanio spa-
toso fu rinvenuto: ad Arendal, nel Gneiss primor-
diale, del pari che ne’ minerali metallici ivi a
quella roccia subordinati: a Chamouny in Savoia,
ed a Challanches in Delfinato, nel Granito alpi-
no: a Kalligt in Tirolo, e a Nantes in Francia,
in una roccia Anfibolica (Amphibolite):. sul San
Gottardo, a Tavetsch, al Disseutis, ed altrove
nell’ Alpi svizzere, tanto nel Micaschisto, quanto
nella Clorite schistosa (Clorithschiefer): a Gustav-
[Seite 754] sberg in Isvezia, a Sparta e a Newton negli Stati
Uniti dell’ America settentrionale, in certe roccie
feldspatiche: a Skeen in Norvegia, e lungo l’Elba
in Sassonia, in alcune roccie Sienitiche: a Kings-
bridge nella Nuova York (Nord-America), in
qualche roccia calcarea: a Puy-chopine, a Sa-
nadoire, nel Velai, e nel Vivarese, nella Tra-
chite: a Marienberg in Boemia, in una Fonolite
(Klingstein) basaltina: a Kayserstuhl, in certe roccie
vulcanizzate, e ad Andernach poi, come presso
al lago di Laach, in alcune decise Lave antiche.

SPECIE 4. Menacanite, o anche la Sabbia Ti-
tanifera, il Titanio ferrifero, il Ferro tita-
niato arenaceo
, o il Titanio ossidato ferrifero
(fr. le Titane ferrifèrele Titane oxydè fer-
rifère
le Titane ferrugineuxla Menaca-
nite – le Fer titané
le Fer titané arénacè
le Fer oxydulè titanifère magnétiquele Sa-
ble ferrugineux titané
le Sable ferrugineux
des volcans
la Nigrinela Iserine: ted.
der MenakanitMänacanitOnegitNi-
grin
IserinTitan-sandsandiges Ti-
tan-eisen
Eisen-titansandiges Eisen-titan:
ing. the MenakaniteMenacanite, ec.). – Que-
sto Minerale è d’un nero, che mostra qualche
tendenza al bruno rossastro e riesce opaco sem-
pre, a meno che sugli estremi lembi delle scheg-
gie più sottili, ove mostra desso talora a pena
una qualche lieve translucidità, per così dire, ros-
[Seite 755] so-cruenta, o rosso-scura; il nitore ne suol es-
sere sparuto affatto o smontatissimo, ma però
tendente alcun poco al metalloideo, e rinviensi
d’ordinario in figura di informi cristalluzzi, o
piuttosto di granellini cristallini angolosi ed ine-
guali, sicchè a primo aspetto rammenterebbe esso,
meglio che nient’ altro, un ammasso di polvere
piria, o di polvere da mina; il più delle volte
poi è desso attraibile dalla calamita. Il peso spe-
cifico ragguagliasene generalmente = 4,427, seb-
bene abbiansene saggi anche più pesanti. – Ecco
qui ora in fine le poche analisi, a bastanza tra di
loro differenti, che ci troviamo averne in pronto
di varie località, e de’ diversi Autori, che ven-
gonvi mano mano citati:

[Seite 756]
xxx

(Il Trad.)

[Seite 757]

analisi queste, dal confronto delle quali, differen-
tissime come sono le une dalle altre, non si po-
trà a meno d’inferire, troppa essere ancora la con-
fusione, che regna nella determinazione generale
delle Sabbie ferro-titanifere, cui occorrerà forse
di distinguer meglio in progresso, come taluni
opinano, riguardando per minerali chimicamente
diversi il Titanio ferrifero (Eisen-titan), ed il Ferro
titaniato (Titan-eisen), e questi forse per diversi
ancora dalla Nigrina dell’ isola della Provviden-
za, del Salisburghese e della Transilvania, dal-
l’Iserina dell’ Iserufer in Boemia, dalla Crich-
tonite, e dalla Brookite del Delfinato, dal sem-
plice Ferro titanifero magnetico degli Euganei e
d’altre località, dal Ferro titaniato de’ vulcani,
dalla così detta Puretta, o Sabbia nera, che rin-
viensi presso a Pegli ed a Sestri nella Liguria
lungo il lido del mare, e via discorrendo.

(Il Trad.)

AGGIUNTA DEL TRADUTTORE
al Titanio

Genere 19.° del Testo.

Alla pag. 269 e segg. del precedente nostro vol. V, ab-
biamo già riportato, tra le Tetraclasiti, la descrizione da-
taci dal Professore Viviani, naturalista di Genova, cor-
redata ben anche dell’ analisi tentatane dal di lui collega
Sig. Mojon Professore di Chimica, della così detta Ligurite
del Genovesato e del Piemonte; ma non ommettemmo di
accennare allora, che molti riguardano presentemente più
[Seite 758] volontieri quella sostanza per un vero Titanio siliceo-cal-
careo, o sia per una semplice modificazione dello Sfeno,
o del nostro Titanio spatoso, cui converrebbe ora forse me-
glio di associarla, se non ne avessimo già detto in quella
occasione medesima quanto mai ne potea bastare. Omnet-
tendo pertanto d’intrattenerci qui più a lungo sovra tale
sostanza orittognostica, ci occuperemo invece particolar-
mente delle seguenti altre due sostanze minerali, ricono-
sciute per titanifere, delle quali non iscorgiamo fatta
mai menzione alcuna nel Testo originale del Blumen-
bach, e che qui appunto, meglio per avventura che in
nessun altro luogo, dovrebbono trovare il loro giusto
collocamento. Sono desse:

a) la Brookite di Levy, fattaci meglio conoscere dal
già più volte lodato signor Professore Guglielmo Haidin-
ger, come stata rinvenuta, prima che da chicchessia, dal
Dottor Soret, associata all’ Anataso (piramidales Tita-
nerz
Oktaedrit), alla Crichtonite, ed alla Albite,
sovra al Quarzo, ad Oisans nel Delfinato, e trovata poscia
in cristalli assai più vistosi dal predetto inglese Levy a
Snowdon nella contea di Galles in Inghilterra, impian-
tata parimente in un Quarzo romboedro. È dessa cri-
stallizzata in prismi di un colore nel fondo bruno di ca-
pegli, volgente da un canto al giallo rancio carico, e dal-
l’altro, tutto che assai più di rado, al rossiccio, dura
a un dipresso come il Feldspato, ma sfregiabile sempre
dal Quarzo, che vi fa sopra una scalfittura bianco-giallo-
gnola, e fragile poi d’altronde, a mala pena alcun poco
translucida sugli estremi spigoli, quando è più chiara
di colore, e dotata d’un nitore, che partecipa ad un
tempo del metalloideo e dell’ adamantino. Contiene dessa
senza dubbio una dose a bastanza ragguardevole di Ti-
tanio, ma non se n’ è fatta ancora alcuna esatta analisi;

b) la Crichtonite, od anche la Crightonite, la Crai-
[Seite 759] tonite, essa pure dell’ Oisans nel Delfinato, la quale riu-
viensi impiantata colà nel Granito alpino, associata all’ A-
nataso, e cristallizzata poi, ora in romboedri molto aguzzi
colle sommità troncate fino alle diagonali, ora in rom-
boedri aguzzi pur sempre, ma accordatissimi, ed offerenti
piuttosto altrettante lamine, scheggia o tavole esagone;
il colore ne è costantemente il nero violaceo, ed il nitore
n’ è ad un tempo vetroso e metalloideo. Contiene dessa
molto Ferro combinato col Titanio; ma non ne abbia-
mo ancora alcuna analisi completa. – Beudant niega, che
essa sia magnetica od attraibile dalla calamita, mentre
invece Berzelius, indottovi dalle sperienze, che ha so-
vr’ essa di recente tentato, ce la dà decisamente per un
Ferro spatico titanifero magnetico (titan-oxyd-haltiges
späthiges Magneteisen
).

Oltre a queste, ci rimarrebbe da intrattenerci poi al-
quanto più partitamente anche sulle così dette Onegite,
e Turnerite, sul così detto Brunon, e sovr’ altre così
fatte sostanze minerali titanifere, variamente denominate
dal capriccio di chi pel primo le andò rinvenendo in
differenti località; ma faremo che ci basti, per amore di
brevità, oltre a quanto di taluna di esse abbiamo già spo-
sto in addietro, l’accennare qui semplicemente, che tutte
quante ritengonsi in generale per semplici modificazioni
del Titanio spatoso, e rade volte di qualche altro dei
minerali titaniferi sovra descritti, e nulla soggiugneremo
più oltre in tale proposito, se non se la notizia, che dalle
più recenti sperienze risulterebbe, che alcune traccie di
Titanio ossidato, come pur di Litina e d’Acido fluorico,
comunque sempre in tenuissime proporzioni, siansi co-
stantemente ottenute nelle analisi delle Miche, e quindi
anche degli Micaschisti, che sono state praticate coll’ oc-
corrente più scrupolosa diligenza.

Non sarà forse finalmente stimato affatto fuor di luogo
[Seite 760] da’ nostri Leggitori, il far qui noi, in via d’abbondanza,
un cenno eziandio de’ vari saggi di Titanio, che ci pos-
sono fornire agevolmente, oltre alle tante notatene oggi-
mai, alcune località ancora troppo poco conosciute, e pure
a noi vicinissime, come il sono il Piemonte, il Genove-
sato e la Savoia. Così il monte Ujano, ed il monte Bon-
doli sopra Quincinetto nella Valle d’Aosta, la Val Soana,
Mocchie presso a Susa, Ovada presso ad Acqui, e le
Alpi piemontesi in più luoghi. Moutiers, e il Montblanc
in Savoia, e finalmente la così detta riviera di Ponente
nel Genovesato, danno saggi frequenti, e più o meno belli
e vistosi, di Titanio ossidato, o di Rutilo; Courmajeur alle
falde del Montblanc, Marciausa e Novarda nella Valle
di Lanzo in Piemonte, ed i monti tanto della Savoia,
quanto del Genovesato, ci forniscono qua e là nella così
detta Ligurite, e sotto altre forme ancora, ottimi esem-
plari di Titanio spatoso. – Agg. del T.


GENERE XX
tellurio o silvano

Il Tellurio, o Silvano, che vogliasi chiamarlo,
la natura decisamente metallica del quale fu sco-
perta la prima volta nel 1782 da Müller di Rei-
chenstein, e venne poscia confermata da Kla-
proth, e quindi anche da Vauquelin, quando è
puro, o ridotto allo stato di regolo, mostrasi di
un colore, che tiene il mezzo fra il bianco dello
Stagno, ed il grigio dell’ Antimonio o del Piom-
[Seite 761] bo, giunto ad una brillante lucentezza metallica;
la spezzatura ne riesce lamellosa, ed è poi bensì
solido alla temperatura nostra abituale, ma fra-
gile e riducibile in polvere assai facilmente, e
fusibile a pena un po’ meno di quello che sialo
il Piombo; con questo poi di più, che nel rap-
pigliarsi, o sia nel passare dallo stato liquido
allo stato solido, il primo ha la proprietà di
cuoprirsi superficialmente tutto quanto di minu-
tissimi cristalluzzi aciculari, e che, trovandosi
esposto ad un calore più forte di quello, che oc-
corre per fonderlo, entra desso in ebullizione, si
volatilizza, e ne ricade poscia in forma di goc-
cioline a mala pena visibili, a quel modo me-
desimo, che suol fare il Mercurio. Finalmente il
peso specifico del Tellurio ragguagliasi = 6,115;
onde si vede, ch’ è desso il più leggiero di tutti
i metalli, ch’ erano ammessi prima che si sco-
prissero que’ , di gran lunga più leggieri, degli Al-
cali, delle Terre, ec. – I minerali contenenti
il Tellurio riduconsi a’ pochi che seguono:

SPECIE 1. Tellurio nativo, o anche il Sil-
vano nativo, l’Oro problematico, l’Oro pa-
radossale,
o meglio ancora il Tellurio nativo
auro-ferrifero
(Aurum problematicumAu-
rum paradoxum:
fr. le Tellure natifle Tel-
lure natif auro-ferrifère:
ted. das Gediegen-tel-
lur
Gediegen-sylvanWeissgolderzder
Sylvanit:
ing. the native Tellurium). È questo
[Seite 762] generalmente di un color bianco analogo a quel-
lo, ch’ è proprio dello Stagno o dell’ Argento, vol-
gente più o meno al grigio dell’ acciaio, e mo-
strante talora, almeno superficialmente, una qual-
che lontana tendenza al gialliccio; ma segna esso
la carta con traccia nericcia; è dotato d’una de-
cisa lucentezza metallica, e dimostra una compage
lamellosa, inclinante qualche volta alla fibrosa in-
trecciata, o alla confusamente radiata, tutto chè
frangasi poi in grani; rinviensi esso in masse cri-
stalline, sparso o disseminato per entro alla sua
ganga; il più delle volte però è cristallizzato mi-
nutamente, in forme derivabili sempre, a quanto
pare, da un prisma dritto romboidale, che se
ne ritiene come il tipo della cristallizzazione;
sfregia desso il Gesso, venendo sfregiato dallo
Spato calcareo; sciogliesi agevolmente, e con isvol-
gimento di calorico, nell’ Acido nitro-muriatico
(Acqua regia), e, trattandolo al cannello, da
prima vi decrepita, poi vi si fonde senza molta
difficoltà, e finalmente vi si volatilizza, imbian-
cando il sottoposto carbone, e diffondendo il più
delle volte nell’ ambiente un odore, quasi chi
dicesse, di rape; odore, che si sa essere pro-
prio, ed anzi caratteristico, di quel Selenio, che
accennammo già alla pag. 337 di questo mede-
simo nostro vol. VI, come sostanza combustibile,
scopertasi non ha gran tempo, e che sembra de-
stinata dalla natura ad essere intermediaria tra
[Seite 763] lo Solfo e le sostanze decisamente metalliche.
Finalmente il peso specifico di questo Tellurio
nativo ragguagliasi = 6,110 per lo meno, da che
può esso pervenirne fin anche a 6,200, a motivo
della quantità dell’ Oro, ch’ è soggetta a variarne
notabilmente. Klaproth, che ne fece l’analisi, lo
riconobbe composto =

di Tellurio puro 92,55
di Ferro 7,20
e d’Oro 0,25
––––––
Totale 100,00. – Non rin-

vennesi questo minerale, infino ad ora assai raro,
se non soltanto sparso o disseminato negli scavi
denominati Maria-hülfe, Maria-Loretto, e Sigi-
smundi
a Fatzebay presso a Zalathna in Transil-
vania, ove è associato al Quarzo, alla Litomarga,
al Ferro, allo Zinco e al Piombo solforati in filoni
per entro ad un terreno ora di Grauwacke, ed ora
di Calcarea di transizione. Ultimamente però ha
annunciato Ström, essersi rinvenuto il Tellurio na-
tivo nel Tellemarken in Norvegia, associatovi alla
Pirite cuprea, e al Molibdeno solforato, e questo,
secondo Berzelius, contiene anche il Selenio, ed il
Tellurio, in compagnia d’un altro metallo, che
tutto coincide a farci credere, che debba essere il
Bismuto; ed inoltre Thomson e Silliman ci assi-
curano, essersi trovato pure testè il Tellurio nativo
anche ad Huntington presso a New-Stratford nel
Connecticut (America settentrionale). – (Il Trad.)

[Seite 764]

SPECIE 2. Tellurio grafico, o anche il Tel-
lurio nativo auro-argentifero
(Aurum graphi-
cum:
fr. le Sylvane graphiquel’Or graphi-
que
le Tellure graphiquel’Or blanc den-
dritique
le Tellure natif auro-argentifère:
ted. das SchrifterzSchrift-tellurSchrift-
gold
Charakter-goldprismatischer Anti-
monglanz:
ing. the graphic Telluriumgra-
phic Gold
Graphic-ore). – Questa Specie è
d’un colore grigio d’acciaio chiaro, volgente inter-
namente al bianco dello Stagno, o anche dell’ Ar-
gento, ed è dotato d’uno splendore metallico bril-
lantissimo, ma poi al di fuori, o superficialmente
riesce appannato, sempre alquanto più cupo, ed
oscuro, o screziato; la spezzatura ne riesce ineguale
e di grana fina, con una compage per altro la-
mellosa, e rinviensi ora in laminette, ed ora in
piccole masse cristalline sparse o disseminate per
entro alla ganga, ma ben più spesso poi in cri-
stalluzzi aciculari prismatici, od anche tabulari,
glabri, nitidi e brillanti, e derivabili, a quanto
pare, da un prisma dritto rettangolare, insieme
aggruppati per mazzetti, od accozzati più o meno
simmetricamente, in modo da rappresentar quasi
in piano sulla roccia, in cui sono impiantati, un
tal quale carattere arabico od orientale, onde
appunto le ne derivò poi la qualificazione di gra-
fica.
Del resto sfregia dessa a pena il Talco, ve-
nendo sfregiata costantemente dallo Spato calca-
[Seite 765] reo, che ne aumenta alcun poco in sulla scal-
fittura il nitore metallico, lorda talora alquanto
le dita maneggiandola, sciogliesi con facilità, co-
me il precedente Tellurio nativo, nell’ Acido ni-
tro-muriatico, e, trattandola al cannello, vi dif-
fonde da principio un disgustoso odore di rape,
e finisce per trasformarvisi in un pallino metal-
lico. Il peso specifico ragguagliasene = 5,720,
per lo meno, avendosene esemplari, che giungono
a pesar fin anche 5,800, a norma della loro do-
satura d’Oro e d’Argento, che sembravi suscet-
tibile di qualche variazione. Klaproth, che ne ana-
lizzò uno, lo trovò composto =

di Tellurio puro 60
d’Oro 30
e d’Argento 10
––––
Totale 100. – Rinviensi

questo Tellurio grafico particolarmente nella mi-
niera denominata Franziskus ad Offenbanya in
Transilvania, associato al Quarzo, allo Spato cal-
careo, alla Litomarga, alla Pirite marziale, alla
Blenda, al Rame grigio (Fahlerz), ed anche ta-
lora, sebbene assai più di rado, all’ Oro nati-
vo, per entro ad una roccia di transizione d’in-
dole porfiritica (Graustein), rassomigliante bene
spesso ad un’ Arenaria (Grauwacke). (Il Trad.)

SPECIE 3. Tellurio lamelloso, o anche il
Tellurio nero di Nagyag,
o il Tellurio nativo
[Seite 766] auro-plumbifero (fr. le Tellure lamelleux noir
de Nagyag
le Tellure natif auro-plombifère:
tod. das BlattererzNagiagererzGraugold-
erz
blättriges GolderzBlätter-tellur
prismatischer Tellur-glanz: ing. the black Tel-
lurium-ore
grey lamellar Tellurium-ore). –
Questa Specie suol essere di un colore grigio di
piombo, volgente più o meno al nericcio, talora
con una qualche lontana tendenza anche al giallo-
gnolo; è dessa dotata, almeno internamente, di
una vivace lucentezza metallica, mentre qualche
rara volta riesce superficialmente screziata, o al-
cun poco cangiante, e la compage ne riesce d’or-
dinario lamellosa, ed anche, sebbene assai di ra-
do, occultamente radiata; rinviensi dessa in la-
minette, od eziandio in piccole masse cristalline
sparse o disseminate, o veramente in cristalli,
ora nitidi, ed ora intonacati di Brunispato, ac-
cozzati insieme per mazzetti, o gruppicini, che
lasciano tra essi frequenti cellette irregolari vuo-
te, ed ostentanti poi forme tali da condurci,
per quanto se ne giudica, al prisma dritto qua-
drato, come al tipo della sua cristallizzazione.
D’altronde è dessa tenera sempre a segno da la-
sciarsi sfregiar facilmente anche dal Gesso spa-
toso o laminoso, lorda o segna la carta, ed im-
bratta anche alquanto le dita maneggiandola, e
riesce alcun poco cedente o pieghevole, ma per
altro non elastica; sciogliesi dessa con facilità
[Seite 767] nell’ Acido nitro-muriatico (Acqua regia), e, trat-
tata al cannello, vi si fonde senza difficoltà, con
isvolgimento del solito odor di rape, e con in-
giallamento del sottoposto carbone, in una perla,
o in un globetto bruniccio. Il peso specifico rag-
guagliasene = 7,000 per lo meno, mentre han-
nosene saggi, che pesano fin anche a 8,919, in
ragione principalmente del Piombo e dell’ Oro,
che vi si contengono. Klaproth, che ne istituì l’a-
nalisi, la trovò composta esattamente =

di Tellurio puro 32,2
d’Oro 9,0
di Piombo 54,0
d’Argento 0,5
di Rame 1,3
e di Solfo 3,0
––––––
Totale 100,0. – L’unica

località, che infino ad ora se ne conosca, si è
Nagyag in Transilvania, ov’ essa rinviensi associata
al Quarzo, al Brunispato, allo Spato magnesiano
(Bitterspath), al Ferro spatico, alla Pirite mar-
ziale, alla Blenda, e più di rado poi all’ Arse-
nico nativo, all’ Antimonio solforato capillare
(Federerz), e finalmente qualche radissima volta
anche all’ Oro nativo, in filoni per entro ad un
terreno, come si suol dire, di transizione (Ue-
bergangs-gebirge
). – (Il Trad.)

AGGIUNTA DEL TRADUTTORE
al Tellurio
[Seite 768]

Genere 20° del Testo.

SPECIE 4. Tellurio bianco, o anche il Tellurio
bianco
, o grigio, o giallo argentifero di Nagyag, il
Tellurio auro-plumbifero giallo,
e talora finalmente la
Miniera d’oro tellurio-plumbifera cotonnosa di Nagyag

(fr. le Tellure grisle Tellure blancle Tellure
jaune – la Mine d’Or tellurio-plombifère cotonneuse

le Tellure natif auro-plombifère jaunâtre: ted. das Gelb-
erz
Weiss-sylvanerzweisser GolderzNagya-
ger Silber
Weiss-tellurCottonerz: ing. the yel-
low Tellurium-ore
Yellow-ore of Nagyag?). – Que-
sta Specie, che taluni non vorrebbono ritenere, se non
come una semplice varietà del precedente Tellurio lami-
noso, ne varia però, a senso nostro, troppo sensibil-
mente, tanto dal canto della chimica composizione, e
della forma sua di cristallizzazione, quanto eziandio pel
colore, e per altre sue qualità sensibili, per non consen-
tirci di confonderla, senza più, con quello. È dessa d’un
colore bianco argentino, volgente più o meno, ora al
giallo d’ottone, ora al rossiccio, ed ora al grigio di ce-
nere; con questo poi di più, che i cristalli ne riescono
bene spesso superficialmente nerastri; la compage ne rie-
sce lamellosa, inclinante alla occultamente fibroso-radiata,
e la spezzatura ne è ineguale di grana piuttosto fina e lu-
cente, ed anzi è dessa talora dotata d’una brillantissima
lucentezza metallica, e rinviensi in piccoli cristalluzzi,
il più delle volte aciculari isolati o anche accozzati, od
aggruppati insieme a più per volta in drusicine, ed im-
piantati sopra, o frammezzo a’ cristalli romboedri di Bru-
[Seite 769] nispato, e più di rado poi in massicine cristalline, sparse
o disseminate per entro alla ganga. Il tipo della cristal-
lizzazione sembra esserne un prisma dritto romboidale. È
poi dessa d’altronde assai tenera ad un tempo, ed agra o
fragilissima; sciogliesi con facilità nell’ Acido nitrico, e,
trattata al cannello, fondesi in un globicino metallico,
con diffusione all’ intorno d’un disgustosissimo odor di
rape. Il peso specifico ragguagliasene = 10,670. Kla-
proth, che analizzolla, la riconobbe composta precisa-
mente =

di Tellurio puro 44,75
d’Oro 26,75
di Piombo 16,50
d’Argento 8,50
e di Solfo 0,50
––––––
Totale 100,00. – Non rinvennesi

dessa infino ad ora, come si è detto nel Testo del Tel-
lurio lamelloso, se non soltanto a Nagyag in Transilvania,
ov’ è associata al Quarzo cristallizzato, allo Spato cal-
careo, al Brunispato, alla Litomarga, alla Galena, alla
Blenda, e più particolarmente poi al Manganese litoideo
roseo (Roth-manganerzDialogit), insieme talora col
medesimo Tellurio lamelloso, e con qualche radissima
traccia anche d’Oro nativo puro.

SPECIE 5. Tellurio bismutifero, o anche, per l’ad-
dietro, tutto chè, come ora risulta, a tutto torto, l’Ar-
gento molibdenifero,
o il molibdeno argentifero (fr.
le Tellure bismuthiquel’Argent molybdique: ted.
Wismuth-haltiger Tellur: ing. the Bismuth-bearing Tel-
lurium
). – Questa sostanza sembra essere precisamente
quella medesima, che, come il Bismuto forse il più
puro, che siasi mai infino ad ora rinvenuto in natura,
appunto sotto a tali nomi, a torto attribuitigli di Mo-
libdeno argentifero,
o d’Argento molibdenifero (fr.
[Seite 770] l’Argent molybdique: ted. das Wasserbley-silber), ci-
tammo già alla pag. 613 di questo stesso vol. VI del
nostro Manuale, provegnente da Deutsch-Pilsen, o ve-
ramente da Borsony nell’ Ungheria, ove suole essere ac-
compagnata dal Brunispato e dalla Pirite marziale, in
una foggia di roccia porfiritica alterata (Graustein). Era
dessa stata riguardata in addietro per un Bismuto solfo-
rato, contenente a mala pena un 5 per 100 di Solfo,
come sponemmo allora nell’ analisi di Klaproth da noi
recatane; ma poscia Berzelius riuscì a constatare in modo
ineccepibile, essere dessa invece una lega o combina-
zione nativa di Piombo e di Tellurio, con alquanto di
Selenio, di cui le proporzioni precise non sono state per
anche determinate a dovere. In riguardo a questa singo-
lare sostanza, tornerà per avventura in acconcio il sog-
giugnere qui ora, che presentasi dessa in laminette grandi
a bastanza, le quali mostrano una manifesta tendenza
al prisma esagono regolare, sparse o disseminate per en-
tro alla suddetta roccia porfiritica; il colore ne suol es-
sere il grigio d’acciaio, ed è poi dessa opaca, tenera e
fragile, ma pure alcun poco cedente o flessibile; il peso
specifico ragguagliasene = 7,800; è dessa solubile nel-
l’Acido nitrico, e l’Acqua, sola basta allora a decom-
porne la soluzione, precipitandone il così detto Magi-
stero di Bismuto,
e, finalmente, trattata al fuoco, essa
vi si fa d’un colore più bruno, e fondesi senza molta dif-
ficoltà in un globicino, diffondendo all’ intorno quel così
fatto disgustoso odore di rape, ch’ è proprio appunto
del Selenio volatilizzato, svolgendo un fumo bianco, che
rappigliasi in goccioline sovra un vetro, che vi si ap-
plichi contro, e lasciando per ultimo residuo, un globetto
di Bismuto, che, se continua il fuoco, va poscia mano
mano ricuoprendosi superficialmente d’un ossido bruno.

Quanto infine a quell’ altra sostanza Tellurifera di
[Seite 771] Tellemarken in Norvegia, della quale femmo già un breve
cenno, tra i Tellurii nativi, alla precedente pag. 763,
non sarà, cred’ io, se non ben fatto il notare qui ulte-
riormente, che scoprilla nel 1814 appunto colà Esmark,
il quale la pigliò per un Tellurio nativo, ma che Ber-
zelius la riconobbe poscia per una composizione, nativa
anch’ essa, di Bismuto e di Tellurio mineralizzati dal Se-
lenio, analoga alla precedente, e che Haüy denominolla
Tellure sélénié bismuthifère: presentasi essa pure in la-
minette lucenti di colore grigio d’acciaio, e suole essere
accompagnata dai Rame piritoso, dalla Malachite, e da
una Mica, che, trasparendola, mostrasi verdognola.

Agg. del T.


GENERE XXI
cromo

Il Cromo, scoperto quasi contemporaneamente
da Vauquelin, e da Klaproth nell’ anno 1797,
come uno de’ componenti essenziali del così detto
Piombo rosso di Siberia, o Piombo cromato, è
un metallo di colore grigio di piombo, o grigio
bianchiccio, agro o fragile assai, duro a bastanza,
e refrattario anche al fuoco il più forte, che pos-
sano dare le nostre fucine. Non si riuscì ad ot-
tenerlo infino ad ora, che soltanto in masse po-
rose, compaginate a luogo a luogo, ora di grani
stipati, ed ora, come chi dicesse, d’aghi cri-
[Seite 772] stallini insieme confusamente accozzati, ed in-
crocicchiantisi in ogni direzione; nulla si sa poi di
positivo circa al peso specifico, che gli si possa
assegnare. Questo metallo è non solamente ossi-
dabile, ma incontrasi in natura anche acidifica-
to, come succede dello Scheelino o Tungsteno,
del Molibdeno, dell’ Arsenico e di qualche altro
metallo ancora. – Laugier ha riconosciuto qual-
che traccia di Cromo anche nelle così dette Bo-
lidi od Aeroliti.

I minerali Cromiferi, o racchiudenti il Cromo,
tanto in istato d’Ossido, quanto in istato d’A-
cido cromico, potrebbono opportunamente ripar-
tirsi, volendolo, in due Sezioni, delle quali la
prima comprenderebbe quelli, ne’ quali esso me-
tallo entra come principio componente essenzia-
le, e di tal fatta sono appunto:

1.° il Piombo cromato, o il Piombo rosso di
Siberia, già da noi descritto tra i Piombi, a pa-
gina 560 e segg. di questo stesso nostro volume;

2.° la Vauquelinite, o il Piombo cromito ver-
de, di cui parlammo già quanto può bastare a
pag. 563 e 564 del presente volume, e

3.° il Ferro cromato, del quale è stata già da
noi data la descrizione occorrente, tra i Ferri,
alla pag. 495 e segg. di questo volume medesimo.

Mentre poi la seconda di tali Sezioni compren-
derebbe tutti quegli altri minerali, nella compo-
sizione de’ quali il Cromo non entra, se non in
[Seite 773] via meramente accidentale, come principio co-
lorante, od anche altramente, e tali sarebbono,
a cagion d’esempio:

1.° lo Spinello, o Rubino, che gli va de-
bitore dello splendido suo color rosso;

2.° lo Smeraldo del Perù, che gli debbe,
come pure i seguenti, il suo color verde;

3.° il Diallagio verde, o la Smaragdite;

4.° l’Amfibolo actinoto, o la Stralite, e

5.° alcuni Pirosseni di color verde, come lo
sono la Coccolite, o l’Augite granuliforme, il
Diopside, e la così, della Therrolite, ed altre
sostanze così fatte, delle quali per lo più abbia-
mo già distintamente ragionato altrove a suo tem-
po. – (Il Trad.)

SPECIE 1. ed anzi UNICA qui ora per noi. –
Cromo ocraceo, o anche l’Ocra di Cromo, o il
Cromo ossidato nativo
(fr. le Chrome ochracé
le Chrome oxydé natif: ted. der Chrom-ocker
Chrom-ocher-ockriger Chrom: ing. the Chrom-
ochre
native oxyde of Chromium). – Que-
sta sostanza è per lo più di colore verde po-
mo, o verde di porro, smontata affatto, o di
un nitore sparutissimo, tenera e friabile, e di
un’ apparenza meglio terrosa, che non altro, ma
grezza o ruvida al tatto, e a spezzatura inegua-
le, terrosa anch’ essa; sfregiandola, la scalfit-
tura ne riesce d’un verde grigiastro, più palli-
do, che da prima il saggio non fosse, e rin-
[Seite 774] viensi poi amorfa, o massiccia in venuzze, insie-
me col Quarzo e col Feldspato rossiccio, per en-
tro una roccia brecciosa antica (Anagenite); è
dessa insolubile negli Acidi, e, trattata al can-
nello unitamente al Borace, lo colora in un bel
verde di Smeraldo. Il peso specifico ragguaglia-
sene = 2,570, sebbene abbiavene qualche saggio,
che perviene fin anche a 2,610. – Tre sono le
analisi, che ci troviamo averne, e che qui ri-
portiamo, de’ due chimici Drapiez e Descotils,
due del primo, e l’ultima qui in serie, del se-
condo, onde questo Cromo ocraceo apparisce
composto =

di Cromo ossidato 10,5 13,0 2,5
di Fero ossidato 0,0 2,0 1,0
di Silice 64,0 52,0 84,0
d’Allumina 23,0 27,0 4,5
di Calce 2,5 4,5 0,0
di Magnesia traccia 0,0 0,0
colla perdita di 0,0 1,5 8,0
–––––– –––––– ––––––
Totali 100,0 100,0 100,0

– Questo Cromo ocraceo, o Cromo ossidato,
che stanno in dubbio i Naturalisti, se abbiasi a
riguardare piuttosto come una semplice naturale
mistura d’Ossido di Cromo colla Silice e col-
l’Allumina, o come un Silicato di Cromo misto
d’Allumina, o in fine se debba ritenersi per un
Bisilicato d’Allumina e di Cromo ad un tem-
[Seite 775] po, rinviensi particolarmente in forma di venuzze
nella preaccennata Breccia antica (Anagenite)
del monte detto les Ècouchets tra il Creuzot, e
les Couches nel Dipartimento di Saône et Loire
in Francia; località, nella quale incontrasi ezian-
dio un Quarzo jalino translucido, compenetrato
anch’ esso da un Ossido di Cromo, che lo co-
lora in verde, e che alcuni denominano Calcédoine
du Creuzot,
mentre l’Eschevin stima, che ab-
bia esso a denominarsi meglio Quarzo jalino cromi-
fero (fr. le Quarz hyalin chromifère). – (Il Trad.)


GENERE XXII
tantalio, o columbio

Questo metallo fu scoperto per la prima volta
nel 1801 da Hatchett, come entrante nella com-
posizione d’un minerale provenutogli, sia da
New-London nel Connecticut, Stati Uniti del-
l’America settentrionale, o sia, com’ altri im-
maginano, da quella parte dell’ America, che
viene ora generalmente contraddistinta col nome
di Columbia, e quindi fu poi, che egli deno-
minollo Columbio, o Colombio; ma poco dopo,
vale a dire precisamente nell’ anno 1802, Eke-
berg, esaminando alcuni Minerali novelli dei
[Seite 776] dintorni di Fahlun nella Svezia, riconobbevi la
presenza anch’ egli d’un nuovo metallo, cui com-
partì il nome di Tantalio, o di Tantalo, come
ne chiamò quinci Tantaliti i minerali, ne’ quali
avealo rinvenuto. Per qualche tempo poi il Colum-
bio, ed il Tantalio si ritennero come due metalli
distinti, ma il fu celeberrimo Inglese Wollaston
nel 1809 riuscì a dimostrare, ch’ essi non sono
amendue se non lo stesso metallo.

Ben poco si sa ancora di tale Metallo, le pro-
prietà fisiche del quale non si poterono investiga-
re, se non soltanto imperfettissimamente, attesone
la somma refrattarietà, per non dire l’assoluta
infusibilità, anche al fuoco il più intenso, che ab-
biasi saputo produrre co’ mezzi ordinarj. Non si
riuscì ad ottenerlo, che in forma appena d’una
polvere nera, o nero-grigiastra, destituta d’ogni
maniera di nitore; ed in tale stato ritiensi, che
il Tantalio sia regolino, o che il metallo siane,
come si suol dire, ridotto. È desso pure ossida-
bile fino all’ acidificazione, e l’Acido metallico,
che ne risulta, viene contraddistinto dagli altri,
ora col nome d’Acido colombico, ed ora indi-
stintamente coll’ altro d’Acido tantalico. Sembra,
che esso sia, quando è puro, inattaccabile dagli
Acidi, e affatto in essi insolubile; ma gli Alcali
invece possono benissimo combinarsi seco, se-
gnatamente allorchè è desso acidificato. Ignorasi
poi al tutto quale possa esserne precisamente il
peso specifico. – (Il Trad.)

[Seite 777]

A pochissimi riduconsi i minerali, tutti quanti
infino ad ora assai rari, che appartengono a que-
sto genere e che hanno, per carattere loro co-
mune, di dare col Borace un vetro più o meno
colorato dal Ferro, e suscettibile d’acquistare
l’apparenza dello Smalto al cannello; sono poi
dessi i seguenti:

SPECIE 1. Tantalite, o anche la Colombite
(fr. la Tantalitela Columbitele Tan-
talate de Fer et de Manganèse
le Tantale
oxydé
le Tantale oxydé ferro-manganési-
fère:
ted. der TantalitKolumbitprisma-
tisches Tantalerz
Kolumbeisen: ing. the Col-
lumbite
Tantalite). – Questa specie è d’un
colore nero di ferro oscuro, volgente talora al-
cun poco, e come da lontano, al turchiniccio; è
dessa per di fuori dotata d’un debole nitore me-
tallico, ma internamente il nitore ne riesce piutto-
sto grasso od untuoso, e la spezzatura ne è densa,
stipata e compatta, ineguale però alquanto, di grana
grossolana, ed inclinante alla concoidea a fossette
minute; rinviensi questa sparsa e disseminata in
piccole masse cristalline, od anche in cristalli
liscii, glabri o nitidi, ora isolati, grossi talora
quanto può esserlo una nocciuola, ed ora in-
sieme aggruppati a più per volta, ostentanti, co-
me pare, una forma, più che altro, ottaedra rom-
boidale, ma sempre poi derivabili, o da un pri-
sma a base obbliqua, o veramente, e assai più
[Seite 778] spesso, dal prisma dritto rettangolare, che se ne
ritiene pel tipo della cristallizzazione. Sfregia dessa
bene l’Apatite, venendo sfregiata costantemente dal
Quarzo, che ne trae una polvere di scalfittura ora
nero-bruniccia, ed ora bruno-rossiccia; non esercita
mai azione alcuna sull’ ago magnetico; sciogliesi
parzialmente nell’ Acido solforico concentrato e
bollente, e, trattata al cannello di per sè sola,
non vi si altera punto nè poco, ma col Borace
e co’ Sali fosfati, fondevisi in un vetro gialliccio e
pellucido; colore che indica in essa la presenza
del Ferro, mentre poi colla Soda fondesi in una
fritta verde; colore indicante la presenza in essa
del Manganese; sovra questa fritta verde però, in
alcuni casi di sperienze, che instituiscansi sulle
Tantaliti stannifere svezzesi di Finbo, soprat-
tutto se abbiasi avuto cura di aggiugnere alla
massa anche un po’ di Borace, scorgonsi gal-
leggiare parecchj globicini di Stagno ridotti. Del
resto poi il peso specifico delle Tantaliti rag-
guagliasi = 5,800 per lo meno, mentre han-
nosene saggi non infrequenti, che ne pervengono
fin anche a 7,940. – Variano così sensibilmente
fra esse le analisi chimiche, forniteci da diversi
autori, di queste sostanze, derivanti da località
differenti, che ci è sembrato tornar conveniente
l’esibirle qui riunite nella seguente Tabella ana-
litica comparativa:

[Seite 779]
xxx

Agg. del T.

[Seite 780]

Ora dalle risultanze analitiche espresse in tale
Tabella, nella quale è credibile, che non ci fa-
ranno maraviglia gli aumenti da noi rispettiva-
mente notati all’ occasione, e procedenti da qual-
che maggiore ossidazione di taluno de’ principii
componenti, avvenuta in forza del processo che
si seguì, questo almeno sembra emergerne mani-
festo, che, meglio assai che non una sola, due
Tantaliti diverse, quando pure non più ancora,
siano da ammettersi, vale a dire: a) la Tanta-
lite di Kimito in Finlandia, che sarebbe un sem-
plice Tantalato di Ferro e di Manganese, com-
posto, secondo Berzelius, = di 0,81 d’Acido
tantalico o columbico, di 0,10 di Biossido di Man-
ganese, e di 0,09 di Biossido di Ferro: e b) la
Tantalite di Bodenmais in Baviera, la quale fu
presa in addietro, ora per un Urano nero (Uran-
pecherz
), ed ora per uno Scheelino ferrugineo
(Wolfram), e che non sarebbe, se non un Sotto-
tantalato, o Sotto-columbato di Ferro e di Man-
ganese; ciò però non senza notar poi ulteriormente:

1.° Che la Tantalite di Broddbo in Isvezia,
materialmente nota già fino dal 17465, ma scam-
biata poi sempre, da chi per una varietà parti-
colare di Stagno ossidato (Zinnstein), e da chi
per un Wolfram anch’ essa, fin dopo lo sco-
primento della Gadolinite, non apparisce diffe-
rire da quella di Kimito, se non pe’ Tantalati
di Calce e di Ferro, e pe’ Tungstati di Ferro e
[Seite 781] di Manganese, che nella prima di esse conten-
gonsi; 2.° che la Tantalite di Finbo, parimenti
in Isvezia, distinguesi da tutte quante l’altre, a
motivo soprattutto della vistosa quantità di Sta-
gno ossidato, che suole racchiuder sempre; 3.° che
la Tantalite di Haddam presso a New-London
nel Connecticut, contenente l’Acido tungstico,
può essere ravvicinata a quella di Broddbo;
4.° e che finalmente la varietà di Tantalite di
Kimito, stata accennata da Ekeberg colla indica-
zione di Tantalite dante una polvere di scalfit-
tura d’un colore consimile a quello, ch’ è pro-
prio della Cannella, quella cioè precisamente,
il di cui peso specifico perviene talora, come te-
stè notammo, fin anche a 7,940, non viene ad
essere, se non una mistura naturale della Tanta-
lite di quella medesima località, con una dose,
variabile sì, ma sempre però molto riflessibile, di
Tantaluro di ferro. – Le Tantaliti poi, quali
ch’ esse siansi, appartengono costantemente tutte
quante a’ Terreni primitivi cristallizzati, e rin-
vengonsi a Brokärns presso ad Abo, com’ anche a
Skogbohle presso a Kimito, nel Distretto di Haliko
in Finlandia, in un Granito grafico (Pegmatite),
il di cui Feldspato è rossiccio: ad Haddam, e a
New-London nell’ America settentrionale, in una
Albite incorporata del pari nella Pegmatite: a
Broddbo, e a Finbo presso a Fahlun in Isvezia,
in un Granito, unitamente alla Albite, alla Pi-
[Seite 782] rofisalite, al Feldspato ed al Quarzo, che ne
fanno parte, e finalmente a Bodenmais in Ba-
viera, associata al Berillo acquamarina, alla Cor-
dierite (DichroitIolithe), e all’ Urano fosfa-
to, in un Micaschisto, o Schisto micaceo (Glim-
merschiefer
) – (Il Trad.)

SPECIE 2. Ittro-tantalite, o anche la Ittro-
columbite, l’Ittro-tantalio, il Tantalato d’It-
tria
, o il Tantalio ossidato ittrifero (fr. la
Yttro-tantalite
la Yttro-columbitel’Yt-
tro-tantale
le Tantale oxydè yttrifère: ted.
der Yttero-tantalitYttro-kolumbit: ing. the
Yttro-tantal,
e talora eziandio, tutto che poi
molto meno plausibilmente, the Ytterbite of Fin-
land
). – Questa Specie somiglia molto, per al-
cuni de’ suoi caratteri esteriori, alla precedente,
alla quale incontrasi anche associata, soprattutto
a Finbo, ed in qualche altra delle sue località
Svezzesi; il colore di fatto ne suol essere nero
nel fondo, ma volgente più o meno al giallastro,
o al bruno scuro; e quindi è poi, che se ne di-
stinguono le tre varietà, nera, gialla, e nero-
bruniccia; il nitore piuttosto vivace ne sta tra il
metalloideo e il grasso della cera; non suole
dessa essere mai, se non a pena alcun poco tran-
slucida in sui lembi estremi delle sue scheggie;
la compage ne è lamellosa, con una spezzatura
concoidea tendente alla ineguale, e presentasi
assai di rado cristallizzata, ma bene più spesso in
[Seite 783] lamine, o anche in grani cristallini, sparsi o disse-
minati per entro ad una roccia generalmente feld-
spatica rossiccia o carnicina, ostentando forme, che
sembrano condurci a doverne ritenere il prisma
romboidale siccome il tipo della sua cristallizzazio-
ne. Del resto sfregia dessa l’Apatite, e viene sfre-
giata dal Quarzo, come da una punta di ferro,
che ne trae una polvere di scalfittura, ora bianca,
ora di colore grigio di piombo, ed ora leggier-
mente verdognola. Il peso specifico ragguagliasene
= 5,390, per lo meno, da che hannosene saggi
non radi, che pervengono a pesar fin anche 5,880.
Gli Acidi non la attaccano in conto alcuno, e,
trattata al cannello, vi riesce infusibile di per sè
sola, ma vi decrepita, cangiandovi il proprio co-
lore dal nero al bruno, e dal giallo al gialla-
stro più chiaro; associata però col Borace, e coi
Sali fosfati, fondevisi in un vetro limpido, gene-
ralmente scolorato, e capace talora di diventare
opaco insistendovi sopra colla fiamma. – Le
analisi, che ci troviamo averne in pronto, stan-
nosi qui insieme riunite nella seguente Tabella:

[Seite 784]
xxx

Agg. del T.

[Seite 785]

Quanto alle pochissime località, nelle quali,
come già s’ è detto, rinvengonsi le qui da noi
menzionate tre varietà di Ittro-tantalite, altro
non ci rimane d’aggiugnere, se non che una ne è
pure Ytterby nella Uplandia, ov’ è dessa accompa-
gnata dalla Gadolinite, e dalla Mica, in un Feld-
spato, che fa ivi parte di un Gneiss, e che saggi
se n’ hanno eziandio dalla Groenlandia, ov’ è des-
sa, come al solito, impiantata, sparsa o dissemi-
nata per entro ad un Feldspato rossiccio, o, co-
me si suol dire, carnicino.

Resla qui alla perfine da fare almeno un qual-
che cenno anche della Fergusonite di Kikertaur-
sak presso al Capo Farewell, appunto nella
Groenlandia, descrittaci dal già più volte lodato
professore Guglielmo Haidinger, dietro all’ esa-
me, ch’ egli ebbe agio di praticare sovra i sag-
gi, precisamente con tale denominazione di Fer-
gusonite, possedutine dal celebre e benemerito
professore Allan di Edimburgo, nel di lui Mu-
seo mineralogico, che debb’ essere, per quello
che me ne risulta, uno de’ più ricchi al mon-
do. Questa sostanza, che rinviensi colà impian-
tata nel Quarzo romboedro, dimostra qualche
tendenza alla forma piramidale quadrilatera; rie-
sce in massa opaca affatto, e d’un colore nero
bruniccio scuro, che apparisce poi molto meno
carico in sulle scheggie sottili, le quali possono es-
serne talora alcun poco translucide, il nitore ne
[Seite 786] è imperfettamente metallico, con una manifesta ten-
denza al grasso untuoso; la spezzatura ne è deci-
samente concoidea, mentre la esterna superficie ne
è ineguale; è dessa poi fragile bensì, ma pur dura
in modo da sfregiare l’Apatite, e anche lo Spato
fluore silicifero o romboedro, venendo sfregiata sem-
pre dal Feldspato con iscalfittura bruna pallida,
o sbiadata; non è mai magnetica in conto alcu-
no, e il peso specifico se ne ragguaglia, secondo
Turner, = 5,800, e secondo il prelodato Al-
lan, = 5,838. Trattata al cannello, essa vi perde
parte del suo colore, facendosi verde gialliccia
pallida, ma di per sè sola non vi si fonde,
mentre coll’ aggiunta de’ Sali fosfati fondevisi subito
per la massima sua parte in una perluccia leggier-
mente verdognola e translucida, che s’ appanna
poscia col raffreddamento. Fu questa pigliata da
bel principio per una Ittro-tantalite, ma il suo
contegno al cannello non sembra consentirci di
confonderla con detta Specie; tanto più che, prima
della sua fusione totale, mantenendola sotto l’a-
zione della fiamma disossigenante, essa vi acqui-
sta un certo tal quale colore di rosa languido,
che mai non fu notato nel trattamento analogo
delle vere Ittro-tantaliti. Comunque siasi, atten-
deremo dalle indagini, che praticherannosi ulte-
riormente sovr’ essa, il modo di collocare questa
Fergusonite come risulterà più conveniente.

(Il Trad.)


GENERE XXIII
cerio, o cererio

[Seite 787]

Questo metallo fu scoperto, nell’ anno 1804,
da Hisinger e Berzelius, come principio compo-
nente essenzialissimo della Cerite, o Cererite;
sostanza minerale, di cui ragioneremo a momenti,
come della prima Specie appartenente a questo
Genere. È desso solido, ma agro in sommo grado,
o fragilissimo, ed è dotato di un colore bianco gri-
giastro, con una compage lamellosa, come lamel-
loso mostrasi desso anche nella spezzatura, e scio-
gliesi senza troppa difficoltà nell’ Acido nitro-mu-
riatico (Acqua regia). Ignorasene infino ad ora il
peso specifico, atteso che, per la estrema sua re-
frattarietà, non si è potuto mai riuscire a fonderlo;
colla forza del fuoco se ne ottiene per altro una
qualche parziale sublimazione, e serbandolo poi,
pel tempo che vi può bisognare, rovente a con-
tatto coll’ aria libera, ossidasi, diventandovi bian-
co. Quanto a’ minerali, nella composizione dei quali
entra questo metallo come principio essenziale,
sono dessi i seguenti:

SPECIE 1. Cerite, o anche la Cererite, la
Ocroite,
o veramente il Cerio ossidato silici-
fero rosso,
ed in addietro poi, sebbene a tutto
torto, la Ferricalcite, o il Tungsteno rosso
[Seite 788] (Ferricalcites: fr. la Céritela Cérérite
le Cérium oxydé silicifère rouge: ted. der Ce-
rit
CereritOchroitCerinsteinun-
theilbares Cerererz:
ing. the CeriteCererite
– siliceous oxide of Cerium
siliceous red
Cerium-ore
). – Questo minerale è generalmente
di un colore rosso bruno, volgente talora al giallo,
e del quale si può dire acconciamente, che stiasene
tra il bruno di garofano ed il rosso di ciliegia;
è desso a mala pena translucido qualche volta tra-
sparendone contro alla luce i lembi estremi delle
scheggie le più sottili, ed è poi dotato di pochissimo
nitore, riuscendo questo anche, più che non altro,
micante per punti, o per particelle; rinviensi co-
stantemente in massa compatta ed amorfa, non
ostentante mai alcuna decisa o marcata tendenza
alla cristallizzazione, e la spezzatura ne riesce ine-
guale e di grana minuta, ma tendente più o meno
alla scheggiosa. Sfregia poi desso l’Apatite, venendo
sfregiato dal Feldspato, che ne trae una polvere
di scalfittura bianco-grigiastra; sciogliesi a caldo
nell’ Acido muriatico, e, trattato al cannello di
per sè solo, vi è infusibile, mentre, anche trat-
tandovelo sovra un supporto di carbone, col
soccorso d’una corrente di Gas ossigeno, non
si riesce, se non a stento a ridurlo in una perla
nera e nitida, che per di fuori è scoriacea; col
Borace però fondevisi desso in un vetro verde,
che, raffreddandosi, diventa limpido, e quasi affatto
[Seite 789] scolorato. Finalmente il peso specifico raggua-
gliasene = 4,700, per lo meno, da che hanno-
sene alcuni saggi, che ne pervengono benissimo
fin anche al peso di 4,930. – Varie sono le ana-
lisi, che ci troviamo avere in pronto, fatte da
parecchj Chimici, sovra alcune Ceriti, che forse
derivano da diverse località, sebbene ciò non ri-
sulti chiaro a bastanza; comunque però la cosa
siasi, noi abbiamo creduto ben fatto il ridurle
qui ora nella seguente Tabella:

[Seite 790]
xxx

Agg. del T.

[Seite 791]

Quanto alle località di questa Cerite, non se ne
conosce bene infino ad ora, che quella sola di
Riddarhyttan, o Ritterhütte nel Westmanland
in Isvezia, ove rinviensi dessa a Saint Göran,
o a Nya-bastnaes, in una Pirite di rame in mas-
sa, che ivi appunto scavasi, giacente nel Gneiss,
associata all’ Orniblenda, alla Stralite, alla Mi-
ca, al Bismuto solforato (Wismuthglanz), al
Molibdeno solforato (Molybdänglanz), e a qual-
che altra sostanza ancora. – (Il Trad.)

SPECIE 2. Allanite, o anche il Cerino, la
Cererite prismatica,
o il Cerio ossidato sili-
cifero nero
(fr. l’Allanitele Cérinle
Cérium oxydé silicifère noir:
ted. der Allanit
CerinZererinprismatisches Zerererz:
ing. the AllaniteCerineCerium-allanite). –
Questa sostanza, che fu scoperta, unitamente a molte
altre nuove, non sono ancora molti anni, nella
Groenlandia, da un certo Carlo Luigi Giesecke,
che fe’ da prima il comico in Germania, e che,
dopo un viaggio fatto colà, ove dimorò da 8 anni,
divenne poi professore di Storia Naturale a Du-
blino, rinviensi eziandio associata alla Specie
precedente a Riddarhyttan in Isvezia; è dessa di
un colore, or nero, ed ora bruno nericcio, ed è
opaca, dotata d’un nitore vivace bensì, e vetroso
metalloideo, ma ad un tempo grasso untuoso, e
quasi chi dicesse, resinoso o piceo; essa suol
essere il più delle volte amorfa in massa com-
[Seite 792] patta, disseminata per piccole parti, o anche in
forma di nidi, grumi od arnioncini, nella sua
ganga; se ne citano per altro alcuni saggi, nei
quali debbe pur figurare eziandio qualche più o
meno deciso prismetto quadrilatero avente la base
quadrata; la spezzatura ne è concoidea a fossette
minute, mentre la compage ne apparisce mani-
festamente lamellosa, sebbene poi non vi si scorga
chiaro, se non un solo andamento delle giunture,
commissure o suture naturali delle lamine. Del
rimanente sfregia dessa l’Apatite, e dà pure qual-
che scintilla all’ acciarino, ma viene sfregiata sem-
pre dal Quarzo, che ne trae una polvere di scalfit-
tura grigio-giallognola; essa sciogliesi a caldo nel-
l’Acido nitrico, facendo seco gelatina, e lasciandovi
di sè un residuo siliceo, e, trattata al cannello,
vi si fonde agevolmente, non però senza un qual-
che sobbollimento, anche di per sè sola, in un
globicino nero, nitido ed opaco, capace di sviare
l’ago magnetico dalla sua solita direzione, men-
tre vi colora il vetro di Borace, ora in bruno
rossiccio, ed ora in bruno-giallognolo. Il peso
specifico finalmente in generale ragguagliasene =
3,100, per lo meno, da che non ne sono gran
fatto infrequenti i saggi, che ne pervengono a 3,520,
come altri se n’ hanno, sebbene più radi, che
ne giungono fin anche a 4,000. – A tre sole ri-
duconsi le analisi (la prima di Thomson, la se-
conda di Hisinger, e la terza di Wollaston), che
[Seite 793] ci troviamo avere in pronto di questa rara so-
stanza minerale, derivante da tre località lontanis-
sime l’una dall’ altra; son desse le seguenti:

della
Groenlandia
della
Svezia
di
Misore
Cerio ossidato 23,9 28,19 19,8
Silice 35,4 30,17 34,0
Ferro ossidato 25,4 20,72 32,0
Allumina 4,1 11,31 9,0
Calce 9,2 9,12 0,0
Rame ossidato 0,0 0,87 0,0
colla perdita di 2,0 0,00 5,2
–––––– –––––– ––––––
Totali 100,0 100,38 100,0

A tali tre analisi della Allanite può aggiu-
gnersene anche una quarta, dataci da Beudant,
il quale la considera come essenzialmente com-
posta =

di Silice 26
di Biossido di Cerio 45
di Biossido di Ferro 29
––––
Totale 100; ritenendo

però, che questa combinazione essenziale suol es-
sere poi sempre, più o meno, ed in via meramente
accidentale, inquinata di Calce silicata e d’Allu-
mina silicata. – Berzelius mostrasi invece disposto
a credere, che questa Allanite possa in fondo non
essere altra cosa, che una intima mistura della
precedente Cererite colla Orniblenda. – Quanto
[Seite 794] infine al preciso giacimento della Allanite, e alle
poche sue località, altro non ci resta a dire, fuor-
chè a Saint Göran presso a Ryddarhyttan in
Isvezia, dessa rinviensi misturata colla precedente
Cererite, od anche colla Stralite, e che a Kingik-
torsoak presso ad Alluk, e ad Iglorsoit in Groen-
landia, e, da quanto pare, così anche al Misore
nelle Indie Orientali, incontrasi dessa, associata
a molta Mica, in un Granito1. – (Il Trad.)


GENERE XXIV
iridio

[Seite 795]

Questo Metallo, scoperto solo nel 1803 da
Descotils e da Smithson-Tennant, quasi contem-
poraneamente, ed in forma di semplice lega natu-
rale coll’ Osmio, accompagnante quel Platina na-
tivo di Choco, di Cartagena, o di S. Domingo,
che Hausmann, come accennammo già alla pre-
cedente pag. 405 e successiva di questo nostro
vol. VI, volle chiamare col nome particolare di
Polisseno (Polyxen); metallo, che venne poi
constatato e descritto ancora meglio dal fu cele-
bre e benemeritissimo Wollaston: è solido, di
un colore bianco argentino, e d’un nitore deci-
samente metallico, non gran fatto dissimile da
quello, che è proprio del Platina, cui è sempre
associato in grani distinti: riesce duro assai:
non si sa bene se, quando è perfettamente pu-
ro, sia esso duttile, o piuttosto fragile ed agro:
finchè è freddo, non è dotato d’alcun odore,
nè ha sapore alcuno proprio particolare: è tal-
mente refrattario, che resiste inalterato a qua-
lunque più intenso fuoco sappiansi le nostre
fucine produrre: non è attaccabile per niente da
qualsivoglia de’ più forti e polenti Acidi minerali
semplici, e l’istesso Acido nitro-muriatico (Acqua
[Seite 796] regia
), a mala pena si può dire che vi eserciti
sopra una qualche azione quasi insensibile o tut-
t’ al più debolissima; mentre poi sciolgonlo in-
vece gli Alcali solidi (Potassa e Soda), onde ne
risultano due composti, l’uno rosso, e l’altro
turchino; finalmente ignorasi ancora quale ne sia
precisamente il peso specifico.

SPECIE 1. ed anzi UNICA. – Iridio nativo,
o anche l’Osmio-iridio (IridiumOsmium-iri-
dium,
e così pure per tutti indistintamente, e
in tutte quante le lingue). – È questa una lega
naturale, o nativa d’Iridio coll’ Osmio, del quale
più sotto, in proporzioni, che non si conoscono
ancora bene; il colore proprio ne è un grigio
d’acciaio, volgente leggiermente al bianco dell’ Ar-
gento, o piuttosto al bianco grigiastro del Platina,
e questo colore n’ è associato ad una lucentezza
metallica decisa, ed a bastanza vivace; dessa rin-
vennesi sempre finora mista co’ grani di Platina, o
in grani cristallini anch’ essa, o veramente in cri-
stalli discreti e sciolti, le forme de’ quali condu-
cono, per tipo della sua cristallizzazione, ad un
prisma exaedro regolare; tale lega riesce poi più
dura ancora, che il Platina non sia; al martello
sembra frangersi, a malgrado che il Conte di Bour-
non ce la dia per alquanto malleabile, o per di-
stendibile, fino ad un certo segno, sotto al mar-
tello; non isciogliesi compiutamente in nessun
Acido; e nè tampoco nell’ Acido nitro-muriatico
[Seite 797] (Acqua regia); trattandola sola al fuoco in vaso
aperto, e col concorso dell’ aria, se ne svolge un
tal quale odore analogo a quello, ch’ è proprio
del Cloro (Acido muriatico ossigenato), e ten-
tando poi di fonderla col Nitro, essa si annera
alquanto, e si fa fosca, ma è disposta però a ria-
cquistare il colore, ed il nitore primitivi, al solo
ritrattarla di bel nuovo al fuoco brascata, come si
suol dire, o ravvolta nella polvere di carbone;
finalmente il peso specifico ragguagliasene =
17,250, secondo alcuni, ma ben piuttosto a
19,500, secondo altri. – Le sole località, ove
siasi infino ad ora rinvenuta questa lega nativa,
sono, come s’ è già accennato, i dintorni di Cho-
co, e di Cartagena nell’ America meridionale, e
qualche parte dell’ Isola Haïti, o di S. Domin-
go, ove per tutto incontrasi dessa in un terreno
alluvionale, associata a’ grani di Platina, con
qualche traccia eziandio di Ferro, di Rame, di
Cromo, di Titanio, di Rodio e di Palladio, ma
senza che vi concorra mai in quantità sensibile
nè l’Oro, nè l’Argento, per quanto almeno ne
pensava il prelodato Wollaston. – Si riesce fa-
cilmente a separare questa lega, che può chia-
marsi tanto Iridio nativo, o Iridio osmiurato, od
Osmio iridiurato, come anche Osmio-iridio, trat-
tando la Sabbia, o Rena platinifera coll’ Acido
nitro-idroclorico, o nitro-muriatico (Acqua re-
gia
); mentre con tale trattamento sciogliesi il
[Seite 798] Platina, e l’iridio coll’ Osmio rimangonsene ad-
dietro inattaccati. – (Il Trad.)


GENERE XXV
palladio

Questo Metallo, scoperto anch’ esso nelle Sab-
bie, o Rene platinifere del così detto Distretto
dell’ Oro
nel Brasile, quasi contemporaneamente
da Wollaston e da Chenevix, nel 1803, è do-
tato d’un bel colore bianco, o d’un grigio d’ac-
ciaio chiaro, e volgente al bianco argentino, giunto
ad una brillante lucentezza metallica; mostra esso
una compage quasi fibrosa, e riesce poi anche
duro molto e resistente, e malleabilissimo, non
essendo fusibile, se non a grande stento, in una
potentissima fucina; sciogliesi senza difficoltà nel-
l’Acido nitro-idroclorico (Acqua regia), ma i Sali di
Potassa non riescono a precipitarlo dalla soluzione
ottenutane; e sciogliesi pur anche nell’ Acido ni-
trico, e la soluzione ne risulta rossa; finalmente
il peso specifico ragguagliasene = 11,500.

SPECIE 1, ed anzi UNICA. – Palladio na-
tivo
(fr. le Palladium natif: ted. das Gediegen-
palladium:
ing. the native Palladium). – È
questo pure d’un colore bianco d’acciaio chia-
[Seite 799] ro, volgente al bianco argentino, ed è dotato
d’una decisa e splendida lucentezza metallica;
la compage ne è, più che non altro, confusa-
mente fibrosa a fibre insieme intrecciate, e rin-
viensi in piccoli grani sciolti, o in forma di pa-
gliuzze, e talora anche in cristalluzzi discreti,
parte de’ quali ostenta la forma d’un prisma qua-
drato, e parte quella d’un ottaedro quadrato; è
associato a’ grani di Platina, e legato poi sem-
pre esso stesso col Platina, e coll’ Iridio; scio-
gliesi tanto nell’ Acido nitro-muriatico, quanto
eziandio nell’ Acido nitrico, a quel modo che
già s’ è detto testè, parlando in generale del
Palladio metallico puro o regolino; ma al can-
nello di per sè solo non fondesi, mentre poi
fondevisi sul momento in una foggia di fritta,
solo che vi si aggiunga alcun poco di Solfo. Il
peso specifico ragguagliasene finalmente = 11,800,
per lo meno, da che hannosene saggi non in-
frequenti, che pesano fin anche 12,140, e la
sola località, ove rinvengasi, associato sempre al
Platina, pur esso in grani, è, come già s’ è det-
to, il Distretto dell’ Oro nel Brasile, d’onde
talora pervengono in Europa alcune verghe d’O-
ro, che contengono anche il Palladio in una pro-
porzione indeterminata. – Questo Palladio poi,
attesa la facilità, con cui può farsi entrare in lega
con diversi altri metalli, ed attesa soprattutto la
proprietà, che possiede di formar con quelli al-
[Seite 800] cune leghe durissime, d’un colore generalmente
grigio bianco, ed affatto inalterabili, tanto tenen-
dole nell’ acqua, ove debbano rimanere, quanto
eziandio se siano destinate a starsene esposte per
lungo tratto di tempo all’ aria umida, diventa un
metallo prezioso assai, per giovarsene nella co-
struzione di certi dilicati strumenti astronomici,
ed altri ancora. Non riuscirà pertanto discaro ai
nostri Leggitori, lo scorgersi qui ora da noi in-
formati, che, a cagion d’esempio, fondendo in-
sieme in parti uguali l’Oro col Palladio, può
ottenersi una eccellente lega di color grigio, dura
quanto possa esserlo mai il Ferro trattato alla
fucina, e capace benissimo d’appianarsi sotto
al martello, ma però meno duttile, che non so-
gliano esserlo l’Oro, ed il Palladio puri, da
che rompesi desso, perseverando a batterlo troppo
alla lunga, e presenta allora una spezzatura gra-
nellosa; il peso specifico di questa lega è =
11,079. Così pure, fondendo insieme, a parti
uguali, il Platina, ed il Palladio, hassi un’ altra
lega grigia, meno malleabile ancora della prece-
dente, ed avente un peso specifico = 15,141;
e così ancora può il Palladio fornirci diverse le-
ghe agre o fragilissime, ma inalterabili, e più o
meno dure, ed utilizzabili, a norma dell’ esigenza
de’ casi, collo Stagno, col Bismuto, col Rame,
e via discorrendo. – Non si conosce infino ad
ora se non un solo Oisido di Palladio, compo-
[Seite 801] sto, secondo Berzelius =

di Palladio 87,56
d’Ossigeno 12,44
––––––
Totale 100,00; il quale os-

sido può poi ottenersi deacquificato, e dotato di
un nitore metallico simile a quello ch’ è proprio
del Manganese ossidato cristallizzato, decomponendo
a fuoco mite il Nitrato di Palladio, il quale ad
un fuoco soverchio risolverebbesi tosto in pretto
Palladio regolino. – (Il Trad.)


GENERE XXVI
cadmio

È questo l’ultimo de’ metalli scopertisi, ed
il merito di tale scoperta è da attribuirsi al si-
gnor Consigliere Aulico Stromejer di Gottinga,
che lo trasse, pel primo, nell’ anno 1818 da una
Blenda (Zinco solforato) radiata di Przibram in
Boemia; è desso di un colore bianco, analogo a
un dipresso a quello dello Stagno, ma volgente
alcun poco più, che questo non faccia, all’ azzur-
rognolo; il nitore ne è vivace a bastanza, e deci-
samente metallico, e riesce poi desso duttile e fles-
sibile, ed alquanto meno tenero, ma ad un tempo
un po’ più tenace, che lo stesso Stagno non sia,
sebbene lordi anch’ esso le dita maneggiandolo, e
segni con traccia grigio-piombina la carta, sovra cui
[Seite 802] scrivasi con esso. Il Cadmio è inoltre fusibile as-
sai facilmente anche prima di farsi rosso, e ad
una temperatura conveniente, è suscettibile di vo-
latilizzarsi, e quindi d’essere distillato, quasi come
accade del Mercurio, che siane posto in parità
di circostanze, e, decantandolo poi, quando è
ancora semifuso, mostra una manifesta tendenza
a cristallizzare in ottaedri; combinasi desso col-
l’Ossigeno nella proporzione di 100,000 : 14,352;
sciogliesi negli Acidi, formando seco altrettanti
Sali, che riescono generalmente scolorati, ed è
suscettibile d’entrare in lega colla maggior parte
degli altri Metalli. Il peso specifico infine rag-
guagliasene = 8,640, secondo taluni, ma, secondo
altri, ne giugne esso fino a 8,6901. – (Il Trad.)


GENERE XXVII
osmio

Questo Metallo, la di cui scoperta, accaduta
nel 1803, sotto la forma di Iridio osmiurato, o
di lega nativa o naturale, come già s’ è detto, di
esso coll’ Iridio, in forma di grani associati al Pla-
tina, nativo esso pure ed in grani, di Choco nel-
l’America, viene universalmente, e con ragione at-
[Seite 803] tribuita a Smithson-Tennant, da che le interessan-
tissime dilucidazioni, in proposito anche di que-
sto portate dal fu Wollaston, non ne vennero
pubblicate, che soltanto due anni dopo, è soli-
do, ma in forma di polvere granulare, o di
grani lucenti, e duri molto, ma ad un tempo
agri o fragili, e dimostranti un peso specifico,
che ragguagliasi = 19,500, ed è dotato di un
colore nero, volgente alquanto al turchiniccio;
non è desso conosciuto infino ad ora, che ap-
punto in così fatta lega, e sotto le qui accennatene
forme, nè si sa poi bene quali possansi essere i
veri caratteri distintivi dell’ Osmio puro; onde altro
non si può dirsene per ora più di così, se non ciò,
che già ne sponemmo anche parlando dell’ Iridio,
e solo qui ora ne soggiugneremo, che, riscaldan-
dolo all’ aria aperta, è desso suscettibile d’os-
sidarsi, e finisce anzi per volatilizzarvisi, subli-
mandosi in forma d’un denso fumo bianchiccio,
che diffonde all’ intorno nell’ ambiente un odore
piccantissimo, analogo in certo modo a quello che
è proprio del Cloro, o dell’ Acido muriatico os-
sigenato. Oltre alla qui sopra accennatane sua più
comune località Americana, pensiamo, che non
sia per ispiacere a’ nostri Leggitori, l’essere infor-
mati, che l’Osmio, pur sempre in lega coll’ Iri-
dio, ed associato al Platina in grani, fu rinve-
nuto in questi ultimi tempi anche a Kuschwa
nella catena de’ monti Ural in Siberia. (Il Trad.)


GENERE XXVIII
rodio

[Seite 804]

Il Rodio, per ultimo, è anch’ esso un metallo
scoperto da Wollaston negli anni 1803–1804, as-
sociato costantemente al Platina, ed al Palladio,
nel Polisseno, o nel Platina nativo in grani, ve-
gnente, come già s’ è detto, o dall’ America me-
ridionale, o dall’ Isola di S. Domingo. È desso
solido, d’un colore bianco grigiastro, e di un ni-
tore metallico, analoghi a quelli, che sono proprii
del Palladio, e viene ritenuto come uno dei metalli
i più refrattari, ed i meno alterabili dal contatto
dell’ aria, che si conoscano. Il peso specifico sembra
che possa ragguagliarsene = 11,000. Del resto poi
si sa, ch’ esso può a bastanza agevolmente com-
binarsi collo Solfo, e che è anche allegabile con
diversi altri metalli, come se ne sa pure, che gli
Acidi, qualunque essi si siano, non riescono ad
attaccarlo in conto alcuno, nè a caldo, nè a
freddo. Berzelius ne ammette tre gradi distinti di
ossidazione. Infino adesso però, da quanto ci con-
sta, non sono stati mai destinati ad alcun uso
speciale, nè il Rodio, nè i suoi tre ossidi, nè le
varie sue leghe, nè il suo solfuro. – (Il Trad.)

fine della sezione decimaquinta
e del volume sesto

Appendix A INDICE de’ GENERI
e

DELLE MATERIE PIÙ NOTABILI
AGGIUNTE IN QUESTO VOLUME

[Seite 805]

SEGUITO
della
SEZIONE DUODECIMA

SEZIONE DECIMATERZA

SEZIONE DECIMAQUARTA

SEZIONE DECIMAQUINTA


[interleaf] [Seite 823]
xxx
Notes
1.
[[II]]

Tanto in fatto aveano già dessi meco più volte praticato, e veggasene la pro-
va nella Nota posta appiè della pag. 331 e seg. di questo medesimo vol. VI.

1.
[Seite 7]

Non sarà se non bene, cred’ io, da poichè impren-
desi qui, nel Testo, a ragionare in certo modo di propo-
sito delle Roccie, il ripetere, anche una volta in que-
[Seite 8] sto luogo, onde non abbia poi a riuscire cosa al tutto
nuova all’ occasione per alcuno de’ nostri Leggitori, quanto
sposi già in apposita Nota ad un mio Scritto, che leggesi
a pag. 113, e segg. del Fascicolo CLXVI (Ottobre 1829)
della Biblioteca Italiana, circa ad alcune poche espres-
sioni generali, che in oggi possono dirsi universalmente
ammesse ed adottate da’ Geognosti e da’ Geologisti mo-
derni, onde contraddistinguere acconciamente le une dalle
altre, le varie masse minerali concorrenti nella composi-
zione della scorza o corteccia esteriore del nostro Pia-
neta infino ad ora esplorata, e le singole più importanti
porzioni di tali masse. Dirò pertanto, che le masse mi-
nerali qui ora in quistione sogliono presentemente con-
siderarsi come ripartibili:

1. In Sostanze minerali orittognostiche (fr. les Sub-
stances minérales
Substances oryctognostiques), le
quali possono essere, o non essere, metalliche o metalli-
fere, e vengono considerate ciascuna di per sè, e affatto
indipendentemente, tanto dalle masse ond’ erano parti
integranti, quanto eziandio dallo speciale ufficio ch’ e-
rano destinate a prestare, insieme con molte altre, nella
composizione complessiva dell’ intero Orbe terracqueo;

2. In Rocce (fr. les Roches: ted. die Gesteine
Gebirgs-artenFelsarten: ing. the Rocks), le quali
altro non sono, se non le precedenti Sostanze minerali
orittognostiche,
naturalmente riunite od aggregate insie-
me, coagmentate in alquanto più vistose masse minera-
li, omogenee od eterogenee, e state formate per via di
[Seite 9] cristallizzazione, per via di sedimento, od anche per via
d’aggregazione meccanica, che, nel preciso stato in cui
sono, ed in riguardo al luogo che occupano, concorrono
a costituire le formazioni, i gruppi ed i terreni, e
quindi sono da ritenersi sempre come facenti parte es-
senziale, tutto che bene spesso molto in piccolo ancora,
della composizione di detta corteccia del nostro Globo;

3. In Terreni (fr. les Terrains: ted. die Gebirgen),
che sono le Rocce precedenti costituite in certe deter-
minate serie, variabili a seconda delle formazioni, dei
gruppi e de’ terreni, a’ quali appartengono, e conside-
rate complessivamente in posto, come facenti parte della
corteccia del Globo, sotto il semplicissimo ed unico ri-
guardo d’essere state ivi appunto insieme collocate quasi
simultaneamente, in uno de’ grandi periodi, o in una delle
grandi epoche ammesse o supposte come effettivamente
succedutesi nella conformazione attuale del nostro Pia-
neta. È però da notarsi che la parola Terreni, libera
pur sempre, checchè s’ ingegnasse d’adoperare in addie-
tro il bravo Bonnard nell’ intento di precisarla, è stata
presa, dal canto geognostico, a capriccio sotto parecchie,
e spesso tra di loro molto diverse significazioni; di modo
che non è se non cosa troppo comune ed ovvia il rin-
venire qua e là, nell’ opere de’ più moderni Autori, fre-
quentissime l’espressioni di Terreni granitici, di Ter-
reni porfiritici,
di Terreni schistosi, di Terreni litan-
traciferi,
di Terreni calcarei e simili, o l’altre di
Terreni primordiali o primitivi, di Terreni interme-
diarj
o di transizione, di Terreni terziarj e via di-
[Seite 10] scorrendo, o finalmente l’altre ancora di Terreni di se-
dimento,
di Terreni di trasporto, di Terreni alluvio-
nali,
di Terreni lacustri, di Terreni marini, di Terreni
vulcanici, vulcanizzati
o pseudo-vulcanici, e via via
discorrendo; con questo anche di più, che bene spesso
ci accaderà eziandio di scorgere nelle preaccennate ope-
re, a vicenda scambiati, e non senza ragione, l’uno
per l’altro, i vocaboli di Terreno e di Formazione;
ond’ è che reputo non sia per essere giudicato se non
ben fatto il venirne finalmente ad una in questo parti-
colare, determinando, dietro alla autorità dell’ espertis-
simo Alessandro Brongniart, la precisa significazione,
che intendasi d’accordar quindi innanzi, nel linguaggio
geologico universale, a questi così fatti nomi o vocabo-
li, e a qualche derivato dell’ uno di essi, che potrà forse
occorrere d’ammettere ulteriormente, nello scopo di con-
ciliare la maggiore chiarezza desiderabile.

Starà intanto, che i Neoterici tutti quanti, e sovrat-
tutto i Naturalisti francesi, colla loro parola Terrains,
(onde femmo noi poscia letteralmente Terreni), non
hanno inteso se non di stabilire un nome, che avesse da
corrispondere con qualche esattezza al tedesco vocabolo
Gebirge, che malamente usossi di tradurre sempre in
addietro, come sinonimo di Bergkette, per catena di
montagne,
e che importa pure costantemente tutt’ altra
cosa da quello che vogliansi i Tedeschi significare cogli
altri loro vocaboli di Formation, Bildung ec.; e starà
del pari, che sotto ad un tal nome di Terreno, di conti-
nuo hanno in mira i Geognosti ed i Geologisti un certo
[Seite 11] tal quale più o meno vistoso e naturale aggruppamento
di Rocce, che ci è forza di considerare tutte a un tratto
come insieme collegate, così a riguardo della origine loro
propria o dell’ epoca di loro formazione, e della spe-
ciale loro natura o composizione, come eziandio a ri-
guardo della loro particolare struttura o compage.

Ciò posto, ove vogliasi mirare in complesso a tutte le
Rocce componenti la corteccia dell’ Orbe terracqueo, come
formatesi, o come state a suo tempo depositate, dirò così,
per gruppi, che sta poi ora in arbitrio nostro di riguar-
dare, o no, appartatamente l’uno dagli altri, quali masse
individue di quel medesimo complesso totale di roccie,
così costituite dalle circostanze speciali, che si creda dover
considerar come concorse nell’ epoca della loro forma-
zione o nella loro origine, questi gruppi e queste masse
individue di tali gruppi varranno a darci una idea chiara
a bastanza di ciò che intendiamo generalmente d’indi-
care col nome di formazioni, e che potremmo, volen-
dolo, indicar del pari con quello di Terreni; ma da
poichè queste formazioni verrebbero ad ammettere dif-
ferenti latitudini di significazione, perciò, giusta il prelo-
dato Brongniart, possiamo farci lecito d’arbitrare, ripar-
tendole in formazioncine, che potremo chiamar forma-
zioni,
in formazioni alquanto più vistose, che chiame-
remo gruppi, e finalmente in formazioni grandiosissime,
che potremo contraddistinguere quind’ innanzi col nome
appunto di Terreni.

Ferme pertanto le tre definizioni oggimai date qui so-
pra, 1.a delle semplici Sostanze minerali orittognosti-
[Seite 12] che, 2.a alle Rocce, e 3.a de’ Terreni geognostici,
resterà ora ch’ io mi faccia ad indicar cosa sia da inten-
dersi precisamente per gruppi e per formazioni, lo che
sarà come segue:

4. Per Gruppi intenderemo dunque quinci innanzi le
Grandi Formazioni parziali (fr. les Groupesles For-
mations:
ted. die BildungenFormationen: ing. the
Formations
), vale a dire le divisioni principali di quei
grandi periodi, o di quelle grandi epoche, nel corso
delle quali una certa determinata serie di Rocce è stata
depositata a un dipresso sotto la concorrenza delle me-
desime circostanze; circostanze che vengono a risultare
analoghe, consimili od anche identiche, in grazia de’ fe-
nomeni di colleganza, ed in forza delle proprietà che tali
rocce mostrano d’avere in comune, come sarebbono per
esempio, il ripetersi delle medesime Rocce sempre nella
medesima serie o successione, e prossimamente nello stesso
modo, a piccoli intervalli di distanza, l’aver esse in grande
una compage o struttura a un dipresso identica, la con-
cordanza della loro stratificazione, la presenza in esse
delle Specie medesime di corpi organizzati, e via discor-
rendo;

5. Finalmente poi riterremo il nome proprio di For-
mazioni (fr. les Sous-formations: ted. die Unter-for-
mationen
kleinere Bildungen: ing. the Under-for-
mations
), onde contraddistinguere da’ Gruppi e da’ Ter-
reni propriamente detti, quelle parti di questi, che offronci,
in un modo più preciso ancora che questi non facciano,
le stesse relazioni, rapporti analoghissimi, o almeno
[Seite 13] somme rassomiglianze; per modo che le Roccie concor-
renti nella loro composizione non ne differiscano che po-
chissimo tra esse, e che la stratificazione riescane gene-
ralmente sempre concordante, a meno di qualche parti-
colare anomalia formante eccezione; con questo anche
di più, che un grande numero di corpi organizzati riesce
poi comune, non solo a tutte le parti della medesima
formazione (Sous-formation), ma ben anche a tutte le
piccole altre formazioni (Sous-formations), che le stanno
vicine, e via discorrendo – Così, a cagion d’esempio,
la Glauconia grossolana di Brongniart viene ad essere una
formazione (Sous-formation) della Calcarea grossola-
na, come la Craie tufau viene ad esserlo de’ terreni cre-
tacei, ec. ec. – N. del T.

1.
[Seite 16]

Tale è appunto il nome che si suol dare a quel Grani-
[Seite 17] to, onde furono formati i così detti Obelischi, i quali sono
i monumenti i più rimarchevoli, che ci rimangano dell’ arti
industriose dell’ antico Egitto; Granito che trasse il suo nome
di Sienite dalla località che doveva esserne presso alla città
di Siena, in sul fiume Nilo nell’ Alto Egitto. Veggasi a tale
proposito a pag. 238, tomo II dell’ opera intitolata = Ga-
binetto del Collegio Nazareno
= pubblicatasi nel 1792, ov’ è
detto = I graniti delle nostre guglie egiziane hanno per
base un Feldspato rossigno con Quarzo fragile semi-traspa-
rente, e Mica nero
=; e così sono appunto decisamente i
diversi esemplari di Granito rosso antico, che posseggo io me-
desimo nella mia Collezione particolare, l’uno de’ quali è
dell’ Obelisco di Ramesse, mentre un secondo è un fram-
mento della Colonna dell’ Imp. Antonino. – Aggiungasi in
oltre, che il Professore Wad, il quale ebbe l’opportunità
d’esaminare con ogni diligenza ed attenzione i freschi e pre-
gievolissimi Saggi, che stanno nel Museo del Cardinale Bor-
gia, de’ più famosi Obelischi Romani, disse espressamente =
Ex his speciminibus clare patet Syeniten Plinii esse grani-
tem nostrum stricte sic dictum (ex quarzo, feldspato et mi-
ca
). – Potrà poi vedere eziandio, chi più ne voglia, l’Opera
del medesimo Professore, intitolata = Fossilia AEgyptiaca
musei Borgiani =
stampata a Velletri nel 1794, in 4, alla
pag. 1 e segg.; come potrà pur convenirgli di scorrere ciò che
dice il Petrini presso allo Zoega de origine obeliscorum;
Romae
1797, in folio, alla pag. 618, consultando poi soprattutto
l’Opera intitolata = W. Hamilton’ s AEgyptiaca = stam-
pata a Londra nel 1809 in 4, alla pag. 68 Nota †), ed an-
che quanto spose in tal argomento il De Rozière nella grande
Description de l’Egypte; Histoire naturelle; tom. II. 1813,
alla pag. 45, e tom. III. 1818, alla pag. 461.

1.
[Seite 18]

È questo il peso più grande che gli umani artificii ab-
biano mai mosso da luogo a luogo. – Il decantato Obelisco,
che Fontana ebbe l’incarico d’erigere nel Vaticano, non ar-
riva che a pena al peso di 973537 libbre, e quindi è minore
ancora della terza parte del peso del primo. – Può vedersi
circa questo particolare l’Opera del conte Carbury, intito-
lata = Monument élevé à la gloire de Pierre le Grand =
stampata a Parigi nel 1777, in folio.

1.
[Seite 20]

Tale si è, per esempio, il caso, tutto che il Ferro ma-
gnetico non esistavi se non in ben piccola dose, di certe Roc-
cie granitose magnetiche del Brocken nell’ Harz, le quali in
qualche loro parte, e talora anche ridotte in piccoli fram-
menti, bastano a sviare l’Ago magnetico dall’ ordinaria sua
direzione verso il Polo Nord, a un dipresso a quel modo me-
desimo che il fanno que’ pezzi della Roccia serpentinosa sco-
perta dall’ Humboldt ad Erbendorf nel Fichtelgebirge, che
sono stati già da noi rammentati nel Testo alla pag. 445 del
precedente nostro vol. V. Veggasi a tale proposito lo Scritto
analogo dell’ Hausmann, che sta inserito a pag. 84, e segg.
dell’ Hannoverisch. Magazin per l’anno 1801.

1.
[Seite 30]

Sono d’avviso che appartenga eziandio, senza contrasto,
a questi così fatti Porfidi sovraccomposti, quella singolare ma-
niera di Roccie in posto (Gebirgsart), per entro alla quale,
a malgrado della somma sua durezza, sono stati, non dirò già
fabbricati, ma ben piuttosto scavati di pianta, forse i più pro-
[Seite 31] digiosi ad un tempo, ed i più antichi, di tutti quanti i mo-
numenti, che ci rimangano nell’ intiero Orbe terracqueo, del-
l’umana industria nell’ arte di costruire edificii; quale si è,
per esempio, la immensa, e realmente maravigliosissima Pa-
gode di Elefanta presso a Bombay nell’ Indie Orientali, che
non basta sia stata scavata colà appunto di sbalzo nella Roc-
cia viva essa sola, ma nelle concamerazioni della quale fu-
rono scavati in posto ben anco gli stessi Idoli singolarissimi,
e talvolta colossali, che vi stanno in copia racchiusi. Il sag-
gio che ne posseggo, e del quale vado debitore al sig. Char-
les Townley, che volle concedermi di farlo segar via dal fa-
moso Gruppo, che, appunto di colà venuto, ne serba egli
nel suo Museo d’antichità, consta decisamente, come tutti
gli altri Idoli, in Londra da me veduti, tratti da quel Tempio
costrutto nella Roccia viva ed in posto, d’una massa di pa-
sta o di cemento d’Argilla ferruginosa, di color bruno epa-
tico, ed eccessivamente dura, nella quale scorgonsi dissemi-
nati molto Feldspato, poco Quarzo e pochissima Orniblen-
da; ma sovra questo particolare, mi sono di già intrattenuto
quanto può bastare diffusamente, alla pag. 28 e segg. del mio
Specimen Historiae naturalis archaeologicum.

1.
[Seite 37]

Sembra per ben molti dati, che questa bella Roccia deb-
ba essere ascritta ad un’ epoca non gran fatto rimota di for-
mazione; tanto più che in taluno degli esemplari, ch’ io ne
posseggo nella mia propria collezione, scorgonsi manifeste le
Cellularie petrificate per entro a’ ciottoli di Piromaco o di
Focaja, che entrano a formarne l’impasto.

1.
[Seite 39]

La disposizione delle lingue, masse o striscie di terreno
di questa Gomfolite (Nagelfluh-gebirgsstrecken), suole ten-
dere sempre alla orizzontalità, o non essere, generalmente,
se non ben poco inclinata; ma la durezza dell’ impasto, e
quindi la stipatezza e la solidità della Roccia in massa, ne
sono soggette a variar piuttosto sensibilmente. Il cemento di
natura marnosa o margacea, che costituiva tenera molto quella
alquanto troppo inclinata, che formava in addietro la por-
zione esteriore, e già per avventura troppo sconnessa ed in-
coerente, del Dosso o della Costa del Rossberg guardante verso
Goldau nel Cantone di Schwitz, appunto in Isvizzera, essen-
dosi andata a poco a poco ammollendo sempre maggiormen-
te, forse in causa, più che non d’altro, della soverchia in-
clinazione, che la Roccia vi aveva, e delle vicende atmosfe-
riche, che aveano perseverato ad esercitarvi sopra la loro azione
decomponente, diè luogo poi finalmente a quella frana o a
quel terribile scoscendimento di detto monte, che, com’ è
noto, sconvolse al tutto la Vallata appunto di Goldau il di
2 del mese di settembre dell’ anno 1806.

1.
[Seite 41]

Salvo sempre quel rispetto ch’ è ben giustamente do-
vuto al benemeritissimo nostro Autore del Testo origina-
le, dirò qui colla solita mia ingenuità, che, almeno stan-
do all’ esempio addottone della Roccia del Burgstetter-
zug
presso a Clausthal nell’ Harz, invece di Grauwa-
[Seite 42] ckenschiefer, corrispondente per noi a Schisto de’ Grau-
wacke, dovrebbe forse qui sostituirsi il nome tedesco di
schiefriger Grauwacke, che corrisponderebbe piuttosto
per noi a Grauwacke schistoso, come la predetta Roc-
cia dell’ Harz sembra essere in fatti. Non è per altro
gran fatto infrequente il caso, che gli stessi Tedeschi ab-
biano scambiato l’un per l’altro que’ due nomi, destinati
da bel principio a significar Roccie al tutto fra loro di-
verse; a quel modo medesimo che altri si veggono sba-
gliare l’un per l’altro, i due nomi di Thonschiefer (Schi-
sto argilloso), e Schieferthon (Argilla schistosa), tutto-
chè siano dessi destinati ad indicar due sostanze affatto
differenti, soprattutto a riguardo dell’ epoca di loro for-
mazion rispettiva. – N. del T.

1.
[Seite 46]

Checchè ne pensi qui il pur sempre benemerito Au-
[Seite 47] tore del Testo originale tedesco, io, a malgrado dell’ os-
servanza, che professo a molte delle di lui opinioni, non
saprei assolutamente convenir seco nel da lui qui ora
proposto ravvicinamento della Roccia topazzia, del Topaz-
zogino,
o della Roccia da’ Topazzi, che è sempre stan-
nifera, ad una Arenaria, qual ch’ essa si possa esser mai.
Il giacimento costante, che può dirsi in oggi ricono-
sciuto con bastevole precisione, della medesima, o in
masse filoniformi (als stehender Stock), che quasi di-
rebbonsi emergenti dallo Schisto argilloso (Thonschie-
fer
), o forse piuttosto dal Micaschisto (Glimmerschie-
fer
), non mai a grande distanza da un Granito in po-
sto, di grana grossa, ed avente il suo Feldspato in istato
d’incipiente decomposizione, o veramente talora, giusta
qualche altra osservazione, in ammassi giacenti (als lie-
gender Stock
) immediatamente tra il sovraccennato Gra-
nito ed il Thonschiefer: l’esser essa, appunto come si
è detto, quasi costantemente stannifera, e più poi la
continua presenza in quella di un Feldspato granulare
(e forse quarzifero?), atto a stabilirne, come si suol
dire, un passaggio o una transizione (Uebergang) dal
Feldspato laminoso della Pegmatite o del Granito gra-
fico (Schriftgranit), al Petroselce fusibile o al Feldspato
compatto delle Euriti (WeisssteinHornfelsAmau-
sit
Granulit), sono circostanze tali, che c’ impongo-
no, per mio avviso, di riguardarla, almeno quinci in-
nanzi, come una Roccia affatto distinta da tutte l’altre,
e soprattutto poi da quasivoglia Arenaria, e diversa per-
fino dalle stesse Euriti; ond’ è che assai volentieri mi
[Seite 48] sottoscrivo qui, più che non ad altre, alla opinione di
Brongniart, che la considera come una varietà delle sue
Leptiniti. – N. del T.

1.
[Seite 49]

Per poco che i Leggitori del presente Manuale siano
inclinati allo studio, in oggi fattosi realmente interessan-
tissimo, delle discipline Geologiche e Geognostiche, mi
accerto, che non dureranno fatica a confessare l’assoluta
insufficienza di ciò che, circa alle Roccie, od a’ Minerali
composti, petrosi o terrosi, il Testo originale fornirebbe fin
qui a’ voti loro in tale proposito, nelle poche pagine che
precedono del presente nostro VI volume. Ed è appunto,
perchè mi trovo io stesso intimamente convinto della somma
ragionevolezza del desiderio da me in loro supposto, di
avere in questo mio lavoro, almeno una traccia di quel più,
ch’ è pure da sapersi in tale argomento all’ epoca attua-
le, che mi sono indotto ad offerir loro la seguente mia
Aggiunta al Testo in riguardo alle Roccie, a’ Terreni
ed alle Formazioni,
che spero vorrann’ essi accogliere,
come effetto della perseverante mia buona volontà di tutto
adoperarmi alla maggiore loro soddisfazione, con quella
stessa benignità, che vollero dessi prodigarmi pe’ volumi
precedenti; accoglienza assai lusinghiera, che esige a
buon dritto tutta la mia gratitudine, siccome quella che
forma il più bello, ed anzi il solo, premio alle presenti
mie fatiche. – N. del T.

1.
[Seite 217]

Ottimi esemplari, se pur non forse i più belli, di que-
ste vestigia fossili di Quadrupedi, esistono, raccolti colà sopra
luogo, e me presente acquistativi, e determinati poscia dal
sommo Cuvier, nel superbo Museo Borromeo in Milano.

N. del T.

1.
[Seite 270]

Poichè me se n’ offre qui il destro, m’ ingegnerò di ac-
correre, come posso, al riparo d’un inconveniente occorsomi
circa appunto alla qui citata Argilla smectica, nel precedente
vol. V di questo nostro Manuale Blumenbachiano; inconve-
niente, di cui piacque tenermi avvertito alla preziosa amici-
zia, che m’ accorda gentilmente il bravo nostro signor Fran-
cesco Cherubini, I.R. Ispettore delle Scuole normali, cre-
scendo così, colla gratitudine corrispondente al favor prati-
catomi, quegli altri sentimenti d’ogni maniera, che da un
pezzo, e a tutto buon dritto, mi legano a lui per sempre. –
Sta in fatto, che, mentre a pag. 355 di detto volume, hassi
nella Specie 24, tra i Minerali a base d’Allumina, una Smec-
tite,
come il nome italiano corrispondente alla Specie Wal-
kererde (Argilla fullonum:
ing. fuller’ s Earth) del Testo
originale tedesco, bassi poi alla pag. 440 del volume mede-
simo, tra i Minerali a base di Magnesia, nella Specie 7, un’
altra Smectite, come il nome corrispondente, per noi, alla
Specie Seifenstein (Smectis: ing. Soap-rock) dello stesso Te-
sto originale tedesco. Ne saprei io già trovar scusa che val-
ga, d’aver lasciato inavvedutamente correre lo stesso nome
per due Specie spettanti a due Generi differenti; tanto più
che le tre, o meglio le due analisi ivi datene di Klaproth,
non hanno troppo che fare l’una coll’ altra, e sono anzi tali,
da stabilir benissimo, la prima di tali sostanze, come una so-
stanza decisamente argillosa, e la seconda, senza contrasti, come
[Seite 271] una sostanza magnesiaca. Non mi rimane quindi altro spe-
diente migliore, che quello di confessare ingenuamente l’ab-
baglio incorso, e di pregar poi il Leggitore benigno, perchè
voglia, giusta il più preciso importare del Testo, riserbare il
nome di Smectite unicamente per la predetta Specie 7 de’ Mi-
nerali a base di Magnesia, e considerare quel nome medesi-
mo come abolito nella sinonimia da me offerta per la Spe-
cie 24 delle Sostanze argillose; sinonimia, che sarà ben fatto
di ritenere alla predetta pag. 355 del nostro precedente vo-
lume V, commutata, per lo meglio, nel seguente modo = Spe-
cie
24, Argilla da Gualchiere, o anche la Terra da Gual-
chiere, la Terra da’ folloni, la Terra da purgo,
o l’Ar-
gilla smectica (Galactites
Argilla fullonumCreta ful-
lonum:
fr. l’Argile smectiquela Terre à foulon: ted.
die WalkererdeWalkerdeFüllererdegrüne Sei-
fenerde:
ing. the Fuller’ s earth). Ciò fatto, il resto potrà
lasciarsi correre per ora come sta in amendue i luoghi qui
sopra accennati di quel volume medesimo, ed a me appar-
terrà di far voti, perchè, nel caso possibile d’altri errori,
ne’ quali io sia mai incorso, altri facciasi ad ammonirmene
con quella squisita sensatezza, con quella amorevolezza per
me, e con quella vera passione per l’esattezza scientifica,
colle quali il fe’ in questa circostanza l’ottimo amico mio
signor Ispettor Cherubini. – N. del T.

1.
[Seite 288]

Richiamerò qui ora quanto dissi già nella mia Nota
[Seite 289] alla pag. 592 del precedente nostro vol. V, circa all’ i-
dea da molti in oggi adottata, non senza qualche buon
fondamento, che, non solo i tre Alcali Potassa, Soda
ed Ammoniaca, ma ben anche tutte le Terre, quante
sono, possano per avventura non essere, se non altret-
tanti metalli novelli ossidati; e poscia soggiugnerò, poi-
chè me n’ è data occasione, che, sotto il nome di Al-
cali, non si mira qui, nè alla Litina, nè per nulla poi
a que’ tanti nuovi Alcali, che traggonsi presentemente dalle
sostanze vegetabili, come a dire la Chinina, la Peperi-
na, la Morfina e via discorrendo. – N. del T.

1.
[Seite 292]

L’infaticabile viaggiatore Naturalista, ed ottimo amico
mio, sig. Eduardo Rüppel di Francoforte, rinvenne nel-
l’Arabia Petrea, lungo la strada che va da Suez ad El-
Tor, un deposito naturale di Sale gemma fusibilissimo,
puro affatto, e di compage fibrosa. – N. del T.

1.
[Seite 293]

Circa all’ origine più probabile di questi banchi di Sal
gemma, merita d’esser letto lo Scritto geologico del De Luc
in forma di lettera, che trovasi inserito a pag. 37 del fasci-
colo 4, Vol. IX del Voigtisch. Magazin.

2.
[Seite 293]

Vedi in proposito quanto è detto a pag. 10 e 20 del-
l’Opera periodica intitolata = Hornemann’ s Tagebuch.

1.
[Seite 300]

Vedasi in questo proposito lo Scritto intitolato = Fr.
Stromeyer
de Polyhalite, nova e salium Classe fossilium Spe-
cie
= che sta inserito a pag. 139 e segg. del Vol. IV delle
Commentat. Societ. Gottingen. recentior., come potrà vedersi
anche il Vol. XXIX dello Schweiggers Journ. d.C. pag. 389.

1.
[Seite 312]

La così detta Pietra atramentaria (Misy di Plinio: ted.
AtramensteinKupferrauch – e localmente poi, a Goslar
nell’ Harz, Sory, quando è grigia, e al Rammelsberg Vitriolroth
quando è rossa o rosso-bruna, polverosa e più superficiale
che non altro, o in forma di fioritura), non è precisamente
altra cosa, fuorchè un ammasso di macerie di diverse Roc-
cie, anche straniere, ma abbondanti di piriti, e quindi poi
tornanti utili allo scopo, con che i canopi hanno in addietro
riempiuto a bella posta gli spazii vuoti in quelle miniere; il
quale ammasso, parte imbibendosi mano mano sempre più
d’acque vitrioliche, e parte in grazia della progressiva de-
composizione delle piriti contenutevi, diventa col tempo ric-
chissimo di Vitriolo, dal quale usasi di trarre partito con ap-
posito artificio mineralurgico.

Beckmann, a pag. 92 della 2. Parte della di lui Opera in-
titolata = Beyträge zur Geschichte der Erfindungen = mo-
strasi dell’ avviso, che questa Pietra atramentaria possa molto
probabilmente essere stata il vero Alumen degli antichi.

1.
[Seite 321]

Veggasi, sopra questo particolare, lo Scritto interessante
di C.F. Becker, intitolato = Anleitung zur künstlichen Er-
zeugung des Salpeters =
stampato a Brunsvich, nell’ anno
1814 in 8, a pag. 8 e segg.

1.
[Seite 325]

Vedi per questo l’Opera intitolata = Göttingisch. Gelehrt.
Anzeig.
pel 1818, a pag. 2073.

1.
[Seite 329]

Potei riscontrare io medesimo la presenza di questo Sale
nelle Mummie Egiziane, allorchè ebbi l’opportunità di prati-
care alcune indagini sovra quelle, che, di là appunto venu-
te, mi fu accordato il permesso di aprire nel Museo Britan-
nico il giorno 18 febbraro 1792; di che può vedersi fatta
menzione, tanto alla pag. 185, Tav. XVI, fig. 4 delle phi-
losophical Transactions
per l’anno 1794, quanto eziandio
alla pag. 53 del vol. II dell’ opera mia intitolata = Beyträge
zur Naturgeschichte,
ec.

1.
[Seite 331]

La doppia necessità, a cui mi veggo ridotto: 1.° di
rispettare la mole del presente VI ed ultimo volume
di questo Manuale Blumenbachiano, cresciuto già assai
mercè delle Aggiunte, che credetti necessario di farvi
circa all’ argomento Roccie, perchè l’Opera riuscisse
possibilmente vantaggiosa tra di noi anche in questo par-
ticolare troppo poco infino ad ora studiato in Italia: e
2.° di condurre a termine finalmente la mia impresa,
come mostrano di desiderar avidamente gli Associati, e
come hanno diritto d’esigere con maggior rigore del so-
lito gli Editori, della discrezione de’ quali ho per av-
ventura abusato anche soverchiamente; una tale doppia
necessità, io dicea, mi prescrive di dover essere da qui
innanzi alquanto più ligio al Testo originale tedesco,
[Seite 332] ch’ io non sia stato effettivamente fin qui; ed io, senza
per altro trascurare di far qualche breve cenno di quanto
io mi sappia di molto importante, anche in progresso,
mi sottometto ad una così fatta prescrizione con tanto
minor ripugnanza, in quanto che, trovandomi già in
pronto il materiale d’una Dissertazione sovra i Litan-
traci nostrali, che presto consegnerò alle stampe, ho
speranza che, colla pubblicazione di questa, e più poi
colle poche aggiunte, che avrò luogo di fare ancora nel-
l’Indice ragionato, che sto apparecchiando oggimai di
tutta quanta l’Opera, come indispensabile, sia dal canto
mio, per correggerne le mende, sia, dal canto di chi la
possiede, per giovarsene comodamente, potrò forse ado-
perarmi in modo, che niuno abbia a chiamarsene al tutto
mal soddisfatto. – N. del T.

1.
[Seite 333]

Invece di quattro, come qui sono, potrebbero que-
sti Combustibili essere per lo meno nove, aggiugnendo-
vi, tra lo Solfo ed il Bitume, il Selenio, il Bromo,
lo Ftoro, il Iodio, ed il Cloro; corpi combustibili tutti
al pari dello Solfo, e che quasi sembrerebbono formare
altrettanti anelli colleganti, nella supposta Catena degli
Esseri, lo Solfo co’ Metalli; ma i limiti, che ho dovuto
prefiggermi colla Nota precedente, mi vietano di trat-
tenermi sovr’ essi più che tanto. – N. del T.

1.
[Seite 341]

All’ opposto il Copal, che scambiasi bene spesso per Suc-
cino, è sempre limpido e pellucido, ma non mai d’un co-
lore d’Olio giallo chiaro; d’altronde il Copal fluisce in goc-
cie allorchè viene abbruciato; cosa che non succede mai del
Succino, del quale i pezzetti accesi saltano o slanciansi all’ in-
sù, quando si crederebbe di lasciarli cadere; fenomeno che
il Copal non suole presentar mai.

1.
[Seite 343]

In una serie di Saggi di Succino, onde piacque alla gen-
tilezza del signor Conte von Finkenstein Schönburg d’arric-
chire la mia Collezione; serie che diviene sommamente istrut-
tiva a riguardo della Storia naturale di questa Sostanza fos-
sile, scorgonsi in essa racchiusi, insieme a molti altri, pa-
recchie Specie a maraviglia riconoscibili e determinabilissime,
ma talora affatto infino ad ora sconosciute, d’Insetti, ana-
loghi a certi tali, che sogliono rinvenirsi vivi soltanto fra i
Tropici, come per esempio alcune Blattae, e soprattutto poi
diversi Staphylini, o altri così fatti.

1.
[Seite 344]

Tra mezzo a questi così fatti strati di Legno bituminoso
succede da quando a quando di trovare, tutto che però assai di
rado, qualche, infino ad ora del pari affatto sconosciuta, cap-
sula di sementi conformata a foggia d’una mandorla, che sem-
bra dover forse essere stato il frutto proprio dell’ albero, che
una volta producesse il Succino. Io stesso mi professo debitore
alla bontà, che volle anche in ciò avere per me il signor Ha-
gen, Consigliere medico a Königsberg, procurandomi alcuni di
questi frutti fossili mandorliformi, che figurano ora nella mia
Collezione.

1.
[Seite 347]

Quello di Barbados viene anche attualmente adoperato
quale rimedio riconosciuto utilissimo contro alle più ostinate
malattie cutanee, e da taluni, con fiducia, perfino nelle malat-
tie cancerose.

1.
[Seite 349]

Non si cominciò per altro a far uso di questo così fatto
nome Persiano = Muminahi = per indicare il qui accennato
Balsamo di montagna, se non per la prima volta nel secolo 13.°,
traendolo da’ cadaveri imbalsamati dagli antichi Egiziani; ca-
daveri che d’allora in poi vennero universalmente da tutti
denominati Mummie.

1.
[Seite 351]

È invalsa presso ben molti naturalisti l’opinione, che
questi così fatti banchi o strati di Legno bituminoso; mo-
numenti irrefragabili d’alcuno di que’ grandi cataclismi, ai
quali dovette andar soggetto il Globo nostro ne’ tempi addie-
tro, e quindi importantissimi per lo studio della Geogenia,
[Seite 352] altra cosa non fossero in prima origine, se non masse di le-
gname flottante o galleggiante sulla superficie dell’ acque, dalle
correnti accatastate così in banchi talora potentissimi, a quel
modo medesimo, che veggiamo succedere anche presentemente
delle masse di Legname recente, che vanno annualmente in
certe determinate epoche coadunandosi lungo le Coste le più
settentrionali della Terra, dell’ Islanda ec., come accennammo
già nella nota al precedente § 217, a pag. 424, vol. IV di
questo stesso nostro Manuale. Comunque siasi, dirò sembrarmi
anzi, che in qualche caso lo stesso Legname trascinato a
galla in sull’ acque, e tra gli altri quello che va qui (nel-
l’Hannover) accumulandosi di mano in mano presso a Stade,
i di cui crepacci, o le di cui fenditure m’ accadde spesse volte
di trovar ripiene di Ferro azzurro terroso (Blau-eisenerde),
debba essere stato staccato già tal quale da alcuni preesistenti
strati di Legno bituminoso fossile, e spinto quindi in sulle
Coste, ove ora rinviensi.

Quanto alla Torba (fr. la Tourbe: ted. der Torf: ing.
the Peat), consta dessa di Piante, e soprattutto di Moschi,
Foglie ed Erbami, in gran parte analoghi a que’ che citammo
in addietro, § 215, a pag. 421, vol. IV come qui sopra, e
in qualche luogo anche d’Eriche o Brughi, e simili, ora in-
fraciditi, ed ora semplicemente coadunati, e stipati o ad-
densati, e più o meno compenetrati poi da un principio fos-
sile bituminoso (Erdharz). Le varie maniere, che conosconsi
di questa così fatta Torba, sembrano per verità essere tutte,
o poco meno che tutte quante, di formazione affatto recente,
o d’origine modernissima, o forse procedente anche attual-
mente; e quindi è che parecchj Naturalisti mostrano una tal
quale ripugnanza a connumerarle tra le Sostanze minerali o
fossili; ma è per altro da notarsi, che anco nell’ interno delle
[Seite 353] terre hannosi talora Torbe composte, più che non d’altro, di
piante marine, come a dire di Fuchi ec., e che l’origine di
queste non può a meno d’essere ascritta ad un’ epoca cata-
clismatica di gran lunga più rimota, che non sia stata quella
delle Torbe qui ora da prima citate; tanto più che v’ hanno
altre Torbe ancora formanti un passaggio evidentissimo alla
vera Lignite (Braunkohle) attenente ad un’ epoca antica. Per
le quali cose è da supporre, che il luogo qui da me nella
Storia Naturale assegnato a tali Sostanze sia tollerabile come
a bastanza ragionevole, quand’ anche noi si voglia ritenere
come il più appropriato di tutti.

1.
[Seite 354]

Posseggo io stesso nella mia Collezione alcuni esemplari
eminentemente belli di queste così fatte impronte vegetabili,
nel Litantrace piceo (Pechkohle) di Reigoldswyl nel Can-
tone di Basilea in Isvizzera, ed era di questi debitore alla
felice memoria del Professore D’Annone.

1.
[Seite 382]

Ho potuto constatare io stesso, in certe indagini che feci
nell’ Autunno del 1792 sul così detto Galvanismo, o sulla
Elettricità animale, che la Grafite è quasi efficace al pari dei
Metalli e del Carbone vegetabile, per eccitarne i fenomeni,
tanto cuoprendone o rivestendone i nervi denudati, quanto
eziandio giovandosene come di conduttore.

2.
[Seite 382]

Io mi trovo possedere, donatomi dalla felice memoria
del Barone von Asch, come una esotica rarità, un saggio di
Grafite di grana e qualità sopraffina, provegnente dalla ulti-
ma estremità del nord-est dell’ Asia, vale a dire dal paese
che denominasi Tschukotskoinoss, della quale gli Tschukschi,
ed altre nazioni polari a quelli vicine, come eziandio gli
abitatori dell’ opposta Costa nord-ovest dell’ America, sogliono
servirsi abitualmente, come di liscio o di belletto, per le
loro persone, mentre giovansene poi ancora per materia co-
lorante, di cui spalmano i loro utensili, i loro mobili, e
perfino le singole parti de’ loro vestiti.

1.
[Seite 383]

Sembra, come giudicano presentemente, i sistema-
tici, che delle due Specie, onde consta nel nostro Te-
sto questo Genere III, si possa benissimo farne una sola,
sotto il nome di Grafite, di cui considerinsi poi come si-
nonimi, tutti quanti gli altri nomi riportati per amendue le
Specie qui datene; ed in tal caso i caratteri specifici ne
sarebbono come segue:

Grafite = tenera a segno di lasciarsi sfregiare dalla
Calce carbonata spatosa, con uno sfregio piuttosto lu-
cente o nitido, e con una polvere di scalfittura nero-
grigiastra, affatto smontata e terrosa; del resto poi, è gri-
gia essa stessa come l’acciaio, ma volgente più o me-
no al nero di ferro; riesce grassa od untuosa al tatto;
sporca le dita, e segna la carta in color di piombo; è
opaca affatto, e dotata d’un nitore metallico più o meno
brillante e vivace, e talora micante per punti o per la-
melle; la spezzatura n’ è granulare a grana fina, incli-
nante, ora alla concoidea, ed ora alla piana ed equabile,
e rinviensi per lo più in massa amorfa, talora dissemi-
nata per parti nella roccia o nella sua ganga, ma al-
trevolte eziandio in drusicine, o in cristalli impiantati o
concresciuti nella roccia, di forme che tendono costan-
temente, secondo alcuni, al prisma exaedro, e secondo
altri, al romboedro; lo sfregamento ne sviluppa la elet-
tricità negativa; ma può servire anche come conduttore;
l’acido nitrico non la discioglie in conto alcuno, come
il fuoco non suole alterarla, a meno che non ispingasi
col cannello ad una grande attività, mentre allora essa
[Seite 384] s’ abbrucia e si consuma, lasciando per residuo un Os-
sido di Ferro. Il peso specifico se ne ragguaglia = 2,240,
sebbene possa giugnere fino a 2,450; ed ecco poi le tre
analisi complete, che ne abbiamo di

Scheele
d’una Grafite d’in-
certa località
Saussure
d’una di
Cornovaglia
Vauquelin
d’una di Pluffier
presso a Morlaix
Carbonio819623
Ferro10 4 2
Ossigeno 9 0 0
Allumina 0 037
Silice 0 038
––––––––––––
Totali100100100

Da questo confronto analitico si scorge però, quanto va-
riabile riesce la composizione delle così dette Grafiti di
differenti località, e una tale loro differenza chimica ap-
parirà ben maggiore ancora, se vorremo notare, che
Schrader, non ha guari, ebbe a riconoscere, in una Gra-
fite inglese, il Titanio ossidato, ed in una spagnuola,
oltre al Titanio, qualche traccia eziandio di Rame ossi-
dato, e che John ha trovato, in una Grafite della Sas-
sonia, traccie ad un tempo di Nickel, di Cromo e di
Manganese ossidati. Ciò vuol dire, che coll’ andar del
tempo converrà almeno dividere la Specie Grafite in pa-
recchie varietà. – Quanto finalmente alle località e al
giacimento, faremo che ci basti il notare, che in gene-
rale la Grafite sembra prediligere i terreni i più anti-
chi, come il Granito, il Gneiss, il Micaschisto, il Ser-
pentino, la Calcarea granulare, riputata primitiva, l’Ar-
desia o lo Schisto argilloso (Thonschiefer), e simili; seb-
bene se ne citino alcuni esempi anche nelle così dette Roc-
cie trappiche;
e soggiugneremo poi ancora, che ne’ Gabi-
netti se n’ hanno saggi da Gefries nel paese di Bayreuth,
[Seite 385] dal Badese e dalla Sassonia, da Schönpickel e da Kam-
merhof in Austria, da Leoben in Stiria, dal Salisbur-
ghese e dal Tirolo, dal Piemonte, dalla Savoia, dalla
Francia, dalla Spagna, dalla Sicilia, dalla Norvegia,
dalla Finlandia, dalla Groenlandia, dall’ Islanda, dal
Capo di Buona Speranza, dall’ Asia e dagli Stati Uniti
dell’ America settentrionale; ma che l’Inghilterra ne ab-
bonda poi sovra ogni altro paese segnatamente nell’ In-
verneshire, nell’ Ayrshire, a Borodale nel Cumberland,
ed anche altrove. – N. del T.

1.
[Seite 387]

La identità d’andamento delle commissure naturali delle
laminette in amendue le qui menzionate fogge di cristallizza-
zione del Diamante, vale a dire tanto nella di lui forma ot-
taedra, quanto eziandio nella forma dodecaedra, risulta ma-
nifestissima da una serie di Diamanti, che tengo nella mia
Collezione, e della quale mi professo riconoscentissimo al fa-
moso tagliatore e sfaccettatore di Diamanti, signor Bemelmann
d’Amsterdam, che ebbe la pazienza di tentarne, e ricono-
scerne tutte le direzioni e di lavorarli (in francese les cli-
vers,
ed in tedesco kloven).

1.
[Seite 388]

Veggasi come il Newton s’ esprima in questo riguardo
da pagg. 270 a 272 (edizione citatane già da noi al piede della
pag. 488, vol. V del presente Manuale), nella di lui Optica.

1.
[Seite 389]

Sovia questo particolare meritano d’essere consultate le
notizie forniteci dal signor Consigliere Aulico Osiander a pa-
gina 1777 e segg., ne’ Göttingisch. Gelehrt. Anzeig. per l’an-
no 1805.

2.
[Seite 389]

Il celeberrimo naturalista viaggiatore Alessandro Hum-
boldt ha, tra gli altri importanti risultamenti, onde fu
fecondo il recente di lui viaggio nell’ Impero russo fino
alle frontiere della China, riportato pel primo la cer-
tezza, che i Diamanti rinvengonsi anche, disseminati nel
proprio loro consueto terreno di trasporto, in alcune delle
regioni situate nell’ estremo oriente dell’ Asia russa.

N. del T.

1.
[Seite 390]

Si potrebbe, generalmente parlando, dire che i Me-
[Seite 391] talli sono anche i Corpi i più specificamente pesanti che
si conoscano; ma, oltre che anderemo indicando mano
mano la gravità specifica di cadauno di essi, ora non
torna più esclusivo a’ Metalli un tale carattere, da che
hannosi, per esempio, i Metalli degli Alcali, che stanno
a galla d’acqua. – N. del T.

1.
[Seite 392]

Può meritar forse d’essere qui notata ancora una
quarta foggia di duttilità, ch’ è quella di cui gode il
solo Zinco, non malleabile, non trafilabile, e poco pie-
ghevole, ma che pure, collo strettojo può a caldo ri-
dursi in lastre grandi, e più o meno sottili. – N. del T.

1.
[Seite 396]

Si potrebbe dire, che il Nickel, solito a rinvenirsi
sotterra quasi sempre mineralizzato, almeno nelle Bolidi
od Aeroliti trovisi nativo o puro ed in istato metallico, e
sarebbe qui da soggiugnersi ancora, che anche l’Iridio
ed il Palladio, l’Osmio ed il Rodio, metalli, che ac-
compagnano, insieme con alcuni altri, il Platina nativo
nel così detto Polyxen, sogliono essere, più che non al-
tro, nativi. – N. del T.

1.
[Seite 400]

S’ è già fatta altrove menzione d’altre Sostanze me-
talliche, le quali, volendolo, si potrebbero aggiugnere
qui in coda a’ 28 Metalli rammentatici dal nostro Te-
sto Blumenbachiano; e tali appunto sarebbono, o potreb-
bon essere benissimo, i Metalli così detti eteropsidi, a
differenza de’ precedenti, che potrebbono allora chiamarsi
Metalli autopsidi; come a dire:

1.° i Metalli tratti dagli Alcali, quali sono il Potassio,
il Sodio, l’Ammonio, ed il Litio o la Litina, ec.;

2.° i Metalli tratti dalle Terre in addietro riputate
semplici, come il Silicio, l’Alluminio, il Magnio o Ma-
gnesio, il Berillio o Glucinio, il Circonio o Zirconio,
l’Ittrio, il Calcio, il Bario, lo Stronfio, e simili;

3.° i Metalli tratti da alcuni Acidi, come il Borio, il
Cloro, il Fluorio o Ftoro, ed altri così fatti; e

4.° qualche altra Sostanza metalloidea ancora, come a
dire il Selenio, il Iodio, il Bromo o Bromio, il Thori-
nio, ed altri così fatti, fra’ quali potrebbe forse connu-
merarsi anche lo stesso Solfo o Zolfo; ma il volerci qui
di proposito occupare distintamente di tutte queste So-
stanze, e d’altre loro più o meno affini, e il voler di-
scutere, se alle medesime competa poi di pieno diritto
un posto fra i Metalli propriamente, ci trarrebbe, co-
me ognun vede, assai troppo lunge; e perciò pensiamo
di dover per ora lasciar le cose come nel Testo stanno,
[Seite 401] accontentandoci d’aggiugnervi soltanto alcune poche no-
tizie, che ci sembrano rendersi interessanti, sull’ epoche,
nelle quali i singoli Metalli sono stati scoperti, e ci-
tando i diversi Autori che li scoprirono.

L’Oro, l’Argento, il Ferro, il Rame, il Mercurio, il
Piombo e lo Stagno, erano conosciuti benissimo da’ nostri
Antichi, nè ci sarebbe fattibile lo assegnare rispettiva-
mente di cadauno l’epoca precisa dello scoprimento.

Il Bismuto, lo Zinco e l’Antimonio furono scoperti
tutti e tre dal 1500 al 1600; il primo fors’ anco innanzi
l’epoca in cui scriveva Agricola, il secondo a’ tempi di
Paracelso, ed il terzo prima di Basilio Valentino.

L’Arsenico ed il Cobalto sono stati scoperti da Brandt
nel 1783.

Il Platina fu la prima volta riconosciuto da un certo
Wood, assaggiatore alla Giammaica, nel 1741.

Il Nickel è stato scoperto da Cronstedt nel 1751.

Il Manganese fu scoperto da Gahn e Scheele nel 1774.

Lo Scheelino o Tungsteno da’ fratelli Delhuyart nel 1781.

Il Tellurio o Silvano da Muller di Reichenstein nel
1782.

Il Molibdeno, già sospettato da Scheele e da Bergmann,
fu scoperto poi da Hielm nell’ anno medesimo 1782.

L’Urano da Klaproth nel 1789.

Il Titanio da Gregor nel 1781.

Il Cromo da Vauquelin nel 1797.

Il Colombio, Columbio o Tantalio, da Hatchett nel
1802.

Il Palladio ed il Rodio da Wollaston nel 1803.

[Seite 402]

L’Iridio de Descotils, Vauquelin, Fourcroy e Smith-
son-Tennant nell’ anno medesimo 1803.

L’Osmio da Tennant nello stesso 1803.

Il Cerio da Hisinger e Berzelius nel 1804.

xxx

Il Cadmio fu scoperto da Stromeyer nel 1818.

Il Bromo o la Muride fu scoperta da Ballard nel 1826.

Il Litio fu scoperto da Givelin e Arfwedson.

Il Iodio fu scoperto da Courtois.

xxx

N. del T.

1.
[Seite 404]

Ristretto alla trafiliera, ed anche malleandolo per lungo
tempo, il Platina si addensa a segno tale, che il peso spe-
cifico può crescerne fino a 23,286, e secondo alcuni fin anche
a circa 25,000.

2.
[Seite 404]

Di questa ragione di Platina trafilato, per esempio, pos-
seggo io medesimo, donatemi dall’ ora fu famosissimo D. Wol-
laston, alcune minugia tirate così maravigliosamente sottili,
che, una essendone grossa 1/3260 di pollice, ed un’ altra 1/6200,
una terza ve n’ ha che giugne a pena a 1/8100; così posseggo
pure, dono della felice memoria del D. Ingenhousz, una la-
stricina di Rame inargentata da una parte, ed implatinata
dall’ altra, in modo che la grossezza complessiva delle lastri-
cine di tali tre Metalli diversi non supera quella d’un sem-
plice foglio di carta da scrivere; e così finalmente mi trovo
possedere ancora una medaglia, come suol dirsi, bracteata
(BracteatBlech-münze) di Platina, ottimamente coniata,
netta e benissimo conservata, che lo stesso Ingenhousz avea
fatto battere ad onore dell’ astronomo Hell.

1.
[Seite 405]

Hausmann ha, non senza merito di lode, ripartito il
Platina nativo dal suo Polisseno (Polyxen), conside-
[Seite 406] rando quest’ ultimo come un Platina accompagnato da
poco Ferro, con traccie di Rame, di Cromo, di Tita-
nio, d’Iridio, d’Osmio, di Rodio e di Palladio, e che
non contiene mai, giusta l’asserzione di Wollaston, nè
Oro, nè Argento, e derivante o da Choco o da Carta-
gena nell’ America meridionale spagnuola, od anche da
Haïti o S. Domingo, per ritener poi per Platina nativo
il Platina aurifero provegnente dal Brasile, cui do-
vrà forse aggiugnersi anche il Platina nativo, che si
dice rinvenirsi ora in gran copia nella Siberia asiatica e
in altre regioni orientali dell’ Impero russo; ma non
potrei essere così facilmente d’avviso che il nome Hau-
smanniano di Polyxen si abbia da ritener sempre, e
senza più, come sinonimo di Platina nativo – N. del T.

1.
[Seite 410]

L’Electrum degli antichi non è altra cosa, che un
Oro nativo, con cui sia allegata una piuttosto vistosa
proporzione d’Argento. Hassi questo anche cristallizzato
in cubi dallo Schlangenberg in Siberia, e contiene al-
lora 64 d’Oro, con 36 d’Argento regolino. – N. del T.

1.
[Seite 426]

Tra gli strani abbagli incorsi talora da’ Mineralogisti, in
causa del poco studio da essi consecrato a’ Petrefatti o Fossili,
è ben a ragione da contarsi questo, che persone, dotate d’al-
tronde di moltissimi meriti, abbiano preso per vere Petrifica-
zioni le forme accidentalmente curvilinee, che affettano le
parti di questo Minerale.

1.
[Seite 431]

Dicesi comunemente Caementkupfer o sia Rame di cemen-
tazione,
od anche Rame nativo di seconda formazione, una
foggia di Rame più o meno puro, che proviene da un Vitriolo
di rame, o Rame solfato, in causa della sopravvegnenza del
Ferro, il quale ne ha precipitato il Rame in granellini agglu-
tinatisi poi in forma d’incrostazione, d’intonacatura, od an-
che altramente; di questo hannosi frequenti saggi, per esem-
pio, a Neusohl nell’ Ungheria, a Rammelsberg presso a Goslar
nell’ Harz, e via discorrendo.

1.
[Seite 471]

Da che non m’ è tornato in mente di accennare a
suo tempo, vale a dire allorchè a pag. 308 e segg. del
[Seite 472] presente nostro vol. VI, trattossi nel Testo del Rame
solfato, una sostanza novella, cui si diè il nome di Bro-
chantite, rinvenutasi a Catharinenburgo in Siberia, la
quale ha con quello molta relazione, e ci fu poi fatta
conoscer meglio dal signor Guglielmo Haidinger, di quello
che prima di lui non ne avessero fatto Levy fino dal 1824,
e poscia Children, non sarà, cred’ io, se non ben fatto
l’ingegnarmi di riparare qui ora ad una tale ommissio-
ne; tanto più che ciò si può fare anche in vista della
sua insolubilità nell’ acqua, del suo giacimento dall’ Hai-
dinger rimarcatone in piccoli sì, ma netti cristalli, sopra
una varietà emiprismatica ed arnioniforme di quell’ Ha-
bronem-malachit (Malachite fibrosa
) di Mohs, di cui
è fatta menzione nella mia lunga Aggiunta precedente.

La Brochantite pertanto è prismatica, e divisibile pa-
rallelamente alla sola faccia di quel prisma, che ne appa-
risca nericcia e smorta, o d’un nitore sparutissimo, men-
tre l’altre faccie ne sono tutte quante nitide, o nette e
risplendenti, ed il colore ne è il verde gradevole dello
Smeraldo; essa è pellucida, e dura in modo da sfregiare
lo Spato calcareo, venendo sfregiata essa stessa dallo
Spato fluore. Il saggio fattone da Children semplicemente
col cannello, ne constatò fuor di dubbio la composizione
essenziale di Rame ossidato e d’Acido solforico, sicchè
verrebbe ad essere essa pure un Rame solfato; se non
che poi, non trovandola solubile in conto alcuno nel-
l’Acqua, come pure dovrebb’ essere, quando altra cosa
non fosse, rimasegli il dubbio che possa essere, o un Sol-
fato di rame con eccesso di base, o forse piuttosto un
Solfato di rame silicifero od alluminifero; mentre si sa
benissimo da altri vari esempi, come una dose di Silice
o d’Allumina, o d’amendue queste terre a un tratto, possa
talora rendere affatto insolubili nell’ Acqua alcuni Sali,
che senza ciò riuscirebbero in quella solubili. – N. del T.

1.
[Seite 474]

Riuscirà certamente di qualche interesse in questo parti-
colare un’ occhiata, che vogliasi dare allo Scritto del D. Pear-
son intitolato = Remarks on the properties, and composition
of the different states of Iron
= pubblicato nelle Phyloso-
[Seite 475] phical Transactions pel 1795, a pag. 337 e segg., nell’ oc-
casione delle indagini, ch’ egli aveasi assunto di praticare sul
così detto Wootz, sorta famosa d’Acciajo fuso potentissimo, e
veramente mirabile, che si è trovato in uso fra gl’ Indiani dei
dintorni di Bombay, e del quale ci è ignota infino ad ora la
composizione.

1.
[Seite 476]

Un saggio di questa decantatissima massa Sud-americana di
Ferro nativo meteorico, ch’ io posseggo, donatomi dalla genti-
lezza del signor Banks Baronetto inglese, come una rarità ve-
ramente straordinaria, distinguesi tosto anche a primo colpo
d’occhio dal Ferro nativo di Siberia del Pallas, di cui qui
sopra, in grazia soprattutto del suo colore molto più chiaro,
ed avvicinantesi, assai più di quello, alla bianchezza propria
dello Stagno.

1.
[Seite 484]

Trovo datici qua e là, come sinonimi di Wasser-
kies,
in ted. Strahlkies, strahliger Schwefelkies, Vi-
triolkies, Kammkies, Speerkies, Spärkies,
ed anche
Zellkies, ed Haarkies, e prismatischer Eisenkies; in
fr. Fer sulfuré blanc, Fer sulfuré decomposé, Pyrite
rayonnante, Fer sulfuré prismatique rhomboïdal;
ed
in ing. striated Pyrites, radiated Pyrites.N. del T.

2.
[Seite 484]

Vedi in proposito di questa, lo Scritto = Joh. Frid.
Hausmann, de Pyrite giluo
(hepatico ac radiato Auctorum) =
nel Vol. III delle Commentat. recentior. Reg. Societat. Scien-
tiar. Gottingens.

1.
[Seite 486]

Veggansi sopra questo particolare, gli Scritti: 1.° del-
l’Hausmann = De relatione inter Corpor. natur anorganic.
indol. chemicas atque externas =
nel Vol. II delle predette
Comment. recentior. Societat. Reg. Scientiar. Gottingens. alla
pag. 34 e segg.; e 2.° di Stromeyer, a pag. 147 nel Götting.
Gelehrt. Anzeig.
1814.

1.
[Seite 491]

Che dall’ Harz si traessero anche in addietro saggi di
vera Calamita, ebbe ad asserirlo già lo stesso Agricola nel
suo Lib. V, De natura fossilium, a pag. 604.

1.
[Seite 521]

Di tal fatta sono propriamente quelle singolari palle o
sferoidi, grosse a un dipresso quanto una testa d’uomo, di
Aberlady nel paese di Lothian nella Gran Brettagna, tutte
quante attraversate da setti o tramezze di Brunispato, delle
quali ebbimo cognizione la prima volta in grazia della pub-
blicazione della Teoria della Terra del Dottore Hutton, e circa
alle quali potranno trarsi al caso quelle più circostanziate no-
tizie, che se ne desiderino, tanto dall’ Opera di Faujas De
Saint-Fond, intitolata Voyage en Angleterre, alla pag. 124 e
segg. del vol. I, quanto eziandio dall’ altra Opera, intitolata
Girtanner’ s Darstellung des Darwinischen Systems, precisa-
mente a pag. 324 e segg. del volume II.

1.
[Seite 526]

Ne abbiamo noi pure ottimi saggi in più luoghi, an-
che a non molta distanza da Milano; ma faremo che ci
basti accennarne, come assai facilmente utilizzabile, uno
strato, banco o deposito naturale a bastanza possente, ed
estraibile con assai poca fatica, che ve n’ ha presso ad
Abbiate-guazzone nelle colline dette di Tradate.

N. del T.

1.
[Seite 530]

Accennerò qui in aggiunta, che il fu Dott. Festari,
Naturalista e Medico di Valdagno, fu il primo a rinvenire
saggi di questo Ferro azzurro terroso, anche ne’ dintorni
di Recoaro, nella Provincia di Vicenza. – N. del T.

1.
[Seite 543]

Lunga questione ha sussistito fra i Naturalisti circa
all’ aversi, o non aversi ad ammettere un Piombo rego-
lino, che possa dirsi propriamente nativo; ma sembra in
oggi accertata, per lo meno, la positività della esistenza di
un Piombo nativo vulcanico (fr. le Plomb natif volca-
nique:
ted. Gediegen-bley: ing. native Lead), da che
hannosene saggi perfino di 14 libbre di peso, accompa-
gnati dalla propria loro ganga, e rinvenuti talora nel letto
de’ fiumi; com’ è appunto di uno, che trovossi presso
allo sbocco del fiume Anglaize nell’ America settentrio-
nale; anche non volendo insistere sulla natività de’ Piombi
regolini di Madera, di Murcia in Ispagna, di Maslau in
[Seite 544] Islesia, di varie località del Vivarese in Francia, d’O-
dontschelon in Siberia, di Gross-almerode nell’ Assia
elettorale, e via discorrendo; e il fatto sta, che questi di-
versi Piombi regolini., nativi o no, posseggono, dal più
al meno, tutti quanti i caratteri che scorgonsi nel Piombo
reso puro artificialmente, essendo essi, com’ è pur quello,
teneri, duttili e pieghevoli, e suscettibili d’uno sfregio
lucentissimo, e diffondenti collo sfregamento una puzza
particolare spiacevole od ingrata, fusibilissimi poi al
cannello, e volatilizzabili in un fumo, che riveste il sot-
toposto carbone d’un Ossido giallo, solubilissimi per intiero
nell’ Acido nitrico, ec. Or questi tali Piombi regolini, e non
artificiali, sono ora filamentosi, o capilliformi, ora rami-
ficati, ora dendritici, ed ora in masse a foggia, quasi di
gomitoli, d’arnioncini, di grumi ec., a spezzatura aspra
od uncinata, smorti o sparuti all’ esterno, e di un co-
lore grigio-nerastro. – N. del T.

1.
[Seite 548]

I decantati Slickensides delle miniere appunto del Derby-
shire in Inghilterra, sono faccie, come si suol dire, di Salbanda
(Saalbandflächen), formate dallo Spato fluore compatto ivi
frequentissimo, piane e liscie quasi come specchi, e ricoperte
d’un intonaco sottile, o d’una camicia superficiale di una ma-
teria avente un colore simile a quello del Piombo, e com-
posta di Galena e di Gas idrogeno solforato. Allorchè, du-
rante il lavoro di scavazione, l’aria atmosferica viene a con-
tatto con questa materia, spesso ne succedono violente esplo-
sioni, che talora riescono perfino letali pe’ canopi. Vedansi a
questo proposito le = W. Jones’ s Physiological Disquisitions =
Londra, 1781, in 4.°, a pag. 5, 11, e segg.

1.
[Seite 582]

Avvertasi però, che lo Stagno fino e puro di Malacca
non iscricchiola, piegandolo, come i più degli altri Stagni
fanno. – E qui trova il Traduttore italiano di dovere ag-
giugnere che, invece, havvi talora qualche Piombo regolino
vergine, che scricchiola o crepita poi, piegandolo, come spesso
fanno gli Stagni, ed accertare, quale risultamento della pro-
pria esperienza, che così fa appunto il Piombo vergine tratto
dallo scavo dello
Le fratte sul monte di Provaglio nella Valle
Sabbia Bresciana, pe’ lavori mineralurgici e metallurgici del
quale fu egli ripetutamente interpellato.
– (Il Trad.)

1.
[Seite 586]

I lavori del Minerale di Stagno da lavacro (in ted. Sei-
fenwerke:
in ing. Stream-works) significano, in istretto senso,
una maniera particolare di esercire metallurgicamente nelle
valli minerifere certi Minerali Stanniferi, che in quelle sono
stati, come che siasi, trasportati dagli ivi vicini terreni mi-
neriferi a filoni, ove dessi esistevano in prima origine, e che,
in forma di frammenti, o di ciottoli, colla loro ganga, riempiono
presentemente le parti basse di quelle valli, talora fino alla
profondità di parecchie tese od esapede (Lachtern). Così
è, per esempio, dell’ Eibenstock nell’ Erzgebirge Sassone, e
così è pure d’un altro ammasso consimile, che esiste a S. Austel
in Cornovaglia, da’ quali va ritraendosi alla giornata una gran-
dissima quantità di Stagno regolino. – Parla del primo Char-
pentier a pag. 270 della di lui Geografia mineralogica della Sas-
sonia elettorale,
e dell’ altro è fatta menzione a pag. 143, parte
seconda, annata terza dell’ Opera periodica intitolata = Berg-
mannisch. Journal.

1.
[Seite 593]

Gioverà il rammentare ora qui, che Malouin avea
proposto, molto filantropicamente, e certo non senza
grandi e plausibilissimi fondamenti di ragioni anche sa-
nitarie, che s’ avesse ad ordinare di sostituire lo Zinco
puro allo Stagno ed al Peltro nelle stagnature degli uten-
sili domestici soprattutto e culinarj di Rame; come è
bene eziandio di sapere, che presentemente la Germa-
nia si prevale dello Zinco, ridotto in lastre grandi e spesse,
per cuoprirne i tetti de’ templi ed altri edificii nobilio-
ri, facendone pure un commercio attivo ed utile co’ paesi
circonvicini. – N. del T.

1.
[Seite 609]

Il Bismuto, costituito, per mezzo della fusione, in tri-
plice lega collo Stagno e col Piombo, forma diverse composi-
zioni metalliche, più o meno agevolmente fusibili, che non ne
sono i singoli componenti, a norma delle proporzioni, nelle quali
sono dessi messi insieme; a tale che, quando nel composto
fuso la quantità del Bismuto corrisponderà alla somma in peso
di due dosi, uguali tra esse, di Stagno e di Piombo, avrassene
quella lega metallica, che, da Rose che la scopri, i Tedeschi
usano denominar Metallo di Rose (Rosensches Metall), il
quale è fusibile nell’ Acqua bollente; quando otto parti di Bi-
smuto vi sono combinate con cinque parti di Stagno e tre di
Piombo, otterrassene la così detta Lega di Darcet, che fon-
desi anche ad una temperatura otto o dieci gradi più bassa,
[Seite 610] che non sia l’abituale dell’ acqua bollente nelle pianure, e
quando finalmente a questa ultima lega aggiungasi un cotal
poco di Mercurio, avrassi così a disposizione una novella lega
metallica quadruplice, e fusibile cotanto, da potercene giovare,
quasi come del Mercurio solo, per eseguirne ad una temperatura
moderata le più dilicate infezioni anatomiche de’ vasi linfatici,
o simili; e ciò col vantaggio assai riflessibile, che la lega per
tal modo injettata, col raffreddamento si consoliderà. (Il Trad.)

1.
[Seite 636]

Diversificano alquanto le opinioni sulla origine vera del
vocabolo Cobalto, che alcuni, come l’Adelung, traggono dal
boemo Kobalty (racchiudente miniereminerifero – o con-
tenente una sostanza minerale;
da Kow = minerale o mi-
niera
); mentre altri prediligono di derivarlo, e forse con qual-
che maggiore fondamento di ragione, o almeno di probabilità,
dal Kobold dell’ antica Mitologia settentrionale, corrispon-
dente, per noi, a Spirito della montagna, Genio della monta-
gna,
o anche a Facitor di miniere, Genio minerifico ec., co-
me pe’ Tedeschi, a’ loro Berggeist, Erzmacher, o simili.

1.
[Seite 648]

Trovo accennato, tanto da Beudant, come da Des-
nos, che lo ha qui, come in tanti altri luoghi, ricopiato
[Seite 649] od estratto, posto come Specie unica nella Famiglia dei
Cobaltidi (Cobaltides), e senz’ alcuna sinonimia, nè
indicazione di località, un Perossido di Cobalto (Péro-
xide de Cobalt
) nero, terroso e lordante le dita nel
maneggiarlo, composto =

di Cobalto 71
d’Ossigeno 29
––––
Totale100, che è

spesso mescolato con qualche sostanza argillosa, ed in-
quinato d’Ossido di ferro, e che sembra dovere la pro-
pria origine alla decomposizione spontanea dell’ Arseniuro
di Cobalto (Cobalto arsenicale?), col quale è desso
sempre associato, come lo è bene spesso anche col Co-
balto grigio (Sulfo-arséniure de Cobalt), col Vitriolo di
Cobalto (Cobalt sulfaté), e col Cobalto arseniato (Co-
balt arseniaté
). – Ivi altro più di così non se ne di-
ce, se non che questa sostanza minerale cobaltifera viene
a tutto torto frequentemente sbagliata per un Ossido di
Manganese, o anche per un Ossido di Rame (Cuivre
oxydé noir
). – Sia che questa sostanza debba, o no,
appartenere al presente nostro Cobalto terroso nero, ho
creduto che comunque sempre mi convenisse il farne qui
almeno un cenno. – N. del T.

1.
[Seite 673]

Quel minerale manganesifero, che propriamente fu,
pel primo, denominato Sapone de’ vetraj (fr. le Savon
des verreries
la Pierre de Périgueuxla Pierre
de couleur:
ted. der Perigard), è quello, che rinviensi
a Suquet, o Saquet, vicino a Thiviers nella Dordogna
in Francia, e che non si sa bene ancora se sia da rife-
rirsi al Manganese ossidato grigio, o veramente al Man-
ganese nero. – N. del T.

1.
[Seite 680]

Tornami qui troppo in acconcio, perchè io voglia tra-
[Seite 681] scurarla, la circostanza di poter annunciare, almeno con quei
pochissimi cenni, che i miei speciali impegni sanno con-
sentirmi, l’Opera, solo testè uscita in luce a Torino, del-
l’ottimo e stimabilissimo amico mio il signor Abate Don
Stefano Borson, Consigliere montanistico, benemeritissi-
mo Professore di Mineralogia, Confondatore e Direttore
del Museo di quella Regia Università, sotto il titolo di =
Catalogue raisonné da la Collection minèralogique du
Musée d’Histoire naturelle; Turin,
1830; Imprimérie
Royale
= in un solo, volume in 8.°, d’oltre a pag. 740;
opera, colla quale, ingigantendo l’esperto Autore un ana-
logo tentativo già da lui pubblicato fino dall’ anno 1811,
parimenti a Torino co’ tipi di Vincenzo Bianco, non solo
porta egli ad universal cognizione la presentemente as-
sai ben ricca e vistosa suppellettile mineralogica di quel
Museo; ma, che più importa, si dà pure il merito di
far conoscere, un po’ meglio che per l’addietro nol fossero,
a’ Naturalisti anche stranieri le tante minerali dovizie,
ond’ abbondano il Piemonte, la Savoia, il Genovesato,
e l’Isola di Sardegna. Troppo ci vorrebbe ad enumerare
qui ora tutte queste dovizie; sicchè m’ è forza limitarmi
a dare un saggio del modo lodevolissimo, con cui il
bravo Professore Borson seppe in tale suo intento ado-
perarsi, estraendo semplicemente dalla recentissima opera
di lui le seguenti indicazioni de’ Manganesi ossidati indi-
geni della propria Patria, ed accennando, che a quel
modo medesimo s’ è egli sempre adoperato per far co-
noscere tutte le altre sostanze minerali colà in fino al-
l’epoca presente scopertesi.

[Seite 682]

1.a Specie: Manganese ossidato.

M.o. in aghi sciolti o distinti, e conformato in una
massa d’apparenza metallica, nella quale scorgonsi an-
che l’Amianto ed il Quarzo; di Saint Marcel, nella
Valle d’Aosta.

M.o. come il precedente, ma più compatto; della
medesima località.

M.o. metalloideo, misturato insieme coll’ Epidoto man-
ganesifero raggiante, o fibroso radiato, in matrice di
Quarzo nel Gneiss; della Valle d’Aosta.

M.o. in grani finissimi, misturato parimente coll’ E-
piduto manganesifero, ma nel Brunispato; della mede-
sima località.

M.o. di grana stipatissima, e di colore turchino ca-
rico; de’ dintorni di Mezzenile, nella Valle di Lanzo.

M.o. compatto, ma smorto affatto o di nitore, sparu-
tissimo; della Romanche.

M.o. terroso, smorto e leggiero; della medesima lo-
calità.

M.o. terroso, scoperto recentemente dal signor Dela-
fay, ne’ dintorni della Terra denominata Bimont nel Cia-
blese.

M.o. terroso, leggiero, ora nero ora bruno ed ora
bruno nero; di Traversella.

M.o. terroso, nerastro, unito al Quarzo; pezzo er-
ratico della collina di Torino.

M.o. terroso, misturato con una terra resane neric-
cia, che rinviensi per entro a certi crepacci; o geodi
talcose?; del Mont-Olen nella Valsesia.

[Seite 683]

M.o. metalloideo granelloso (grénu); di Montaldo
nella Valle di Corsaglia.

M.o. smorto affatto, e di colore nerastro, intarsiato
da venuzze di Spato calcareo, del quale altro non mi
risulta, se non che mi fu dato come derivante dalla Pro-
vincia di Cuneo.

M.o. d’aspetto leggiermente metalloideo, mostrante
qualche vestigio di Calcarea bianca, e vegnente da’ din-
torni della Certosa di Pesio, presso a La-chiusa.

M.o. nericcio, avente un odore bituminoso, e ricuo-
prente in forma d’intonacatura un Quarzo; di Muria-
glio presso a Baldissery nel Canavese.

2.a Specie: Manganese idro-ossidato.

M.i. in forma di dendriti sovra una Calcedonia bian-
chiccia; dell’ Isola di Sardegna.

M.i. riempiente i crepacci, o le cavità della Calcedo-
nia; della medesima località.

M.i. in forma di crosta, o di foglie dendritiche piut-
tosto larghe; distese superficialmente su d’una roccia eu-
ritico-porfiritica; dell’ isola di S. Pietro, pure in Sar-
degna.

3.a Specie: Manganese carbonato (Diallogite – Rho-
dochrosit.
)

M.c. nero accompagnante un Quarzo roseo (Vedasi
per questo Manganese carbonato, recentemente scoper-
tosi in forma di Trovante o di pezzo erratico, la Me-
moria, che ne ha pubblicato nel Tomo 33 delle Mémoi-
res de l’Académie de Turin,
il valente chimico signor
Professore Cantù, ec.); della Valle di Lanzo.

[Seite 684]

4.a Specie: Manganese bisilicato (Manganese lithoïde –
Manganèse oxydé silicifère rouge
).

M.b. di colore rosaceo; della Valle Soana, e di Valprà.

M.b. di colore rosaceo nel fondo, ma qua e là pez-
zato di nero, a cagione del Manganese nero, che lo com-
penetra; de’ dintorni di Cogne e di Fénis nella Valle
d’Aosta.

M.b. come il precedente, ma trovato nelle vicinanze
della miniera di Manganese di Saint Marcel, nella stessa
Valle d’Aosta. – N. del T.

1.
[Seite 794]

Qui potrebbe per avventura essere, meglio che non
altrove, il luogo, ove collocare la Ortite, la Pirortite e
la Ittro-cererite, che tutte e tre racchiudono in dose a
bastanza riflessibile il Cerio ossidato; ma della prima ri-
ferimmo già quanto può bastare alla pag. 328 e seg. del
precedente nostro vol. V: della seconda, che Beudant
riguarderebbe volontieri per una varietà bacillare d’Al-
lanite, misturata abbondantemente co’ Silicati di Calce e
d’Allumina, a’ quali trovasi poi anche aggiunto il Silicato
d’Ittria, ragionammo già quanto occorreva alla pag. 334
e segg. del predetto nostro vol. V, nè mancammo d’of-
frire anche le analisi d’amendue nella copiosa Tabella
analitica comparativa de’ Feldspati, e delle Sostanze a
quelli affini, che si riferisce alla pag. 305 di quel mede-
simo nostro precedente volume; così parimente quanto
alla terza, noi ne sponemmo già quanto potea bisognare
alla pagina 562 e segg. pur sempre dello stesso nostro
precedente vol. V; e quindi è, che non facciamo qui
ora, se non rammentarne tali indicazioni, per norma de-
gli Studiosi, che volessero ravvicinarle a questo Genere.

N. del T.

1.
[Seite 802]

Veggasi, in proposito di questo nuovo metallo, lo Scritto
di Stromeyer inserito nel Göttingisch. gelehrt. Arzeig. per
l’anno 1818, a pag. 1521 e segg.



Blumenbach, Johann Friedrich. Date:
This page is copyrighted